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Dettaglio seduta n.285 del 19/12/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 15.04)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale.


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale.

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Brigandì, Cavallera D'Onofrio, Ghigo, Leo, Marengo, Racchelli, Rossi Giacomo e Valvo.


Argomento: Gruppi consiliari

b) Variazione Presidenza e Vicepresidenza Gruppo consiliare Lega Nord Padania


PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza in data 17 dicembre 2002 ha preso atto della seguente variazione all'interno del Gruppo della Lega Nord Padania: dal 9 dicembre 2002 il Presidente del Gruppo è il Consigliere Oreste Rossi e il Vicepresidente Claudio Dutto.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468: "Modifiche e integrazioni alla L.R. 24/2001 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali)"


PRESIDENTE

Proseguiamo nella discussione dell'esame della proposta di legge regionale n. 468: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 3 settembre 2001, n. 24 (disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi. Dopo una fase preliminare arriviamo alla discussione generale di un provvedimento che vede tra di noi opinione molto diverse e una forte divaricazione all'interno del Consiglio. Il provvedimento in esame, è un provvedimento delega all'Ufficio di Presidenza in termini di disposizione in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionale. Su tale documento, per varie ragioni, abbiamo un'opinione nettamente negativa che intendiamo realizzare con una ferma azione di opposizione. Per ragioni di merito perché riteniamo, attraverso una serie di emendamenti che avevamo presentato in I Commissione, questo provvedimento inadeguato all'art. 1 nei suoi vari commi. Inadeguato agli articoli successivi (per alcuni dei quali proponiamo l'abrogazione) inadeguato per la struttura con cui è stato proposto.
E' una legge che solo per una parte farà riassumere all'aula un elemento di decisione e di confronto - definito all'art. 5 relativo alla norma finanziaria - ma semplicemente per quanto riguarda le compatibilità di bilancio del provvedimento rispetto al più complessivo bilancio del Consiglio regionale che si contemplano in un più complessivo bilancio della Regione Piemonte (quindi dovrà essere inscritto non solo nei bilanci di previsione, ma anche rendicontato nei consuntivi).
Per quanto riguarda tutti gli altri elementi e tutte le altre competenze, il Consiglio regionale e le Commissioni competenti non avranno più alcun intervento diretto sulla struttura della legge.
La delega in sé non è uno strumento negativo, quando è una delega tecnica, applicativa, che risolve problemi. Una delega può essere conferita, ma deve essere conferita quando se ne valuta l'opportunità, su un certo tipo di materie e su materie di particolare delicatezza, con limiti molto restrittivi che non sono quelli che prospettate nel provvedimento che prevede un aumento da 0 a 100 mila, (superiamo addirittura, nella scrittura del testo, le indennità del cosiddetto "Parlamento siciliano"). Possiamo andare oltre le indennità dei parlamentari: questo è scritto nel testo. E' scritto nel testo così come lo avete consegnato all'aula in particolare all'art. 1.
C'é poi un'opposizione di merito. Ho ascoltato un lungo dibattito che non voglio ripetere, ho ascoltato le osservazioni dei Consiglieri di maggioranza, in particolare del Consigliere Cattaneo, sono riecheggiati alcuni aspetti nella relazione del Consigliere Gallarini questa mattina nel momento in cui presentava il provvedimento. Possibili demagogie, che su testi di questo genere chiunque può fare, e possibili integralismi possono essere di vario tipo, Consigliere Gallarini: quelli dell'opposizione, tanto per fare opposizione, e quelli della pervicace volontà di mantenere provvedimenti inadeguati, e magari ingiusti, rispetto alla società.
L'integralismo ha varie forme, come la demagogia, che è sempre contraria alla libertà e a una libera dialettica razionale in tutte le aule qualora essa si realizzi e si possa determinare. Ha sempre questa caratteristica di fondo al momento in cui si presenta e da qualunque parte provenga.
Noi siamo un Gruppo consiliare e un partito che può affrontare questo discorso con le carte in regola, con una certe pacatezza e serenità per una ragione che mi sforzavo di dire questa mattina. Nel corso del tempo non abbiamo mai pensato che la politica sia qualcosa che non debba essa finanziata, non abbiamo mai pensato che la politica non costi una lira.
Chiunque abbia pensato questo, o assumeva finanziamenti da un'altra parte o aveva ricchi patrimoni familiari o, ancora, accedeva alle assemblee elettive per censo. Questa cosa molti la sanno e la sanno, in particolare le donne.
Tempo fa abbiamo sostenuto - e perso - un referendum che sosteneva finanziamento pubblico ai Partiti. Come vedete, abbiamo le carte in regola per trattare un argomento del genere; non abbiamo sempre voluto assecondare la volontà popolare e un facile populismo, prendendo gli applausi su questo.
Siamo d'accordo sul fatto che la politica costi e debba essere finanziata alla luce del sole in modo aperto e rendicontato; mentre non siamo d'accordo che i costi eccessivi e gli sprechi della politica, in particolare in certi momenti e in certe contingenze, non si determinano su strutture collettive (che siano Partiti, associazione o gruppi), ma abbiano le caratteristiche - semplicemente, a volte o spesso - di compensi individuali non sempre facilmente documentabili e documentati nel rapporto con la reale e materiale attività che si deve svolgere. Non siamo d'accordo perché atteggiamenti del genere gettano un'ulteriore ombra anche sul finanziamento lecito della politica, quel finanziamento che deve essere usato per evitare che ce ne siano altri, oscuri, che transitano per rivoli diversi.
E' per questa ragione che nutriamo dubbi su un provvedimento con queste caratteristiche. Abbiamo dei dubbi qua, in Piemonte, nella Regione Piemonte. Sappiamo benissimo che realtà italiane, in una differenziata e complessa dialettica (Regioni, Province e Comuni) ragionano in modo diverso da questi punti di vista. Dirò di più: non credo che il Sindaco di Torino o di una grande città, sia persona che non debba essere appagata adeguatamente per il ruolo dirigente che svolge, per le proprie responsabilità e per gli elementi rispetto ai quali è sottoposto.
Non è questa la questione. Non è questa la questione.
La questione è che, a mio avviso, oggi in Piemonte, nel Consiglio regionale del Piemonte, le indennità dei Consiglieri mi sembrano sufficientemente adeguate rispetto ai compiti che essi devono svolgere e stanno svolgendo. Le indennità che i Gruppi hanno - e forse lì potremmo anche ulteriormente riequilibrare - mi sembrano più che sufficientemente adeguate a quanto oggi dobbiamo fare.
Non mi sembra che ci sia uno squilibrio; non mi sembra che ci sia una necessità di andare oltre, in questa direzione, rispetto alla struttura dei compensi e all'organizzazione che ci siamo dati.
Ci troviamo dentro una vicenda politica ed amministrativa che consiglierebbe, ad ognuno di noi, di guardare con maggiore attenzione ad alcune scadenze programmatiche e ad alcune situazioni complesse. Ne cito alcune. Non voglio riprendere, sulla questione della crisi FIAT, cose facili dette fino a questo momento (anche se tutte vere), voglio semplicemente rammentare il fatto che stiamo vivendo una vicenda che sta cambiando strutturalmente, non solo le condizioni occupazionali, ma la struttura industriale di questo Paese. Siamo dentro una vicenda che ci parla di classi dirigenti - a partire dalle classi dirigenti industriali di questo Paese - che si sono deresponsabilizzate rispetto al sapere, rispetto alla cultura, rispetto all'innovazione, rispetto ai meriti e alla competizione, per volere semplicemente godere di privilegi. Sul privilegio hanno giocato se stesse. Quelle, oggi sono classi dirigenti che rassegnano davanti al Paese, il loro mandato.
Vogliamo essere sulla stessa scia con provvedimenti del genere? O vogliamo, invece, sulla competizione, sul sapere, sulla capacità di Governo ed amministrativa, giocare, rispetto a questa crisi, un messaggio diverso? Questo è il problema che sta dentro la questione FIAT, dentro una grande questione sulla cultura, sulla capacità e sul livello delle classi dirigenti di quanto Paese. Per quanto ci riguarda, vorremmo aspirare ad essere una classe dirigente diversa che la competizione la gioca su altri settori.
Termino il mio intervento con una questione finale: sappiamo tutti che il problema del bilancio, che forse non potremmo discutere e che dovremmo accedere, per l'ennesima volta, all'esercizio provvisorio, è il fallimento del Welfare regionale. Rispetto ad un modello nuovo di Welfare che potevamo inserire, abbiamo realizzato e conseguito, per l'ennesimo anno, un buco nella sanità, ancora occultato ma reale, che si aggira intorno ai 350 miliardi di vecchie lire.
Pensiamo che non sia un problema? Pensiamo, inoltre, che l'uso fatto dentro al bilancio, di una politica ispirato a tutto fuorché liberismo ossia l'uso di tasse a fine di utilizzo della spesa pubblica per finanziare elementi di costruzione di consenso all'interno della nostra realtà (che è l'esatto contrario della politica di destra e del liberismo che volevate fare), non pesi sul bilancio ed implichi, da parte nostra, di riciclarci sul terreno della ricerca di investimenti e di momenti di altro tipo, oltre che sul recupero del deficit.
Guardate, discutiamo di quello, mettiamolo all'o.d.g. da oggi pomeriggio, anche con sedute notturne, perché in questo modo non faremmo del bene, non solo al Piemonte, ma anche a noi stessi, perch parteciperemmo alla competizioni per la costruzione di una nuova classe dirigente, che in questo momento non è così chiara all'interno del Paese.
Una classe dirigente politica è quella che consente anche, a classi dirigenti industriali e produttive, di poter ridefinire se stesso nella competizione europea.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Sono state dette molte cose, rispetto al provvedimento in questione, ed effettivamente gli interventi dei Consiglieri Gallarini e Galasso ci hanno aiutato a sviluppare argomenti che da ieri stiamo trattando; forse qualche intervento in più da parte della maggioranza, in difesa di questo provvedimento, arricchirebbe ulteriormente il dibattito in aula. Perché ci stiamo affannando in questo modo, nel cercare di convincere l'aula che questo provvedimento non è utile e necessario? E' un punto già toccato dalla Consigliera Manica prima di me.
C'è una questione relativa all'opportunità, ossia al momento difficile di crisi economica che stiamo attraversando. Non si tratta solo di una questione di opportunità del momento difficile che stiamo attraversando e delle priorità che dobbiamo porre nell'agenda politica di questo Consiglio regionale; non é solo una questione di tempi; non è solo una questione di opportunismo rispetto al periodo che stiamo attraverso. Credo che oggi non si debba rivedere l'indennità del Consigliere regionale del Piemonte. Non lo ritengo necessario. Semplicemente questo.
Per il lavoro che svolgiamo all'interno del Consiglio, e non solo (perché bisogna sottolineare il fatto di essere impegnati, oltre che nel lavoro del Consiglio regionale, anche nel lavoro delle Commissioni, nel lavoro sul territorio, nel rapporto con i cittadini, gli elettori, per sottolineare e cercare di dare risposte ai bisogni e alle esigenze dei cittadini della nostra Regione), ritengo che quello che oggi ci viene data come indennità sia più che sufficiente e ci permette di svolgere il nostro lavoro in modo decoroso. Certo, esiste un problema, già sottolineato in questo dibattito. E' vero, fino a 10 anni fa chi faceva il Sindaco o l'Assessore lo faceva per poche migliaia di lire; questo era sbagliato perché il lavoro del Sindaco è estremamente delicato, importante e difficile. Oggi quei Sindaci sono retribuiti in modo - io credo - non ancora sufficiente.
Pongo dunque tale questione: vi pare logico che un Sindaco di Alessandria - cito Alessandria, ma potrei citare Novara, Vercelli o Biella percepisca uno stipendio decisamente inferiore alla nostra indennità? Secondo voi, i Sindaci di queste città svolgono un lavoro meno importante del nostro? Credo di no. Ritengo che occorra discutere di tali questioni senza ipocrisia, ma che le si debba sottolineare.
Per questi motivi, Presidente e Consiglieri, oggi, a mio parere, non è utile, non è necessario e non è indispensabile ritoccare la nostra indennità, perché l'indennità che riceviamo oggi ci permette di svolgere il nostro lavoro.
C'è poi una questione relativa alle priorità che dobbiamo affrontare Questo è sicuramente un argomento importante, ma sottolineo il fatto che questo provvedimento non è necessario, perché in questo momento il messaggio che rischiamo di dare alla Regione e ai piemontesi è quello di mettere questa priorità rispetto ad altre.
Dobbiamo affrontare tante questioni, e non soltanto quella della FIAT che abbiamo sottolineato anche nel dibattito svolto una settimana fa quando abbiamo rinnovato l'Ufficio di Presidenza. Poiché è una questione che coinvolge tutti i Consiglieri e non soltanto il Presidente, credo che questo confronto sia utile, per evitare di rischiare di dare per acquisite certe cose che, invece, non lo sono. Ritengo che il dibattito possa arricchire non soltanto il confronto, ma sia utile per definire meglio le decisioni che dobbiamo assumere in quest'aula, e torno a sottolineare il discorso delle priorità.
Credo - e concludo Presidente - che abbiamo la necessità di lavorare meglio: su questo sono d'accordo. Non pensate anche voi che avere otto Commissioni sia dispersivo per il nostro lavoro? Non pensate che sia utile rivedere questo aspetto, per lavorare meglio e rendere più produttivo il nostro lavoro? Visto che discutiamo tanto ed impegniamo tanto tempo per dibattere della questione dell'indennità, impegniamo un po' del lavoro e del tempo nel confronto in quest'aula su come rendere più produttivo l'impegno e il lavoro dei 60 Consiglieri che fanno parte del Consiglio regionale. E la questione del numero delle Commissione credo sia una di quelle da affrontare. Ribadisco che avere otto Commissioni è improduttivo e bisognerebbe rivedere questo aspetto.
Forse ognuno di noi, ogni Consigliere potrebbe impegnarsi in meno Commissioni e specializzarsi di più rispetto agli argomenti che deve affrontare, per essere meno superficiale. Molte volte rischiamo di essere superficiali nel nostro lavoro, perché dobbiamo affrontare tante questioni e poiché ognuno di noi non può essere specialista in tutto, è utile riflettere su come lavoriamo e su come organizzare i lavori di questo Consiglio regionale.
Presidente, visto che sto dando fastidio ad alcuni Consiglieri della maggioranza, concludo il mio intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, signor Presidente e signori colleghi.
Non mi scandalizza affatto la decisione riguardante l'aumento degli emolumenti dei Consiglieri regionali, quanto il fatto che ciò avvenga in una fase critica per la Regione Piemonte alle prese con problemi che non riesce a portare a soluzione.
Ritengo che i colleghi di maggioranza debbano avere più giustificazioni per prevedere un progetto di legge che comporterà per ognuno di noi un aumento del trattamento indennitario.
Nelle settimane precedenti ci siamo opposti a tali aumenti sconsiderati, abbiamo sostenuto un'opera di convincimento presso la Commissione competente, affinché si desistesse da tale richiesta. Non è servito.
Invito perciò il Consiglio regionale a ritirare il provvedimento perch mentre si discute di tagli e di deficit sanitario, mentre si parla di porre rimedi ai licenziamenti annunciati dalla FIAT e dalle aziende dell'indotto mentre la Regione è minacciata da nuove alluvioni, mentre sono annunciati i tagli nelle risorse messe a disposizione dei bilanci pubblici, quando il deficit pubblico sta raggiungendo cifre astronomiche, quando è in atto una grave crisi di crescita economica di tutto il paese e il cittadino ha sempre meno soldi da spendere, l'ambigua proposta sotto la voce "adeguamento del bilancio del Consiglio regionale" mi sembra politicamente e moralmente inopportuna.
In questo Paese vi sono troppi personaggi che godono di un reddito mensile superiore al reddito annuale percepito da un "normale" lavoratore o da un pensionato.
Non dimentichiamo che ai cittadini della Regione Piemonte è già stato richiesto un ulteriore sacrificio economico, altri 200 milioni di euro per il 2003. Abbiamo visto che i tanto invocati criteri imprenditoriali, che avrebbero dovuto ispirare l'azione della Giunta regionale hanno prodotto solo l'inasprimento della pressione fiscale a carico dei cittadini del Piemonte.
Francamente è democraticamente insopportabile ed ingiusta l'attuale enorme sproporzione tra il far quadrare il bilancio regionale e la decisione dei Consiglieri regionali di aumentarsi l'emolumento.
Credo vi sia un problema di bilancio regionale, le soluzioni ed i sacrifici vanno suddivisi in modo uguale tra tutti i cittadini.
Questa che oggi ci accingiamo a votare è una scelta inopportuna che contrasta con la logica del risparmio. Le somme sono troppo significative ma soprattutto è la terza volta, in meno di tre anni, che vengono ritoccate le competenze a favore dei Consiglieri regionali.
Immagino già le repliche dei giornali: "Tanta attenzione al proprio tornaconto, indifferenza totale verso le necessità della popolazione"; "I Consiglieri regionali si sono fatti l'aumento, mentre nello stesso tempo si procede ai tagli ai servizi sociali per mancanza di fondi".
Ora, la mia riflessione è molto semplice: se il Governo centrale e quello regionale hanno bisogno di ritoccare quelle che sono le entrate per far fronte alle maggiori esigenze della collettività in materia di servizi e di assistenza pubblica, il ritocco in alto può benissimo essere accettato dai cittadini per la semplice ragione che tutti devono concorrere al mantenimento dei servizi ed ai bisogni essenziali della collettività, quali la sanità pubblica, la scuola, la casa ed altri provvedimenti quali gli ammortizzatori sociali; ma chiedere con una mano al cittadino di concorrere al risanamento e con l'altra di sopportare un tale provvedimento, mi sembra una cosa gravissima e vergognosa, specie oggi quando vi sono migliaia di lavoratori che rischiano il posto di lavoro e quindi il salario per il sostentamento della famiglia.
Trovo presuntuosa la giustificazione di adeguare tale trattamento tenendo conto delle innovazioni istituzionali recenti, che hanno aumentato le competenze delle assemblee regionali e di conseguenza dei Consiglieri regionali. La nostra retribuzione attualmente non è assolutamente sottostimata.
Risulta poi ridicolo giustificare il provvedimento affermando che a Torino il Sindaco e gli Assessori in agosto si sono aumentati gli stipendi ed in altre Regioni governate dalla sinistra gli aumenti sono diventati effettivi già da molti mesi. Credo che i nostri colleghi sapranno come assumersi la responsabilità della loro decisione davanti ai propri elettori.
Certo, la maggioranza in Consiglio regionale può contare su una supremazia numerica importante; tuttavia ciò non ci esime dal tentare di arginare il suo strapotere nelle decisioni.
A mio giudizio, ritengo immorale il solo fatto di proporre oggi un tale provvedimento che, se approvato, graverà interamente e pesantemente sulle tasche già mezze vuote dei contribuenti piemontesi.
A mio avviso, questi sono i limiti di questa maggioranza. Credo fortemente che chi gestisce la cosa pubblica debba essere dotato di un maggiore equilibrio.
Aggiungo, per cercare di utilizzare tutti i minuti che sono messi a mia disposizione, che questo provvedimento risulta fuori luogo anche perch ricordo a questo Consiglio che l'esercizio 2003 prevede un prodotto interno lordo che da 180 mila miliardi passa a 150 mila miliardi; che nell'esercizio 2002 abbiamo registrato la chiusura di oltre 200 aziende e che su un territorio come il nostro, di circa 4 milioni di abitanti, vi sono 1 milione e 369 mila pensionati con un reddito medio di 1 milione e 198 mila lire mensili. Di conseguenza, ritengo che avremo questo provvedimento sulla coscienza per parecchio tempo.
Per questa ragione, noi daremo voto contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il collega Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Provo ad aggiungere qualche considerazione a quelle che già altri colleghi, con una certa partecipazione e conoscenza dell'argomento, hanno sviluppato.
Prima di entrare nel merito serio della questione, vorrei fare una battuta. Alcuni colleghi sanno che faccio il tifo per l'Inter (fra i tanti difetti ho anche questo!); qualche giorno fa parlavo con un amico interista, il quale mi ricordava che quando l'Inter stava per comprare Ronaldo (adesso è al Real Madrid e ha anche vinto il Pallone d'Oro, per cui aumenta il rimpianto) la moglie del Presidente Moratti, rispetto al marito che gli comunicava che stava per spendere 100 miliardi di vecchie lire per acquistare quel giocatore, gli faceva presente: "Ma con tutte le persone che soffrono nel mondo!". Il Presidente, per giustificare l'acquisto, le rispondeva: "Ma chi soffre più dei tifosi dell'Inter?".
Ecco, a mio parere il Consiglio regionale non rientra né nella categoria di quelli che soffrono nel mondo né nella categoria dei tifosi di conseguenza, non ritengo assolutamente proponibile questo provvedimento.
Tuttavia non posso non fare alcune considerazioni, rivolgendomi ai colleghi che sono presenti e anche ad alcuni che non sono presenti e che sono già intervenuti o che magari pensano di intervenire successivamente.
Torno indietro nel tempo. Con estrema sincerità, non ho votato, insieme ad un altro collega, il precedente aumento nel luglio 2000. Era il mio primo intervento da Consigliere; sono intervenuto dopo il mio Capogruppo il Segretario regionale, che aveva comunicato un voto del Gruppo che era difforme dal mio, anzi il mio voto era difforme da quello del Gruppo. Chi come me, arriva da una tradizione comunista - che, ribadisco, non ho neanche bisogno di rivendicare perché non ne sento la necessità - pu capire che mi è costato non poco fare il primo intervento in Consiglio regionale da neo Consigliere dopo il mio Segretario regionale per votare in maniera diversa dal Gruppo, ma l'ho fatto convinto di non condividere quell'aumento perché non se ne sentiva la necessità. A maggior ragione non sento e ritengo che non sia opportuno questo aumento per le motivazioni che hanno esposto meglio di me molti colleghi, per la situazione generale, per quella nazionale, per quella regionale, per le aziende che sono a Torino e in Piemonte. E su questo vorrei fare un approfondimento.
Siccome non ci sono mai i colori rosso e nero, visto che ho di fronte il Presidente Galasso, e anche le sfumature, a volte ho l'impressione magari è un'impressione sbagliata - che non sia così netta la divisione tra rosso e nero, tra chi è contrario e chi è d'accordo.
Personalmente sono assolutamente contrario sotto tutti i punti di vista al provvedimento in questione; sarà perché - e la cosa mi facilita - abito in un condominio di 100 appartamenti e gli inquilini mi aspetterebbero sotto il portone (c'è ancora il controllo sociale!) perché i primi a non capire sarebbero i miei vicini di casa, poi c'è anche la stazione a 200 metri che aggrava ulteriormente la questione. Debbo dire che non sono neanche ipocritamente scandalizzato dalle cifre, in quanto ho un'esperienza professionale di molti anni dove ero abituato a cifre più importanti di quelle che stiamo discutendo in quest'aula: il mio Amministratore delegato guadagnava 800 milioni l'anno più i benefit e amministrava 1.200 miliardi di lire (non i 30 mila miliardi che costituiscono in qualche modo il bilancio complessivo della Regione Piemonte). Su questo bisognerebbe poi entrare nel merito - un collega l'ha fatto, il Consigliere Gallarini, io l'ho seguito con molta attenzione e condivido quello che diceva la collega Suino sulle considerazioni corrette del collega Gallarini - per vedere quanta qualità corrisponda ai compensi.
Nella mia esperienza professionale c'erano grandi guadagni, grandi benefit che, in confronto, i nostri sono poca cosa - ma c'erano anche obiettivi, traguardi, target, risultati aziendali e così a cascata.
Non voglio neanche far l'errore di confondere l'azienda con la politica, perché sono due mondi diversi. C'è solo il Presidente del Consiglio che si ostina a non voler capire che sono due cose diverse: le sedi consiliari o parlamentari sono una cosa, mentre le aziende sono un'altra.
Però, siccome non ci sono solo due colori distinti ma esistono anche le sfumature, rilevo - ho questa impressione - che all'interno della maggioranza non sono tutti d'accordo (qualcuno lo deve essere per ovvi motivi), perché non ritengo che le mie considerazioni siano condivisibili solo da chi è all'opposizione, come non sono convinto che tutti i colleghi dell'opposizione siano così fermamente contrari a questo aumento.
Sull'opportunità e sullo spreco di risorse, bisognerebbe fare, almeno per una volta, un ragionamento serio su cosa costa questo Consiglio, su cosa costano i Consiglieri, su cosa costa tutta la struttura, su cosa produce, su qual è la gestione, su quali sono gli sprechi, su quali sono i privilegi, su chi viaggia, su chi non viaggia. Mi dispiace per il collega amico e compagno Ronzani: io non sono nemmeno parlamentare, mi riferisco a lui. Se qualcuno pensa a qualcun altro lo può pensare liberamente. Non ci possono essere norme ad personam.
Allora, si riesce a fare un discorso, serio, generale e completo su quali sono le nostre competenze, i nostri compensi, quello che dovremmo produrre e quello che dovremmo fare, su quali sono gli strumenti che la struttura ci mette a disposizione? Come dissi già la volta scorsa, forse con un po' più di incertezza di come invece lo esprimo ora (ero veramente all'inizio, stavo facendo ancora l'apprendista Consigliere, anche se l'apprendimento continua), perché non si possono chiedere e non si possono dare aumenti e invece non si danno strutture, consulenti veri ed esperti che ci possano aiutare nel lavoro che svolgiamo? Allora, se non sono sprechi i viaggi, se non sono sprechi certi costi di alcuni Gruppi, se non sono sprechi tutta un'altra serie di questioni perché non ci si indigna su quello e ci si indigna solo sugli aumenti premettendo che io sono assolutamente, sinceramente e intimamente contrario a questo aumento? Non se ne sentiva la necessità allora e a maggior ragione non se ne sente la necessità adesso.
Ho sentito più volte circolare la parola "Finpiemonte". Anche su questo non si può essere all'interno a giorni alterni, per cui se viene nominato quello che indico io, allora il giocattolo e il sistema vanno bene...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Contu)



