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Dettaglio seduta n.300 del 05/02/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VIPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.16 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL VIPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 10.58)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Casoni, Cavallera, Ghigo Leo, Pedrale, Racchelli e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Variazioni di bilancio

c) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002


PRESIDENTE

La Giunta regionale in data 30 gennaio 2003 ha trasmesso, per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7, dell'art. 24 della legge regionale 7/2001 (Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte), n. 35 deliberazioni (allegato conservato agli atti).


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

c) Modifica assegnazione funzioni di componenti della Giunta regionale


PRESIDENTE

Con decreto n. 9 del 24 gennaio 2003, il Presidente della Giunta regionale Ghigo, riconduce alla competenza del Presidente le funzioni relative alla promozione della sicurezza.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

d) Assegnazione temporanea di funzione di Vicepresidente della Giunta all'Assessore Gilberto Pichetto Fratin


PRESIDENTE

Con decreto n. 12 del 5 febbraio 2003, il Presidente della Giunta regionale attribuisce temporaneamente le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale, nella mattinata del 5 febbraio 2003, all'Assessore Gilberto Pichetto Fratin.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 465 "Legge finanziaria per l'anno 2003"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 465 "Legge finanziaria per l'anno 2003", di cui al punto 2) all'o.d.g.
ART. 1 1.4) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu: All'art. 1, comma 2 dopo la parola "Per..." aggiungere le parole "...l'anno 2003...".
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Colleghi, riprendiamo la discussione sulla legge finanziaria da dove l'abbiamo interrotta nella giornata della scorsa settimana, precisamente dall'esame di una serie di emendamenti che sono stati presentati dall'opposizione. L'art. 1, come noto, è relativo all'addizionale IRPEF, che è già stata introdotta per l'anno in corso con legge del Consiglio regionale e che abbiamo discusso e approvato nello scorso mese di novembre. In quell'occasione è sorta la polemica sulla possibilità di introdurre l'imposta con delibera di Giunta o, in alternativa, con una legge regionale. La Giunta regionale scelse la seconda possibilità e per il 2003 questa imposta è stata già introdotta.
Nella legge finanziaria, all'art. 1, si prevede l'introduzione dell'imposta anche per il 2004 e il 2005, mentre l'emendamento a firma dei Consiglieri Papandrea e Contu vuole limitare o, meglio, confermare l'addizionale IRPEF solo ed esclusivamente per l'anno 2003, così come previsto dalla legge regionale che è stata approvata.
In alcune occasioni abbiamo detto, sia durante la discussone di carattere generale che successivamente sull'esame di altri emendamenti simili a quello proposto e che stiamo per votare, che vogliamo mantenere l'addizionale IRPEF anche per gli anni successivi. L'addizionale IRPEF è considerata una misura straordinaria per l'anno 2002, così come era stata approvata da una precedente legge regionale da questo Consiglio regionale nel dicembre 2002, non è più una manovra straordinaria necessaria per la copertura del disavanzo della sanità, ma com'è noto...
Presidente, ho qualche difficoltà, visto il brusìo! Capisco che gli interventi possano essere ripetitivi, ma d'altronde quando gli emendamenti stessi sono ripetitivi, non possono che essere ripetitivi anche gli interventi conseguenti.
Stavo dicendo che l'addizionale dell'IRPEF non sarà più, quindi, una misura straordinaria per la copertura del disavanzo della sanità, anche perché siamo certi, come lo stesso Assessore D'Ambrosio ha sostenuto, che il disavanzo della sanità - essendo il bilancio della sanità in sostanziale pareggio - sarà esclusivamente di circa 70 o 80 miliardi di vecchie lire.
La misura dell'IRPEF sarà legata, come abbiamo sentito negli interventi e nella relazione stessa dell'Assessore Pichetto, ad un Piano di investimenti, vista anche la necessità di reperire circa 100 miliardi annui di vecchie lire per la quota non coperta dallo Stato in materia di trasporti e viabilità. Infatti, nella delibera del Consiglio regionale approvata nel novembre del 2002 si rileva la necessità di circa 2.000 miliardi di vecchie lire a fronte di una copertura dello Stato di soli 1.000 miliardi.
Non solo, il Gruppo consiliare che presiedo, insieme ai Gruppi consiliari della Casa delle Libertà, ha proposto, in un emendamento ad un successivo articolo, che parte del gettito IRPEF, nella misura minima del 10%, sia destinata, nell'ambito degli interventi sociali e dell'assistenza all'aumento dei posti convenzionati per non autosufficienti ultra sessantacinquenni. Grosso modo, la parte di questo gettito del 10% sarà di circa 35 o 40 miliardi di vecchie lire annue. Riteniamo dunque, in considerazione di un parametro medio, che si potranno creare dai 1400 ai 1500 nuovi posti convenzionati.
Proprio per questo aspetto, nonché per l'obiettivo di carattere estremamente sociale e di grande attenzione in termini di servizi alla persona da parte dell'Amministrazione Regionale, crediamo che non si possa immaginare di revocare l'addizionale IRPEF per gli anni avvenire perché da un lato verrebbe meno la possibilità per la Regione Piemonte di far fronte alle rate dei mutui sostenute per gli investimenti che prima riferivo (e che ho riferito più puntualmente nella discussione di carattere generale in occasione della discussione di altri emendamenti), ma soprattutto difficilmente si potranno privare gli anziani piemontesi Assessori Pichetto, D'Ambrosio e Cotto - della possibilità di avere qualche centinaia - oltre mille, ricordo - di posti nelle RSA convenzionati per le fasce più deboli, cioè per quelle persone non autosufficienti e ultra sessantacinquenni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Cattaneo.
Vi sono altri interventi? Allora pongo in votazione l'emendamento.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1.4) Si constata la mancanza del numero legale. Pertanto, ai sensi dell'art. 52 comma 4 del Regolamento del Consiglio regionale, comunico che la votazione verrà ripetuta alle ore 11.35.
Prima di aggiornare i lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Volevo segnalare due anomalie, Presidente.
La prima è che ieri non è stato possibile procedere alle nomine dei Presidenti di Commissione, decisione per la quale si sono rinviati lavori alla prossima settimana, e che ha bloccato l'attività delle Commissioni del Consiglio regionale su iniziativa della maggioranza, che non ha raggiunto un accordo per quanto riguarda la nomina dei Presidenti delle Commissioni.
In secondo luogo, questa mattina, convocati per discutere il Bilancio e la legge Finanziaria, siamo costretti a rinviare la seduta di mezz'ora per mancanza del numero legale, determinata da alcune assenze nei settori della maggioranza.
Lo segnalo perché vorrei che rimanesse agli atti di questo Consiglio regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Ho chiesto la parola solo perché questo senso di responsabilità a cui ci invita il Consigliere Ronzani, vorrei che fosse esteso a tutto il Consiglio.
Se è così vero, come trapela sicuramente dalle parole del Consigliere Ronzani, che si vuole affrontare immediatamente il problema del Bilancio e gli emendamenti che sono stati presentati dalla minoranza, la minoranza è qui presente e aveva solo da schiacciare un pulsante e dichiarare la propria presenza. Vuol dire che probabilmente quanto detto dal Consigliere Ronzani non corrisponde esattamente a verità.



ANGELERI Antonello

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



ANGELERI Antonello

Venite in Aula! Venite in Aula!



PRESIDENTE

Colleghi, scusate, possiamo ripetere la votazione senza aprire un dibattito! Riaggiorno i lavori alle ore 11.35.



(La seduta, sospesa alle ore 11.05 riprende alle ore 11.36)



PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta con la ripetizione della votazione sull'emendamento 1.4), sul quale la Giunta aveva espresso il parere contrario.
Indìco nuovamente la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1.4) Il Consiglio non approva.
1.5) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea: All'art. 1, comma 2, dopo le parole: "...dello 0.9 per cento." aggiungere la frase: "A decorrere dal 1 gennaio 2004 la cifra di 10.329,14 sarà rivalutata annualmente in relazione al tasso d'inflazione reale rilevato dall'ISTAT".
Ha chiesto la parola l'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Accetterei quello successivo, cioè l'emendamento relativo al tasso di inflazione programmato. C'è comunque sempre la possibilità di andare a modificarli, sapendo con precisione qual è il tasso programmato. Questo per una questione di certezze di valori.



PRESIDENTE

Quindi, l'Assessore ha espresso il parere della Giunta.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Volevo interloquire con l'Assessore, ma soprattutto con l'Aula, perch la differenza non è una differenza di "lana caprina". Si sa benissimo che il tasso reale di inflazione non sempre corrisponde a quello programmato.
L'ISTAT annualmente rileva questo divario.
E' evidente che poi subentra la consapevolezza politica che, di fronte ad un dato sicuramente incontrovertibile, sia per quanto concerne l'incremento delle tasse sia per l'eventuale aumento dei benefici, non si può non prescindere - come avviene normalmente per gli assegni familiari ogni anno - dall'adeguamento dei parametri per poter usufruire di quel beneficio.
Quindi, prendiamo atto della disponibilità dell'Assessore. Ritiriamo questo emendamento, vista la disponibilità ad entrare nel merito con il tasso d'inflazione programmata.



