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Dettaglio seduta n.289 del 21/12/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 0.23)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Caramella, Cotto, Ferrero Ghigo, Leo.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468 "Modifiche ed integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (disposizioni in materia di trattamento economico indennitario dei Consiglieri regionali)"


PRESIDENTE

Proseguiamo la discussione con l'esame dell'articolato e degli emendamenti della proposta di legge n. 468 "Modifiche ed integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (disposizioni in materia di trattamento economico indennitario dei Consiglieri regionali)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
1.119) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro e Manica: Il Consiglio regionale definisce con propria deliberazione la normativa attuativa dei commi 1 bis e 1 ter.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'emendamento 1.119).
Il Consiglio non approva.
1.94) Emendamento presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri, Gallarini e Mercurio: Dopo il comma 4, è aggiunto il seguente comma 4 bis: "Al termine dell'art. 6 della legge n. 24 è aggiunto il seguente comma: l'assegno vitalizio spettante agli ex Consiglieri regionali non è compatibile con l'assegno vitalizio o analogo trattamento erogati dal Parlamento nazionale o europeo".
La parola al Consigliere Cattaneo per l'illustrazione.



CATTANEO Valerio

E' uno dei temi evidenziati in discussione generale. Abbiamo posto questo titolo, con l'emendamento presentato, per avere la possibilità di approfondire il tema che poniamo all'attenzione dell'assemblea. Non possiamo normare l'incompatibilità del vitalizio, percepito in quanto ex parlamentare rispetto a quello del Consiglio regionale, non avendone la potestà legislativa. E' indubbio, invece, la possibilità di normare la compatibilità, per quanto riguarda il vitalizio da ex Consigliere regionale, rispetto ad un vitalizio percepito da un ex Parlamentare o da un ex membro del Parlamento europeo. Le ipotesi avanzate sono state molte: questo è un primo emendamento, la cosiddetta "incompatibilità secca" ossia: chi percepisce il vitalizio da parlamentare non può percepire il vitalizio da ex Consigliere regionale.
Essendoci anche l'ipotesi di una concorrenza del vitalizio del Consigliere regionale, in misura massima del 100% rispetto l'indennità del Consigliere regionale in carica, vorremmo, prima di esprimere un voto sull'emendamento, conoscere e confrontarci sul tema con tutti i Consiglieri del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Sarebbe meglio che ci fosse, su una questione così delicata, un senso di responsabilità da parte di tutto il Consiglio regionale. E' evidente che una polemica su un argomento così importante ha comportato un'accesa discussione in Consiglio, utilizzando diversi argomenti polemici.
Pensare di introdurre una variazione ad una norma vorrebbe dire passare da una legittima, per quanto spigolosa, polemica politica, ad una maggioranza che decide di utilizzare le norme come clava e come ricatto verso coloro che sostengono posizioni diverse.
Nel 2 comma dell'art. 3 (articolo che tratta l'assegno vitalizio della legge n. 24 del settembre 2001) è scritto che "L'assegno vitalizio, tanto nella forma diretta quanto nella quota prevista dall'art. 8, è cumulabile senza detrazione alcuna, con ogni altro eventuale trattamento di quiescenza spettante, a qualsiasi titolo, al Consigliere cessato dal mandato o agli aventi diritto...". .
Francamente credo - e chiedo - che il Consigliere Cattaneo ritiri l'emendamento. Chiedo, nel massimo rispetto di tutti, che se problemi di tale natura debbano essere affrontati, che vengano affrontati da tutti con un altro clima e con altre modalità, evitando, tra di noi, l'utilizzo di forme che si spingono oltre una normale polemica politica. Credo che questo non sarebbe accettabile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Più volte ho ribadito che questa legge è pessima e che la cosa migliore sarebbe rendercene conto tutti, ritirarla e chiedere un intervento organico su tutta la materia, attribuendo, all'Ufficio di Presidenza, l'incarico di elaborare una proposta da sottoporre al Consiglio. In un contesto di questo genere sicuramente si potrebbe intervenire in modo attento, analizzando le varie situazioni attuali.
Faccio un esempio: non so quale sia la situazione di ex parlamentari qui non presenti, o di quanto equivalga la loro indennità, però potrebbe esserci qualcuno che ha svolto sia il ruolo di Consigliere regionale vent'anni fa sia il ruolo di parlamentare 25 anni fa. Non so veramente in che situazione si trovi; posso informarmi per vedere che tipo di effetto si avrà. Farlo in questo momento, su una legge già lacunosa in partenza introdurre un ulteriore elemento semplicemente perché - condivido le parole del Consigliere Marcenaro - si vuole far vedere che si è cattivi e vendicativi, mi sembra veramente una piccolezza.
Comprenderei se si dicesse: "I Consiglieri regionali che intendano in futuro presentarsi o al Parlamento europeo o al Parlamento nazionale sappiano che rinunciano..."; al limite, potrebbe essere una norma inseribile. Tuttavia, una norma che ha valore retroattivo, messa così, in questo modo, secondo me è inaccettabile, come tutto il resto della legge.
La strada migliore sarebbe fare un passo indietro. Abbiamo già dimostrato come questo primo articolo sia pieno di incomprensioni e di cose che non si capiscono neanche, oltre al fatto che, quando si capiscono, non sono condivisibili. Se vogliamo estendere all'insieme dei problemi questo tipo di provvedimento, facciamolo, ma con il tempo e le modalità necessarie.
Mi pare che questo emendamento non vada in quella direzione, anzi, crei ulteriori elementi di confusione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

La proposta del collega non è priva di suggestioni e ha anche degli elementi importanti di valutazione, al di là che sia utilizzata nella polemica politica.
Cercherò di fare alcune considerazioni rispetto alla complessità del problema, per dimostrare ancora una volta che il tipo di intervento che facciamo è completamente adeguato; certamente, se lo affrontassimo con la brutalità di un emendamento così - chiedo scusa - grezzo, aggiungeremmo, ai limiti di questo articolo, un altro elemento di criticità.
Questa mattina - o forse ieri, ho perso un po' il senso del tempo - ho elencato i parlamentari che sono e sono stati Consiglieri regionali. Ci sono quindi molte situazioni: come regoliamo quelle del presente? E quelle del futuro? Cosa diciamo del passato a coloro che stanno percependo i due vitalizi? Cosa diciamo se c'è una reversibilità in corso? Insomma, dovremmo darci alcuni criteri.
Cosa diciamo sulla possibilità di agire sul vitalizio del Consigliere regionale, ma non su quello del parlamentare (perché si tratta di un'altra assemblea dove non possiamo incidere)? Nel caso facessimo scattare la regola per cui un Consigliere regionale non percepisce il vitalizio se già gode (o potrà godere) del vitalizio da parlamentare, cosa diciamo? Con quali regole? Se ha fatto quante legislature? Quanti anni? Due, uno, mezzo tre, quattro, cinque? Occorre cioè individuare, anche in questo caso, dei criteri, al fine di evitare delle esagerazioni; personalmente, sono aperto a questo tipo di approfondimento.
Mi pare che sia molto difficile farlo adesso. Evidentemente, dobbiamo anche acquisire delle informazioni, poiché esiste l'Associazione ex Consiglieri in cui interagiscono anche gli ex parlamentari: dovremmo sentirli.
Non ricordo se il collega Mellano o qualcun altro ha evocato l'Associazione Consiglieri in mille salse. Questa, probabilmente, potrebbe essere un'occasione buona per verificare come ha agito l'Associazione dove noi probabilmente finiremo, magari non partecipandovi a vita perché la riteniamo un po' da "reducismo", ma presto o tardi vi andremo a finire. Li abbiamo sentiti? Abbiamo chiesto una valutazione? Possiamo sempre farlo.
Per questo torno a dire, Presidente Cota, che o vogliamo fare un'operazione sul nostro sistema cosiddetto previdenziale, cioè sul vitalizio, che abbia una robustezza, regga nel tempo e che non salti alle prime difficoltà né sia oggetto di contenziosi, altrimenti è poca cosa.
Io non so cosa farà adesso il collega Valerio Cattaneo; lo pu mantenere, non è un problema. Io, tendenzialmente, sono d'accordo ad approfondire questo aspetto, cioè a verificarlo, provando a eliminarne alcuni caratteri. Se invece "passa" la proposta così brutale del collega Cattaneo, a me va bene lo stesso, non ho nessuna difficoltà.
Dico solo che dovremmo informare Bontempi, Sanlorenzo, Paganelli Salerno, Galli, Mancuso oppure Ghigo, Nesi, Rigandolfi, Brigandì, Rossi Zanoletti (qualcuno di voi si ricorda di Zanoletti?), Ronzani (ma lui è qui ed è più facile), Gianni Alasia, il compagno Guasso; poi ci sono circostanze e situazioni della vita di ogni persona che non sono sempre straordinarie, per condizioni di salute e altre cose, quindi dovremmo fare questo lavoro con un po' di approfondimento, non dico di serietà.
Non so cosa dirà il collega Cattaneo, però io lo voto, anche se è così brutale. Comunque sarebbe meglio, nell'insieme, poterlo affrontare con maggiore serietà ed approfondimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Colleghi, l'emendamento presentato da alcuni colleghi della maggioranza risponde ad un problema reale, nel senso che io credo vi sia l'esigenza - è questione che non sollevo soltanto in questo momento, ma che ho sollevato anche in altre occasioni - di andare ad un riordino di questa materia.
Mentre in passato non era così frequente il fenomeno di persone che svolgevano attività in Parlamento e in Regione o al Parlamento europeo, e non esisteva questa mobilità tra una Camera e l'altra oppure tra il Parlamento e le Regioni, da qualche anno siamo in presenza di una fortissima mobilità di persone che possono essere candidate e vengono elette alla Camera oppure al Senato o in Regione, come il caso di alcuni di noi.
Nel quadro di un discorso che voglia fare chiarezza e riformare seriamente il trattamento e il vitalizio, penso che questo sia davvero un problema che deve essere affrontato. I modi per affrontarlo possono essere diversi. Il primo è stabilire un limite massimo (un tetto); il secondo è stabilire il divieto di cumulo, come propone l'emendamento del collega Cattaneo; il terzo è stabilire - e lo dico perché vi è stata una discussione qualche anno fa su tale questione in Parlamento nel Gruppo in cui io militavo allora e milito tuttora - un diritto di opzione tra indennità diverse. Questa può essere un'altra delle soluzioni. Quindi, io non sfuggo alla questione che viene posta, e credo seriamente che questa sia una di quelle da affrontare. Lo dico senza nessun timore.
Chi sta qui dentro, nell'affrontare una questione che può anche avere una ricaduta sul piano personale, deve avere la capacità - che io spero di avere in momenti come questi - di guardare al di là di se stesso e pensare qual è in questo momento il problema che affronta. Se riteniamo che la strada non sia quella di un ragionamento d'insieme, di una riforma complessiva, di un raccordo con altre realtà regionali, se il collega Cattaneo dovesse mantenere l'emendamento, io vorrei sgomberare il campo da ogni equivoco. Io voterò il tuo emendamento con grandissima convinzione perché chi sta qui dentro deve dare il buon esempio e io penso di poterlo dare in questo modo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie Presidente. Ho molto apprezzato l'intervento del Consigliere Ronzani, però bisogna toglierci dall'ambiguità. A me sembra che stiamo discutendo di una materia oscura, e non so che cosa abbia ispirato il Consigliere Cattaneo a presentare questo emendamento. Anche perché questo provvedimento ha un vizio di forma che noi difficilmente riusciremo a superare, ha una carenza istruttoria che oggi ci porta a discutere di un emendamento senza sapere quali saranno gli effetti.
Spendo una parola anche perché ho rivestito dagli incarichi, ma oggi ciascuno di noi non conosce la propria condizione per quanto riguarda i vitalizi; non è nemmeno chiaro, per l'art. 1 e per i vari commi, a che cosa si riferisce il provvedimento e qual è l'entità della sua ricaduta.
Io non credo che il voto dei Consiglieri sia così libero; non vorrei che fosse viziato da una sorta di regolamento di conti interno: sarebbe veramente una cosa spiacevole. Bisognerebbe mantenere nella norma un minimo di obiettività, sapendo di che cosa parliamo.
Io ho difficoltà ad esprimere un voto e mi unisco all'appello che ha già fatto il Consigliere Papandrea, chiedendo al Consigliere Cattaneo di ritirare questo emendamento, in attesa che nel riordino di tutta la materia, attraverso un testo unico, si possa con cognizione di causa intervenire anche su delicata partita. Lo dice uno che non ha fatto il parlamentare e che non aspira a farlo, ma che forse non ne avrà mai la possibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo per dichiarazione di voto.



CATTANEO Valerio

Anche se ho apprezzato gli interventi dei Consiglieri Ronzani e Tapparo, sono un po' imbarazzato, perché sono tutti favorevoli all'emendamento; contemporaneamente, però, riescono tutti, con un gioco delle triangolazioni, a chiedere di ritirarlo. Quindi, è quanto meno una situazione anomala.
Ora, al di là della battuta, credo che qualche riflessione vada posta all'attenzione dell'aula. La prima: a proposito della materia dei vitalizi che un ex parlamentare o un ex Consigliere regionale possono percepire contemporaneamente - a cui eventualmente si aggiunge la pensione per il proprio lavoro e magari anche la pensione con la legge Mosca - credo che nel paese bisogna mettere in condizione alcune persone di percepire tre o quattro cose tra pensione e vitalizi.
Conosco personalmente un amico che ha fatto parte di due Consigli regionali diversi e che è stato anche parlamentare della Repubblica.
Quella persona prenderà due vitalizi da due Regioni e il vitalizio dal Parlamento nazionale. In più, poiché faceva il sindacalista, prenderà anche, in funzione della legge Mosca, una pensione senza avere pagato una lira di contributi e, se non sbaglio, è riuscito nelle parentesi della sua vita anche a lavorare qualche mese. Quindi, con un po' di versamenti volontari e un po' di costruzione riuscirà pure ad avere una pensione come lavoratore dipendente. Se non ricordo male, non ha compiuto 60 anni.
Questo è il caso che mi ha spinto - l'ho detto con lealtà - a porre all'attenzione il tema del titolo. E' indubbio che il Parlamento nazionale da un lato - così com'è prevista, per chi ha fatto parte di Camera o Senato, l'obbligatorietà del ricongiungimento - e i Consigli regionali dall'altro devono porsi il problema e normare la materia, o con l'incompatibilità o con il ricongiungimento obbligatorio o con la fissazione di un tetto massimo relativamente all'indennità percepita dal Parlamentare nazionale o da Consigliere regionale in servizio. Questo è indubbio. E' un obiettivo che bisogna porsi come classe politica, forse prima che come rappresentanti nelle istituzioni, nei vari livelli, nei vari consessi, del centrosinistra e del centrodestra.
Una considerazione: noi non abbiamo certamente presentato questo emendamento - anche se con destrezza, come diceva il Consigliere Marcenaro con un atteggiamento di ricatto, per tre motivi. Primo, non fa parte della nostra politica, a differenza di altri, ricattare nessuno, e credo anche che lo abbiamo dimostrato. Secondo, perché abbiamo l'on. Enzo Ghigo Presidente della Regione, che è Parlamentare, il sen. Brigandì che è stato Senatore della Repubblica, l'on. Rossi che è stato Parlamentare, altri colleghi Consiglieri regionali (Galli, Salerno, Mancuso) che sono diventati Parlamentari della Repubblica da poco. Quindi, non abbiamo certamente, caro Tapparo - visto che lei ha fatto l'elenco - delle situazioni che ci pongono nelle condizioni di ricattare qualcuno, perché queste persone, interpellate e gliene do atto - erano anche d'accordo, con la stessa coerenza e con lo stesso coraggio istituzionale - così come i Consiglieri Ronzani e Tapparo a votare questo emendamento. Di questo bisogna dar loro atto. L'amico Brigandì è venuto alle mie spalle dai banchi della Giunta e mi ha detto: "Se questa cosa va votata, come concordata, si deve votare!" La stessa cosa mi è stata riferita dall'on. Rossi. Chiaro, Consigliere Ronzani! Chiaro, Consigliere Tapparo! Gli eroi non si trovano certamente solo da una parte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Presidente, mi dia ancora trenta secondi, perché sono stato interrotto più volte.



PRESIDENTE

stato interrotto dagli applausi.



CATTANEO Valerio

Io registro e leggo positivamente una unanime volontà di occuparsi della materia, una materia complessa e complicata, mio malgrado e certamente non esternando in coerenza, visto che soprattutto i banchi dell'opposizione con la condivisione del punto, ma con altrettanta fermezza mi richiedono di ritirare l'emendamento, con l'impegno di tutti, che è la risultanza di un confronto non franco, perché in quest'Aula le bugie non le diciamo, ritiro l'emendamento. Torneremo in seguito sulla materia.



PRESIDENTE

L'emendamento del Consigliere Cattaneo è ritirato.
La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Volevo solo aggiungere che c'è stato il tripudio della schiettezza quindi concordo con l'iniziativa.



PRESIDENTE

Consigliere Galasso, avrà tutto il tempo di intervenire in seguito.
1.120) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Moriconi: Inserire un nuovo comma 4 quinquies: al comma 1 dell'art. 8, dopo "al coniuge" aggiungere "o al convivente".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi auguro che questi diversi casi non possano accadere mai né per il coniuge né per il convivente e che sia solo una intenzione che non si applichi in nessun caso. La cosa che mi ha colpito trattando questa materia è il fatto che il nostro Consiglio regionale parli solo di coniuge, non considerando affatto la possibilità che ci siano altre forme di coppia.
Penso che con questa elaborazione, e introducendo degli interventi rispetto alla legge, si possa migliorare il testo. Pertanto mi sembra molto importante prevedere gli stessi diritti anche per il convivente o la convivente e in alcuni casi la figura del convivente potrebbe corrispondere al padre, alla madre o anche al figlio. Mi pare un'azione di civiltà inserire questo emendamento in una proposta di legge.
Mi pare che questo aspetto non incida molto sull'aspetto economico perché non credo che siano molti casi di questo genere. Credo che introdurre questo aspetto specifico sia un segnale interessante da parte di questo Consiglio regionale. Spero che questo tema non veda divisi la maggioranza e la minoranza, perché si può discutere di questa indicazione al di là dei vari aspetto di questa proposta legge. Con il nostro emendamento vogliamo sottolineare questo aspetto che se non viene accolto in questo momento potrebbe in forma più organica essere ripreso in un altro momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Approfitto dell'emendamento presentato dal Consigliere Papandrea per aggiungere delle brevi considerazioni. Dato che da circa mezz'ora stiamo parlando con molta schiettezza e spero che anche in questo caso si trovi una certa unanimità, volevo proporre l'inserimento, nell'emendamento del Consigliere Papandrea, le seguenti parole: "anche dello stesso sesso".



PRESIDENTE

Faccio mie le parole usate dal Consigliere Papandrea all'inizio della discussione.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Questa sera avvengono delle cose sorprendenti e positive. Il Consigliere Papandrea fa passi da gigante verso sensibilità riformatrici.
Nel pomeriggio, quando cercavo di inserire qualche punto di miglioramento tra di noi veniva fuori il fatto che alcuni aspetti erano irriformabili e che non si poteva far nulla.
Nel cuore della notte una persona di provenienza dalla quarta internazionale poco per volta inizia a percorrere una strada e si avvicina a posizioni riformatrici. A me fa molto piacere questa cosa, perché si cerca di trovare nel testo un senso, al di là del simbolismo, per annunciare e porre in evidenza una posizione. A me sembra che la proposta sia interessante. Peccato che non siano presenti in Aula l'Assessore Leo l'Assessore Cotto o il Consigliere Angeleri, ossia la componente che su questi temi notoriamente ha delle perplessità, oppure delle ostilità, a seconda delle linee di tendenza.
La proposta del Consigliere Papandrea è doppiamente importante: rileva che dopo ore e ore di discussione è possibile fare qualcosa in quest'Aula e pone un problema importante. Il collega Mercurio aggiunge un carico ancora più grosso, però, mi pare - non voglio interpretare ciò che ha detto eventualmente durante la dichiarazione di voto il Consigliere Papandrea potrà confermare - che per lui era implicita la convivenza definita dal Consigliere Mercurio.
Ci troviamo in una elaborazione interessante e queste ore che ci aspettano, prima dell'alba, possono essere spese positivamente, perch potremo aprire delle finestre, delle nicchie nelle quali riflettere e dibattere aspetti che certamente non hanno una connessione decisiva per il provvedimento, ma permettono di portare agli onori della cronaca temi e argomenti che in passato hanno interessato grandi battaglie, poi, con degli alti e basi, non si è capito che fine hanno fatto.
Apprezzo molto la proposta del Consigliere Papandrea, perché mi ha dato una lezione. Oggi, io e il Consigliere Papandrea abbiamo avuto una discussione, perché io proponevo una modifica, mentre i Consiglieri Papandrea e Contu avevano una posizione netta e diversa.
Seconda considerazione: apriamo degli spazi, degli spicchi nei quali ogni tanto possiamo fare una riflessione più ampia, che forse ci arricchisce un po' e non rende troppo frustrante questa attività, legata alla nostra condizione economica e previdenziale.
Faccio ancora un complimento alla proposta del collega Papandrea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Devo dire che, a parte l'ora, è il primo intervento che svolgo su questa materia così complessa, pertanto sono un po' emozionato.
C'è qualcosa che non torna; sono favorevole al principio sostenuto dal Consigliere Papandrea; sono anche favorevole rispetto a quanto ha suggerito il collega Mercurio. Pertanto, avendo votato, non soltanto in questa sede molte questioni non totalmente risolte, qualora si dovesse votare - in assenza di un mandato esplicito del mio Capogruppo, che normalmente è molto tollerante - voterò in funzione di quanto ho dichiarato.
I problemi, però, esistono, perché continuo a sentire commenti - alcuni dei quali molto convincenti, altri solo apparentemente - che intendono significare: "Non si fanno le leggi così". Il tema del "non si fanno le leggi così" è già stato affrontato da uno dei più autorevoli esponenti, in altra sede, su altri articoli.
Questo, colleghi, non è un ordine del giorno, ma una proposta che ripeto - voterò se sarà accettabile (non è compito mio stabilirlo perché mi occupo di politica e non di formalità giuridica).
Attenzione a fare le prediche in un modo e a razzolare in maniera diversa! Mentre gli interventi si succedevano, ho sentito qualche commento su come questa legge si potrebbe eludere. Devo commentare anch'io? Ebbene, io adesso sono sposato (prima non lo ero) e ho avuto, nella mia non brevissima vita, esperienze diverse; eludere questa norma sarebbe facile, dopodich ricordando a tutti noi che le prediche dovrebbero avere un costrutto poiché fino a questo momento è positivo, lo voterò. Preferirei fosse un ordine del giorno, ma lo voterò.
Non mi pare, in questo caso, che siano coinvolti particolari casi personali, anche se non è anomalo il fatto che lo siano. Sono stato Assessore al personale per quasi cinque anni e quasi tutta la materia del personale (accordi sindacali, discussioni e trattative) è fatta di casi personali. Il caso personale non è caso illegittimo: è caso personale.
Perché dobbiamo dargli necessariamente una valenza negativa? E' pieno di sciocchezze che non attengono alle persone; perché mai non ci possono essere delle situazioni eccellenti che presentano anche dei casi personali? E' tutta la sera che sento prediche e commenti, seppure legittimi (il Consigliere Marcenaro ci ha fatto anche la morale su ciò che è giusto e ci che non lo è), ma le prediche, a quest'ora, hanno seccato un po' tutti.
Sono felicemente sposato, se devo votare questo emendamento lo voto volentieri e voto anche l'estensione. Cerchiamo di emanare questa legge oppure cerchiamo di far diventare la polemica un pochino più divertente! Potrebbe essere un modo per tenerci svegli nelle prossime ore!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. La proposta che hanno formulato i Consiglieri Papandrea e Moriconi induce elementi di dibattito che non hanno mai attraversato quest'aula, almeno in questa legislatura. Ritengo che nella formulazione delle leggi - penso a molte leggi sull'assistenza, che riguardano un settore specifico - sia più corretto utilizzare, non il termine "famiglia", ma il termine "famiglie". Anche la legislazione dovrebbe incominciare a prendere atto dell'evoluzione sociale esistente pertanto anche i testi normativi e legislativi dovrebbero parlare, non di famiglia - come recita la Costituzione - ma più correttamente di famiglie cioè di nuove formazioni sociali che in questi ultimi anni, con lo sviluppo dei costumi sociali, si sono determinate.
Esiste la famiglia ricostituita, la famiglia allargata, la famiglia e i nuclei familiari che si costituiscono, per esempio, per ragioni di mutuo aiuto. Vi è una serie di nuove realtà indotte da un'evoluzione dei costumi.
Consigliere Mercurio, questa realtà è molto diffusa soprattutto fra gli anziani.
Vorrei ricordare in quest'aula, senza svilirne la portata, quelle situazioni nelle quali i parroci celebrano dei matrimoni religiosi, con la funzione religiosa, senza procedere ad alcuna registrazione, per venire incontro a situazioni familiari nuove.
Presidente, ho tentato, col mio intervento, di affrontare con dignità un argomento molto delicato, lacerante, anche fra le forze politiche, fra le proprie convinzioni.
Credo che un argomento come questo non possa essere svilito in un provvedimento che - e su questo condivido l'intervento del Consigliere Tapparo - non può essere ammantato di dignità. Se passasse questo emendamento, daremmo dignità ad un provvedimento che non la merita. Per questo motivo, chiedo al Consigliere Papandrea di ritirare l'emendamento.
Il nostro Gruppo si impegna a presentare un ordine del giorno che solleciti il Consiglio ad attribuire un canale privilegiato a quelle leggi che giacciono nel dimenticatoio dell'Aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Anch'io faccio lo stesso invito, per il semplice fatto che stiamo dimenticando la sostanza del provvedimento. Si tratta di un provvedimento finalizzato, alla fine del percorso, dopo la delega, ad aumentare l'indennità dei Consiglieri.
Non vorrei proprio che questa discussione che è stata fatta sulla famiglia introducesse elementi che non c'entrano nulla col provvedimento perché è un provvedimento soltanto di tipo economico. Questo non perché i temi non devono essere affrontati, ma perché se dovesse valere il principio che questa legge - di così basso profilo, finalizzata ad interessi puntuali, in modo particolare l'art. 1 e i successivi - venisse utilizzata per introdurre concetti che non si ha la forza di far passare altrove vorrebbe dire che qui si potrebbe anche inserire, ad esempio, una detrazione per i figli dei Consiglieri che frequentano le scuole private anziché il buono-scuola. Potremmo inserire tutto, in sostanza.
Allora, facciamo le cose seriamente. Il provvedimento ha quelle caratteristiche: se qualcuno lo vuole migliorare, introducendo dei concetti che ritiene condivisibili, lo faccia pure. La mia opinione è nettamente contraria, proprio perché il provvedimento non è assolutamente da migliorare o da modificare. La sostanza del provvedimento è soltanto di interesse economico nei confronti di chi l'ha proposto.
Pertanto, la mia opinione è contraria. Chiedo anch'io al collega Papandrea di ritirarlo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Saitta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Io sottoscrivo, se non per la conclusione, dalla prima all'ultima parola l'intervento del collega Burzi. Però, essendo meno benevolo e più intransigente di lui, non posso votare favorevolmente un emendamento di questo tipo, non perché ovviamente non sia favorevole al riconoscimento di forme di famiglia e di convivenza diverse da quelle tradizionali, secondo me in larga misura compatibili anche con le disposizione costituzionali ma per la banale ragione, che ripeto ormai da due giorni, che non voto una norma che non significa nulla. Questa è una norma che non significa nulla.
Se non si disciplinano le forme di convivenza riconosciute, se non si disciplinano i diritti attivi e passavi rispetto alla riscossione del vitalizio, se non si identifica in maniera giuridicamente certa e non politicamente nobile la platea dei beneficiari, questa norma non significa nulla. E visto che non stiamo facendo un ordine del giorno, non stiamo facendo una dichiarazione politica, non stiamo facendo un manifesto, non stiamo facendo una proposta di legge ad iniziativa popolare, ma stiamo tentando, in maniera tecnicamente pessima ed indecente, di disciplinare la materia dell'indennità e dei trattamenti vitalizi dei Consiglieri introdurre elementi di nobilissima speculazione politica - che io condivido dalla prima all'ultima parola, essendo stato forse fra i Consiglieri presenti quello che più si è impegnato su questo tema anche con iniziative legislative di iniziativa popolare - significa rendere un pessimo servizio alla causa che si vuole difendere e un pessimo servizio alla pulizia di questa legge.
Se fossimo in una logica nella quale mi pare nessuno, a partire dai proponenti dell'emendamento per giungere ai proponenti della legge, avesse voluto entrare nella materia dei vitalizi, cioè fissare una serie di elementi di principio demandando all'Ufficio di Presidenza dei poteri fra virgolette legislativi di disciplina di questa materia, allora evidentemente, il problema sarebbe stato diverso; sarebbe spettato all'Ufficio di Presidenza definire in maniera positiva, e non politica giuridica e non ideale questa materia.
Visto che non siamo in questo campo e visto che se ci guardiamo in faccia e non ci prendiamo in giro sappiamo perfettamente che domani nessun dirigente regionale così come non potrà determinare la pensione del Consigliere Mercurio potrà determinare chi è il convivente di Carmelo Palma, questo emendamento così formulato - il Presidente lo ho giudicato ammissibile - per me è semplicemente inammissibile e non va neanche posto in votazione. Sicuramente non potrà avere un voto positivo. Ripeto: visto che c'é sempre qualcuno che si sente più convivente, più pensionato, più Consigliere, più ex parlamentare o più frocio di qualcun altro, si dica pure che il Radicale è contro il riconoscimento della reversibilità nei confronti del convivente, ma si dica fino in fondo la verità, che questa norma non significa nulla e le norme che non significano nulla non solo non si possono votare, ma non possono neanche essere messe in votazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Capisco che vi potrà sembrare strano, ma secondo voi se sospendessimo questa seduta, andassimo a dormire sei ore e la riprendessimo domani mattina alle ore 08.00, non sarebbe una cosa saggia? Cambierebbe qualcosa?