PLACIDO Roberto

Sono liberissimo di poterlo affermare. Non mi sto riferendo a te, fra l'altro. Dovresti toglierti l'auricolare e ascoltare meglio, Mario, perch non mi sto riferendo a te.
Dicevo, che se viene nominato il mio va bene, mentre se non è il mio allora quel sistema non va bene. Bisogna mettersi d'accordo e capire anche quanto pesano, in questo sistema (prima che venga riformato), i partiti, le coalizioni, chi rappresentiamo e se rappresentiamo qualcuno. Fra l'altro voglio rilevare che per la Finpiemonte non mi sembra che sia rimasto escluso qualche luminare o premio Nobel della Finanza che poteva offrire un grande contributo alle sorti della Finpiemonte, perché allora poteva essere un problema serio. Non mi sembra che sia successo questo.
Allora, per terminare l'intervento entro i dieci minuti, ribadisco quello che ho cercato di dire e che hanno detto già altri colleghi: sono assolutamente contrario nel metodo, nella sostanza e nei tempi. Una volta c'erano tempi e metodi nelle aziende, qua non c'è più nessuno che controlla e misura. Non c'è neanche a monte un serio ragionamento finalizzato a ridiscutere tutta la situazione.
Per questi motivi sono contrario. E mi fa molto piacere che, a differenza dell'altra volta, ci sia tutto il Gruppo del quale faccio parte.
Lo dico perché è stata l'unica differenziazione in questa legislatura, e non può che farmi piacere far parte di un Gruppo che, su questo importante argomento, tutti insieme siamo contro il provvedimento che è stato presentato. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

L'intervento del collega Placido facilita quanto andrò ad illustrare.
Devo dire che ne condivido sostanzialmente la filosofia logica che lo ispira.
Un altro contributo è pervenuto anche dal collega Ronzani - sul punto siamo convergenti - quando ha affermato che la prima operazione vera, o per meglio dire l'operazione che segnala la bontà di questa proposta, è quella di svellere dal Consiglio discussioni che riguardano le indennità dei Consiglieri, proprio per eliminare l'amplificazione anche dell'ipocrisia.
Ecco perché condivido l'intervento e la filosofia dell'intervento di Placido.
E' un principio di adeguatezza quello che ci deve ispirare e potremmo dire est modus in rebus.
Cominciamo a muoverci dal problema delle priorità, perché vi è stata tutta una serie di argomentazioni doviziose, apprezzabili e condivisibili sulla priorità, ma la domanda che rivolgo a tutti è la seguente. Il Parlamento ha più di 55 anni. Il Consiglio regionale ne ha oltre 32. Come siamo pervenuti a questi livelli? Per virtù di un'entità esterna o non si sono verificati continui adeguamenti? Quando questo accadeva, non vi erano altre priorità nel Paese e nella società? Possibile che quando questo è accaduto la priorità diventava l'emolumento del Consigliere? No, ma perch è sempre così nella vita. Anche quando uno si ammala beve magari il caffè che forse proprio bene non fa. Quindi questa astrazione serve soltanto per giustificare un'azione che forse è la prima volta che si vede in questi termini, perché da sempre tutte le opposizioni - nessuna esclusa - su questi temi hanno anche giocato un loro ruolo, assolutamente legittimo determinato da motivazioni più o meno di squisitezza politica o morale, ma il tutto avveniva su un piano di decoroso e congruo tempo.
I tempi rendono incongruo anche il tipo di opposizione che viene portata, e ledono anche il decoro dell'azione che, ripeto, ha comunque in sé una sua validità, legittimità e giustificazione.
Dubbi sulla legge, sull'opportunità o sulla validità: per carità, se ne possono nutrire, qui come altrove, in questa vicenda come in altre, ma "farne il Piave", proprio sulla base delle argomentazioni che vengono proposte, mi sembra sproporzionato.
Il dato positivo di tutto questo è rappresentato da una seconda proposizione.
La prima l'abbiamo vista: è quella di togliere possibilità alle amplificazioni, per quanto legittime, comunque ipocrite; la seconda è quella di discutere. Certo, può essere opportuno e fare un esame di coscienza anche sulla qualità del lavoro e sull'intensità del lavoro. Su questo siamo assolutamente d'accordo. Ma dire che la moralità o il destino della progettualità e della capacità progettuale di questa Regione dipendano da una delega, anche questo non è adeguato; anche qui c'è quello squilibrio che può essere giustificato soltanto da preconcetti, da una presa di posizione che mira ad altro e che si pone fuori da alcuni concetti, pur nobili, espressi.
Quindi, cerchiamo di non celebrare l'apoteosi dell'ipocrisia in questa vicenda.
Stamattina facevo riferimento ad altre istituzioni, quali il Comune o la Provincia (e qui voglio aprire una parentesi): perché mai quelle decisioni non hanno trovato, in quelle sedi, amplificazione anche mediatica? Qualche settimana fa quella relativa alla Provincia era affidata ad un trafiletto ed occorreva la lente d'ingrandimento per leggerlo, e questo ritengo - non per una scelta della stampa, che porta ad informare correttamente tutti su tutto, ma evidentemente anche per un ruolo dignitoso svolto dall'opposizione.
E' questo che ci dobbiamo porre: svolto un certo ruolo di denuncia ferma, aspra anche, non è il caso di superare certi limiti, perché certi limiti non danno alcun contributo ai contenuti, ledono la dignità dell'istituzione e comunque affievoliscono la considerazione nell'opinione pubblica.
Anche questo è un problema di cui ci dobbiamo fare carico.
Come dicevo stamattina, i riferimenti ad altre istituzioni, ad altri luoghi, ad altre Regioni, non costituiscono l'alibi, ma è per dire che anche per gli sviluppi nella società, comportano queste possibilità di adeguamento, che si possono condividere o non condividere, ma che comunque ci mettono su un terreno di un serio confronto e non di un pregiudizievole e preconcetto atteggiamento.
Ritengo che due siano gli aspetti positivi di tutto questo: come da qualcuno è stato colto, non si può dire di condividere di portare fuori dal Consiglio questa vicenda, per affidarla all'Ufficio di Presidenza, e poi lasciarla incatenata in quest'aula.
Il secondo elemento è quello di considerare le possibilità, la qualità e la quantità di lavoro, ma soprattutto riuscire a riflettere per poter dare dei contributi seri alla progettualità della Regione.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Galasso.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Ho ascoltato con attenzione gli interventi, in particolare quello del collega Gallarini.
Sulla base delle affermazioni espresse dal collega, vorrei svolgere un ragionamento diametralmente opposto. Il collega Gallarini ha svolto delle considerazioni su un soggetto che, almeno sino a questo momento, svolge un po' il ruolo del convitato di pietra.
Questo soggetto è l'Ufficio di Presidenza.
Il Consigliere Gallarini ha detto cose interessanti in merito all'Ufficio di Presidenza, che - dicevo - voglio riprendere con osservazioni di segno diametralmente opposto.
Il collega si è molto compiaciuto - e l'ha sottolineato - del fatto che questo Ufficio di Presidenza abbia ricevuto tanti voti. Io sarò più esplicito, perché in politica la chiarezza sarà un difetto, ma magari aiuta.
A partire dall'elezione del Presidente Cota, il Presidente ha preso tanti voti perché alcuni di questi sono provenuti da alcune parti del centrosinistra; questo occorre evidenziarlo, perché sarebbe strano passare in quest'aula sotto traccia un fatto che invece sui giornali trova la sua eco.
Partendo da questa constatazione, il collega Gallarini ha detto che l'Ufficio di Presidenza è un Ufficio di Presidenza con un larghissimo consenso.
E' proprio qui che voglio arrivare...



(Commenti in aula)



CHIEZZI Giuseppe

Non sono d'accordo con questa interpretazione perché l'Ufficio di Presidenza, così votato, dal punto di vista di un Gruppo che non ha ritirato la scheda, è molto più debole del precedente.
Vedete, l'Ufficio di Presidenza ha la composizione fissata dalle nostre regole e, quindi, non può rappresentare tutti, ma mentre nei primi trenta mesi l'Ufficio di Presidenza era composto non da rappresentanti di tutti i Gruppi, perché non è possibile, ma da persone che avevano avuto la fiducia di tutti i Gruppi era, quindi, un Ufficio di Presidenza verso il quale è confluita la fiducia quando non poteva confluire anche la rappresentanza fisica. In questo secondo caso, l'Ufficio di Presidenza non ha avuto la fiducia di alcuni Gruppi, mentre ha avuto la fiducia della maggioranza e nel segreto dell'urna, di alcuni componenti del centrosinistra. Non penso che sia un Ufficio di Presidenza meritevole di fiducie che non ha avuto e da questo punto di vista, lo considero politicamente un soggetto più debole di prima e politicamente riterrei sbagliato consegnare ad un soggetto politico più debole e parzialmente privo di una fiducia compiti importanti perché quella fiducia non c'é più, almeno da parte di tre Gruppi. L'Ufficio di Presidenza, dicevo: Convitato di pietra. L'Ufficio di Presidenza è il cuore di questa legge ed è una legge che ha una paternità chiara, una volta tanto, che è quella della maggioranza di centrodestra. Non è un provvedimento che nasce nell'Ufficio di Presidenza, che è frutto di trattative. Non è così. Il centrodestra ha deciso di rivedere le indennità secondo certi criteri e ha deciso che l'Ufficio di Presidenza deve mirare dentro la forchetta, considerando l'indennità di un parlamentare e facendo le sue mediazioni.
Vogliamo, colleghi, dopo questi fatti che hanno generato un Ufficio di Presidenza più debole politicamente del precedente, provare a ricucire come si deve fare in politica quando i contrasti emergono anche duri, ma poi i problemi restano, le cose da fare rimangono e, quindi, bisogna sempre cercare di ricucire? In politica è sempre possibile ricucire, certo se i contrasti giungono a livelli politici e non cadono in polemiche di carattere personale e attacchi personali, ma, quando questi non ci sono penso che la ricucitura sia sempre non solo auspicabile ma anche concretamente possibile.
Dato che questa legge consegna all'Ufficio di Presidenza il compito di determinare le indennità, un modo di ricucire un rapporto di fiducia, che al momento non è stato espresso attraverso la partecipazione al voto, è quello di rispondere a domanda che sto per rivolgere: "Caro Ufficio di Presidenza, in particolare, cari eletti dell'Ufficio di Presidenza in quota alla minoranza, ma voi di tutta questa cosa qui che vi viene scaricata addosso avete qualcosa da dirci, proprio a noi che non abbiamo espresso fiducia?" Ufficio di Presidenza, Ci dite qualcosa o, forte dei voti che vi siete presi anche da parte della maggioranza, aspettate gli eventi e date una mano anche a chi, avendo criticato la gestione del rinnovo delle nomine non ha partecipato al voto, ma adesso, la politica è così, prende atto di uno stato delle cose e vi rivolge questa domanda? Voi cosa dite? Accettate questa delega, e una delega che vi interessa, ritenete che all'interno di questa delega tutto sia perfetto, vi basta quello che c'é scritto, siete in grado di esercitarla, avete una critica da rivolgere, alcuni di voi respingono questa delega, la ritengono ingiusta, inopportuna? Se non vogliamo usare solo la forza dei numeri, cosa che è stata usata in occasione del rinnovo, e volessimo fare anche un po' di politica e politica di coalizione forse ricostruire un rapporto di fiducia è sempre possibile, soprattutto su un provvedimento che è incentrato in modo assoluto su una delega all'Ufficio di Presidente, al quale mi permetto di rivolgermi per sollecitare qualche intervento, qualche spiegazione e qualche presa di posizione.
Sarebbe strano che un provvedimento che in modo inusuale riguarda la vita dei Consiglieri regionali, ma non è nato nel seno dell'Ufficio di Presidenza, perché di solito tutti i provvedimenti che riguardano i nostri problemi nascono dentro l'Ufficio di Presidenza, in questo caso c'è un ribaltamento, nasce da parte di una maggioranza che però scarica sull'Ufficio di Presidenza. Questo è già criticabile di per sé e ancora più stupefacente sarebbe se l'Ufficio di Presidenza, investito di questa cosa non dicesse qualche parolina in quest'Aula. Quindi, sollecito tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza, in particolare quelli che almeno nei primi trenta mesi hanno accolti i voti del mio Gruppo, di dire la loro su questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Anch'io non condivido che in questo momento si affronti la discussione su questo progetto di legge. Ci sono delle obiezioni di contesto, che sono già state illustrate. Credo che i problemi che sta vivendo la Regione Piemonte in questo momento siano note a tutti ai Consiglieri per primi, ed è ovvio riaffermare che i cittadini del Piemonte si aspettano delle risposte e che la discussione avvenga su altri temi, non solo sul caso specifico della FIAT, perché comunque la discussione c'é stata, anche se il Consiglio non ha preso delle decisioni e delle posizioni che possono servire per migliorare la situazione attuale ma anche su tutti quei temi che sono collegati. Penso, ad esempio, alla discussione sul bilancio, sulla finanziaria, sul DPEF che sono gli strumenti che ci possono aiutare ad affrontare le tematiche dell'occupazione, del lavoro, della crisi FIAT nella nostra Regione. Oltre alle obiezioni relative al contesto c'è un'obiezione di merito. Riteniamo che sia opportuno affrontare prioritariamente in questo momento la discussione sul bilancio, sulla finanziaria e sul DPEF e ricordo che quest'ultimo è stato presentato a luglio.
La Giunta si è impegnata a portarlo in discussione in tempi brevi siamo arrivati alla fine dell'anno e del DPEF non abbiamo ancora iniziato la discussione, eppure il documento di programmazione dovrebbe essere lo strumento attraverso il quale dovrebbero passare quelle politiche economiche che possono servire per migliorare questo stato di crisi che sta vivendo la nostra Regione. Anch'io penso che, per quanto riguarda lo specifico di questo provvedimento, fare politica richieda un finanziamento e che il finanziamento debba essere pubblico, proprio per evitare che possano dedicarsi alla politica solo coloro che sono di un certo censo.
Sono tra coloro che sostengono che la retribuzione del nostro lavoro, così come configurato in questo momento, sia più che sufficiente. L'attuale livello retributivo per quanto riguarda le indennità, è adeguato al nostro ruolo. Certo, come dicevo questa mattina, siamo noi stessi a stabilire la retribuzione del nostro lavoro (questa è una difficoltà). Ripeto osservando il lavoro che svolgiamo e il l'impegno che abbiamo, l'attuale livello retributivo mi sembra più che proporzionato all'impegno richiesto.
Sono concorde con coloro che sostengono che la legge delega è una legge che va nella direzione di contribuire a quello svuotamento delle funzioni del Consiglio che noi tante e tante volte abbiamo denunciato. Un'ulteriore legge delega significa svuotare il Consiglio di impegno, significa svuotare il Consiglio di responsabilità e, di fondo, significa contribuire a non giustificare quello che si vuole giustificare con l'aumento, ovvero il maggiore impegno richiesto. Lavoriamo continuamente per svuotare l'impegno del Consiglio e poi pensiamo che l'impegno del Consiglio richieda un maggiore riconoscimento economico? Mi sembra una contraddizione.
Si è detto, ma è un ritornello che abbiamo sentito dire altre volte che l'opposizione si limita a fare delle critiche ma non avanza delle idee propositive. Penso che sia la maggioranza a non avere la voglia e la volontà politica per raccogliere le proposte che arrivano dall'opposizione.
E' possibile, necessario e utile stabilire un dialogo non per la ricerca di un accordo, ma, semplicemente per confrontare idee, anche diverse, che dovrebbero essere considerate e valutate. In Regione, regolarmente, le idee diverse non vengono assolutamente recepite. Abbiamo tanti esempi da fare su questo punto. Ad esempio, proprio sul caso FIAT, ripetutamente l'opposizione ha chiesto un diretto coinvolgimento della Giunta regionale nella partecipazione azionaria della FIAT proprio per avere un potere decisionale, per poter influenzare sulle scelte gestionali, sul piano industriale dell'azienda: ebbene, su questo punto, non c'é mai stato risposto nulla.
Esempi, come è già stato ricordato, di quanto proponiamo sono vivi in Europa. Il primo esempio è quello della Germania, del Lander dove è situata la più grossa industria tedesca, la Volkswagen. Bisogna anche ricordare che proprio FIAT andrà a produrre il prossimo motore diesel in Austria perch lì si è riusciti a mettere in piedi un sistema per il quale, un insieme di organizzazioni sindacali, hanno acquisito il diritto di partecipare nell'azionariato. Tramite questa partecipazione, si è riusciti a forzare il piano industriale, si è riusciti a far produrre il nuovo modello motore diesel in Austria ...



