Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.293 del 21/01/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


BOTTA MARCO



(Alle ore 14.36 il Presidente Botta comunica che la seduta è aggiornata alle ore 15.00 per mancanza del numero legale)



(La seduta ha inizio alle ore 15.01)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Ferrero e Racchelli.


Argomento:

b) Approvazione Piano annuale 2002 per i giovani ai sensi dell'art. 40 dello Statuto


PRESIDENTE

Comunico che la Giunta regionale ha approvato, con i poteri del Consiglio, ex articolo 40 dello Statuto, il Piano annuale 2002 per i giovani.
La relativa proposta di deliberazione (n. 381 del 28 dicembre 2002) è pertanto iscritta d'ufficio all'o.d.g. del "Consiglio, per la ratifica nella sua prima successiva seduta, da tenersi non oltre sessanta giorni" ovvero 25 febbraio 2003.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

d) Impugnazione del Governo avverso legge approvata dal Consiglio regionale


PRESIDENTE

Comunico che, con ricorso del 27 dicembre 2002 predisposto dall'Avvocatura generale dello Stato, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha presentato ricorso contro il Presidente della Giunta regionale del Piemonte alla Corte Costituzionale per dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge regionale 24 ottobre 2002 n. 24 (Norme per la gestione dei rifiuti), pubblicata sul BUR n. 44 del 31 ottobre 2002 relativamente agli articoli: 2 comma 1 lettera i), 3 comma 1 lettera l), 11 commi 13 e 14, 12 commi 7 e 8.
Comunico che, con ricorso del 27 dicembre 2002 predisposto dall'Avvocatura generale dello Stato, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha presentato ricorso contro il Presidente della Giunta regionale del Piemonte alla Corte Costituzionale per dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge regionale 24 ottobre 2002 n. 25 (Regolamento delle pratiche terapeutiche e delle discipline non convenzionali) pubblicata sul BUR del 31 ottobre 2002 n. 44 in relazione all'articolo 117 commi 1 e 3 cost.


Argomento:

e) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 31 ottobre 2002 e 5, 8, 12, 13 e 19 novembre 2002. Verranno posti in approvazione la prossima seduta consiliare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Richiesta d'inserimento all'o.d.g. ordine del giorno n. 689 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea inerente a: "Dichiarazioni del Presidente del Consiglio regionale avv. Roberto Cota agli organi di stampa"


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere ai colleghi di mettere in discussione e votazione l'inserimento all'o.d.g. di un ordine del giorno presentato dal sottoscritto e alcuni colleghi che stigmatizza il Presidente del Consiglio regionale in relazione alle dichiarazioni rese alla stampa contro il Procuratore generale, Giancarlo Caselli.
In quell'ordine del giorno si ritiene che non competa e non sia comportamento istituzionalmente corretto quello del Presidente del Consiglio regionale, che attiva polemiche invettive contro altre persone incaricate di importanti funzioni nell'ambito dello Stato.
Non riteniamo funzione del Consiglio regionale e del suo Presidente quella di avere iniziative politiche laceranti come questa. Evidentemente la commistione tra funzione di Segretario regionale della Lega e funzione di Presidente del Consiglio è una commistione nociva alle istituzioni, per cui chiedo ai colleghi se sono d'accordo a inserire all'o.d.g. di questa seduta l'ordine del giorno di cui non so il numero, presentato stamattina ai Capigruppo, avente come oggetto: "Dichiarazioni del Presidente del Consiglio regionale, avv. Roberto Cota, agli organi di stampa".



PRESIDENTE

Si tratta dell'ordine del giorno n. 689. Sulla proposta di inserimento vi può essere un intervento a favore e uno contrario.
Chi intende intervenire a favore? Prego, Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Venuto a conoscenza della presentazione di questo ordine del giorno, ho innanzitutto aderito al medesimo, sottoscrivendolo, perché anch'io devo dire che sono stato colpito dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal nostro Presidente. Condivido pure le considerazioni che sono state esposte.
Personalmente, come altri (fra cui credo il Consigliere Chiezzi), mi ero allontanato al momento della votazione del Presidente del Consiglio proprio ritenendo che esiste un problema serio per quanto riguarda l'incarico politico che svolge il Presidente Cota. Mi pare che in quest'occasione ne abbiamo un'ennesima conferma, con il suo allineamento alle dichiarazioni del Ministro della Giustizia.
Ritengo che si dovrebbe discutere di questo ordine del giorno tempestivamente, in quanto le dichiarazioni sono state rilasciate nella giornata di sabato e pubblicate la domenica. Penso che non serva discuterne tra settimane o mesi, in coda ad altri ordini del giorno; mi pare che sia un problema che debba e possa essere discusso immediatamente, facendo sì che la nostra aula abbia una certa tempestività nell'affrontare i temi e nell'affrontare i problemi che vengono sollevati. Troppo spesso accade che gli ordini del giorno presentati vengono poi discussi magari dopo un anno e non vorrei che discutessimo di questo documento l'anno prossimo, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.
In conclusione penso che, al di là del giudizio di merito che si pu dare su quest'ordine del giorno, la discussione è utile che avvenga in tempi rapidi e più specificamente nella giornata di oggi.



PRESIDENTE

Chi intende svolgere l'intervento contrario? Prego, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, è del tutto legittimo, da parte del Consigliere Chiezzi, richiedere che venga trattato un ordine del giorno; tuttavia ci sono due motivazioni per le quali noi ci dichiariamo contrari. La prima è che abbiamo tenuto una riunione dei Capigruppo in cui il Consigliere Chiezzi aveva già espresso questa volontà e nel corso della quale era stato concordato un determinato o.d.g., ma poiché lavoriamo solo oggi pomeriggio sarebbe utile completare questo o.d.g.
La seconda è una motivazione di ordine più politico. Mi pare che siano da mettere all'o.d.g. di un prossimo Consiglio regionale le valutazioni svolte dal Consigliere Chiezzi. Penso che queste siano da inserire successivamente attraverso la presentazione ufficiale e la richiesta all'interno della Conferenza dei Capigruppo dell'ordine del giorno stesso.
Non mi sembra il caso, in questo momento, di rinverdire polemiche che hanno già in qualche modo colorito i giornali nei giorni scorsi a seconda delle posizioni, per cui mi sembra che da parte nostra non ci possa che essere un diniego rispetto alla richiesta del collega Chiezzi.



PRESIDENTE

Passiamo dunque alla votazione palese, mediante procedimento elettronico della proposta di inserimento dell'ordine del giorno n. 689.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione n. 1182 dei Consiglieri Bolla, Gallarini e Bussola inerente a: "Popolazione piemontese affetta da morbo celiaco"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1182, presentata dai Consiglieri Bolla Gallarini e Bussola.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore all'assistenza sanitaria

Grazie, Presidente.
Cortesi colleghi, anzitutto buon anno a tutti.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, la n. 1182, dei Consiglieri Bolla, Gallarini e Bussola fornisco i seguenti elementi di riscontro.
La popolazione affetta da morbo celiaco nella Regione Piemonte ammonta a circa 2000 persone.
Il programma di prevenzione attuato in Regione Piemonte consente ormai di diagnosticare sin dall'età di sei mesi tale patologia.
Detta procedura determina una percentuale di malattia più alta rispetto ad altre Regioni, ma consente la possibilità di curare un maggior numero di assistiti.
In merito all'impegno nel campo ricerca ed alle azioni per il contenimento dei prezzi dei prodotti privi di glutine, voglio ricordare l'impegno che in tal senso il mio Assessorato ha assunto con l'istituzione con determinazione n. 214 del 17/07/2000, della Commissione alimenti per malattia celiaca riferita al D.M. 01/07/1982.
Tale Commissione, che si riunisce con cadenza almeno quadrimestrale, è composta esclusivamente da primari altamente specializzati in materia e svolge un importante opera di controllo sul numero dei casi, sull'efficacia delle diete alimentari prescritte e su eventuali correttivi da apportare alle diete stesse in modo da potenziarne l'efficacia. Inoltre, è proprio dal lavoro della Commissione che sono derivate le linee di indirizzo poi formalizzate con le successive Delibere che mi appresto a ricordare.
Innanzitutto, la Deliberazione di Giunta n. 54-1768 del 18/12/2000, con la quale vennero determinati: la tabella delle quantità mensili massime previste le modalità per le prescrizioni dei prodotti.
In quella Delibera non esistevano differenze di sorta tra uomo e donna.
Successivamente, il Decreto Ministeriale 08/06/2000, con riferimento al morbo celiaco, compresa la variante clinica della dermatite erpetiforme stabilì una tabella in cui si indicava per sesso e fascia d'età il tetto di spesa.
La Giunta regionale, quindi, con deliberazione n. 28-3866 del 03/09/2001, prese atto di quanto disposto dal Decreto in questione ed lo applicò integralmente per i malati maggiorenni, confermando per contemporaneamente quanto aveva disposto con la già citata D.G.R. n. 54 del 18/12/2000 per i pazienti di età compresa tra 6 mesi e 18 anni.
Comprensibilmente, e vengo così a rispondere all'ultimo quesito posto dagli interroganti, vennero riscontrate diverse anomalie derivanti dall'applicazione rigida di quanto stabilito con Decreto Ministeriale.
Innanzitutto esisteva una oggettivamente incomprensibile disparità di trattamento tra i sessi (il Decreto Ministeriale infatti determinava un importo più basso per le donne). In secondo luogo, si potevano riscontrare erogazioni difformi tra Regioni, con alcune di esse che mantenevano i livelli di spesa stabiliti autonomamente, sia più alti di quelli ministeriali che inferiori.
Mentre da parte dell'Associazione Celiaci veniva presentato ricorso al TAR Lazio contro il Decreto Ministeriale, in quanto determinava ingiustificate disparità tra i sessi, in maniera autonoma il sottoscritto confortato in ciò dall'unanime assenso all'interno della Commissione regionale alimenti, proponeva una scelta che rappresenta, ritengo, il rispetto del dovere istituzionale di uniformità di cura.
Con deliberazione n. 54-7662 dell'11/11/2002 la Giunta Regionale ha quindi provveduto, riconoscendone la palese incongruità, ad eliminare tale disparità di trattamento, uniformando il tetto di spesa previsto per i due sessi che è stato portato, voglio ricordarlo, al valore più alto (140 euro mensili IVA esclusa) di quelli stabiliti con la precedente Deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio

Grazie, Presidente.
Volevo ringraziare l'Assessore per la risposta all'interrogazione, con la quale volevamo sollevare un problema che ha un'incidenza importante sulla popolazione piemontese.
Ritengo che la risposta dell'Assessore vada incontro alle esigenze sollevate dall'interrogazione. In effetti, con la delibera di Giunta di novembre, se non ricordo male, si va a porre rimedio ad uno squilibrio che era in atto rispetto al trattamento dei pazienti affetti dal morbo celiaco.
Mi ritengo naturalmente soddisfatto della risposta dell'Assessore e dei provvedimenti che la Giunta ha assunto, con una raccomandazione che pongo ma che so essere assolutamente all'attenzione dell'Assessore, visto che ho avuto modo di confrontarmi anche direttamente con il medesimo. E' un aspetto importante e delicato della nostra sanità, che riguarda, però, un numero consistente di famiglie, oltre che di pazienti, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto dei giovani, quelli in età scolare, ma comunque fino a 18 anni. Sono elementi che devono essere portati alla nostra attenzione, nonché del Consiglio regionale, perché rappresenta un disagio diffuso.
Noi riteniamo che si tratti anche di un problema di carattere sociale in quanto i costi per l'acquisto degli alimenti necessari a coloro che sono affetti da morbo celiaco incidono pesantemente sull'economia familiare. Riteniamo quindi che sia giusto che la Regione se ne occupi così come credo stia facendo in modo adeguato.
Grazie, Assessore.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione n. 1384 del Consigliere Giordano inerente a: "Ritardi dell'ASL bloccano 20 nuovi posti letto"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1384 presentata dal Consigliere Giordano.
Risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

