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Dettaglio seduta n.307 del 18/02/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 10.21 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.50)



(La seduta ha inizio alle ore 11.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Cantore, Costa Enrico, Cota, Dutto, Galasso, Ghigo, Pozzo, Rossi Giacomo e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Cantiere di lavoro lato tribuna


PRESIDENTE

Comunico, inoltre, a partire dalla seduta odierna e per circa tre mesi la riapertura del cantiere di lavoro per il rinnovo degli impianti delle zone retrostanti la tribuna pubblico che non consente l'utilizzo della tribuna stessa.
La pubblicità delle sedute viene garantita con l'allestimento del collegamento audio-video presso la Sala Viglione ove il pubblico verrà fatto accomodare.
Per il ricevimento di eventuali ospiti da parte dei Consiglieri è a disposizione la Sala dei Consiglieri al piano terra (anche tale Sala sarà collegata via video all'aula in modo che i Consiglieri siano informati dell'andamento lavori).


Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazioni verbali precedenti sedute" comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 19, 21, 26 e 27 novembre 2002, 3 e 10 dicembre 2002, non essendovi osservazioni si intendono approvati.


Argomento: Trasporti su gomma

Interpellanza n. 1932 dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Contu, Papandrea Caracciolo e Tapparo inerente a "Convocazione Regione Piemonte alla Conferenza dei servizi. Collegamento autostradale Asti-Cuneo. Progetti preliminari"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1932 presentata dai Consiglieri Chiezzi Moriconi, Contu, Papandrea, Caracciolo e Tapparo.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di entrare nel merito dell'interrogazione, voglio far presente che sono presenti davanti al Palazzo alcuni manifestanti che protestano per gravi carenze nella gestione del Servizio Socio Assistenziale. Sono davanti al Palazzo già da parecchio tempo, con una temperatura rigida e chiedono di poter incontrare i Capigruppo e l'Assessore competente. Lo segnalo in aula perché mi sembra doveroso ricevere una delegazione, farla accomodare in un luogo coperto e poi organizzare, nell'ambito della mattinata, un incontro con la stessa.
Per quanto riguarda l'interpellanza. Siamo all'interno della vicenda aperta di realizzare l'autostrada Asti-Cuneo. Un'opera importante, con un grosso livello di impatto territoriale. Nell'interpellanza si fa riferimento ad una decisione che dovrebbe essere quella che regola tutti i comportamenti dell'Amministrazione regionale in questa materia, ed è la decisione assunta nel Piano Territoriale Regionale di individuare, nella direttrice Isola d'Asti- Asti Est, la sede nella quale realizzare il completamento dell'autostrada Asti-Cuneo.
Il Piano territoriale indica che, dall'ultimo lotto della Asti-Cuneo il collegamento con l'autostrada Torino-Piacenza deve avvenire in località Isola d'Asti, cioè ad Asti Est e non altrove. La decisione appare limpida e semplice ed era stata assunta in un strumento di Pianificazione Territoriale presentato nella scorsa legislatura dall'Assessore Botta e approvato in Regione. Non mi risulta che ci siano state varianti regionali a questa decisione.
Il Piano territoriale di coordinamento, sappiamo essere un documento di larga impostazione in cui si indicano dei tracciati, si indicano delle volontà, ma è proprio la struttura all'interno della quale le singole decisioni prendono corpo in coerenza con essa. Stupirebbe qualsiasi comportamento della Regione Piemonte volto a disattendere questo elemento.
Viceversa, da qualche tempo, certi ambienti hanno proposto di realizzare una infrastruttura viaria di natura non so se autostradale o altro che dovrebbe collegare il tracciato della Asti-Cuneo - previsto terminare in corrispondenza di Asti Est - con una nuova sede viaria (autostradale, bretella autostradale, tangenziale di raccordo, non so) che unirebbe l'autostrada Asti-Cuneo con Asti Ovest. Questo comporterebbe problemi che vengono trattati da documenti di programmazione, come terreni caratterizzati da strutture con forte caratterizzazione paesistica, e quindi da tutelare da manomissioni e interventi che possono depauperare questa ricchezza.
Da cosa derivi questa pressione a realizzare questo tratto, non so dire, ma, di certo, appare stupefacente che si insista su questo vociferare o, peggio ancora, deliberare in varia forma, di accordi, di documenti sottoscritti, di intenzioni di comportamento che, in modo ripetuto, pongono il problema in termini estremi: che non si colleghi più l'autostrada Asti Cuneo con l'autostrada Asti Est, ma, viceversa l'Autostrada Asti Cuneo debba collegarsi ad Asti Ovest. Chiedo all'Assessore di fare un po' di chiarezza.
Intanto il primo elemento è quello di affermare, nel rispetto del Piano territoriale regionale, che l'autostrada da Asti-Cuneo termina ad Asti est.
Non so con che livello termini, se con una sezione autostradale immodificata rispetto alla precedente o se con una sezione di tangenziale leggermente diversa, ma si decida che l'Asti-Cuneo finisce ad Asti est e non si tocchi questa decisione.
Rimettere in discussione tale decisione significa contrastare le decisioni che la Regione Piemonte ha assunto con il Piano territoriale.
Tuttavia se, Assessore Casoni, vuole fare questo, ha una sola strada: quella di convincere l'Assessore Botta a venire in Consiglio regionale con una variante al Piano territoriale regionale. Finché non fa questo, spero che nella sua risposta risulti con nettezza, chiarezza e limpidezza che mai la Regione Piemonte ha dato alcun assenso a realizzare il collegamento tra l'Asti-Cuneo e la Torino-Piacenza in altri luoghi che non siano Asti est.
Secondo punto: ci vuole spiegare cosa sono tutti questi movimenti tutti questi mormorii, queste indicazioni di lavoro, in base ai quali oltre a realizzare attraverso il punto Asti est il collegamento con l'Asti-Cuneo invaderebbero il territorio con un'altra infrastruttura viaria pesante anche ad Asti ovest? Così facendo, si circonderebbe la città di Asti di due grandi strutture di livello autostradale o quasi e, nel secondo caso quello di Asti ovest, impattando su valori paesaggistici che forse dovrebbero essere dalla Regione difesi, anche in forza delle previsioni del Piano territoriale, essendo il collegamento viario esistente a livello ovest della città di Asti un livello adeguato - forse con qualche piccolo miglioramento - a svolgere quella funzione di traffico.
L'interpellanza è piuttosto lunga; io l'ho illustrata proprio per questo, segnalando i due punti sui quali pregherei l'Assessore di esprimere poche parole, ma nette, comprensibili e inequivocabili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Grazie. Intanto colgo l'occasione di questa interrogazione proprio per chiarire le notizie giunte all'orecchio del Consigliere Chiezzi, che per non sono perfettamente aggiornate.
Mai si è parlato di non attestare l'autostrada Asti-Cuneo al casello di Asti est. Contemporaneamente, ed esiste un ordine del giorno sottoscritto da Comune di Asti, Provincia di Asti, Regione Piemonte - quindi incluso il Comune di Asti, che ha firmato - in cui viene espressa l'esigenza di realizzare anche, non nel sistema autostradale, un collegamento sud-ovest tra l'uscita autostradale precedente di Rocca Schiavino e il transito verso Torino, quindi verso i caselli di Asti ovest.
Questa è una legittima, e anche doverosa, aspettativa di una città come Asti che ha grossi problemi, in quanto non è dotata di una circonvallazione, se non di quella esterna che arriva dall'autostrada Torino-Piacenza, con annosi problemi di viabilità.
Peraltro, in quella zona è in fase di realizzazione il nuovo ospedale di Asti. Non si vede perché non sia esprimibile il diritto di dire che l'autostrada così com'è... E' giusto quello che ha detto il Consigliere Chiezzi: c'è un progetto approvato e nessuno vuole modificarlo, tant'è vero che in questo ordine del giorno viene ribadito che, non essendo ancora approvato il lotto fino ad Asti est, provvisoriamente l'autostrada si attesterà in località Rocca Schiavino di Asti; però, con successivi atti l'autostrada sarà continuata da Rocca Schiavino ad Asti est.