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Moriconi, se potesse dimostrare in modo più chiaro cosa vuol dire. Non l'ho ascoltata attentamente, ma visto che stava esulando un po', mi sono permesso di interromperla.



MORICONI Enrico

Non stavo assolutamente esulando, stavo solo dimostrando come un intervento preciso e puntuale della Regione Piemonte potesse intervenire ...



PRESIDENTE

Le chiedo scusa Consigliere Moriconi, continui.



MORICONI Enrico

Questo è uno dei tanti esempio: quando facciamo proposte, non veniamo ascoltati Possiamo continuare a fare mille proposte ed esempi sul fatto che abbiamo idee propositive.
Sono proprio il documento finanziario e il DPF che, secondo noi dovrebbero essere discussi prima del dispositivo in oggetto, in quei due strumenti legislativi dovrebbero passare quegli strumenti che, secondo noi sono fondamentali per riuscire a superare il momento critico che sta attraversando il Piemonte.
Aspettiamo da anni il Piano regionale di sviluppo attraverso il quale si potrebbe affrontare la grave crisi occupazionale senza dimenticare tutte le tematiche relative alla protezione del territorio, quelle relative all'ecolavoro che possono esplicitamente costituire un grosso motivo di sviluppo e di uscita dalla crisi. Per queste ragioni noi sosteniamo che invece di parlare del documento in oggetto, sarebbe necessario affrontare prima la discussione sul documento finanziario, sul DPF e sul Bilancio.



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Moriconi, di accettare ancora le mie scuse. Mi sono distratto un attimo e ho perso il passaggio.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio agli allievi e ai docenti della Scuola media " G. Baretti " di Torino


PRESIDENTE

Desidero salutare gli allievi e i docenti della scuola media " G.
Baretti ", che ci rendono visita.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Proseguimento esame proposta di legge n. 468: "Modifiche e integrazioni alla l.r. 24/2001 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali)"


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Aggiungo pochissime considerazioni a quelle espresse dal Consigliere Giordano poco fa. Parto dalla conclusione, dalla posizione definitiva che abbiamo in ordine al provvedimento.
Il nostro giudizio è contrario perché, molto serenamente, c'é una valutazione: l'indennità attuale è adeguata e non riteniamo che sia opportuno, utile e necessario aumentarla. Lo dico indipendentemente dal problema della contestualità rispetto ad altre questioni.
Qualche Consigliere ha posto problemi importanti come quello della FIAT e della crisi occupazionale. Problemi assolutamente veri, che pongono un problema di coerenza, ma credo che, almeno questa è la mia posizione, se non ci fosse stata la vicenda FIAT, il nostro giudizio sarebbe stato contrario lo stesso. Non c'é un problema di collocazione, di opportunità sarebbe stato contrario lo stesso. Questo collegamento rischia di essere più che altro, un modo per mandare un messaggio all'esterno e per far notare una contraddizione. In termini assoluti ritengo che indipendentemente da tutto questo, l'indennità sia sufficiente.
Ritengo, altresì, che questo sia un ragionamento, indipendentemente dalla situazione economica e finanziaria, slegato dal bilancio (anche se condivido tutte le pregiudiziali presentate in ordine all'opportunità di approvare prima il bilancio), perché se anche la situazione fosse florida in termini di risorse, non giustificherebbe il cambiare opinione sul ritenere sufficiente un'indennità.
Non ritengo, neppure, che tale posizione possa essere condizionata da vicende definibili "più di cronaca", vicende interne al Consiglio e all'Ufficio di Presidenza. Il giudizio è contrario, indipendentemente da questi fatti che, pure importanti, non hanno nulla a che fare con il nostro provvedimento.
Chi, come noi politici, ha una responsabilità pubblica, non riceve uno stipendio, o meglio, un'indennità per il ruolo che svolge nella società.
Il punto di partenza, per chi decide di svolgere attività pubblica, non è tanto il lavoro che svolge, ma il decidere di farlo, non per carriera personale o per avere maggiori risorse, ma per fare qualcosa per gli altri.
In poche parole, rinuncia momentaneamente ad un ruolo che ha nell'attività lavorativa, per svolgere un compito. È per questo fatto che, interrotta la sua attività lavorativa, ha bisogno di un'indennità. L'indennità deve essere in relazione alle funzioni che svolge.
Non so se esiste una regola, nel senso che se partecipa ad un organo in cui le decisioni hanno una grande influenza sulla società, evidentemente la sua responsabilità è maggiore. Questo, indipendentemente dalla dimensione del territorio che amministra. Non so qual è la misura, ma non è questo il problema. Il problema è che se ad un certo punto delle nostre vicende anche personali, il mandato termina e ritorniamo al nostro lavoro, nel momento in cui si rientra abbiamo subìto un danno - ed questo è il dato di fatto - perché non abbiamo seguito quel percorso di crescita di carriera all'interno della nostra azienda, quindi l'indennità è più che giustificabile.
Non ho problemi di questo tipo e non voglio fare demagogia facendo confronti: chi svolge attività pubblica, assiduamente e correttamente evidentemente deve essere indennizzato per ciò che svolge e per ciò che farà nel momento in cui smette l'attività politica.
Porto il mio esempio: nel momento in cui smetterò di ricoprire il ruolo di Consigliere regionale e ritornerò nella mia azienda, per forza di cose i colleghi che erano con me si troveranno ad aver svolto una progressione di carriera e ad avere una posizione diversa. Cosa che non potrò fare io perché ho perso alcuni passaggi. Ma questo è stato messo nel conto, ed è una giustificazione della necessità di un'indennità che deve essere adeguata per garantire l'indipendenza. Le scelte che assumiamo non possono essere condizionate da pressioni, più che logiche, o da tentazioni, ma devono garantire quell'indipendenza, in modo che le scelte siano compiute in totale coscienza e coerenza con ciò che uno pensa.
C'è ancora un altro elemento, sul quale mi pare che anche il collega Mercurio sia intervenuto in Commissione: è elemento importante della vera democrazia, perché se l'indennità non ha le caratteristiche prima espresse per forza di cose l'attività politica può essere svolta solo da chi sta bene economicamente o da chi lo fa per convenienza, per opportunità.
La crescita della democrazia ha consentito una partecipazione all'attività politica anche a fasce sociali con reddito basso.
Questa è stata la crescita della democrazia.
L'indennità, sotto questo aspetto, è una garanzia perché consente, a categorie sociali, di poter svolgere un ruolo importante. Principio oggi messo in discussione, soprattutto quando penso ad alcune campagne elettorali, ad esempio quella per il Presidente della Regione Piemonte. Se finanziare una campagna elettorale richiede vari miliardi, è chiaro, per forza di cose, che ritorniamo ad una situazione di censo, ossia la democrazia si riduce, perché credo che né Mercurio, né io, né nessun altro possiamo sostenere una campagna elettorale miliardaria.
In questo modo si riscattano meccanismi antichi, prima ancora della democrazia, e più di tipo liberale, dello stato liberale antecedente allo stato democratico nato dopo il fascismo, eccetera.
Questo mi sembra il tema che abbiamo di fronte. Fatte queste riflessioni, in cui l'indennità è giustificabile ed adeguata al ruolo continuo il mio intervento affermando che l'indennità, così com'è, è sufficiente e adeguata. Non ritengo che sia necessario incrementarla. Da qui la nostra contrarietà, oltre alle riflessioni prima espresse, anche per la delega - strumento più raffinato rispetto ad altri - che ha il vantaggio di consentire di guardare con una certa attenzione il problema nella sua complessità, anche se, in termini di sostanza, sposta una decisione dal Consiglio regionale ad un organo più ristretto, che sicuramente avrà equilibrio nella scelta, ma è un organo più ristretto.
Bisogna avere il coraggio di assumere le decisioni, in ordine alla definizione dell'indennità, direttamente in aula. Quando si decide che una scelta è giusta, occorre avere il coraggio di andare fino in fondo e assumersi la responsabilità.
Da qui, un altro motivo di contrarietà rispetto allo strumento adottato perché, come già detto dalla Consigliera Manica, si parte da una situazione per arrivare ad una più estrema. Quando le deleghe sono molto ampie, non va bene. Questo in termini di tecnica legislativa.
In ogni caso, il nostro giudizio resta contrario perché riteniamo che l'indennità, così com'è, sia sufficiente per garantire l'indipendenza e il ruolo, in base ai compiti che gli elettorali ci hanno assegnato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Proverò a ripetere una serie di cose già dette questa mattina, perch dal dibattito mi pare non essere state molto recepite.
Da questa discussione emerge il fatto che si stanno sempre più confrontando demagogie retoriche in senso diverso e non un'analisi più o meno puntuale e specifica del merito, ma anche della portata economica e finanziaria di questo provvedimento.
Se dovessi esporre in termini molto semplici per punti quali sono le ragioni che rendono non soddisfacente la formulazione e anche la linea d'indirizzo del provvedimento stesso, questi sono essenzialmente tre. Il primo è che il margine di discrezionalità lasciato all'Ufficio di Presidenza circa la determinazione dell'indennità è troppo ampio, andando sostanzialmente da adesso all'infinito a intervenire sui possibili adeguamenti - chiamiamoli così impropriamente - salariali dei componenti dell'assemblea regionale.
Il secondo punto è legato alla mancata disciplina, in termini fiscali e tributari, di una parte consistente delle nostre indennità, che costituiscono a tutti gli effetti indennità di carica e sono impropriamente travestite da rimborsi forfetari della nostra attività.
Il terzo punto è quello relativo ai vitalizi, che nell'impostazione del progetto di legge originario, così com'è giunto anche nell'aula, serve sostanzialmente, con norme ad personas, a recuperare una serie di posizioni pensionistiche alla nuova disciplina e non ad impostare una riforma che mi sembrerebbe seria, oltre che dovuta ed in qualche misura obbligata, che è quella di consentire ai Consiglieri di questo Consiglio il diritto - e di mantenere ai Consiglieri di questo Consiglio il dovere - di andare in pensione se non con lo stesso tipo di trattamento, perlomeno secondo modalità analoghe a quelle di tutti gli altri cittadini italiani.
Nella sostanza, per ricapitolare, il problema è che non si può andare da adesso all'infinito, che non si può non tassare una parte consistente della nostra indennità globale, che va da un terzo alla metà a seconda dei diversi mesi, che non si può mandare un Consigliere regionale in pensione a 55 anni, quando i cittadini italiani in questa fase, nella migliore delle ipotesi, vanno in pensione a 57 anni, però con trattamenti di anzianità e quindi con periodi relativamente lunghi di contribuzione o direttamente a 60 o a 65 anni per le pensioni di vecchiaia.
Se i proponenti, ma da un certo punto di vista anche gli oppositori di questo provvedimento, volessero affrontare questi nodi, probabilmente questa discussione e anche la decisione cui potremmo addivenire sarebbe non solo a quel punto tempestiva e non impropria, ma anche positiva: servirebbe a rimettere ordine in una disciplina farraginosa, a riequilibrare e a perequare una serie di trattamenti e di condizioni economiche evidentemente sperequate e a dare anche un messaggio simbolico, come molti sono abituati a fare, all'opinione pubblica, che dica nella sostanza che i Consiglieri regionali del Piemonte non si riservano un trattamento speciale o privilegiato rispetto a quello degli altri cittadini italiani.
Parlare di altro è parlare di nulla; parlare della FIAT, della crisi della situazione economica regionale, della situazione particolarmente difficile in cui versano numerose famiglie a fronte di un provvedimento la cui portata finanziaria è nella sostanza irrilevante per la realizzazione di qualunque politica, sicuramente rilevante per la risoluzione di questi problemi, è strizzare più o meno spregiudicatamente l'occhio alla vanità o al populismo di una parte dell'opinione pubblica, ma non è sicuramente centrare il nodo del problema, che è un altro, che ho provato in qualche misura ad illustrare, e che soprattutto ha degli addentellati consistenti con una nostra politica di bilancio e con la gestione che del bilancio del Consiglio regionale in particolare tutti i Gruppi consiliari unanimemente ad esclusione del Gruppo radicale, hanno scelto di fare non più tardi di 15 giorni fa, votando una delibera di bilancio di previsione del Consiglio regionale per l'esercizio 2003 che realizza un incremento della spesa, per di più della spesa interna e per di più della spesa non obbligatoria, del 6%, innestata sulla quale la nuova disciplina delle indennità porterebbe l'assestato presumibile del 2002 al 90% dell'assestato non più presumibile ma a quel punto ampiamente accertato, che ci troveremo a registrare nel 2003, con un tasso di crescita netta della spesa pubblica consiliare fra l'esercizio 2002 e l'esercizio 2003 ben del 10 %.
Allora la questione non è quanto guadagnano i Consiglieri regionali, la questione non è se per rispetto o non rispetto nei confronti della popolazione piemontese dobbiamo toccare o non ritoccare la nostra disciplina previdenziale, ma la questione è decidere se il "salario" dei Consiglieri regionali è un salario che costituisce - caso unico, come categoria, nel nostro Paese - una variabile indipendente rispetto alle dinamiche di bilancio oppure va collegato più o meno concretamente con le dinamiche di bilancio.
Se con una proposta di questo tipo maturasse un contesto per cui mutando un pochino le poste iscritte a bilancio e, ad esempio, recuperando rispetto a spese di funzionamento dei Gruppi consiliari l'ammontare necessario per il finanziamento di un adeguamento delle indennità dei Consiglieri regionali, questa sarebbe una scelta magari criticabile e non condivisibile nel merito, che però avrebbe, sul piano del bilancio interno del Consiglio regionale, una portata di altro tipo ed un impatto di bilancio a saldo zero.
Visto che la mia impressione è che né i proponenti del provvedimento n una parte consistente degli oppositori di questo provvedimento vogliono parlare di queste cose e preferiscono questa alata e un po' stucchevole polemica circa le condizioni in cui versa la nostra Regione, dispero che questo provvedimento da una parte la maggioranza lo voglia portare a casa dall'altra parte una parte dell'opposizione lo voglia discutere.
Quindi in sede di discussione generale, prima di discutere i 795 emendamenti che sono stati riversati su questo provvedimento, chiederei ai proponenti se non stanotte, ma da subito vogliono iniziare a dire una serie di parole chiare sui punti fondamentali del provvedimento stesso, che sono li ripeto per l'ennesima volta - il problema del range troppo ampio entro cui discrezionalmente l'Ufficio di Presidenza deve decidere, il problema ormai anche di decenza della non imponibilità di una quota assolutamente consistente, quando non maggioritaria, della nostra indennità globale e in terzo luogo la disciplina del vitalizio, quindi sostanzialmente la disciplina previdenziale dei Consiglieri regionali che non può continuare ad essere com'è stata nel passato, com'è stata confermata non più tardi di un anno e mezzo fa, del tutto diversa, per tempi, modalità e non solo per quote corrisposte, a quella degli agli cittadini.
Secondo me, se qualche proponente si alzasse in quest'aula e dichiarasse la disponibilità sincera ad affrontare questi problemi probabilmente potremmo fare qualche passo avanti e potremmo discutere concretamente di questo provvedimento in modo positivo, non so se per il destino di questa Regione, sicuramente per la dignità di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Mi rivolgerò prevalentemente all'Ufficio di Presidenza di questo Consiglio regionale, perché discutere di questo provvedimento senza discutere del valore e del ruolo dell'assemblea regionale secondo me è fuorviante e rischia di generare un discorso che può sfociare in un moralismo vero o falso, che in ogni caso non tocca le questioni fondamentali.
Debbo dire che guardo con una certa preoccupazione la delega all'Ufficio di Presidenza della materia, ma faccio questo soprattutto per un motivo: perché - mi rivolgo anche ai colleghi che hanno vissuto l'esperienza della precedente legislatura - noi abbiamo assistito un impoverirsi non solo della qualità del dibattito, che potrebbe essere ascritto alla qualità di noi Consiglieri, che magari non siamo dei Picchioni, anche se non credo che dipenda da questo; c'è stato un impoverimento del lavoro di assemblea, non parlo nemmeno della quantità di ore che dedichiamo all'attività di assemblea del Consiglio regionale, ma un impoverimento della capacità dell'assemblea di intervenire concretamente di generare effettivamente l'impressione che siamo quello che dovremmo essere o che vogliamo essere, cioè il Parlamento subalpino.
Riflettevo, a margine del dibattito che abbiamo fatto sulla FIAT, come quel dibattito che stavamo svolgendo noi fosse così vuoto e così assolutamente ininfluente rispetto alla dinamica degli avvenimenti che stavano succedendo o che sarebbero successi. Questo perché la forza del Presidente della Giunta regionale oggi non deriva da un ordine del giorno dell'assemblea del Consiglio regionale, anzi per il Presidente della Giunta regionale la partecipazione ai lavori dell'assemblea è quasi un dazio, un fastidio che in qualche modo deve subire, e in questo si vede come si sia impoverito il ruolo della nostra Assemblea.