PRESIDENTE

Questo emendamento è stato quindi ritirato dal proponente.
1.6) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu: All'art. 1, comma 2 dopo le parole: ".. dello 0,9 per cento." aggiungere la frase: "A decorrere dal 1 gennaio 2004 la cifra di 10.329,14 sarà rivalutata annualmente in relazione al tasso d'inflazione programmato".
Su questo emendamento l'Assessore Pichetto ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1.6).
Il Consiglio approva.
Non essendoci interventi, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1, come emendato.
Il Consiglio approva.
Sono stati presentati emendamenti aggiuntivi che si riferiscono all'art. 1 bis.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

C'è una questione procedurale, nel senso che tutti gli emendamenti che configurano una ricaduta immediata, rispetto all'esercizio 2003, al pluriennale e al documento contabile, sono stati formulati come emendamenti o subemendamenti all'art. 3 presentato dalla Giunta, che inserisce all'interno della legge finanziaria una serie di variazioni di bilancio con una serie di finalizzazioni.
E' possibile che io non abbia inteso a quale emendamento si riferisse il Consigliere Angeleri.
Ma se s'intende l'emendamento che destina il 10% dell'aumento dell'IRPEF, si tratta evidentemente di un emendamento che configura una variazione di bilancio. Quindi, deve essere inserito all'interno del complesso di emendamenti che, modificando norme della finanziaria configurano variazioni di bilancio.
E' chiaro che a quel punto va indicato, in entrata, il capitolo da cui si attinge - che evidentemente è un capitolo delle entrate fiscali - e in uscita il capitolo che viene aumentato di pari importo relativamente alla costruzione delle RSA e delle RAF.
Penso che l'Assessore Pichetto abbia capito il senso della mia osservazione, sulla quale penso concordi.
Non ha molto senso discutere gli emendamenti in ordine sparso altrimenti qualunque emendamento che configura variazione di bilancio diventa articolo 1 bis.



PRESIDENTE

Sospendo brevemente la seduta per fare il punto della situazione.



(La seduta sospesa alle ore 11.47 riprende alle ore 11.48)



PRESIDENTE

Dopo un breve lavoro di riordino, concordo con le osservazioni fatte dal Consigliere Palma.
Quindi, l'emendamento presentato dal Consigliere Angeleri potrebbe essere inserito come articolo 3 bis e andare con tutti gli altri emendamenti che sono classificati per aree.
Però bisognerebbe spostare, sempre sull'articolo 3 bis, due emendamenti presentati dal Gruppo DS, e precisamente l'emendamento rubricato al n. 110 che inserisce l'art. 7 bis - e che quindi diventa art. 3 bis - e l'emendamento rubricato al n. 111, che inserisce sempre un art. 7 bis.
Do lettura dell'emendamento.
1bis.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro, Ronzani Riggio, Muliere, Placido, Riba e Suino: "E' aggiunto l'art. 1 bis con il seguente testo: 1. A decorrere dal 01/01/2003 l'IRAP è soppressa per tutte le attività svolte nei territori montani classificati ad altra e media marginalità ai sensi delle normative regionali vigenti.
2. Dalla stessa data di cui al comma precedente l'IRAP è ridotta del 5% per i territori montani classificati a bassa marginalità 3. La riduzione di entrata conseguente alle disposizioni di cui ai precedenti commi 1 e 2 è compensata con aumenti derivati dall'addizionale IRPEF di cui all'art. 1".
La parola al Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Assessore Pichetto, tutti gli emendamenti presentati sono uguali alcuni addirittura più degli altri: questo è, per noi, più "uguale" degli altri.
In Consiglio regionale, una volta approvato le fasce di marginalità dei territori montani, abbiamo dovuto affrontare una serie di problemi Nell'occasione, dove forse lei era già Assessore, abbiamo discusso sull'utilità delle fasce di marginalità, affermando che si trattava di una classificazione necessaria, soprattutto per successivi atti di governo quando si fosse dovuto tenere presente la condizione reale di capacità contributiva dei diversi territori. Avevamo definito tre fasce di marginalità dei territori periferici: alta marginalità, media marginalità e fasce montane a bassa marginalità.
Riteniamo che l'IRAP, sulla base di quanto messo in atto da altre Regioni, debba essere ridotto. Non è opportuno assumere, come unico elemento, ciò che è stato applicato da altre Regioni, in quanto ogni situazione deve essere discussa in base alla realtà di riferimento: in questo caso il nostro territorio montano. Il territorio montano di riferimento esprime capacità contributive assolutamente differenziate, a parità di attività di lavoro e di reddito. Parlo di parità perché il reddito, in base alle condizioni di diverso impegno per far fronte a situazioni ed esigenze familiari in un territorio particolarmente disagiato, può essere di vario tipo: se c'è una famiglia che per mandare i figli a scuola deve affrontare una pendolarità di 50 chilometri, spenderà circa 2/300 mila lire al mese per ogni figlio.
A parità di reddito, quindi, le capacità contributive sono diverse.
Sull'aliquota IRPEF è già stato discusso, mentre con l' IRAP siamo nel cuore della situazione che riguarda la capacità contributiva dei settori delle aziende dislocate su diverse realtà geofisiche.
Riteniamo, quindi, che nelle fasce di media e alta marginalità debba essere applicata una riduzione dell'IRAP. Dal punto di vista procedurale si è constatato - naturalmente con l'aiuto delle strutture del settore finanziario - che mentre non è possibile aumentare le imposte, è possibile ridurle. Non avremmo potuto aumentare l'IRAP - e questo discorso lo abbiamo già fatto ad altro propositivo - ma siamo nella condizione di poterle ridurre.
L'emendamento precisa: "A decorrere dal 1 gennaio 2003 l'IRAP è soppressa per le attività svolte nei territori montani classificati alta e media marginalità, ai sensi della legge regionale di classificazione, e ridotta del 50% per i territori montani classificati a bassa marginalità".
Possiamo discutere, Assessore, se la misura possa essere oggetto di una valutazione, ma non possiamo mettere in discussone, o non recepire, un elemento che rappresenta una plateale condizione di diversità di condizioni di capacità contributive da parte delle aziende.
Questo tipo di diversificazione è già stata applicata lo scorso anno dalla Regione Lombardia, che ha un territorio marginale e territori montani molto meno "malmessi" dei territori piemontesi. Come risulta da statistiche dei redditi dei territori montani recentemente pubblicati dall'Istituto del Prof. Derita, relativamente alle varie regioni piemontesi, emerge che siamo la regione con il più alto tasso di "montaneità" e di criticità nei territori montani di tutto l'arco alpino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere.
Ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Dovremmo sottolineare con più forza quanto esplicitato dal Consigliere Riba, se vogliamo unire il nostro lavoro con la realtà del nostro territorio.
Gran parte del territorio regionale è costituito da territorio montano ed è proprio su questo punto che abbiamo fatto vari ragionamenti soprattutto ricollegandomi con quanto detto dal Presidente Ghigo nella sua relazione al DPEF: "Noi dobbiamo avere un'attenzione particolare al territorio e soprattutto cercare di mantenere la popolazione sul territorio, perché questa è condizione primaria per evitare che l'impoverimento del territorio, con l'assenza della popolazione, porti a problemi che abbiamo visto in questi anni". L'attenzione che dobbiamo avere, per evitare il dissesto del territorio, dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico, è di mantenere vive le nostre montagne, con la presenza della popolazione e di attività economiche. E' evidente che è una famiglia con problemi maggiori rispetto ad un'altra che vive in città o che comunque viene servita soprattutto dai servizi essenziali per la vita quotidiana.
A maggior ragione, bisogna cercare di incentivare il fatto che un'attività economica possa continuare a lavorare in un territorio marginale. Se questo può facilitare - e noi riteniamo di sì - si tratta di un provvedimento estremamente utile, che riduce la tassazione in modo che quelle attività economiche possano continuare a lavorare in quei territori classificati come marginali da provvedimenti adottati da questo Consiglio.
Ritengo che la Giunta debba porre attenzione nei confronti di questo emendamento; l'accoglimento dello stesso sarebbe un segnale importante che il Consiglio regionale può lanciare e trasmettere a quelle attività economiche che necessitano di una nostra attenzione. Ricordo che svolgono la loro attività in condizioni molto più difficili rispetto alle altre attività economiche che operano in territori diversi da quelli montani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tomatis.



