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Dettaglio seduta n.288 del 20/12/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 20.50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Bussola, Caramella, Cota Cotto, Ghigo, Leo.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468 "Modifiche e integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con il punto 4) all'o.d.g.: Esame proposta di legge n. 468 "Modifiche e integrazioni alla l.r. n. 24/2001 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali)" ART. 1 1.84) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: All'art. 1, comma 4 abrogare il punto: "1 quater".
1.85) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Moriconi, Suino e Ronzani: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater, sopprimere il punto "1 quater".
Ha chiesto la parola il collega Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Chiediamo l'abolizione del punto 1 quater, perché sulla base dei criteri finora indicati, ritengo sia impossibile offrire all'Ufficio di Presidenza la possibilità di definire con propria deliberazione la normativa attuativa dei commi 1 bis e 1 ter.
Insisto su questo punto, perché su tale questione avete costruito qualcosa che, riflettendoci, è poi abbastanza chiaro da cosa deriva: deriva dal fatto che ci sono delle persone più anziane vicino alla pensione che vogliono avere delle condizioni migliori; però, contemporaneamente, fra di voi ci sono delle persone più giovani che non intendono pagare i contributi e vogliono la retribuzione piena. Il sistema di mediazione è stato costruito in questo modo: gli uni e gli altri. E ciò significa che per soddisfare gli uni e gli altri, tutto questo andrà a carico dei bilanci del contribuente, perché, a differenza di qualsiasi fondo o voce di tipo previdenziale, non avrà forme proprie di regolazione nel tentativo di ricercare un equilibrio fra contribuzione e monte indennità-pensioni che vengono pagate.
Il punto è abbastanza delicato, perché, a mio parere, rileggendo l'insieme di normative che scrivete, ciò è abbastanza evidente; invece, non volete accedere alla proposta che abbiamo fatto più volte di provare a trovare una diversa riscrittura, dando su questa base una delega all'Ufficio di Presidenza. Diciamo che nessun Ufficio di Presidenza è in grado di prendersi la responsabilità di fare il provvedimento che voi state richiedendo, così fuori dalle regole, così fuori dalle normative, dalle prassi e dalle tradizioni. Ripeto, solo un inserimento esplicito in legge di queste cose può consentire che un Ufficio di Presidenza si assuma la responsabilità di stendere quello che voi chiedete senza correre il rischio di essere esposto ad un pronunciamento della Corte dei Conti a rispondere direttamente della questione.
Questo è - mi pare - il punto principale. Mi rivolgo al Presidente Cattaneo, Presidente Galasso o a chiunque altro dei colleghi Consiglieri: c'è qualcuno in grado di farmi un solo esempio, in tutta Italia, in qualsiasi istituzione, nella quale sia volontario decidere se una voce è sottoposta o no a contribuzione? C'è qualcuno in grado di farmi un solo esempio, in qualsiasi sistema pubblico o privato, che risponda a questo criterio? Secondo me, non esiste un criterio di questo tipo, in sistemi che pretendono di assomigliare a qualcosa come il rapporto tra un prelievo di una contribuzione e l'erogazione successiva di una pensione.
Ripeto, questo rimane, secondo me, il punto principale. Il meccanismo che costruirete, che dovrà costruire, a questo punto, l'Ufficio di Presidenza per applicare l'art. 1quater non è una nuova regola: è tenere aperto continuamente un meccanismo di sanatoria. Questo è quello che praticamente voi proponete. Da domani non ci sarà una nuova regola per cui si saprà se le maggiorazioni dovute alle indennità saranno soggette o meno a contributi. Se leggete il testo, da domani ci sarà una situazione di sanatoria continua, permanente: così è stato scritto questo testo e a questo criterio risponde.
Vi chiedo dunque di riflettere, perché fino a quando non saremo arrivati alla conclusione dell'art. 1, secondo me c'è il tempo per rimediare; una volta arrivati alla conclusione dell'art. 1, è evidente che il tempo per rimediare a questo problema non c'è più, per trovare una soluzione che sia una soluzione più ragionevole, corrispondente alle norme alle prassi, a quello che viene fatto in generale, che qua non è in nessuno modo, secondo me, rispettato.
Ripeto: prima dell'approvazione dell'art. 1 c'è tempo per questo.
Anche per questo, vi anticipo, da parte del nostro Gruppo, già da ora, che qualora si arrivasse ad un voto conclusivo sull'art. 1 senza che si determinino fatti nuovi, il nostro Gruppo chiederebbe una breve sospensione per una valutazione sulla situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Collega Marcenaro, io l'ho ancora ascoltata con attenzione e devo dire che lei, coerentemente, ripropone ad ogni intervento sia di illustrazione sia di confronto, il dibattito sul singolo emendamento, la questione che ormai ci vede confrontarci da circa due ore e mezzo-tre.
Lei continua, a nostro avviso, anche in un modo abbastanza logico, da un lato, ma anomalo dall'altro, a volere a tutti i costi equiparare la nostra indennità allo stipendio di un dipendente, piuttosto che il nostro sistema contributivo al sistema contributivo a cui sono assoggettati tutti i lavoratori dipendenti.
Qui non si tratta di una pensione, bensì di un vitalizio (quindi "pensione" dopo lo stipendio, "vitalizio" dopo l'indennità) e non abbiamo una Cassa Consiglieri che regga completamente il sistema. Anzi, ormai credo sia in parte minoritaria la cassa; se non è così, sarebbe metà e metà.
Adesso non ricordo, ma credo meno.



(Intervento del Consigliere Marcenaro fuori microfono)



CATTANEO Valerio

Ricordo, inoltre, visto che si fa spesso riferimento ad altre Regioni che nella maggior parte delle Regioni, per non parlare del Parlamento nazionale (Camera e Senato), le trattenute sono addirittura solo del 10% o dell'8.75%, se non ricordo male, rispetto a quelle del Consiglio regionale del Piemonte, che sono del 20%.
Quindi la obbligatorietà, se avessimo una cassa che coprisse il cento per cento, potrebbe essere logica, anzi - mi correggo - condivisibile.
Perché su un sistema complessivo, che sarebbe non più a regime di vitalizio, ma a regime pensionistico, non è logico lasciare la libera scelta, perché, evidentemente, la cassa stessa, a fronte del numero dei Consiglieri e del numero potenziale degli ex Consiglieri, fa dei progetti che potrebbero mettere in discussione l'esistenza della cassa stessa.
Certamente la nostra linea Maginot che ci divide è la questione della facoltà e non della obbligatorietà.
Su questo punto ci siamo confrontati a lungo. Noi, senza stravolgere i fondamenti della norma che proponiamo e di cui ci assumiamo la piena responsabilità politica, abbiamo cercato, ma non per addolcire questa o quella pillola, di accogliere alcuni emendamenti che sono stati posti.
Prima abbiamo accolto quello di equità, affinché, in primo luogo l'applicazione di tali disposizioni non fosse riservata ai soli Consiglieri delle ultime due legislature più quella in corso, ma delle ultime sei legislature più quella in corso, cioè, in buona sostanza, a tutta la vita della Regione Piemonte. L'altro anche per introdurre un elemento, sempre di equità e di disincentivazione qualora qualcuno avesse secondi fini oppure fini parziali, che riguardasse la pensionabilità (anche se il termine è improprio) degli incarichi aggiuntivi ricoperti, prima con l'emendamento che abbiamo chiarito con un'interpretazione autentica "solo quelli effettivamente ricoperti" o, meglio, "coperti per l'effettivo periodo", e poi con la scelta di optare o meno per la pensionabilità dell'indennità aggiuntiva di tutta la legislatura al minimo e di tutta la carriera.
In merito alla questione che viene ancora, in un certo senso riproposta, noi siamo contrari a questo emendamento.
Lei, inoltre, pone un nodo politico, dicendo che una volta giunti all'approvazione dell'art. 1, si arriva ad un cosiddetto "punto di non ritorno", mi permetta di dare questa interpretazione, almeno così io l'ho intesa.
Noi, in termini di confronto, così come abbiamo sempre da un lato non sottaciuto la compattezza della maggioranza (credo anche che riusciamo a dimostrarla ormai da qualche giorno) e dall'altro la determinazione a perseguire il percorso legislativo per approvare questa proposta di legge abbiamo anche fatto una serie di aperture, non a lei o al suo Gruppo, ma a tutto il Consiglio regionale e a tutta l'opposizione, nel rispetto di ogni singolo Consigliere regionale e di ogni Gruppo, per cercare di trovare una soluzione.
Trovare una soluzione, dal nostro punto di vista, vuol dire confrontarsi su alcuni temi che già conosciamo e che, per economia, non riproporrò. Confrontarsi vuol dire arrivare con una possibilità, magari, e una proposta, nella direzione dell'approvazione di questa proposta di legge, perché per noi rimane un obiettivo.
Se ci riusciremo o se non ci riusciremo lo vedremo col lavoro che insieme, riusciremo a fare, ognuno nei propri ruoli e nelle proprie posizioni. Ma certamente non è possibile sedersi attorno ad un tavolo e ascoltare le solite proposte o di un ordine del giorno alternativo di impegno o quant'altro, perché a questo punto queste proposte sono per noi irricevibili.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, questo punto avrebbe un suo fondamento dinanzi ad un articolo che non presentasse indeterminatezza, contraddizioni e anche margini troppo ampi per poter praticare una delega sostanziale da parte dell'Ufficio di Presidenza, seppure, poi, vengano sentiti i Capigruppo (Conferenza dei Capigruppo) vero che l'evoluzione della tecnica legislativa porta sempre di più a delineare dei provvedimenti che possono essere di indirizzo e di definizione di percorso, lasciando poi ai Regolamenti attuativi il dettaglio e la loro messa in funzione. Ma si corre il rischio che la delega che viene affidata all'Ufficio di Presidenza sia qualcosa di più perché ci sono degli spazi che non sono solo interstiziali, ma sono ancora sostanzialmente aperti, e il dibattito, dove ovviamente siamo stati sconfitti, non toglie, da parte nostra, il poter ribadire la limitatezza della proposta.
Io non ho avuto l'opportunità di firmare l'emendamento, ma hanno fatto bene i colleghi ad intervenire su questo punto specifico.
Ho sentito il Capogruppo di Forza Italia parlare dell'acquisizione dell'art. 1, quasi come fosse un'acquisizione. Non ho ben compreso cosa volesse rappresentare, ma magari, nel corso della nottata, avrà l'opportunità di precisarcelo meglio. Io spero ancora che, dall'impegno di un'opposizione certamente dura e arcigna, ma che cerca di segnalare quelli che sono i limiti della normativa, si possa, da parte vostra, prendere in considerazione l'ipotesi di poter delegare, questo sì, ma solo per fare uno studio, un lavoro di elaborazione generale, magari con l'ausilio di autorevoli esperti, un disegno più ampio in cui inserire questi punti modificando la radice.
Io ho presentato una serie di emendamenti che allungano, in qualche modo, la teoria dei commi, proprio per cercare di recuperare, non essendo riuscito, in termini anche di rapporto di forza, sperando che nella forma di calcolo, nelle modalità di erogazione, nei tempi di partenza e nei rapporti che si possono determinare, i commi che vedrete negli emendamenti che sto presentando possano permettere, in qualche modo, di attenuare, se non di cambiare.
So che alcuni colleghi dell'opposizione non sono d'accordo con questo lavoro che tenta di migliorare il provvedimento, con la tesi che questo articolo, così come è stato delineato, è irriformabile, non migliorabile e da bocciare nettamente nella sua globalità.
Io ho una posizione un po' differenziata, spero che, presentando alcuni emendamenti, ci possa essere, a meno che non mi convincano con argomentazioni alle quali sarò sempre attento, a prenderne atto se sono convincenti.
Ribadisco il mio favore per l'emendamento in oggetto; è una delega data su un impianto ancora indeterminato, che rischia di aggravare fortemente la situazione.
Mi auguro che la maggioranza preveda la possibilità di una valutazione finale e non approvi una norma di questo genere che probabilmente, tra sei mesi o un anno, alle prove di funzionamento, potrebbe dimostrare tutti i propri limiti.
Oggi siamo ancora in tempo per fare qualcosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Grazie, Presidente. Mi scuso con l'Assemblea, che in modo assiduo ha lavorato per tutto il pomeriggio, per non avere partecipato al dibattito.
Purtroppo, non ho potuto partecipare, ma noto con soddisfazione che siamo ancora fermi all'art. 1.
Come ho detto ieri, se vogliamo ridare forza, dignità e contenuto allo status dei Consiglieri regionali, ma soprattutto al lavoro dell'Assemblea dobbiamo partire da qualcos'altro: dal ruolo e dal lavoro delle Commissioni.
Ritengo che ognuno di noi, più che all'indennità o al vitalizio, che in qualche modo può gratificare, dovrebbe cercare la gratificazione principale nel fatto di avere portato dei contenuti all'interno dell'Assemblea e per la propria coscienza.
Oggi, però, abbiamo questo provvedimento e con questo ci dobbiamo confrontare.
Rispetto a questo provvedimento, considero pregiudiziali tre questioni.
La prima riguarda l'art. 1. Le leggi che emaniamo in quest'aula, poche o molte, di bassa o di alta qualità, sono rivolte all'intera popolazione piemontese. L'art. 1, invece, si presenta come un insieme di minuscoli provvedimenti, che sarebbe stagliato definire articoli di legge; si tratta di provvedimenti ad personam, cioè riferiti a dei casi individuali.
Questa è sicuramente la prima e più grave questione non accettabile del provvedimento.
La seconda questione non accettabile: mi rendo conto che in Piemonte esiste una sperequazione rispetto alla situazione degli altri Consigli regionali, però questo provvedimento non tiene conto del contesto esistente.
Il terzo fatto che reputo inaccettabile è che si dia una delega alla Presidenza del Consiglio, senza definire con precisione i criteri entro i quali l'Ufficio di Presidenza deve muoversi per riformare la condizione dell'indennità e del vitalizio dei Consiglieri regionali.
Il primo articolo, sul quale ci siamo impantanati, produce una casistica che deve essere compresa all'interno di tali criteri.
Di queste tre questioni pregiudiziali, la più importante è sicuramente quella che abbiamo davanti, cioè quella di non emanare un provvedimento ad personam. Il fatto di non aver ancora approvato l'art. 1 lo considero un elemento importante per il lavoro dell'aula, affinché ci sia il tempo per un ravvedimento operoso e non per un condono di Natale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Il commento a questo articolo potrebbe essere riassunto in questo modo: per analogia, la tendenza prevalente è quella di scaricare su altri incombenze che sono proprie del Consiglio regionale.
Da una parte, la Giunta rivendica a sé una serie di prerogative regolamentari, giustificando questa scelta con la modifica della legge costituzionale 1 del 1999; dall'altra, con la modifica del Titolo V della Costituzione, soprattutto, con l'applicazione della legge Bassanini, queste prerogative sono aumentate. E' una contraddizione sostenere che dobbiamo provvedere ad adeguare i nostri emolumenti, proprio nella fase in cui subiamo una volontà legislativa che spoglia di competenze il Consiglio regionale.
E' paradossale che una materia così delicata debba nuovamente essere delegata all'Ufficio di Presidenza.
L'Ufficio di Presidenza faccia quello che non è stato in grado di fare in questa legge, cioè, istruisca la legge, metta a corredo della legge tutti gli elementi che consentono ai Consiglieri di esprimere un voto con cognizione di causa, sapendo cosa si sta votando, di quale questione stiamo parlando, a cosa si riferisce il provvedimento, senza lasciare nella vaghezza il provvedimento stesso.
Qui siamo in presenza di un altro atto di delega: il Consiglio regionale delega all'Ufficio di Presidenza l'applicazione regolamentare della norma di attuazione dei commi 1 bis e 1 ter, sentita la Conferenza dei Capigruppo. Quale ratio c'è in tutto questo? Perché? Da questo punto di vista, si tratta di una novità che non credo abbia precedenti in altre norme di legge. Certo, questa è una materia che riguarda il funzionamento del Consiglio, ma perché dare questa delega alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi? Perché? Perché non tornare con una norma attuativa da sottoporre al voto del Consiglio regionale, che meglio entra nei criteri e nella definizione? Certo, c'è una volontà da questo punto di vista. Il rischio che io intravedo consiste in un passaggio del tutto accademico nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi e che, di fatto, la vera delega sia quella attuata e delegata all'Ufficio di Presidenza sul piano normativo; questa cosa non va bene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Poco fa il collega Cattaneo, credo, io l'ho sentito mentre entravo in Aula con qualche minuto di ritardo, ha considerato acquisito l'art. 1 della legge o almeno mi è parso di capire questo.
Credo che se questa è l'impostazione, cioè, se si considera acquisito l'art. 1, nel senso di non prendere in considerazione la possibilità di affrontare diversamente la questione che stiamo discutendo, non esistono, e parlo a titolo personale, i margini per proseguire un confronto di merito.
Mi dispiace, ma non esistono più le condizioni per continuare un confronto di merito, perché l'art. 1, se i colleghi lo leggono con un minimo di attenzione, e sicuramente lo avranno fatto, se ne rendono conto, segna uno spartiacque rispetto al provvedimento. Non stiamo discutendo di un qualsiasi articolo; stiamo discutendo dell'articolo o, meglio, di un articolo che interviene su vari aspetti della legge 24, introducendo elementi di "riforma radicale".
Mi dispiace, ma questa è la mia opinione personale. Era giusto stralciare questo art. 1 ed era giusto affrontare le questioni che pure vengono discusse nell'art. 1 all'interno di un quadro di riforma della legge 24, perché, come abbiamo dimostrato oggi in discussione generale affrontando pezzo per pezzo alcune proposte e modifiche noi abbiamo aperto nuove contraddizioni e creato nuovi problemi.
Ieri sera, mi sono permesso di dire che, se non si affronta una materia come questa con razionalità e in un quadro organico, noi rischiamo di produrre soltanto contraddizioni e iniquità. Questa rimane la mia opinione.
Quindi, secondo me, era corretto stralciare l'art. 1 e circoscrivere il provvedimento alla delega da consegnare all'Ufficio di Presidenza per alcune questioni, come ha ricordato il collega Riggio, essendo cogenti e vincolanti nei criteri che andavano indicati e sulla base dei quali avrebbe dovuto decidere l'Ufficio di Presidenza.
Voi avete scelto un'altra linea, colleghi della maggioranza, e ve lo dice uno che fino all'ultimo ha cercato un rapporto unitario. Avete scelto un'altra linea; non era questa la linea. Avete accolto qualche emendamento parziale, che non ha modificato l'impianto del provvedimento. Avete dovuto prendere atto che alcune norme proposte erano particolarmente inique, che era un affronto riproporre nei termini in cui erano state proposte durante la discussione; ma la sostanza del provvedimento, quella che io, per il momento, evinco da una lettura dell'art. 1, non è stata cambiata e l'art. 1 rimane, tant'è che il collega Cattaneo dichiara che l'art. 1 ormai è acquisito. Io non credo che sia acquisito, ma dichiara questo.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Cattaneo)