In calce a questo documento c'è la mia firma, e del resto sarei un ingenuo se avessi tentato di modificare questo atto, perché sappiamo bene che le procedure burocratiche per le autorizzazioni implicano ritardi di mesi e non anni. Poiché mi sembra chiaro che una mia espressa volontà sia quella che l'autostrada Asti-Cuneo termini nell'interesse del Piemonte e dei piemontesi nel più breve possibile, io non compirò mai nessun atto che possa rallentare le procedure che portano al completamento dell'autostrada anche di un solo giorno.
Diverso è dire che, andando l'autostrada per suo conto, la città di Asti e la Provincia di Asti manifestano l'esigenza di realizzare anche un collegamento sud-ovest, che by-passi la città verso il casello di Asti ovest, a beneficio di coloro che avranno esigenze di recarsi a Torino, i quali, venendo da Alba e dal sud del Piemonte, non dovranno andare fino ad Asti est per poi rientrare a Torino. Questo al fine di un traffico locale di cui già oggi la città di Asti dimostra di necessitare.
Inoltre, se calcoliamo che in quella zona verrà costruito il nuovo ospedale, questa aspirazione mi pare legittima. Per farla breve, e rispondere con chiarezza, fornirò copia di questo Protocollo d'intesa quindi di un atto che ho sottoscritto con i tre enti, compreso il Comune di Asti.
E' molto chiaro, ma ne rileggo alcuni punti, perché mi sembra che esprimano con chiarezza la risposta a tutti i quesiti che poneva il Consigliere Chiezzi.
Le parti convengono su questi punti: l'Autostrada Asti-Cuneo si attesterà provvisoriamente in località Rocca Schiavino di Asti in quanto sino a tale punto è dotata di progetti approvati e cantierabili. In questo momento, si può arrivare solo fino a Rocca Schiavino.
Con successivi atti, l'autostrada sarà continuata da Rocca Schiavino ad Asti Est, con procedure e progetti da definire, nel senso che la Conferenza dei Servizi non è ancora stata chiusa, e quindi logicamente il tratto non può essere "cantierato". Però la volontà mi sembra espressa, e - ripeto lungi da me l'intenzione di modificare un progetto preliminare che interromperebbe le procedure per almeno un anno.
"Il collegamento Sud-Ovest di Asti, l'adeguamento dell'attuale tangenziale Est di Asti da Rocca Schiavino al Casello di Asti Est e la tangenziale di Cuneo saranno finanziati con fondi stabiliti nell'ambito del Piano Triennale ANAS e dei Piani Annuali Operativi o con altri finanziamenti di apposite leggi statali, con cofinanziamento in ambito del Prusst ed eventualmente del concessionario dell'Autostrada Asti-Cuneo logicamente questa tangenziale potrebbe essere utile a convogliare il traffico sull'autostrada che comunque sarà Cuneo-Asti Est. Questa sarebbe un'adduttrice o una "scaricatrice" di traffico, quindi si prevede anche questa ipotesi.
La Regione, la Provincia di Asti e il Comune di Asti forniranno gli indirizzi per la progettazione del Collegamento Sud-Ovest di Asti impegnandosi ad attuare la reciproca concertazione in tempi utili, per accedere ai finanziamenti ed alle leggi di spesa, nonché per garantire il risultato finale. Il Comune e la Provincia di Asti garantiscono, in conformità all'ordine del giorno approvato dal Comune di Asti in data 18.11.02, la conformità urbanistica per l'approvazione del collegamento Sud Ovest di Asti, sulla scorta del progetto definitivo che sarà elaborato dalla Sitraci S.p.A. in base agli indirizzi concertati tra gli enti interessati.
Sostanzialmente, la volontà espressa in questo ordine del giorno è chiarissima: l'autostrada è Cuneo-Asti Est, mentre la tangenziale Sud Ovest, se così vogliamo chiamarla, è altra cosa, perché rientra nei Piani Triennali ANAS. Pertanto non avrà caratteristiche autostradali, ma la tipologia di strada è ancora da precisare: occorrerà decidere se sarà, ad esempio, una strada di quarta CNR a due semplici corsie, oppure una superstrada o altro ancora. Dipenderà dalle conformità urbanistiche che abbiamo chiesto al comune di Asti.
Per concludere, riconfermo pienamente l'autostrada Asti-Cuneo nel suo tracciato originario. Nel contempo, segnalo che il Comune di Asti, la Provincia di Asti e la stessa Regione Piemonte concordano su questo e hanno segnalato la necessità, oltre all'autostrada, di un ulteriore collegamento Sud-Ovest. Per questi motivi, sono state predisposte queste linee di indirizzo che, come si può evincere dall'esplicitazione di questo ordine del giorno, non riguardano assolutamente i fondi autostradali, i quali dovranno essere reperiti nei piani triennali ANAS, nelle leggi speciali e nell'eventuale legge-obiettivo, insomma sotto altre forme alternative ai fondi dell'autostrada Asti-Cuneo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Mi dichiaro insoddisfatto della risposta dell'Assessore per i seguenti motivi.
Intanto, dalla lettura del documento che l'Assessore sostiene di aver firmato unitamente ad altri soggetti pubblici, non si capisce come mai quando si parla dell'autostrada Asti-Cuneo, in un primo momento si afferma che "l'autostrada sarà continuata da Rocca Schivino ad Asti Est, con procedure e progetti da definire". Da questa frase si dovrebbe evincere che l'autostrada continua fino ad Asti Est.
Nel punto seguente, sempre a proposito dello stesso problema, si dice che "l'adeguamento dell'attuale tangenziale Est di Asti da Rocca Schiavino al Casello di Asti Est".
Sono due cose differenti o si parla della medesima cosa? A nostro giudizio, sono due cose diverse. Da un lato dite che l'attuale tangenziale Est sarà adeguata sino a legare il Casello di Rocca Schiavino a quello di Asti Est, perlomeno così è scritto: "l'adeguamento dell'attuale tangenziale Est da Rocca Schivino al Casello di Asti", ma sono il punto di origine e di destinazione dell'autostrada che sarà continuata da Rocca Schivino ad Asti Est. Oppure attraverso questi due punti giungiamo addirittura con due strutture? Mi parrebbe quantomeno strano. Questa diversità di trattamento mi lascia perplesso.
Nell'elencazione delle opere da eseguire è inserito al primo punto questo collegamento Sud-Ovest di Asti. La natura di questo collegamento dice l'Assessore - non si sa di che tipo debba essere. Sosterrei che invece l'Assessore sa di che tipo dev'essere, nel senso che non deve contrastare con quanto scritto nel Piano Territoriale Regionale, che recita: "Le aree interessate da questo eventuale collegamento sono aree con strutture culturali di forte dominanza paesistica".
Assessore, il fatto che la Regione non svolga il proprio ruolo di tutela delle indicazioni contenute nel Piano Territoriale Regionale mi lascia perplesso. La Provincia e il Comune conoscono il Piano Territoriale ma i due enti devono essere anche indirizzati dalla Regione.
La Regione dovrà sostenere, con forza, che le loro ipotesi progettuali non dovranno solo rispettare le conformità urbanistiche dettate dal Piano Regolatore e dal Piano Territoriale Provinciale. Queste conformità urbanistiche dovranno essere inquadrate all'interno dello scenario che la Regione ha indicato, e cioè che il paesaggio è un elemento costitutivo di quel pezzo di territorio, e un elemento di pregio da tutelare.
Assessore, io la inviterei pertanto a riflettere, e chiederei che la Regione Piemonte informi immediatamente le Amministrazioni competenti qualora non ne abbiano tenuto conto, che il Piano Territoriale considera paesisticamente preziosa quella zona e ogni nuovo intervento di carattere viario dovrà essere di questo tipo.
Questi sono i motivi di insoddisfazione: purtroppo, sulla base della risposta fornita dall'Assessore, non ho la certezza che tra Rocca Schiavino sede provvisoria del casello - e Asti Est esista un progetto di autostrada oppure un progetto di tangenziale.
Assessore, come lei saprà per il ruolo che ricopre, i termini che permettono di fare chiarezza sono i tempi e le risorse. Lei nulla ha detto in ordine a ciò, o perlomeno ha posto tutto sullo stesso piano: si vedrà.
Si vedrà quando e come progettare e finanziare il prolungamento di Asti Cuneo ad Est; si vedrà come e quando finanziarie il collegamento Asti Ovest; si vedrà come e quando adeguare questa tangenziale, senza chiarire se si duplicano sedi viarie o meno, quindi senza chiarezza sui tempi.
Ritengo, invece, che la chiarezza temporale dovrebbe riguardare, in primo luogo, l'individuazione di tempi e risorse per il completamento della Asti-Cuneo. Questa è l'esigenza che sollevo. Tutti gli altri problemi sono di ordine inferiore e andranno trattati in una sede differente. Ma la priorità dovrebbe riguardare il finanziamento del tratto finale della Asti Cuneo. Lei, su questo, non è stato preciso. Ha inserito tutto nello stesso "pentolone".


