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Dettaglio seduta n.294 del 28/01/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


POZZO GIUSEPPE



(Alle ore 10.05 il Consigliere Segretario Pozzo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 10,33 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10,45)



(La seduta ha inizio alle ore 10,50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione per la scomparsa del Senatore Giovanni Agnelli


PRESIDENTE

In apertura chiedo all'assemblea di osservare un minuto di silenzio per la scomparsa del Senatore Giovanni Agnelli, un lutto che ha colpito profondamente la nostra Regione. La Regione Piemonte ha partecipato, in forma ufficiale, sia alla camera ardente sia all'esegue celebrate domenica.



(L'Aula osserva, in piedi un minuto di silenzio)


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle adunanze consiliari del 31 ottobre 2002 e 5, 8, 12, 13 e 19 novembre 2002. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Casoni.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

c) Modifica assegnazione funzioni relative all'Agenzia Regionale Servizi Sanitari all'Assessore Antonio D'Ambrosio


PRESIDENTE

Con decreto n. 5 del 20 gennaio 2003, il Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo, attribuisce le funzioni relative all'Agenzia Regionale Servizi Sanitari all'Assessore Antonio D'Ambrosio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Vorrei fare presente a lei e all'Aula che stiamo tenendo i nostri lavori in contrasto con quanto stabilito nell'ultima Conferenza dei Capigruppo, riunione che si era conclusa con una decisione, mi pare unanimamente condivisa da parte di tutti i Gruppi consiliari e annunciata formalmente dal Presidente, che prevedeva, per la mattinata di oggi, la convocazione e la re-istituzione, non solo delle Commissioni, ma anche dei relativi Uffici di Presidenza.
Si tratta di una scelta, opportuna dal punto di vista politico e dovuta dal punto di vista istituzionale, visto che - come il Presidente sa perfettamente - i termini previsti dall'art. 23 del nostro Regolamento sono scaduti da oltre due mesi e le ipotesi di accordi politici condivisi rispetto agli Uffici di Presidenza, non devono sovrapporsi ai termini istituzionali di cui il Presidente del Consiglio deve disciplinare attentamente la scadenza. Abbiamo tutti ricevuto una lettera in cui lei Presidente, riferendo di accordi e di colloqui con i Gruppi di maggioranza rinvia questo adempimento istituzionale.
Le ripropongo un problema istituzionale e regolamentare: il suo ruolo è quello di assicurare l'attuazione delle disposizioni previste dal Regolamento e non agire da arbitro o da mediatore tra i diversi Gruppi politici.
Quindi, per l'ennesima volta, le richiedo ed esigo - dal punto di vista regolamentare - l'immediata convocazione di tutte le Commissioni consiliari per la loro immediata ricostituzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Non credo che il Presidente debba svolgere ruolo di arbitro o di mediatore, anche se lo Statuto - ricordo - prevede che il Presidente del Consiglio regionale non lasci nulla di intentato per un coinvolgimento anche delle minoranze all'interno dell'Ufficio di Presidenza nelle Commissioni permanenti.
Come Presidente dei Gruppi di maggioranza faccio presente che abbiamo scritto una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio regionale successivamente alla riunione dei Capigruppo tenutasi mercoledì scorso e convocata con l'o.d.g. esplicito sulla composizione degli Uffici di Presidenza delle Commissioni permanenti; chiedendo se era possibile attendere ancora qualche giorno (non ricordo più la terminologia esatta ascritta sulla lettera), per non lasciare nulla di intentato e vedere se con le attuali regole, vi siano le condizioni per coinvolgere l'opposizione all'interno degli Uffici di Presidenza delle Commissioni permanenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Mi associo a quanto detto dal Consigliere Palma perché ritengo che procedere oltre la scadenza, come se nulla fosse successo e come se il problema non esistesse, sia veramente una situazione insostenibile.
Può succedere che le Commissioni si riuniscano e non siano in grado di votare il Presidente e il Vicepresidente, ma non è accettabile che esse si riuniscano senza questo punto all'o.d.g..
Se il problema è di tipo politico, cioè trovare una soluzione all'interno delle Commissioni che preveda anche una rappresentanza delle minoranze, credo che possa essere affrontato correttamente in quel momento.
Il Presidente del Consiglio deve garantire che le Commissione si riuniscano con quel punto all'o.d.g. Tutto questo sta sopra e prima dei problemi di opportunità politica e di discussione politica tra le forze per valutare la composizione dell'Ufficio di Presidenza. Esistono scadenze previste dallo Statuto che prevedono che, a metà legislatura, si debba nuovamente votare le Presidenza.
Questo è un compito che il Presidente deve svolgere con autorità e tempestività.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Vorrei ricordare al Consigliere Cattaneo che il comma 2 dell'art. 23 del Regolamento, articolo che regola l'insediamento delle Commissioni recita,: "Il Presidente del Consiglio convoca preventivamente i Capigruppo per verificare la possibilità di un'intesa, affinché il Presidente e il Vicepresidente siano espressioni della pluralità delle forze del Consiglio" e comma 3: "Le Commissioni permanenti restano in carica trenta mesi".
L'esperire ogni tentativo per raggiungere un accordo con l'opposizione con parte dell'opposizione e con parte dell'opposizione di centrosinistra è una valutazione politica, ottica nella bocca del Consigliere Cattaneo non opportuna nei pensieri reconditi del Presidente del Consiglio regionale Cota.



PRESIDENTE

Colleghi, vi ringrazio. Nella lettera che ho inviato a tutti i Capigruppo ho spiegato le mie valutazioni e intenzioni. Certamente, la prossima settimana le Commissioni verranno convocate con all'o.d.g. la nomina dei Presidenti e dei Vicepresidenti. Ovviamente, cercherò di fare di tutto affinché vi sia una possibilità d'intesa nella composizione dell'Ufficio di Presidenza.
La parola al Consigliere Cattaneo, per fatto personale.



CATTANEO Valerio

Presidente, il Consigliere Mellano ha reputato ottimo il fatto che il mio precedente intervento sia da intendersi come volontà della maggioranza e ascritta alla mia persona, di fare un accordo con una parte dell'opposizione e con il centrosinistra.
Voglio semplicemente rispondere al Presidente Mellano che la nostra era una lettera genuina e corretta, che cercava di concedere ancora un po' di tempo per trovare una soluzione, sulla quale avevamo registrato delle richieste da parte di tutti i Gruppi dell'opposizione.
Anche oggi siamo al paradosso: chi aveva sollecitato questo, o in Consiglio regionale o nell'istituzionalità delle Commissioni, oggi chiede di procedere perché è vergognoso che non si sia ancora proceduto.
Quindi, Presidente, per quanto ci riguarda, si ritenga libero di disporre come meglio crede, senza tenere conto, se ritiene, della lettera che le abbiamo inviato martedì scorso.



PRESIDENTE

Va bene.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per fatto personale; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Siamo alla fase delle comunicazioni, Presidente, pertanto le voglio segnalare un fatto. Nei giorni scorsi ho inviato una lettera al Presidente Ghigo e, per conoscenza, a lei, nella funzione di Presidente del Consiglio per segnalarle un fatto: l'ennesimo inciampo di una direzione che istruendo gli atti per destinare delle risorse nel campo dell'istruzione ha integrato arbitrariamente, come atto di Giunta, una delibera votata dal Consiglio regionale che definiva i criteri per l'affidamento - in questo caso si trattava di un criterio aggiuntivo non votato dal Consiglio - che arbitrariamente è stato assunto dalla Giunta.
Mi rivolgo a lei, Presidente, perché sappia restituire con tempestività le prerogative che sono proprie del Consiglio regionale.
L'istanza è inoltrata in prima persona al Presidente Ghigo (è il secondo incidente, dopo la legge 58, Assessore Leo, e riguarda la destinazione di risorse alle scuole) e chiede l'abolizione parziale di una determina dirigenziale, perché assunta non confortata dal voto del Consiglio regionale.
La prego di attivarsi, Presidente, per tutelare le prerogative del Consiglio.



PRESIDENTE

La ringrazio. La invito amichevolmente ad indirizzare le istanze, la prossima volta, al Presidente del Consiglio e non al Presidente della Giunta, se trattasi di richiesta che riguarda le prerogative. Comunque mi ha spiegato che l'ha indirizzata anche a me. Va bene.



CONTU Mario

Presidente, per il verbale: ho indirizzato la lettera al Presidente Ghigo, perché siamo nella fase esecutiva e il potere di segnalazione alla Corte dei Conti, nell'autotutela, o di sospensione dell'atto deliberativo e della determina dirigenziale, è prerogativa che compete all'esecutivo.
Le ho segnalato questo per correttezza; la prego di attivarsi, essendo a conoscenza dei fatti, nei confronti dell'esecutivo per la restituzione delle prerogative consiliari.



PRESIDENTE

Adesso ho capito meglio. Grazie.


Argomento: Piani pluriennali

Esame proposta di deliberazione n. 350: "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale 2003-2005 - L.R. 11 aprile 2001, n. 7, art. 5"


