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Dettaglio seduta n.290 del 23/12/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.06 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.35)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bolla, Costa Enrico, D'Ambrosio Godio, Pedrale, Racchelli e Ronzani.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468 "Modifiche e integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali)"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del provvedimento n. 468, di cui al punto 4) all'o.d.g.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Tapparo)



PRESIDENTE

Siamo in fase di votazione sugli emendamenti. Ho accertato il numero legale.



PRESIDENTE

TAPPARO Giancarlo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ci sono le firme?



PRESIDENTE

Sì.
138.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: Dopo l'articolo 2 aggiungere il seguente articolo 2 bis: "2 bis (Modificazioni all'art. 14 della legge regionale 3 settembre 2001 n. 24)".
Dopo il comma 2 dell'art. 14 della legge regionale 3 settembre 2001, n. 24 sono aggiunti i seguenti commi 2 bis e 2 ter.
"2 bis. Per i Consiglieri regionali eletti per la prima volta in Consiglio regionale nella VII legislatura, il diritto all'assegno vitalizio minimo decorre dal compimento del 60° anno di età".
"2 ter. Per i Consiglieri che abbiano ricoperto il mandato nella VII legislatura, nonché in una o più legislature precedenti, il diritto a percepire l'assegno vitalizio prima del compimento del 60° anno di età secondo quanto stabilito al comma 2, è limitato agli anni di mandato legislativo svolti prima dell'inizio della VII legislatura".
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Lo illustro nel senso che la maggioranza ha già respinto, come lei sa signor Presidente, forse è stata l'ultima votazione che abbiamo fatto nella mattinata di ieri, quella che a noi sembrava la proposta più giusta, cioè portare l'età nella quale si matura il diritto a percepire il vitalizio a sessantacinque anni, come avviene per la generalità dei cittadini italiani e come avverrà nella prossima legislatura, dall'anno 2005, anche per i nuovi Consiglieri regionali che saranno rieletti, perché la legge n. 24 già stabilisce che per la prossima legislatura vada a sessantacinque.
Ci sembrava corretto, soprattutto in una situazione del genere, visto che abbiamo una certa allergia per coloro che predicano i sacrifici e i mutamenti per gli altri, ma continuano a coltivare e a mantenere privilegi per se stessi, che ci fosse una equiparazione e che l'età dei sessantacinque anni fissata per la maturazione del vitalizio valesse universalmente per l'insieme dei Consiglieri regionali. Peraltro, questa considerazione era rafforzata dal fatto che tale decisione ci sembrava socialmente sopportabile.
A questo punto, signor Presidente, dipende, è una questione di impostazione sulla quale non ci stancheremo di ritornare. A differenza di quanto la maggioranza ha fino a questo momento fatto, per noi la valutazione di equità di una indennità o di un vitalizio non può essere fatta solo attraverso una comparazione interna, cioè, che riguardi gli altri Consiglieri regionali o il Parlamento. Questa equità non è equità, ma una pura posizione corporativa, se non si apre ad un confronto con quello che c'è al di fuori di questo Consiglio regionale.
Auspichiamo un elemento di equità nel rapporto con l'esterno, perci comprendendo anche il giudizio dell'opinione pubblica, che trovi le decisioni che noi assumiamo coerenti e, quindi, accettabili dai più vasti mondi ai quali noi facciamo riferimento; lì noi consideriamo che ci sia un punto essenziale.
Ora, per queste ragioni, noi abbiamo sostenuto una linea emendativa che sosteneva l'aumento a sessantacinque anni.
L'emendamento che oggi discutiamo, dopo che è stato respinto quello precedente, propone comunque un innalzamento di cinque anni dell'età nella quale si matura il diritto al vitalizio per i Consiglieri regionali in funzione, portandola a sessanta anni.
Questa età, o un'età che si avvicina, normalmente viene adottata nel rapporto di lavoro dipendente, ma per persone che non hanno cinque anni di lavoro e di contribuzione, bensì trentacinque anni di lavoro e di contribuzione. Per quanto abbia sentito numerose volte nella discussione delle ore scorse il fatto che la nostra non sarebbe una pensione e che il nostro non sarebbe lavoro dipendente - cosa sicuramente vera - quindi che i criteri non possano essere gli stessi, però, che si respinga anche una qualche relazione analogica e un qualche rapporto nel senso della misura è questione che mi sembra errore grave.
Lei sa benissimo che il superamento di determinati sensi di misura e di proporzione viene percepito all'esterno, quale che sia l'intenzione dei proponenti, non solo come un problema politico, ma come questione che si pone addirittura su un altro piano e che richiama la collocazione nella sfera morale.
Siccome siamo interessati a difendere il prestigio di questa istituzione, la sua credibilità e a conquistare e allargare rispetto per il Consiglio regionale tra i cittadini piemontesi, noi siamo convinti che una misura anche se più arretrata di quella che avevamo proposto di elevamento a sessanta anni dell'età per la maturazione del vitalizio sarebbe un passo che noi apprezzeremo come un passo positivo.



PRESIDENTE

Colleghi, ho già fatto distribuire il materiale, ma non c'è problema.
Facciamo nuovamente distribuire gli emendamenti che chiedono di aggiungere il comma 2 bis. Cominciamo a blocchi, così non si perdono.



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ha letto i congedi?