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, ho chiesto la parola solo per rinnovare l'invito a calendarizzare l'incontro con la delegazione.



PRESIDENTE

La richiesta è già stata formulata dal collega Chiezzi. Appena saranno in Aula gli Assessori competenti, conferirò con loro e valuterò se esisteranno gli elementi per fornire eventualmente delle risposte in seguito alla richiesta dell'incontro, che peraltro non ho a mie mani. Ho solo i primi due fogli che credo siano stati consegnati dalla stessa delegazione all'ingresso dell'aula questa mattina.
Attendo che gli uffici mi consegnino la richiesta di un incontro.
Quando mi sarà pervenuta tale richiesta e gli Assessori competenti Cotto e D'Ambrosio arriveranno in aula, conferirò con loro e decideremo come comportarci nel merito.



CONTU Mario

Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ci mancherebbe, collega Contu.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione n. 1956 presentata dal Consigliere Tapparo inerente a "Vendita degli impianti dell'Alcan Alluminio S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1956 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde l'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

In relazione all'interrogazione presentata dal Consigliere Tapparo e alle richieste in essa formulate, nelle quali si chiede al Presidente della Giunta e all'Assessore competente di conoscere: quali valutazioni vengano fatte in merito alla decisione della Alcan Alluminio Spa di esternalizzare alcune funzioni e, tra queste, quelle relative alla produzione di energia elettrica e all'interesse manifestato dalla Idreg per l'acquisizione delle centrali elettriche quale ruolo possa svolgere la Idreg Piemonte Spa in tale contesto tenuto conto anche della partecipazione di Finpiemonte nel capitale di questa società; si possono fornire i seguenti elementi di risposta.
L'Alcan Alluminio Spa ha unità produttive nei Comuni di Presso (MI) Pieve Emanuele (MI), Pioltello (MI) e Borgofranco di Ivrea (TO); occupa complessivamente circa 1000 dipendenti di cui circa 120 a Borgofranco.
Lo stabilimento di Borgofranco svolge attività di produzione leghe di alluminio da rottame (seconda fusione) e nelle immediate vicinanze (ma nei comuni di Quassolo e Montalto Dora) sono ubicate due centrali idroelettriche a cui sono addetti 6 dipendenti.
In data 26 novembre 2002 è stata attivata la procedura di cessione di ramo di azienda (art. 2112 c.c. e art. 47 legge 428/1990) per le unità sopra indicate e cioè per le centrali e per l'attività di fonderia. La cessione era prevista per la fine del 2002, ma motivi di carattere tecnico amministrativo hanno fatto procrastinare i tempi e ad oggi non è ancora possibile prevedere la data definitiva dell'operazione.
Le Aziende a cui la Alcan prevede di cedere le attività sono: per le centrali, la Baltea Energia, Srl per la fonderia, la Niral Srl tutte e due controllate dall'Alcan stessa. Trattasi, quindi, di uno smembramento e non di un accorpamento.
Al riguardo, la Idreg Piemonte (partecipata dalla Finpiemonte Spa con una quota del 20% del capitale sociale) ha rappresentato agli uffici della Direzione Industria di essere in avanzata fase di trattativa con la società Alcan Alluminio Spa per l'acquisizione delle centrali in oggetto.
La società Idreg Piemonte, direttamente o per il tramite di altre società controllate, possiede e gestisce direttamente 16 impianti idroelettrici e ne sta costruendo altri tre di cui due di dimensioni e tipologia simili a quelle delle centrali Alcan Alluminio. Inoltre, la Società ha in avanzato stato autorizzativi oltre venti progetti per la costruzione di altrettanti impianti idroelettrici, oltre ad alcuni progetti eolici.
Idreg Piemonte - che occupa direttamente, o nelle altre società controllate del solo settore energia, 15 persone - in fase di trattativa con Alcan Alluminio ha espressamente garantito e confermato il proprio interesse al mantenimento dell'occupazione, ritenendo le attuali risorse allocate agli impianti idroelettrici indispensabili per la gestione degli stessi.
La Idreg Piemonte ha dichiarato la piena disponibilità, non appena ci sarà reso possibile dall'avanzamento della trattativa, ad un incontro coi soggetti interessati, al fine di illustrare al meglio la realtà imprenditoriale che fa capo alla Società stessa.
L'Assessorato segue con attenzione gli sviluppi della situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta, tuttavia permangono alcune preoccupazioni.
Cercherò di evidenziarle, in modo che, nel seguire questa vicenda l'Assessore e gli Uffici possano prestare particolare attenzione.
Nella mia interrogazione non confuto che ci sia qualcosa di negativo nelle scelte di esternalizzazione da parte delle imprese. In questo caso l'Alcan Alluminio cerca di spostare all'esterno la sua tradizionale produzione di energia elettrica che, come è stato detto dall'Assessore viene prodotta da due centrali idroelettriche situate in comuni vicini a Borgofranco.
Ciò che preoccupa è la prospettiva futura. Poiché ci troviamo dinnanzi a centrali particolarmente delicate, perché sono centrali che, in presenza di un fiume come la Dora Baltea, richiedono grandi attenzioni e cura problemi di alluvioni, ecc. - il timore che ho è che la Idreg sia una società non particolarmente robusta, dedicata al problema.
Quando lei, Assessore, dice che la Idreg ha 15 dipendenti, 16 impianti idroelettrici e un programma di sviluppo, la mia preoccupazione è quella di capire come questa entità possa gestire; mi auguro ci siano realtà specializzate nel settore idroelettrico e dell'energia eolica, ma mi sembra ancora fragile.
La mia interrogazione aveva anche un senso diretto nei confronti della Regione, perché c'è una partecipazione della Finpiemonte nella Idreg quindi occorre capire che tipo di impegno, di sostegno, di logica sostiene l'operazione.
Da un lato, mi sento rassicurato perché gli Uffici o l'Assessore hanno avuto dalla Idreg una certa rassicurazione; dall'altro, non sono ancora convinto - e la prego Assessore, di farsene interprete nell'analisi e nel seguire il problema - sulla solidità e la capacità della Idreg a garantire i livelli occupazionali dello scorporo delle centrali che dalla Alcan Alluminio viene fatta. La mia è una considerazione sospesa; spero che, nei prossimi mesi, non solo segua, nei confronti dell'Alcan, questo processo ma faccia in modo che la Idreg sia una realtà che si occupa di energia, che sia solida e garantisca il mantenimento e gli investimenti necessari alle due centrali presenti a Quassolo e a Montalto Dora e che sia una società che presenti le garanzie di robustezza da poter gestire nel modo più adeguato il patrimonio storico che l'azienda di Borgofranco aveva.
Il mio è, dunque, un giudizio in sospeso; spero - ripeto - che nei prossimi mesi una sua attenta vigilanza possa far concludere questa situazione nel modo migliore e possa dare garanzie sulla Idreg.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1929 del Consigliere Tapparo inerente a "Quali prospettive per i lavoratori ICS di Scarmagno con il passaggio di controllo da Finmek al gruppo Ixfin"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1929, alla quale risponde l'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessorato al lavoro

Con l'interrogazione n. 1929 il Consigliere Tapparo chiedeva, in merito alle prospettive dei lavoratori dell'ICS di Scarmagno con il passaggio del controllo da Finmek a Ixfin, di sapere quale informazione si abbiano di questa vicenda che si origina dal processo di abbandono di molte attività industriali della ex Olivetti e che garanzie si possono determinare affinché gli accordi di reinserimento dei lavoratori passati da Op Computers e ICS non vengano disattesi dal nuovo gruppo di controllo, cioè Finmek.
Nel corso del 2002, la Società ICS la cui attività si è spostata sulla produzione di manufatti per l'industria elettronica dal Gruppo Finmek di Fulchir è passato al Gruppo Ixfin, il cui pacchetto azionario è detenuto per il 51% da Fulchir e per il 49% dalla famiglia Pugliese.
Nell'incontro tenutesi nel corso del mese di gennaio ultimo scorso l'azienda ha rappresentato, alla Organizzazioni Sindacali, un piano industriale non solo basato sull'impegno al rilancio di ICS, ma anche al mantenimento degli attuali assetti occupazionali che l'azienda è determinata a mantenere perché le competenze in possesso dei lavoratori sono adeguate ed equilibrate rispetto all'attività di ICS stessa. Inoltre verranno valorizzati i due call center.
Si punterà all'integrazione con altre parti del Gruppo Ixfin, cioè Magneti Marelli e Unicom.
Massimo Pugliese, amministratore delegato di Ixfin, ha dichiarato che seppure ICS non è in corsa per grossi volumi, deve entrare comunque in una nicchia di mercato e produrre i suoi volumi; tra l'altro si sta cercando di definire la questione per produrre con il marchio Olivetti.
Ad integrazione posso aggiungere che, come il Consigliere Tappare è a conoscenza, la questione del marchio Olivetti di ICS era frutto di Gottesman e quindi del famoso affitto del marchio per un certo numero di anni con divieto di cessione (ma occorrerebbe capire il percorso di ordine giuridico-legale).
L'azienda, inoltre, ha evidenziato che i costi dello stabilimento sono notevoli, ma l'obiettivo è quello di rimane nel comprensorio. Qualora la trattativa con Olivetti Multiservices sui costi non andasse a buon fine l'azienda sta valutando l'ipotesi di un trasferimento, ma comunque sempre nel Canavese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo per una replica.