Il Piano Sanitario Regionale 97/99, approvato con legge regionale n.
61/97, si prefigge l'obiettivo di realizzare un numero di posti letto in strutture residenziali extraospedaliere che consenta di rispondere efficacemente alle necessità di soggetti temporaneamente o permanentemente non autosufficienti, non assistibili a domicilio, stabilendo il parametro di un posto letto ogni cento persone ultrasessantacinquenni, dal quale consegue un fabbisogno di almeno 8500 posti.
Tali previsioni di Piano Sanitario Regionale sono state, nel corso della precedente legislatura, ampiamente soddisfatte; i posti letti convenzionati in RSA e RAF sono, infatti, passati dai 5.000 del 1995 a 9.244 nel dicembre 2001 e possono considerarsi pienamente superate le stesse previsioni della legge regionale 61/1997 (un posto letto ogni cento anziani ultrasessantacinquenni).
Per meglio valutare la situazione della domanda e dell'offerta attraverso un'indagine condotta con la collaborazione dei Servizi di Assistenza Sanitaria Territoriale di ciascuna ASL, sono stati acquisiti i dati riguardanti sia il numero di posti letto convenzionati con le strutture sia il numero dei soggetti in lista di attesa, che insieme rappresentano il totale dei casi di non autosufficienza accertati a seguito di valutazione multidimensionale da parte dell'Unità di Valutazione Geriatrica.
Per quanto riguarda il territorio dell'ASL n. 12 di Biella, da rilevazioni effettuate nei primi mesi del 2001, si è in presenza di 142 anziani in attesa di inserimento in strutture RSA e n. 213 anziani in attesa di inserimento in strutture RAF, mentre i posti letto convenzionati nel territorio dell'ASL in argomento risultano essere, al 31 dicembre 2001 n. 521, di cui n. 243 di tipologia RSA e n. 278 di tipologia RAF.
Tenuto conto che alla data del 21 dicembre 2001 la popolazione ultrasessantacinquenne residente nell'ambito territoriale dell'ASL n. 12 è di 49.988 unità, il numero dei posti letto RSA e RAF convenzionati, pari come prima specificato, a n. 521, supera, seppur di poco, il fabbisogno programmato dell'1%.
Se si tiene però conto delle reali ed accertate esigenze rilevabili dal totale complessivo delle liste di attesa (355 le richieste), il fabbisogno attuale di posti letto da convenzione ammonterebbe a n. 876 (dato risultante dalla somma dei 521 posti letto già convenzionati, più le 355 richieste di inserimento in struttura), pari cioè ad 1,75% del totale della popolazione di età superiore ai 65 anni.
Occorre tuttavia ricordare anche che l'azione sviluppata in attuazione del vigente Piano Socio Sanitario Regionale, e che trova conferma nella proposte nel nuovo Piano Socio Sanitario in fase di definizione, prevede lo sviluppo ed il potenziamento di azioni e di interventi socio-sanitari integrativi ed alternativi, quali l'assistenza domiciliare integrata l'assistenza nei centri diurni, l'ospedalizzazione domiciliare, che possono essere attuati in relazione ai livelli più lievi di non autosufficienza e che contribuiscono a ridurre il fabbisogno di residenzialità stanziale ed i relativi oneri.
Non da ultimo il Consiglio regionale nella seduta del 24 aprile 2002 ha approvato un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale ad operare affinché il numero dei posti letto per anziani non autosufficienti convenzionabili con il SSR nelle RAF e nelle RSA venga elevato, nell'arco di vigenza dell'emanando Piano Socio Sanitario Regionale, dall'attuale 1 al 2% della popolazione anziana ultrasessantacinquenne residente nel territorio della Regione Piemonte; tali convenzioni verranno attivate prioritariamente, per posti letto RAF e RSA già realizzati con contributi pubblici ai sensi dell'articolo 20 della legge 67/1988 e della legge regionale 73/1996 e che attualmente non risultano convenzionati.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Cave e torbiere - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1732 dei Consiglieri Palma e Mellano inerente "Mancata attuazione dei lavori di recupero ambientale dell'ex cava di amianto di Balangero"; interpellanza n. 1544 dei Consiglieri Placido e Suino inerente a "Amiantifera di Balangero"; interrogazione n. 1717 dei Consiglieri Suino Moriconi, Muliere e Chiezzi inerente a: "Bonifica della ex Amiantifera di Balangero"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 1732, presentata dai Consiglieri Palma e Mellano, l'interpellanza n. 1544, presentata dai Consiglieri Placido e Suino e l'interpellanza n. 1717 presentata dai Consiglieri Suino, Moriconi Muliere e Chiezzi.
Risponde congiuntamente l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Nel rispondere a queste interrogazioni, mi riferisco anche alla attività di approfondimento che ha svolto la Commissione in ordine alle audizioni.
In riferimento alle interrogazioni in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta, per quanto di competenza.
Relativamente alla prima domanda: "Quanto denaro è stato investito, dal 1992 ad oggi, dalla Regione Piemonte, direttamente o indirettamente tramite le sue partecipate, nelle attività di ripristino della ex cava di amianto di Balangero", la Regione Piemonte, nell'ambito del finanziamento statale di L. 30.000.000.000 di cui alla legge n. 257/1992, ha erogato alla RSA S.r.l. la somma di L. 19.643.000.000, come di seguito ripartita: L. 9.343.000.000 erogati con deliberazione della Giunta Regionale n.210 44823 del 10 aprile 1995, a fronte di L. 9.850.000.000 accreditati dal Ministero del tesoro con provvedimento del 23 marzo 1995. La differenza tra i due importi è stata trattenuta dalla Regione per far fronte agli oneri derivanti dall'attività del CTOC (Comitato Tecnico Operativo e di Coordinamento) (L. 150.000.000) e a quelli necessari per la predisposizione del progetto di massima (L. 357.000.000).
Successivamente, la Regione, con deliberazione della Giunta Regionale n. 178-8251 del 22 aprile 1996, ha affidato alla RSA S.r.l. l'incarico di provvedere alle spese per il funzionamento del CTOC e a tal fine ha assegnato alla Società stessa la somma di L. 150.000.000, che in precedenza era stata congelata nelle casse regionali.
L. 10.150.000.000 accreditati alla Regione dal Ministero del tesoro con provvedimento del 22 novembre 1995 ed erogati, quale secondo acconto, alla RSA S.r.l. con deliberazione della Giunta Regionale n. 3-6501 del 28 febbraio 1996.
Relativamente alla seconda domanda: "Quanti soldi sono stati spesi dalla RSA dal momento della sua costituzione", la RSA ha prodotto una nota tecnica, aggiornata al 23 novembre 2002, da cui risulta una spesa effettuata pari a L. 14.663.831.000.
Relativamente alla terza domanda: "Se nelle relazioni dei Consiglieri di Finpiemonte e IPLA in RSA sono emerse irregolarità o se comunque si è evidenziato il motivo di questo inaccettabile ritardo nella realizzazione dei lavori", dall'esame della documentazione agli atti dell'Assessorato non risultano note dei Consiglieri di Finpiemonte e IPLA che abbiano sollevato problemi in merito alla gestione dell'intervento.
Sull'argomento relativo al ritardo dei lavori si rimanda altresì alla risposta fornita al punto specifico.
In merito alla quarta domanda: "Se in questi anni vi sono stati interventi ufficiali dell'Assessorato nei confronti della Provincia di Torino, dei Comuni interessati, delle partecipate della Regione e con quali atti", al di là dei frequenti contatti per vie brevi con le persone direttamente coinvolte nel CTOC in rappresentanza dei soggetti istituzionali coinvolti e, più recentemente, nella Conferenza dei Servizi indetta dal Ministero dell'Ambiente (dopo l'inserimento del sito di Balangero nelle bonifiche nazionali la Conferenza si è spostata al Ministero), si riassumono di seguito i principali atti.
Richiesta ad ARPA, in data 3 luglio 1998, di verifiche periodiche ambientali, nel cui contesto si inseriscono in particolare i controlli annuali, effettuati dal Centro Regionale Amianto circa la concentrazione di fibre nei Comuni di Balangero e Corio.
utile inoltre ricordare che nello stesso periodo, più precisamente in data 16 giugno 1998, l'Assessorato alla Sanità ha richiesto alla ASL n. 6 l'effettuazione di verifiche sanitarie nell'ambito dell'attività di bonifica.
Richiesta in data 16 giugno 2000 ai Sindaci di Balangero e Corio dell'emissione di specifiche ordinanze a carico dei soggetti obbligati, ai sensi del DM n. 471/1999, in attuazione di quanto deliberato al punto 7) della Conferenza dei Servizi tenutasi a Roma il 30 maggio 2000 per l'acquisizione dell'intesa di cui al DM n. 471/1999, art 15.
Nota del 4 ottobre 2001 di richiesta ad RSA di aggiornamento circa il raggiungimento degli obbiettivi definiti nelle intese siglate rispettivamente in data 30 maggio 2000 ed in data 6 aprile 2001 tra il Ministero dell'Ambiente, della Sanità e la Regione Piemonte (era assente il Ministero dell'Industria, Commercio ed Artigianato), a seguito dell'inserimento, in base alla legge n. 426/98, della bonifica di Balangero tra gli interventi di rilevanza nazionale.
Sollecitazioni per fare il punto della situazione sono state fatte attraverso la richiesta del 20 maggio 2002 di convocazione della Conferenza dei Servizi, tenutasi conseguentemente il 6 giugno 2002 presso il Ministero dell'Ambiente.
"Se non si ritenga che la situazione attuale presenti elevati rischi per la salute pubblica tale da imporre un intervento di emergenza".
I risultati riscontrati in occasione delle specifiche campagne di monitoraggio di cui alla nota 3 luglio 1998, già richiamata in questo contesto, hanno costantemente confermato una situazione di sicurezza.
"Di chi si ritiene che siano le responsabilità dei suddetti ritardi nella realizzazione delle opere previste".
A causa del protrarsi del diniego di accesso alle aree dell'ex miniera da parte della Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma, l'RSA ha potuto accedere all'ex miniera per l'avvio dell'intervento di risanamento ambientale e bonifica solamente a febbraio 1997, a seguito di ricorso presentato al Prefetto di Torino.
Tuttavia, allo stesso periodo (febbraio 1997) erano state sviluppate tutte le progettazioni relative alla bonifica versante Balangero dopo l'affidamento dell'incarico di progettazione nel 1996.
Nel dicembre 1998 il Progetto di Bonifica versante Balangero viene approvato dalla Conferenza dei servizi (poi sostituita dal Ministero dell'Ambiente).
Nel marzo 1998, viene conferito l'incarico per la progettazione della bonifica lato Corio a seguito di bando di gara Europea.
Nel giugno 1999 viene approvato il progetto di bonifica lato Corio, che nell'agosto 1999 viene trasmesso al Ministero dell'Ambiente ed approvato definitivamente solo nell'aprile 2001 dallo stesso Ministero senza modifiche.
Va sottolineato che la vendita, da parte del Curatore Fallimentare, a soggetti privati terzi di macchinari ed impianti presenti negli stabilimenti e la conseguente attività di smantellamento e recupero inseritasi all'interno dell'area ha creato rallentamenti e disguidi al processo di bonifica.
Inoltre il D.M. n. 471/99, se da un lato ha definito con maggior chiarezza e puntualità le procedure da porre in essere, a beneficio di una maggior efficacia delle stesse, dall'altro ha rallentato il procedimento sovrapponendo un nuovo iter amministrativo a quello derivante dall'Accordo di Programma sottoscritto il 29 novembre 1992 ai sensi della legge n.
257/92.
Con l'inserimento "dell'Amiantifera" tra le bonifiche di carattere nazionale, avvenuto ai sensi della legge n. 426/98, sono state attivate, ex legge n. 241/90 art. 14, comma 1 e 2, apposite Conferenze dei Servizi.
Il nuovo passaggio amministrativo ha comportato l'acquisizione da parte del Ministero dell'Ambiente di tutte le informazioni relative agli atti amministrativi e progettuali adottati e pertanto la loro rivisitazione ha implicato un ulteriore slittamento dei tempi.
Se si ritiene utile, rispondo a tutte e tre le interrogazioni, in modo che vi sia un quadro completo.
Le altre risposte non sono per punti, ma sono più una cronistoria, e miscelando le due cose dovrebbero consentire - peraltro l'abbiamo già tentato in Commissione - di fare esporre dalle RSA le considerazioni in merito.
Passo, quindi, all'interpellanza n. 1544 presentata dai Consiglieri Placido e Suino.
Le informazioni che di seguito si riferiscono sono state fornite da RSA S.r.l. e da IPLA S.p.A. e Finpiemonte S.p.A. per il tramite dei Settori Programmazione Interventi di Risanamento e Bonifiche della direzione Tutela dell'Ambiente e Rapporti con Società Partecipate interpellati per ottenere elementi conoscitivi necessari per la formulazione al presente atto consiliare.
La RSA S.r.l. - società a prevalente capitale pubblico costituita ai sensi dell'Accordo di Programma di cui alla L. 257/92 art.11 - ha fornito informazioni aggiornate al 31.05.2002 sullo stato di fatto presso le aree degli ex stabilimenti di produzione, che di seguito si riportano.
"Il 25.10.2993 la Giunta Regionale del Piemonte ha approvato il Progetto di massima per il risanamento della ex miniera di amianto di Balangero e Corio, ai sensi della L. n. 257/92 e successivo Accordo di Programma del 29.12.1992.
Tale progetto di massima prevedeva un importo di Lit. 52 miliardi e 47 milioni per il risanamento complessivo dell'ex sito minerario, mentre la L.
257/92 ha ridotto la somma a disposizione per tale intervento stabilendo un finanziamento complessivo di Lit. 30 miliardi.
Unitamente al progetto citato, è stato pertanto approvato anche il relativo piano di spesa, che ha ridotto le somme previste per la bonifica degli ex stabilimenti a complessive Lit. 1 miliardo 850 milioni, a fronte di una previsione originaria di progetto di Lit. 10 miliardi. La somma stanziata risulta suddivisa in Lit. 900 milioni relativi ad interventi di prima bonifica e in Lit. 950 milioni relativi alla bonifica dell'impianto di frantumazione primaria e secondaria. Le opere di smantellamento completo degli ex impianti di produzione sono state rimandate, in attesa della individuazione dei necessari contributi aggiuntivi.
I beni mobili presenti negli ex stabilimenti, quali impianti e attrezzature, compreso anche l'impianto di frantumazione primaria e secondaria, sono stati ceduti dal curatore fallimentare della Amiantifera di Balangero S.p.A. a soggetti privati terzi. Risulta inoltre che vi siano stati ulteriori e successivi passaggi di proprietà di tali beni, in capo a ulteriori soggetti privati.
Tali soggetti privati, a partire dal 1993, hanno provveduto ad eseguire, disponendo della proprietà di tali beni, a consistenti smantellamenti e demolizioni. Durante l'esecuzione di tali opere, sono state riscontrate violazioni delle norme in materia di igiene e sicurezza del lavoro ed il cantiere di demolizione è stato posto sotto sequestro nel 1998 dall'ASL competente. La situazione creatasi a seguito di tali interventi di smantellamento, ha posto ulteriori difficoltà per i programmi di messa in sicurezza e bonifica degli ex stabilimenti di produzione determinando un conseguente aggravio dei costi.
La RSA S.r.l., pur non disponendo delle aree in questione per la presenza dei soggetti privati suddetti, ha comunque provveduto ad eseguire nel corso del 1998, un primo intervento per la messa in sicurezza del sito rimuovendo un cumulo di amianto in fibra pura, del peso complessivo di circa 120 tonnellate, abbandonato all'aperto nelle vicinanze degli ex stabilimenti di produzione.
A seguito dell'entrata in vigore del D. Lgs. n. 22/97 e del D.M. n.
471/99, il Comune di Balangero, sentito il Ministero dell'Ambiente, ha emesso l'ordinanza n. 809 del 23.03.2000, ai sensi dell'art. 8 del citato D.M., avente ad oggetto: "Messa in sicurezza di n. 2 silos contenenti amianto presso gli ex stabilimenti di produzione dell'amianto". Stante la inadempienza di soggetti privati destinatari dell'ordinanza citata, il 21 aprile 2000 il Comune di Balangero ha incaricato RSA di eseguire le opere richiamate dall'ordinanza stessa, che sono state eseguite nel mese di maggio del 2000.
Per semplificare. Le ordinanze sono state tre: la n. 809 per i silos un'altra per passare alle RSA l'esecuzione dell'accordo e poi la n. 830 emessa sempre l'11.10.2000, avente ad oggetto: "Messa in sicurezza di emergenza bonifica e ripristino ambientale degli ex stabilimenti di produzione dell'amianto". Stante la inadempienza dei soggetti privati destinatari dell'ordinanza citata, il 28.03.2001 il Comune di Balangero ha incaricato la RSA S.r.l. di eseguire le opere richiamate dall'ordinanza stessa.
La RSA S.r.l. ha provveduto, a partire dal mese di aprile 2001, ad eseguire una recinzione dello sviluppo di circa 3600 metri di perimetro per la messa in sicurezza di emergenza degli ex stabilimenti di produzione e pertinenze relative, nonché la riprofilatura e rivegetazione di cumuli di materiale lapideo presenti presso le aree suddette. Le ulteriori opere di bonifica e ripristino ambientale dovranno essere realizzate nell'ambito del predetto progetto esecutivo complessivo. La RSA S.r.l. ha inoltre svolto una approfondita serie di rilievi, al fine di determinare la situazione di stabilità delle strutture e la presenza delle sostanze inquinanti.
A seguito dell'analisi svolta dalla RSA S.r.l., presso le aree degli ex stabilimenti di produzione, le cui coperture in lastre di cemento amianto sono pari a circa 53.000 metri quadrati, sono stoccati all'interno di dette aree coperte o contenute in silos metallici, circa 1.100 metri cubi di amianto in fibra libera. L'amianto non contenuto nei silos, è confezionato in sacchi, o presente come residuo di lavorazione all'interno dei macchinari.
A seguito dei recenti colloqui intercorsi con il Ministero dell'Ambiente, risultano da stabilire le procedure e le modalità di trasferimento ed utilizzo delle somme stanziate a seguito della L. n.
426/98, al fine di procedere con l'esecuzione delle opere complessive di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale delle aree degli ex stabilimenti di produzione".
In aggiunta a quanto riferito dalla RSA, che dichiarava essere situazione al 31 maggio, si ricorda, peraltro, che per la Miniera di Balangero, essendo stata inclusa tra gli interventi di bonifica nazionale su proposta della Regione Piemonte (L. 426/1998), a seguito di Conferenze dei Servizi, indette ai sensi dell'art. 14 della L.241/90, sono state al momento acquisite due intese previste dall'articolo 17 del D.lgs. 22/97 e dall'art.15 del D.M. 471/99 tra i Ministeri Ambiente, Sanità, Industria e Regione Piemonte (per la quale partecipano la Direzione Tutela e Risanamento Ambientale, Programmazione Gestione Rifiuti, e rappresentanti della Direzione Servizi Tecnici di Prevenzione e della Direzione Opere Pubbliche, perché è una bonifica, ma soprattutto è una messa in sicurezza di versanti, quindi è una bonifica con forte connotazioni idrogeologiche).
Pertanto, in considerazione del fatto che erano trascorsi sei mesi dall'ultima intesa, la Regione, in data 04.10.2001, ha richiesto alla RSA di essere aggiornata sull'evoluzione dell'intera bonifica, nonch sull'appalto delle opere ad essa connesse.
Questi concetti, nonché la necessità di avere al più presto un cronoprogramma dei lavori, sono stati ulteriormente ribaditi e sollecitati durante la riunione del Comitato Tecnico Operativo di Coordinamento (CTOC) svoltasi in data 5 aprile u.s.
La Provincia di Torino, in data 04.04.2002, in base alle proprie competenze di controllo aveva inoltrato analoga richiesta alla stessa RSA perché non dimentichiamo che il collaudo finale delle bonifiche sono di competenza della Provincia.
Più recentemente, su precisa richiesta di questa Regione, il giorno 06.06.2002 si è svolta, presso il Ministero dell'Ambiente, la Conferenza dei Servizi e, alla luce del raccordo fra la normativa vecchia (legge 257/92), quella nuova (426/1998) e la 468/2001, illustrata la situazione pregressa, si è trattato sia lo stato di attuazione degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza, sollecitandone con fermezza la loro esecuzione, sia il ruolo e la natura del Comitato Tecnico di Coordinamento evidenziando una situazione di appesantimento burocratico nell'iter delle procedure di bonifica.
Attualmente, a parere della Regione, il Comitato potrebbe svolgere un ruolo di vigilanza con un carattere di terzietà rispetto alla Società costituita ai fini della progettazione degli interventi. Tale assetto postulerebbe, per garantire finanziariamente l'esistenza di entrambi, la necessità di un rifinanziamento della legge n. 257/92, dalla quale è scaturito l'Accordo di Programma, atteso che i fondi delle Leggi 426/1998 e 468/2001 sono finalizzati esclusivamente alla realizzazione degli interventi di bonifica, mentre la 257 è una legge a tutto campo che aveva finanziato il mantenimento del personale nel periodo transitorio l'organizzazione della società, la progettazione e tutto quello che era il sistema di Balangero.
A tale Conferenza dei Servizi ha fatto seguito un incontro a Torino il 10.06.2002 presso gli uffici della Presidenza della Giunta regionale con il Direttore Generale del Ministero dell'Ambiente, Avv. Maurizio Pernice, che ha preso l'impegno di formulare a breve una proposta di revisione dell'Accordo di Programma da discutere successivamente con tutti gli enti territoriali e locali coinvolti.
Inoltre, a seguito del sequestro degli atti operato dalla Procura della Repubblica, l'IPLA, compartecipe con Finpiemonte per la quota regionale societaria, come meglio verrà specificato successivamente e alla quale si è rivolto il Settore Rapporti con Società a Partecipazione Regionale della Direzione Programmazione e Statistica per avere informazioni in merito alla presente interpellanza, in particolare, con nota del 05.06.2002 ha comunicato che: in relazione alle voci riportate da articoli pubblicati su vari quotidiani circa le presunte difficoltà e malfunzionamenti della RAS S.r.l., Vi confermiamo che ad oggi non c'è alcuna notizia o motivo per ritenere che RSA S.r.l. sia responsabilmente coinvolta in fatti di interesse della Procura della Repubblica di Torino.
Il procedimento è infatti "a carico del Signor Franco Fenocchi nella sua qualità di Sindaco del Comune di Balangero". E' stato poi chiarito che era un'iscrizione formale essendo lui il redattore dell'ordinanza, perch dovendo fare accertamenti deve essere avvisato, per le norme di garanzia del procedimento in corso, il soggetto. Quindi il signor Finocchi, oltre ad essere Sindaco di Balangero, è anche Vicepresidente della società.
La perquisizione della Guardia di Finanza è avvenuta nei locali della sede della RSA, "trattandosi della naturale sede di conservazione della documentazione"; la controversia con relative denunce, peraltro, verte sulla richiesta di provvedere "agli interventi di messa in sicurezza permanente con ripristino ambientale" dell'ex Amiantifera, contenuta nell'ordinanza n. 830/2001 emessa dal sindaco stesso nei confronti del Signor Diego De Vecchi (che aveva acquistato dal Curatore Fallimentare parte dei beni dell'ex Amiantifera) e, in particolare, per avere quest'ultimo intenzionalmente e ripetutamente arrecato danni e violato tutte le norme sulla sicurezza e tutela ambientale, e sul relativo controesposto del De Vecchi. Insomma, speriamo che i Sindaci che fanno ordinanze, alla fine, chiarite le cose, emerga che agiscono nell'interesse della comunità; in questo caso vi erano denunce e contro denunce, quindi è stato necessari aprire un procedimento e acquisire gli atti necessari.
Da qui la nascita della diatriba che ha portato ai fatti noti e conosciuti, così come riportati dagli organi di stampa.
Le strutture industriali smantellate e cannibalizzate, nel senso di smantellate in modo discutibile (come da fotografie e commento apparse sulla stampa) non erano nella disponibilità di RSA S.r.l. e sono state vendute dal Curatore Fallimentare a terzi ultimo dei quali il De Vecchi.
Sulle modalità di esecuzione dei lavori nell'Amiantifera, RSA S.r.l. non aveva titolo per intervenire. ...".
(Le frasi fra virgolette in grassetto sono integralmente riprese dai documenti della Procura e della Guardia di Finanza).
Circa il terzo punto dell'interrogazione, ovvero: "Le ragioni che hanno indotto l'IPLA e Finpiemonte ad acconsentire che i rappresentanti dei Comuni di Corio e Balangero (i due Sindaci) fossero eletti vicepresidenti di RSA, e se non sussistano invece oggettive ragioni di inopportunità politica nella sovrapposizione di ruoli da parte di tali amministratori locali", in data 11.06.2002 il Settore Rapporti con Società a Partecipazione Regionale della Direzione Programmazione e Statistica ha fornito le informazioni richieste ad IPLA ed a Finpiemonte in merito alle nomine dei Vicepresidenti della RSA.
Da tali informazioni risulta che la Regione Piemonte, tramite IPLA (10%) e Finpiemonte (10%), controlla solo il 20% delle quote; l'altro 80 rappresenta gli interessi delle realtà locali, così com'era previsto dalla legge 257, per cui Comune di Corio, Comune di Balangero, Comunità Montana Provincia di Torino, ciascuno al 20%.
Nell'Assemblea del 30.07.01 la Comunità Montana evidenziava che, alla luce dei probabili impegni del neo nominato Presidente, appariva opportuno che lo stesso CdA fosse affiancato da due Consiglieri Delegati, quali Vicepresidenti, come "espressione delle realtà locali".
A loro volta i Soci restanti manifestarono il loro consenso alle proposte così come sopra formulate (tra i Soci restanti c'è un 20% anche della Provincia).
Il Consiglio del 01.08.01 poi, assente il rappresentante di Finpiemonte, condividendo quanto indicato dall'Assemblea del 30.07.01 sottolineava l'opportunità che nel CdA fossero nominati due Consiglieri Delegati, quali Vicepresidenti, che fossero espressione del territorio.
Dopo attenta verifica dello statuto societario il CdA procedeva alle nomine dei sigg. Franco Fenocchi e Laura Monaco, cioè i due Sindaci dei due Comuni interessati.
Mentre nel successivo Consiglio di Amministrazione del 05.09.01, in un più ampio quadro di ripartizione delle deleghe fra CdA stesso, Presidente e Vicepresidenti, si deliberava di riconoscere: Al Consigliere Delegato - Vice presidente Vicario, Franco Fenocchi funzioni vicarie e di sovrintendenza (di concerto e in collaborazione con Presidente e l'altro Consigliere Delegato - Vicepresidente) ai rapporti con le PP.AA. e gli Enti Locali.
Al Consigliere Delegato - Vicepresidente, Laura Monaco, funzioni di sovrintendenza alle gare e agli appalti di evidenza pubblica indette dal CdA, predisponendo gli atti e presiederne le commissioni e quant'altro per legge necessario per l'affidamento di forniture e/o servizi; e di sovrintendenza all'affidamento di incarichi di progettazione, Direzione Lavori, collaudi, fino ad un massimo di venti milioni. Questa era la procura, cioè oltre doveva andare tutto in Consiglio di Amministrazione.
I compensi, su suggerimento dell'Assemblea, erano previsti in: Vicepresidente Vicario 24 milioni, altro Vicepresidente 12 milioni annui lordi.
Per quanto riguarda l'interrogazione presentata dai Consiglieri Suino Moriconi, Muliere e Chiezzi, cercherò di non ripetere le stesse cose.
La risposta inizia dal fallimento dichiarato nel 1989; dopodiché fu dichiarata decaduta la concessione nel 1990, da parte del Corpo delle Miniere.
Il Tribunale di Roma dichiarò il fallimento al 18 maggio del 1990; poi si arrivò alla legge n. 257, legge di intervento sociale e territoriale complessivo.
Si ricorda l'accordo di programma; la configurazione societaria e il fatto che vi fu la dichiarazione di bonifica di interesse nazionale. Si ricorda quanto già detto nelle precedenti interrogazioni. Ricorda, in modo particolare, il 6 aprile 2001, alla Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero dell'Ambiente, che nel frattempo è diventato coordinatore di tutta la bonifica, che ha espresso parere favorevole, condizionando, ad alcune prescrizioni, il progetto definitivo per la sistemazione statica ed idrogeologica del versante Corio (peraltro, nel frattempo, è stato appaltato il lavoro e verrà formalizzato tra la fine di gennaio e i primi di febbraio di quest'anno). C'erano anche vari progetti definitivi che erano stati visti.
La Conferenza dei Servizi ha inoltre deliberato l'inserimento dei piani di monitoraggio e controllo dei singoli interventi sopra definiti in un contesto unitario, così come previsto in sede di Conferenza di Servizi già del 2000.
Vi consegnerò, ammesso che non l'abbia già consegnata in Commissione la nota delle RSA.
Per concludere, ci troviamo di fronte ad una vicenda particolare.
Particolare è il tipo di intervento, perché, anche per quanto riguarda la bonifica di Casale, dell'area casalese (dove vi era la più grande industria nazionale, forse anche europea, di produzione di manufatti contenenti amianto), si sta avanzando. Si sono già raggiunti risultati importanti, ma le difficoltà - guarda caso anche lì - si sono avute dall'intreccio con la procedura fallimentare e con la procedura di assegnazione delle opere.
Naturalmente, sono bonifiche che non hanno precedenti particolari perché, per quanto riguarda questi due versanti (oggetto di estrazione di cava e di miniera) il problema è di stabilizzarli e di governare il deflusso delle acque.
Tutte le volte in cui si mettono sotto i riflettori determinate situazioni e si va ad esaminare l'operato delle persone coinvolte (che sicuramente si sono rimboccate le maniche per affrontare la bonifica) emerge la complessità dell'argomento. Naturalmente, avranno un supporto da parte nostra; non a caso abbiamo valutato positivamente il fatto di inserirle nella procedura della 426, che gradualmente fa sì che questa bonifica venga completata e valutata con il coordinamento nazionale, quindi di Ministero, Regione, Provincia e Comuni (peraltro già coinvolti nella precedente configurazione).
Oggi come oggi si può immaginare che con l'esecuzione, anche della stabilizzazione del versante Corio, e con il completamente della messa in sicurezza interna allo stabilimento, si apra una nuova fase: il tentativo di acquisizione del possesso (dico possesso perché la proprietà è una conseguenza) dell'immobile da parte del Comune (o comunque da parte della parte pubblica) per trovare una sua configurazione.
In questo caso occorrerà (ma come occorrerà anche per altri casi di maxi bonifica di interesse nazionale), porsi il problema del presidio dell'area nel periodo futuro. Il discorso potrà valere per l'ACNA di Cengio, potrà valere - e vale senz'altro - per Pieve Vergonte (siti in corso di modifica), ma potrà valere anche in altri casi in cui il tipo di intervento non è la bonifica a prato verde, ma è una bonifica con misure di sicurezza, e quindi con il mantenimento di una situazione ambientale che essendo stata modificata ed essendo oggetto di estrazione di materiale, non potrà più tornare com'era prima. Nell'interesse della salute pubblica ribadisco che l'ARPA, in tutti i più recenti incontri, compresa anche una Conferenza di Servizi che si è svolta l'08 gennaio 2003 e presieduta dal Ministero dell'ambiente, peraltro è cambiato anche il Direttore Generale ed è ritornato il Dottor Mascazzini, persona di antica esperienza. Abbiamo già notato che si è avuto complessivamente un maggior impulso per definire le cose e si sta cercando di utilizzare, nel modo più efficace possibile le residue disponibilità, naturalmente in un'ottica di consequenzialità.
Senz'altro i ritardi ci sono stati. Le relazioni, le notizie fornite nella risposta e i sopralluoghi che dovranno ancora essere espletati (penso anche ad un contatto che si potrà mantenere nel tempo da parte della Commissione nei confronti della RSA) faranno mettere in risalto che oggi come oggi vi è un quadro normativo stabilizzato. Le risorse ci sono l'appalto del lato Corio dovrà concludersi al più presto e credo anche perlomeno ce lo auguriamo - che il Tribunale di Roma, nella chiusura del fallimento, agisca in un interesse di tipo complessivo della comunità e non solamente in ossequio al puro e semplice dettato della legge fallimentare, che, com'è noto, tutela soprattutto i creditori.
Questo è un grosso problema che mi auguro possa essere risolto al più presto. Vi sono delle leggi delega che l'attuale Governo ha chiesto anche in materia ambientale. Uno dei punti di delega è proprio quello di trattare del danno ambientale, delle procedure di risarcimento e delle procedure che ovviamente si intrecciano anche con quelle fallimentari.
Molte volte, in questi casi di dissesto, il disastro non è solo ecologico ma anche di tipo economico e finanziario.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La ringrazio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