PRESIDENTE

Sì.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Questo mi sembra un emendamento che cerca di apportare alcuni correttivi ad un provvedimento che è già viziato all'origine. Il vizio originario di questo provvedimento è nella legge madre, perché la legge n. 24 prevedeva il doppio regime, ovvero prevedeva il regime dei 55 anni per coloro che svolgono il mandato nella VII legislatura ed invece rimanda l'applicabilità di questa facoltà ai 65 anni per i Consiglieri a partire dell'VIII legislatura (non so, Vicepresidente Riba, se era questa l'interpretazione autentica della legge 24).
Di conseguenza, credo che questo emendamento sia da sostenere apportando però un ulteriore correttivo, e cioè che questa condizione non presenti discrepanze e quindi non presenti due modalità diverse.
Questo emendamento ha ragione di essere approvato se contestualmente si stabilisce che, a prescindere dalla legislatura di appartenenza in cui si svolge, questa sia una condizione. E' un tentativo, un tentativo di trovare un punto di equilibrio. Certo che questo stride però, Presidente, nel momento in cui viene approvata una finanziaria a livello nazionale che mi pare di comprendere aumenti l'età pensionabile o perlomeno dia la possibilità sicuramente a far cadere il divieto di cumulo dopo i 65 anni in una sorta di liberalizzazione che non pone più limiti all'attività lavorativa; d'altronde, in un mondo dominato dalle leggi di mercato, non potrebbe essere diversamente.
Parlo più in generale delle categorie del lavoro, Presidente. Noi apparteniamo a una categoria che per certi aspetti, in virtù di un mandato elettivo, ha e gode di una serie di privilegi. Questa condizione che offre la possibilità di sganciarsi dalle dinamiche del lavoro a una certa età godendo di una situazione di privilegio, è cosa che chiede giustizia, è cosa che chiede di equiparare la nostra condizione a quella di milioni e milioni di lavoratori, perché non esistono diritti di serie A e di serie B.
Io non so se i meriti nostri - e non voglio farne una categoria morale siano più alti di quelli di un mio collega che ho lasciato alla catena di montaggio negli anni '70 e che magari poi, con la mobilità, è passato in fonderia e oggi arriva alla pensione dopo 35 anni di lavoro, in un settore nel quale si porrà forse il problema se quel lavoro, quelle caratteristiche del lavoro gli consentiranno di equiparare la sua speranza di vita a quella di altre categorie di lavoro considerate, alla luce dei provvedimenti previsti, sicuramente più usuranti. Lascio questa come riflessione con i dovuti distinguo, chiedendo venia se può apparire improprio il collegamento, ma stiamo parlando del lavoro e dei diritti acquisiti alla fine di un periodo lavorativo della propria vita.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Questo emendamento, dopo l'interruzione dell'altro giorno, mi pare uno degli emendamenti più significativi. E' un emendamento che propone che il diritto all'assegno vitalizio minimo decorra, per quanto riguarda i Consiglieri regionali, fin dalla VII legislatura, dal compimento del sessantesimo anno di età.
E' una proposta rilevante in sé, nel senso che adegua una situazione tendenzialmente relativa ai Consiglieri regionali a ciò che avviene nel resto della società per quanto riguarda il resto dei lavoratori e tende ad eliminare che la struttura sia delle nostre retribuzioni sia dei nostri vitalizi si caratterizzi prevalentemente come una struttura compiutamente diversa rispetto al resto della società, configurandosi come una sorta di struttura del privilegio, allontanando sempre più - e questo è il punto rilevante - queste sedi e gli eletti all'interno di queste sedi dalla vita quotidiana e dal resto dei cittadini.
Già nel dibattito generale noi abbiamo avuto occasione di dire come il nostro sia un Gruppo consiliare e una forza politica che sulla questione dei costi della politica non ha mai fatto della demagogia e ha sempre ritenuto che la politica costi, che la politica debba essere finanziata in modo aperto alla luce del sole rendicontato perché, qualora questo non avvenisse, qualcuno potrebbe incorrere nella tentazione di finanziarsi o di finanziarla in modo diverso.
Dicevo, abbiamo avuto occasione di dire che noi siamo una forza politica che ha sostenuto, anche con forza, il fatto che ci fosse un finanziamento pubblico ai partiti, e l'ha anche fatto nel corso di un referendum, sapendo che queste non sono mai cose popolari nei confronti dei cittadini.
Ma che cosa alimenta in modo determinante e consistente atteggiamenti populisti, qualunquistici, demagogici nei confronti della politica? E' il superamento del limite, è il superamento della coscienza del limite anche dentro alle ragioni del finanziamento della stessa, tanto più che qui non stiamo occupandoci di finanziare strutture collettive come potrebbero essere i partiti, le associazioni, i gruppi, ma stiamo occupandoci di indennità di singoli Consiglieri e di assegni vitalizi relativi a singoli Consiglieri.
Abbiamo addirittura approvato, dopo lunghi giorni di discussione, forse uno degli articoli peggiori di questa legge, l'art. 1, il quale individua una serie di casi individuali e ben individualizzati su cui costruire una struttura di privilegio assolutamente inconcepibile, addirittura normando in legge questa struttura di privilegi individuali, perché qualora quell'articolo e il contenuto di quell'articolo fosse stato elemento che si delegava a un Ufficio di Presidenza, come avviene invece per l'art. 4, non ci sarebbe stato Ufficio di Presidenza al mondo, non dico solo in questa Regione, che avrebbe potuto normare una struttura quale quella.
L'approvazione di quell'articolo, che ha quelle caratteristiche e che noi avevamo avuto occasione di dirvi che questo dibattito avrebbe trascinato in un baratro, rispetto al quale è difficile capire se si riesce ad evitare la caduta rovinosa fino al fondo o se quella discesa inarrestabile verso il baratro possa conoscere ancora degli elementi di freno, ci ha fatti giungere alla condizioni odierna, in cui ogni nostro passo successivo in quella direzione, senza inserire consistenti elementi di correzione, alla fine, ci porterebbe ad avere una struttura di bi-legge assolutamente inaccettabile, penso una delle peggiori che possano essere fatte nel Paese. Qui è inutile vantare gli esempi della Sicilia, della Lombardia, della Campania o di altre Regioni.
Il voto su quel primo articolo ci ha avviati ad una struttura di legge che è una delle peggiori; ogni passo successivo ci può portare semplicemente ad una condizione maggiormente negativa.
Sarebbe un segnale minimo, una goccia nel mare, ma poi noi abbiamo altri emendamenti correttivi e significativi in tal senso, quanto meno segnare un punto su questa questione del diritto all'assegno vitalizio affinché decorra dal compimento del sessantesimo anno di età. Sarebbe un segnale nei confronti della società. Sarebbe un segnale di correzione di una legge che si sta strutturando come una delle peggiori dopo il voto sull'articolo 1. Sarebbe un modo per rimettere su binari diversi una struttura di provvedimento assolutamente inaccettabile, fatto salvo che l'approvazione di questo emendamento non modificherebbe la nostra opinione sulla presentazione della legge stessa e neanche il nostro voto finale. Mi sembra una cosa del tutto evidente, perché abbiamo detto fin dall'inizio che noi ritenevamo per ragioni né di merito né di metodo che questa legge non dovesse neanche essere presentata in aula.