(Commenti in aula)



MARCENARO Pietro

Ma lo so, i commenti sono conosciuti! Io però lo dico lo stesso, perché mi sembra che stiamo facendo una stupidaggine, dopodiché eccoci qua.
Il mio è un suggerimento. A mio giudizio sarebbe una cosa saggia. Per naturalmente la saggezza è di altro...



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Sarò brevissimo.
Presidente e colleghi, mi unisco ai colleghi che hanno chiesto al Consigliere Rocco Papandrea di ritirare l'emendamento proposto.
Noi siamo contrari nel merito e riteniamo peraltro inopportuno trattare questa vicenda in questa discussione collegata a codesta proposta di legge. Perciò chiederei, anche a nome della collega, di ritirare l'emendamento. Nel caso dovesse essere posto in votazione, esprimeremo voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo presentato questo emendamento per stabilire un criterio di giustizia.
Nel caso semplice e possibile che esista una convivenza, e che questa convivenza sia stabilita da un ex Consigliere regionale, si presenta la situazione per cui se il Consigliere regionale è sposato è previsto il riconoscimento di quanto maturato per il coniuge, ma se il Consigliere non è sposato non è previsto questo riconoscimento per la donna o per l'uomo con cui ha convissuto anche per anni e anni.
Mi pare incredibile che in un istituto o in un ente laico, quale dovrebbe essere l'assemblea regionale, di fronte a queste affermazioni di semplice giustizia e di fronte alla parola "famiglia" si entri in fibrillazione in modo trasversale e improvvisamente ci scopriamo tutti legati ad un'etica religiosa, che, francamente, non mi appartiene.
Ritengo che questo emendamento, come ripeto, non rappresenti altro che un principio di giustizia e di uguaglianza. È vero che si potrebbero sollevare delle osservazioni, come quelle sollevate dai Consiglieri Burzi e Palma sull'indeterminatezza con la quale questo emendamento è stato formulato, però ritengo molto istruttiva e interessante la discussione che si è sviluppata su questo tema, proprio perché ha dimostrato come ci portiamo ancora dietro dei retaggi che francamente non ritengo debbano essere presenti in questa assemblea.
Tuttavia, pur essendo profondamente convinto della giustizia e della necessità di questo emendamento, accolgo le osservazioni di chi diceva che questo provvedimento non è da modificare, ma da respingere. Pertanto d'accordo con il Consigliere Papandrea, ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 1.120) è stato ritirato dai proponenti.
1.121) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: Abrogare l'art. 1, comma 5 1.122) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Marcenaro, Manica Suino, Riggio, Placido e Muliere: Il comma 5 dell'art. 1 è abrogato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Anche questo comma affronta un problema, come tutti sanno, molto delicato e che dovrebbe essere affrontato da tutti con una certa cura e cautela proprio per la pesantezza e per il dolore che si porta dietro come tutte le questioni che riguardano l'invalidità.
E' stato sostenuto da diversi Consiglieri che hanno partecipato al dibattito, mi riferisco in particolare ai Consiglieri Cattaneo, Mercurio e altri, che, in nessun modo, la posizione del Consigliere, può essere assimilata a quella del lavoratore dipendente o ad altre figure, quindi questo argomento è stato usato per giustificare norme particolari. Vi rivolgo una domanda, prima di arrivare ad una conclusione: pensate che figli portatori di handicap di un Consigliere regionale debbano avere diritti diversi rispetto ai figli di qualsiasi altra persona? Se qualcuno pensa questo, lo dica, io penso che non sia sostenibile una affermazione di questo genere. Per questo invito i Consiglieri a rivedere il punto e a considerarlo con tutto il rispetto e la cautela che merita.
Non possiamo affermare un principio per cui, di fronte ad un problema difficile come quello di un handicap, noi stabiliamo che, chissà perché, un Consigliere regionale e la sua famiglia hanno il diritto a misurare in modo diverso l'handicap, le percentuali di invalidità, di quello che viene utilizzato per il resto delle persone.
Se noi pensiamo che, con un'azione del genere, compiamo un bel gesto in realtà facciamo un'opera devastante. Facciamo un'opera che finisce per essere più devastante. Stabiliamo, su un problema su cui veramente non si capisce quale sia la differenza, principi così diversi che non possono essere sostenuti: chiedo che su questo punto ci sia una considerazione, un esame, per queste ragioni di fondo che ho appena esposto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Aggiungiamo confusione a confusione. Questa norma si inserisce nel comma II dell'art. 8 della legge n. 24 che, non so se il Consigliere Marcenaro abbia letto questo passaggio, recita: "nel caso in cui la quota dell'assegno sia attribuito a più soggetti, è suddivisa in parti uguali. I figli hanno diritto alla quota loro attribuita fino al raggiungimento della maggiore età oppure, se studenti, fino al compimento de ventiseiesimo anno di età". Ad un certo punto si modifica: "salvo il caso di invalidità a proficuo lavoro accertata con le modalità di cui all'art. 9" L'art. 9 parla di Consiglieri inabili al lavoro e quindi, fatti salvi questi casi, le parole sino all'art. 9 nella quale dice "salvo il caso di invalidità il proficuo lavoro è accertato ..." sono sostituite dalle seguenti "salvo il caso di invalidità civile accertata ai sensi di legge pari o superiore al 50%".
Guardate che tocchiamo una materia assolutamente controversa l'attribuzione del grado di invalidità non è un elastico, questo punto è estremamente delicato, cos'è che definisce la soglia? Io ho affrontato una problematica analoga, credo che il Consigliere Cantore lo ricordi, sulle questioni legati all'accesso agli asili nidi nel caso di presenza di genitori invalidi: l'interpretazione di quella norma è stata drammatica.
Tutte le delibere del Consiglio comunale vanno sottoposte, preliminarmente al voto dei Consigli di Circoscrizione. Mi ricordo, occupandomi da genitore di questa problematica in periodo antecedente al mandato consiliare e occupandomi come "genitori organizzati" di dare un contributo per la definizione del regolamento, che avevamo costruito una tabella comparativa dei voti espressi dalle dieci Circoscrizioni: il risultato è stato drammatico. C'era chi aveva inserito il 72%, chi il 68%, chi il 54%, chi il 50% e chi il 45%. Guardate che questa è una materia che riguarda diritti delle persone inabili sulle quali, a nessuno, è dato di poter intervenire in modo così superficiale. A meno che, anche qui, non si sia pensato ad un provvedimento ad personam: sarebbe gravissimo, sarebbe assolutamente grave.
Faccio un appello a chi ha presentato questa proposta di legge, anche per rispetto di questa categoria: non si giochi su una materia così delicata. Si può, credo, pensare serenamente. Questo non è uno di quei casi nei quali diciamo "restituiamo dignità ad un provvedimento", sarebbe più facile far finta di niente e arricchire la denuncia delle scelte che operiamo, se si arriverà al voto del provvedimento.
Se inviassimo questa legge a tutte le categorie degli invalidi, sarebbe offensivo, credo anche per i proponenti che penso siano stati mossi da buone intenzioni. La questione dei limiti sulle problematiche non è una questione che si può affrontare con questa superficialità.



CONTU Mario

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



CONTU Mario

Vorrei presentare un emendamento.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Cattaneo, questo emendamento è abrogativo, prima dobbiamo votarlo poi, al limite, ne presenta un altro parzialmente abrogativo, modificativo, come ritiene lei, però prima dobbiamo votare questo emendamento.
Ricordo il parere negativo del relatore.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti 1.121 e 1.122) Il Consiglio non approva 1.123) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: Abrogare l'art. 1, comma 6.
1.124) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Marcenaro, Suino Manica, Placido e Muliere: Il comma 6 dell'art. 1 è abrogato.
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Il comma III dell'art. 8 è abrogato, noi chiediamo di abrogare questa abrogazione (scusate il gioco di parole).
Cosa dice il comma III dell'art. 8? "Il diritto a percepire la quota dell'assegna loro attribuito, permane per i figli che abbiano raggiunto la maggiore età, ovvero se studenti superato il ventiseiesimo anno di età", e quindi si abroga anche questa parte. Si abroga anche "se gli studenti abbiano superato il ventiseiesimo anno di eta" nel caso di invalidità a proficuo lavoro accertata con le modalità di cui all'art.9, nelle seguenti misure: invalidità al 50-65% metà dell'assegno percepito; invalidità superiore al 75% la stessa misura percepita in precedenza. Ora comprendo il portato di quell'emendamento: è estensivo, ma perché i figli o i familiari dei Consiglieri contano di più dei criteri universalmente applicati dall'INAIL, nella definizione del grado di invalidità? Inabilità totale inabilità parziale. Ma perché? Mi auguro che i proponenti, nel corso della discussione, esplicitino meglio la ragione dell'emendamento. I nostri figli non sono diversi da altre categorie del lavoro quando si tratta di discutere l'accesso ai servizi alla persona o ai servizi prestati da un ente locale o alla maturazione di un diritto. Noi non siamo una casta privilegiata. Sono preoccupato per questo emendamento perché mi sembra che sia offensivo verso la categoria degli inabili.



PRESIDENTE

Chiedo scuso colleghi, ma devo dichiarare gli emendamenti inammissibile non potendoli mettere in votazione, altrimenti metterei in votazione lo stesso principio già votato. La formulazione di cui al comma 6 è una formulazione di carattere tecnico di coordinamento perché precisa la conseguenza dell'introduzione, nell'ordinamento, del comma 5. L'ho verificato.
1.125) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Muliere, Manica Suino e Marcenaro: Il comma 7 dell'art. 1 è abrogato.
1.126) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: Abrogare l'art. 1, comma 7.
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Se questo lavoro fosse stato svolto dall'Ufficio di Presidenza, dopo un attento lavoro di istruttoria, il testo sarebbe arrivato in aula dopo una pratica emendativa attraverso i lavori di Commissione. Qui si chiede sostanzialmente, che al comma 5 dell'art. 8 le parole "devono avere luogo" fino alle parole "nascita dei figli" vengano sostituite dalle seguenti: "possono avere luogo a domanda in qualsiasi momento".
Il comma 5 dell'art. 8 recita: "Sia la comunicazione di cui al comma 3 sia l'inizio della contribuzione di cui al comma 1, devono aver luogo entro 60 giorni dall'assunzione del mandato consiliare, pena la decadenza dal diritto di chiedere il beneficio. Tale causa di decadenza non opera in caso di matrimonio o di nascita di figli", possono invece aver luogo a domanda in qualsiasi momento. E' una deregolazione totale. Sono esterrefatto.
Prosegue: "Successivamente all'inizio del mandato consiliare; in tale caso il termine per la comunicazione decorre dalla data del matrimonio o della nascita dei figli e l'obbligo del pagamento della quota aggiuntiva di cui al comma 1 retroagisce alla data di assunzione della carica di Consigliere".
Presidente, dovrà pure esistere una norma sovraordinata che rende impraticabile certe proposte. Questa è una norma di garanzia, ma, allo stesso tempo, è una norma prescrittiva che obbliga a compiere un determinato adempimento entro una certa data, pena la decadenza del beneficio.
Presidente, sono senza parole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Comprendendo il discorso del Consigliere Burzi sul fatto che possono esistere casi che nella loro singolarità rappresentano l'esigenza di una modifica organica di una normativa, ritengo che anche un singolo caso possa segnalare l'esistenza di un qualcosa di inopportuno e quindi consigliare la revisione di una disciplina.
Di fronte all'emendamento del comma 5 dell'art. 8 della legge n. 24 l'unica conclusione che posso trarre è che qualcuno si è dimenticato, non so se fra i Consiglieri in carica o se fra i Consiglieri che hanno rivestito il mandato in altre legislature, di comunicare la necessità di provvedere al pagamento della differenza entro i 60 giorni stabiliti dalla legge. Non esiste nessun'altra ragione, non già per aggiornare i termini del versamento quanto per abolire qualunque termine del versamento consentire - uso termini impropri - il riscatto di diritto di reversibilità in qualunque momento, anche a distanza di venti/trent'anni, o nel momento in cui, per l'occasione, se ne presentasse l'esigenza e la necessità, senza neppure la corresponsione (ma su questo c'è un emendamento a parte) degli interessi legali maturati nel periodo intercorrente fra la data in cui è maturato il diritto (il matrimonio o la nascita del figlio) e il momento in cui viene corrisposto il versamento, magari anche a distanza, stando a quanto da voi formulato, di venti/trenta o quarant'anni.
Visto che su questa materia ho l'impressione che le sanatorie inseguano le sanatorie, occorre aggiornare i termini della sanatoria stabilendo che in virtù dell'entrata in vigore della legge, sono aggiornati i termini per le operazioni di cui al comma 4.
Altro punto è stabilire, non che sono aggiornati i termini, ma che da questo momento in poi qualunque Consigliere si sposi, possa, passati trent'anni, versare, senza una lire di interesse, le somme necessarie per fare ottenere la reversibilità al coniuge o ai propri figli.
Esiste, secondo me, un principio generale sulla questione degli interessi accolta in alcuni casi e non in altri.
Altro problema ancora sarebbe se i proponenti avessero suggerito una diluizione, una rateizzazione maggiore dei versamenti, questo è comprensibile. Se un Consigliere, a fine legislatura, deve provvedere a versare le quote necessarie alla reversibilità, è difficile presumere che possa provvedere a questo versamento nel giro di poche settimane. Tuttavia qui non si tratta di un problema di termine di versamento, qui si tratta di un problema di termine di domanda: la richiesta e la comunicazione, non il versamento, deve avere luogo entro 60 giorni dalla maturazione di questo diritto.
Quindi, da questo punto di vista, suggerirei ai proponenti - che in questo momento mi sembrano impegnati in tutt'altro, quindi sto parlando a vuoto, ma spero che almeno il relatore mi stia ascoltando - o di aggiornare i termini della sanatoria, se è quello che volete fare, o di disciplinare diversamente i termini della rateizzazione, ma sicuramente di non procedere all'abolizione di qualunque termine e a non prevedere neppure l'interesse legale per il versamento di queste quote.Il rischio di creare una normativa "Arlecchino" di termini diversi e di condizioni diverse sulla medesima materia è un rischio molto grave verso cui state molto gravemente precipitando.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Noi vi chiederemmo di ripensare a questo comma 7 perché, come giustamente hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, tale comma, che cancella alcune parole dal comma 5 dell'art. 8, crea una situazione di completa deregolamentazione.
Il comma 5 dell'art. 8 nelle parole sostanzialmente sosteneva che la comunicazione di cui al comma 3 doveva essere fatta e doveva avere luogo entro i 60 giorni dall'assunzione del mandato consiliare, pena la decadenza del diritto di chiedere il beneficio; tale causa di decadenza non operava in caso di matrimonio o di nascita dei figli.
La cancellazione delle parole, così come richiesto nel comma 7, implica una possibilità compiuta e continua senza nessuna regolamentazione dell'eventualità di rientrare all'interno di questa situazione. E io vi chiedo se una cosa come questa possa avere un qualche valore e possa essere in qualche modo normata in una legge.
E' vero che tutto questo art. 1 è un articolo di casi individuali nel tentativo di dare norma giuridica a una serie di situazioni, ma guardate che questo comma 7, rispetto a tutti quelli che abbiamo discusso, è uno di quelli che crea il maggior numero di problemi, è una forma di deregolamentazione la più assoluta possibile, nonché una individuazione imbarazzante; addirittura si può pensare che una norma come questa, a un certo punto, sia stata scritta perché qualcuno o si è dimenticato del termine dei 60 giorni o sul termine di quei 60 giorni scaduti forse ci ha ripensato. Perché questo è l'unico modo per definire una norma come questa.
Ecco, voi pensate veramente che dentro a un art. 1, che pure ha le caratteristiche che ci siamo sforzati di dire, un elemento come quello del comma 7 possa avere i termini per sussistere? O non sia veramente al limite dell'accettabilità in questa direzione? Guardate, non so quale sia la ragione per cui non ci possa essere da parte della maggioranza, su un punto così imbarazzante come questo, più imbarazzante di tutti quelli precedenti, una sorta di ripensamento.
Non vediamo segnali in questa direzione, ma riteniamo che questa deregolamentazione, fatta in questo modo, possa creare una serie di problemi infiniti, per cui la nostra richiesta di abrogazione del comma 7 è una richiesta che sostanzialmente fa permanere l'articolo della legge così come esso era e i termini della legge dei 60 giorni così come essi erano: ci sembra che quei termini e quella normativa fossero più che sufficienti per la regolamentazione.
Pertanto vi chiediamo di accogliere l'emendamento abrogativo del comma 7.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente, ma chiederei una sospensione di qualche minuto perché non vorrei disturbare i colleghi, se è una cosa importante...



PRESIDENTE

No, vada pure avanti.



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

E allora chieda, per cortesia, ai Consiglieri che sono vicino a lei...



PRESIDENTE

Scusi, si sta valutando in ordine agli emendamenti. Visto che gli emendamenti si presentano anche in aula, è ovvio che viene fatta una valutazione in corso d'opera.
Comunque, Consigliere Placido, sia io che i colleghi la stiamo ascoltando.



PLACIDO Roberto

Mi basta, è più che sufficiente, non volevo... La mia richiesta era in senso propositivo, tanto abbiamo tempo; era per meglio fare le valutazioni insieme a relatore, proponenti e quanti devono entrare nel merito. Non vorrei, però, che la questione pregiudicasse lo svolgimento della discussione.



PRESIDENTE

Svolga pure il suo intervento.



PLACIDO Roberto

La ringrazio, Presidente. Devo dire che intervengo un po' perché a una certa ora bisogna pur interrompere la monotonia, altrimenti vi è il rischio di avere dei cedimenti fisici (sonno e quant'altro). Praticamente ha ragione il collega Tapparo: intervengo per non rischiare di addormentarmi visto che dobbiamo restare in aula fino alle 8 di domattina (fra l'altro non solo noi, ma anche i funzionari che ci accompagnano.
Devo dire che sarà il clima natalizio, ma questo provvedimento - almeno questa parte del provvedimento - mi dà l'impressione che, siccome siamo a Natale, qualcuno abbia detto: "Cosa volete?", come Babbo Natale chiede ai bambini: "Cosa vuoi per regalo natalizio/vitalizio?". Allora ognuno si è sbizzarrito: "Io voglio rientrare nei 60 giorni che ho dimenticato", "Io vorrei quella cosa che non c'è", "Io ho fatto il parlamentare".
Praticamente le letterine di Natale.
Qualcuno a Babbo Natale l'avrebbe ordinato se non altro meglio, ma si tratta di capire chi è Babbo Natale, almeno questo; non siamo mai riusciti a capire chi era il Grande Vecchio, ma almeno Babbo Natale riusciremo a capire chi è? L'impressione che ho da questo provvedimento è che Babbo Natale sia il Consigliere Mercurio o, meglio, qualcuno dice che chi impersonifica Babbo Natale in questione potrebbe essere il collega Mercurio. Non lo so l'impressione però è questa. Chiedete a Babbo Natale; qui c'è di tutto: chi si è dimenticato, chi è arrivato in ritardo, chi non se n'è accorto, chi ha situazioni particolari.
Personalmente non ho partecipato alla Commissione, ma la cosa incredibile è che nel mio pensiero - e credo anche in quello di chi ha letto i giornali in questi giorni - c'era il compenso ai Consiglieri regionali. Si può essere d'accordo, non si può essere d'accordo; ci sono Regioni - ho letto l'Espresso di questa settimana e ce n'è per tutti, la Calabria, la Campania, la Sicilia.
Lo dico per la cronaca: i colleghi siciliani tre settimane fa, mentre i lavoratori di Termini Imerese bloccavano lo Stretto di Messina, si sono fatti un aumento pari al costo di una Audi A6. Quindi, una Audi A6 a testa mentre i lavoratori siciliani della Fiat di Termini Imerese bloccavano lo Stretto.
Invito i colleghi della maggioranza a rivedere questa impostazione, per non costringerci tutti quanti, funzionari compresi, a rimanere in aula fino alle otto del di domani mattina.
Anche perché siete incredibili! Per una cosa molto inferiore ad altre Regioni, state facendo un pandemonio; ma solo voi! Il problema è nel manico, e vi chiedo - se qualcuno riesce - di riafferrarlo per trovare una soluzione che ci permetta di eliminare queste "letterine a Babbo Natale", che sono scritte male ed assemblate anche peggio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

In queste ore stiamo vedendo in Senato quanto sia difficile con nuove regole giuste che ci si è dati dopo avere "scassato" i conti pubblici con delle iniziative di spesa che non avevano mai correlazione con le entrate o le disponibilità frutto di operazioni di risparmio o di contenimento di altre spese.
Questo è un provvedimento la cui l'indeterminatezza è notevole, nel senso che apriamo un meccanismo, senza porre particolari regole ed onerosità giuste. Quindi, il riscatto di un diritto di reversibilità potrebbe concentrarsi in un certo periodo, con forme tali da concorrere a limitare o a mettere in difficoltà la tenuta - per non usare sempre il termine sostenibilità del nostro sistema di vitalizio. Tale sistema per deve avere qualche connessione con ciò che succede all'esterno.
Se poi il nostro sistema vitalizio farà acqua da tutte le parti bisognerà alimentarlo, ma senza andare in controtendenza rispetto alla politica portata avanti per il sistema previdenziale pubblico, e rivolta sostanzialmente a contenere l'incremento del debito - anzi, ad invertirne la tendenza e a recuperarlo.
Sottolineo che il debito previdenziale intacca il 3% del PIL. Quindi avere presentato una proposta di questo genere significa proprio non avere colto il principio che si è andato consolidando, soprattutto dopo gli anni '70-'80, che sono stati notoriamente anni di grande sfondamento del debito pubblico, tali da portare nel 1992 ad una finanziaria ad hoc, pena la dichiarazione di fallimento.
In Argentina nei mesi scorsi c'é stato il "default", cioè l'incapacità di restituire il debito internazionale. Nel nostro caso, si tratta dell'incapacità di rispondere agli interessi del debito pubblico.
E' possibile che a nessuno venga da chiedersi se una formulazione di questo genere abbia una compatibilità finanziaria con i meccanismi presenti nel quadro generale? Pensate, ad esempio, al problema della ricerca e all'operazione di incremento delle tasse sulle sigarette per avere dei fondi disponibili. Questo ormai è un segnale del rapporto tra nuova spesa e copertura, che, soprattutto con l'ingresso nell'Unione Europea e con il patto di stabilità, dovrebbe condizionare tutti i nostri comportamenti.
Vi è anche un altro passaggio che non tiene conto di questo meccanismo.
E' possibile che, nell'elaborare una norma, non si siano previsti dei principi generali a cui fare riferimento, e dai quali ricavare il dettaglio della norma? E' un'altra situazione in cui si è scritto che non ci sono limitazioni, tempi, indicazioni ed eventualmente tassi d'interesse da applicare nel lungo periodo per cercare di "spalmare" la spesa e non scaricarla su altri.
Pongo questi interrogativi, perché il mio giudizio negativo nei confronti del provvedimento è proprio relativo, al di là di chi beneficia al fatto che non tiene conto del principio generale, secondo cui ad ogni spesa occorre dare un interfacciamento preciso, con una nuova entrata o con un risparmio da qualche parte. In questo modo rischiamo di intaccare la stabilità del nostro sistema di vitalizio.
Questa è un'ennesima ragione per la quale varrebbe la pena ritirare questo articolo, reinquadrarlo in un sistema più generale, nel quadro di riforma del nostro sistema di vitalizio - mi stanco di dirlo, ma lo ripeto per l'ennesima volta - come ha fatto la Regione Valle d'Aosta che, in sei mesi, ha ridefinito il quadro generale ed oggi ha un impianto estremamente interessante.
Mi sembra anche questo un ulteriore infortunio nell'elaborazione di questo articolo.



PRESIDENTE

Il relatore è favorevole all'abrogazione del comma 7.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti 1.125 e 1.126).
Il Consiglio approva.
1.127) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: Al comma 7 dell'art. 1 dopo le parole "possono aver luogo in qualsiasi momento" sono aggiunte le parole "L'ammontare della contribuzione è integrata con interessi legali maturati nel periodo intercorrente fra la data di assunzione in carica del Consigliere e la data del versamento".
Tale emendamento è da ritenersi decaduto.
1.128) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: All'art. 1 aggiungere il comma 8: "Per il futuro, a partire dalla prossima legislatura, (la 8^), la quota aggiuntiva sul vitalizio che può derivare dall'assegno integrativo percepito dai Consiglieri regionali per gli ulteriori incarichi ricoperti così come indicato al comma 1 ter, viene determinato con il sistema contributivo di calcolo di cui all'articolo 1, comma 6 della legge 10 agosto 1995, n. 335 e successive modificazioni".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Incorrendo ovviamente sempre nelle critiche che mi potrebbero derivare dal collega Contu, che esercita un controllo rigido sui miei comportamenti proporrei che il provvedimento fosse immodificabile. Ma qualora si decidesse di proseguire in tal senso, con questa mia proposta tenterei di far sì che la quota che si va a sommare al vitalizio di base dei Consiglieri regionali trovi una formula di calcolo che certamente avrà un rendimento più basso (quella che proporrò) rispetto al rendimento del vitalizio.
una piccola forma di penalizzazione, ma non per dispetto, ma perch utilizzo il calcolo del sistema pubblico e quindi faccio riferimento al comma specifico che calcola il montante individuale dei contributi per il coefficiente di trasformazione. Sommariamente, rispetto al nostro rendimento, che - lo devo riconoscere - è più basso del meccanismo previdenziale che c'é in altre Regioni, ciò che andiamo a sommargli sopra per coloro che hanno occupato, occupano o occuperanno degli incarichi nella nostra Regione è un po' penalizzante.
In effetti, non è nemmeno penalizzate, ma fa riferimento alla norma nazionale, se non viene ritoccata dall'eventuale modifica sulla legge delega sulla previdenza, qualora si materializzasse con un intervento legislativo. Però pare che non sia questione a breve.
L'elemento che propongo è far partire tutto questo "ambaradan" dall'inizio della prossima legislatura. Dotiamoci di una regola di calcolo e facciamola scattare per il futuro. Quello che è stato il passato, è stato il passato. Sarà una regola che varrà per il futuro. Lo sapremo. Sapremo anche farne una valutazione economica.
La proposta da un lato stabilisce di razionalizzare e partire da un certo momento in avanti. Utilizza un sistema di calcolo che è adottato per la previdenza pubblica, quindi non è un'invenzione. Ci avvaliamo della formula di calcolo prevista in quel sistema, che è contributivo tra l'altro. Questo ci permette, in qualche modo, di non sforare, nel senso che è ciò che si accumula praticamente dai versamenti della contribuzione che viene erogato; non ci sono cose diverse. Quindi garantiamo l'equilibrio anche da questo versante e non apriamo, invece, una falla, come si potrebbe aprire nella proposta che altrimenti viene formulata. Questo è il senso della proposta.
Capisco - il collega Contu mi guarda severamente - che anche questa è un'operazione di manutenzione sulla quale, forse, non varrebbe nemmeno la pena perderci troppo tempo. Ma io ho tentato anche per introdurre nella discussione un principio, nel senso di dire che se facciamo delle operazioni nuove, facciamole avendo cura intanto di capire che cosa succede nel mondo esterno rispetto alla dimensione nostra, dell'Amministrazione dell'Ente Regione, e dall'altro lato cerchiamo di farle partire con una data certa: per comodità, come aspetto convenzionale, ho pensato l'inizio della prossima legislatura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

In generale, lo spirito di questo emendamento a mio giudizio è condivisibile. È abbastanza semplice: nel momento in cui si decide un aumento della quota pensionabile della retribuzione di una parte dei Consiglieri, perché qui non stiamo parlando cioè di far crescere il vitalizio, una parte dell'indennità legata a cariche, quali quella di cui abbiamo parlato prima, l'esigenza che viene posta nell'emendamento è che questa maggiorazione del vitalizio non avvenga a carico dei cittadini e della fiscalità generale, e quindi attraverso spese supplementari. Almeno in questa parte nuova che viene fissata del vitalizio si seguano le regole del sistema contributivo, cioè quelle regole che stabiliscono un rapporto fra contribuzione e vitalizio che viene percepito attraverso un meccanismo di calcolo che richiama, in qualche misura, quello che normalmente viene usato per i sistemi contributivi di valutazione e di calcolo delle pensioni.
Penso che sia giusto, soprattutto se si tiene conto che noi eravamo già precedentemente in un sistema di rapporto fra indennità e vitalizi il cui squilibrio si stava già accentuando anche senza l'immissione di questo nuovo elemento. Quindi già eravamo in una situazione di tendenziale squilibrio crescente, e sempre minori erano e sono le capacità di autofinanziamento dei vitalizi da parte del montante contributivo che viene prelevato dall'indennità dei Consiglieri.
dunque ragionevole pensare che se si fa un'operazione di questo tipo di aumento dell'indennità, questo non vada a carico dei cittadini, perché è evidente che o ricerca un suo equilibrio, e quindi è in grado di misurare e moderare le aspettative di vitalizio sulla base dei contributi effettivamente versati, o altrimenti questa cosa la pagheranno gli impiegati della Regione che stanno lì dietro, che lavorano questa notte e che non avranno nessun beneficio ma attraverso le loro tasse contribuiranno a pagare le spese generali della Regione.
A mio giudizio, quindi, questo è un principio giusto. Naturalmente se qualcuno ha delle obiezioni sulla forma che viene indicata, cioè quella della legge n. 335, che è una delle modalità indicate, immagino che il Consigliere Tapparo sia disposto a modificare la forma tecnica se a questo corrisponde il principio che si cerca di sostenere, cioè di un equilibrio in tal senso.
Sarebbe ragionevole, da parte di un Consiglio regionale responsabile che nel momento in cui decide di rendere pensionabile, quindi erogare sottoforma di vitalizio, una parte della sua indennità, lo faccia assumendosi responsabilmente il problema dei costi di questa operazione ricercando gli equilibri, cioè provando a fare a casa nostra quello che predichiamo agli altri. Perché anche in questo caso è vero che noi non abbiamo le pensioni, non siamo in un rapporto lavoro dipendente-pensioni ma è anche vero che sfuggire completamente ad un principio di ricerca di equilibrio mi pare una cosa irragionevole e politicamente irresponsabile.
Vi è però un punto sul quale annuncio la presentazione di un subemendamento, perché non credo che questa cosa si possa fare solo dalla prossima legislatura; occorre farla dal momento dell'approvazione di questa legge. Dal momento in cui partirà questo meccanismo; non è possibile, per premiare, attraverso questo meccanismo, tutti coloro che lo utilizzeranno immediatamente per recuperare le situazioni pregresse. Anche su questo occorre avere un orientamento univoco.
Affronteremo questa tematica anche negli emendamenti successivi perché, troppo spesso, si risolvono i problemi scaricando la soluzione sulle generazioni future (in questo caso di Consiglieri) e non sulle persone presenti.
Il subemendamento che propongo è il seguente: invece di scrivere: "Per il futuro, a partire dalla prossima legislatura", si scriva: "A partire dall'approvazione della seguente legge, la quota aggiuntiva di vitalizio è...", ecc.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marcenaro propone di sostituire le parole "prossima legislatura" con le parole "entrata in vigore della presente legge".
Consigliere Marcenaro, se il Consigliere Tapparo non accoglie il subemendamento, questo non è presentabile, perché ho chiamato la discussione dell'emendamento e non quella del subemendamento.
Consigliere Tapparo, lo accoglie?



