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Dettaglio seduta n.280 del 10/12/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 14.59)



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:



PRESIDENTE

Congedi



PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Caracciolo, Di Benedetto, Ferrero Leo, Moriconi, Rossi Oreste e Toselli.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale e conseguente dibattito relativamente alla "Situazione FIAT"; esame ordine del giorno n. 677 presentato dai Consiglieri Papandrea, Contu e Chiezzi; ordini del giorno collegati nn. 210, 330, 632, 638 e 640; interrogazioni collegate nn. 1822, 1829 e 1878 (assorbiti)


PRESIDENTE

Oggi si era convenuto di iniziare la seduta con "Comunicazioni e conseguente dibattito sul caso FIAT".
Prima di dare la parola al Presidente Ghigo o all'Assessore Pichetto, a seconda di chi chiederà di intervenire per primo, preciso che si considereranno assorbite tutte le interrogazioni e gli ordini del giorno presentati in materia, e precisamente: ordine del giorno n. 210 presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea: "Interruzione del rapporto di lavoro per 147 lavoratrici e lavoratori FIAT" ordine del giorno n. 300 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "Accordo FIAT e OO.SS. sugli esuberi a Mirafiori e Rivalta" ordine del giorno n. 632 presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea: "Crisi alla FIAT Auto" ordine del giorno n. 638 presentato dai Botta M., D'Onofrio, Galasso Godio e Valvo: "Reinserimento dei lavoratori travolti dalla crisi FIAT" ordine del giorno n. 640 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "Crisi FIAT" interrogazione n. 1822 presentata dal Consigliere Tapparo: "Crisi FIAT Auto e espulsione strisciante di centinaia di dirigenti" interrogazione n. 1829 presentata dal Consigliere Giordano: "Crisi FIAT" interrogazione n. 1878 presentata dal Consigliere Botta Marco: "Crisi FIAT: ricadute sul polo industriale di Quattordio-Felizzano".
Chiarisco inoltre che per la seduta odierna è già stato presentato un ordine del giorno a firma del Consigliere Cattaneo ed altri, rubricato col n. 1; se qualcun altro intende presentare dei documenti, come sempre li pu presentare all'aula (come già detto, gli altri ordini del giorno sono stati considerati superati, visto che non sono stati richiamati per la seduta di oggi).
Dichiaro aperta la discussione sul punto.
Chiede di intervenire il Presidente Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, devo dire che quando ieri nella Conferenza dei Capigruppo, si è deciso di calendarizzare il dibattito sulla FIAT nella seduta pomeridiana del Consiglio di oggi, ancora non erano di dominio pubblico le notizie che oggi sono invece apparse sui giornali sia pure in modo ufficioso, cioè senza prese di posizione specifiche da parte delle aziende.
Devo necessariamente partire da questo aspetto, perché un minimo di analisi di quello che è successo tra ieri sera e questi ultimi momenti credo sia utile farla e credo che il dibattito sulla FIAT non possa sottrarsi da alcune considerazioni.
Premetto che io, come Presidente della Regione, non ho avuto nessuna comunicazione di nessun tipo e di nessun genere da parte dell'azienda sui fatti che sono in corso. Questo naturalmente è giustificabile dal fatto che, in realtà, nessuna decisione è stata assunta. Il Consiglio di amministrazione è in corso e non mi risulta essere terminato; di conseguenza, obiettivamente, nessuna notizia ufficiale doveva essere correttamente ed istituzionalmente comunicata al Presidente della Regione.
Sta di fatto che le voci di questo cambio al vertice hanno incominciato a essere di dominio pubblico ieri sera. Intorno alle 20.30 si è avuta questa notizia ed io personalmente ho ricevuto le prime indiscrezioni dal signor Sindaco, il quale mi ha comunicato che circolava una voce abbastanza insistente che dava per uscenti il Presidente Fresco e l'Amministratore delegato Galateri.
Naturalmente ho poi tentato di fare alcune verifiche: risposte ufficiali in questo senso non ne ho avute da nessun esponente dell'azienda.
Aspetto naturalmente la conclusione del Consiglio di Amministrazione per avere qualche notizia che possa essere ufficialmente commentata; al momento posso solo dire - poi concludo e passo agli aspetti di caratteri generale che tutto poteva succedere, tranne quello che sta succedendo, perch l'azienda e la situazione della FIAT, può e dovrà probabilmente passare momenti di sofferenza, ma credo che questo balletto di dichiarazioni e di smentite su cambi così consistenti al vertice, non siano sicuramente l'elemento più positivo e più rispettoso nei confronti di tutti quei lavoratori che in questi giorni hanno ricevuto la lettera di messa in mobilità.
Mi stava dicendo in questo momento l'Assessore Pichetto che, venendo in Consiglio, ha ricevuto notizie che il Presidente Fresco pare aver fatto (ed anche in questo caso siamo nell'ambito di notizie ufficiose) un comunicato con il quale chiede l'appoggio delle banche per mantenere la presidenza.
Voi capite che, se così fosse, questo sarebbe un ulteriore elemento di particolare...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Precisamente dopo l'incontro con Fazio.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Dopo l'incontro col Governatore della Banca d'Italia; va bene.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

E' sulle agenzie.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Perciò è ufficiale, non ufficioso. La ringrazio, Consigliere Marcenaro.
Tutto questo chiaramente getta un elemento di grossa criticità. Certo che le interpretazioni, nel caso in cui queste notizie venissero confermate, - ma a questo punto posso dire di immaginare che l'avvicendamento del Presidente e dell'Amministratore Delegato sia comunque una cosa che la proprietà evidentemente vuole - fanno sì che vi sia un atteggiamento di criticità e di perplessità rispetto all'attuazione ed alla veridicità del piano industriale di rilancio che l'azienda ha presentato naturalmente senza dimenticare il rapporto di tensione, dal punto di vista sociale, e di rottura della trattativa tra Governo, proprietà e sindacati anzi, sarebbe meglio dire proprietà e sindacati, perché l'accordo con la proprietà il Governo l'aveva raggiunto.
Tutto questo, secondo me, non depone sicuramente a favore della ricerca di soluzioni. Comunque, ritengo che questa ricerca non debba essere abbandonata, così come non deve essere perduta la volontà di perseguire con assoluta determinazione lo studio di una soluzione che veda al tavolo nuovamente il Governo, la proprietà ed i sindacati; questo è un elemento che bisogna continuamente perseguire e volere con tutte le forze.
Prima di arrivare agli aspetti sui quali successivamente nel dettaglio interverrà l'Assessore Pichetto, volevo ancora fare due considerazioni.
Naturalmente non ho elementi per potere dare un'interpretazione, se non chiaramente di tipo soggettivo - e credo che, tutto sommato, questo possa essere oggetto di discussioni, ma nella mia veste di Presidente della Regione non credo sia giusto, in questa particolare fase, dare interpretazioni soggettive a quello che è successo - perché ho chiaramente parlato con esponenti del Governo che non mi hanno dato lumi, anzi mi hanno spiegato di non essere a conoscenza della volontà dell'azienda di cambiare i vertici. Nello stesso tempo, non ho da parte della proprietà nessun elemento che mi permetta di esprimere giudizi e fare valutazioni.
Non sto a fare l'elenco delle voci che dietro questi ultimi avvenimenti si sono succedute, le quali possono, al limite, essere oggetto del dibattito e lo saranno sicuramente, ma non voglio dare una mia interpretazione, che sarebbe comunque soggettiva; ritengo invece che nel mio ruolo ciò non debba avvenire.
Aspetto evidentemente dal dibattito di sentire la vostra opinione perché si fanno tante congetture ed io, onestamente, fra il ventaglio delle congetture che si fanno su questa operazione, non so - ma lo dico sinceramente - su quale la mia particolare attenzione vada a concentrarsi.
Si parla dello scorporo Alfa Romeo - Ferrari - Volkswagen, del fatto che dietro questa operazione ci sia il Presidente del Consiglio; si dice di tutto, ma obiettivamente non ho elementi.
Aspetto altresì la conclusione del Consiglio di Amministrazione per sapere quali siano gli elementi e soprattutto le decisioni, in quanto non è neanche detto, dalle considerazioni che emergono fino a questo punto, che oggi vengano assunte decisioni.
Al di la di questo, ci troviamo di fronte ad un fatto completamente nuovo, rispetto a tutto quello che è successo fino a ieri, e credo che obiettivamente, il dibattito non possa che dipanarsi su queste problematiche nuove (nel vero senso della parola).
Per quanto riguarda le considerazioni legate alla rottura della trattativa che si è verificata giovedì, come Regione continuiamo a perseguire, dal punto di vista politico, l'obiettivo che la trattativa si possa riaprire e si possa concludere. Personalmente, ritengo che il Governo abbia messo a disposizione strumenti, forse non completamente sufficienti, ma capaci di dare un segnale positivo nel tentativo di accompagnare e lenire la portata della crisi, dal punto di vista occupazionale. Non dobbiamo sottovalutare il fatto che per la prima volta nella storia delle situazioni critiche della FIAT, assistiamo ad una criticità diffusa sul territorio nazionale. Questo, dal punto di vista geo politico, comporta elementi di maggiore criticità.
Nello stesso tempo abbiamo riproposto, con il Patto per il Piemonte l'allargamento delle misure di accompagnamento per la mobilità anche all'indotto FIAT. Il Patto per il Piemonte, come tutti sapete, è quel documento che le Istituzioni, con le parti sociali, hanno unitariamente sottoscritto, nel tentativo (e questo credo sia elemento di grande positività in Piemonte) di proporre una piattaforma di soluzione delle problematiche, non solo della FIAT, ma di tutto il l'indotto, poiché il problema, oltre ad essersi aggravato per l'azienda produttrice di automobili, è grave per tutto l'indotto.
Altro elemento sul quale continuiamo a lavorare con determinazione è la definizione del fondo rotativo per le imprese dell'indotto. Uno degli elementi che sta creando maggiori difficoltà alle imprese dell'indotto è proprio il rientro delle esposizioni bancarie che le banche in questo momento esercitano nei confronti delle piccole-medie imprese. Questo dovrebbe essere un elemento che, dalle notizie in questo momento in mio possesso, verrà inserito nel maxi emendamento che il Governo presenterà mercoledì per terminare il dibattito sulla Finanziaria al Senato o perlomeno, per aprire il dibattito sulla Finanziaria al Senato (cioè chiuderlo con la maggioranza ed aprirlo con l'opposizione), in modo che anche questo aspetto sia commisurato nell'ambito delle iniziative che il Governo dovrà assumere.
Un altro aspetto è legato all'investimento sulla ricerca che intendiamo attuare (considerazione che ho già illustrato in Commissione ai presenti).
In collaborazione con il Politecnico di Torino, con quello di Milano e con la Regione Lombardia, vorremmo creare un fondo unico per la ricerca su nuove tecnologie, legate all'individuazione di fonti alternative di energia. Riteniamo, in prospettiva, non so se tra 15 o 20 anni, necessaria la realizzazione di nuove fonti di energia, in quanto, causa l'esaurimento di giacimenti di petrolio, si entrerebbe in crisi energetica. C'è un passaggio dal petrolio al metano e dal metano all'idrogeno.
E' nostra intenzione impostare la ricerca con le Università di Torino e di Milano, perché riteniamo utile fare massa critica su un'area importante come il nord-ovest del nostro Paese, nel tentativo di avviarci verso una nuova proposizione tecnologica dal punto di vista dell'energia.
Innanzitutto, ricercando elementi di rinnovata competitività, da parte di un territorio come il nostro, che ha quel know out necessario per esercitare, in maniera articolata, la ricerca verso nuove fonti di energia.
Questi gli elementi che abbiamo intenzione di trattare.
Credo che l'Assessore Pichetto vi abbia spiegato, durante la discussione del bilancio in sede di Commissione, quali siano gli elementi legati all'IRPEF. Sono tutti elementi visti nell'ottica di accompagnare per quanto concerne le capacità e le competenze della Regione, questa criticità, che potrei quasi definire generazionale.
Qualcuno fa riferimento alle dichiarazioni espresse dal Presidente del Consiglio sul management FIAT, ma altri mi hanno fatto notare che le stesse considerazioni due giorni fa sono state espresse, certo non da persona che svolge un ruolo istituzionale come il Presidente del Consiglio, ma da persona con grande credito e conoscenza nel mondo della FIAT, il dottor Montezemolo, Presidente della Ferrari. Quanto è stato detto dal Presidente del Consiglio in quella sede, è stato ripreso da una persona che il mondo della FIAT lo conosce molto bene! Concludo queste brevi considerazioni augurandomi che, da questo dibattito, possano emergere considerazioni che diano chiavi interpretative di quanto sta avvenendo. Fino a ieri c'era una situazione critica, le parti erano chiare; ma tra ieri sera e stamattina la questione si è molto ingarbugliata e capire l'evoluzione, o le motivazioni di cosa sta succedendo, diventa estremamente più difficile.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Presidente Ghigo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Tutto è utile, pero mi pare che ci sia un elemento di novità che, pur nella incertezza di ciascuno (perché siamo di fronte ad un quadro che presenta fortissimo elementi di confusione e di ambiguità), richieda una posizione. Voglio incominciare l'intervento dicendo ciò che mi pare più chiara, una delle poche cose che in questa situazione mi pare chiara e che sia indispensabile, da parte nostra, affermare: in questa situazione...



PRESIDENTE

Chiedo scusa se la interrompo: c'è un unico dibattito.



MARCENARO Pietro

Sì.



PRESIDENTE

Sì, volevo solo precisarlo. L'Assessore ha detto di parlare dopo, non c'è problema. Continui pure, Consigliere.



PRESIDENTE

ANGELERI Antonello (fuori microfono)



PRESIDENTE

Noi chiediamo che parli prima perché vorremmo capire prima qual è la posizione della Giunta regionale. Personalmente, intervengo dopo l'Assessore.



MARCENARO Pietro

No, altrimenti possiamo anche fare la discussione sulle cose...



PRESIDENTE

Colleghi, in scaletta avevo previsto gli interventi del Presidente Ghigo e dell'Assessore Pichetto, poi...



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Siccome lei ha deciso di darmi la parola...



PRESIDENTE

Sì, perché l'Assessore Pichetto ha rinunciato, ha scelto di parlare dopo.
Comunque sarebbe normale che parli prima l'Assessore.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria e al lavoro

Copia della relazione verrà distribuita.
Naturalmente, una parte delle considerazioni che svolgerò oggi richiamano le comunicazioni che erano state svolte in quest'Aula già precedentemente.
Il 25 ottobre scorso, è stato detto anche dal Presidente, tutti gli Enti locali e le parti sociali nella nostra realtà hanno siglato il Progetto Piemonte, promosso dalla Regione, per rispondere alla crisi del settore auto sia con iniziative di sviluppo industriale, sia con proposte per fronteggiare le conseguenze sociali ed occupazionali. In particolare il progetto metteva a fuoco: interventi di politica industriale nell'immediato con la costituzione di un Fondo di Garanzia; nel breve e medio termine, con lo sviluppo della ricerca, innovazione internalizzazione e nel più lungo termine con un percorso di crescita guidata, incentrato su alcuni progetti strategici volti a rafforzare e diversificare il tessuto industriale del Piemonte (Ricerca sull'auto e minimo impatto ambientale; Polo di ricerca energetica; Sviluppo ICT Torino Wireless; Centri relativi a Galileo).
Alcuni di questi grandi centri sono parte integrante del sistema FIAT.
Penso al Centro Ricerche FIAT (CRF), quindi, una valutazione su quella che è la struttura stellare o meno che la FIAT ha o quello che potrebbe essere l'assetto di FIAT in futuro, naturalmente, va a investire direttamente quelle che sono le valutazioni degli interventi, anche pubblici, che possono e devono avvenire e che decideremo di fare intervenire nel settore della ricerca, comunque ricerca pura e ricerca applicata in questo caso.
Per le politiche attive del lavoro si sono ritenute necessarie: attività di carattere istituzionale, per contenere gli effetti negativi potenziando strumenti di difesa dell'occupazione e a sostegno dei lavoratori in esubero, quindi l'estensione della Cassa Integrazione Ordinaria; l'incentivazione di alcune modalità contrattuali; la tutela dei lavoratori dismessi dalle imprese; la revisione della legge sui cantieri di lavoro, che è contenuta in un articolo della legge finanziaria depositata in quest'Aula, comunque all'esame in questi giorni dalle Commissioni di merito. Inoltre, interventi di ricollocazione, per occupati altamente a rischio di disoccupazione, in funzione "preventiva", e per disoccupati, in funzione "curativa", per cui si attende anche uno stanziamento da parte dello Stato di circa 20 milioni di euro, da integrare con il POR (Programma Operativo Regionale 2000-2006) con riferimento ad una popolazione ipoteticamente valutata in cinque mila soggetti. Ricordo ai colleghi che cinque mila era il numero già contenuto nella relazione di un mese e mezzo fa quando non si aveva ancora la comunicazione ufficiale degli esuberi. A questa somma vanno aggiunti cinque milioni di euro, come previsione di spesa indicativa per un intervento straordinario a sostegno dei lavoratori dismessi dalle imprese con meno di 15 dipendenti.
Lunedì 18 novembre il Progetto Piemonte è stato presentato ai Parlamentari eletti in Piemonte, e nei giorni immediatamente successivi sono stati trasmessi ai Senatori eletti in Piemonte gli emendamenti da presentare per la legge Finanziaria, estrapolati dalle proposte del Progetto Piemonte, in modo da assicurare una copertura normativa e finanziaria a tali iniziative.
Giovedì 5 dicembre, il Governo ha convocato a Palazzo Chigi l'azienda e le organizzazioni sindacali in vista della definizione della vertenza FIAT.
In quella sede il Governo ha presentato un piano di interventi che, dalle notizie in nostro possesso, oltre al riconoscimento dello stato di crisi aziendale, si articola su questi capisaldi: Con un provvedimento legislativo verrà concessa la mobilità lunga.
Ricordo che quando parliamo di mobilità lunga si arriva fino a sette anni.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria e al lavoro