TAPPARO Giancarlo

Ci troviamo dinnanzi ad un pezzo di storia industriale del Piemonte: il più importante stabilimento dell'Olivetti, quello di Scarmiglio, con la smembramento e l'esplosione dell'Olivetti dall'informatica alle telecomunicazioni, è diventata una realtà sempre più marginale.
Le sue ultime parole, Assessore Pichetto, confermano una notizia che fa ulteriormente tremare: qualora gli equilibri aziendali non procedano per il verso giusto, l'azienda penserà ad una rilocalizzazione, sempre nel Canavese.
Se si rilocalizza è perché ha una dimensione d'azienda sovradimensionata. Oggi vive in una realtà funzionale e strutturata per produrre; quindi, se vuole andare via, probabilmente è per compiere operazioni di natura immobiliare.
Francamente, è abbastanza preoccupante.
Il quadro offerto è a tinte fosche. Prima ha citato la Gottesman affitto del marchio Olivetti, poi siamo passati dall'OP Computers a ICS, al Gruppo Fulchir ed, infine, all'assorbita Compuprint ex bull, produttrice di stampanti a Caluso.
Siamo dinnanzi ad un piano industriale che, pur parlando di nicchia e di rapporti di produzione, ormai non ha più una sua identità. Non sono più personal computer, sono prodotti per l'elettronica e l'informatica (sempre più spesso si parla di call center).
In questo modo si sta "spappolando" una delle realtà industriali più avanzate. In autostrada, in direzione di Ivrea, ci sono ancora cartelli che indicano l'attraversamento del distretto dell'informatica "Qui state passando per il distretto dell'informatica"; ma lì non c'é più nulla, sta finendo tutto. Ci sono ancora competenze e, probabilmente, a strappi si riesce a garantire livelli occupazionali in attesa di ondate verso il pensionamento, ma si conclude un pezzo di storia importante.
Sarebbe opportuno, Assessore, vigilare con maggiore attenzione a ci che sta succedendo. Non posso non riportare le sue ultime parole ai lavoratori e alle realtà lì esistenti: "Adesso vediamo come va, però non escludiamo che ci si possa rilocalizzare".
Ma cosa vuol dire? Vuol dire abbandono dell'unità strutturata e valida per un tipo di produzione? Abbandonarla vuol dire finire in un qualche numeroso stabilimento vuoto nel distretto del Canavese a fare altro, tipo call center (e non parliamo delle condizioni dei lavoratori che vi operano all'interno).
La prego caldamente, Assessore, di dedicarsi con grande attenzione a cosa sta succedendo nello stabilimento principe dell'Olivetti, che nel giro di pochi anni ha visto il suo spappolamento.
Questa è storia da scrivere e proprio il suo Assessore potrebbe scrivere la storia di un avvenuto processo di deindustrializzazione evidenziandone le responsabilità.
La mia insoddisfazione è un appello ed un richiamo a lei, Assessore (che in questo momento incarna la massima responsabilità della Regione Piemonte per lo sviluppo industriale) a seguire attentamente il problema senza attendere interrogazioni o sollecitazioni da parte dei Sindacati, in quanto potrebbe verificarsi un'ulteriore lacerazione nel processo di deindustrializzazione che sta vivendo la Provincia di Torino, soprattutto il Canavese.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1966 del Consigliere Tapparo inerente a "Prospettive incerte dell'Aeroporto di Caselle e situazione dei lavoratori"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1966, alla quale risponde l'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Prima di rispondere all'interrogazione voglio dire che condivido le preoccupazioni del Consigliere Tapparo in merito all'interpellanza precedente. Avendo vissuto in modo anche molto intenso l'ultima fase della partita Scarmagno-Gottesman con tutte le difficoltà, la dichiarazione di fallimento e tutto quello che c'é stato. Non solo l'Ufficio può garantire un'attenzione particolare che è dovuto e completa, ma anche un'attenzione personale per le condizioni e una parte di storia che io stesso, nella passata legislatura, ho avuto la sventura di vivere e seguire.
In merito all'interrogazione n. 1966 in particolare, alle richieste di conoscere: quali iniziative si intendano assumere rispetto ai crescenti problemi relativi alla condizione dei lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione dell'aeroporto, che hanno significativi riflessi negativi sul mercato del lavoro dei comuni dell'area limitrofa all'aeroporto, si possono fornire i seguenti elementi di risposta.
La Sagat, società di gestione dell'Aeroporto S.Pertini, ha rescisso il contratto di appalto alla FAS S.p.A che gestisce i servizi commerciali aeroportuali, con decorrenza 18.12.2002 benché FAS avesse un regolare contratto di appalto valido fino a tutto il 2007. La FAS, che occupa circa 140 lavoratori, ha presentato ricorso avanti al Tribunale di Torino. La vicenda che coinvolge le società FAS e SAGAT e i dipendenti FAS, è complessa perché si sommano tra loro un contenzioso contrattuale, e orami legale, tra le due società e le prospettive occupazionali dei dipendenti FAS. Inoltre c'é un quarto attore, che è Autogrill, che ha vinto una prima gara di sub concessione conclusa da Sagat (nel frattempo ne ha vinta un'altra) e potrebbero apparire altri "attori" vincitori delle altre gare.
Il tutto nasce dalla volontà di Sagat di alzare la redditività delle attività in sub-concessione, anche per finanziare cospicui investimenti per il rilancio dell'aeroporto. Questo ha portato alla rescissione del contratto con FAS, per "inadempienze contrattuali" e alla indizione di gare a trattativa privata plurima per l'assegnazione di alcune concessioni FAS e per l'apertura di nuovi Punti vendita.
FAS ha prima ricorso al tribunale ordinario, che si è dichiarato "incompetente" e nel mese di dicembre al TAR, che all'inizio di febbraio si è pronunciato, accogliendo il ricorso della ditta FAS. Non si è a conoscenza ad oggi, in quanto i termini non sono ancora scaduti, se Sagat intenda ricorrere al Consiglio di Stato.
FAS non ha dichiarato esuberi e non intende ricorrere ad ammortizzatori, ufficialmente fino all'ultimo grado di giudizio. Per ora l'unica trattativa vera avviata è con Autogrill per il passaggio contrattualmente non previsto e quindi non obbligatorio, di tre dipendenti del Bar arrivi.
La trattativa è in stallo per il rifiuto di Autogrill di riconoscere i livelli retributivi in atto. Due dipendenti hanno accettato l'assunzione ma si tratta di un contratto a termine e di un neo-assunto. FAS ha accettato comunque di continuare a gestire la mensa dipendenti e il Catering, ma è ovvio che oltre ai problemi riguardanti i dipendenti impegnati nei servizi oggetto del contenzioso, c'é il problema di quelli di "struttura " o almeno di una parte di questi. La vicenda viene seguita da questo assessorato con attenzione al fine di evitare ogni ripercussione traumatica sull'occupazione; in considerazione di ciò si segnala che il Comune di Torino, che detiene il 38% di quote azionarie Sagat, con due diverse mozioni del 4 novembre 2002 si è impegnato affinché entrambe le società garantiscano, al di là dell'esito giudiziale della vicenda, la costanza del rapporto di lavoro e di inquadramento professionale dei dipendenti e al tavolo di mediazione attivato dall'Assessorato al lavoro del Comune di Torino. La Sagat si è dichiarata favorevole a ricercare soluzioni che salvaguardino l'occupazione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la relazione. Sono soddisfatto della risposta, sono invece preoccupato per come si sta evolvendo la situazione.
Ieri all'aeroporto di Malpensa si è attuato uno sciopero contro questo uso "spinto" di esternalizzare i servizi con relativa apertura di continue gare d'appalto tese a comprimere sempre di più i costi, agendo sui livelli dei servizi, sulla qualità e sui prezzi. Entrare in alcune realtà come quella degli aeroporti, anche solo affacciarsi ad un bar interno, ci si scontra con prezzi per l'utenza che sono esorbitanti. Questa situazione è da tenere in osservazione perché, essendo un luogo chiuso e non avendo altre alternative, i passeggeri in transito dall'aeroporto si trovano vincolati in una situazione senza alternative. Prodotti spesso discutibili prezzi estremamente elevati che sono frutto della torchiatura a cui sono soggette queste aziende (una volta, erano attività dirette, interne delle società aeroportuali) che quindi vanno a detrimento di certi servizi.
In un'altra interrogazione ho fatto presente che non si può "tirare su tutto", una mattina, per esempio, gli aerei non sono riusciti a partire dall'aeroporto di Torino per un problema di sbrinamento, di rottura di una macchina (quella di riserva non era disponibile e la terza doveva operare in una situazione di difficoltà).
E' un problema che occorre porsi sia dal versante del lavoro sia dal versante dell'affidabilità di un servizio, che dovrebbe avere natura di servizio pubblico, come quello del trasporto.
Dall'altro lato è anche un problema di prezzi e qualità dei prezzi dei servizi che si trovano negli aeroporti, un problema di vigilanza e di attenzione che dobbiamo valutare. Bene ha fatto il Comune di Torino, con le due mozioni approvate, a porsi questo problema.
La saga Benetton Imi-San Paolo non può pensare di essere un'isola senza alcuna regola, se non quella di potere perseguire l'abbattimento dei costi "costi quel che costi" (passatemi la modalità di espressione).
Grazie, Assessore, per la risposta; mi sembra completa, ma occorre porre un'attenzione generale sulla condizione dei lavoratori sull'affidabilità dei servizi pubblici come quelli dei trasporti e sul fatto che i prezzi di questi servizi negli aeroporti (e forse anche nelle stazioni) non sono confrontabili non i normali servizi che si trovano nella città.



PRESIDENTE

Comunico la disponibilità da parte degli Assessori Cotto, D'Ambrosio e del Presidente della Commissione sanità, Pedrale, all'incontro, peraltro non richiesto alla Presidenza, ma dai singoli Consiglieri - ringrazio la Consigliera Suino per averne fornito una copia - nel quale la Presidente Maria Grazia Breda chiede di incontrare, unitamente ai rappresentanti delle associazioni AVO, CSA e AVULS, il Presidente del Consiglio della IV Commissione consiliare e l'Assessore D'Ambrosio; aggiungiamo l'Assessore Cotto, i commissari della IV Commissione eventualmente interessati ed i Capigruppo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Non voglio fare certamente né il cattivo della compagnia né impedire al Consiglio regionale di incontrare chicchessia. Però ricordo che, proprio nella seduta di martedì scorso, in occasione dell'incontro con il Comitato dell'ospedale Alba-Bra, fu evidenziato che sovente qui si presentano alla porta diverse delegazioni con una richiesta di audizione - ancorch autorevole e motivata - e subito il Consiglio regionale le incontra.
Lei, in quanto Vicepresidente del Consiglio - e insieme a lei il collega Riba e il Questore Di Benedetto - fa parte dell'Ufficio di Presidenza, all'interno del quale avevate preso alcune decisioni e determinazioni.
Questi incontri e queste audizioni, nel corso delle sedute di Consiglio, dovevano essere una sorta di eccezione, sulla base di motivazioni veramente importanti e veramente alte.
Io non sto a giudicare se queste lo siano o meno, perché non ho né la titolarità né voglio farlo al posto di altri. Non voglio impedirlo, per chiedo: se vi è stata una valutazione dell'Ufficio di Presidenza su tale questione, e quali sono le motivazioni per cui si ritiene di fare ulteriormente un'eccezione.
A questo punto come Capogruppo del Gruppo di Forza Italia, con 21 Consiglieri assegnati a questo Consiglio regionale, chiedo alla Presidenza una spiegazione definitiva e definita sull'organizzazione e modalità di concedere o meno le audizioni, in modo da non mettere i singoli Consiglieri regionali, e in particolare i Presidenti di gruppo, in condizione di volta in volta di contestare o di evidenziare l'anomalia di ricevere chiunque in Consiglio regionale durante le riunioni da un lato, o addirittura, di passare per il cattivo della compagnia (motivo per cui non mi oppongo all'audizione odierna).
Non possiamo andare avanti così, Presidente, accettando che ad ogni Consiglio regionale, con qualsiasi motivo, si presenti qualcuno alla porta suoni il campanello e noi lo riceviamo.
Se oggi li vogliamo ricevere, riceviamoli, ma chiedo che per il futuro che ci sia un chiarimento definitivo, perché ancora oggi non sono in condizioni, in quanto Consigliere regionale e Presidente di gruppo, di capire bene quale sia stata la determinazione dell'Ufficio di Presidenza e quali siano le modalità di applicazione di queste determinazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Intervengo solo per ribadire, anche a nome del Gruppo Radicale, la richiesta, peraltro già formulata in altre fasi e in altri momenti del Consiglio, di valutare molto attentamente la questione delle audizioni nel giorno di convocazione della seduta del Consiglio.
Credo che anche il tono allarmato con cui il Consigliere Cattaneo ha posto il problema, rappresenti un dato vero ed oggettivo, perché sovente abbiamo la sorpresa di trovarci le riunioni convocate - proprio perch stanno davanti alla porta - oppure in altre occasioni di avere delle riunioni convocate solo perché magari si è parlato con il Consigliere giusto nel momento giusto.
Quindi, è opportuno davvero chiarire, proprio per non essere ingiusti con nessuno e avere una regola generale che ci permetta di vivere meglio i lavori dell'aula.