TAPPARO Giancarlo

Sì, se viene presentato in questa forma.



PRESIDENTE

D'accordo; l'emendamento è modificato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Suggerisco di inserire le parole "dall'entrata in vigore della legge" al posto di "dall'approvazione". Forse è la formulazione più corretta, dal punto di vista del testo coordinato.
Discutere su questo punto, Presidente, mi serve anche per interloquire con il Consigliere Marcenaro, che ha provato imbarazzo sulla questione dell'emendamento presentato per i 36 mesi, che può essere letto anche nel senso che suggeriva, cioè di portare la verifica alla prossima legislatura.
Mi rifiuto di credere che, in piena campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, tutto si possa approvare e mettere in discussione (perché questo sarebbe stato l'emendamento approvato) una questione così controversa e delicata come quella della verifica.
Condivido questo emendamento, Presidente, pur restando profondamente convinto che l'approccio nei confronti di questa legge, almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo, sia giusto.
Stiamo cercando disperatamente di mettere le pezze ad un provvedimento impresentabile. Non so se gli Uffici possano fornirci i nominativi dei Consiglieri al ruolo n. 32 della V legislatura, o al n. 47 della VI legislatura, o al n. 52 della VII legislatura; non posso andare oltre, ma potrei continuare fino al n. 60 Potremmo così svelare, magari nel corso della discussione di questo provvedimento, il mistero attorno a quei commi dell'art. 1, perché si dice che, ad esempio, il n. 16 corrisponde ad un nome e cognome. Sfugge, per un particolare, che io - preoccupandomi - andrei a verificare: poich l'unico che può ricorrere rispetto a quella pubblicazione è il diretto interessato, sto aspettando che il diretto interessato lo faccia, perch quando dall'originale si passa ad una fotocopia, il gioco è svelato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Ci troviamo di fronte ad un tentativo di disciplina positiva; positiva non come attributo che qualifica la bontà dell'emendamento, ma in senso tecnico-giuridico di una materia che i proponenti hanno scelto di non normare e che giunge - e siamo quasi al termine della discussione dell'art.
1 - ad una sostanziale indeterminazione, ritenendo che sia possibile un'applicazione analogica rispetto al versamento effettuato sulle indennità di carica.
Questo, è uno dei tanti tipi di disciplina possibili (lo dicevamo già nella discussione generale su questo articolo, facendo riferimento all'esempio dei fondi pensione chiusi).
Il Consigliere Tapparo propone un fondo pensione chiuso per i Consiglieri regionali, ma con un livello di remunerazione dell'investimento fissato, parametrandolo a quello dei lavoratori dipendenti e della riforma pensionistica generale. Esistono altre modalità possibili: possiamo, ad esempio, fissare delle modalità di determinazione in una misura pari ad una qualche percentuale della percentuale calcolata sull'indennità di carica dei Consiglieri regionali.
Poiché io, a differenza del collega Mercurio, non penso affatto che questo significhi che anche il 30% dell'indennità aggiuntiva diventi pensionabile, possiamo e dobbiamo positivamente disciplinare questa materia, stabilendo, ad esempio, che diventi - continuo ad usare un termine improprio - pensionabile solamente il 10 o il 15% delle contribuzioni che vengono versate a questi fini.
Più in generale, continuiamo a trattare una parte dell'indennità che è considerata indennità di carica, perché è imponibile come base per il calcolo previdenziale - anche qui uso un termine improprio - snaturando l'istituto del vitalizio e ritenendo che il vitalizio sia corrisposto ai Consiglieri regionali in ragione di una qualche relazione fra quanto hanno versato e quanto percepiranno come trattamento - nuovo termine improprio di quiescenza.
Il problema è che non c'è alcuna relazione fra questi termini; non c'è alcuna relazione fra quanto ciascuno di noi versa e quanto a ciascuno di noi viene corrisposto, essendo - e lo ripeto per l'ennesima volta, ma i proponenti non mi sembrano averlo capito - il vitalizio di ciascuno di noi determinato dall'indennità di carica di coloro che sono in carica nel momento in cui andiamo - termine improprio - in pensione e non sulla base di quanto abbiamo versato nella nostra carriera - ancora termine improprio previdenziale, all'interno del Consiglio regionale.
Poiché volete la disciplina positiva, dovete immaginare una disciplina positiva necessariamente derogatoria rispetto a quella che è prevista nella legge n. 24, per i vitalizi legati unicamente alle indennità di carica.
Poiché continuate a ritenere che il vitalizio possa essere diversamente integrato, dovete immaginare un diverso meccanismo di determinazione dell'integrazione del vostro vitalizio, essendo chiaro ormai a tutti in questa sala che non troverete un solo direttore regionale disposto a fare in via amministrativa, l'interpretazione autentica di una norma che non dice nulla della legge che volete votare.
I proponenti possono contrapporre a questo - non me ne voglia il collega Tapparo - un tentativo, magari migliorabile, di disciplina di questa materia, forme di disciplina diversa, magari più chiara e più determinata in rapporto ai meccanismi consueti di calcolo delle nostre indennità e dei nostri vitalizi. Quindi, suggerisco di ragionare in termini di percentuale rispetto a quanto viene versato, immaginando che, e siamo in una fase quasi conclusiva della discussione sull'art. 1, non tocchi nuovamente all'opposizione proporre delle alternative alle alternative su questa parte della materia.
Visto che, e concludo, Presidente, siamo tutti in tempo per salvaguardare una serie di acquisizioni della nostra discussione e nello stesso tempo per modificare gli impianti di questo provvedimento riconoscendo, ad esempio, anche su questa materia il meccanismo di delega legislativa - uso sempre termini impropri - all'Ufficio di Presidenza è possibile che in quel caso il problema della disciplina puntuale ovviamente non si ponga più e fissando una serie di criteri generali limite sia possibile affidarsi all'Ufficio di Presidenza per questa determinazione. In caso contrario, non votando questo emendamento o altri emendamenti non giungeremmo ad una disciplina univoca, ma giungeremmo a nessuna disciplina di questa materia, rendendo inapplicabile l'art. 1.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Credo che, anche se sono le due e mezza di notte, questo passaggio possa essere interessante.
Pensate un po' cosa significherebbe rispetto all'esterno il fatto che quest'Assemblea vorrebbe lavorare per trasformare, ovviamente per il futuro, il suo sistema di calcolo previdenziale, e sappiamo com'è, nel contributivo. È un segnale politico importante di responsabilità che potrebbe essere colto.
vero che ci sono altre situazioni, per esempio le cassi previdenziali delle libere professioni, "privatizzate" nel '94, che hanno mantenuto oltre alla ripartizione la formula retributiva per il calcolo della pensione non attuando il contributivo, perché, tra l'altro, la loro piccola riforma è stata fatta prima del '95 con l'introduzione del sistema contributivo dei diciotto anni.
Ho accolto l'emendamento e a me pare che nella parte aggiuntiva che verrebbe a poggiare sul vitalizio per coloro che hanno avuto degli incarichi, almeno su quella parte che è nuova, possiamo lavorare e applicare il metodo di calcolo contributivo, perché concorriamo e magari lasciamo un'ipotesi aperta a rivedere l'impianto del nostro vitalizio, con le forme attuate nella riforma del '95, per mirare ad arrivare a una forma di contributivo. Ci porremo come si porrà il Paese, probabilmente seguendo l'orientamento dell'Unione Europea che costringerà tutti i Paesi, forse già a partire dall'anno prossimo, a misurarsi sul terreno previdenziale non come corpo separato dello Stato. Intanto, però, cominciamo il nostro lavoro e semmai scattasse quest'ipotesi, anche se spero che ci sia un ripensamento finale sull'art. 1, si presenta alla società dicendo: "Abbiano attuato fatto questa integrazione, ma l'applichiamo con la riforma del '95 che ha stabilito il calcolo con il sistema contributivo". Questo non toglie che ci siano altre forme e altre tecniche come, per esempio, le casse previdenziali delle libere professioni, che comprendono quasi tutte le professioni, forse quella degli ingegneri che avrà una tenuta fino al 2018 dopodiché potrà entrare in rottura, perché hanno applicato il sistema retributivo, ma avendo forti depositi e giacenze di risorse accumulate nel tempo possono far fronte ad una trasformazione in negativo che si delinea già oggi, ma avrà i suoi esiti più avanti. In questo senso, si apre un dibattito molto grosso, se è giusto intervenire immediatamente, oggi per il domani lontano, oppure lo si fa più avanti, ma questo è un tema di natura politica.
Raccomando i colleghi, che a quest'ora saranno presi da altri pensieri a riflettere sul fatto che questa parte rappresenta un segno politico di qualificazione. È un elemento che si può giocare all'esterno, con il quale con uno sforzo e con qualche contraddizione, si cerca di dire: "Stiamo attuando un'operazione che non graverà all'esterno, perché vive di contribuzione propria e, quindi, non ci saranno squilibri che dovranno essere sanati dalla finanza generale".
Per questo motivo, raccomando i colleghi di votare questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Trovo singolare questo modo di discutere della maggioranza che proponendo un disegno di legge, non interloquisce, non discute e non risponde a domande che sono essenziali per chi svolge ruoli di responsabilità. La cosa è abbastanza semplice. Si tratta di stabilire se esiste per voi, maggioranza, che peraltro avete la responsabilità di governo di questa riunione, il problema di svolgere un'operazione di ristrutturazione dei vitalizi dei Consiglieri regionali basandosi su risorse proprie e non prendendo soldi dagli altri.
Contrariamente a tutto quello che si dice volete aumentare le pensioni prendendo i soldi dagli altri. Ripeto, la soluzione che è stata proposta può essere discussa, ma questo problema non esiste per voi. Esiste la possibilità di aumentare i vitalizi ai Consiglieri regionali a spese della contribuzione, senza porsi il problema di come si contemperano queste diverse esigenze. Ma è possibile che di fronte a una situazione del genere ci sia una maggioranza che non è in grado di rispondere? Se è così, ne prendiamo atto. Considero questo atteggiamento di una gravità impressionante. Siamo di fronte a una irresponsabilità, ed una insensibilità politica e sociale; una capacità di guardare solo se stessi e i propri più bassi istinti, senza minimamente tentare un confronto, una discussione su problemi che poniamo, che sono oggettivi, per i quali vi sottraete come se foste totalmente incapaci di prenderli in considerazione.
Lo sottolineo come un atteggiamento grave per il nostro lavoro e per la nostra discussione. In questa faccenda c'è qualcosa di più di una bega su un aumento di stipendi, c'è la micragnosità di una supposta classe dirigente.



PRESIDENTE

Ricordo il parere negativo del relatore.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Mi appello alla maggioranza. Questa proposta mi sembra estremamente ragionevole, rompe una linea di condotta che ha cercato di sostenere, fino ad ora, la tesi per cui il provvedimento, così come formulato, è assolutamente inaccettabile e la logica della riduzione del danno rischia di dare legittimità a questo provvedimento: questo è il dato sul quale bisogna misurarsi. Condividiamo lo spirito dell'emendamento, se così formulato, con l'accettazione del subemendamento.



PRESIDENTE

Ricordo il parere contrario della Giunta.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento modificato.
Il Consiglio non approva


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Presidente, ci stiamo avviando al termine della discussione dell'art.
1. Abbiamo bisogno di una sospensione di circa mezz'ora per operare una valutazione in ordine al proseguimento della discussione, alla eventuale presentazione di ulteriori emendamenti rispetto a questo articolo rispetto a questo punto che noi abbiamo detto, fin dall'inizio, essere un punto cruciale per la parte successiva anche della discussione. Manteniamo la nostra opinione negativa sull'intero provvedimento, avendo una ulteriore opinione negativa e dubbi sul testo dell'art. 1 per cui chiediamo la possibilità di avere mezz'ora di sospensione dei nostri lavori per operare una valutazione.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta.



(La seduta sospesa alle ore 2.39 riprende alle ore 5.18)


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468 "Modifiche ed integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (disposizioni in materia di trattamento economico indennitario dei Consiglieri regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

Do lettura del seguente emendamento: 1.129) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro e Manica: La seconda parte del comma 1, dell'art. 3, della l.r. n. 24/2001, dalle parole: "la disposizione si applica" alle parole "Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri", è abrogata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà



CATTANEO Valerio

Presidente scusi, sono un po' confuso. Questa mattina è stata chiesta la possibilità di fare una interruzione prima di procedere alla votazione dell'art. 1; quando ci siamo riuniti in Sala A per avere un esito di un confronto è stato detto "votiamo l'art. 1" adesso, invece, si dice che sono stati presentati degli emendamenti. Vorrei un chiarimento: questa faccenda riguarda una questione di rapporti politici e istituzionali che esulano da qualsiasi provvedimento.
Non vorrei pensare male, ma queste affermazioni sono riscontrabili dalle testimonianze di tutto il Consiglio regionale, da registrazioni e da tre punti nodali che abbiamo vissuto insieme. La minoranza ha fatto la richiesta, finito l'esame dell'art. 1 e prima di procedere alla votazione, di una sospensione ma, durante l'incontro che abbiamo avuto in Sala A, la Consigliera Manica, a nome dell'opposizione, ha esordito dicendo: "adesso che abbiamo finito l'art. 1 vediamo gli altri punti".
Vorrei capire: se si fa il gioco delle tre carte, se si chiedono le sospensioni con destrezza o se si tenta di guadagnare tempo. E' una questione di rapporti politici, correttezza e lealtà in questa aula che esulano dal provvedimento e, per quanto mi riguarda, è un problema politico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica ne ha facoltà



MANICA Giuliana

Capisco la stanchezza e lo stato di tensione, ma forse il Consigliere Cattaneo non ricorda bene cosa è avvenuto in Conferenza Capigruppo. Si è detto: arrivati a questo punto abbiamo due strade da percorrere: procedere arrivati al comma VII, con gli ulteriori emendamenti, che avevamo già pronti, rispetto all'art. 1 e valutare se questa sia una strada più meno produttiva o se non ve ne sia un'altra, cioè quella di entrare nel merito degli articoli successivi.
A quella Conferenza hanno partecipato 10 Consiglieri per cui tutti ricordiamo che questo era l'ordine della discussione.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Cattaneo)



PRESIDENTE

Vi ricordo, Consiglieri, che ho un solo emendamento depositato, lo discutiamo e, nel frattempo, dichiaro chiuso il termine di presentazione di emendamenti all'art. 1, e poi votiamo l'articolo.
Consigliere Marcenaro vuole illustrare l'emendamento 326.1)?



MARCENARO Pietro

Presidente, vuol dire al Consigliere Cattaneo quando ho presentato questo emendamento?



PRESIDENTE

L'ha presentato un'ora prima della sospensione.



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Vuole chiedere scusa Consigliere Cattaneo?



PRESIDENTE

CATTANEO Valerio (fuori microfono) Non chiedo scusa ....



PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo non sapeva che il Consigliere Marcenaro avesse presentato il suo emendamento un'ora prima della discussione. Consiglieri.
Effettivamente delle dichiarazioni in aula, probabilmente sono state mal interpretate, adesso abbiamo un emendamento depositato e dichiaro chiuso il termine per la presentazione degli emendamenti all'art. 1.
Questo emendamento, Consigliere Marcenaro, è ammissibile.
Il suo emendamento stabilisce che il limite dei 65 anni è invalicabile e non sono salvi i diritti acquisiti.
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Siccome abbiamo presentato ulteriori emendamenti, come lei vedrà dal rendiconto degli emendamenti presentati su altri articoli che riguardano la materia dell'età pensionabile, chiederei di ritirare l'emendamento da questo articolo e di trasferirlo, insieme agli altri che rientrano nella materia dell'età pensionabile, al punto in cui sono collocati, per non dividere la discussione su questo punto. Se lei controlla, Presidente, gli emendamenti presentati sugli artt. 3 e 4 riguardano tutti la stessa materia.



PRESIDENTE

Allora possiamo passare alle dichiarazione di voto sull'art. 1.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

L'art. 1 rappresenta uno degli aspetti più impresentabili di questo provvedimento di legge e di certo, con le modifiche intercorse, non ne muta la portata. Non so quale sia l'origine del provvedimento, perché ho presentato poche proposte di legge, ma per formularle mi sono avvalso dei nostri referenti sociali, quindi non si tratta di un qualcosa campata così.
Ho cercato di capire, in tutta la discussione sull'art. 1, quali sono stati i consulenti che hanno guidato la mano o le mani (perché a più mani è stato scritto il provvedimento) o, come qualcuno afferma, "i piedi", per come è stato articolato e per come, probabilmente, verrà licenziato dal voto di maggioranza, anche se, per certi aspetti, ha una sua impraticabilità. Trattandosi di materia controversa e non di facile soluzione, avevo chiesto agli Uffici di aiutarci in questa indagine di ricerca, non certo per conoscere i nominati delle persone e degli onorevoli Consiglieri interessati al provvedimento (oltretutto do atto al Consigliere Mercurio di essere al di sopra di ogni sospetto). Occorre, quindi, porre molta attenzione quando si presentano provvedimenti del genere.
Tornando al ragionamento poc'anzi espresso, quando parlo di riferimenti sociali, mi riferisco ad istanze collettive che, in quanto tali, devono tenere conto di riferimenti generali che non possono incidere in questo modo sul caso particolare. Questa è una sanatoria e, come tale, ha grandi limiti e, sicuramente, di questo provvedimento non ne avevamo bisogno.
Ma ciò che rappresenta il fatto ancora più grave è che, non avendo cognizione dei casi (non con nome e cognome, ma della casistica), il provvedimento non consente di quantificare le risorse e gli oneri che si andranno a scaricare incidendo sul bilancio.
E' un limite gravissimo. Quando abbiamo affrontato la legge sui buoni scuola avevamo riferimenti ben precisi: c'é una platea, ci sono 27 mila studenti, eccedono quelli sino ad una certa fascia di reddito, si è cercato di capire la composizione sociale e, più o meno, si sono potuti esprimere ipotesi. Lo stanziamento a copertura della legge, invece, è il risultato derivante, nella proposta dell'Assessore Leo, dal sapere qual era la platea dei beneficiari. Qui manca l'operazione contraria: non si è svolto questo lavoro. Riguarda 10-11 o 20 Consiglieri...



PRESIDENTE

La ringrazio Consigliere Contu.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Poche parole per dire che la probabile votazione dell'art. 1 segna un punto di svolta nella discussione della legge. Segna un punto di svolta non solo perché la maggioranza ha scelto di non accedere ad una proposta formulata ripetutamente, uniformare l'impianto del provvedimento ad un provvedimento di delega senza mantenere la natura ibrida del provvedimento ma perché mi pare che le timide aperture, che sull'art. 1 sembravano profilarsi per una decisione della maggioranza (che probabilmente scambia la durezza per compattezza), non hanno avuto esito nella discussione e nell'esame dei successivi punti del provvedimento, che sono stati oggetto di numerose discussioni fra i Capigruppo di maggioranza e di minoranza.
L'auspicio che formulo (lo formulo sicuramente in termini istituzionali e non come rappresentante dell'opposizione) è che la scelta della maggioranza non sia, anche sugli articoli successivi, quella del "tanto peggio, tanto meglio". La maggioranza ha scelto di votare - e probabilmente di approvare - un articolo 1 che nella sostanza è inapplicabile. Si potrebbe tentare, in virtù di questo successo, di utilizzare la stessa logica per chiudere in fretta la partita, evitando l'esposizione sugli organi di informazione, e di procedere con la medesima logica anche sugli altri articoli, ridiscutendo complessivamente l'impianto della delega e tentando - lo dico nel modo più semplice, ma anche più comprensibile - di portare immediatamente a casa tutto quanto. Secondo me questo, in termini istituzionali, sarebbe un errore e, in termini politici, un elemento di divisione ancora più forte, oltre che un elemento di sfiducia, neppure troppo indiretto, rispetto all'Ufficio di Presidenza.
Visto che non sono così convinto che la maggioranza su questo punto abbia una linea comune - la compattezza che registrerà sull'art. 1 comunque sembra far profilare divisioni future - voglio lasciare a verbale questa considerazione come monito, perché la discussione che ci aspetta è comunque ancora molto lunga e in questo caso, soprattutto per la maggioranza, la fretta diventerebbe cattiva consigliera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea che si differenzia dal Gruppo.