CONTU Mario (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria e al lavoro

Per quanti?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria e al lavoro

Dopo arrivo ai numeri. Sono comunque 2.400-2.600 complessivamente a livello nazionale.
Per gli addetti in mobilità ordinaria si manterrà l'attuale contesto normativo per l'accesso al trattamento pensionistico Finanziamenti per 60 milioni di euro per iniziative di formazione, da realizzare in collaborazione con le Regioni Proroga degli incentivi per rinnovare il parco autoveicoli circolante Sostegno alla ricerca e innovazione, con particolare riguardo a progetti per la sostenibilità energetica e ambientale e alla sicurezza.
Sviluppo di progetti in collaborazione con istituti universitari, per migliorare le conoscenze e rendere disponibili le tecnologie più avanzate nei settori della telematica, l'ergonomia, la dinamica del veicolo.
L'azienda ha aderito a tale proposta mentre le organizzazioni sindacali hanno ritenuto di non poterle accogliere per cui è stato stilato un verbale di mancato accordo, e la FIAT ha unilateralmente avviato le procedure previste dal piano di crisi aziendale con la messa in Cassa Integrazione di 5.600 lavoratori.
In particolare, la Cassa Integrazione straordinaria riguarderà, dal 9/12/2002 e per la durata di un anno, complessivamente 5.551 lavoratori di Fiat Auto, Comau e Magneti Marelli, di cui a Mirafiori 1.000 addetti FIAT 350 Comau e Magneti Marelli; ulteriori 2.057 lavoratori FIAT Auto e Comau a partire dal 30/06/2003.
Nell'ottica di contenere il ricorso temporale alla Cassa Integrazione straordinaria a zero ore, per la gestione delle eccedenze, saranno valutate tutte le opportunità di rientro anticipato, di formazione, outplacement e di rotazione in particolare per i lavoratori di Mirafiori e Cassino. In particolare, per lo stabilmente di Mirafiori, a giugno 2003 verrà effettuata una valutazione circa i fabbisogni occupazionali derivanti dall'avvio dei nuovi modelli Punto Restyling e B-MPV, finalizzata alla possibilità di rientro dei lavoratori sospesi al 9/12/2002 e le effettive necessità di ricollocazione in Cassa Integrazione dei restanti lavoratori addetti alla produzione della Panda.
Tale valutazione dovrà tener conto anche dell'impatto della applicazione degli ammortizzatori sociali e delle conseguenti possibilità di contenimento del ricorso alla Cassa Integrazione. La rotazione dei lavoratori sulle linee di Lybra e Multipla non riguarderà i lavoratori sospesi a zero ore in possesso dei requisiti di accesso alla pensione attraverso la collocazione in mobilità.
Per i lavoratori Comau si effettuerà una verifica circa la possibilità di riutilizzo di lavoratori eccedenti con una diversa organizzazione del lavoro sui venti turni settimanali.
La procedura di mobilità riguarderà nell'immediato 396 lavoratori delle seguenti società: Magneti Marelli Sistemi Sospensioni, Magneti Marelli sistemi di scarico, Magneti Marelli Powertrain, Ingest Faciity, Delivery e Mail e Cleantecno, cui si devono aggiungere le procedure, precedentemente attivate per altri 62 lavoratori di FIAT S.p.A, FIAT Geva, Sadi e Easy Drive riguardanti la sola area Torinese.
Per quanto riguarda i lavoratori per i quali si dovrà operare una ricollocazione esterna (lavoratori operanti prevalentemente nelle aree di Arese e Torino) verranno predisposti adeguati finanziamenti per un'immediata offerta di interventi formativi. Saranno inoltre coinvolte le Società di outplacement per l'individuazione di alternative occupazionali.
La Regione ritiene che il Piano presenti elementi di positività significativi, o comunque tali da aprire una prospettiva di superamento della fase più acuta della crisi. In particolare, l'offerta della mobilità lunga per circa 2.400/2.600 dipendenti, per quanto onerosa, ottiene un indubbio effetto di attutire l'impatto sociale.
Inoltre, le proposte di interventi per la formazione professionale, per 60 milioni di euro, per riqualificare i lavoratori in esubero, e le iniziative in materia di innovazione e ricerca, oltre alla prevista proroga degli ecoincentivi al 2003, offrono interessanti prospettive da sviluppare e approfondire nel dialogo tra le parti sociali e istituzionali.
Proprio per tali considerazioni, la Regione ha auspicato una ripresa del confronto tra le parti sociali e un'ulteriore specificazione di tali iniziative, assicurando il pieno concorso della Regione per tutte le attività, in particolare il ricollocamento lavorativo e la formazione che possano ricadere sotto la competenza regionale, come pure per gli incentivi alla ricerca e sviluppo.
Occorre insistere affinché l'interruzione dei rapporti tra Azienda e Organizzazioni Sindacali venga positivamente superato, anche per ulteriormente migliorare la proposta avanzata dal Governo, che prevede diversi momenti di verifica, sulla base delle condizioni che si creeranno sul mercato degli autoveicoli. E', dunque, fondamentale una gestione concordata di tali fasi, per utilizzare tutti gli spazi che si apriranno in conseguenza del recupero, che tutti auspichiamo, della FIAT sul piano del mercato interno e internazionale, grazie alla strategia dei nuovi modelli indicata nel piano di ristrutturazione. Perché, e occorre dirlo con chiarezza, le incognite maggiori nel piano industriale sono appunto rappresentate dalla capacità della FIAT di riappropriarsi di quote di mercato perse nel corso di questi ultimi anni, salvaguardando una redditività che consenta di alimentare gli investimenti.
Al di là di questa logica, non si vedono prospettive che non siano affette dal pericoloso tarlo dell'assistenzialismo, che peraltro è contrastato dalla Commissione UE con le regole che vietano gli aiuti di Stato come elementi in grado di falsare la concorrenza tra le imprese comunitarie.
Anche per questo, l'ipotesi da alcune parti formulata di un ingresso di capitale pubblico, sia esso statale o regionale, nell'azionariato FIAT è, a mio avviso, da respingere, perché non darebbe alcuna garanzia di efficienza maggiore nell'attuazione del programma di sviluppo e perché rischierebbe invece, di precludere un processo di aggregazione e riorganizzazione che in questi anni ha contraddistinto tutti i produttori auto a livello mondiale e che appare necessario per conseguire quelle dimensioni capaci di fare di FIAT un soggetto, unito ad altri partner, in grado di svolgere veramente un ruolo di global player.
Bisognerà poi capire se il partner sarà uno oppure due, ma non entro nel merito delle valutazioni (se sia Wolkswagen con Alfa, Lancia e Ferrari e Opel fusa con FIAT, sotto G.M). Sono valutazioni che in questo momento non possiamo esprimere come Giunta regionale, ma penso che nessuno abbia elementi per andare oltre.
Tale sviluppo appare ineluttabile, qualunque sia la direzione che sarà intrapresa. Credo si debba dire chiaramente che l'interesse dell'Azienda ma soprattutto dei lavoratori, sia di poter arrivare a questo momento con le carte in regola per svolgere un ruolo anche nel futuro assetto, quindi con standard di produttività, qualità, efficienza, che siano spendibili sul mercato internazionale dei produttori di autoveicoli.
Ricordiamo che nella nostra area la competitività nella produzione di autoveicoli è la più alta in Europa, quindi la capacità produttiva è la più alta d'Europa.
Se ciò sarà possibile, e FIAT ha tutti i requisiti per vincere questa sfida, l'eventuale integrazione potrà avere effetti positivi sull'intero tessuto produttivo piemontese, per l'opportunità che viene offerta al comparto della subfornitura di entrare in collegamento con il mercato internazionale, accelerando la tendenza all'apertura verso l'estero, che è stata una costante, insieme alla diversificazione, del sistema produttivo regionale.
Quindi, passare da un modello stellare, dove il sistema della fornitura e della subfornitura non si parlavano senza passare dal centro, a un modello in cui tutti i soggetti dell'indotto e della fornitura e subfornitura riescono a collegarsi tra loro, creando quelle condizioni che sono le caratteristiche dei distretti.
Ogni tanto, anche in quest'aula si è invocato il distretto dell'auto.
Il distretto dell'auto non esiste ancora su Torino e la sua cintura, perch il distretto presuppone sinergie tra partner che si combattono, ma operano insieme.
In questa realtà, invece, c'era sempre il passaggio come percorso dalla casa madre, quindi vi è la teoria dei distretti; con il termine di distretto si può chiamare qualsiasi cosa, ma secondo il concetto di distretto che ha fatto dell'Italia il Paese dei distretti, la realtà dell'automotive distretto non lo è ancora.
Dobbiamo agire per creare davvero la condizione per cui anche quest'area diventi un distretto.
Per quanto riguarda la situazione dell'indotto, per il quale il Governo ha dichiarato l'intenzione di predisporre alcune misure, la CIGS è stata richiesta da 14 aziende per un totale di 1.965 lavoratori coinvolti.
Le aziende che hanno attivato la procedura di mobilità nel corso dell'anno 2002 sono state 43, per un totale di 881 esuberi dichiarati nei verbali di accordo.
Il quadro attuale sul mercato del lavoro non riflette che parzialmente il deterioramento del clima economico.
Nella prima parte dell'anno, un concorso di fattori favorevoli ha influenzato positivamente la performance regionale che appare comunque significativamente inferiore rispetto ai risultati messi a segno dalle altre regioni italiane, dove il trend è ancora in crescita: i processi di espulsione dell'apparato produttivo finora hanno interessato in prevalenza soggetti prossimi all'età pensionabile alimentando un flusso in uscita dall'occupazione rivolto in gran parte verso l'inattività, senza incrementare in misura significativa il bacino dei disoccupati il calo delle natalità continua a dispiegare i propri effetti, mantenendo bassa la pressione dei giovani sul mercato agiscono degli effetti inerziali del dinamismo impresso dalla ripresa del biennio appena trascorso, che contribuiscono ad attenuare per il momento l'impatto del ciclo economico discendente.
Tuttavia, l'ombrello di protezione assicurato da questo stato di cose si va progressivamente rarefacendo, ed è presumibile che la rilevazione ISTAT di ottobre segnali una crescita della disoccupazione. Allo stato attuale, elementi di marcata criticità sono tuttavia riconoscibili nell'elevato ricorso alla CIG ordinaria e alla forte crescita dell'area di lavoratori nominalmente occupati a rischio di disoccupazione, su cui è importante intervenire con azioni di carattere preventivo.
La crisi tende ad estendersi a raggiera nelle varie aree di attività e sul territorio: segnali di cedimento arrivano dai servizi alle imprese e da altri settori industriali; la propensione ai consumi risulta in flessione con evidenti riflessi sul ramo commerciale, che peraltro aveva finora dimostrato una buona capacità di assorbimento occupazionale. Da segnalare ad esempio l'aumento del 5% dei piccoli esercizi nel corso dell'ultimo biennio.
Nel comparto automobilistico le eccedenze registrate tra gennaio e ottobre 2002 sono circa 4.000, a cui vanno aggiunti 2.400 lavoratori in CIG straordinaria, ma i numeri sono destinati ad aumentare notevolmente per l'attuazione del piano industriale FIAT e per la crescita dell'attività vertenziale svolta dalla Regione per le imprese dell'indotto in crisi.
di poche ore fa la notizia della riunione del Consiglio di Amministrazione di FIAT, di cui ha parlato il Presidente. Ci sono una serie di segnali di cambiamento e la Regione intende ribadire la propria piena disponibilità e attenzione ad affrontare tutti i passaggi necessari per superare un momento certamente difficile della nostra economia e della nostra vita sociale, ma che può anche offrire una serie di elementi per un ulteriore crescita.
In tale direzione l'impegno finanziario della Regione Piemonte può già da ora contare, con il bilancio di previsione 2003, su risorse significative: 100 milioni di euro del fondo unico; 100 milioni di euro per gli incentivi alle imprese stabiliti da leggi regionali; 250 milioni di euro per le attività di formazione e politiche attive del lavoro; 300 milioni di euro, che verranno attivati nei primi mesi del 2003, relativi ai fondi strutturali. Integrando tali risorse con le azioni e i fondi previsti nell'accordo di programma proposto dal Governo si ritiene di svolgere un'azione rilevante a favore dello sviluppo economico del territorio piemontese, e segnatamente dell'area torinese più direttamente coinvolta dalla crisi dell'automotive, senza tuttavia tralasciare evidenti segnali di difficoltà di altre realtà del Piemonte investite da congiunture negative e in alcuni casi anche di ordine strutturale.



PRESIDENTE

Passiamo ora al dibattito generale.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Ho ascoltato l'intervento dell'Assessore Pichetto. Secondo me, sarebbe stato più utile concentrare la discussione sulle comunicazioni del Presidente della Regione, perché gran parte delle cose che l'Assessore Pichetto ha detto, in particolare quelle che riguardano l'accordo concluso tra la FIAT e il Governo e alla luce delle notizie che da ieri sera ci arrivano e dalle decisioni annunciate dal Consiglio di Amministrazione, mi paiono largamente non attendibili.
Presidente, mi pare che ci troviamo in una situazione caratterizzata da una inquietante incertezza. Per questa ragione, credo che sia necessario in questo Consiglio regionale, tra queste forze politiche, dire che abbiamo la responsabilità e il dovere di assicurare, in un momento così drammatico e difficile per la vita della Regione, un'unità istituzionale, capace di stringersi attorno ai lavoratori della FIAT e alle preoccupazioni dei cittadini del Piemonte, per assicurare ai lavoratori della FIAT, alle organizzazioni sindacali e a tutti i cittadini che cerchiamo di rappresentare che nelle prossime ore, nei prossimi giorni le istituzioni saranno presenti, garantendo che al primo posto nel confronto ci siano le questioni fondamentali che riguardano l'interesse generale, cioè i problemi dello sviluppo industriale, i problemi del lavoro e dell'occupazione e le misure che da tutte le parti devono essere prese, perché questa possibilità possa essere portata avanti, vigilando perché in questa vicenda non prevalgono gli interessi di parte o, addirittura, conflitti e giochi di potere che rischiano oggi di portare in tutt'altra direzione il corso degli avvenimenti così difficili sui quali da tempo ci stiamo misurando.
L'unica cosa che possiamo fare oggi - capisco, signor Presidente della Regione, tutto quello che ha detto e l'incertezza che tutti abbiamo - è garantire a tutti i piemontesi e ai lavoratori che nei prossimi giorni potranno contare sulle istituzioni che porranno al primo posto gli interessi generali per contrastare chiunque pensi di agire in questa situazione per interessi particolari o per conflitti di potere.
Non voglio fare il processo alle intenzioni, ma credo che ciascuno di voi non ha potuto fare a meno di leggere l'editoriale del Corriere della Sera di questa mattina che arriva a parlare di una preoccupazione per la libertà, non solo per l'occupazione e per il lavoro. L'editoriale del direttore del Corriere della Sera di questa mattina dice: "È in gioco una questione di libertà". Questa notizia arriva da una fonde che consideriamo generalmente equilibrata. Non voglio entrare nel merito di questo argomento.
Presidente della Regione, le chiedo di svolgere un ruolo in questa direzione, chiedo questo a nome del mio Gruppo, del mio partito, del nostro schieramento, perché si riapra subito un negoziato, un confronto. Non è possibile che in questa situazione avvenga quello che sta avvenendo, non conoscendo le sorti di un gruppo industriale e gli elementi fondamentali che caratterizzeranno il futuro, senza che si riapra un confronto, nel quale la cosa che a noi intessa è sapere quali saranno le scelte, quali saranno gli investimenti che i diversi soggetti, a partire dall'azionista metterà a disposizione.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a prendere posto e a non disturbare i colleghi che intervengono.