PRESIDENTE

Riprenderemo senz'altro la questione nella prossima riunione dell'Ufficio di Presidenza, perché è necessario chiarire se durante il normale svolgimento della seduta ordinaria vi è la disponibilità da parte dell'Aula in ogni occasione, qualsiasi essa sia, di sospendere i lavori per ricevere una delegazione.
Pensavo di farlo stamani, peraltro in modo autonomo, ma anche rispetto alle richieste e alle sollecitudini che mi sono pervenute, proprio in chiusura dei lavori, perché interrompere la seduta antimeridiana non ci avrebbe aiutato nel proseguimento immediatamente successivo della seduta stessa.
Per questa ragione continuiamo con le interrogazioni e interpellanze e successivamente, quando è quasi ora di sospendere il Consiglio, riceveremo questa delegazione, che peraltro si è già ristretta, in quanto molti hanno scelto liberamente di ritornare alle proprie case o alle proprie attività e sono rimasti soltanto alcuni.
Peraltro, questi sono anche disponibili ad attendere qualche minuto in più, a seconda della quadratura dei lavori del nostro Consiglio.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1821 presentata dal Consigliere Tapparo inerente a "Teatro Stabile di Torino - Esternalizzazione di attività con uscita di dipendenti fortemente incentivata"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1821 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde l'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e spettacolo

Questa interrogazione ha consentito di fare il punto sulle vicende del Teatro Stabile e sul suo organico. Avevo tentato, insieme al collega Tapparo, di farla discutere anche prima in Aula, posto che la mia risposta era datata 18 ottobre 2002, ma ciò non è stato possibile per una questione di calendarizzazione dei lavori consiliari.
Rispetto all'interrogazione in oggetto, presentata dal Consigliere Giancarlo Tapparo in merito a "Teatro Stabile di Torino: esternalizzazione di attività con uscita di dipendenti fortemente incentivata", ho acquisito la seguente memoria, precisando che i dati e le indicazioni elencate pervenute direttamente dal Teatro Stabile, si riferiscono alla situazione risultante al 31 agosto 2002, data di chiusura del bilancio consuntivo per la stagione 2001/2002 del Teatro Stabile.
Nel testo della risposta è dettagliatamente specificata l'articolazione dei settori nei quali l'ente teatrale ricorre a consulenze esterne. Sono esattamente tredici consulenti.
Per non annoiare l'Aula, non leggerei l'elenco nel dettaglio, però sono disponibile, dopo che il collega Tapparo avrà potuto esaminarlo con attenzione, a richiedere ulteriori giustificazioni, spiegazioni o motivazioni più dettagliate, precise ed aggiornate al Teatro Stabile, anche perché è passato del tempo. Pertanto, consegno immediatamente al collega Tapparo tutti questi dati.
Vorrei precisare, invece, i dati relativi alla situazione dei dipendenti del Teatro Stabile facendo riferimento ai settori di attività ed ai ruoli di responsabilità.
La struttura prevede un Presidente, un Direttore e un Vice Direttore artistico - responsabile organizzativo.
La struttura è divisa in vari settori, come l'Amministrazione, il Personale, il Centralino, la Grafica, eccetera. Non starei a leggervi l'elenco dettagliato, perché vi fornirò questi dati per iscritto. Il numero totale dei dipendenti comunque è cinquanta (si precisa che il numero complessivo dei dipendenti del Teatro Stabile è sostanzialmente stabile negli ultimi tre anni).
Si precisa, altresì, che a seguito dell'acquisizione del ramo-azienda Laboratorio Teatro di Settimo sono stati assunti sette dipendenti, di cui un tecnico con contratto di formazione. Sono stati inoltre assunti con contratto di formazione sei dipendenti (tecnici ed impiegati) di cui tre confermati. Inoltre, i dipendenti che hanno cessato il loro rapporto di lavoro perché dimissionari sono stati due (uno responsabile dell'Ufficio Tecnico-Allestimenti, uno responsabile Programmazione Torino).
I dipendenti che hanno richiesto la risoluzione del rapporto di lavoro con integrazione del Trattamento Fine Rapporto sono: uno nel 1999, due nel 2000, due nel 2001 e due nel 2002, per un totale di sette persone.
L'integrazione TFR riconosciuta è stata di circa un'annualità. Detta integrazione è stata ritenuta vantaggiosa per il Teatro Stabile anche in considerazione delle nuove assunzioni del Laboratorio Teatro Settimo, che già dalla scorsa stagione si profilava. Questa attenzione era stata sollecitata da interrogazioni ed interpellanze in Consiglio regionale e comunale.
A maggior chiarimento, si indica l'entità della spesa affrontata dall'ente teatrale per consulenze esterne. Credo, infatti, che sia importante conoscerne l'entità e la percentuale.
Il costo delle consulenze (vedasi nel dettaglio l'elenco, che peraltro fornirò anche al collega Tapparo), risulta essere di euro 282.791, pari al 12.60% rispetto al costo dei dipendenti fissi. Le consulenze indispensabili per la gestione dell'ente, quali consulenze fiscali, legali, lavoro segreterie, sicurezza e formazione, ammontano a euro132.369, pari al 5.90 rispetto al costo dei dipendenti fissi.
Dalle consulenze sopraindicate sono esclusi i consulenti strettamente legati agli uffici tecnici a supporto delle produzioni e progetti (quali attori, registi, costumisti, scenografi, aiuti, collaboratori, tecnici eccetera).
Il costo del personale dipendente fisso ammonta a 2.612.763,69 euro.
essenziale evidenziare che in una struttura quale quella del Teatro Stabile di Torino è necessario poter disporre, in alcune posizioni particolari, di persone dotate di assoluta professionalità, non obbligatoriamente dipendenti, che garantiscano le necessarie trasparenze di gestione, sia dal punto di vista dei controlli amministrativi che da quelli produttivi e tecnici.
Occorre inoltre considerare la presenza di queste figure nell'ambito complessivo delle scelte strategiche di periodo conseguenti la scelta della Direzione artistica ed avallate della Presidenza. Scelte che, pur dotando il Teatro Stabile di quadri operativi di alto livello, indispensabili alla realizzazione dei programmi predisposti, non vincolano il teatro stesso ad un rapporto nei loro confronti oltre il periodo contrattuale.
Si precisa infine che, anche in omaggio ad una moderna e razionale funzionalità aziendale, ci si possa avvalere della collaborazione di società esterne di servizi che affianchino la struttura nella realizzazione di programmi.
Questa strategia ha indubbiamente favorito un aumento di produttività (numero recite, numero produzioni e ospitalità) molto consistente, pur in presenza di un contenimento e di un organico stabile, evitando di alterare un giusto equilibrio tra i costi di gestione e le risorse destinate alla produttività (elemento evidenziato da tutti i Direttori artistici) equilibrio che andrebbe distrutto qualora i soci decidessero di adottare una diversa linea occupazionale, ampliando stabilmente l'organico aziendale.
Siccome non ho letto tutti i dettagli relativi alle consulenza trasmetto immediatamente copia della risposta al collega Tapparo per un esame più approfondito.
Rimango a vostra disposizione, anche nell'immediato futuro, per ulteriori approfondimenti. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per l'analitica risposta, nonché per la documentazione a cui ha fatto riferimento, che esaminerò con attenzione.
Nell'ambito di questa risposta, volevo evidenziare alcuni punti che potrebbero essere rimasti nell'ombra.
Nella mia interrogazione ho accennato alla politica della forte incentivazione all'uscita, che si è verificata l'anno scorso, tra l'altro anche con una vicenda su un lavoratore del Teatro Stabile che ha avuto preoccupanti ripercussioni attraverso i mezzi di informazione.
La mia domanda è la seguente: di coloro che sono stati incentivati ad uscire dal Teatro Stabile, quanti sono rientrati attraverso la consulenza? Questo è un interrogativo che lei dovrebbe porsi, perché è una vecchia tecnica quella di favorire l'uscita dall'azienda del lavoratore a costi elevati, per poi, trattandosi di una valida competenza, utilizzarla in termini di consulenza esterna. Su questo non c'é stato alcun chiarimento.
L'ulteriore domanda che pongo, magari ne conoscerà la risposta, è la seguente: queste operazioni in che progetto si collocano? Quando parliamo del caso FIAT (perché attualmente è il più grande e il più evidente) ma anche di casi minori, come abbiamo visto questa mattina con l'Assessore Pichetto, ci chiediamo sempre quale progetto industriale c'è. Ricorda che una volta il Teatro Stabile aveva un forte rapporto col territorio.
Occorre capire qual è il progetto esistente, in modo da capire i rapporti del personale dipendente e le consulenze esterne.
Non nego, Assessore, che, soprattutto in un'attività così delicata molte funzioni debbano essere attinte sotto forma di consulenza o di attività esterna, ma questo deve essere previsto da un progetto.
Come si articolano le consulenze? E' vero che il responsabile del personale appartiene a una società esterna? Occorre capire come funziona questa forma organizzativa, che deve stare all'interno di un quadro e non deve essere lasciata ad una pura operazione di abbattimento di costi, di ottenimento di maggiore produttività.
Nelle risorse umane presenti in un'attività come quella teatrale c'è una memoria storica, ci sono competenze spesso irriproducibili, solo apparentemente acquisibili all'esterno, perché sono di qualità diversa.
Ho fiducia nelle parole dell'Assessore, il quale sostiene che la produttività e il numero delle recite sono aumentati, ma forse sarebbe opportuno sentire, in una Commissione di merito, il Presidente del Teatro Stabile, per dare un senso a questo aspetto.
Pertanto, Assessore, sono parzialmente soddisfatto. Le lascio ancora un compitino: farci sapere quanti, di coloro che sono stati pagati profumatamente per uscire dal Teatro Stabile, sono rientrati da un'altra porta, con un contratto di consulenza.
Vorrei sapere, inoltre, in cosa consista questo piano-progetto del Teatro Stabile, per capire come si sposa la politica del personale con questa progettualità.
Potremmo, così, conferire un ruolo più pieno al Consiglio e alla Commissione di merito, in questa vicenda delicata e importante per la cultura piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e spettacolo

Sono consapevole di dover procurare un pezzo aggiuntivo di risposta pertanto - collega - le consegno tutti i dati e presto consegnerò anche la parte rimanente.
La richiesta del collega Tapparo - Presidente della Commissione cultura mi sembra indispensabile, oltre che utilissima anche perché non abbiamo ancora incontrato il nuovo direttore artistico, Walter Lemoli. Quest'ultimo è anche un grande organizzatore ed ha espresso il desiderio di incontrare la Commissione cultura.
Ringrazio per questa importante proposta, perché si è lavorato molto e il confronto con la Commissione è indispensabile per affinare un progetto esistente ed innovativo. Ci sono delle novità che vorremmo sottoporre prima di affrontare l'Assemblea dei soci, sul circuito regionale del Teatro Stabile, perché c'è un forte rapporto col territorio ed è il momento, anche su richiesta ministeriale, di fare un passo avanti per acquisire ulteriori finanze ministeriali.
Pertanto, Presidente Cattaneo (Presidente della Commissione cultura) io e il collega Tapparo chiediamo una convocazione del Teatro Stabile in Commissione.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1888 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi inerente a "Contributo al Libro 'Io c'ero: cento anni di FIAT e dintorni'"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1888, dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
La parola all'Assessore Leo, per la risposta.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e spettacolo

