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Dettaglio seduta n.295 del 28/01/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


BOTTA MARCO



(Alle ore 15.08 il Consigliere Segretario Marco Botta comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.42)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Bussola, Caramella Casoni e Dutto.


Argomento: Piani pluriennali

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 350: "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale DPEFR 2203-2005 - legge regionale 11 aprile 2001, n. 7, art. 5"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 350, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
Ritengo che gli interventi del Presidente Ghigo e dell'Assessore Pichetto Fratin abbiano tracciato, sia pure con poche e sintetiche pennellate, un quadro programmatico di profilo altamente decoroso.Devo altresì aggiungere che accogliamo con soddisfazione il clima sereno, nella consapevolezza che comunque si discute e si confrontano due filosofie diverse. È chiaro che in questo clima non si può auspicare, da parte di alcuno, lo snaturamento o il depauperamento di questi fondamentali documenti. Ma da un confronto serrato, quale quello che finora è emerso prima in Commissione e quindi in Aula, sulle linee generali è emerso un rafforzamento di posizioni che devono essere chiare e che devono trovare realizzazione, e nessuno può immaginare che sbiadimento e snaturamento possano contribuire ad eliminare ragioni di confusione. Da posizioni chiare, infatti, sia pure contrapposte, possono trarsi giovamenti sotto il profilo gestionale.
pur vero che arriviamo a questo appuntamento in ritardo. Tuttavia questa volta il ritardo è stato comunque alleato e ha contribuito a trovare delle soluzioni adeguate in un momento di turbamento sotto il profilo costituzionale, economico e imprenditoriale. Il documento che per ora affrontiamo, anche se sappiamo cogliere già il respiro di altri, mostra la capacità di inserirsi e di insinuarsi nel processo di completamento costituzionale e nel processo attuativo del Titolo V. Ma ha saputo altresì, in un momento che giustamente è stato definito non pessimistico ma certamente con ragione di preoccupazione, collocarsi con un'incidenza propulsiva e lievitante.
Il documento mostra comunque la idoneità di una politica che riesce prontamente ad adeguarsi ai turbamenti di natura internazionale, nazionale regionale e territoriale. Si è saputo cogliere la centralità della persona e dei bisogni, ma, pur con questa preoccupazione fondamentale sotto il profilo sociale, si è saputo cogliere anche la vocazione a disegnare una nuova strategia con la progettazione e con l'incoraggiamento per la costruzione della Cittadella Sanitaria. Questo è un momento significativo di grande sviluppo, perché si è saputo coinvolgere, o, meglio, i privati hanno saputo coinvolgere le istituzioni, le quali avevano sì intuito il problema, ma i privati hanno saputo progettare in quel rapporto virtuoso che comunque ci dev'essere tra grandi risorse e grandi istituzioni.
Analizzando i paragrafi delle politiche attive territoriali ed ambientali per uno sviluppo di qualità è possibile cogliere la misura dell'analisi ma anche lo slancio progettuale. I documenti sono costruiti con ragionevole concretezza, ma anche con capacità di impulsi di sviluppo di qualità. Noi dobbiamo saper cogliere la filosofia che muove dall'esigenza e dall'intuizione di accrescere il PIL per abitante, come già è stato definito dall'Assessore e colto anche dall'intervento del collega Gallarini. Questo è un momento significativo che sa coniugare, però, anche la ricerca per una eccellenza tecnologica quale sintomo di capacità di reazione che resta anche un dato politico significativo.
un momento di richiamo alle responsabilità di tutta la comunità piemontese, che sa rispondere all'incalzare delle urgenze e degli accidenti.
Come giustamente è stato evidenziato, dobbiamo insistere ancora su cultura istruzione, formazione. Dobbiamo insistere sulla cultura perché è il lievito primo per poter affrontare il futuro, senza depauperare le iniziative di supporto. Gioverà, quindi, dare un contributo con un respiro alto però sul piano culturale.
In questa logica e in questa filosofia devono essere sapientemente collegati anche i moderni strumenti finanziari, visti però non come taumaturgica risoluzione, ma come strumenti accorti di corredo in un quadro che mai perda di vista i problemi della gente. Vorrei ritornare al problema sanità, senza indugiare sugli aspetti già positivamente evidenziati per quanto riguarda la Cittadella Sanitaria. È opportuno ribadire che i risultati positivi del "pianeta sanità" segnano la capacità di prudente e valida gestione, già colta e sottolineata anche dalla Corte dei Conti. La Cittadella sanitaria si pone sul presupposto di sana gestione come momento di grande rilancio, ma anche come motivo di orgoglio che sempre deve accompagnare l'azione di chi ha cuore il destino della comunità piemontese.
Concludo riprendendo quanto ha evidenziato l'Assessore Pichetto Fratin e sottolineo la concordia istituzionale che si è concretata nei seri contributi dell'opposizione e nel recepimento di quei contributi evidentemente ritenuti compatibili da parte della Giunta.
Questo clima e questo costume non possono che giovare alle istituzioni e al Piemonte, quindi, conviene alimentarlo e continuare su questa strada.In questo contesto dobbiamo saper cogliere anche l'osservazione, che ha il respiro di un monito, del Presidente Ghigo, cioè, dobbiamo saper compensare la perdita di riferimento di chi, al di là delle posizioni e delle valutazioni che ognuno può fare, ha costituito un momento per porsi come messaggero dell'Italia e del Piemonte nel mondo. Quindi, si tratta di uno stimolo nel senso di rafforzare il senso istituzionale e la vocazione a seguire alacremente il destino della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Signor Presidente e colleghi, confesso che intervengo in questo dibattito soltanto per annunciare i limiti di questa discussione, perch in fondo, questo dibattito mi sembra una liturgia strana, ho già diverse volte parlato di qualcosa di simile. Questo ragionamento lo faccio anche a voce alta: se oggi non ci fosse in discussione la vicenda, abbastanza recente, delle Molinette (o Cittadella della salute, o Parco della salute) tra l'altro, non contenuta nel documento finanziario, questo Piano apparirebbe molto grigio e insignificante.
Ora, il Presidente Ghigo con le sue capacità di comunicazione ha immediatamente capito che bisognava dare un po' di colore a questo Piano e ha sbattuto in prima pagina il titolo "Le Molinette", ed è questo un elemento che caratterizza, secondo lui, questo Piano. Per carità, anche noi siamo d'accordo sulle Molinette, ma tale Piano, che non contiene nulla dal punto di vista dei costi e della programmazione sanitaria, senza le Molinette si commenta da solo, nel senso che non è stato neppure commentato, in sostanza. Tutti gli interventi della maggioranza hanno puntato sull'aspetto che è recente, che si deve costruire e che contraddice la filosofia del Documento della Programmazione Finanziaria, ma un intervento così importante come le Molinette - l'Assessore alla sanità è assente - non può essere realizzato e neppure immaginato o progettato in assenza di un serio documento di programmazione sanitaria. Questo è il tema.
Qual è il problema che si deve risolvere con le Molinette, poi ne discuteremo in altri momenti? C'è il problema di una sede nuova? Bene, su questo siamo tutti d'accordo, le Molinette sono vecchie, ma non si tratta soltanto di questo. La questione, in sostanza, è stata trascurata. Quando si dice che bisogna fare una cosa nuova, se noi trasferiamo la cosa vecchia nella cosa nuova, spostiamo i problemi nuovi in una struttura vecchia.
Il problema è di organizzazione sanitaria, di rapporto tra gli ospedali, di gerarchia, si deve capire il rapporto che intercorre tra le eccellenze e i ricoveri ordinari, e come questi problemi in qualche maniera si intersecano tra di loro.
Questo è il tema che deve essere affrontato e in questa sede non sono stati esplicitati, né da parte del Presidente Ghigo, né da parte dell'Assessore Pichetto Fratin e neppure da parte degli altri colleghi, i problemi che si vogliono risolvere con la nuova Cittadella.
Questo per quanto riguarda il trasferimento delle Molinette. Poi, c'è il problema dell'innovazione, sul quale possiamo essere d'accordo, anzi siamo d'accordo, ma il problema delle Molinette viene oggi annunciato senza specificare i problemi che si vogliono risolvere. Questo lo dico perch togliendo le Molinette, il documento, alla fine, è niente, perché nessuno oggi avrebbe potuto commentare questo documento se non ci fosse stata la nuova vicenda delle Molinette.
Per quanto riguarda un'altra osservazione, chiamo in causa il Presidente del Consiglio, che sicuramente avrà letto questo documento.
Avrei immaginato, come credo anche gli altri colleghi, che il Presidente del Consiglio avrebbe avuto un sobbalzo di indignazione nei confronti della Giunta, perché, probabilmente, il Presidente non si è reso conto che c'è un giudizio sul Consiglio che è finalizzato a limitarne il ruolo. C'è un aspetto istituzionale, richiamato a pagina 47, secondo me trascurato, che leggo perché lo ritengo importante: "Il quadro di riferimento del DPEF è pertanto costituito dal Piano Regionale di Sviluppo che, anche in virtù nel nuovo sistema di elezione diretta del Presidente della Giunta regionale viene ad assumere una funzione paragonabile a quella del Piano Strategico di mandato previsto dagli Enti locali". Ma dov'è scritto questo? Dov'è scritto che il Piano Regionale di Sviluppo perde significato e valore legislativo? La Giunta con questa deliberazione ha declassato un ruolo legislativo ad un documento del Presidente, ma, questo non esiste! Credo che il Presidente in qualche maniera chiederà alla Giunta una modifica, lo possiamo correggere qui. Il PRS è un documento previsto dalla nostra legislazione, non è il documento del Presidente. Il documento del Presidente è un'altra cosa, è costituito da quelle 10 - 15 cartelle che ha presentato, ma non il Piano Regionale di Sviluppo, è soltanto ancora una proposta approvata dalla Giunta.
Non sono assolutamente d'accordo e spero che il Presidente intervenga.
Non so se il Presidente mi ha seguito, in sostanza, ma questo mi sembra importante. Se il Consiglio lascia passare queste valutazioni da parte della Giunta, vuol dire che il Consiglio rinuncia al ruolo di programmazione previsto dalla legislazione, ha rinunciato, quindi, si provveda ad una correzione.
Questo documento, che contiene delle parti sicuramente importanti in termini di analisi dell'evoluzione socio-economica, in qualche maniera viene considerato dalla Giunta un documento che occorre in qualche maniera fare, mettendo insieme qualche contributo, magari importante, dell'IRES o di qualche altro istituto di ricerca. In ogni caso è un documento che trova scarsa considerazione nei documenti successivi, sia nella legge finanziaria e sia nel bilancio. C'è una grande analisi che poi non ha ricadute sulle scelte di governo. Dovete spiegarmi, visto che questi documenti è da un po' di tempo che vengono redatti, quali effetti ha avuto un documento di programmazione finanziaria sulle scelte di Governo che sono state fatte finora.
Mi pare che il comportamento della Giunta sia finalizzato a cogliere di fiore in fiore, qualche elemento importante: assumerlo, impossessarsene gestirlo dimenticando la programmazione.
E' questo il comportamento della Giunta. Cosa c'è di nuovo che lasci immaginare un cambiamento nel comportamento della Giunta? Ritengo assolutamente nulla, perché il contenuto di questo documento, che è stato aggiornato, non è molto dissimile dal documento dell'anno passato.
Pertanto, la programmazione non fa parte della cultura politica di questa maggioranza.
Questo è il problema serio.
C'è, poi, un'altra questione, e sicuramente i colleghi che si occupano di sanità ne avranno parlato: Presidente, decidiamo la programmazione sanitaria attraverso una delibera di Giunta? Qui ci sono dei contenuti nuovi! Il documento dice che queste sono le indicazioni che la Giunta seguirà per la sua politica sanitaria. Ma dove? Non dobbiamo ancora indicarle nel Piano sanitario, ma le anticipiamo qui tra l'altro, sono diverse rispetto al Piano sanitario che è stato depositato e rispetto a quello che è stato enunciato in termini di maxi emendamento.
Allora, qui dobbiamo scrivere tutto? E' una somma dei desideri dei singoli Assessori? E i programmi, i piani? Che senso ha fare il Piano sanitario? Una volta approvata questa delibera, probabilmente non avrebbe più senso.
A parte che viene fatta un'analisi severissima che se l'Assessore D'Ambrosio avesse letto, si sarebbe dovuto dimettere, perché dice che sono proliferati nuovi servizi, nuove attività, che è aumentata la spesa.
Vengono fatte tutte le considerazioni che sono state fatte in Commissione.
Se l'Assessore avesse letto la delibera - ripeto - avrebbe dovuto dimettersi. Ma il problema riguarda la parte successiva, dove dice: "A correzione di tali storture, la Regione indica o obbliga delle aziende a soddisfare...", quindi organizzazione dei dipartimenti, e dà una serie di indicazioni puntuali che sono contenuti di Piano sanitario.
A pagina 58, infatti, c'è un riferimento al Piano sanitario, al nuovo assetto aziendale.
L'emendamento che è stato annunciato, mi pare congeli un aspetto importante: quello della separazione tra ospedale e territorio. Questo, nel documento di programmazione, viene ripetuto: la separazione, come fatto importante per contenere la spesa.
Sarebbe bene che la Giunta si mettesse d'accordo.
Potrei continuare ancora su altri elementi, così come potrei dire ancora qualcosa riguardo alla sanità, per la parte dell'edilizia sanitaria.
Qui ci sono delle cifre campate in aria! Ricordo ai colleghi che la legge 7 sull'ordinamento contabile della Regione dice una cosa molto semplice: che il documento di programmazione economico-finanziaria deve essere il quadro di riferimento economico-finanziario per le scelte che la Giunta compie attraverso il bilancio annuale e triennale.
Qui, invece, le cifre riguardanti la parte degli investimenti non fanno riferimento né al bilancio annuale né a quello triennale.
Non c'è nulla! Se guardiamo il bilancio annuale, relativamente all'edilizia sanitaria, vediamo che si parla di 46 milioni di euro, che significa la messa a norma di qualche struttura. Qui, invece, ci sono milioni di euro che non si sa bene da dove arrivino - perché non c'è alcuna indicazione - in quale maniera e con quale modalità.
Concludo le mie considerazioni dicendo che, attraverso la presentazione di questo documento, la Giunta compie un rito, perché si tratta di un documento che non ha conseguenze sul piano del governo e che contiene alcune indicazioni contraddittorie.
Spero che il Presidente del Consiglio, se vuole far valere i compiti e le funzioni del Consiglio, provveda a una correzione di questo documento laddove la delibera indica che la Giunta vuole impossessarsi di un ruolo legislativo, in modo particolare riguardo al Piano regionale di sviluppo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente e Consiglieri, ascoltando l'illustrazione del Presidente Ghigo, che ha richiamato alcune delle direttrici, a suo avviso fondamentali, della programmazione e dello sviluppo regionale, ho sentito che gli elementi sui quali intende puntare sono le politiche di sviluppo le politiche di ordine infrastrutturale, per quanto connesso alle Olimpiadi, ma non solo, la ridefinizione delle politiche sanitarie.
Abbiamo ascoltato un'elencazione di problemi e una definizione di priorità.
Forse era l'intenzione politico-programmatica del Presidente, non certo il documento di programmazione economico-finanziaria regionale, che abbiamo esaminato in I Commissione in queste settimane e mesi, licenziato a maggioranza dalla stessa e che giace davanti a noi, in questo momento.
Ritengo fossero due cose sostanzialmente diverse, perché il testo che abbiamo discusso in Commissione ed è presente in aula risente di un certo invecchiamento tra il momento in cui è stato scritto e prodotto ed il momento in cui la Commissione l'ha licenziato.
Invecchiamento che non viene risolto dalla riscrittura delle premesse o di alcune parti del documento.
L'impostazione di questo documento è quella che era stata validamente data dai ricercatori dell'IRES, al momento in cui sulla scena piemontese non si affacciava ancora la vicenda FIAT e non si affacciavano quegli elementi di modificazione che tale vicenda ha posto all'interno della realtà piemontese. Tant'è che quelle premesse dicevano che il Piemonte è una regione che tende a disoccupazione zero e che questo era l'elemento caratteristico che configurava la realtà economica e produttiva.
Questo documento, a differenza dell'intervento del Presidente, che individua priorità ed ha un taglio politico - poi dirò cosa condivido e cosa non condivido - è un documento particolare; non è quel documento di programmazione e quel piano onnicomprensivo rigido, quinquennale, che stamattina si è detto non essere lo strumento che la Giunta intende adottare, ma, nello stesso tempo, non è nemmeno quello strumento agile di programmazione che viene definito e scelto come l'elemento principale.
Questo è uno studio di carattere sociologico, per alcuni aspetti datato, che non contiene, al suo interno, una strutturazione vera di priorità e di scelte politico-amministrative.
Non vi è stata una rilettura e una riscrittura di tipo politico amministrativo di questo documento, tant'è che nell'illustrazione presidenziale non è stato fatto riferimento al testo.
La domanda che poniamo è la seguente: in seguito alla modificazione del titolo V della Costituzione - veniva ricordato stamattina - che apre e ha aperto una fase nuova per il ruolo delle Regioni, rispetto anche ai provvedimenti depositati e in via di discussione in questo momento a livello nazionale. Se c'é un punto su cui nessuno può avere obiezioni o dubitare, è che alle Regioni vengono assegnati alti compiti di programmazione. E' proprio in questo momento che una Regione deve dedicarsi, in modo precipuo, alla programmazione, senza sostituire il ruolo di coordinamento delle Province e il ruolo gestionale dei Comuni. Deve assumere questo come un terreno centrale: può decidere di assumerlo attraverso piani, progetti o programmi, i più agili possibili e i più collegati ad una veloce dinamica che oggi la realtà economica sociale certamente ha e rappresenta davanti a noi.