MARCENARO Pietro

Chiedo che si contribuisca immediatamente alla riapertura di un confronto e di un negoziato, nel quale le garanzie fondamentali che abbiamo posto nei mesi scorsi ritornino ad essere al centro dell'attenzione.
Ripeto, si faccia in modo che si riapra un negoziato che riguardi naturalmente le questioni generali del futuro della FIAT e dell'auto, ma riguardi, in primo luogo, per quanto ci riguarda, il destino e il futuro degli stabilimenti torinesi, a partire da quello di Mirafiori, che, come sapete, sono uscite fortemente messe in dubbio e incrinate dalla conclusione parziale della vicenda. Credo che questo sia il punto essenziale.
Non posso non vedere con preoccupazione le ipotesi che stanno emergendo, perché non ho nessun elemento di valutazione per sapere se sono vere. Come voi, ho letto sui giornali l'ipotesi della separazione del gruppo FIAT in due parti: una parte alla fascia alta che andrebbe a finire alla Volkswagen e una parte invece che, a questo punto, sarebbe inevitabilmente destinata alla liquidazione in un rapporto con General Motors, nella quale mancherebbero i contenuti essenziali per un qualche rapporto paritario.
Non so quanta veridicità abbiano queste affermazioni, questa mattina abbiamo tutti letto le Agenzie di stampa nelle quali l'Audi confermava una collaborazione con Maserati, mentre Volkswagen, fino ad oggi, non ha smentito l'ipotesi. Rimane, come per tutti noi, un punto interrogativo.
Dobbiamo sapere che quella prospettiva, per quanto riguarda la città di Torino, il Piemonte e il futuro dell'industria italiana dell'auto, è una prospettiva di liquidazione. Quella è una prospettiva che, se esistesse, se verificassimo che sul tavolo c'è una scelta di questo tipo, dovremmo essere impegnati a contrastarla con il massimo di energia perché questo vuol dire, appunto, lo ripeto, un'ipotesi di liquidazione dell'industria dell'auto italiana.
In questa situazione particolare, forse, Assessore Pichetto, anche misure e scelte positive come quelle che sono state adottate in occasione della stipula di quell'accordo che è andato sotto il nome di Progetto Piemonte, possono essere riesaminate. Dobbiamo verificare se, nella nuova situazione, non ci sia la necessità da un lato e le condizioni dall'altro per porsi degli obiettivi più ambiziosi, penso, in particolare, a quello che l'Assessore ha chiamato Distretto Tecnologico dell'Auto (al di là delle disquisizioni teoriche sulla natura del distretto).
Penso che oggi, attraverso un intervento che veda insieme il Comune di Torino, la Provincia, la Regione, le principali fondazioni bancarie della regione e alcuni soggetti privati, attraverso un progetto che coinvolga Finpiemonte, sia possibile mobilitare 1000 miliardi di risorse per puntare ad almeno due grandi obiettivi.
Un primo obiettivo che punti a costruire una nuova grande impresa nel campo della formazione e della ricerca che, mettendo insieme ISVORV, CRF e altre esperienze che esistono in questo campo a Torino, costituisca un polo di valore nazionale ed europeo. Il secondo obiettivo è un investimento forte su una linea positiva come quella che avete annunciato, cioè di un accordo con il Politecnico e la Regione Lombardia.
Questo è un fatto positivo, ma noi siamo convinti che ci sia la possibilità, con un investimento adeguato, di realizzare dentro lo stabilimento di Mirafiori un centro di ricerca e sperimentazione sul motore, di livello internazionale analogo a quello che esiste a Detroit.
Abbiamo la possibilità, le competenze ed esistono in Piemonte le risorse pubbliche e private, per compiere una scelta in questa direzione.
Se oltre ad esercitare un ruolo politico non con un'opera di pubblicizzazione e di statalizzazione, ma promuovendo un intervento pubblico volto a costruire le condizioni per la crescita di nuove imprese in questa direzione, noi faremmo un atto politicamente significativo. Lo dico senza polemica, vale l'appello che ho fatto ad un'unità istituzionale: non possiamo riproporre le stesse cifre che sono state stanziate, in tutti questi anni, sui fondi per i progetti e sulle politiche industriali, come se fossero un elemento adeguato alla nuova situazione che dobbiamo affrontare.
C'é bisogno di un'iniziativa straordinaria, c'é bisogno di reperire non noi nel bilancio della Regione che sarebbe utopistico, ma nel nostro bilancio, in quello di altre istituzioni e, soprattutto, nelle risorse a disposizione istituzionalmente, statutariamente (ad esempio le fondazioni bancarie) su termini come quello della formazione e della ricerca, 1000 miliardi per un investimento decisivo che cambi le prospettive della nostra regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà



SCANDEREBECH Deodato

Consiglieri, prossimi onorevoli regionali, oggi si sta celebrando quello che, personalmente, avevo già anticipato il 21 maggio 2002 in una relazione scritta: in sintesi avevo già previsto quello che doveva succedere. Allora, qualcuno aveva commentato: "è il solito Scanderebech lasciamolo dire, tanto è una scheggia impazzita". Ripeto, ho una relazione scritta di tutto quello che avevo già detto esattamente il 21 maggio 2002. Si è verificato tutto quello che era già stato detto da un semplice Consigliere regionale.
Ho ascoltato l'intervento del Consigliere Marcenaro alla fine ha parlato di "iniziativa straordinaria", ricordo che il sottoscritto insieme ai Consiglieri Deorsola, Angeleri, Costa e Tomatis, ha presentato un ordine del giorno in cui si chiede un'iniziativa straordinaria che mi permetterò di riassumere.
Sono passati più di 100 anni da quando è nata la FIAT (esattamente il 1 luglio 1899), allora si spesero 66 mila lire per realizzare il primo stabilimento FIAT in Corso Dante. Oggi chiediamo, con questo provvedimento straordinario, la misera cifra di 120 miliardi di vecchie lire, equivalenti a circa 60 milioni di Euro. Faremo delle proposte serie e concrete cercheremo di sollecitare le istituzioni, la Regione per prima, la Provincia e il Comune affinché si facciano da tramite con la proprietà FIAT, IFI, IFIL, azioni ordinarie, affinché avvenga un azionariato popolare che coinvolga direttamente i lavoratori.
Indipendentemente dalla Costituzione e dalla Comunità Europea chiediamo che venga restituito quello che si aspettano i lavoratori piemontesi e tutti coloro che hanno contribuito a fare grande la FIAT.
Chiediamo che sia salvaguardato il patrimonio umano e intellettuale, e non solo quello economico. Questo vuol dire dare la possibilità ai cittadini piemontesi di intervenire sulle strategie e, soprattutto, sul destino della FIAT.
"In questi giorni abbiamo assistito ad un balletto di politici di tutti i livelli, con uscite che nulla hanno a che vedere con proposte concrete fatto più per guadagnare alcune righe di visibilità sui media che per suggerire proposte o soluzioni concrete. Politici che spesso, come diceva Mao, 'Guardano il dito invece della luna che la indica'. Oltre che a una personale vocazione, forse saltata dalla forzata assenza dell'avvocato queste intenzioni sono aggravate dalla miriade di eredi che costellano l'azionariato della FIAT a capogruppo. Se le cose dovessero andare avanti così, malgrado gli impegni presi da General Motors, vedremo a poco a poco l'industria automobilistica italiana spogliata della sua quieta assenza vale a dire di quelle risorse umane che l'hanno fatta divenire un fattore importante della crescita italiana. La Germania, da tempo, agiva le disposizioni di Bruxelles avvalendosi di uno strumento come i Lander corrispondenti alle nostre regioni, per aiutare le proprie imprese non solo con la finanza necessaria alla loro espansione all'estero acquistando crediti in sofferenza, ma intervenendo su capitale quando era necessario".
Questo è stato ribadito anche al congresso dell'UDC da uno dei principali leader, ossia intervenire sul capitale sociale della società quando questa si trova in brutte acque. Quindi, è un progetto politico moderato che deve vederci tutti uniti per portare avanti questa iniziativa che non deve essere solo un'iniziativa del Consigliere Scanderebech o della Consigliera Costa o dei Consiglieri Deorsola e Angeleri, ma deve essere un'iniziativa di tutto il Consiglio regionale.
Vi mostreremo che già abbiamo sottoscritto degli assegni come primi depositari, per testimoniare l'interesse comune della collettività, ma noi espressione di tutti i cittadini piemontesi, dobbiamo dare per primi il buon esempio. Quindi, se ognuno di noi fa un assegno di 500 euro, il che significa un milione di lire a testa, partiremo con un fondo di 60 milioni di lire, a dimostrazione quindi della volontà che vogliamo, noi politici e rappresentanti dell'istituzione, risolvere il problema.
Siccome nei giorni scorsi le istituzioni in primis sono state attaccate per la mancanza di progettualità e di programmazione e per la mancanza di indirizzi politici e amministrativi, questo può essere un atto significativo ed importante per far ricredere i cittadini piemontesi e per avvicinarli alle istituzioni. Questa è la luna della quale parlavamo: l'intervento possibile delle Regioni Piemonte, Lombardia, Campania Basilicata e Sicilia interessate alle attività FIAT per un'iniezione di capitali sufficienti per un temporaneo ingresso nel capitale FIAT, ma tale da consentire un'accelerazione degli investimenti necessari per una robusta ripresa, e quindi la salvezza definitiva delle risorse umane, delle loro capacità che andrebbero disperse, del valore che rappresentano anche e non solo per l'economia del paese.
La società FIAT, per la sua storia e per ciò che rappresenta, è da tutelare come un patrimonio di tutta la collettività piemontese. Infatti FIAT significa Fabbriche Italiane Automobili Torino. E' per questo che la Regione Piemonte ha il dovere di intervenire concretamente con tutti gli strumenti disponibili per risolvere in modo sostanziale e sollecito la situazione disastrosa per il futuro della nostra Regione e dei nostri figli.
Scopo di questa proposta è sensibilizzare la Regione per la costituzione di un organo d'intervento, al fine di consentire il reale coinvolgimento dei lavoratori, dei cittadini e di tutti nella salvaguardia di una cultura tecnologica unica al mondo. Cultura che il Piemonte e i suoi cittadini hanno affinato in 100 anni di lavoro nel comparto automobilistico. L'obiettivo finale è quello del rilancio dello sviluppo della nostra società più importante, mantenendo ed incrementando il numero dei posti di lavoro.
Il progetto è ispirato ad alcune analisi della situazione socio economica, e si nota che l'assetto sociale della FIAT è talmente in mano ad un ristretto gruppo di azionisti che, di fatto, determinano le scelte aziendali con l'unico scopo del profitto. Quindi, non deve succedere quello che è successo con la Telecom, dove un milione e mezzo di piccoli azionisti ha messo i soldi e pochi proprietari hanno deciso le strategie.
Tale progetto si pone l'obiettivo di promuovere un'operazione finanziaria che consenta di coniugare il profitto con la logica della democrazia nelle scelte aziendali, utilizzando lo strumento del finanziamento agevolato regionale volto all'acquisizione da parte dei dipendenti della società stessa e di singoli cittadini di quote azionarie del gruppo FIAT, quote ordinarie cioè quelle che possiedono la IFI e la IFIL oltre il 30%.
L'acquisto deve essere effettuato in misura tale da consentire l'accesso da parte di questi o di loro rappresentanti nel Consiglio di amministrazione e nel collegio sindacale, per consentire il controllo delle attività produttive del gruppo e delle future scelte strategiche. Io non so cosa dice lo Statuto della FIAT, quindi non entro nel merito del fatto se sia possibile o meno, però comprando una parte di quote azionarie, di quelle ordinarie appartenenti alla famiglia, si può - e qui sta il potere delle istituzioni, quindi della Regione e del Comune - andare ad interferire o, in qualche modo, dialogare affinché questi facciano un atto di solidarietà, ma soprattutto di riconoscenza a tutte quelle persone che hanno dato la vita, le proprie energie, le proprie risorse e le proprie maestranze per fare grande la FIAT.
Questo è il punto fondamentale che oggi vogliamo evidenziare, affinch la Regione, il Comune e la Provincia si facciano garanti di questa operazione. E' previsto altresì che la Regione si faccia garante nella stipula di un finanziamento pari a 60 mila euro per l'acquisizione di quote azionarie ordinarie detenute dall'azionista di maggioranza da destinarsi ripartite in quote stabilite da un comitato di garanti, ai dipendenti FIAT e secondariamente ai semplici cittadini. Questa forma di azionariato popolare permetterà di influenzare le strategie aziendali nell'ottica di un profitto volto allo sviluppo della società e del nostro territorio, e non solo a vantaggio di pochi gruppi di potere, avvalendosi della convergenza di interessi tra gli azionisti e i lavoratori, che di fatto coincidono.
Inoltre vista la ricaduta della crisi della su tutto l'indotto, si ritiene opportuno impegnare la Regione ad avviare le procedure che consentano alle piccole e medie imprese metalmeccaniche la promozione e l'internazionalizzazione delle loro eccellenti potenzialità.
Cerco di concludere e di farmi capire. Ho firmato questo ordine del giorno, insieme ad altri colleghi qui presenti, come Angeleri, Rosanna Costa, Deorsola e Tomatis. Ciò non vuole dire che vogliamo escludere tutti gli altri Consiglieri, Giunta e Presidente compresi. Presidente del Consiglio, ho letto il suo comunicato su Internet.
Qui bisogna fare un'azione di coraggio e di trasparenza; dobbiamo far vedere che noi, istituzione Regione Piemonte, vogliamo veramente risolvere il problema. Io ho già pronta una proposta di legge su questo argomento.
Non la consegno, perché ritengo che debba essere il Consiglio e debbano essere tutti i 60 Consiglieri regionali coinvolti in questa prospettiva e nell'obiettivo. Indipendentemente dalle controversie a livello europeo indipendentemente se la legge è costituzionale o meno - peraltro ringrazio i dirigenti e i funzionari della Regione, in primis la dott.ssa Bertini che mi ha dato una mano nella costituzione dell'articolato - io chiedo come Consigliere regionale, con forza, insieme a tutti gli altri Consiglieri firmatari di questo ordine, di uscire tutti compatti, perché questo non è un problema né di colore né di appartenenza politica, ma è un problema che riguarda il futuro dei nostri figli.
Qualora ciò non accadesse, io mi presterò con tutte le mie forze, con tutte le forze economiche e sociali del mio gruppo e degli amici che mi sosterranno, e presenterò la legge e faro l'impossibile per cercare di fare qualcosa per quello che sarà il futuro dei nostri figli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Mi pare che la situazione che si presenta oggi renda difficile stabilire se si cade dalla padella alla brace o se la soluzione precedente si configura con aspetti più negativi di quella che si delinea oggi. Certo che se per ipotesi, non avendo ancora i termini di ciò che sta avvenendo in questa mitica riunione del Consiglio di amministrazione della FIAT, si delinea questo piano - che è stato tratteggiato dai giornali con pochi elementi - il primo aspetto che viene fuori è che il baricentro della FIAT con la soluzione che viene presentata, si sposta da Torino, sia in una soluzione che tiene insieme tutti i pezzi sia in una soluzione spezzatino con la parte del lusso staccata dalla parte delle produzioni ordinarie.
Questo è un fenomeno ricorrente in questi ultimi anni. Ancora in questi giorni l'accordo del San Paolo Imi per assorbire il Banco di Napoli attraverso anche trattative fatte in modo estremamente puntuale dal Presidente della Regione Campania Bassolino e dal sindaco di Napoli, in qualche modo ha strappato funzioni importanti che si sposteranno da Torino a Napoli.
C'é un processo in corso nelle assicurazioni, al di là che quasi non ha fatto notizia l'annuncio di ieri che il Gruppo Finanziario Tessile è arrivato effettivamente alla fine, perché ha messo fuori gli ultimi 300 suoi dipendenti tra funzionari, tecnici e quadri e lavoratori. Praticamente è un processo di spostamento del baricentro da Torino in altre parti d'Italia. Non parliamo, poi, della Cassa di Risparmio, che ormai vede spostato il suo baricentro a Bologna, a Verona e anche a Milano, dove la piazza ha saputo salvaguardare alcuni punti che Torino non ha saputo minimamente fare.
L'accordo che ci viene presentato, ovviamente con tutti i limiti di conoscenza che abbiamo noi, non so se definirlo "brace" oppure "padella" rispetto alla precedente soluzione. Certamente, in qualche misura, viene ad impoverire la centralità di Torino.
Che cosa possiamo fare noi? Indubbiamente ci sono lodevoli iniziative come questo grande appello fatto con emozione dal collega Scanderebech: potrò dire ai miei nipoti "Io c'ero quel pomeriggio", perché sarà una pietra miliare. Però, anche lì, è un "pezzo" di strategia, non è la possibilità di capovolgere una situazione.
Intanto diciamo le cose che possiamo fare. Abbiamo un bilancio di previsione e una legge finanziaria che è quasi ordinaria. Il documento che elaboriamo in questi giorni non incorpora assolutamente questa emergenza.
L'Assessore Pichetto, con grande fatica, dopo che glielo si dice da un anno, dice che per una tornata o due i fondi strutturali - quelli orientati attraverso ciò che si delinea col documento unico di programmazione economico-finanziaria - devono trovare una convergenza e costituire una massa critica rispetto a degli obiettivi che la maggioranza pu determinare (se determinati in una concertazione con la minoranza vanno bene, se sono per la minoranza accettabili). Però sono degli obiettivi.
Allora, quando il Presidente Ghigo di tutto il discorso della ricerca ne fa la centralità dell'accordo col Politecnico per un aspetto importante ma che ha un ritorno fra quindici o vent'anni, mi pare che quella sia un "pezzo" di strada, un componente. Ma oggi il gioco decisivo sulla ricerca lo si fa per tutti quegli aspetti che, sia nel prodotto che nel processo possano, in tempi ragionevolmente brevi, rendere più competitivo il nostro indotto e, attraverso l'indotto, rendere più competitivo il prodotto (non solo FIAT, perché il nostro indotto lavora anche per altre realtà) e avere un riverbero maggiore all'interno della FIAT.
Vorrei ricordare ai colleghi che esiste un'area di ricerca CNR a Torino che nessuno mai ricorda che esiste; è una risorsa pubblica, finanziata dallo Stato, che sarebbe anche interessante utilizzare. Poi ben venga il fondo rotativo, ben vengano altri aspetti legati all'accompagnamento della mobilità per l'indotto. Tuttavia questi sono fatti importanti ma accessori alla politica industriale.
Ritengo che sia importante trovare il massimo livello possibile di unità senza pregiudicare, però, le possibili articolazioni delle diverse posizioni. Certamente l'attenzione ai lavoratori è massima.
Insieme ai lavoratori della FIAT, dobbiamo pensare a quei lavoratori che si perdono in quel rivolo di situazioni che possono essere imprese artigiane, piccole attività professionali o industriali, che muoiono senza un urlo, senza un grido e senza far notizia.
In quest'Assemblea, dovremo avere la capacità di cogliere anche quei processi drammatici e dare voce a quelle realtà che non ce l'hanno, perch non avendo una dimensione tale da poter avere effetto politico, il loro disagio, la loro tragedia e la loro situazione precaria rischiano di non essere sufficientemente visti.
Assessore Pichetto, vorrei citarle un aspetto: nei giorni scorsi alcuni giornali (non credo ispirati dai giornalisti in quanto tali ma averlo sentito) hanno cominciato già a delineare come si potrebbe utilizzare lo stabilimento di Mirafiori. Ora, se vogliamo fare una scelta forte, dobbiamo impedire alla FIAT di trarre giovamento da una speculazione su aree immobiliari - magari che non si farà domani mattina - col pericolo addirittura, che il pubblico gliele riempia, nel senso che prima vengono pagate (quindi si lucri da un'operazione in termini di metri quadrati che vende) e poi che il pubblico faccia degli sforzi per riempire.
Questa è l'unica cosa che possiamo dire alla proprietà FIAT nella diversa articolazione che ha in questi giorni. Per questo vorrei dire al Presidente Ghigo di telefonare al suo collega Chiamparino e dire che il Consiglio comunale di Torino ponga il vincolo di destinazione d'uso sulla Mirafiori, affinché possa essere solo utilizzato come area per grandi imprese. Si cominci a emettere questo, e a togliere da Termini Imerese, da Arese, da Mirafiori magari l'operazione FIAT che ci trae anche un giovamento dalla dismissione parziale degli stabilimenti.
Ritengo che questo sia il minimo che possano fare le assemblee elettive di Milano, di Termini Imerese e di Torino (mi riferisco a quelle comunali perché hanno le loro competenze): porre il vincolo di destinazione d'uso e poi vedere, senza lasciar configurare quelle aree magari attorno a processi speculativi di rendita immobiliare.
Già l'ha fatto la Michelin allo stabilimento Dora: prima tra l'Assemblea comunale di Torino, la Regione e la Provincia ci sono stati sfaceli perché lì non si sarebbe fatto nulla. Passata una generazione di Consiglieri - non c'é mai memoria storica sufficiente - ovviamente quell'area è stata oggetto di una grande speculazione immobiliare, che ha dato alla Michelin grandi ingressi e non ha pagato nessun prezzo per avere ridotto la presenza a Torino dello stabilimento Michelin.
Questi sono gli elementi di forza contrattuale che possono porre l'elemento pubblico. Certamente può agire sulla struttura produttiva, sulla ricerca e sulla formazione professionale. A tal proposito, voglio fare gli auguri al collega Brigandì, che forse sarà andato in Assessorato a studiare la formazione professionale, che è un aspetto certamente da giocare in questo contesto. E la formazione di riqualificazione continua.
Però usiamo anche i piccoli strumenti che abbiamo. Evitiamo che da questa operazione, qualunque sia lo sbocco, ci sia poi una speculazione immobiliare da parte della proprietà FIAT.
Allora, col massimo di unità possibile, potremo essere dei forti interlocutori se sapremo far valere quelle che sono le nostre forze e non il velleitarismo.
Il velleitarismo oppure i grandi pronunciamenti possono salvarci la coscienza per un pomeriggio, ma lasciano scariche le nostre modeste armi legislative e di proposta pubblica.
In questo senso, sarebbe bello che il prossimo Consiglio comunale di Torino dichiarasse il vincolo di destinazione d'uso dell'area di Mirafiori in attesa degli eventi, e non facendo già i conti per utilizzare una parte di quelle migliaia di metri quadrati in operazioni che possono avere il carattere speculativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tomatis; ne ha facoltà.