Ritengo opportuno ricordare l'interrogazione: in occasione del centenario della FIAT è stato pubblicato un libro dal titolo "Io c'ero: cento anni di FIAT e dintorni", libro che ha ricevuto una presentazione da parte del sottoscritto.
L'interpellanza cita alcune frasi ("Così arrivammo agli scioperi del 1920...") e chiede all'Assessore competente di sapere a quanto ammonta il contributo versato dalla Regione Piemonte; se la Giunta regionale condivida l'intero contenuto del volume, "comprensivo delle indecenze riportate a pag. 28"; se non si ritenga doveroso sostenere e promuovere iniziative che abbiano un comprovato valore scientifico; se non si ritenga di aver concesso con troppa superficialità un contributo regionale, magari a discapito di altre e ben più meritorie iniziative.
Cari colleghi, lo dico a tutto il Consiglio perché questa interpellanza ha un significato sul pluralismo culturale: in seguito a questo documento si potrebbe pensare che abbiamo concesso il contributo e il patrocinio a qualche organizzazione reazionaria. Questo libro, invece, ci è stato proposto dalla CGIL.
Con determinazione n. 430 del 25/11/1999 si è provveduto ad acquistare dalle Edizioni Cooperativa ex machina, 600 copie del volume "Io c'ero: 100 anni di FIAT e dintorni", pubblicato in occasione dell'anniversario del primo secolo della FIAT e curato dalla CGIL di Torino.
Il costo complessivo è stato di 22.500.000 e sono stati applicati i criteri per l'acquisto di pubblicazioni stabiliti con DGR n. 111-25292 del 5/8/1998, nel rispetto delle linee di indirizzo finalizzate alla promozione della cultura del Piemonte e definite per l'azione della Direzione regionale ai beni culturali nel documento "Obiettivi e indirizzi programmatici".
In merito ai contenuti, la responsabilità degli stessi è degli autori Marco Tomatis e Cinzia Ghigliano (espressamente indicati sul frontespizio) e del coordinatore editoriale Cosimo Torlo, per la CGIL di Torino.
Fra l'altro, sono stato criticato, da alcuni colleghi della maggioranza, per questo libro.
Non si nega, peraltro, che l'Amministrazione regionale abbia condiviso l'impostazione del volume volta a rappresentare una pluralità di punti di vista e ad offrire uno spaccato della realtà socio-culturale che ha fatto da sfondo allo sviluppo della FIAT.
Accanto alla testimonianza dell'imprenditore che - hanno ragione gli interroganti - contiene affermazioni filofasciste, troviamo anche quelle dell'operaio FIAT aderente al movimento di Ordine nuovo, della casalinga o del giornalista che esprimono opinioni ben diverse.
I contenuti della pubblicazione devono, a nostro avviso, essere inseriti nel loro complesso e non in maniera parziale e decontestualizzata.
Sono stati, inoltre, apprezzati il carattere divulgativo del testo e l'apparato iconografico di indubbio interesse, che hanno reso il volume particolarmente apprezzato da un pubblico vario.
Si concorda con l'osservazione che un riferimento alle fonti bibliografiche utilizzate avrebbe giovato alla scientificità del volume.
Pertanto, d'ora in poi le chiederemo.
L'Assessorato alla cultura sostiene le iniziative editoriali secondo i criteri fissati con delibere di Giunta, che individuano i termini di ammissibilità e la determinazione degli importi massimi erogabili.
L'obiettivo perseguito è quello di incentivare l'editoria che promuove la storia, la cultura e il patrimonio culturale piemontese.
Nel 2002 sono state finanziate 101 pubblicazioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Volevo conoscere i nomi dei firmatari.



PRESIDENTE

Sono i Consiglieri Moriconi e Chiezzi.



MORICONI Enrico

Prendo atto della risposta, approfondirò l'argomento.
Chiedo se possiamo avere a nostre mani la risposta scritta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1699 del Consigliere Angeleri inerente a "Delibera comunale di Quincinetto n. 2 del 5 marzo 2002"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1699 presentata dal Consigliere Angeleri.
Risponde l'Assessore Laratore.



LARATORE Giovanni, Assessore alle autonomie locali

Signor Presidente, in riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, si osserva quanto segue.
Occorre precisare, in via preliminare, che, a seguito della riforma costituzionale del Titolo V, è considerevolmente cambiato lo scenario dei rapporti tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali; si è andato sempre più delineando un sistema complesso di collettività territoriali autonome e costituzionalmente garantite.
Il legislatore, infatti, ha ampliato i poteri e le funzioni delle Regioni, riconoscendo, a livello costituzionale, una più ampia autonomia agli Enti locali (autonomia statutaria e regolamentare, più poteri affermazione del principio di pari dignità tra gli Enti territoriali che compongono lo Stato ed eliminazione dei controlli preventivi di legittimità) ed individuando nel Comune l'ente primario di riferimento delle maggiori funzioni amministrative.
In questa ottica, la permanenza e la reintroduzione di un sistema di controllo sull'operato dei Comuni si porrebbe in netto contrasto con le disposizioni del nuovo testo dell'articolo 114 della Costituzione che sancisce il principio di equiordinazione tra Regione e Comuni.
Inoltre, con l'abrogazione espressa del vecchio articolo 130 della Costituzione si è voluto, per così dire, armonizzare, nell'ambito statale e comunitario, un sistema di controllo successivo di carattere economico finanziario e di risultato tale da assicurare il rispetto dei parametri e degli obiettivi posti, nonché uno snellimento della azione amministrativa che ogni autonomia territoriale deve essere in grado di disciplinare in funzione della sua propria specificità.
Seguendo questa via, la Giunta regionale ha approvato, in data 5 agosto 2002, un nuovo disegno di legge che, in linea con le disposizioni del riformato testo costituzionale, sopprime il CORECO procedendo alla costituzione di una Commissione di consulenza a favore dei Comuni piemontesi di natura non vincolante.
La creazione di tale organismo collegiale, in un'ottica di supporto e non più di controllo, consente alla Regione di assicurare soprattutto agli Enti di minori dimensioni un servizio gratuito di consulenza finalizzato a fornire preventivi elementi di valutazione nella predisposizione di atti particolarmente importanti nell'ambito della loro attività amministrativa su questo argomento ci sono altre due proposte di legge in discussione nell'VIII Commissione, quindi, si sta ragionando delle proposte sia della Giunta e sia di origine e di iniziativa dei Consiglieri regionali.
Infine, la salvaguardia degli interessi delle minoranze e/o dei singoli amministratori è comunque fatta salva con l'espletamento dei normali mezzi di tutela giudiziaria o con il ricorso alla figura del Difensore civico comunale, ove costituito, ovvero regionale (legge regionale n. 50/81).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Assessore, la ringrazio per la risposta; ovviamente, comprendo che non poteva essere diversa da quella che mi ha fornito.
Avendo sottolineato un problema, ed essendocene molti all'interno dei nostri Comuni, volevo parallelamente sollecitare la discussione all'interno dell'VIII Commissione dei progetti di legge che sono stati presentati in materia. Purtroppo, oggi, in particolare nei piccoli Comuni, si verificano le cose più strane senza alcun controllo, quindi, c'è la necessità e l'urgenza di avere un punto di riferimento che prima era individuato in quella grande forma di garanzia che era il Comitato Regionale di Controllo che oggi non c'è più, secondo le disposizioni di legge nazionale.
Se posso utilizzare questa interrogazione, la vorrei utilizzare nel senso di sollecitare il Presidente dell'VIII Commissione, collega Manolino a inserire nell'o.d.g. questa discussione perché ritengo che molte controversie potrebbero in qualche modo essere chiuse anticipatamente con l'approvazione di un provvedimento regionale che vada in quella direzione.
Ringrazio l'Assessore Laratore per la risposta puntuale.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 1359 dei Consiglieri Moriconi e Papandrea inerente a "Dismissioni terreni soggetti al demanio militare presenti nel territorio della Riserva Naturale delle Baragge (BI)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1359, presentata dai Consiglieri Moriconi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e vigilanza parchi

In merito alle notizie riguardanti l'ipotesi di dismissione di terreni soggetti a Demanio Militare nella Riserva naturale Orientata delle Baragge è stata richiesta una specifica informativa al Comando RFC Interregionale Nord, Ufficio Affari Generali di Torino, che ha risposto, con nota n. 147/3 APS-3 del 18 marzo 2002, comunicando che non sono in atto procedure di dismissione di beni all'Agenzia del Demanio o in favore del Ministero della Difesa.
Sarebbe, per contro, all'esame dell'Autorità Militare la valutazione della eventuale dismissione del comprensorio di Roasio a favore del Ministero della Difesa da attuarsi con un DPCM ai sensi dell'articolo 3 comma 112, della legge 23 dicembre 1999, n. 662.
I beni oggetto di dismissione, ai sensi dell'articolo 44, comma 3 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 (sostituito con legge 23 dicembre 1999, n. 448, articolo 4, comma 11) sono soggetti a diritto di prelazione da parte dei Comuni, delle Province e della Regione, che è esercitato entro 45 giorni dalla notificazione.
Da parte dell'Autorità Militare, nell'ambito delle attività di ristrutturazione delle Forze Armate e nell'intento di razionalizzare le relative infrastrutture, è stato fatto nei mesi scorsi lo sgombero di materiali da alcuni edifici facenti parte del comprensorio di Roasio.
Questa Amministrazione ha provveduto a comunicare verbalmente nell'ambito della 62^ riunione del Comitato Misto Paritetico, previsto dalla legge 24 dicembre 1976, n. 898, svoltasi il 12 marzo 2002 l'attenzione della Regione Piemonte ad una eventuale dismissione di beni demaniali nell'ambito dei comprensori militari inseriti nella Riserva naturale Orientata delle Baragge.
E' stata inoltre predisposta una nota, indirizzata allo Stato Maggiore della Difesa Ufficio speciale per le dismissioni di Roma, mediante la quale è stata comunicata la necessità di assicurare una informativa tempestiva, a questa Amministrazione regionale, nel caso di eventuali progetti di dismissione al fine di valutare un intervento ai sensi della normativa vigente (legge n. 662/1998 e legge n. 448/1998.
Attualmente, su tali aree vigono le disposizioni della legge regionale istitutiva n. 3 del 14 gennaio 1992, che garantiscono la tutela e la conservazione dell'ambiente baraggivo e sottopongono gli interventi di modificazione dello stato dei luoghi a preventiva autorizzazione della Provincia territorialmente competente.
Il territorio della Baraggia è inoltre stato individuato e segnalato alla Unione Europea tra i Siti di Interesse Comunitaria (codice IT 1120004) per la costituzione della Rete Natura 2000 prevista dalla direttiva 92/43/CEE (HABITAT); in tali siti, gli interventi che possono avere incidenza significativa sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e comunque tutti quelli di cui agli allegati A e B della legge regionale n. 40/98, sono sottoposti a valutazione di incidenza secondo le disposizioni del D.P.G.R. 16 novembre 2001, n. 16/R.
Per adesso l'area è vincolata. La stiamo seguendo e abbiamo manifestato attenzione per un eventuale diritto di prelazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per una replica.