Per questo motivo sto parlando prevalentemente all'Ufficio di Presidenza e al Presidente del Consiglio regionale, perché come il Presidente della Repubblica - secondo me, giustamente - ha richiamato a non cambiare la Costituzione a pezzettini, alla stessa maniera noi dobbiamo porci il problema della condizione del Consiglio, dello status dei Consiglieri e - perché no - anche della retribuzione dei Consiglieri, ma in un ambito un po' più vasto, che sia quello di rilanciare il Consiglio regionale.
Ricordo che, quando all'inizio della passata legislatura fummo chiamati a decidere se aumentare il gettone di presenza per i commissari delle Commissioni, io mi espressi apertamente a favore. Ero a favore dell'aumento del gettone per i Consiglieri, proprio perché la preoccupazione era quella di fare in modo che l'assemblea esprimesse tutta la sua potenzialità.
La domanda che pongo molto modestamente - anche perché in questo momento l'assemblea è molto distratta e anche questo è un sintomo - a quei pochi che stanno ascoltando è: che cosa possiamo fare per rilanciare il lavoro e il valore, più che il lavoro, dell'Assemblea regionale? Penso che partire dalla retribuzione dei Consiglieri regionali sia marginale, ed oltre che marginale sbagliato. La questione della retribuzione dei Consiglieri regionali dell'indennità è un pezzo della catena. Noi possiamo sollevare una catena, però credo che stiamo prendendo proprio l'anello più sbagliato, cioè quello che ci fa allontanare ancora di più dai cittadini che, in questo momento, vivono una dinamica che ha un trend completamente diverso rispetto a quello che oggi potremmo immaginare con le nostre indennità. Ci allontana dai nostri cittadini e diminuisce ancora di più quello che è il nostro ruolo e il nostro valore.
Ben altra cosa sarebbe se, per esempio - lo dico sapendo che scontenterò parecchi alleati del centro sinistra, ma dato il livello di attenzione nessuno se ne accorgerà, quindi pochissimi si offenderanno ipotizzassimo una riforma della condizione dei lavori delle Commissioni.
Penso che qualsiasi Consigliere onesto si sia vergognato, non dico con gli altri, ma con se stesso, di avere messo la firma per prendere il gettone di presenza per Commissioni che duravano 12 minuti, 7 minuti o anche mezz'ora o due ore. Se invece immaginassimo - provo a buttarla lì per quei pochi dell'Ufficio di Presidenza che mi stanno ascoltando - di avere 4-5 Commissioni anziché 8 e di poterci riunire più volte a settimana, ma non per 12 minuti e nemmeno per due ore, anche per 4-5 ore o - perché no? anche 8 ore, potremmo aumentare la qualità e la quantità del lavoro della Commissione, dando alla stessa funzioni anche deliberanti per materie o per leggi minori.
Abbiamo discusso parecchio sulle leggi improprie, sulle leggi che, di fatto, sono deliberazioni. Immaginando questo tipo di lavoro, aumenteremmo enormemente il lavoro di input nei confronti di questo Consiglio regionale forniremmo al Consiglio regionale dei semilavorati di alta qualità, e il Consiglio potrebbe evitare di riunirsi così di frequente, non più ogni settimana, se non in occasioni straordinarie, bensì anche solo una volta ogni 15 giorni, però su temi e questioni di livello alto.
Qualcuno può obiettare che una modalità del genere impedirebbe ai Gruppi piccoli di partecipare a tutte le Commissioni: anche su questo dobbiamo fare un'inversione di rotta. In questo Consiglio si è costruita una dinamica sbagliata che premia il fatto di dividersi in Gruppi piccoli.
Questo è il contrario della logica della democrazia, e voglio dire qualcosa di più: è il contrario di quello che Rousseau chiamava "il contratto sociale". La logica del contratto sociale è completamente diversa. La logica del contratto sociale è: io rinuncio a un pezzo delle mie idee, a un pezzo delle mie aspirazioni, a un pezzo dei miei diritti per far parte di un gruppo più ampio e per costruire dei progetti comuni. Questa è la logica, ed è questo tipo di logica che deve essere premiata: non può essere premiato il fatto di spezzettarsi in piccoli gruppi. Mi dispiace, ma i piccoli gruppi si aggreghino per costruire progetti più grandi.
Immaginiamo dunque un progetto di questo genere, che vada nella direzione di avere poche Commissioni, che si riuniscono non per 12 minuti o per due ore. Qualcuno, nell'Ufficio di Presidenza, faccia la statistica di quanto durano veramente le Commissioni e qual è la presenza dei commissari, me compreso. Me compreso, perché oltre un certo limite ci si adegua. Ma vale la pena adeguarsi? Non vale invece la pena di avere uno scatto di orgoglio e di rappresentare non un contro-potere rispetto al potere della Giunta e del Presidente Ghigo - che giustamente e legittimamente devono avere più potere - ma un complemento di potere che dia maggiore dignità alla nostra assemblea.
Questo, secondo me, è l'anello più importante. Avere preso in maniera prioritaria l'anello delle retribuzioni dei Consiglieri è un tragico errore, che ci allontana ancora di più dalla cittadinanza e diminuisce la nostra capacità, come assemblea, di valere qualcosa, perdendo l'occasione di dare un significato ad un pezzo della nostra vita (perché, alla fine questi 5 anni sono un pezzo della nostra vita).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Non intendevo intervenire, ma comunque due parole voglio dirle. Cari colleghi, sono alcuni giorni, ma in particolare negli ultimi due, che le mie orecchie e i miei occhi - che, come sapete, sono organi di senso percepiscono discorsi ed atteggiamenti che mi riempiono di orgoglio e di ottimismo per il presente e per il futuro, a fronte dell'abbondanza di lamenti e pianti per il benessere in cui versano i Consiglieri regionali del Piemonte, di cui io faccio parte. Benessere che è tale come quando si esce da un pasto pantagruelico da far venire la nausea verso il cibo che si è introdotto prima.
Scusatemi per il tono scherzoso, ma è ad uso consolatorio per alzarvi il morale e l'umore, per l'onda di depressione che ha colpito parecchi in quest'aula in questo periodo.
Coraggio, se ci riprendiamo in fretta forse avremmo anche il tempo per discutere di bilancio prima che si arrivi all'esercizio provvisorio.
Amici, per uscire sui giornali si fa sempre in tempo, le occasioni certamente non mancano. Per me l'Ufficio di Presidenza va bene così com'è dove noi, dell'opposizione, siamo rappresentati, anche autorevolmente, con grande senso di responsabilità. Esso rappresenta l'Istituto dove si affrontano, qui come altrove, argomenti del genere e che sia appunto l'Ufficio di Presidenza a portare avanti questo tipo di argomenti.
Personalmente, ho lasciato un lavoro che mi consentiva di guadagnare forse anche di più di quanto percepisco come Consigliere, per cui qualsiasi decisione verrà assunta non turberà minimamente la mia serenità, che sicuramente alla politica ha dato che molto ricevendo, dalla gente attestati di riconoscenza e di rispetto. Certo, in questa legge ci sono molte cose non condivisibili che si affronteranno nella discussione dell'articolato, se si farà, cercando di migliorarle; però non sono d'accordo sui toni demonizzanti usati, facendo apparire il Consiglio come un branco di famelici e sprezzanti verso il disagio degli altri. Così non è.
Il nodo è se il lavoro che svolgiamo merita o non merito un tale riconoscimento, altrimenti sono forse fuori legge e moralmente deprecabili tutti gli altri Consigli di tutta l'Italia, che sono la totalità, di sinistra e di destra, che hanno accettato questo tipo di aggiornamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Ho ascoltato, a volte con più attenzione e a volte meno, il dibattito generale sulla nostra proposta di legge n. 468. E' un dibattito che si pu commentare da solo e che ognuno, nella propria intimità, può valutare anche approfonditamente, quanto è stato finora detto dai colleghi, alcuni con onestà e lealtà intellettuale, altri meno. Tuttavia ho registrato un po' di ipocrisia (per usare un termine garbato).
Innanzitutto, Presidente e colleghi, questo dibattito è viziato. C'è un vizio di fondo: ho sentito parlare sempre di legge sull'aumento e di vergogna per gli aumenti. Com'è noto, scusatemi se mi ripeto, questo è un progetto di legge che non prevede alcun aumento; prevede una delega all'Ufficio di Presidenza.
Prima riflessione: un Ufficio di Presidenza può non piacere, un Presidente del Consiglio regionale può essere non eletto all'unanimità così come altri membri del Consiglio, ma quando il Consiglio regionale elegge il proprio Presidente e l'intero l'Ufficio di Presidenza, il Presidente del Consiglio regionale, è il nostro Presidente e i membri dell'Ufficio di Presidenza, Vicepresidenti e Segretari Questori, sono i nostri Vicepresidenti e i nostri Segretari Questori.
Io non sono rappresentato solo dal Vicepresidente Toselli, sono rappresentato anche dal Vicepresidente Riba e se viene a "sgridarmi", nelle sue funzioni di questore, il Consigliere Pozzo piuttosto che il Consigliere Di Benedetto, hanno la stessa autorevolezza e sono degni dello stesso rispetto, perché essendo stati eletti ci rappresentano ed hanno la nostra piena fiducia, a prescindere se eletti con 43, 31 o 60 voti. Questo è il mio punto di vista.
Si è spesso fatto richiamo, modestamente e sommessamente, al valore e al rispetto delle Istituzioni. In essa rientra anche la considerazione che si tratta di una delega ad un Ufficio di Presidenza che ci rappresenta e che, per quanto ci riguarda, ha la nostra fiducia. Nessun aumento. Ecco perché è viziato (l'abbiamo letto questa mattina sui giornali, lo leggeremo anche domani mattina e, da come si stanno impostando i lavori, penso che lo leggeremo per almeno una settimana).
Innanzitutto le preciso, Presidente, come già anticipato nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo nella giornata di ieri, che pu convocare la notturna per domani sera (così avremmo il piacere di fare la prima colazione insieme sabato mattina alle ore 8) e per lunedì 23, così com'è previsto, evitando di fare riunioni dei Capigruppo (così non disturbiamo i colleghi che devono aspettare che questi Presidenti di Gruppo si riuniscano in una stanza per decidere le strategie del Consiglio regionale).
Si è anche parlato di priorità. Questa proposta di legge non è prioritaria perché è una priorità. Innanzitutto c'è una differenza: abbiamo scelto di non nasconderci, ma di confrontarci all'interno del Consiglio regionale, assumendoci le nostre responsabilità politiche senza sotterfugi, senza nasconderci dietro ad un dito, senza fare con un golpe "agostiano" all'ultimo momento, come ha fatto il centrosinistra, la sinistra nella città di Torino, che ha presentato una deliberazione di Giunta al 12 agosto aumentandosi del 40% l'indennità di Sindaco, Assessori Consiglieri comunali e quant'altro.
Volete impedirci di approvare questa proposta di legge? Benissimo, pu darsi che ci riuscirete, come può darsi che non ci riuscirete. Lo vedremo.
Sono meravigliato che attacchi da posizioni politiche più moraliste (alcune volte più ipocrite, altre volte più dure), indirizzate a questa maggioranza, provengano da persone beneficiate e privilegiate da una legislazione vigente all'interno della Regione Piemonte e all'interno del Paese.
In questo Consiglio regionale, Presidente Cota, siedono Consiglieri regionali che prenderanno, un giorno, due vitalizi: quello di ex Parlamentare e quello di ex Consigliere regionale, la cui somma, allo stato attuale di carriera (come, ad esempio, chi è stato senatore per due legislature e recentemente ne ha fatte quattro in Regione) sarà superiore di qualche centinaia di migliaia di vecchie lire rispetto all'indennità piena e lorda del parlamentare della Repubblica in servizio. Ricordo inoltre che, per tutta la vita non dovrà pagare né treni né aerei. A questo punto, non accetto che mi si faccia la morale su un processo alle intenzioni, e si contesti l'autorevolezza dell'Ufficio di Presidenza, dove anche l'opposizione è rappresentata da persone degne, che ci rappresentano in quest'Aula e fuori.
Almeno ho apprezzato il Consigliere Ronzani, che è stato Parlamentare della Repubblica, che ha fatto un'apertura coerente con la posizione del suo Gruppo, o di buona parte del suo Gruppo, e coerente col suo modo di essere. Di questo ne do atto. Quando arriveremo nella fase della discussione, se ci arriveremo, potremo confrontarci con lui in modo sereno.
Di questo ne sono certo. Altri fanno finta che il problema non esista.
Oppure la morale la fanno Consiglieri regionali o Presidenti di Gruppo qui ho la tabella - che hanno un Consigliere assegnato piuttosto che due magari come il Gruppo di Rifondazione Comunista che ha due Consiglieri assegnati e si "cucca" più di 600 milioni all'anno per il proprio funzionamento e per il personale (cioè vuol dire 315 milioni, grosso modo a Consigliere per il funzionamento politico del Gruppo). È legittimo, è una legge vigente del Consiglio regionale. E mi fanno la morale? Questo mi imbarazza, Presidente. Mi imbarazza. Come mi imbarazza il fatto che quando annuncio che, a mio giudizio, anche quella legislazione va rivista, mi viene detto: "Qui vuoi minacciare, vuoi ricattare". No. Io credo che quando alcuni colleghi dicevano che ci sono molti temi da verificare e da approfondire in futuro si riferissero anche a questo. A mio giudizio c'è senz'altro una priorità alla legge sui Gruppi, perché dobbiamo porci un problema.
Se i Gruppi consiliari hanno avuto un avanzo medio del 30% o 35% dei fondi a loro trasferiti nell'anno 2000, e altrettanto, o forse più, nel 2001, vuol dire probabilmente che questi fondi, soprattutto per chi ha questo beneficio essendo solo in due e avendo una cifra di quella portata sono troppi, e questo non lo dice Valerio Cattaneo, Presidente del Gruppo di Forza Italia, ma lo dicono gli atti, lo dicono i bilanci certamente depositati. Lo vedremo, con la serenità, nei tempi e nei modi che saranno rivisti, così come l'incompatibilità del vitalizio. È giusto che chi ha fatto il Parlamentare della Repubblica e il Consigliere regionale prenda due pensioni? Se poi magari è stato sindacalista si prende anche la pensione della Legge Mosca senza avere pagato i contributi. Almeno noi quando prenderemo il vitalizio avremo pagato poco o tanto, ma cinque anni di contributi li abbiamo pagati, abbiamo le trattenute previdenziali.
Quanti sindacalisti della CGIL dell'amico Cofferati o di altre confederazioni sindacali prendono una pensione in forza della Legge Mosca senza aver versato neanche una lira di contributi in cumulo? Quanti? Abbiamo visto sui giornali le liste con autorevoli rappresentanti dalla A alla Z, decine e decine di migliaia. Anche questi sono elementi di confronto che devono far riflette sulla compatibilità o meno dei vitalizi.
giusto fare un ricongiungimento o è giusto porci noi il problema grazie anche ad un sistema e ad un progetto di revisione dell'ordinamento dello Stato in senso federale, e magari rendere incompatibile, così come in un certo senso ci siamo già confrontati in Commissione, il vitalizio del Consigliere regionale con quello del Parlamentare? O magari, quantomeno per un fatto di dignità (perché magari c'é chi può sedere in un Consiglio regionale tre o quattro legislature e altrettante in Parlamento), che la somma dei due vitalizi per il concorso di quello regionale, perché non possiamo certamente incidere su quello nazionale perché non ne abbiamo la potestà e la competenza, facendo riferimento, almeno per un atto di dignità, al cento per cento dell'indennità o al cento per cento del vitalizio massimo previsto per il Parlamentare? Non so, ma è un altro tema su cui certamente ci confronteremo.
Noi siamo determinati. Di materiale "marrone" ne abbiamo mangiato a quantità industriali, trasportato su treni UPAC. Sui giornali divertitevi quanto ritenete.
la quinta volta che siamo accusati di essere ingordi e di voler aumentarci lo stipendio, e non è così, perlomeno non è questa la proposta di legge che è depositata.
Siamo determinati a lavorare e ad andare avanti. Vedremo che cosa accadrà. Ma siamo anche disposti e convinti, così come abbiamo fatto in Commissione, a confrontarci nel merito sul provvedimento.
Personalmente ho guardato questa mattina buona parte del materiale superstite rispetto alla pigna alta quindici centimetri che era stata depositata complessivamente nella giornata di ieri. C'é del materiale interessante su cui confrontarci. Sono interessanti alcuni emendamenti presentati un po' da tutti sui quali confrontarci. Ci sono alcuni punti che sono i perni del confronto, come la previsione massima all'Assemblea siciliana, come è stato detto, e la previsione minima all'attuale (possiamo anche aprire un'eventuale diminuzione, perché limitare la divina provvidenza), la non imponibilità, altro tema interessante su cui certamente confrontarsi, l'età minima in riferimento al vitalizio, e quant'altro.
Noi possiamo certamente confrontarci su questo. Se però dobbiamo stare qui invece a fare la manfrina, e a vivere ancora una volta la manfrina dell'ostruzionismo e quant'altro, magari ostruzionismo fatto con grande proclama anche da chi nei corridoi di questo Consiglio regionale si mette in un angolo e fa dei ragionamenti d'altro tipo o addirittura fa le simulazioni col calcolatore o con la penna e due fogli di carta, staremo qui. Siamo pronti. È il nostro destino. Siamo la maggioranza e il Regolamento lo conosciamo, per cui vi risparmio tutti i ragionamenti. Siamo qui e vedremo nel prosieguo che cosa succederà.
Certo, Presidente, non nascondiamoci dietro ad una colonna, dicendo che bisognerebbe fare il bilancio, la questione FIAT, ecc.
Sono situazioni importanti. Non siete affidabili, cari amici - buona parte o comunque una parte dell'opposizione - per fare ragionamenti di questo tipo e lo avete dimostrato in questi due anni e mezzo. Voi su di noi avete un giudizio altrettanto pessimo. Rispettiamo il vostro giudizio.
Abbiamo fatto già un ragionamento in Commissione sul fatto che eventualmente si potrebbe fare solo la Finanziaria piuttosto che il bilancio. Ma poi, quando abbiamo cominciato a parlare di esercizio provvisorio...