L'Assessore ricordava che questa (perlomeno quella del mio Gruppo) è un'interrogazione datata, a cui, gioco forza, ha dovuto, se non nella parte finale, dare una risposta datata.
Mi rendo anche conto che è difficilmente ricostruibile, attraverso l'avvicendamento di fatti, di date e di complicatissimi intrecci amministrativi, una vicenda che, invece, nella sua natura e, in fondo nella sua complessità, ha un'evidente chiarezza. Cioè ha l'evidente chiarezza non tanto di una vicenda giudiziaria tutto sommato marginale quella a carico del Sindaco di Balangero, non tanto di una polemica politoco-giornalistica che ha campeggiato sulle pagine dei giornali in particolare quest'estate, ma quella di una vera e propria bancarotta o, per usare un termine adeguato alla cava, di frana istituzionale ed amministrativa, che ha comportato che la costituzione di un'azienda da parte della Regione e degli enti locali, in attuazione di un accordo di programma in qualche modo dettato da una legge nazionale, a distanza di dieci anni debba prendere atto che, al di là di una serie di lavori tutto sommato marginali di prima messa in sicurezza, si è ancora lontani dall'intravedere non solo il termine del lavoro di bonifica, ma anche un cronoprogramma attendibile rispetto alle opere e una serie di responsabilità istituzionali chiaramente imputabili ad alcuni soggetti che, inevitabilmente, come accade in questi casi, palleggiano l'uno con l'altro le reciproche responsabilità.
Torno al problema fondamentale di questa vicenda, presentato come fondamentale innanzitutto dagli amministratori locali, cioè quello della disponibilità dell'area.
Si è riscontrata - e vado per eufemismi - da una parte un'assenza di rigore, e dall'altra parte di coraggio amministrativo. Nel corso di dieci anni, a fronte di una situazione sicuramente difficile e sicuramente pericolosa, i Sindaci di Corio e di Balangero hanno sistematicamente evitato di utilizzare gli strumenti amministrativi come le ordinanza di sequestro, ad esempio che Sindaci di svariate città italiane utilizzano per situazioni di pericolo ambientale di portata e di rilevanza di gran lunga inferiore.
Le stesse Amministrazioni locali hanno rinunciato, anche qui comprensibilmente per timore, ad esplorare la strada dell'acquisizione diretta dell'area, spaventate dagli oneri reali di cui queste aree erano gravate, senza immaginare su questo, magari con il concorso della Regione un'acquisizione complessiva della proprietà, che avrebbe consentito, da questo punto di vista, di scavalcare gli intrecci sempre difficilmente decifrabili con il curatore fallimentare e con i conflitti di competenza che le due legislazioni diverse fra di loro comportano.
C'è poi un terzo elemento che, dal mio punto di vista, è assolutamente fantastico da rilevare, e cioè che in una sede sottoposta alla giurisdizione di una Magistratura penale, che si vanta anche giornalisticamente di fare dell'attenzione ambientale una delle proprie fondamentali priorità, fino ad indagare con grande profondità pure sulle urine dei calciatori, nel corso di dieci anni non sia intervenuto un provvedimento di una qualunque da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, per un caso che aveva una rilevanza ambientale sicuramente superiore a quella delle urine di un centromediano della Juventus.
Ci sono una serie di cose che, evidentemente, in questa vicenda, non hanno funzionato sul versante istituzionale, probabilmente anche sul versante della Magistratura e sul versante di tutti quegli organismi che avrebbero dovuto, con più attenzione, controllare l'evoluzione dei fatti e l'evoluzione di questa vicenda.
Noi ci troviamo di fronte a due problemi distinti. La faccio molto breve, Assessore, visto che abbiamo approfondito in Commissione e approfondiremo ulteriormente dopo il sopralluogo.
Il primo problema è davanti agli occhi di tutti: quella è una cava che doveva essere bonificata nel giro di pochi anni, ed è stata a malapena messa in sicurezza su alcuni versanti. Questo è un problema evidente e chiaro, che comporta probabilmente forme diverse e più attive di intervento e di vigilanza da parte della Regione che, nel corso degli ultimi dieci anni, ha assegnato a due partecipate il compito di controllare l'evoluzione dei lavori.
All'interno di questo macroproblema, c'é un secondo micro - ma rilevante - problema, che è quello del ruolo di RSA e dell'adeguatezza di RSA (anche dal punto di vista normativa dopo la legge Ronchi) di diventare non solo interlocutore istituzionale, ma, da un certo punto di vista, anche ente gestore di questo processo di bonifica.
E' vero che RSA è stata costruita in attuazione di un accordo di programma, ma è stata costruita in una maniera incredibilmente imprudente affidando la rappresentanza della Regione ad una società, diciamo così, di capitale che non ha messo direttamente una lira in RSA e ad un partner tecnico - IPLA - che non ha sostanzialmente partecipato alla stesura di nessun documento tecnico riguardante l'attività di RSA.
Noi abbiamo affidato la nostra rappresentanza a due organismi tecnici che, all'interno di RSA, hanno evidentemente rinunciato ad esercitare le proprie competenze tecniche.
Quindi, di qui alle prossime settimane, in vista del sopralluogo che penso si preannunci per la fine di febbraio - non vedo il Presidente Cantore - probabilmente il Consiglio, ma innanzitutto l'Assessorato, dovrà fare un approfondimento su entrambi i versanti di questo problema: il cronoprogramma delle opere innanzitutto, e dall'altra parte l'adeguatezza di RSA a svolgere il ruolo che la legge le assegna.
All'interno di questo sotto problema - concludo, Presidente - c'è un altro piccolo sottoproblema che, in qualche misura, va considerato. La Commissione ha iniziato a capire qualcosa partecipando alle audizioni presso il Comune di Balangero e ascoltando gli amministratori dei Comuni e i tecnici regionali; non aveva capito assolutamente nulla di questa vicenda, avendo audito in prima battuta i rappresentanti di IPLA e di Finpiemonte, che partecipano al Consiglio di amministrazione di RSA.
Quindi, all'interno del problema di RSA c'è, forse, anche un problema di adeguatezza dei rappresentanti che IPLA e Finpiemonte hanno scelto di indicare per il Consiglio d'Amministrazione di RSA, affidando loro delle responsabilità, che, con ogni evidenza, Assessore, glielo dico con grande chiarezza, entrambi i personaggi non sono in grado di esercitare.
Visto che lei, probabilmente, non è in grado di modificare per decreto questa decisione, ma, probabilmente, ha la possibilità di esercitare qualche forma di persuasione morale - chiamiamola così - nei confronti di queste società, invitando i due Consiglieri a non disturbare l'Assessore al termine del mio intervento, le chiederei di fare un minimo di mente locale anche su questo problema. Fino a quando la Regione avrà come propri interlocutori diretti, innanzitutto il Consiglio, due personaggi che di questa vicenda hanno dimostrato di non saper gestire nulla e di conoscere con grande difficoltà anche semplicemente qualcosa, con ogni evidenza mancherà una interfaccia credibile per il nostro Consiglio e, forse mancherà un'interfaccia credibile anche per la sua amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente, la voce rauca mi costringe a ridurre al minimo l'intervento; intanto, chiedo copia delle risposte.
Mi unisco a quanto detto dal collega Palma.
Assessore, la prego di prestarmi attenzione: i ritardi sono evidenti come l'inadeguatezza di chi ha affrontato il problema in questi dieci anni che sono trascorsi. Noi siamo di fronte ad un caso particolare, ma ci sono sempre stati ritardi nel risolvere i problemi. L'aspetto più grave penso possa essere caricato sulla RSA in quanto era lo strumento che doveva collaborare con gli enti locali e con i piccoli comuni che insistono nella realtà dell'amiantifera, i quali si poteva presumere non fossero in grado di affrontare il problema.
Quando noi ci troviamo, come ha detto il collega Palma e lo abbiamo verificato anche nel corso della audizioni, davanti all'assoluta incapacità tecnica e professionale, la richiesta che mi sento di sottoscrivere avanzata già dal collega Palma, riguarda un pronto intervento, affinché chi rappresenta la Regione Piemonte all'interno della RSA sia in grado di affrontare il problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, partecipai - non so se era presente l'Assessore Cavallera - parecchi anni fa - forse 10, forse 11, forse 12, forse 13 anni fa - al primo sopralluogo che la Regione Piemonte effettuò sul sito dell'amiantifera già abbandonato da qualche tempo e che destava serissime preoccupazioni ambientali e sanitarie per l'intera zona.
Siamo saliti fin dentro questo catino, abbiamo camminato su questi detriti di amianto e abbiamo visto quella enorme discarica di detriti che si affaccia verso un Comune delle Valli di Lanzo; era una giornata di vento, pertanto, camminando su questi detriti, si respirava tale pulviscolo.
A seguito di quel primo sopralluogo, si iniziò a provvedere non alla messa in sicurezza, ma a minime operazioni di piccola tutela, come l'innaffiatura di quella enorme discarica con prodotti che tenessero ferme le fibre che sappiamo giacciono a cavallo della Valle di Susa, quindi, in una zona molto ventilata, che è spazzata da forti venti verso la valle.
Allora vi erano ancora le maestranze della vecchia amiantifera preoccupate dalla perdita dei posti di lavoro, che erano interessate a conoscere quale fine facesse il loro posto di lavoro, quali prospettive ci fossero; insieme alla maestranze erano presenti i Comuni e le popolazioni interessate.
Dobbiamo dire, caro Assessore, che le speranze presenti in tutti i colleghi Consiglieri regionali, mi ricordo in particolare quella del collega Rivalta, sono state di gran lunga disattese perché il pericolo è sempre lì e continua a sovrastare la Pianura Padana e le due valli: quella di Lanzo e quella di Susa, a cavallo delle quali si apre questo orrendo catino, sul fondo del quale mi sembra continui ad esistere una pozza d'acqua.
Così non si può proseguire, essendo stati fatti errori di strategia molto rilevanti. Non so se ci siano state indagini epidemiologiche sulla situazione inerente la salute di quei territori. Non so se nel Comune di Coassolo, che mi sembra quello prospiciente la grande discarica dell'amiantifera, siano stati fatti esami. Chiedo anch'io all'Assessore che su questo tema si cambi registro e che l'amiantifera di Balangero cessi di essere una bomba ambientale e sanitaria, come è probabilmente ancora oggi.