(I Consiglieri Scanderebech, Deorsola Costa R. e Angeleri si avvicinano al banco del Presidente Ghigo consegnandogli degli assegni)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia, colleghi! Collega Scanderebech, per cortesia può prendere posto, dato che stiamo facendo un dibattito. Grazie.
Consigliere Tomatis proceda pure.



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Deorsola mi auguro che voterai contro gli aumenti ai Consiglieri.



PRESIDENTE

Collega Ronzani...



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Coerentemente voterai contro gli aumenti ai Consiglieri. Coerentemente!



PRESIDENTE

Colleghi!



(Commenti del Consigliere Scanderebech fuori microfono)



PRESIDENTE

Collega Scanderebech basta! Basta! Le azzero il tempo, Consigliere Tomatis. Prego.



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi auguro che tu lo faccia.



TOMATIS Vincenzo

Presidente, colleghi Consiglieri, comprendo che è difficile...



TOMATIS Vincenzo

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



TOMATIS Vincenzo

Demagogo!



PRESIDENTE

Basta! Basta, per cortesia.



(Commenti del Consigliere Scanderebech fuori microfono)



PRESIDENTE

Colleghi, ho detto a tutti basta, abbiate pazienza. Prosegua Consigliere Tomatis.



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Demagogo! Demagogo.



TOMATIS Vincenzo

Presidente, colleghi, comprendo che è difficile venire fuori in questo momento da una situazione in continua evoluzione anche in queste ore. Non si comprende come e quando finirà questa corsa verso la conclusione della vertenza FIAT...
RONZANI Wilmer (fuori microfono) Demagogo!



TOMATIS Vincenzo

SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono)



TOMATIS Vincenzo

Cos'è questa storia del demagogo?



PRESIDENTE

Adesso basta, collega Scanderebech si sieda. Si sieda!



(Commenti del Consigliere Scanderebech fuori microfono)



PRESIDENTE

Si sieda! Si sieda, grazie.