PRESIDENTE

Concluda, per gentilezza.



CATTANEO Valerio

Certamente sono documenti importanti. Noi siamo pronti a lavorare fino al 31 dicembre, Presidente.
La questione FIAT è certamente importante. La Giunta regionale ha saputo già dare delle risposte, il Governo nazionale pure. Certamente noi il bilancio lo dovremo fare.
Diceva bene il Presidente Gallarini: di proposte ne abbiamo ascoltate poche. Per quanto ci riguarda, in quella sede arriveremo con le nostre.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo all'art. 1.
Prima dell'art. 1, convoco, seduta stante, una brevissima riunione dei Capigruppo in sala A. Pertanto, sospendo la seduta solo per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 17.07 riprende alle ore 17.28)



PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta.
Passiamo ora all'esame dell'articolato e dei relativi emendamenti.
ART. 1 Sull'art. 1 ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu. Ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, l'art. 1 è un articolo che mette pesantemente in discussione la legittimità di questo atto.
Che strano connubio si è venuto a determinare, Presidente! Su una materia come quella dell'indennità, si dà la delega e poi, nello stesso testo di legge, sui vari commi (1, 2, 3, 4, ecc.), si applicano una serie di interventi correttivi che, dalla discussione in aula, pare siano configurabili come provvedimenti di sanatoria ad personam.
E' questo l'aspetto preoccupante che crea grossi problemi.
Al comma 1 dell'art. 4, dopo le parole "per un periodo", sono aggiunte le parole "anche se non continuativo". Al termine del comma, poi, sono abrogate le parole "purché il Consigliere abbia versato i contributi in quella legislatura per almeno 30 mesi".
Presidente, non si faceva prima a scrivere il nome e cognome? Lo chiedo ai propositori, perché stiamo parlando delle modifiche alla legge regionale 24/2001.
Ma, allora, Presidente, se tutta la materia è delegata all'Ufficio di Presidenza, che all'improvviso assume un ruolo che va oltre il mandato previsto dal Regolamento o dallo Statuto, bisogna presumibilmente applicare un principio.
Presidente, per garantire tutti i Gruppi, occorrerebbe stabilire il principio della turnazione semestrale, modificare una norma del Regolamento; c'è una frammentazione dei Gruppi, certo, c'è un'espressione democratica del voto che ha portato a una configurazione dell'Assemblea elettiva che ripropone diverse istanze sociali.
Siccome l'Ufficio di Presidenza non si occupa solo di materia indennitaria, ma di una serie di altre materie, ritengo che, a questo punto, accompagnato a questo provvedimento, nel quale si attribuiscono forti deleghe all'Ufficio di Presidenza, si debba trovare una modalità per stabilire una sorta di turnazione semestrale anche mediante un programma di lavoro di riordino di tutto il sistema che sovrintende al funzionamento dei Gruppi, che sovrintende alla materia di indennità dei Consiglieri regionali.
L'art. 1 della legge n. 24, del settembre 2001, così recita: "Il trattamento indennitario spettante ai Consiglieri regionali, ai sensi dell'art. 12, comma 4, dello Statuto, si articola in indennità di carica rimborso spese, indennità di missione...", ecc.
Questo è l'art. 1, ma è l'art. 4 che dobbiamo assumere come riferimento, perché interviene sull'art. 4: "Il Consigliere che abbia versato il contributo di cui all'art. 2, per un periodo inferiore a cinque anni, ma pari almeno a 30 mesi, ha facoltà di continuare, qualora non sia rieletto o comunque cessi dal mandato, il versamento stesso per il tempo occorrente a conseguire il diritto all'assegno vitalizio minimo, che decorrerà dal primo giorno del mese successivo a quello in cui avrà maturato il quinquennio contributivo compiuto il sessantacinquesimo anno di età. Analoga facoltà è riconosciuta per il completamento di legislature ulteriori rispetto alla prima, purché il Consigliere abbia versato il contributo in quella legislatura per almeno 30 mesi".
Cos'è questa sanatoria nella quale si inserisce il principio anche per un periodo non continuativo? E poi, riguarda uno, due, tre? Proviamo a quantificare l'onere di questa ipotesi e, da qui, il limite dell'accompagnamento finanziario.
Mi è stato spiegato - io questo non l'avevo compreso - che tutte le eccezioni poste sulla quantificazione dell'onere hanno degli effetti a trascinamento, cosa che abbiamo registrato approvando il bilancio del 2002 dove abbiamo potuto comprendere chiaramente dalle cifre come la sola voce "vitalizio" abbia inciso sul bilancio del Consiglio regionale per un importo pari a un miliardo e 200 milioni.
E' un grande onere, Presidente, e dobbiamo avere l'accortezza di questo onere.
Rispetto al provvedimento, mi limito a quest'aspetto, alla domanda alla quale non ho ricevuto risposta: cosa succederà in relazione all'incremento o anche all'eventuale decremento della voce di bilancio "indennità", visto che questa è materia delegata? Di fatto, la copertura finanziaria sarà automatica perché le eventuali decisioni dell'Ufficio di Presidenza insisteranno su un capitolo di spese obbligatorie.
E' possibile che sia così? Il trascinamento sui commi 2 e 3 degli effetti di questi ulteriori versamenti contributivi, per completare un quinquennio contributivo (che significa sostanzialmente dare la possibilità a qualche Consigliere che in passato non aveva raggiunto questa situazione, di sanarla e diventare beneficiario di un diritto che altrimenti le veniva meno) va minimamente quantificato.
Va capito come andrà ad incidere sulla voce di bilancio, perché è una spesa che alla lunga risulterà sicuramente non indifferente, perché è una modalità che consente, a fronte di un'ipotesi di sanatoria, di acquisire un beneficio che altrimenti non si avrebbe.
Presidente, è drammatico se lo dovessimo rapportare ad altre categorie di lavoratori. La cosa che sto pensando è cosa succede per due anni di contribuzione versate dalla Regione Piemonte dal sottoscritto che per errore materiale e distrazione non ha provveduto nei termini di legge a segnalare all'INPS questa condizione. La legge non ammette deroghe se non previo varo di un altro decreto che riguarda l'universalità. Vi è la perdita di due anni di copertura contributiva ed assicurativa per quanto riguarda il periodo lavorativo.
Presidente, questa è la condizione del lavoratore dipendente in aspettativa. Pensiamo a queste categorie di lavoratori che per ignoranza della legge o per una serie di ragioni non hanno potuto operare questo tipo di sanatoria e non c'é niente che li salvi. Noi pensiamo in modo retroattivo di sanare situazioni pregresse che tanto vale esplicitare almeno nella loro drammaticità per comprendere se chi ha ispirato questa legge conosce questa situazione. Non si fanno interventi così qualificati così precisi se dietro non ci fosse la casistica.
Non chiedo di conoscere le persone, chiederei che venisse con correttezza esplicitata in Consiglio regionale la platea dei possibili beneficiari. Si parli di numeri, in rispetto della privacy. Si parli di tre, quattro, cinque Consiglieri che hanno maturato un diritto che l'attuale normativa non gli ha consentito di maturare e che in questo caso potrebbero maturare, quindi abbiamo anche comprensione del fenomeno. Nel quarto comma c'é un riferimento preciso alle Legislature, quindi è chiaro che vi sono riferimenti specifici che riguardano in particolare una Legislatura, nella quale bisognerebbe esplicitare qual è la ragione del venir meno della maturazione di un diritto e in quale fattispecie si è configurata questa mancata acquisizione del diritto. Tutto questo aiuterebbe a fare chiarezza. Chiedo questo sommessamente, senza chiedere nomi. Si abbia da parte dei proponenti la possibilità di esplicitare al meglio e quantificare la problematica, per capire di quale estensione dei benefici stiamo trattando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Presidente, se mi ascoltasse avrei piacere, perché una parte del mio intervento riguarda lei.
Alcuni giorni fa, quando abbiamo votato l'Ufficio di Presidenza mi sono assentato nella votazione, in particolare quella che riguardava lei, ed era un evidente segno di sfiducia. Non era un'assenza casuale, nei suoi confronti era un evidente segno di sfiducia.
Ritengo che ci sia stata una conduzione, negli ultimi anni, da parte sua molto soggetta alle pressioni politiche, soprattutto quelle che provenivano dalla sua forza politica, di cui lei è Segretario. Spesso nel suo comportamento non ho trovato una capacità di governare l'Assemblea in modo attento e rispettoso. Quello che sta avvenendo conferma quello che pensavo. Il Consiglio della scorsa settimana si è concluso con il suo suggerimento ai Consiglieri di non partecipare al voto, perché era la formula più comoda per non far passate un ordine del giorno che altrimenti sarebbe passato con quattro, cinque o sei voti.
Mi pare che un Presidente che suggerisce all'Aula di non partecipare al voto sia un precedente. Arriva poi questo provvedimento che non meriterebbe questa sua sensibilità di farlo marciare come un treno, perché lei come Presidente del Consiglio dovrebbe considerare più gli interessi generali.
Non ho visto un suo intervento altrettanto sollecito per altri provvedimenti.
Ieri quando abbiamo discusso l'o.d.g. c'erano moltissimi provvedimenti che avrebbero richiesto massima attenzione, anche provvedimenti che hanno avuto parere unanime, sollecitati dagli Assessori Cavallera e Pichetto, ma su questi provvedimenti non abbiamo fatto convocazioni notturne o convocazioni di altro genere.
Su questo provvedimento, rispettando poco tutti noi e anche i dipendenti di questa Regione, non si avuta nessuna esitazione; tra l'altro sarebbe interessante sapete se i dipendenti che obblighiamo a lavorare per tutte queste ore hanno una copertura di straordinari. Visto che siamo molto attenti alle nostre condizioni, dovremmo sapere se la copertura dei loro straordinari sia garantita. Mi risulta che la copertura dei loro straordinari non sia garantita. Il suggerimento che faccio all'Ufficio di Presidenza è di intervenire su questa situazione, visto che imponiamo un provvedimento che non ha nessuna urgenza. Questo provvedimento è urgente solo per quelli che siedono qui dentro e una parte la pensa anche diversamente. Su questo provvedimento il Presidente si è impegnato mezz'ora fa a convocare un Consiglio nella nottata di sabato. Ritengo che sia un atteggiamento ulteriore che mi conferma come questo Presidente sia interessato in modo parziale al funzionamento di questa Assemblea e sia molto preoccupato a interessi molto particolari. Tanto più che questo provvedimento crea un enorme imbarazzo al Presidente stesso e all'Ufficio di Presidenza, perché è una delega non richiesta. Di solito, il Governo si presenta in Aula e chiede delle deleghe perché vuole decidere senza dover sottoporsi a lunghi periodi, ma è obbligato a stabilire i limiti su cui chiede la delega. Voi vi fate consegnare una delega non richiesta, e il Presidente non dice nulla.
una legge che ha al centro una delega nei confronti dell'Ufficio di Presidenza e che riguarda il Presidente in prima persona, ma il Presidente non dice nulla su cosa ne pensa; tra l'altro, non essendo il Governo di questa Regione, ci crea degli enormi imbarazzi, perché noi nei confronti degli atti della Giunta possiamo fare interpellanze, possiamo intervenire abbiamo una serie di procedure, possiamo esprimere sfiducia.
Nei confronti dell'Ufficio di Presidenza siamo disarmati come Consiglieri da questo punto di vista e giuridicamente siamo in condizione di non poter intervenire su questi atti. Quindi, accettate una bella patata bollente, assumete delle decisioni in una condizione particolare. Non so neanche se sia nei compiti istituzionali dell'Ufficio di Presidenza poter adottare provvedimenti di questo genere e accettare deleghe di questo genere. Sicuramente si apre un contenzioso non da poco da questo punto di vista; tra l'altro, mi auguro che la discussione nell'Ufficio di Presidenza sia aspra, difficile e non trovi un'unanimità nell'Ufficio medesimo, per cui con il rischio, che do per scontato, che se si arrivasse ad un provvedimento, si arriverebbe ad un provvedimento dentro l'Ufficio di Presidenza.
L'unico interesse del Presidente Cota è di approvare in fretta un provvedimento con queste caratteristiche: mi sembra pazzesco un atteggiamento di questo genere! Un atteggiamento che pone per la prima volta il Consiglio in una situazione di questo genere, non so se esistono precedenti di deleghe consegnate con queste caratteristiche. D'altro canto ho visto che molti atti sollecitati dal Consiglio sono rimasti lettera morta, anche quando sono stati votati a larga maggioranza.
Più volte abbiamo chiesto all'Ufficio di Presidenza di poter avere un incontro con i vertici della General Motors e della FIAT, abbiamo votato ordini del giorno che non hanno avuto alcun esito, non c'é stato detto cosa è stato fatto. L'Ufficio di Presidenza accetta tranquillamente, senza dire nulla, una delega con queste caratteristiche e l'unica sua preoccupazione è quella di convocare il Consiglio per giorni di seguito purché il provvedimento venga approvato.
Non so se avrà effetto, mi auguro di no e agirò affinché non lo abbia ma questo modo di operare mi sembra grave, introduce una serie di problemi sul nostro funzionamento non da poco conto (spiace dire queste cose, ma credo di non poterne fare a meno).
E' stato detto: "la minoranza fa ostruzionismo", è possibile, è una legge che ci riguarda e la discutiamo con attenzione. In altri momenti mi sono sentito dire, mentre facevo un intervento di correzione su una legge "se non passa questa legge, la scuola tal dei tali si trova in determinata situazione", oppure "quei lavoratori non riceveranno un contributo", oppure ancora "quelle imprese non riceveranno contributi", ma se non passa la legge in esame non arrecheremo danno a nessuno, solo un guadagno per le casse della Regione. Non potete neanche fare, come ha fatto l'Assessore Leo a suo tempo, portare le scolaresche in aula per farci dire "ne abbiamo bisogno" (in questo caso, magari, potete portare i famigliari).
Anche il fatto di fare una convocazione notturna su un provvedimento del genere! Non so, non mi piace come si stanno comportando i giornalisti ma quando si diffonderà, perché è una notizia ghiotta, che noi convochiamo Consigli per questo motivo, non credo che faremo una bella figura di fronte all'opinione pubblica. Consiglio al Presidente, prima di convocare la Conferenza Capigruppo e minacciare di convocare Consigli a Natale e Capodanno, di fare un po' di attenzione e di pensare anche alle conseguenze che comportano la discussione di provvedimenti del genere.
L'attuale comportamento del Presidente del Consiglio mi fa pensare che, se riceverà la delega, non presterà una forte attenzione nel momento in cui delibererà, mi fa pensare che in quel momento non saranno tenute in considerazione le ragioni esposte dal sottoscritto, ma quelle molto meno espresse. Nei limiti, negli spazi che gli darà questa delega, sarà molto generoso.
Si potrebbe seguire un'altra strada, gli stessi propositori potrebbero dire, essendo un provvedimento di parte: non siamo interessati ad avere la delega, quella parte interessata al provvedimento non butti la patata bollente nelle nostre mani, ma abbia il coraggio di fare una proposta organica e discuterla in Consiglio.
Secondo me sarebbe la strada migliore da seguire, faremmo la stessa discussione, altrettanto aspra, ma almeno non avremmo messo l'Ufficio di Presidenza in una situazione estremamente imbarazzante.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà



TAPPARO Giancarlo

Sin della IV legislatura si iniziò a parlare della sostenibilità del sistema previdenziale che avevamo costruito in Regione (tra l'altro in un clima in cui, a livello generale, nazionale, non si era più messo mano al sistema previdenziale).
E' solo con l'intervento della Finanziaria del 1992, con la riforma Dini-Treu del 1995 con una integrazione successiva e con la Finanziaria Prodi, sono avvenuti interventi strutturali nel sistema previdenziale.
Allora si parlava già della sostenibilità, c'erano stati incontri, anche per avere un'architettura del nostro sistema previdenziale che reggesse nel tempo.
Credo che i nostri predecessori fossero stati illuminati: un sistema previdenziale lo si costruisce guardandolo nel medio termine, non guardandolo solo nel brevissimo termine. Oggi ci troviamo in un contesto molto diverso. Sono state apportate delle trasformazioni, si è alzata l'età pensionabile e c'é stata una trasformazione delle pensioni di anzianità.
Oggi la polemica verte sulla velocità di attuazione della riforma, se sia sufficientemente rapida: su questo c'é il noto dibattito, non credo solo tra gli specialisti, ma tra tutti perché ha un riflesso molto forte.
Nell'art. 1 non c'é la delega perché è un provvedimento specifico nella proposta di legge la delega è solamente nell'art. 4., se non sbaglio è un intervento sull'impianto della norma.
Non abbiamo, a meno che qualcuno abbia avuto questi dati, il quadro anagrafico, e quindi le proiezioni, l'età di tutti quelli che sono passati e passeranno per capire il processo moltiplicativo che si determina, per capire anche rispetto alla legislazione nazionale. Un minimo di coerenza! Penso alla pensione di vecchiaia, all'età di pensionamento: è difficile pensare ad una disomogeneità estremamente forte tra il sistema previdenziale pubblico e il nostro, cerchiamo degli elementi di omogeneità.
Abbiamo introdotto nel sistema previdenziale riformato, il sistema del riconoscimento - si chiamava il famoso mondo del 10%, che adesso è cresciuto - delle collaborazioni coordinate e continuative, che è un classico lavoro a pezzi, che non ha continuità, perché è implicito nella collaborazione coordinata e continuativa. Se ne fa un pezzo, poi si interrompe e poi se ne fa un altro.
Noi rischiamo di avere dei giovani che, quando saranno dei futuri percettori delle pensioni, avranno tanti periodi vuoti e gli misureremo la pensione da accreditare, non in base alle ultime retribuzioni - com'era il vecchio sistema retributivo -, ma in base a quanto hanno versato, perch siamo passati al sistema contributivo. Questo è un problema sociale enorme che dovremmo già porci, altrimenti avremo i giovani che rincorreranno con un forcone quelli che sono passati in precedenza, perché si troveranno scoperti.
E non basta dire che c'è la seconda gamba del sistema previdenziale cioè i fondi pensione, perché saranno proprio i più deboli a non poterlo alimentare; anche se il TFR fosse utilizzabile - oggi non lo è per la situazione della congiuntura - non lo potranno fare.
Allora mi chiedo: ma non era il caso, se delega ci doveva essere, di darla all'Ufficio di Presidenza? Sto parlando al Vicepresidente Riba che segue storicamente questo problema. Non era meglio dare una delega all'Ufficio di Presidenza affinché preparasse in modo tranquillo una revisione generale del nostro impianto previdenziale, presentando una bozza di lavoro - quindi non dando delega a fare - sulla quale poi il Consiglio potesse fare una riflessione più amplia e collettiva? Questo senza nulla togliere alla capacità e alla conoscenza dei colleghi che sono nell'Ufficio di Presidenza, ma può anche darsi che in 60 magari riusciamo ad arrivarci meglio. Non poteva essere questa l'ipotesi, cioè quella di dare una delega all'Ufficio di Presidenza che, non su alcuni aggiustamenti di emergenza e ad personam, anche se rispettabilissimi - non voglio criticare gli interventi anche "chirurgici" che si possono fare - esaminasse in modo generale il nostro sistema, in modo da renderlo anche meno attaccabile dalla polemica, cercando di avere quelle affinità e quelle omogeneità, dove possibile e tenendo conto delle nostre specificità, per renderci forti nel rapporto con l'esterno? Questa è una parte del provvedimento che probabilmente, all'esterno nessuno guarderà, perché è una materia molto specialistica e bisogna conoscerla, ma è chiaro che qualcuno all'esterno magari uno scrittore - potrebbe dire: "Guarda, si sono fatti un aggiustaggio". Noi, invece, potremmo rispondere: "No, noi abbiamo fatto una revisione generale, nella quale possono esserci ovviamente anche questi elementi, meglio o peggio fatti, e comunque abbiamo affrontato il problema".
Quanto sto dicendo, collega Riba, non decade solo perché con la legge dei numeri approverete questo provvedimento: resta sempre in piedi la necessità di un intervento più globale e generale sul sistema previdenziale. A forza di rattoppi, noi lo squilibriamo, cioè non stiamo dietro alla necessità d'interfacciare con il sistema previdenziale pubblico, rispetto al quale ribadisco la necessità di elementi di omogeneità, perché non siamo un corpo separato.
Dovremmo quindi fare uno sforzo in questa direzione, e non procedere per pezzi che, di per sé, sono rispettabili, ma sono delle operazioni "chirurgiche".
Quando arriveremo al punto, parlerò del fatto di porre un limite alla quinta legislatura. Perché non la quarta? Perché non la sesta o la prima? Tra l'altro, se conoscessimo l'età anagrafica di coloro ancora viventi potremmo verificare dei fenomeni strani, ma spiegabili. Infatti, nella prima ondata i Consiglieri regionali erano di età più avanzata; poi, via via, sono entrate in campo le generazioni più giovani. Per esempio, oggi il nostro è un Consiglio regionale mediamente molto giovane rispetto al passato. Io ho vissuto Consigli con persone di una certa età. Tutti questi sono elementi importanti.
Ecco perché propongo una specie di delega all'Ufficio di Presidenza affinché svolga un lavoro serio. Supponiamo che, com'è probabile per la legge dei numeri, verremo sconfitti; tuttavia, io do un mandato - per quello che valgo. Ovviamente il collega Capogruppo di Forza Italia spara sulla Croce Rossa, perché con gli altri fa gli inciuci, probabilmente immodesti, magari per un po' di esperienza (e spero che domani, finita questa cosa, possa essere da qualcuno di voi, dell'Ufficio di Presidenza autonomamente recuperata). Sarebbe un atto importante.
Ricordo che il Presidente Viglione diceva: "Dobbiamo avere cura della sostenibilità del nostro sistema previdenziale, perché potremo, in un periodo indeterminato, entrare in rottura, o finanziariamente al nostro interno o nel rapporto con la società".



PRESIDENTE

Il termine "inciucio" in maniera più risorgimentale si potrebbe chiamare "connubio". Era solo per suggerire una variante sul tema.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Noi abbiamo presentato la maggior parte dei nostri emendamenti sull'art. 1, partendo da un emendamento abrogativo dell'intero articolo per arrivare ad emendamenti abrogativi dei singoli commi, qualora l'emendamento abrogativo sull'intero corpo dell'art. 1 non passasse.
Di tutti gli articoli che compongono questo provvedimento, noi troviamo che quello più eccentrico sia proprio l'art. 1 "Modifiche alla legge regionale n. 24/2001", perché rischia di configurarsi non come un articolo generale, non come un articolo che interviene su un processo di riforma del sistema previdenziale, ma come una serie di interventi ad hoc rispetto a singoli casi, secondo una casistica limitata che non si riesce a capire se rappresenti l'intero corpo dei problemi, se sia stata verificata rispetto all'adeguatezza o meno della normativa precedente (definita dalla legge regionale n. 24/2001), e che si configura sostanzialmente come una delle parti più discutibili del provvedimento, col rischio di personalizzazione dell'intero corpo di questa legge delega.
L'art. 1, a nostro avviso, dovrebbe essere completamente espunto dal provvedimento, su cui manteniamo una nostra contrarietà di carattere generale. Ma vi è anche una contrarietà di carattere particolare su questo testo e su questo aspetto, perché con queste modifiche singole individualizzate, personalizzate ad hoc, rischiamo non solo di introdurre degli elementi fastidiosi nei confronti di singole possibili situazioni che potrebbero essere qui ravvisate - e non è cosa gradevole né per un corpo legislativo né per le eventuali possibili personalizzazioni che potrebbero essere fatte - ma non riusciamo neanche a individuare un corpo organico per l'articolazione di un provvedimento che riguarda sostanzialmente trattamenti indennitari e sistemi previdenziali.
A mio avviso, bisognerebbe lavorare, qualora si decidesse di intervenire su normative come queste, con altri livelli di serietà e con altri livelli di organicità.
Visto che abbiamo incentrato gran parte del dibattito in I Commissione e gran parte degli emendamenti abrogativi in questa direzione, sull'art. 1 non avrei altro da dire ai colleghi della maggioranza. Qualora non vogliano ripensare all'intero corpo legislativo, cosa che noi riproporremo nel corso di questo dibattito, chiederei loro se non intendano quanto meno ripensare alla riscrittura di questo art. 1 o addirittura alla sua compiuta abolizione.
Debbo dire che nel dibattito avvenuto in Commissione avevamo avuto la sensazione, in alcuni momenti, mentre parlavamo dell'art. 1 - penso che i colleghi Ronzani e Saitta lo ricordino perfettamente - che, rispetto ad alcune nostre osservazioni, persino alcuni rappresentanti e parti dei Gruppi e dei partiti della maggioranza avessero la netta percezione che le nostre obiezioni non fossero delle pregiudiziali ostruzionistiche insensate, ma che fossero invece obiezioni che potevano essere accolte e che potevano dare maggiore organicità al corpo stesso del provvedimento che nel suo complesso noi non condividiamo, ma che in particolare contiene alcuni articoli a nostro parere discutibili.
Debbo dire che ciò non avviene nello stesso termine per altri articoli vi sono articoli (come l'art. 3 e l'art. 5) che sono scontati, altri invece (come l'art. 4) sui quali la discussione sarà maggiormente di merito. Per quanto riguarda l'art. 1, noi vogliamo riproporre qui lo stesso dibattito che avevamo proposto in Commissione e vorremmo chiedere ai Capigruppo della maggioranza, in particolare al Capogruppo di Forza Italia e al Capogruppo di Alleanza Nazionale, che quella parte di dibattito, che aveva trovato anche delle condivisioni sulla non insensatezza delle nostre obiezioni, potesse essere ripresa in questa fase e, almeno su questo punto arrivare alla razionalizzazione di un provvedimento che comunque nel complesso non ci convincerà mai.