PAPANDREA Rocco

Ringrazio l'Assessore per la risposta, soprattutto perché dalle sue ultime considerazioni si evince un interesse dell'Amministrazione verso quest'area, descritta come area di grande interesse ed importanza.
Gradiremmo avere la risposta scritta.
Ci pare un buon segnale che terreni, dimessi dal Ministero della Difesa, vengano dati per uso diverso, civile, soprattutto in un momento in cui il Governo sempre avere deciso che tutto il territorio nazionale dovrà essere offerto per il passaggio di armi, neanche italiane.


Argomento: Zootecnia - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1636 del Consigliere Tomatis inerente a "Grave crisi in Piemonte del settore cunicolo - Provvedimenti"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1636, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

All'inizio del mese di luglio 2002 la Federazione Regionale Coldiretti e l'Associazione Produttori ASPROAVIC segnalavano che il settore cunicolo era interessato da una profonda crisi di mercato che perdurava ormai da molti mesi ed era principalmente dovuta a importazioni eccessive da paesi extracomunitari e ad una crisi strutturale dello stesso settore cunicolo.
L'Assessorato regionale dell'Agricoltura segnalava, il 9 luglio 2002, al Ministro Alemanno ed al coordinatore degli Assessori regionali in materia di agricoltura la grave situazione venutasi a creare, chiedendo adeguati controlli igienico sanitari sulle carni di coniglio importate, nonché una serie di misure urgenti quali: . stoccaggio delle carni e blocco delle importazioni . erogazione di un eventuale premio per i produttori che aderiscono ad un disciplinare di produzione . etichettatura delle carni cunicole per assicurare al consumatore l'origine, la provenienza e la rintracciabilità e consentire un salto di qualità e di immagine ad un settore che ha sempre manifestato una debolezza di identità nella parte commerciale . intervento promozionale in grado di raggiungere efficacemente il consumatore.
Una prima risposta da parte del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, comunicata per il tramite del Sottosegretario di Stato on.
Gianpaolo Dozzo, è stata quella di disporre che AGEA provveda ad attivare la procedura per l'ammasso pubblico delle carni di coniglio per ridurre le eccedenze (è un modo per abbassare il mercato). Unitamente è annunciato un progetto di circa 2 milioni di euro per il rafforzamento della filiera cunicola e la messa a punto di norme per l'etichettatura delle carni.
Il 23 luglio 2002 è stato convocato il Tavolo dell'intera filiera cunicola per una valutazione congiunta delle problematiche del settore durante l'incontro, dopo ampia illustrazione delle problematiche del settore, i produttori hanno annunciato la costituzione di un consorzio, in Provincia di Cuneo, che potrebbe costituire la base per una qualificazione delle carni di coniglio e per l'avvio di un'attività promozionale delle stesse. Tutti gli intervenuti hanno concordato che, per superare le attuali difficoltà, occorrono interventi strutturali per l'intera filiera. Questo tavolo di confronto verrà riunito ogni qualvolta la situazione contingente lo richiederà. Il prossimo appuntamento sarà in occasione dell'attuazione delle misure che il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali attuerà per attenuare gli effetti della pesante crisi strutturale.
L'Associazione Produttori con le Organizzazioni Professionali Agricole si sono impegnate a presentata un piano di valorizzazione delle razze cunicole locali, un progetto di etichettatura e tracciabilità della produzione piemontese ed un piano di interventi strutturali e di sviluppo per il comparto.
Il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali ha formalizzato la proposta per l'ammasso delle carni cunicole che, approvata in conferenza Stato-Regioni, è ora in attesa dell'approvazione da parte della C.E..
Questa risposta è del 19 dicembre e, per la verità, non so se in questi 60 giorni il decreto è stato ratificato a livello europeo. Mi riservo di comunicarlo nel corso della giornata.
In questo caso vi è stata una condizione speciale e, per certi versi, è stato il superamento della crisi della BSE. E' chiaro che durante la crisi della BSE vi era stato un boom della carne bianca e della carne coniglio una volta superata l'emergenza, forse si era spinta un po' la produzione in previsione di un mantenimento della situazione, di crisi e poi si sono aperti flussi dall'estero. Non è facile interrompere, anche perché gli importatori avranno predisposto dei contratti. C'è stato, quindi, questo surplus sul mercato e ritengo che il provvedimento di emergenza del ritiro delle eccedenze possa tamponare nell'immediato. È chiaro che la situazione va posta anche in questo settore, attivando i circuiti della promozione dell'etichettatura e della valorizzazione. Solo in quel modo si pu chiedere al consumatore piemontese, quello a cui fanno riferimento i nostri produttori, di pagare qualche cosa in più, sapendo di mangiare un animale che è stato allevato con determinate caratteristiche.
Credo che la strada da percorrere sia quella di superare l'emergenza la promozione, e la tracciabilità



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Tomatis.