Questi atti, però, devono essere compiuti attraverso un testo di programmazione che, per essere tale, deve indicare l'ordine di priorità negli interventi, rispetto alla lettura della situazione che si dà. Un tale testo assume rilevanza particolare per il fatto che ci troviamo, in questa Regione, senza un qualsiasi altro strumento di programmazione. Il piano di sviluppo, a cui questo documento fa riferimento come ad un testo centrale non c'é. Il piano dei trasporti non c'é. Il piano sanitario regionale non c'è. Il piano socio assistenziale non c'è (sto citando 4 o 5 dei principali documenti di programmazione che dovrebbero indicare le grandi coordinate rispetto alle quali una Regione si muove, tanto più al momento in cui assume compiti più alti e più forti in questa direzione).
Proprio perché in assenza di questi strumenti, ed essendo la prima volta che siamo a questa pausa di discussione, sul documento di programmazione economico-finanziaria ricade con più forza l'onere e il compito dell'individuazione delle priorità. A mio avviso, questa mattina il Presidente ha apposto alcune questioni sicuramente rilevanti, ma non all'altezza dei bisogni di programmazione che invece il nostro territorio abbisogna. Cercherò di illustrare alcune problematiche, che a noi appaiono importanti e sulle quali si assisterà la nostra linea di dibattito ed emendativa, per quanto riguarda la Finanziaria e il bilancio.
Innanzitutto, ci pare che questo documento, com'era stato detto nelle consultazioni da importanti forze sociali ed imprenditoriali, sia un documento che non assume, nella sua dimensione più completa, gli elementi di difficoltà che oggi la nostra struttura produttiva conosce e non assume ad un livello sufficiente, le grandi problematiche relative ai problemi di sviluppo del Piemonte. Non le assume dal punto di vista della tutela occupazionale e della costituzione di fondi speciali in questa direzione per quanto riguarda il sostegno all'occupazione; e non le assume nella dimensione dell'individuazione, nei terreni, di ricerca, innovazione e formazione professionale che potrebbero rivelarsi una strada importante e una grande risorsa in questa direzione, insieme ad un incentivo più forte della diversificazione produttiva all'interno della nostra realtà assumendo anche caratteristiche e peculiarità che i nostri territori hanno in questo momento, onde evitare di avere territori autonomi ed eccentrici che gravitano in altre direzioni e verso altre Regione, ma che gravitano invece, nella loro autonomia, su un processo concentrico di sviluppo con un progetto di ordine regionale.
Il Piemonte è una regione compresa tra due assi strategici, per quanto riguarda le comunicazioni e i trasporti, di grande rilievo. Siamo al centro dell'asse nord-sud-est-ovest, con una grande vocazione, da questo punto di vista. Registrando il numero di miliardi che arrivano sul Piemonte, per quanto riguarda l'alta capacità, il meccanismo delle Olimpiadi, lo sviluppo del sistema aeroportuale, non sarebbe meglio riscrivere ed accogliere, in modo significativo e più produttivo, occasioni di questo genere? Oltre alla registrazione del numero dei miliardi che successivi Governi nazionali hanno stabilito, stanziato e fatto arrivare sul Piemonte, a che punto siamo, ad esempio nel mettere in sintonia l'interconnessione, tra momenti infrastrutturali, le reti autostradali e la riorganizzazione del sistema aeroportuale del nord Italia dentro al quale il Piemonte deve stare? Ritengo che questioni come queste non siano state affrontate; non ci sono documenti di programmazione.
La parte per noi più preoccupante è la non definizione di un nuovo Welfare regionale che potrebbe essere la grande questione che una Regione si trova ad affrontare; innanzitutto, per le condizioni nazionali rispetto alla quali ci troviamo, sulla spesa sanitaria e sulla spesa del Welfare che diminuisce. Il Presidente Ghigo, come Presidente dei Presidenti, ha condotto questa partita, insieme ad altri, a livello nazionale nei confronti del Governo. La grande questione oggi aperta tra il Governo e le Regione è la spesa sanitaria e la spesa, per quanto riguarda il complesso del Welfare. C'è qui una capacità, rispetto ad una situazione particolarmente grave della Regione Piemonte, che ha visto una situazione debitoria piuttosto consistente, per quanto riguarda la sanità, che si ripercuote ancora quest'anno sul bilancio. E' stato messo mano a questo o si è semplicemente apposto un elenco di strutture e di opere, sicuramente importanti ma che su alcune riteniamo essere solo promesse senza fondamento? E' stato messo mano, in questa direzione, alla scrittura di un documento di programmazione che sia in grado di essere tale e che possa essere condiviso dal corpo del Piemonte? Abbiamo un testo di piano sanitario regionale che è stato ritirato; una sorta di maxi emendamento che non é mai stato neanche adottato dalla Giunta regionale e un grande bisogno di programmazione, soprattutto nel momento in cui diciamo che andiamo a rivedere la rete ospedaliera torinese con tutti i rilievi che la questione delle Molinette ha sull'intera rete ospedaliera torinese e piemontese. Dirò di più: una vicenda come quella sul rapporto tra la sanità, nella parte ospedaliera, e la parte territoriale.
Come risolvete la vicenda delle Molinette nel piano sanitario? Con il piano precedente che separava gli ospedali dal territorio, creando conseguenze per quanto riguarda la spesa, o con la riscrittura del maxi emendamento che invece riaccorpa la parte ospedaliera e la parte territoriale? Guardate che nel momento in cui si va a definire una questione come questa, che è quella del terzo ospedale italiano e del primo ospedale piemontese, una scelta di programmazione è tra le prioritarie da definire.
Ho voluto scegliere questo come esempio, ma ne potremmo fare molti altri, perché per noi il punto centrale è il fatto che questa volta abbiate abdicato, compiutamente, ad un ruolo di programmazione, che invece ritenevamo fosse compito principale della Giunta e della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Presidente e colleghi, colgo l'occasione, come hanno fatto prima di me altri colleghi del mio Gruppo e non solo, per ringraziare gli uffici e i Dirigenti che ci hanno aiutato e che ci hanno messo nelle condizioni di affrontare un percorso di Commissione che anch'io ritengo essere stato utile.
Quest'anno abbiamo deciso insieme di istituire un elemento di novità questa sessione finanziaria, nella quale ci troviamo a confrontarci e ad approvare in successione il Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale, la legge Finanziaria e il Bilancio della Regione sia relativamente all'esercizio 2003 che al pluriennale 2003-2005. Lo ritengo senz'altro un elemento positivo, perché rispetto agli ultimi anni ci troviamo comunque con qualche mese di anticipo, fatto estremamente produttivo anche per raggiungere in questo 2003 l'obiettivo che c'eravamo prefissati e che quest'anno abbiamo sfiorato, quello di approvare entro l'anno precedente (quindi entro il 2003 in questo caso, visto che faremo di tutto) il bilancio per il 2004.
Come ricordava il Presidente della Regione questa mattina, in apertura di seduta, il DPEFR è comunque un documento o un programma che delinea una visione politica, in questo caso una visione politica e strategica per il Piemonte della maggioranza e della Giunta che governa la Regione. Si tratta di un documento difficile, perché la situazione sociale ed economica mutua con grande velocità nella Regione, nel Paese, nella nostra Europa.
Sono stati richiamati diversi elementi, dalla globalizzazione alla vicenda inaspettata - che non si immaginava della gravità che poi si è vista essere nei mesi scorsi o in questi mesi - della crisi dell'auto, che è un settore portante, insieme all'industria, dell'economia regionale all'invecchiamento della popolazione, che, fortunatamente, ci pone nella condizione di essere una delle Regioni in Europa con il più alto tasso di invecchiamento della popolazione.
Si tratta di una problematica, vista l'evoluzione, ma credo che sia un elemento da salutare anche positivamente, perché significa che la qualità della vita e, forse, la stessa offerta dei servizi sociosanitari, non è poi così male.
La Regione vuole stimolare ed accompagnare, quindi, un processo di cambiamento in atto, un processo complesso che sta progredendo velocemente.
stato detto che la maggioranza, la Giunta regionale, e il Presidente della Regione nella fattispecie, abbiano invertito la tendenza rispetto a qualche settimana fa o rispetto a qualche mese fa, e abbiano riscoperto il ruolo centrale dell'industria nell'economia regionale, il ruolo centrale all'interno di questo comparto della FIAT e del settore automobilistico.
Io credo che questo non sia vero. Forse viene travisato l'impegno della Regione in questi anni - il centrodestra e la Casa delle Libertà governa da circa otto anni - nel voler diversificare l'economia. Il turismo l'artigianato, il commercio e l'enogastronomia sono settori altrettanto importanti, che fortunatamente sono stati perseguiti nella loro promozione con una politica di sostegno a questi comparti, che hanno diversificato quindi l'economia della Regione. Mai nessuno, però, ha messo in discussione il ruolo portante dell'industria, in particolare dell'industria dell'automobile, dell'indotto e del comparto ad esso connesso, e soprattutto della tradizione e della cultura di questo settore economico estremamente importante, che ha avuto e che ha tuttora un valore sociale anche nella nostra Regione. Con la diversificazione dell'economia e conseguentemente, con il sostegno alla stessa da parte della Regione, si sono create condizioni ineluttabili che hanno portato negli ultimi due anni e mezzo alla creazione di oltre centomila nuovi posti di lavoro, e che hanno portato il Piemonte ad essere una delle Regioni in Europa all'avanguardia per il sostegno all'imprenditoria e al lavoro femminile e a quello giovanile. Quando Enzo Ghigo fu eletto Presidente della Regione il Piemonte aveva un tasso di disoccupazione che si aggirava all'11% circa tant'é che la maggior parte del nostro territorio ha potuto beneficiare - e ancora oggi ne beneficia - dei DOCUP, e quindi degli investimenti sostenuti proprio perché il tasso di disoccupazione era altissimo in Europa, da parte dell'Unione Europea.
Oggi, a distanza di quasi otto anni, il tasso di disoccupazione si è sostanzialmente dimezzato (5,2%). È vero che, rispetto all'anno scorso, è aumentato dello 0,1%, ma come spiegava bene l'Assessore Pichetto le persone che non si erano avvicinate fino ad oggi al mondo del lavoro, per necessità o per scelta si sono avvicinate. Comunque questo dato ci colloca alla metà del tasso di disoccupazione rispetto all'inizio del Governo di quest'Amministrazione regionale, e dall'altro lato ci avvicina al tasso di disoccupazione frizionale del 3% o 3,5% che, di fatto, è dato da chi cambia lavoro o dai cambiamenti dei vari settori.
L'obiettivo che si pone la Regione è quello di portare il Piemonte ad esercitare e a mantenere un ruolo centrale in Europa. È una condizione essenziale e fondamentale per garantire un avvenire ai piemontesi soprattutto ai più giovani.
Non è vero, dunque, che non ci sono in atto politiche di infrastrutture serie e proficue. Si pensi, ad esempio, al Traforo del Frejus, all'Alta Capacità, che probabilmente aprirà in anticipo rispetto alla programmazione - quindi entro il 2005 il collegamento con Milano ed entro il 2010 il collegamento con Lione - alla revisione e all'ammodernamento della rete autostradale e ad un grande investimento che il Piemonte ha fatto e che abbiamo approvato proprio in Consiglio regionale nel mese di dicembre, di 2.000 miliardi di vecchie lire sulla rete stradale trasferita alla Regione, per un ammodernamento complessivo delle strade piemontesi e quindi per rendere agevoli i collegamenti. Collegamenti, trasporti e infrastrutture adeguate rappresentano un sostegno all'economia, oltre a rendere più agevole e migliore la qualità di vita dei cittadini.
A ciò si aggiungono gli impegni del Governo nazionale, uno fra tutti in tema di grandi opere, il nuovo traforo ferroviario del Sempione inserito e finanziato dal Governo Berlusconi.
La tutela del territorio e la salvaguardia dell'ambiente sono elementi che hanno contraddistinto la politica di questa Giunta regionale dell'Amministrazione Ghigo. Non è vero che abbiamo saputo gestire bene solo i rimborsi dei danni alluvionali delle varie alluvioni che si sono succedute, in particolare quella del 2000. Com'è noto, nelle direttive dell'Assessorato competente, la priorità del finanziamento è stata prevista per quelle opere che hanno comunque un valore di prevenzione o il cui intervento possa contribuire a prevenire future alluvioni.
Noi - per chi ha avuto l'umiltà e la volontà di leggere il Documento di Programmazione Finanziaria Regionale lo ha riscontrato - vogliamo nel 2005 un Piemonte all'altezza della situazione dal punto di vista delle condizioni ambientali (credo che anche l'approvazione della nuova legge sui rifiuti vada in questo senso), per accogliere tutte quelle opportunità che grandi investimenti e grandi politiche del turismo, dell'enogastronomia e dell'evento olimpico stanno portando e sapranno portare.
Vorrei fare un'ultima considerazione in merito alla sanità. Ci saranno state le alchimie e ci sarà stato il discorso del Mauriziano. Ricordo comunque, che quest'ultimo é stato gestito per anni dalla Presidente Bergoglio, che è stata Assessore di questa Regione del centrosinistra nominato da un Presidente della Repubblica su indicazione del Governo di centrosinistra, dunque non proprio tutto è imputabile al centrodestra. Ma questo lo vedremo, fa parte di un'altra partita.
Ma è un dato di fatto che i conti della sanità tendono a sostanziale pareggio, come vedremo nella discussione sul Bilancio nei prossimi giorni.
Abbiamo un disavanzo di circa 35 milioni di euro (poco meno di 70 miliardi di lire), a fronte di oltre 10.000 miliardi di bilancio della sanità. Certo questo vi infastidisce, immaginavate la situazione del Piemonte ai livelli del 2000, magari con 1.000 o 1.200 miliardi di debiti, in modo che aveste potuto colpevolizzare continuamente il centrodestra.
Noi abbiamo saputo risanare i conti con una politica certo di rigore forse, a volte, impopolare, ne abbiamo anche pagato le conseguenze, prima sono stati citati i ticket, alle elezioni amministrative dello scorso anno.
Forse non è contenuto esplicitamente nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale, ma il Presidente della Regione, che non ha parlato a titolo personale o come Consigliere regionale, questa mattina ha parlato quale Presidente della Regione Piemonte, prima, e come Capo della maggioranza che lo sostiene, poi, ha la forte volontà di rilocalizzare il polo sanitario della Città di Torino. E' una volontà che è stata espressa dalla sua maggioranza in una riunione di maggioranza con tanto di votazione di un documento finale pochi giorni fa. La Casa delle libertà, l'intera Giunta regionale e il Presidente Ghigo vogliono essere promotori e protagonisti della rilocalizzazione del polo sanitario della Città di Torino e vogliono un nuovo ospedale "Molinette 2" per la Città di Torino.
Questa è una posizione chiara che può certamente contribuire a sostenere un momento e un percorso di sviluppo, perché sanità vuol dire anche sviluppo, la posizione è chiarissima e cristallina.
Devo riconoscere al Presidente Saitta della Margherita che, toccando questo tema, ha comunque assunto una posizione chiara, ha detto: "Noi siamo favorevoli". Non ho riscontrato da altri Gruppi dell'opposizione, in particolare dai Democratici di Sinistra, che esprimono il Presidente della Provincia di Torino e il Sindaco della Città di Torino, altrettanta chiarezza e determinazione per il futuro della sanità di Torino. Ancora una volta si sono determinati e trincerati dietro la questione "dei soldi e dei documenti" e non hanno espresso una posizione politica chiara come quella della Giunta regionale, di Forza Italia e di tutti i Gruppi politici della Casa delle Libertà che vogliono per questa Regione e per questa Città un futuro per la sanità che veda la costruzione di questo nuovo ospedale.
Questa è stata la mancanza.
Si potrà discutere che il Piano sanitario non c'è, ed è stato contestato (ricordo che la contestazione sui territori è stata ben organizzata dal centrosinistra e che, nel frattempo, comunque, la Giunta regionale ha presentato un maxi emendamento, scegliendo di portare all'attenzione di quest'Aula il Piano sanitario), però, una cosa è trincerarsi dietro le scuse relative al documento che non è contenuto tra le righe, un'altra cosa è la chiarezza politica.
Questa chiarezza politica e di posizione non l'abbiamo sentita pertanto, signor Presidente, nell'ambito di un futuro della Città di Torino e del Piemonte, tale situazione ci preoccupa, perché noi governiamo la Regione e siamo determinati per questa scelta, mentre altri, il centrosinistra, che governa Città e Provincia, non hanno, ad eccezione della Margherita, una uguale determinazione. Si sa che questa scelta potrà avere un percorso difficile ed è impensabile affrontare un percorso che ci porti a dotare questa Città e questa Regione di un nuovo ospedale senza una concordia e un impegno istituzionale che la Regione garantisce, ma che deve essere garantita anche dal Comune e dalla Provincia di Torino.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Prima della votazione ed eventuale dichiarazione di voto, passiamo all'esame di due emendamenti che sono stati presentati.
1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: dopo il terzo capoverso della premessa occorre inserire: "richiamato il DPEFR 2002-2004 formato nel 2001 in prima attuazione della l.r. 7/2001 adottato con DGR n. 1-4371 del 12 novembre 2001 (proposta al Consiglio n. 277 del 29 novembre 2001) e trasmesso al Consiglio regionale per approvazione considerato che tale documento costituisce il documento base al quale si richiamano le 9 linee di intervento strutturale del DPEFR 2003-2005, e che pertanto è da questo superato" Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1.
Il Consiglio approva.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Contu (il cui testo è conservato agli atti) La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

In merito all'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Contu, la discussione era stata svolta in Commissione. E' chiaro che si tratta di una filosofia completamente diversa da quella che ha accompagnato la stesura di maggioranza, quindi, sono due visioni contrapposte, era stato discusso in merito nell'ambito della Commissione, il parere è contrario senza valutazione specifica del tutto.