TOMATIS Vincenzo

Grazie, Presidente. Dopo le precisazioni che i colleghi Riba e Muliere hanno evidenziato nei loro interventi, esprimo condivisione e soddisfazione nei confronti della proposta avanzata.
Effettivamente, chi vive in montagna conosce bene le difficoltà a cui vanno incontro le imprese insediate e insedianti.
I Comuni montani si trovano in forte difficoltà per quanto riguarda i finanziamenti, e le difficoltà sono maggiori quando le imprese, per motivi differenti, cercano di spostarsi sul fondovalle, per esigenze di mercato o di altre questioni.
Pertanto, il principio sul quale è basato questo emendamento, al di là dell'eventuale aliquota di riduzione, è condivisibile.
Credo che in questo senso la Giunta debba fare uno sforzo. I Comuni montani hanno molte difficoltà; i costi relativi alle attività che lavorano sui territori montani sono differenti rispetto ai costi sostenuti dalle attività che operano nei paesi di fondovalle, pertanto occorre un aiuto per mantenere una loro presenza sul territorio e per mantenere anche le risorse.
Occorre tenere conto che i Comuni montani, in questi ultimi anni, sono stati danneggiati pesantemente dall'alluvione, pertanto le imprese stanno risalendo la china con grande difficoltà.
Ritengo che la Giunta debba tenere in considerazione questa proposta di emendamento, che reputo, al di là di quelle che possono essere le aliquote una proposta interessante e positiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

I colleghi Riba e Muliere e, in ultimo, il collega Tomatis, hanno spiegato benissimo la ratio di questo emendamento. Abbiamo parlato, durante la discussione generale, della crisi riguardante l'economia della nostra regione.
E' evidente che la crisi (la vicenda FIAT, da questo punto di vista, è emblematica, ma lo stesso ragionamento possiamo farlo per le imprese localizzate in altre province) ha una serie di effetti negativi sulle imprese che lavorano nell'indotto.
Una parte di queste imprese - soprattutto quelle artigiane e le piccole imprese industriali - sono localizzate in una zona caratterizzata dalla presenza di molte valli, di molti Comuni montani.
Inoltre, una parte di queste ha subito danni per effetto delle calamità naturali che hanno riguardato una parte della nostra regione, ma che diversamente da ciò che era avvenuto con l'alluvione che riguardò la zona di Torino e dell'alessandrino, sono state escluse dal Governo e dalla Giunta regionale, ma soprattutto dal Governo.
Il Governo, cioè, ha deciso di indennizzare e di intervenire per ricostruire le opere pubbliche distrutte dall'alluvione, ma, diversamente dal passato, ha ritenuto di non indennizzare i privati né le imprese.
Pertanto, le imprese localizzate in quelle zone (per lo più montane) sono costrette a fare i conti con problemi consistenti. Alcune aziende hanno chiuso, o rischiano di chiudere; altre non sono più disposte a sopportare i costi aggiuntivi che derivano dal fatto di essere localizzate in quelle zone montane.
Per lo stesso motivo, quelle imprese scontano una serie di altri inconvenienti e diseconomie: i trasporti, la necessità di sopportare una serie di costi aggiuntivi, ecc.
L'economia regionale, ma soprattutto la politica regionale, ha viceversa, interesse affinché i Comuni montani vivano. Per vivere, devono realizzarsi alcune condizioni, ad esempio che la politica sociale si rivolga a quei territori, ma soprattutto che le imprese non abbandonino quelle realtà territoriali.
Esiste, allora, un problema riguardante la politica regionale. Qual è lo strumento che la Regione può utilizzare per evitare il declino e il decadimento di queste vallate? Con quali politiche interveniamo per fare in modo che le imprese non scelgano di spostarsi altrove? Non si può sostenere la montagna in campagna elettorale, ma dimenticarci della montagna quando discutiamo il bilancio e la legge finanziaria! Se la montagna è un valore (e noi pensiamo lo sia, anche dal punto di vista economico), in una regione caratterizzata dalla presenza di tanti territori montani e di tanti Comuni montani, dobbiamo trovare un rapporto di coerenza tra le affermazioni che facciamo ai convegni, dove si parla di montagna, e la decisione di destinare risorse, con la legge finanziaria, che incentivino le imprese a restare in valle.
Abbiamo a disposizione tanti strumenti; alcuni li potremmo esaminare nel prosieguo della discussione, ma certo è che la leva fiscale rappresenta uno di questi.
Alcune Regioni hanno deciso di non far pagare l'IRAP alle imprese di nuovo insediamento, a quelle imprese che decidono di avviare per la prima volta un'attività produttiva (è il caso della Regione Toscana, che ha assunto tale decisione perché le politiche verso l'impresa si fondano anche su incentivi come questo); altre Regioni, invece, hanno deciso di utilizzare la leva fiscale per fare in modo che le imprese esistenti rimangano dove sono e non siano costrette a chiudere o a trasferirsi in altre zone.
Questo è il punto ed è quanto chiediamo con il nostro emendamento pensiamo che questo sia un modo per fare quella politica della montagna di cui tutti noi parliamo.
So molto bene che l'emendamento, se approvato, non risolve i problemi che rimane il problema dei piccoli comuni, di come unifichiamo i piccoli comuni, o di come coordiniamo, consorziamo i piccoli comuni affinché, anche per questa via, nelle zone vallive, vengano veicolate, dirottate più risorse. Lo so bene.
So anche bene che le politiche sociali, di cui è responsabile l'Assessore Cotto, dovrebbero avere un occhio particolare rivolto alla montagna. E' nella montagna che sono per lo più concentrate le popolazioni anziane. In questo caso, l'altro aspetto dell'intervento che si rivolge alla montagna, può essere utilmente impiegato per far sì che, chi produce in quelle zone, abbia una qualche forma di incentivo, abbia una qualche forma di agevolazione. Ecco perché abbiamo presentato questo emendamento che fa il paio con la scelta che avete fatto con l'art.1 di applicare l'addizionale IRPEF "vita natural durante". Poiché sostenete che quella politica e quella decisione l'avete assunta per finanziare una politica di investimenti o per consentire il sistema produttivo di crescere e qualificarsi, bene, allora mettiamo nel conto che per una parte delle imprese localizzate nelle valli vi sarà una riduzione dell'IRAP che compensiamo con l'addizionale IRPEF, per fare in modo che le imprese possano stare in valle, riqualificarsi e rilanciarsi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin per il parere della Giunta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Ringrazio i Consiglieri per aver introdotto l'emendamento che recita "graduazione delle imposte sulle attività produttive nelle aree marginali".
Qui si pone un problema, ed un discorso che rivolgo anche alla maggioranza.
Uno spunto per una valutazione, che forse andrà fatta in modo più approfondito, e che va ad incidere sui metodi di intervento sulle aree, sui settori, sui luoghi e sui soggetti in difficoltà. Non vorrei scomodare le grandi teorie di politica economica, penso che non sia un mistero per nessuno in aula che, secondo il mio pensiero di politica economica, il miglior modo è quello di lasciare fare al privato con il minor intervento pubblico possibile.
La Regione Piemonte ha maturato un meccanismo di intervento che con le amministrazioni di destra, di sinistra o di centro ha segnato un percorso di valutazione più puntuale, di valutazione soggettiva, di valutazione di micro area per i propri interventi. Cosa vuol dire? Introito con i tributi e poi spendo sull'intervento di aiuto favorendo l'imprenditoria femminile, spendo su interventi di aiuto vincolando una quota delle entrate del metano per il fondo per la montagna. Devo trovare un equilibrio, ma è difficile coglierlo in questi termini, comunque, devo trovare il giusto equilibrio tra i fondi che vengono destinati alle varie misure di intervento dal fondo per la montagna, ai fondi stessi del DOCUP che prevedono una serie di interventi su aree definite marginali. Devo stare anche attento, a quel punto, ad individuare correttamente le aree con riferimento alla produzione, non solo alle fasce altimetriche o ad altri meccanismi di fascia. Altrimenti risulta che per il Sestriere avrei un trattamento di riguardo e per Mirafiori, dove c'é una crisi che si palpa con mano, no. In questo caso dovrei rovesciare il teorema per cui è di ordine settoriale per Mirafiori, geografico per il Sestriere (primo luogo di montagna che mi viene in mente).
Non dico che non si possa far uso della graduazione della leva fiscale per intervenire, favorire, o mantenere produzioni su determinate aree. Così come ho più difficoltà dire che operiamo solo per settori, perché pone alla politica la valutazione di quali sono i settori che vanno bene e quelli che vanno male: valutazione molto difficile, fatta a posteriori.
Automaticamente dobbiamo riflettere e valutare con la massima attenzione.
In questo momento, su questa struttura di bilancio, una valutazione di riduzione IRAP, senza conoscere la ricaduta, le conseguenze sul bilancio mi viene difficile. Vorrei fare una valutazione complessiva di tutti gli interventi sull'economia di questa Regione: quelli che riversiamo in uscita e quelli che non prendiamo in entrata, che non riscuotiamo come tributi facendo anche una valutazione di quale sia il meccanismo più corretto di intervento sulle aree. Delle due l'una o, se entrambe, con equilibrio altrimenti rischiamo di creare un qualcosa che potrebbe avere degli effetti non voluti ed esattamente contrari alla nostra proposta. Probabilmente il Gruppo DS manterrà il suo emendamento, tuttavia chiedo il ritiro dello stesso proprio perché il mio non è un no pregiudiziale, ma una questione che va valutata in un contesto molto più ampio.
Che effetto produce questo emendamento sul bilancio regionale? Il nostro gettito IRAP è di 2 miliardi e mezzo di euro, quindi non so quale sia l'effetto su un territorio, il Piemonte, i cui due terzi sono considerate aree marginali (le aree collinari, montane, ecc.).
Probabilmente, prima di fine Finanziaria. stenderemo la marginalità anche a Mirafiori e le Vallette. Valutiamo con attenzione, ma valutiamolo in rapporto ai flussi che, dall'altra parte, facciamo arrivare, altrimenti rischiamo di fare delle scelte che vanno in controtendenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