RONZANI Wilmer

Perfetto, dice che è acquisito l'art. 1, mentre io ritengo necessario e giusto affrontare quelle medesime questioni in un altro provvedimento staccato dalla legge che stiamo discutendo.
C'è una contraddizione, colleghi della maggioranza: noi, per una parte normiamo direttamente e, per l'altra deleghiamo. Le due cose non stanno insieme, non convivono, perché ciò che va normato va fatto attraverso una riforma della legge 24. Ciò che va delegato, va delegato, a meno che non sia una furbizia. Comincio a pensare che sia una furbizia: normiamo le questioni importanti, ma che hanno un impatto meno complicato o meno forte sull'opinione pubblica, perché chi volete che si interessi dell'art. 1 di questa legge, che invece è quello che conta e che andava riformato attraverso una logica unitaria e razionale, e deleghiamo all'Ufficio di Presidenza la questione sulla quale, invece, può esserci maggiore tensione in rapporto con l'opinione pubblica, perché è quella che riguarda l'indennità.
Non condivido questa impostazione. Rivendico una coerenza che ho sempre avuto in quest'Aula: stralciare sin dall'inizio l'art. 1 e concentrarci sul resto. Per questo, Presidente, penso che ci siamo messi su una cattiva strada, perché i margini per un confronto di merito vero non mi pare personalmente che esistano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che la proposta di affidare all'Ufficio di Presidenza una serie di applicazioni di un provvedimento che lo stesso Ufficio non ha varato pur essendo tradizionalmente competenza del medesimo, sia l'inizio delle "polpette avvelenate" che vengono consegnate all'Ufficio di Presidenza.
All'Ufficio di Presidenza si affida un incarico senza avergli prima sottoposto una valutazione della proposta complessiva, perché applica rigidamente quanto noi abbiamo deciso.
Mi pare che sia un problema serio. Potrebbe succedere che le divergenze emerse in aula sulla discussione del provvedimento, si propaghino nell'Ufficio di Presidenza. All'Ufficio di Presidenza, organo che dovrebbe smussare le polemiche, gli si affida un incarico che va nella direzione opposta, cioè applicare, in modo rigido, una normativa imposta al Consiglio da una serie di Consiglieri.
Teniamo conto che siamo di fronte ad un provvedimento che non è ne di emanazione della Giunta e nemmeno dell'Ufficio di Presidenza, ma di Consiglieri che introducono nell'Ufficio di Presidenza elementi di tensione. Se sono solo aspetti tecnici, non vedo perché dovrebbe essere compito dell'Ufficio di Presidenza - che, al limite, prende atto dell'applicazione - adottare deliberazioni precise che entrano nel merito: mi sembra un errore.
Noto, l'ho già detto, l'assenza del Presidente del Consiglio. E' una discussione che mette in ballo più volte l'Ufficio di Presidenza, non mi ricordo di aver discusso molte leggi con queste caratteristiche. Il Presidente era presente ieri per informarci della convocazione notturna del Consiglio, ma poi non è presente alla nostra discussione. Poiché gli affidiamo degli incarichi, mi sembra utile che il Presidente, figura centrale dell'Ufficio di Presidenza, ascolti quello che abbiamo da dire. Mi pare un comportamento incomprensibile da parte del Presidente.
Non capisco da un lato il disinteresse verso il dibattito e dall'altro il fatto che il Presidente, che sa bene che questo provvedimento lo coinvolge direttamente poiché ha avuto un ruolo abbastanza importante, non ci abbia comunicato che ci sono altre priorità come il bilancio l'esercizio provvisorio.
No so se per lunedì sia prevista una convocazione della I Commissione per discutere il provvedimento. Se non è stata convocata oggi, non so quando faremo la discussione, in I Commissione, sull'esercizio provvisorio per discutere lo stesso prima del 31 dicembre. Ho visto nelle precedenti legislature un ruolo del Presidente più attento alla conduzione dell'aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Devo ammettere una certa distrazione nell'esame del documento in Commissione. Ho seguito un po' gli articoli sui giornali e le polemiche che si riferivano al problema, tanto per sintetizzarlo, dell'aumento dell'indennità dei Consiglieri. Non ho seguito con attenzione, anzi, mi sono completamente distratto, su questa parte importante come i Consiglieri hanno rilevato. La distrazione non è soltanto mia, ma, per quello che ho capito, è diffusa in tutti i Consiglieri non solo di minoranza, ma anche di maggioranza.
Si immaginava che la discussione fosse concentrata sull'aumento delle indennità, sul quale abbiamo opinioni diverse. Dal dibattito è emerso, non ho elementi tecnici per una valutazione attenta delle questioni poste, dopo aver ascoltato gli interventi che hanno più conoscenza anche dei meccanismi di formazione delle indennità, che la proposta di legge n. 468 è un documento che risolve due tipi di problemi: un problema sulle indennità e un problema di tipo generale e dei problemi particolari.
Per quello che avevo capito, ad esempio, nel comma II, intuivo che era un atto legislativo mirato a dare la soluzione a qualche problema specifico: il dibattito di oggi conferma la mia opinione. Dicevo, non conosco bene il meccanismo, ma tutti gli interventi fatti, ma anche una sorta di disagio che abbiamo colto nel momento in cui le questioni sono state poste, dimostrano che il provvedimento ha queste caratteristiche.
La questione dell'art. 1 è un problema di ricatto, continuo, come ha fatto il Consigliere Tapparo ed altri, ad invitare la maggioranza a ripensare un po' a questo tema, in modo particolare sull'art. 1. L'art, 1 non c'entra assolutamente nulla con il problema che volevate risolvere. Il problema che volevate risolvere era quello di adeguare l'indennità dei Consiglieri regionali piemontesi a quella delle altre Regioni. Mentre leggendo, approfondendo il provvedimento, le cose sono diverse, emerge qualcosa di notevolmente diverso. Tutti quanti ci rendiamo conto che quando i provvedimenti assumono queste caratteristiche - 180 giorni, anziché 365 interpretazione autentica della norma, ecc. - vuol dire che, sicuramente chi ha scritto la proposta, forse il Consigliere Mercurio che è il primo firmatario, potrà dirci qualcosa di più, quali sono i problemi che si intendevano risolvere con l'art. 1.
La relazione non fa riferimento ai singoli articoli, è una relazione di tipo generale. Normalmente, nelle relazioni, c'é anche un'indicazione sui problemi o sulle questioni che si vogliono risolvere con la proposta di legge. La relazione non accenna queste questioni. Sotto questo aspetto, la relazione è incompleta, fa riferimento ad altre cose. Nella relazione si dice, sostanzialmente, che la Regione ha più compiti, ragion per cui bisogna adeguare l'indennità. Non dice nulla, invece, in relazione ai problemi che ci pare di capire vuole risolvere all'art. 1.
Continuo a fare questo invito, per quello che può valere: non è che il contenuto dell'art. 1 può essere oggetto di confronto. La questione è complessa, perché vi assumete una responsabilità su questioni che probabilmente non conoscete. Se io dovessi chiedere ad esempio al Presidente o all'Assessore D'Ambrosio - vorrei chiederlo a me stesso - a chiunque quali sono le questioni che vogliamo risolvere con l'art. 1, io credo che nessuno sarebbe in grado di dare delle risposte, tranne forse i firmatari. Qual è il problema che vogliamo risolvere? Mentre dell'art. 4 credo che tutti siamo convinti, l'art. 1 cosa c'entra con tutto il resto? Anche perché, probabilmente, ad un certo punto è stata fatta un po' di confusione: mentre l'art. 4 fa riferimento alla delega come strumento di attuazione l'art. 1, non contiene nulla.
Concludo con un invito. Le valutazioni che i colleghi prima di me hanno fatto in modo più puntuale non sono assolutamente osservazioni che possono essere oggetto di un dibattito di tipo generale; sono questioni puntuali perché richiamano la responsabilità di tutti. L'invito è quello di ripensarci