TOMATIS Vincenzo

... speriamo presto nel modo migliore. La relazione dell'Assessore Pichetto, però, è preoccupante sia sotto l'aspetto occupazionale sia sotto l'aspetto sociale. Il momento che Torino e il Piemonte stanno affrontando non è certo semplice. La crisi, che investe un comparto produttivo di primaria importanza per il nostro sistema economico, necessariamente coinvolge l'intero tessuto sociale, scuote gli animi, tocca nel profondo ciascuno di noi.
Condivido la preoccupazione di quanti, politici, intellettuali sindacalisti, in questo periodo hanno sentito il dovere di dare il proprio contributo per la ricerca e l'individuazione di una linea strategica percorribile.
Ma comprendo, soprattutto, i timori di quegli operai, di quelle famiglie che dalla difficile congiuntura economica stanno subendo il maggior danno. Li abbiamo incontrati, li abbiamo visti manifestare, esporre le proprie incertezze per un futuro che oggi non sembra riservare grandi opportunità.
Abbiamo visto i torinesi e i piemontesi capire il loro disagio dimostrare la loro solidarietà con gesti concreti, per testimoniare la forza solidale di una comunità coesa, qual è la nostra comunità piemontese.
Una forza, quella della comunità civile piemontese, che trae vigore dalla determinazione e dal carattere dei singoli, a partire proprio dai lavoratori della FIAT.
Ritengo sia doveroso sottolineare come mai, nel corso di questi giorni convulsi, abbiamo assistito a futili lamentele, a esternazioni che fossero men che dignitose. Mai la legittima apprensione di chi vede in pericolo il proprio posto di lavoro ha lasciato il posto a gesti inconsulti, al cupo pessimismo.
E' l'atteggiamento sin qui dimostrato che ci permetterà, mi auguro, di uscire anche da questo momento. Già, perché non dobbiamo dimenticare che il capoluogo e la sua regione Piemonte di momenti difficili ne hanno già avuti in passato. Perché la vita di ogni comunità, esattamente come la vita di ogni persona, è fatta di passaggi, di cambiamenti a volte traumatici. I piemontesi hanno sempre dato prova di sapere gestire questi momenti, con riserbo, con dignità, con forza d'animo e una capacità di reagire che hanno pochi eguali.
Compito delle istituzioni è convogliare, rendere omogenea e massimamente costruttiva questa enorme energia, questa forza di tutti.
Nostro dovere è far sì che, ancora una volta, i piemontesi sappiano trarre spunto dalle difficoltà, per generare nuove opportunità economiche occupazionali, sociali e di sviluppo.
Non si tratta di accantonare la nostra storia e la nostra tradizione produttiva, ma, al contrario, di attingere alle tipicità del nostro carattere "ruvido" ma laborioso, per costruire un nuovo futuro, un futuro che sappia rileggere Torino e il Piemonte alla luce di un contesto in rapida evoluzione.
Questo è il dovere di tutti coloro che hanno la responsabilità del governo della nostra comunità, della nostra regione, delle nostre province e dei nostri comuni. Una responsabilità grande che va gestita e condotta con impegno, sensibilità e competenza, oggi più che mai. E' un dovere che abbiamo nei confronti di ogni cittadino piemontese, ma anche nei confronti di un territorio tra i più produttivi d'Europa, fulcro di competenze e capacità che sono di esempio per molte realtà italiane e straniere.
Suggerimenti ne daremo tutti e ne sentiremo ancora; tanti,alcuni percorribili. Chissà, dipende da molti fattori, da tutti gli attori Pubblici, Privati, Sindacali, dipende soprattutto da noi, di essere capace a coinvolgere tutte le forze ad unirci per lavorare insieme. Dobbiamo avere la consapevolezza che proprio oggi, in una fase di profondo cambiamento abbiamo la possibilità di scegliere il nostro futuro e quello dei nostri figli.
A loro dovremo poter dire che la nostra battaglia è stata vinta, che se vivono in una città migliore, della quale essere fieri, è anche perché, nei primi anni del nuovo millennio, abbiamo saputo, noi amministratori affrontare e risolvere una situazione difficile.
L'ordine del giorno che ho sottoscritto vuole essere un segnale di attenzione nei confronti di coloro che in questo momento stanno vivendo momenti difficili, forse più difficili di quanto noi immaginiamo.
Sono certo che ce la faremo, che tutto il Piemonte riuscirà a superare anche questa prova molto difficile.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento dell'Assessore Pichetto ma mi riferisco, principalmente, all'intervento del Consigliere Marcenaro intervento che ha contraddistinto il dibattito. L'ho apprezzato essenzialmente perché, pur non condividendo integralmente i suggerimenti e i momenti di critica che lo hanno caratterizzato, non possono che essere condivisibili per la straordinarietà del momento e per gli elementi di proposta inclusi.
Straordinarietà del momento non perché oggi si svolge un Consiglio d'Amministrazione del cui esito non siamo informati, ma perché stiamo accettando, quasi implicitamente, che i livelli massimi delle nostre Istituzioni non siano sufficientemente informati. L'ha detto con molta trasparenza il Presidente, lo ha ribadito, nel suo comunicato, il Presidente Cota. Se parlassimo con altre Autorità (alludo al Sindaco Chiamparino e alla Presidente Bresso), ci troveremmo nell'analoga sensazione di vedere che i massimi livelli delle Istituzioni, che oggi ci rappresentano come cittadini torinesi e piemontesi, non solo non sono coinvolte nel processo divisionale, ma neanche nel processo informativo processo che potrebbe ridurre, se non annullare, uno stato di tensione facilmente percepibile, soprattutto al di fuori di quest'aula, che contraddistinte questo natale.
E' una crisi, peraltro, che viene da lontano: alcuni dicono condividendo, che elementi di analisi erano già presenti quest'anno, ma gli esiti di quanto oggi sta avvenendo sono posti molto lontano.
Credo che saggi amministratori avrebbero potuto probabilmente avere sintomi sufficienti di una criticità che oggi si manifesta non soltanto nel caso FIAT, mi pare che il collega Tapparo ricordasse la criticità della GFT che proprio oggi è sui giornali e che rappresenta un'altra ricchezza di un marchio non trascurabile, che nel tempo ha occupato migliaia di lavoratori piemontesi e oggi vede semplicemente una lapide posta a memoria di ciò che fu. I dibattiti attorno alla RAI e ad altre realtà che hanno visto il Piemonte capace di crearle e non sempre capace di tenerle, beh, non ci possono vedere assenti.
Credo che quando si manifesta una emergenza, classica è quella delle alluvioni, noi piemontesi stiamo abituandoci, e non soltanto noi, a considerare le alluvioni come un'emergenza che avviene tutti gli anni.
Credo che nel cercare di fare in modo che questa emergenza venga gestita al meglio delle nostre capacità e le ultime, lo devo dire, lo sono state, non possiamo esimerci dall'autocritica che come amministratori abbiamo probabilmente peccato in fase di prevenzione, perché la gestione del territorio, che è così cara ad alcuni colleghi qui oggi presenti oserei dire che almeno nelle parole a tutti noi, evidentemente non ha visto le amministrazioni del Piemonte, dall'ultimo, ultimo intendo dire il più piccolo, il meno capace dal punto di vista finanziario, al primo, che è la Regione Piemonte, non sufficientemente in grado di mantenere, nella fase preventiva e nella fase di gestione del patrimonio del proprio territorio quella capacità di accrescere la propria ricchezza, ma anche di prevenire delle emergenze.
Oggi, credo che vada ad essere utilizzata in tutta la sua variegata forma di possibilità di moral suasion, se n'è parlato in più sedi, la necessità nei riguardi degli attuali azionisti e degli interlocutori che a vario titolo attorno al caso FIAT, ma citandolo come esempio, non esemplare, ma utile, siano coinvolti. Ripeto, non nella decisione ove a loro non competa, ma nella informazione. Quando questo non accada, e non sta accadendo, non è tanto la singola istituzione che viene posta in crisi ma il collegamento alto indispensabilmente utile a mantenersi tra amministratore, istituzione e cittadino.
Già oggi questo collegamento è reso critico, credo che ciò vada ad essere mantenuto il più possibile. Poi arriviamo a ciò che è possibile fare perché, cari colleghi, credo che noi non dovremmo dibattere di ciò che altri in altre sedi hanno dovuto, dovrebbero, dovranno fare, credo che dovremmo dibattere di ciò che possiamo fare noi adesso. Allora straordinarietà, e sarò brevissimo dato anche il non altissimo livello di attenzione, peraltro credo che ripeterò gli stessi temi in altre sedi più volte perché non credo, avendo con fatica maturato alcune idee e avendo una certa età, che me ne verranno molte altre. Straordinarietà sta nel considerare che il bilancio di questa Regione che quest'anno pareggerà credo attorno ai 35-36 mila miliardi delle vecchie lire, 17-18 milioni di euro, è per il 98% bloccato, ma da vincoli non postici dall'esistenza ultraterrena, in realtà non condizionabili, ma dalla politica e dall'amministrazione. Allora l'unità istituzionale della politica se condivide la straordinarietà del momento, e lo è per la Regione anche al di là del caso FIAT, sta in primo aspetto nel rimuovere i vincoli esistenti.
Quindi, nel rendere disponibili risorse, che hanno avuto nel tempo una loro destinazione evidentemente gratificata dal processo legislativo delle legislazioni che ci hanno preceduto, nuovamente disponibili, per che cosa? Il per che cosa lo vediamo in fase di proposta, ma per avere orecchie a nuove proposte, qualunque esse siano in primis bisogna rendere disponibili risorse per finanziare quali di queste proposte la politica e l'amministrazione deciderà di finanziare. Noi non abbiamo sufficienti risorse disponibili, il renderle disponibile è compito degli amministratori, non dei cittadini, non degli azionisti della FIAT. Le risorse ci sono, sono vincolate a scelte che fecero. Se oggi riteniamo che la straordinarietà meriti per una critica, una criticità che il processo di sviluppo piemontese oggi manifesta, il primo compito è rendere disponibile le risorse. In secondo luogo, ci vogliono gli strumenti prima ancora delle proposte.
Gli strumenti passano attraverso l'utilizzo degli enti, delle partecipate e delle agenzie pubbliche che vedono, soltanto da un punto di vista formale, istituzioni, fondazioni, università presenti, credo, se ho ben inteso, che un aspetto debba essere colto e credo sia da estendere anche perché attiene a degli aspetti di eccellenza di questa Regione e attorno all'eccellenza coloro che si occupano di strategia sanno che si possono costruire momenti di sviluppo. Esiste una Finpiemonte che è considerata non soltanto da noi, Regione Piemonte, un modello di eccellenza economico-finanziaria. È uno strumento valido? Esistono più strumenti di ricerca applicata che questa Regione nel tempo ha saputo creare? Esistono strumenti di informatica e di telecomunicazione caratterizzati da know out da professionalità di eccellenza? Apriamoli, ove essi non siano sufficientemente aperti, a interlocutori istituzionali, a fondazioni dotiamoli delle risorse necessarie e, poi, facciamo quello che io credo un buon amministratore di qualunque colore dovrebbe fare: apriamo le orecchie e più che inventarci noi progetti e proposte, che sia ben chiaro, le buone idee sono buone qualunque essa sia la fonte, facciamo quello che un buon amministratore dovrebbe fare, ascoltiamo le proposte altrui e in clima di concordia istituzionale non formale, ma sostanziale, non finanziamole tutte, finanziamo sapendo di correre un rischio perché le scelte comportano rischi, quelle che sembreranno, a coloro che hanno il dovere oggi di decidere, le più utili per il Piemonte non solo di oggi, ma soprattutto di domani.
Cito un esempio che non vuole essere una proposta, ma una piccola provocazione: noi continuiamo, oggi no, ma sono sicuro che magari prima di Natale, non sarà Natale sarà gennaio, ne riparleremo, a vedere la sanità come problema. Ognuno di noi ha di questa tematica versioni diverse, ma certamente il termine problema è forse il minimo comun denominatore che ha contraddistinto molti dei dibattiti utili o non utili che questo Consiglio ha vissuto.
Guardate che la sanità è o può essere una grande opportunità. La sanità piemontese è serbatoio di eccellenze umane oggettivamente non facilmente reperibili in Italia. Cito un aneddoto che non vuole essere una proposta perché le proposte, lo ripeto, le devono farle i progettisti pubblici e privati, gli amministratori devono scegliere fra le proposte: a Pittsbourg Pennsylvania, nel 1979, ci fu la crisi dell'acciaio, persero 75 mila posti di lavoro, secondo le leggi del lavoro e del mercato di quel periodo, di quello stato e di quel Paese indipendentemente da quanto adesso noi siamo adesi o contraddittori. Qualcuno che aveva il diritto di scegliere, invent la sanità come modello alternativo. Nel 1996, dati IRES, in Pennsylvania avevano creato 105 mila posti di lavoro nuovi, di cui 65 mila diretti e 58 mila indiretti, quelli che noi chiamiamo indotto. Evidentemente, secondo le leggi, le abitudini, la cultura di quel Paese in quel periodo.
Non dico che non si possa fare, certo la sanità è materia totalmente delegata alle Regioni, probabilmente anche totalmente delegata perché è un problema, ed è più facile delegare i problemi che le opportunità. Credo che attorno a questa delega, che non deve essere vista solamente come problema ma anche soprattutto come opportunità, si possa costituire non la strategia, ma una delle possibili strategie. Si rendano disponibili le risorse che il bilancio regionale già oggi prevede essendo vincolate compito del Consiglio, si motivi una concordia istituzionale che già esiste, ma la formalizzi attraverso gli strumenti e nell'ambito delle risorse che saranno state rese disponibili, senza reperirne delle nuove e la politica scelga quali tra queste possono garantire un domani non peggio di quello che i nostri genitori diedero a noi piemontesi alcuni anni fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Signor Presidente e colleghi, non interverrò su questioni che in qualche maniera abbiamo già trattato, non soltanto perché potremmo rischiare di ripeterci, cioè non interverrò, ma farò qualche riflessione intorno al problema che abbiamo già affrontato in altre occasioni, con posizioni diverse relativamente alla crisi dell'auto e alle politiche del distretto; non interverrò neppure riguardo agli strumenti esistenti per poter intervenire in una situazione di crisi, perché ritengo che oggi il tema sia un po' diverso.
Concordo con il collega Burzi laddove individua gli strumenti che si possono utilizzare (le società partecipate, le società di ricerca), perch le istituzioni hanno parecchi strumenti per poter intervenire.
Il problema che la politica deve affrontare è quello di individuare cosa fare.
Certamente non penso, proprio perché credo nel mercato, che possano esistere degli strumenti sostitutivi, diversi rispetto all'azionariato classico. Ci sono strumenti che si possono anche mettere sul campo, ma il mercato mantiene il suo valore.
Cosa vuol dire azionariato popolare, che qualcuno compra delle azioni sottocosto? Ci sono dei cittadini che intervengono sul mercato e comprano delle azioni che non valgono nulla? No, il problema è diverso: è di fare in modo che l'Azienda vada bene perché le azioni abbiano un valore. Nel momento in cui le azioni hanno un valore, il problema è risolto, quindi il problema è di politica industriale.
Mi soffermo su questo aspetto, ma in modo particolare sulle ultime vicende di cronaca.
Forse un po' tutti, quando si è saputo delle dimissioni di Fresco e Galateri, abbiamo pensato a uno scherzo; nessuno di noi poteva immaginare che, dopo un'azione complessa per raggiungere un accordo, che è costata fatica e che ha portato a una divisione del Sindacato, che ha creato parecchi problemi, le due persone che hanno condotto quella trattativa venissero "cacciate via".
Questo significa che si sta mettendo nuovamente in discussione quel difficile punto d'equilibrio che era stato raggiunto con grandi difficoltà.
Non voglio giudicare il tipo di accordo che era stato raggiunto, ma il fatto che le persone che avevano fiducia negli azionisti non l'abbiano più e che, probabilmente, quell'accordo non va più bene all'Azienda.
Il quadro che il Governo, il Sindacato e gli azionisti avevano di fronte nel momento in cui è stato fatto l'accordo è, dunque, completamente mutato e di questo occorre tenere conto.
Qualcuno probabilmente pensa che la notizia delle dimissioni di Fresco e Galateri non sia vera, ma, in ogni caso - vera o non vera la notizia - il problema è che non è stata espressa la fiducia da parte degli azionisti.
Questo è il dato di fatto; poi, ci sono le modalità per uscirne con una certa eleganza, ma il dato di fatto è che oggi, quei soggetti che hanno permesso di portare avanti un accordo discutibile, non ci sono più.
Sicuramente avverrà un cambiamento al vertice e non credo che questo sia drammatico; gli azionisti possono farlo, probabilmente hanno ritenuto che non va bene e devo dire che un po' tutti abbiamo espresso giudizi negativi in quel senso.
Esprimo un'opinione, che, per la verità, è stata espressa anche da alcuni opinionisti: il quadro della situazione è talmente incerto e così poco trasparente che può dare adito ad alcune interpretazioni che non è detto siano veritiere, ma verosimili.
Sento una forte preoccupazione perché ho la sensazione, se non arriveranno dei chiarimenti, proprio perché questo cambiamento è avvenuto all'improvviso, che la soluzione del problema FIAT venga utilizzata come occasione per ristabilire nuovi rapporti nel potere economico e finanziario.
Oppure è l'occasione per far aumentare la presenza del Presidente del Governo, Berlusconi, nel mondo dell'informazione.
Non so se le interpretazioni che sono state fatte siano vere (a me sembrano abbastanza vere); in ogni caso, mi inducono ad avere il timore che in questa vicenda l'obiettivo di garantire un futuro alla FIAT non sia l'obiettivo principale, ma quello secondario.
Mi sembra che l'obiettivo, non essendo stato espresso da parte dei soggetti interessati, sia diverso e non ancora chiaro; forse è quello di ristabilire nuovi rapporti, per cui il problema del futuro dell'auto diventa un fattore secondario.
Si garantisce, cioè, un futuro in relazione ai nuovi rapporti che ristabiliscono il mondo economico e il mondo finanziario, oppure lo si garantisce nella misura in cui si soddisfa il problema di una maggiore presenza nel mondo dell'informazione da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi.
Sono dubbi e interrogativi che occorre chiarire.
Cosa si può fare? Esiste un problema, espresso dal Presidente della Giunta regionale, e una posizione espressa dall'Assessore Pichetto.
L'Assessore Pichetto ha espresso, nella sua relazione, delle opinioni che condivido, perlomeno per una certa parte, laddove ha auspicato una ripresa dell'accordo (mi sembra un fatto importante che la Regione assuma questa posizione molto vicina al Sindacato).
Mi pare condivisibile, poi, il giudizio dato in ordine alla venuta di questa interrogazione e, pertanto, la sollecitazione della Regione alla ripresa della trattativa mi pare importante.
Anche qui, questa interpretazione - che condivido - è basata su un quadro completamente cambiato: è condivisibile, ma vedremo cosa succederà nei prossimi giorni.
Ritengo che la Regione, essendo cambiata la situazione, debba assumere un impegno - lo stesso ragionamento vale per il Comune e la Provincia di Torino - per far valere, in questo riposizionamento del potere economico e finanziario che sta avvenendo a livello nazionale, in occasione della crisi FIAT o attraverso la crisi FIAT (non so bene), le esigenze di un futuro al settore dell'auto.
Mi rendo conto che questo può sembrare un obiettivo inadeguato, perch è un problema nazionale, ma ritengo che chi ha maggiore influenza nei confronti del Governo Berlusconi debba diventare garante di questo obiettivo, che è l'obiettivo di tutti noi (è stato espresso sia dal Presidente Ghigo sia dall'Assessore Pichetto).
La Regione Piemonte deve essere garante che il futuro dell'auto diventi l'argomento più interessante e prevalente, poi può esserci tutto il resto perché il mercato vuol dire anche ristabilire rapporti diversi, ma questo deve diventare l'elemento principale e il resto deve essere una conseguenza.
Chiediamo, pertanto, al Presidente Ghigo, all'Assessore Pichetto e alla Giunta di fare valere la coerenza, la somiglianza, la coincidenza politica per riconoscere l'importanza del ruolo del Presidente Ghigo, il Presidente dei Presidenti, affinché sul tavolo della discussione prevalgano soprattutto gli interessi del Piemonte e della FIAT, in termini di settore auto.
Non è più sufficiente che il Presidente della Regione si limiti - e ha fatto bene a farlo - a partecipare alle manifestazioni di solidarietà nei confronti dei lavoratori; non è più sufficiente partecipare ai cortei, ma occorre fare qualcosa in più.
Rispetto a questo, ritengo che il Presidente Ghigo o l'Assessore Pichetto, nella replica, debbano dirci cosa sono in grado di fare concretamente.
Sono in grado di fare qualcosa in più rispetto a una generica manifestazione di solidarietà? Se questa posizione verrà espressa con la finalità che prima ho indicato, sicuramente potrà incontrare il nostro sostegno e appoggio.
Queste sono le considerazioni che volevo fare, sono un po' disordinate ma tengono conto del fatto che il quadro è mutato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Signor Presidente, Signori colleghi. Tutto si può dire della crisi FIAT, ma non che fosse imprevedibile. Non è una delle ricorrenti crisi dell'auto, magari più violenta delle precedenti, ma un declino avviatosi da tempo, aggravato dal susseguirsi di scelte gestionali sbagliate.
Lo conferma l'andamento del titolo in Borsa: a partire dal 1995 inesorabilmente, anno dopo anno, FIAT perde terreno rispetto all'indice del mercato europeo; complessivamente, l'80%.
La crisi rappresenta, come evidente, e come ho avuto modo di affermare altre volte, il fallimento strategico di un intero gruppo dirigente dell'azienda. Un fallimento strategico, nonostante le immense risorse che il più delle volte a fondo perduto, lo Stato italiano ha regalato alla FIAT.
Ancora oggi non sono per nulla persuaso che si abbia ancora interesse al settore automobilistico: infatti, una quota consistente della FIAT è stata ceduta a General Motors e da almeno un decennio, nonostante la rottamazione e i relativi proventi che la FIAT ha realizzato, non è stato alcunché sulla innovazione e sulla ricerca.
Tutto il contrario di quanto è stato compiuto in altri Paesi ove vi era la crisi del settore auto (penso alla Francia, alla Germania) e ove le aziende, pur con gli aiuti dello Stato hanno investito sull'innovazione sia per quanto riguarda i modelli che le alternative energetiche ed i consumi ecologicamente compatibili (è il caso della Citroen). In FIAT, viceversa si è continuato a produrre modelli obsoleti che il mercato ha clamorosamente condannati.
Non è stata realizzata, neppure, alcuna sperimentazione. Oggi l'indebitamento della FIAT verso le banche è semplicemente incredibile.
Siamo al disastro del gruppi FIAT ed i crediti sono evidentemente abnormi.
E l'azienda torinese, insieme al Governo che cosa ha fatto? Ha presentato un piano industriale offensivo per la città di Torino.
Non si tratta di un piano industriale, ma di un piano finanziario utile soltanto ad affrontare il debito.
In questo piano vengono prefigurate ipotesi di nuovi modelli che, nella migliore delle ipotesi, verranno messi sul mercato fra cinque anni, quando la crisi sarà oramai giunta all'epilogo e i modelli progettati, peraltro risulteranno non più competitivi. Siamo di fronte ad un massacro sociale causato da un gruppo dirigente inetto che farà pagare ai lavoratori la propria inettitudine. Un massacro sociale che non determinerà esuberi drammatici solo in FIAT, ma anche nel settore dei servizi collegato all'auto e tanto più nell'indotto.
Ben 5.600 operai in tutta Italia in questi giorni stanno ricevendo le lettere di Cassa Integrazione a zero ore. Decine di famiglie, soprattutto quelle piemontesi, spesso a monoreddito, si troveranno sul lastrico. Ed infatti, la Cassa Integrazione a zero ore annunciata da FIAT, rappresenta come tutti sappiamo, l'anticamera del licenziamento. L'impressione è che la FIAT faccia il lavoro sporco, cioè il licenziamento di tutti questi operai affinché General Motors acquisti senza conflitti sociali. E General Motors poi delocalizzerebbe la produzione, tenendo la rete di vendita e, forse qualche settore importante come potrebbe essere l'Alfa Romeo.
Anche il Governo nazionale, per fini puramente elettorali, ha approvato una trattativa che ha visto la FIAT presentare un piano industriale che tagli fuori Torino a favore di un salvataggio di Termini Imerese.
Il tanto restyling della Punto che nel 2004 dovrebbe rilanciare la produzione FIAT non sarebbe più effettuato a Mirafiori, bensì in Sicilia.
chiaro che la metà degli oltre otto mila cassaintegrati, che la FIAT ha già detto di non voler far rientrare al termine della Cassa Integrazione, comporterebbe a questo punto un forte sbilanciamento verso Torino.
La decisione della FIAT è appoggiata dal Governo che in Sicilia ha i suoi consensi maggiori e con essa le ricadute sull'indotto auto nel torinese sarebbe molto più gravi di quanto ipotizzato in questi gironi.
Non sono nemmeno d'accordo sul fatto che solo a Termini Imerese si possa applicare la Cassa Integrazione a rotazione. Perché tale provvedimento non è stato applicato nei nostri stabilimenti? Perché anche il nostro Presidente della Giunta non si è battuto come ha fatto il Presidente della Sicilia dove un'intera Regione si è stretta intorno ai lavoratori? Le ultime notizie addirittura confermano che il Governo, in queste ultime ore, ha presentato un emendamento alla legge finanziaria che permette di ricorrere alla programmazione negoziata per gli interventi di promozione industriale. Di questi provvedimenti potranno beneficiare soprattutto gli stabilimenti FIAT di Termini Imerese e di Arese. E di Mirafiori chi si occuperà, visto che per ora è stato solo concordato il declino dei nostri stabilimenti? Di fronte a questa situazione, Signor Presidente, sarebbe utile chiedere in primo luogo la modifica del piano della FIAT per quello che riguarda Mirafiori. In secondo luogo, nessuna Cassa Integrazione a zero ore: ci sono strumenti contrattuali e ammortizzatori sociali fondati sulla solidarietà che possono consentire di tenere legati i lavoratori alla produzione, evitando che la Cassa Integrazione sia l'anticamera del licenziamento e, soprattutto, per far sì che non venga un'incredibile guerra fra poveri fra il nord d'Italia e il sud, per cui lo stabilimento di Termini Imerese viene salvato e quello di Mirafiori no.
Per quel che riguarda il futuro finanziario e industriale della FIAT non è per nulla auspicabile che lo Stato italiano intervenga direttamente od indirettamente nel capitale della FIAT.
A parte i rilievi che a riguardo potrebbero essere avanzati dall'Unione Europea, il recente passato dimostra l'inutilità di simili iniziative.
Concludo con l'affermare che il gruppo FIAT deve molto all'Italia, deve tanto allo Stato italiano, a tutti noi, ma in particolare agli operai ed alle loro famiglie. Prima di qualsiasi altro tipo di intervento di aiuto della FIAT dovranno essere i proprietari e la dirigenza della casa automobilistica torinese a dimostrare di credere ancora ad un rilancio dell'azienda.
Se questo piano di rilancio si ridurrà soltanto a mettere in Cassa Integrazione i lavoratori, sia ben chiaro che si tratterrà di una soluzione che noi giudichiamo assolutamente insoddisfacente. Per salvare la FIAT serve ben altro, serve un vero progetto di riqualificazione aziendale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Presidente Ghigo ha iniziato la sua relazione lamentando e sottolineando il fatto che non fosse stato in alcun modo informato delle notizie che oggi riempiono i giornali sulla vicenda FIAT.
Perché mai la FIAT e il suo vertice avrebbe dovuto informare il Presidente della Giunta regionale? Per quale ragione la FIAT dovrebbe sentirsi il dovere o, comunque, l'utilità di informare il Presidente della Giunta regionale piemontese di quanto si sta decidendo in relazione all'assetto dei vertici. Perché? Per quale utilità? Il Presidente Ghigo ha sempre dato fiducia alla FIAT sin dalle prime avvisaglie della crisi dicendo che le prime risposte dell'Azienda gli sembravano attendibili (sono le primissime dichiarazioni).
Solo qualche settimana fa all'inizio della crisi, e ancora adesso nella sua relazione, il Presidente Ghigo ha detto che l'accordo sottoscritto tra il Governo e l'Azienda contiene dei punti positivi. Allora, perché mai informarlo di un eventuale ribaltamento dell'assetto di vertice? E poi ancora.
La FIAT ha un piano. Un piano - che per quanto riguarda il mio Gruppo è da respingere al mittente - che ha messo in fila un ragionamento e delle decisioni di ordine finanziario, di ordine produttivo e di ordine sociale.
Diventa difficile pensare, a fronte di un soggetto forte come la FIAT che dispone di un piano, di poter avere una condizione che permetta di discutere con autorevolezza, senza disporre dello strumento fondamentale che rende forte un Governo, cioè avere un proprio piano, un proprio progetto. Non si può discutere con un'azienda privata portatrice di un progetto seduti sul nulla, seduta su una pratica di governo che da anni si limita ad interventi caso per caso, volta per volta.
Non si ha nessuna forza progettuale. Non avendo questa, non si ha nemmeno la forza non dico di avere un confronto sul piano della FIAT, ma non emerge neppure la possibilità di un dialogo che la FIAT possa avere anche nel proprio interesse, con un soggetto che, in effetti, non governa ma si limita a predisporre atti deliberativi e legislativi slegati da un progetto complessivo. Penso che un'istituzione sia tale; abbia la forza non solo di essere eletta ma di rappresentare, giorno per giorno, gli interessi del territorio e di mediarli se l'istituzione stessa compone questi interessi dentro un progetto di governo. Se non c'é un progetto di Governo non c'é da stupirsi, Presidente Ghigo, che il futuro della FIAT sfugga del tutto non solo al controllo, ma anche al dialogo con una istituzione. La carenza del progetto di governo è gravissima, ed è una carenza che non va solo criticata per il passato.
Siete responsabili, pro-quota, di una situazione che ha indebolito le pubbliche istituzioni e che ha lasciato l'establishment FIAT in grado di fare quello che credeva, al di fuori di ogni politica di governo regionale capace di indurre alla discussione, al dialogo e di fissare degli obiettivi. Bisognava individuare il distretto internazionale dell'auto come uno dei punti fondamentali di un progetto di sviluppo regionale, così come altri settori richiedono.
Ieri mattina mi trovavo a Novara con la Consigliera Manica a discutere di un altro punto molto importante, quello della ricerca, che vede appunto, la città di Novara uno dei punti forti del Piemonte. Anche lì, la battaglia per salvare la Donegani, per dare uno sviluppo al settore della ricerca a Novara, in Piemonte, in Italia, è quello di poterlo inserire dentro un progetto regionale, non di andare dai dipendenti dell'Azienda e dire "adesso vi difenderemo"; non è andare dai dipendenti della FIAT e dire "adesso vi difenderemo": questo lo dicono tutti con maggiore o minore stile. Chi fa del cinismo politico e delle sceneggiate teatrali sulla pelle del dramma di decine di migliaia di famiglie, fa quello che abbiamo visto fare da alcuni Consiglieri sotto le luci della TV.
Ci sono tanti modi di interpretare la solidarietà che possono essere accettabili, demagogici, e insulsi, ma il primo modo per avere voce e forza nei confronti di logiche industriale - che, per carità, sfuggono ad un nostro controllo, ma non devono sfuggire ad un dialogo, alla richiesta di informazione e non devono sfuggire sulla base di una perorazione morale - è quello di dire "dovete dirci cosa volete fare" sulla base di una forza politica che deriva da un progetto esistente.
E' questo che manca, è questo che indebolisce anche la Regione Piemonte, ed è questo che indebolisce anche i lavoratori che non chiedono tanto la solidarietà (quella gliela danno tutti), troppo comodo, chiedono responsabilità; chiedono che le istituzioni abbiano esercitato, per tempo una responsabilità di governo dentro la quale FIAT poteva trovare una collocazione.
Questa è la critica del passato, ma c'é ancora tempo, la crisi della FIAT non finisce oggi, è la storia del Piemonte. La storia delle crisi che emergono in Piemonte continuerà ancora a lungo. Se c'é un momento di unità di ricercare questo momento, è nel dare un giro alla pagina dell' inanità del governo regionale e di prendere un solenne impegno, come Consiglio regionale, di approntare, da ora in avanti, un vero progetto per il Piemonte individuando, ad esempio, il distretto dell'auto come una delle caratteristiche fondamentali che non siamo disponibili a perdere. Per farlo non basta lavorare solo su un tema, bisogna prendere una decisione. Ad esempio, nella prossima discussione sul documento di programmazione economica e finanziaria, con la legge Finanziaria, decidiamo che una parte della quota dell'addizionale IRPEF la dedichiamo per realizzare il progetto di distretto internazionale dell'auto: perché non facciamo questo oltre alle altre proposte sulla formazione professionale? Prendiamo delle risorse pubbliche e, nell'ambito di quanto l'Europa acconsente, diciamo che una parte dell'addizionale IRPEF la mettiamo a disposizione di un distretto internazionale dell'auto. Forti di un progetto di questo genere, forse, faremo qualcosa insieme nell'interesse dei lavoratori, forse a quel punto chiedere l'apertura della trattativa non è solo una perorazione politica astratta, un laviamoci la coscienza e stiamo dalla vostra parte, ma diventa un elemento che ha una sostanza e una forza che deriva dal fatto che si decide di fare fronte ai nostri doveri.
Un'istituzione che non fa fronte ai propri doveri di governo, non può avere forza nei confronti di fatti che hanno logiche che, penso anch'io come il Consigliere Saitta, sono molto vicine a quelle che oggi sono state delineate su qualche quotidiano.
Certo che esiste uno scontro di poteri, certo che il Presidente Berlusconi, probabilmente, sfrutto questo riassetto di potere per collocare propri interessi nel modo migliore, certo che esiste tutto questo, ma noi come Consiglio regionale, dobbiamo dire: vogliamo salvare la struttura produttiva del Piemonte che è struttura sociale, economica, che è frutto anche di una cultura che si è sedimentata in questo territorio, attraverso un nostro progetto di governo. Finché non ci sarà questo, Presidente Ghigo lei non è innocente neppure nelle responsabilità indirette che ha nell'aver lasciato emergere la crisi FIAT al di fuori di un qualunque programma regionale di governo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà



PAPANDREA Rocco

Continuo a giudicare che il fatto più grave di questa settimana sia che ieri mattina 5600 lavoratori sono stati messi in Cassa Integrazione, e che molti altri seguiranno nel prossimo periodo, a partire anche dai 2400 che verranno messi rapidamente in mobilità lunga. Forse molti non sanno bene di cosa si tratta, in quanto sono state date notizie spesso sbagliate su questo.
Vuole dire che questi lavoratori, senza potere fare lavoro nero altrimenti perdono la mobilità e la Cassa Integrazione - quindi senza potere e dovere seguire l'indicazione del Presidente del Consiglio - si troveranno obbligati a sopravvivere con 650 Euro al mese per sette anni.
Questa credo sia una questione gravissima per questi lavoratori e per le loro famiglie, e lo è perché comunque questi ulteriori 2600 lavoratori in mobilità rappresentano ulteriori posti di lavoro persi, soprattutto nell'area piemontese.
Nelle ore successive all'accordo parecchie aziende hanno già annunciato la Cassa Integrazione; oltre a quelle che ricordava prima l'Assessore, per esempio la TNT ha già annunciato 700 lavoratori in Cassa Integrazione, che sono direttamente legati a questi. Quindi, quando a giugno avremo gli altri 2000, in gruppi come la TNT se ne aggiungeranno altri. Questo non è che il primo segnale, perché ce ne sono stati altri meno consistenti, ma questo è quanto si riverbererà sul territorio piemontese, in quanto la Cassa Integrazione sarà seguita da altre aziende.
Tra l'altro, così come per la mobilità lunga, abbiamo sentito dire che si saranno dei provvedimenti del Governo, che allo stato attuale non ci sono ancora. Si dice anche che per le aziende dell'indotto s'interverrà con provvedimenti per favorire l'utilizzo di ammortizzatori sociali, che come scopo hanno quello di permettere che queste aziende riducano drasticamente la loro capacità produttiva, e quindi chiudano. Questo vale per la FIAT e vale per l'indotto.
Questo è l'elemento estremamente più preoccupante con cui ci siamo confrontati, cioè che la scorsa settimana si sia firmato un accordo non con le organizzazioni sindacali, ma tra Governo e Direzione FIAT, che ha come unico scopo quello di favorire i progetti di smantellamento dell'industria dell'auto voluti dagli azionisti (Agnelli) che eseguono probabilmente piani decisi altrove, dalla GM e dalle banche stesse che hanno finanziato in questo periodo, in modo forse improvvido, le politiche della FIAT.
Questo è il problema drammatico, molto più drammatico che non i cambi di vertice alla FIAT, perché i cambi di vertice in discussione in queste ore, probabilmente influiranno su quello che sarà un acquirente invece che un altro, su come si concretizzerà questo smantellamento delle industrie dell'auto, ma rimane la sostanza di un processo che sta per essere portato avanti. Ormai il rischio è altissimo, siamo andati molto avanti allegramente in questi anni senza volere vedere la realtà, fino ad arrivare allo stato attuale, in cui l'alternativa è ormai drammatica.
Con questo piano industriale ci troviamo di fronte ad un passo quasi decisivo verso questo smantellamento, che è drammatico per noi e per quanto riguarda Termini Imerese. A Termini Imerese hanno fatto solo promesse, non c'é nulla di sostanziale e di vero in quello che hanno detto. Le lavorazioni spostate a Termini Imerese erano lavorazioni a rischio qui a Mirafiori, quindi promettono qualcosa che probabilmente non erano neanche in grado di mantenere qui a Mirafiori. La conseguenza di questa promessa è che a Mirafiori si precipita e si accelera il processo di chiusura, in quanto le produzioni previste per il prossimo anno sono del tutto residuali. Le conseguenze sono immediatamente enormi nelle industrie collegate e in tutte quelle industrie che sono state terziarizzate e in quelle dell'indotto di produzione.
Credo che bisogna partire da questo. Certamente - lo dicevano molti interventi - tutto ciò è stato favorito dall'assenza di una politica industriale, in questi anni, sia a livello governativo che a livello regionale.
Credo che la complicità della Regione sia drammatica, perché la FIAT è sempre stata legata al Piemonte e a Torino. Dal Piemonte non sono mai emersi degli input o degli interventi, ma abbiamo sempre sentito l'Assessore Pichetto dire che dovevamo stare tranquilli e che quello che stava avvenendo era inevitabile e che si cercava di renderlo il meno drammatico possibile. In questi anni abbiamo sentito dire che non si poteva fare altro, perché queste erano le volontà della proprietà, e oggi siamo arrivati a questi livelli.
Mi pare gravissimo che il Governo sia intervenuto a sostegno di questi progetti. Tra l'altro interviene con finanziamenti pesanti, perch finanziare questi progetti voleva dire utilizzare consistenti risorse pubbliche per accompagnare questo processo di smantellamento dell'auto. Mi pare che le ultime notizie possano significare un ulteriore segnale di allarme del fatto che non solo l'auto, ma anche altri pezzi della FIAT rischiano di fare una brutta fine.
Occorre quindi un intervento drasticamente nuovo in questa situazione occorre garantire che queste chiusure non ci siano. Da questo bisogna partire, perché se si accetta che ci siano le chiusure e si accettano gli ammortizzatori sociali - che è quello che è stato fatto finora - chiudono gli stabilimenti e chiude anche l'indotto. E' inutile che gli garantiamo l'accesso ai crediti. Ma per fare che cosa? Quali produzioni possono fare queste industrie che lavorano direttamente collegate al ciclo dell'auto? Una riconversione sta nei sogni di molti documenti, ma nella realtà chi produce pezzi di automobile che vengono montati a Mirafiori, una riconversione non è possibile, o comunque richiederebbe dei tempi lunghissimi e, nel frattempo, porterà a chiusure e Cassa Integrazione.
Credo che occorra una politica drasticamente diversa.
Una battuta sulla proposta illustrata dal Consigliere Scanderebech. A me pare che oggi andare a parlare di azionariato popolare nella FIAT, cioè chiedere che qualcuno ci metta dei soldi per dare una mano, è veramente troppo.
Quello che bisogna chiedere è che le risorse pubbliche vengano utilizzate per rilanciare il settore dell'auto dentro un piano di riconversione più ampio, che parli della politica generale dei trasporti in questo paese, ma un intervento sulla proprietà - che deve essere fatto deve essere fatto dal pubblico e a costo zero. Abbiamo già dato troppo quindi non possiamo chiedere che i lavoratori mettano mano al portafoglio per diventare azionisti di questa azienda, che altri hanno portato sull'orlo del baratro e del fallimento.
Credo che si tratti di salvarla con un utilizzo diverso delle risorse pubbliche, e non indennizzando gli attuali azionisti, che sono i principali responsabili della situazione.
E' per questo che non mi associo alla richiesta di un ordine del giorno unitario, perché voglio capire se esiste un giudizio positivo sull'azione fatta fino all'altro ieri, cioè sull'accordo del 5 dicembre, che ha segnato l'inizio della Cassa Integrazione e l'accettazione dei piani formulati dalla proprietà FIAT, probabilmente su input della General Motors.
Io credo che adesso, in questo Consiglio, solo perché c'é la novità di un cambio di vertice, non si possa dire: "Tentiamo di metterci d'accordo tutti insieme". Ritengo che si debba scegliere: chiedo al Governo del Piemonte di esprimere un giudizio negativo su quell'accordo, perché tra l'altro, e lo ripeto, Torino e il Piemonte ne pagano le conseguenze più drammaticamente di altri.
Quindi, un ordine del giorno può esserci, ma solo nella chiarezza delle indicazioni e non semplicemente in una generica unità di intenti che non cambierebbe sostanzialmente nulla alla situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente.
Colleghi, la riunione di oggi era stata annunciata e prevista quando non eravamo ancora a conoscenza dei fatti che probabilmente si sono compiuti o si stanno compiendo proprio in queste ore. È giunta voce infatti, che non ho ancora avuto modo di verificare, secondo la quale si sarebbe dimesso il Dottor Galateri. Non ho notizie più sicure, per cui la discussione di oggi resta, in qualche modo, collegata e incentrata sui principi generali, cioè sui principi di quel quadro d'insieme che dobbiamo individuare per cercare di portare un contributo alla soluzione del problema dell'auto nella nostra Regione, in particolare nell'area torinese dove sono insediati gli stabilimenti più significativi.
Dobbiamo puntare alla prospettiva, e prestare perciò attenzione a ci che si sta facendo e si potrà fare ancora di più nel campo della ricerca, e dunque al CNR, al Politecnico e alle strutture universitarie che possono individuare quella che sarà la prospettiva nei prossimi anni dell'auto.
Nel frattempo, mi informano che la notizia secondo la quale Galatei ha rassegnato le dimissioni è ufficiale. Questa è la prospettiva.
C'é però il momento dell'oggi, quello del rilancio, e quindi l'esigenza di poter avere, in primo luogo, chiarezza su chi c'é attualmente nel Consiglio d'Amministrazione e chi sono le cordate che controllano lo svolgimento delle assemblee e controllano il sistema FIAT.
Questo piano aziendale e questo rilancio credo debbano essere il primo obiettivo da perseguire. Perciò, tra gli ordini del giorno che sono stati fatti circolare, quello a firma dei collega Marcenaro ed altri ritengo che costituisca, al limite con qualche aggiustamento, una buona base di partenza. Siamo di fronte ad una situazione straordinaria e occorrono interventi straordinari.