L'Assessore Pichetto, normalmente, accetta il merito delle questioni di ciò gliene diamo atto, tuttavia vorrei richiamarlo sul fatto che questo argomento, in questa replica, è stato liquidato in modo sommario, sia come problema che come argomenti. Come problema è indiscutibile che, al di là di qualsiasi forma di intervento, si tenga conto della capacità contributi e comunque, delle capacità economiche complessive che i diversi territori esprimono in maniera assolutamente differenziata. Questo è un principio Assessore, che vale sempre: non applicare, non tener conto di una situazione differenziata all'origine. Gli interventi che noi facciamo non sono generalizzati, sono puntuali o comunque sono per area, per settore sono a domanda. Il fatto di negare oggi che esiste una diversa capacità contributiva vuol dire che non si creano neanche le condizioni per far nascere la domanda. Se vogliamo discutere questa materia, risalendo alla cultura, a La Malfa, a Pieraccini, a tutti quelli che hanno lavorato su queste partite quando si trattava di discutere delle situazione di economia differenziata, possiamo farlo avendo degli elementi che non sono di natura ideologica: sono elementi di natura tecnica e programmatica.
Comprendo che, avendo il 52% del territorio montano, di cui il 30% ad alta marginalità, non siamo in grado di stabilire, sulla base di una valutazione fatta in piedi e di una discussione fatta in questo momento quali sarebbero le conseguenze.
Però, Assessore, le rivolgo un rimprovero: noi stiamo ponendo questa questione almeno da una legislatura e non è stato nemmeno fatto un conteggio. Peraltro, noi lo abbiamo fatto e potremmo trasmettervelo utilizzando i dati che il nostro Assessorato alla montagna conosce benissimo, dati forniti recentemente dal prof. De Rita con un lunghissimo studio largamente pubblicato sulla redditività dei territori marginali montani di tutta Italia. Quindi ci spiace rilevare un atteggiamento veramente sfuggente e responsabilmente inattivo nei confronti di questo problema.
Il fatto che poi noi o restituiamo o interveniamo, lei sa bene che è una politica di tipo diverso. Intanto ci sono intere aree marginali di montagna medio-alta che sono state escluse dalla possibilità d'intervento comunitario proprio perché si fanno delle politiche settoriali. Quando avete fatto fare dall'IRES quella rilevazione sulla base dei bacini economici o dei bacini del lavoro, non si è potuto tenere conto di situazioni oggettive.
Per questo ritorniamo a dire che, a monte, c'è un problema di capacità contributiva. Potremmo anche ipotizzare che tutto il settore dell'agricoltura deve pagare l'IRAP, perché poi gliela restituiamo. Ma la stessa vostra cultura ha escluso questo tipo di impostazione, perché quella capacità contributiva a monte non c'é. Il fatto che non ci sia, non solo non comporta, Assessore, che non ci siano le domande perché lei faccia l'intervento, ma non ci sono le possibilità di sopravvivenza delle aziende già esistenti.
Lei deve avere presente questo, altrimenti possiamo essere non d'accordo sulle conclusioni, ma non sulle valutazioni: dopo dieci anni di ragionamenti anche dignitosi in questo Consiglio regionale sulla montagna non ce lo possiamo permettere. Lei sa che la domanda è fatta da chi investe, e chi non riesce più a sopravvivere abbandona il territorio.
Il Consigliere Ronzani l'ha detto molto bene: la pianurizzazione si osserva perfino nelle floride vallate biellesi, che rappresentano ancora la situazione meno drammatica di tutta la Regione Piemonte. Immagini quelle dell'Ossola o quelle della montagna delle fasce interne delle Valli di Lanzo o delle montagne cuneesi.
Quindi, bisogna rimuovere gli ostacoli prima che si crei la condizione per intervenire: quella avviene dopo, quando c'è una fase di sviluppo che porta ad una domanda. Ma questa è un'altra partita.
Lo stesso discorso vale per gli artigiani delle zone marginali escluse e per tutta l'attività economica tradizionale, e comunque utilizzando sempre il principio secondo il quale se non si può intervenire, almeno non tassiamoli, perché non possono contribuire. Fa il paio con il discorso che avevamo fatto sull'eliminazione di altre tassazioni per i Comuni montani e su un atteggiamento oggettivo sia politico sia fiscale da tenere nei confronti di questi territori.
Per questi motivi la sua risposta, Assessore, è incongrua, perch utilizza degli argomenti che possono valere per valutare negativamente un emendamento, ma certamente non è l'approccio che si deve avere nei confronti delle opportunità, delle possibilità e delle posizioni contributive di questo territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Personalmente su questa questione non partecipo al voto, ma voglio ugualmente fare un ragionamento di merito. L'Assessore Pichetto ha detto una cosa legittima, ma grave, dal mio punto di vista. Lui sostiene che se dovessimo ispirarci alle politiche neoliberiste e se dovessimo affrontare i problemi della montagna con questa logica, noi in montagna non avremmo, non una fabbrica o un'azienda, ma neppure un esercizio commerciale. Siamo d'accordo su questo? Se valesse la sua logica potremmo chiudere metà Piemonte! Avremmo metà Piemonte che spopola e che va a vivere da un'altra parte.
Noi stiamo parlando di interventi che riguardano alcuni territori montani (quindi non tutti i territori montani), e presentando questo emendamento ci siamo preoccupati di discriminare altri territori montani.
Abbiamo individuato i territori montani destinatari di beneficio fiscale nell'ambito dei territori montani qualificati ad alta e media marginalità.
Quindi, questi e non altri, perché riteniamo che in questi territori valga la pena fare qualche politica pubblica in più, che abbiamo individuato - nella fattispecie discutendo dell'art. 1 bis della legge finanziaria - nell'agevolazione che si determinerebbe per effetto della riduzione dell'IRAP. Questo è il punto, non un altro, e ha ragione il collega Riba quando sostiene che questa questione è aperta dall'anno scorso.
Ricordo ancora le discussioni sollevate affinché la Giunta regionale si ponesse il problema degli strumenti, delle risorse e delle politiche con le quali intervenire in questa direzione.
E' vero che ci sono altre questioni, che l'Assessore Pichetto ha ricordato, ma le questioni che lei pone non c'impediscono di affrontare il problema anche da questo versante, e non sono tali da farci dire che poich abbiamo altri interventi in cantiere, questo problema può anche non essere affrontato. Io non penso che sia così.
Sarebbe un segnale positivo verso le attività industriali, artigianali e commerciali localizzate in queste valli, che hanno problemi, trattandosi di valli considerate ad alta e media marginalità. Sarebbe un segnale positivo se la politica regionale dicesse a queste imprese: "Vogliamo che restiate lì a fare economia, a produrre ricchezza, a creare economia di valle. Lo strumento che vi forniamo non è soltanto questo, ma è anche quello della leva fiscale". Io non penso che questo sia un discorso fuori dal mondo.
Certo, c'é un problema di quantificazione delle risorse, ma siccome il problema è sul tappeto da tempo, noi avremmo dovuto provvedere per tempo, e capire come e in che misura o applicarlo o riconsiderarlo.
Se l'Assessore Pichetto avesse detto: "Voglio affrontare la questione e propongo di ridurla al 25% o al 10%, anziché al 100%", avremmo discusso di una proposta; magari, l'avremmo anche considerata insoddisfacente, ma almeno avremmo ragionato su una proposta.
Prendo atto invece che, in questa occasione, la Giunta regionale tramite l'Assessore Pichetto, si limita a dirci che questa questione non può essere affrontata.
Per questo motivo ho deciso di non partecipare neppure alla votazione per sottolineare un atteggiamento ancora più critico di quello espresso dal collega Riba.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo per fare una dichiarazione di sostegno all'emendamento presentato dal Gruppo DS. Credo ci sia la necessità di un intervento strutturale nelle zone montane, ma non con le caratteristiche che ha avuto finora, cioè di individuare alcune aree a presunta vocazione turistica e investire su di esse. Questa politica tralascia gran parte delle aree montane che necessitano di interventi di sostegno. Per questo motivo votiamo contro.
Per quanto riguarda le dichiarazioni dell'Assessore Pichetto, devo dire che abbiamo un'applicazione delle politiche neoliberiste in montagna, basta guardare cosa fanno le Poste Italiane, le scuole, gli ospedali, cioè l'operato complessivo, per una serie di logiche economiche, causa l'abbandono della montagna, rendendo sempre più difficile la vita alle popolazioni di montagna e motivando lo spopolamento. In questo senso ritengo che un segnale di controtendenza sia utile e importante. Non capisco per quale motivo l'Assessore afferma di essere d'accordo, per poi, invita a ritirare il provvedimento. Se è vero che siamo d'accordo, al limite, si riformula il provvedimento. Credo che l'esame del bilancio rappresenti un momento utile per individuare alcuni percorsi.