PRESIDENTE

Consigliere Gallarini, può intervenire, ma penso che voglia intervenire il Consigliere Papandrea, trattandosi di un firmatario.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Prima c'è l'illustrazione, poi, darò la parola a chi vorrà intervenire.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, devo farlo illustrare al Consigliere Papandrea.
Trattandosi di un emendamento che raggruppa altri emendamenti do dieci minuti al Consigliere Papandrea per l'illustrazione; poi, do cinque minuti per gli interventi ordinari.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente, la ringrazio perché questa mattina avevamo preannunciato che su una serie di questioni oggetto della discussione saremmo intervenuti presentando gli emendamenti che, sia in sede di Commissione e sia in sede consiliare, abbiamo soprattutto presentato non come una sorta di "controdocumento", in quanto, evidentemente, le nostre analisi sono molto più limitate, ma come una sorta di "controindicazione" o almeno di abbozzo di strategia alternativa.
Tra l'altro, abbiamo preparato un testo che riunisce i primi dieci emendamenti e li sistematizza, pertanto chiedo che per il verbale venga considerato questo testo, mentre gli altri quattro emendamenti finali conservano vita autonoma.
Sostanzialmente, in questi emendamenti cerchiamo di tracciare una serie di proposte alternative rispetto ad una serie di settori di fondo, a partire dall'economia, ma anche la sanità, la gestione del territorio, le infrastrutture e la questione del turismo, del tipo di ipotesi di sviluppo come questo si intrecci con le proposte avanzate.
Pensiamo sia possibile individuare un modello di sviluppo diverso, che indirizzi le risorse della Regione e la politica della Regione, rispetto a quello indicato dal documento.
Su questo voglio fare una precisazione rispetto a un tema che è stato oggetto di discussione nel corso della giornata, riguardante la situazione economica che stiamo vivendo. Molti interventi della maggioranza hanno fatto riferimento a un presunto abbattimento della disoccupazione in Piemonte; io ritengo che questo dato sia falso, perché l'occupazione di cui si parla è un'occupazione malata, precaria, non è reale.
Se, ad esempio, guardiamo il dato relativo alle ore di lavoro svolto viene fuori una realtà diversa.
Mettendo insieme tanti "mezzi disoccupati", si finge che la disoccupazione sia inferiore a quella reale. Tra l'altro, non si tiene conto degli ultimi aspetti; il fatto che sono aumentati i lavoratori in mobilità e i lavoratori in cassa integrazione a zero ore, i quali non vengono ancora considerati persone che hanno perso il posto di lavoro mentre è così.
Vengo alle proposte. Occorre un ruolo molto più forte di salvaguardia del patrimonio industriale esistente. Per questo, oltre a dire che la Regione deve avere una sua politica che favorisca il mantenimento dei saperi all'interno della regione stessa e delle capacità che ci sono state (il discorso di un distretto dell'auto), noi diciamo anche di più: diciamo che occorre pensare a come salvaguardare la presenza delle realtà produttive esistenti, il che vuol dire salvaguardare la FIAT.
Uno dei punti della nostra proposta è che anche la Regione, in concomitanza con altre Regioni, e con lo Stato, dia un segnale di disponibilità, per far sì che questa struttura produttiva resti in Piemonte, non venga lasciata a se stessa né passi sotto il controllo della General Motors o di un'altra multinazionale.
Questa disponibilità deve avvenire con un intervento nel capitale perché - ripeto - serve una ricerca, un distretto dell'auto, se non si sperpera e non si perde quello esistente, che è fondamentale mantenere.
Questo deve essere il punto iniziale per poter fare una politica diversa.
Il secondo punto che ci qualifica: riteniamo che, rispetto alle infrastrutture, occorra capovolgere il ragionamento. Occorre partire dall'esistente, da un intervento forte sul territorio e intervenire sulle strutture; in particolare, pensiamo ai trasporti, al dare una priorità alla rete ferroviaria esistente, per rafforzarla dentro un'idea di sviluppo diversa.
In questi giorni stiamo vivendo nuovamente l'impatto che il sistema esistente in questi decenni, il sistema basato sull'auto, ha prodotto.
Vediamo come questo sistema non regga più. I cittadini che hanno comprato un'automobile, ad esempio, non ne possono fruire, soprattutto nelle grandi aree urbane, pertanto occorre ipotizzare un modello di trasporto diverso che sappia coniugare in modo diverso rispetto ad oggi il trasporto individuale e quello collettivo.
In questa prospettiva, il discorso dell'Alta Velocità è fuorviante perché concentra le risorse su una grande infrastruttura e penalizza quelle minori.
Così è avvenuto finora, dove, in attesa di questo mitico nuovo sistema abbiamo assistito ad un peggioramento del sistema ferroviario e viario esistente.
Occorre orientarci diversamente, partendo da una valorizzazione, sia ai fini di una mobilità diversa sia ai fini di un rapporto diverso col territorio, meno pesante e che permetta ai cittadini del Piemonte di utilizzare i mezzi collettivi che hanno un minore impatto ambientale.
Inoltre, anche con la valorizzazione del turismo si potrebbe pensare a un utilizzo delle reti ferroviarie; queste potrebbero aiutare il turismo a diffondersi sul territorio, così come accade nel resto dell'Europa.
Questo è un ulteriore elemento che ci caratterizza: un rapporto con il territorio che cerchi di non offenderlo ulteriormente. Sappiamo che i cantieri che sono presenti sulla Torino-Milano stanno creando allarmismo.
In passato abbiamo sottolineato l'impatto che queste opere avrebbero avuto sul territorio; oggi, mentre vengono realizzate, incomincia ad esserci una percezione concreata, molto più vasta, di questo fatto.
Riguardo a questo argomento bisognerebbe addirittura ripensare alle scelte già compiute.
Se si vuole pensare ad uno sviluppo diverso del Piemonte, che faccia effettivamente leva sui saperi e sulla ricerca, non si può essere insensibili rispetto a quanto sta avvenendo.
Abbiamo delle ricche esperienze - pensiamo al Donegani di Novara - che attualmente sono a rischio, e al riguardo l'atteggiamento della Regione è stato insufficiente. Abbiamo assistito alla perdita di esperienze industriali, intorno alle quali c'erano importanti attività di ricerca; si è assistito alla loro perdita senza alcun intervento della Regione, senza un intervento programmatorio. Pensiamo alla UTET, citata in uno dei nostri emendamenti: è un tipo di esperienza che entra in crisi, sulla quale c'è la nostra incapacità di intervento.
In questi emendamenti abbiamo cercato, dunque, di delineare la possibilità di una politica di sviluppo diversa, una politica che faccia leva su diritti e risorse del territorio, sui diritti del lavoro, ma anche sulla salvaguardia delle esperienze industriali e manifatturiere esistenti.
Questo vuol dire, non solo impianti e capacità produttive, ma soprattutto capacità produttive umane, delle quali abbiamo accettato, in questi mesi, la dispersione. Infatti, quando abbiamo accompagnato gli accordi che prevedono mobilità e cassa integrazione, abbiamo accettato la dispersione delle esperienze e capacità accumulate nel tempo.
Quindi, pensiamo, con questo documento, e con gli altri pochi emendamenti, di aver individuato un percorso diverso. Probabilmente, nella prossima discussione cercheremo di fare in modo più sistematico questo tipo di operazione perché ci rendiamo conto che un documento di programmazione non è tanto emendabile, a meno che non se ne condivida lo spirito e quindi si interviene per migliorarlo. Poiché si parte da una visione molto diversa, in qualche modo contrapposta, è chiaro il fatto che più che un'opera emendataria serve proprio la contrapposizione di una proposta alternativa a quella presentata dalla Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi

Il mio intervento è di tipo formale ed istituzionale, quale Presidente pro tempore della I Commissione, Commissione nella quale alcuni Consiglieri hanno presentato questi emendamenti. Dal punto di vista formale, questi emendamenti sono inaccettabili, nel senso che se il documento di programmazione economico-finanziario regionale è il punto di vista della Giunta sulla situazione attuale e sulle prospettive, è ovvio che non è inquinabile con posizioni che non siano coerenti, dal punto di vista politico, con la Giunta.
In Commissione si è deciso di accettare queste osservazioni, questo dossier, che rappresenta il punto vista di alcune posizioni politiche all'interno dell'opposizione, per avere un'altra ottica sulla situazione attuale e sulla prospettiva del prossimo periodo.
Dal punto di vista politico, quindi, hanno questo significato, ma dal punto di vista formale il DPEFR è inemendabile per le ragioni formali appena espresse.
La mia intenzione, Presidente, era di rendere noto ai colleghi, che non hanno avuto la possibilità di partecipare in I Commissione a questa discussione, qual era il taglio dato e come si sono collocate queste osservazioni.



PRESIDENTE

Possiamo passare alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

La mia non è una dichiarazione di voto, Presidente. Potremmo fare esattamente come è stato fatto in Commissione: consideriamo questo un contributo perché condividiamo l'impostazione offerta dal Consigliere Gallarini.



PRESIDENTE

Sì, ma lei ha parlato e le ho dato il tempo per illustrarlo.



PAPANDREA Rocco

No, sto dicendo che per noi l'importante è che sia agli atti questo contributo. Non è tanto fondamentale il voto, perché è chiaro che la maggioranza lo respingerà, quanto mettere in rilievo quest'altro punto di vista.
L'importante è che questo risulti agli atti del dibattito del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Va bene, è tutto chiaro; l'emendamento, ritirato dai proponenti, è da considerarsi come relazione di minoranza.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Manica e Cota: inserire a pagina 68, penultimo capoverso dopo le parole: (turismo, tempo libero e servizi alla persona): "o che sono per loro natura, attrattori di innovazione. Ne è esempio il comparto chimico che nel Novarese, deve essere sostento e sviluppato sino a fare sistema ed essere al contempo motore e fruitore di innovazione".
Prima di passare alla votazione finale del documento, do la parola all'Assessore Pichetto Fratin per una precisazione, per il completamento di una frase.
La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Siccome ad un certo punto è stata fatta tutta una serie di richiami all'elettronico, al meccanico, mancava solo la parte inerente il comparto chimico e il riferimento al Donegani. Non è un emendamento, ma il completamento di una frase. Non so se il Presidente l'ha letta?