PAPANDREA Rocco

Annuncio che, rispetto ad altre parti di questo articolo, non parteciperò al voto e non garantirò nemmeno la presenza in aula (risulter assente al momento della votazione), in quanto credo che questo provvedimento abbia dei limiti enormi, che sia stato studiato tenendo conto di casi particolari e che sia sostanzialmente impresentabile. Ma quello che mi stupisce non è solo questo elemento.
Nelle ultime due ore si è cercato un percorso per evitare di ripetere questa prima parte della discussione; allo stato attuale, mi pare che non ci siamo ancora, perché la maggioranza praticamente dice che non c'è possibilità di discussione sul suo provvedimento e soprattutto su uno degli aspetti centrali: la delega.
Devo dire che questa insistenza sulla delega e il fatto di non voler portare in aula la discussione su uno degli aspetti essenziali della legge il calcolo dell'indennità dei parlamentari - mi pare una cosa estremamente sospetta, perché evidentemente l'intenzione è quella di poter agire tranquillamente, senza verifiche successive.
Questa scelta ci trova totalmente contrari. Al riguardo noi avevamo presentato anche delle nostre proposte - poi interverremo su questo - che in qualche modo tenevano conto del problema. Le proposte non necessariamente debbono essere condivise, ma le nostre non erano solo dei "no", erano delle proposte concrete; in sostanza, avevamo detto: "Discutiamole qui in aula".
Questa continua ad essere la nostra posizione. Noi non accettiamo siamo contro e ci opporremo aspramente a questo elemento di delega, perch da una parte ci toglie ogni potere e, dall'altra, rende le decisioni non chiare; tra l'altro, penso che non accelererà nemmeno i lavori.
Sono convinto che i lavori d'aula sarebbero più celeri se, anzich discutere di una delega, potessimo discutere dei contenuti specifici della legge, per essere noi che alla fine ce ne facciamo carico, esprimendo un giudizio sulla legge stessa, e non ad un certo punto, su una delle questioni più importanti, anzi sulla questione più importante, dire: "Decida qualcun altro".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Da questa parte dei banchi, dalla parte dell'opposizione, per tutto il pomeriggio, per tutta la serata e la nottata, si è cercato di far ragionare la maggioranza e i proponenti di questa proposta di legge regionale, al fine di convincerli a ritirare questo testo legislativo.
Noi riteniamo che l'approvazione di questo art. 1 sia un atto estremamente grave; per quanto ci riguarda, la viviamo come una sconfitta in quanto introduce dei criteri che noi non condividiamo e che riteniamo parzialmente illegittimi.
Noi abbiamo partecipato al dibattito esprimendo opinioni contrarie e affermando sempre che questo art. 1 è assolutamente non emendabile, non migliorabile nella forma. Abbiamo partecipato alla discussione per sottolineare i motivi che erano alla base della nostra richiesta non di un miglioramento di questo articolo, ma della sua abrogazione.
Abbiamo richiesto che questo articolo fosse ritirato, perché va oltre la materia dell'indennità retributiva dell'impegno del Consigliere; va oltre, intervenendo di fatto su norme di natura previdenziale, stabilendo uno status speciale per i Consiglieri regionali.
Di fatto questo articolo, così com'è stato redatto e come sta per essere approvato, va praticamente a contrastare con quella norma di base che vuole tutti i cittadini uguali davanti alla legge. Noi, con questo articolo, in tema di materia previdenziale, facciamo sì che ci siano dei cittadini più uguali - come si usa dire - davanti alla legge, facciamo sì che si creino dei privilegi, e le persone privilegiate sono i Consiglieri regionali.
Rispetto a questo articolo e a tutta la legge vi è poi un altro motivo di opposizione da parte nostra: la previsione di delega decisionale all'Ufficio di Presidenza. Noi abbiamo fortemente contestato questo elemento, non lo accettiamo e pensiamo che sia ingiusto, perché crediamo che, così facendo, si continui quella strada che era stata intrapresa di togliere il potere decisionale all'aula; continuando su questa strada continuiamo a togliere il potere decisionale all'aula per spostarlo in altre sedi, che a nostro parere non sono quelle a cui devono essere assegnati i poteri decisionali.
Infine, credo che, anche per cercare di evitare una discussione che noi invece riteniamo legittima, per la fretta alcune decisioni che sono state assunte renderanno inapplicabile questo articolo. Di fatto, com'è stato detto, noi consegneremo, con questo testo, agli Uffici un documento rispetto al quale si troveranno in grave difficoltà per quanto riguarda l'applicazione. In sostanza, oggi approviamo un articolo - se lo approveremo - ma non scegliamo una strada perseguibile.
Il mio voto sarà di non partecipazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Esprimo, come hanno fatto i colleghi Papandrea e Moriconi, la volontà di non partecipazione al voto.
Non sarò presente in aula durante la votazione di questo articolo perché questa legge aveva e ha due gravissimi difetti: il primo è quello di avere norme in chiaro - e sono quelle che abbiamo discusso - inaccettabili per ridondanza dei mezzi che impiegherà per essere realizzata, per privilegi, per messa in moto di normative discutibili, quasi individuabili ad personam. Queste sono le norme in chiaro, che noi abbiamo contrastato con forza, alla luce del sole, davanti a tutti, in sede pubblica.
Così facendo siamo anche riusciti con una battaglia dura ed accanita a far conoscere fuori da quest'aula ciò che stava accadendo qui. Questo è l'obiettivo di tutte le battaglie democratiche. L'abbiamo fatto sviluppando gli emendamenti e gli argomenti alla luce del sole, in chiaro.
Sono delle pessime norme che, messe in chiaro, hanno consentito lo sviluppo del dibattito, il confronto, le distinzioni, i contrasti e tutte le critiche e i giudizi che saremmo liberi di continuare ad esprimere dentro e fuori quest'aula.
Questa legge conteneva poi altre norme non in chiaro, quelle che appena accennate, venivano poi deferite alla messa in chiaro all'interno dell'Ufficio di Presidenza - che sappiamo essere un organismo interna corporis e che quando delibera non è sindacabile.
Il secondo aspetto inaccettabile dal mio punto di vista è che un pezzo della legge consegnava all'Ufficio di Presidenza poteri impropri inopportuni ed incontrollabili. Continuo a sostenere che in quest'aula il colloquio è possibile, ma non è possibile se le cose avvengono fuori da quest'aula, su deleghe che sono deleghe a decidere. Se si vogliono dare deleghe al di fuori dell'aula, si diano deleghe a proporre e non deleghe a decidere. All'interno dell'art. 1 vi era anche una delega all'Ufficio di Presidenza, che è stata opportunamente depennata.
Mentre sviluppo queste critiche e dichiaro il mio comportamento di voto sull'art. 1, ribadisco - come ho fatto insieme ai colleghi nelle riunioni tenutesi nella sospensione del Consiglio per chiarire le posizioni dei singoli gruppi - che il proseguimento della discussione di questo disegno di legge non può, per quanto ci riguarda, avere alcuna possibilità di conclusione, se s'insiste nella mortificazione del Consiglio regionale, già mortificato continuamente da altri provvedimenti assunti e da una situazione generale d'indebolimento delle Assemblee elettive, partendo dal Parlamento e arrivando fino ai Comuni.
Riteniamo che l'Assemblea elettiva sia il luogo pubblico e democratico in cui ci s'incontra, ci si scontra e ci si oppone fino allo stremo delle forze. Quindi, ribadiamo le nostre considerazioni sulla rimozione di questo macigno, costituito da una decisione contenuta negli articoli successivi ma che, viceversa, è stata rimossa dall'art. 1.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, il dibattito come si è svolto finora credo sia la dimostrazione che temi così difficili e complessi, che contengono una loro particolarità, non possono essere affrontati durante la notte, perch la stanchezza non aiuta a trovare neppure punti di mediazione, in quanto prevalgono evidentemente altre necessità. Lo dico, perché credo che, al di là dell'art. 1 sul quale farò una dichiarazione di voto, questa discussione vada continuata con maggiore serenità e meno stanchezza. Infatti quando si è in questo stato fisico, le posizioni diventano per forza di cosa divaricanti, anche perché le posizioni sono già di per sé distanti. L'idea di convocare le riunioni notturne per discutere di questi provvedimenti si sta dimostrando un metodo sbagliato.
Spero che la maggioranza e, in modo particolare, il Presidente del Consiglio si renda conto dell'opportunità di organizzare i lavori per le giornate successive non in seduta notturna, affinché ci sia il tempo per un confronto serio, per qualche sospensione utile per affrontare le questioni anche sul piano tecnico.
Il lavoro compiuto da molti colleghi della minoranza sull'art. 1 ha dimostrato - e abbiamo il timore che tale riflessione riguardi anche gli articoli successivi - come questo sia un articolo costruito da mani diverse per risolvere problemi diversi, ma abbastanza precisi. Si tratta quindi di un articolo mirato a risolvere problemi particolari.
Questa è la situazione e di questo abbiamo avuto la conferma.
La dimostrazione è stata rilevata giustamente dal collega Ronzani, nel momento in cui è stato accolto da tutti l'emendamento che proponeva di eliminare il ruolo dell'Ufficio di Presidenza di normare la materia relativa all'art. 1. Era la dimostrazione che l'Ufficio di Presidenza non aveva il compito di decidere, perché tutto era stato deciso. Infatti i commi 1 e 2 ed altri descrivevamo puntualmente i problemi che si volevano risolvere.
Questo articolo ha tale limite, per cui il nostro voto sarà nettamente contrario. Anch'io, come sostiene il collega Palma, ritengo che l'art. 1 non sarà applicabile, proprio perché in alcuni passaggi è molto oscuro.
Prima di concludere la mia dichiarazione di voto, rivolgo un invito ai colleghi della maggioranza - per quello che può valere a quest'ora della mattina. L'art. 1 deve essere bocciato. Se venisse accantonato, sarebbe tutto molto più semplice per il confronto successivo, perché sono due giorni che ne discutiamo, discutiamo di situazioni particolari che conoscono soltanto pochissime persone, probabilmente solo quelle che lo hanno scritto.
L'invito è di ripensarci e di depurare il provvedimento di questa parte che non c'entra assolutamente nulla con la questione dell'indennità. Credo che questo sforzo, in qualche maniera, debba essere fatto, anche per entrare nella fase successiva, quella del riesame degli articoli 2, 3 e 4.
In ogni caso se il testo rimane questo, per cui non c'é un ripensamento, il nostro voto è contrario, perché si tratta di un atto mirato a risolvere problemi puntuali e particolari.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Noi voteremo contro l'art. 1.
Voteremo contro con convinzione e senza alcun dubbio, per un duplice ordine di motivazioni: per le ragioni interne all'articolo, per le sue caratteristiche, per il significato che il voto su questo articolo ha per il complesso di questo dibattito e per l'andamento del corpo più complessivo della legge.
In questi due giorni di dibattito ci siamo sforzati di evidenziare le ragioni di merito strettamente collegate all'articolo, perché il corpo dei vari commi dell'articolo, dal comma 1 fino al comma 6 (solo il comma 7 si è accettato di depennare) è un insieme di casi individuali, di mani individuali per casi individuali, con una specificazione normativa in legge, togliendo, ad un certo punto, l'1 quater, che è la delega all'Ufficio di Presidenza, per una ragione molto semplice: una delega compiuta all'Ufficio di Presidenza di questo articolo, così come avveniva per l'art. 4, senza una fondazione normativa e giuridica di norme così individuali, individualizzante e particolari, faceva correre il rischio non di una mancanza di fiducia nei confronti dell'Ufficio di Presidenza di carattere individuale, ma dell'assenza delle condizioni giuridiche per cui qualsiasi Ufficio di Presidenza - questo o di qualsiasi altro Consiglio regionale - potesse normare cose di questo genere.
Questa è la ragione per cui, ad un certo punto, avete accettato di eliminare l'1 quater, perché avevate normato, con una specificazione individualizzata ed individuale, elementi il cui fondamento giuridico era francamente incerto.
Molto probabilmente, alla fine, avete anche determinato un articolo inattuabile al momento in cui l'avete in questo senso costruito.
Queste sono le ragioni di merito strettamente collegate all'articolo per cui non siamo d'accordo.
Ma vi è una ragione in più: il passaggio al voto su questo articolo senza un ripensamento da parte della maggioranza, indica una volontà precisa all'interno di questa legge, una volontà molto molto precisa.
Nella struttura della legge stessa, noi avevamo un ibrido veramente strano, un art. 4 che, sulle norme relative all'indennità, avanzava una sorta di delega all'Ufficio di Presidenza e non precisava, ma lasciava dei limiti molto ampi tra l'attuale indennità fino a quella del Parlamento siciliano, quindi da qui all'infinito sostanzialmente.
E probabilmente non si aveva la forza e il coraggio di normarli in quest'Aula, per cui andava bene una delega all'Ufficio di Presidenza in una sede più lontana, più rarefatta e meno visibile, cosa impossibile, invece per una prima parte individuale ed individualizzata che veniva normata tutta e per la quale la delega si poteva, anche da quel punto di vista togliere, determinando un provvedimento come questo.
Noi, arrivati a questo punto, con l'ostinazione che avete mostrato su questo articolo e con l'ostinazione che la maggioranza ha mostrato rispetto a tutte le parti successive di questa legge, ci chiediamo se non vi stia venendo la tentazione di togliere le deleghe anche sull'art. 4 perché a questo punto, consentitemi di dirvelo, è meglio forse pochi maledetti e subito, anzi molti, maledetti e subito, perché pochi difficilmente da questo punto di vista saranno.
Ci sembra che, da questo punto di vista, lo spartiacque sia molto chiaro. La scelta sull'articolo è una scelta determinata rispetto a tutti i tentativi di dibattito e di interlocuzione in questa direzione. Ad un art.
1 votato in questo modo, non può altro che conseguire una determinazione sulla legge che diventa sempre più ingorda, sempre più vorace di un provvedimento sempre peggiore rispetto alle sue determinazioni iniziali.
Ripeto, quindi, che il nostro voto contrario all'art. 1 è un voto convinto. È nel merito di questo articolo, è nel merito di ciò che noi riteniamo possa vedersi delineare per il resto del provvedimento, a partire dal suo corpo centrale, l'art. 4.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Di tutto il provvedimento, questo articolo risulta essere quello formulato in modo più debole. A mio avviso, c'era l'opportunità per la maggioranza, probabilmente senza alterarne i contenuti, sui quali non sono d'accordo, di poter fare alcune trasformazioni, e quindi dargli il senso di dimensione più politica.
Ho accennato che non si può operare facendo finta che non esista sulla stessa materia un grosso processo politico in corso sollecitato anche dalla parte politica della maggioranza, e che ci sia un forte tentativo, a livello europeo e nazionale, per far sì che la materia previdenziale possa avere degli avvicinamenti tra i diversi, e non delle divaricazioni.
Noi abbiamo costruito un passaggio che non recupera nulla di un'esperienza che è in corso e non si pone alcun problema. Questa è la dimensione politica; nel momento in cui si trattano aspetti legati agli elementi economici dei nostri trattamenti, siano essi della cosiddetta previdenza o del riconoscimento economico che abbiamo, non possiamo pensare che si viva in un pezzo separato e la politica entri in campo in un'altra dimensione.
Qui c'era l'opportunità, pur lasciando così caratterizzate delle scelte discutibili, delle quali si può non essere d'accordo.
Quando ho indicato l'opportunità in questa sovrapposizione, in questo premio che viene dato ai periodi fatti ricoprendo degli incarichi da parte di alcuni colleghi, perché non tentare lì, senza probabilmente un danno dirompente, minimo? Perché non tentare un percorso di omogeneizzazione rispetto al sistema previdenziale generale? Era una piccola cosa probabilmente era un'apertura. Perché evitare, lavorando quindi di più su un provvedimento vedendola in una prospettiva? Non succedeva nulla se questo articolo veniva scorporato e veniva dato magari con degli indirizzi ad una trasformazione globale, ad una legge quadro come si usa dire, in materia previdenziale.
Torno a dire che altre Regioni hanno svolto questo lavoro in modo serio; poi può darsi che non siano condivisibili i passaggi fatti. Ma presto o tardi noi saremo costretti, in materia previdenziale, a fare una riforma quadro, perché è irreggibile il processo di aggiunta di pezzi che oggi probabilmente risentono di questo tipo di maggioranza, e magari la prossima legislatura potrebbe essere un'altra.
Io credo che occorra già porsi nelle condizioni di riordinare la materia attraverso una norma generale, fatta con una proiezione adeguata nel tempo e in profondità, sugli argomenti.
Voterò contro questo provvedimento; probabilmente, mentre altri pesano politicamente anche di più, questo porta in sé il fatto che per delle piccole cose si sono perse opportunità. Avevamo il tempo; un'ora o due in più non avrebbero cambiato molto il quadro del tempo necessario all'intero lavoro, ma si poteva operare qualche recupero.
Così non è stato fatto; è un peccato, un'occasione persa, ma - vedrete presto o tardi, se si avrà un senso di responsabilità nel funzionamento della materia, si vedrà che procedere così non può portarci molto lontano e bisognerà recuperare profondamente tutto questo quadro, anche con i lavori che abbiamo svolto oggi. Potevamo perdere meno tempo e utilizzarlo in modo più proficuo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo per dichiarazione di voto sull'art.
1.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Colleghi, la maggioranza voterà coerentemente l'art. 1, quindi voterà sì.
Abbiamo ascoltato con attenzione alcuni interventi che si sono succeduti. Ne ricordo tre in modo chiaro: quello del Presidente Chiezzi della Presidente Manica e, non ultimo, quello del collega Tapparo, con il quale sono stati fatti richiami ad elementi di confronto come l'omogeneizzazione del sistema fiscale.
Su questo non abbiamo una chiusura complessiva; siamo favorevoli ad un eventuale successivo testo unico, che rapporti anche la questione dei Gruppi, piuttosto che la questione delle incompatibilità tra la contemporanea percezione del vitalizio dell'ex Parlamentare e dell'ex Consigliere regionale. Lo vedremo in quella fase.
Non c'è sfuggita certamente la puntuale apertura, che vediamo come elemento di chiarezza politica espressa in quest'aula, in particolare dal Presidente Chiezzi; un intervento, il suo, che ho ascoltato dalla prima all'ultima parola, e che mi sembra ripreso nei concetti anche dai Democratici di Sinistra ed altri, riguardante la possibilità e opportunità di non dare una delega all'Ufficio di Presidenza, ma di normare in aula la Presidente Manica ha detto: "Con coraggio, senza sotterfugi, pochi maledetti e subito" - l'eventuale misura di questa o quella parte del nostro trattamento indennitario.
Nella seconda parte della riunione tenutasi in sala A, prima della riapertura dei lavori, abbiamo fatto alcune considerazioni riguardanti l'art. 2 e l'art. 3, e abbiamo previsto ragionevolmente, anche con i colleghi di opposizione, un'approvazione abbastanza celere di tali articoli; ho anche detto - mi darete atto, lo ripeto qui - salvo il deposito di 18.000 emendamenti per articolo, che complica la procedura, e vedere, magari in quella fase, prima di affrontare l'art. 4, quale pu essere la modalità per trovare una soluzione a questa controversia, che sembrava appartenere solo ad una parte dell'opposizione (a Rifondazione Comunista, al collega Tapparo, ai Comunisti Italiani, ai Verdi), cioè quella di mettere in discussione la delega all'Ufficio di Presidenza.
L'intervento della Presidente Manica mi sembra vada in quella direzione e metta in discussione, a sua volta, la delega.
Presidente Manica, quando inviti la maggioranza ad evitare di trincerarsi dietro una delega e a fare un'azione chiara, politica, con l'identificazione della misura, qua in aula, evitando sotterfugi e qualsiasi furbata, e quando dici: "Sarebbe meglio pochi, maledetti e subito", dici questo! Non ti permetto, dunque, di prendermi in giro politicamente e umanamente.
Dici questo! L'imbroglione sarà lei! Questo ha detto la Presidente Manica; l'ora è tarda ma il cervello funziona ancora abbastanza...



(Commenti dai banchi della minoranza)



CATTANEO Valerio

Depresso sei tu, lo dimostri da molti anni e credo sia meglio che tu vada a riposarti, anche perché hai una certa età...



(Commenti dai banchi della minoranza)



CATTANEO Valerio

Ti do la mia parola che non faccio furbate per trovare...
La Presidente Manica ha fatto un discorso che riprende una posizione coerente - quella sì - che è già stata fatta da Rifondazione Comunista, dai Comunisti Italiani e dai Verdi.
I Democratici di Sinistra mettono in discussione la delega all'Ufficio di Presidenza (questo è un elemento di novità) e ci invitano ad individuare la misura qui in aula. Questo ha detto la Presidente Manica! Siamo qui qualcuno dorme, ma qualcuno è anche sveglio, vivaddio! Questo ha detto la Presidente Manica! E' un elemento di grandissima novità, che salutiamo positivamente, perché mi sembra che si trovi finalmente un punto di incontro tra le varie posizioni.
Vedremo, a fronte dell'art. 4, come affrontare questo problema.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Cattaneo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano, che si differenzia dal Gruppo. Ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Presidente e colleghi, sono costretto a differenziarmi dal Gruppo perché, pur essendo più giovane del collega Marcenaro, e probabilmente avendo più o meno l'età del collega Cattaneo, obiettivamente sono ormai poco lucido e capisco poche cose di quanto abbiamo fatto.
Capisco che stiamo per approvare un art. 1 che comprende tantissime norme, un art. 1 che va a dettagliare tantissimi aspetti e situazioni, un argomento e una tematica normativa che quest'aula avrebbe, in altre occasioni, riversato in almeno tre o quattro leggi.
Abbiamo una produzione di leggi, leggine e norme ad hoc davvero sterminata e invece, in questa fase, decidiamo di mettere tutto in un art.
1 che deve rispondere a tanti problemi, richieste e quesiti.
Ho davvero incominciato a perdere la capacità obiettiva di lettura che molto probabilmente, il mio Capogruppo ha mantenuto e l'ha portato ad esprimere un voto negativo.
Io, invece, mi asterrò, perché di questo art. 1 ho solo capito alcune cose che cerco di enucleare. Tutte non mi piacciono, ma presumo ci sia dell'altro, che non capisco, e quindi sono perplesso.
Questa perplessità la voglio testimoniare. Capisco che questo articolo vada a normare le pensioni riscattabili, quindi quelle pensioni con meno di 30 mesi, che diventano riscattabili; ho capito che rendiamo pensionabili le indennità aggiuntive, senza però indicare un meccanismo di determinazione economica; ho capito che andiamo a modificare i benefici riservati ai figli invalidi di ex Consiglieri.
Sono tutti argomenti e argomentazioni che, in un'altra fase storica politica di questo Consiglio, probabilmente avrebbero determinato una leggina ad hoc, una risposta dettagliata e precisa in qualche norma.
Invece, abbiamo deciso di inserire in questo contesto questo "malloppo" di materia e di norme, e io ho capito poco.
Ho capito poco, anche se più volte abbiamo detto e indicato il dato di regole e norme che sono stato dettate e richieste che hanno dei nomi e cognomi. Credo davvero, e l'abbiamo detto in più occasioni in questi giorni, che sarebbe stato, a questo punto, più opportuno fare una complessiva legge delega all'Ufficio di Presidente, dando dei requisiti specifici e andando ad indicare le regole generali, i paletti guida e non fare un "articolone" di questo tipo che chiaramente ha delle risposte, ma lascia aperti degli spazi e delle situazioni che per rispondere ad una richiesta specifica crea delle sicure iniquità e delle sicure situazioni complesse da gestire.
Non ho capito cosa sta succedendo e cosa ci spinge ad essere in quest'Aula alle ore 6.13 di mattina per votare in modo così pressante questo articolo, quindi preferisco astenermi e non partecipare a questo gioco.



PRESIDENTE

Consigliere Mellano, la ringrazio. Si differenza dal Gruppo DS anche il Consigliere Ronzani. La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente e colleghi, intervengo per dichiarare che non parteciperò al voto su questo articolo, perché sono critico verso la piega che ha preso la nostra discussione. I colleghi sanno che fin dall'inizio mi sono battuto per fare modo che su questa questione fosse possibile aprire un confronto di merito che, pur non confondendo le posizioni, essendo contrari all'idea di aumentare in questo momento l'indennità, consentisse che questa discussione si svolgesse in un clima e in condizioni assolutamente diverse da quella in cui si è svolta.
Penso che la maggioranza abbia commesso un grave errore, perché poteva predisporsi a questa discussione cercando un confronto vero con l'opposizione. Questo non è avvenuto. Se leggiamo in controluce l'articolo che stiamo approvando scopriamo che, tranne alcune piccole modifiche, avete difeso l'impianto dell'art. 1 che noi abbiamo contestato per due ragioni: una di metodo e una di merito. La ragione di metodo è che non possiamo prevedere in un provvedimento, da una parte, da delega e, dall'altra, un intervento normativo così specifico e preciso e, poi, per una ragione di merito, perché siamo intervenuti sull'art. 1 ponendoci non già il problema di un riordino complessivo di questa materia che pure esiste, ma tentando di risolvere questioni legittime ma pur sempre specifiche, con il rischio che abbiamo corso e corriamo con questo art. 1 di aprire contraddizioni e produrre qualche iniquità e ingiustizia.
Questa è la ragione per quale credo che la maggioranza abbia sbagliato a fare questa scelta e abbia sbagliato a presentare in questo modo il provvedimento e sbagli a votare questo art. 1. Non è mai stato, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il nostro Gruppo, in discussione il fatto che dovessimo questa materia delegarla anche all'Ufficio di Presidenza.
La discussione verteva, Consigliere Cattaneo, sui criteri cui vincolare l'Ufficio di Presidenza, perché il nodo vero è questo, cioè fare in modo che l'Ufficio di Presidenza, a cui riconosco un ruolo e non è un corpo estraneo rispetto al Consiglio regionale - non ho mai pensato questo avesse un viatico entro il quale muoversi e noi come Consiglio avremo indicato quel viatico; in caso contrario, l'esistenza di criteri troppo generici diventavano un modo per consentire non già un intervento organico razionale e corretto, ma per dare carta bianca, indicando una banda di oscillazione che consentiva una distanza troppo grande o, meglio l'adozione di provvedimenti che potevano rappresentare per l'Assemblea un elemento di ingiustizia o, comunque, un elemento da non condividere.
Per questo motivo, penso che abbiate sbagliato e credo che abbiamo compromesso la possibilità di fare una discussione serena. Non credo che da qui in avanti sarà possibile recuperare un clima positivo, Consigliere Cattaneo, perché quando le discussioni vengono imposte in questo modo è chiaro che tutto diventa più difficile.
Presidente Cota, non credo che sia giusto discutere alle ore 7.00 del mattino di queste questioni, perché personalmente sono stravolto e, quindi fatico a fare ragionamenti che invece avrei voluto fare molto più razionale, perché il tema che stiamo affrontando richiede un di più di razionalità, ma noi invece lo affrontiamo sulla scorta della stanchezza e di molta improvvisazione. Non credo che sia giusto il calcolo che fate cioè che il peggio è passato, perché, secondo me, l'opinione pubblica ha valutato la questione dal punto di vista degli aumenti e delle indennità e non si è posto il problema dell'impatto che ha l'art. 1, il quale contiene norme ancora più negative, secondo me, dal punto di vista dei principi che si affermano o dei privilegi che configurano, quindi è un errore anche questo, come è un errore aver imposto una discussione a tappe forzate a questo Consiglio regionale, nel quale non c'erano Gruppi che erano spinti a fare ostruzionismo, a mettersi di traverso, ma volevano confrontarsi nel merito, mentre incombono scadenze molto più importanti, perché fra qualche giorno dobbiamo discutere del bilancio provvisorio. Agli occhi dei piemontesi risulterà che noi abbiamo dedicato quattro, cinque, sei, sette giornate, perfino la notte, non per discutere di questioni fondamentali ma per discutere la nostra busta paga.
Penso che in questo modo abbiamo fatto un bel regalo al Piemonte e un pessimo regalo al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Non partecipo alla votazione.



(Commenti un aula)



MARCENARO Pietro

Mi differenzio dal Capogruppo, non mi differenzio dal Consigliere Ronzani. Mi astengo. Se vuole, esco dall'aula alla fine dell'intervento.
Trovi lei il modo.



PRESIDENTE

Mantenga lo stesso voto del Consigliere Ronzani. Scusate, anch'io sono stravolto. Lei si differenza ed esce dall'aula?



MARCENARO Pietro

Sì, grazie. Mi corre l'obbligo di fare una premessa. Mi aspettavo dal Consigliere Cattaneo, che consideravo un gentiluomo, che avendo sbagliato circa un'ora fa dando un giudizio pesante che i fatti hanno dimostrato infondato, la cortesia e la galanteria di chiedere scusa, invece ha pronunciato di nuovo un discorso pieno di bugie ed insulti e, secondo me di una villania rara, e di questo francamente mi dispiace.
Penso che la discussione sull'art. 1 abbia confermato pienamente il giudizio che noi dall'inizio abbiamo dato su tutta questa vicenda, cioè di una maggioranza insensibile e incapace di percepire il problema dell'opinione pubbliche come un problema che la riguardasse, di cercare di discutere non con noi, ma con noi per quel poco che forse anche in modo deformato rappresentiamo; una sensibilità dell'opinione pubblica, di un giudizio che c'è.
Invece a noi è parso emergere una maggioranza così compatta nel suo schierarsi (raramente c'è capitato di vedere una così forte partecipazione) e al tempo stesso così muta, così incapace di dare una sola risposta di merito, da provare ad intrecciare un dialogo e a rispondere alle preoccupazioni e alle domande che abbiamo sollevato nella discussione.
Questo è un fatto politico significativo. Noi abbiamo posto alcune questioni di fondo che riguardano non solo questo problema, ma in generale la visione che abbiamo del nostro rapporto con il Piemonte. Abbiamo chiesto se era possibile affrontare la questione provando a non scaricare semplicemente sui cittadini le rivendicazioni corporative dei Consiglieri regionali, trovare delle forme per costruire delle risposte che tenessero conto di questo aspetto, cercassero delle soluzioni più idonee: non abbiamo trovato l'ombra di una risposta. Abbiamo provato a dirvi che non era possibile immaginare la condizione di Consigliere regionale scavando un privilegio dietro l'altro e una differenziazione sempre più grande nei confronti del resto dei cittadini. Queste non sono questioni demagogiche ma problemi che si devono affrontare se si vuole contrastare la demagogia il populismo, il qualunquismo ( come fate a non rendervi conto che tutto questo crea qualunquismo, populismo e demagogia)? So perfettamente che il Presidente Ghigo a quest'ora, alle 6,20 del mattino, è impegnato in importantissimi incarichi istituzionali che gli impediscono di essere presente. E' indubbio che questa sia la ragione della sua assenza. Piace pensare di avere un Presidente della Regione che si vergogna di questa discussione a cui non può parteciparvi per il timore che, parteciparvi, lo comprometta politicamente agli occhi del Piemonte. Ci piace pensare a questo - che sicuramente non corrisponderà alla verità - ma solo pensare che questo sia possibile, ci dà una qualche fiducia in più una qualche speranza di una futura interlocuzione.
La maggioranza è entrata in aula dicendo che non voleva discutere di aumenti, ma semplicemente di una delega da affidare al Consiglio di Presidenza affinché potesse affrontare ed organizzare la materia. Negli scorsi minuti sono partite richieste, posso citare nomi e cognomi di coloro che sono venuti a dirci: "facciamo subito in aula" e noi abbiamo risposto "no". Vi sfidiamo, nei prossimi giorni, a dire che anche questo era un imbroglio e che invece voi volevate affrontare in aula subito la discussione relativa all'indennità. Vi sfidiamo a dirlo, altro che chiedervelo! Vi sfidiamo a dirlo e a prendervi le responsabilità! Abbiamo cercato di condurre una posizione di merito, nessuno ha potuto fare altra obiezioni. Certo, in queste ore avete costruito un clima che le possibilità di dialogo le manda su un altro pianeta. Nei prossimi minuti e nei prossimi giorni, staremo qui quanto volete: faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità e nei mezzi che istituzionalmente ci sono dati affinché, attraverso un confronto aspro, ci sia un ripensamento. Il nostro obiettivo è quello di ridurre i danni gravi che questa vicenda ha prodotto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Indìco votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1 così emendato.
Il Consiglio approva ART. 2 E' aperta la discussione generale sull'art. 2.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente. L'art. 2 è molto significativo (e non sto scherzando) perché dimostra che avete sbagliato l'art. 1.