PRESIDENTE

Abbiamo concluso il dibattito generale sull'articolo, per cui possiamo passare all'esame degli emendamenti. Il Presidente sta predisponendo una comparazione fra i vari testi e sta accingendosi a concludere questo lavoro di disamina degli emendamenti presentati.
Do lettura dei seguenti emendamenti: 1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Marcenaro, Riggio Suino, Placido, Muliere e Manica: "L'art. 1 è abrogato".
1.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: "L'art. 1 è abrogato".
Chiede di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Al di là dell'urgenza di approvare il provvedimento e della lotta all'ostruzionismo, uno straccio di risposta, anche solo un tentativo di 30 secondi - in precedenza, per circa mezz'ora, con tutti i nostri limiti, io e i colleghi Contu e Papandrea abbiamo detto alcune cose - forse servirebbe a migliorare il clima. Ci viene detto: "Potremmo magari lavorarci dopo", ma questo mi sembra questo che invita ulteriormente alla contrapposizione. Se è così, parlo 10, 5, 2 minuti (quanto è il tempo a mia disposizione). Non possiamo invece metterci d'accordo perché, strada facendo, il rapporto migliori, rendendo più producente il dibattito? Lavoriamo nel merito, ma diamo un minimo di risposte! Il governo regionale in questa materia è neutro, malgrado quasi tutti beneficino degli esiti di questa discussione. Allora il senso di estrapolare dal contesto di questa situazione l'art. 1 è non per colpire coloro che potrebbero beneficiarne, ma - torno a dire - per far rientrare questi punti in un disegno più organico che la costituzione di un gruppo di lavoro guidato autorevolmente da qualche componente dell'Ufficio di Presidenza può delineare. Diamoci un obiettivo di qui a 4-6 mesi.
In proposito, volevo citare la Regione Valle d'Aosta, che nella legislatura passata ha dato l'incarico ad uno specialista per rivedere la questione, con il risultato di un radicale cambiamento dell'impianto del loro sistema previdenziale. Hanno fatto un'operazione molto ampia, l'hanno affrontata anche in sede tecnica, ci hanno lavorato - mi hanno riferito - 6 mesi, con un esito positivo. Il soddisfacimento è stato abbastanza generale, sebbene si sia forse determinato qualche squilibrio a danno di coloro che già beneficiavano della copertura previdenziale.
Non è possibile fare qualcosa del genere? Come dicevo al collega Cattaneo - che spara sulla Croce Rossa, per cui non gliene frega niente di ciò che dico io - non dovrebbe essere un impegno di tutti (e non farei certo ostruzionismo) quello di dire: "Va bene, questa è una parte che ha degli elementi, la vediamo nell'insieme di un disegno di organicità" e l'Ufficio di Presidenza costituisce un gruppo di lavoro, ci diamo un tempo ad esempio quattro mesi (vediamo anche l'esperienza della Valle d'Aosta che è buona) e costruiamo un modello di ridefinizione del nostro impianto.
Cambia qualcosa? Se c'é qualcuno che in questa vicenda è in una situazione critica, scatta la solidarietà di noi Consiglieri. Però non è che per una cosa puntuale come questa... Torno a dire: perché la quinta legislatura e non la quarta, o la terza o la seconda o non dall'inizio? Facendo un calcolo sommario della mia memoria storica, se lo porti alla quarta entra in gioco uno in più, quindi non cambia molto. Se lo è la terza nessuno. Allora si dica all'inizio della legislatura.
Questi errori si affrontano se si hanno in mano intanto tutti i dati di coloro che sono passati qui dentro (i morti non più, anche se noi abbiamo una reversibilità molto forte, significativa, non da poco). Non potrebbe essere questo? Facevo l'esempio della Croce Rossa, perché non conto, quindi posso dire anche del Gruppo Misto tra l'altro. Se il collega Cattaneo taglierà i Gruppi, credo che a me daranno una pedata al sedere da Via Dellala e mi metteranno un banchetto in un angolo della strada. Io reggerò anche così anzi forse trarrò maggiori energie per poter lottare e impegnarmi in qualche modo. Mi inventerò qualcosa.
Non è possibile ogni tanto, ad esempio ogni dieci interventi nostri sentire qualcuno della maggioranza che dice: "Beh, insomma, questo punto non sta in piedi, guarda che...", perché serve ad attenuare la tensione e può darsi che, strada facendo, serva a capirci un po' meglio su alcuni punti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Volevo fare alcune brevissime considerazioni dopo l'intervento del collega Tapparo, il quale - non me ne voglia - forse ha un complesso di vittimismo, perché ogni tanto alza la mano e quando il Presidente di turno non gli dà subito la parola perché magari hanno prenotato l'intervento altri quattro o cinque Consiglieri si arrabbia, altre volte pensa sempre di essere disturbato più degli altri: siamo tutti disturbati quando parliamo.
Purtroppo dobbiamo riconoscere che c'é poco rispetto. Tuttavia, lo stesso poco rispetto che viene riconosciuto al collega Tapparo, alcune volte viene riservato a me, altre volte al collega Saitta, altre ancora al collega Placido, perché qui c'è buona abitudine di ascoltarci poco, a prescindere dai contenuti e dagli interventi.
Allora, vorrei fare una considerazione, rispondendo quindi puntualmente al collega Tapparo per sgomberare il campo da equivoci: io non ho mai minacciato di fare interventi sui Gruppi, tagliare o quant'altro. L'ho detto in un intervento, se non ricordo male, prima della sospensione e prima della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
Il Collega Ronzani ed altri Consiglieri hanno posto all'attenzione dell'aula l'ipotesi di occuparci di questo problema in una fase successiva in quanto, a parere dell'opposizione, perlomeno di buona parte di essa, non c'è l'urgenza né ci sono le condizioni di una priorità per confrontarci ed eventualmente approvare questa proposta di legge.
In questi ambiti ho fatto alcuni titoli sulla questione dei fondi dei Gruppi. Non ho detto "piccoli" o "grandi", ma ho semplicemente detto che dalla mia esperienza di Consigliere Regionale - sono qui dal 29 maggio del 2000, quindi da poco più di due anni e mezzo - nonché da Presidente di Gruppo (in questa veste firmo il bilancio del Gruppo entro il 31 gennaio) ho visto la situazione di tutti i Gruppi (saldi 2000 e saldi 2001) e ho notato che, tranne un Gruppo una volta nel 2001 che ha chiuso in leggero saldo negativo di un euro o due, solo per una questione di pareggio di bilancio, tutti i Gruppi hanno avanzato dei fondi loro riservati e li hanno rimandati dal 2000 al 2001, così come dal 2001 al 2002, complessivamente per una cifra di quasi un terzo rispetto alla globalità dei trasferimenti.
Pertanto, dal mio punto di vista, magari sbaglierò, dico che guardando le carte si evince che i fondi che sono trasferiti ai Gruppi da una parte sono quantomeno sufficienti, perché nessuno ha insinuato che sono pochi e nessuno ha proposto di aumentarli, dall'altra, da un esame complessivo della tabella, cioè dal saldo complessivo (trasferimento complessivo ai Gruppi e avanzo complessivo dei Gruppi), addirittura sembrerebbero esuberanti, come dice il collega Manolino.
Poi ci sono le varie sperequazioni, l'abbiamo visto, quelle dei Gruppi piccoli, ma questa è un'altra questione. Ad esempio nel 2003 potrebbe essere interessante demandarlo all'Ufficio di Presidenza o a quest'aula e fare un confronto su questo tema.
Non ho mai parlato né di minacce né di ricatto; ho solo fatto queste considerazioni a fronte di un dato e di un'analisi complessiva, e le ripeto con quelle motivazioni. Anzi, in un'ipotesi di aumento dell'indennità dei Consiglieri (dico in ipotesi perché questa proposta di legge non lo prevede) se servono ad esempio "x", probabilmente gli "x" potrebbero anche derivare da una diminuzione dei fondi dei Gruppi, perch abbiamo visto che nei Gruppi ci sono forse più soldi rispetto alla necessità per il proprio funzionamento politico. Avremo modo di confrontarci su questo. L'ho messo come titolo con lealtà qui in Consiglio regionale senza secondi fini e suffragato da dati oggettivi che tutti i Consiglieri regionali possono riscontrare semplicemente esaminando una tabella che è a disposizione di tutti. È sufficiente vedere il totale dei trasferimenti e il totale degli avanzati. Tutto qui.
Riguardo la sollecitazione che c'é stata posta sugli interventi e sul merito della questione, noi la disponibilità a confrontarci sul merito, e sul merito proposto dall'opposizione, l'abbiamo sempre data e qui la rinnoviamo.
Vorrei fare anche qui alcune considerazioni brevissime nel ricordare a tutti l'esperienza che abbiamo vissuto insieme in I Commissione a fine novembre, quando abbiamo trattato questa proposta di legge.
Ricordo a tutti, anzitutto a me stesso, che il testo assegnato all'aula dalla I Commissione non è il testo originario della proposta di legge firmata dai Capigruppo della maggioranza, ma è il testo licenziato dalla I Commissione, che ha già assorbito i contenuti di alcuni emendamenti, fra cui alcuni, se non tutti, proposti dalle opposizioni, dai vari Consiglieri dei Gruppi di opposizione.
Su alcuni temi significativi che sono stati posti all'attenzione della Commissione avevamo fatto un'apertura e credo che, anche a fronte di questa apertura, i Consiglieri di opposizione (sia del Centrosinistra, che di Rifondazione, forse anche lo stesso Presidente Tapparo o i Radicali) ripropongono all'attenzione dell'aula alcune tematiche con un'attività emendativa di merito, come ad esempio la questione di parametro minimo o parametro massimo della questione assemblea, che può essere qualche cosa di vago, che può essere anche assemblea regionale della Sicilia (siamo addirittura oltre il Parlamento). È uno dei punti sul quale siamo disposti a confrontarci e a cercare di trovare una soluzione.
Un'altra questione era quella della non imponibilità di parte delle nostre indennità, oppure la disciplina del vitalizio, sia in termini di compatibilità o di incompatibilità sul vitalizio del Parlamentare con quella del Consigliere o viceversa, ma soprattutto sul termine di portare un'età minima per percepire il vitalizio, che sia più in linea con le nuove norme che sono state introdotte dai vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, si sono elevate rispetto a quelle attuali, almeno in termini di possibilità di anticipo, cioè 60-55, che ci sono in Consiglio regionale.
Nessun problema: su questo e su altri temi ci confrontiamo e sono sicuro che se dovessimo fare un passo in avanti e arrivare ad una valutazione delle proposte di merito, avremmo l'attenzione di tutte le proposte presentate, comprese quelle del collega Tapparo, e avremmo la capacità, come maggioranza, di fare una valutazione delle stesse, secondo il loro valore intrinseco e certamente non tenendo conto di chi le propone.



PRESIDENTE

Grazie. Per quanto riguarda le risposte, non trattandosi di un provvedimento di Giunta, ma consiliare, faccio riferimento alla disponibilità espressa dal Capogruppo di Forza Italia, in quanto primo firmatario del provvedimento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, pochi minuti perché il ragionamento della collega Manica mi pare esaustivo della nostra posizione.
Vorrei invitare i colleghi della maggioranza a fare, se possibile un'ulteriore riflessione.
Questa legge è composta da una serie di articoli: l'art. 1 interviene sulla riforma della legge 24 ed affronta dei punti di tale legge diversamente da altri articoli del provvedimento che, rinviando all'Ufficio di Presidenza una serie di decisioni, per quanto riguarda le materie dell'indennità, stabiliscono una banda di oscillazione, determinando che sarà l'Ufficio di Presidenza a verificare in che misura rivedere l'indennità del Consigliere regionale.
L'art. 1, però, affronta anche questioni che è giusto discutere ed approfondire. Invito i colleghi della maggioranza a riflettere su alcuni provvedimenti o norme che intendono inserire nell'art. 1, perché l'art. 1 interviene sulla legge 24, una legge molto giovane, che ha pochi mesi di vita.
Vorrei che rifletteste anche su questo punto, colleghi: stiamo riformando una legge che ha un anno di vita.
Naturalmente sono il primo a riconoscere che le leggi sono perfettibili e che possono essere modificate, ma, se interveniamo con misure tampone o parziali su una materia così delicata, possiamo certamente risolvere dei problemi, ma rischiamo di aprirne altri, oppure di configurare interventi i quali, proprio perché sono avulsi da un ragionamento complessivo sul trattamento delle indennità, finiscono per configurarsi come norme eccessive, sbagliate, se non addirittura riconoscere "un piccolo privilegio".
Questo, francamente, mi sembra sbagliato! Se davvero vogliamo affrontare il nodo della riforma delle indennità dovremmo almeno rinviare questo articolo a una discussione successiva stralciandolo da questo contesto.
Posso capire che la maggioranza sostenga l'esigenza di andare a una riflessione sul trattamento delle indennità, ma se andiamo a una riforma della legge 24 per spizzichi e bocconi, al di fuori di un ragionamento d'insieme, rischiamo di fare qualche danno e creare degli squilibri.
Non nego che si possano risolvere alcuni problemi, ma so che se ne possono aprire altri.
E allora, la via maestra sarebbe quella di circoscrivere questo provvedimento alla questione - che fa discutere - dell'indennità, rinviando tutta una serie di altre modifiche della legge 24 ad una discussione che ci consenta di fare, come è giusto che sia, un approfondimento, mettendo mano a una riforma complessiva dello status del Consigliere regionale nel suo trattamento, rivedendo i vari meccanismi, per esempio le indennità dirette e quelle accessorie.
In questo caso, invece, scegliamo un'altra via: quella, per una parte dell'intervento specifico su alcune norme e, per un'altra, della delega all'Ufficio di Presidenza, ancorché la delega venga data sulla base di alcuni criteri.
Entreremo, poi, ne merito di alcune di queste norme proposte, ma ritengo che non sia sbagliato dire che alcune di queste norme potremo affrontarle con più calma in un'altra discussione e contesto, perché non sono norme fondamentali, essenziali.
Affrontandole in questo modo, con interventi molto parziali, esiste il rischio che si configurino come norme che vogliono risolvere un problema ma che possono aprire contraddizioni ancora maggiori.
Lo vedremo meglio nel dettaglio, perché su alcuni emendamenti ci riserviamo ancora di intervenire.
Se davvero vogliamo velocizzare la discussione, dobbiamo evitare di sovraccaricare un provvedimento che pone già una serie di problemi su una serie di interventi sulla legge 24, dei quali francamente non vedo la necessità e l'urgenza.
Ve lo dico molto francamente: non vedo questa necessità ed urgenza, per quanto riguarda l'art. 1.
Sono disposto a discutere dell'opportunità di riflettere sulle indennità - anche se ci sono opinioni diverse, su questo - ma l'idea di mettere mano a una riforma della legge 24 in questo modo, intervenendo su alcuni punti specifici, non vedendo che rischiamo di squilibrare il provvedimento e aprire altri problemi, mi sembra francamente una forzatura che non facilita la discussione, anzi la complica. Infatti, ci obbliga a svolgere una discussione, punto per punto, sul merito, com'è avvenuto peraltro in Commissione.
La collega Manica ha ricordato come ci sia parso di avvertire la disponibilità della maggioranza a riflettere su alcuni punti considerati più controversi o sbagliati.
Per questo motivo, voteremo favorevolmente l'abrogazione dell'art. 1.
Ritengo che, se la maggioranza vuole davvero dare un segnale di disponibilità e attenzione alla nostra discussione, deve stralciare questo articolo, che contiene norme non fondamentali, pregiudiziali, dirompenti per affrontarlo in un contesto di riforma complessiva della legge 24.
Questa è la mia opinione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, credo che lei dovrebbe intervenire brevemente per spiegare a che punto siamo, perché non mi pare che siamo...



PRESIDENTE

Converrà, collega, che non è semplice stabilire a che punto siamo comunque ci proverò!



MERCURIO Domenico

Se ricordo bene, erano stati unificati due emendamenti riguardanti l'art. 1, perché dicevano la stessa cosa, cioè abrogavano l'art. 1.
Dopodiché voglio usare la logica, così come poco fa il collega Ronzani ha giustamente auspicato.
Da molte parti della minoranza è stato detto molto giustamente: "Rispondete, così guadagniamo tempo!".
Per la verità, non mi sento per questo la Croce Rossa (poi dedicherò 30 secondi all'amico Tapparo) né uno che non conta un c... - scusate l'espressione, è un lapsus - né uno che non conta niente, ma per quello che posso, così come non mi sono sottratto in Commissione, non mi sottraggo nemmeno in aula a rispondere nel merito.
Però, sempre secondo logica, se la domanda è: "L'art. 1 è abrogato?" c'è poco da discutere, c'è poco da rispondere! Allora, se dobbiamo rispondere ad altri emendamenti di merito all'art.
1, lo facciamo volentieri, ma ad un emendamento che recita: "E' abrogato l'art. 1", oppure - e mi dispiace mi abbia anticipato l'amico Cattaneo - ad uno che dice: "Questo Consiglio regionale è talmente delegittimato che l'indennità, per quanto mi riguarda, serve solo per l'umiliazione che ho subito", io rispondo: "In attesa di avere questa indennità, ti facciamo una colletta!". Che maniera è questa di impartire delle lezioni con la puzza sotto al naso, e poi dire: "Ve la prendete con me perché sono piccolo e nero". Intanto, prima di essere uno solo, eri stato eletto in un Gruppo che rappresenta il secondo Gruppo della Regione Piemonte. Non voglio scendere in fatti personali, perché sono brutti, ma sei tu che provochi in tutti i modi.
Ho l'onore di essere uno dei firmatari di questo provvedimento di legge, il primo una volta tanto nella mia vita, perché non ho mai presentato una legge o una proposta di legge, non per fare un dispetto all'Assemblea, ma per avere un record negativo, perché nella vita, a volte avere dei record negativi non è detto che sia un male. Pensiamo, ad esempio, al fatto che autorevoli scienziati affermano che l'ozio è un pregio e che bisognerebbe oziare di più. Per quanto mi riguarda ozio da una vita, non ho di questi problemi. Chiedo scusa di qualche mia intemperanza ma l'amico Sergio Deorsola mi ha offerto un pezzo di cioccolata che mi ha innervosito.
Non voglio essere reticente, al conto rispondo volentieri, come ho risposto in Commissione: la cosa rilevante è il contenuto dell'art. 1.
Si è detto: "La cassa ci perde, bisogna fare bene i calcoli, perché vi è stata già una perdita di un miliardo e quattro con la legge n. 24." Nel caso della legge n. 24, sempre usando la logica, una piccola moltiplicazione era sufficiente per stabilire quanto erano i costi, perch calcolando i tanti pensionati la somma corrispondente era di un miliardo e quattro. Era facile prevedere in quel caso i costi, però il provvedimento passò all'unanimità. Io stesso votai positivamente.
Oggi è nella mani del Padre Eterno almeno quello che contiene l'art. 1 perché prima bisogna pagare e poi bisogna pregare il Padre Eterno di vivere, ma prima bisogna pagare; quindi, la cassa potrebbe perderci, ma anche guadagnare. Auguro a me stesso e a tutti di vivere duecentomila anni e spero che il Padre Eterno mi ascolti.



PRESIDENTE

Consigliere Mercurio, tenga conto del tempo. Ci sono altre opportunità per intervenire.



MERCURIO Domenico

Siccome siamo stati chiamati per discutere nel merito e per guadagnare tempo, voglio aggiungere un'altra considerazione che riguarda il discorso che faceva sempre Contu, Ronzani e altri Consiglieri, cioè il fatto di mandare questa parte all'Ufficio di Presidenza. Allora, bisogna essere sempre logici, Consigliere Ronzani.
Abbiamo detto che la delega all'Ufficio di Presidenza è troppo abbondante, perché il Consiglio regionale si è spogliato troppo delle sue prerogative. Dobbiamo abbondare ancora? All'Ufficio di Presidenza diamo pure l'art. 1?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Penso che l'unica delega che possiamo cedere all'Ufficio di Presidenza è una proposta da presentare al Consiglio, e credo che oltre non si possa andare, cioè una proposta che il Consiglio discuta. In questo senso, credo che si potrebbe ragionare, quindi affidando ad un organo una funzione, che in qualche modo gli è propria e riappropriandoci anche della nostra, cioè di valutare quella proposta, invece delegarla più che decidere è tutto altro discorso.
Devo dire che sono stupito del comportamento della Giunta, in particolare dell'Assessore Pichetto, del suo Presidente e Vicepresidente perché, grazie a questa conduzione dei lavori, credo che il Consiglio rischierà un record, ossia che per la prima volta non solo non si approverà il bilancio, ma neanche il bilancio provvisorio entro il 31 dicembre.
Mi pare che la Giunta, pur avendo il diritto di chiedere che determinati provvedimenti siano discussi in Consiglio fissando l'ordine del giorno, si sia spogliata di questa sua prerogativa, lasciando andare questo Consiglio alla deriva. Non solo non si preoccupa che le leggi finanziarie del bilancio vengano approvate, ma neanche del fatto che non è stata convocata la I Commissione per decidere l'esercizio provvisorio.
Devo dire che, proprio perché in quest'Aula ci conosciamo tutti bene se passa questo provvedimento, la prossima settimana le assenze saranno alte nelle vostre file, come è avvenuto spesso, perché è la maggioranza che non garantisce il numero legale.
Se passa questo provvedimento il rischio che non ci sia il numero legale la prossima settimana è alto, lasciatemelo dire tranquillamente perché ci conosciamo da due anni e mezzo e con alcuni Consiglieri anche da più tempo, quindi lasciatemi dire che questo rischio è alto.
L'altro problema è il fatto che si consideri l'esercizio provvisorio un provvedimento banale, che si riesca ad approvare in cinque minuti di discussione in I Commissione e in cinque minuti di discussione in Consiglio. Non è un provvedimento banale, ma importante ed è importante che ci si arrivi. Non potete pensare di liquidare questo provvedimento banale in fretta, dopo che ci avete obbligati ad una serie di riunioni per discutere altri provvedimenti. Non vi risparmierete una discussione sul significato politico dell'arrivare all'esercizio provvisorio. Quindi, cara Giunta, e mi dispiace che il Presidente Ghigo si disinteressi di questa questione...