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Proviamo a leggere l'emendamento da questo punto di vista: la maggioranza sembra intenzionata a mantenere la natura ibrida di questo provvedimento. Da una parte, è un provvedimento di ritaglio più o meno puntuale e opportunistico della legge 24 in relazione alla materia dei vitalizi; dall'altra, un provvedimento di delega sulla materia delle indennità.
Se questa è la natura del provvedimento, e questa è la natura che si intende conservare, è bene procedere a disciplinare puntualmente la materia dei vitalizi, senza norme di delega sull'attuazione non già di principi e criteri generali, elaborati i quali l'Ufficio di Presidenza può procedere ad una disciplina, ma semplicemente sulla corresponsione delle cifre risultanti dai criteri puntuali che voi avete scelto di introdurre nell'art. 1 e ai quali l'Ufficio di Presidenza si deve necessariamente attenere, quasi si trattasse - l'Ufficio di Presidenza - di un funzionario o di un dirigente del Consiglio che deve provvedere con determinazioni dirigenziali alla corresponsione delle somme.
Avete scelto di dire che le indennità aggiuntive sono pensionabili avete scelto di disciplinare in maniera diversa il riscatto di periodi inferiori ai 30 mesi. Scoperto che avete scelto in maniera diversa di disciplinare anche la materia delle reversibilità, bene allora discipliniamola. Ci mettiamo qui e stabiliamo in che misura le indennità aggiuntive divengono pensionabili; qual è il termine entro il quale il diritto alla reversibilità possa essere esercitato sostituendo il termine dei 60 giorni qui previsto, e andiamo puntualmente a ritagliare la legge 24 del 2001, scegliendo la strada che voi avete scelto. La strada - ripeto non è quella di fissare criteri generali e comprensibili di riforma, dando all'Ufficio di Presidenza il compito di attuare questi principi, ma quella di stabilire dei diritti acquisiti per una serie di Consiglieri più o meno identificabili: all'Ufficio di Presidenza toccherà semplicemente il compito di stabilire in che misura il vitalizio possa essere adeguato in virtù di queste riforme.
Allora scegliamo questa strada. E se anche bocciate questo emendamento ma confermate l'impianto dell'art. 1, questa strada l'abbiamo scelta comunque. Nulla impedirà, ovviamente, ai Consiglieri di questo Consiglio di presentare ulteriori normative di dettaglio - magari su aspetti della legge n. 24/2001, e questo è l'unico punto sul quale concordo con il Consigliere Mercurio: non è di assoluta chiarezza né di assoluta leggibilità - o addirittura di procedere ad una riforma complessiva della materia dei vitalizi, anticipando nella sede della nostra discussione quella "rivoluzione copernicana" che alcune Regioni hanno anticipato e che noi possiamo recepire nella nostra legislazione.
Ci troviamo, ancora una volta, di fronte ad un'alternativa che è secca: o fate un provvedimento di delega - lo dico esplicitamente - e vi fidate dell'Ufficio di Presidenza oppure, se non vi fidate dell'Ufficio di Presidenza, va molto bene, stiamo qui a disciplinare puntualmente tutta la materia dei vitalizi e tutta la materia delle indennità. A quel punto - e lo ripeto pensando all'art. 4 che ci vedrà necessariamente impegnati - non si decide sulle aliquote, non si decide sulle percentuali, non si decide sui termini di confronto o di raffronto della nostra indennità: si decide anche lì sulle cifre. E si decide inevitabilmente sulle persone: si decide se l'indennità debba essere l'80%; se debba essere modificata diversamente se la materia delle indennità non imponibili debba essere sottoposta ad un'altra disciplina, riversando integralmente in Consiglio una discussione che alcuni di voi - ne convengo, anche con una qualche prudenza, e non solo, con senso dell'opportunità - hanno scelto, per alcune materie, di delegare integralmente all'Ufficio di Presidenza.
Io penso che anche i proponenti abbiano, su questo, la possibilità di riflettere su una chance che hanno ancora a disposizione. Mi pare che la gran parte dei Gruppi di opposizione abbiano offerto un'alternativa di mediazione su questo provvedimento: chiedono semplicemente che, rispetto ad una legge, si mantenga il criterio generale della tipicità e della generalità del provvedimento legislativo; che non si votino commi con a fianco, tra parentesi e "banchettati", i nomi ed i cognomi dei beneficiari e che si affidi complessivamente questa materia all'Ufficio di Presidenza.
L'abrogazione del comma 1 quater va incontro a questa esigenza ed offre ripeto, soprattutto ai proponenti - una chance di uscita da questa situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il collega Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questo comma 1 quater tratta l'argomento principale, almeno per quanto mi riguarda, a sostegno di una dura opposizione a questa legge. E' per me uno dei centri dei problemi ed è uno degli ostacoli insormontabili per qualsiasi tipo di soluzione positiva, ammesso che sia possibile su un testo di questo genere trovarne una. E' uno dei punti permanendo il quale non vedo possibilità di alcuna via di uscita. Spiegherò il perché.
Premetto, a scanso di fraintendimenti, che il ragionamento che cercher di svolgere, non tiene conto di problemi contingenti legati alle procedure e alle scelte che hanno caratterizzato il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza. Non vi sono problemi di fiducia. A tal proposito, rimanendo per un attimo al contingente del quale non voglio occuparmi, questo Ufficio di Presidenza non ha ottenuto la fiducia di alcuni Gruppi. E' fatto politico importante, ma non vuole dire che non abbia la fiducia del sottoscritto o di altri Gruppi. Non ha avuto un'espressione di voto di fiducia; posso anche dire che ho fiducia in questo Ufficio di Presidenza, ma sono due aspetti diversi che toccano quanto voglio dire.
Sono contrario a delegare all'Ufficio di Presidenza, qualunque esso sia (che abbia ottenuto la fiducia con il voto o nel quale possa essere rappresentato il mio stesso Gruppo) queste decisioni. Non perché non ho fiducia, ma perché l'Ufficio di Presidenza è un personaggio istituzionale strano: attualmente non può prevedere rappresentanti di tutti i Gruppi quindi è molto gracile dal punto di vista della rappresentanza.
Ciononostante è molto potente: quando prende una decisione ha una potenza che tende all'infinito.
Stiamo bene attenti a questo fatto, colleghi: nell'Ufficio di Presidenza non sono rappresentati tutti, ma quando quest'ultimo assume una decisione, la stessa è insindacabile. Non è poco: è un potere di carattere eccezionale. Quindi, meno poteri di carattere eccezionale si danno all'Ufficio di Presidenza, più siamo tutelati.
E' già accaduto, nella storia di questo Consiglio, che l'Ufficio di Presidenza assumesse decisioni controverse, molto discutibili, forse quasi unanimemente ritenute errate, ma che, una volta assunte, fossero divenute insindacabili.
L'Ufficio di Presidenza assume decisioni interna corporis, non hanno rilevanza esterna e nessuna opposizione o eccezione può essere svolta.
Dato che le cose stanno in questo modo, ritengo che ogni passo in avanti che tentiamo di fare, in ordine a questa discussione, non può essere fatto se si insiste a delegare, come prevede questa norma e tutta la legge all'Ufficio di Presidenza qualsiasi decisione. Diverso è delegare all'Ufficio di Presidenza il compito di suggerire, di proporre, di elaborare e di inventare, ma solo a quel livello.
Qualora venisse abrogato l'1 quater, auspico che tale azione faccia da apripista ad una nuova via da intraprendere: abbandonare l'idea che l'Ufficio di Presidenza sia delegato a decidere.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Siamo sempre sulla modifica dell'art. 4 della legge n. 24 e continuiamo a dire ai colleghi di maggioranza che l'art. 1 è, in assoluto, l'articolo più complesso e pericoloso, dal nostro punto di vista, per l'iniquità, la personalizzazione, la discrezionalità e per tutta una serie di buone ragioni che abbiamo evidenziato. Per tutte queste ragioni continuiamo a chiedere un gesto e un'attenzione straordinaria affinché tale articolo non venga concluso.
Per alcune domande specifiche, invece, mi rivolgo al Presidente di turno.
Stiamo discutendo sull'1 quater che, di fatto, introduce la delega all'Ufficio di Presidenza, di definire, con propria deliberazione successiva (previa la conferenza dei Presidenti di Gruppo), l'attuazione di quanto previsto ai commi 1 bis e 1 ter; commi sui quali abbiamo chiesto con emendamenti, di abrogare, modificare, eccetera.
Perché mi rivolgo a lei, Presidente? Primo, perché atteggiamento simpatico, gradito e doveroso, secondo perché mi piacerebbe ricevere, se possibile, alcune risposte. Prima questione. Come potrà, l'Ufficio di Presidenza, deliberare quanto previsto nei postulati che avete prima ritenuto idonei? Cosa significa? Come potrà deliberare e disciplinare l'applicazione dell'1 bis e dell'1 ter? L'1 bis esplica: "I Consiglieri possono chiedere che la misura dell'assegno vitalizio sia definita tenendo conto anche di tali incarichi" e ancora: "Durante lo svolgimento del mandato siano stati conferiti ulteriori incarichi", quindi è materia legate ad incarichi. E allora, quale budget complessivo avete previsto che si raggiunga, con l'applicazione dell'1 quater, che applica i postulati 1 bis e 1 ter? A che cifra siamo giunti, a questo punto? Avete fatto le varie previsioni? Tutto questo non è ininfluente per la funzione che svolgiamo e che dovremmo svolgere quando, finalmente, si ragionerà di Finanziaria e di bilancio.
Secondo punto. L'Ufficio di Presidenza, al quale con l'1 quater (perch non basta quanto previsto, come vi diciamo da molte ore, nell'art. 4 che dà all'Ufficio di Presidenza una serie di funzioni, al di là del fatto che ha ragione chi dice guai a noi se creiamo una situazione per cui l'Ufficio di Presidenza in un caso del genere assume un'eccezionalità di azione, chi ci assicura che questa non possa poi essere estesa ad altre questioni? E' un'eccezionalità veramente globale dire che l'Ufficio di Presidenza pu fare di tutto, sentita la Conferenza dei Capigruppo, perché in questo modo non esisterebbero più le sedi istituzionali come le Commissioni di competenza, il Consiglio. Ma questo è ancora un altro discorso.
Con l'applicazione di una deliberazione si decide come applicare il postulato che avete modificato all'art. 1 bis. In termini di costi cosa significa? In termini di incarichi chi non è tutelato del passato, del presente e del futuro? Vi chiederei di darci una risposta, considerato che - presumo la maggioranza intende applicare e approvare questo importante emendamento.
E' importante capire se l'Ufficio di Presidenza ha le condizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor, Presidente, intervengo brevemente a titolo del tutto personale e spero di non sorprendere nessuno, né nella maggioranza né nella minoranza, per quello che dirò.
Per una volta tanto, rispetto alla legge n. 24 e alle cinque leggi che la precedono, l'art. 1 bis e l'art. 1 ter sono di una chiarezza esemplare e possono essere applicati, e non hanno bisogno di un invio all'Ufficio di Presidenza.
Cosa dicono l'art. 1 bis e l'art. 1 ter per cui non possono essere applicati direttamente e abbisognano di un maggiore dettaglio dell'Ufficio di Presidenza? Da molte parti è stato detto che è una questione farraginosa e che ci vogliono degli specialisti che affianchino l'Ufficio di Presidenza.
Per la verità mi era sfuggito il fatto che questo testo è stato scritto a più mani; ma questa non è una novità, perché non è l'unico disegno di legge sul quale sono apposte più firme.
Essendoci sei firme, è normale che ci siano 12 mani, più qualche esperto! Siamo tutti circondati da esperti, ma non voglio perdere il filo dal ragionamento.
E' stato detto tutto e il contrario di tutto su questo articolo. Io sono l'ultima ruota del carro, però un po' di logica nella testa, ogni tanto, mi arriva, anche se non in tutte le ore del giorno. E' stato detto dalle minoranze, da un lato che con l'art. 1 quater si inviavano troppe competenze all'Ufficio di Presidenza, e dall'altro lato che deve essere l'Aula a decidere. Allora, viva l'Aula e decidiamo! Cosa dicono l'art. 1 bis e l'art. 1 ter? Siccome si tratta di brevi articoli, mi permetto di leggerli, perché a memoria non li ricordo.
L'art. 1 bis recita: "I Consiglieri, ai quali durante lo svolgimento del mandato siano stati conferiti ulteriori incarichi, previsti dallo Statuto o dal regolamento, e sia stato corrisposto un assegno integrativo mensile, in relazione alle funzioni e alle attività svolte, possono chiedere che la misura dell'assegno vitalizio sia definita tenendo conto anche di tali incarichi". Sostanzialmente la fase pensionabile cresce anche in riferimento agli incarichi. Ed ora li leggo uno per uno questi incarichi, perché non bisogna stare nell'equivoco; fermo restando che abbiamo un fondo per quanto riguarda questo vitalizio, che è una cosa del tutto specialissima, che non ha niente a che vedere con altri fondi e soprattutto, non ha niente a che vedere con il lavoro dipendente o a tempo definito.
Vediamo quali sono queste integrazioni, che abbiamo nella busta paga tra l'altro, resa nota dagli organi di informazione: il Presidente della Giunta ha un'integrazione; il Vicepresidente della Giunta ha un'integrazione; gli Assessori hanno un'integrazione; tutti i membri dell'Ufficio di Presidenza hanno un'integrazione; tutti i Presidenti delle Commissioni hanno un'integrazione; tutti i Vicepresidenti hanno un'integrazione e tutti i Capigruppo hanno un'integrazione. Queste sono le integrazioni, e non ve ne sono altre.
Ritengo che non ci sia bisogno dell'Ufficio di Presidenza per emanare norme di dettaglio. Questa è già una legge di dettaglio e non ha bisogno di essere dettagliata da un regolamento, e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Quindi, se il collega Cattaneo e gli altri colleghi sono d'accordo, il sottoscritto propone che sia formalizzato questo rinvio all'Ufficio di Presidenza, e che contestualmente decadano tutti gli ordini del giorno che ad esso fanno riferimento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Collega Mercurio, ho capito bene che lei ha proposto, a titolo personale, di sopprimere il punto 1 quater? Quindi la sua è una proposta favorevole all'abrogazione dell'1 quater, come noi avevamo proposto?