(Commenti, fuori microfono del Consigliere Rossi Oreste)



PALMA Carmelo

Collega Rossi, se ti svegli, dici una cosa e poi ti riaddormenti, non fornisci un elemento di dialogo politico particolarmente serrato n interessante neppure per me. Io, poi, sono più rintronato del collega Ronzani, ho difficoltà anche ad articolare le parole, ma tenderei a non dormire mentre parlo! Il motivo per il quale sostengo che questo articolo è molto istruttivo è il seguente: si tratta di un articolo giusto, un articolo di interpretazione autentica di una norma pacifica che le Direzioni regionali non si fidano ad applicare in assenza di un'interpretazione autentica data in via legislativa.
Voi, cioè, con un'interpretazione autentica dell'art. 4, comma 1, della legge n. 24/2001, andate ad interpretare nel testo della legge, nel senso proprio e chiarissimo, l'aggettivo "prima".
L'ultimo periodo dell'art. 4 stabilisce che "analoga facoltà a quella di completare i versamenti...", ecc., "è riconosciuta per il completamento di legislature ulteriori rispetto alla prima, purché il Consigliere abbia versato il contributo in quella legislatura per almeno 30 mesi".
E' chiaro a qualunque lettore che per "prima" non si intende una prima legislatura in ordine cronologico, ma in ordine "normativo", cioè la prima legislatura in cui un Consigliere ha completato i versamenti (nuovamente termine improprio) previdenziali.
Rispetto ad una norma totalmente pacifica, che chiunque di noi - oso dire "qualunque passante" - interpreterebbe in questo senso, voi emanate una legge di interpretazione autentica perché in un caso - sono d'accordo con il collega Burzi - assolutamente singolare, ma anche assolutamente significativo, è stata data l'opportunità di verificare che gli Uffici chiamati ad applicare la normativa non interpretassero secondo la ratio legis (a mio parere evidentissima) la normativa stessa.
Voi prevedete una norma di interpretazione autentica, avendo appena votato un articolo - l'art. 1- che non dice in che misura sono remunerati i versamenti aggiuntivi legati alle indennità consiliari o istituzionali all'interno di questo Consiglio. Ritenete, cioè, che un direttore regionale non sia abbastanza coraggioso per interpretare quel "prima" nel senso unico in cui esso si può intendere, che non è quello cronologico; ritenete, cioè che un direttore regionale possa dire: "Poiché la remunerazione delle indennità di carica è del 30%, io, direttore regionale, decido, in via analogica che la remunerazione delle indennità aggiuntive, ancorché la legge su questo non dica assolutamente nulla, sia del 30%".
Sono contento che abbiate votato l'art. 1, così non lo applicate perché vi sfido a trovare qualcuno che lo applichi.
Sono molto contento perché fra pochi mesi dovrete venire in quest'aula con una norma di interpretazione autentica dell'art. 1 del disegno di legge n. 468, convertito in legge in data tal dei tali.
E' vero che abbiamo votato l'art. 1 con quella formulazione, è vero che possiamo provvedere ad una norma interpretativa ed applicativa anche nel corso di questa legge, ma, colleghi della maggioranza, tenete le orecchie bene aperte perché ho l'impressione, pur essendo ormai un po' rintronati (parlo per me e per il Consigliere Ronzani), che non vi rendiate più conto di cosa state facendo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Ci troviamo di fronte ad un articolo che non meriterebbe neanche quella dicitura, per i suoi contenuti minimi, che dimostrano, però, come sia necessario porre attenzione nel legiferare. Se persino le norme relativamente chiare possono dare luogo a varie interpretazioni figuriamoci laddove vengono volutamente formulate in modo confuso (forse non sono formulate volutamente in modo confuso, ma alla fine risultano tali)! Non siete intervenuti nel corso della discussione perché, forse per diffidenza, nulla doveva essere toccato.
Questo articolo, nonostante non sia "pericolosissimo", non merita di essere preso in considerazione; è vero che si tratta di una norma nella quale si poteva delegare l'interpretazione, ma non bisognava inserirla nella legge, perché l'inserimento pone problemi anche rispetto all'articolo stesso.
Abbiamo votato diverse questioni confuse e mi auguro che almeno una parte significativa di questo articolo venga specificata meglio.
In ogni caso, torneremo a discuterlo perché - come ho detto - alcune delle questioni scritte, oltre ad essere gravi, sono confuse.
Sono questioni gravi, fortunatamente esplicitate e non inserite in una delega, permettendoci di verificare quanto si intendeva svolgere. Infatti non essendoci un limite, ci si è "attaccati a tutto", pur di estendere una serie di privilegi.
Questo è uno dei motivi per il quale sono diffidente nei confronti di una delega: se già rispetto alle parti chiare emerge la volontà di inserire di tutto, rispetto alle parti in cui non si ha il coraggio di dire quello che si vuole, sarà ancora peggio.
Si dice, poi, di fare riferimento ad una serie di altre Istituzioni, ma si "prende" un po' dappertutto, venendo fuori con chissà cosa.
Se aveste verificato davvero la situazione delle altre Istituzioni anche quelle regionali, probabilmente avreste portato tavole comparative di esempi che avrebbero dimostrato come il Piemonte non necessiti di un intervento legislativo per modificare lo status dei Consiglieri.
Dopo aver modificato una prima parte della legge in un determinato modo, si vuole modificare la parte più importante della stessa in modo meno trasparente, sottraendo potere all'aula, ma mascherando le reali intenzioni.
Occorre seguire un altro percorso e venire in aula, perché solo la discussione in aula limiterà i danni di questa legge.
Discutendone in aula, sarà difficile chiedere di aumentare il numero delle mensilità di liquidazione, l'indennità di mandato e il gettone di presenza.
Solo venendo in aula, si dovrà dimostrare l'esistenza di un limite mentre, in caso contrario, si potrà dire: "Si vedrà".
Spero - e conto - che almeno una parte dell'Ufficio di Presidenza si sottragga a questo atteggiamento, facendo emergere che anche all'interno dell'Ufficio di Presidenza le decisioni saranno prese a maggioranza e contro il parere di una parte di esso. Se tutta la legge venisse discussa in aula, avremmo almeno la possibilità di limitare quegli aspetti poco lodevoli che si vogliono inserire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Intervengo come discussione generale, perché, non conoscendo il testo della legge, mi limito ad esprimere valutazioni di pura natura politica oltretutto, non è un'eccezione, perché ho sentito che anche altri colleghi sia della maggioranza sia della minoranza, non ne sono a conoscenza.
Prima premessa: non ho sonno e sto benissimo (questo per rendere l'Istituzione più variegata e pluralista nel suo modo di interpretare il momento), anzi, mi sento nettamente meglio rispetto ai giorni scorsi, in cui è iniziata la discussione.
Un paio di commenti: mi rivolgo, in primis, agli amici radicali, ai quali mi lega un rapporto, non solo di stima personale, ma anche di differenza, il cui aspetto fondamentale - e non certamente l'unico riguarda la loro scelta di non governare, di non tendere al Governo. E' sicuramente una scelta legittima, per certi versi anche apprezzabile, ma che comporta alcune rinunce: la conoscenza del Governo, ad esempio.
Il Consigliere Palma ha commentato l'art. 2 (del cui merito ho già detto non esserne a conoscenza) facendo riferimento ad alcuni direttori regionali; non so bene (perché esulo sempre dai casi personali) perch alluda sempre a una donna, ma lo rassicuro, perché, avendo governato per cinque anni - la maggior parte della minoranza, ma non solo, ha detto "male" - ho maturato una certa esperienza di collaborazione con i direttori regionali.
Rassicuro, pertanto, l'amico Palma perché se il Governo, in senso lato (della Giunta o del Consiglio), avrà le idee chiare, che emergeranno dal dibattito o da altri momenti, i direttori regionali, che talora hanno la tendenza a fare anche ciò che non è stato discusso, normalmente agiscono quando capiscono che il Governo ha dato indicazioni precise. Questo, perch i direttori regionali tutti - e lo dico per conoscenza diretta e per stima notevole nei loro confronti - sono governativi.
Non ci sarà, dunque, il problema paventato dal Consigliere Palma.
Delega o non delega: qui alcuni passaggi di una storia, di una cronaca recente devono essere ricordati.
Non si può non affermare che la discussione di oggi è la coda di una discussione non lontana (come temi) dall'estate scorsa, in cui venimmo rimproverati di aver tentato di discutere un provvedimento non dissimile di notte e in maniera veloce.
Fu un'obiezione che emerse con la tolleranza che contraddistingue questa maggioranza e, in primis, il Capogruppo Cattaneo; mi spiace che il collega venga attaccato anche in maniera dura, ma su questo tornerò.
Accettammo, in allora, un consiglio che da più parti della minoranza non come grido di dolore, ma come grido di opportunità, ci veniva e decidemmo di accogliere una richiesta politica.
A mio avviso, confermo, lo dissi...



(Commenti, fuori microfono del Consigliere Scanderebech)



BURZI Angelo

Non è vero, non sei stato l'unico, c'ero anch'io, ma questo è un altro problema e ne discuteremo in un'altra sede (vedete che i problemi sono più spesso in casa propria che in casa altrui!).
La decisione della delega è stata una scelta; il Capogruppo Cattaneo ha detto con chiarezza che la delega è un metodo e non un fine.
Rispetto a questa legge - l'abbiamo detto in tutti i modi, in Commissione e qui in aula - siamo legati ai contenuti, condivisibili o non condivisibili. La maggioranza, pertanto, è coesa sui contenuti.
La delega è una modalità per ottenere dei contenuti; ciò che si pu ottenere in aula si ottenga in aula, ciò che non si può ottenere in aula si ottenga per delega.
Amico Ronzani, anche noi non siamo stupiti della fiducia che - come tu hai ricordato - una buona parte della minoranza ha nei confronti dell'Ufficio di Presidenza. D'altronde, se mi passi una battuta, un professionista come te non la metterà certamente sul caso personale; si è visto anche dal voto che la fiducia nei confronti dell'Ufficio di Presidenza è ampia.
Su questo, dunque, non ci sono problemi.
Per quanto riguarda il tempo, il tempo è della sovranità dell'aula. Non soltanto perché sto molto bene di salute, ma anche perché ho degli impegni personali, spero che non vogliate farmene carico lunedì 23 e martedì 24, i due giorni che precedono il Natale! Adesso siamo qua, siamo in tanti e ritengo che questo non sia casuale.
Le leggi si possono approvare in poco tempo oppure mai. Lo Statuto della Regione Piemonte - Statuto eccellente, ricordato nelle sedi competenti - venne approvato in tre o quattro mesi, per un buon motivo: una scadenza perentoria. La dott.sa Rovero, che mi spiace costringere ad essere presente a quest'ora, come tutti gli altri collaboratori dell'Ente, è una delle pochissime persone che ha partecipato attivamente alla redazione del nostro Statuto e sicuramente ricorderà questo fatto.
Quando l'aula è sovrana, decide l'aula sovrana, ma poiché anch'io, per le memorie ancora non del tutto obsolete di alcuni bilanci precedenti, so che ci sono delle questioni importanti, ritengo utile fare in fretta.
Siamo qui: facciamo, nel tempo possibile che la legge consente, ciò che ci è possibile fare, con trasparenza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Siamo passati all'art. 2 che, così com'è scritto mi sembra contenere la sostanza di un errore materiale.
Quando discuteremo il primo emendamento soppressivo, l'argomentazione che porterò è che si tratta di una scrittura che non significa proprio nulla.
Si è sbagliato a scrivere, pertanto occorre abrogare l'art. 2; è un'interpretazione autentica di un bel niente, perché l'articolo che vorrebbe autenticamente interpretare è autenticamente perfetto. Dice esattamente quello che c'è, pertanto ritengo che questo articolo vada rimosso, senza dibattito politico, dal Presidente oppure qualcuno deve dire che non significa nulla, che si tratta di una sciocchezza e che pertanto va abrogato.
Continuiamo a sostenere un confronto difficilissimo, sgombrato da uno dei macigni che pesavano su questa legge (la delega al buio all'Ufficio di Presidenza), ma con un'altra ingombrantissima e politicamente pesantissima assenza, che ho già sottolineato con pacatezza, con qualche accento di ironia colloquiante, in uno dei primi interventi.
Ho detto che speravo che in quest'occasione il Presidente Ghigo si facesse vivo.
Penso che il Presidente Ghigo sia stato informato dell'o.d.g. dei lavori (sicuramente l'ha ricevuto); penso sia stato informato dai componenti della Giunta della richiesta della sua presenza (anche questo sicuramente gli è giunto); sono sicuro che conosca i problemi della Regione e della sua Giunta, che sappia che la sua Giunta attende l'approvazione di un bilancio per poter funzionare e che, in ogni caso, attende almeno l'esercizio provvisorio. Dunque, è un Presidente che conosce bene la deriva che sta subendo l'aula, in conseguenza dell'irrigidimento della maggioranza a voler discutere a tutti i costi questa legge.
A questo punto, mentre nei giorni scorsi si poteva chiedere con speranza la sua presenza, oggi la sua assenza non mi pare un'assenza politicamente indecifrabile. E' un'assenza politicamente riconoscibile e pertanto, è un'assenza che consegna un lavoro che evidentemente si condivide perché, in caso contrario, si sarebbe presenti a contrastarlo e correggerlo. E' un'assenza che consegna il lavoro difficile - in altri campi si dice "il lavoro sporco", "il lavoro di cucina" - a quest'aula e alla sua maggioranza.
Si auspicava la presenza del Presidente Ghigo come senso di responsabilità in un momento difficile, e l'avevo sollevato dicendo: "Venga in aula, caro Presidente, perché qui le cose non funzionano".
Il fatto che il Presidente Ghigo continui ad essere assente sicuramente per gravissimi e importantissimi impegni istituzionali, come è stato detto prima, alle 6.30 del mattino, significa che anche in questo caso, come in altri (pensiamo al problema FIAT), non avendo fatto il programma regionale di sviluppo, caro Presidente Ghigo, lei è da considerarsi ben presente, ben attento, ben consapevole di quanto facciamo! Potrebbe semplicemente avere un pochino di correttezza politica e istituzionale in più e, invece di lasciar fare questo lavoraccio alla sua maggioranza, avere almeno la correttezza e la dignità di venirlo a fare in prima persona. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Grazie, Presidente. Questo provvedimento, dal punto di vista della tecnica legislativa, è quantomeno anomalo. Non sono espertissimo di tecnica legislativa, ma qualcosa, tra l'esperienza della precedente legislatura e quella di questo scorcio dell'attuale, ho imparato.
L'art. 1 è ricco di casistica, con una capacità di ultradefinizione che qualcuno maliziosamente ha voluto addirittura identificare con interventi a questo o a quella persona.
Tale definizione dell'estremo particolare, in un provvedimento legislativo che dovrebbe avere una linea erga omnes, nei confronti della maggioranza dei cittadini piemontesi, lascia perlomeno stupefatti.
L'art. 2, invece, probabilmente perché il legislatore o le quattro mani che hanno stilato il provvedimento si sono resi conto che c'è qualcosa che non funziona, propone un'interpretazione autentica. E' un articolo brevissimo, e non voglio stare qui a ripetere quanto è già stato detto molto brillantemente dal collega Palma e dagli altri colleghi che mi hanno preceduto.
Vi è, poi, il nocciolo della proposta di legge: l'art. 4, che prevede una delega e configura questa legge - che sembrava una legge impropria (l'abbiamo esaminato nella passata legislatura, studiando le tecniche legislative), quasi una "legge-deliberazione" - come una legge delega, che delega ad un soggetto un po' particolare (l'Ufficio di Presidenza) e soprattutto che delega in assenza di criteri.
Questo fa riconoscere come, in una certa misura, l'Assemblea regionale venga ad essere privata delle sue prerogative: indicare, in ogni caso degli indirizzi.
Questa è la funzione del Consiglio regionale, cioè dare indirizzi programmazione e controllo.
In assenza di criteri, vengono a mancare le caratteristiche proprie del Consiglio regionale (l'indirizzo, la programmazione e il controllo) e pertanto, è previsto l'art. 4 che contiene la delega.
In ultimo, abbiamo una norma finanziaria che considero anomala.
Essa, infatti, non definisce le cifre, che sicuramente sono sollecitate dall'amplissima casistica prevista nell'art. 1, ma demanda tutto quanto, in modo estremamente generico - e mi chiedo fino a che punto legittimo - alla redazione del bilancio.
Ho voluto dire questo a proposito della tecnica legislativa, perché il provvedimento di legge in esame, al di là della sostanza, che è perlomeno discutibile, contiene delle carenze interne.
Probabilmente, tali carenze derivano anche dalla fretta.
All'inizio di questa legislatura ho proposto un'iniziativa di legge sui distretti sanitari, una questione tutt'altro che marginale, che potrebbe essere veramente importante per quello che riguarda la razionalizzazione della rete sanitaria piemontese. Ebbene, quella proposta di legge è giacente all'o.d.g. da chissà quanto tempo, mentre la proposta di legge che esaminiamo oggi è stata presentata, dai Consiglieri Mercurio, Cattaneo Brigandì, Deorsola, Galasso, Angeleri e Scanderebech, il 25 novembre ed è stata assegnata alla Commissione, per l'esame in sede referente, lo stesso giorno, con una rapidità veramente encomiabile. Il 29 novembre, poi, è stata licenziata a maggioranza dalla I Commissione.
Oggi, con la stessa velocità, ci troviamo a dover approvare questa specie di piccolo mostro - scusate l'espressione - di tecnica legislativa.
Questo, dal punto di vista del merito, è veramente preoccupante, perch ogni legge che esca da questo Consiglio regionale, deve rispondere ad una precisa domanda: come farà questa legge a migliorare la regione che governiamo? Io giro questa domanda a tutti i Consiglieri: veramente siamo convinti che questa legge farà migliore il Piemonte?



PRESIDENTE

Devo annunciare che, oltre agli emendamenti soppressivi già consegnati è stato presentato un ulteriore emendamento soppressivo da parte dei Consiglieri Cattaneo e Galasso. Se i Consiglieri ritengono di intervenire è loro diritto farlo.
La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Presidente, sono stati presentati degli emendamenti soppressivi da parte della minoranza.
Vi è anche un emendamento soppressivo presentato dai proponenti il provvedimento.
Ritengo che, per economia di discussione, si possano discutere immediatamente gli emendamenti soppressivi, dopodiché, se questi verranno respinti, si passerà alla discussione generale.



PRESIDENTE

Collega, è diverso: gli emendamenti vengono esaminati dopo la discussione generale.
Da questo punto di vista non ci sono dubbi; naturalmente, nelle condizioni politiche ognuno valuta se vuole intervenire o meno.
Il dibattito generale, pertanto, viene prima degli emendamenti, che sono firmati da diversi Consiglieri. Questo, evidentemente, costituisce una facoltà di proposta, ma non modifica una facoltà di dissenso.
Capisco che l'indicazione politica può andare nella direzione da lei segnalata, ma se ci sono degli interventi, dobbiamo svolgere il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

L'art. 2, che contiene un'interpretazione autentica, era stato oggetto di uno specifico PDL presentato dall'Ufficio di Presidenza.
Era cominciato l'esame di questo provvedimento in Commissione e ritengo che avremmo potuto approvare questa modifica o questa norma interpretativa in pochi minuti.
Ricordo che in quell'occasione il funzionario regionale ci chiarì le ragioni per le quali riteneva necessario approvare questa norma interpretativa, sulle quali tutti noi convenimmo molto rapidamente.
In quell'occasione, però, alcuni Consiglieri di maggioranza ritennero opportuno chiedere la sospensione dell'esame del provvedimento, ritenendolo il veicolo, lo strumento con il quale affrontare le questioni di cui oggi discutiamo.
Così è nata la discussione sul provvedimento che esaminiamo in questi giorni.
Ritengo che, in quell'occasione, la via maestra sarebbe stata quella di votare il PDL che oggi è stato ripreso e inserito come art. 2 in questa proposta di legge. Eventualmente, avremmo anche potuto affrontare - e qui esprimo un'opinione personale - la questione legata alle indennità configurando un emendamento che delegasse la questione all'Ufficio di Presidenza, sulla base di criteri molto rigidi e attraverso un vincolo che riguardasse la gradualità con la quale affrontare la questione.
Sarebbe stato un modo corretto per affrontare un problema esistente che suscitava sensibilità diverse all'interno dell'Assemblea e che altre Regioni italiane avevano affrontato in maniera più o meno analoga alla nostra.
Così non è stato. Un gruppo di colleghi di maggioranza, esercitando una prerogativa del tutto legittima, ha ritenuto opportuno presentare il provvedimento in oggetto nei suoi termini generali e nei suoi termini molto particolari.
Tale questione mi offre lo spunto per svolgere una considerazione: la legge n. 24, che non è stata approvata con fretta o perché pressati da esigenze immediate, ha posto tuttavia un problema interpretativo - lo ricordava il collega Palma - tant'è che l'VIII Commissione è stata chiamata ad esaminare la norma interpretativa.
Siamo in presenza di un provvedimento - mi riferisco all'articolo approvato poco fa - nel quale abbiamo deciso una serie di norme, ad esempio la norma con la quale abbiamo stabilito che i Consiglieri regionali in carica abbiano la possibilità di trasformare in vitalizio quella parte di indennità che percepiscono per il fatto di avere incarichi istituzionali.
Questa norma avrebbe richiesto l'indicazione di criteri (ad esempio i criteri sulla base dei quali decidere la percentuale di vitalizio integrativo da destinare a quei Consiglieri che intendono avvalersi di tale facoltà che stabiliamo con legge).
Nel provvedimento era stato previsto che quel compito, stabilito il principio che noi abbiamo contestato e che tuttora contestiamo, dovesse riguardare l'Ufficio di Presidenza, perché si riteneva, in fase di stesura di quel provvedimento, che vi fosse quantomeno un problema di regolamentazione della norma che stavamo decidendo.
La maggioranza, invece, ha ritenuto opportuno abrogare la norma che conferiva la delega all'Ufficio di Presidenza.
E' vero, collega Cattaneo, che anche il nostro Gruppo ha votato a favore della soppressione di quella delega, ma per ragioni molto diverse dalle vostre, in quanto ritenevamo che tutto l'art. 1 andasse scorporato dal provvedimento.
Il nostro voto negativo rispetto a quella norma aveva questo significato.
Ciò detto, Presidente - e ho finito - ritengo che questa sia la conferma del fatto che avremmo dovuto affrontare la questione con grandissima attenzione, per evitare di trovarci nella condizione - cosa che succederà nei prossimi giorni o nelle prossime settimane - di chiedere che venga predisposto anche su alcune norme di questo provvedimento, un provvedimento che dia un'interpretazione autentica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Collega Galasso, non deve stupire che, di fronte ad un articolo di legge del quale i proponenti annunciano già l'abrogazione eppure tutti noi abbiamo bisogno di andare a casa a riposare - si senta il bisogno di intervenire.
E' strano, questo, ed è un bisogno che deriva da una necessità politica: far capire ai Consiglieri di maggioranza che non si arriva in aula come dei principianti.
Ci sconcerta, francamente, il fatto di arrivare in aula e scoprire che un articolo è stato abrogato, senza aver portato la questione nel dibattito anticipando quindi le ragioni che motivano la soppressione.
Cosa è successo? Non è stata aperta una trattativa o, perlomeno, è stata subito chiusa.
Non siamo, dunque, in presenza di un tentativo di mitigare il provvedimento, di attenuarlo affinché si apra chissà quale altra soluzione.
Ho cercato di capire cosa volesse dire l'articolo, quali fossero i suoi effetti pratici, e vi dico francamente che non l'ho capito.
Non so cosa voglia dire, non so quale sia la fattispecie, non so quali siano le implicanze.
Per quello che ho compreso, è un articolo sull'interpretazione autentica dell'art. 4. Bisognerebbe capire, allora, come le legislature ulteriori rispetto alla prima siano state interpretate in passato.
Perché si è sentito il bisogno di fare questa specifica? Cos'è che l'ha determinata? E oggi, cosa significa cancellare questo articolo? E', francamente, l'ennesima dimostrazione che questa legge, che il Presidente Cattaneo ha definito e battezzato, non "la legge Mercurio", ma "la legge del carciofo", beh, questa legge del carciofo la state piano piano consumando voi, nel senso che, uno a uno, cadono i pezzi.
Com'è possibile? Cosa è successo? Questo provvedimento, in particolare chi riguardava? Era evidente che, così com'è previsto in questi commi, occorresse arrivare ad un'applicazione autentica, ma adesso, nel corso della nottata si scopre che bisogna sacrificare un pezzo di questa legge per una ragione altra: arrivare al motivo vero del contendere, che è quello dell'art. 4.
Credo che, nell'immaginario collettivo, l'opinione pubblica sia molto attenta a questo fatto.
Rispetto alla questione dei vitalizi, il Presidente Cattaneo ha ricordato la vicenda, ma non so se tutti eravamo consapevoli di quello che sarebbe successo.
Poi, è chiaro, l'appetito viene mangiando e, una volta introdotto l'argomento, ci si inserisce.
Ricordo, pertanto, a quest'Aula che solo l'approvazione di quella norma ha avuto...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, il tempo a sua disposizione è terminato.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. La richiesta dei Consiglieri Galasso e Cattaneo quella di ritirare e cancellare l'art. 2, è la dimostrazione del fatto che la proposta che stiamo esaminando è stata redatta con molta fretta. Le date dimostrano che effettivamente c'era fretta di portarla in discussione ed approvarla.
Ritengo che la fretta produca sempre dei prodotti poco positivi, anche dal punto di vista giuridico e dell'articolato.
Non facendo parte della I Commissione, pensavo che la proposta si limitasse all'aumento delle indennità dei Consiglieri regionali (del resto ne hanno parlato anche i giornali) e pertanto mi sono preparato al dibattito esaminando quell'argomento.
In realtà, l'art. 1 che avete votato un'ora e mezza fa dimostrava che questa legge ha messo insieme tantissime questioni: è stata costruita pezzo per pezzo, rispettando le esigenze che man mano nascevano all'interno della maggioranza.
L'aumento dell'indennità, che io continuo a considerare non necessario è forse il problema minimo, rispetto all'art. 1 che è stato approvato.
E' questo il fatto più grave della proposta di legge in esame! Sempre rispetto all'art. 1, che ha occupato sinora gran parte della nostra discussione, il nostro Gruppo, ma l'opposizione tutta, ha dimostrato di volersi confrontare sul merito per cercare di modificare quelle parti che stridevano maggiormente, che anche dal punto di vista "morale" ci sembravano inopportune.
Il dibattito è stato rifiutato, cercando di arrivare a una prova di forza e ritengo che le prove di forza, soprattutto in un'aula come questa dove ci dobbiamo confrontare per arrivare ad approvare delle leggi, non portino mai a risultati positivi.



(Commenti dai banchi della maggioranza)



MULIERE Rocco

Sì, dipende da come si vedono le cose. Sicuramente, per la maggioranza l'art. 1 e tutta la legge sono estremamente positivi, e questo la dice molto lunga.
Noi abbiamo una visione diversa e riteniamo fondamentale il rispetto di questo. Naturalmente, poi, contano molto i numeri, anche se i numeri non sono tutto perché bisogna confrontarsi con il mondo esterno.
Io non so, e non mi interessa poi molto, se i giornali torneranno a parlare di questo dibattito e di questa legge - probabilmente no - ma è chiaro che se qualcuno leggesse bene questo provvedimento potrebbe accorgersi dei gravi contenuti, presenti soprattutto nell'art. 1.
Non si è accettato di portare a modifica alcune questioni per trovare se non un'intesa, almeno un confronto corretto su alcuni punti che potevano essere modificati e potevano portare, non dico a un risultato diverso, perché ci saremmo comunque opposti, come stiamo facendo, al testo della legge, ma ad un confronto diverso all'interno dell'aula.
L'imposizione che la maggioranza sta mettendo in atto non è produttiva per nessuno; naturalmente, ognuno di noi svolgerà le proprie valutazioni nel prosieguo del dibattito e del confronto.
Occorre fare qualche riflessione su questo punto, perch l'atteggiamento e il dibattito di questi giorni hanno un peso anche sul futuro del nostro confronto, sul fatto che in meno di un mese questa proposta di legge sia stata presentata e portata in Commissione e in Consiglio forzando i tempi e cercando di mettere insieme interessi vari interessi di una parte di questo Consiglio.
Credo che questo sia un fatto negativo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Che sia una prova di forza o di debolezza, come sentivo dire da alcuni colleghi, certamente è un metodo e una procedura non molto lungimirante.
Ci si sta infilando in tunnel particolarmente pericolosi, dai quali è difficile uscirne vincenti.
Il problema vero è che probabilmente nessuno sa cosa significhi seriamente questo articolo.
Non ho sentito dare delle spiegazioni, delle motivazioni. Sappiamo che è stato presentato un emendamento abrogativo, quindi ci domandiamo perch cosa significhi questo fatto.
Probabilmente questo articolo esorbita anche dal ragionamento che il collega Mercurio ha sostenuto un paio di volte: il più comprende il meno.
In questo caso, una norma che intende applicare un provvedimento applicativo che fornisce un'interpretazione.
I colleghi della I Commissione - io non ne faccio parte - si sono sforzati di ricostruire il percorso di questa proposta di legge, un percorso minimo, perché stranamente è stata presentata ed assegnata alla Commissione competente il 25 novembre e licenziata il 29 novembre.
Quindi, una fretta assoluta.
Probabilmente, il corporativismo che anima questo provvedimento ha fatto sì che la fretta fosse il viatico che la maggioranza intendeva usare come metodo, ma i risultati si vedono anche nella loro interezza.
Nel caso dell'art. 2, relativo all'interpretazione autentica, dicono che c'era una proposta di legge, presentata dall'Ufficio di Presidenza, che prevedeva quest'interpretazione autentica. Se ben abbiamo compreso, per era inserita in un percorso e vincolo di gradualità, prevedeva parametri e criteri di applicazione e quindi di riferimento, prevedeva di entrare nel merito con una delega parziale e con delle regole e parametri di riferimento, in una regolamentazione per giungere a definire la percentuale di vitalizio.
Quindi, in quel contesto, aveva un significato di interpretazione e attualizzazione.
In questo contesto, in cui lo ritroviamo dopo un art. 1 che ha tutte le caratteristiche dello scandalo, dell'impopolarità - su questo ci siamo già espressi ampiamente - quello stesso articolo sembra dire, da una parte, che non c'è fiducia nei confronti di chi deve applicare (i dirigenti e il personale vario), e, dall'altra, c'è la necessità di dare un'indicazione.
E' uno di quegli articoli che aggiunge, alla voracità dimostrata con l'art. 1, che si ripresenterà negli articoli successivi, un tocco di pesante imbarazzo, tant'è che se ne propone l'abrogazione.
Anche il tentativo di dare una sorta di temporalità è da intendersi in tutt'altro modo, perché il termine "prima" non si riferisce di certo ad una temporalità.
E' evidente che l'art. 2 si pone come un'ulteriore spallata in negativo, che va ad aumentare le disparità e le iniquità e rende ancora più complesso un provvedimento che presenta, anche negli articoli successivi tutti gli elementi di uno spaventoso testo che non dovrebbe vedere un esito favorevole in quest'aula. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Visto che è quasi mattina, si può parlare meno sottovoce! Volevo dare un contributo a quanto hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, rispetto all'art. 2.
Questo articolo mi ricorda le circolari del Ministero della Pubblica Istruzione - il collega Palma suggerisce anche quelle del Ministero degli Interni - che arrivavano alle scuole; non sono mai riuscito a capire se fossero scritte in modo da non essere interpretate, oppure se i redattori fossero intimamente convinti che i destinatari erano scemi. In ogni caso venivano inviate, subito dopo, le circolari esplicative.
L'art. 2, che recita: "Interpretazione autentica dell'art. 4, comma..." ecc., mi ha ricordato, dunque, le circolari del Ministero della Pubblica Istruzione.
Venendo a quanto alcuni colleghi hanno detto...