PRESIDENTE

Anche se inusuale, la parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Precedentemente mi sono dimenticato di dire che, adesso, con la legge n. 426, la competenza per l'assegnazione dei fondi è della Provincia.
Questo, a mio avviso, dovrebbe qualificare e confortare nella parte ancora residuale della bonifica; lo prevede la legge regionale sulle bonifiche: quando una bonifica riguarda un solo Comune, ci si avvale del Comune quando, invece, è intercomunale, ci si avvale della Provincia.
Noi stiamo portando avanti intensi contatti con la Provincia e i Comuni per completare quanto previsto. L'appalto per il versante di Corio, che è quello più massiccio, verrà assegnato entro il mese; poi, c'è il tempo di esecuzione dei lavori. Per quanto riguarda la parte residua, occorre definire esattamente la destinazione dell'area e poi utilizzare i fondi che sono prenotabili, e prenotati, presso il Ministero dell'ambiente.
Termino l'intervento mettendo in risalto che vi è la costante vigilanza sanitaria da parte dell'ASL e la periodica visita del centro amianto dell'ARPA. Questo non è che risolva il problema, ma perlomeno garantisce il monitoraggio ed eventuali segnalazioni, qualora la situazione dal punto di vista dell'area esterna e delle ripercussioni all'esterno. Ho ricordato prima che è stato citato il recinto della parte più pericolosa. Quindi, lo volevo dire anche in risposta alle osservazioni del collega Chiezzi.


Argomento: Comuni

Interrogazione n. 1666 del Consigliere Angeleri relativa a: "Ubicazione tabelloni elettorali nel Comune di Cascinette d'Ivrea"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1666 presentata dal Consigliere Angeleri, cui risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Rispondo all'interrogazione n. 1666 del collega Angeleri.
L'interrogazione ha per argomento la realizzazione di un muro di cinta per la posa di cartelloni elettorali realizzato nel Comune di Cascinette d'Ivrea. In particolare viene richiesto se tale opera sia in contrasto con il contesto ambientale in cui è inserito e con le norme urbanistiche vigenti nel Comune nonché il suo costo totale.
A seguito di formale richiesta l'Amministrazione Comunale di Cascinette d'Ivrea ha precisato, con nota n. 4758 in data 21/10/2002 che: il muro di cinta in questione è stato realizzato nell'ambito dei lavori di sistemazione di un'area di proprietà del Comune di Cascinette, compresa nel territorio comunale d'Ivrea è stata presentata regolare DIA (Denuncia di Inizio Attività) alla città di Ivrea in data 19/10/2001; l'area su cui ricade l'intervento non è sottoposta ad alcun vincolo di natura ambientale o paesaggistico l'opera realizzata è conforme alle norme urbanistiche vigenti nel Comune di Ivrea il costo totale dell'opera, compresa IVA, ammonta ad Euro 17.239,86.
Ci sono degli allegati fotografici che posso ovviamente consegnare al collega Angeleri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie Presidente e grazie, Assessore, per la risposta, che mi soddisfa e tranquillizza anche coloro che avevano preoccupazioni, visto il pericolo costante di esondazione che corre questa zona.
La risposta ovviamente in termini tecnici precisi ed esatti dell'Assessore penso possa essere trasferita anche a coloro i quali erano preoccupati che si verificasse una situazione non chiara sotto gli aspetti che invece sono stati chiariti dall'Assessore.
Quindi, rispetto a questo chiederei all'Assessore, vista la sua disponibilità, anche la documentazione fotografica, in modo che si possa essere estremamente chiari, in particolare con la popolazione residente.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 1791 della Consigliera D'Onofrio inerente a: "Emergenza abitativa a Torino"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione n. 1791, cui risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale e dell'area metropolitana

Rispondo all'interrogazione n. 1791 della Consigliera D'Onofrio in merito all'emergenza abitativa a Torino. La situazione di grave emergenza abitativa in cui versano non solo la Città di Torino, ma tutta l'area metropolitana torinese e altre zone della nostra Regione, è sicuramente ben nota a questo Assessorato.
I termini numerici con i quali la Consigliera interrogante fotografa tale situazione di emergenza sono certamente realistici. La situazione peraltro, non si prospetta certo di facile soluzione, in particolare per l'esiguità delle risorse disponibili.
Ciò nonostante, la Giunta regionale, nell'attuazione delle proprie politiche della casa pone particolare attenzione al problema del disagio abitativo che coinvolge soprattutto le categorie sociali deboli. Una prima ed imminente risposta a tale situazione è possibile trovarla nei bandi di prossima pubblicazione che riguardano la programmazione di 25.572.794,08 Euro, di cui il 40% è riservato, a priori, alle ATC (Agenzia territoriale per la casa) e ai Comuni per far fronte alle esigenze dei cittadini meno abbienti. In particolare, sono previsti contributi per interventi di nuova costruzione e di recupero di edifici esistenti.
Questo programma consentirà d'incrementare l'offerta di alloggi da destinare alla locazione permanente, sia a canoni sociali (per gli interventi di edilizia sovvenzionata), sia a canoni ridotti rispetto a quelli di mercato (per gli interventi realizzati dalle cooperative edilizie e dalle imprese), nonché di disporre di un maggior numero di alloggi con prezzi convenzionati e con contributo pubblico, da offrire in vendita, a condizioni più convenienti, ai cittadini che volessero acquistare la loro prima casa.
Ulteriori risorse, finalizzate sempre alla riduzione del disagio abitativo, con specifico riguardo alla locazione, sono previste dalla legge 8/2/01, n. 21 e sono destinate all'attuazione di programmi sperimentali di edilizia residenziale da realizzare con il contributo statale.
In particolare, il programma denominato "Alloggi in affitto per gli anziani degli anni 2000" prevede la realizzazione e il recupero di alloggi da concedere in locazione permanente ad utenti ultrasessantacinquenni, a canone agevolato o in edilizia sovvenzionata, da localizzare in ambienti urbani strutturati e sostenuti da un sistema di supporti sociali e assistenziali, dando priorità a quelle iniziative che prevedono il concorso di risorse attivate da Comuni, IACP, imprese e cooperative di abitazione.
Con riferimento, inoltre, al bando denominato "20.000 alloggi in affitto" è prevista la programmazione di circa 1200-1300 alloggi da destinare alla locazione permanente localizzati, con priorità, nei comuni capoluogo di Provincia e, cioè, laddove maggiore si presenta l'esigenza di realizzare abitazioni a canone ridotto per far fronte al fenomeno degli sfratti per morosità, il cui andamento, negli ultimi anni, registra una crescita preoccupante.
Inoltre, è allo studio il programma relativo al Fondo Investimenti Piemonte che, come noto, prevede lo stanziamento di risorse regionali (13 milioni di euro) da integrare, nel caso della locazione permanente, con i fondi della legge 28/76, per la realizzazione di ulteriori abitazioni in affitto.
Per quanto attiene l'azione di sostegno alla locazione l'Amministrazione Regionale ha individuato sul proprio bilancio 2002 oltre 5 milioni di euro da destinare, in forme diverse, a tale finalità. Parte di questi costituiscono, infatti, la dotazione del fondo sociale regionale destinato agli assegnatari delle case popolari - e parte hanno la finalità di integrare le risorse statali destinate ai contributi per l'affitto erogate ai cittadini conduttori in locazione di alloggi pubblici e privati ovviamente purché in possesso dei requisiti di volta in volta individuati.
Colgo l'occasione per dire che proprio in questi giorni stiamo promuovendo, con un'azione promozionale, la campagna "Riduci il tuo affitto", volta a far sì che le amministrazioni comunali aprano i bandi e oltre sotto il profilo organizzativo, integrino le risorse previste sia dalla legge n. 431 sia da una nostra legge regionale e che nel bilancio di previsione 2003 abbiamo riconfermato, almeno nella previsione attualmente all'attenzione del Consiglio regionale, per questo anno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera D'Onofrio.



D'ONOFRIO Patrizia

La ringrazio, Assessore, per l'esaustività della risposta che soddisfa e tranquillizza. E' una risposta che ha individuato, analiticamente, tutte le iniziative regionali a sostegno dell'emergenza abitativa.


Argomento: Parchi e riserve - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1834 della Consigliera Manica, inerente a: "Progetto Territoriale Operativo del Mottarone"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1834, alla quale risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale e dell'area metropolitana

La Regione, considerato che dal 1994 le Comunità Montane non sono più tra i soggetti competenti alla formazione dei Progetti Territoriali Operativi, con deliberazione di Giunta Regionale n. 238-44364 del 27 marzo 1995, ha preso atto della proposta di PTO predisposta dalla Comunità Montana Cusio Mottarone verificandone la conformità con il Piano Territoriale Regionale e dando mandato, all'Assessorato alla Pianificazione Territoriale, di procedere alla consultazione degli Enti interessati per il completamento del Progetto.
La Comunità Montana Cusio-Mottarone ha coordinato la raccolta delle osservazioni e con deliberazione n. 8 del 16 dicembre 1996 ha approvato il documento di indirizzo programmatico per il completamento del progetto territoriale operativo del Mottarone, trasmesso in data 7.2.1997 all'Assessorato Pianificazione Territoriale.
La Giunta Regionale, sulla base di quanto indicato nel succitato documento e delle integrazioni evidenziate dagli uffici regionali, con D.G.R. n. 23-27714 del 5 luglio1999 ha affidato a tre professionisti la redazione della prima delle tre fasi del PTO previste nel programma di lavoro, specificando che il progetto doveva essere sviluppato in stretto raccordo con le Amministrazioni interessate.
La prima fase del lavoro, conclusasi con la consegna degli elaborati da parte dei professionisti il 27 dicembre 1999, era finalizzata all'aggiornamento delle analisi socio economiche e territoriali e all'inquadramento dell'area di progetto.
Gli Enti hanno fatto pervenire osservazioni e proposte integrative scritte riassunte nel documento redatto dagli Uffici "Resoconto consultazione - Prima fase dei lavori - Ottobre 2000", che ha costituito riferimento programmatico per la redazione della seconda e terza fase del lavoro.
Con deliberazione di G.R. n. 6-1275 del 13 novembre 2000 è stato conferito l'incarico per la predisposizione della seconda e terza fase di lavoro, finalizzata ad individuare le scelte di progetto e a valutare la compatibilità ambientale delle stesse in relazione alle peculiarità dell'area sotto il profilo ambientale e territoriale e agli obiettivi indicati dalle Amministrazioni interessate.
Alla definizione delle strategie e dei contenuti progettuali si è pervenuti attraverso la consultazione delle singole amministrazioni, degli operatori turistici e dei privati proprietari che hanno manifestato interesse a investire nell'area. A conclusione di tale fase gli uffici hanno redatto il documento "Resoconto consultazione - Seconda fase dei lavori - Marzo 2001".
Sulla base di tali indicazioni, è stata predisposta una proposta metaprogettuale in scala 1:20.000 illustrata e consegnata alle Amministrazioni il giorno 20 luglio 2001, invitando gli Enti ad esprimere le proprie valutazioni entro il 7 settembre 2001 per consentire ai professionisti di procedere alla definizione del PTO Considerato che solo alcune Amministrazioni si erano espresse nei tempi indicati, la Regione convocò una riunione il giorno 21 novembre 2001 presso la sede della Provincia di Verbania, al fine di verificare lo stato di condivisione degli Enti alla proposta di PTO, e per l'impossibilità di alcuni di essi ad essere presenti, due ulteriori incontri, il 13 dicembre 2001, con il Comune di Armeno e, il 21 dicembre 2001, con la Provincia di Novara.
A conclusione di tale verifica, i professionisti incaricati hanno redatto la proposta di PTO consegnando gli elaborati, come da contratto, in data 8 aprile 2002.
Successivamente, gli Uffici hanno provveduto ad una verifica generale della documentazione presentata, anche al fine di rendere coerenti tutti i dati di analisi e di progetto con il sistema informativo territoriale regionale.
In data 23 settembre 2002, presso la sede della Provincia di Verbania è stato illustrato il progetto e in data 24 ottobre 2002 sono stati trasmessi agli Enti i seguenti elaborati progettuali: Tavola di progetto in scala 1:10.000, Norme di Attuazione e Schede Tecniche Progettuali con richiesta di fornire eventuali osservazioni entro il 15 novembre 2002, al fine di consentire alla Giunta Regionale di avviare l'iter di adozione ai sensi dell'art. 8 quinques della L.R. 56/77 nella prima decade di dicembre 2002. Esaurita questa fase, per legge della durata di 5 mesi, il PTO verrà inoltrato al Consiglio Regionale per l'approvazione.
Il progetto territoriale operativo, predisposto in accordo tra gli assessorati alla pianificazione ed al turismo, è finalizzato a potenziare la ricettività turistica e la dotazione di strutture per lo sport nell'ottica di un'integrazione con l'offerta turistica del lago Maggiore e D'Orta.
Negli elaborati sono indicati gli interventi e le infrastrutture necessarie, i relativi costi di massima e le priorità d'intervento. Per garantire il coordinamento di tutte le iniziative e delle connesse opere di urbanizzazione, le Norme di attuazione prescrivono che gli Enti definiscano opportuni accordi intercomunali.
La definizione progettuale degli interventi è demandata a verifiche di fattibilità economica e a valutazioni di compatibilità ambientale, da effettuare alla scala di maggiore dettaglio richiesta per gli strumenti esecutivi comunali che dovranno essere predisposti dai privati.
A conclusione di tale iter sarà possibile identificare gli investimenti necessari, ripartire i relativi costi di urbanizzazione per infrastrutturare il territorio, tenuto conto degli oneri di urbanizzazione derivanti dagli investimenti privati che hanno un ruolo rilevante nel rilancio del Mottarone.
Per quanto concerne gli strumenti finanziari, la Regione non ha identificato, al momento, specifici capitoli di spesa, in quanto gli interventi potranno essere finanziati con leggi di settore, se conformi con queste.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

La ringrazio, Assessore, per la risposta articolata e dettagliata.
Nella distanza di tempo in cui le interrogazioni vengono presentate e il momento in cui abbiamo le risposte in aula che ci permettono di interloquire, molti dei problemi posti si sono evoluti: alcuni si sono risolti, altri sono peggiorati.
Il quadro generale c'è, e pertanto, proprio per ragioni che in parte riguardano l'Assessore e in parte riguardano i tempi con cui l'Assessore ha risposto, non posso esprimere piena soddisfazione, quanto meno rispetto alla risposta, perché alcune delle questioni lì poste non possono trovare compiuto accoglimento in questa direzione.
Ringrazio, comunque, l'Assessore per la risposta e chiederei, se possibile, di avere il testo della sua risposta.


Argomento: Commercio - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 1839 presentata dai Consiglieri Contu e Papandrea inerente a: "Controversie in atto tra gli inquilini dell'immobile residenziale in via Arquata n. 15 e l'Amministrazione ATC sull'utilizzo esclusivo dei parcheggi interni. Obbligo di vigilanza da parte della Regione Piemonte" interrogazione n. 1844 presentata dalla Consigliera D'Onofrio inerente a: "Parcheggio di via Arquata"


PRESIDENTE

Passiamo a discutere, congiuntamente, l'interpellanza n. 1839 presentata dai Consiglieri Contu, Papandrea, inerente a: "Controversie in atto tra gli inquilini dell'immobile residenziale in via Arquata n. 15 e l'Amministrazione ATC sull'utilizzo esclusivo dei parcheggi interni.
Obbligo di vigilanza da parte della Regione Piemonte" e l'interrogazione n.
1844 presentata dalla Consigliera D'Onofrio, inerente a: "Parcheggio di via Arquata".
La parola all'Assessore Botta per le risposte.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Rispondo insieme alle due interpellanze perché vertono sullo stesso argomento: parcheggio delle case e ATC, via Arquata a Torino.
Ho acquisito, a seguito delle interpellanze, i seguenti elementi: il parcheggio di via Roccabruna corrisponde al tetto piano (terrazza) della autorimessa di ATC che necessita da tempo di urgenti lavori di manutenzione (impermeabilizzazione). Il 23 settembre 2002 l'ATC ha comunicato agli assegnatari l'intenzione di recuperare l'area di sua esclusiva proprietà per proprie esigenze, quali parcheggio di autovetture di servizio e, in prospettiva, altri servizi per l'Agenzia (mensa aziendale, ecc.) con invito al rilascio degli spazi entro il 27 settembre (ovviamente dello scorso anno).
Il 30 settembre la Polizia Municipale di Torino è intervenuta in supporto delle operazioni di sostituzione della serratura. Operata la sostituzione, si è deciso, da parte di ATC, di lasciare aperto il cancello e di notificare a tutti gli assegnatari residenti nel quartiere la prossima chiusura. La notifica viene eseguita a cura della Polizia Municipale tra il 9 e il 10 ottobre 2002. Il 15 ottobre 2002 ATC ha provveduto alla definitiva chiusura del parcheggio in questione gli inquilini di via Arquata 15 utilizzavano la terrazza come parcheggio dal 1 maggio 1973 sulla base di una nota informale non firmata e non protocollata (non esiste alcun atto deliberativo di concessione) e pertanto, dopo la diffida a liberare l'area nessun assegnatario ha presentato documenti che attestassero tale concessione. Questa nota stabiliva, tra l'altro, il pagamento di una quota mensile di 500 lire al mese (pagata di fatto sino al 1992), la rinnovabilità tacita del permesso mese per mese salvo disdetta ed il divieto di utilizzo ai non residenti. A proposito del divieto di posteggio ai non residenti, si precisa che da una verifica condotta dai Vigili Urbani sulle automobili posteggiate sulla terrazza, si è rilevato che tre delle nove autovetture parcheggiate sono estranee al condominio. Gli intestatari delle tre automobili sono residenti in corso Rosselli 95 a Torino; piazza Pitagora 12 a Torino e uno a Como l'estensione della zona blu in via Arquata e nelle vie limitrofe è un provvedimento che ha danneggiato i non residenti che per parcheggiare devono pagare la tariffa oraria di 0,50 Euro. I residenti invece ne hanno tratto giovamento. Possono trovare sempre un parcheggio sotto casa ed ottenere dal Comune l'autorizzazione a parcheggiare nella zona blu pagando solo 8 Euro all'anno ATC, dopo aver effettuato i lavori di manutenzione programmati, è disponibile ad affittare temporaneamente e senza alcun vincolo di durata posti auto, dove siano disponibili e compatibilmente con le esigenze dell'Ente, a canone ragionevole ma in linea con le normali tariffe praticate in città.
ATC, considerato quanto detto prima, ritiene inaccettabile che alcune persone pretendano di parcheggiare vetture, anche di grossa cilindrata senza pagare un solo Euro di canone ATC non intende tollerare abusi ed ingiustificate situazioni di privilegio da parte dei propri inquilini e come proprietaria ha il diritto/dovere di compiere gli interventi di manutenzione necessari e di perseguire il migliore utilizzo possibile dei propri beni e delle proprie risorse.
L'iniziativa - mi scrive sempre l'ATC - si iscrive nel quadro del "ripristino di legalità", per quanto riguarda i quartieri di edilizia residenziale pubblica.
Al fine di fornire compiuto riscontro ai quesiti posti, si precisa che i finanziamenti, facenti capo al contratto di quartiere relativo a Via Arquata, ammontano a circa 13.200.000 Euro, di cui 10.300.000 erogati dal Ministero dei Lavori Pubblici, 2 milioni di Euro facenti capo al Fondo Investimenti Piemonte e 900.000 Euro da fondi Gescal.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera D'Onofrio.