PRESIDENTE

Passiamo alla proposta di deliberazione n. 350, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Faccio volentieri due considerazioni sul punto iscritto all'o.d.g., che recita:"Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale".
Sovente richiamo i miei Assessori perché citano l'acronimo in "DPEFR" senza aggiungere la "R", ma il fatto di definire questo documento come Documento di Programmazione Economico-Finanziaria regionale non è solo un vezzo, è una volontà che abbiamo perseguito nel realizzarlo e nello stenderlo.
Tale obiettivo è, dal nostro punto di vista, raggiunto.
Probabilmente qualche Consigliere non sarà della stessa opinione, ma considero utile rappresentare, prima dell'inizio della discussione, quelle che sono state le linee guida che ci hanno ispirato nella formulazione di questo importante documento.
Voglio subito dire che è un documento difficile, che è stato difficile realizzarlo, proprio perché i mutamenti dei quali siamo protagonisti ed, in parte, spettatori, sono tali da rendere molto complessa tale operazione.
Si tratta di un documento che non ha la pretesa di rappresentare d'altro canto non è neanche nelle nostre corde un concetto di pianificazione a lungo periodo, proprio per i motivi che prima ho sottolineato; ha invece l'obiettivo di tentare di accompagnare determinati processi, di guidarne in parte alcuni, ma soprattutto di mettere la nostra Regione, attraverso l'azione del governo regionale, nella situazione di essere pronta e capace a gestire le "emergenze" (forse ho usato un termine non perfettamente corretto che può essere frainteso); l'eventualità che tutti i meccanismi cui facevo riferimento prima (la globalizzazione l'invecchiamento della popolazione, i fattori esterni come quello che stiamo vivendo in questi ultimi mesi, la crisi dell'industria automobilistica) ci proporranno come elemento di riflessione e di conseguente decisione nell'intervenire attraverso gli strumenti che l'Amministrazione regionale può esercitare nel governare il territorio piemontese.
Questi sono strumenti, e desidero fare un inciso, che non abbiamo ancora pienamente nelle nostre mani, perché il processo di riforma a livello nazionale è ancora in fase di progress: sta, piano piano, venendo avanti.
Certo, in questa legislatura sono accaduti due eventi importanti: il voto in prima lettura al Senato del progetto di legge relativo alla devoluzione e, sempre in Senato, l'approvazione del disegno di legge "La Loggia", di attuazione del Titolo V°.
Questi sono due elementi sui quali credo che, nel percorso delle riforme che il nostro Paese sta tentando di completare, ci sia una larga unanimità.
Il processo non può definirsi concluso. Per esperienza diretta, vi posso dire che l'applicazione del Titolo V° incontra, per oggettive criticità, molte difficoltà nella sua attuazione. E soprattutto, diciamo le cose come stanno, l'andamento delle finanze nel nostro Paese, ma non solo anche nel contesto europeo, mette ulteriormente in discussione ed in grossa difficoltà l'attuazione dell'art. 119, il cosiddetto federalismo fiscale.
Quella, infatti, è materia, e lo vedremo proprio domani e dopodomani a Fiuggi dove discuteremo il riparto del fondo sanitario per l'anno 2003, in cui emergono in maniera palese le criticità e la necessità d'impostare quel processo di riforma in maniera molto attenta, perché le diversità tra le Regioni del sud e quelle del nord sono ancora molto consistenti dal punto di vista finanziario, dei servizi e delle strutture.
Questo naturalmente è un elemento che deve per lo meno ispirare molta cautela nell'intraprendere un percorso in una direzione piuttosto che in un'altra. E' un elemento che considero di tenuta del "sistema paese" e, di conseguenza, non può essere affrontato con dogmi assoluti, in quanto rischieremmo di assumere decisioni che, invece di dare efficienza e modernità alla macchina dello Stato, potrebbero farla esplodere. Dopo queste brevi considerazioni di carattere generale, ritorniamo alle riforme ed alle tematiche che abbiamo voluto inserire, dal punto di vista contenutistico, nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale regionale. Direi che si può partire da una considerazione: nel formulare questo documento, abbiamo messo in cima ai nostri pensieri ed alle nostre valutazioni l'andamento demografico della popolazione piemontese.
La popolazione piemontese, e dico delle cose che ai Consiglieri sono ampiamente note, ma mi servono per sviluppare il ragionamento, ha una tendenza all'invecchiamento piuttosto considerevole. E' un fattore del quale dobbiamo preoccuparci già oggi, perché sempre di più rappresenterà dal punto di vista della programmazione economico-finanziaria della nostra Regione, un elemento da prendere in seria considerazione per il futuro.
Per quanto riguarda le politiche socio-assistenziali e, di conseguenza le risposte al bisogno di attenzione alle problematiche sociali delle famiglie con persone non autosufficienti ed al bisogno di salute che l'invecchiamento della popolazione richiederà sempre di più all'amministrazione regionale, abbiamo considerato, al di là del contingente, ma ci sarà tempo di parlarne nell'ambito della discussione del bilancio, i risultati raggiunti relativamente al contenimento della spesa sanitaria, che reputo positivi; tuttavia ci sarà l'assoluta necessità di avere una maggiore attenzione nei confronti delle tematiche del socio assistenziale e della sanità.
Questo è un elemento che ha guidato prioritariamente la stesura del nostro documento di programmazione economica-finanziaria. Come l'abbiamo fatto? Sottolineando ed impostando una particolare attenzione nell'incremento dei servizi alla cura della persona per aumentare, in relazione all'invecchiamento della popolazione, la quantità dei servizi abbiamo, però, anche il compito, che stiamo perseguendo, di elevarne la qualità. Questo sarà possibile anche grazie all'evoluzione tecnologica della scienza, che ci consente di dare delle risposte più efficienti ai bisogni della salute.
In questo devo riconoscere di avere trovato un'ottima collaborazione con il Comune di Torino. Ieri, con deliberazione della Giunta regionale abbiamo costituito un gruppo di lavoro, nel quale, oltre alla Regione, sono presenti l'Università di Torino ed il Comune di Torino, per studiare, dal punto di vista tecnico e propedeutico, questo progetto di ricollocazione della Cittadella sanitaria, che è uno dei progetti che va nella direzione da noi indicata nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale.
Questa è sicuramente, per la Città di Torino, una grande scommessa, ma sappiamo che ci sono altre prospettive aperte. Non voglio apparire "torinocentrico", ma ricordo il discorso degli Ospedali di Novara, Alba-Bra ed Asti. Credo che ci sia un piano di ristrutturazione delle reti ospedaliere, nella nostra Regione, di primo piano. Di conseguenza, il tema della salute e della sanità non è solo inteso come miglioramento dei servizi ai nostri cittadini, ma anche come opportunità di diversificazione di sviluppo della nostra Città, ed anche il progetto della Cittadella sanitaria ha quell'obiettivo, ed ovviamente dovrà comprendere una riprogrammazione complessiva dei servizi sanitari sul territorio di Torino.
L'altro aspetto che emerge in maniera chiara dal Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale è quello legato alle infrastrutture. Se vogliamo essere protagonisti in una società globalizzata, le infrastrutture e le comunicazioni sono un elemento assolutamente importante per permetterci un'integrazione ed uno sviluppo vero in un contesto come quello, voglio ricordarlo, della Comunità europea che ha praticamente un bacino di 250 milioni di abitanti.
Calcolate inoltre che, a partire dal 2006, ci sarà l'allargamento e la nostra regione dovrà prepararsi ad essere in parte protagonista di questo processo di integrazione dei nuovi Stati che entreranno nella Comunità europea, anche se dal punto di vista geografico sono più avvantaggiate le regioni dell'est, come il Veneto piuttosto che altre, ma ricordo che molti nostri imprenditori sono già presenti nei Paesi che entreranno nella Comunità europea.
Quando parlo delle infrastrutture, naturalmente non mi riferisco solo a quelle tradizionali, il Traforo del Frejus, l'Alta Capacità, le autostrade tutti elementi che sono messi in pista, alcuni dei quali sono già appaltati e in via di realizzazione, ma non dimentichiamoci che dobbiamo essere anche protagonisti attenti nel campo delle cosiddette autostrade informatiche delle fibre ottiche e delle reti satellitari. Anche a tale proposito troverete, nell'ambito del documento, riferimenti a politiche specifiche soprattutto, io credo, con il Docup 2000/2006, che vanno in quella direzione. Avremo comunque modo di entrare nei dettagli, il Piano triennale Anas e tutti gli aspetti che sono insiti nel documento di bilancio, e mi auguro che tutti questi temi possano trovare una corretta discussione all'interno di quest'aula.
L'altro elemento che credo sia importante sottolineare, perché rischia finita l'emergenza, di passare nel dimenticatoio, è quello della tutela del territorio. Nel nostro Paese, a cicli, gli eventi atmosferici sono sempre considerevolmente pesanti; fortunatamente, facendo i debiti scongiuri, la nostra Regione quest'anno ne è esente, o meglio, fino ad oggi ne è stata esente, ma non dimentichiamoci che abbiamo ancora in corso la definizione degli ultimi eventi atmosferici dell'anno 2000.
Fortunatamente, nella finanziaria di quest'anno siamo riusciti a impostare risorse finanziarie che ci permettono di coprire definitivamente i rimborsi ai privati e alle imprese. Invece, il Piano degli interventi per la messa in sicurezza incontra, dal punto di vista burocratico, ancora qualche elemento di difficoltà, ma l'Assessore Ferrero sta seguendo con estrema attenzione queste problematiche.
D'altro canto, l'ambiente, le nostre politiche ambientali, la gestione del problema dei rifiuti e tutte le forme di controllo che esercitiamo attraverso gli organismi regionali sono, come ribadisco in tutte le occasioni, un patrimonio che giudico alla stessa stregua di quello culturale ed umano. L'ambiente in cui viviamo non è solo un elemento propedeutico a far star meglio le persone che rappresentiamo dal punto di vista amministrativo, ma ha anche l'obiettivo di rendere, scusate la semplicità dell'affermazione, più bella la nostra Regione, perch ovviamente quando facciamo promozione turistica e culturale non possiamo certo presentare alle persone che vengono in Piemonte una Regione con le discariche abusive. Adesso probabilmente non ne esistono più, ma, come si dice, "mai dire mai".
Indubbiamente, queste sono politiche che cercano di offrire all'indirizzo di tipo ambientale un collegamento stretto con la promozione turistica, che rappresenta uno degli elementi che, con grande sforzo stiamo costruendo per la realizzazione dell'evento olimpico del 2006.
Ricordiamo, inoltre, che l'anno successivo ci saranno le Universiadi.
Per quanto concerne gli eventi culturali, ricordo che per la fine di questa legislatura, dovremmo essere in grado di presentare ai tour operator europei il Circuito delle Residenze Reali (o Sabaude che si voglia dire) che, dal punto di vista dell'offerta turistica, insieme a quella enogastronomica, rappresenta sicuramente uno degli elementi di principale richiamo, nella continua ricerca di diversificazione delle attività produttive della nostra Regione.
Colgo l'occasione per dire che nessuno di noi si illude che il turismo e la cultura possano da sole sostituire l'impatto occupazionale in senso più ampio dell'industria meccanica. Voglio anche dire che, proprio in questo documento, esistono precise indicazioni sull'impegno che la Regione intende esercitare - ha già esercitato, ma intende ulteriormente esercitare per il mantenimento dell'industria automobilistica nella nostra città.
Confesso che in queste ultime settimane sono un po' più ottimista perché le cose, sia pur nel novero delle grandi difficoltà, mi sembra che stiano prendendo la direzione giusta. Pare che la famiglia Agnelli abbia intenzione di impegnarsi nel rilancio dell'azienda automobilistica e mi sembra anche che l'indotto, che ha rappresentato un elemento di forte preoccupazione per noi nei giorni caldi della crisi, possa oggi - anche attraverso uno stanziamento di 30 milioni di euro che la Regione Piemonte ha messo a disposizione per la realizzazione del fondo rotativo a sostegno del credito - non essere più visto come un dato di grandissima preoccupazione. È senza dubbio di grande preoccupazione, perché dobbiamo seguirlo, ma ci sembra di cogliere elementi di positività.
In collaborazione con il Comune e la Provincia abbiamo anche intrapreso un'iniziativa per creare una rete fra tutti i produttori dell'indotto quelli che vengono definiti del settore automotive. Questa iniziativa è finalizzata alla creazione di un distretto in collegamento.
Noi, come Enti Pubblici, promuoviamo questa iniziativa, ma naturalmente dovrà camminare con le gambe dei privati, perché, essendo loro i protagonisti, dovranno loro, prima di tutti, crederci in maniera considerevole.
Ritengo che la nostra Regione abbia problematiche da affrontare, che sono indubbiamente molto diversificate, non ultima, come ho avuto occasione di ribadire ieri sera, il vuoto che la figura dell'Avvocato Agnelli lascia passatemi il termine, nei rapporti di potere fra la nostra Regione e gli altri poteri, quello centrale, industriale e quant'altro.
È un elemento che credo debba essere posto come riflessione. Questo vuoto dovrà necessariamente essere colmato, ed è un compito assolutamente arduo e difficile del quale dobbiamo farci carico, perché non possiamo immaginare che il potere centrale, cioè il Governo centrale, non avendo più un interlocutore che rappresentava comunque un punto di riferimento, rischi di dimenticarsi, o sia sospinto da altre pressioni, a dimenticarsi di una realtà come il Piemonte o come Torino.
Credo che tutti noi, nell'esercitare il nostro ruolo, dobbiamo assolutamente tener presente come stato di allerta il fatto che si sono già verificate situazioni di asse privilegiato Roma-Milano in un settore come le telecomunicazioni, in modo particolare per quanto concerne l'emittente di Stato, la RAI. Dobbiamo, dunque, da subito, essere in grado di sopperire alla mancanza di un punto di riferimento che rappresentava un fattore di confronto per il potere nazionale.
Questo è un elemento che intendo portare all'attenzione di quest'Aula perché è una tematica che personalmente sento particolarmente necessaria e ritengo sia utile che il Consiglio regionale, nelle sue varie componenti possa fare le dovute riflessioni su una questione così importante per il futuro della nostra Regione.
Naturalmente avrei altre cose da rappresentarvi, ma non vorrei continuare a fare un elenco degli interventi e delle tematiche in gioco.
In questo mio breve intervento credo di aver evidenziato le linee generali che hanno ispirato il Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale. Naturalmente, insieme all'Assessore Pichetto Fratin che ne è materialmente l'estensore, sono a vostra disposizione per eventuali approfondimenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Presidente.
È previsto l'intervento dell'Assessore Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Grazie, Presidente.
Durante le sedute di I Commissione è stato possibile fare una valutazione di scenario che comprendeva complessivamente tutti i documenti ovvero il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale, la legge finanziaria regionale e il Bilancio come conseguenza, in quanto è difficile fare una valutazione slegata se non per il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (in questo caso perché si tratta di una valutazione più di scenario e di grandi indirizzi, ma la sua traduzione in quelli che sono gli elementi pratici determina automaticamente il discutere complessivamente i documenti, se discussione politica corretta si vuol fare.
Vorrei fare alcune brevi considerazioni prima di entrare nel merito dando le indicazioni di quelle che sono state le azioni relative alla legge Finanziaria e al Bilancio regionale.
Innanzitutto una prima considerazione, con l'obbligo che mi corre di ringraziare il Presidente Gallarini e tutti i componenti della I Commissione, perché la discussione che si è svolta in quella sede è stata decisamente seria, positiva e molto utile a tutti, non solo alla Giunta regionale.
Durante la discussione del Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale, della finanziaria del bilancio regionale, si è potuto prendere atto anche di quello che è questo momento di incertezza che il Presidente nel suo precedente intervento ha voluto rappresentare.
L'incertezza è dovuta alla fase di transizione verso un modello di federalismo istituzionale, che ha come riferimento anche il federalismo fiscale, indipendentemente da quelle che possono essere le posizioni politiche di visione finale del processo federale in corso e automaticamente, di quelle che sono le ricadute sotto l'aspetto strettamente finanziario relativo ad un bilancio che, in un meccanismo di inizio di modello federale, risente comunque fortemente dei trasferimenti statali e, per quanto riguarda la finanza diretta, i tributi diretti puri risente della difficoltà di definire quella che è la base imponibile.
Credo che il dibattito debba essere complessivo e che, naturalmente, la parte tabellare di bilancio sia solo una conseguenza, al punto che io ho previsto - poi ci arriverò - un ragionamento emendativo, quindi, un grande emendamento, al quale mi ero impegnato in chiusura di Commissione, ma con effetto sulla legge finanziaria, anziché sul bilancio, con effetto sul bilancio, ma fatto sulla legge finanziaria. Grazie anche alle considerazioni emerse nel dibattito durante le sedute di I Commissione, in particolare, l'ultimo giorno, siamo arrivati alla necessità di utilizzare alcuni percorsi che il Consiglio regionale dovrà affinare e mettere a punto nella definizione dei propri iter per i provvedimenti dei prossimi anni.
Il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale, a cui ha già accennato il Presidente, è diviso in tre parti, è una filosofia di Giunta, è una filosofia di maggioranza, quindi, non è possibile fare valutazioni sulla parola o sulla frase, viene accolto o non accolto, pu avere un documento di contrapposizione, ma non un rimaneggiamento, se non per percorsi che possono essere condivisi e certamente saranno accolti dalla Giunta.
C'è una prima parte di analisi sociale ed economica, ma il suo aggiornamento, con tutta la volontà e la disponibilità, dovrebbe avvenire ogni giorno, ecco perché si chiama aggiornamento, altrimenti anche l'integrazione presentata in sede di I Commissione due mesi fa, se letta oggi in sede consiliare, risente dei mesi trascorsi.
C'è una esposizione delle problematiche e delle criticità che la finanza pubblica ha in questo momento e ha un percorso degli obiettivi di intervento strutturale che la Regione tende a porre in atto con gli strumenti, per accompagnare quella crescita della nostra realtà, così come vogliamo e come chiediamo che il Consiglio regionale indirizzi.
Le difficoltà di programmazione ad ogni livello si scontrano con la velocità del cambiamento che stiamo vivendo e che investe l'economia, con l'influsso sempre più deciso, come ha avuto modo di accennare il Presidente, di una variabile quale la globalizzazione e le conseguenti trasformazioni sociali ed economiche. Quindi, c'è la necessità di orientarsi come Regione verso uno sviluppo di qualità con l'obiettivo non più quantitativo, ma qualitativo. Si tratta, a questo punto, probabilmente non di accrescere il prodotto lordo, ma di accrescere il PIL per abitante ecco dov'è la valutazione qualitativa che dobbiamo dare come percorso e scenario futuro.
L'obiettivo del Piemonte è dunque l'economia della conoscenza e la nostra centralità all'Europa. Il fatto che un terzo del nostro PIL sia già destinato alle esportazioni ci pone al confronto con tutto il mondo.
Quindi, nell'economia o nella società della conoscenza, così come previsto dall'Unione Europea quale obiettivo dell'anno 2010 da parte dei Paesi membri, si tratta di giocare la nostra partita produttiva nella differenziazione dei prodotti, nella valorizzazione di quelle che sono le tradizioni produttive più radicate sul territorio, stimolandone la creatività.
Relativamente all'intervento del Presidente, noi dobbiamo giocare la nostra partita nel fare meglio ciò che già sappiamo fare e, naturalmente aggiungere ciò che nuove esigenze e nuovi scenari ci portano ad intraprendere.
Tra i fattori che determinano la produttività certamente c'è la ricerca, che è l'elemento fondamentale.
L'eccellenza tecnologica del Piemonte è un grande lascito della grande presenza industriale e storica, che non deve essere sperperato.
La capacità di reazione del Piemonte si è sempre fatta vedere anche nei momenti di congiuntura negativa. Nell'anno 2002, l'occupazione ha fatto registrare - i dati sono di due giorni fa - un aumento di occupazione di 7 mila persone, è un dato oggettivo sulla realtà piemontese; nel contempo abbiamo segnato un leggero aumento anche della disoccupazione. Non sono due elementi in controtendenza, ma hanno un significato molto forte, perché, se esaminiamo i dati disaggregati, come ho fatto ieri mattina, notiamo un positivo aumento della platea dei soggetti che accedono o chiedono lavoro.
E' un fenomeno che si può osservare in particolare sulle realtà che in passato erano maggiormente agricole - guardando il collega Tomatis, ricordo la Provincia di Cuneo - e non sulle realtà che avevano già la piena occupazione femminile. Si osserva perciò l'aumento della propensione al lavoro femminile. Nell'anno 2000, abbiamo superato il 40% di occupazione nel mondo femminile, ma sta crescendo notevolmente.
Certamente questi dati vanno valutati, anche disaggregati, su tutta una serie di altri elementi che possono portarci alla valutazione delle criticità, perché all'interno di tutto ciò possono esserci situazioni di precarietà, di difficoltà e anche valutazioni negative su alcuni modelli che possono crescere.
Il dato di trend ci dice che stiamo andando verso un modello più europeo, se vogliamo, che comprende anche gli indirizzi della Commissione e ad una condizione di parità uomo-donna notevole; i dati disaggregati per Provincia ci danno anche questo elemento, che ritengo molto importante.
Lo scenario al quale punta la Regione Piemonte è la contribuzione ad una crescita integrata, quindi, uno sviluppo diffuso e sostenibile sorretto dalle politiche di sistema, rappresentate dalle infrastrutture e dall'accompagnamento allo sviluppo locale. A fianco c'è la promozione della qualità ambientale e la crescita tecnologica. Parliamo di una società che abbia salde basi di modernizzazione, accompagnata dalla crescita del capitale umano. Di conseguenza, si deve dare un forte impulso all'istruzione, per quanto riguarda la parte di base, e al percorso successivo, cioè, alla formazione, ai meccanismi di cambiamento delle competenze o di adeguamento delle competenze del capitale umano della nostra Regione.
Il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale e la Finanziaria regionale diventano quindi centrali come strumenti per sincronizzare le scelte del Piemonte con quelle nazionali, ottenendo il massimo della ricaduta che possiamo avere sulla nostra regione.
Si è ritenuto anche utile fornire alcune indicazioni sulle politiche settoriali; si è dibattuto in ambito di Commissione di merito, durante la fase di bilancio, e si è affinato il meccanismo di conoscenza con le unità previsionali di base che non tutti avevano bene alla mano.
La politica degli investimenti per le infrastrutture o lo sviluppo sostenibile, che la Regione intende porre in atto, deve essere sostenuta anche da nuovi strumenti finanziari, da una gestione attiva del debito che consente di utilizzare le opportunità offerte dai mercati finanziari, in una situazione di tassi relativamente bassi, quali quelli attuali.
Ho riattivato 500 milioni di euro di anticipazione qualche giorno fa ad un tasso che non supera il 2,5%.
D'altra parte, mi corre l'obbligo di dire che se "incassassimo i crediti", incasseremmo oltre 3 miliardi di euro, quindi non dovremmo sicuramente indebitarci, anzi probabilmente estingueremmo i mutui, fatto come automatismo di cassa.
Nella legge finanziaria sono previste diverse tipologie di azioni per consentire alla Regione di recuperare gli spazi e le possibilità di investimento a parità di spesa, ovvero aumentando l'efficienza della spesa regionale.
Questo consente un maggiore volume di investimenti, senza aumentare le entrate e mantenendo invariata, rispetto al 2002, la pressione fiscale ricordo la finanza di progetto, quindi un meccanismo innovativo che potremmo sperimentare nei prossimi anni.
Si prevedono meccanismi nuovi di utilizzo delle tecniche finanziarie anche per permettere di utilizzare i moderni strumenti, massimizzando quindi la disponibilità.
In sede di Commissione si è stralciato l'articolo che faceva riferimento ai fondi chiusi, per far procedere il disegno di legge che si trova già in Consiglio; si è cercato, soprattutto, di dare una serie di dati riferimento certi, sia sulla parte delle spese, in particolare le spese investimento, sia sulla parte della gestione dei meccanismi di entrata.
Sul bilancio, brevemente, colleghi, vi dico che il totale di bilancio è di 15 miliardi e 553 milioni di euro. Tra questi, vorrei ricordare che IRAP e IVA rappresentano il 70% del totale, al netto delle partite di giro quindi ammontano quasi a 7 miliardi di euro.
Le spese di competenza coincidono con le entrate. Abbiamo spese di investimento per 1000 milioni di euro, una cifra notevole, forse il più grande sforzo finanziario che questa Regione abbia mai compiuto, perch abbiamo 1000 milioni di euro più la copertura del Piano viabilità, che è anch'esso di 1000 milioni di euro.
Quindi, sono 4000 miliardi di investimento, con un riferimento principale alle azioni infrastrutturali.
Sono azioni che accompagneranno questa Regione per i prossimi anni.
Il Piano della viabilità prevede addirittura interventi che accompagneranno questa Regione e gli amministratori nella prossima legislatura. Alcune azioni, infatti, partiranno nella prossima legislatura ma sono, a parere della Giunta, la risposta ad un'esigenza importante proveniente da tutti i territori del Piemonte.
Nel corso del dibattito in Commissione sono emerse, da parte dei colleghi Consiglieri, soprattutto dell'opposizione, numerose proposte di emendamenti.
Ho aperto il mio intervento ringraziandoli, perché non ho colto alcun intento ostruzionistico, anzi la volontà seria di contribuire, con le proprie idee e proposte, a trovare il giusto percorso per il bilancio regionale e gli strumenti finanziari.
E' un segnale che la Giunta regionale ha voluto cogliere, pur nei limiti delle disponibilità finanziarie e in quanto compatibili naturalmente, con la filosofia e le scelte programmatiche dell'Amministrazione.
Si è pertanto disposto un maxi emendamento, che penso venga distribuito, che raccoglie diverse indicazioni emerse nel dibattito in Commissione. Sono indicazioni che nascono dalla valutazione degli 87 emendamenti presentati dall'opposizione, che la Giunta ha fatto, uno per uno.
Alcune risposte non ci sono, altre probabilmente non erano compatibili con il disegno generale della Giunta o non erano compatibili per capienza finanziaria.
Probabilmente alcune hanno un segnale debole, che verrà letto come tale.
In ogni caso, la Giunta ha voluto valutarli tutti e dare una risposta.
Troverete, pertanto, nell'emendamento presentato dalla Giunta regionale, un'attenzione alla valutazione straordinaria delle ATC all'assistenza dei lavoratori disabili, alla promozione dell'artigianato artistico, alla lotta e prevenzione al randagismo, alla valorizzazione dei prodotti agricoli tipici di qualità, alla manutenzione degli edifici scolastici, alla sistemazione dei centri mercatali, a parte del finanziamento dell'edilizia sanitaria, con una sistemazione ed anche un riordino sui fondi per il trasferimento degli Enti locali.
Viene, inoltre, confermato lo stanziamento di 30 milioni di euro per la copertura degli accordi di programma, dove, sul merito degli accordi di programma, viene accolto un emendamento dell'opposizione, fatto proprio dalla maggioranza in sede di Commissione, quindi fatto proprio dalla Commissione, relativo a Racconigi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore Pichetto Fratin.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Grazie, signor Presidente e signor Assessore. Colleghi, a differenza dell'Assessore.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Le chiedo scusa, collega Marcenaro, la interrompo sull'ordine dei lavori, perché i tre documenti sono distinti, pertanto le votazioni e la discussione degli emendamenti saranno necessariamente separati, anche se in Commissione è stato fatto un dibattito generale unico.
Direi che si può svolgere un dibattito per il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale, separatamente dalla legge finanziaria e quella di bilancio, perché il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale presenta elementi di diversità rispetto gli altri documenti.
Se l'aula è d'accordo, farei un dibattito per il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale e un dibattito generale per la Finanziaria e il Bilancio con separate votazioni e discussioni di eventuali emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà



PAPANDREA Rocco

Ci siamo trovati, per una serie di ragioni, nella situazione di dover esaminare contemporaneamente tre documenti.
Per uno corretto svolgimento dei lavori d'aula, credo sia utile separare i tre documenti e le relative discussioni. Ovviamente, le considerazioni che si fanno relativamente un provvedimento, avendo tempi contingentati, sono differenti e si calibrano a seconda del tipo di documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Mi permetto di fare notare che in aula giace il Documento di Programmazione Economico Finanziaria del 2002: anche questo non credo che per lei, come Presidente di questa assemblea, costituisca un problema procedurale formale.
Cosa ne facciamo di quel documento? Resta in un angolo dimenticato oppure lo carichiamo insieme al Documento di Programmazione Economico Finanziario del 2003-2005? Secondo aspetto: tra la legge Finanziaria e il bilancio di previsione c'è una differenza non solo di qualità. Nel documento della legge Finanziaria ci sono interventi modulari specifici (recuperano ritardi fanno interventi sulla normativa), contiene aspetti molto diversi dal bilancio di previsione. Non è per guadagnare o perdere tempo, ma la separazione formale dei tre documenti - forse anche temporali un giorno adesso li abbiamo affastellati - rappresenta un elemento del normale sviluppo del dibattito interno.
Se facciamo riferimento alle assemblee nazionali, verifichiamo che queste mantengono strettamente separati i tre momenti.



PRESIDENTE

Vedremo cosa fare per la Finanziaria e Bilancio, per il momento mantengo la discussione, il dibattito generale, separato sul Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale.


Argomento: Piani pluriennali

Esame proposta di deliberazione n. 350: "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale 2003-2005 - L.R. 11 aprile 2001, n. 7, art. 5" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà



MARCENARO Pietro

Naturalmente è quasi ovvio e pleonastico annunciare, su questo documento, come per i successivi documenti finanziari regionale di bilancio, il voto negativo del nostro Gruppo (fa parte, quasi, dello statuto delle opposizioni).
Tuttavia, in questa nostra valutazione, vi pregherei di non leggere solo un elemento rituale, ma una valutazione di merito che riguarda una posizione che riteniamo sostanzialmente inadeguata ai problemi che il Piemonte dovrebbe affrontare e, in particolare, ai problemi che il Piemonte dovrebbe affrontare in questo difficile, anche se non necessariamente da considerare in termine pessimistici, momento di passaggio.
Concentrerò il mio intervento, dovendo limitarmi per ragioni di tempo esclusivamente su tre questioni: i grandi temi dello sviluppo, le responsabilità della politica da questo punto di vista (una questione che il Presidente della Regione Ghigo ha toccato e che riguarda un punto che non fosse altro che per le risorse che mobilita, è essenziale per la vita e le politiche regionali e della sanità). Infine, terza questione, le politiche territoriali ambientali.
A partire dal primo punto, quello relativo le politiche di sviluppo credo che dovrebbe esserci fra di noi, in tutto il Consiglio regionale, al di là delle posizioni politiche, un' intesa sul fatto che, una delle caratteristiche della situazione nuova che si sta delineando e che viene accelerata dal processo di crisi e di trasformazioni che ha investito la più grande impresa della nostra Regione, è il fatto che noi siamo sempre di più nella situazione nella quale la competitività della singola impresa, per quanto elemento indispensabile dello sviluppo, non è, di per sé, un elemento sufficiente.
Mi pare che da diverse parti si concordi su un'analisi che vede nello sviluppo della competitività dei sistemi territoriali, una delle chiavi decisive, dei fattori decisivi di sviluppo di una Regione come la nostra che sceglie, su questo punto, uno degli assi fondamentali di intervento.
Quando si dice che la competitività dei sistemi territoriali, e non delle singole imprese, viene in primo piano come fattore di sviluppo di crescita di una Regione, penso si faccia un'affermazione che contraddice con molte visioni e teorie che hanno affidato esclusivamente al mercato, in passato la soluzione dei problemi dello sviluppo. I sistemi territoriali dei quali parliamo, non esistono semplicemente senza istituzioni che li strutturano.
Non è possibile parlare di competitività dei sistemi territoriali, senza considerare il ruolo della politica e di politiche pubbliche che siano in grado di strutturare questi sistemi territoriali. Di strutturare una realtà che va al di là della singola impresa e che può organizzare quella cooperazione produttiva necessaria allo sviluppo, solo se le istituzione svolgono questo ruolo.
Si tratta di una programmazione molto diversa da quella che fu concepita e praticata agli inizi della vita dell'esperienza regionale negli anni '70. Si tratta di una programmazione che ha abbandonato qualsiasi pretesa dirigistica e pensa alle politiche pubbliche come funzione di Istituzioni capaci di svolgere un ruolo di regia, di sollecitazione e di coordinamento e non di sostituzione di soggetti privati, ma un ruolo molto importante. Questo vuol dire, se ci si vuole in un quadro di risorse limitate, un richiamo a responsabilità molto forte delle istituzioni, in particolare, in questo caso, tra le istituzioni della Regione, che è quella che ha e avrà su questo punto il carico di responsabilità maggiore. Su questo punto, noi rileviamo la mancanza di un progetto e di un disegno all'altezza dei problemi che oggi la Regione pone. Anche noi abbiamo diverse iniziative, soprattutto nel rapporto con le parti sociali. Penso ad esempio, a tutto quanto si è sviluppato nel corso degli ultimi mesi tuttavia siamo ancora fuori, a nostro parere, da un quadro che veda un impegno adeguato delle risorse e una capacità di definire progetti.
Ci pare che, invece, prevalga ancora un uso delle risorse a pioggia non finalizzate, nelle quali la consapevolezza del ruolo della politica per le questioni dello sviluppo, ci pare determinante. Questo vale per molti aspetti che potrebbero essere indicati, non le indicherò tutti: in primo per quanto riguarda la capacità di affrontare una situazione così delicata come quella del settore dell'auto piemontese.
Assessore Pichetto Fratin, in futuro, forse, la sede del Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale non sarà l'unica nella quale si potrà affrontare questa discussione, ma vi chiediamo, sui progetti che riguardano la ristrutturazione del distretto tecnologico dell'auto in Piemonte - questione sulla quale prediamo atto che voi avete cambiato posizione, dopo aver per tanto tempo negato che questo fosse un ambito di politica industriale e di politica economica praticabile - di discuterne in questa sede.
In merito alle questioni della sanità, come già aveva fatto sul quotidiano La Stampa, questa mattina il Presidente Ghigo ha parlato del progetto che oggi è in discussione e che potrebbe riguardare la ridefinizione dell'allocazione delle caratteristiche del polo ospedaliero torinese intorno alle Molinette, in relazione anche ai progetti legati alle vicende olimpiche.
Io penso che questo sia, come ho avuto occasione di dire, un progetto molto importante, sul quale, come sapete, sono necessari dei seri approfondimenti di merito. Vorrei solo dire questo, Signor Presidente della Regione: naturalmente è un progetto molto importante, ma non nasce n dalla maggioranza né dall'opposizione. Questo progetto, che è stato ideato e proposto da soggetti privati che hanno avanzato un'ipotesi che le istituzioni hanno il dovere e l'obbligo di esaminare e di discutere, non può costituire l'alibi che impedisce di vedere i giganteschi problemi aperti per la definizione di un piano sanitario piemontese che risponda alle necessità della Regione. Non solo; qualora noi scegliessimo di percorrere quella strada che lei ha ricordato, aumenterebbero le necessità di programmazione e di coerenza se non si vuole che quella diventi una scelta a scapito del resto della struttura torinese e del resto della Regione.
Signor Presidente, senza nessuna intenzione propagandistica, ne approfitto ora per dirlo visto che si sono allontanato i venti Sindaci del pinerolese che vi hanno posto un problema molto serio che riguarda le strutture ospedaliere in quella zona: siamo in una situazione nella quale importanti e decisive strutture della nostra Regione rimangono senza destinazione e nella quale, a nostro parere, siamo ben lontani da una soluzione di quello che ha costituito l'elemento strutturale.
Il terzo tema che volevo affrontare riguarda la questione del territorio.
Signor Presidente, ciò che lei ha detto in questa sede, penso che non solo non sia sufficiente, ma che non indichi una direzione che consenta un confronto reale. Io capisco che ci sia il problema ovviamente di esaurire la fase dei risarcimenti, ma che noi non abbiamo assunto come centro strategico il problema della riorganizzazione e della tutela del territorio come asse fondamentale di una politica di sviluppo, è un problema serio.
Guardi, che la cosa che lei ha detto sulla sanità, che è giusta, e cioè che la sanità non è solo un servizio ma può essere un'opportunità di sviluppo, vale anche per le politiche di risistemazione del territorio e per le politiche ambientali. Di questo non c'é traccia. Se a questo si aggiunge che tutto si svolge in un contesto di politiche nazionali di riduzione drastica delle risorse impiegate su questo punto, ci avviamo in una direzione difficile.
Mi fermo qua. Gli altri colleghi del nostro Gruppo in questa discussione parteciperanno e completeranno questo discorso. Dico solo che siamo di fronte, a nostro parere, ad una Regione che non assume, diciamo così, il ruolo che noi riteniamo necessario, un ruolo ambizioso, che punti a giocare nel passaggio molto importante e delicato della nostra Regione un ruolo politico che ne faccia quel soggetto del quale rivendichiamo i ruoli e le responsabilità quando parliamo del federalismo, quando parliamo dei nostri Statuti, quando immaginiamo noi stessi e le nostre responsabilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Di questo Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale (tra l'altro, la "r" di regionale non è inserita nella nostra legge che forma e indica questo documento come il documento base dell'operatività del Governo regionale, del Consiglio), Presidente Cota, rivolgo a lei la domanda, che cosa ne vuol fare?



PRESIDENTE

È da considerarsi assordito dall'attuale Documento in discussione.