PRESIDENTE

Diamo atto che l'emendamento, ad opera degli stessi proponenti, è stato modificato.
Do lettura del seguente subemendamento.
138.2) subemendamento presentato dai Consiglieri Palma, Mellano e Marcenaro: Art. 2 bis, comma 2 bis.
Aggiungere dopo le parole "VII legislatura", le parole "o nelle legislature precedenti che siano ancora in carica e che non abbiano ancora maturato il vitalizio".
Il comma 2 ter è soppresso.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, adesso è stato aggiunto un subemendamento che, se non sbaglio, dagli estensori rende più radicale la proposta.



PRESIDENTE

E' un subemendamento, in quanto, essendo già stata iniziata la discussione sull'emendamento, sarebbe inammissibile il subemendamento.
E' una correzione ad opera dei proponenti dell'emendamento. Quindi, si tratta di una correzione o di un ritiro e ripresentazione di un nuovo emendamento, lo si può chiamare come si vuole.



TAPPARO Giancarlo

Solo metodologicamente, adesso intervengo sul testo così come è consegnato e, poi, tratteremo il subemendamento a parte.



PRESIDENTE

No, è stato modificato.



TAPPARO Giancarlo

Ho capito, va bene.
Mi pare che in questa forma abbia un carattere più rigoroso; quindi, lo condivido ulteriormente e cerco di spiegarne le ragioni.
Durante la discussione dell'articolo 1, c'è stato lo sforzo da parte di alcuni Consiglieri di indicare la ricerca di una convergenza graduale e con certi limiti, anche per il carattere del vitalizio, con la trasformazione che è avvenuta e che presenta linee di tendenza del sistema previdenziale pubblico.
Ora, qualcuno potrebbe sollevare il dubbio dicendo che noi ci comportiamo in modo anomalo rispetto alla linea di tendenza seguita da tutte le altre assemblee elettive regionali. Questo potrebbe essere un punto qualificante e, dimostrare, aprendo una strada, che il sistema che per semplicità, chiamiamo previdenziale dei Consiglieri regionali, in specie il nostro, tende in qualche modo a fare uno sforzo per avvicinarsi io avevo tentato anche sul rendimento pensionistico, sul sistema contributivo - al sistema generale, quello pubblico, quello che oggi chiamiamo a base INPS.
Qui mi pare che ci sia questo tipo di sforzo, anche perché le leggi hanno un loro riferimento sociale e temporale; quando sono state elaborate eravamo in un clima e in dimensioni particolari.
Sottolineo nuovamente che solo a partire dal 1992 si è messo mano ad una trasformazione del sistema previdenziale. Quindi, il clima precedente legittimamente, era tale per cui il legislatore regionale per se stesso faceva riferimento, in qualche modo, ad un sistema di valutazioni che aveva posto a cinquantacinque anni l'accesso alla pensione con le penalizzazioni che conosciamo, che via via sono andate riducendosi.
In un quadro generale, direi quasi europeo, nel quale noi siamo in una posizione non tra le più avanti, non in termini di qualità, perché è una valutazione tecnica, siamo il Paese che arriva più in ritardo ad innalzare l'età di pensionamento. Lo fa in forme varie e adesso anche il Governo, con il Ministro Maroni, introduce il principio della volontarietà e dell'apertura.
Tra l'altro, questo Governo, attraverso la legge finanziaria, ha innalzato l'età pensionabile per i giudici a settantacinque anni; quindi c'è una linea di tendenza che va in questa direzione.
Ora mi pare giusto fare da parte nostra un aggiustamento e portare l'età ai sessanta anni. Con l'emendamento presentato mi sembra che il provvedimento sia più netto, perché, in qualche modo, anche per coloro che avevano un periodo precedente di incarico, scatta per tutti al compimento dei sessanta anni.
E' un contributo che ritengo positivo per andare nella direzione di marcia di una omogeneizzazione graduale, ma è anche una convergenza che dà un segno all'esterno.
In sede di dichiarazione di voto, spiegherò come si può costruire un modello che possa essere utile, quale riferimento, anche per le altre Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