(Commenti in Aula)



PAPANDREA Rocco

Potrebbe battere un colpo nei confronti della sua maggioranza e dirgli: "Determinati provvedimenti sono più importanti di quelli che voi come Gruppi consiliari di maggioranza mi avete sollecitato". Mi pare che il Presidente Ghigo non l'abbia fatto né direttamente né attraverso i suoi rappresentanti.
Mi dispiace anche del fatto che il Presidente Cota stia raggiungendo un record, cioè di essere il primo Presidente del Consiglio che gestisca in questo modo i lavori di un Consiglio, che - ripeto - non è un rischio basso, è un rischio alto anche perché non credo che con la seduta notturna di domani sera, si risolverà il problema del provvedimento.
Il provvedimento potremmo anche discuterlo, sono favorevole a ritirare la prima parte, l'unico possibile compromesso che vedo è quello di accettare una delega di proposta all'Ufficio di Presidenza, non di decisione, ma che l'Ufficio di Presidenza abbia un lasso di tempo in cui elaborare una proposta, sentiti i Capigruppo, e si possa arrivare ad una discussione.
Per questo sono favorevole all'abolizione totale dell'art.1.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Una parte di ragionamento l'ho già espresso in sede di discussione generale. C'é bisogno di mettere ordine in tutta la materia, certamente, ma lo strumento utilizzato è sbagliato. Anche perché, Presidente, lei è un po' il padre putativo di questa legge che andiamo a modificare. Padre di una legge sulla quale avevo avanzato profonde riserve e che aveva fissato dei paletti. A distanza di appena un anno saltano tutti i paletti.
Presidente, insisto molto su un concetto: è corretto dare ai Consiglieri gli strumenti di comprensione del portato del provvedimento.
Non dico l'elenco nominativo dei beneficiari, ma si dica perché è stata necessaria questa cosa. Lo si quantifichi e si determini gli oneri che vanno ad aggravare sul bilancio. Questo è un punto fondante. Si mischia la materia indennitaria con la questione del vitalizio: si abbia il coraggio di usare un solo testo di legge, non 5000 provvedimenti separati fra loro.
D'altronde dobbiamo operare nel senso della delegificazione.
Raccogliendo testi di legge mi sono imbattuto in un'autentica giungla ci sono provvedimenti che man mano si innestano, modificano, integrano e le leggi di riferimento sono tantissime, anche quelle che ci riguardano: la legge n. 10 del 1972; la legge n. 1261 del 1965; la legge n. 21 del 2000 la legge n. 50 del 29 agosto; la legge n. 4 del 9 marzo 2001; la legge n.
24 del 3 settembre 2001; la legge n. 32 del 10 novembre 2001.
Mettiamo ordine in questa materia, si abbia il coraggio, in modo trasparente e spendibile all'esterno anche nei confronti dell'opinione pubblica, di rendere la nostra azione e le scelte che andiamo ad operare come atto dovuto nei confronti degli elettori e dei cittadini. Tutta la materia va normata dentro un quadro di riferimento, un po' come il contratto collettivo, dove diritti e doveri sono inseriti in un quadro di riferimento unico.
Questo è l'auspicio che faccio nel chiedere l'abrogazione dell'art. 1 proprio quello di avere la cautela di non intervenire su una materia così delicata con provvedimenti così mirati, ma di operare un'altra scelta.



PRESIDENTE

Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Speravo si potesse arrivare, magari con un ordine del giorno, ad una formula per riuscire a fare questa legge quadro in materia previdenziale e avere quella sistematicità.
Volevo solo dire ai Consiglieri Cattaneo e Mercurio che se seguiamo la strada che loro hanno iniziato a percorrere, magari la "m..."di cui parlava il Consigliere Cattaneo se la metto anch'io nel ventilatore, arriva anche a loro. Non ho mai detto nulla al Consigliere Mercurio sul fatto che lui si sia infilato nel carrozzone con un "listino", non presente alla consultazione elettorale. Non esiste infatti come Gruppo nazionale, ma qui è riconosciuto. Può anche darsi che il Consigliere abbia ragione, ma la cosa discutibile, a mio parere, è che si tratta di un Gruppo autonomo non inserito nel Gruppo Misto. Ci sono situazioni da chiarire.
Cosa ne sa il Consigliere Mercurio, non sono mica andato in un altro Gruppo, sono andato nel Gruppo misto, ci possono essere situazioni personali per cui non si regge a stare in un Gruppo: è previsto, è normato questo aspetto. Sono andato in un altro Gruppo perché possono esserci situazioni che non devo spiegare, oppure le scriverò nella mie memorie. Da adesso fino alle otto di sabato mattina, possono ripetersi degli incidenti il fatto che il Consigliere non presenti nessun pdl e io ne presenti molti potrebbe sembrare, per me, offensivo perché chi lavora, chi si spezza la schiena, e io mi spezzo la schiena per fare, è un "ciula". Perché ci dobbiamo infilare in una cosa del genere. Siamo tutta gente di una certa età, che hanno fatto tante scuole, cioè questo è il versante rispetto al quale, giunti alle 8 del mattino di sabato, abbiamo tirato fuori tutto devastando questo Consiglio regionale. Poiché non siamo ragazzini che fanno politica da federazione giovanile, non capisco dove si voglia arrivare.
Concludo dicendo che ho apprezzato alcune aperture sulla necessità c'è l'errore di voler chiudere questo aspetto in questo articolo - di trovare una soluzione più di quadro in cui questi elementi possano essere inseriti.
Ovviamente, mantengo la mia posizione: non accetto questa proposta e voterò quindi a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Voterò anch'io a favore di questo emendamento.
Utilizzo i due minuti di tempo a mia disposizione per sottoporre un problema ai Consiglieri della maggioranza. Mi pare che questa sia una legge a cui date una grande importanza, ma ritengo che non possa avere una legittimità popolare.
Molti punti del vostro programma non sono da noi condivisi: sono osteggiati. Ricordo la lunga discussione sui buoni scuola; uno degli argomenti da voi maggiormente usato era: "Questo è uno dei punti centrali del nostro programma elettorale. Abbiamo chiesto e ricevuto un mandato, per cui abbiamo una legittimità nel portare avanti questo provvedimento e dovete permetterci di farlo".
Può darsi che io abbia letto male il programma di Ghigo e della Casa delle Libertà presentato alle elezioni del 2000, ma non mi è parso di avere individuato al suo interno un riferimento alla discussione che stiamo facendo. Ma se domani o anche tra poco mi portate una documentazione che dimostra che mi sono sbagliato, l'elemento di legittimità popolare che ha ricevuto la vostra proposta potrebbe farmi riflettere. Tra l'altro, il Consigliere Cattaneo è uno di quelli che più spesso fa riferimento alla legittimità e al programma in base al quale sono stati eletti i Consiglieri di maggioranza.
A mio parere, state andando oltre, non state applicando il vostro programma elettorale, ma state intraprendendo un cammino senza esservi confrontati con il vostro corpo elettorale: non glielo avete detto, e forse non per caso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Intervengo solo per annunciare molto brevemente, a nome del Gruppo Radicale, che anche noi voteremo a favore di questo emendamento. Lo votiamo con un'attenzione particolare al collega Mercurio; visto che ci ha detto che non ha mai firmato proposte di legge, non ha mai fatto disegni di legge, non vorremmo che passasse questa legge Mercurio, con questo art. 1 che potrebbe essere davvero, come minimo, inopportuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Nell'annunciare il voto favorevole, aggiungo una considerazione. Mi pare che, grazie ai cattivi uffici del Presidente Cota, la situazione stia parecchio peggiorando in quest'aula, che il colloquio diventi sempre più difficile e che il compito del Presidente del Consiglio, che dovrebbe essere quello di non inasprire toni magari già aspri di per sé per i contenuti dello scontro, sia venuto meno.
Approfitto della Presidenza pro-tempore del collega Riba per auspicare che la sua presenza temporanea duri a lungo e che il Presidente Cota eviti di venire in aula ancora per un po', in modo che il Presidente Riba possa ristabilire quelle condizioni di colloquio anche duro, ma di rispetto reciproco, e soprattutto capace di portare a un confronto che non elimini e violi le regole di buona creanza.
Ritengo che tra le regole di buona creanza ci sia anche quella di non lavorare durante la notte, a meno che il Presidente Cota non ritenga che nottetempo certe cose si possano fare meglio. Grazie.



PRESIDENTE

Devo però dire che il Presidente Cota sta facendo il possibile per svolgere al meglio il proprio lavoro, certamente più difficile di quello che faccio io, avendo il più modesto onere di sostituirlo per breve periodo, anche perché il Presidente Cota tra l'altro, anche in termini di assiduità, è sempre presente.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti nn. 1.1 e 1.2) Il Consiglio non approva.
1.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Marcenaro, Riggio Suino, Placido, Muliebre e Manica: "Il comma 1 dell'art. 1 è abrogato".
1.4) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: "Il comma 1 dell'art. 1 è abrogato".
1.5) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: "Abrogare l'art. 1, comma 1".
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Illustro congiuntamente sia l'emendamento abrogativo relativo al comma 1 che quello relativo al comma 3, perché in realtà si tratta di un'identica richiesta di modifica che chiede nel merito perlomeno di stralciare - da una parte che andrebbe stralciata complessivamente - dal provvedimento una misura derogatoria rispetto al sistema delle indennità che, se non è concepita ad personam, è ancora più sospetta, nel senso che consente forme di recupero e di riscatto di periodi e di legislature passate anche inferiori a 30 mesi unicamente a soggetti che abbiano ricoperto la carica di Consigliere regionale in altre legislature per almeno 30 mesi.
Io non riesco a comprendere quale sia la ragione, oltre che di opportunità personale per alcuni casi che sicuramente esisteranno, di opportunità istituzionale per introdurre un diritto di riscatto diversamente riconosciuto e diversamente regolamentato a seconda del fatto che colui che riscatta rientri o non rientri, per altre ragioni o per altri mandati, nel club dei Consiglieri regionali dei 30 mesi che, potendo esercitare questa prerogativa, si trovano obiettivamente in una situazione di favore rispetto ad altri colleghi che, avendo esercitato per una sola legislatura il mandato e per un periodo inferiore ai 30 mesi, non hanno un'identica possibilità di riscatto.
Mi pare che, visto che non si tratta di regolare le norme di accesso ad un club esclusivo, ma di consentire uguali diritti ed uguali doveri a tutti coloro che si ritrovano ad avere ricoperto o stanno ricoprendo un mandato istituzionale.
Le regole per il riscatto di una o più legislature devono essere evidentemente identiche per tutti i Consiglieri, senza nessuna forma di discriminazione positiva o negativa per nessun Consigliere regionale.
Comprenderei una norma che consentisse il riscatto per tutti; secondo me il principio "un seggio, una pensione a legislatura" è un principio saggio.
Noi possiamo anche ritenere che anche solo un mese di mandato dia diritto ad usufruire del vitalizio, ma in quel caso statuiamo, in maniera del tutto generale, con un diritto ad accesso generalizzato, che tutti i Consiglieri regionali che hanno ricoperto un mese, una settimana o un giorno di mandato possono esercitare questa prerogativa. Il fatto che questa prerogativa sia riservata solo a quelli che, per altre ragioni stanno in un altro club, evidentemente è discriminatorio, in positivo per alcuni, in negativo per altri.
Più in generale, questa mi sembra una di quella motivazioni che dovrebbe suggerire ai proponenti di stralciare la parte previdenziale e di farne - formulo un'ipotesi - oggetto di un'analoga delega all'Ufficio di Presidenza. Dico analoga rispetto a quella sul trattamento delle indennità e del trattamento economico complessivo dei Consiglieri regionali.
Se non esiste, rispetto al problema delle indennità, su cui esistono diverse interpretazioni di natura statutaria, il problema della delega sicuramente non esiste rispetto alla questione dei vitalizi, che non è diversamente da quella delle indennità, prevista nella disciplina statutaria.
Noi possiamo immaginare che con l'approvazione di questo provvedimento rispetto alla materia dei vitalizi, si dia all'Ufficio di Presidenza magari in questo caso non semplicemente il compito di determinare l'ammontare, ma la responsabilità di definire un testo unico sulla materia previdenziale dei Consiglieri regionali da sottoporre al voto del Consiglio regionale, entro un termine certo, che possiamo fissare con un ordine del giorno di accompagnamento. Altrimenti, proseguire in questo modo, tentando di appendere norme più o meno personali alle diverse proposte di legge, non è un modo obiettivamente pulito per procedere, neanche dal punto di vista tecnico-formale.
Utilizzo gli ultimi 30 secondi per ricordare, in particolare al Consigliere Papandrea, che il fatto che alcune materie non stiano nel programma elettorale delle forze politiche significa poco. Nel programma elettorale di nessuna forza politica, prima delle ultime elezioni politiche, stava la reintroduzione e l'aumento a più del doppio del finanziamento pubblico dei partiti; tutti i partiti politici, compreso il partito di Rifondazione comunista, hanno ovviamente aderito entusiasticamente a questa riforma unanime del nostro Parlamento. Quindi forse, le riforme andrebbero giudicate sulla qualità del loro contenuto e non sulla qualità dell'intenzione che, in qualche misura, le aveva annunciate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Presidente, sarò molto breve, perché gran parte delle cose che volevo dire le ha dette già il collega Palma, in particolare per quando riguarda la riforma del meccanismo del vitalizio e di quella che viene assimilata alla condizione pensionistica dei Consiglieri regionali, che viene fatta a spizzichi e bocconi.
Sarebbe opportuno immaginare un riordino complessivo, perché questo primo comma fa pensare ad un provvedimento sollecitato da un gruppo di persone. E ciò lascia un pochino interdetti, perché il nostro meccanismo legislativo dovrebbe seguire un altro modo di ragionare. Noi facciamo i provvedimenti per i piemontesi in generale, e non su sollecitazione di questo o quel gruppo.
Vi è un'altra cosa che mi preme sottolineare, e forse dirò cose già dette in I Commissione, quindi chiedo scusa ai colleghi della I Commissione, che io non frequento. La modifica prevista nel comma 1 porterà inevitabilmente ad un aumento dell'esborso per i vitalizi dei Consiglieri regionali. Questo contraddice le informazioni che ci aveva dato il collega Cattaneo nel suo intervento, quando aveva detto che con questo provvedimento non c'era un maggiore esborso, nemmeno di un euro. E contraddice in parte la norma finanziaria prevista all'art. 5.
Di fatto, siamo in presenza di un maggiore esborso, che non è giustificato nella norma finanziaria del provvedimento. Poiché questo è un argomento forte, anticipando le cose che saranno dette nella discussione generale e che valgono per i commi successivi, dico che la normativa previdenziale per i Consiglieri regionali meriterebbe un'analisi più approfondita ed un meccanismo di riordino. Ciò potrebbe avvenire o con una delega completa all'Ufficio di Presidenza, che delibererà secondo il meccanismo sciagurato che viene introdotto in questo provvedimento, o più seriamente con una delega all'Ufficio di Presidenza di essere propositivo nei confronti dell'aula, ridiscutendo nella sede e con le modalità sicuramente più opportune.
Quando dico che il meccanismo di delegare all'Ufficio di Presidenza è sciagurato non intendo minimamente dare minore stima all'Ufficio di Presidenza nel suo complesso né ai singoli membri. Anzi, io sono convinto che - com'è già stato detto in quest'aula - nel momento in cui l'Ufficio di Presidenza è eletto, non c'è più il Consigliere che è il mio referente. Io do il massimo di fiducia e di autorità a tutti coloro che sono stati eletti nell'Ufficio di Presidenza, perché questa è la pre-condizione per pretendere da chi è eletto nell'Ufficio di Presidenza (sia il Presidente il Vicepresidente, i Segretari) che privilegi innanzitutto il loro ruolo istituzionale rispetto all'appartenenza a questo o quello schieramento politico, a questo o quel politico. Anzi, io stesso, in una circostanza per me dolorosa da ricordare, ho chiesto di essere tutelato dal Presidente del Consiglio, e penso che questa tutela vada data a tutti i singoli Consiglieri.
Mi unisco dunque all'appello del Consigliere Chiezzi, affinché non si arrivi a parlare di questioni di carattere personale - lo ritengo un errore, perché avremmo dovuto prendere l'anello da qualche altra parte di questa catena - ma si mantenga alto il livello della discussione, senza scadere - appunto - sulle questioni personali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

L'articolo in esame, come il resto della legge, ha delle caratteristiche che sono preoccupanti e sui cui dovremmo tutti riflettere.
Dobbiamo stare attenti non solo a quello che facciamo direttamente, ma anche alle conseguenze più generali di quello che facciamo in un determinato momento.
Fino ad ora abbiamo esaminato provvedimenti che non ci hanno trovato d'accordo, abbiamo sollevato perplessità che avevano caratteristiche più generali di un'attenzione di insieme alla struttura, alle Regione e alle sue casse. Stiamo rischiando di abituare chi viene eletto in Consiglio che una volta eletto, cominci a pensare come poter intervenire per adeguare le normative alla sua situazione particolare. Credo sia pericoloso. Nella prossima legislatura, magari, viene eletto un Consigliere che dopo due mesi si dimette: si fa una legge in cui, quei due mesi, valgono chissà quanto ai fini pensionistici. Se si fa una volta, si crea un precedente e quindi perché non farlo di nuovo? Se noi cominciamo a legiferare con queste caratteristiche molto attente al particolare, conosco tanta gente che non arriva nemmeno a quindici anni di contributi e perde tutto. Ci sono categorie importanti di svariate milioni di persone, di cui molte sono presenti e stanno lavorando per noi che oltre a perdere il diritto a non maturare la pensione, non hanno neanche il diritto al riscatto. Noi, almeno, abbiamo un diritto al riscatto, che è già un diritto significativo, è un diritto che dice almeno quello che ho dato, non potendo arrivare alla maturazione della pensione posso riscattare.
Pensate se tutti quelli che hanno versato meno di quanto gli serve per maturare la pensione, domani si trovasse di fronte al diritto di poter riscattare anche per il passato: il giorno dopo lo Stato italiano farebbe bancarotta finanziaria.
Perché per noi ragioniamo in termini diversi? Non credo sia giusto.
Noi siamo stati eletti con determinate regole, c'erano determinate leggi potevamo anche ignorarle, ma comunque esistevano. Perché adesso dobbiamo piegare le normative a casi particolari, a situazioni particolari? Credo sia un errore. E' un errore nel modo in cui legiferiamo, è un errore perch introduce dei precedenti. Per queste ragioni è bene cominciare ad abrogare tutto quello che è abrogabile in questo provvedimento.
Invito tutti i membri del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza ad agire successivamente (non credo gli si possa imporre di portare il provvedimento) in modo tale che il provvedimento, una volta nelle loro mani, non veda la luce. Spero di non passare la patata bollente, spero che alla fine della discussione il problema non viene posto all'Ufficio di Presidenza in modo improprio, ma solo come proposta. Nel caso sia così cominciate a riflettere sul fatto che potete trovare mille pretesti per cui arrivare a fine legislatura senza essere riusciti a trovare una proposta adeguate da portare in aula. A quel punto incontrereste la mia simpatia e non solo la mia.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti n. 1.3, 1.4 e 1.5).
Il Consiglio non approva.
1.6) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'art. 1, comma 1, eliminare le parole "anche se non continuativo".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Se dovessimo applicare questo criterio, si allontanerebbe la discussione di merito sul problema. Presidente, al comma 1 dell'art. 4 dopo le parole "per un periodo" sono aggiunte le parole "anche se non continuativo". Nel testo coordinato "per un periodo inferiore a cinque anni": ho colto bene? Un Consigliere, per una serie di ragioni qualsiasi due giorni dopo la nomina si dimette e può usufruire ugualmente dell'indennità? Si tratta di un refuso. Il refuso è che aggiungere dopo la parola "periodo" "anche se non continuativo" vuol dire che un Consigliere può aver espletato il suo incarico per due giorni e percepisce il vitalizio? L'interpretazione della legge è questa! Ho riflettuto a lungo prima di presentare questo emendamento, perché io capisco che bisogna tutelare i diritti di chiunque, però questo, veramente è un riconoscimento al merito, al merito di aver raggiunto un traguardo che io considero onorevole, col consenso degli elettori (poi abbiamo anche autorevoli esempi di elezioni non confortate dal voto degli elettori, se non indirettamente). Però, Presidente, io suggerirei ai proponenti una pausa tecnica prima di discutere di questo emendamento.
Se vuole, Presidente, interrompo un attimo.
Io proponevo una semplificazione del testo (dal punto di vista del testo coordinato), che potrebbe far cadere questo emendamento:"...il Consigliere che abbia versato il contributo di cui all'art. 2 per un periodo di almeno 30 mesi, ha facoltà di continuare".



PRESIDENTE

No, io non sono in grado di... Azzarderei un'interpretazione che ha bisogno di essere ponderata. Vale quello che dice lei, intervenendo ovviamente.