PRESIDENTE

La Giunta esprime parere negativo su tale emendamento.
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1bis.1.
Il Consiglio non approva.
1bis.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro, Ronzani Riggio, Muliere, Placido, Riba e Suino: "È aggiunto l'art. 1bis così come segue: 1. I trasferimenti provenienti dallo stato di applicazione del decreto legislativo 112/97 vengono tutti trasferiti al sistema degli Enti Locali piemontesi. Il riparto viene effettuato con criteri individuati di concerto con la Conferenza delle Autonomie locali".
La parola al Consigliere Ronzani per l'illustrazione



RONZANI Wilmer

Questo emendamento è coerente con tutto ciò che ci hanno detto in questi mesi gli amministratori che abbiamo incontrato nel quadro della consultazione avviata dall'VIII Commissione, che aveva l'obiettivo di fare il punto delle deleghe amministrative trasferite con la Legge Bassanini e con la Legge n. 44 dalle Regioni agli Enti Locali.
Abbiamo effettuato una serie di audizioni e di visite in diverse province piemontesi, il dato che emerge - vorrei che a conforto di questa mia tesi intervenisse il Consigliere Manolino che ha partecipato a tutte le audizioni, non per sostenere l'emendamento ma per dire che sto raccontando fatti accaduti - è che con la Legge n. 44 del 2000, che è stata approvata in due trance, una prima parte nella precedente Legislatura e l'ultima parte in questa Legislatura, abbiamo trasferito poteri e competenze seppur in modo contraddittorio, perché sosteniamo che la Regione in quella Legge ha mantenuto un vizio di centralismo - senza trasferire agli Enti Locali, destinatari di queste competenze e di queste nuove responsabilità risorse adeguate. Dal momento che non si fanno le nozze con i fichi secchi gli amministratori hanno evidenziato il fatto che tutta le competenze delegate non potranno corrispondere ai bisogni dei cittadini, perché la competenza presuppone una capacità di intervento, una responsabilità e si può esercitare nella misura in cui vi sono le risorse con le quali garantire quel servizio e quell'intervento che prima viceversa garantiva la Regione.
Ricordo ai colleghi che abbiamo situazioni nelle quali la Regione ha trasferito alle Province i dirigenti di alcuni uffici, ma quei dirigenti una volta assunta la responsabilità in questa o in quella provincia, non hanno le risorse umane con le quali garantire il funzionamento di quell'ufficio, dal cui funzionamento dipende l'esercizio di quella competenza. È evidente che vi è un problema.
Consigliere Manolino, mi rivolgo a lei direttamente, perché testimone di quanto ci hanno detto le Province e i Comuni. Ovunque in Piemonte, i Presidenti delle Province di qualsiasi colore politico e i Sindaci dei maggiori Comuni di qualsiasi colore politico hanno lanciato un grido di allarme, cioè ci hanno detto - al momento mi rivolgo anche ai colleghi della Lega: "Accettiamo il federalismo amministrativo, però, se volete che venga esercitato e se volete che la Legge n. 44 non si traduca in un aumento dell'inefficienza del sistema istituzionale, perché se non si hanno le risorse per risolvere un problema non si affronta e non si risolve il problema, dovete darci i mezzi, ossia le risorse umane o finanziarie".
Mi rivolgo alla Lega, che è il partito più federalista presente in questo Consiglio regionale...



RONZANI Wilmer

BRIGANDI' Matteo (fuori microfono)



RONZANI Wilmer

un movimento, la Lega, non è un partito.



RONZANI Wilmer

Chiedo alla Lega un gesto di coerenza su questa questione e alla Giunta chiedo un atteggiamento responsabile, che tenga conto della domanda che c'è stata posta dalla gran parte degli amministratori durante le consultazioni che abbiamo svolto in Piemonte.
Con la Legge n. 44 abbiamo fatto una scelta coraggiosa, abbiamo deciso di delegare alcune funzioni al sistema delle autonomie del Piemonte. La coerenza vorrebbe che accompagnassimo a quella decisione un'altra decisione, quella di fare in modo che gli Enti Locali destinatari di queste competenze avessero i mezzi e le risorse per esercitare le competenze che abbiamo loro assegnato. Per questo motivo abbiamo presentato questo emendamento.
Durante la Conferenza Regioni-Autonomie Locali questa questione è emersa con grande forza. Nello scorso anno si era giunti a un primo compromesso, ad un accordo di massima - mi rivolgo all'Assessore Laratore che ha partecipato a quelle riunioni - e la Giunta si era impegnata a risolvere la questione con il bilancio di quest'anno. Prendo atto che quell'impegno assunto in sede di Conferenza Regioni-Autonomie, se non viene accolto questo emendamento, rimane come tanti altri impegni che si assume questa Giunta, lettera morta. Siamo di fronte all'ennesima conferma di quello che io chiamo la politica degli annunci, ossia del dire, ma del non fare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Vorrei aggiungere qualche considerazione a quelle già ottimamente espresse dal collega Ronzani, a supporto di questa nostra proposta.
Si tratta di una proposta metodologica, che trae spunto da un principio già ricordato dal Consigliere Ronzani, quello del grande disagio nel nostro sistema delle Autonomie Locali. Infatti, a fronte del Decreto Legislativo n.112 e del trasferimento a cascata di competenze, non sono state trasferite le risorse.
Il nostro sistema delle Autonomie Locali lamenta una situazione di non coerenza istituzionale giuridico-finanziaria tra il trasferimento di competenze e il relativo appoggio finanziario. Ma c'é di più. Per questo motivo ha fatto bene il collega Ronzani a richiamare, anche se inutilmente i colleghi della Lega Nord, per i quali, com'è noto, questi sono argomenti da comizio e non da comportamento istituzionale coerente. E dal momento che la questione ritorna sempre, un'altra volta non vi chiameremo neanche più in causa, così almeno, su questi argomenti, vi sentirete più liberi di disgiungere totalmente il vostro "grande dire" dal vostro "modesto fare" perché francamente è stata scippata una competenza che non sarebbe nostra ma di chi ritiene che il Federalismo abbia un senso.
Ne va del principio della sussidiarietà. Il fatto di determinare partendo dal basso... Assessore Brigandì, lei non è incluso, nel senso che Torino può avere uno Statuto leghista un po' diverso, ma il collega Dutto sa di cosa parliamo.



(Commenti fuori microfono dell'Assessore Brigandì)