In un intervento precedente avevo fatto notare come sul tema del vitalizio, che in qualche modo assimiliamo alla pensione, ci fosse una schizofrenia nella maggioranza, in quanto il Polo delle libertà nel suo primo e breve Governo fece dell'innalzamento dell'età pensionabile per i lavoratori la propria bandiera. Quello rappresentò anche uno dei motivi della sua crisi e della sua caduta, non l'unico, ma sicuramente significativo, perché determinò con quella proposta e quel metodo una mobilitazione molto ampia che accentuò altri elementi di crisi del Governo che lo portarono alla sua caduta, anche se poi il Ministero Dini, che aveva elaborato quella proposta, divenne Capo del Governo e portò a compimento una riforma con caratteristiche analoghe. Rispetto al sistema pensionistico, tale riforma includeva un peggioramento significativo per molte categorie di lavoratori, sia pubblici e sia privati, che godevano di "alcuni piccoli privilegi", in quanto i lavoratori metalmeccanici e industriali potevano andare in pensione dopo ben trentacinque anni di lavoro e in quel momento potevano anticipare la pensione senza aspettare l'età.
Contemporaneamente, quel provvedimento innalzò il limite dei trentacinque anni e l'età, pertanto, i due aspetti hanno viaggiato insieme.
Oggi, non ci sono più lavoratori che possono accedere alla pensione con trentacinque anni di lavoro nell'industria. In allora, vennero tolti anche privilegi maggiori che avevano altre categorie di lavoratori, procedendo così ad una progressiva unificazione. Noi facciamo l'opposto. La cosa strana è che sono le forze politiche, che hanno sostenuto quella scelta nei confronti del sistema pensionistico dei lavoratori, a pensare, invece, di dover andare in controtendenza per loro stessi. Relativamente a questo aspetto, c'è una forte schizofrenia da parte delle forze politiche che per gli interessi generali sostengono una linea e per gli interessi particolari ne sostengono una diversa, se non opposta.
Tale riforma prevedeva che alcune categorie di lavoratori potessero mantenere quello che era un "privilegio" - trentacinque anni di lavoro in una fabbrica non è certamente un breve periodo! Esisteva un'eccezione per i lavori usuranti o particolarmente usuranti. Da questo punto di vista, si sperava in una normativa per i lavori usuranti che permettesse a tutta una serie di lavoratori che svolgono lavori abbastanza pesanti, realmente pesanti, di accedere al pensionamento. Invece, questo non si è verificato e, allo stato attuale, il lavoro ad una linea di montaggio non è considerato usurante; per cui, anche quel lavoratore per andare in pensione deve aspettare 37-38 fino a 40 anni, a seconda della sua età. Conoscendo quel tipo di lavoro, posso garantire che è lavoro pesante e stressante, che crea reali problemi di tenuta fisica.
Ricordo che i lavoratori alla catena di montaggio hanno diritto a due pause fisse di venti minuti nell'arco delle otto ore lavorative, previa sostituzione del lavoratore - questo è solo uno degli aspetti negativi del loro lavoro - e, se non si riconosce usurante tale lavoro vincolante pensare che il nostro lavoro sia particolarmente più usurante mi sembra un po' esagerato. Avendo conosciuto per esperienza diretta le due tipologie di lavoro, vi garantisco che non è così e che questo è nettamente meno usurante. Quindi, credo che procedere ad una diminuzione dei nostri privilegi sia in linea con la tendenza generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Signor Presidente, questa è una delle materie sulle quali il Consiglio regionale, votando un provvedimento oltremodo controverso e suscettibile delle più diverse e anche contrastanti interpretazioni politiche, potrebbe dare un segno di ragionevolezza, rispetto all'uso delle proprie prerogative, e una linea di indirizzo positiva, proprio perché in controtendenza rispetto alle scelte normalmente adottate dalle assemblee elettive che ragionano sulle proprie indennità e sulle proprie indennità differite, come il vitalizio, come se questa materia non avesse nessun tipo di relazione, non sul piano semplicemente della sensibilità o dell'opinione politica, ma rispetto alle concrete condizioni di vita e di esercizio di questi diritti da parte degli altri cittadini.
Ci troviamo di fronte ad una situazione, al di là dei marchingegni tecnici molto complicati e nel corso della discussione di questa mattina enumereremo i provvedimenti che disciplinano questa materia, per la quale noi continuiamo a decidere per i Consiglieri regionali un'età - lo dico impropriamente - pensionabile assolutamente inferiore a quella che ciascuno di noi - compresa, temo, Rifondazione Comunista - esercitando il proprio mandato politico e ragionando sugli altri cittadini italiani, individua come età minima pensionabile per tutti i cittadini e per tutti i lavoratori.
Non esiste un solo partito rappresentato in quest'aula che ritenga che l'età pensionabile di un cittadino italiano possa essere di cinquantacinque anni, non esiste! Non esiste un solo candidato al Consiglio regionale, qui eletto, che abbia sostenuto, in sede politica nazionale o regionale, che una riforma pensionistica sia ammissibile, in termini di equità, prima che in termini di bilancio, concedendo diritto al trattamento previdenziale a persone che hanno ancora statisticamente una speranza di vita superiore ai trenta e trentacinque anni, quindi, che hanno un'età assolutamente idonea a svolgere ancora un'attività lavorativa.
Questo è il problema che ci troviamo innanzi. Al di là degli emendamenti, dei contro emendamenti, dei tentativi di ritagliare nella normativa esistente una disciplina più o meno favorevole per i Consiglieri regionale, il problema è questo, è banalmente questo: nessuno di noi dice che si va in pensione a cinquantacinque anni per nessun altro cittadino italiano. Solo per noi stessi riteniamo che questo diritto vada in qualche misura mantenuto, anzi, voi ritenete, avendo votato l'articolo 1, che debba essere approfondito e rimpinguato di un'altra serie di indennità che volete riconoscere e imporre a fini pensionistici.
Esiste questa banale ragione di equità: ciò che ciascuno di noi dice rispetto alle pensioni degli altri cittadini italiani lo dovrebbe dire rispetto alle proprie pensioni. Allora, riconoscendo tutti i diritti acquisiti, riconoscendo il fatto che coloro che da anni hanno cessato dal mandato trascinano inevitabilmente il diritto ad un'età pensionabile, che era quella disciplinata al termine del loro mandato, noi possiamo agevolmente su noi stessi e sui nostri diritti raddrizzare la rotta e fissare un'età pensionabile, lo ripeto, banalmente, uguale a quella che fisseremo per qualunque altro cittadino italiano.