PRESIDENTE

Sì, inserire a pagina 68, penultimo capoverso dopo le parole: (turismo tempo libero e servizi alla persona): "o che sono per loro natura attrattori di innovazione. Ne è esempio il comparto chimico che nel Novarese, deve essere sostento e sviluppato sino a fare sistema ed essere al contempo motore e fruitore di innovazione".
Con il consenso dell'aula, diamo atto che si tratta di integrazione tecnica del documento..
Passiamo alla votazione finale di tutto il documento e quindi procediamo con le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Utilizzo questa opportunità, avendo rinunciato all'intervento in sede di discussione generale, prendendo spunto da quello che il "Vocabolario del Consigliere" indica come "documento di programmazione finanziaria ed economica della Regione Piemonte".
Cosa dovrebbe costituire questo documento, Assessore? Dovrebbe dare il quadro conoscitivo sulla situazione socio-economica del Paese e, sulla base di questo quadro conoscitivo, utilizzare strumenti come la legge Finanziaria, il bilancio pluriennale e gli atti di bilancio, per sostenere o inserire quei correttivi che dovrebbero guidare il modello di sviluppo di questa Regione.
La prima critica che a questo punto le si può rivolgere, Assessore, è che si tratta di un documento datato. Guardi, Assessore, non conosco i tempi della ricerca, però andando avanti nella lettura di questo documento a pagina 8 si dice che uno degli indicatori significativi dello stato economico e sociale di una Regione è sicuramente l'indicatore di dotazioni infrastrutturali nella Regione Piemonte, il misuratore del livello di competitività fra Regione e Regione, e fra territorio e territorio.
Da questo, Assessore, emerge un dato abbastanza sconcertante e ben al di là dei toni rassicuranti che abbiamo sentito nel suo intervento. Lo studio prende riferimento, da quello riportato dall'IRES, un dato relativo al 2000; assume le voci delle infrastrutture (strade, ferrovie, aeroporti reti di energia, reti di telecomunicazioni, banche, strutture culturali strutture istruzioni e strutture sanitarie) e prova a fare una comparazione con altre cinque Regioni, prese a campione, per aree geografiche diverse del Paese: la Lombardia e il Veneto per il nord; la Toscana, la Puglia e la Sicilia per il meridione.
A pagina 8 di questo documento abbiamo le sorprese: in questo novero di Regioni, per quanto riguarda le strutture sanitarie, la Regione Piemonte è ultima. Riordinando il dato numerico, posto a 100 il valore indicatore delle strutture sanitarie, la percentuale raggiunta dal Piemonte è pari a 83,4%, mentre quelle delle altre Regioni sono abbondantemente sopra questo valore. Addirittura, la Regione Lombardia raggiunge il 154,5%. Buon ultimo il Piemonte all'83,3%.
Se passiamo al settore istruzione, rimango sconcertato da questi dati: la Regione Piemonte, fra queste Regioni, si colloca al sesto posto per quanto riguarda le strutture del settore istruzione.
Rimedia e si colloca centralmente, invece, rispetto alle reti di energia (ma conosciamo il deficit energetico di questa Regione).
Per concludere, ritengo che questi macroelementi siano fondati su un indicatore importante: Assessore, forse è mancata l'esperienza. È la prima volta che ci misuriamo con questo strumento. Credo che vada considerato per quello che è, ovvero un tentativo, un esperimento, sapendo che da questo documento dovrebbe, invece, discendere il modello sviluppo di questa Regione. È un esercizio dialettico, e lo è stato.
I documenti di bilancio che dovrebbero essere attuativi di questa lettura non ci confortano, perché sono assolutamente incoerenti rispetto a questa lettura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, con questa prima approvazione del Documento di Programmazione Economico-Finanziaria, sempre che la maggioranza abbia i voti, dovremmo riflettere un attimo sull'intreccio che si determina con quello che è previsto nel nostro Statuto, che è il Piano Regionale di Sviluppo.
Se storicamente - cioè all'inizio della vita della Regione - il Piano Regionale di sviluppo poteva avere un senso, perché aveva delle lunghe scansioni temporali, oggi il rapido mutamento dei mercati, dei prodotti e delle tecnologie cambia gli scenari quasi di anno in anno. Quindi il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria è uno strumento più adatto a cogliere i processi che si determinato e a porre delle direttrici.
Noi, però, che siamo in sede di revisione del nostro Statuto, potremmo in qualche misura recuperare il ruolo del Piano Regionale di Sviluppo facendolo diventare Documento del Governo, ovvero un documento quinquennale (non volevo evocare il Piano Quinquennale dell'Unione Sovietica), un qualcosa di diverso dal semplice documento che il Presidente della Giunta presenta, un qualcosa di più corposo che, all'inizio di ogni legislatura dia un senso, e faccia dibattere il Consiglio regionale nella direzione di marcia del nostro sviluppo, essendo il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria a scansione annuale, seppure offra una proiezione come nel nostro caso, in due anni successivi.
Come ha potuto prendere atto la maggioranza, su questi temi, non vi è stato da parte nostra alcun ostruzionismo, bensì un contributo finalizzato a rendere più efficace questo strumento.
Detto questo, volevo soffermarmi su altri due aspetti. Torno al problema delle grandi infrastrutture, che piacciono molto al Presidente Ghigo perché fanno immagine: parlare di Alta Velocità e di altri grandi aspetti, significa toccare il ventre degli interessi economici. Sono argomenti suggestivi (vedasi l'incidente ferroviario che è successo). Noi tuttavia, abbiamo una miriade di importanti tratte ferroviarie a binario unico, che in alcuni casi non sono neanche elettrificate. È in questa parte intermedia che si potrebbe trovare un particolare impegno. Assessore Pichetto Fratin, l'economicità di sistema - e dunque la competitività generale che determina - si può ottenere anche da questi aspetti. Se quelle tratte a binario unico fossero a due binari, la velocità delle merci trasportate aumenterebbe, agevolerebbe il servizio e lo renderebbe più adatto ai nostri distretti industriali. Occorre, quindi, prestare attenzione anche alla media infrastrutturazione.
In questo senso, vorrei soffermarmi un attimo sulla programmazione negoziata, che è un valore importante e che dopo la prima tornata non innesca più lo spirito originario per una seconda ondata. Perché? Perché è stata vissuta, e noi abbiamo mancato, in questo senso, in una funzione di guida, di educazione, di monitoraggio. I patti territoriali, che sono una delle componenti della programmazione negoziata, sono una modalità di rapportarsi degli interessi economici - e direi anche quasi culturali e sociali - in un dato territorio ottimale, che è individuato democraticamente. Molto spesso sono aree ottimali in termini economici, che un giorno, probabilmente, andranno quasi a determinare nuove forme istituzionali sul territorio. Potremmo, in qualche modo (cito l'esempio dei patti territoriali), farli diventare una dimensione stabile nel modo di procedere e di fare politica, nella quale si possono innervare la ricerca i contributi dell'innovazione e la formazione professionale, insomma una serie di elementi che possono trovare delle specificità che, altrimenti, in una dimensione più grande non sarebbe possibile trovare. Pensate alle Province, alla Provincia di Torino, che diversità territoriale hanno: sarebbe difficile fare una programmazione. I patti territoriali nella provincia di Torino, ad esempio, per la loro dimensione, potevano avere questo carattere, al fine di rispondere più direttamente alle loro specificità.
In questo senso, dopo aver elencato all'inizio la politica dei patti territoriali e della programmazione negoziata, la parte propositiva seconda e terza parte del Documento di Programmazione Economico Finanziaria - è molto più debole; ci manca coraggio, mancano idee in questo senso. Per questo motivo ho citato questi due aspetti (le infrastrutturazioni intermedie e la programmazione negoziata) che sono mancati.
Concludo il mio intervento dicendo che sarebbe bello che l'Assessore (o gli Assessori) dopo un dibattito così importante sul Documento di Programmazione Economica, dicesse qualcosa in sede di conclusione, facesse qualche valutazione, suggerisse qualche capacità di recepire delle indicazioni costruttive.
Purtroppo, e concludo, questo non avviene.
Mi auguro che alla fine di questa dichiarazione di voto ci sia uno "straccio" di considerazione generale, se non dal Presidente, almeno da parte di qualche autorevole Assessore.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, procederei alla votazione del documento. Pertanto, invito i Consiglieri a rientrare in Aula.
Indìco la votazione palese, mediante il procedimento elettronico, sulla proposta di deliberazione n. 350, il cui testo a mani dei Consiglieri verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Bilanci preventivi

Esame disegno di legge n. 465: "Legge finanziaria per l'anno 2003" esame disegno di legge n. 469: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003 e bilancio pluriennale per gli anni finanziari 2003-2005"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del disegno di legge n. 465, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Signor Presidente e colleghi, la legge finanziaria rappresenta lo strumento di manovra finanziaria con il quale la Giunta regionale opera modifiche ed integrazioni a disposizioni legislative aventi riflessi sul bilancio regionale, individua le scelte strategiche che dovranno consentire di raggiungere significativi e qualificanti obiettivi di politica economica, incidendo non solo sul contingente, ma consentendo anche importanti modifiche strutturali.
La legge regionale di contabilità - l'ultima, che fu votata dal Consiglio quando era Assessore il collega Burzi - prevede all'art. 8 una legge finanziaria regionale coerente con il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale contenente il quadro di riferimento per il periodo compreso nel bilancio pluriennale.
Il dispositivo legislativo stabilisce che la Giunta regionale debba presentare al Consiglio regionale la legge finanziaria unitamente al bilancio annuale e pluriennale.
La norma stabilisce altresì che la legge finanziaria venga approvata nella stessa sessione del bilancio annuale e pluriennale ed in via prioritaria rispetto al bilancio. Possiamo quindi verificare la corretta attuazione della scansione temporale prevista - è la prima volta, infatti che per il 2003 viene approvata la legge finanziaria, la legge finanziaria in Regione non c'era.
Infatti, la I Commissione ha assegnato all'Aula, nell'ordine, il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale (DPEFR) - che abbiamo appena approvato - la legge finanziaria 2003 e la legge di bilancio.
La legge finanziaria si pone in coerenza con gli obiettivi strategici dei prossimi anni, in considerazione della fase non favorevole del ciclo economico a livello nazionale, europeo e mondiale, ed individua nel sostegno degli investimenti e nel contenimento dei costi il suo principale scopo con l'obiettivo di favorire un rilancio positivo del ciclo economico ed una ripresa dell'occupazione. La Regione intende infatti attivare tutte le opportunità esistenti per massimizzare il volume degli investimenti indotti.
Si sottolinea in proposito che la costituzione di un fondo per gli investimenti, le sponsorizzazioni, la finanza di progetto e la finanza innovativa, contenuti nella legge finanziaria per l'anno 2003, dovranno operare nel senso su indicato. Entrando nel dettaglio, si precisa che il fondo per gli investimenti viene costituito con l'accensione di un apposito mutuo. Il rimborso di tale mutuo è possibile utilizzando una quota pari al 25% del gettito delle maggiori entrate derivanti dalla applicazione dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF. Ciò avviene ai sensi dell'art. 1 della legge regionale n. 27/2002.
E' opportuno inoltre sottolineare che la legge finanziaria proposta non modifica il livello della pressione fiscale, perché si tratta di una pura conferma di quanto introdotto con la legge regionale 34/2001, nei limiti consentiti dal decreto legislativo 56/2000, e valorizza il gettito, che, a differenza di quanto previsto per l'anno 2002, verrà destinato ad incentivare investimenti - anche questo, ovviamente, è un salto di qualità positivo all'interno di questa Finanziaria.
Inoltre, la legge finanziaria 2003 si pone come obiettivo concreto la copertura finanziaria del piano della viabilità utilizzando i trasferimenti dello Stato alla Regione, ai sensi del decreto legislativo 112/1998, in materia di conferimento di funzioni alle Regioni e agli Enti Locali.
Il controllo ed il contenimento dei costi prendono in considerazione in maniera specifica il comparto della sanità, anche per evitare, per quanto possibile, il formarsi di nuovi disavanzi. Ovviamente, è positivo il fatto che nel Consuntivo 2002, anche se non è ancora ufficiale, ci sia questo pareggio sostanziale; è un'ottima premessa affinché per il 2003 e per gli anni successivi ci sia una inversione del trend degli ultimi anni.
Quindi, il controllo ed il contenimento dei costi prendono in considerazione il non formarsi di nuovi disavanzi.
Con questo scopo sono stati previsti maggiori controlli sulla spesa sanitaria attraverso un più articolato collegamento tra la contabilità finanziaria della Regione e quella delle Aziende sanitarie; coordinamento peraltro già previsto dall'art. 46 della legge regionale di contabilità. La sperimentazione che ha intrapreso la Giunta nel corso di questi ultimi mesi e il fatto che questa sperimentazione sia stata formalizzata e resa a tempo indeterminato, per quanto concerne il maxi emendamento presentato rispetto al disegno di legge del Piano sanitario, rendono permanente l'istituzione o il ritorno all'istituzione di questi quadranti di riferimento per favorire una maggiore omogeneità e controlli più razionali.
Il provvedimento contiene anche un articolo che riguarda il personale regionale. La norma prevede infatti la deroga del tetto delle ore di lavoro straordinario a favore del personale impegnato nello stato di emergenza causato dall'alluvione in Piemonte nel mese di ottobre 2000, nell'evento "Olimpiadi invernali Torino 2006", nonché a favore del personale del Consiglio per le attività di supporto agli organismi istituzionali.
In seguito al dibattito sviluppatosi in Commissione, che è stato lungo e articolato e si è protratto per numerose sedute, il provvedimento è stato arricchito da ulteriori disposizioni in materia di: bilanci dell'Agenzia delle Strade del Piemonte cantieri di lavoro politiche attive del lavoro canoni per l'uso delle acque pubbliche gestione dei rifiuti contributi appositi alla Scuola universitaria Interfacoltà in Scienze motorie dell'Università degli Studi di Torino.
La Commissione ha inoltre ritenuto necessario effettuare un approfondimento in riferimento alla proposta di integrare la legge finanziaria con norme riferite al Piano di Sviluppo Regionale.
Approfondimento che, per inciso, ha avuto luogo presso la III Commissione consiliare in una data successiva all'approvazione della legge finanziaria da parte della I Commissione. L'Assessore Cavallera ha illustrato in III Commissione tutto il Comparto; quindi, non solo in I Commissione si è dibattuto intorno a questo argomento, ma anche in III, cioè, nella Commissione di merito specifico, l'argomento è stato reso in termini approfonditi. In tale modo il Piano Regionale di Sviluppo, che rappresenta uno dei filoni portanti all'interno di questa legge finanziaria, è stato sviscerato nei termini di comprensibilità massima da parte di tutti i componenti.
Ad avvalorare il presupposto di rigore che ha condotto alla proposta e all'approvazione della legge finanziaria 2003 è stata introdotta una norma finale di attuazione della legge regionale di contabilità, ove viene previsto che, a partire dall'esercizio 2004, la legge finanziaria stabilisca l'autorizzazione della spesa per tutte le leggi e/o provvedimenti regionali vigenti la cui copertura finanziaria non sia esplicitamente disposta da una norma relativa all'esercizio di riferimento o che rimandino alla legge di bilancio per la copertura finanziaria. Anche questa innovazione ci sembra rigorosa sì, ma sintomatica rispetto alla volontà di rendere abbastanza severe le clausole, attraverso le quali le nuove leggi potranno trovare concreta applicazione per quanto riguarda il loro finanziamento.
La norma precisa ancora che, per ogni esercizio, la legge di bilancio non può prevedere finanziamenti di leggi o provvedimenti regionali per cui non sia stata autorizzata la spesa in sede di legge finanziaria, e questa ci sembra la logica conseguenza di quanto abbiamo detto prima.
Il Presidente Cota ha inteso abbinare, in modo opportuno, la discussione del disegno di legge n. 465 (la legge finanziaria) e del disegno di legge n. 469 (la legge di bilancio). Io mi sono limitato, per ora, ad introdurre, attraverso la relazione, il disegno di legge 465, ma sono disponibile ad illustrare, quando la Presidenza lo riterrà, anche la relazione del disegno di legge 469. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Gallarini, poiché facciamo un unico dibattito generale gliela farei illustrare adesso. Ovviamente, seguiranno i singoli interventi, ma essendo stata seguita anche in Commissione questa procedura non cambierei le cose in corso d'opera.