MERCURIO Domenico

Con le considerazioni che ho fatto io. Con le considerazioni che ho fatto io!



MANICA Giuliana

No, ma io ho capito benissimo. Lei ha considerato normata la questione e ha anche elencato la casistica perché rimanesse a verbale, in modo che non essendoci la normativa dell'Ufficio di Presidenza, non esistesse dubbio alcuno sull'interpretazione dell'1 bis e dell'1 ter.
Ho capito bene l'intervento, la struttura e anche le ragioni per cui lei ha avuto bisogno di qualche minuto in più per elencarla per il verbale in modo da poter sostenere l'emendamento soppressivo dell'1 quater. In sostanza, lei sostiene il nostro emendamento soppressivo, tutti gli emendamenti soppressivi presentati sull'1 quater che sono all'oggetto di questa discussione.
Va bene. Si può continuare in questo modo, cioè si può, da parte della maggioranza, interloquire con noi, in un dibattito che stiamo facendo in questo momento, e anche con la modificazione del tipo di opposizione avvenuta in un certo volgere di tempo, mentre ci si avviava oltre la metà dell'art. 1.
Questa è una strada per rispondere al tipo di opposizione che in questo momento si sta facendo, alle argomentazioni che noi abbiamo proposto rispetto alla necessità di superare un articolo come l'art. 1.
Non credo che porti molto avanti. Fa semplicemente decadere qualche emendamento, emendamenti che vengono riproposti ai punti successivi perché i punti successivi risentono, a nostro avviso, di quegli stessi vizi di cui risente il punto 1 quater, per cui ciò che viene fatto adesso viene semplicemente spostato di dieci minuti. Volevo dirlo perché - vedo che adesso è rientrato il collega Cattaneo, il Consigliere Galasso e il relatore Gallarini - se invece la maggioranza vuole, ad un certo punto provare a prendere in considerazione la parte peggiore e più incongrua di questa legge, cioè il fatto che questa legge all'art. 1 normi, e lo faccia con previsione, qui non è questione di fiducia e sfiducia nei confronti dell'Ufficio di Presidenza, non è una questione di ordine personale quella che voi avete sollevato. Voi avete scritto questo articolo - e su questo chiedo una risposta - forse perché temete che non esista al mondo un Ufficio di Presidenza che possa normare una cosa come questa? Perché guardate che se è così è gravissimo. È gravissimo da tutti i punti di vista. È di una gravità inaudita e mina la stessa legittimità, se è così.
Se non è così, io non capisco perché una maggioranza non possa essere nelle condizioni di poter fare un provvedimento - che noi non condividiamo nella sua struttura più complessiva, che riguarda innanzitutto le indennità, ma che poi può riguardare altri aspetti (possono essere la parte pensionistica oltre a quella contributiva, eccetera) - che abbia una sua coerenza. Se è una legge delega, è una legge delega. Non è una parte in cui si norma e si norma con precisione legislativa, perché si pensa che senza normare non ci sia una questione di fiducia, ma ci sia un'impossibilità giuridica di procedere in questa direzione, quindi si teme una cosa di questo genere o la si sospetta fin dall'inizio. Si fa un provvedimento ibrido che diventa, in quanto tale, neanche un provvedimento a cui ci si può opporre perché ci sono due visioni diverse - noi diciamo che oggi non è necessario aumentare le indennità in Piemonte e da altre parti per una serie di ragioni - ma rende questa cosa non un provvedimento a cui ci si oppone, e ci si oppone nel merito, ma la rende una cosa che fa dire a chiunque, all'interno di un'Aula, che bisogna fare di tutto perché non si arrivi al voto dell'art. 1.
Non so se è chiara la nostra posizione: un articolo come questo qualora fosse stato scritto rispetto a quelle preoccupazioni che io ho cercato di dirvi, cioè che nessun Ufficio di Presidenza potrebbe normare mai una cosa come questa se non venisse scritta in questi termini qui dentro, voi capite che lo rende non solo politicamente grave, ma lo rende pericoloso.
Allora, o voi riuscite a dimostrarci che non è così, oppure continuiamo con un'ulteriore serie di emendamenti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Volevo fare una piccola chiosa al dibattito che si sta sviluppando in questa fase su questo emendamento. Volevo sottolineare un dato che, a mio giudizio, è importante.
Noi, in particolare io e il mio gemello Palma, abbiamo cercato di richiamare i colleghi, in particolare quelli del centrosinistra, ma anche gli altri in generale, a discutere, prima del voto del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza, del ruolo, dei compiti, delle strategie e del perch andavamo a votare una persona anziché un'altra in un Ufficio di Presidenza rinnovato.
stato difficile, è stato anche impossibile. Noi avevamo proposto non è cosa segreta - una riunione anche dei Consiglieri di opposizione per discutere, per dare degli orientamenti e per capire perché votare una persona anziché un'altra, su quale obiettivo e su quale strategia, ma all'interno di un progetto di governo dell'Aula, di governo dei lavori dell'Aula. Sapete che la nostra analisi radicale è molto critica. Noi siamo molto critici su come stanno andando e non andando i lavori da due anni a questa parte in questo Consiglio. Però in quella fase occorreva discutere del ruolo, dei compiti e delle strategie del nuovo Ufficio di Presidenza.
Non è stato possibile, e allora diventa strumentalmente possibile farlo adesso con questa norma particolarmente bizzarra introdotta in questa legge particolarmente bizzarra. Infatti, gli interventi più interessanti di questa fase di discussione sono proprio sul ruolo, sull'autorevolezza, su cosa deve o non deve fare l'Ufficio di Presidenza, se ci rappresenta perch siamo rappresentati come Gruppo o se non ci rappresenta perché non l'abbiamo votato o rappresenta addirittura più dei Consiglieri perché il voto incrociato - maggioranza e opposizione - è stato particolarmente bizzarro, per cui, alla fine, c'erano più voti del previsto. Ecco, tutto questo è un argomentare molto interessante ma che ci porta lontano dal nucleo vero del problema in analisi.
Noi siamo qua a cercare di impedirvi di fare una norma di questo tipo che è particolarmente odiosa perché, appunto come veniva detto, è nominativa. È una norma che ha nome, cognome, indirizzo e numero di telefono, e, nello spesso tempo, è una norma che prevede di investire su un Ufficio di Presidenza così autorevole, che ci rappresenta tutti in quanto Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale (votato o non votato, come sia andata. però è il nostro Ufficio di Presidenza), dare compiti e responsabilità che trasbordano quello che deve essere invece il governo e il controllo della situazione e dei lavori dell'Aula.
Oggi pomeriggio, abbiamo assistito ad un momento che ritengo, a mio giudizio, importante, e lo voglio sottolineare, magari non condiviso perché non è sicuramente piaciuto ad alcuni colleghi, come Contu, che ha già in qualche modo contestato, però abbiamo avuto un Ufficio di Presidenza che ha avuto la forza e anche l'autorevolezza di dichiarare alcuni emendamenti - secondo me francamente inammissibili - inammissibili e si è assunto la responsabilità di governare in quel modo i lavori dell'Aula assumendosene, nel ruolo proprio dell'Ufficio di Presidenza, di valutare gli emendamenti e, governando i lavori dell'Aula, dire che cosa si poteva o non si poteva fare.
Però questo deve fare un Ufficio di Presidenza, non andare a fare regolamenti attuativi di norme come questa. Questo è il ruolo grave ed importante che noi auspichiamo e rivendichiamo, e su cui noi cerchiamo di stimolare continuamente il Presidente, il Presidente di turno e anche il Presidente Cota, ad essere più incisivo e più efficace. Ma non saremo noi certo, a chiedere che l'Ufficio di Presidenza vada a sostituirsi in una fase così delicata, nell'indicazione di norme così delicate.
Volendo apprezzare il bello e il positivo di una discussione come questa, affermo che la discussione di oggi è stata comunque utile, perch sono emersi degli orientamenti e perché l'Ufficio di Presidenza ha assunto delle decisioni importanti, seppur non condivise da tutti.
D'altro canto, il singolo Consigliere può assumersi la responsabilità di dire: "Non si diano all'Ufficio di Presidenza i poteri di regolamentare con il Regolamento e atto proprio, una materia che è propriamente dell'Aula".



PRESIDENTE

La discussione sul punto è conclusa.
La parola al Consigliere Riggio, per dichiarazione di voto.



RIGGIO Angelino

E' stata presentata una richiesta precisa dalla collega Suino e gradiremmo ricevere una risposta da parte dei membri dell'Ufficio di Presidenza, perché questo comma è stato introdotto prevedendo un ruolo e una funzione dei membri dell'Ufficio di Presidenza stesso.
Questo provvedimento presenta uno scarsissimo livello di chiarezza per quanto riguarda il maggior onere che la Regione Piemonte avrà.
E' stato smentito, poi, quello che sarà stabilito dall'art. 5, perch non si tratta solo di una legge delega: come ha detto il collega Mercurio vi è una serie di voci articolate, che prevedono una spesa. Questa spesa non è stata immaginata né prevista dall'art. 5.
Chiediamo, pertanto, che qualcuno dell'Ufficio di Presidenza risponda alla domanda posta dalla collega Suino.