In questo momento, in questo Paese, fatti salvi quanti rientrano - lo dico schematicamente - nelle diverse finestre della Riforma Dini, che porterà al termine di queste finestre ad un'età minima pensionabile di cinquantasette anni con trentacinque anni di contributi versati, e ciascuno di noi sostenendo, non a maggioranza una piccola maggioranza, la maggioranza assoluta, che l'età pensionabile dei cittadini italiani debba comunque assestarsi oltre il sessantesimo anno di età, continuiamo su questa materia a ragionare come se questo diritto acquisito per alcuni nostri colleghi del passato debba continuare ad accompagnare la nostra vita istituzionale e i nostri diritti.
In sede di dichiarazione di voto, proverò ad illustrare ulteriori ragioni, spero che prima di arrivare alle dichiarazioni di voto qualcuno di voi inizi a riflettere, magari a voce alta e non solo privatamente, su questo tema, riversando le proprie convinzioni, magari contrarie a questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, questo è un emendamento - come gli ultimi che abbiamo discusso nella seduta di sabato mattina - molto importante e delicato, che richiederebbe davvero un confronto serio all'interno dell'aula, tra l'opposizione e la maggioranza.
Non può essere un argomento che viene trattato soltanto dall'opposizione per poi arrivare alla votazione in cui prevale la maggioranza. Bisognerebbe cercare di approfondirlo meglio.
Tra l'altro, ci troviamo nella condizione di discutere dello status dei Consiglieri regionali, di noi stessi. E' una situazione estremamente imbarazzante: discutiamo soltanto dei vantaggi che potrebbero derivare a ciascuno di noi Consiglieri, mentre l'emendamento in discussione cerca di riequilibrare e di portare il vitalizio ad un'età che all'esterno, nella società è già cosa acquisita.
Il Consigliere Palma ricordava che tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio regionale discutono da tempo per cercare di trovare una sintesi delle loro posizioni ed elevare l'età pensionabile che non è certo quella di cui noi oggi usufruiamo (55 anni). E' una questione, anche da questo punto di vista, estremamente seria. Non possiamo dire certe cose all'esterno e poi sostenerne altre all'interno dell'aula solo perché riguardano noi stessi.
Credo sia del tutto imbarazzante. Forse, egoisticamente, ognuno di noi vorrebbe andare in pensione a 50 anni, ma, detto questo, se vogliamo rappresentare la società piemontese, bisogna fare un dibattito generale.
Del resto, all'art. 24 è già deciso che l'età pensionabile per i Consiglieri, a partire dalla prossima legislatura, sarà di 65 anni. Credo che, anche in questo caso, ci sia bisogno da parte nostra di un atteggiamento più attento, più serio nei confronti di una materia così delicata.
Ecco perché credo sia utile approfondire l'argomento e non bocciarlo con un voto in un'aula disattenta, che invece di discutere seriamente della questione è concentrata sul come uscire da una situazione estremamente imbarazzante, come quella in cui ci troviamo, discutendo di una legge che forse sarebbe meglio ritirare e rivedere con più calma.
Tra l'altro, Presidente, colgo l'occasione, perché siamo in apertura di seduta e stiamo discutendo il primo emendamento, per dire questo: lei ha convocato il Consiglio regionale anche in seduta notturna. Credo che arrivare al punto in cui siamo arrivati nell'ultima seduta sia davvero sbagliato. Se vogliamo discutere in modo serio di questioni serie, non abbiamo bisogno di arrivare al punto in cui siamo arrivati nell'ultima seduta, con il personale che - giustamente - aveva deciso di andare a casa.
Ripeto, giustamente. Cosa facciamo? Vogliamo costringere di nuovo il personale in quella situazione? Vogliamo discutere in un'aula dove metà dei Consiglieri dormivano sui divani o sulle sedie, con un'aula del tutto disattenta rispetto a una questione estremamente delicata come quella che stiamo discutendo in questo momento? Penso che, da parte sua, qualche riflessione in merito sarebbe stata utile, prima di convocare il Consiglio in seduta la notturna.
Da parte mia - e penso anche del mio Gruppo e dell'opposizione in generale - c'è la disponibilità a discutere per tutto il tempo necessario in modo da approfondire le diverse tematiche. Si tratta però di farlo in una situazione che sia di qualche utilità e nell'interesse del Consiglio stesso.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Mi rivolgo in particolare al collega Mercurio, che è stato l'esegeta secondo me, improvvido di questa discussione; e lo dico con grande convinzione e un po' di dispiacere, perché ogni tanto cerca di svolgere dei ragionamenti ben argomentati.
Mi rivolgo anche a lei, Presidente, perché questa ritornerà come una di quelle grandi questioni irrisolvibili e fonte di ulteriori tensioni e disagi; mi riferisco al fatto che è stato sostenuto che l'art. 1 si pu applicare sulla base della normale competenza di un impiegato di sesto livello.
Consigliere Mercurio, ci sono tre o quattro cose nella vita sulle quali ritengo di avere un po' di ragioni. Le altre non le cito, ma richiamo le questioni della ragioneria, alla quale ho legato 15 anni della mia vita di funzionario della pubblica istruzione, in un ambiente in cui si trattavano 6 mila casi di stipendi e di pensione al mese: la casistica è sempre suggerita dall'esperienza, mentre la superficialità e la non conoscenza suggerisce indicazioni come quelle che sono state qui poste.
Siamo arrivati a decidere una questione che, per fortuna, è del tutto inapplicabile. Anche lei, Presidente, sa - come del resto credo che tutti sappiano - che la fattispecie prevista all'art. 1 relativamente alle integrazioni per gli incarichi aggiuntivi, a periodi separati, sarebbe applicabile almeno in quattro-cinque maniere diverse. Considerato che abbiamo addirittura dovuto ricorrere ad un provvedimento interpretativo per stabilire se "I legislatura" si riferiva al senso della prima fatta o della prima conteggiata, direi che quell'argomento è assolutamente ingestibile e ingovernabile.
Penso che non si possa andare avanti così, cioè facendo passare dei provvedimenti che sono destituiti di praticabilità: può solo essere l'occasione per un ulteriore aggravamento degli elementi di tensione, di complicazione e d'imbarazzo da parte del Consiglio regionale.
Dio non voglia che sia l'Ufficio di Presidenza a dover decidere qualcosa di questo genere, altrimenti l'applicazione dell'art. 8, terzo comma, diventa inevitabile. Una cosa del genere la gestirà nuovamente il Consiglio, quindi non avremo risolto nulla.
Seconda questione: è evidente che quando avevamo deciso una normativa per l'assetto del sistema degli indennizzi e dei vitalizi del Consiglio regionale, avevamo deciso una cosa nell'anno 2000, all'inizio di questa legislatura. Se adesso la si rimette in discussione è evidente che bisogna rimettere in discussione anche il sistema del conteggio dell'età per il calcolo dei vitalizi...