D'ONOFRIO Patrizia

Ringrazio l'Assessore per la risposta anche se, in vero, soddisfa solo parzialmente perché forse troppo in linea con le norme del codice sulla proprietà e non fornisce elementi abbastanza utili per venire incontro alle esigenze dei residenti di Via Arquata che appartengono a fasce di popolazione a reddito molto basso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Il tenore della risposta è stato formulato direttamente dall'ATC e non è dissimile da quella già formulata in una interpellanza simile in Consiglio comunale, su proposta del nostro Gruppo consiliare.
Assessore, la questione è nota: c'è una gestione un po' austrungarica della vicenda Case Popolari in questa città, tenendo conto che l'approccio sulla base di una deliberazione che norma la locazione delle pertinenze (in questo caso i parcheggi), è a macchia di leopardo rispetto alla città.
Lì si tratta (e su questo svolgo il mio ufficio anche nei confronti dell'Assessorato) di riconoscere, agli abitanti di quel complesso, il risarcimento per il danno patito. Per creare una servitù, con un parcheggio interrato per il palazzo dell'ATC, è stata distrutta l'area verde interna trasformandola in parcheggi. Questa sorta di conseguenza ha rappresentato negli anni, una specie di risarcimento, con l'utilizzo del sedime per parcheggiare autovetture, tanto che per anni l'ATC non aveva richiesto alcun canone.
Il canone che i residenti dovrebbero pagare è molto basso ed è sicuramente più appetibile di quello proposto loro dall'ATC per l'utilizzo del sedime interno.
Io credo che vada riservata al massimo l'unitarietà di quel complesso e che il diritto di utilizzo venga salvaguardato per varie ragioni.
Non so se lei conosce quella realtà urbanistica, ma quel tipo di intervento ha devastato un habitat naturale, che era quello della disposizione a quadrilatero dei vari edifici del complesso con al centro l'area verde.
Quindi, l'attenzione che riteniamo lei debba prestare a questa problematica, sollecitando in tal senso l'ATC con un provvedimento ad hoc coerente anche con i disposti di legge, è di tutelare al massimo gli inquilini che non sono del terzo mondo - perché questo è un po' l'atteggiamento aristocratico dell'ATC nei confronti dei propri amministrati - ma sono cittadini portatori di diritti e, come tali, credo debbano essere anche tutelati.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Contu.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione n. 1934 del Consigliere Tapparo inerente a: "Sperimentazione in Piemonte della riforma Moratti"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1934 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde l'Assessore Brigandì.



BRIGANDI' Matteo, Assessore alla formazione professionale

In merito alla certificazione degli otto corsi triennali e, di conseguenza, alla valutazione finale degli allievi frequentanti i suddetti corsi, relativi alla direttiva in oggetto, presentati dall'Associazione temporanea di scopo con capofila l'Agenzia formativa CNOS FAP, si precisa quanto segue.
D'intesa con la Direzione regionale MIUR si è stabilito che: alla fine del primo anno di norma è prevista la certificazione di proscioglimento da parte dell'autorità scolastica competente, mentre nel caso in cui gli allievi intendono inserirsi in percorsi scolatici verrà garantito loro, sempre nel corso del primo anno, un modulo formativo che integri gli apprendimenti mancanti tramite misure personalizzate, al fine di ottenere una certificazione di assolvimento dell'obbligo scolastico.
Detti interventi saranno concordati e realizzati d'intesa con gli istituti scolatici aderenti il progetto.
Durante il percorso o alla fine del terzo anno è possibile, per gli allievi interessati, il passaggio nel sistema scolastico, previa attestazione delle competenze acquisite e acquisizione di apposito certificato, come previsto dal comma 2, art. 6, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 257 del 12 luglio 2000.
Inoltre, con la presente si rende noto che questa specificazione relativa alla certificazione e al passaggio al sistema scolastico degli allievi frequentanti tali percorsi, sono stati oggetto di formazione e comunicazione al MIUR - Direzione generale per l'istruzione post-secondaria e degli adulti e per i percorsi integrati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per questa risposta, che rilevo essere molto tecnica.
Invece, l'evidenziazione che ho tentato di fare con l'interrogazione poneva in evidenza i limiti della sperimentazione della riforma Moratti e nella mia interrogazione cercava di contestare - è un aspetto che, in qualche modo, anche l'opposizione in Parlamento sta facendo - il fatto che si possa avviare una sperimentazione sulla base di alcuni aspetti, come quello dell'anticipazione della scelta formativa che predetermina il percorso sul canale della formazione professionale, con tutti i limiti che ci possono essere per una scelta precoce in questo senso.
Qui mi si dà una risposta di carattere tecnico, sulla quale voglio anche soffermarmi, ma la mia indicazione di sospendere la sperimentazione era quella di attendere la stabilizzazione della riforma, anche se comprendo che la sperimentazione è sempre un fattore positivo, che permette, alla fine della stessa, di poter modificare eventuali posizionamenti.
Siccome dalle dichiarazioni del Ministero Moratti non mi pare che ci siano modifiche alle scelte di fondo, io continuo a manifestare la mia preoccupazione intanto sulla risposta che mi ha dato, che, come dico apprezzo sul piano del formalismo tecnico perché è esaustiva, ma che non condivido, perché penso che i moduli formativi, che integrano l'apprendimento mancante e che vengono personalizzati attraverso una forma di certificazione per poter dichiarare l'assolvimento dell'obbligo scolastico, sono una parte molto delicata.
Io sostenevo che questo tipo di operazione andava fatta certamente attraverso un meccanismo che potesse bilanciare la scuola e l'agenzia di formazione professionale.
un tema che suggerisco all'Assessore, al quale gli si danno i cento giorni iniziali per poter inquadrare la materia nuova di cui ha acquisito la delega, e di soffermarsi su questo aspetto, perché è molto delicato.
Anche le attestazioni delle competenze acquisite attraverso questa sperimentazione sono una parte discutibile così come viene posta.
Pertanto, mi dichiaro insoddisfatto sotto l'aspetto del posizionamento politico, che è antitetico, perché c'é un'opposizione di fondo alla proposta nazionale, che è fortemente imperniata da un lato sull'anticipazione della scelta di un anno (da 15 a 14 anni) e dall'altro lato di non aver ancora chiarito i meccanismi di interconnessione tra il canale della formazione professionale e quello della formazione scolastica.
Badi, Assessore, che questo - siccome la formazione professionale è una competenza piena in mano alla Regione - sarà uno dei terreni più importanti sui quali lei si dovrà misurare con le deleghe che ha in mano direi il più qualificante e il più originale.
Vorrei sottolineare, visto che abbiamo vissuto insieme un'esperienza in Parlamento, che la conoscenza a livello nazionale anche in questo progetto di riforma del ruolo della formazione professionale non è così chiaro come quello del percorso scolastico. Quindi la Regione Piemonte deve metterci del suo e, ovviamente, noi, come Consiglieri regionali, cercheremo di fare la nostra parte per riuscire a spiegare e a specificare che l'intreccio tra i due canali formativi deve essere estremamente armonico, altrimenti ed è questa la mia preoccupazione sull'anticipo della scelta formativa si cade nel meccanismo dell'avviamento professionale, nel senso che una volta che si è preincanalati, è molto difficile andare a cambiare dal canale formativo-formazione professionale a quello scolastico. E siccome la preselezione a 14 anni la si fa in ambienti sociali noti, è facile pensare che nella formazione professionale finisca tutta la parte sostanzialmente delle categorie più umili, a reddito più basso, e in quella scolastica finisca matematicamente quella delle categorie economicamente più ricche e culturalmente più dotate.
una sfida forte questa, Assessore, che la invito ad affrontare perché su questo terreno io e anche altri colleghi che seguono questi problemi vorremo con lei aprire una forte disputa e un forte confronto certamente costruttivo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Mellano ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per ricordare a me stesso, all'Aula e all'Ufficio di Presidenza, che l'articolo 40 dello Statuto della Regione Piemonte, intitolato: "Deliberazioni d'urgenza della Giunta", pone al Consiglio un atto assolutamente inderogabile: l'approvazione del Piano giovani. Intuisco dai movimenti della Dottoressa Garabello che è un dato che la Presidenza ha sicuramente a proprie mani.
Mi ero fatto carico di sollecitare questo atto, anche nelle sedute che abbiamo svolto intorno al 20 dicembre, quindi, in tempo ancora utile prima della fine dell'anno. Visto che l'articolo è perentorio per i termini e per le date che pone al Consiglio, credo che non dobbiamo assolutamente uscire di qui oggi senza aver votato, per come poi ciascuno voglia votare, quel provvedimento.



PRESIDENTE

Consigliere Mellano, la ringrazio e, come Consigliere, ovviamente, mi associo a questa sua comunicazione. Altresì la informo che il Presidente del Consiglio regionale, in apertura di seduta, dopo avere comunicato i congedi, ha comunicato che la Giunta regionale ha approvato con i poteri del Consiglio, ex articolo 40 dello Statuto, il Piano annuale 2002 per i giovani. La relativa proposta di deliberazione è pertanto iscritta d'ufficio all'o.d.g. del Consiglio per la ratifica nella sua prima successiva seduta da tenersi non oltre 60 giorni, ovvero, il 25 febbraio 2003.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni - Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 382: "Indizione ai sensi del Titolo III della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4: 'Iniziativa popolare e degli Enti locali e referendum, abrogativo' e successive modificazioni ed integrazioni, di referendum consultivo per l'istituzione di un nuovo Comune mediante la fusione dei Comuni di Adorno Micca e Miagliano (provincia di Biella)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame della proposta di deliberazione n. 382 relativa a: "Indizione ai sensi del Titolo III della legge regionale n. 16 gennaio 1973, n. 4 'Iniziativa popolare e degli enti locali e referendum abrogativo' e successive modificazioni e integrazioni di referendum consultivo per l'istituzione di un nuovo Comune mediante la fusione dei Comuni di Andorno Micca e Miagliano (Provincia di Biella)", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Do un elemento ulteriore: in base alla nostra legge regionale, dobbiamo assolutamente deliberare quanto richiesto perché, per poter effettuare il referendum nella sessione primaverile, così come hanno convenuto i Comuni dobbiamo fare in modo che la deliberazione sia esecutiva entro il 31 gennaio.
Chiedo all'aula la cortesia di approvare questa proposta di deliberazione.
Invito i colleghi ad abbassare il tono di voce, perché diventa difficile la comprensione.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Come ho avuto modo di ricordare durante il dibattito svoltosi in Commissione, noi discutiamo di una deliberazione la cui approvazione è importante che avvenga nella seduta odierna, perché la scadenza del 31 gennaio è un requisito fondamentale per celebrare il referendum entro la primavera prossima ventura.
Parliamo della proposta di fusione di due Comuni di una valle del biellese, che è stata ovviamente costruita seguendo le procedure previste dalla legge e che riguarda Comuni che sono territorialmente contigui.
Soprattutto, è una proposta che ha il sostegno, guai se non fosse, perché è previsto dalla legge medesima, delle amministrazioni comunali interessate.
Penso che, come si è avuto modo di precisare in Commissione, vada apprezzato il fatto che due Amministrazioni comunali si siano poste oggi il problema di costruire una dimensione istituzionale più ampia e diano avvio ad un iter che dovrebbe concludersi con la fusione delle due Amministrazioni interessate.
Per questo, nel dichiarare il voto favorevole del nostro Gruppo e condividendo la sollecitazione che ci è venuta dal Presidente del Consiglio, mi auguro che quest'Aula possa votare rapidamente questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Anch'io voterò a favore di questa deliberazione, però, con una motivazione diversa: non sono così convinto, anche se è impopolare tra gli addetti ai lavori, che la riduzione del numero dei Comuni sia la strada da seguire, anche se, ovviamente, le Comunità possono decidere autonomamente come in questo caso, una valutazione e arrivare ad una determinazione.
Rispetto ad un recente passato, sono cambiate le modalità di rapportarsi, oggi ci sono forme consortili di accordi tra Comuni che, in qualche modo, riescono ad offrire livelli di servizio adeguati e consoni alla domanda della Comunità, senza far venir meno i Comuni.
Credo ancora, è un modo mitico di cui si diceva, che i Comuni rappresentino un po' la cellula della democrazia: la Casa Civica del Comune, il Sindaco, la Giunta e i Consiglieri rappresentano un pezzo della nostra democrazia.
Quando sedevo in Parlamento, avevo sentito dire da un Parlamentare che si doveva ridurre il numero dei Comuni per ridurre il numero degli appartenenti al ceto politico. Si era addirittura arrivati ad invocare la riduzione del numero dei Comuni proprio per avere meno Consiglieri comunali e meno Sindaci.
Non credo che questa strada, presentata come una soluzione straordinaria, sia quella che noi dobbiamo perseguire. In Parlamento si era bloccata una operazione che tendeva quasi autoritativamente a praticare il meccanismo della fusione dei Comuni.
Oggi, ci sono forme di incentivo o, comunque, forme che, a lungo andare, potrebbero strozzare i Comuni che non stanno al gioco e avvantaggiare quelli che, invece, stanno ad una forma di fusione.
Già nella riforma delle Autonomie locali del 1990 si era partiti con questa logica molto aziendalistica, ma il tessuto sociale e il territorio non sono un'azienda, a parte che le aziende, addirittura, invece di concentrarsi si differenziano, ad esempio, la Fiat vuole scorporare il settore auto, ma questo si verifica anche nelle aziende più piccole, solo noi nelle Istituzioni pensiamo che il grande sia bello. Non è così, perch ci sono delle forme per risolvere i problemi che, apparentemente, nel passato non risolvevano e perché il piccolo Comune in qualche modo non era in grado di offrire dei servizi adeguati. Solo un'affermazione oggi potrebbe essere valida, collega Ronzani, nei piccoli Comuni, ma non mi pare che sia questo il caso: quando sono piccolissimi Comuni non c'è quasi più una selezione dei gruppi dirigenti, non ci sono più energie e forze disponibili a dedicarsi all'amministrazione della cosa pubblica. E' per questo che oggi viene invocata la possibilità della prosecuzione dell'esperienza dei Sindaci, evitando il limite del doppio mandato e altre cose ancora.
In conclusione, voglio far notare al collega Ronzani un aspetto: non voglio usare la parola "mi insospettisce", ma quando noi indiciamo un referendum per la fusione di due Comuni, uno di 3.500 abitanti e uno di 600 abitanti, credo che nella normativa ci sia qualcosa che non funziona perfettamente, perché solo se i due Comuni hanno un pari peso di abitanti la consultazione può avere in qualche modo senso. Avendo letto la storia di questi due Comuni in una preziosa pubblicazione della "Storia dei Comuni del Piemonte", ho visto che questi due Comuni hanno una loro identità e pur essendo vicini, nella storia passata hanno costruito dei percorsi con delle specificità, ognuno è anche depositario di una propria storia culturale.
Ora, li facciamo fondere, va bene, perché loro decidono autonomamente e avranno un radioso futuro, però, questa non è la strada che risolve i problemi del Piemonte. Capisco che all'Assessore competente - non so nemmeno dove sia - questa cosa non tocchi particolarmente, però, questo è un terreno da non affrontare con superficialità. Guardate che è un'onda sulla quale mettersi di traverso è molto impopolare, io l'ho tentato in Parlamento e lo tento qui, ma quasi sembra che uno sia un troglodita, che vuole difendere l'identità e il ruolo dei piccoli Comuni, la loro storia e l'essere tessere della democrazia, pezzi della democrazia.
Oggi, nei piccoli Comuni di montagna, la Casa Civica è identificata come la casa dell'appartenenza della comunità, magari non c'è più la parrocchia, ma c'è la Casa del Sindaco. Tutti i servizi possono benissimo essere svolti in solidarietà con un numero elevato di piccoli Comuni, senza gravare sulla qualità del servizio, rispetto alla grande o media città.
Quindi, mi inchino e voto a favore di questa deliberazione, ma non la saluto con particolare entusiasmo, perché non è passando da un numero di oltre 1.200 Comuni a 877 che risolveremo il futuro dello sviluppo sociale economico, culturale e civile del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Manolino.