RIBA Lido

Nel senso che questo genere di richiesta deriva dal principio di sussidiarietà.
Assessore, quest'idea del bilancio a strisce, che ha rappresentato la rovina del sistema istituzionale e della sua credibilità, era già così negli anni Ottanta. Il problema è che non si è assolutamente corretto perché corrisponde ad una determinata concezione del potere, che rimane in testa a chi eroga i soldi. E chi eroga continua a rimanere al Governo.
Qualche cosa spetta anche alla Regione, che può ancora fare i comunicati dicendo: "Abbiamo dato". Alla fine soltanto ai Comuni spetta dire: "Non abbiamo preso", e dunque la loro situazione si aggrava.
Ma c'è di più. Questo sistema delle Autonomie Locali, che è rappresentato dalla Conferenza delle Autonomie, non è più neanche in regola con la modifica del Titolo V. A tal proposito stiamo lavorando, o perlomeno il collega Galasso potrebbe testimoniare che ci stiamo provando.
Con il superamento della Conferenza delle Autonomie a favore di una concezione di "Consiglio delle Autonomie", si istituisce una seconda - sia pure più modesta - Camera regionale, in cui si decidono le sorti, le ripartizioni e le allocazioni che riguardano il sistema delle Autonomie nella filosofia della riforma del Titolo V e negli indirizzi di questo stesso Consiglio regionale. È un istituto da erigere addirittura a livello di "Camera di compartecipazione alle decisioni", come si fa, del resto ovunque esistano le Camere delle Regioni, che devono salvaguardare la rappresentanza dei territori rispetto a quella dei soggetti di ordine istituzionalmente superiore.
Tutte queste ragioni, ovvero la coerenza istituzionale, il principio di sussidiarietà e il principio dell'evoluzione della Conferenza delle Autonomie a livello di "Consiglio delle Autonomie" o "Camera regionale delle Autonomia", implicano che questa modestissima affermazione - quella di una ripartizione e di un coinvolgimento dell'istituzione dell'Autonomia sia pure nella condizione in cui essa sfortunatamente per lei e per noi si trova (cioè di un modesto organismo di consulenza, privo di grandi possibilità e di determinazione (le capacità le avrebbe, senza un Presidente, presieduta ancora dal Presidente della Giunta regionale) perlomeno sia messa nella condizione di essere esercitata come prerogativa del sistema delle Autonomie.
un emendamento che solleva una questione, ma naturalmente non si pone un problema di integrazione di risorse. Per cui si tratta di registrare, sotto questo profilo, un elemento di volontà politica che mi auguro sia positivo. Comunque, non ci sarebbe la giustificazione che non si può finanziariamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Vorrei integrare brevemente i concetti importanti che i colleghi Ronzani e Riba hanno espresso.
Noi abbiamo un proposto questo emendamento alla legge Finanziaria per una duplice ragione. In primo luogo perché inserire nella legge Finanziaria la prima legge Finanziaria consistentemente degna di questo nome che noi stiamo discutendo - un elemento di tale importanza, che dà concreta attuazione al Federalismo, ha un alto valore impegnativo nella scelta politica che la Regione intende operare.
In secondo luogo, noi daremmo, in questo modo, attuazione reale ad un Federalismo.
un elemento di grande importanza, perché passeremmo dalle proclamazioni federaliste alle attuazioni reali.
Devo dire che il precedente Governo nazionale - rispetto a questo, che fa programmi di devolution ma che realizza, invece, una sorta di neocentralismo nei confronti delle Regioni e degli Ente Locali (ne sia un esempio per tutti la vicenda della spesa sanitaria: abbiamo sentito dichiarare questo dai Presidenti di tutte le Regioni, nonché dal Presidente Ghigo in qualità di Presidente dei Presidenti) - aveva intrapreso una strada impegnativa in termini di decentramento amministrativo, anzi, qualcosa di più, perché le leggi Bassanini andavano oltre il decentramento amministrativo. Quindi, a Costituzione invariata prima si erano trasferite importanti competenze alle Regioni successivamente, attraverso la variazione della Costituzione, cioè del Titolo V, si è ridefinito l'intero sistema istituzionale che noi conosciamo, in cui, dallo Stato centrale, gli altri Enti Locali non sono emanazione subordinata. Il complesso dello Stato, infatti, è costituito dalle Regioni, dai Comuni e dalle Province, oltre che dalle sedi nazionali.
Quindi è un rovesciamento compiuto.
A quegli atti, a mio avviso significativi e coraggiosi, nonché alle leggi Bassanini, sono seguiti i trasferimenti. Difatti, quegli interventi ad esempio sulla rete viaria, che erroneamente i colleghi Gallarini e Cattaneo in una conferenza stampa attribuiscono all'addizionale IRPEF, sono invece frutto del trasferimento delle normative Bassanini. I trasferimenti vennero fatti sia sulla parte relativa alle vicende trasportistiche e viarie sia sulle parti relative al mercato del lavoro sia sulle parti relative all'agricoltura e alle foreste.
Debbo dire che la Regione, approvando tardivamente un suo provvedimento, non ha potuto far seguire a questo provvedimento i conseguenti finanziamenti e trasferimenti alle Province, come primo momento di coordinamento, e poi dalle Province ai Comuni come sede gestionale. Non solo non ha fatto seguire i conseguenti finanziamenti, ma nello stesso tempo ha mantenuto su di sé funzioni gestionali o di coordinamento, che invece andavano compiutamente trasferite nello svolgimento di un ampio ruolo di programmazione.
La Conferenza delle Autonomie è una sede importante, che fornisce un parere non vincolante, ma consultivo. Tuttavia, quando dalle Conferenze delle Autonomie provengono pareri significativi - tipo quello che il Piano sanitario regionale presentato è uno strumento inapplicabile - saranno pure pareri non vincolanti e solo consultivi, ma rappresentano comunque elementi di grande rilievo di cui dover tener conto. Al riguardo noi pensiamo che con lo Statuto regionale si debba andare oltre e dare a questa sede, senza prefigurare alcuna sorta di cameratismo, un elemento più forte e significativo, più pregnante e più pesante nei confronti della verifica e del confronto sulla legislazione regionale e sulle scelte che la Regione Piemonte sta compiendo.
Riterremmo l'accoglimento di questo emendamento un segno di discontinuità rispetto al centralismo del centrodestra manifestato fino a questo momento da parte del Governo nazionale e una riassunzione orgogliosa di un elemento federalista da parte del centrodestra invece in una sede regionale.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Noi riteniamo veramente fondamentale il fatto che sia inserito in legge e nella legge finanziaria questo punto. Non si tratta di un emendamento che comporta un aggravio di spesa, ma che comporta una scelta politica precisa coerente con quello che è stato dichiarato qui al momento dell'insediamento della seconda Giunta Ghigo.
Nel discorso programmatico, il Presidente della Giunta regionale asseriva di volere spingere fino in fondo i processi di trasferimento dei poteri dallo Stato alle Regioni e dalle Regioni agli Enti locali. Si tratta qui di dimostrare sul serio a quale federalismo si aderisce: se si aderisce a un federalismo che trasferisce semplicemente risorse, poteri e competenze dallo Stato alle Regioni o se si crede sul serio nel federalismo basato sul meccanismo della sussidiarietà.
Badate che la differenza fondamentale, perché se non si è in grado di puntare sul serio sulla sussidiarietà, si creerà un meccanismo di ritorno che farà in modo che la gente finisca per preferire di gran lunga, rispetto a un processo di regionalizzazione, un processo che lasci le competenze nelle mani dello Stato.
Non si tratta di riprodurre in vizi, i difetti, la burocrazia, le lungaggini dello Stato centrale, ma si tratta di costruire un potere diffuso, basato su un principio estremamente semplice: ogni servizio, ogni intervento che deve essere attuato sul territorio deve essere svolto dall'Ente più vicino al cittadino nella misura in cui questo Ente è nelle condizioni di poterlo fare. Per cui diventa inevitabile che, nel momento in cui vengono trasferite competenze agli Enti locali, vengano trasferite anche le risorse, e il riparto di queste risorse deve avvenire attraverso un meccanismo democratico.
Noi oggi abbiamo uno strumento, quantunque imperfetto, che è la Conferenza Regione-Autonomie locali; dico imperfetto perché coerenza vorrebbe che chi rivendica, a livello nazionale, la costituzione della Camera delle Regioni, alla stessa maniera, a livello regionale, dovrebbe prevedere la Camera delle Autonomie locali come seconda Camera regionale.
Comunque noi abbiamo questo organismo che, secondo la nostra opinione, è imperfetto, ma che dovrebbe essere utilizzato al massimo e ancora di più in questa circostanza e in questo anno particolare, perché questo è l'anno che vedrà un taglio dei trasferimenti dallo Stato ai Comuni di ben il 7%.
In una situazione in cui i costi sono continuamente cresciuti, si parla di una diminuzione dei trasferimenti del 7%, il che per molti Comuni mette a repentaglio non solo la possibilità di erogare nuovi servizi, ma anche la possibilità di mantenere gli attuali. Questo vale ancora di più in una Regione come la nostra che ha un grandissimo numero di piccoli Comuni che nonostante le sollecitazioni che si stanno finalmente attuando per la gestione associata di tutta una serie di servizi, vivono ancora una situazione di polverizzazione, di disgregazione che, di fatto, rende difficilissima o addirittura impossibile l'erogazione di servizi.
Quindi il mancato trasferimento delle risorse secondo logiche precise ed è fondamentale quindi che le risorse vengano concordate con la Conferenza Regione-Autonomie locali - creerebbe una situazione di diversità fra i cittadini del Piemonte, nel senso che il cittadino di un piccolo Comune che non sia organizzato e non sia attrezzato riceverebbe una quantità e una qualità di servizi diversa dal grande Comune. Sotto questo punto di vista, il concordare con la Conferenza Regione-Autonomie locali il Piano di riparto sarebbe anche un meccanismo di carattere equitativo carattere che credo debba essere sempre perseguito da parte dell'Ente Regione.
In sostanza, non si tratta di un emendamento qualunque: si tratta di un emendamento in cui la Regione deve dimostrare la nobiltà delle sue intenzioni rispetto federalismo, rispetto alla sussidiarietà. Non è un emendamento che costa nulla di particolare, è un qualcosa di imperfetto perché ancora non siamo in presenza della Camera delle Autonomie locali, ma rappresenta un primo passo, un passo decisivo - ripeto - in un anno particolare: l'anno in cui i Comuni, con il taglio del 7% e con il rischio di dover finanziare in gran parte i LEA, si trovano nelle condizioni di non poter adempiere fino in fondo ai loro compiti d'istituto.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