(Commenti dai banchi della maggioranza)



PLACIDO Roberto

Io ritengo che sia utilissimo; le interruzioni sono sempre benvenute.
Alcuni colleghi hanno detto che questo articolo è stato scritto con le mani e con i piedi, un collega della maggioranza ha aggiunto: "Con i piedi piatti!"; io penso che ci sarebbe certamente bisogno di un ortopedico! E' una cosa incredibile! L'art. 1, ad esempio, sembra l'elenco dei desideri inviato a Babbo Natale! Naturalmente arriverà anche la Befana magari con il carbone, insieme ai regali! Una volta fatto l'elenco dei regali, però, ognuno si è disinteressato della questione.
La cosa mi sorprende ancora di più perché fra le file della maggioranza ci sono molti regali: colleghi che dovrebbero avere dimestichezza con testi, con interpretazioni, si potrebbe comporre un vero collegio di difesa ho perso il numero di quanti sono (4, 5, 6) - volutamente esclusi e messi da parte.
Il risultato è questo a causa del fatto che tali colleghi sono stati messi da parte, oppure, se fossero stati coinvolti avremmo avuto un testo meno negativo? Non so se riusciremo mai a toglierci questa curiosità, collega Gallarini.
Possiamo sperare in un replay di questa situazione, ma, in quel caso porterò la macchina fotografica, per riprendere la situazione che ho visto tra i banchi della Giunta! Certo, è una situazione presente in tutta l'aula, ma dalla mia postazione ho di fronte i banchi della Giunta e, non essendomi girato indietro, ho guardato in quella direzione.
Le impressioni che ho avuto sono queste: un film dove ognuno si è disinteressato della situazione, che potrebbe essere intitolato: "Prendi i soldi e scappa!".
Collega Gallarini, mi hai dato un'idea: la legislatura non è finita potremo fare una replica! Vedremo, mancano ancora due anni e mezzo!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Riguardo a questo articolo sono state dette parecchie cose.
Mi sembra che, dopo le prime parole del collega Palma, gli estensori si siano improvvisamente resi conto dell'errore che è stato scritto.
Anche rileggendo l'art. 4 della legge n. 24/2000, di cui l'art. 2 di questa proposta di legge dovrebbe costituire l'interpretazione autentica si comprende come chi ha scritto questa interpretazione autentica abbia lavorato come generalmente avviene per le circolari ministeriali, che prima vengono emanate e subito dopo si ritiene opportuno dare maggiore chiarezza.
Sono sempre rimasto colpito negativamente dall'interpretazione autentica, in quanto, ad esempio, a causa di un'interpretazione autentica contenuta in una Finanziaria, i veterinari pubblici si trovano nelle condizioni di dover contribuire obbligatoriamente ad un ente previdenziale privato.
Questo - ripeto - in seguito ad un'interpretazione autentica.
Sono stati fatti due ricorsi alla Corte Costituzionale, entrambi persi...



(Commenti in aula)



MORICONI Enrico

Devo dire che quella sul lupo italiano l'abbiamo vinta: chi mi ha denunciato è stato obbligato a pagare le spese.
Tornando all'interpretazione autentica, mi fa un po' rabbrividire perché ricordo quell'esperienza: In quel caso, l'interpretazione autentica è costata 8 milioni a tutti i veterinari pubblici, ai quali è stato richiesto il pagamento immediato.
Tra l'altro, l'interpretazione autentica stabiliva e stabilisce una differenza di trattamento pensionistico per i veterinari pubblici rispetto ad esempio, agli avvocati pubblici o ad altre categorie pubbliche.
Se leggiamo quanto è previsto dall'art. 4, vediamo chiaramente come la dizione usata, "legislature ulteriori rispetto alla prima", non abbia una valenza cronologica, pertanto, viene ribadito quanto era già contenuto nella stesura che si vorrebbe interpretare.
Non è tanto questo che sconcerta (pare che la stessa maggioranza pensi all'abrogazione dell'art. 2); il problema è che, se nella stesura si è incorsi in errori così marchiani e gravi, trovano giustificazione tutte le parole che ho detto in precedenza sull'art. 1, ormai approvato, e il fatto che quell'articolo, scritto male, secondo noi non troverà applicazione.
In altre parole, la poca accuratezza con la quale è stata scritta la legge, denunciata dall'errore palese contenuto nell'art. 2, getta una luce sospetta e negativa sull'art. 1 e, naturalmente, anche su tutto il contenuto della proposta di legge n. 468.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Sarò molto breve, anche perché non è facile intervenire su un'abrogazione già richiesta.
Intervengo innanzitutto per far sapere che sono l'ultimo dei firmatari quindi appartengo al "club", e che mi piacciono molto i carciofi, ma finora nessuno me ne ha portati! Per quanto riguarda i numeri, grazie a Dio ne ho tanti, ma, anche qui nemmeno con i numeri ci sono state le risposte, quindi, come vedete, non è proprio come dite voi.
Per quanto riguarda l'aspetto morale e i regali natalizi, anche di questi non ne ho ancora visti! Speriamo che arrivino sotto l'albero soprattutto a casa; poi, se arriva qualcosa anche qui, ben venga! Come vedete, io e gli altri colleghi abbiamo firmato questa proposta di legge con coerenza, perché sappiamo assumerci le nostre responsabilità.
Voi, invece, avendo qualcosa da nascondere per ciò che non avete fatto ultimamente riguardo al caso FIAT, ne state facendo una battaglia, una bandiera, facendo ostruzionismo su un provvedimento riguardo al quale ci siamo assunti tutte le responsabilità.
Quindi, coerenza e responsabilità.
Noi andiamo avanti e andremo avanti anche dopo le ore 8, ringraziando tutti i dirigenti e funzionari per la loro presenza. Andremo avanti con sempre più determinazione e coerenza, perché è una caratteristica che ci distingue, soprattutto per come cerchiamo di portare avanti di portare avanti le nostre idee e i nostri valori, con coerenza e responsabilità.
Ringrazio, pertanto, tutti i dirigenti e funzionari per la loro presenza; non è colpa nostra se siamo qui, in aula, alle ore 7.39, ma è colpa dell'ostruzionismo della minoranza, un ostruzionismo demagogico dovuto alla mancanza di idee e soprattutto di azione politica che l'opposizione non ha avuto in questi ultimi mesi.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno sulla FIAT, non una proposta di legge per non mettervi in difficoltà; abbiamo ritirato l'ordine del giorno che conteneva proposte concrete sulla FIAT per non mettervi in difficoltà e voi state facendo un ostruzionismo demagogico incomprensibile nei nostri confronti, ma soprattutto nei confronti della classe dirigente e di tutte le persone che sono state qui fino a quest'ora.
Siete voi responsabili del fatto che si sta approfittando anche dei dipendenti e dei dirigenti regionali! Se avete rispetto e volete difendere i diritti dei lavoratori sosteneteli con delle proposte serie e concrete, in questo caso vi seguiremo.
Fino ad oggi non siete stati in grado di fare un'opposizione basata su progetti e soprattutto un'opposizione seria atta a difendere i diritti e i doveri dei lavoratori di Torino e della FIAT.
In mancanza di questa vostra progettualità state cercando di coalizzarvi su qualcosa che non esiste, per finire solo e soltanto sui giornali e dire: "Noi, in un momento particolare, in cui i cittadini piemontesi, i lavoratori piemontesi stanno vivendo una situazione disastrosa, noi difendiamo i vostri diritti e i vostri doveri e soprattutto, difendiamo il vostro portafoglio....".
Pura demagogia!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Vorrei ringraziare Deodado Scanderebech perché nel suo intervento, con le sue parole che sono diverse da quelle che uso io o che usano altri, si è posto la domanda che molti di voi si pongono, che è un po' alla base di un'incomprensione presente in quest'aula.
Molti di voi non capiscono perché ci ostiniamo su questa questione e come fa il collega Scanderebech, attribuiscono il tutto ad un atteggiamento demagogico, pensando che in fondo ci sia in noi dell'ipocrisia, ovvero che si lotti su un provvedimento, ma poi si percepiscono ugualmente gli aumenti, ecc.
Dico questo perché forse vale la pena provare a capirci e a dialogare.
Francamente, non rivendico la battaglia come un elemento di superiorità morale nostra rispetto ad altri; abbiamo abbandonato da un bel po' di tempo, almeno per quanto mi riguarda, questo tipo di argomentazioni e non penso che si tratti di questo.
Penso sia del tutto legittimo che ciascuno proponga la propria visione e lotti per questa.
Quello che secondo me non capite è che - almeno io così la vivo questa battaglia è di autodifesa, perché nel mondo che io frequento, nel mondo di cui mi interessa il giudizio, che a voi può piacere o non piacere tra quelle persone alle quali mi riferisco, questa scelta e decisione, è una scelta di cui mi viene chiesto il conto. A noi di questa scelta viene chiesto il conto, perché viene considerata una scelta in contraddizione e inconcepibile con la situazione che viviamo, con l'esperienza che facciamo con quello che pensiamo. Per questo motivo abbiamo tentato di fare - e stiamo facendo - una battaglia per dare un altro indirizzo e rispondere in altro modo a questi problemi.
Poi, naturalmente, come sempre, in una discussione politica come questa ciascuno porta le proprie motivazioni.
Su queste questioni avete rifiutato in tutte queste ore di queste giornate di aprire e intrecciare un confronto reale e di ricercare un dialogo che poteva essere la base e che è l'unica base per la ricerca di strade e soluzioni, magari non condivise, ma che permettono di andare avanti.
Questo, a mio parere, è il punto essenziale, poi vedremo. Sulle prove di forza o di debolezza, non so, valuteremo alla fine in base ai risultati e al giudizio che ci sarà nel Consiglio regionale e nel mondo istituzionale al di fuori di noi.
Vorrei dire, però, che questo è il senso del tentativo che abbiamo fatto e stiamo facendo e che ancora faremo sull'art. 2, il cui significato è sicuramente modesto. Da quanto comprendiamo, anche sull'art. 3 c'è un ripensamento in corso da parte vostra, pertanto se ne discuterà.
Discuteremo anche sull'art. 4, dove, naturalmente, si decideranno i criteri di fondo, la struttura fondamentale della soluzione dei problemi.
Invito a non pensare che sia solo una questione di quantità; c'è un problema di qualità di struttura della soluzione che sarà costruita e che per quanto ci riguarda, intendiamo discutere e per quello che riusciremo a fare, a determinare e condizionare attraverso un'iniziativa politica di opposizione come quella che stiamo conducendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Colleghi, più volte negli interventi che si sono succeduti è stata citata l'anomalia e l'incoerenza della maggioranza e dei proponenti nell'aver presentato un emendamento abrogativo o soppressivo dell'art. 2.
Innanzitutto l'art. 2 è un articolo "ospite" nel nostro provvedimento perché non è certamente un'iniziativa nostra, ci è stato chiesto di inserirlo da esponenti autorevoli dell'opposizione.
E' un articolo ad personam, che era un'esigenza per un Presidente di Provincia, di una Provincia grande (non ricordo quale), ma un po' più grande della mia, certamente un Presidente non della Casa delle Libertà, ma appartenente ad una lista o di una coalizione afferente all'Ulivo, con un bel Vicepresidente DS, se non ricordo male.
Noi, avendo visto che i proponenti che ci avevano chiesto, sul nostro omnibus, di presentare un emendamento soppressivo, per togliere dall'imbarazzo e per coerenza abbiamo semplicemente ritenuto di presentare un emendamento abrogativo.
Non c'è niente, quindi, di strano, non c'è niente di incoerente semplicemente, visto che abbiamo "ospitato" questo articolo, e chi ci ha chiesto di ospitarlo non è più d'accordo e ha cambiato idea, ne prendiamo semplicemente atto e volentieri, con coerenza, trasparenza, lealtà e correttezza, per non interferire nelle scelte e nelle autonomie di altri abbiamo presentato un emendamento abrogativo.
Tutto qui: niente di scandaloso, anzi un ennesimo atto di gentilezza di sensibilità e di attenzione alle esigenze, non della nostra parte, ma dell'altra parte.
Questa è anche responsabilità istituzionale, garbo istituzionale cortesia istituzionale, educazione politica e volontà di non interferire nei programmi politici di altri.
E' stata sollevata per l'ennesima volta dal Consigliere Marcenaro e da altri colleghi la questione della non presenza del Presidente Ghigo. A parte che mi aspettavo, da chi mi richiama a toni, ad educazione, a quant'altro, quantomeno la coerenza. Magari mi sono comportato male - non lo so, non sta a me giudicare - però quantomeno non ho avuto la prosopopea di richiamare gli altri ad essere educati o particolarmente garbati.
Il Presidente Ghigo è un Consigliere regionale come noi, uno dei 60 Consiglieri assegnati a questo Consiglio regionale; è un Consigliere regionale iscritto al momento, se non ha revocato nella mattinata di oggi al Gruppo consiliare che ho l'onore di presiedere. Ho firmato questo progetto di legge certamente non come Valerio Cattaneo, Consigliere regionale, ma come Capogruppo di Forza Italia, un'autorevole forza politica che sostiene questa Giunta, il partito di maggioranza relativa di questo Consiglio regionale. Non ho avuto, dal Consigliere Ghigo, così come da altri Consiglieri, comunicazione che non condivida più questo progetto, ma quello che mi meraviglia - e sono veramente dispiaciuto che non ci sia il collega Tapparo, ma c'è il collega Chiezzi - che in quest'aula spesso viene richiamato il ruolo del Consiglio.
Questo è proprio uno di quei provvedimenti - lo stiamo anche dimostrando - squisitamente consiliare; nasce per iniziativa politica del Consiglio, è discusso in Consiglio, abbiamo già discusso mesi e mesi in Commissione Statuto, dove non abbiamo messo in discussione l'elezione diretta, ma vogliamo rivalutare il ruolo del Consiglio, l'autonomia del Consiglio e quant'altro.
C'è allora un problema: qual è l'uovo di colombo dietro al quale si nasconde l'opposizione? L'opposizione non fa altro che dire: "Chiamiamo il Presidente Ghigo..., non c'è il Presidente Ghigo, si vergogna...".
Bisogna sempre chiamare la mamma che venga a risolverci i problemi.
Questa è una questione squisitamente consiliare ed è una prova di maturità del Consiglio regionale, è quasi un'anticipazione del nuovo Statuto sul ruolo del Consiglio nel futuro.
Richiamo tutti coloro che hanno fatto tali riflessioni ad essere più coerenti, certamente più leali verso il Presidente della Regione, in questo caso il Consigliere regionale Enzo Ghigo, e forse, anche se ci si trincera per un po' di timidità che anche alle prime ore del mattino restano i residui di ognuno di noi, forse noi immaginiamo così, forse non è così prima di dire che una persona si vergogna ad essere qui.
Il Presidente Ghigo è il Presidente della Conferenza Stato-Regioni, è sì un Consigliere regionale, ma è, ahimè per voi, per fortuna nostra e dei piemontesi, anche una persona che in piena libertà, come ognuno dei suoi 59 colleghi, sceglie di non essere qua con noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Riprendo dall'ultima considerazione del collega Cattaneo in ordine all'assenza del Presidente Ghigo o alla richiesta, da parte dei colleghi di minoranza, di avere la sua presenza. Ritengo che l'invito del collega Chiezzi derivi dal fatto che il Presidente Ghigo ha, rispetto a noi maggiore capacità, anche perché adotta strumenti moderni, di capire qual è l'opinione pubblica su questi temi.
Ho la sensazione che il Presidente Ghigo si renda perfettamente conto forse più di altri, che questo provvedimento, così come è nato e si sta esaminando, crea nell'opinione pubblica, per motivi diversi, d'altronde questo è tema di battaglia politica, un rapporto tra politica e opinione pubblica divaricante.
Il Presidente Ghigo si rende perfettamente conto di questo fatto rispetto a tutti noi che siamo coinvolti dal dibattito, temo, però, che il Presidente Ghigo non verrà mai a votare questo provvedimento.
Non verrà mai a dire che questo provvedimento va bene e, di conseguenza, non lo voterà. Spero di sbagliarmi, ma ritengo che non verrà.
Il Presidente Ghigo è la persona più sensibile in ordine a questi problemi.
Possiamo fare una cosa: invitate il Presidente Ghigo a fare un comunicato stampa, domani, magari da Roma o in qualunque parte si trovi, nel quale dice di essere d'accordo con la sua maggioranza e che il provvedimento va votato perché il problema è importante affinché venga valorizzato il ruolo del Consiglio, così come chiede il Consigliere Cattaneo.
Fate fare una dichiarazione di questo tipo e questo potrebbe essere un elemento che ci aiuta a capire un po' meglio se siamo dalla parte giusta o dalla parte sbagliata.
Anch'io, come il collega Marcenaro, facendo riferimento al mio mondo ricevo richieste di opinione, in modo rigoroso, mi vengono poste alcune domande in ordine a questo provvedimento e su quanto faccio per poterlo contrastare.
E' un'esigenza che esiste. Ritengo ci sia un po' di sottovalutazione complessiva del significato che ha questo provvedimento. Il rapporto con l'opinione pubblica non può essere totalmente escluso nelle valutazioni che vengono fatte sul piano politico.
Guardate che si crea una scissione pericolosa. La modalità con la quale il tema viene affrontato, questa eccezionalità, questo discutere per due giorni di seguito, obiettivamente quando all'esterno sapranno che il Consiglio regionale è da 24 ore che discute questo provvedimento, sarà negativo e accentuerà ancora più il distacco.
Si potrà dire che questo è ostruzionismo. No, perché la nostra azione è tesa a evidenziare le contraddizioni del provvedimento ed è anche tesa ad evidenziare che c'è una contrarietà.
Per quanto riguarda l'art. 2, non è che l'abbia capito molto, così com'è scritto, inoltre non mi piace neppure il fatto che sia un articolo "ospite" o cose di questo genere.
Ritengo che si debba stabilire il principio che quando viene fatta una proposta bisogna condividerla indipendentemente dal problema che si vuole risolvere. Io non so a chi serva questo, ma nel momento in cui un firmatario lo presenta, credo sia convinto, non presenta un provvedimento dove ospita una richiesta.
Sicuramente ci sarà una convinzione. Mi sembra che tutto il provvedimento ospiti delle richieste. E' stata notata questa contraddizione, il fatto che "l'ospite" magari non deriva dall'appartenenza alla vostra parte politica, ma sugli altri ospiti non abbiamo detto nulla.
Questo è un provvedimento che almeno dall'art. 1 all'art. 2 ospita le richieste di tanti. Mi pare che l'ultimo riferimento che il collega Cattaneo ha fatto in ordine all'ospite, riveli la natura dell'art. 1, che ospita le esigenze di qualcuno.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Papandrea.
Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Vorrei far notare, Presidente, che mentre lei ogni tanto si è assentato e si è andato a riposare, il personale è in aula ininterrottamente da 24 ore: lei dovrebbe tutelarlo. Credo si stiano violando le regole minime sindacali in quest'aula, perché non si è fatto turnare il personale e credo si sia superato il limite di tollerabilità, da questo punto di vista. Lei dovrebbe riflettere su questo.



PRESIDENTE

Grazie, ci sto riflettendo.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente, ci auguriamo che la sua riflessione sia saggia e tenga conto dei livelli di stanchezza e dei diritti delle persone che lavorano con noi a sostegno dell'attività consiliare e delle Commissioni.
Incomincerei con una precisazione rispetto a delle osservazioni, che considero un po' grevi, del collega Cattaneo, che al momento in cui la notte inoltra e la mattinata avanza, appesantiscono il livello delle argomentazioni.
In particolare le ho trovate un po' grevi in riferimento a osservazioni sulla richiesta dell'Ufficio di Presidenza di inserire l'art. 2 - e la norma interpretativa - all'interno di questo provvedimento. Anche su questo, Presidente, lei dovrebbe svolgere un ruolo di tutela dell'Ufficio di Presidenza e dire esattamente come stanno le cose.
Dovrebbe forse dire - non spetta a me, essendo al di fuori di questo organismo - che c'è stata una richiesta degli Uffici - mi sbaglio? rispetto al fatto che la legge n. 24 e le parti della legge n. 24 relative a questo punto non erano di chiara interpretazione e che la parola "prima" non era sufficientemente chiara se fosse riferita alle varie legislature o fosse un "prima" di carattere temporale. Sto semplicemente dicendo le cose che il collega Palma ha egregemente spiegato. Mi domando se l'inserimento è dovuto ad una richiesta tecnica, e sulla base di quella richiesta tecnica lei, come Presidente di questo Consiglio e come elemento pregnante dell'Ufficio di Presidenza ha acconsentito. Forse anche questo sarebbe un chiarimento che lei dovrebbe fare in qualità di Presidente di questo Consiglio.
Nello stesso tempo vorrei dire che l'art. 2, di cui si propone, da parte della maggioranza, la soppressione, non rappresenta, a nostro avviso un elemento rilevante e di grande novità.
La maggioranza se nutriva dubbi sul fatto che l'articolo fosse necessario, avendo votato l'art. 1 e avendo "portato a casa" tutte le individualità possibili ed immaginabili in quest'aula, fuori dall'aula, nel corso delle legislature, la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta, la sesta, la settima, si è resa ben conto che poteva fare a meno di qualsiasi interpretazione, più o meno autentica, che si potesse dare attraverso l'art. 2, perché intanto tutte le sue casistiche le aveva ricomprese.
Se in questo modo riusciva a far "cadere", con un'iniziativa furbesca qualche emendamento, tanto di guadagnato. Questo atteggiamento non porta molto avanti la discussione.
Non porta molto avanti, perché voi potete anche non essere preoccupati da tutto questo, ma dovete pensare che dopo tre giorni che siamo chiusi qua dentro, con altrettante sedute notturne e qualche mattinata, fuori da quest'aula la società piemontese, le donne, gli uomini, si stanno interrogando su chi siamo, su chi siete e su che cosa state facendo.
Beh, la vostra distanza dalla vita quotidiana dalla gente è estremamente grande e sta diventando sempre più grande. Le donne e gli uomini si stanno interrogando sulla vostra distanza dalla vita quotidiana e veniamo visti come un club autoreferenziale che gestisce i propri interessi corporativi, non avendo più alcuna visione delle leggi che devono normare la vita quotidiana.
Bene, la nostra distanza dalla politica, intesa come un'avventura collettiva per cui valga ancora la pena di spendere una parte della propria vita quotidiana, è veramente abissale.
Vi devo dire che questa vostra abissale distanza dalla vita quotidiana dalla percezione che la gente ha, dalla richiesta di politica alta che la gente ha in questa direzione, rischia di fare un tonfo inarrestabile soprattutto in un momento così duro, così difficile per tante donne, per tanti uomini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Devo dire che con il passare delle ore il livello degli interventi del collega Marcenaro migliora. Ho giudicato quasi inascoltabile l'intervento del Consigliere Marcenaro svolto nella prima notte, quando, con fare populistico, ha detto: "Noi, con i soldi dei contribuenti, con i soldi delle tasse di quegli impiegati che stanno dietro ci paghiamo il vitalizio perché sono soldi pubblici...".
Il collega Marcenaro forse ha dimenticato che nessuna pensione in Italia viene pagata con i soldi dei lavoratori, se non in minimissima parte, ma viene pagata con i soldi del datore di lavoro. Quando il datore di lavoro è Ente pubblico viene pagata con i soldi pubblici. Quindi, non dobbiamo usare frasi di effetto che non corrispondono assolutamente al vero.
L'ultimo intervento del Consigliere Marcenaro, invece, ha evidenziato il concetto quantità-qualità. Non è solo la misura, ma è anche come viene gestito questo pacchetto.
Ebbene, è proprio su ciò che ci differenziamo nell'interpretazione del tutto.
Voi continuate a vedere la nostra indennità, quello che percepiamo come un qualcosa di ascrivibile alle retribuzioni dei CCNL, cioè un qualcosa che ha gli elementi della retribuzione, secondo il più puro concetto di retribuzione, ma noi non siamo lavoratori che percepiscono una retribuzione. Noi abbiamo un'indennità di carica, svolgiamo una funzione ben diversa, abbiamo un ruolo ben diverso: non siamo ascrivibili alla categoria dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori in regime subordinato.
Su questo presupposto viene meno tutto il ragionamento fin qui svolto dalla minoranza. Visto che qualcuno ha detto che il Presidente Ghigo ha strumenti moderni per valutare cosa pensa la gente, bene, con questi strumenti moderni noi andiamo a vedere come - se vogliamo con una qualche analogia - sono trattati coloro che esercitano una funzione a termine casualmente quinquennale come la nostra.
Una funzione quindi, anche quella, difficilmente ascrivibile al tradizionale ruolo del lavoratore subordinato. Signori, qualunque dirigente del TOROC, di primo livello, percepisce uno stipendio di 250 milioni l'anno! Il dirigente di primo livello del TOROC ha una buonuscita, un assegno finale di 180/280 milioni, a seconda del ruolo.
Quindi, la società civile tanto invocata recepisce benissimo queste cose, perché questo discorso è la modernità del momento. Non è invece sicuramente modernità del momento il voler ricondurre il tutto ad un rapporto di lavoro subordinato che non ci è proprio.
Siamo ormai giunti alle ore 8.09, probabilmente è colpa nostra, forse la proposta legge si poteva fare meglio, avrebbe richiesto meno tempo, ma vorrei anche rammentare che fino alle ore 3 noi siamo stati meri spettatori di un contrasto, di un conflitto durissimo interno alla minoranza, dove due posizioni, diametralmente opposte, si sono scontrate e noi abbiamo passato ore e ore semplicemente ad osservare uno scontro politico violento.
Quindi qualche problema c'è. Ipocrisia sul voler mimetizzare gli aumenti. L'aumento c'è, è voluto, non voglio mimetizzare nulla, peccato che molti della minoranza nei corridoi chiedono quando si voterà il progetto di legge.
Lo stile, ovviamente, impedisce di fare nomi, ma molti della minoranza sono venuti a chiederci queste cose.
La gente, collega Marcenaro, si domanderà qual è la posizione che differenzia Contu dalla sinistra DS, su questo punto noi abbiamo passato un giorno, perché purtroppo c'è stata una rincorsa tra due forze politiche della sinistra che volevano cavalcare ambedue la scena, questa è la realtà.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, per una questione incidentale.



RIBA Lido

Sono presente in aula dalle 9,30 di ieri mattina, mi sono assentato cinque minuti, per prendere il giornale. Mi è stato riferito che in un intervento è stato chiamato pesantemente in causa il comportamento di un membro del DS dell'Ufficio di Presidenza a proposito.....