PRESIDENTE

Chiedo un po' di silenzio.



RIBA Lido

Anche se può essere sempre utile, l'importante è che restino alcune considerazioni agli atti, dal momento che adesso disponiamo del sistema stenografico; più tardi, probabilmente, non potremo più disporne, perch non credo che sia possibile per il personale garantire un turno sulla base delle nostre esigenze: al di là della buona volontà e della disponibilità deve anche fare i conti con le sue forze.
Però, nel momento in cui rimettiamo in discussione quel provvedimento definito nell'anno 2000, all'inizio della legislatura, è chiaro che dobbiamo tenere conto anche di tutto quanto è stato deciso in altre sedi, e in altre sedi è venuta a maturazione l'individuazione dell'età pensionabile minima a 57 anni. Età di 57 anni che però, come diceva il collega Palma, si rapporta ad un servizio di 35 anni.
Quindi, da questo punto di vista, l'arrivo ai 60 anni per una situazione che richiede un minimo di tre anni di servizio... Con l'emendamento relativo all'art. 1, secondo me approvato in maniera superficiale, siamo infatti arrivati a 30 mesi di servizio che, sommati ad un giorno di un'altra legislatura, possono dare adito a 10 anni di pensione: 10 anni di pensione a 55 anni.
Varare un provvedimento così indifendibile, così ingordo ed avido o consentire che si vari o rapportarsi comunque all'esterno o con se stessi o con la storia di questo Consiglio sulla base di un tale provvedimento, crea evidentemente una situazione di imbarazzo per cui credo che tutti, se ne hanno effettivamente la consapevolezza, non possano mantenere l'atteggiamento l'atteggiamento di consenso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Già nelle altre ore di Consiglio abbiamo cercato di convincere i colleghi della maggioranza di alcune ingiustizie esplicite che esistono in questo provvedimento, a partire dall'art. 1 - articolo veramente inapplicabile oltre che vergognoso, lo abbiamo detto - che però non ha visto da parte dei colleghi di maggioranza attenzione particolare.
Sull'art. 3, e non per una questione moralistica, perché è diventato quasi un dispregio appellarsi a questioni di morale in questo consesso, ma per una questione di onestà, stiamo tentando di richiamare i colleghi della maggioranza ad ancorarsi a dei parametri. Ancoriamoci perlomeno a dei parametri! L'art. 3, che avete voluto così formulare, stiamo facendo un ragionamento che, certo, esplicita il fatto che noi, come Consiglieri, non siamo inquadrati in nessun livello: praticamente, siamo un qualcosa a se stante. Ma non siamo nemmeno il Parlamento! Ammesso che lì sia giusto, noi qui non siamo il Parlamento, e questo è un articolo di casta.
Allora, colleghi, io capisco che la maggior parte di voi - e mi rivolgo a lei, Presidente - abbia persa quasi il senso della normalità della vita il che però non fa bene a nessun politico; capisco che magari alcuni di noi Consiglieri sono considerati ancora meno dei meno, e quindi non si ascoltano. Ma, forse, se siamo arrivati qui, tutti abbiamo una storia tutti abbiamo un qualcosa che ci ha fatto scuola. Certo non siamo stati seduti su scranni così importanti come quello sul quale siede lei Presidente Cota, importante, di grande rispetto e autorevolezza, ma forse abbiamo presieduto per anni assemblee nelle quali c'era tutto l'arco costituzionale.
Ed è difficile, portare avanti per ore, ore e ore come si fa qua dentro, con l'uso solo della forza e dell'arroganza - Presidente Cota Consigli dove, ad un certo punto, al personale che deve lavorare non verrà mai riconosciuto il servizio che fa, perché non c'è copertura. Non gli si riconosce lo straordinario, non gli si riconosce il lavoro notturno, per cui, a un certo punto, si piazzerà un "registratorino" da bambini e si andrà avanti lo stesso per un'intera notte o un'intera mattinata. L'uso del "registratorino" è una modalità vietata dal Regolamento in qualunque Consiglio di circoscrizione, perché non ritenuto consono allo svolgimento delle funzioni giuridiche di quel consesso. Invece qui si va avanti così.
Siamo all'articolo sulle pensioni. Il mondo intero fa un ragionamento su certe età, vi stiamo chiedendo 60 anni di età - lo chiediamo alla popolazione italiana! - ci saranno delle linee di orientamento dell'Europa ma qui diciamo: 55, 51, 57, cioè diamo i numeri, che è la cosa che ci viene bene, ma non li diamo mai ancorandoci ad un ragionamento generale.
E' questo che vi chiediamo: la normalità. La gente che vive nella normalità fa i conti con due milioni di lire di stipendio al mese, fa i conti con cosa succede se tutto è aumentato come è aumentato (checch Silvio Berlusconi dice che non è così). Si è scatenata l'ira di Dio: chi vive nella normalità sa bene cosa significa andare a fare la spesa adesso.
Invece qui impieghiamo giornate e nottate di Consiglio per aumentare uno stipendio. Usiamo anche lì il parametro inflativo. Alle ASL non riconosciamo nemmeno l'1,5% di inflazione, mentre noi siamo fuori da qualunque parametro. E nel definire la data di scadenza per noi, per la nostra pensione, andiamo avanti in questo modo.
Anche oggi, ci siamo infilati in un altro tunnel. Presidente del Consiglio, lei che siede su una poltrona così prestigiosa, come si fa a infilarsi per la terza volta - perché per me la prima fu quella vergognosa e scandalosa del famoso mega mutuo - in una giornata che non vedrà una fine, senza dare certezza ai dipendenti che sono schiavizzati, perché sono obbligati a stare qui.
Capisco che con temi del genere lei abbia fretta di farmi concludere anche se io solitamente sono molto rispettosa del Regolamento, ma concludo solo il ragionamento chiedendo di ancorarci a dei parametri generali: è un fatto di onestà, prima che di giustizia. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La Consigliera Suino ha terminato il suo intervento, chiedendo o facendo appello all'ancoraggio a parametri generali. Il Consigliere Riba ha concluso il suo intervento, definendo questo provvedimento indifendibile ingordo e avido.
Sono considerazioni che condivido. Non so, proseguendo in questo modo così becero, dove pensi di andare la maggioranza.
ben chiaro che l'atmosfera istituzionale creata dal Presidente Cota così interprete del ruolo di spadaccino della Lega, crei un ambiente conflittuale, non adatto ad un confronto che abbia una via d'uscita.
La via d'uscita, cari colleghi, in particolare cari colleghi della maggioranza, è il ritiro del provvedimento, come atto unilaterale della maggioranza, assunto nell'interesse del Piemonte. Io vi chiedo questo atto unilaterale, così come unilateralmente la maggioranza è entrata con prepotenza in questo Consiglio con questo provvedimento indifendibile.
A questo punto del confronto, con tutto lo scalpore e l'indignazione che questo provvedimento sta creando all'esterno, penso che una seria via d'uscita sia quella di riconoscere l'impossibilità e l'inattualità di questo provvedimento. E visto che il Piemonte ha tanti bisogni, tra i quali quello di disporre di un documento di programmazione economica, di disporre di una legge finanziaria, di disporre di un bilancio e di un progetto di Governo, sarebbe auspicabile, nell'interesse del Piemonte dedicare le giornate di lavoro che ci sono da qua sino al 31 non semplicemente per portare a casa nuovamente un esercizio provvisorio, segno di impotenza a governare, ma per tentare di portare a disposizione dei piemontesi il documento di programmazione economico-finanziaria e poi, a catena, nei tempi che saranno possibili, la legge finanziaria e il bilancio, lasciando l'esercizio provvisorio come scelta tecnica politicamente inaccettabile della Giunta di reiterare, non so per quanti anni di seguito, la vicenda di privare la Regione Piemonte del documento di bilancio attraverso l'esercizio provvisorio. Questa potrebbe essere una via d'uscita.
Sottolineo che una via d'uscita di questo genere richiederebbe la presenza del Presidente Ghigo, che, del documento di programmazione, della legge finanziaria e di un bilancio vero, dovrebbe essere il primo alfiere.
Dovrebbe essere il Presidente Ghigo, preoccupato dell'inconcludenza e del confronto su temi sbagliati che lacerano l'attuale attività del Consiglio regionale, a premere affinché le cose vadano in altro modo.
Il fatto che il Presidente Ghigo continui a non venire, segnala che evidentemente, il Presidente Ghigo è ben d'accordo a non fare il DPEF, la legge finanziaria e il bilancio, mentre è d'accordo a fare l'esercizio provvisorio ed è d'accordo a che il Consiglio regionale continui a dilaniarsi su questo provvedimento che - ripeto testualmente le parole del Consigliere Riba - è indifendibile, ingordo ed avido.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente, sicuramente anch'io mi associo agli altri colleghi nel giudizio su questo provvedimento e ad invitare la maggioranza a riflettere su ciò che è accaduto, perché obbiettivamente si pone ormai la necessità di una riflessione attenta.
Se il Presidente me lo consentirà, utilizzerò questo tempo per porre alla vostra attenzione un problema sul quale chiedo un'urgente comunicazione da parte dell'Assessore alla sanità e da parte del Presidente Ghigo. Pertanto, assume un po' il significato di mozione d'ordine.
Nella giornata di venerdì, in un'assemblea dei lavoratori dell'ospedale di Lanzo e dell'ospedale di Valenza, è stato annunciato, da parte del Commissario, che la Regione Piemonte ha deciso di acquistare gli ospedali di Lanzo e di Valenza. Questo annuncio è stato dato ai lavoratori.
L'annuncio che è stato dato si intende non attraverso un'acquisizione diretta, ma attraverso un'acquisizione da parte dell'ASL e poi un passaggio alla Regione Piemonte.
Siccome questo tema è stato anche visto in Commissione e ci è stato detto che nessuna decisione era stata presa in questo senso nella giornata di martedì, se non erro, nella giornata di venerdì, invece, il Commissario dopo un confronto pare avvenuto con l'Assessore D'Ambrosio, ha annunciato che la Regione Piemonte ha deciso di acquistare i due ospedali.
Mi pare che la cosa non corrisponda a nessun criterio e non ci sia nessun elemento certo nel bilancio. Ritengo che sia una soluzione grave.
Al di là delle questioni che stiamo discutendo sulle indennità, credo sia necessaria una comunicazione urgente, da parte della Giunta regionale per vedere se corrisponde al vero questa notizia, perché i lavoratori dei due ospedali sono stati assicurati che gli ospedali sarebbero stati acquisiti da parte della Regione Piemonte.
Chiediamo se questo corrisponde al vero.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Vi sono altri interventi?