L'illustrazione di questo emendamento mi permette - mi rivolgo all'Assessore Pichetto - di fare chiarezza su un intervento che ho svolto a livello generale sul primo articolo della legge che stiamo discutendo, dove avevo definito il Presidente Ghigo "Re Giovanni" e l'Assessore Pichetto "Sceriffo di Nottingham", che non applicano le tasse, ma mettono le gabelle.
Nella figura dello sceriffo di Nottingham forse avrei visto meglio il suo predecessore, sia in termini fisici sia di capacità, ma così va il mondo.
Assessore Pichetto, il paragone si presta bene: la figura di Re Giovanni, soprannominato "senza terra" dopo che perse i feudi in Francia con il Re di Francia, con il Presidente Ghigo, e lo sceriffo di Nottingham suo gabelliere, che vessava i nobili e gli abitanti dell'Inghilterra, con lei, Assessore. Ma perché voglio stabilire, storicamente, come stanno le cose? Il Consigliere Riggio è intervenuto sulla Magna Carta Libertatum come inizio delle democrazie moderne, in realtà dei testi - che cito per non avere dubbi e problemi, testi che qualcuno voleva cancellare: "Villani Petraccone, Lo Scipione e Guarracino" - stabiliscono chiaramente la figura del Re Giovanni detto senza terra (per i motivi prima espressi) e il ruolo del suo gabelliere - Ministro delle tasse o Assessore che dir si voglia sceriffo di Nottingham, perché l'obiettivo era quello di far saltare le regole stabilite nella Carta nel 1100. Fu una lotta fra pari dove i baroni vollero che fossero ripristinate le libertà, intese come privilegi.
Perché si parla di un parallelo tra il Re Giovanni e il Presidente Ghigo? Perché il Re Giovanni, in un momento di grande debolezza, dovette restituire ai baroni (che potrebbero essere paragonati ai Capigruppo dei vari Partiti della maggioranza) le loro libertà, quindi i loro privilegi.
Questa è, storicamente, la verità, la lezione della storia. Al Re rimase il nome "senza terra", fratello di Re Riccardo cuor di leone, e alla storia passò non positivamente perché fu poi scalzato. È questo il motivo per il quale lavoriamo: non tanto per il Robin Hood, quanto per il nuovo "Re". Sono un convinto repubblicano e almeno su questo credo che potrei trovare, con l'Assessore, un punto di incontro.
La storia è questa, il Re Giovanni "senza terra" passò a Re debole che perse i possedimenti ed impose tasse e gabelle senza federalismo. Ecco perché in questo emendamento cerchiamo di trasferire, in senso reale, dal livello centrale alle autonomie locali.
E' un provvedimento che va al di là delle intenzioni di chi l'ha creato, quindi la Magna Carta Libertatum, nata per ristabilire i privilegi dei baroni, è stata poi interpretata come l'inizio del parlamentarismo moderno da un Re debole, sotto scacco dei baroni (dei Capigruppo dei Partiti della maggioranza) che alla storia è passato come un Re che non voleva decentrare, ma mantenere privilegi anche attraverso le gabelle, ai vari ordini che rappresentavano quello Stato.
Per questi motivi, votiamo a favore l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

La maggioranza, e il Gruppo che la presiede, voterà secondo il parere della Giunta, che mi sembra essere scontato e contrario all'emendamento proposto. Essendo, comunque, in dichiarazione di voto, vorrei esprimere considerazioni o, perlomeno, una precisazione, anche se non pertinente all'emendamento. Le considerazioni riguardano alcuni temi introdotti, quale il trasferimento dei fondi alle autonomie locali e alle amministrazioni da parte della Regione; l'eventuale coerenza, così come viene sostenuto, di trasformare il Senato della Repubblica, a livello nazionale, in Camera delle Regioni e il fatto che la Casa delle Libertà dovrebbe essere promotrice, o comunque dare il via, ad un'ipotesi (più ufficiosa che ufficiale) rappresentata in alcuni dibattiti in Commissione Statuto e in aula, di un'eventuale istituzione di una Seconda Camera Regionale, come è stata definita dal Consigliere Riggio.
Parto proprio da questa considerazione.
Riteniamo che l'istituzione di una Seconda Camera Regionale non sia oggi necessaria, visto il nuovo ruolo non solo delle Regioni, soprattutto per quanto ci compete, essendo noi amministratori e legislatori, quanto meno nel Consiglio del Piemonte.
Condividiamo anche noi che un coinvolgimento delle autonomie locali e delle amministrazioni su alcuni temi sia doveroso e significativamente importante, oltre che utile e produttivo. Su questo punto avremmo modo di confrontarci nelle sedi deputate, in primis nella Commissione Statuto. Non abbiamo mai nascosto il fatto di immaginare una rivalutazione della Consulta delle Autonomie locali, più volte paragonata, a livello comunale ad una Commissione Edilizia, ma riteniamo che tra l'attuale situazione e l'istituzione di una Seconda Camera si possa trovare un organismo che, di volta in volta, possa essere coinvolto su alcuni temi.
Questo è il nostro obiettivo.
Difficilmente, credo si possa arrivare all'istituzione di Seconda Camera, sulla quale abbiamo già palesato la nostra sostanziale contrarietà restando comunque liberi di cambiare idea.
Come tutti sappiamo, le riforme partono da decreti per divenire leggi così com'è stato per le "Bassanini". In ogni caso, al di là di valutazioni che non intendo riportare per non introdurre ulteriori elementi di polemica nei confronti del precedente Governo - peraltro, non riconfermato nel 2001, forse per le motivazioni di cui ho detto poc'anzi, ma questo è un mio sommesso ed umile parere - ritengo occorra partire da lontano per valutare in modo approfondito l'attuale situazione delle Amministrazioni locali.
Situazione non addebitabile ad una singola Istituzione, come la Regione, o ad una singola parte politica, come la Casa delle libertà che oggi governa Regione e Paese, avendo l'On. Berlusconi nel 2001 vinto le elezioni.
Riteniamo, infatti, che l'introduzione dei "decreti legislativi Bassanini" non portò ad una riforma organica, che prevedesse, con certezza, fondi adeguati per i trasferimenti alle Province, viste le nuove competenze introdotte. Ultima precisazione.
Errare humanum est, quindi, cara Consigliera Manica, la perdoniamo (penso anche di rappresentare la generosità e il parere del Consigliere Gallarini). Non abbiamo fatto alcuna Conferenza stampa, ma semplicemente tirati per la giacca da una serie di bugie e mistificazioni di un quadro reale, abbiamo ritenuto, io come Capogruppo e Gallarini come Presidente della Commissione Bilancio (ma anche come semplici Consiglieri regionali quindi come partecipanti al processo e al percorso per arrivare all'approvazione del bilancio) di fare alcune precisazioni.
Fra queste abbiamo citato l'esempio che i fondi dell'IRPEF saranno destinati anche alla copertura degli investimenti sulla rete stradale trasferita, di cui alla delibera del Consiglio regionale dello scorso novembre, che qui abbiamo votato. Per intenderci, è quel "deliberone" complessivo di 2000 miliardi.
Chi ha avuto l'umiltà di leggere attentamente i documenti a mano di tutti i 60 Consiglieri regionali e dell'Assessore esterno, Laratore, sa che lo Stato ci trasferisce, a fronte di 2000 miliardi di investimenti, solo il 50%, quindi poco più di 1000 miliardi di vecchie lire.
La restante quota, come l'Assessore Pichetto potrà confermare, è a totale carico della Regione.
Pertanto, quando la Regione supererà l'attuale situazione di sostanziale affidamento - l'ha spiegato molto bene l'Assessore Casoni in occasione del dibattito e della votazione di quella delibera - dovrà contrarre dei mutui. Riteniamo che quei 100 miliardi di vecchie lire, a fronte di un mutuo complessivo di 1000 miliardi, che dovrà essere sottoscritto dalla Regione Piemonte, potranno essere sostenuti anche dal gettito IRPEF.
Quando diciamo che il gettito IRPEF sostiene e sosterrà importanti investimenti della Regione, intendiamo anche questo, in materia di viabilità e trasporti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica, per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Intervengo io, per esentare l'Assessore a dover correggere il collega Cattaneo, perché sarebbe imbarazzante.
Non è con l'addizionale IRPEF, collega, con cui abbiamo fatto l'operazione sugli interventi viari e sul famoso "deliberone", perché una parte sono trasferimenti dello Stato e l'altra è una possibilità residua di capacità di contrarre mutui da parte della Regione, rimasta residua sulla base del fatto che abbiamo assunto precedentemente la famosa deliberazione sul mutuo che doveva coprire il buco della sanità, con la famosa operazione del 30-70% sulle ASL.
Da lì rimane la residua capacità di poter contrarre mutui per integrare il finanziamento dello Stato, non dall'IRPEF.
Pertanto, il collega Cattaneo, che quando qualcuno fa affermazioni sulle quali non è d'accordo dice: "sono bugie", invece di dire "sono in disaccordo" (ha questo singolare uso della lingua italiana), in verità questa volta una bugia l'ha detta lui, o meglio, si è sbagliato tecnicamente, concretamente, consistentemente sul bilancio che presenta la sua maggioranza.
Un'altra cosa, poi, che non proponiamo per la Regione, sono le due Camere e il bicameralismo; proponiamo un rafforzamento dei poteri e dei ruoli della Conferenza delle Autonomie.
Questo l'ho detto nel precedente intervento (ci sono le registrazioni).
Detto questo, ribadendo le ragioni precedenti, non solo affermiamo che voteremo a favore dell'emendamento in oggetto, ma chiediamo una valutazione attenta e una presa in considerazione da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliera Manica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo, per fatto personale.