TAPPARO Giancarlo

Ci vuole una dichiarazione formale ovviamente per fare questo atto.
Noi oggi affrontiamo questa discussione in ritardo di sei mesi. Questo dovrebbe essere il documento cornice dell'operatività del Governo regionale, nel quale colloca poi la legge Finanziaria e il Bilancio di previsione.
Così non è, però stiamo entrando lentamente a regime. Vediamo che fine farà il documento del 2002.
Io credo che il Governo regionale debba prendere perfetta coscienza del fatto che questo è il documento fondamentale degli indirizzi e va approvato in una fase debita e non com'è ora. Voglio anche sottolineare all'Assessore Pichetto Fratin che questo è un documento che è invecchiato rapidamente. L'elaborazione di questo documento, che è stata fatta nel maggio scorso con successivi aggiornamenti, non tiene conto a sufficienza del nuovo quadro.
Nelle consultazioni, del resto, questo fatto che il documento non ha ancora quella forza di essere cornice, in cui collocare e dare un senso a tutti i comportamenti delle varie istituzioni piemontesi (anche autorevolezza ovviamente deve avere questo documento) è reale. Io mi auguro che nelle prossime tappe questo documento possa avere, anche quando lo si discute, un peso rilevante nella comunità piemontese, soprattutto nelle istituzioni, nel sistema degli interessi economici.
Lei opera con tre leve: con la leve delle risorse regionali, con quelle statali e con quelle comunitarie, orientate attraverso il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria, il Docup. Mi pare che manchi un altro elemento che si tiene nascosto. Lei, che è anche Assessore alle finanze e non solo Assessore all'industria e al lavoro, sa che non tutto è dato dall'impiego di risorse finanziarie, ma anche dalla capacità di far convergere delle energie. Vorrei poi soffermarmi su questo aspetto per quanto riguarda la ricerca in Piemonte e l'innovazione scientifica e tecnologica.
Dobbiamo incominciare a ricercare nel ruolo della Regione una capacità di orientare energie, di individuare degli scenari, di indicare una stella polare di riferimento, che permetta di muovere gli altri interessi e le altre istituzioni in una direzione di marcia. Altrimenti, se tutto si fa solo e sempre dietro alle risorse messe in campo, si va poco lontano.
Cito l'esempio dei Patti Territoriali, sui quali questo Governo regionale non è parso mai molto entusiasta o capace di inserirsi. La programmazione negoziata non è valida solo perché mette in campo delle risorse, ma è valida perché introduce un meccanismo di concertazione stabile, dati territori ottimali, capace di fare convergere diverse energie. Dobbiamo riuscire a far convergere delle energie con il ruolo del Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale.
Quando lei parla di nuovi strumenti finanziari, la finanza di progetto ed altre è chiaro che, quanto più questi nuovi strumenti si muovono, tanto più è credibile il riferimento programmatico della Regione. Se questo non sarà credibile, si muoveranno meno privati in questo senso. Quindi, gli obiettivi programmatici devono essere forti, autorevoli e sospinti, non solo da risorse, ma da credibilità.
Il Presidente Ghigo ha parlato delle grandi infrastrutture. Cosa si dice sull'infrastrutturazione interstiziale, che è fondamentale per lo sviluppo economico? Perché parliamo solo dei grandi assi di trasporto e non parliamo della rete ferroviaria regionale, che è in grave ritardo? Perch non parliamo - mi rivolgo al collega Ronzani - dello stato della linea ferroviaria Santhià-Biella? Se facciamo un grande discorso sull'Alta Velocità, ma lasciamo il reticolo costruito nell'800 dai nostri padri storici, nelle condizioni d'allora, non diamo un ruolo alla Regione; ci accodiamo unicamente ad una spinta di grandi interessi. Se una Regione è debole, le grandi infrastrutturazioni la svuotano ulteriormente. L'Alta Velocità può avere una funzione utile in una Regione forte. Se l'asse della Voltri-Sempione non intercetta Novara e non ha a Novara un polo forte, così come nell'asse Lione-Milano-Trieste-Budapest sarà un'infrastruttura che svuota il Piemonte.
Voglio soffermarmi su una parte alla quale l'Assessore Pichetto Fratin ed altri colleghi dedicano la loro attenzione: la ricerca scientifica e tecnologica. Anche su questo argomento, non c'è, nel documento unico, un disegno d'insieme. Qual è il disegno d'insieme? Come giochiamo sull'innovazione, attraverso la valorizzazione dei centri di ricerca presenti in Piemonte, sia pubblici che privati? Pensiamo al rapporto con il CNR, al rapporto con il Donegani o ad un rapporto che s'intreccia con tutti i poli di ricerca che si sono sviluppati in Piemonte da quello di Verbania a quello delle biotecnologie d'Ivrea), in un disegno d'insieme nel quale si colloca anche l'iniziativa che l'Assessore ha illustrato alcune settimane fa, relativa a tre Centri servizi per l'informatica collocati in tre zone del Piemonte molto opportune. Come si colloca tale questione? Il problema non è solo quello di dare quattrini per la ricerca.
Voglio farle un'annotazione, Assessore, ma lo dico anche ad altri colleghi: è rischioso dare risorse alle imprese per la ricerca, se non è controllata rigorosamente.
Preferirei quasi che queste aziende si rivolgessero a strutture di ricerca, con un buono in mano, per ottenere una reale commessa di ricerca! Diversamente, disperdiamo delle risorse, che hanno l'etichetta di "risorse di ricerca e d'innovazione", ma così non è. Perché questo? Io non ho ancora trovato uno scenario di riferimento, nel quale si collochi l'autorevolezza e la capacità di orientamento della Regione.
Perché questo silenzio della Regione Piemonte nel rapporto con il CNR? Perché non ci mettiamo in una posizione di rapporto contrattuale, in modo da integrare questa parte di ricerca pubblica, (sulla quale la Moratti sta lavorando in modo discutibile) intrecciandolo con il nostro disegno? Assessore Pichetto Fratin, ci si lamenta sempre del fatto che le risorse sono scarse, ma questo non è solo un problema di risorse; ma questo è un problema di obiettivi programmatici, nei quali l'autorevolezza della Regione colloca l'orientamento.
Le aziende titolate per la ricerca sono certamente felici quando ricevono dei soldi, che non utilizzano per la ricerca, ma per altre cose! Ma se in questo disegno c'é un intreccio, una nervatura che colleghi quelle imprese, soprattutto piccole e medie, che non hanno la capacità di essere guidate nel rapporto con la ricerca esistente in Piemonte, il discorso cambia. Si tratta di guidare le imprese piemontesi alla qualità e alle certificazioni. Ci sono molte funzioni che non sono di pura ricerca, ma di collegamento tra la ricerca e l'impresa.
Mi sono soffermato su questo aspetto per dimostrare ancora una volta come questo dovrebbe essere lo strumento principe, il riferimento, la stella polare di comportamento dell'istituzione e degli interessi economici. Dovrebbe essere un momento solenne; invece l'abbiamo inserito frettolosamente insieme ad altre questioni, e non gli abbiamo conferito questa autorità ed autorevolezza.
Spero che questo sia il futuro documento principe del comportamento della Regione, in modo da avere, anche nel rapporto esterno, quel riverbero e quella forza che danno importanza al governo della Regione e centralità al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea. Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Insieme ad altri Gruppi, abbiamo presentato una serie di emendamenti la cui illustrazione ci permetterà di affrontare alcune tematiche. La funzione di quegli emendamenti non è solo quella di sviluppare una critica ma anche d'individuare una proposta alternativa.
Utilizzerò questi minuti per fare un'analisi delle relazioni che sono state sviluppate nel documento presentato. Parto dalla considerazione svolta dall'Assessore, che sosteneva che il documento è datato e che pertanto, i contenuti dello stesso sono superati.
Non era questa la critica che abbiamo rivolto, sostenendo che si trattasse di un documento datato; abbiamo svolto una critica molto più di fondo. Abbiamo detto, cioè, che quel documento non ha colto una svolta di fondo, che era già avvenuta nel 2001, a livello internazionale.
Quindi, non una fase di svolta all'interno dell'economia recessiva come spesso avviene, ma una fase che ha messo in discussione il periodo precedente, il periodo del boom, della new economy, che è entrata in una crisi, in cui non si vede l'uscita. Non dico che sia una crisi irreversibile, ma è una crisi molto profonda e di cui non s'intravede un percorso di uscita.
Quella crisi si rapporta ad una serie di altre crisi, che ora non ho tempo di affrontare, ma che, a mio avviso, la illuminano in modo particolare. Penso anche alla crisi dell'impatto delle nostre azioni sull'ambiente, alla crisi ecologica, che anche in questi giorni ci condiziona sempre di più e che varrebbe la pena di cogliere. Non so se è casuale la confluenza di questi due aspetti, ma, indubbiamente, esiste e va segnalata, va anche colta per capire quali politiche sviluppare.
Per quanto riguarda il terzo punto, questa crisi più profonda, più strutturale e più internazionale si inserisce in una crisi specifica del Piemonte, che, anche qui, ha caratteristiche di fondo; non so, il fatto che sia deceduto il Senatore Agnelli, forse, lo visualizza perfino. Però, il fatto che il Piemonte sia di fronte ad una fase di trasformazione, ma anche di profondo declino, è un dato che non può non essere colto, non può essere sottaciuto, non può non essere visto, perché, se non si vede la realtà, non si riesce ad intervenire sulla realtà stessa.
In questo periodo, guardando al passato, abbiamo avuto delle crisi che hanno colpito i settori innovativi del Piemonte, i settori tradizionali e forti dell'economia piemontese: la grande industria. L'industria manifatturiera è stata colpita nei suoi punti alti, quelli tecnologicamente più sviluppati. L'Olivetti non esiste più, se non come finanziaria. E' un dato drammatico da certi punti di vista, ma, insieme a questo, abbiamo avuto crisi di altri punti di eccellenza, pensiamo all'Alenia che, da questo punto di vista, non ha ancora subito una crisi con quelle caratteristiche, ma sicuramente ha subito un ridimensionamento. Abbiamo poi una crisi che colpisce purtroppo anche i settori più tradizionali. In queste settimane, ha definitivamente chiuso il Gruppo Finanziario Tessile che era una realtà manifatturiera grandissima nella nostra Regione profonda e molto ramificata. C'è la crisi negli ultimi settori tradizionali.
Dirò poi alcune cose sulla FIAT-Auto, relativamente alla quale non capisco da dove vengano tratte una serie di considerazioni svolte dal Presidente. Guardate che intorno alla crisi della FIAT-Auto si sta verificando un fatto ulteriormente grave: all'interno della crisi della FIAT-Auto, che ha contaminato il Gruppo FIAT, abbiamo avuto parti dell'industria piemontese che sono passate sotto una direzione esterna, a cominciare dalla FIAT-Ferroviaria, poi grandi parti dell'indotto auto, i più appetibili e più avanzati della Teksid, adesso si parla della FIAT Avio. Si tratta di parti che passano sotto un controllo lontano dalla Regione Piemonte e questo ha degli effetti esattamente su quel tipo di lavoro di cui diceva l'Assessore Pichetto Fratin.
Questo fa sì che, se va bene, in Piemonte restano delle parti di lavoro più svilite, ma non la testa, non le parti più innovative del processo, che vengono spostate all'estero.
In più, come abbiamo potuto verificare, il fatto che il comando si sposti lontano dalla Regione ci espone maggiormente alle scelte e fa sì che le nostre aziende siano colpite dai processi di ristrutturazione. Pensiamo ad un settore dell'indotto auto come la Nippodenso, che sembrava solido invece, di fronte alla crisi dell'auto, ha subito maggiormente i colpi delle scelte che la multinazionale, ormai giapponese, ha fatto nei confronti della stessa azienda.
Il fenomeno di spostamento dei nuclei di testa dal Piemonte all'esterno è avvenuto anche per aziende nazionali, lo scorso anno abbiamo avuto anche una discussione, ma la Telecom ha comunque spostato il suo centro direzionale; l'elenco potrebbe essere lungo.
C'è una crisi che colpisce il settore tradizionale e forte. Le aziende che da sempre hanno rappresentato la specificità del Piemonte, che ne facevano la Regione trainante e più forte delle altre, oggi, sono in crisi.
Relativamente al discorso dell'auto, non so da dove provengano le dichiarazioni su un diverso atteggiamento della famiglia Agnelli, la quale chiaramente ha detto che c'è un piano industriale, che continua a portare avanti. Fino a quando non ci sarà un cambiamento su quello, le omelie del Cardinale al funerale di Agnelli non cambiano questa sostanza, così come non la possono cambiare le speranze dei politici o dei giornalisti: o cambia il piano industriale oppure si tratta di chiacchiere, non è la realtà.
Il piano industriale continua a dire che la FIAT-Auto andrà sotto il controllo di una multinazionale, che credo chieda la chiusura di Mirafiori ma su questo ci torneremo. Lo scorporo del settore Auto dalla FIAT è un passo in quella direzione, non è un passo in una direzione diversa.
Ora il tempo mi impone di passare ad un altro argomento.
Non dico molto sulla sanità, perché spero che altri lo riprendano, ma sostenere che la Regione Piemonte abbia una politica sanitaria quando non è riuscita neanche ad avere un piano sanitario mi sembra veramente il colmo.
Vengo ad un altro aspetto: questa Giunta già otto anni fa, cioè, la Giunta precedente, presieduta sempre dal Presidente Ghigo, parlava del passaggio del Piemonte da una fase in cui era prevalentemente industriale ad un futuro diverso, ad un futuro proiettato maggiormente sul terziario in particolare, su uno sviluppo del turismo e delle infrastrutture. Credo che otto anni possano rappresentare un tempo anche per fare i primi bilanci e per capire. Ora, non vedo negli ultimi otto anni un cambiamento da questo punto di vista. Non credo che si possa dire che negli ultimi otto anni il Piemonte sia diventato meta di turismo di massa in modo significativamente diverso dal passato, cioè, che abbia scalato i gradini delle classifiche fatte sotto questo punto di vista nel nostro Paese. Anzi, siamo una Regione che continua a stare in un punto basso per quanto riguarda il turismo.
Quindi, in questo periodo, questa politica è stata portata avanti, come minimo, in maniera inefficiente, perché non ha modificato un quadro strutturale e non vedo come possa diventare efficiente nel prossimo periodo. C'è la speranza che l'anno 2006 segni un cambiamento, così come era stato detto per i Mondiali, che potevano essere un primo momento di cambiamento. I Mondiali non hanno determinato un cambiamento e credo che lo stesso si rischi per le Olimpiadi, restando una pia speranza, ma niente di più, nonostante i pesanti investimenti infrastrutturali, che nella fase successiva rischiano di trasformarsi in un problema più che in una risorsa.
Credo che anche su questo potremo intervenire.
L'unico intervento che ha interessato il settore turistico è stato il turismo enogastronomico, che è stato un'invenzione al di fuori di qualsiasi programmazione. Si è trattato di una intuizione felice, che ha avuto uno sviluppo, ma non è stato capace di ulteriori dinamiche di sviluppo, anche perché non governato.
Da una parte, abbiamo la crisi di quella che era vocazione strategica di questa Regione e, dall'altra, quella che doveva essere una nuova ipotesi di sviluppo si è dimostrata totalmente fallimentare.
Nel proseguo del dibattito, soprattutto nell'illustrazione degli emendamenti, penso che potremo riprendere una serie di ulteriori temi e anche parte di questi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Grazie, Presidente. Su questo primo punto, ho seguito e condiviso la sua impostazione per quanto concerne la discussione di oggi, circa il fatto di scorporare il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale dalla legge finanziaria e di bilancio. Mi sembra logico; anche in Commissione l'abbiamo affrontata così.
L'intervento sul Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale non riguarda tanto il punto di vista formale, quanto il punto di vista sostanziale Come ribadito dall'Assessore Pichetto in Commissione, essendo il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale una delibera con la quale la Giunta dà una chiave di lettura dell'attuale situazione economico-finanziaria e della sua prospettiva a breve, è ovviamente immodificabile. Potrà dunque essere condivisa dalla maggioranza, ma è impossibile che possa recepire degli emendamenti portati dalla minoranza perché le opposizioni, facendo parte di uno schieramento alternativo vedono le questioni da un'ottica diversa - seppure legittima - rispetto a quella della maggioranza e della Giunta.
Questo documento di programmazione ricomprende anche il documento di programmazione del 2002, che formalmente è in aula, ma non è stato votato.
E' ovvio che, trattandosi di una fase sperimentale, perché è la prima volta che si applica una legge di questo tipo, è la prima volta in cui c'è la legge finanziaria, ovviamente un certo sperimentalismo paga qualche dazio, che è quello di avere il documento di programmazione del 2002 non ancora approvato ma compreso nel documento di programmazione del 2003, 2004 e 2005.
Questo per quanto riguarda la forma.
Per quanto riguarda la sostanza, mi sembra di cogliere, in questo documento e nelle dichiarazioni del Presidente Ghigo di stamattina, tre punti fondamentali.
Il primo è relativo al discorso della rilocalizzazione delle Molinette che considero, dal punto di vista politico, una grande idea.
Come diceva il collega Papandrea, i Mondiali al Sestriere sono passati senza lasciare traccia e il rischio è che questo succeda anche per le Olimpiadi del 2006.
Basterebbe cogliere l'occasione delle Olimpiadi per far sì che le Molinette, la più grande struttura ospedaliera piemontese (e forse anche dell'Italia), dal punto di vista scientifico, venga ricollocata.
Ritengo che questo sia un elemento in grado di costituire, da solo risultante rispetto alle "n" discussioni sulla sanità che abbiamo sostenuto in questo Consiglio regionale, in tutti questi anni.
Dal punto di vista della finanza sanitaria, siamo passati, dai 1200 miliardi del 2000 ai 350 miliardi circa del 2001 e agli annunciati 130-140 del 2002.
E' vero che il disegno di legge sul Piano sanitario è stato massacrato nelle consultazioni, è vero che la Giunta ha adottato, la settimana scorsa il cosiddetto "maxi emendamento" che, nella sostanza, è la riscrittura totale di quel disegno di legge (lo esamineremo e avremo modo di valutarlo), però è altrettanto vero che il dato fondamentale, che era lo sfondamento economico rispetto a quanto viene dato a livello nazionale per la sanità della Regione Piemonte, ha conseguito un grosso risultato.
Infatti, passare, in tre anni, da 1200 miliardi al pressoché zero e al pressoché pareggio, è stato un grosso risultato.
Il progetto delle Molinette è, dal punto di vista dell'iniziativa politica, una grande idea della Giunta e ritengo che quest'idea sia, da sola, al di là del corollario e di tutto il resto, in grado di far sì che le Olimpiadi del 2006 non passino inosservate come - e concordo - sono passati i Mondiali del Sestriere.
Quell'avvenimento non ha lasciato traccia; in quest'occasione le tracce ci saranno, perché sarebbe sufficiente quest'iniziativa, che non è la sola.
Si tratta di una grande iniziativa, perché - come è emerso dagli interventi del collega Burzi e del Presidente Ghigo - la cittadella sanitaria non è importante solo per migliorare o elevare la qualità delle prestazioni sanitarie, ma lo è anche dal punto di vista del volano macro economico, quindi è una turbina in grado di catturare euro dall'esterno della regione, riciclarli all'interno e spalmarne i benefici sulla regione stessa.
Il secondo punto, per la verità ancora un po' zoppo in questo bilancio è dato dal salto culturale che sta avvenendo in questi anni, quindi il salto culturale che fa passare gli investimenti da investimenti sulle cose a investimenti sulle persone (e la sanità è un investimento sulla persona).
Avremo modo di sviluppare meglio questo concetto quando parleremo di legge finanziaria e di bilancio.