TOMATIS Vincenzo

Ringrazio l'Assessore anche per tempistica con cui ha voluto dare la risposta.
Mi reputo soddisfatto della sua relazione e chiedo se si può avere una copia.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti - Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 1675 del Consigliere Moriconi inerente a "Applicazione del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1675, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Come è noto le disposizioni del decreto legislativo 11 maggio 1999 n.
152, recante nuove norme in materia di tutela delle acque, presentano da un lato elementi di continuità con la pregressa disciplina definita dall'abrogata legge 10 maggio 1976 n. 319 (la cosiddetta Leggi Merli) e dall'altro introducono una serie di innovazioni in materia di scarichi che richiedono ad una estesa fascia di cittadini, imprese e pubblici servizi nuovi adempimenti, sia amministrativi sia in taluni casi strutturali.
Nell'ambito delle iniziative volte a supportare le Amministrazioni competenti nell'applicazione della Circolare del Presidente della Giunta regionale 5 novembre 2001 n.10/AQA si è comunque chiarito come detta Circolare si riferisca esclusivamente alla regolarizzazione sotto il profilo formale/autorizzativo di quella particolare tipologia di scarichi di acque reflue domestiche esistenti al 13 giugno 1976 che, in ragione della previgente normativa, erano tenuti alla sola notifica della loro posizione all'Autorità competente.
Entro la data del 13 giugno 2002 con la Circolare di cui trattasi non è stato pertanto richiesto ai cittadini alcun adeguamento strutturale dei propri manufatti di trattamento e scarico. Questi ultimi sono stati infatti definiti ed imposti sin dagli anni '90 con l'emanazione della legge regionale 26 marzo 1990 n. 13, attuativa dell'articolo 14, comma 2 della l.
319/1976 e delle delibere del Comitato interministeriale per la tutela delle acque dall'inquinamento, del 4 febbraio 1977 e 30 dicembre 1980.
Come rilevato dall'interrogante, le norme tecniche di cui alle deliberazioni da ultimo citate sono fatte espressamente salve dagli articoli 27, comma 4 e 62 commi 7 e 8 del d.lgs. 15/1999. Per quanto concerne in particolare l'art. 27 comma 4 si osserva come tale disposizione, pur costituendo recepimento dell'articolo 3 della direttiva 91/271/CEE del 21 maggio 1991, rappresenti in realtà uno di quegli elementi di continuità tra la pregressa e la nuova normativa degli scarichi di cui si diceva innanzi, in quanto altro non fa che demandare alle Regioni la disciplina degli scarichi di acque reflue domestiche, provenienti da insediamenti, edifici o installazioni non recapitanti in reti fognarie così come a suo tempo disposto dall'art. 14 della legge n. 319/1976.
Rammentato che ai sensi dell'art. 8 della legge regionale n. 13/1990 tutti gli scarichi civili devono essere collegati alla pubblica rete fognaria se canalizzabili in meno di 100 metri dall'apposito punto di allacciamento, nei tempi e nei modi stabiliti dall'Autorità competente di controllo, sono conseguentemente riconducibili al concetto di "sistemi individuali o altri sistemi privati", identificati dalla Regione ai sensi del citato art. 27, comma 4 d.lgs. 152/1999, le varie tipologie di trattamento contemplate dall'art. 17 della legge regionale n. 13/1990 per gli insediamenti, installazioni o edifici isolati che scaricano acque reflue domestiche ed in particolare: i sistemi di trattamento che consentono agli scarichi in corpi idrici superficiali di rispettare i limiti di accettabilità di cui all'allegato 1 della stessa legge regionale se di volume inferiore a centocinquanta metri cubi al giorno, ovvero i limiti di accettabilità di cui alla tabella 2-IV dell'allegato 2 se di volume maggiore o uguale a centocinquanta metri cubi al giorno; i sistemi di trattamento realizzati secondo le prescrizioni previste dall'allegato n.
5 della delibera del Comitato dei Ministri del 34 febbraio 1977 per gli scarichi puntuali su suolo o nel sottosuolo degli insediamenti caratterizzati da uno scarico inferiore o uguale a venticinque metri cubi al giorno o aventi una consistenza inferiore a 50 vani o 5000 metri cubi o una capienza inferiore a 100 posti letto o addetti, o ancora in via eccezionale, di volume comunque inferiore a 150 metri cubi al giorno.
Per gli insediamenti oggetto della Circolare 10/AQA questi ultimi consistono in particolare: nell'accumulo e fermentazione (c.d. pozzi neri) con estrazione periodica del materiale, suo interramento o immissione in concimaia, od altro idoneo smaltimento, ove si tratti di abitazioni o locali in cui non vi sia distribuzione idrica interna, con dotazione in genere non superiore a 30-40 litri giornalieri pro capite; nella chiarificazione in vasca settica tradizionale o di tipo Imhoff, seguita da ossidazione per dispersione nel terreno mediante sub-irrigazione o per dispersione nel terreno mediante pozzi assorbenti o per percolazione nel terreno mediante sub-irrigazione con drenaggio, negli altri casi.
Sono altresì da ascriversi al concetto di "sistema pubblico",espressamente previsto, sempre dall'art. 27, comma 4 del d.lgs.
152/1999, anche i trattamenti presupposti dagli articoli 10 e 11 della più volte citata legge regionale 13 del 1990 per gli scarichi delle fognature di prima categoria, qualora, in ordine agli scarichi provenienti da insediamenti esclusivamente residenziali con meno di 50 abitanti equivalenti ed isolati rispetto alle rete fognaria comunale, si opti per una gestione in loco degli stessi affidata la pubblico servizio anziché ai privati, singoli o tra loro associati (si veda in proposito la nota prot.
n. 6307/24 del 10 luglio 2001 trasmessa alle Province piemontesi all'agenzia regionale per la protezione ambientale e alle autorità d'ambito costituite).
Come evincesi da quanto illustrato, la vigente disciplina regionale risulta articolata e quindi già rispondente ad un criterio di diversificazione circa la residenzialità, il numero di vani esistenti, la lontananza da paesi e reti fognarie. Ciò risulta particolarmente evidente ove si consideri altresì che, per effetto del richiamo all'allegato 5 della delibera del 4.2.1977, per gli insediamenti isolati risalenti a prima del 1976, particolarmente diffusi nelle zone montale, le autorità locali sono chiamate a valutare la conformità dei relativi scarichi in rapporto al contesto in cui insistono e alla loro concreta possibilità o meno di dotarsi di sistemi di trattamento più sofisticati dei pozzi neri o della vasca settica di tipo tradizionale.
Per la parte che qui interessa, tale allegato esordisce infatti affermando testualmente che "Le norme che seguono si applicano ai sistemi di smaltimento di nuova realizzazione; quelli esistenti dovranno adeguarsi ad esse, per quanto possibile, secondo le disposizioni che saranno impartite dalle autorità locali".
Per quanto concerne la rispondenza e applicazione da parte degli Enti locali interessati dalla Circolare del Presidente della Giunta regionale 5 novembre 2001, n. 10/AQA, può affermarsi che la stessa risulta ampia, come dimostrano, da un lato, le numerosissime telefonate per chiarimenti pervenute agli uffici regionali (circa una decina al giorno per tutto il periodo compreso tra il novembre 2001 e il giugno 2002) e, dall'altro l'incontro tenutosi al Centro Congressi Torino Incontra il 23 aprile 2002 cui hanno partecipato più di 300 tra tecnici ed amministratori comunali e nell'ambito del quale sono stati approfonditi i temi collegati ad una celere conclusione del processo autorizzativi in corso.
Dai suddetti contatti è emerso inoltre un diffuso ricorso a provvedimenti cumulativi di carattere provvisorio, anche se il fenomeno non risulta quantificabile in termini numerici, poiché non è prescritto che le Autorità competenti trasmettano alla Regione i provvedimenti autorizzativi rilasciati.
Il rilascio di autorizzazioni provvisorie, espressamente consentito dalla legge regionale, risulta peraltro finalizzato non solo a consentire adeguati tempi di valutazione delle singole realtà oggetto di verifica ovvero a prescrivere eventuali adeguamenti nei casi in cui ciò si rendesse assolutamente necessario, ma, in molti casi, anche ad approntare un'estensione della pubblica rete fognaria che eviti di lasciare a carico dei singoli cittadini l'onere di smaltimento dei reflui domestici: intervento che molti Comuni risultano aver preso in considerazione, anche richiedendo contributi finanziari all'Amministrazione regionale.
In merito si precisa inoltre che, ai sensi di legge, gli Enti locali competenti in materia risultano essere, in base alla tipologia di scarico le Province, ovvero i Comuni, e che, pertanto, al di là di un ruolo di coordinamento o di assistenza tecnica che talune di esse possono aver esercitato per effetto di accordi locali, non incombe alle Comunità montane alcun onere concernente l'applicazione della Circolare 10/AQA.
L'esperienza maturata in questa circostanza, nonché segnalazioni che da più parti sono pervenute in ordine ad altri adempimenti in scadenza al 13 giugno 2002 per effetto del d.lgs. 152/1999, hanno indotto l'Amministrazione regionale a richiedere con le note del 27 maggio e del 9 luglio 2002 l'intervento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, nonché dei Presidenti delle competenti Commissioni parlamentari, per una generalizzata proroga del suddetto termine, oggi prevista soltanto per gli scarichi industriali e delle reti fognarie non più ammessi sul suolo dalla legge n. 179/2002 (il cosiddetto Collegato in materia ambientale alla legge di bilancio per l'anno 2002).
Poiché si registrano ancora difficoltà ad addivenire ad un diffuso e compiuto adeguamento ai molteplici aspetti innovativi della legislazione nazionale, un'adeguata dilazione del termine di legge può consentire infatti alle Amministrazioni preposte di ulteriormente sensibilizzare i destinatari di una così importante normativa e con ciò perseguire in concreto e su vasta scala gli ambiziosi obiettivi che la stessa persegue.
Per quanto di sua competenza, ai sensi dell'art. 45, comma 3, del d.lgs 152/1999, la Giunta regionale ha comunque provveduto ad adottare il disegno di legge n. 442, con il quale si intendono riaprire i termini per la presentazione delle domande di autorizzazione per gli scarichi di acque reflue domestiche non recapitanti in reti fognarie appartenenti a tutte le casistiche di cui all'articolo 13 della legge regionale 13/1990 e, quindi esistenti, equiparati agli esistenti o nuovi.
L'attività di regolarizzazione delle posizioni non ancora conformi al regime autorizzativo consentirà infatti di: . evitare l'applicazione di un regime sanzionatorio particolarmente severo per situazioni a modesto impatto ambientale e non conformi alla legge sotto un profilo squisitamente formale . completare su vasta scala il censimento di tutte le realtà di scarico in atto nelle acque superficiali, sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, consentendo alle Amministrazioni preposte una maggiore conoscenza del loro territorio . realizzare conseguentemente una migliore gestione dello stesso attraverso la pianificazione dell'estensione delle infrastrutture pubbliche di fognatura e depurazione ovvero tramite la prescrizione, con il sistema dell'autorizzazione provvisoria prevista dall'articolo 15 della legge regionale n. 13/1990, degli adeguamenti dei sistemi di scarico che risultassero non ancora rispondenti agli standard di legge.
Noi siamo una Regione che indubbiamente ha una estesissima rete fognaria, anche se in qualche caso è da riqualificare e da adeguare dobbiamo sempre più, laddove è possibile, migliorare ed estendere le reti fognarie per aumentare la captazione e, laddove non è possibile, ricorrere a dei processi di decantazione e di depurazione biologici o comunque accettabili sotto il profilo della casa isolata.
Resta inteso che in tutto questo dobbiamo catturare l'attenzione e il consenso del cittadino, avviarlo sulla strada dell'adeguamento privilegiando la strada dell'ottomperanza alle disposizioni comunitarie nazionali e regionali, piuttosto che agire con sanzioni formali che non risolverebbero il problema ambientale che ci sta a cuore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Ringrazio l'Assessore per la risposta, credo che mi farà avere il testo scritto.
Nella risposta è presente la giustificazione dell'interrogazione, che segnalava un problema reale vissuto da molti Sindaci della nostra Regione infatti, l'Assessore più volte ha ricordato che l'Assessorato è stato interessato da numerose richieste di chiarimenti. Effettivamente, come è stato sottolineato, al di fuori di tutto l'elenco dovizioso di leggi e di atti legislativi, i Sindaci si sono trovati in una situazione nella quale dovevano decidere di emettere, oppure no, delle sanzioni, di fronte alla presenza molto estesa in Piemonte - come ricordato dall'Assessore - di abitazioni non collegabili direttamente alla rete fognaria a causa della loro ubicazione e conseguente dispersione sul territorio.
Il problema fondamentale era mettere a norma gli scarichi, in quanto il problema della gestione dei reflui, non dobbiamo dimenticarlo, è basilare per la qualità dell'ambiente, ma il problema davanti al quale si sono trovati i Sindaci concerneva la possibilità di emettere una sanzione oppure di attendere. C'è stato un momento di enorme perplessità e di enormi problemi; c'era un susseguirsi di voci secondo le quali sarebbe intervenuta una riapertura dei termini quando, di fatto, i Sindaci avrebbero già dovuto emettere la sanzione.
Credo che nel futuro si debbano evitare questi problemi proprio per dare maggiore sicurezza ai Sindaci e ai cittadini.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori con particolare riferimento sollecito risposta ad interrogazioni nn. 1930 e 2017


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere sull'ordine dei lavori.



MULIERE Rocco

Volevo chiedere se era possibile sollecitare la risposta dell'Assessore D'Ambrosio alle interrogazioni n. 1930 e 2017, che ho presentato tempo fa.



PRESIDENTE

Non sono in elenco.



MULIERE Rocco

Lo so che non sono in elenco.



PRESIDENTE

La Giunta sta già prendendo nota; pertanto, procederemo formalmente a produrre la richiesta per iscritto.
Invito il Presidente della Commissione Sanità, i componenti della IV Commissione e di Capigruppo, ovviamente, chi lo desidera, di recarsi in Sala Viglione per l'incontro con la delegazione.
Comunico che la seduta è riaggiornata alle ore 14.30.
La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 13.06)



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