CATTANEO Valerio

Per fatto personale, perché la Consigliera Manica ha detto che, quando sono in disaccordo con i pareri degli altri, non sostengo correttamente che vi è disaccordo o parere diverso, ma che il collega dice bugie...



MANICA Giuliana

L'hai detto prima che io dico bugie, l'hai affermato prima...



CATTANEO Valerio

Posso andare avanti? Anche il Consigliere Rossi mi dà ragione, collega Manica...



(Commenti fuori microfono della Consigliera Manica)



CATTANEO Valerio

Posso, Presidente?



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Cattaneo!



CATTANEO Valerio

Non potevo certamente dire che, su quel punto, la Consigliera Manica dicesse bugie, perché quel punto non è stato neanche toccato dalla Consigliera.
Ho semplicemente detto - ribadisco e confermo - di non avere tenuto una conferenza stampa con il collega Gallarini, ma di avere trasmesso - e lo può vedere dal mio intervento precedente - un comunicato stampa, tirato per la giacca semplicemente da una serie di bugie e mistificazioni del quadro reale, sostenuto dalla Consigliera Manica.
L'ho detto, lo confermo, lo ribadisco: questo è il mio parere.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Cattaneo.
La parola alla Consigliera Manica, per fatto personale.



MANICA Giuliana

Presidente, rispetto le decisioni della Presidenza, ma non capisco dove fosse il fatto personale del collega Cattaneo, quando l'unico fatto personale esistente in quest'aula, al massimo, riguarda me.
Se qualcuno ha affermato in quest'aula che io dico bugie, riportando poi fatti non veritieri e non corrispondenti alla sostanza del bilancio questo è il collega Cattaneo.
Il fatto che lui lo dica, lo ribadisca e lo ripeta, mi porta a richiedere all'Ufficio di Presidenza - manderò anche due righe - il ristabilimento delle cose ed un richiamo al collega Cattaneo riguardo al fatto che si insultano gli altri colleghi in aula, affermando cose non veritiere.
Chiedo ufficialmente che l'Ufficio di Presidenza si esprima, perché non solo si dicono, ma si ripetono cose di questo genere, vantandosene anche.
Questa è questione che vi rimando; i verbali li avete, mi sembrano inequivocabili, da questo punto di vista.
Le affermazioni che il collega Cattaneo ha fatto sono queste e sono affermazioni ribadite e ripetute, non solo offensive, ma anche non provate dentro un contesto di affermazioni scorrette, per quanto riguarda i meccanismi di bilancio.



PRESIDENTE

D'accordo. Credevo che un chiarimento fosse utile, ma, a quanto pare le cose sono maggiormente ingarbugliate.
Ha chiesto la parola l'Assessore Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Mettiamo fine a questo conflitto del Nord-Est, perché, essendo vicino al Ticino, non vorrei intervenissero forze straniere, in aiuto all'una o all'altra fazione! Ci sono tumulti in aula, vedo agitazioni in aula!



PRESIDENTE

Colleghi, vi invito a lasciar terminare l'Assessore Pichetto, al fine di poter votare l'emendamento.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

C'è anche il Presidente del Consiglio, che non ho capito se è lì in qualità di Presidenza o come uomo del Nord-Est! L'emendamento in questione è stato spunto per una serie di valutazioni svolte dai colleghi, riguardo al processo di riforma istituzionale costituzionale e di federalismo anche di ordine fiscale.
Non entrerò nel merito della parte più prettamente politico istituzionale, quindi mi asterrò dalle considerazioni in merito ai difetti e ai vizi citati dal collega Riggio (potrebbero anche essere virtù, perch bisogna valutare quali sono).
Il decreto legislativo 112 prevedeva due percorsi di trasferimento, da concludersi con il 2003. Un primo percorso diretto verso gli Enti locali un secondo verso le Regioni. Il percorso verso gli Enti locali prevedeva finanziamenti diretti dal Governo centrale agli Enti locali. Faccio esempi di mia conoscenza. I servizi per l'impiego hanno direttamente un percorso dal livello nazionale agli Enti locali, ma anche altri meccanismi, quali i patti territoriali, hanno avuto un percorso diretto senza "transitare" dalle Regioni. Altri fondi, invece, prevedevano un filtro regionale che, a sua volta, doveva regolamentare e ridefinire i meccanismi federali in prospettiva del 2004. Ad oggi, noi trasferiamo agli Enti locali una somma superiore a quello che è il trasferimento ordinario previsto nel decreto legislativo n.112 (possiamo fare di nuovo il calcolo dei dati); possiamo discutere sulle modalità, cioè su quello che va nel fondo indistinto di applicazione al decreto n. 112. Infatti, l'emendamento di Giunta presentato stacca dal fondo di riserva l'importo concordato con la Conferenza delle Autonomie locali, che è circa cento milioni di euro proprio per trasferire direttamente: questa è la parte indistinta. Poi ci sono tutta una serie di azioni che transitano dalla Regione a seguito di leggi specifiche. Questa è una valutazione che dobbiamo inserire nella fase di riordino del nostro sistema di fiscalità e finanza.
Vorrei ricordare che il decreto legislativo n. 112 prevedeva di chiudere la fase nel 2003 e dal 2004 arrivare al nuovo meccanismo di avvio del federalismo fiscale, con i finanziamenti dati da compartecipazioni. E' stato istituito un tavolo nazionale per fare questo tipo di valutazione (è stato istituito il tavolo, ma non ci sono ancora i commensali, c'é ancora qualche difficoltà nell'individuarli) ma "viaggia" informalmente. E' aperta una trattativa sulle compartecipazioni relative alle aliquote IVA, è aperta una stessa trattativa per definire i meccanismi di riparto IRAP perché non sempre individuabile Regione per Regione, non sempre con il trasferimento diretto Regione per Regione. E' una valutazione che va portata a regime del sistema, ma non in questa fase. In questa fase, se applicassimo l'emendamento a regola, verrebbero a ridursi tutta una serie di trasferimenti nei confronti degli Enti locali. Se è spunto per un metodo allora il metodo lo dobbiamo confrontare con riferimento al tavolo nazionale di riparto sulle fiscalità, nel momento in cui affrontiamo, come organizzazione istituzionale, i meccanismi di finanziamento con il federalismo fiscale ai livelli inferiori - Province, Comuni Comunità montane - addirittura anche con il sistema camerale perché assimilato ai soggetti pubblici.
E' questo il percorso, non quello di un automatismo immediato che, al momento, danneggerebbe il sistema che sta al di sotto dell'Ente Regione senza alcuna volontà di sostituire un centralismo regionale al centralismo statale.
Questo il motivo per cui la Giunta esprime parere negativo sull'emendamento in questione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Riggio; ne ha facoltà



RIGGIO Angelino

Mi sembra che ci sia un malinteso. Non si tratta di discutere l'entità delle risorse, ma di definire un metodo ...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Raggio, il Vicepresidente Toselli mi comunica che è già stata fatta la dichiarazione di voto.



RIGGIO Angelino

Ma io mi differenzio.
L'emendamento recita semplicemente: "Il riparto viene effettuato con criteri individuati di concerto con la Conferenza delle Autonomie Locali".
Si tratta di verificare se si aderisce a questo metodo, oppure no.
Non si parla di risorse.
Mi stupisce che l'Assessore Pichetto, sempre abbastanza attento, non abbia dato una risposta. Alla fine, sembra che ci sia un rifiuto preconcetto degli emendamenti che vengono presentati dall'opposizione. Un atteggiamento che non facilita il dialogo.
L'ho già detto e lo ripeto: abbiamo fatto uno sforzo per non presentare emendamenti di tipo ostruzionistico, ma di merito. Questo emendamento non comporta un incremento di spesa, ma un cambiamento di comportamento da parte della Regione nei rapporti con le Autonomie Locali.
Ciò detto, per differenziarmi dal voto plurimo espresso dalla Consigliere Manica, dichiaro la mia non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1bis.2).
Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta



(La seduta chiude alle ore 13.25)



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