GALLARINI Pierluigi, relatore

La discussione sul disegno di legge n. 469 in oggetto, svolta nella I Commissione, ha approfondito, in modo attento e puntuale, il contenuto del bilancio redatto in base allo schema delle unità previsionali di base e per il secondo anno consecutivo, dall'introduzione del nuovo ordinamento contabile: la legge regionale 7 del 2001.
Il dibattito si è protratto in Commissione per diverse sedute. Secondo il disposto dell'art. 8 della legge di contabilità regionale, il documento contabile è stato iscritto all'esame della Commissione insieme alla legge finanziaria per l'anno 2003.
L'approfondimento del bilancio di previsione 2003 e del bilancio pluriennale 2003-2005 ha comportato, quindi, l'analisi per materia nelle Commissioni competenti. Dopodiché, ogni Commissione competente ha licenziato il provvedimento. I pareri sono arrivati in I Commissione, la quale ha scorporato la discussione in due parti: una, relativa al merito delle materie di stretta competenza della I Commissione (cito, come esempio, il patrimonio regionale e il personale), l'altra relativa al parere finanziario della I Commissione, rispetto ai settori che le altre Commissioni ordinarie avevano esaminato e sulle quali avevano espresso i pareri di merito di competenza.
In particolare, come accade da un po' di anni a questa parte, la Commissione sanità ha dedicato diverse sedute all'analisi finanziaria della materia stessa.
Il confronto delle parti politiche ha rilevato che la questione 'sanità 2002' è ancora aperta in quanto si pongono problemi insoluti come quelli relativi alla programmazione sanitaria, (insoluti perché i relativi provvedimenti non sono adottati; lo saranno, perché il Piano sanitario è stato recentemente recuperato dalla Giunta con un maxi emendamento, che arriverà in Commissione e in Consiglio. Non so se i consuntivi del 2002 sono stati forniti dai direttori delle ASL e delle ASO; sta di fatto che in IV Commissione non sono ancora stati ufficializzati, quindi tutta questa materia arriverà a compimento nel corso del 2003. Queste ufficializzazioni contribuiranno a rendere più solide e leggibili, più garanti, come riferimento, le cifre che sono introdotte nel bilancio di previsione del 2003), al finanziamento delle Aziende Sanitarie Locali (ASL), al finanziamento dell'Agenzia Regionale della Protezione Ambientale (ARPA) all'organizzazione della sanità pubblica, in particolare volta alla prevenzione e alla sicurezza dei cantieri di lavoro, al finanziamento destinato agli interventi in tema di lotta e prevenzione contro l'AIDS e contro le tossicodipendenze.
E' emerso che non tutti gli argomenti hanno lo stesso peso per la finanza regionale (ma questo è abbastanza scontato); alcuni, come la sanità e l'esecuzione dei provvedimenti attuativi del federalismo (quindi non solo la sanità, ma anche tutti i provvedimenti legati ai Bassanini, che hanno trasferito nel corso di questi anni agli Enti locali, Province e Comuni soprattutto alle Province, una serie di competenze che hanno comportato come dote, alle competenze stesse, il trasferimento sia di personale che di finanziamenti), se non risolti possono avere effetti dirompenti sui bilanci regionali.
Ritengo che nel nostro caso i trasferimenti siano avvenuti con gradualità e quindi già non configurano in bilancio 2003 le spese relative al personale che è stato trasferito agli Enti locali, soprattutto alle Province, e non configurano gli stanziamenti che sono stati devoluti alle Province per la gestione di queste deleghe trasferite attraverso l'attuazione dei Bassanini.
Il dibattito si è particolarmente sviluppato su due questioni poste dalla minoranza: le modalità di iscrizione nel bilancio di previsione della Regione delle risorse finanziarie di cui alla legge in materia di infrastrutture e trasporti, la legge 166 del 2002 (ovviamente, in sede di dibattito, questi punti, chi di dovere, cioè chi li ha sollevati in Commissione, avrà modo di sollevarli in aula e di svilupparne i temi) la necessità che il processo di riallocazione in capo agli Enti locali delle funzioni regionali, secondo il disposto del decreto legislativo 112 del 1998, sia accompagnato da un adeguato trasferimento di risorse finanziarie - ne abbiamo già fatto cenno prima - indispensabile per renderne possibile l'esercizio da parte dei nuovi soggetti pubblici.
Occorre sottolineare la novità dei Bassanini: mentre in passato, negli ultimi 15-20 anni, le deleghe venivano trasferite quasi sempre "nude" salvo poi preoccuparsi - gli Enti locali - di destinare personale e risorse per la gestione di quelle deleghe (molte volte il trasferimento della delega avveniva con una caduta di qualità di gestione della delega stessa con i Bassanini ci auguriamo che il trasferimento agli Enti locali sia avvenuto quantomeno con una soglia di qualità dei servizi non diminuita anzi immaginiamo che, essendo più vicino al cittadino, questo trasferimento sia avvenuto e avvenga con un miglioramento della qualità del servizio).
La discussione è stata poi completata in Commissione con l'iter istruttorio, volto a percorrere gli esiti economici e contabili delle materie di competenza, sulla base delle relazioni svolte dagli Assessorati di merito.
E' stato approvato un emendamento volto ad incrementare di euro 1.033.000.000,00 l'unità previsionale di base relativa alle spese di investimento della Direzione Programmazione e Statistica, riferita alla valutazione dei progetti e proposte di atti di programmazione negoziata.
Anche la questione delle unità previsionali di base ha costituito un ostacolo che spesso ha impedito di arrivare fino in fondo rispetto alla comprensione delle cifre stanziate in bilancio. Se devo fare un confronto fra l'esperienza vissuta in Commissione quest'anno e quella vissuta l'anno scorso, allorquando per la prima volta ci trovammo ad affrontare le UPB sicuramente il grado di comprensione di questo esercizio finanziario è stato superiore.
Dalle risorse, in base a quanto desumibile dalla relazione che ha accompagnato l'emendamento, sono destinate ad incrementare il fondo per gli accordi di programma per gli interventi conservativi dell'edificio sette ottocentesco di Racconigi, già destinato a struttura ospedaliera psichiatrica. Questo viene citato nello specifico, trattandosi di un intervento particolarmente robusto, dal punto di vista del suo peso specifico.
La copertura finanziaria dell'emendamento accolto viene assicurata con la dotazione finanziaria della unità previsionale di base relativa alle spese di investimento della Direzione Bilanci e finanze, contenente il fondo speciale per i provvedimenti in itinere riguardanti la spesa di investimento.
Il totale generale delle entrate e quello delle spese per l'anno 2003 approvato in Commissione, è pari rispettivamente a euro 15.553.889.003,26 in termini di competenza e di euro 18.459.693.639,35 in termini di cassa.
La spesa corrente in conto competenza ammonta a euro 7.609.515.267,30 e la spesa di investimento per il 2003 in conto competenza ammonta a euro 1.554.414.679,94.
Il bilancio pluriennale 2003-2005, predisposto in unità previsionali di base, così come il bilancio di previsione 2003, riporta previsioni di competenza per complessivi 17.082.631.153,00 euro, di cui euro 5.694.668.729,00 per l'anno 2003 e rispettivamente 5.693.981.212,00 per il 2004 e 2005 (quindi cifre analoghe per i due ultimi anni del triennio).
Il provvedimento, inoltre, autorizza all'art. 5 la contrazione di mutui a ripiano del disavanzo dell'anno 2003 per un importo pari a 871.681.906,37 euro. Le spese finanziabili sono esclusivamente quelle di investimento.
Sono infine erogati contributi all'Istituto di ricerche economico sociali del Piemonte, al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione e al Museo ferroviario piemontese.
La I Commissione ha concluso i lavori martedì 14 gennaio c.a. con il licenziamento del provvedimento a maggioranza, rimettendolo all'Aula per la sua approvazione.
Colgo l'occasione per ringraziare tutto il personale della I Commissione, ad iniziare dalla dott.ssa Bertini e a tutti gli altri funzionari, perché durante una serie di sedute, così come ho già avuto modo di dire prima, si è lavorato in termini molto pacati e costruttivi arrivando a licenziare questo provvedimento con, come ha ricordato il Consigliere Cattaneo nel suo intervento sul documento di programmazione finanziaria, un paio di mesi di anticipo.
Questo è sicuramente un bene, vista la mole di lavoro che dovremmo affrontare una volta approvati gli strumenti finanziari (la Finanziaria e il bilancio) che il Consiglio si accinge ad approvare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Visto che abbiamo accorpato le relazioni inerenti il disegno di legge n. 465 e n. 469 e, di fatto, anche la discussione generale, su richiesta espressa da alcuni colleghi consiglieri (che personalmente condivido), non diamo i dieci minuti di tempo previsti per ciascun intervento sul dibattito generale, ma lascerei la disponibilità di andare oltre, arrivando sino ad un massimo di quindici minuti sul dibattito generale dei due provvedimenti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Stiamo facendo nuove esperienze, prima con il documento di programmazione economica-finanziaria ed ora con la legge Finanziaria. I nostri comportamenti determinano prassi, quindi questo è un passaggio notevolmente importante.
Avevo già avuto occasione di sottolineare in Commissione che la legge Finanziaria dovrebbe essere utilizzata con leggerezza, cioè non utilizzarla per fare interventi strutturali pesanti.
Capisco che a livello nazionale si usi questo sistema, per esempio in alcune trasformazioni della legge sulle pensioni (vedi la riforma Dini attuata poi dal Governo Prodi ed ora anche il Ministro del Lavoro Maroni ipotizza che con la prossima Finanziaria ci possa essere un intervento di riforma del sistema presidenziale). Un atteggiamento del genere lo ritengo sbagliato perché pone un'ulteriore emarginazione del ruolo delle assemblee elettive: non si lascia compiere, all'utilizzo normale di disegni e proposte di legge, azioni di profondo intervento e di trasformazione.
Anche in questo caso abbiamo utilizzato la legge Finanziaria per logiche "manutenzioni" al nostro impianto legislativo, con interventi mirati e importanti, ma secchi e circoscritti, avventurandoci - e citer quali sono, dal mio punto di vista, questi casi - ad un percorso pericoloso.
Nel momento in cui si discute di Statuto cercando di ribilanciarlo rispetto al presidenzialismo spinto (che con la riforma elettorale e costituzionale è stato dato al ruolo del Presidente delle Regioni), si rischia di offrire uno strumento ulteriormente forte in mano al Presidente che depotenzia il nostro ruolo. Quando in questa legge Finanziaria introduciamo elementi importanti e portanti della proposta di sviluppo facendoli transitare attraverso articoli apparentemente neutri ma che rinviano ad un potere regolamentare molto spinto nei confronti della Giunta, compiamo un'operazione rischiosa.
Cito, ad esempio, la finanza di progetto. E' vero che fa riferimento ad un impianto normativo, quindi non è una creazione dal nulla, però - come abbiamo dimostrato quando l'Assessore Burzi aveva proposto modalità interessanti di operare nel settore della finanza creativa, più che innovativa - avevamo cercato, in modo costruttivo, di apportare suggerimenti, proposte ed innovazioni anche da quello che poteva essere il punto di vista dell'opposizione. Ora, in un "pacchetto" di questo genere la finanzia di progetto viene fatta passare, rinviando alla Giunta regionale un ruolo importante Questo è un aspetto sbagliato. Non sono contrario alla finanza di progetto, sono contrario che su questo tema, che sarà come leva della politica di questa Regione, passi in questo modo, attraverso qualche emendamento, una discussione rapida e affrettata. Un argomento del genere meriterebbe, di per sé, una trattazione approfondita - non è perdita di tempo - invece noi lo facciamo con quindici righe liquidandolo in questo modo.
Cito un altro aspetto importante: gli interventi nelle politiche attive del lavoro.
Qui ora facciamo passare, in un battibaleno, passaggi di cui abbiamo memoria di quando le cose sono state fatte in modo affrettato e superficiale. L'out-placement viene messo dentro, quasi ad un carretto, ed avviato, trattandosi invece di un aspetto importante che andrebbe personalizzato rispetto alle specificità del nostro sistema produttivo cioè dalla legislazione nazionale, attraverso un processo federalistico. Ma qual è il processo federalistico? Quello di modellare, attraverso la nostra possibilità di intervenire legislativamente aspetti di caratura nazionale sposandoli a quelli che sono le nostre esigenze e le nostre specificità qui ci imbarchiamo in una cosa che non assume, o non dà all'Assemblea questo ruolo, perché lo interpreta tutto la Giunta e non ci permette di operare in questo senso.
Si rileva, inoltre, un ulteriore aspetto, quello della definizione dei bacini di attuazione del programma e dei criteri del maggior impatto occupazionale, che è per una gradazione in cui si possono applicare gli strumenti.
Storicamente siamo stati vittime delle circoscrizioni dell'impiego, che erano state create dal Ministero del Lavoro alla fine degli anni Ottanta secondo un criterio per cui, non essendo stato dibattuto e vissuto dalla nostra dimensione, si erano costruiti dei bacini per i quali, per esempio Precetto beneficia ancora oggi di una delimitazione geografica che l'ha accorpata a Moncalieri, a Nichelino, eccetera, e non è considerata area di outplacement, mentre lo è Riva di Chieri, una zona industriale. Ricordo ancora che quando mancarono abitanti per completare queste circoscrizioni il Ministero del Lavoro aggiunse alla circoscrizione che comprendeva le Valli di Lanzo anche Bussoleno, e io avevo spiegato che c'erano delle montagne di 3.000 metri per collegarsi a Bussoleno. Questo fenomeno è avvenuto.
Perché questo non può essere un tema di discussione consiliare? Non siamo dei selvaggi! Perché in Commissione Statuto fate alcune osservazioni sul ruolo e sulla centralità del Consiglio, mentre in aula cambiate cappello e lasciate passare delle operazioni di questo genere? Assessore al lavoro e al bilancio - cumulo di cariche importanti e notevoli che la fanno diventare un personaggio di rilievo - non sarebbe il caso di offrire anche la nostra esperienza? Qualcuno di noi sa dire qualcosa su questi argomenti? Una opportunità per ampliare e per avere il conforto anche di altre idee.
No. Noi lo carichiamo nel "trenino della legge Finanziaria", e domani a bocca secca, lo approviamo. Un aspetto che meritava probabilmente una riflessione approfondita, invece parte e va con la legge Finanziaria.
Mi rivolgo anche al Presidente Ghigo: usare la legge Finanziaria in questo modo, significa creare uno strumento che vi permetterà, quando vi troverete in difficoltà come maggioranza (o chi sarà maggioranza un giorno), di trovare il comodo treno in cui scaricare di tutto e bypassare il nostro ruolo.
Cito un altro aspetto che è stato oggetto di forte dibattito in quest'aula: si tratta della legislazione premiale per quanto riguarda i Comuni che sono sedi di impianti di trattamento e di smaltimento dei rifiuti.
Questo tema è stato oggetto di una approfondita e seria disamina ricca di contributi. Oggi, in quella materia, troviamo una pagina e mezza di interventi che passa senza colpo ferire, perché cosa volete che si faccia? Si presentano quattro emendamenti in croce che vengono così affrontati in un voto rapido.
Ritengo che un meccanismo premiale così brutale non educhi molte Amministrazioni a rapportarsi con le politiche in materia di smaltimento dei rifiuti, ma faccia scattare il meccanismo della rapacità in molti amministratori. In pratica, l'impianto di smaltimento non è visto in una politica, ma è legato ad un'opportunità di incamerare delle risorse.
un modo errato di procedere, perché si cercano delle soluzioni là dove si trovano gli amministratori - uso questo termine per non offendere nessuno - più disponibili (in certi casi li ho definiti più sviluppasti perché si caricherebbero di tutto per raggiungere e ottenere queste agevolazioni). Trovo opportuni alcuni interventi puntuali di manutenzione legislativa - perché è inutile arrivare con un disegno di legge o un progetto di legge a fare la manutenzione legislativa - ma si può trovare in una legge finanziaria uno strumento più accorto - ne ho citati alcuni perché sono più legati a quelle che sono le mie esperienze e conoscenze probabilmente ce ne saranno altri - per intervenire in una materia finanziaria innovativa, come dicevo in precedenza, in materie del lavoro che delineano quella che sarà l'operatività nostra futura, e in materia ambientale, tema sul quale siamo stati a lungo a discutere, collega Contu quando abbiamo affrontato questa materia. Abbiamo lavorato in modo costruttivo.
Ritengo, quindi, che sia sbagliato. Sarebbe coraggioso un intervento della Giunta che dicesse: va bene, scorporiamo una parte e affrontiamola nell'ambito di un disegno di legge.
Sarebbe un importante gesto politico, perché ci sono alcuni passaggi che necessitano di una verifica del lavoro di Commissione e di aula diversa dalla natura di una legge finanziaria.
Se cominciamo ad utilizzare le leggi finanziarie in questo senso, temo che si arrivi alle degenerazioni che si sono raggiunte a livello parlamentare, dove la Finanziaria credo abbia 150 vagoni, che sono costituiti da articoli, in un meccanismo ormai incomprensibile al processo legislativo.
Io ritengo, appunto, e lo dico in modo costruttivo, non per sollevare una polemica fine a se stessa o per guadagnare tempo o per mettere una zeppa al processo decisionale in corso, che questo sia un modo sbagliato di legiferare su materie molto delicate, ed è contraddittorio a quanto ci stiamo dicendo all'interno dell'elaborazione del nostro nuovo Statuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi, non riprenderò le argomentazioni che abbiamo svolto nel dibattito relativo al Documento di Programmazione Economico Finanziaria se non in un unico aggancio, che mi serve per svolgere un ragionamento sulla Finanziaria e sul Bilancio. Noi riteniamo che ci sia un elemento prioritario che una Regione oggi debba assumere, ed è l'elemento di programmazione e non della sostituzione di se stessa a compiti di altri Enti Locali (mi riferivo ai ruoli di coordinamento della Provincia o ai ruoli gestionali dei Comuni).