A noi sembra che, riguardo all'ordine del giorno, approvato all'unanimità dal Consiglio, che prevedeva il passaggio - certo, graduale dall'attuale uno per mille di risposta al due per mille, purtroppo non ci siano riscontri concreti.
Questa non è una critica all'Assessore Cotto che riteniamo stia svolgendo molto bene il proprio lavoro, ma è una sottolineatura che indica una criticità complessiva. E' ovvio che le risorse vanno reperite laddove c'è una massa di euro consistente e la sanità rappresenta il campo all'interno del quale, una volta perseguito l'obiettivo economico del pareggio, che in tre anni è stato perseguito - e questo rappresenta un grosso risultato per la Giunta Ghigo e per questa maggioranza, questo pu avvenire.
Il secondo passo - ma non occorre più aspettare, è già il momento di avviarlo - deve essere quello di reperire delle risorse per andare incontro ai ceti deboli e alle categorie deboli della nostra regione, perché, nei periodi di crisi, il ricco è un po' meno ricco, ma è sempre ricco, mentre il povero muore di fame.
Penso allora che la crisi FIAT e tutto il resto debbano incentivare a mettere a fuoco questa esigenza.
Il risultato raggiunto sulla sanità, dal punto di vista economico, e la grande idea delle Molinette e di tutto il contorno esistente, sicuramente sono in grado di perseguire un risultato di qualità e di razionalizzazione.
Purtroppo, vediamo mancante la terza gamba di questo progetto: quella relativa ai servizi socio-assistenziali.
Siamo fiduciosi e confidiamo nel fatto che, spremendo le meningi, si effettuino dei primi passi per andare in questa direzione, perché le enunciazioni sono una cosa stupenda, ma se non sono riempite di contenuti non solo restano enunciazioni, ma diventano anche prese in giro, dal punto di vista politico.
Riteniamo che, nella realtà, le condizioni non debbano essere queste e non siano queste.
La terza questione, che secondo me rappresenta un pilastro di questo documento di programmazione economico- finanziaria della Finanziaria e del bilancio, è legato al distretto dell'auto. Il Consigliere Marcenaro ha detto: "Prendiamo atto con piacere che avete cambiato idea". Non sono in grado di avere la situazione prima e dopo, per vedere se e quanto questa idea è cambiata, semplicemente ritengo che se molti Consiglieri di Forza Italia hanno presentato un progetto di legge per la creazione di condizioni, ovviamente di vantaggi economici, affinché si insedino settori legati all'auto, questo rappresenta un grosso stimolo. Immagino che non sarà il solo progetto di legge, probabilmente ne nasceranno altri che concorreranno a coinvolgere la Giunta in una risposta di investimento in questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Per la seconda volta, a proposito dell'illustrazione del documento di programmazione economica e finanziaria regionale, si è fatto cenno, prima dal Presidente della Giunta regionale e adesso dal Consigliere Gallarini al progetto di trasferimento delle Molinette.
Per la verità - perché è opportuno che in questo Consiglio regionale la verità sia il nostro punto di riferimento fondamentale -nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale non si parla del trasferimento delle Molinette. Non si parla. Tra l'altro, il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale è - se le parole hanno ancora un senso - il documento che serve per la programmazione, in base ad un progetto generale e a risorse economiche. Non è una somma di idee, più o meno geniali, ma è un qualcosa che sia in grado di fare mente locale sullo stato attuale della Regione nei diversi settori e che, sulla base di tale riflessione, sia in grado di immaginare un percorso futuro in un tempo stabilito.
Questo dovrebbe essere il Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale. Ciò non toglie che la questione del trasferimento delle Molinette sia un'opportunità importante su cui è evidente, anche da parte del Presidente della Giunta regionale, il tentativo di metterci sopra il cappello come se fosse venuta fuori dalla mente di Giove - cioè dalla sua - come Minerva.
In realtà non è così; si tratta di un'opportunità che, quanto tale richiede una capacità di governo. Non basta solo cogliere l'opportunità.
Prima questione: nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale del trasferimento alle Molinette non si parla, quindi non è una cosa venuta fuori dalla mente di Giove.
Seconda questione: si tratta di un'opportunità interessante che per richiede capacità di governo. A questo punto ci si chiede: in questo Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale, soprattutto per quanto attiene alla sanità, c'è capacità di governo? Non basta immaginare di trasferire le Molinette, bisogna capire in quale contesto trasferirle. Non dimentichiamo che le Molinette sono all'altro estremo della curva di Gauss dei piccoli ospedali.
L'Assessore alla Sanità spiega ai Sindaci di piccole comunità che i loro ospedali dovranno essere chiusi perché non corrispondenti a parametri internazionali. Ed è vero, ma lasciando da parte tutta la questione sul fatto di ricercare un'offerta territoriale alternativa (che non è mai stato fatta), dall'altro lato, al lato estremo della curva di Gauss di questo ragionamento, ci sono ospedali troppo grandi che, in quanto tali, sono di fatto ingestibili: le Molinette sono in questa situazione.
Se ragioniamo al di là delle questioni di Odasso, Di Summa e delle singole personalità, esiste un problema generale di difficoltà gestionale di ospedali di queste dimensioni.
Il trasferimento delle Molinette è una questione che attiene ad un ragionamento serio sull'opportunità, non solo di svecchiare i muri o di cambiare indirizzo, ma di ripensare che si tratta di uno dei più grandi ospedali regionali: è un ospedale territoriale, è un ospedale di eccellenza ed è la sede di insegnamento e di ricerca.
Se si dimenticano questi tre particolari e se non si capisce che oggi questo intreccio, unito alle dimensioni delle Molinette, costituisce un problema, non si può ragionare seriamente sul trasferimento o sull'eventuale ospedalità privata prospettata in questo progetto.
E' un'opportunità interessante che va inserita in una capacità di programmazione, altrimenti abbiamo uno sbilancio, dal punto di vista dell'offerta, che finisce per danneggiare seriamente la capacità di risposta della sanità nel suo complesso; finisce per creare un problema di disavanzo e finisce per creare una situazione di squilibrio che, invece di migliorare il livello qualitativo, lo può solo peggiorare.
La questione del governo pone un'ultima questione: la riorganizzazione dei servizi nell'area torinese e, più in generale, la riorganizzazione dei servizi nella Regione Piemonte. Da qui nasce la necessità di un piano sanitario, annunciato in questo documento ma che non abbiamo ancora visto che diventi elemento fondamentale: fate anche una proposta di destra, ma abbiate il coraggio di farla; non assumetevi l'arroganza di dire: "decidiamo noi attraverso le deliberazioni".
La Regione ha bisogno di programmazione; non potete redigere un documento di programmazione economica-finanziaria e poi non fare la programmazione.
La Regione ha bisogno di programmazione perché deve essere chiaro a tutti (a partire dagli investitori che devono investire i loro soldi, agli operatori che ogni giorno operano con enorme difficoltà e con spirito di sacrificio, agli utenti e ai cittadini che fanno ricorso a questa strutture) da dove si parte e dove si vuole arrivare. Questo clima di incertezza sta generando enormi difficoltà.
Il Presidente della Giunta regionale è partito, nel suo excursus sul Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale, prendendo atto del fatto che la Regione Piemonte invecchia. Ma cosa fa questo documento di programmazione economica-finanziaria per svecchiarla? C'è un solo modo per ridurla: creare un meccanismo di altissimo livello di competitività che faccia in modo che la Regione diventi attrattiva per capitali, per opportunità economica, per le persone e per i nuovi nascituri che non si decidono a nascere perché non c'è la sicurezza del futuro.
La sanità può offrire grandi opportunità. Vale la pena di ricordare che, pure in una situazione di enorme difficoltà, le Molinette non ci hanno dato soltanto Odasso e Di Summa; questo anno ci hanno dato la ricerca sulla melusina e l'opportunità del Centro Oncoematologico Subalpino: una struttura di eccellenza a livello europeo. Abbiamo l'opportunità di moltiplicare all'infinito tutto questo, soltanto che siamo capaci di costruire un meccanismo di punto, per quanto riguarda la ricerca, e se siamo capaci di porre, al centro della nostra operazione di formazione dei nostri rappresentanti della sanità, l'approccio con le nuove tecnologie e con le nuove metodiche.
Quindi, è opportuno svecchiare il nostro parco tecnologico che, oggi in sanità è estremamente obsoleto, costruendo un meccanismo di trasferimento delle nuove metodiche dai centri più avanzati a livello internazionale, ai nostri centri di eccellenza, via via arrivando agli ospedali territoriali.
Questo comporta liberare delle risorse, e per farlo dobbiamo sapere raccogliere la sfida principale, che è quella di spostare utenza dall'ospedale al territorio. Soltanto in questo modo, possiamo liberare risorse per la sanità, e non facendo i trucchetti sul bilancio, collega Gallarini.
Sappiamo come si sono azzerati i 1200 miliardi di disavanzo del 2000.
Si sono azzerati in metodi destinati ad essere perdenti: scaricando il deficit sull'ospedale Mauriziano e sull'ospedale Valdese.
Abbiamo scaricato centinaia di miliardi su questi ospedali, e così facendo abbiamo peggiorato i servizi in maniera spaventosa; ci sono circa 4 mila posti letto chiusi con un allungamento delle liste d'attesa, che finisce per danneggiare, in modo irrimediabile, la salute dei cittadini piemontesi e il loro diritto ad avere salute.
In secondo luogo, la deliberazione del day-ticket sulla sanità ha creato un risparmio che è solo temporaneo, perché il meccanismo dei ticket costruisce una barriera soltanto fittizia rispetto al consumo dei farmaci.
Vi accorgerete che il costo della spesa farmaceutica è in ripresa e aumenterà sempre di più.
L'unica alternativa è quella di costruire dei percorsi di salute, che vedano dei medici organizzati con la medicina di gruppo, che vedano dei distretti forti collegati con gli ospedali territoriali, e gli ospedali territoriali collegati con ospedali di eccellenza che siano capaci di fare insegnamento e ricerca.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie signor Presidente, signori colleghi. All'inizio degli anni '80 il Piemonte produceva il 9,4% della ricchezza nazionale e dava lavoro al 9,1% degli occupati italiani. Sia pure con qualche forzatura, la nostra Regione era indicata come la Regione del 10%.
A 20 anni di distanza il peso economico del Piemonte è diminuito in modo significativo. Il contributo alla produzione del reddito nazionale è progressivamente all'8,7% ed i nostri occupati rappresentano solo più l'8,3% del totale.
Il Piemonte rimane ancora oggi una delle Regioni più importanti, ma ha perso smalto e si è fatta sorpassare da altre Regioni più dinamiche, come quelle del nord-est. Dal confronto con le altre realtà europee appare sempre più evidente che i fattori vincenti di crescita sono sostanzialmente due: la disponibilità di risorse umane e un'adeguata ed efficiente dotazione d'infrastruttura e di sistema di collegamento con il resto del mondo.
Due problemi che, per il Piemonte amministrato da questa Giunta di centrodestra, rischiano di diventare altrettanti vincoli allo sviluppo.
Sono infatti note le crescenti difficoltà che le imprese di tutti i settori incontrano a reperire personale qualificato od anche solo adeguato ai fabbisogni della domanda.
Sono altrettanto noti i rischi ed i problemi di isolamento geografico e commerciale della nostra Regione; in particolare, dell'area sud orientale che, al di là dei buoni propositi sono ancora lungi dall'essere risolti.
I dati di una recente indagine sulla qualità della vita testimoniano il degrado diffuso del Piemonte. La prima delle Province piemontesi che compare nella classifica generale è quella del VCO, che si colloca al 27esimo posto, che rispetto al 2001 perde quattro posizioni. Seguono Cuneo al 31esimo posto, Torino al 63esimo ed Asti al 77esimo. Tutte le Province piemontesi, con l'unica eccezione di Vercelli, hanno perso molte posizioni rispetto al 2001, e Torino viene superata da altre grandi città, come Milano e Roma.
Tralasciando ogni considerazione sul rigore scientifico di tale indagine e sulla sua impostazione metodologica, il dato generale che traspare non può che fare riflettere gli amministratori locali piemontesi.
Siamo di fronte ad una crisi per certi versi drammatica come quella che coinvolge la FIAT.
Occorre agire perché nel 2003 si abbia una radicale inversione di tendenza. Prima ancora che nei conti economici che restano ovviamente decisivi, occorre ridare fiducia ai piemontesi. Il Piemonte ha in sé tutte le risorse e le energie per potersi risollevare, ma occorrono segnali forti da parte delle istituzioni locali.
E' necessario avviare delle politiche a sostegno delle imprese e dell'occupazione, in ragione che, nel 2002, ha visto crescere il tasso di disoccupazione dal 4,8% al 5%.
Sul versante istituzionale è necessario offrire delle risorse ai cittadini stessi disorientati e confusi da un rapporto burocratico e amministrativo che finisce con il complicare loro la vita.
Emblematica è al riguardo la vicenda delle cartelle esattoriali inviate a fine anno e aventi ad oggetto il pagamento del bollo auto riferito agli anni precedenti. La Pubblica Amministrazione deve essere efficiente ponendosi al servizio dei cittadini, e non rappresentare per essi un ostacolo.
E' significativo che gli uffici regionali maggiormente visitati dal pubblico nel corso del 2002 siano stati quelli delle aree dedicate al lavoro, alla formazione professionale, all'imprenditoria giovanile e femminile, alla sanità ed all'assistenza. Anche questo è un barometro sugli interessi e sulle preoccupazioni contingenti dei piemontesi.
Questi argomenti non intendono alimentare in alcun modo facili polemiche, ma vogliono porre l'attenzione su alcuni aspetti di criticità del contesto economico piemontese affinché di essi si tenga conto nella predisposizione degli strumenti regionali e, in primo luogo, del Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale da cui deve partire il rilancio della Regione.
In questo documento però mancano incisive e corrette politiche di sviluppo, come ad esempio nei settori produttivi la situazione dell'agricoltura, la crisi della grande industria, le difficoltà delle imprese artigiane, la crisi delle imprese della subfornitura, la crisi dell'industria tessile, il calo dell'imprenditoria giovanile, e ultimo riferimento all'innovazione e alla ricerca.
Un'altra considerazione che intendiamo fare è quella che alcuni esponenti della Regione, in occasione della crisi FIAT, hanno indicato che la Regione dava la disponibilità ad insediare nel circuito dei consorzi di affidamento per le medie e le piccole imprese, di una risorsa pari a 50 milioni di euro.
Ebbene colleghi, questi 50 milioni di euro, annunciati solo pochi giorni fa a tutto il pubblico piemontese, nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria non ci sono: a tal proposito non vi è nessun riferimento, nonostante l'accordo di "Basilea 2" preveda l'abbassamento del rating a tutte le medie e piccole aziende.
Questo Documento di Programmazione Economico-Finanziaria che ci avete sottoposto, nelle sue 120 pagine offre molte spiegazioni, ma non migliora in questo momento, le condizioni della piccola e media azienda, che costituisce il tessuto produttivo di questa Regione.
Per questo motivo, noi voteremo contro.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Grazie, Presidente.
A volte si esordisce dicendo che queste proposte non hanno un'anima.
In realtà, io non sarei così tradizionale nel valutare questo genere di proposte. Piuttosto, raccogliendo lo spirito espresso in Commissione nel senso di utilizzare la prima occasione possibile del Consiglio regionale per discutere assieme il Documento di Programmazione, la legge Finanziaria e il Bilancio (con un'evoluzione apprezzabile, quindi, rispetto alla situazione tradizionale, che ci consentiva di discutere soltanto sulle cifre), sarebbe opportuna qualche riflessione sul progetto e sul modello che si sottintende alle valutazioni che, dalla maggioranza e dall'opposizione, poniamo come base del ragionamento.
Ho ascoltato con attenzione una parte dell'intervento del collega Gallarini, quando ha sollevato la questione della coesione degli elementi di stato sociale. Obiettivamente, un documento, un progetto di politica economica non è neutrale.
La politica economica è un elemento primario che deve sostenere un insieme di altri obiettivi, che sono quelli propri dell'istituzione. Almeno noi crediamo nelle regole dell'economia di mercato. Naturalmente sono regole, e il mercato è una "bestia" che va governata e gestita conoscendone la dimensione e la perversione. Però questo è un punto di partenza. Da un sistema economico, dalla gestione e dallo sviluppo delle regole sul piano dell'economia e della finanza, si ricavano gli elementi per gestire le politiche sociali. Dunque -prima questione - un indirizzo di politica economica (o un indirizzo di bilancio) non è una questione neutrale. È una questione che dev'essere, in qualche maniera, fortemente rapportata agli obiettivi politici, istituzionali e sociali, per i quali ad una grande istituzione viene affidata la responsabilità, il compito e l'obiettivo di governare una comunità.
Partendo da questa affermazione, oggi, in particolare, dobbiamo considerare che il ragionamento che possiamo fare sull'economia regionale sempre meno può prescindere da una condizione di globalizzazione all'interno della quale tutti i sistemi si muovono.
Questa è un'evoluzione che nel giro di pochi anni ha avuto un'accelerazione oserei dire superiore a quella che noi riusciamo effettivamente a cogliere. La stessa crisi della FIAT, fortemente dominata da politiche interne negli scorsi anni, oggi, in realtà, è dominata dalle linee e dalle logiche della globalizzazione. Ma ci sono altri esempi.
In questo contesto, Assessore, come ricordava anche il collega Giordano, questa Regione, che era al 10% e che si attesta all'8.7% come produzione, occupazione e reddito, rappresenta in qualche maniera un elemento di domanda che devono intensamente recepire le istituzioni, per capire, sul nostro versante, quali sono gli spazi per correggere una determinata tendenza, che, se è così, non soltanto non sostiene un più coraggioso discorso di politiche sociali e di realizzazioni di obiettivi di benessere e di miglioramento delle condizioni della nostra comunità, ma addirittura le perde per strada rispetto alle dinamiche di altri territori e nel quadro di una globalizzazione che non regge.
Una cosa è evidente per tutti: quando la nostra Regione si attestava al 10%, eravamo la "Regione delle grandi industrie", della FIAT, della Olivetti, della Ferrero e della Telecom (allora Sip), insomma delle "grandi". Le nostre grandi italiane hanno retto male e il Piemonte ne paga ancora di più le conseguenze.
Non abbiamo sicuramente il tempo per approfondire ulteriormente questi argomenti, posto che sono già stati richiamati dal collega Marcenaro, per esistono altri elementi che ritengo un po' troppo sottaciuti. Per esempio anche la nostra Regione sta subendo un fortissimo sviluppo delle piccole e medie imprese, delle imprese artigianali. Assessore Pichetto Fratin, noi abbiamo il sistema, ma non so fino a che punto abbiamo una politica.
Abbiamo dei contributi. Le pongo un esempio: se noi siamo un sistema di piccole e medie imprese, bisogna osservare come reagiscono alla globalizzazione e con che sostegno affrontano i mercati del mondo in competizione con un altro sistema di grandi imprese: le grandi imprese vanno per conto loro, mentre le piccole non vanno abbastanza.
È vero che l'arrivo dell'Assessore Brigandì alla politica del commercio estero rappresenterà sicuramente una rivoluzione, però sarei più tranquillo se gli offrissimo gli strumenti di indirizzo politico più precisi.