MANOLINO Giuliano

Signor Presidente, volevo esprimere il parere favorevole del nostro Gruppo a questa deliberazione, anche perché ho seguito, insieme a molti colleghi della VIII Commissione, le vicissitudini di questi due Comuni che forse contrariamente a quello che nelle ultime battute ha detto il collega Tapparo, credono - e penso sia la verità - di riuscire a trovare una migliore funzionalità e un migliore razionale uso delle loro risorse, nello spirito della legge n. 142, che auspicava l'unione di Comuni.
Come tutti sappiamo la parcellizzazione a livello italiano, e soprattutto nell'Italia del nord, è tale per cui il campanilismo territoriale di molti fa sì che ci siano delle difficoltà operative. In realtà poi l'adeguamento delle successive disposizioni legislative, che favorisce non solo la fusione dei Comuni, ma anche l'unione dei Comuni, va proprio nel senso di migliorare questa funzionalità, senza cancellare le prerogative, la tradizione, la storia e la cultura e, se vogliamo - la dico forte - anche i dialetti. Difatti anche i dialetti di ogni singolo Comune seppure vicini e a volte confinanti, sono diversi.
Credo che non dobbiamo preoccuparci del fatto che un Comune sia, come densità abitativa, decisamente superiore alla densità e alla quantità di un altro Comune. La preoccupazione del collega Tapparo di un referendum che venga snaturato da queste diversità numeriche, credo sia cancellata dal fatto che prima di questo referendum - che non fa altro che dare corso ad una norma legislativa - i Consigli comunali dei due Comuni si erano ampiamente ed unanimemente espressi per far sì che la fusione avvenisse, e che il referendum si facesse, come ultimo passaggio operativo e legislativo.
Credo che il problema di fondo della salvaguardia dei valori dei singoli Comuni, in questo caso del piccolo o del grande, si possa soltanto più trovare nella difficoltà operativa di assegnare un nome. Per quanto riguarda il nome, anche i sindaci, che hanno partecipato all'audizione consiliare in VIII Commissione, avevano detto che in qualche modo avrebbero provveduto, perché comunque la volontà era tale e totale che, seppure fosse l'ultimo scoglio che dovevano incontrare, avrebbero trovato la soluzione.
Noi siamo favorevoli non tanto perché speriamo che molti altri Comuni seguano questo esempio. Sappiamo che, di fatto, la creazione delle comunità collinari, le comunità montane e altre comunità, che recentemente si stanno costituendo, vanno proprio nel senso di non fondere i Comuni, ma di unirne le funzioni operative.
Siamo favorevoli perché il principio è quello di evitare l'isolamento specie dei Comuni più piccoli, e fare sì che tutti riescano ad identificarsi con delle comunità confinanti o coerenti, che possono essere utili a migliorare tutti i servizi che sul territorio vengono dati ai cittadini. Quindi, da parte nostra, senz'altro siamo favorevoli a questa seppure per ora unica, ma sicuramente utile fusione di due Comuni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie Presidente e colleghi.
Anche il gruppo Radicale voterà a favore di questo provvedimento, e non semplicemente perché si tratta di un referendum - permettetemi la battuta.
Quindi, non perché questo sarà il contributo più facile che il gruppo Radicale dà ad un'indizione di referendum, mentre in altri casi si è stati protagonisti di raccolte di firme oppure di bagarre con l'intervento addirittura del Difensore Civico regionale per chiedere l'indizione di un referendum.
Voglio collegarmi a questo aspetto già illustrato dai colleghi che riporta ad una politica generale di riordino degli enti locali che pu avere degli obiettivi critici - come ha giustamente sottolineato il collega Tapparo. Però avviene in un caso specifico, che avendo seguito l'audizione si ricollega anche ad una logica della popolazione del territorio. Quindi è sicuramente una prospettiva da perseguire, da aiutare e da accrescere.
Mi veniva in mente, mentre interveniva il Consigliere Manolino, che sarebbe stato utile avere a mano adesso quello studio che, a suo tempo avevamo chiesto all'Assessore Laratore, il quale si è rifiutato di fare che era quello dell'analisi degli strumenti referendari in mano ai Comuni.
Se noi oggi avessimo un elenco con i 1205 Comuni e sapessimo esattamente se il Comune di Andorno Micca e il Comune di Magliano hanno tra i loro possibili strumenti di partecipazione, anche il referendum consultivo, potremmo rispondere al collega Tapparo: "stia tranquillo questi Comuni hanno nel proprio ordinamento, nel proprio Statuto e nel regolamento attuativo la possibilità d'indizione di un referendum consultivo, e quindi se nessun cittadino l'ha richiesto nelle forme e nei tempi, si può presumere che ci sia un consenso generale, non soltanto delle amministrazioni e delle istituzioni, ma anche dei cittadini".
Purtroppo l'Assessore Laratore in quella nostra richiesta non ha ravvisato un ruolo possibile e fattivo della Regione, quindi non abbiamo in mano uno strumento, una fotografia degli enti locali. Non sappiamo se, ad esempio, al Comune di Andorno Micca e di Magliano, aldilà di questa possibilità che gli diamo di effettuare il referendum per esprimersi sulla costituzione del Comune unico, lo strumento ordinario dello Statuto prevede un referendum consultivo.
Sarebbe stato un elemento in più di conoscenza che, adesso, a me come Consigliere sarebbe stato utile, e forse sarebbe stato utile anche ad altri Consiglieri. Quindi, ne prendo atto e lo sottolineo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Non volevo banalizzare la discussione, quindi mi sono limitato a pochissime considerazioni.
Mi rendo conto che l'intervento del collega Tapparo invece ha posto delle questioni che vanno aldilà del fatto specifico. Quindi, è giusto che io, in fase di dichiarazione di voto, torni su alcune questioni che sono state poste.
La prima è questa. Qui non stiamo discutendo di un atto che, in qualche modo, impone ad alcune amministrazioni di stare per forza insieme. Sarei d'accordo con Tapparo se fossimo in presenza di questo; la nostra legge da questo punto di vista è una legge che sollecita eventualmente le amministrazioni ad incamminarsi su questa strada. Quindi, la volontà di puntare sulla fusione, piuttosto che su altre forme di collaborazione, è per fortuna e guai se non fosse così, la conseguenza di una libera scelta.
Prendo atto che, in questo caso, liberamente due amministrazioni comunali - per ragioni che personalmente condivido - hanno deciso d'invitare i propri cittadini a pronunciarsi sull'obiettivo di diventare un unico Comune. Tra l'altro, in questo caso, io che conosco quella realtà, vi dico che parliamo di una realtà nella quale la vicinanza territoriale, ma anche l'identità storica è molto comune ed affine tra i due Comuni interessati. Quindi, siamo in presenza di un processo che considero positivo, senza per questo esprimere un giudizio di valore sulle realtà di altre amministrazioni comunali.
Prendo atto che lì sono mature le condizioni - e non devo deciderlo io se sono mature o meno - per fare un salto. Io, come legislatore regionale mi pongo un altro problema - e qui non sono d'accordo con il collega Tapparo: se la politica regionale non debba, con questi strumenti e con una legislazione che spinga in questa direzione (e in parte l'abbiamo) risolvere il problema di una frammentazione delle amministrazioni comunali che male si concilia con una politica federalista. Perché una politica federalista correttamente intesa porta con sé un'altra scelta: quella di dare a Comuni, che abbiano dimensioni sufficienti, i poteri e i mezzi per fare una politica amministrativa. E noi dobbiamo affrontare questo nodo.
Certo, i Comuni sono liberi di fare le scelte che vogliono, tuttavia come capita in molti casi in Piemonte, devono rafforzare i momenti di collaborazione, la cooperazione e la gestione associate dei servizi. Il legislatore si deve porre il problema: fare in modo che l'identità delle piccole comunità non venga cancellata, ma avere dimensioni del governo comunale che sia compatibile con l'esigenza - che io rivendico come opposizione - di fornire a questo livello i poteri per governare.
Vi domando, Consiglieri della maggioranza e Consigliere Tapparo, come può fare politica di governo e politica amministrativa un comune con 350 anime? Quel comune avrà pochissime risorse da destinare ad una politica di servizi. Certo, può fare la scelta della gestione associata, e noi abbiamo una legislazione che spinge in questa direzione e dobbiamo incoraggiare questo tipo di politica.
Penso ad un Piemonte nel quale, in prospettiva, vi sia certo un governo regionale forte che fa leggi e una varietà di amministrazioni locali più o meno grandi, ma che abbiano una dimensione territoriale: la forza, la competenza, le risorse, i poteri per governare con le porzioni di territorio. Da questo punto di vista credo che il referendum risolva un problema importante di democrazia.
Le due amministrazioni hanno deliberato di andare verso la fusione e l'hanno fatto sulla base di ragionamenti che, personalmente, condivido perché ritengo oggettivi, di buon senso, amministrativi. Le due amministrazioni pensano che la fusione consenta al comune che nascerà - se nascerà - di avere più risorse per risolvere meglio i problemi di quei cittadini. Questo è il punto vero. Spetta agli abitanti di Adorno Micca e Miagliano decidere cosa fare: il referendum, da questo punto di vista, è lo strumento principe. In democrazia non ne hanno inventati altri.
Oggi, ha ragione il Consigliere Mellano, lo strumento con il quale poter consentire ad un cittadino di esprimere la sua opinione è il referendum. Inventiamone un altro e, quando lo avremmo fatto, lo metteremo in una legge. Oggi questo è, per antonomasia, il momento di partecipazione di quei cittadini che devono pronunciarsi sulla proposta di dar vita oppure no, ad un comune che avrà un nome diverso, perché risultante di un processo di fusione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Sollecitato dalla passione che ci mette il Consigliere Ronzani legittima e importante, volevo ricordare che la differenza del numero di abitanti tra l'uno e l'altro comune, decisa dai due Consigli comunali, pone dei problemi tecnici.
Solo un referendum preventivo dei singoli comuni avrebbe potuto far esprimere una volontà. Tuttavia, se gli abitanti del comune più piccolo non fossero d'accordo alla fusione e votassero tutti contro, il referendum non avrebbe effetto; la volontà di quei cittadini potrebbe non concordare rispetto alla posizione espressa dal Consiglio comunale e dalla Giunta.
Faccio questa considerazione non per contestare questo percorso, ma per porci, anche come legislatori per il futuro, un problema reale.
Se, ad esempio, il Consiglio comunale di Torino e il Consiglio comunale di un piccolo comune vicino a Torino decidessero una fusione tra gli stessi e si indice un referendum, capite che l'effetto del voto degli abitanti di quel piccolo comune, rispetto al Comune di Torino, sarebbe insignificante.
Diverso sarebbe stato se il referendum fosse stato iniziale e tutte e due le comunità si fossero espresse. Se la comunità del comune più piccolo si fosse espressa a maggioranza, in questo senso mi sarei inchinato.
Dinnanzi alla formazione certa del nuovo comune posso avere il dubbio che la maggioranza, più uno, del piccolo comune che si fa fondere, potrebbe non essere d'accordo. Non c'é nessun modo per verificarlo, se non facendo un'indagine di mercato, (alle indagine demoscopiche non sono molto avvezzo). La storia, quindi, si porterà dietro questo interrogativo irrisolto. Avremmo un nuovo comune, ma non sappiamo se il comune più piccolo, la maggioranza della comunità, sia d'accordo. Questo sta nei processi storici e non so se verrà chiarito.
Mi auguro che il nuovo comune che nascerà dalla fusione (magari si aprirà un forte dibattito anche sul nome) possa essere una realtà che vive in sinergia positiva.
Confermo il mio voto favorevole a che si faccia il referendum, ma vorrei trarre, da questa lezione, un segnale per noi legislatori intervenendo su questo tipo di percorso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Il Consigliere Mellano ha già annunciato il voto favorevole del nostro Gruppo sul provvedimento. Voglio prendere seriamente le argomentazioni del Consigliere Tapparo, prendendo atto del fatto che ogni volta, rispetto a scelte di questa natura, in cui è l'Amministrazione di un Ente a rappresentare giuridicamente la volontà dei suoi cittadini, si dia all'interno di un ordinamento che prevede strumenti di verifica, la possibilità ai cittadini, che sono contrari alle scelta amministrativa, di far sentire la propria voce. Attivando, ad esempio, lo strumento del referendum consultivo rispetto ad una scelta amministrativa che il Testo Unico di Ordinamento degli Enti Locali prevede, obbligatoriamente, per gli Statuti comunale e che, la grande maggioranza dei comuni piemontesi, non ha attivato, non recependolo nel proprio Statuto oppure non adottando i regolamenti di attuazione che rende concretamente esercitabile il diritto di partecipazione politica.
L'Assessore Laratore su questa tema è stato sordo ed inadempiente fin dall'inizio. Ovviamente, la questione posta dal Consigliere Tapparo non depone a favore di un voto contrario al referendum sulla fusione dei comuni, ma depone a favore di un intervento diretto, da parte dell'Assessorato regionale degli Enti locali, affinché, con la propria vigilanza e con poteri di intervento (magari anche sostitutivo), imponga a tutti i comuni piemontesi di attivare strumenti di partecipazione popolare che possano mettere in dubbio una scelta amministrativa di una amministrazione, che certo rappresenta i cittadini, ma non necessariamente e puntualmente la responsabilità dei cittadini rispetto ad ogni singola scelta.
Non conosco la situazione dei due comuni, ma è chiaro che se uno dei due, magari il più piccolo, avesse potuto indire un referendum consultivo preventivamente in cui la stragrande maggioranza dei cittadini si dichiarava contraria all'unione, evidentemente il mio parere politicamente, sarebbe cambiato. Anche il taglio della discussione, non solo sotto il profilo amministrativo ma anche sotto il profilo politico sarebbe mutato.
Nell'annunciare il voto favorevole rispetto al provvedimento ripropongo un problema che è aperto nella comunità piemontese e che è aperto istituzionalmente rispetto a ciascun singolo Comune piemontese.
Noi, al momento, non abbiamo neppure la mappa dei Comuni piemontesi che hanno adempiuto agli obblighi imposti dal Testo Unico di ordinamento sugli Enti Locali.
Non sappiamo materialmente quanti Comuni prevedono il referendum consultivo (che è obbligatoriamente da prevedere) all'interno del proprio Statuto, e quanti Comuni hanno attivato strumenti regolamentari per rendere esercitabile questo diritto.
Questa è la seconda volta che una questione del genere si ripropone. La priva volta si propose su una scelta amministrativa anche questa importante, come la partecipazione di un Comune ad una Comunità Montana la scelta di partecipazione ad una Comunità Montana piuttosto che ad un'altra. Questa scelta da parte del Comune di non rendere attivabile uno strumento di partecipazione diretta ha comportato lo stralcio di quel Comune dalla legge regionale, per essere chiari. Sarebbe il caso, quindi che immediatamente ci si attivasse con gli strumenti che la normativa mette a disposizione.
Io sottolineo che l'Ufficio Legislativo del Consiglio ha prodotto una nota, che dovrebbe essere anche a mani dell'Assessore Laratore, in cui riconosce non solo una serie di competenze e di garanzie al Difensore Civico regionale, ma anche una serie di competenze sostitutive per l'Amministrazione regionale, che deve vigilare rispetto all'ordinamento degli Enti Locali, in cui le competenze legislative sono ovviamente esclusive dello Stato, ma le competenze di vigilanza sull'attuazione degli obblighi legislativi appartengono alla nostra Regione.
Quindi, a partire da questo caso, e votando a favore di questo provvedimento, vorrei che finalmente l'Assessore Laratore assumesse questo impegno, che è un impegno non particolarmente gravoso dal punto di vista amministrativo - perché occorre semplicemente censire la situazione piemontese - ma magari di una qualche rilevanza sotto il profilo istituzionale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di deliberazione n. 382, il cui testo, a mani dei Consiglieri verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 381: "Legge regionale 13 febbraio 1995 n. 16: Piano annuale 2002 per i giovani. Adozione con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto"


PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a rimanere in aula, perché proporrei all'approvazione del Consiglio regionale la proposta di deliberazione n.
381 del 28 dicembre 2002, che, come ho ricordato, è stata iscritta d'ufficio all'ordine del giorno del Consiglio, per la ratifica, dalla sua prima seduta successiva, del Piano annuale giovani.
Vorrei chiedere all'aula, se non vi sono fatti ostativi, di procedere direttamente alla votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Sarò breve a causa della raucedine.
Noi concordiamo nell'iscrizione all'o.d.g.. Durante il dibattimento avanzeremo una serie di critiche e di proposte per come si è arrivati ancora una volta, ad affrontare questo intervento.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Placido.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto di parlare il Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente.
Intervenendo sull'ordine dei lavori, chiederei al Consiglio, se è possibile, prima della conclusione della seduta odierna, di votare l'esame di proposta di deliberazione n. 371, già all'ordine del giorno, relativa al Programma annuale di attuazione delle aree industriali attrezzate. Si tratta di un Programma che Province e Comuni attendono da tempo e che sarebbe opportuno licenziare.
Tra l'altro, è stato licenziato a larga maggioranza in VII Commissione.