Ci pare che questa Regione tenda a coordinare e a gestire troppo e a programmare poco. Questa è un'insufficienza che abbiamo rilevato in assenza di grandi strumenti di programmazione. È un'insufficienza che abbiamo rilevato nello stesso Documento di Programmazione Economico-Finanziaria unico testo di programmazione fino a questo momento discusso in Aula, che ci è parso non tanto un documento di priorità e di scelte di programmazione politico-amministrative, quanto piuttosto un documento di carattere sociologico.
prima volta che affrontiamo un dibattito sulla legge Finanziaria.
Forse è la prima consistente Finanziaria che arriva in Aula e si accompagna al documento di bilancio.
Rispetto all'impianto della Finanziaria e del bilancio, la nostra idea generale è che si utilizzi lo strumento della leva fiscale non al fine di una politica di investimento e di sviluppo, ma allo scopo di pagare conti lasciati aperti, magari con situazioni debitorie, in un uso non programmato della spesa corrente, che, a seconda del Settore o dell'Assessorato, viene liberamente utilizzata non sempre per interventi di programmazione, ma spesso per interventi finalizzati a quel territorio, al ruolo di quell'Assessore o al ruolo di quel momento politico. Quindi, l'esatto contrario di ciò che il centrodestra disse che avrebbe fatto; infatti aveva detto a livello regionale dell'uso parco della tassazione, di una riduzione e di un uso diverso della spesa.
Noi non possiamo non sapere, avendo varcato la prima metà della legislatura, che questo e quello del prossimo anno sono gli ultimi bilanci prima del bilancio finale, che sarà semplicemente un documento troppo ravvicinato alle elezioni per non risentire della contingenza elettorale, e rispetto al quale si possono ancora dare indicazioni su scelte di sviluppo e di traiettoria possibile.
Non solo, qui, attraverso questo documento, impieghiamo tutto il volume di ordine finanziario impiegabile in questo bilancio. Non possiamo non sapere che è così. Qui mettiamo in campo la capacità di spesa della Regione nel suo modo più complessivo ed è l'ultimo documento che può dare un taglio ed una impostazione a questo utilizzo di spesa. Ciò che si verificherà successivamente potrà a malapena correggere ciò che in questo momento noi faremo o non faremo.
Queste sono le ragioni per le quali abbiamo presentato, in parte già alla Finanziaria e poi al documento di bilancio, una linea emendativa che vuole prospettare una alternativa alla manovra che voi avete presentato.
Inizio dalla questione delle tasse. L'aumento dell'addizionale IRPEF portata alla percentuale massima possibile è una scelta che si poteva giustificare come scelta una tantum, in presenza di un grave buco della spesa sanitaria, che non poteva e non doveva diventare una scelta strutturale all'interno di questa Regione. A maggior ragione se diventa una scelta strutturale al fine del risanamento dei buchi della spesa corrente e non per i grandi interventi di investimento e di sviluppo, ai quali ci richiamerebbe l'attuale realtà piemontese, dalla vicenda FIAT in poi. Noi la rendiamo strutturale nell'art. 1 della Finanziaria. Dalla lettura del bilancio e della legge finanziaria non vediamo una politica di investimenti e di sviluppo seria in direzione della ricerca, dell'innovazione, della diversificazione produttiva e del fare sistema da parte del territorio e delle istituzioni con il territorio, a differenza di quanto è stato dichiarato dall'Assessore Pichetto Fratin, ma anche dal Presidente della Giunta in una sua audizione in Commissione.
Non solo, noi vediamo all'interno del bilancio una sottorappresentazione del buco sulla sanità, che è prospettato intorno ai 120 miliardi di vecchie lire, ma noi riteniamo che questa cifra attenga ai soli fabbisogni della Molinette, ma le Molinette old style, del new style dirò qualcosa successivamente, anche per chiarire un punto che mi è sembrato dubbio nell'interpretazione del collega Cattaneo sulla nostra posizione.
Noi riteniamo che, presumibilmente, anche per quest'anno, questo deficit della sanità potrebbe attestarsi tra i 300 e i 350 miliardi di vecchie lire mal contati. Quindi, si tratta di una manovra che va tutta in quella direzione e non va, invece, in altre direzioni di sviluppo.
Siccome questo è l'ultimo vero bilancio che può mobilitare tutte le capacità finanziarie che siamo in grado di mobilitare, arrivando con questo veramente all'ultima lira, anche per le fasi successive, riteniamo che alcune correzioni significative ci debbano essere, in particolare relativamente alle politiche di sviluppo e all'attuale difficile fase in politiche che vanno dalla costruzione di un fondo speciale per i lavoratori e le lavoratrici, che possono incontrare particolari situazioni di difficoltà in Piemonte, a misure urgenti a favore del settore automobilistico, così anche come ad un fondo rotativo straordinario e a fondi di garanzia per le aziende dell'indotto. Quindi, si tratta di un complesso di politiche che, insieme ad un aumento degli investimenti per la ricerca e per l'innovazione, costituisca, da quel punto di vista, un elemento importante e sposti risorse in quelle direzioni. Magari togliamo qualcosa al turismo nel VCO, che mi pare in questi anni sia stato consistentemente sviluppato, manteniamolo così, ma proviamo, magari, a spostare qualcosa sulla ricerca e al fondo speciale.
Approfitto della presenza importante del Presidente della Giunta per parlare dell'altra questione che ritengo rilevante. Mi pare che un altro segnale significativo debba essere dato su questo Welfare regionale. Noi sappiamo che i fondi nazionali per quanto riguarda la sanità saranno sempre inferiori, lo ha denunciato anche il Presidente Ghigo nella sua veste di Presidente dei Presidenti, assumendo la posizione delle Regioni nei confronti del Governo e anche assumendone le preoccupazioni. La spesa dei LEA o viene finanziata adesso nel suo complesso per quanto riguarda i Comuni, le loro richieste, le richieste dell'ANCI e dei Consorzi, o non verrà più finanziata.
La questione relativa alle RAF e alle RSA, su cui avevamo assunto un impegno in un ordine del giorno importante del luglio scorso, poi disatteso, o viene risolta adesso o non potremo più risolvere ed affrontare il problema dei 7 mila in lista di attesa - Assessore Cotto, dico una cifra esatta? Faccio due esempi particolari per quanto riguarda la spesa sociale e socio-assistenziale, altrimenti, l'applicazione della legge n. 382 in Piemonte sarà un atto puramente filosofico, se non c'è uno spostamento qui adesso di alcune significative risorse.
Per quanto riguarda la politica sanitaria e socio-assistenziale - sulla quale volevo avere un momento di chiarimento con il Consigliere Cattaneo che mi sembra doveroso rispetto ad un suo dubbio - noi alla politica dei soli annunci sugli ospedali non crediamo. Sui nuovi ospedali chiediamo impegni finanziari precisi, parlo di quelli del resto del Piemonte; poi relativamente a Torino farò un discorso diverso. Vogliamo impegni finanziari precisi: o si fa adesso oppure non si fa più.
Quello che chiediamo è un quadro di programmazione, perché solo un quadro di programmazione e una legge di piano danno la certezza degli interventi, non si realizzano nuove strutture di quel rilievo senza una lira e senza una legge, senza un piano sanitario; ricordo Asti, Biella Alba, Bra e Borgo Sesia, che erano leggi finanziate.
Per quanto riguarda Torino, in merito all'importante progetto delle Molinette, la Città di Torino in un convegno promosso dal Sindaco, più di un anno fa, con tutti gli interlocutori, parlò di un'ipotesi di questo genere come di un'ipotesi di grande rilievo.
Poiché è un'ipotesi di grande rilievo, collegata a un'occasione che la vicenda olimpica ci pone di fronte, non può essere buttata via ed affidata a un semplice protocollo d'intesa, magari tra le parti, che - come si sa è atto politico che può essere rivisto in qualsiasi momento.
Per essere compiutamente quella grande occasione, deve essere contenuta in un Piano sanitario, in una legge; deve essere scritta, sottoscritta votata e definita.
Questo dà certezza a tutti: alla città di Torino, nella riorganizzazione della sua rete ospedaliera, ma, complessivamente, ad ognuno di noi.
Ritengo che questo sia l'atto che dobbiamo compiere nei confronti di quelle grandi risorse private, che possono essere mobilitate rispetto alla città di Torino e al resto del sistema piemontese.
In sostanza, siccome non è di allocazione di risorse che io parlo o posso parlare, perché altra è la struttura e l'impianto di questo progetto vi chiedo quando voteremo e discuteremo il Piano sanitario e, soprattutto su quale testo e su quale rapporto, in quel Piano sanitario, tra ospedale e territorio.
Questo è fondamentale per dare certezza a Torino e al resto del Piemonte.
Pertanto, sulla partita del Welfare regionale, vi chiediamo un impegno particolare sui settori più deboli: i LEA e gli anziani.
Vi chiediamo di dare certezza agli impegni sulle strutture e l'organizzazione sanitaria che mettete in piedi, attraverso una sorta di atto di programmazione che sia tale e che dia compiute certezze a tutti.
L'ultima questione che consideriamo di un certo rilievo è quella relativa alle problematiche ambientali e alla salvaguardia del territorio.
Fa bene, Presidente della Giunta, a dire che tutta la vicenda che ci accompagna sta modificando profondamente le nostre prospettive e le prospettive ambientali, climatiche e territoriali del prossimo futuro.
Non possiamo proseguire sulla base dell'emergenza, alluvione dopo alluvione, calamità naturale dopo calamità naturale, chiedendo magari lo stato di calamità naturale o il sovvenzionamento ad hoc per quella situazione. Dobbiamo mettere in campo delle politiche strutturali.
In questa direzione, abbiamo presentato una proposta di legge complessiva sulla salvaguardia del territorio, che stabilisce priorità finanziamenti, ecc.
Rispetto a questo, occorre incominciare a dare un segnale preciso, a partire da questo bilancio.
Se l'asse di alcune proposte si sposta in queste direzioni, non è sufficiente per dare un giudizio positivo, né sulla legge finanziaria, che parte con un primo articolo in cui rende strutturale, ad esempio, la questione dell'IRPEF, né sul testo del bilancio. Serve, però, a dare delle risposte di grande rilievo, di ordine prettamente sociale e di costruzione di una più forte e alta coesione del nostro territorio regionale e della costruzione di un rapporto nuovo tra individui, persone e comunità, in cui il ruolo delle istituzioni diventa molto forte e sul quale solo le istituzioni possono diventare classe dirigente e selezionarsi come tale all'interno di una realtà.
Ritengo che un segnale in questa direzione risponderebbe a quei bisogni sociali.
Lo chiediamo con forza adesso, perché riteniamo che questo sia lo strumento finanziario in cui mobilitiamo tutto quel volume di risorse che completa la capacità d'investimento in quella direzione, degli interi strumenti regionali.
O lo si fa adesso, oppure quegli interventi non si faranno più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente e colleghi. Schiacciata dal peso della sanità, che assorbe la gran parte delle spese iscritte in bilancio, la Regione Piemonte fatica a sostenere lo sviluppo economico del territorio, nonostante le nuove competenze attribuite con la riforma del Titolo V, parte II, della Costituzione.
La Regione spende poco per sostenere le attività economiche.
Tra il 1996 e il 2000 la percentuale di investimenti regionali nel settore dell'economia si è mantenuta pressoché stabile.
Se si riclassificano le voci di spese regionali in tre macroaree, cioè economia, Welfare ed education, si rileva che la Regione Piemonte ha aumentato il volume di risorse destinate al settore economico solo dello 0,24%.
Nel 2002, in termini percentuali, il bilancio regionale piemontese mostra un'incidenza del settore Welfare superiore al 75%.
Sempre nel 2002, l'incidenza degli interventi in campo economico - per tali intendendosi tutte le spese previste per agricoltura e foreste caccia, pesca, fiere, commercio interno, mercati, artigianato, industria e turismo - pesano solo del 5,47% sul totale generale.
Al netto delle spese per le infrastrutture ed il territorio, la sanità diventa un macigno per i conti regionali.
L'attuale Giunta regionale mostra una scarsa capacità di incidere sull'economia di questo territorio.
La ragione di tutto ciò non può più essere giustificata nell'ulteriore ricerca di nuovi poteri alle Regioni, ma è da ricercarsi nell'incapacità di rispondere al decentramento della spesa, imposto dai criteri di convergenza comunitari e, soprattutto, nell'incapacità di intercettare nella fase di programmazione le reali esigenze dei soggetti economici.
Il tessuto economico italiano dell'ultimo decennio è cambiato ed i cambiamenti hanno dato vita ad un nuovo modello di sviluppo, basato su due colonne portanti: una forte competizione di sistema a stretta connotazione territoriale, il cui successo è determinato dalla capacità di attrarre nuovi investimenti e nuove localizzazioni, e la fine dello sviluppo spontaneo del sistema produttivo locale, che necessita d'interfacciarsi continuamente con le politiche di programmazione economico-territoriale delle Regioni.
E' evidente, quindi, che, se la Regione Piemonte, dotata di nuovi strumenti e poteri, continuerà a raccogliere le istanze di imprese e cittadini con vecchi meccanismi di programmazione, basati su tecnica di finanza derivata e con ripartizioni delle risorse a pioggia, non solo non ci accorgeremo mai delle riforme compiute, ma la stessa Regione finirà con il diventare l'ostacolo principale per la costruzione di quel modello economico regionale basato su sistemi locali in grado di cooperare all'interno, per competere all'esterno.
La Regione deve mostrare una maggiore attenzione e sensibilità verso le piccole e medie imprese ed attuare un sistema che consenta un'efficiente gestione degli incentivi agli investimenti.
E' significativo il fatto che dopo la regionalizzazione degli incentivi alle imprese, il Piemonte non abbia puntato sulla legge 949 per sostenere gli investimenti produttivi delle imprese artigiane.
Secondo dati forniti dal Ministero delle Attività Produttive, in Piemonte è complessivamente diminuito il numero di imprese agevolate.
Con il passaggio delle competenze dallo Stato alle Regioni a statuto ordinario, avvenuto a seguito del d.lgs. 112/1998, i Governi regionali anche a fronte delle scarse risorse a disposizione, non hanno confermato la fiducia alla legge 949/52, proprio mentre le imprese continuano a mantenere elevata la domanda di agevolazione.
Il Piemonte è la Regione in cui, in maggior misura, si è ridotto il campo di applicazione delle agevolazioni: gli artigiani incentivati sono passati, infatti, da 5.861 nel 2000 a 4.411 nel 2001 e l'importo agevolato è sceso da 13, 36 a 9, 92 milioni di euro. Assolutamente carente è l'attività di programmazione, mentre è auspicabile uno snellimento della burocrazia regionale.
E' necessario un maggior ricorso a strumenti, quali il fondo a rotazione, che ha costi limitati e genera effetti moltiplicatori.
E' positivo che la Finanziaria regionale preveda, per l'anno 2003, uno stanziamento di 15 milioni di euro a sostegno dell'indotto auto all'interno di un apposito fondo rotativo di garanzia del credito per le piccole-medie imprese.
Pur sottolineando l'inefficienza di tale stanziamento, di fronte alla gravità della crisi, riteniamo che esso permetterà, attraverso l'effetto leva, di sbloccare liquidità e linee di credito per oltre 50 milioni di euro.
Diventa fondamentale muoversi in una logica di sviluppo, di riconoscimento dei valori dell'impresa e del mercato, spinto dall'efficienza e dalla competitività di corretta gestione del bilancio pubblico.
Il Documento di programmazione economica e finanziaria regionale predisposto dalla Giunta Ghigo, non risulta accompagnato da un'attenta riflessione su finalità e modalità di erogazione dei finanziamenti alle imprese.
Per attuarlo appieno, la Regione dovrà affrontare una serie di vincoli ed incognite: dal calo demografico, che nei prossimi dieci anni ridurrà sensibilmente il numero dei giovani e della forza lavoro, agli esiti della c.d. devolution, che, in generale, non é ancora diventata occasione per migliorare costi e qualità dei servizi pubblici. Sul punto la Giunta regionale non ha condotto un'analisi esatta sullo stato dell'arte e delle prospettive legate ai processi di decentramento.
Il principale vincolo all'attuazione del DPEFR è, però, rappresentato dalla progressiva riduzione delle risorse disponibili, dovuta, in particolare, alla crescente rigidità del bilancio regionale.
Sul versante della spesa regionale la strada maestra è quella di garantirne il controllo, per evitare indesiderabili aumenti della pressione fiscale su famiglie ed imprese, ovvero tagli nei servizi.
Con l'affermazione del federalismo anche in campo fiscale ci si attendeva che la maggior autonomia impositiva della Regione non fosse aggiuntiva del prelievo esistente, ma sostitutiva, nel rispetto dell'obiettivo di una tendenziale riduzione della pressione fiscale complessiva.
La Finanziaria per il 2003 predisposta dal Governo Berlusconi non sembra andare in questa direzione.
La riduzione della pressione fiscale, obiettivo prioritario dell'attuale maggioranza di governo, è stata condotta con un intervento calato dall'alto che ha finito con l'incidere negativamente sull'autonomia impositiva degli Enti locali, che pure è sancita dalla Carta costituzionale.
Un vulnus di non poco conto per chi ha fatto del federalismo una bandiera.
Questa Finanziaria nasceva dall'esigenza di porre sotto controllo la spesa degli Enti locali nell'ambito della più ampia manovra di contenimento della spesa pubblica, considerati anche gli impegni assunti a livello europeo.
L'errore principale è stato quello di non aver definito cespiti propri effettivamente autonomi e manovrabili da parte delle Regioni e degli altri Enti locali. Tali certo non sono le addizionali regionali e comunali dell'Irpef. Esse rappresentano una sovrimposta che aggrava la spesa fiscale dei cittadini e sulle quali il margine di discrezionalità lasciato ai governi locali è ora pressoché nullo.
Al beneficio di un'apparente riduzione del prelievo fiscale a livello nazionale rischia di affiancarsi un maggior onere derivante da aumenti delle poche tasse effettivamente in mano agli Enti locali, con incremento delle tariffe dei servizi pubblici e maggiori costi per le imprese e per le famiglie, determinanti da un peggioramento dei servizi, dalla mancata realizzazione di opere ed infrastrutture, dal calo nei livelli del Welfare locale.
Grazie per l'attenzione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