(Brusìo in aula)



DEORSOLA Sergio

Se l'Assessore ritiene di dovere dare qualche notizia a me o ai colleghi, gli cedo volentieri la parola, altrimenti introduce elementi di disturbo.
Non vorrei io disturbare l'intervento dell'Assessore.
Dicevo che il piano aziendale deve sicuramente essere incentrato su fatti straordinari. La FIAT è insediata nel nostro territorio da oltre un secolo, come ricordava prima il collega Scanderebech, e durante questi cento anni ha ottenuto dalla struttura pubblica significativi riconoscimenti. Se andiamo, anche solo con grande rapidità, a ripercorrere i decenni di inizio Novecento, quando si sono realizzati gli stabilimenti FIAT, vediamo che c'é sempre stato un momento di contributo da parte del pubblico, da parte dello Stato, e interventi più articolati dal punto di vista finanziario per quanto riguarda gli ultimi decenni del secolo passato.
L'obiettivo è che questo piano aziendale non possa prevedere solo degli stabilimenti, ma debba prevedere un distretto dell'auto. Di fatto, al di là di quelle che sono le definizioni di distretto, un distretto dell'auto nell'area torinese esiste già. Esiste la splendida realtà dell'indotto quando l'ambito non era ancora globalizzato come quello che esiste oggi nell'economia - che ha saputo consolidarsi con grande professionalità.
Esiste il patrimonio dei tecnici e delle maestranze del gruppo strettamente FIAT, che è una risorsa, insieme all'indotto, difficilmente riscontrabile in altre realtà. Allora, questo piano aziendale deve, in primo luogo, tener conto dei lavoratori, sia quelli del sistema FIAT propriamente detto che quelli delle strutture collegate (perciò lavoratori della FIAT e dell'indotto).
Allora, anche l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Scanderebech che noi abbiamo firmato e costruito assieme ...
Presidente, però io le chiederei di poter svolgere il mio intervento posto che non utilizzerò tutto il tempo a mia disposizione - in un minimo di tranquillità, non di dico di silenzio, ma almeno...



PRESIDENTE

Io da qui non percepisco quasi niente. Comunque...



DEORSOLA Sergio

Se lei ritiene che possa continuare...



PRESIDENTE

No, no, magari sono io che vedo una situazione estremamente tranquilla in questo momento. Forse lei dietro sentirà più brusio.
Invito allora i Consiglieri ad abbassare il tono della voce.



PRESIDENTE

SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono)



PRESIDENTE

Adesso che le cose sono finite è tutto tranquillo, prima era tutto agitato!



DEORSOLA Sergio

Cercherò allora di usare un tono di voce leggermente più alto.
L'ordine del giorno Scanderebech, che ho firmato assieme ad altri colleghi coi quali abbiamo anche contribuito a realizzarlo, chiede sostanzialmente due cose: da una parte c'é l'esigenza di favorire l'azionariato popolare, ma non per risolvere il problema finanziario della FIAT, perché ci rendiamo conto che l'azionariato popolare non ha quasi mai risolto delle situazioni. Ma la diffusione dell'azionariato popolare fa sì che la proprietà attuale e l'eventuale gruppo che voglia entrare nella compagine sociale della FIAT si renda conto che ci sono - voglio sperarlo tanti piemontesi che vogliono partecipare acquistando delle azioni in un momento in cui la previsione potrebbe anche essere quella per cui tra qualche tempo varranno di meno.
Pertanto, la diffusione dell'azionariato popolare è una forma di pressione psicologica nei confronti dei Gruppi che vogliono entrare o mantenere il sistema di controllo della FIAT. Qui a Torino ci sono dei cittadini - mi auguro tanti - che vogliano che il sistema FIAT e il distretto dell'auto restino nella nostra realtà torinese e piemontese.
Io non solo sottoscrivo questa iniziativa, ma la difendo in modo chiaro.
Il secondo punto dell'ordine del giorno è la richiesta di un organismo di coordinamento (quindi non un "cacciare nuovi soldi") tra le attuali strutture di rilevanza regionale già esistenti, ma tra loro non coordinate (per rilevanza regionale si intendono strutture di collegamento con l'Istituto Regione Piemonte).
Il coordinamento deve - o dovrebbe - far sì che l'indotto, che ormai si è radicato nella nostra realtà economica, specialmente torinese, non si trovi in difficoltà nel sostenere una competizione globale, non avendo ancora le dimensioni sufficienti per affrontarla. Tale coordinamento dovrebbe svolgere il ruolo di controaltare al piano della struttura FIAT garantendo, anche a questa forza economica del nostro Piemonte, di poter sostenere il confronto globale.
Queste le due richieste del nostro ordine del giorno. Pregherei i colleghi, che si fossero fatte strane idee su di esso, di rileggerlo.
Ancora una battuta, restando nei limiti di tempo a mia disposizione: non c'è nessuna demagogia nella nostra richiesta; c'è semplicemente la volontà di sensibilizzare maggior persone sul problema della FIAT, perch probabilmente abbiamo tutti, in gran parte, gli stessi obiettivi.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere, anche per la precisione della durata dell'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, sarò particolarmente clemente con quest'aula, avendo già illustrato il nostro ordine del giorno il Consigliere Deorsola.
Essendo oggi una giornata in cui potrebbe cambiare l'impostazione fino ad ora data, non so quanto possa servire il nostro contributo, ma dato che la politica è anche l'arte dell'impossibile - ed inizio a credere che sia vero - partecipo anch'io alla discussione.
Sono particolarmente contento di avere provocato in quest'aula un minimo di discussione, accodandomi all'iniziativa del collega Scanderebech ed altri, facendo una proposta, che so benissimo può essere interpretata provocatoria, ma giusto per uscire dai soliti canoni delle dichiarazioni che puntualmente usciti di qua dobbiamo smentire (perché un Dirigente è andato da una parte, un altro dall'altra e le banche dicono: "non ce ne frega niente").
Stiamo attraversando un momento difficile dove non è solo in ballo il futuro della FIAT, ma lo è il futuro dell'industria italiana particolarmente piemontese e della provincia di Torino. Proprio per questo motivo abbiamo voluto scrivere con chiarezza, nell'ordine del giorno, che non bisogna intervenire su un'unica azienda, ma su tutto l'indotto.
La proposta provocatoria chiede all'Istituzione di intervenire rispetto ad una richiesta di diffusione di azionariato popolare, perché volevamo scatenare la discussione su una proposta concreta, non sulle solite dichiarazioni di intenti. E' ovvio, non è nostra intenzione "truccare" il mercato, come ha fatto qualche Governo precedente, con incentivi vari a favore della FIAT, perché oggi gli effetti li vediamo quintuplicati in negativo. Se già all'epoca si era intervenuti in una situazione difficile oggi tale difficoltà si trova ad un livello elevatissimo con una forte soglia di preoccupazione che nel futuro, nei prossimi mesi, purtroppo si riverberà con forza nella nostra società.
Di questo sono profondamente preoccupato.
Con questo ordine del giorno, che impegna la Giunta regionale e in particolare l'Assessore competente, riteniamo che, tra le attuali strutture a disposizione (dagli ITP, all'ufficio di rappresentanza al Centro Estero e Camere di Commercio) si possa, attraverso il loro intervento con agli organismi rappresentativi delle aziende e dell'artigianato, favorire un intervento legato all'indotto auto.
Mi fermo qui, sperando che da questa proposta, che può essere interpretata come una provocazione, possa far nascere un dibattito, non dico all'interno del Consiglio (luogo con maggior valenza pubblica che non di dibattito), ma magari all'interno della Commissione.
In questo senso mi appello al Consigliere Valvo, Presidente generalmente attento a questo tipo di iniziativa, affinché si possa all'interno della Commissione competente, discutere più approfonditamente la nostra proposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Il Consigliere Palma ha chiesto di parlare, ma, parafrasando una celebre frase di Wittgenstein: "Di tutto ciò di cui non si può parlare bisogna tacere", continuiamo a parlare di una serie di cose di cui dovremmo tacere, in parte perché non ne siamo a conoscenza (a meno di non fare il "tutto FIAT, minuto per minuto" come ha fatto il Consigliere Deorsola o un'agenzia che dice che forse si è dimesso - ce n'è una ufficiale: "Adesso si è dimesso davvero") in parte perché, discutendo di cose di cui non dovremmo parlare, dimentichiamo di trattare argomenti di cui invece dovremmo occuparci.
L'aspetto più rivoluzionario e straordinario che possiamo fare in questo momento è tornare a fare fino in fondo (ma nei limiti in cui questo è consentito), il nostro mestiere, lasciando che gli azionisti della FIAT e gli altri attori sociali e politici di questa vicenda facciano il proprio mestiere, possibilmente non scambiandoselo l'uno con l'altro.
Devo dire che dalla ricostruzione giornalistica che gli organi d'informazione hanno fatto e da alcuni interventi di colleghi che hanno cercato di ripercorrere gli eventi, prendo atto del fatto che il Governatore della Banca d'Italia fa il garante o il superazionista per conto degli istituzioni di credito rispetto agli assetti societari della FIAT, che il Presidente del Consiglio con una parte del management allargato del gruppo FIAT in una qualche misura congiura rispetto al mutamento e al cambiamento anche radicale degli assetti di potere del gruppo stesso, ciascuno non facendo la parte, che dovrebbe essergli anche riconosciuta giuridicamente, di garante del sistema creditizio italiano, in altri casi di azionisti e creditori del gruppo FIAT; in terzo luogo, parlo della famiglia e della società della famiglia, di soggetti responsabili non solo di un piano industriale, ma dell'interesse complessivo degli azionisti, che rispetto ad una azienda che è quotata, hanno tanto quanto i lavoratori in questo momento occasione per riflettere in maniera molto addolorata e preoccupata sui destini di questa vicenda.
In realtà, penso che quello che noi stiamo discutendo, quello di cui noi dovremmo discutere è stato riassunto molto bene in un articolo, che ho trovato molto interessante, di Pietro Ichino, sulla prima pagina del Corriere della Sera qualche giorno fa, in cui, richiamando analoghe crisi industriali del gruppo FIAT e la propria non recentissima militanza parlamentare, ricordava come all'interno del proprio gruppo parlamentare tentava di insistere sulla natura sociale dei provvedimento che la politica avrebbe dovuto adottare in questo caso, vedendosi contrapporre non solo dal proprio gruppo parlamentare, allora il Gruppo parlamentare del PC, ma anche dalla maggioranza di Governo l'esigenza e l'ambizione di fare, attraverso le trattative fra le aziende e le parti sociali, dei segmenti di politica industriale che avrebbero concorso in maniera determinante non solo al salvataggio dell'azienda, ma anche, diciamo così, alle magnifiche sorti dell'industria dell'auto nel nostro Paese.
Quella vicenda ha dimostrato che aveva ragione chi, a fronte delle crisi FIAT, si limitava modestamente al ruolo di attore della politica sociale e ha fallito clamorosamente chi, da allora e fino a questo momento ha ritenuto che sulle vicende del gruppo FIAT la politica potesse diventare un attore responsabile o protagonista di una politica industriale in cui nuovamente si cambiavano tutti i ruoli, in cui le Commissioni parlamentari diventavano consessi di carrozzieri che discutevano i prodotti della FIAT le Commissioni bilancio discutevano i piani finanziari di un gruppo industriale privato e il Parlamento nel suo complesso votava provvedimenti che drogavano la domanda interna di automobili per procedere al salvataggio politico in attesa di un nuovo salvataggio del primo gruppo industriale del nostro Paese.
Vorrei parlare di quello che possiamo fare e che possiamo fare come ente ed istituzione che ha una serie di competenze istituzionali di non poco significato attorno a questa vicenda.
Ho letto con attenzione il progetto Piemonte che l'Assessore Pichetto ha presentato e che è stato sottoscritto da numerose parti sociali, lo trovo, da un certo punto di vista, scontato ma anche obbligato per la parte relativa all'ampliamento degli ammortizzatori sociali, in particolare per le imprese non del gruppo FIAT, ma per le imprese dell'indotto del gruppo FIAT, e lo trovo obiettivamente condivisibile rispetto alle misure relative all'accesso al credito per le imprese dell'indotto, che si troveranno inevitabilmente di fronte a processi di riconversioni industriali significativi, non la trovavo minimamente convincente, anzi la trovavo sostanzialmente assente e retorica per tutta la partita che riguarda le politiche attive del lavoro e, quindi, innanzitutto, al piano di ricollocazione e riqualificazione occupazionale e professionale rispetto ai dipendenti attualmente in esubero e rispetto a quegli strumenti che possono accrescere il dinamismo del mercato occupazionale se non altro sul piano dell'offerta e che sono, in questo momento, affidati ad istituzioni pubbliche, penso ai centri per l'impiego gestiti dalla Provincia, con la regia, chiamiamola benevolmente così, Piemonte-Lavoro che, al di là delle pratiche di maquillage pubblicitarie in cui sono impegnate in queste settimane, non sono minimamente in grado di provvedere all'esigenza di un piano davvero straordinario di politiche attive del lavoro, innanzitutto per la collocamento e ricollocazione occupazionale dei dipendente in esubero.
Molto si è discussione all'interno di quest'Aula dell'uso del capitale pubblico all'interno della vicenda della FIAT. Accerto con piacere che il Progetto Piemonte esclude questa ipotesi e che ancora oggi numerose organizzazioni sindacali sostengono. Vorrei capire se almeno le briciole di questo non investimento nel capitale sociale di questa casa automobilistica possa essere in una qualche misura convertito rispetto ad iniziative che attengono alla responsabilità istituzionale della Regione Piemonte.
Ho letto brevemente la relazione dell'Assessore Pichetto, consegnata in quest'Aula, ma ho l'impressione che, rispetto al mercato del lavoro e le politiche attive del lavoro, dire che lo strumento di cui la Regione si dota sono gli stanziamenti storici relativi ai centri per l'impiego, quasi tutti derivanti da trasferimenti statali in virtù della riforma del 1997, e che neppure con fantasia si immaginano degli strumenti accessorio e una riconversione anche strutturale di questi servizi, mi sembra veramente riduttivo. Questo vuol dire escludere una risorsa in più a fronte di una crisi congiunturale, almeno dal punto di vista occupazionale, per la nostra Regione, perché non si può stabilire che istituzioni che non hanno fatto nulla sul piano del collocamento nel corso degli ultimi cinque anni adesso, possano reinventarsi straordinari soggetti di collocamento e di dinamizzazione del mercato del lavoro locale di fronte alla crisi della FIAT auto.
Vorrei che l'Assessore Pichetto, a fronte degli impegni richiesti dal Governo e delle partnership istituzionali offerte alle istituzioni piemontesi, ci dicesse in quale misura, all'interno del bilancio regionale si può pensare di ritagliare, senza immaginare necessariamente un bilancio in aumento, qualcosa a fronte di servizi che davvero attengono alla responsabilità istituzionale della nostra Regione e di cui oggi la nostra Regione è dotata sostanzialmente sulla carta.
Non voglio ricordare all'Assessore Pichetto, che li conosce meglio di me, i livelli di intermediazione rispetto al mercato occupazionale assicurato dai centri per l'impiego. Il libro bianco sul mercato del lavoro li stimava attorno al 4%, ampiamente al di sotto di tutte le altre forme di intermediazione assicurate da società o da imprese private. Ho l'impressione che quello sia un fronte di impegno politico ed istituzionale che all'interno del nostro bilancio, per non parlare delle questione di Galateri, ma delle questioni che riguardano gli interessi obiettivi dei lavoratori in esubero, dobbiamo necessariamente affrontare.
Io mi sforzerò - e concludo, Presidente - in sede di discussione del bilancio, di tentare di semplificare in maniera non puramente simbolica o propagandistica una serie di risparmi di bilancio, rispetto a una serie di spese inerziali, che possono essere convertiti su questo settore.
Sono convinto che, con un investimento stimabile fra i 10 e i 20 miliardi di vecchie lire, si possa mettere in campo un progetto straordinario di politiche attive del lavoro. Ritengo che questi soldi sarebbero spesi molto meglio e molto più efficacemente delle decine o centinaia di miliardi che la Regione potrebbe o dovrebbe (negli auspici di qualcuno) mettere a disposizione di un nuovo piano industriale del gruppo FIAT, ancora una volta, come sempre è successo nella storia del nostro Paese, non facendo gli interessi dell'industria automobilistica italiana ma facendo unicamente gli interessi del maggiore azionista dell'unica impresa automobilistica italiana.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Assessore, mi rivolgo soprattutto a lei perch credo che nessuno abbia avuto l'ardire di porre una questione: dove eravamo due anni fa, quando lanciavamo l'allarme sulla crisi FIAT, nel momento in cui si operò il primo passaggio della vendita di parte del pacchetto azionario alla General Motors? Dov'era il governo regionale, quando le avvisaglie di questa crisi imponevano allo stesso la necessità di misurarsi su un modello di sviluppo (e su quale modello di sviluppo!) per la Regione Piemonte? Posso dire che noi, in modo un po' fantasmagorico, ondeggiavamo fra il Salone del Gusto, il Salone del Libro, le grandi opere, l'Alta Velocità, le Olimpiadi 2006.
Questo governo regionale si è illuso, per anni, che il destino del Piemonte fosse segnato e che fossimo in una fase di terziarizzazione dell'economia tale da poterci consentire anche il lusso di non mettere in campo alcuna strategia, non solo per salvare il settore dell'auto, la primaria industria del Paese, la FIAT, che era certo un compito che spettava al Governo, ma soprattutto per salvare quel 70-75% dell'indotto della filiera dell'auto, sulla quale ormai si colloca buona parte dei dipendenti e degli addetti della filiera dell'auto.
Interrogarci oggi su cosa fare domani vuol dire avere anche il coraggio di assumersi le responsabilità politiche di tutto quello che non è stato fatto.
Dov'era la Regione Piemonte, quando le altre Regioni si attivavano intorno al tavolo del Governo, non per alimentare lo scontro del divario fra il Nord e il Sud del Paese, ma per porre sul tavolo del Governo scelte forti, perché il destino dell'auto, di fronte a quello che si stava determinando nel gruppo FIAT, rispetto allo scontro in atto nella famiglia Agnelli, potesse uscire, con un atto di orgoglio, da quel vassallaggio che aveva caratterizzato le politiche di tutti i Governi nei confronti della FIAT? Gli aiuti forniti dall'intervento pubblico sono stati sostanziosi; si dice che, dal 1977 ad oggi, la FIAT abbia beneficiato di 280 mila miliardi di intervento pubblico, tanto da farci sostenere che la FIAT è nazionalizzata, con un piccolo particolare: le azioni le detiene ancora casa Agnelli, le detengono ancora le banche. Forse soprattutto le banche di fronte alle quali, se le notizie di oggi venissero confermate e se venisse confermata la successiva notizia ANSA, secondo la quale le banche chiedono la conferma dei vertici, dopo che Galatteri ha rassegnato le proprie dimissioni, forse è in atto uno scontro dagli esiti imprevedibili.
Si pone, allora, il problema dell'intervento pubblico.
L'Assessore, giustamente, e tutto il centrodestra hanno criticato il centrosinistra per come ha sostenuto, negli anni, la FIAT, investendo numerosi soldi in ingenti risorse, con il sostegno alla ricerca, la ricerca applicata, non tanto la ricerca pura.
E' ormai dimostrato che, oggi, anziché investire nel campo della ricerca, si sono diversificati gli investimenti in settori altri, a più alta redditività.
Questo mi pare un fatto assodato, visti i risultati ai quali siamo approdati e che sono sfociati in una crisi di prodotto (stiamo parlando di una crisi di prodotto senza precedenti nella storia di questa primaria azienda automobilistica del Paese).
Assessore, il problema di come rendere compatibile la proposta del Governo e dell'esecutivo di centrodestra, in relazione alla ricerca, lo si deve necessariamente coniugare con la promozione di un'Agenzia a maggioranza pubblica, in cui si gestiscano tutte le risorse relative alla ricerca pura e alla ricerca applicata.
Come si fa a ripetere gli errori che si sono commessi in passato? Sul piano degli aiuti c'è, per caso, una lieve tendenza diversa, visto e considerato che il Governo non ha avuto il coraggio di operare scelte decisive? Bisognerebbe pensare seriamente a tutto questo, perché oggi si pu indirizzare parte della ricerca, soprattutto per quanto riguarda la progettazione e l'innovazione della mobilità delle persone e delle merci sul territorio urbano ed extraurbano, e quindi sugli usi dell'automobile e di cosa intendiamo fare per intensificare la ricerca e la sperimentazione nel campo dei motori ecocompatibili, come quello dell'idrogeno.
Questa strada di ricerca era stata già perseguita, ma la FIAT non ha approdato ai risultati auspicati.
Si pone, quindi, il problema del controllo da parte pubblica: la Regione si attivi con gli altri Enti, per la parte di loro competenza affinché ci sia il controllo pubblico.
Come si può fare a sollecitare il Governo affinché modifichi la propria posizione nei confronti del piano industriale della FIAT? Il Governo ha solo una strada da percorrere per condizionare quel piano industriale: mettere mano alle risorse disponibili, affinché si operi nella direzione del controllo azionario della società.
E' una contraddizione solo apparente, quanto noi diciamo, perché da una parte siamo impegnati contro la privatizzazione dei servizi essenziali (acqua, gas, energia), ma, in una fase nella quale tutti sono approdati a quell'ipotesi come l'unica in grado di garantire i servizi essenziali, noi siamo schierati contro e diciamo: "No, rispetto ai servizi essenziali e primari per il Paese non si deve procedere alla privatizzazione".
Può apparire una contraddizione sostenere un intervento pubblico nei confronti di un privato, un imprenditore provato, come appunto è l'azienda FIAT. Non c'é contraddizione in questo, perché le risorse che il pubblico ha investito negli anni ci può far dire con forza che la FIAT è di proprietà pubblica. Assessore, si aprono scenari inquietanti.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cattaneo)