PRESIDENTE

Si tratta del punto 5) all'o.d.g..
Procediamo con la proposta di deliberazione n. 381 relativa a: "L.R. 13 febbraio 1995 n. 16 - Piano annuale 2002 degli interventi regionali per i giovani. Adozione con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art.
40 dello Statuto" e successivamente valuteremo se esisteranno le condizioni in aula per procedere a quanto lei ha richiesto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Presidente e colleghi, il mio pensiero l'ho già diffusamente espresso in Commissione, quando, parecchie settimane fa, abbiamo affrontato l'esame del Piano giovani. L'avevo fatto in modo un po' surrettizio a dicembre quando avevo chiesto che in tempo utile, prima del 31 dicembre, si votasse il Piano giovani, sul quale ho espresso parecchie critiche, ma che ritenevo importante, utile e necessario che venisse approvato prima del 31 dicembre.
Avevo già sollevato alcune note critiche, che vado un attimo a ricordare proprio per evidenziare quelli che sono per noi - per noi Radicali - i nodi critici.
Siamo di fronte ad un Piano giovani sicuramente limato e, in qualche modo, sintetizzato rispetto ai Piani giovani delle passate edizioni. Per essenzialmente, è lo stesso Piano giovani che la legge 16/95 ci ha opportunamente fornito come strumento di iniziativa politica e come strumento di intervento globale interassessorile della Regione Piemonte sulle politiche e sulle problematiche giovanili.
Parecchio tempo fa abbiamo approvato una riforma sull'organizzazione regionale che, anche su questi temi e anche sull'accoglimento di emendamenti del Gruppo Radicale, prevedeva un compito diretto e specifico delle Province e la riserva alla Regione di uno strumento di programmazione più generale, di programmi triennali più generali, di individuazione dei filoni e delle politiche.
Dunque siamo qui a votare quello che purtroppo, a nostro giudizio, è un Piano giovani che non rispecchia quello che avremmo gradito, cioè un progetto triennale di politiche da realizzare a carico esclusivo delle Province.
Sappiamo che parte della responsabilità di questo impasse non è sicuramente imputabile all'Assessorato, ma è più della Commissione e più nostra di Consiglieri.
Ciascuno di noi si è fatto carico di presentare delle proposte di legge, il Gruppo Radicale in particolare, e quindi abbiamo incardinato lo strumento di discussione per cambiare, per modificare interamente le politiche giovanili. Però siamo al 21 gennaio ad approvare in ritardo un Piano giovani 2002 con alcuni interventi che, obiettivamente, sono di ratifica dell'avvenuto. Il "Raduno dei giovani per la pace" è uno degli interventi tra l'altro più consistenti di questo Piano: 100.000 Euro.
Io mi riservo anche in quest'aula pubblica una serie di critiche su interventi di questo tipo, perché, secondo me, snaturano in parte la funzione delle politiche giovanili.
Dovevamo trovare, a mio giudizio, dei canali per avere una ricaduta delle politiche giovanili più generale sulle strutture e sui soggetti che attuano politiche giovanili, invece, abbiamo un Piano giovani che è stato lo ribadisco in quest'Aula per la terza o quarta volta - uno strumento di azione politica molto importante. Abbiamo un Piano giovani che riserva 100 mila euro ad una iniziativa sporadica, in cui il ruolo della Regione era anche difficilmente individuabile, o comunque non prevedeva ricadute specifiche sull'organizzazione giovanile piemontese. Abbiamo pochissimi soldi, per esempio, su quella che è la natura qualificante del Piano giovani: i servizi informativi Informagiovani. Sono 60 mila euro contro i 100 mila euro dell'iniziativa "Giovani per la pace".
In più, c'è tutto il discorso, che valuto momento importante del Piano giovani, della valorizzazione dei progetti presentati dai Comuni, dalle Province, dalle Comunità montane, dalle Cooperative giovanili, cioè, dai soggetti giovanili che, obiettivamente, in questo Piano giovani finiscono per essere quasi residuali rispetto all'impianto stesso, che, nato come strumento di Piano giovani annuale, è finito per essere un Piano giovani annuale che si trascina dietro progetti e iniziative - lo ripeto anche qui per la terza volta - anche ottime, anche importanti, anche di natura sociale interessante, ma che, a nostro avviso, dovevano essere finanziate una tantum. Invece, finisce che ci tiriamo dietro una serie di progetti che sono importanti, ma sono sempre gli stessi.
Cosa farà il Gruppo Radicale, a testimonianza ancora una volta di un'attenzione critica, ma vera, rispetto a questo piano di interventi? Noi siamo orientati a non partecipare al voto. Non parteciperemo al voto, perché, sostanzialmente, riteniamo di essere in una situazione un po' kafkiana ad approvare il Piano giovani 2002 nel gennaio 2003. Siamo in una situazione kafchiana perché dovevamo avere il piano triennale e ancora abbiamo il piano annuale - speriamo l'ultimo. Siamo in una situazione kafkiana perché la parte del Piano giovani, relativa agli interventi di politica giovanile vera e propria dei Comuni, delle Province e delle Cooperative sociali di giovani, secondo noi rilevante, per le cose dette e ricordate più volte dall'Assessore, negli anni è andata sedimentandosi finendo per essere non il nocciolo duro, non il cuore, non il core business, ma una parte sostanzialmente marginale.
Non partecipiamo perché vogliamo contribuire alla redazione delle nuove leggi sulle politiche giovanili.
Non partecipiamo a questo voto perché vogliamo partecipare all'individuazione del piano triennale.
Non partecipiamo a questo voto perché riteniamo che sia competenza delle Province l'individuazione dei progetti da finanziare e dei canali di finanziamento. Invece, noi, come Regione, abbiamo il compito molto più gravoso e importante dell'individuazione delle linee di priorità di intervento e delle linee di valorizzazione delle politiche giovanili sul territorio piemontese.
Abbiamo un bagaglio di esperienza importante, sono sicuro che la collega Rosa Anna Costa ce lo ricorderà, ma, con accenti diversi, è un dato che noi Radicali riconosciamo.
In questi anni, questo Assessore ha fatto cose egregie, occorre partire da lì per individuare i canali e le linee di priorità, procedendo a dismettere tutta quella parte che è la specifica individuazione di iniziative, per quanto possano essere importanti, di azioni e di finanziamento, fosse anche il raduno dei "Giovani per la pace".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, iniziare con tanta fretta un dibattito su un provvedimento che per larga parte è già stato consumato dal tempo, essendo l'anno 2002 terminato, e fare tutto ciò anche in assenza di una collega quale la Consigliera Marisa Suino, che si è occupata a lungo del tema genera, almeno in me, qualche imbarazzo, perché ci priviamo di un apporto importante e anche dialettico, senza rete, nel senso che il sottoscritto e Marisa Suino hanno diverse volte votato diversamente rispetto al Piano giovani.
Per vari ordini di motivi, esprimerò su questo Piano giovani voto contrario. La prima motivazione ha lontano nel tempo le sue radici a causa un po' del fatto che l'Assessore Leo diventa quasi beato quando su un Piano giovani prende tutti i voti favorevoli o comunque non ne prende nessuno contrario, al massimo ci si astiene. Un anno, nel quale probabilmente mi ero astenuto, l'Assessore Leo era intervenuto su tutte le reti televisive locali per dire che il suo Piano giovani era stato approvato da tutti; dato che mi ero astenuto, ho incontrato parecchia difficoltà ad esprimere la mia contrarietà. Da quel giorno, ho deciso che, se non ero d'accordo, votavo contro il Piano giovani per non permettere all'Assessore Leo di ingarbugliare l'informazione dicendo che nessuno si era dichiarato contrario. Qualcuno contrario c'era, anche con il voto di astensione, e continua ad esserci.
Cerco ora di aggiornare le motivazioni di questa contrarietà.
L'Assessore Leo è un bravo Assessore e svolge una sua politica che non condivido.
Cosa non condivido di questa politica? Intanto metto quale primo elemento di non condivisione un fatto di cui l'Assessore Leo è solo parzialmente responsabile: l'assenza di una politica della Giunta regionale. La Giunta regionale non ha un progetto di governo, perché la Giunta regionale non ha fatto approvare un Programma regionale di sviluppo entro il quale anche il Piano giovani dovrebbe giustamente essere incastonato.
Ora non so quante battaglie abbia fatto l'Assessore Leo in Giunta a favore dell'urgenza di un Piano regionale di sviluppo, quindi, non gli addebito tutte le responsabilità, che sono, invece, del Presidente Ghigo.
Questo è un primo elemento. Nell'ottica di una opposizione che chiede un progetto di governo, a questo punto, dopo oltre sette anni di governo dello stesso segno e a metà della legislatura, non penso che sia più accettabile il gioco della Giunta regionale che ci propone piccole politiche settoriali facendo finta che queste possano vivere tranquillamente senza un disegno generale.
Quindi, da oggi in avanti, se ci sono provvedimenti come questo, che presuppongono una certa strategia, mancando la strategia generale, i provvedimenti di per sé sono insufficienti e il voto contrario è per ci stesso giustificato, ma vi è un voto contrario anche motivato dalla qualità del Piano. La politica dell'Assessore, a mio modo di vedere, è molto carente in due direzioni. La prima è quella di compiere la scelta di non erogare contributi in denaro, ma di organizzare una strategia di erogazione di strutture di servizio (ne abbiamo parlato tante volte); di spendere soldi non per dare un euro qui o un euro là, ma per consentire, ai giovani che fanno musica, di disporre di strutture adeguate, come sale di registrazioni. Potrebbero essere strutture decentrate sul territorio, cioè luoghi in cui si può suonare con una acustica buona, con attrezzature disponibile, con del personale che, in certi orari e in certi giorni, viene messo a disposizione dalla Regione. La stessa cosa si può fare per il teatro e via dicendo.
La seconda critica è ancora ben più importante e ben più angosciante.
E' la critica che deriva dal fatto che c'è tutta una parte di giovani, non solo in Piemonte, che non viene toccata dagli interventi delle Istituzioni.
Dovendo scegliere un ordine di priorità, è chiaro che bisognerebbe agire (e su questo credo che l'Assessore Leo sia d'accordo con me come impostazione filosofica), bisognerebbe iniziare da chi ne ha più bisogno cioè da quei giovani che la cultura non sanno cos'è, e tante volte non sanno neppure cos'è un uso decente del proprio tempo libero. Sono giovani che non hanno riferimenti famigliari, di quartiere, di organizzazione. Sono una parte non trascurabile della popolazione giovanili. Dovrebbe essere la parte che noi, dopo anni e anni di Piano giovani, avremmo dovuto riuscire ad intercettare.
Questo non c'è. C'è una grande zona grigio scura di giovani che non vedono, nell'Istituzione, un momento di approccio, un modo di essere della gestione, della loro vita e della loro giornate, diversa da quella che è di livello molto privo di elementi di cultura, di socialità, di rapporti di coesione e di solidarietà.
Questi sono i tre motivi capitali in base ai quali, mi dispiace Assessore Leo, quest'anno riceverà il voto contrario, così motivato. Non perché nel Piano non siano contenute cose buone (ci sono mille cose buone) ma non è questo il problema.
Meno male che l'Assessore ha finanziato l'intervento per la Pace peccato con così pochi soldi. Finanziarie culture della pace, mi pare ci sia ancora bisogno in questo mondo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

L'intervento per il nostro Gruppo lo farà la Consigliera Suino perch per evidenti difficoltà da parte mia, rinuncio all'intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Costa Rosa Anna; ne ha facoltà.



COSTA Rosa Anna

Sono contenta che sia presente anche la Consigliera Suino. Abbiamo discusso molto in Commissione e avevamo concordato, nel caso in cui il provvedimento non fosse arrivato in aula, di rimandare ancora una volta il Piano giovani. Il Consigliere Mellano ha chiesto, ai sensi dello Statuto l'approvazione del provvedimento. A parte queste questioni, il tutto è poi tornato nella normalità.
Sono d'accordo su tutta una serie di questioni: non avremmo dovuto trovarci nella situazione di dover approvare, a gennaio 2003, il Piano giovani 2002. In Commissione più volte abbiamo ribadito che le politiche giovanili hanno bisogno di mezzi per attivare una serie di progettualità: gli stessi mezzi non possono essere forniti ad attività svolta. Non sono assolutamente d'accordo con chi sostiene che il Piano giovani non abbia una serie di innovazioni, pur con tutte le difficoltà del caso. In tal senso concedetemi di spendere alcune parole anche a favore del gruppo di lavoro e dei funzionari che hanno lavorato.
Faccio appello al Presidente della Giunta affinché possa fornire un po' più di strutture alle politiche giovanili. Mi sembra uno degli elementi non di poco conto per far sì che la gestione delle politiche giovanili avvenga con la dovuta attenzione. Ciò non toglie che una serie di cose siano state fatte. In primis, decentrare una serie di finanziamenti alle Province, non previsto gli altri anni ed inserite quest'anno nel Piano giovani. Vorrei ricordare al Consigliere Mellano, relativamente alle iniziative previste per le quali si spendono 100 mila euro, che il Piano giovani prevede una grossa fetta, per la quale ci sono 1 milione e 78 mila euro di partecipazione a progetti di Enti locali, associazioni e cooperative giovanili. Al Consigliere Chiezzi rispondo che non credo sia di competenza della Regione gestire una serie di servizi. Quello che il Consigliere chiedeva, cioè sale musica, possibilità di spazi per i giovani, è da anni che noi le chiediamo. Non mi risulta che la Regione, ente con potere di programmare e di legiferare, debba gestire questo tipo di attività. Ricordo che gli Enti locali stipulano convenzioni per affittare strumenti amplificativi per i concerti. Le sale sono state finanziate e messe a disposizione, certamente per quei comuni che sono attivi e sensibili alle problematiche giovanili. Deve essere chiaro che noi abbiamo la disponibilità ad accogliere una progettualità che viene dall'esterno questo è il senso della legge.
La partecipazione dei giovani non ce l'abbiamo. Se i progetti dovessimo farli noi, i progetti devono venire dagli Enti locali e dalle associazioni cooperative giovanili. Vedo che non è materia che interessa, però intendo comunque dire che il lavoro è stato svolto con le carenze che ho citato prima, per offrire un'opportunità in un prossimo futuro. In questo concordo sia con il collega Mellano, sul fatto che il piano giovani deve essere triennale, sia con la collega Suino sul fatto che, come ci siamo dette più volte, occorre rivedere questa legge, considerato che la gestione di politiche giovanili dura ormai da quasi 5-6 anni. Abbiamo rilevato la necessità di intervenire su questo testo legislativo per migliorarlo.
Credo che, con il testo attuale e con i mezzi che abbiamo a disposizione, il lavoro svolto sia eccellente. Ne abbiamo avuto riscontro anche da una larga parte della Consulta dei giovani che ha partecipato alla stesura di questo piano insieme agli uffici. Noi vogliamo il coinvolgimento dei giovani, e questa ne è la prova.
Ricordo anche al collega Chiezzi che con questo testo abbiamo fatto tutto quanto era possibile per avere il meglio di un Piano, all'interno del quale avessero cittadinanza gli enti locali e le associazioni giovanili che hanno presentato dei progetti. Che poi questi progetti a noi piacciano poco o piacciano di più non è comunque rilevante.
La legge prevede una possibilità e un aiuto a tutti gli enti locali che hanno la sensibilità di attivare politiche giovanili, che hanno un campo anche molto vasto; infatti spaziamo dal tempo libero alla scuola. Per questo ritengo che sia rimasto ancora in piedi - ce ne darà conferma l'Assessore - un gruppo di lavoro interassessorile. Questo lo voglio ribadire, perché non è un lavoro di un unico Assessorato, ma è un lavoro che si svolge tenendo presente che ci sono delle altre leggi (ad esempio la n. 265) che finanziano altri pezzi di politiche per i minori e giovanili nell'ambito adolescenziale, che questa Commissione ha deciso di escludere.
Pertanto, è stato svolto un lavoro e iniziato un percorso, il cui risultato è quello sotto gli occhi di tutti, ovvero il fatto che oggi approviamo un Piano del 2002. C'è comunque la chiara volontà di continuare in un lavoro di modifica della legislazione, grazie anche al contributo che il collega Mellano ha ricordato, avendo lui presentato un progetto di legge, in questa direzione.
Sulla questione, in totale assenza di strumentalizzazione da parte di tutti - e questo è un dato di fatto emerso nella discussione in Commissione, - penso che, responsabilmente, possiamo rivedere le cose che abbiamo detto, la legge e quant'altro. Tuttavia, il Piano che oggi ci apprestiamo ad approvare, pur con il ritardo e tutte le questioni sollevate che condivido, non poteva essere fatto meglio, vista la situazione in cui ci siamo trovati a gestire le politiche giovanili nel 2002.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Innanzitutto ringrazio i colleghi per l'attenzione e il rispetto per il lavoro e il ruolo che ognuno di noi svolge. Nel caso specifico, ho seguito anche nel passato questo tema e quindi non sia mai detto che intendiamo porre degli ostacoli. Mi sono "tracollata" per arrivare a dare il mio piccolo contributo, perché è importante che almeno oggi si vari questo provvedimento.
Assessore e Presidente, sul tema delle politiche giovanili abbiamo sempre cercato di esprimere la massima collaborazione, favorendo il più possibile la strada sia politica che istituzionale, affinché questi provvedimenti trovassero in tempi rapidi una loro risposta. Ciò in quanto riteniamo che questo sia uno di quei temi sui quali è bene che una Regione dimostri, come Consiglio, unità d'intenti ed anche sinergia di azioni.
Nel caso specifico siamo particolarmente imbarazzati, perché riteniamo che vi siano stati degli errori sia da parte dell'esecutivo, quindi della Giunta regionale, sia da parte dell'Ufficio di Presidenza e anche delle Commissioni, nel protrarre un provvedimento di questo tipo.
Riteniamo che la scelta compiuta sia miope, fuorviante e non utile.
Che senso ha ritrovarci in autunno inoltrato con un provvedimento che presenta un calendario d'iniziative che sono già in gran parte svolte e finanziate? Ci siamo ritrovati a discuterne in Commissione quando praticamente i due terzi delle iniziative qui comprese erano state tutte quante svolte e finanziate. E' un dato di carattere procedurale, di trasparenza, di buon senso e di uso delle istituzioni. Perché non si è fatto prima? Perché in Commissione non è stato presentato prima? Perché la Commissione non ha trovato le modalità e la Giunta non ha fatto le pressioni necessarie affinché i tempi fossero di altra natura, essendo uno di quegli argomenti su cui non vi è pregiudizialmente una posizione di resistenza particolare da parte delle minoranze e tanto meno di ostruzionismo? Ci troviamo a gennaio inoltrato a varare un Piano che è concluso.
Quindi, ovviamente, c'è dell'imbarazzo da parte nostra e non potremo che esprimerci perlomeno con un'astensione, perché su temi del genere ci dispiace esprimerci in modo più rigido. L'avrebbe detto con chiarezza il nostro portavoce di Commissione, il Consigliere Placido. Lo dico io, a nome del Gruppo e anche di una parte delle minoranze.
E' evidente che su questi temi rinnoviamo la nostra disponibilità sensibilità e fiducia, però non è accettabile che la Giunta esecutiva dalla Regione e l'Ufficio di Presidenza continuino di anno in anno a presentare provvedimenti di questa portata in ritardo e fuori tempo massimo, perch ripeto - questo programma è già stato interamente quanto realizzato. Questa è la prima questione.
In Commissione giacciono alcune proposte di legge, una delle quali portata avanti da uno dei protagonisti (abbiamo la fortuna, in questo Consiglio, di avere dei giovani che si rendono protagonisti e latori di contenuti significativi, e mi riferisco al collega Mellano). Inoltre, c' una nostra proposta. Sono ferme, sono arenate e non sappiamo come e dove.
La collega Costa ha fatto bene a ricordare che ci sono dei ritardi in capo alla struttura, ma ci sono anche dei ritardi in capo alla Commissione. Mi dispiace di non vedere il Presidente della Commissione perché sarebbe stato interessante sentire il suo parere e la sua opinione.
Abbiamo convenuto tutti che la legge n. 16 ha bisogno di essere svecchiata e di avere un aggiornamento. L'Ufficio di Presidenza, nella persona del Vicepresidente Toselli, si è resa protagonista di un seminario di un momento di riflessione, che ha visto la condivisione generale circa questa necessità. Quindi, che cosa osta che si vada avanti e si metta gambe veramente alla modifica, all'aggiornamento della legge n. 16, facendo anche un investimento? Vede, Assessore Leo, di queste politiche sulla finanziaria, che discuteremo la prossima settimana, sul bilancio non troviamo quei segni quei gesti o quei segnali che facciano comprendere, all'una e all'altra parte, che queste politiche sono ritenute un investimento per la Regione.
Non lo vediamo in termini di finanziamenti, che non sono implementati, e non lo vediamo in termini di strutture, poiché, di fatto, il personale che si occupa di questa materia, anche con competenza e con impegno, è per risicatissimo nei numeri e nelle competenze.
Quando si dice "interassessorile", si dovrebbe supporre che vi sia, da parte delle diverse componenti della Giunta, un contributo diretto a far sì che cresca questo fondo a favore delle politiche per i giovani e quindi, sia vissuta come una delle politiche, uno degli investimenti, un valore aggiunto che ci si dà come Consiglio. Così non è.
Allora, a questo tema, noi chiediamo di dare risposte nel senso di mandare avanti le leggi e le modifiche che ci sono. Discutiamole arriviamo ad una definizioni in tempi stretti.
Non è pensabile, Assessore Leo e Presidente Toselli, ritrovarci a settembre o ad ottobre del 2003 con l'ennesimo Piano in applicazione della legge n. 16, frutto sempre degli sbagli o perlomeno degli anacronismi legati alla precedente storia, al precedente vissuto.
Siamo in grado di introdurre elementi nuovi. L'associazionismo giovanile, il mondo della cooperazione e il mondo del no profit l'hanno espresso con chiarezza. Ci sono necessità che dobbiamo andare ad implementare nella modifica della legge n. 16. Bisogna dare gambe e sostegno, come in parte viene fatto, ma con uno svecchiamento, agli Enti Locali, ai coordinamenti che esistono sui territori, alle consulte e ai forum. Bisogna mettere queste realtà nella condizione di presentare progetti che parlino il linguaggio dei giovani, che diano risposte anche occupazionali, che diano sbocchi nel campo dell'arte, della formazione, del lavoro veri e reali, perché altrimenti diventano soltanto delle elargizioni di contributi e poco più.
Nel momento in cui la collega Costa richiama la Regione alla sua funzione precipua e principale di Ente di programmazione, ci ritroviamo assolutamente d'accordo. Ma non si può usare questo criterio solo quando in qualche modo, ci fa comodo. Non mi fraintenda la collega, ma intendo dire che questo è uno di quegli argomenti che, più di altri, richiedono alla Regione la capacità di regia, di coordinamento vero, di ente di programmazione.
Molte volte - e questi progetti lo testimoniano - continuiamo ad essere elargitori di contributi e gestori. No, lasciamolo fare ai territori: sono in grado di farlo. C'é una complessità di leggi e di norme che lo consentono. Ma dialoghiamo tra politiche e tra Assessorati, perché in occasione di questo Piano non si è dialogato con l'Obiezione Civile, ad esempio, né con altri settori (a partire dal Gabinetto del Presidente) che devono mettere soldi e personale per fare sul serio quella interassessoralità, che è indispensabile, che è l'ABC di un provvedimento di questa natura.
Per queste ragioni, noi confermiamo il nostro voto di astensione e ci auguriamo vivamente che questa sia l'ultima occasione nella quale ci ritroviamo a varare dei provvedimenti così in ritardo, in tempo non più utile e con una legge che è stata una buona legge ma che ha finito il suo tempo e ha necessità di uno svecchiamento.
Confidiamo in un impegno da parte dell'Ufficio di Presidenza e della Giunta perché il prossimo sia la legge di modifica della 16. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Se alcuni ascoltatori di questa seduta del Consiglio fossero collegati probabilmente in Internet e stessero seguendo i nostri lavori, potrebbero pensare che, parlando del Piano giovani, ci sia l'espressione, da parte della Regione, di quelle che sono le politiche giovanili globali e generali (appunto del Piano giovani).
Invece, poi, ci si accorge che è una cosa molto circoscritta e relativamente piccola. Provo a citarne alcuni, ma ne dimenticher senz'altro: ci sono molti interventi della Regione nei confronti dei giovani, pensiamo ad esempio alla devianza giovanile, agli interventi sulla formazione professionale, all'uso dei POF e dell'offerta formativa che va ad integrare come scelta della Regione, nella quale c'è una qualificazione dei giovani, alle politiche giovanili del lavoro, alle politiche sportive che coinvolgono i giovani.
Però, ahimè, Assessore Leo, mi rendo conto non c'é una qualificazione di quali sono questi giovani, perché in questi interventi che ho elencato l'età giovanile varia dall'una all'altra, pensiamo ad esempio all'apprendistato.
Mi pare che questo Piano giovani consideri i giovani fino a 35 anni: sbaglio? Anche questo è un problema che dobbiamo chiarire.
Il collega Gallarini a 35 anni non lo si poteva chiamare "giovane" perché aveva già forgiato il novarese e l'avremmo proprio preso in giro, in qualche modo. Eppure, poteva entrare all'interno del Piano giovani.
Anche questo è un aspetto che dovremo chiarire.
Però sarebbe bene specificare che stiamo facendo un intervento su alcuni punti che non sono mai rivisti, ma c'é un trascinamento storico di molte delle cose di cui stiamo discutendo. E siccome le risorse sono limitate, Assessore (personalmente aiuterò affinché, anche su questo Piano possano esserci più risorse), le vie alternative di uso diventano più importanti da approfondire.
Un altro interrogativo che mi sono posto dopo molti anni è se questo modo di procedere su questi punti che vengono elencati dal documento che accompagna la proposta di deliberazione si spalmano sul territorio in modo soddisfacente, oppure se sono concentrati. Temo che procedendo in questo modo, oltre al limite che denunciavano alcuni colleghi, tra i quali la collega Suino, di essere costretti quasi ad una gestione su cose molto concentrate, ci sia un limite di capacità di diffusione. Questo Piano giovani come arriva al Comune di Lanzo, o al Comune di Pessinetto o al comune di Ceres, o al Comune di Pont Canavese? Assessore Leo, gli echi di questo Piano arrivano a Pont Canavese, o ad Ormea, oppure ancora ad Oulx? Arrivano? E in che forme?