L'Assessore Pichetto Fratin deve fare una comunicazione di procedura rispetto alle metodologie di impostazione degli emendamenti, trattandosi che è il primo anno che sperimentiamo la procedura di discussione della Finanziaria e del bilancio contemporaneamente.
La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio

Si tratta, come è stato discusso anche durante sedute di Commissioni di come utilizzare, nei momenti emendativi, il bilancio o la legge Finanziaria.
Sentiti anche i funzionari, proporrei all'aula, come prassi da utilizzare ai fini degli emendamenti, di fare emendamenti tutti sulla Finanziaria, facendoli diventare articoli aggiuntivi di Finanziaria che automaticamente intervengono nella parte tabellare che è il bilancio.
Chiederei, pertanto, alla Presidenza di trasferire automaticamente d'ufficio, come Presidente del Consiglio, gli emendamenti presentati sul bilancio dai Consiglieri, come emendamento alla Finanziaria.
Questa è una proposta di prassi di comportamento.



PRESIDENTE

Ipotizzerei questa procedura: dato che i Gruppi hanno elaborato emendamenti con contenuto politico-finanziario, sulla base della proposta dell'Assessore vengono presentati così come impostati, però si intende che quelli che si riferiscono al bilancio riguardano, nella Finanziaria, una modifica della parte tabellare della Finanziaria che costituisce il bilancio. Verranno adattati d'ufficio, fermo restando - se lei condivide Assessore - che la discussione venga fatta per ogni emendamento, avuto riguardo al suo contenuto tecnico e politico.
Si tratta, in sostanza, di prendere atto di un'impostazione per la quale ci sarà anche l'assistenza della struttura del dottor Lesca, in modo da non incontrare difficoltà a collaudare la procedura in qualche maniera individuata correttamente sulla base della Finanziaria.
Svolgerei anche una breve riflessione sull'ordine dei lavori, non essendo possibile chiudere in serata la discussione generale sulla base degli iscritti, dei tempi e del contenuto della materia, perciò, se non ci sono obiezioni, riterrei di chiudere la discussione alle ore 19, per poi riprenderla nella seduta convocata domani mattina alle ore 10.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Signor Presidente e colleghi, intanto vorrei fissare un punto per quanto riguarda il giudizio sulla Finanziaria e sul bilancio, che credo esprima il giudizio che noi diamo dei documenti che stiamo esaminando. Il giudizio è il seguente: noi votiamo una legge finanziaria e annesso un bilancio, che sono strumenti che potrebbero consentirci di governare una situazione straordinaria della nostra Regione, invece, non tengono conto della gravità dei problemi e della crisi che investe la nostra Regione.
Questo è il primo punto, si tratta di una Finanziaria ordinaria in una situazione straordinaria ed esiste uno scarto relativamente ai problemi che quest'anno siamo chiamati ad affrontare, per una serie di ragioni che poi vedremo.
Lo strumento principe con il quale governare le crisi economiche del Piemonte, mitigandone gli effetti sociali e impedendo che il Piemonte scivoli sempre più in basso nella classifica delle Regioni italiane, non mette in campo politiche pubbliche innovative e positive, in ogni caso, non mette in campo politiche pubbliche all'altezza della situazione che interessa la nostra Regione. E' un'accusa strumentale che fanno le opposizioni? Il Presidente Ghigo ha rilasciato oggi un'intervista ad un giornale della mia Provincia in cui risolve la questione dicendo che è un problema che riguarda l'accusa, è un'accusa strumentale che fanno le opposizioni.
Vorrei ricordare ai colleghi Pichetto Fratin e Laratore e a tutti gli Assessori che molte di queste critiche sono state mosse alla Finanziaria e al bilancio nel corso delle audizioni che abbiamo organizzato come I Commissione. Li ce n'era per tutti, perché gioco forza è stata in quelle critiche la considerazione fondamentale che noi non sapevamo e non volevamo misurarci con le questioni che sono aperte.
Relativamente al Piano economico, Assessore Pichetto Fratin, lei sa che, per bene che possa andare e guerra permettendo - introduco una parola pesante - noi non avremo alcuna ripresa fino al secondo semestre di questo anno. Se andremo ad un conflitto armato in Iraq di ripresa non ne parleremo per qualche mese, come minimo.
In secondo luogo, in Piemonte la crisi è più grave che non in altre Regioni perché qui è esplosa la crisi di un settore strategico che dà lavoro a migliaia di persone. So molto bene che la crisi non è soltanto questa e non voglio fare una lettura catastrofica dei problemi del Piemonte, ma è un fatto che la vicenda FIAT, di cui auspichiamo una risoluzione attraverso un intervento di rilancio dell'auto, comporterà comunque una crisi sull'indotto e sull'occupazione.
In terzo luogo, la crisi non riguarda soltanto un settore strategico come quello dell'auto, ma anche altri settori produttivi, che pagano oggi uno svantaggio competitivo per effetto di questi anni.
Caro Assessore Pichetto Fratin "onòri e òneri", chi governa non può non assumersi tutte le responsabilità, siamo d'accordo. Voi governate da un bel po' di anni questa Regione, non da un giorno, e in parecchi anni si possono promuovere le politiche pubbliche. Io contesto il fatto che voi non abbiate messo in atto delle politiche pubbliche in grado di creare in certe realtà del nostro Piemonte quelle sinergie di sistema che ci avrebbero consentito in questa fase di essere più competitivi nella sfida internazionale.
Fornisco dei dati neutri: noi siamo la Regione che nel prossimo triennio crescerà di meno, l'1% del PIL, contro Regioni - e non voglio fare l'elenco: la Toscana, l'Emilia, l'Umbria, il Veneto, la Campania - che cresceranno del 2 e del 3%. Questo è un primo fatto. Siamo in una Regione che pur avendo avuto in passato un ruolo trainante nello sviluppo economico e sociale, oggi, per una serie di fatti, rischia di perdere questo ruolo trainante. Le politiche pubbliche avrebbero dovuto esattamente risolvere questa questione: mettere l'economia piemontese nella condizione di far meglio fronte alla crisi che investe la nostra Regione.
C'è un problema di strumenti legislativi: Assessore Pichetto Fratin, il Titolo V è paradossale, noi siamo la Regione che esprime il Presidente della Conferenza delle Regioni, ma vi rendete conto! Però, siamo anche la Regione in cui siamo più in ritardo per quanto riguarda il Titolo V e la sua attuazione. E' un paradosso! Noi avremmo dovuto far diventare il Piemonte un laboratorio delle politiche nuove sul terreno legislativo, ma di tutto questo non c'è niente! Per quanto riguarda la legge sulla politica industriale, la legge quadro è lì, non so, spero che prima o poi verrà alla luce, ma questo è un problema. Poi, relativamente alle risorse pubbliche, immaginiamo con gli emendamenti una politica alternativa, che risolva le questioni del credito che è drammatico per la piccola impresa, e che risolva il problema del finanziamento dei processi di innovazione per le aziende.
Non è vero che la Regione non stanzia risorse, non lo dico, non è vero! Ritengo, però, che la crisi giustificherebbe un impegno maggiore per quanto riguarda la politica degli investimenti.
Cerchiamo di immaginare, visto che la crisi ha effetti perversi sul piano sociale, una soluzione sperimentale che ci consenta di garantire chi rischia di essere falcidiato dalla crisi che sta investendo la nostra Regione. Secondo me, siamo indietro soprattutto per quanto riguarda le risorse e le politiche pubbliche da mettere in campo.
Sono convinto che di fronte ad un panorama come questo noi avremmo anche potuto utilizzare la leva fiscale per reperire le risorse con le quali fare una politica di investimenti e ritengo che l'aumento dello 0,50 dell'addizionale non dovesse essere deciso ora per sempre. In merito a questo voglio ricordare ai colleghi Costa Enrico e Marengo un episodio che si è verificato in quest'Aula lo scorso anno quando discutemmo dell'addizionale. Mi ricordo che alcuni settori della maggioranza in quella occasione dissero: "Badate, questo voto ve lo diamo, ma è una fiducia a termine, perché non vorremmo che la Regione pensasse di riproporre il prossimo anno lo 0,50%". Allora da quei banchi ci vennero date molte assicurazioni e ci venne detto che era una tantum destinata ad affrontare le questioni della sanità pubblica. Constato, ma questa è l'ennesima riprova di una maggioranza che vive con la politica degli annunci e poi fa il contrario, che lo 0,50% si è trasformato in una tassa permanente e che l'Assessore Pichetto Fratin non affronta la questione del reperimento delle risorse per perseguire una politica di investimenti, per cui si presenta un paradosso e con lo 0,50% interveniamo sul fronte dei consumi, perché questa tassa costerà ai piemontesi 450 miliardi di vecchie lire.
Tutto questo non può non avere un effetto negativo sull'economia e sui risparmi delle famiglie e non può non comprimere la domanda delle famiglie piemontesi in una fase nella quale quelle medesime risorse poi non vengono utilizzate, cosa comprensibile, badate, in una fase di crisi economica per riorientare lo sviluppo, per fare una politica di investimenti, per concentrare le risorse su alcune priorità che riguardano l'economia e lo sviluppo della nostra Regione.
Lo 0,50% servirà per ripianare il disavanzo della sanità, con buona pace dell'Assessore D'Ambrosio, il quale, in Commissione, all'inizio dell'anno, ha detto che la sanità avrebbe avuto un avanzo di 25 miliardi cosa assolutamente non vera.
Ecco, allora, la questione che noi poniamo, Presidente e Assessore: la leva fiscale viene utilizzata non per affrontare le questioni dello sviluppo, ma per far fronte ad un problema, quello che riguarda la sanità piemontese, che in questi anni la Giunta non ha affrontato con la gradualità e con la serietà necessaria.
Oggi, in Piemonte, assistiamo a fenomeni negativi. Vi offro un esempio: la politica dei tagli ha comportato un forte sviluppo della mobilità passiva; chi non ha i servizi in quell'ospedale, si rivolge all'ospedale vicino, e questo rimane un costo per la sanità piemontese, con la differenza che abbiamo creato a quel cittadino un ulteriore e gravissimo disagio. Questa è la prima questione.
La seconda questione, Assessore Pichetto Fratin, è la seguente: una manovra di bilancio che volesse riorientare le risorse e reperirle per destinarle ad una politica di sviluppo, deve fondarsi anche su uno sforzo per sforbiciare le spese correnti, ritrovare risorse, reperirle individuarle, tanto più in una condizione di straordinaria necessità ed urgenza. Si tratta di fare un inventario delle risorse, di individuarle e di concentrarle per ottenere un obiettivo. La prima cosa da fare è capire dove possiamo risparmiare con la legislazione esistente. Tutto questo non viene fatto, perché non c'é una lira. Vorrei che fosse chiaro, colleghi Consiglieri, che non c'é una lira che noi reperiamo attraverso una riduzione della spesa corrente. E non c'é una lira che viene spostata dalla spesa corrette alla spesa per investimenti. Questo è l'elemento di coesione di questa maggioranza. Altro che storie! La vera storia è questa: questa maggioranza è unita su Finanziaria e Bilancio, perché nessun Assessorato ha visto mettere in discussione i suoi presupposti e le sue risorse. Ciascun Assessore è tranquillo per quanto riguarda la possibilità di continuare a fare, in taluni casi, anche le politiche clientelari. Questo è il punto. Se avessimo, invece, avuto il coraggio di sforbiciare e di colpire gli sprechi che pure esistono...
Apro una parentesi per dire che oggi i giornali pubblicavano intere pagine che riguardano la politica delle comunicazioni della Regione. Ma vi siete posti il problema di quanto spendiamo? Qualcuno se lo è posto questo problema? Io me lo sono posto e sapete quanto spendiamo all'anno? Alcuni miliardi. Non sarebbero sufficienti a risolvere le questioni che ha il Piemonte, ma, dal punto di vista del principio e del segnale che lanciamo, sarebbero sufficienti a dimostrare che c'é la volontà di fare in modo che gli investimenti, lo sviluppo, l'occupazione e l'ammodernamento del Piemonte siano davvero centrali nella politica regionale. Invece, noi non tocchiamo niente da questo punto di vista. Non c'è una sola lira che viene sottratta dalla spesa corrente per essere dirottata alla spesa per investimenti.
E vengo alla questione politica, alle motivazioni per le quali questa maggioranza sta insieme: la ragione è questa, non è un'altra. Quando sento dire dal Presidente Ghigo che le opposizioni hanno inventato delle divisioni che non ci sono, intanto gli vorrei fare omaggio dei mille emendamenti dello scorso anno che la Lega Nord ha presentato durante la discussione sul Bilancio. Mille emendamenti non sono uno scherzo! L'opposizione trinariciuta dei DS quando è arrivata all'estremo della sua battaglia ne ha presentati quaranta, cinquanta. Mille, mille emendamenti! E devo leggere sul giornale che il Presidente Ghigo afferma che il sottoscritto, dicendo che la Lega ha presentato mille emendamenti, ha preso "lucciole per lanterne": avete capito? Ma a parte ciò, rimane il problema che l'elemento di coesione è rappresentato da questo. Codesta maggioranza è stata tenuta unita, ed è unita, sulla Finanziaria e sul Bilancio esattamente per questa ragione.
Collega Galasso, questa mattina, intervenendo, dicevi che eri contento che il Presidente Ghigo fosse il messaggero nel mondo della Regione Piemonte. Io sarei più contento di vederlo in quest'aula un po' più spesso.



GALASSO Ennio Lucio (fuori microfono)

Chiedo scusa, intervengo per dire che non ho detto questo.



RONZANI Wilmer

"Messaggero internazionale"!



GALASSO Ennio Lucio (fuori microfono)

Non era riferito al Presidente Ghigo, ma all'altro, che non c'é.



RONZANI Wilmer

E "l'altro" chi è?



GALASSO Ennio Lucio (fuori microfono)

Non c'é più.



RONZANI Wilmer

Ah, chiedo scusa, chiedo scusa!



GALASSO Ennio Lucio (fuori microfono)

Ho recuperato quello che aveva detto il Presidente Ghigo per....
Non è una censura, è soltanto una precisazione.



RONZANI Wilmer

No, no, chiedo scusa. Quando sbaglio, mi faccio autocensura.
Rimane, però, il problema, e torno alla questione. Mi auguro che questa maggioranza, che io non credo sia così coesa, unita e compatta, esprima in Consiglio una politica e delle proposte, ma mi auguro, altresì, che sia rappresentata in quest'aula dal Presidente della Giunta, visto che si candida a governare il Piemonte per altri cinque anni.
Penso che il modo migliore per farlo sia quello, intanto, di essere presente in Aula, come fanno i Presidenti e i Capi dei Governi regionali per avere su questo e sui temi che sono al centro del confronto politico un dibattito e un confronto con le forze di opposizione.
In conclusione, credo che il Bilancio che avete presentato sia inadeguato, come ha ricordato la collega Manica. Non penso che l'accordo politico che ha coinvolto la Lega Nord in Giunta risolva le questioni e le divisioni interne alla maggioranza che governa la Regione Piemonte. Non mi sembra di intravedere che la maggioranza abbia messo quel "turbo" nel motore di cui ha parlato il Presidente Cattaneo qualche settimana fa annunciando un periodo di iniziative della maggioranza che governa la nostra Regione.
In ogni caso, se questa è la prospettiva, noi siamo pronti alla sfida perché siamo convinti che il futuro e il destino del Piemonte richieda, in quest'aula, un confronto di linee politiche, oltre che di linee programmatiche, con l'obiettivo di vedere chi ha più idee e più progetti per risolvere i problemi del Piemonte. Grazie.