PRESIDENTE

Collega, naturalmente posso fornire una risposta, con tutti i limiti di un intervento che ha carattere discorsivo e non costituisce un'affermazione formale; non sarei in grado di darla perché il Consiglio sta esercitando la sua sovranità di definire una legge e la legge prevede una serie di contenuti. Evidentemente, quei contenuti non sono valutati dall'ufficio di Presidenza, ma dal Consiglio nel suo insieme.
Pertanto, in via astratta, così come si deve parlare in questi casi può darsi che una legge sia più facilmente o meno facilmente applicabile e che sia applicabile con norme applicative o con norme interpretative.
In un punto successivo, troviamo: "Interpretazione autentica di una legge"; è il classico caso in cui la legge è venuta fuori con una determinazione rispetto alla quale l'Ufficio di Presidenza può avere un proprio punto di vista, il quale, però, non è esaustivo, perché anche i dirigenti che devono applicare le norme, dal punto di vista finanziario hanno delle responsabilità.
Pertanto, l'applicazione di una norma definita in legge rappresenta, di per sé, un percorso istituzionale. L'Ufficio di Presidenza, se ritiene avendo utilizzato ovviamente lo staff tecnico, lo può applicare avvalendosi di un'interpretazione, di un parere pro veritate, rispetto all'interpretazione di una legge. Qualora non ci riuscisse, ritorna al Consiglio chiedendo una norma interpretativa.
Questa è la procedura. Non posso dire di più, perché, se azzardassi un'interpretazione adesso, lo farei al di fuori della mia capacità e competenza, ma soprattutto al di fuori dei miei poteri.
Collega, credo di aver dato una risposta nel merito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente, la ringrazio per la sua interpretazione. Mi è sfuggito, però, un passaggio: mi pare di aver compreso che nell'indeterminatezza della legge, lei si avvarrebbe dell'Ufficio legislativo.



PRESIDENTE

Collega, quando una legge viene promulgata sulla base della normativa normalmente la legge non è applicata dall'Ufficio di Presidenza, ma direttamente dai vari destinatari, pertanto sono i direttori regionali che hanno la responsabilità di dare applicazione alla legge.
Qualora si pongano problemi di distribuzione di normative di applicazione, siamo già in una fase della legge che normalmente deve essere prevista, come attribuzione di compiti e definizione di norme applicative all'Ufficio di Presidenza.
L'Ufficio di Presidenza può trovarsi nella condizione di dover interpretare o rendere definitiva un'operazione, quando è puramente applicativa, mandando una circolare; se, invece, si tratta di interpretazioni, può darsi che l'Ufficio di Presidenza ritenga di non avere le condizioni e ricorra al Consiglio dicendo che occorre una norma interpretativa.



CONTU Mario

Presidente, vorrei sottolineare la fretta con la quale stiamo costruendo questo provvedimento. Il provvedimento è passato in Commissione la quale aveva la possibilità di sciogliere una serie di nodi.
Parto da un presupposto: abbiamo competenze interne, dove gli uffici legislativi, su materie controverse, in relazione all'applicabilità delle norme, ci forniscono pareri autorevoli.
Come vede, Presidente, il primo firmatario di questa proposta di legge dà un'interpretazione che rende compatibile questo tipo di emendamento tanto che dice: "Abroghiamolo, in considerazione di questo fatto".
La fretta è sempre cattiva consigliera e il rischio è che tutto il provvedimento, così impostato, presenti profili d'illegittimità, sia estremamente autoreferenziale su alcuni suoi commi e punti, semplifichi dei passaggi che, alla luce dei fatti, si dimostrano più complessi per la loro applicazione.
Suggerirei, pertanto, Presidente - me lo sentirà dire per molto tempo di rinunciare a questo articolo. Mi chiedo di cosa si stia parlando! Si rinunci a tutto l'articolo! Man mano che andiamo avanti, è evidente che questa legge non tiene; non tiene sotto ogni profilo! Questo Consiglio è sovrano di poter deliberare leggi anche assolutamente inapplicabili, ma poiché questa materia investe le prerogative dei Consiglieri, l'attenzione che dobbiamo porre deve essere molto alta.
Dobbiamo rispondere del nostro operato all'esterno, con una norma leggibile, interpretabile e comprensibile anche a chi dall'esterno vuole capire su cosa legiferiamo. Invece no, per una questione come quella dell'assegno vitalizio abbiamo impiegato diciassette articoli solo un anno fa e adesso facciamo un pasticcio, una miscellanea, una integrazione che veramente, non ha ragione di essere! Presidente, mettiamoci d'accordo su una cosa: i proponenti di questa legge cosa vogliono portare a casa? La delega all'Ufficio di Presidenza per poter trattare la materia indennitaria o hanno a cuore l'art. 1? A cosa sono interessati? Non mi rivolgo a lei, Presidente, mi rivolgo a coloro che hanno formulato questa proposta di legge, della quale si vedono sempre di più i limiti assolutamente inaccettabili per noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani per dichiarazione di voto.



RONZANI Wilmer

Il collega Mercurio ha risposto ad alcuni quesiti posti dai colleghi che mi hanno preceduto, però, glielo dico con molto rispetto, ha messo in evidenza la contraddizione di questo provvedimento: il collega ha sostenuto che si deve sopprimere il comma del quale stiamo discutendo, che noi vogliamo sopprimere per ragioni molto diverse, perché la norma è chiarissima, tanto chiara da rendere superfluo l'atto dell'Ufficio di Presidenza.
Esatto, ma questa è la contraddizione di questa legge. Noi passiamo da un estremo ad un altro, passiamo da una norma inserita nell'art. 1, che è così precisa da rendere superfluo l'atto deliberativo dell'Ufficio di Presidenza - è vero, Consigliere Mercurio, siete così precisi! - a un altro articolo, del quale discuteremo entro questa sera, domani o dopodomani che, invece, risolve diversamente la questione, non è preciso, ma delega mettiamoci d'accordo! Le due cose non stanno insieme, o deleghiamo o non deleghiamo. Se, viceversa, decidiamo di normare tutto, normiamo tutto in questa legge. Non è consentito immaginare un provvedimento con due facce il Dottor Jekil e Mr. Hide, che, per una parte, stabilisce che bisogna normare, per cui noi stabiliamo alla lettera che cosa pagherà il Consigliere regionale che ha avuto la fortuna di avere incarichi istituzionali, e, dall'altra parte, diciamo all'Ufficio di Presidenza di intervenire sulla materia che riguarda l'adeguamento dell'indennità.
Questo non è giusto, colleghi! Sapete perché non è giusto? Perch questo provvedimento è figlio di spinte diverse. Io so come è nato questo provvedimento e ve lo racconto: noi abbiamo esaminato in Commissione, cari colleghi della maggioranza, un provvedimento, presentato dall'Ufficio di Presidenza, collega Riba, se non ricordo male, che conteneva soltanto un articolo, l'art. 2 dell'attuale provvedimento, che recitava: "Interpretazione autentica dell'art. 4...".



(Commenti fuori microfono)



RONZANI Wilmer

Adesso non lo so, legge quaglia, non quaglia, piccione, quello che vuole lei, fagiano, quello che vuole lei. Sta di fatto che noi abbiamo esaminato questo...



(Commenti fuori microfono)



RONZANI Wilmer

Consigliere Cattaneo, non ho difficoltà, mi creda, davvero, non faccio un discorso polemico, ricostruisco i fatti.
In quel provvedimento abbiamo, ad un certo punto, deciso di inserire una serie di altre questioni che sono state affrontate da un'ottica completamente diversa. Nel primo caso, abbiamo tentato di normare e, nel secondo, no. Io sono dell'opinione, e l'ho dimostrato con ragionamenti credo non strumentali, che noi dovremmo seguire un'impostazione e non due impostazioni diverse.
In ogni caso, sono dell'opinione che la materia che voi affrontate nell'art. 1 sarebbe stato meglio affrontarla seguendo una logica unitaria perché nessuno può contestarmi il fatto che, con la norma che avete inserito, si crea oggettivamente una condizione di disparità tra i Consiglieri per quanto riguarda il vitalizio, che dovrebbe essere in quanto tale non diseguale; in questo modo, i Consiglieri che hanno ricoperto incarichi istituzionali avranno un certo vitalizio e gli altri ne avranno un altro.
Questa situazione non mi sembra giusta. Se il problema è aumentare il vitalizio, si affronti apertamente questa questione e si risolva tale problema, se riteniamo che il vitalizio dei Consiglieri regionali sia inadeguato. Invece, noi come affrontiamo questa questione? Stabiliamo il principio che rendiamo pensionabile l'indennità istituzionale. A quel punto, ci sarà la corsa per ottenere incarichi istituzionali, colleghi della maggioranza, voi lo sapete, oppure faremo come la Regione Campania.



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

Io glielo dico, Consigliere Cattaneo, sono onesto intellettualmente.
Aumentare il numero delle Vicepresidenze non mi pare una soluzione! Non mi pare una soluzione continuare ad ingarbugliare la situazione in una fase nella quale, relativamente all'indennità, dovremo fare un discorso di trasparenza.
In conclusione, per queste ragioni, Presidente Riba, noi voteremo per la soppressione di questo emendamento, ma per le ragioni opposte per le quali vota il collega Mercurio. Lui vota a favore di questo emendamento vota per la sua soppressione, perché ritiene che sia superfluo delegare all'Ufficio di Presidenza il compito di normare ciò che dice l'art. 1 ter o non so quale. Noi votiamo a favore della soppressione perché siamo dell'opinione che vada tolto di mezzo l'intero l'art. 1, perché, così come concepito, contraddice apertamente lo spirito e la lettera della seconda parte del provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Uso lo strumento della dichiarazione di voto in dissenso per fare, se possibile, una domanda: con questo prelievo del 20%, che è chiaro, quale sarebbe, secondo voi, dal testo di legge, il risultato dal punto di vista della pensione, o come si chiama, che ne deriverebbe?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, dopo attenta disamina degli interventi e delle dichiarazioni di voto, visto che c'è una convergenza delle posizioni sull'abolizione del comma 1 quater, voteremo favorevolmente gli emendamenti della Consigliera Manica e altri, perché riteniamo che i lavori preparatori consentano di chiarire il carattere superfluo del comma 1 quater, in quanto già chiaramente applicabili i commi 1 bis e 1 ter.
Questo è quanto evidenzia la discussione e chi l'ha ascoltata con attenzione non può avere ombra di dubbio, pertanto, noi voteremo a favore dell'emendamento presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Vorrei mantenere un approccio dialogico soprattutto rispetto ai proponenti.
Il provvedimento ha avuto una sorte abbastanza complicata e una fase di esame in Commissione, abbastanza fruttuosa. Giungere ad "autominarlo" da parte dei proponenti, dichiarando, politicamente (forse nella speranza che in questo senso sia esplicitata negli interventi una ratio legis che non è rintracciabile nell'articolato), autoapplicabile una normativa che autoapplicabile, con ogni evidenza, non è e che necessita, non semplicemente di determinazioni dirigenziali, ma di un'attività di definizione normativa che ha, almeno nel nostro ordinamento, un significato legislativo, non consente di evitare qualche centinaia di emendamenti in più. Costringe, chiunque sia chiamato ad applicare questa normativa all'impotenza e al non applicarla.
Ho già fatto presente in un mio precedente intervento in dibattito generale, interventi che ho sempre cercato di centellinare in maniera opportuna, che sulla base dell'1 bis e dell'1 ter, voi stabilite in che misura il Consigliere contribuisce con la corresponsione di una percentuale della propria indennità aggiuntiva al fondo pensionistico. Tuttavia non stabilite minimamente in che misura la corresponsione viene remunerata a fini previdenziale. Voi sostenete che, in via analogica, essendo remunerata del 30% per le prime due legislature e di un altro x% per le successive anche i versamenti aggiuntivi hanno la medesima remunerazione. Invito a riflettere sul fatto che su questa materia, come a voi è molto chiaro anche da norme che avete inserito nella legge, la cautela e la prudenza degli uffici è sempre stata massima. Gli uffici non hanno mai tentato misure interpretative di norme legislative. In questo modo, togliendo il potere anche all'Ufficio di Presidenza, voi costringete qualunque direttore regionale che riceve una legge di questo tipo, semplicemente a non applicarla e a rimandarla al Consiglio perché inapplicabile. Non troverete un solo direttore della Regione, che possa sostenere che, in via analogica non si capisce bene sulla base di che cosa, la percentuale di remunerazione di quella indennità aggiuntiva è esattamente identica alle percentuale di remunerazione delle indennità di carica che vengono corrisposte ai Consiglieri regionali.
Faccio queste affermazioni non per fare ostruzionismo. Ciò che un oppositore di questo provvedimento più si potrebbe augurare in una fase come questa, è di rendere impraticabile il provvedimento stesso, farvi approvare la norma, consegnarla cosi come è scritta agli uffici e costringere gli uffici a non applicarla.
Credo che questo sia un pessimo modo, per fare pessime leggi visto che l'assenza di controllo sulla legislazione - riforma assolutamente positiva introdotta dalla riforma della Costituzione - non può essere intese dall'aula come una forma di impunità per cui, lo diceva molto bene il Consigliere Marcenaro, stabiliamo per legge che questo è un paese africano.
Non esiste più il CORECO e non esiste il Commissario di Governo che possa impedirci di sostenerlo.
Interpretare, come impunità, l'assenza di controllo sulla legislazione nazionale, apre delle brecce consistenti e pericolose non, come direbbero alcuni miei colleghi, per la credibilità delle istituzioni, ma, preferisco dire io, per la praticabilità della legislazione. Invito, molto caldamente a non farvi del male con le vostre mani, a continuare a riflettere.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti 1.84 e 1.85).