LEO Giampiero, Assessore alle politiche giovanili (fuori microfono)

Arrivano, arrivano!



TAPPARO Giancarlo

Magari arrivano.
Magari l'Assessore lo farà adesso, costringendoci poi ad un nuovo intervento di dichiarazione di voto, ma sarebbe stato bello che in apertura avesse detto: "Guardate, probabilmente questo è un pezzo o un modulo molto limitato di ciò che la Regione fa per i giovani. Poi ci sono 'n' altre cose sulle quali, in parte, mi inserisco io e, in parte, si inseriscono altri giovani".
A coloro che, per disavventura loro, magari ci ascoltano, e non sono in quel crocchio gestito dal Presidente Ghigo che è meno loquace con l'assemblea ma lo è di più con il crocchio, non importa, fa parte del gioco! Direi che l'Assessore Leo spiega dove noi arriviamo ai giovani.
Pensate alla devianza giovanile, c'è un intervento anche attraverso la formazione professionale; c'è una parte, ma non c'è il tutto.
Sarebbe bello che, oggi, l'Assessore Leo ci illustrasse come spinge la Regione Piemonte sul tema giovanile, anche nelle politiche, per esempio della sanità, che dovrebbero essere nel Piano socio-sanitario, che non discuteremo mai, collega Placido, quello che viene baipassato da altri provvedimenti da parte della Giunta. Ci sono, per esempio, le politiche contro il doping, che toccano anche i giovani; non parliamo poi se si arriva a 34 anni, perché sarebbero interessati anche i professionisti quasi, perché arrivano quasi tutti fino a 30 anni.
Volevo soltanto dire che, umilmente, mi asterrò, perché nella politica c'è un rituale che, in qualche misura, va rispettato, però, mi sembra che tutta questa operazione sia solo una parte, si devono valorizzazione e collegare altre cose, anzi, lei, Assessore, dovrebbe liberarsi di tutte le funzioni piccolo-erogatorie previste da questo Piano, stabilire le grandi direttrici e gli alvei dove poi le Province, l'associazionismo, le cooperative giovanili e il fare impresa dei giovani si muove.
Questa è la politica della Regione, che ci dà anche la riforma costituzionale, che interpreteremo in modo positivo.
Quindi, probabilmente, con il passare del tempo e la riforma della legge, noi lasceremo ad altre entità questa modalità di gestione, apriremo delle porte e dei percorsi, offriremo degli scenari, daremo delle indicazioni di fondo; questa dovrà essere la nostra politica.
In conclusione, Assessore Leo, dovrebbe dire che la politica giovanile della Regione Piemonte sta facendo questo, ma arriva da molte altre parti e si sta facendo del proprio meglio.
Ho citato la formazione professionale nelle carceri, ad esempio, al Ferranti Aporti, che la collega Costa visita con più assiduità rispetto a quello che posso fare io; anche lì si tratta di una scommessa che la Regione fa ed è importante dire che è un intervento per i giovani.
Per quanto riguarda l'età, collega Leo, cerchiamo di chiarirci altrimenti, tra un po', allungheremo l'età fino a 40 anni, quando alcuni sono quasi già nonni, non proprio nonni, ma comunque vicino. Anche quelli sono elementi accessori da chiarire.
Adesso ci faccia un bell'intervento, ci faccia sognare, Assessore Leo però, dopo ci sarà nella dichiarazione di voto una inevitabile nostra replica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alle politiche giovanili

Volevo quantomeno dimostrare che ho seguito con attenzione gli interventi di tutti i colleghi per fornire delle risposte, magari non soddisfacenti, ma puntuali, per dare anche informazioni, ma soprattutto delle risposte.
Rispetto alla domanda posta dai colleghi Mellano e Suino - tra l'altro ringrazio i Consiglieri Rosa Anna Costa e Chiezzi che ci avevano raccomandato di attendere la collega Suino per svolgere il dibattito e noi giustamente, lo abbiamo fatto ben volentieri - do una prima notizia: si sta impostando il lavoro per l'approvazione del programma triennale con attuazione annuale da parte delle Province. Pertanto, collega Tapparo rispetto ai quesiti che lei poneva, insieme agli altri colleghi relativamente alla diffusione in tutte le Province del rapporto con il territorio, questo lavoro di programmazione si sta svolgendo.
Mi sento anche di dire, confortato dalla dottoressa Di Aichelburg, che noi saremo in grado di portare una nuova progettualità - lo dico fra virgolette - addirittura entro la fine di febbraio. Quindi, rivolgendomi ai colleghi Mellano, Suino, Tapparo e agli altri, questa volta, entro la fine di febbraio, saremo in grado di presentare dei ragionamenti. E' un impegno importante che possiamo assumere.
Collega Tapparo, per quanto riguarda il discorso del lavoro complessivo, questo non è stato significato abbastanza, rispetto a quanto chiesto da voi l'anno scorso. La collega Costa lo ha detto: si è svolto un lavoro interassessorile che prima non c'era mai stato, cioè, quel Piano di sviluppo che il collega Chiezzi chiede per tutta la Regione sulle politiche già lo stanno facendo e una serie di schede allegate dimostravano questo lavoro. Quindi, quello che lei pone, cioè, la correlazione tra i vari Assessorati di progettualità complessiva, che è un elemento molto bello e importante, sta proprio avvenendo. Finalmente, c'è un tavolo, a cui siedono tutti gli Assessorati, in cui si ragiona, ci sono stimoli e si pensa alle politiche, come è avvenuto, per esempio, per la campagna di sensibilizzazione contro le droghe. Molte cose iniziano ad intrecciarsi, lo stesso si verifica con la Consulta dei giovani.
Rispetto alla richiesta di strutture dei colleghi Chiezzi, Suino e altri, noi stiamo pensando e finanziando una serie di strutture importanti che dovrebbero dare una significativa risposta; alcuni colleghi ne sono al corrente e se ne trova traccia nel bilancio regionale. Il primo intervento riguarda il Ponte Mosca, che i colleghi conoscono. Il secondo concerne la Casa della Musica di Settimo, rispetto alla quale relazionerò in Commissione, perché si tratta di un esperimento pilota assolutamente interessante che renderà disponibili tante sale prova e tanti strumenti. Il terzo concerne la prova del bando per i centri studenteschi, cioè, si tratta di strutture nelle quali i giovani, dei quali parlava il Consigliere Chiezzi, che non vengono coinvolti dalle manifestazioni normali, dovrebbero essere raggiunti; quindi, c'è questa preoccupazione.
In questo Piano i progetti non a regia regionale devono essere presentati dalle Province che svolgono l'istruttoria e formulano una graduatoria. Per quanto riguarda i tempi, questa volta in un mese e mezzo verremo in Commissione. La Consulta partecipa ai lavori della Commissione consultiva e interassessorile come uditore, ma anche quale propositore.
Dunque, la richiesta posta dalla collega Suino, affinché la Consulta giovanile partecipasse ai lavori, è stata accolta.
Precedentemente ho detto al collega Tapparo, poi tutto il resto è nelle schede e nella relazione, che c'è il desiderio di progettare in comune e lo ripeto - entro un mese e mezzo verrò in Commissione per questo disegno complessivo.
Concludo dicendo che, per un atto di rispetto nei confronti del Consiglio, non ho pubblicato il Piano, in quanto volevo esplicitare questi impegni in sede consiliare. Rispetto all'anno scorso, come ha colto la collega Costa, c'era questo lavoro interassessorile robusto, c'erano le strutture, c'erano i finanziamenti a bilancio per le strutture giovanili e altro, ma entro un mese e mezzo presenterò, già avendo svolto il lavoro con le Province, il Piano. Rimane la questione della legge che la Consigliera Suino ha giustamente ricordato. Sappiamo bene che i lavori sia in Commissione che in Consiglio procedono come possono. Dovremmo farci carico tutti di procedere più rapidamente.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di deliberazione n. 381, il cui testo, a mani dei Consiglieri verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Botta, ne ha facoltà.



BOTTA Franco Maria, Assessore pianificazione territoriale

Chiedevo se può essere esaminata la proposta di deliberazione n. 326 al punto 4) dell'o.d.g.. L'abbiamo recentemente esaminata in Commissione.
Dobbiamo dare una risposta al Ministero entro il mese.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Comuni - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 326: "Approvazione dei criteri per l'individuazione dei Comuni ad alta tensione abitativa. Art. 8 della legge 9 dicembre 1998, n. 431: 'Disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili adibiti ad uso abitativo'"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 325, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il voto del Gruppo sarà contrario e vorrei spiegare le motivazioni.
Voto contro perché la deliberazione è molto solida sul piano dei precedenti e dei criteri che vengono individuati, come quelli sui quali fondare la decisione dei Comuni ad alta tensione abitativa.
La deliberazione fa un elenco di criteri e, se capisco bene, li mette anche in un ordine di priorità: il criterio "a" viene prima del criterio "b" (ci sono criteri A,B,C e D). Non si condivide per nulla la decisione di delegare la Giunta regionale a decidere i pesi da assegnare ai quattro punti, oggetto dei quattro criteri: è sbagliato e inaccettabile. E' un potere di Consiglio. La Giunta regionale, attraverso i pesi sui quattro criteri, può anche rendere del tutto marginale l'ordine di priorità deciso dal Consiglio. Noi oggi decidiamo un ordine di priorità, ma poi la Giunta regionale è delegata a pesare gli ordini di priorità. Questa delega non esclude che gli ordini di priorità siano quasi identici, che ci siano semplici sfumature tra l'uno e l'altro. Ritengo sbagliato che questo accada in capo ad un potere della Giunta, riterrei più giusto che accadesse in capo ad un potere del Consiglio, che oggi ha. Questa è la ragione del mio voto contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, ne ha facoltà.



RIBA Lido

E' sicuramente un miglioramento della situazione precedente con l'individuazione di alcuni criteri che hanno un carattere di oggettività.
Come abbiamo espresso anche in altra sede, i criteri intanto sono dislocati secondo un ordine che non indica una priorità definitiva e comunque, non sono tutti criteri che potrebbero corrispondere ad una individuazione esaustiva del carico dell'effettiva incidenza della tensione abitativa. Per esempio, l'indicazione di 30 mila abitanti è un criterio di attribuzione che ha una sua funzione da una lato certa e dall'altro opinabile. Perché 30 mila e non 40 mila? Qual è la differenza che pu esistere 30, 35, 40 che, eventualmente, non inverta l'ordine delle esigenze stabilite da altri criteri? Altri criteri potrebbero essere quelli di una maggiore indagine relativamente a quanto avviene con gli indici di incremento demografico (che rappresentano un'incidenza significativa) e il grado di ricchezza e povertà. Naturalmente, non è facile individuare un criterio di questo genere, ma avrebbe una sua maggiore incisività.
Teniamo presente che le destinazioni possono subire altre utilizzazioni. Ho presente l'indicazione delle fasce di marginalità per i comuni delle aree montane: è una individuazione che può restare platonica come può essere assunta per decisioni successive che comportano movimenti di interessi, anche di ordine significativo. Tuttavia, considerando gli aspetti innovativi e migliorativi rispetto alla situazione precedente, e il carattere transitorio della deliberazione (che dovrà essere rivista con cadenza biennale), su questo provvedimento ci asterremo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Artigianato - Commercio

Esame proposta di deliberazione n. 371: "L.R. 9/1980 (Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale). Aggiornamento del Programma pluriennale ed approvazione del relativo Programma annuale di attuazione 2002"


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valvo; ne ha facoltà



VALVO Cesare

Prima avevo chiesto, se era possibile e se c'era la disponibilità dei Consiglieri di minoranza, di votare la proposta di deliberazione n. 371. Si tratta dell'approvazione del programma annuale di attuazione delle aree industriali attrezzate, che conoscete bene.



PRESIDENTE

Posso portare in votazione questa proposta di deliberazione? La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Si tratta del recepimento del Piano 2002 presentato dalle Province.
Viene aggiornato il programma delle aree industriali finanziato con la legge n.9, altrimenti le Province non possono far partire le procedure nei confronti dei comuni. Non è una decisione particolare.



PRESIDENTE

D'accordo. Esaminiamo pertanto la deliberazione n. 371, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale porosa d deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta



(La seduta ha termine alle ore 18.33)



< torna indietro