Ricordiamo, inoltre, che la nostra Regione ha un sistema agricolo. Una volta, forse, del sistema agricolo se ne parlava troppo, mentre adesso obiettivamente, se ne parla troppo poco. Vorrei solo che si prendesse atto che nel giro di un anno e mezzo entreranno nella Comunità Europea alcuni Stati il cui ingresso significherà che la superficie agricola dell'Europa raddoppierà e gli addetti all'agricoltura aumenteranno di cinque volte. Pertanto, quelli del Piemonte diminuiranno di sette volte se le questioni non verranno assunte. Altro che qualche piccolo elemento di rattoppo! Qui c'é da ridisegnare strutturalmente un sistema di piccole imprese.
Le nostre imprese, medie o grandi, hanno offerto molto lavoro all'Est come a Miroglio, che è un'azienda che conosco bene, il cui Presidente è stato anche Deputato della Lega Nord (peraltro mi sembra pentito, ma questa è una questione che riguarda il suo percorso personale, pentito soprattutto perché, a fronte dei 70 centimetri quadrati di spazio sullo scranno che ha un personaggio, indipendentemente dai miliardi che ha alle spalle come azienda, non gli consentono di esprimersi). Tutte queste aziende hanno dato molto lavoro nei Paesi del Terzo Mondo. Il problema è che il lavoro si sviluppa nel Terzo Mondo, il reddito non arriva, circola anch'esso all'esterno e noi ne riportiamo degli indebolimenti che sono di carattere strutturale e significativo.
La montagna, per esempio, quella grande risorsa di cui una volta se ne parlava di più (adesso, col fatto che comunque c'é un settore assestato, va per conto suo): noi abbiamo il 53% del territorio piemontese montano, in cui ci vive il 15% della popolazione, nel quale si produce l'8% o il 9 del reddito. Questi tre elementi, messi in fila, sottolineano un dato che indica degli spazi per politica e per sviluppo. Insomma, vi invitiamo a leggere gli atti di una conferenza che abbiamo organizzato, che, come tutte le cose, non era un fatto privato, ma per dare un contributo di elaborazione e di ricerca.
Relativamente al Docup, dopo cinque anni di sviluppo di questa politica, vorrei che noi potessimo fare un ragionamento sui risultati che abbiamo ottenuto e sui limiti. E' una proposta di comparazione, che ritengo si debba svolgere in I Commissione, affinché, in qualche maniera opportunamente, si trovino gli spazi per promuovere questo. Facciamo un ragionamento sotto questo profilo e vediamo comparativamente gli scenari: cosa sarebbe stato e cosa si potrà ottenere, perché siamo nella fase finale dell'utilizzazione di un meccanismo di intervento che poi, evidentemente scomparirà.
Il collega Marcenaro si è già espresso meglio di me relativamente al sistema Regione; lo stesso Presidente Ghigo ci ha detto di questa intesa con il Comune di Torino. E' importante se riusciamo a creare un progetto nell'ambito del quale, utilizzando anche le potenzialità della grande città, produrre e distribuire una funzione complessiva su tutto il territorio, che si integra e che vicendevolmente riesce a utilizzare le capacità, che sono proprie del sistema di una grande metropoli, e le opportunità che si dispiegano sul territorio fin su per le vallate. Quindi proponiamo anche il superamento del limite della multipolarizzazione del Piemonte, non nel suo interno, ma su altri poli di attrazione ai quali continuano ad ubbidire le logiche istintive di un mercato e di un sistema industriale che storicamente aveva poco integrato il Piemonte con altri territori.
Il documento di programmazione indica per il futuro dei tassi di sviluppo bassi e una economia così configurata, con le sue limitazioni necessita di interventi soprattutto da parte di un Governo che si prefigga di potenziare e sviluppare questo nostro sistema, correggendolo naturalmente.
Adesso termino il discorso che concerne la questione dell'auto e del distretto, assolutamente importanti, come lo sono anche la medicina e la ricerca.
Ha ragione il Consigliere Riggio quando dice che il futuro deve anche nascere nell'orizzonte. Noi vediamo in intere comunità, che sono rimaste ai margini, gli esponenti di una buona borghesia, coloro che 20-30 anni fa magari avevano raggiunto traguardi importanti perché impiegati o insegnati che non sanno se i loro figli potranno rimanere su quel territorio che non produce opportunità occupazionali per chi studia e raggiunge la laurea. Si tratta di territori marginali all'interno del Piemonte, ma, Presidente vediamoli anche come spazi per l'espansione di una economia che è pulsante che ha delle sue opportunità e che non deve necessariamente soltanto trovare la sua integrazione nei Paesi del Terzo Mondo.
Ancora un ultimissimo elemento: è importante se - tutti i miei compagni lo hanno già detto in tante occasioni - noi veramente riusciamo a convergere sul fatto che l'obiettivo ultimo è la crescita della coesione e delle condizioni soggettive di inclusione. E' importante l'assistenza per gli anziani, la salute per tutti, il lavoro e, soprattutto, lo studio e il lavoro per i giovani. Su queste politiche sociali non ci sono degli investimenti che siano all'altezza di una politica che deve fare fronte sia agli elementi di formazione e sia agli elementi di coesione e di sicurezza.
Ancora un'ultima cosa, ma si tratta solo di un accenno: pensiamo al costo elevato del tenere un territorio dissestato, come stiamo facendo, in termini di diseconomie che si ripartiscono un po' dappertutto.
Presidente, concludo veramente: forse, abbiamo avviato un discorso che è opportuno che sia completamente raccolto e non sia come l'intervento che si svolge oggi nelle premesse dell'approvazione del bilancio. Da parte nostra, si deve avviare una politica di forte monitorizzazione istituzionale di ciò che avviene, per poter adeguare tempestivamente le nostre politiche all'andamento dell'economia, e di ridefinizione, spero più coraggiosa, degli obiettivi di socialità che rappresentano lo scopo principale della nostra ragion d'essere.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Signor Presidente, il documento che stiamo discutendo si pone obiettivi importanti e si dà anche degli imperativi, io ne ho colti tre significativi: stabilità, riforma e sviluppo, che sono assolutamente condivisibili e accettabili, ma deve anche essere rimarcato come questo provvedimento, di fatto, sia una bella cornice. Questi imperativi si rifanno ad una bella cornice, che, dal nostro punto di vista, presenta ancora un vuoto al suo interno, una tela che deve essere ancora dipinta.
Ci sono una serie di scelte indicate e abbozzate, ma non c'è quella strategia sulla quale noi speravamo di poterci confrontare.
E' evidente che il quadro generale di riferimento economico internazionale e nazionale è un quadro congiunturale assolutamente critico ne siamo consapevoli, ma, forse, ne siamo più consapevoli noi di quanto non lo sia la maggioranza di questa Regione che presenta questo provvedimento.
In qualche modo si rifà a quanto previsto in occasione del 2001 peccato che allora fossimo in una situazione notevolmente appesantita, ma che presentava anche delle significative aspettative di ripresa e di rilancio.
Gli andamenti attuali denotano una situazione più difficile e più complessa. Tra l'altro, siamo in presenza di una complessità che deriva anche dalla differenziazione tra le Regioni; quindi, c'è una crescita economica differenziata al centro e al sud rispetto al nord. In questo nord, il nord-ovest è più penalizzato e presenta delle sacche, tra cui l'area torinese, che sono ancora di più al centro del ciclone.
In questo divario di crescita, nessuno lo ha ricordato questa mattina ritengo doveroso ricordarlo, c'è una forte differenziazione nel PIL per abitante che è meno ampia e che si sta contenendo man mano ulteriormente.
Questo, probabilmente, indurrà ad una minore dinamica della popolazione piemontese e, probabilmente, dato il quadro congiunturale generale, ad un arretramento della Regione.
Questo è il panorama e lo scenario al quale dobbiamo fare riferimento.
In questo scenario c'è una parola d'ordine - a dire il vero, qualcuno della maggioranza l'ha citata - che è nostro obbligo ricordare: reperire risorse per i più deboli e per i più esposti al rischio, reperire risorse e fare politiche di inclusione sociale. Questa è la parola d'ordine che deve caratterizzare un documento di questa portata e non la vediamo espressa in modo forte, vediamo soltanto dei piccoli segnali. Questa parola d'ordine "reperire risorse per i più deboli o per quelli che possono diventare più deboli" può essere gestita in un'ottica di destra, può essere gestita in un'ottica diversa, ma ciò che conta è che venga attivata e gestita in questa fase, perché diventa priorità assoluta.
Il problema ha due corni: uno, sul versante industriale; l'altro, sul versante delle politiche di Welfare, delle politiche di salute. Non ce ne sono altre.
Allora, sul versante industriale è ancora debole e impacciato ciò che emerge dal documento che stiamo analizzando e discutendo.
Noi ci aspetteremmo qualcosa in più, perché la crisi FIAT è una crisi che ci farà comprendere che i poveri non sono quelli esclusi (quelli sono poveri da sempre e saranno poveri ancora di più), ma che stanno diventando poveri il padre di famiglia o la madre di famiglia che vivono con 1.700.000 1.800.000 delle vecchie lire, e che, nel momento in cui ha vi è un secondo figlio o il mutuo da pagare e non c'è un secondo stipendio, non ce la fanno più.
Capite, amici e colleghi, come si allarghi questo numero di poveri perché si tratta di quelle persone che, fino a qualche mese fa, poveri non erano. Questi, inoltre, acquisteranno di meno, consumeranno di meno e quindi la ricchezza si restringerà.
Allora, occorre reperire risorse sui due fronti; sul fronte industriale, non ci basta quanto proponete, non ci bastano le soluzioni che sono state adottate, occorre una priorità assoluta, più forte e significativa. Occorre più coraggio, in tal senso.
Così come va invertita la tendenza a sostenere la flessibilità come innovazione di mercato. Sosteniamo la professionalità, sosteniamo la ricerca, favoriamo nuovi mercati e nuovi livelli di formazione, facciamo delle politiche di incentivazione e di inclusione! Mi riferisco ovviamente al settore scientifico, al settore tecnologico dove il Piemonte ha dei fiori all'occhiello.
Dobbiamo incentivare maggiormente l'affermazione della nostra regione come polo industriale e manifatturiero europeo. Vantiamo, come regione Piemonte, una cultura sociale vastissima, che viene da lontano; vantiamo una densità di lavoro, di esperienze, anche di sogni - consentitemi di dirlo - che hanno fatto la storia di questo Paese! E allora, vale la pena di rilanciare in tal senso, ma dobbiamo essere noi piemontesi i primi sostenitori veri e non venditori di fumo; i primi sostenitori veri di queste radici e di questo albero genealogico da cui proveniamo, che ha fatto grande il Piemonte, come laboratorio culturale sociale e professionale.
Non c'è abbastanza di tutto questo! Sembra quasi che sia timido impacciato.
Il tempo è tiranno, pertanto passo all'altro corno cui facevo riferimento: le politiche sanitarie.
Ha detto bene il compagno e collega Angelo Riggio (e riprendo solo un passaggio): nella sua raffazzonata introduzione e relazione, il Presidente Ghigo cita la parte sanitaria dicendo: "Le politiche sanitarie", ma fa riferimento unicamente a quelle ospedaliere.
Il Presidente non starà ascoltando perché - figuriamoci - è troppo grande per ascoltare le persone semplici come i Consiglieri regionali, ma non importa, si parla anche per altri: le politiche sanitarie, Presidente Ghigo, non sono solo le politiche ospedaliere! Quelle rappresentano un aspetto.
Le politiche sanitarie sono fatte di obiettivi di salute, di appropriatezza di cure, di reti e di rapporti, sono sistema e sviluppo.
Sul fronte della sanità, il Piemonte può, senza fare altre stupidaggini sul versante Mauriziano o Valdese (tecnologia avanzata), mettere un'ottima ipoteca di sviluppo vero.
Proprio il Piemonte è in grado di fare questo, ma questa carta e questa scommessa vanno giocate sul serio.
Quello che, invece, viene fuori è un pasticcio. A quale Piano sanitario si fa riferimento? A quali linee guida si fa riferimento? Come reperiamo Assessore Cotto, che mi stai ascoltando - e ti ringrazio di questo - i fondi, affinché la sanità diventi, da una parte, motore di sviluppo? Non mi sembra che siate convinti; state continuando a pasticciare, a penalizzare i piemontesi con delle tassazioni inique ed un contenimento pasticcione di servizi e di qualità! La sanità può essere un ottimo motore di sviluppo, ma, nello stesso tempo, occorre che le nostre coscienze diano un segnale diverso, Assessore Pichetto Fratin, perché sulla sanità i più deboli pagheranno molto di più di quanto non paghino quelli che hanno il portafoglio più gonfio! Lo diceva bene il collega Gallarini, e mi piace concludere con la sua affermazione: in questo contesto di difficoltà, il ricco sarà un po' meno ricco, ma il povero si estende nel numero, nella quantità e nella sofferenza e questo è un obiettivo salute che noi avremo mancato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Due punti: uno di ordine tecnico, l'altro originato dall'intervento della collega Suino, che ho seguito con attenzione.
Il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale arriva all'approvazione dell'Aula all'inizio dell'anno ed è - credo - elemento di riflessione per tutti i Consiglieri, molto più che per la Giunta.
E', rispetto alle leggi che ci siamo dati, una legge importante di riforma dell'assetto non solo contabile della Regione.
Questo documento doveva essere approvato entro e non oltre il mese di giugno-luglio dell'anno scorso. Può darsi che le opinioni, nel caso specifico, non siano diverse rispetto al perché di questo ritardo, che non può che essere imputato al Consiglio regionale, che è sovrano.
E' sovrano troppo spesso in una città che ha costruito l'Italia tramite una monarchia, che è stata ed è sede di un tipo di monarchia diversa, il cui principale esponente è - ahimé - con un rammarico palese e violento sparito nei giorni scorsi.
E' ben strana cosa che di questa sovranità si intendano troppo spesso soltanto i diritti e abbastanza raramente i doveri.
Rimane il fatto che il Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale è in ritardo di sei o sette mesi, quindi non invidio anche per altri motivi, l'Assessore alla programmazione, che deve rincorrere i tempi, certamente non dovuti alla sua inefficienza. Tra l'altro, credo che nel momento specifico non fosse nemmeno Assessore alla programmazione (l'elenco delle deleghe è molto lungo, quindi è difficile capire se lo fosse o no - a me pare non lo fosse).
Sottolineo questo ritardo, perché ritengo che, nel Piemonte di oggi nel Piemonte del 2003, questo ritardo non dico che non possa essere sopportato (possiamo sopportare di tutto), ma sicuramente non è utile che venga sopportato nel giugno-luglio 2003.
Pertanto, da un lato è un invito al collega a procedere, recuperando dei tempi onde rispettare, non soltanto la forma, ma anche la sostanza della legge; sostanza che ha uno scopo ben preciso per consentire a tutti (i colleghi Consiglieri di maggioranza e di minoranza, le forze sociali) di esaminare quello che dovrebbe essere il documento più importante, in senso finanziario, e di cornice a tutte le altre attività della Regione.
Occorre procedere - dicevo - nella prossima estate, che sarà importante perché sarà l'estate in cui questa Regione, questa Città e queste Province dovranno trovare il modo per andare avanti su un rinnovato percorso di sviluppo.
Questo, come primo passaggio.
Il secondo passaggio: se nel giugno scorso fossi stato Assessore alla programmazione - questa delega l'ho ricoperta soltanto fino al 2000, quindi da allora non mi competeva più - certo non avrei perso quest'occasione per apportare un'ipotesi d'innovazione.
Tale ipotesi d'innovazione è la seguente: nella legge di contabilità c'è scritto che tutte le leggi devono trovare una copertura finanziaria. La legge 7 ha irrigidito, nella forma e non nella sostanza, l'attenzione a questa copertura finanziaria. Dico nella forma e non nella sostanza, perch chiunque frequenti la I Commissione sa che tuttora l'attenzione alla copertura finanziaria dei provvedimenti di legge che le Commissioni esaminano e che poi il Consiglio ratifica, non è quella che i legislatori della legge n. 7 auspicavano. E' sufficiente guardare il consuntivo del bilancio 2002 che quanto prima - credo - verrà portato all'approvazione della Giunta (mi pare entro marzo per alcuni dati) e poi all'esame della Commissione e del Consiglio nel corso di questi mesi. Credo che anche quest'anno i residui passivi ed attivi, pur con una legge diversa, non abbiano numeri piccoli e connotino, in senso lato, uno spreco di risorse che invece sarebbero utili a questa Regione, magari con politiche e scelte diverse su cui ci si può differenziare, ma di cui tutti sentiamo urgente la necessità.
Potrebbe essere un'innovazione interessante e quindi la sottopongo come suggerimento e nulla più al collega Assessore: proporrei che, nell'ambito del Documento di Programmazione Economico-Finanziaria Regionale ci fosse la segnalazione delle principali leggi sulle quali la Giunta vorrà esercitare la propria attività di governo (perché è questo che la Regione deve o dovrebbe fare: leggi o modifiche di leggi); che ci fosse, in pratica, un meccanismo di valutazione.
Non è una grande innovazione per chi si occupava di programmazione in altri paesi, in quanto chi si occupa di programmazione in altri paesi ha come obbligo quello di definire la misura dell'impegno: varo una legge, per motivi che devono essere misurabili e dunque propongo una misura che poi sarà oggetto di discussione, sulla base di modalità e criteri prestabiliti.
Pertanto, una maggioranza forte credo possa avere l'ambizione di proporre a sé e poi al Consiglio i criteri di misurazione di una legge onde consentire di discuterli nel momento di approvazione, verificandoli in corso d'opera una volta approvata la legge.
Ultimo passaggio. La Consigliera Suino ha raccolto un tema (mi interessa poco che sia un tema prevalente di una parte della maggioranza perché non lo volevo qualificare in senso politico), la sanità come momento di sviluppo. Personalmente, lo condivido da tempo; non ho ipocrisie nel dire che la sanità, oltre ad essere un diritto (peraltro sancito dalla Costituzione in maniera chiara per i diritti, ma non per i doveri) tra i più sentiti e fondamentali dei cittadini, è anche un mercato. Mercato è un termine neutro: ci sono mercati etici e mercati bassissimi, dipende dagli attori e da cosa, dentro questa terminologia, si vuole inserire.
Certamente, se la Regione, possessore di questa delega in maniera lampante (federalismo o non federalismo, Bassanini o non Bassanini, decentramento o non decentramento), si occupasse seriamente della sanità in Piemonte, oggi come mercato troverebbe degli spazi. Al di là di tutte le polemiche condivisibili o meno - che ci sono state, se quest'anno chiuderemo il consuntivo della sanità come sembrerebbe essere (non sono un sistemico frequentatore della IV Commissione, ma questo mi pare sia il risultato verso cui, meno male, ci stiamo avviando), sicuramente non possiamo dirci e parlo dalla maggioranza - che questo sia il frutto di un'incredibile misura di efficienza apportata, perché così non è stato.
Nell'area dell'efficienza, molto e di più si sarebbe potuto e dovuto fare.
Però - meno male - così terminiamo, almeno apparentemente, di discutere di numeri e parliamo di sanità. La sanità piemontese è nota, e non è merito di nessuno, se non di coloro che l'hanno costruita negli anni con punti di eccellenza umani: universitari, medici, paramedici ospedalieri e non: questo ci viene riconosciuto da tutti, anche dai nostri concorrenti.
E' attorno a questo "capitale umano" che deve essere ricostruito un percorso, visto che non ha un'unica matrice politica. Non dovremmo dibattere se Lucio Battisti è di destra o di sinistra, ma magari valutare se le canzoni che ha scritto abbiano ancora oggi una loro importanza. Lo stesso discorso vale per i medici, per i chirurghi, per gli esponenti sindacali, per i paramedici, cioè di coloro che si occupano di sanità professionale.
Attorno a questo capitale umano si può costruire un percorso condiviso di sviluppo. Costruire un percorso condiviso, nell'aula del Consiglio regionale del 24 o 25 gennaio 2003, non è facile, stante la situazione che stiamo vivendo, ma il fatto che non sia facile non lo rende aprioristicamente, impossibile. Bisogna provare a farlo. Grazie