(Proteste dai banchi sul mal funzionamento del sistema di voto)



PRESIDENTE

Per problemi tecnici, ripeto la votazione.
Indìco nuovamente la votazione, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti 1.84 e 1.85).
Il Consiglio approva Naturalmente, decadendo il comma, decadono i seguenti emendamenti: 1.86) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Moriconi: Sostituire il comma 1 quater con il seguente testo: "L'Ufficio di Presidenza verifica i costi economici del progetto di legge ne informa il Consiglio che dopo questa verifica delibera l'applicazione del progetto di legge.
1.87) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Riggio, Ronzani e Muliere: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater, sostituire "l'Ufficio di Presidenza" con "il Consiglio regionale".
1.88) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater sostituire la parole "definisce" con la parola "delimita".
1.89) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater sostituire la parola "definisce" con la parola "riconosce".
1.90) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater sostituire la parola "definisce" con la parola "determina".
1.91) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater sostituire la parola "definisce" con la parola "stabilisce".
1.92) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater sostituire la parola "definisce" con la parola "fissa".
1.93) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater sostituire la parola "definisce" con la parola "circoscrive".
Do lettura dei seguenti emendamenti: 1.94) Emendamento presentato dai Consiglieri Cattaneo, Galasso, Gallarini e Mercurio: Dopo il comma 4 è aggiunto il seguente comma: "al termine dell'art. 6 è aggiunto il seguente comma: l'assegno vitalizio, spettante agli ex Consiglieri regionali, non è compatibile con l'assegno vitalizio analogo trattamento erogato dal Parlamento nazionale o europeo" Gli Uffici mi comunicano che questo articolo viene cronologicamente dopo il seguente che recita: 1.95) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "ventiquattro mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie" Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà



MARCENARO Pietro

Penso che lo spirito della questione sia di cominciare dall'emendamento più lontano dallo spirito della legge. In questo caso sostengo, e credo di aver ragione, che il limite temporale più vicino, è quello più lontano dallo spirito della legge. Quello più lontano temporalmente è quello meno in conflitto con lo spirito della legge perché gli da un tempo maggiore di verifica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo, ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Sono di parere diametralmente opposto rispetto al Consigliere Marcenaro, quindi chiedo che il Presidente si esprima con l'ausilio del Segretario Generale del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Consentitemi di consultarmi con gli Uffici. Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta sospesa alle ore 22.48 riprende alle ore 22.54)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La situazione sarebbe dubbia, però dobbiamo attenerci all'indicazione testuale: incominciamo dall'emendamento che più si allontana dal testo di legge, quindi quello relativo ai 24 mesi. Potremmo, essendo previsto per analogia con il Regolamento della Camera, sottoporre l'interpretazione ad un voto dell'assemblea, ma se non viene richiesto, proseguirei oltre.
Comunico che è stato presentato il seguente subemendamento: Sub1.95) Subemendamento presentato dal Consigliere Contu: Sostituire "24 mesi" con "36".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Mi permetto, approfittando dell'illustrazione del subemendamento, di riportare l'attenzione al problema sollevato. Testualmente leggo: "Nella discussione e nella votazione degli emendamenti si procede sempre, in via di prassi, partendo da quelli che apportano le modifiche più radicali al testo e giungendo, via via, a quelli da esso meno distanti, in analogia con i Regolamenti parlamentari". E' questa l'interpretazione giusta? Qui non è stato sollevato un problema di "lana caprina": 36-24 o 16 mesi siano più lontani...



(Commenti fuori microfono)



CONTU Mario

No, no, prendo solo atto dell'interpretazione. Ho grande rispetto per la scelta effettuata, ma volevo solo sottolineare come la questione prima o dovrà essere affrontata.
Il subemendamento presentato è dirimente, cioè toglie da ogni imbarazzo perché, demandando a 36 mesi, demanda alla prossima legislatura.
Va letto in questo modo, e in questo senso l'ho proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

La proposta del Consigliere Contu è giusta e apprezzabile perch permette di fare una valutazione dopo un periodo di tempo in cui si è verificato la funzionalità del provvedimento che ci apprestiamo ad approvare.
In diverse circostanze, durante altre trasformazioni, mutamenti o interventi su provvedimenti in materia previdenziale, la verifica di medio termine ha sempre permesso di fare una valutazione compiuta. Qualcuno potrebbe rovesciare questo ragionamento e dire: "Con tempi brevissimi si può vedere subito qual è la non funzionalità" e quindi poter intervenire per tempo.
Ho l'impressione che per il tipo di materia che andiamo ad organizzare gli effetti non si vedranno immediatamente: occorrerà indicare tempi ragionevolmente lunghi per capire lo sviluppo dei processi.
Probabilmente, se non viene approvato il sub emendamento presentato dal Consigliere Contu (che oltretutto farebbe decadere gli altri), passeremmo a discuterli nella diverse sequenze. Tutti possono avere una loro ragione. Un tempo lungo permette di valutare a fondo il funzionamento del provvedimento che, personalmente, ritengo non adeguato per quanto riguarda gli aspetti previdenziali. Un molto corto potrebbe avere, all'opposto, il vantaggio di intervenire immediatamente nel caso si rilevasse un elemento di non funzionamento, di mal funzionamento o di contraddizione, dopo questo breve periodo di tempo.
Sostengo, in prima battuta, il sub emendamento presentato dal collega perché è previsto, in molte normative, una verifica temporale. Non sempre viene fatta, ma in questo caso credo che sia assolutamente necessaria.
Quindi esprimo, volendo essere questo mio intervento anche una dichiarazione di voto, un voto favorevole, riservandomi, qualora non decadano gli altri, di trovare una motivazione anche per gli altri tempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Le argomentazioni espresse dal Consigliere Tapparo dimostrano che, se si fossero giudicati gli emendamenti da un punto di vista della sostanza effettivamente quelli che più si avvicinano al testo di legge richiederebbero una verifica più rapida. Essi, di fatti, si oppongono di più allo spirito della legge, in quanto presumono che essa abbia effetti negativi e da verificare. Forse sarebbe stato utile introdurre una novità nella valutazione degli emendamenti, guardando alla sostanza e non alla forma.
Detto questo, ritengo necessario introdurre ulteriori precisazioni, per esempio una verifica virtuale, e non reale, della legge, per un determinato periodo: cioè metterla in campo senza applicarla, per verificarne gli effetti. Dopo 36 mesi, quindi, è possibile giudicare gli effetti complessivi che essa avrebbe, per poi intervenire su una sua reale applicazione. Tutto questo perché mi pare che ci sia stata poca sensibilità, da parte del Consiglio, sugli effetti pesanti della proposta di legge. Continuiamo a non sapere gli effetti complessivi, dal punto di vista economico, della legge stessa. La prima verifica da fare sarebbe quella di avere un'ipotesi. Prima di votare il testo occorre dire: "Stiamo votando una legge che ha questo costo. Noi invece continuiamo ad andare avanti con delle ipotesi. Tutti quanti sappiamo che è un costo presunto alto, però preferiamo non conoscerlo, mettendoci così la coscienza a posto potremo sempre dire: "Non lo sapevo, non sapevo cosa stavo facendo".
A mio parere questo atteggiamento è grave, perché chi legifera dovrebbe avere una maggiore attenzione, non dovrebbe chiedere di essere tenuto nell'ignoranza, per potersi mettere a posto con la propria coscienza e dire : "Ho votato una cosa che non sapevo cosa voleva dire". Credo che, come prima verifica, dovremmo sospendere tutto, chiedendo un'ipotesi - che vale come un'ipotesi, ovviamente non è oro colato - che sia in qualche modo credibile degli effetti di questa legge.
Se vogliamo, su alcuni di questi pezzi, si può ragionare...



(Commenti in aula)



PAPANDREA Rocco

Faccio rilevare che non è stato azzerato il tempo del Consigliere Tapparo che ha parlato per circa tre minuti... Io sto parlando da due minuti circa... Lei controlli tutto, non solo quello che le conviene inoltre sono anche stato interrotto e ho perso il filo: chiedo mezzo minuto per riprenderlo, perché questa interlocuzione mi ha distratto.



PRESIDENTE

Per cortesia, può consentire alla Presidenza di sentire...



PAPANDREA Rocco

Visto che sono interrotto e nessuno gli dice nulla, glielo dico io!



PRESIDENTE

Il tempo a sua disposizione era più o meno finito: se si vuole per cortesia concludere...



PAPANDREA Rocco

Come dicevo, da parte nostra un'ignoranza voluta nel votare una legge è un fatto grave, perché suppongo che quello che ci chiedono gli elettori sia esattamente l'opposto: cioè una maggiore attenzione e una maggiore coscienza di quello che facciamo.
Noi invece in questa occasione ci comportiamo così; almeno introduciamo con degli emendamenti una verifica successiva, per poter poi dire tra 36 mesi: "Accidempoli, che guaio ho combinato (per chi sarà ancora qui tra 36 mesi)" e poter verificare i guasti che sono stati combinati.
Forse, nel frattempo, una parte dei presenti non sarà più Consigliere ma avrà goduto degli effetti e avrà un atteggiamento di...



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea; adesso il tempo è veramente finito.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento sub1.95).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1.95) così emendato.
Il Consiglio approva.
Dichiaro quindi superati i seguenti emendamenti con riferimenti temporali: 1.96) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro e Manica: All'art. 1, comma 4, punto 1 quater alla fine aggiungere: "un mese dopo l'approvazione della presente legge, il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.97) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere "ventitrè mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.98) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "ventidue mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.99) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "ventuno mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.100) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "venti mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.101) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "diciannove mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.102) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "diciotto mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.103) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "diciassette mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.104) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "sedici mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.105) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "quindici mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.106) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "quattordici mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.107) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "tredici mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.108) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "dodici mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.109) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "dieci mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.110) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "nove mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.111) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "otto mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.112) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "sette mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.113) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "sei mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.114) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "cinque mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.115) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "quattro mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.116) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "tre mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.117) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "due mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
1.118) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Placido, Manica Saitta, Suino e Riggio: Alla fine del comma 4 aggiungere: "undici mesi dopo l'approvazione della presente legge il Consiglio regionale verifica la sua applicazione e decide le modifiche eventualmente necessarie".
Do lettura del seguente emendamento: 1.119) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro e Manica: All'art. 1, comma 4, punto 1 quinquies, il Consiglio regionale definisce con propria deliberazione la normativa attuativa dei commi 1 bis e 1 ter.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

La presentazione di questo emendamento si rende necessaria dopo l'approvazione da parte del Consiglio di un emendamento che cancella la norma che attivava l'Ufficio di Presidenza alla stesura delle norme attuative.
La nostra valutazione è che, in assenza di una norma che attribuisca una responsabilità su questo punto, siamo di fronte ad una legge di cui il rischio di concreta inapplicabilità si dimostrerebbe molto alto, per tante ragioni che sono già state lungamente portate nel corso di questa discussione. Abbiamo già provato a dire come sia per quanto riguarda il passato, cioè la sanatoria delle posizioni pregresse, sia per quanto riguarda la normativa che dovrebbe andare in vigore dal giorno dell'approvazione di questa legge in poi, rischiamo di trovarci di fronte a scelte che a noi non pare possano essere assunte con semplici determine dirigenziali, attraverso un'automatica applicazione di questo testo da parte degli uffici. Sia per quanto riguarda le modalità con le quali determinare la scelta dei Consiglieri regionali sull'uno o sull'altro metodo retributivo sia sulle conseguenza dal punto di vista pratico e sull'effettiva determinazione dei risultati (non solo e non tanto in questo caso della contribuzione trattenuta quanto soprattutto dell'entità di vitalizio corrisposto alla conclusione della vicenda), a nostro parere si aprirebbe un termine profondo.
Per questa ragione a noi pare che l'unica alternativa all'affidamento all'Ufficio di Presidenza per la possibile soluzione di questi problemi sia quella di affidare la decisione al Consiglio regionale. Naturalmente cari colleghi della maggioranza, questo nel caso che si decida che debba esserci una normativa attuativa affidata ad un momento successivo, perch come ha più volte detto il collega Palma, l'alternativa a questa possibilità è che non sia un futuro Consiglio regionale a definire questa normativa attuativa. E' opportuno che questo lavoro venga iniziato qua stasera, in sede di stesura del disegno di legge, andando ad una discussione che a questo punto riguardi i dettagli attuativi, i dettagli applicativi del provvedimento, aprendo un confronto anche tecnico sulla materia, perché questa mi pare il dato effettivamente rilevante.
Naturalmente, questo vale anche perché, come ho detto, io non sono ancora tra quelli convinti su fino a quando sia giusto e necessario tenere aperta la discussione e il confronto sul complesso dell'art. 1, ovvero fino a quando questa materia non sia definitivamente conclusa.
Ho già detto che, a quel punto, chiederemo un momento di verifica e di confronto tra di noi prima e poi con gli altri, perché saremo a quel momento di svolta. Comunque noi vi chiediamo di usare l'emendamento che presentiamo non semplicemente come una richiesta da valutare letteralmente ma come un'occasione per tenere aperto un confronto sul quale oramai insistiamo da molto tempo come punto fondamentale della discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

C'è, secondo me, una forma di verifica al contrario dell'indeterminatezza della normativa. Io vorrei che uno dei proponenti o sostenitori della tesi, secondo la quale l'emendamento abrogativo dell'art.
1 quater poteva essere accolto perché la normativa era auto-applicativa dicesse, a verbale e a futura memoria, sulla base di quali norme della legislazione regionale relativa alle indennità e ai vitalizi ritenga quale tipo di percentuale di corresponsione vada assicurata.
Questo è significativo perché se non attribuiamo al Consiglio regionale, attraverso lo strumento di una deliberazione o di un provvedimento legislativo, questo potere, noi affidiamo agli Uffici le procedure che gli stessi non si prenderanno.
Nel fare questo, verremo meno ad un dovere, se non addirittura ad un obbligo istituzionale, di responsabilità politica nell'indicare la conseguenza legislativa di un atto di portata legislativa.
La tesi, secondo la quale tutto questo sta in piedi, dovrebbe trovare nel relatore - nell'ultima parte sempre più silente - un punto di sintesi e anche di responsabilità istituzionale, rispetto a quello che viene deliberato.
Vorrei che il relatore si alzasse e dicesse: "In coscienza io ritengo che, sulla base dell'art. X, della legge X...".