CONTU Mario

Presidente, è per questo motivo che a volte, nei provvedimenti che rischiano di essere ad personam, esiste questo pericolo, di un'estensione non controllata.
Voleva essere il tentativo di un'interpretazione un po' più autentica della volontà dei proponenti.



PRESIDENTE

Collega Contu, l'emendamento dice semplicemente "...anche se non continuativo", quindi da questo punto di vista non crea l'alterazione del periodo. Lo riconosce se è fatto in due periodi diversi. Questo sì.



CONTU Mario

Lo considero illustrato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Non entro nel merito della questione, anche se il quesito che ha posto il collega Contu, e il fatto che si ponga quantomeno un problema interpretativo e non sia così pacifica la questione, depone a favore di un'esigenza che ho posto, a prescindere, adesso, dall'emendamento Contu.
L'esigenze che pongo è quella di eliminare tutti quei commi, anche se sarebbe stato meglio se avessimo abrogato l'art. 1.
Sarebbe meglio se noi, punto per punto, eliminassimo i vari commi che compongono l'art. 1, ciascuno dei quali affronta norme specifiche della legge n. 24, perché questa materia andrebbe davvero affrontata con un certo criterio all'interno di un disegno di legge di riforma della legge n. 24.
Questo mi sembra fuori discussione, colleghi.
Noi dovremmo circoscrivere il più possibile questo provvedimento ad alcune cose, stralciando le altre. Perché quando noi mettiamo Consigliere Manolino ad una materia così delicata come questa della riforma della legge n. 24, dobbiamo farlo non sulla base di spinte legittime - badate - ma cercando di non perdere mai di vista il quadro d'insieme, la sintesi, ci che noi vogliamo stabilire per quanto riguarda i diritti del Consigliere in carica. Questa è la mia preoccupazione, questa legge, che è nata sulla base di spinte anche legittime, come ripeto, proprio perché è mancato il ragionamento d'insieme, il raccordo complessivo. Rischia di aprire contraddizioni e problemi, di mettere una toppa ad una questione sacrosanta, ma di aprire un'altra sul versante opposto.
Io condivido il ragionamento che ha fatto il collega Chiezzi, quando ha detto: "Intanto evitiamo che diventi una polemica astiosa, sbagliata".
Abbiamo opinioni diverse, ma evitiamo che la discussione degeneri colleghi. Non penso che sia giusto trascinare e spostare su questo piano la discussione. Io mantengo delle riserve su un'impostazione, ma vorrei evitare che ci rinfacciassimo le questioni.
Badate che questa vicenda non avrà vincitori né vinti. Non voglio dare lezioni a nessuno, perché non sono titolato a farlo, ma una cosa la so per certa: questa vicenda, quale che sia il modo con cui si concluderà, non avrà vincitori né vinti. È chiaro questo? Io non mi sento vincitore se vi impedisco di approvare il provvedimento, né mi sento del tutto fuori da questa discussione. Sarebbe corretto fare uno sforzo per riportare entro certi binari la discussione di questi giorni. Penso che questo sforzo sia opportuno. Penso anche che tutti dovremmo rinunciare ad un pezzo delle nostre posizioni per tentare di fare un ragionamento che sia meno scriteriato e più dentro una logica di buonsenso, quella che ispira un provvedimento di legge che affronta questioni che sono delicate e spinose. Questa è la mia opinione.
Cosa significa in concreto? Significa che anche l'intervento che ha svolto poc'anzi il collega Contu rafforza in un'idea, che è quella, a mio giudizio, di fare un bilancio di questi due giorni di discussione. Il bilancio che faccio non è un bilancio esaltante, colleghi, anzi per me è un bilancio non positivo.
Dovremmo intenderci su questioni che possono essere stralciate da questo provvedimento, che non devono stare lì e che più utilmente andrebbero inserite all'interno di un disegno di legge di riforma della legge n.24, perché non ci interessa in questo momento appesantire questo provvedimento con tante norme, ciascuna delle quali risponde ad un problema specifico, anche se reale. Non ci conviene, colleghi. Credetemi che non ci conviene.
Sarebbe giusto stralciare alcune parti, farle diventare norme all'interno di un disegno di legge che avrà un suo iter, e circoscrivere questa è la mia opinione, pur essendo contrario all'aumento - alla delega dell'Ufficio di Presidente una o due questioni, eliminando tutto il resto.
Non sarebbe un provvedimento condiviso, perché noi saremmo contrari all'aumento delle indennità, ma sarebbe un provvedimento più chiaro circoscritto ad un problema, e non invece un provvedimento nel quale abbiamo tentato di mettere dentro un po' di tutto, accontentando l'uno e l'altro, sulla base - badate che non voglio dare giudizi - anche di ragionamenti che hanno una loro logica, ma che vanno ricondotti dentro un certo disegno complessivo.
In questo caso, credo che noi resteremmo contrari al provvedimento, ma avremmo la possibilità di aprire una discussione di merito su alcuni punti in un disegno di legge e potremmo circoscrivere l'oggetto del contendere ad una o due questioni, che sono quelle che potremmo delegare all'Ufficio o di Presidenza, sulla base di criteri un po' più rigidi, un po' più seri.
Ho cercato - e mi scuso, Presidente - di portare un contributo alla discussione, perché ritengo che questo sia anche il nostro compito. Grazie.



PRESIDENTE

Speriamo che serva! Grazie.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Innanzitutto, una riflessione nei confronti dei colleghi di maggioranza.
Non so voi, ma io ritengo che questa legge sia stata abbastanza discussa in I Commissione (non mi pare che sia stata esaminata da altre Commissioni).
E' una legge che presenta molti aspetti discutibili; al di là del giudizio generale che abbiamo più volte espresso in questa sede, in questi giorni, sull'inopportunità e non necessità di operare in questa direzione una volta che si affronta l'argomento, così come siamo entrati nella fase di elaborazione della legge, suggerisco a tutti i Consiglieri di maggioranza di leggerla con attenzione.
Non è una legge proveniente dalla Giunta e, come dicevo prima a mo' di battuta, non è neanche presente nel vostro programma elettorale.
E' una questione che deve permettere a tutti di riflettere e vedere quanto stiamo facendo e non "prendere o lasciare" a scatola chiusa! Come dicevo, ci sono vari aspetti. Faccio un esempio: credo che nessuno di noi sarebbe favorevole se, una volta data la delega all'Ufficio di Presidenza, si arrivasse a dire: "Vogliamo il 110%". Penso che nessuno abbia in mente una cosa di questo genere.
Il provvedimento va discusso e valutato. Dobbiamo estendere il diritto alla pensione anche a chi non ha svolto i 30 mesi continuativi? Teniamo conto che chi ha operato nei primi 30 mesi e può arrivare a cinque anni nel corso della prima legislatura, non perde tutto il periodo anzi lo assomma.
Non si trova, cioè, di fronte alla possibilità di perdere il periodo che ha maturato, perché può sommare tale periodo.
Questo lo può fare solo per una legislatura, quella in cui ha superato i 30 mesi. Nella seconda legislatura in cui non ha superato i 30 mesi, se ad esempio ne ha fatti 28, avrà cinque anni più 28 mesi.
Perché, allora, estendere questo oggi? In questo modo, qualcuno domani potrebbe dimettersi, garantendosi la possibilità di rientrare in una legislatura successiva, fare due, tre o quattro mesi e avere il diritto al riscatto fino ai cinque anni.
Ritengo che questa sia una materia dove un po' di prudenza non guasta.
Direi di pensarci bene, di riflettere, tenendo conto che non si nega nulla, perché chi ha svolto il proprio mandato in un certo periodo comunque quel periodo gli viene conteggiato e non tolto.
Questo, rispetto ad altre categorie di lavoratori, è un diritto non secondario.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1.6) Il Consiglio non approva.
1.7) Emendamento presentato dal Consigliere Ronzani, Marcenaro, Riggio Suino, Placido, Muliebre e Manica: "Il comma 2 dell'art. 1 è abrogato".
1.8) Emendamento presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Moriconi e Papandrea: "Abrogare l'art. 1, comma 2".
1.9) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Marcenaro, Riggio Suino, Placido, Muliebre e Manica: al comma 2 le parole "180 giorni" sono sostituite dalle parole "365 giorni e" sono abrogate.
La parola alla Consigliera Suino, per l'illustrazione.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Il collega Mercurio diceva di essere stato, con una battuta spiritosa, come sa essere lui, il firmatario di poche proposte di legge, e io mi onoro di aver avuto la sua firma su una delle mie proposte di legge, sapendo che sarà una di quelle decine che non vedranno mai la luce.
Il collega Mercurio diceva di essere il primo firmatario di questa proposta di legge; le sue parole mi hanno indotta a guardare la copertina e a notare come fosse una proposta di legge presentata il 25 novembre e licenziata il 29 novembre, ovviamente dello stesso anno, quando siamo abituati a veder passare almeno un anno.
Questo è già un fatto di per sé curioso.
Torniamo all'emendamento specifico, relativo al comma 2 dell'art. 1: siamo convinti che questa proposta di legge sia giudicabile in modo negativo, ma che, in particolare, introduca, all'art. 1, degli elementi pericolosi, che riteniamo abbiano avuto una valutazione superficiale o parziale. Si addentrano molto nella particolarità, quindi fanno indurre che vi possa essere addirittura una personalizzazione di alcuni di questi aspetti, creando anche il dubbio legittimo che siano stati tutelati tutti gli interessi.
Giro, cioè, al contrario il ragionamento.
Ci eravamo inoltre posti una domanda, in quanto è una legge che è stata varata da questo stesso Consiglio non più tardi di un anno e mezzo fa, e che viene modificata nelle sue parti più salienti, in modo pesante in una serie di articoli e, in questo caso, è la modifica all'art. 4, comma 3 quello relativo ai 180 giorni che diventano 165 giorni. È uno degli articoli più significativi di una legge che è stata da questo stesso Consiglio e da queste stesse persone varata a distanza di pochissimo tempo.
Cosa è sorto subito dopo? Ecco il motivo della nostra domanda e anche il nostro imbarazzo sulla personalizzazione. Dopodiché questa personalizzazione tiene conto e tutela gli interessi di tutti quanti? Ripeto, il dubbio può anche emergere in questo caso. Non solo non ci piacciono gli attacchi personali, e va benissimo che si proceda su un piano molto più distensivo, perché, comunque, ha ragione il collega Ronzani a dire che nessuno vincerà alla fine di questa vicenda. Ci sono ancora le condizioni perché i colleghi di maggioranza ritirino questo art. 1 e si passi agli altri aspetti. Ci sono ancora emendamenti a sufficienza per poter mettere mano a questo che, dal nostro punto di vista, è l'aspetto più pericoloso dell'intera modifica. In ogni caso, rileggendo, come abbiamo fatto più volte, l'art. 1 diventa quasi odioso, perché ci si ritrova in una situazione nella quale viene spontaneo individuare per ogni riga a quale Consigliere o membro dell'Ufficio di Presidenza corrisponde questo comma quell'altro, e così via, ed è una esasperazione che non fa del bene alla coralità di questo Consiglio.
Sulla questione relativa alla modifica dei giorni è ben facile capire la motivazione, ovvero sono forme di recupero e di riscatto. Consigliamo ai colleghi a ripensare ancora all'abrogazione di questo comma e, in generale dell'art. 1 per passare decisamente agli altri tre articoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Anch'io ho sottoscritto questo emendamento, perché, leggendo il testo della legge regionale n. 24 e le proposte che sono state fatte, ho il timore, spero che il collega Mercurio e gli altri firmatari potranno dimostrare che non è così, che ci troviamo di fronte ad un atto mirato, da manuale. Non credo che una legge possa compiere delle scelte mirate e individuali, perché è contraria al principio con cui una norma amministrativa viene costruita. Devo dire che già il comma uno dell'art. 1 che è stato presentato, toglierà una soglia di garanzia che era stata stabilita, perché il comma uno dell'art. 4 della legge precedente diceva: "Il Consigliere che abbia versato il contributo, di cui all'art. 2, per un periodo inferiore..., purché il Consigliere abbia versato il contributo per almeno trenta mesi". Era questa la condizione. Si propone di abrogare quella soglia. Questo vuol dire che quella soglia, che rappresentava la norma di garanzia, viene eliminata, perché non era ritenuta adeguata rispetto al principio generale che abbiamo stabilito pressappoco a metà Legislatura. Per quale motivo viene eliminata? In un provvedimento, in qualche modo, bisogna capire i problemi che si vogliono risolvere. La domanda, quindi, è di questo tipo: quale problema si intende risolvere con la modifica al comma uno dell'art. 4? Lo stesso e identico ragionamento si può fare sul comma due della proposta che modifica il comma tre dell'art.
4, dove era stato indicato che il Consigliere che intende avvalersi di questa possibilità per quanto riguarda i contributi volontari deve fare la domanda entro 180 giorni dalla data della mancata rielezione. Per quale motivo viene ridotto a 165 il numero dei giorni? Questo non è un problema di adeguamento dell'indennità, è un altro ragionamento. Per quale motivo si elimina una soglia che era stata stabilità e suppongo, adesso non ricordo più il dibattito di allora, corrispondeva ad una logica di un tempo riavvicinato alla rielezione? Anche questa modifica richiede una spiegazione che non ho letto nella relazione e nessuno ha illustrato.
La proposta di eliminazione di questo comma deriva da una preoccupazione ed è una proposta, che è diversa rispetto alla deroga e alle questioni che abbiamo discusso, finalizzata a rimuovere alcune regole di tipo generale che erano state costruite sulla legge per costruirla probabilmente, spero di sbagliarmi, sulla base di un'esigenza che noi non conosciamo. Questo è il dato di fatto.
La domanda che faccio al primo firmatario e agli altri Consiglieri è questa: quali sono i problemi che si vogliono risolvere con questa norma? evidente che chiunque di voi, indipendentemente dalle posizioni che si hanno sulla proposta, non può accettare una proposta che sia un atto mirato, perché sarebbe estremamente pericoloso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Avrei voluto favorire anche la possibilità di bypassare alcuni emendamenti che sembrano ostruzionistici. Devo dire che vengono inseriti due elementi: il primo è quello relativo ai giorni che devono intercorrere e, l'altro, dopo il punto, riguarda il versamento che avviene anche in forma rateale senza interessi, entro un periodo massimo di trentasei mesi dall'accoglimento della domanda da parte dell'Ufficio di Presidenza. Le parole "senza interessi" sono sostituite con le parole "integrati dagli interessi legali". Cosa vuol dire in questo caso? È un onere che viene aggiunto o uno sgravio? Pongo solo questa questione, cioè è un onere perché stiamo parlando di versamenti: "Il Consigliere che intende avvalersi della facoltà di cui ai commi uno e due deve presentare domanda scritta al Presidente del Consiglio. Il versamento avviene in forma rateale senza interessi". A questo punto si propone di sostituire: "integrati dagli interessi legali entro un periodo massimo di trentasei mesi dall'accoglimento della domanda da parte dell'Ufficio di Presidenza.
L'ammontare del versamento è determinato con riferimento all'indennità di carica vigente alla data di cessazione del mandato". Ho capito bene che questo è un versamento dell'Ufficio di Presidenza, cioè autorizzato a favore del Consigliere, che prima veniva dato senza interessi? Qualche responsabilità ci sarà, siamo in presenza della sanatoria. Qui invece verrebbe integrato dagli intessi legali nel periodo intercorrente dalla maturazione del diritto. Non ho capito bene. Credo che sia doveroso interloquire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Questo è un esempio di una modifica che è avvenuta in Commissione ed è quindi integrata dal testo. Se non ricordo male era partita da evidenziazioni che erano state fatte in Commissione ed è assorbente di un emendamento che avevano proposto i colleghi Radicali, perché il testo originario prevedeva la possibilità di riscuotere o, meglio, che in seguito all'avvenuta riscossione - e ricordo che la legge stessa prevede che l'ultima opportunità è la settima legislatura, quindi, la legislatura in corso - in qualsiasi momento, a domanda del Consigliere, potesse riversare la parte dei contributi relativi.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Io ho già richiamato due volte.



CATTANEO Valerio

La ringrazio, lei non può fare l'impossibile, né lei né il Presidente Cota né il Vicepresidente Toselli. Anzi, la ringrazio per la cortesia.
Ritornando al tema, stavo dicendo che il testo originario presentato in Commissione prevedeva la possibilità di potere presentare una domanda in qualsiasi momento, riversare i contributi che erano stati riscossi a suo tempo, con l'aggiunta degli interessi legali, cioè dal momento della riscossione al momento del versamento stesso dei contributi. Quindi prevedeva che si potesse riguadagnare il diritto al vitalizio.
Dopo lunghe discussioni in Commissione, a seguito anche degli emendamenti presentati, in particolare quello dei colleghi radicali accettammo di introdurre la modifica al comma dell'art. 1, con la quale è prevista questa opportunità in un lasso di tempo limitato a un anno, cioè 365 giorni. Può sembrare vantaggioso, cioè raddoppiato rispetto ai 180 giorni originari.
Tra l'altro ci sono due elementi, uno di valutazione e uno di equità.
Quello di valutazione è che l'alternativa al testo originario era per sempre; quello di equità è che comunque, a differenza anche...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate, non si può proprio seguire. Una volta mettevano il cartello "Chi non ha niente da fare, lo faccia da un'altra parte". Chi vuole fare altro, lo faccia da un'altra parte! Mettiamola così!



CATTANEO Valerio

Stavo parlando dell'elemento di equità introdotto, ovvero che dopo 78 giorni o al 364esimo giorno l'ex Consigliere è comunque sottoposto al dovere di pagare gli interessi legali.
Quindi, c'è una norma transitoria, o meglio, l'effetto di una transazione, cioè 365 giorni al posto di 180, ma l'alternativa era per sempre. Sono stati introdotti, per un principio di equità, gli interessi che prima non c'erano.
Volevo dedicare la seconda parte dell'intervento per fare una valutazione. Ora siamo ancora alla fine di una seconda giornata e io ho fatto un intervento prima; poi c'è stata la sospensione per i Capigruppo poi siamo intervenuti nuovamente. Ci sono stati degli interventi con il richiamo al merito, e credo anche con una sostanziale apertura dimostrata dal prosieguo dei lavori d'aula di questa ora e mezza.
Credo che, a fronte di una convocazione del Consiglio regionale per la giornata di domani, che potenzialmente può durare fino alle ore 8.00 di sabato 21 dicembre, possa essere valutata - lo dico in aula, apertis verbis, per non essere tacciato di volere fare "inciuci" o chissà che cosa la possibilità di convocare una riunione domani mattina, all'inizio del Consiglio regionale, anche informale, per verificare se ci sono dei punti di merito - a prescindere da tutto quanto è depositato - su cui ci si possa confrontare, come quelli che abbiamo già individuato (fiscalità, vitalizio e tutto quello che abbiamo già ben evidenziato tutti) e capire se su quel merito c'è la possibilità di trovare un punto d'incontro, così come avevamo fatto in Commissione.
Ripeto: lo dico apertis verbis, come proposta senza alcuna dietrologia semplicemente per cercare di dare una maggiore utilità nel rispetto del lavoro, dell'iniziativa legislativa ed emendativa di ognuno di noi, cioè di ogni Consigliere regionale, e dare quindi una maggiore operatività salvaguardato tutto quanto presentato, alla giornata di domani, che sarà lunga e che potrebbe anche essere, successivamente a quell'incontro - se sarà produttivo e darà un esito - più proficua per tutti.



PRESIDENTE

Finito l'esame di questo gruppo di emendamenti, sospenderemo la seduta.
Il Consigliere Papandrea rinuncia all'intervento, quindi ha la parola il Consigliere Palma. Prego.



PALMA Carmelo

Il Consigliere Cattaneo mi ha anticipato. Questo è uno dei pochi punti su cui durante il dibattito in Commissione si è riusciti a porre un qualche rimedio, rispetto ad una disciplina, prevista dal provvedimento originario che non prevedeva nessun termine alla restituzione dei periodi di contribuzione non versati.
Visto che siamo alla fine della giornata, anche come mozione d'ordine rispetto ai lavori della seduta di domani, inviterei la Presidenza in particolare, insieme agli uffici, non semplicemente ad ordinare, secondo quanto prevede il nostro regolamento, i singoli emendamenti, ma anche a considerare l'effetto che il voto sui singoli emendamenti comporta su emendamenti presentati, ma in alcuni casi non più provvisti di una base giuridica, in virtù del voto sugli emendamenti precedenti. E' un problema che, ad esempio, si porrà rispetto al comma 3, proprio per la mancata abrogazione del comma 1: chiederei solo di fare un po' di ordine in questo senso, per consentire una discussione più serena nella giornata di domani.



PRESIDENTE

Il Consigliere Ronzani rinuncia all'intervento.
Indìco la votazione palese, con procedimento elettronico, gli emendamenti nn. 1.7, 1.8 e 1.9) Il Consiglio non approva.
Prima di chiudere la seduta, ricordo che i lavori consiliari di domani proseguiranno in seduta notturna con inizio fissato alle ore 00. 01.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.00)



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