POZZO GIUSEPPE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, i documenti proposti dall'Assessore Pichetto Fratin cadono in un momento di grandi mutamenti, sia economici che istituzionali.
Viviamo, infatti, nella "società della velocità" e alcuni di questi documenti - mi riferisco in particolare al Documento di Programmazione sul quale non sono volutamente intervenuto - mi sembrano non in linea n con questi mutamenti di tipo economico che stiamo vivendo, né con i mutamenti di tipo istituzionale su cui spenderò qualche parola, tanto è vero che il dibattito, che io ho seguito per motivi personali attraverso Internet, si è trascinato, un po' stanco e un po' noioso.
Nel pomeriggio si è un po' vivacizzato, per merito del collega Ronzani ma soprattutto della collega Manica, con le sua immediatezza e con la sua bravura.
Ritengo, tuttavia, che su un punto sia opportuno fare chiarezza: quando si parla di rapporto fra i poteri dell'esecutivo e i poteri dell'Assemblea, riteniamo ancora che il Piano di Sviluppo e il Documento di Programmazione siano ancora quei documenti al passo coi tempi nuovi o soprattutto, le modifiche di tipo istituzionale, che hanno dato giustamente questi grandi poteri all'esecutivo, non debbano far meritare i Consigli, in generale, alle connessioni che essi hanno con i nostri Regolamenti, con lo Statuto e le leggi, che sono rimasti indietro? L'unica novità di questi giorni è la legge finanziaria, che, pur essendo stata presente anche la scorso anno, contiene elementi di vera novità solo quest'anno.
Nella sostanza, ci sono i quattrini, e fa bene la Consigliera Manica a dire: "Diteci come si spendono questi quattrini!".
Bisogna mettersi d'accordo: è questo un documento di 10 pagine, con molti vagoni - come ho sentito dire - pesante, oppure è ancora leggero rispetto ai residui del passato, che si chiamano "Piano di sviluppo" "documento di programmazione" o "Piano socio-sanitario"? Su questo occorre mettersi d'accordo, così come ci si deve mettere d'accordo riguardo al fatto che ad un esecutivo forte corrisponde un'Assemblea forte e ad un esecutivo debole corrisponde un'Assemblea debole.
Ritengo che una debolezza più una debolezza faccia due debolezze.
Affinché ci sia un esecutivo forte, occorre un'Assemblea forte altrimenti l'Assemblea diventa una palude, come ritengo sia oggi, non per cattiva volontà dei Consiglieri, ma a causa di una legislazione vecchia.
Dobbiamo, pertanto, adeguare la legislazione. Il Ministro La Loggia dovrebbe fare chiarezza su questo, perché - come è stato detto, a ragione siamo gli ultimi in materia di interventi legislativi.
Mettiamoci d'accordo, colleghi: io sono dell'avviso che un esecutivo può essere forte solo se c'è un'Assemblea forte. Così è, in generale l'equilibrio dei poteri in tutto il mondo.
Per tornare alla legge finanziaria, gli appunti che faccio sono di segno opposto rispetto agli appunti fatti dalla minoranza.
Prendo atto con soddisfazione che finalmente questa legge finanziaria è diventata uno strumento moderno, rispetto al panorama che prima mi sono sforzato di descrivere; un panorama vecchio, dove persistono situazioni del passato, inidonee nella maniera più assoluta, in una società della velocità come la nostra, di grandi mutamenti di tipo istituzionale come i nostri.
Finalmente la Giunta e l'Assessore hanno preso atto che questo è lo strumento che può incidere in modo snello e adeguato rispetto alla velocità del tempo.
Certamente, il Piano di sviluppo, ecc., sono residui del passato questo non lo dice solo il sottoscritto, ma tutte le Regioni del nostro Paese.
Sono finiti i tempi della programmazione a cascata, che partiva dalla programmazione nazionale e arrivava ai programmi regionali, fino al distretto scolastico. Questi sono strumenti superati.
Finalmente si prende atto del quadro politico-legislativo che ci sovrasta, che abbiamo attorno, e si tenta di affrontare, con questo strumento snello, le situazioni che possono essere affrontate in modo adeguato solo da questo strumento.
Riguardo all'art. 1, parlando dell'aliquota dell'addizionale regionale IRPEF, ha fatto bene l'Assessore a scrivere dieci pagine, ma io avrei voluto che, di queste dieci pagine, l'art. 1 ne contenesse almeno una.
L'Assessore, invece, se l'è cavata con 5 righe.
Intendo dire, con tutto il rispetto per le 120-130 pagine del documento di programmazione, che cinque righe di finanziaria sugli investimenti siano poca cosa, perché lo 0,5% di IRPEF fisso rappresenta molti soldi, rispetto alle risorse che la Regione può mettere in campo. Mi sarei aspettato allora, che la minoranza affrontasse il discorso rispetto a come l'Assessore e la Giunta intendano fare questi investimenti.
Quanti sono gli investimenti? Dove si vuole investire e come? Non ho sentito niente di tutto questo.
Poiché ho anche una certa simpatia per l'Assessore Pichetto Fratin gli chiedo se può trovare il tempo, nelle sue conclusioni, di rispondere e dire quanti investimenti fa, come e dove.
In parte qualcosa è scritto, perché, quando si parla di Piano dei trasporti, è evidente che lui intende investire la quota mancante rispetto agli investimenti nazionali per la Regione, che mi pare siano intorno agli 80 miliardi di vecchie lire.
Poiché si presume che gli investimenti siano almeno 250-300 miliardi delle vecchie lire, si tratta di capire il resto.
E qui vengono i nodi, che vanno affrontati da questa Assemblea, ma vanno affrontati al di là della minoranza e della maggioranza, con leggi adeguate, che invece mancano.
Si è parlato anche di sanità. Per la carità, l'Assessore D'Ambrosio non c'entra, perché si tratta di un fenomeno nazionale, mondiale, ma fino a quando la sanità è una variabile indipendente, nel senso che gode di una legislazione diversa dalla legislazione degli altri Assessori, è spesa corrente, vincolata; tutto quello che si vuole, però, è dentro il bilancio regionale.
L'Assessore Pichetto Fratin, con tutto il rispetto e il bene che gli voglio, può fare tutti i programmi che vuole, perché se il bilancio della sanità è a pareggio, il che vuol dire che può sforare anche dell'1 significa che il suo programma, la sua finanziaria, viene sventata del 50 perché i conti sono come le pietre, pesano, ma li so fare anch'io: due più due fa quattro.
Allora, se la sanità sfora dell'1%, non sfora di poco, ma di 120-130 miliardi.
So fare pochi conti, non leggo documenti, ma alcune cifre le ho chiare come le avete chiare voi. Se incominciamo a togliere 80 miliardi dai trasporti, 120 o 130 miliardi dalla sanità (e siamo a 200), ritengo che la legge finanziaria, non dico sia il libro dei sogni, ma incominci a perdere quelle caratteristiche che venivano illustrate.
Concludo dicendo che mi piacerebbe ricevere qualche risposta riguardo ai LEA.
Per quanto riguarda i LEA mi pare che il tavolo con i Comuni sia saltato. Sarà ripreso? Ci sarà un nuovo tavolo? Se non ci sarà un nuovo tavolo e se i Comuni non vorranno pagare, che cosa si verificherà? Gli anziani si pagheranno i pannoloni o interverrà la Regione? Credo che la maggioranza abbia il dovere di affrontare e di fornire queste risposte. Non si possono votare la Finanziaria e il bilancio senza avere queste risposte. Credo che in un bilancio di 12-13 mila miliardi si debba conoscere dall'inizio chi paga i pannoloni, se è il Comune, la Regione o l'anziano, non lo so. Sono situazioni che vanno affrontate, ma in generale, finalmente, si è individuato uno strumento che è l'unico, per modernità e duttilità, ad affrontare in modo adeguato la situazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Prima di entrare nel merito della legge finanziaria proposta dalla Giunta volevo far notare, come ha fatto il collega Tapparo all'inizio del dibattito, una certa anomalia in questo documento. E' vero che, ancora a livello di sperimentazione, stiamo cominciando ad utilizzare strumenti nuovi ed interessanti (il documento della programmazione e la legge finanziaria), però, immediatamente, attraverso la legge finanziaria stiamo acquisendo i difetti con i quali questi documenti vengono redatti a livello nazionale, tali è quali, come ha già osservato il collega Tapparo, io lo ripeto.
Gli interventi che seguiranno nella discussione sulla legge finanziaria e sul bilancio, insieme al collega Di Benedetto e Giordano, saranno finalizzati a ritornare allo spirito originario della legge finanziaria.
L'Assessore sa perfettamente, avendone discusso in Commissione, che la legge finanziaria è qualcosa di diverso rispetto a quanto ci è stato presentato. Relativamente alla nostra legge sulla governabilità, che credo occorra in qualche modo modificare, avendo introdotto elementi di incomprensione rispetto ad elementi di chiarezza e di trasparenza, diventa difficile riuscire a comprendere gli elementi che stiamo discutendo.
Quindi, sarebbe opportuno ripensarci dopo aver seguito in Commissione le difficoltà incontrate nel leggere i documenti finanziari.
L'art. 8 della legge sulla contabilità definisce in modo chiaro che cosa deve essere la legge finanziaria che - mi sembra logico - in coerenza con gli obiettivi del DPEF deve fare pochissime cose, sostanzialmente sono quattro le più importanti: la variazione delle aliquote impositive, il rifinanziamento per un periodo non superiore a quello del bilancio pluriennale delle leggi di spesa regionale, la riduzione di autorizzazione della spesa e la determinazione per le leggi regionali delle quote destinate a ciascuno degli anni considerati. Sono queste le operazioni che deve fare: definire le aliquote e finanziare le leggi regionali. Quindi, si tratta di una specificazione del DPEF, ma all'interno di questo quadro.
Invece, i vizi, che immediatamente sono stati copiati da parte della Giunta regionale e dall'Assessore Pichetto Fratin, consistono nell'introduzione di articoli che nulla ineriscono con la legge finanziaria. Per la verità, una certa pulizia del testo era già avvenuta in Commissione, penso alla questione dei fondi immobiliari, che, se ho capito bene, è stata accantonata in presenza di una legge regionale. Anche qui ci sono altri articoli che hanno queste caratteristiche, che non rispondono alla norma la norma è molto chiara, prevede quattro cose. Credo che l'art. 4, relativo alla sponsorizzazione degli accordi di collaborazione, non sia assolutamente inerente con la Finanziaria; anche la finanza di progetto e la finanza innovativa non costituiscono elementi da Finanziaria, nel senso che non hanno riferimenti diretti ai documenti contabili, non c'è un collegamento diretto. Potrei continuare così anche per gli articoli n. 9 10, 11, 12 e via di questo passo, mi pare anche il n. 13; cioè, la legge finanziaria, sostanzialmente, è costituita soltanto da 3-4 articoli, così come prevede la legge sulla contabilità.
Ora introduciamo elementi che sicuramente nei prossimi anni saranno utilizzati sempre in maniera distorsiva. Si sa che c'è la Finanziaria, c'è la possibilità di fare qualche modifica legislativa, si coglie questa occasione e si introduce una norma. In effetti è così, perché lo si ritiene uno strumento più veloce.
Questo vuol dire che, alla fine, nel momento in cui c'è la legge finanziaria, soprattutto per finanziare alcune questioni che non erano state finanziate, ci si dimentica della programmazione e si coglie qualcosa che spunta sul momento, dimenticando che la programmazione richiede un ragionamento di lungo periodo. Quindi, questa legge finanziaria è una contraddizione totale rispetto ad un metodo che viene annunciato nel documento di programmazione. Tale situazione l'avevo già fatta notare allora nel mio intervento, in quanto facciamo dichiarazioni di grandi principi, ma, poi, nei documenti contabili e finanziari si riscontra una grandissima differenza.
Questa è la situazione e questo in qualche maniera sarà il significato rappresentato dalle proposte emendative che faremo alla Finanziaria, per riportarla ad essere lo strumento che la legge di contabilità ha previsto.
Anticipo qui un'altra questione, già evidenziata in Commissione, in modo particolare sulla sanità, l'Assessore D'Ambrosio mi pare che ne sia perfettamente a conoscenza come anche l'Assessore Pichetto Fratin. Dalla lettura completa dei due documenti si evince che la Regione Piemonte mettendo insieme tutti i mutui che sono stati contratti nel passato, ha già raggiunto la sua capacità di indebitamento, sono compresi i mutui che sono stati autorizzati e i mutui che sono previsti in leggi, considerato anche il mutuo per la sanità; non vi riporto i dati che sono stati forniti in Commissione, ma siamo arrivati a questa situazione. Ciò nonostante, negli articoli 1 e 2 della proposta, la Giunta regionale ammette l'addizionale dell'IRPEL dallo 0,9% all'1,4% dal 2004 in modo costante, poi ritorneremo durante la discussione sulla costanza o meno di questa norma, ma di questa misura la Regione pensa di utilizzare il 25% dei 180 milioni di euro, per finanziare il piano degli investimenti. Il resto allora a cosa serve? A questa domanda, posta anche in Commissione, è stato risposto che serve per finanziare investimenti. Ora, la scelta che le imposte e l'addizionale IRPEF servano per finanziari investimenti, mi pare una risposta che dia il senso della vera difficoltà economica e finanziaria della Regione Piemonte.
Non ho mai visto nessuno Ente locale che per finanziare investimenti applica le imposte; semmai si applicano per fare una manovra iniziale nella misura tale da potere accendere un mutuo.
Questa è la modalità. Prevedere di applicare l'IRPEF per fare investimenti, è un fatto grave perché dà il senso della vera difficoltà a cui siamo di fronte. Certo che le cose potranno cambiare (d'altronde, il bilancio che discutiamo è, per il 60%, un bilancio che non registra effettivamente cosa esiste, non essendoci molte entrate, molte spese e c'è una descrizione poco precisa di quello che si conosce) ma oggi il quadro è questo: una capacità di indebitamento raggiunta completamente e l'utilizzo di imposte per fare investimenti. Non mi pare che questa sia una strada utile, perché vuol dire bruciare le risorse.
Sono dell'opinione che se c'é una necessità di fare investimenti - come credo ci sia - oltre quelli deliberati e decisi, la modalità non può che essere l'accensione di mutui, considerando anche i bassi tassi. Se questo è vero - come mi pare che sia logico e normale - si calcola la misura dell'addizionale e la misura sufficiente per l'ammortamento. Non si applica una misura completa, perché se viene applicata dallo 0.9 all'1.4, vuol dire che la Regione Piemonte ha già utilizzato tutte le leve fiscali, cioè la Regione decine di applicare al massimo e per sempre l'1,4. E se dovesse capitare qualcosa di particolare o di emergenza, quali sono le leve fiscali che la Regione Piemonte può utilizzare? Non sarebbe serio, dal punto di vista precauzionale della previsione, dell'attenzione e della cautela lasciarsi libero qualche strumento di carattere fiscale? Questa è serietà.
Invece no, si applica tutto per fare investimenti, pagandoli con entrate correnti.
Personalmente, contesto questa modalità di gestire il bilancio.
Ultima osservazione relativa la parte sanitaria.
Assessore Pichetto Fratin, lei ha seguito con serietà ed attenzione il lavoro svolto in Commissione, ma non è più possibile, per quanto riguarda la sanità, continuare a fare il bilancio come facciamo noi. Ormai sono tre/quattro anni (forse quasi cinque) che il bilancio della sanità, per quanto riguarda le spese, non viene fatto sulla base della previsione delle spese, ma viene fatto in misura delle entrate. Si dice: sappiamo che lo Stato ci darà questi soldi e noi spendiamo soltanto quelli.
Abbiamo quindi l'assurdo che nel bilancio di previsione del 2003, per quanto riguarda la sanità (il trasferimento alle ASL di circa 5 miliardi 300 milioni di euro) sia uguale a quello dello scorso anno, bilancio di competenza che ancora non conosciamo.
Probabilmente, se avessimo oggi il consuntivo del 2002, ci accorgeremo sicuramente che la previsione di spesa, cioè di trasferimento di risorse alle ASL, è meno del consuntivo. Ho già difficoltà ad immaginare una situazione in cui i trasferimenti alle ASL sono uguali a quelli dello scorso anno, dato che l'inflazione e l'aumento dei contratti richiederebbe grande sforzi, ma immaginare una riduzione è sostanzialmente impossibile: sarebbe una finzione.
State sottovalutando la sentenza del Dottor Grando perché continuate a dare, nella rappresentazione del bilancio, una rappresentazione irreale della spesa.
Quella sentenza vi dovrebbe far aprire gli occhi e ad un certo punto dovremmo capire...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Non c'é stata nessuna sentenza; c'è stata una dichiarazione sui giornali.
Non c'è stata nessuna sentenza, aspettiamo.



SAITTA Antonio

Ad ogni modo c'è già un giudizio di un'Autorità giudiziaria che la Regione deve pagare 800 milioni.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

La sentenza è un'altra cosa. Aspettiamo la sentenza.



SAITTA Antonio

C'è già un giudizio che la Regione ha pagato 800 milioni. Per adesso l'Autorità giudiziaria è così.
Questo dovrebbe fare aprire gli occhi. Non so dove abbiano messo la spesa degli 800 milioni che la Regione deve pagare al dottor Grando. Non so dov'è, non riesco a leggere, ma qualcuno sarà responsabile del fatto che si continua a dare una rappresentazione fittizia della spesa sanitaria e continuiamo con la stessa modalità, come abbiamo fatto per il 2002, anche per il 2003. Per poi rinnovarci, al momento dell'approvazione dei consuntivi o durante il trimestre in corso, a riconoscere alle ASL finanziamenti aggiuntivi, come è stato fatto allora per il 2001.
Se questa è la situazione, ci rappresentate una farsa, una realtà farsa.
La spesa sanitaria non è quella che voi indicate; è quella che vi immaginate del riparto. La situazione è questa, ed è una situazione drammatica.
La modalità di continuare a rappresentare il settore della sanità con questi meccanismi porta ad un aumento della spesa, perché si parte dal presupposto che ci sarà poi un provvedimento che aggiusterà tutto. Questo è il meccanismo.
Andate pure avanti così, con l'Assessore che dice: "Sì, il bilancio dice quello, ma vi assicuro che poi troveremo l'accordo". Lui dà assicurazioni e l'altro taglia, ma alla fine la spesa cresce con i ritmi che conosciamo.
Ultima osservazione sempre sulla sanità. Una rappresentazione reale della spesa sanitaria vorrebbe anche dire, come ci hanno ricordato i Sindaci del pinerolese questa mattina, che bisognerebbe perlomeno indicare ciò che la Regione deve, sulla base di delibere, agli ospedali valdesi. Sarebbe serio indicare ciò che la Regione deve al Mauriziano, sempre sulla base di delibere.
Non si può dire: "Noi non riconosciamo nulla". Questo è un sogno. Ma come l'Assessore questa mattina ha detto, ciò che si intende riconoscere in termini di maggior produzione o in termini di aumento dei costi, va indicato nel bilancio, perché se non è indicato nel bilancio, noi continuiamo a vendere parole al vento, Assessore D'Ambrosio, stia attento perché ne ha già vendute tante.



PRESIDENTE

Grazie, collega Saitta.
Con questo intervento, chiudiamo la seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.01)



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