(Commenti del Consigliere Mercurio)



PALMA Carmelo

Consigliere Mercurio, lei non è il relatore, ma il primo proponente. A me va bene anche il primo proponente, se però insieme a lei si alzasse anche il relatore, congiuntamente ed in coro, a dire su quale base fondano questa certezza, sarebbe un beneficio per tutti.
Come i colleghi sanno, la ratio legis è sicuramente parte dell'efficacia del provvedimento stesso, ma la ratio legis non è l'interpretazione più fantasiosa suffragata dal numero più alto di Consiglieri regionali che hanno votato quel provvedimento.
E' una logica desumibile in maniera implicita, ma inequivocabile dal provvedimento stesso.
Quindi, collega Mercurio, sicuramente non è ratio legis il fatto che vi alziate in coro a dire che non è cambiato nulla. E' ratio legis se si riesce a tirare un filo di coerenza esplicito all'interno della normativa che disciplina questa materia.
Visto che avete fatto un'operazione molto spregiudicata, senza assumervene la responsabilità, in qualche misura ora questa responsabilità la dovete assumere.
Dall'altra parte, con questo emendamento avete un ulteriore punto di uscita rispetto all'alternativa che è il punto di caduta della vostra scelta, cioè di riaffidare allo strumento debole ed improprio della deliberazione consiliare una materia che, se non disciplinata dalla legge e dall'Ufficio di Presidenza, sicuramente non può essere disciplinata dai funzionari regionali. Quindi, da questo punto di vista, v'invito a riflettere.
Vedo che utilizzate molto spregiudicatamente gli errori di una parte dell'opposizione, non vorrei che utilizzaste con identica spregiudicatezza anche i vostri errori.
Forse non vi siete resi conto di avere fatto un grave errore di sottovalutazione o di interpretazione di quello che avete votato, e al momento - la cosa si confermerà, ne sono certo - consegnate la disciplina legislativa che avete approvato con totale inefficacia.
Quindi, v'invito a valutare la possibilità di votare questo emendamento. Ciò eviterebbe una discussione sulle percentuali di copertura e quindi la presentazione di ulteriori emendamenti per valutare in che misura tutto questo debba essere stabilito. Riaffidate al Consiglio regionale, attraverso lo strumento della deliberazione, una decisione che inevitabilmente, per un effetto a cascata delle vostre decisioni, compete al Consiglio regionale stesso.



PRESIDENTE

Mi permetto di sottolineare che le norme qui stabilite non indicano le modalità precise di attuazione.
I presentatori dell'emendamento soppressivo dell'invio all'Ufficio di Presidenza propongono l'invio alla competenza del Consiglio regionale. In questo caso si può procedere soltanto in via analogica, ma la via analogica è una via debole e non è giuridicamente ineccepibile.
La questione è in questi termini dal punto di vista dell'applicazione ed oggettivamente le leggi hanno sempre avuto questa problematica.
La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Premetto che ho grande stima non solo del collega Palma, ma di tutti i colleghi del gruppo Radicale di tutti i tempi, per la loro onestà intellettuale.
Non voglio essere presuntuoso, ma credo di rispondere in modo convincente, e se la risposta è convincente non ho dubbi che il Consigliere Palma si convinca, perché è onesto intellettualmente, come lo sono tutti i Radicali di oggi, di ieri e, spero, anche di domani.
La domanda posta è che non si capisce quanto pagano. L'art. 1 bis riguarda noi Consiglieri, cioè quelli in carica.
L'interpretazione che dà il sottoscritto è che si paga quello che stiamo pagando, cioè il 25%, più il 5% per chi ha moglie. Quindi, oggi noi paghiamo il 25% e continueremo a pagare il 25%, con molta tranquillità.



PRESIDENTE

Quindi, il 25 % comprende anche il contributo per la buona uscita?



MERCURIO Domenico

Quella è un'altra cosa. Mi sono sbagliato: è il 20% più il 5%.
C'é una norma generale che rimane valida, perché non viene abrogata.
Siccome è una norma che non viene modificata, tutto ciò che non viene modificato dalla legge n. 24 rimane in vita.
(Commenti del Consigliere Marcenaro fuori microfono)



PRESIDENTE

Ha concluso, collega Mercurio?



MERCURIO Domenico

Concludo dicendo che, per quanto mi riguarda, è chiarissimo che si paga il 20%, così come qui è scritto, dell'assegno integrativo percepito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
L'argomento del Presidente Palma sarebbe dialetticamente interessante se non fosse sostanzialmente inammissibile, perché quando è stato votato l'art. 1 quater...



GALASSO Ennio Lucio

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



GALASSO Ennio Lucio

Non è stato votato niente!



GALASSO Ennio Lucio

No, è stato votato contro. Come non è stato votato niente?



GALASSO Ennio Lucio

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



GALASSO Ennio Lucio

Va bene, ma dell'articolo non è stato votato niente per adesso, solo degli emendamenti.
Scusami collega Galasso, non è stato votato nulla per adesso.



GALASSO Ennio Lucio

Come non è stato votato nulla? stato respinto l'emendamento proprio sul presupposto della chiarezza del 4.1 bis e 4.1 ter, quindi sotto...



(Brusìo in aula )



PRESIDENTE

Evitiamo il dialogo! Colleghi, cerchiamo di evitare il dialogo. C'é un Regolamento che prevede di rivolgersi alla Presidenza.



GALASSO Ennio Lucio

Chiedo scusa, Presidente. In effetti, avevo detto sostanzialmente una cosa corretta ma non armoniosa sotto il profilo concettuale.
Nel momento in cui è stato approvato l'emendamento abrogativo l''emendamento abrogativo è stato approvato proprio sul presupposto che l'art. 1 bis e 1 ter fossero già chiari e quindi non necessitassero di un comma 1 quater che prevedeva di demandare all'Ufficio di Presidenza la definizione della normativa attuativa.
vero che l'emendamento proposto dal collega Marcenaro non riguarda l'Ufficio di Presidenza bensì il Consiglio regionale, ma il dato non modifica la sostanza della ragione e quindi la natura dell'approvazione dell'emendamento abrogativo. Ecco perché lo ritengo sostanzialmente inammissibile. Avrei dovuto sollevare la questione in via preliminare, ma non è così.
Per quanto riguarda tutto il resto, è pacifico. Credo che anche il collega Mercurio volesse dire questo. Noi interveniamo sulla legge regionale n. 24/2001. Quindi, i criteri che qui sono fissati, vanno ad armonizzarsi e ad innestarsi su una legge che già c'é. Non è una legge a s che non ha altri riferimenti e quindi non ha un contesto di interpretazione e di sistematicità per l'applicazione.
Per questa ragione, come ripeto, mi pare sostanzialmente inammissibile l'emendamento. Comunque, si è contrari.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Credo che quando si facciano le norme in ragione dell'esigenza di risolvere i casi personali e non quelli generali, capita questo, capita esattamente questo. Perché se noi partissimo da un punto di vista generale e facessimo una norma, avremmo un criterio logico.
Voi avete rovesciato l'impostazione. Avete individuato alcuni casi particolari e avete costruito su di essi la norma. Sta capitando esattamente questo.
La norma che stiamo costruendo è un pasticcio. Noi, da una parte, ci siamo rifiutati di indicare i criteri precisi sulla base dei quali avrebbe dovuto deliberare l'Ufficio di Presidenza. Questa era una strada: criteri certi, sulla cui base l'Ufficio di Presidenza avrebbe deliberato. Voi - il collega Mercurio in questo è stato un maestro - avete sostenuto che la norma in vigore era sufficientemente chiara e avete abolito la possibilità che sulla questione, peraltro non chiarita, intervenisse l'Ufficio di Presidenza. Ma voi, colleghi della maggioranza, non siete in grado di dirci - e qui, collega Galasso, non si può scomodare la legge n. 24, perch noi affrontiamo una fattispecie che non esiste nella legge n. 24, e che non è regolata dalla legge n. 24 - quale sarà la percentuale di pensione che verrà corrisposta a quei Consiglieri che decideranno di avvalersi del diritto di rendere pensionabile l'indennità maturata in quanto Vice Presidente, Presidente e via di questo passo.
E io non credo, amico Mercurio, che il funzionario che dovrà decidere possa avere lumi leggendo la tua interpretazione. Cioè non credo che noi possiamo pensare che il funzionario che sarà chiamato a decidere su tale questione possa prendersi i verbali di questa seduta e dire: "Mah, mi parrebbe che, poiché il Consigliere Mercurio ha detto che secondo lui la norma andrebbe interpretata così, noi dovremmo applicarla in questo modo".
Non è così che si fanno le leggi, Consiglieri della maggioranza! A mio giudizio, questo modo di procedere rischia di creare un problema. Io non vorrei che questo provvedimento, per come è stato congeniato, fosse un provvedimento difficilmente applicabile.
Presidente, se non mettiamo mano ad una riforma, ad una modifica di questa norma, questa norma che avete inserito è ingestibile e non vorrei che dopo tante discussioni, colleghi della maggioranza, per quanto riguarda alcuni aspetti di questo provvedimento, vi trovaste con in mano una manciata di mosche, perché le norme vanno rese applicabili, vanno gestite occorre che abbiano una ratio, una logica, una filosofia, che in questo caso non mi pare che esista.
Allora, di fronte al fatto che noi abbiamo deciso che l'Ufficio di Presidenza non debba deliberare e che i criteri indicati erano troppo generici, la proposta che fa il collega Marcenaro è la minima possibile, è l'unica possibile: fare in modo che quel potere di regolamentazione che voi avete sottratto all'Ufficio di Presidenza venga almeno riconosciuto al Consiglio regionale, giacché è impossibile riproporlo in capo all'Ufficio di Presidenza, avendo voi deciso di sopprimere questo tipo di norma.
Allora, io credo che la proposta che noi avanziamo sul terreno emendativo sia quella che ci consente di riparare ad un vuoto che altrimenti, renderebbe questa norma difficilmente applicabile. Grazie