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

La discussione sulle leggi di spesa e di programmazione economico finanziaria cade in un momento di particolare difficoltà economica e politica, sia a livello locale che a livello internazionale. Siamo di fronte a un periodo di incertezza che richiede uno sforzo eccezionale, la ripresa del ciclo economico appare ancora lontano sotto la minaccia dei venti di una nuova guerra in Medioriente.
Le esigue risorse destinate agli investimenti risentono, in modo analogo, di una mancanza di progettualità. Mancanza di progettualità di cui la cartina di tornasole può essere vista nel fatto che tra gli obiettivi non trovano spazio i problemi dei cittadini. L'impostazione di stampo liberista non presta margini ad interventi diretti al sostegno delle famiglie che, peraltro, avrebbero la funzione di far da stimolo alla domanda ed ai consumi che sono poi il vero motore dello sviluppo di una regione e di un Paese. L'incertezza ha fermato i consumi, oggi si tratta innanzi tutto, di restituire certezze a tutto il sistema economico e sociale.
Per quel che riguarda il panorama nazionale questa diffusa incertezza è fotografata nei dati del Censis. Una situazione in cui la vita collettiva si caratterizza per la mancanza di aspettative e un rassegnato appiattimento sul presente. L'Italia galleggia - si legge nella Presentazione del rapporto - naviga a vista e rischia la deriva. "Una nube di declino che è preconizzata dalla debolezza delle strutture che si sono accumulate nel sistema del nostro Paese".
Ritornando ai dati che si riferiscono al 2001, come già rilevato, il Piemonte ha visto un andamento cedente nel settore della trasformazione industriale che si è contratto dello 0,5% mentre a livello nazionale è cresciuto dello 0,5%. In questo dato appare evidente come il Piemonte accusi l'impatto negativo della contrazione della produzione di autovetture e delle componenti meccaniche connesse.
Anche il settore delle costruzioni si è rilevato meno dinamico rispetto a quello nazionale che ha visto una crescita del 4%. Lo stesso discorso vale per il settore dei servizi dove ci si attesta al 2,2% contro il 2,5 nazionale. Mentre il settore agricolo ha mostrato un andamento simile a quello nazionale, dove, però, si registra una contrazione dell'1%.
In definitiva la crescita dell'economia del 2001 sarebbe da attribuire in misura consistente al comparto dei servizi per le imprese e professionali, seppure anche qui ci troviamo di fronte ad una tendenza alla stagnazione rispetto agli anni precedenti.
L'andamento della produzione industriale piemontese è andata progressivamente peggiorando con valori tendenziali di segno negativo crescenti lungo l'arco dell'anno che ci indicano una diminuzione dell'1,5 rispetto al 2001.
Anche l'utilizzo della capacità produttiva è andato peggiorando facendo registrare una caduta che lo colloca al 74,8% dal 77,9% della fine di novembre dell'anno scorso.
In questo quadro di crisi congiunturale e di fronte alle prospettive incerte della domanda ciò che ha risentito di più sono gli investimenti orientati all'ampliamento della capacità produttiva, mentre permangono quelli a carattere sostitutivo.
Un elemento questo che ci da una indicazione di quanto sia complicato realizzare una politica industriale che vada ad incentivare l'aumento di produttività, quindi lo sviluppo e l'incremento dei posti di lavoro. Gli interventi a pioggia finiscono spesso per mortificare quest'ultimo aspetto del valore degli investimenti realizzati.
Da questo punto di vista nel Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale non si vedono segnali che indicano un cambiamento di tendenza.
Un altro fattore determinante è quello che riguarda lo sviluppo demografico - come ha sottolineato il Presidente Ghigo - dove si registra ormai da anni una forte tendenza all'invecchiamento della popolazione con una diminuzione della popolazione attiva. Si tratta di uno scenario che apre un ventaglio di problemi per il Piemonte che vanno dalla diminuzione della capacità produttiva ad un ulteriore aumento della spesa per l'assistenza e per la spesa sanitaria, legato ad un aumento delle malattie e dei problemi tipici della terza età.
Mentre secondo Prometeia il PIL del Piemonte sarebbe a crescita negativa con un meno 0,3%, per il 2003 la crescita dovrebbe attestarsi appena allo 0,7%. Ciò vuol dire che sarebbe necessaria una rigorosa e ben ponderata politica di sviluppo, anche in vista di una situazione politica ed economica internazionale che, ad oggi, tende sempre più ad intorpidirsi.
A questo quadro si devono aggiungere gli effetti della pesante ricaduta sulla spesa delle famiglie, in termini di tagli ai servizi socio-sanitari casa e scuola, dei provvedimenti della finanziaria approvata il 27 dicembre dal Governo nazionale.
Il capitolo dell'assistenza aggiunge un'ulteriore nota dolente in quanto la scelta di ridurre ulteriormente, nel Bilancio regionale di previsione, le spese per le politiche sociali dirette all'assistenza e gli investimenti nel settore dei servizi, si riflettono negativamente sulle capacità di intervento dei Comuni e degli enti che prestano opera di sostegno rivolta a persone anziane, persone non autosufficienti, minori a rischio, ecc.
Il vero aspetto del mito neoliberista della riduzione della pressione fiscale si riduce sempre più, a livello nazionale che locale, ad una compressione delle politiche sociali tale da far svanire i tanto propagandati benefici della riforma fiscale.
In Piemonte il bilancio delle famiglie in questi ultimi anni ha visto registrare nuove voci come quelle che riguardano la mancanza di controllo della spesa sanitaria, con i Ticket, e l'aumento dell'aliquota Irpef mentre sono aumentate le spese per l'istruzione e l'assistenza, i servizi pubblici e privati.
A questo si va ad aggiungere la ripresa di una inflazione che, secondo i dati Eurispes, in questi ultimi mesi sarebbe lievitata in alcune realtà fino a soglie designate a due cifre.
Di fronte a un tale scenario appare evidente la necessità di mettere in campo un intervento di programmazione che si collochi in modo strategico rispetto a tutte le problematiche messe in evidenza e che oggi risultano aggravate dalla crisi che coinvolge la grande industria automobilistica.
Una proposta di politica che, tenuto conto delle necessità strutturali del bilancio, sappia ridisegnare il welfare e che al contempo si proponga con un nuovo modello di regole generali e di flessibilità settoriali adeguati a spingere in alto gli investimenti e la produzione delle imprese in modo da consentire stabilità nei rapporti di lavoro nonché aumenti proporzionati nella retribuzione tali da permettere di rilanciare i consumi che anche in Piemonte vedono una fase di forte stagnazione.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.37)



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