(Commenti in aula)



RIBA Lido

Per cortesia, chiedo a tutti di dedicarmi due minuti di attenzione dopodiché chiuderò la questione incidentale.
Se non ero io, la cosa mi dispiace ancora di più, perché sono state attribuite a qualcun altro parole dallo stesso non dette. Mi è stato riferito che è stato sollecitata la discussione dell'art. 2 di questo provvedimento in relazione all'interesse di un Presidente di una Provincia.
Desidero chiarire all'aula, mi dispiace che non sia stato fatto immediatamente, che tutto l'Ufficio di Presidenza è assolutamente al corrente del fatto che lo stesso si è trovato di fronte alle sollecitazioni dei funzionari che dovendo applicare la legge n. 24, in un passaggio assolutamente preciso, non hanno ritenuto di poter interpretare se il "prima" voleva dire prima legislatura o prima di un dopo qualunque. Credo di non dovermi addentrare nella spiegazione. L'Ufficio di Presidenza trattandosi di una questione che potrebbe eventualmente avere un risvolto od un altro, ha deciso di applicare correttamente, in modo ortodosso, la procedura che prevede la definizione di progetti di legge a scopo puramente interpretativo di norme. Quindi progetti di legge che si chiamano interpretazioni di una legge. L'Ufficio di Presidenza non ha quella capacità, non ha quella responsabilità e se anche è assicurato, non pu assumere quella responsabilità. La norma è assolutamente astratta, e quando noi stiliamo le leggi dobbiamo avere presente assolutamente l'astrattezza e la correttezza.
Seconda questione. Non so se altri lo hanno fatto, ma il sottoscritto non ha mai sollecitato né quel provvedimento, che faceva parte di un progetto di legge a sé stante, né tanto meno l'iscrizione di quel provvedimento all'interno di questo progetto di legge. Ci tengo a sottolineare questo concetto. Voi sapete quanto ci tengo alla correttezza che considero elemento elementare di chi riveste delle responsabilità di fronte ad un'istituzione tanto più autorevole e responsabile come questa.
Quindi, per cortesia, colleghi, venga sgombrata ogni ombra di sospetto che si tratti in qualche maniera di norme che hanno a che vedere con interessi soggettivi di qualcuno o che siano state norme sollecitate a qualsiasi fine.
Questo non è mai avvenuto, non sono al corrente che altri colleghi abbiano tenuto un atteggiamento del genere. Credo che il Presidente voglia assolutamente dare una sua sottolineatura, perché sarebbe imbarazzante se ciò fosse avvenuto, naturalmente io mi sentirei particolarmente imbarazzato, ma non corro questo rischio. Per cui se qualcuno adombra sospetti di questo genere prego di revocarli. Non è bene che l'Ufficio di Presidenza, che il nostro Consiglio in qualche maniera si trovi di fronte a delle affermazioni di questo genere. La cosa mi amareggia profondamente anche perché per quanto riguarda il sottoscritto se c'è una cosa che in genere gli viene riconosciuta, è la correttezza istituzionale.
Se si parla del Presidente della mia Provincia, ma il discorso vale per tutti i Presidenti della Provincia, lo stesso non è colpevole di nulla se noi facciamo delle leggi che non sono applicabili e se gli Uffici hanno delle difficoltà ad interpretarle.
Questo è quanto dobbiamo avere presente di fronte a delle affermazioni che sono sicuramente - e spero involontariamente - trascese.



PRESIDENTE

Certamente do atto della correttezza dell'Ufficio di Presidenza, per devo anche registrare che oggi si sono dette delle parole di troppo nel dibattito. Non si può prendere un singolo intervento e non considerare tutti gli altri interventi che ci sono stati nel corso della notte e anche certi atteggiamenti.



(Commenti in aula)


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468 "Modifiche ed integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (disposizioni in materia di trattamento economico indennitario dei Consiglieri regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale sull'art. 2.
Gli emendamenti che seguono sono tutti abrogativi.
2.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi Papandrea e Riggio: Abrogare l'art. 2.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

In un mio precedente intervento avevo chiesto di poter capire com'è che ad un certo punto del dibattito, delle pause, delle sospensioni, succedono delle cose strane, ci si accorge che questo o quel comma, non vanno più bene. Qualcuno ha usato anche espressioni colorite. Io non metto assolutamente in discussione che quando si applica una legge ci si pu accorgere che ha dei limiti e che ha portato a delle esclusioni, ma bisogna avere il coraggio di dire che bisogna operare perché la norma applicata ha dimostrato una carenza. Non era così difficile dirlo.
Quello che noi lamentiamo - e lo abbiamo ripetuto più volte - è che la carenza istruttoria di questo atto normativo non ci ha consentito di comprendere di che cosa parlavamo. Il nostro emendamento, di tipo abrogativo, è all'interno della prassi del Regolamento, alla quale più volte abbiamo chiesto rispetto e dignità. Se però nel corso del dibattito succedono incidenti come questi, dove i proponenti decidono di abrogare un articolo e dei Consiglieri chiedono spiegazioni e queste non vengono fornite, si determinano incidenti come quelli di prima. Francamente bisogna pensare ad una pausa di riflessione che possa magari ricomporre, in modo unitario, tutto l'articolato di questa proposta di legge.
Presidente, credo che stia prevalendo la stanchezza. Mi ricordo un episodio analogo sempre in occasione della discussione di questo provvedimento infausto, ma allora eravamo in piena notte, non in mattinata.
Presidente, consiglierei di fare un atto di rispetto nei confronti di questa assemblea, perché il contenuto normativo si sta lacerando, ma più che il contenuto normativo ci sta lacerando la stanchezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Innanzitutto intervengo per sottolineare che noi non abbiamo attaccato nessuno, non abbiamo fatto alcun nome. C'è la registrazione, poi se qualcuno riferisce male, Vicepresidente Riba, o cerca di mettere zizzania si deve assumere la responsabilità. Noi abbiamo fatto un discorso politico può darsi che ci siamo allargati, sono passate 24 ore, non abbiamo certamente voluto mancare di rispetto a nessuno. Abbiamo detto alcuni aggettivi, ma non credo particolarmente significativi, ognuno li interpreti come vuole.
Se non la conoscessi rimarrei esterrefatto anche da un intervento excusatio non petita, senza arrivare a dire accusatio manifesta, per siccome la stimo, collega Riba, so che lei ha fatto questo intervento probabilmente anche su dei fondamenti che sono stati riportati in modo inesatto. Le chiedo di andare a rivedere anche lo stenografico nei prossimi giorni. Noi abbiamo presentato questo emendamento abrogativo su questo articolo tecnico, che riprende puntualmente una proposta di legge di cinque Consiglieri regionali facenti parte dell'Ufficio di Presidenza, fra cui lei...



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea indossi la giacca. La invito a mettersi la giacca! La espello dall'aula se non si mette la giacca. La richiamo una prima volta all'ordine e la invito a mettersi la giacca.
Consigliere Papandrea, la richiamo l'ordine una seconda volta invitandola ancora a rimettersi la giacca.
Visto che il Consigliere Papandrea non si mette la giacca, lo espello dall'aula (ex art. 55, comma 2 del Regolamento).
Invito i questori ad eseguire l'ordine.
Sospendo la seduta per permettere ai questori di eseguire l'ordine.



(La seduta sospesa alle ore 8.25 riprende alle ore 8.26)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Consigliere Cattaneo, continui il suo intervento.



CATTANEO Valerio

Presidente, noi abbiamo presentato l'emendamento abrogativo dell'art. 2 successivamente ad una serie di emendamenti abrogativi che sono stati presentati esattamente con lo stesso fine. Quando abbiamo visto una serie di emendamenti presentati dall'opposizione, di fatto ostruzionistici uguali su un articolo "ospite" - adesso è stato chiarito, credo che alla fine quello che conta sono i chiarimenti affinché si sappia di cosa si sta parlando - che a noi non interessa, siamo stati garbati, come ho detto prima, e con coerenza abbiamo presentato un emendamento abrogativo.
Su quell'articolo si poteva non presentare emendamenti abrogativi, se era un articolo tecnico, perché c'erano anche gli artt. 3, 4 e 5.
Voteremo, comunque, a favore del primo emendamento abrogativo posto in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, dobbiamo evitare di fare la politica delle insinuazione e poi non avere il coraggio di assumerci la responsabilità; ho sentito bene cosa ha detto il collega Valerio Cattaneo. Ho sentito che il collega Valerio Cattaneo ha insinuato che quell'art. 2 era un articolo 2 presentato per risolverci - cito testualmente - i problemi della Provincia Granda.



PRESIDENTE

Collega Ronzani, si attenga al tema dell'emendamento soppressivo.



RONZANI Wilmer

Mi pare che tutti i colleghi presenti, se vogliono essere sinceri abbiano inteso che il collega Cattaneo volesse riferirsi al Presidente della Provincia di Cuneo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Era un dibattito sulla discussione generale, non sull'emendamento.
Consigliere Ronzani, concluda l'intervento.



RONZANI Wilmer

Mi pare che tutti i colleghi abbiano inteso che il collega Cattaneo in quel momento voleva riferirsi al Presidente della Provincia di Cuneo. La Provincia Granda è la Provincia di Cuneo. Una Provincia Granda, che ha un Vicepresidente dei DS è la Provincia di Cuneo.
Andiamo avanti per approssimazioni successive per arrivare alla Provincia di Cuneo! Allora, da questo punto di vista, Presidente, credo che tanto varrebbe assumersi le responsabilità delle cose che si dicono.
Per quanto riguarda l'art. 2, io, in quanto membro dell'VIII Commissione, mi ricordo di avere discusso di questa proposta di legge detto per ben due volte - alla presenza di un funzionario del Consiglio regionale, la quale è venuta a spiegare in VIII Commissione che l'Ufficio di Presidenza aveva ritenuto necessario proporre quella norma interpretativa. Ufficio che lei, Presidente Cota, dovrebbe tutelare perché quella proposta di legge era firmata da lei, Presidente Cota! Quando lei non c'era il Capogruppo del Partito di maggioranza relativa di quest'aula ha fatto un'insinuazione su un esponente dell'Ufficio di Presidenza...,lei ha il dovere di tutelare l'Ufficio di Presidenza....



PRESIDENTE

Collega Ronzani l'ho già fatto. Non strumentalizziamo, vada avanti.



RONZANI Wilmer

In VIII Commissione un funzionario è venuto a spiegarci che L'Ufficio di Presidenza aveva ritenuto fosse necessario proporre quella norma interpretativa. Pertanto, o ha ragione il collega Cattaneo a sostenere che si tratta di una norma pensata per qualcuno, oppure ha ragione quella funzionaria a spiegarci che quel provvedimento è stato presentato dall'Ufficio di Presidenza.
Quindi o racconta una bugia il Consigliere Cattaneo o lei, Presidente deve tutelare l'Ufficio di Presidenza.
Pertanto il nostro Gruppo, coerentemente, ha presentato numerosi emendamenti. Il nostro Gruppo, in ragione di questo fatto e del fatto che in Commissione è stato discusso un progetto di legge con quella norma interpretativa e con quelle motivazione, non ha presentato emendamenti soppressivi. C'è coerenza nel nostro comportamento, noi eravamo convinti che così stessero le cose.
Posso anche aggiungere, Presidente, che in quella riunione i colleghi della maggioranza, il Consigliere Mercurio in particolare, in maniera del tutto legittima, ritenne fosse suo dovere chiedere che venisse sospeso l'esame del progetto di legge, perché in quell'occasione maturava, nella maggioranza, la volontà di utilizzare quel provvedimento come viatico per affrontare tutta la materia dell'indennità: così sono andate le cose! E se le cose sono andate come ho spiegato occorre che ciascuno di noi dica le cose come stanno e si assuma le proprie responsabilità. Io avr tante colpe, ma non prendo in giro nessuno, e non voglio essere preso in giro.
Era del tutto evidente a cosa alludesse il collega Valerio Cattaneo.



PRESIDENTE

Ho già espresso la solidarietà al Vicepresidente Riba, forse lei non è stato attento nel precedente intervento. Come lei non ama essere preso in giro, neppure io.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento abrogativo 2.1).
Il Consiglio approva.
Sospendo brevemente la seduta e convoco la Conferenza dei Capigruppo.



(La seduta sospesa alle ore 8.33 riprende alle ore 8.50)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Nella Conferenza dei Capigruppo si è deciso di continuare la seduta fino a quando si riuscirà a garantire il processo verbale. Quando verranno a mancare le condizioni interromperò la seduta.
Ringrazio i funzionari per la disponibilità.
L'Ufficio di Presidenza ha deciso che il Consigliere Papandrea pu rientrare in aula.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Nella Conferenza dei Capigruppo si è deciso di continuare i lavori penso che tale decisione sia del tutto immotivata, non esistono ragioni per continuare in questo modo, in queste forme e con questi ritmi il nostro lavoro. Non esiste alcuna ragione di urgenza tale da giustificare l'andamento della nostra discussione. Pertanto chiedo che lei, Presidente riveda la decisione assunta o che comunque l'assemblea modifichi l'ordine dei lavori, decidendo di sospendere per riprendere, come peraltro lei aveva garantito nel corso della serata, nei termini consueti e normali per giungere a qualche produttività.
Lavorare in questo modo significa solo aggiungere elementi di tensione senza nessuna possibilità di sbocco. Non esiste, ripeto, nessun carattere d'urgenza che possa giustificare il ritmo imposto a questa legge e lei Presidente, lo sa meglio di noi.
Noi chiediamo che la decisione assunta nella Conferenza dei Capigruppo venga rivista.
Siamo intenzionati ad usare tutti i mezzi che il Regolamento ci consente affinché la decisione venga rivista.



PRESIDENTE

Per il momento il mezzo previsto dal Regolamento è una richiesta di sospensiva, e su tale richiesta può intervenire un Consigliere a favore e uno contro.
La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Quanto affermato dal Consigliere Marcenaro è giusto: non c'è alcuna urgenza.
Sono un ammiratore di Luigi Pirandello, che è un paesano del Consigliere Palma. Luigi Pirandello, premio Nobel, grande personaggio consentitemi di citarlo, per bocca di un suo personaggio afferma - è un'affermazione da prendere per quello che è - "Prepotenze neanco Dio".
Consigliere Marcenaro, non credevo che tale provvedimento potesse far scaturire un atteggiamento come quello che si è verificato in queste ventiquattro ore.



PRESIDENTE

Indìco la votazione, per alzata di mano, sulla richiesta di sospensione.
Il Consiglio non approva.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, l'aula ha appena respinto la richiesta di sospensione.
Collega Marcenaro, stia seduto! C'è un suo emendamento rubricato con il n. 326.
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Devo dire che questa gestione antidemocratica non permette....
Collega Burzi, l'ho già detto una volta, al mio paese si dice che la vacca dà del cornuto al ciuccio. In questo caso riesce ad interpretate ambedue i ruoli, non ci sono problemi.
Presidente faccia rispettare le regole!



PRESIDENTE

Lei vada avanti con il suo intervento! Collega Placido, non si permetta di usare questo tono.
Vada avanti.
Collega Chiezzi la richiamo all'ordine.
Vada avanti collega Placido.



PLACIDO Roberto

Prima di intervenie sull'ordine dei lavori, devo rilevare che in questa gestione non democratica si permette raramente al collega Scanderebech di poter intervenire.
Fatta questa osservazione le chiedo, Presidente, se ritiene che in queste condizioni si possa lavorare. Deve porsi il problema seriamente faccia attenzione a come si comporta.



PRESIDENTE

Non so come interpretare questo suo intervento. Faccio presente che l'aula è sovrana, ha appena votato sulla richiesta di sospensione.
Ringrazio il collega Marcenaro che ha sollevato la questione che mi ha permesso di far esprimere l'aula.
La parola al collega Scanderebech per fatto personale come da art. 54 del Regolamento.



SCANDEREBECH Deodato

Prima è successa una cosa molto grave, Presidente. Quando siamo usciti tutti dall'aula la collega Manica ha detto una cosa gravissima. Si è permessa di dire: "Questi qua sono dei delinquenti, per i soldi sono disposti anche ad ammazzare".
La collega Manica deve chiedere personalmente scusa a tutti e non si deve permettere mai più, né lei né nessun altro di quella parte, di dire cose del genere. Io sono uscito fuori dall'aula per calmarmi, a tutto c'è un limite, ma siccome è una cosa molto grave, non posso star zitto. E' una cosa che ci squalifica e non è degna di un Consigliere regionale. Non si permetta mai più di dire una cosa del genere!



PRESIDENTE

La ringrazio. La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi concede due minuti, devo compattare la cosa. Vado per flash, mi scuso con il colleghi, perché pensavo venisse fornita una spiegazione più ricca.
a) L'aula sta degradando; b) il Presidente del Consiglio ha convocato la notturna.
Durante la riunione dei Capigruppo, le chiedo scusa, l'ho un po' maltrattata, perché mi sembrava un'enormità costringere tutti a lavorare di notte, comunque poi me ne sono andato ed è stata svolta la seduta notturna.
Intervengo sull'ordine dei lavori.
Cari colleghi, in una situazione come questa diventa difficile gestire un'aula perché i contrasti crescono, quindi è necessaria una persona che la diriga che svolga il ruolo di tessitore delle istituzioni. Deve esserci qualcuno che tessa in continuazione, tanto più quando le parti in causa litigano e accendono i contrasti. Quest'aula, ripeto, ha bisogno di un tessitore di istituzioni non di uno spadaccino della Lega! Noi abbiamo uno spadaccino della Lega: tac, tac, tac e infilzo una seduta notturna e adesso tac, tac infilzo di nuovo..., ma ci infilza tutti e infilza le istituzioni! Torni ai suoi uffici privati, lasci quel posto a qualcun altro più capace che faccia una politica che non nuoccia alle istituzioni, se ne vada Presidente! Se ne vada autonomamente per libera scelta. Ci liberi dalla sua presenza, lo spadaccino della Lega lo faccia qua fuori!


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468 "Modifiche ed integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (disposizioni in materia di trattamento economico indennitario dei Consiglieri regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

2.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro e Manica: la seconda parte del comma 1 dell'art. 3 della legge n. 24/2001 dalle parole "la disposizione si applica" alle parole "disposizione in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri" è abrogata.
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione dell'emendamento.



MARCENARO Pietro

Come sapete si tratta di una questione che avevamo posto quando ancora si discuteva sulla possibilità di verificare le condizioni di scelte di norme che segnassero la discussione che stiamo facendo in un modo più accettabile rispetto all'impostazione che voi avevate dato.
Avevamo posto in particolare una questione che riguarda l'età pensionabile, ovvero la seconda parte del primo comma dell'art. 3 della legge n. 24 del 2001. Come sapete si tratta di quell'articolo che mentre stabilisce i 65 anni l'età di accesso al vitalizio per i nuovi Consiglieri della prossima legislatura, conserva, per i Consiglieri attuali, dei limiti di 55 anni con una tabella che viene poi indicata, se non sbaglio nell'art. 14 nella quale vengono poi indicate le successive percentuali che corrispondono alle varie fasce d'età 55/56/57/58 e 59 anni. Questa disposizione è il segno di un ritardo. A noi sembrava una delle condizioni di presentabilità, di decenza politica di un provvedimento il fatto che si decidesse di portare o avvicinare l'età pensionabile all'età che viene normalmente presa in considerazione per la generalità dei cittadini. Il fatto che persone che pontificano sull'allungamento dell'età pensionabile degli altri, quando si parla di se stessi mantengano norme che ne difendono la condizione che oggi si presenta, come una condizione di privilegio, è a nostro avviso in questo nostro strano, e per voi incomprensibile, modo di ragionare, una cosa giusta ed importante.
Per questo noi abbiamo chiesto l'abolizione della seconda parte del primo comma dell'art. 3. Questa abolizione è una scelta per attuare, per i Consiglieri regionali, per la maturazione del diritto di accesso al vitalizio le stesse condizioni che sono stabilite per i cittadini. Anche perché per quello che conosciamo è raro e difficile pensare che dei Consiglieri regionali a 55 anni siano disoccupati e se non abbiano il vitalizio e non sappiano come campare: non è questa la realtà.
Si tratta, per quanto riguarda noi, di una fascia sociale relativamente e mediamente benestante che ha le condizioni per affrontare questo tipo di situazione, non per affrontare quali particolari attraversate nel deserto ma per essere né più né meno nella condizione della generalità dei cittadini.
Penso sia sbagliato, ci sia qualcosa che non funzioni nello stabilire l'allungamento dell'età pensionabile a 65 anni per quelli che verranno e non si fa nulla e si lascia completamente immodificata la situazione per i Consiglieri oggi in causa.
Penso che questo faccia parte di un discorso generale, che abbiamo cercato di fare, indubbiamente senza molti risultati, che un'Assemblea decida autonomamente quali sono i livelli delle indennità. Per quanto riguarda le regole fondamentali, le regole fiscali, le regole contributive le regole che riguardano le pensioni noi siamo convinti che si debba tendere ad un avvicinamento il più possibile delle regole che riguardano i Consiglieri regionali a quelle che generalmente vengono riconosciute e praticate nell'universo dei cittadini italiani dei quali facciamo parte.
Questo è il senso dell'emendamento che abbiamo presentato, che chiede la soppressione della seconda parte del primo comma dell'art. 3 della legge n. 24.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Occorrerebbe, nell'ambito di una legge che affronta un problema di ristrutturazione del nostro sistema previdenziale, anche se il termine è improprio - anche di tutto il sistema di determinazione sia dei nostri contributi sia dei nostri corrispettivi - come diceva il collega Marcenaro che noi avessimo come riferimento le regole comuni, non dico di tutti i lavoratori, ma in questo caso dei lavoratori paradossalmente più privilegiati.
Se analizzassimo i lavoratori noi abbiamo i lavoratori autonomi che hanno l'età pensionabile a 65 anni e così i liberi professionisti, abbiamo i lavoratori dipendenti che hanno l'età pensionabile a 57 anni, però con 35 anni di contributi versati e di attività veramente svolta, non di contributi figurativi costituiti riscattando dei pezzi di attività nominalistica o virtuale.
Noi un tempo avevamo una cassa pensioni - il Consigliere Gallarini potrebbe dirlo molto meglio di me, ma probabilmente oggi non ne ha voglia non solo per stanchezza, ma anche per il contesto, neanche io ne avrei molta voglia di approfondire questo aspetto che ci è sufficientemente noto un certo equilibrio nella cassa dei vitalizi che era costituito dai versamenti dei Consiglieri e quando incominciavano a mancare i versamenti dei Consiglieri si erano ridotti i vitalizi.
Tant'è che la collega Spagnolo, allora Presidente del Consiglio regionale, sicuramente competente e corretta, si trovò ad adottare, suo malgrado, un provvedimento che riduceva le pensioni e riduceva dal 50% al 40% il corrispettivo per due legislature. Questo fu un atto che, non in altra epoca, ma soltanto nel 1994, si dovette compiere perché in allora si credeva ancora che il bilancio della Regione non fosse una cassa dalla quale si poteva prelevare sulla base delle aspirazioni e delle sensibilità individuali e collettive del momento, ma che ci dovesse essere un minimo di equilibrio.
Quel minimo di equilibrio che poi nel cambiamento delle legislature non è stato trasferito, faceva sì che il 40% di ciò che si percepiva pervenisse dalla cassa dei versamenti. Adesso, visto che l'approfondimento si farà alcuni di voi già sanno che il corrispettivo dei nostri versamenti si è ridotto del 15-20%.
Con le operazioni che sono state preventivate arriveremo ad un versamento che costituisce il 10%. Di fronte ad una cosa di questo genere cari colleghi - io farò di tutto per attirare la vostra attenzione su questo punto - ci saranno delle responsabilità morali. Tutti i lavoratori corrispondono in qualche maniere con un contributo ai loro fondi, alle loro casse pensioni minimamente proporzionale. Noi così arriveremo a percepire 9 volte quello che abbiamo versato, tutto il resto viene prelevato dalla cassa attraverso una sovranità di cui siamo stati, qualcuno dirà malauguratamente investiti. Quello che chiedeva il mio Gruppo - siamo già stati dileggiati ingiustamente per questo e anche personalmente il collega Marcenaro - non era una questione lunare, ma una questione di un minimo di considerazione di ciò che esiste nel mondo, nel sistema delle pensioni al fine di raccordare, non di impedire un'evoluzione del nostro sistema.
Il Presidente mi richiama sui tempi. Termino immediatamente. Mi permetto di fare anche la mia parte in quanto Consigliere perché da altri livelli non siamo riusciti a convincere della necessità di ristabilire un minimo di obiettività, di rigore, quanto meno di criterio nel definire la materia che stiamo trattando, anche rispetto al senso di responsabilità che si deve avere quando si tratta una materia utilizzando la sovranità della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

La proposta di emendamento mi pare corregga in modo significativo una prerogativa che l'aula si era attribuita, anche chi era contrario poi, di fatto, beneficerà di questa condizione particolare. Quindi se ho capito bene, la proposta di emendamento del Consigliere Marcenaro abolisce quella norma iniqua che di fatto dà una possibilità di accedere al vitalizio al cinquantacinquesimo anno di età e ripristina condizioni di maggiore equità non trasferendo questo onere solo ai Consiglieri che occuperanno questi banchi nell'VIII legislatura.
Credo che la norma sia equa. Noi abbiamo già trasferito un altro onere all'VIII legislatura, quello di verificare l'applicabilità e l'applicazione fu un momento anche infelice - sui trentasei mesi, relativamente agli effetti derivanti dall'applicazione di quelle norme sui vitalizi.
Presidente, credo che questa proposta sia ragionevole, equilibrata e stabilisca un termine che si avvicina molto di più alla condizione del lavoratore dipendente, mi sembra di comprendere, al di là dei trentacinque anni, che ci siano una serie di problemi che il Consigliere Riba ha evidenziato. Ritengo che approvare l'emendamento sia un ulteriore segnale innovativo che permette di mitigarne un po' la portata, togliendo alcuni privilegi.
Nella nostra azione ci deve guidare soprattutto una certa etica, non si può applicare per noi una norma di miglior favore e stabilire una norma vessatoria per chi verrà, perché questa è una contraddizione di termini. Lo dice uno che potrebbe beneficiare di questa norma.
Credo invece che sia corretto stabilire il limite dei 65 anni per tutti, senza inserire elementi vessatori nei confronti di chi occuperà questi posti nella prossima legislatura.
L'invito che faccio all'aula è quello di correggere il portato di questa norma, attenuarne gli aspetti che maggiormente insistono come privilegio, cercando sostanzialmente di calmare un pochino gli appetiti forse uso in modo improprio la terminologia. Sostanzialmente occorre varare una norma che non dia segnali contradditori. Un segnale contraddittorio è appunto quello di aver accompagnato questa norma con una clausola vessatoria nei confronti di chi verrà.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Una delle motivazioni che ci porta a presentare l'emendamento è di tentare, sull'art. 3, di evidenziare ai colleghi di maggioranza come questo articolo contenga un altro dei pesanti privilegi che in questo provvedimento si vanno ad elencare copiosamente a nostro vantaggio. Potrei essere magari una delle più interessate per una questione di età, di lavoro e così via, ma il particolare è sempre un qualcosa che pone delle difficoltà a tutti, e questa è una norma che crea una condizione di imbarazzo e di iniquità nei confronti degli altri lavoratori.
Già la questione relativa ai versamenti, il 15%, se dico bene, ci pone in una condizione di non rispetto di quelle che sono le regole per tutti gli altri lavoratori. Se tutti versassero quanto noi probabilmente l'INPS avrebbe già chiuso da molto tempo, perché sarebbe stato un fallimento totale.
Sto parlando della categoria dei lavoratori ordinari, medi, normali.
C'è già sulla questione previdenziale, da parte nostra, un eccesso di personalizzazione di cui beneficiamo.
Ieri ho letto sul giornale, ma di certo vi è noto anche a voi, un articolo, lo leggo testualmente per evitare di farmi prendere emotivamente da parole in più che non è proprio il caso, perché il clima si è già surriscaldato e non piace a nessuno delle parti un clima del genere, è abbastanza imbarazzante che l'Ufficio di Presidenza ci metta in una situazione di questo tipo, il Ministro Maroni dice: "...la riforma previdenziale, contenuta nella delega, verrà approvata entro giugno 2003 non esclude che le Camere possano introdurre disincentivi per prolungare la permanenza al lavoro e proporrà anche alle parti sociali di modificare quella parte di disegno di legge che prevede la firma di un nuovo contratto per chi raggiunge i requisiti per andare in pensione e sceglierà di continuare a lavorare...".
Voglio dire che il particolare che noi andiamo ad introdurre con questa norma, beneficia esclusivamente noi escludendoci totalmente da quello che è il contesto generale di società alla quale noi ci riferiamo e della quale noi siamo amministratori.
Certi eccessi possono fare comodo e piacere a tutti, ma non c'è limiti al meglio, ma noi siamo in un contesto nel quale si mettono a repentaglio le pensione, siamo in un contesto nel quale la cassa dello Stato piange e chiede maggiore introiti. Ci viene richiesto, a livello di governo, dalla sua massima autorità, anche di rivolgerci al lavoro nero, ma di risparmiare e noi, contemporaneamente, andiamo a varare una norma che con questo articolo esplicita e dettaglia uno dei privilegi più antipatici, al di là della comodità o meno che ognuno di noi vi può ritrovare, più ingiusti di cui potremmo assolutamente fare a meno. Lo dico da un pulpito che mi potrebbe vedere molto interessata, lo dico con assoluta onestà.
Però il troppo è esagerato. Questo è un azzardo forte del fatto che possiamo decidere per noi come e quanto vogliamo. Non solo è ingiusto, ma crea un grave precedente nella democrazia delle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente, credo che la possibilità di prendere un caffè debba essere garantita, altrimenti diventa difficile lavorare.
Presidente, volevo far rilevare ai colleghi del Consiglio l'importanza di questa proposta che mi pare che nello stato di tensione che c'è in quest'aula non venga percepita nella sua importanza nel senso che viene ritenuta, come parecchie proposte che sono state avanzate finora strumentale.
Inviterei i Consiglieri a leggerla con una certa attenzione, ma soprattutto a leggere il testo che si vuole modificare. In sostanza mi pare di capire, per quello che ho letto, ringrazio il collega Marcenaro per l'emendamento presentato, che il collega immagini di modificare la legge n.
24, come è stato fatto nella proposta dei colleghi della maggioranza, ma di fare una modifica che riguarda un problema più generale che risponde ad una logica di eliminazione di privilegi.
Mi sembra questo un obiettivo importante dal punto di vista politico perché richiama una certa coerenza.
In sostanza il collega Marcenaro dice che non si può mantenere una situazione di privilegio che esiste per i Consiglieri in base a questa norma e ci propone di eliminare addirittura la seconda parte dell'art. 3 sul vitalizio. Dice di stabilire delle condizioni di uguaglianza. Non credo che i colleghi a quest'ora riescano a soffermarsi sulla proposta dicendo: no, manteniamo il privilegio. Non credo che ci sia qualcuno che possa fare un'affermazione simile, neppure, credo, il collega Cattaneo che esprime le posizioni del Partito di maggioranza relativa. Quando viene proposta di eliminare un privilegio bisogna in qualche maniera valutare la proposta esprimere un'opinione. Spero che non sia così che una proposta con queste caratteristiche possa essere rilegata in un'espressione di posizioni diverse e poi non essere ripresa. Mi pare anche di grande importanza il richiamo che la collega Suino ha fatto sulla posizione del centrodestra. La collega Suino si domanda se le posizioni espresse sono coerenti a quelle che esprime oggi il centrodestra, ed ha richiamato addirittura la posizione del ministro Maroni. Mi pare che il richiamo in qualche maniera sia utile anche per le posizioni politiche che esprime il Segretario regionale della Lega, che è anche Presidente del Consiglio regionale. La collega ci ha detto una posizione che fa riferimento complessivamente alla situazione del mondo del lavoro, ma è un riferimento di grande coerenza.
Essendo questa la posizione è proprio inopportuno, inutile parlare del richiamo ad una posizione politica del centrodestra? E' proprio inutile inopportuno o può essere ritenuta strumentale una posizione che richiama l'eliminazione di una posizione di privilegio? Non credo. Stiamo parlando delle stesse cose, di una modifica alla legge n. 24. Quando c'è un richiamo, quando c'è una sollecitazione, ad eliminare una posizione di privilegio, gli occhi non possono essere proprio chiusi.
Non è che la legge n. 24 la possiamo modificare soltanto per aumentare le posizioni di privilegio, qui c'è una proposta invece per ridurre le posizioni di privilegio.
La trovo perfettamente logica e per questo la condivido. Si tratta di una proposta molto seria e molto corretta.
Credo che la sospensione, Presidente, dell'attività del Consiglio a questa ora della giornata dopo tante ore di riunioni sia utile perch alcune proposte sono utili, non si può, anche nei confronti dell'opinione pubblica, dire che delle proposte di eliminazione di privilegi le ignoriamo perché vengono presentate dalla minoranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