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, lei è già intervenuto.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Terminiamo prima la votazione dell'emendamento e poi interverrà sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, è possibile fare una mozione? E' possibile proporre una mozione d'ordine?



PRESIDENTE

Sentiamo cosa ha da dirci.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, intervengo anche per chiedere chiarimenti in merito all'organizzazione dei nostri lavori.
Comprendo bene che siamo in presenza di una scelta gravosa per il Consiglio, perché ho ragione di credere che vi sia rammarico, da parte della maggioranza, sul fatto che un documento importante come il DPEF o la legge finanziaria e il bilancio non siano approvati da questa assise.
Però, Presidente, per capire anche l'organizzazione dei nostri lavori oggi alle ore 11.00 era prevista una conferenza di fine anno, che mi sembra sia atto dovuto, così come tradizionalmente è prevista anche la conferenza di fine anno da parte della Giunta.
Volevo comprendere se in merito a questo adempimento, che è un appuntamento abituale anche con i mezzi di informazione per offrire il resoconto dell'attività, ci siano delle novità in tal senso.
Mi associo, invece, alla richiesta del Consigliere Saitta sull'opportunità di richiedere urgentemente delle comunicazioni in Aula sulle vicende del Mauriziano.



PRESIDENTE

Vi comunico che la conferenza di fine anno è spostata al giorno 30 così come quella della Giunta, perché oggi siamo impegnati in Aula e non c'è stato il tempo per preparare il materiale.
Vi informo, altresì, che la I Commissione è fissata per le ore 13.00.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo sull'emendamento.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì, ma sulla mozione cosa fa? Fa intervenire uno contro e uno a favore? Cosa fa?