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Intervengo solo per dare atto al collega Ronzani che oggi, in più occasioni, si è assunto il compito, non facile, di riassumere, riordinare spiegare e chiarire qual è il problema.
Il collega Ronzani ha riassunto in modo chiaro ed inequivocabile la sostanza del problema e, rispetto a questo, non vedo cosa ci sia da dire se non: "Grazie, Ronzani, per la chiarezza e la semplicità con le quali ha argomentato e riportato alla luce in quest'aula, in una seduta così particolare, l'elemento del contendere.
Spero che anche gli altri colleghi abbiano avuto la forza e la capacità di seguire quanto è stato illustrato e, di conseguenza, votino in modo più consapevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, riprendo il filo del ragionamento introdotto dal collega Ronzani.
Avendo soppresso la delega all'Ufficio di Presidenza, si pone il problema di restituire la competenza naturale al Consiglio. Questo è il dato dal quale occorre partire. Abbiamo detto che è una materia delicata una materia controversa; restituire l'ambito regolamentare al Consiglio pu bilanciare gli effetti perversi di questa legge. Ci obbliga, cioè, ad entrare nel merito e, nel restituire la competenza al Consiglio regionale restituisce anche una competenza un po' sottratta rispetto alla norma finanziaria. Quando questo provvedimento rientra in Consiglio regionale parliamo di numeri, di cifre, e non può essere diversamente. Nel momento in cui si tratta di applicare la norma, infatti, è evidente che quella norma deve essere riempita di contenuti e deve essere sufficientemente giustificata, anche perché parliamo di una norma che interviene sull'art. 4 della legge 24. In particolare, opera sul comma 3 di tale articolo che sulla parte finale, recita: "L'ammontare del versamento è determinato con riferimento alle indennità di carica vigenti alla data di cessazione del mandato e, in sede di prima applicazione della presente legge, il termine decorre dall'entrata in vigore della legge stressa".
Presidente, insisto su questo concetto: dobbiamo sempre dare dignità alle leggi che variamo, indicando una chiara copertura finanziaria.
Restituire competenza al Consiglio consente di rendere compatibili i due aspetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente. Colleghi, proverò a portare un contributo di chiarezza. Siamo contro l'emendamento dei colleghi Marcenaro e Manica, per le ragioni in base alle quali abbiamo votato l'abolizione del comma 1 quater, ritenendo che la normativa sia chiara e che non debba essere ulteriormente chiarita.
In sostanza, il comma 1 bis individua la base sulla quale calcolare l'assegno vitalizio; la misura del prelievo è quella dell'assegno vitalizio. Il comma 1 ter, di conseguenza, amplia la possibilità per i Consiglieri che erano in carica nelle altre legislature, di avere un aumento della base sulla quale calcolare l'assegno vitalizio.
Mi pare assolutamente chiaro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Non vorremmo assistere ad un'affrettata cancellazione del comma 1 quater, da parte della maggioranza, in un contesto avulso da tutte le cancellazioni precedenti che abbiamo proposto. La cancellazione del comma 1 quater sarebbe stata in piedi - caro collega Cattaneo - se lei avesse cominciato a votare a favore, rispetto alle abrogazioni che incominciavano dal comma 1 di questo articolo.
L'abrogazione del comma 1 quater, senza l'abrogazione dell'1 bis e dell'1 ter, rende il provvedimento quasi inapplicabile, dove la giurisprudenza è incerta e il diritto vacilla.
Abbiamo una preoccupazione: non vorremmo che i colleghi, che tanto si sono spesi nella costituzione di questo articolo, che è un articolo di carattere individuale, non avessero un individuale beneficio semplicemente perché manca una normativa attuativa di applicazione del comma 1 bis e 1 ter.
Pensate davvero sia possibile, sulla base del comma 1 bis e 1 ter individuare l'ammontare delle corresponsioni pensionistiche che devono essere date al momento in cui si operano le scelte indicate nella legge? Siete veramente sicuri che sia possibile solo sulla base di un'interpretazione degli Uffici, visto che questo supporto non lo potete trovare nella L.R. 24/2001, la quale, non ricomprendendo queste casistiche non è in grado di darvi determinazioni certe in questa direzione? L'unica determinazione certa, dal punto di vista numerico, è la misura del 20% dell'assegno integrativo percepito, integrato degli interessi segnalata nel comma 1 ter. Non vorrei che rimanesse, come questione normata, esclusivamente questa; sarebbe estremamente peggiorativa rispetto alla condizione precedente.
Riteniamo che abbiate fatto un'operazione inopinata, con il fine furbesco di far decadere qualche nostro emendamento, puntualmente ripresentato al punto successivo, senza seguire la ratio. Il rischio che si corre è quello di rendere inapplicabile la normativa.
L'abrogazione del comma 1 quater non consente più di riproporre una delega all'Ufficio di Presidenza, affinché faccia una deliberazione sentiti i Capigruppo, per definire la normativa attuativa. Rimane pertanto, una strada sola: che il Consiglio approvi una delibera che metta norme e regole in questa direzione e che renda applicabili quelle stesse cose per cui voi vi siete spesi così consistentemente in quest'aula.
Dopodiché, si può lasciare anche la norma in questo modo. E' un tentativo che non ha neanche sortito l'effetto di abbreviare il corso del dibattito e di far diminuire il numero degli emendamenti. La si pu lasciare così. Si può rendere l'art. 1 per larga parte ampiamente inapplicabile. Temo che dei tre o quattro Consiglieri che erano beneficiari dell'articolo stesso rischieranno, magari, di rimanere solo due. Mi chiedo se, nel momento in cui rimarranno solo due, il terzo e il quarto in questa direzione non potrebbero spendersi con qualche intervento ed eventualmente, sostenere l'emendamento convincendo una parte della maggioranza per un semplice criterio di giustizia. Se si realizzano dei provvedimenti per sostenere dei privilegi e dei privilegi individuali visto che si sostengono, perché penalizzarne proprio uno solo?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io, per la modalità in cui è stata definita e redatta questa legge, credo che la soppressione di quel comma crei qualche problema. Il primo ter, in fondo, recita: "La domanda può non riguardare tutti gli incarichi ricoperti, ma solo periodi corrispondenti a singoli incarichi".
Non "i periodi"...



(Intervento fuori microfono)



PAPANDREA Rocco

Ah, quello è soppresso, però, l'altra formulazione non mi pare che sia molto più chiara di questa.
Allora, faccio riferimento ad un altro punto: "Possono chiedere la misura dell'assegno vitalizio tenendo conto anche di tali incarichi". Si dice che tenendo conto di tali incarichi - che è chiaro - si deve tenere conto degli incarichi ricoperti. Si dice anche che quegli incarichi rappresentano un fattore di cui tenere conto, ma non l'unico, quindi, si può fare una valutazione.
Tale punto è incompleto se non si dice chi è che svolge quella valutazione e chi deve intervenire. Dicendo che quel punto è ancora da chiarire qualcuno dovrà intervenire chiarendolo. Non può essere un impiegato a chiarirlo, ci dovrà essere un ulteriore intervento legislativo di chiarimento, mentre nella formulazione precedente c'era un organismo che aveva l'autorità per intervenire. Avendolo abolito, si creano dei problemi interpretativi e si crea confusione. La norma è stata scritta in modo confuso e non si dice chi deve intervenire per un chiarimento. Pertanto, mi pare che il problema esista.
Tutto questo ci fa dire che la legge, oltre ad essere stata scritta seguendo interessi personali, è stata scritta con una tale foga da scriverla anche molto male.
Poiché siamo a un punto in cui di questa legge non è stato approvato neanche il primo articolo - il primo articolo si voterà non so bene quando ma prima o poi si voterà - c'è il tempo per riflettere e respingere un articolo scritto così male, magari correggendolo con un articolo successivo.
Affrontare questa situazione il 20 dicembre a mezzanotte mi sembra poco serio. Sicuramente, se a quest'ora elaborassimo dei testi, rischieremmo di renderli ancora più confusi di quelli presentati in questo periodo, che sicuramente sono stati pensati con un po' più tempo, non dico meglio, ma con più tempo a disposizione di quanto ne abbiamo noi adesso. Oltretutto siamo affaticati da una lunghissima riunione e non credo che ci sia la lucidità per formulare meglio la legge di quanto sia stata formulata. Il problema è che è stata formulata molto male, quindi, non sarebbe difficile formularla meglio, ma la nostra condizione particolare di stanchezza lo renderebbe difficile.
Su questa questione sarebbe utile una riflessione collettiva e, forse anche un minimo di verifica e di sospensione. Può darsi che sia io leggendo letteralmente il testo, a sbagliarmi e a dare un'interpretazione letterale sbagliata, però, c'è scritto "anche" e tale parola, a mio avviso aggiunge. Si dice che non c'è un solo criterio; si dice che c'è quel criterio, ma ce ne possono essere altri. Quindi, si consegna a chi lo deve applicare una norma che crea problemi. Secondo me, dato che si tratta di una erogazione, per non rimetterci di tasca propria, è bene usare prudenza e non interpretare la norma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Signor Presidente, vorrei che i Consiglieri di maggioranza si guardassero dalla presunzione di avere già, in qualche modo, intascato il provvedimento e si lasciassero un po' prendere dalla smania di chiudere in fretta, evitando di ragionare.
Il collega Ronzani ha fatto uno sforzo, perché, in qualche modo, ci fosse un po' di riflessione.
Vale la pena di ricordare quel detto che dice che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Qui non si tratta di correre, si tratta di stare attenti affinché la fretta non metta nella condizione di non ragionare. In termini di economia dei lavori d'aula, la legge n. 24/2001 risale a nemmeno un anno fa e oggi siamo in presenza, di fatto, di una modifica su tutta una serie di aspetti marginali. Come è stato messo in evidenza, ci sono molti punti, l'1 bis e l'1 ter del quarto comma, e tutta una serie di elementi di difficile interpretazione e di confusione, che se in qualche modo non vengono demandati ad un meccanismo di controllo (inizialmente affidato tramite l'1 quater, all'Ufficio di Presidente, mentre ora si propone una deliberazione), costruendo questo meccanismo di salvaguardia, noi ci ritroveremo tra pochissimo tempo, accorgendoci che non è possibile applicare questa legge così come oggi viene prospettata, nella condizione di fare un'ulteriore modifica, accorgendoci, magari, che è stato dimenticato ancora il caso di quel Consigliere piuttosto che quell'altro. A questo punto saremo costretti a fare una nuova modifica, magari una nuova delega, ritrovarci ancora una volta in aula a fare uno scontro che, di fatto, dissipa le nostre energie.
Nel lavoro propedeutico della discussione, quando si è parlato dell'inversione degli ordine del giorno, al di là dell'elemento che tendeva a posporre l'argomento, c'era un dato reale: il Consiglio regionale della Regione Piemonte finisce per seguire la legge di Parkinson (non il famoso dottore che ha scoperto il morbo che porta il suo nome) secondo cui le assemblee elettive dedicano alle questioni, un tempo inversamente proporzionale all'importanza reale delle questioni. Oggi stiamo dedicando un tempo infinito per una vicenda che, moralmente, diventa abbastanza imbarazzante da maneggiare, ma, in realtà, dal punto di vista della modifica di quelle che sono le dinamiche del Piemonte, effettivamente non inciderà per nulla. Stiamo dedicando un tempo infinito, secondo la legge di Parkinson, per il provvedimento in esame mentre non abbiamo dedicato tempi abbastanza importanti per altri provvedimenti ben più importanti che sono già stati ricordati quando si parlava dell'inversione all'o.d.g.
Voglio mettere in guardia i Consiglieri di maggioranza: se non si dovesse approvare l'emendamento prospettato, in breve tempo, ci potremmo trovare di nuovo a fare una maratona indecente, su un argomento altrettanto indecente e pochissimo, decisivo sulle sorti del Piemonte. Magari decisivo sulla sorta del vitalizio di alcune persone, ma questo credo sia veramente minimo rispetto alla nostra gratificazione di vita e di impegno in Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Il mio Gruppo esprime voto favorevole sull'emendamento che restituisce una competenza sottratta.
La discussione può essere lunga. Ho provato rileggere quegli articoli e non vorrei essere nei panni di quei funzionari che poi dovrebbero provare ad applicare la norma. L'impressione è che più andiamo avanti nella discussione sull'art. 1 e incidiamo con modifiche, anche sostanziali rispetto all'impostazione originaria, e più complicata diventa l'applicazione. Non è così facile districarsi in norme come: "i Consiglieri ai quali durante lo svolgimento del mandato siano stati conferiti ulteriori incarichi previsti dallo Statuto o dal Regolamento e sia stato corrisposto un assegna integrativo mensile in relazione alle funzione delle attività svolte, possono chiedere che la misura dell'assegno vitalizio sia definito tenuto conto anche di tali incarichi".
Sembra così semplice nella lettura, ma io, da comunista, ho imparato una cosa: le cose più difficile da farsi sono le più semplici. Quale idea più semplice del comunismo! Comunismo che si ispira a principi universali.
Ripeto, le cose semplici sono le più difficili da farsi. Questa è la lettura che do di questo articolo.
Il Comunismo è un'idea semplice perché si fonda su principi e su valori che è difficile confutare. Partono dall'origine dell'uomo, della famiglia e delle aggregazioni sociali. Sono ispirati a principi di libertà, di uguaglianza, invece questa cosa non riusciamo a realizzarla.
Non vorrei che gli uffici inciampassero nella situazione di non sapere come applicare una norma che dovrebbe essere ispirata da principi di uguaglianza. Qualcuno mi suggerisce di fratellanza, ma qui entriamo in un terreno più impegnativo, perché la questione di fratellanza è una categoria che potremo applicare agli appalti per la progettazione delle opere olimpiche.



PRESIDENTE

Interrompiamo alcuni minuti per fare il cambio di seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta chiude alle ore 24.00)



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