La questione in esame è complessa e delicata. Era giusto affrontarla in un clima, in un contesto diverso, quello di un riordino della materia dentro cui ci stava anche il problema del graduale elevamento dell'età pensionabile per i Consiglieri regionali. Prima di entrare nel merito di questa questione, Presidente, volevo fare una riflessione.
Credo che sia evidente a tutti noi che il clima che si è determinato in quest'aula è di totale incomunicabilità. Nel senso che il confronto, che fino a ieri sera ritenevamo necessario per migliorare il provvedimento che stiamo esaminando, è stato buttato alle ortiche, per responsabilità varie.
La cosa che francamente mi preoccupa è che questo clima di contrapposizioni che si è determinato per una serie di ragioni, insieme al fatto che tutti i colleghi stanno lavorando da diverse ore senza pausa perlomeno questo è ciò che è avvenuto per quanto riguarda il mio Gruppo e alcuni altri colleghi anche della maggioranza, rendono sempre più difficile proseguire la discussione e sempre più difficile ricreare quel clima di confronto, non dico costruttivo, ma quanto meno non pregiudiziale fondamentale per poter dare un seguito alla discussione di questa mattina.
Per questo vorrei invitarla, Presidente, a dirci, siccome lei ha la potestà ed è nelle condizioni di farlo, se lei ha in mente, se sì quando di organizzare i lavori della mattinata. Lei in altre occasioni ha precisato, ad inizio seduta, quali erano i tempi di quella determinata seduta. Vorrei sapere da lei se noi siamo in grado questa mattina di programmare uno sviluppo ragionevole della nostra seduta antimeridiana mettendo nel conto naturalmente il fatto che i colleghi, tutti i colleghi hanno alle spalle molte ore di lavoro.
Se si va avanti, si va avanti, se questo è il problema ci faremo carico del fatto di andare avanti. Siccome ora siamo alla contrapposizione, al braccio di forza, andremo avanti e vedremo. Noi cercheremo di fare fino in fondo la nostra parte, cercando di impedire che questo provvedimento venga approvato nella giornata odierna. Ritengo che sia oltremodo necessario che lei ci faccia questa puntualizzazione.
Tornando invece al merito, e utilizzo questo ultimo minuto e mezzo a mia disposizione, credo sarebbe stato ragionevole affrontare la questione che è complessa e mette in discussione qualcosa che noi consideriamo di acquisito. Mi rendo conto anche di questo e cerco di fare sempre ragionamenti che stanno molto con i piedi per terra e capire come una misura come quella che propone il Consigliere Marcenaro possa mettere oggettivamente in discussione un qualcosa che noi abbiamo considerato acquisito. Il punto che il Consigliere Marcenaro ci invita a discutere riguarda esattamente l'esigenza che le istituzioni, la politica, la classe dirigente, i Consiglieri regionali non rimuovano il problema che tutti diciamo esistere, di un governo della politica previdenziale e di un governo delle casse previdenziali. Da questo punto di vista anche noi vogliamo capire quali sono le risposte che chi governa cerca di dare a questo problema. Tali risposte potrebbero essere due: o si aumentano i versamenti contributivi o si allunga l'età pensionabile. Non c'è scampo questo è il problema. Questo problema interessa anche le istituzioni, il Parlamento, la Camera, il Senato, la Regione, ecc. Credo che sarebbe stato più utile se noi ci fossimo posti il problema.
Per questo dichiaro di votare a favore dell'emendamento presentato dal Consigliere Marcenaro.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Mi sembra che l'emendamento n. 326, presentato sull'art. 3, qualora venisse accolto, potrebbe determinare, in piccola parte, una sorta di riequilibrio e di risistemazione per quanto riguarda un provvedimento come questo.
Si tratta di un emendamento che ha un rilievo, perché potrebbe determinare, anche se minimo, un elemento di riequilibrio rispetto a quegli squilibri gravi che in particolare nell'art. 1, e poi nello svolgersi di tutti il provvedimento, si determinano tra la situazione che si verrebbe a configurare per lo stato dei Consiglieri regionali e la situazione che normalmente si determina nel resto della società anche per quelle figure professionali che sono inquadrate a livelli più alti e percepiscono tra le più alte retribuzioni.
Se noi avessimo la capacità di intervenire, almeno sull'età pensionabile, e definissimo in questo senso un aumento della stessa superando quella possibilità che noi abbiamo in questo Consiglio di anticipare la pensione a 55 anni e portassimo tendenzialmente verso i sessant'anni il limite, noi faremmo un'operazione importante di riequilibrio interno per quanto riguarda i conti stessi della Regione.
Operazione di cui il Consigliere Riba parlava prima che in altri tempi e in altri Consigli regionali si era dovuta e voluta fare.
Devo dire che in una fase del dibattito di questa mattina, adesso faccio difficoltà a ricordare a che punto noi fossimo, chiedemmo la sospensione al termine dell'art. 1 e provammo a prospettare uno schema possibile di riequilibrio di un testo di legge che rimaneva comunque per noi invotabile, un testo sbagliato nel metodo e nel merito della sua presentazione che non avrebbe comunque trovato alcuna forma di condivisione nel voto, ma che poteva espurgere dal suo interno quelle norme più odiose e che maggiormente configuravano i privilegi di una casta o di una corporazione nei confronti del resto della società.
Fra quei privilegi di casta e di corporazione vi era la questione del limite dell'età pensionabile, una delle prime questioni che ponemmo, vi era la questione del riaccorpamento, della razionalizzazione, chiamiamola così della busta paga e quindi della ridefinizione della stessa. Nel momento in cui si andava a mettere mano all'indennità e vi era il fatto di stabilire qualsiasi processo di delega nei confronti di qualcuno rispetto ai quali i paletti e i limiti sono così indiscriminati, come l'Assemblea siciliana che ha un limiti del 110% rispetto alla nostra situazione e supera addirittura i termini del Parlamento della Repubblica e la condizione e lo stato dei Deputati e dei Senatori.
Ci sembrava che potessero essere cose che comunque non avrebbero reso questo provvedimento accettabile penso per noi, ma anche per la società piemontese.
Devo dire che il fatto che la maggioranza non solo non sia riuscita a trovare toni e forme diverse per poter discutere, ma che si sia arroccata sullo schema di un provvedimento, sui più biechi privilegi che all'interno di questo ci sono o e sugli elementi più corporativi del provvedimento, a partire dalla norma relativa ai limiti dell'età pensionistica, denota il fatto che probabilmente l'unica cosa che contava all'interno del provvedimento era portarlo a casa così com'era, subito e ai massimi livelli possibili e nelle condizioni peggiori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Alla ripresa della nuova seduta non è stato comunicato l'elenco dei congedi, potrei conoscerlo per cortesia?



PRESIDENTE

I congedi sono sei e sono i seguenti: Albano, Caramella, Ferrero, Leo Ghigo e Cotto.
Pertanto il numero legale per deliberare è 28.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, vorrei sollecitare l'impegno maturato questa mattina: non vedo significativi ricambi nel personale d'aula; mi pare che l'impegno fosse, nel rispetto del lavoro e dei lavoratori, soprattutto dei funzionari, nel caso in cui si verificasse tale condizione, di aggiornare i lavori del Consiglio.
Quindi la prego di mantenere fede a questo impegno assunto nella conferenza dei Capigruppo, aggiornando la seduta.



PRESIDENTE

Durante la mattinata se si ravviserà la necessità sarà premura della Presidenza procedere.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Sono d'accordo con la proposta del Consigliere Marcenaro, però si dovrebbe ripercorrere la storia dell'istituto, della possibilità di usufruire in modo anticipato del vitalizio.
Quando tale istituto fu istituito era ampiamente utilizzato e l'importo che veniva corrisposto, rispetto alla speranza di vita, era di un certo livello; badate che anche superati i 60 anni ci si trascinava il livello che si era iniziato a percepire a 55 anni - anche se con modalità diverse negli anni precedenti al compimento del sessantesimo anno. Quantificando quel tipo di scelta rendeva, perché quanto percepito era relativamente basso. Nelle legislature seguenti - e non ricordo quale - il livello si era alzato, iniziando a sbilanciare il rapporto del nostro "fondo" - termine che uso impropriamente.
Certamente, chi godeva nella legislatura passata del vitalizio in modo anticipato, gravava ulteriormente e in maniera aggiuntiva rispetto al Consigliere che invece iniziava a 60 anni a percepire il vitalizio.
Molti di coloro che hanno goduto del vitalizio in epoca più storica erano persone che, evidentemente, per l'impegno amministrativo o amministrativo-politico, non erano in condizioni, in seguito, di poter tranquillamente proseguire.
Conosco alcune di queste persone che a 56, 57 o 58 anni scelsero di andare in pensione. Il clima di assetto del sistema previdenziale pubblico era certamente diverso; nel 1992 il tema previdenziale è nuovamente diventato di estrema attualità, portando alle riforme del 1995 e all'intervento della finanziaria del 1997. Tra l'altro, si è abolita tutta una serie di fondi autonomi - quello dei ferrovieri, quelli telefonici ed elettrici - poiché l'omogeneità di gestione era fatto importante. L'età pensionabile si è innalzata e si è posto in discussione il sistema delle pensioni di anzianità che permettevano dopo 35 anni, quindi iniziando a lavorare a 15 anni, di poter andare in pensione a cinquant'anni. Ricordo anche l'aspetto più patologico delle baby-pensioni: sistema che a 50/51 anni, permetteva di andare in pensione.
Si tratta di un mutamento generale, culturale, politico, nonché di sopportabilità da parte del sistema pensionistico che ha cambiato la visuale del problema - si parla anche di solidarietà intergenerazionale.
Oggi, la proposta presentata tramite l'emendamento giunge opportunamente; l'interrogativo, materializzato in un'interrogazione, è: ha ancora senso permettere di andare in pensione a 55 anni, con un vitalizio molto accresciuto rispetto a quello, storico, relativamente basso.
Ritengo si possa dare risposta affermativa e per tale ragione sostengo l'emendamento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Intervengo per ribadire la nostra posizione di voto favorevole a questo emendamento. Presidente, stiamo ancora discutendo sull'emendamento? Ci sono state parecchie pause ed ho rischiato di perdere il filo.
Presidente, questo emendamento introduce un elemento di giustizia. Mi appello soprattutto a chi ha riformulato la proposta - questa è un'opportunità unica - perché la legge n. 24 - lo vorrei ricordare prevede la possibilità di alcuni benefici per i Consiglieri di questa legislatura e applica, come nel campo assicurativo, la clausola vessatoria, che forse noi non ci possiamo permettere. La clausola vessatoria è applicata per tutti i Consiglieri che accederanno all'VIII legislatura. Mi rivolgo anche all'Ufficio di Presidenza che questa norma la conosce. Abbiamo l'opportunità di inserire un elemento di equilibrio; credo che questo possa sostanzialmente allontanare da quest'aula il sospetto che su alcuni provvedimenti si sia guardato molto all'interesse particolare trascurando invece un interesse più generale.
L'appello che rivolgo non è rivolto solo a chi ha partecipato alla stesura di questa proposta di legge, ma anche a chi, allora, questo provvedimento lo ha votato: a nome del mio Gruppo votai contro quel provvedimento.
Oggi si presenta la possibilità di rinserire un elemento di correttezza, almeno legislativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Farò la dichiarazione di voto dopo aver espresso un'opinione favorevole all'emendamento del collega Marcenaro. Esprimo un certo rammarico per la mancanza di risposte. Non mi pare, così com'è stato impostato l'emendamento e come lo ha illustrato il collega Marcenaro, che gli interventi siano stati di carattere strumentale. Gli interventi che si sono susseguiti sono stati puntuali, precisi, non di ostruzionismo, ma attenti a raggiungere uno specifico obiettivo. Obiettivo di carattere politico per eliminare dei privilegi. Questo è un elemento che sicuramente determina delle difficoltà nei rapporti di carattere politico, poi ci sono le questioni personali che vanno e che vengono che sono collegate magari allo stato d'animo di una particolare situazione in un momento di stanchezza. Ma sono i rapporti politici l'elemento che ci deve preoccupare di più.
Quando viene posta una questione politica importante, che tende a raggiungere un obiettivo politico importante, si deve rispondere! Il collega Cattaneo, che è intervenuto su tutto, perché non ci dice qualcosa in merito alla proposta presentata? Perché il Capogruppo di Alleanza Nazionale non ci dice qualcosa? Perché qualche esponente della Giunta non ci dice qualcosa? Ma è possibile questo silenzio completo su una proposta specifica, puntuale tesa a raggiungere un obiettivo importante? Sono preoccupato per quanto sta succedendo.
Non potete immaginare che il confronto politico possa andare avanti se le questioni non vengono affrontate. Questa è la situazione! Si risponda bisogna avere una posizione! Non potete chiudervi a riccio quando viene presentata una questione di tipo generale. Lo faccio notare perché ritengo questo uno degli aspetti più gravi della mancanza di confronto che è avvenuta finora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del nostro Gruppo all'emendamento che ha presentato il collega Marcenaro che prevedeva un innalzamento dell'età pensionabile.
Abbiamo presentato l'emendamento per due ragioni.
La prima perché ci poniamo il problema di evitare una crisi del fondo pensioni o fondo vitalizio dei Consiglieri regionali, quella crisi che a suo tempo costrinse la Presidente Spagnuolo ad intervenire per ridurre la percentuale che spettava ai Consiglieri aventi diritto al vitalizio.
La seconda ragione è per equità. Occorre dare atto al nostro Gruppo di avere presentato alcuni emendamenti con questa logica. Noi avremmo potuto da una parte, cassare l'art. 1 che affronta questioni che era più giusto affrontare nell'ambito di un riordino del provvedimento in materia di trattamento dei Consiglieri, avremmo concesso o dato la delega all'Ufficio di Presidenza per affrontare il problema dell'indennità, ma avremmo bilanciato, riequilibrato questo ragionamento ponendoci il problema di andare verso un aumento dell'età pensionabile. Tutto questo, secondo me avrebbe non soltanto consentito a noi di affrontare in maniera organica questioni che invece abbiamo affrontato - scusate il termine - con molta improvvisazione, ma avremmo anche avuto la possibilità, riequilibrando con queste norme il provvedimento, di dare all'opinione pubblica non soltanto un segnale negativo, qual è rappresentato, collega Marengo, dal fatto che discutiamo da giorni sull'indennità, ma avremmo dimostrato che il Consiglio regionale affrontava la questione, con criterio, con raziocinio e si poneva nello stesso momento anche il problema di andare verso l'adozione di misure che per quanto riguarda l'età pensionabile rappresentava il tentativo di creare un trattamento più vicino a quello di altre categorie di lavoratori o di persone.
Tutto questo però c'è stato francamente impedito, perché questa discussione, purtroppo, non si è svolta e quello che mi colpisce di più e che noi ci troviamo a dover discutere in queste condizioni....



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

Ripeto, la cosa che mi colpisce maggiormente è il fatto che noi ci troviamo a discutere un provvedimento in queste condizioni. L'aula nonostante sia impegnata da tre, quattro, cinque, sei giorni e abbia fatto la notturna, ha sempre garantito il numero legale, questo è sicuramente un fatto molto positivo, non è sempre stato così, in questi mesi, infatti è mancato tantissime volte il numero legale. Quindi è del tutto evidente che in questa particolare discussione c'è un interesse che in altre occasioni non abbiamo avvertito esistere in alcuni settori della maggioranza.
Anche questo dovrebbe consigliare tutti noi ad un certo punto a prendere il toro per le corna e a fare in modo che questa discussione adesso, che dura da qualche giorno, si interrompa e riprenda magari nelle prossime ore. A questo riguardo, Presidente, desidero rinnovarle la richiesta che le ho fatto poco fa, quando le ho chiesto di capire come lei intende organizzare i lavori dell'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il collega Ronzani prima chiedeva, giustamente di poter avere un confronto politico. E' vero, questo è un fatto che questa maggioranza continua a negare spesso e volentieri. Poco fa ho cercato di far ragionare sulla possibilità che questo confronto politico e quindi le risposte politiche che chiedeva il collega Ronzani potessero emergere. Il confronto politico e le risposte politiche, collega Ronzani, vengono se c'è un clima che per quanto difficile ed aspro sia è un clima che viene governato dal Presidente del Consiglio che garantisce tutti, maggioranza e opposizione, e che in questo ruolo di garante spende ogni minuto del proprio impegno. E se è in condizioni di pacata o nulla contrapposizione; il ruolo di garante richiede interventi specifici, nei momenti di confronto più duro e più aspro, è proprio lì che il Presidente del Consiglio comincia a farsi garante cercando in ogni caso di smussare gli angoli, di riprendere le forze politiche al dovere del confronto, al rispetto reciproco, e lui stesso che nella conduzione politica e amministrativa dell'aula dovrebbe avere il rispetto verso se stesso, verso l'istituzione, verso i sessanta Consiglieri regionali e verso tutto il personale. Dovrebbe esercitare il rispetto al diritto ad una vita civile e normale. La vita civile, normale non è quella che il nostro Presidente del Consiglio ci obbliga a condurre da più di 24 ore.
Quando non si hanno questi atti di rispetto, queste sensibilità istituzionali è meglio andarsene, Presidente Cota, non capisco perché lei ci tenga tanto a fare una cosa che, si vede chiaramente, non è adatto a fare. Non ha attitudine, in due anni e mezzo non ha neppure studiato, è rimasto esattamente quello che era, un ragazzo che speravamo studiasse tutti possiamo cominciare da zero, ma lei non si è ancora reso conto che governa 60 Consiglieri regionali eletti in varie liste che si confrontano in modo durissimo, su certe questioni. Lei non dovrebbe fare lo spadaccino delle Lega, come sta facendo, lei dovrebbe avere lo scranno due metri più alto e guardarci, osservare e quando ci sono delle punte smussarle e richiamare tutti al fine della decisione. E' un fine raggiungibile se prima c'è un confronto e il confronto è raggiungibile se prima si lavora in modo civile, non se si fanno gli affondo sempre dalla parte della maggioranza.
Collega Ronzani, ha avuto risposte da questo Presidente? In qualunque modo viene detto il Presidente del Consiglio, forte di tutti i voti che ha preso, ed ha preso una "barcata" di voti, mi chiedo come hanno fatto a votarlo così in tanti, anche la nostra parte. Qualcuno che lo ha votato può spiegare....



PRESIDENTE

Si attenga al tema.



CHIEZZI Giuseppe

Non mi sono attenuto al tema perché il Consigliere Brigandì mi ha interrotto, vede, Presidente, che fa lo spadaccino! Lei deve lenire le ferite politiche, non aprirle. Ci chiedete, colleghi della maggioranza, di confrontarci, ma voi stessi a questo punto dovreste segnare un colpo e dire che questa conduzione è un accanimento istituzionale, contro tutti noi andiamocene via, colleghi! Lasciamo il Presidente del Consiglio solo con la sua incapacità, con la sua volontà di dividere, andiamocene a casa e lunedì ricominceremo.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Chiezzi, si fa per dire grazie.
E' più comodo stare da quella parte che non da questa.
La parola al Consigliere Ronzani per fatto personale.



RONZANI Wilmer

Desidero far presente al collega Chiezzi che non ha sentito l'intervento che io ho fatto e considero del tutto improprio il rimprovero che lui mi ha fatto. Poco fa ho sollevato la questione che tu hai posto e se tu non ascolti perché telefoni, ti prego di ascoltarmi, perché è inutile che noi discutiamo se poi tra di noi non ci parliamo e accusiamo la maggioranza di non confrontarsi con noi. Volevo ricordare Presidente questo che io ho chiesto al Presidente Cota, e lo ricordo al collega Chiezzi, che se ne è andato per l'ennesima volta, che sarebbe opportuno capire come intende organizzare i lavori nel proseguo della giornata.
Vede Presidente, mentre noi da stamattina, da ieri siamo qui che lavoriamo e non usciamo di qui se non per andare, quando è necessario, a fare qualche bisognino, il Presidente Cota, giustamente, ha avuto sempre l'opportunità di organizzare una presenza sua. Io non le contesto questo anche perché i Vicepresidenti sono fatti per questo e da questo punto di vista mi sento anche garantito molto di più da altri Vicepresidenti, in questo senso mi sento di condividere una parte delle affermazioni che ha fatto il collega Chiezzi.
Voglio dirle, Presidente, che si deve rispondere ad un Consigliere che pone delle domande. Chiedo di sapere come intende organizzare il proseguo della nostra discussione, affinché il nostro Gruppo e i Gruppi di opposizione si possano organizzare e possano programmare i loro lavori giacché è sempre successo che tutte le volte che abbiamo iniziato una seduta il Presidente fornisse delle informazioni circa il modo in cui ci saremmo organizzati durante la giornata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu sull'ordine dei lavori.



CONTU Mario

Capisco e comprendo anche la sua stanchezza, Presidente, però rinnovo l'invito rispetto al quale lei si era assunto l'impegno che verso le dieci avrebbe fatto il punto della situazione.
Presidente, le chiedo di dirci come intende organizzare i lavori.



PRESIDENTE

Terminiamo la discussione sull'emendamento poi vi dirò come intendo procedere.
La parola al Consigliere Muliere che interviene in dissenso rispetto al proprio Gruppo.



MULIERE Rocco

Intervengo in dissenso perché ho qualche dubbio rispetto all'emendamento presentato dal Consigliere Marcenaro. Mi sorgono dubbio rispetto circa l'innalzamento dell'età pensionabile per quanto riguarda i Consiglieri regionali. Lo dico sinceramente che nutro qualche dubbio sull'emendamento, dopodiché l'emendamento del Consigliere Marcenaro ha posto delle questioni molto serie rispetto a quanto sta succedendo all'esterno. La stessa Consigliere Suino ricordava che è probabile che il prossimo anno, in questo Paese, si discuterà della riforma pensionistica e quindi non è un tema fuori luogo rispetto alla discussione che stiamo facendo. Le riflessioni che ha fatto il collega Marcenaro sono coerenti con l'impostazione che abbiamo dato al dibattito in questi tre giorni di discussione. Noi vogliamo riequilibrare l'impostazione data da questa proposta di legge. Ci sono dei privilegi, ma dobbiamo assumerci le nostre responsabilità.
E' evidente che comunque le cose che sono state dette, molto seriamente nel dibattito richiedano un minimo di attenzione da parte dell'aula.
Io sto intervenendo in dissenso - mi sta ricordando il Consigliere Ronzani - effettivamente io non voterò l'emendamento presentato dal Consigliere Marcenaro, mi asterrò. Forse, al di là di qualche battuta che non fa neppure ridere, il problema è che avremo bisogno, su questioni estremamente delicate come queste, di un confronto che entri nel merito.
Le condizioni di attenzione che ci sono ormai in quest'aula ci impediscono di entrare nel merito delle questioni, siccome questa è una questione molto delicata avremo bisogno di riprendere la discussione in un altro momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea che è in dissenso rispetto alle posizioni espresse dal Gruppo.



PAPANDREA Rocco

Presidente, anche lei ultimamente non riesce più a seguire bene i lavori e quindi ci lascia cinque minuti, invece che due per le dichiarazione di voto...



PRESIDENTE

Sono sempre stati cinque minuti.



PAPANDREA Rocco

Allora lei è attento, mentre io no. Devo dire che non sono riuscito a seguire né l'intervento del mio Capogruppo né parecchi degli interventi essendo estremamente stanco. Per questo motivo non sono in grado di esprimere dei voti con raziocinio. Ho notato però, nell'ultima mezz'ora che oltre a lei, che ogni tanto chiudeva gli occhi, anche parecchi Assessori li chiudevano, e altri si sono addormentati per lunghi periodi.
Il nostro compito dovrebbe essere quello di varare delle leggi, e si richiede che, almeno nel momento in cui si fanno delle legge, la presenza in aula dovrebbe essere non solo fisica. Le chiedo, Presidente, se in Un'assemblea che si dorme, in cui si è incapaci di seguire, sia degna di questo nome. Non si può stare in aula senza giacca, però si può stare qui dentro in tanti altri modi. Se questo è il modo di far funzionare Un'assemblea mi chiedo che rispetto ci sia della stessa. Da oggi in poi verremo in aula sempre con la giacca, ma faremo tutto quello che ci pare.
Non credo Presidente che questo modo che lei sta imponendo di lavorare a quest'aula sia un modo serio e rispettoso verso di noi, un modo rispettoso verso quelli che ci hanno votati e verso quelli che ci seguono.
Lo so che le mie parole cadono nel vuoto perché lei ha deciso di andare avanti, insensibile a tutto. Questo suo atteggiamento forse è dovuto ad una stanchezza che non le permette di valutare le cose con adeguata serenità.
La invito a riflettere su tutto questo.



PRESIDENTE

E' stato richiesto l'appello nominale sull'emendamento presentato dal Consigliere Marcenaro.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 11 Consiglieri hanno risposto NO 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Colleghi ho deciso di aggiornare la seduta a lunedì mattina alle ore 10 con il medesimo ordine del giorno. Vi distribuisco immediatamente la convocazione, con il punto inerente il disegno di legge n. 477.Comunico altresì che la I Commissione è convocata per lunedì 23 dicembre 2002 alle ore 13.00 con il seguente ordine del giorno: Esame disegno di legge n. 477 e varie ed eventuali.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 10.38)



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