PRESIDENTE

Chiedo scusa colleghi, ma la mozione d'ordine o si traduce in una richiesta di sospensione che farò discutere successivamente alla votazione di questo emendamento, oppure si traduce semplicemente in un'istanza rivolta al Presidente; il Presidente raccoglierà questa istanza nel senso che la esaminerà, e vedrà se nel corso delle sedute programmate ci sarà questa opportunità.
Oggi sono previsti una serie di appuntamenti. Alle ore 13.00 è prevista la I Commissione; nel pomeriggio penso che sarà convocata una seduta dei Capigruppo per fare il punto della situazione. Quindi, in questo senso, mi sono segnato la richiesta alla quale cercherò di rispondere nel corso della giornata.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, svolgo una considerazione in merito alla richiesta del Consigliere Saitta, alla quale si è aggiunto il Consigliere Contu relativa alla comunicazione dell'eventuale acquisto da parte della Regione dei due ospedali citati.
Innanzitutto, la Giunta regionale ha già puntualmente risposto in Commissione Consigliere Saitta, credo che siano necessarie due considerazioni. Per quanto riguarda la prima, quella risposta era una ipotesi, se ben ricordo, e assolutamente non vi era nulla di concreto. Per quanto riguarda la seconda, in ogni caso, per qualsiasi tipo di acquisto si deve discutere delle relative poste di bilancio.
Per quello che può valere, poi, la Giunta autonomamente faccia quello che ritiene, non vedo l'urgenza per un'ulteriore voce, ancorché autorevole non so poi da parte di chi dell'azienda. E' stata citata l'azienda, ma non è stato detto se si trattava del Commissario o di chi altro.
Per quanto mi riguarda, non ritengo vi siano elementi di novità rispetto a quanto detto dal Presidente Saitta, per avere una comunicazione urgente in questo senso.
Questa è un'anticipazione di voto qualora, come aula, dovessimo esprimerci. L'ho voluto dire per correttezza, ma anche quale motivazione senza aggiungere altro, per chi ricorda quanto abbiamo detto sul punto in Commissione, presenti gli Assessori Pichetto e D'Ambrosio.
L'emendamento che sta per essere votato si pone come obiettivo per i Consiglieri regionali eletti nella VII legislatura, quindi, quella in corso: "Il percepimento del diritto all'assegno di vitalizio minimo a decorrere dal sessantesimo anno di età, senza più la possibilità dell'anticipazione, come prevede la norma vigente, di anno in anno, fino ad un massimo del 5,55 con il decurtamento annuo del 6%". In più, dà al comma 2 ter una sorta di interpretazione autentica, anche perché non potrebbe che essere così: "Per le legislature completate in precedenza i diritti sono fatti salvi ed acquisiti". Quindi, a chi è stato eletto in più legislature sarà applicata la vecchia norma relativamente alle legislature precedenti e la nuova norma limitatamente alla legislatura in corso, cioè, la VII legislatura, indipendentemente se neo eletto o eletto per la seconda, terza o quarta volta.
Ancora alcune considerazioni di merito: ricordo che all'inizio della legislatura abbiamo votato una legge con la quale avevamo rivisto, anche in quella fase, lo status del Consigliere. Si trattava di una legge approvata a larga maggioranza perché in quella occasione il centrosinistra (DS Ulivo, La Margherita) aveva assunto un atteggiamento responsabile e l'aveva votata. Quella norma confermava il diritto del sessanta con anticipazione a cinquantacinque per la legislatura in corso e fissava l'età minima per il percepimento del vitalizio al sessantacinquesimo anno di età, anticipabile a sessanta anni solo a partire dall'VIII legislatura.
Pertanto, questo emendamento dà spazio ad un ripensamento complessivo del Consiglio regionale. E' chiaro che, a lato di questo ripensamento dei proponenti e di chi lo ha sostenuto, vi era stata - lo riconosciamo e lo ricordiamo - sia in Commissione e sia in aula un'apertura da parte della maggioranza riguardo a questo punto. Anche noi ci poniamo il problema e abbiamo la sensibilità di valutare che all'esterno di quest'aula, a prescindere dagli anni di contribuzione, eccezion fatta dei lavoratori che hanno versato almeno quaranta anni effettivi - credo siano ormai pochissimi l'età minima pensionabile, anche il combinato disposto con trentacinque trentasei o trentasette anni di carriera, è fissata dalla legge nel minimo di cinquantasette anni.
E' chiaro, però, Presidente, che un'apertura in questo senso, come ho già avuto modo di dire nella notte, per chi si ricorda, data la stanchezza di un po' tutti, ci sta perché si va a rivedere comunque un diritto acquisito, giusto o sbagliato che sia, ma è fissato dalla legge. Oggi, se la legge non viene modificata o non verrà modificata in futuro, il Consigliere della VII legislatura va in pensione, o, meglio, percepisce il vitalizio, dal sessantesimo anno di età, anticipabile a cinquantacinque.
Quindi, per rivedere questa questione, noi avevamo comunque chiesto un'apertura di confronto di merito, che dopo l'approvazione dell'articolo 1 è stata quantomeno un pochino rallentata, con tutte le opposizioni sui vari temi.
Per questo motivo, Presidente, anche per fare un punto di riavviamento del dibattito, chiedo una sospensione per riunire i Capigruppo di maggioranza con il relatore della proposta di legge e svolgere una riflessione più compiuta e completa all'interno della maggioranza stessa.



PRESIDENTE

Ovviamente, se esiste la possibilità di trovare punti di incontro, non posso che esserne lieto.
Concedo la sospensione di trenta minuti, fino alle ore 12.30.



(La seduta, sospesa alle ore 11.49 riprende alle ore 12.44)



PRESIDENTE

Riaggiorno la seduta consiliare alle ore 16.30, poiché sono le ore 12.45 e alle ore 13 è convocata la seduta della Commissione bilancio per l'esercizio provvisorio. Penso che ci debba essere un tempo ragionevole per svolgere la discussione, tenendo conto delle posizioni del dibattito e anche dell'ultima richiesta di sospensione.
Chiedo ai Capigruppo di utilizzare questo tempo per approfondire l'aspetto della possibile, non dico intesa, presentazione di emendamenti che tengano conto delle risultanze del dibattito.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



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