CONTU Mario

No, Consigliere Cattaneo. Oggi è questo lo scenario che si è prospettato. Quei 280.000 miliardi, dei quali vi siete fatti portatori dell'indice accusatore, anche contro le politiche del centrosinistra, nei confronti della FIAT li avete usati con forza nelle Commissioni e anche in quest'Aula.
Perché il Governo di centrodestra, certo sconfessando le sue idee liberiste e la sua concezione del mercato, non ha avuto il coraggio di fare quello che è attuato in altri Paesi d'Europa? Il controllo da parte del pubblico attraverso la golden share e attraverso le forme che sono previste nel diniego dei patti sindacali negli interventi azionari. Per fare che cosa? Questo è il problema. Se non per salvare questa azienda e l'occupazione di migliaia e migliaia di lavoratori che pure hanno contributo a renderla grande.
Lo scenario è completamento diverso rispetto agli anni '80, perché io ho vissuto quegli anni. Ho vissuto la lacerazione fra chi aveva ricevuto la lettera di Cassa Integrazione (20.000 operai) e chi non l'aveva ricevuta.
Era una lacerazione evidente, perché il criterio con la quale l'azienda aveva operato la Cassa Integrazione era quella dell'espulsione della parte più sindacalizzata, più impegnata politicamente, più attenta alla difesa dei valori, della dignità, della condizione di operai che lavorano all'interno di un ciclo produttivo. Le prospettive per chi è rimasto in fabbrica non sono più quelle degli anni '80, perché oggi si conta chi sarà il prossimo a ricevere la lettera di Cassa Integrazione e, come già affermato dalla FIAT, per 4.000 operai non ci sarà nessuna possibilità di rientro. Siamo in presenza di licenziamenti collettivi. Tutte le istituzioni devono impegnarsi per potere condizionare scelte che appaio oramai irreversibili.
Presidente, abbiamo assistito ad una sceneggiata d'Aula in occasione dei primi interventi sulla crisi FIAT. Non credo che il problema della crisi FIAT lo si risolva con l'obolo, ognuno di noi lo fa quotidianamente ma non lo rende pubblico, con il sostegno ai lavoratori in Cassa Integrazione. Richiamo i colleghi ad un impegno.
Abbiamo il documento di programmazione finanziaria, abbiamo leggi che sono all'ordine del giorno che appesantiranno il bilancio regionale, se vogliamo fare degli interventi coerenti agiamo sull'unica leva che conosciamo: il bilancio della Regione Piemonte e destiniamo una parte di quelle risorse per finalizzarle a questo scopo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, non disturbi il Consigliere Dutto.
La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Ringraziamo il collega Scanderebech di aver ricordato che la FIAT fu fondata nel lontano 1899, se ho ben compreso, per fare subito una piccola considerazione.
Dal 1899 ad oggi quest'azienda è passata attraverso diverse fasi congiunturali: fasi positive e fasi negative. Ci sono state epoche di vacche grasse ed epoche di vacche magre. Dobbiamo riconoscere alla famiglia Agnelli di aver avuto grandissime capacità: la capacità di privatizzare gli utili e la capacità di rendere pubbliche le perdite. Negli ultimi anni ha avuto un'altra grande capacità, quella di investire non il proprio denaro ma quello pubblico. Ricordo gli stabilimenti di Melfi e Termini Imerese realizzati con cospicui finanziamenti statali ed europei - lo ha appena confermato il collega Contu - e delle ingenti somme pubbliche che sono finite nell'azienda.
Negli ultimi anni la politica di espansione della famiglia Agnelli è stata realizzata in altri settori; anzi, direi che "altri settori", se intendiamo settori produttivi, è addirittura una inesattezza. La politica di espansione è stata realizzata nel settore finanziario con scambi di grandi pacchetti azionari. Nel settore industriale produttivo vi è stata una lunga sequenza di dismissioni.
In questo settore abbiamo registrato una mancanza di programmazione una mancanza di prodotti innovativi, una non capacità di far fronte alla concorrenza con un prodotto valido e, soprattutto, abbiamo notato una mancanza di investimenti in ricerca e innovazione. Ne sono seguite grosse perdite di quote di mercato, del mercato vero, del mercato produttivo dell'auto; perdite magari nascoste nei bilanci grazie a speculazioni di carattere immobiliare o finanziario. Tutto questo succedeva sotto l'occhio benevolo dei sindacati e del precedente Governo; precedente Governo che appoggiava e partecipava a questo tipo di politica economica degli Agnelli magari con provvedimenti tampone come la rottamazione, trovando in cambio proprio dagli Agnelli e dal loro entourage, appoggio politico e lodandosi scambievolmente. Dopo questi anni di reciproco appoggio e dopo aver taciuto ai lavoratori ciò che stava veramente accadendo, queste parti politiche del vecchio Governo e le parti sindacali ora insorgono, ma insorgono contro il nuovo Governo che colpe su tutto questo passato prossimo non vedo come possa averne e che oggi si sta prodigando per dare risposte a questa che è una vera emergenza. In questo momento è indispensabile riprendere il dialogo per una vera politica a favore dei lavoratori che sono la classe più colpita e i conflitti di classe possono solo esasperare gli animi, ma non risolvono nulla. Le soluzioni si possono trovare solo con la collaborazione e il dialogo. A questo punto, voglio ricollegarmi alla prima parte del mio discorso. Ci si aspetta che per prima a mettere le mani al portafoglio sia proprio la famiglia Agnelli e i colleghi mi permettano di dire che non è con una misera colletta che si può risolvere la situazione.
Non è questo il momento di fare demagogia e cercare pubblicità con qualche centinaio di Euro messo a disposizione, perché occorrono interventi miliardari e intendo miliardi di Euro, che solo qualcuno può fare, e sappiamo bene chi. Non posso concepire con quale coscienza, oggi, proprio i capitani della nave si apprestino per primi ad abbandonarla quando questa rischia di affondare o, magari, di andare incontro ad una tempesta.
Non capisco come si possa pensare di spezzettare "l'impero" vendendo i "gioielli di famiglia" ed eliminando il resto: eppure le ipotesi che abbiamo ascoltato oggi vanno in questa direzione. Parliamo della vendita di Ferrari, Alfa, Lancia e dell'altra ventilata vendita della FIAT. Apro una parentesi. Ricordo che un gioiello di famiglia è già stato venduto. Mi riferisco alla FIAT Ferroviaria Savigliano, un'azienda all'avanguardia nel settore ferroviario, famosissima per il Pendolino, un treno futuristico: questa azienda è stata completamente venduta all'ALSTOM. Oggi abbiamo un gioiello italiano nelle mani di un'azienda estera, di una multinazionale estera.
Occorre fare il massimo sforzo per rilanciare la produzione, sforzo nella ricerca, nella progettazione di nuovi modelli, in una produzione che sappia essere effettivamente concorrenziale. Se ci sono responsabilità nel passato, è giusto che chi ha sbagliato paghi.
Ho sentito parlare di dimissioni di direttori generali e amministratori delegati: qualcuno si è scandalizzato. Permettetemi di fare un esempio: nel mondo del calcio quando una squadra perde in campionato il primo a perdere la panchina è proprio l'allenatore (non è detto che poi la squadra vinca).
Il cambio della classe dirigenziale, che sicuramente ha sbagliato, non mi sembra quindi nulla di scandaloso, anzi, mi sembra il minimo che si possa fare.
Ricordiamoci anche dell'indotto e dei molti lavoratori nelle piccole aziende che non potranno usufruire della CIG, che non avranno le possibilità offerte dalla mobilità ed il cui spettro è la disoccupazione. I provvedimenti che la Regione potrà mettere in atto a favore dei lavoratori FIAT, devono senz'altro essere estesi anche ai lavoratori dell'indotto Lancio un altro messaggio: pensiamo a difendere la nostra FIAT, i nostri stabilimenti, pensiamo a difendere Mirafiori. A Termini Imerese ci ha già pensato la Regione Sicilia, ma la Regione Sicilia non ha pensato a difendere Mirafiori, quindi pensiamoci noi. Ricordo anche che il costo della vita nelle regioni del nord è decisamente superiore a quello delle regioni del sud. A parità di trattamento, i lavoratori del nord saranno soggetti a fare più sacrifici. Chiedo equità di trattamento per i lavoratori e di tener presente anche di questa disparità. Cerchiamo di pareggiare i sacrifici che verranno chiesti ai lavoratori, il che non significa pareggiare il tipo di trattamento che questi devono avere.
In definitiva: la Regione deve fare tutto quello che può per i lavoratori, ma per la FIAT deve pensarci la famiglia Agnelli.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Ho seguito con grandissima attenzione e grande interesse gli interventi dei Consiglieri. Debbo dire che, pacificamente, emerge che ci troviamo di fronte ad una situazione seria e grave. Proprio per questo ero perplesso se allungare la teoria degli ordini del giorno che rischiano di essere ridondanti e retorici senza banalizzare, ben inteso, i seri sforzi di tutti i Consiglieri.
Ho apprezzato molto gli sforzi del Consigliere Marcenaro e del Consigliere Burzi, in cui mi riconosco di più, e il profilo argomentativo delle problematicità sollevate dai Consiglieri Saitta e Papandrea. Ci troviamo di fronte ad una situazione che parte da una premessa che è, per unanime riconoscimento, incerta. Se la premessa è incerta, è evidente che tutta la costruzione che avviene soffre di un carattere di incertezza. Si è anche tentato di fare una polemica antigovernativa regionale e nazionale: mi pare una esercitazione del tutto inutile così come, allo stato, sarebbe inutile, se non per ragioni di vis polemica, ricordare che la FIAT, nel tempo, ha inglobato Lancia, Alfa Romeo, Autobianchi e che ne le forze governative e nemmeno le forze sociali hanno mai riflettuto sul fatto che mentre tutto questo accadeva, non migliorava, anzi peggiorava, la situazione occupazionale.
Come ricordava anche il Consigliere Contu, dal 1977 ad oggi non 280 mila miliardi, ma 238 mila miliardi - che non sono una inezia - sono precipitati nella voragine FIAT senza avere alcun beneficio occupazionale per non ricordare le vicende legate al gruppo Olivetti e ad altre aziende piemontesi.
Oggi la situazione qual è? Possiamo polemizzare se il capo del governo denuncia il management? Possiamo polemizzare se si sollecitano altre risorse, se si sollecitano interventi di altri gruppi imprenditoriali? Anche l'ordine del giorno, di cui si apprezza la serietà dello sforzo presentato dal Consigliere Marcenaro e altri, in cui si dice che "i recenti sviluppi della situazione destituiscano di qualsiasi credibilità l'intesa raggiunta tra FIAT e Governo e gettano un'ombra ancora più oscura sul futuro", anche questo non è così. Proprio il Consigliere Marcenaro ricordava prima, anche se con una interpretazione un po' restrittiva l'articolo su Il Corriere della sera. Ma su Il Corriere della sera si fa un'ipotesi: che proprio quell'accordo avesse come sviluppo naturale il cambio ai vertici dell'azienda. Ma questo non perché questa ultima possa essere l'interpretazione sicura e tranquilla, ma per dire - ritornando a quanto dicevo prima - che ci troviamo di fronte a delle premesse che hanno natura sicuramente incerta.
La polemica contro il management la faceva anche qualche giorno fa Turci dei DS, così come Turci sollecitava che nuovi capitali e nuovo management dovesse entrare. Questo non per trovare giustificazioni, ma per evidenziare come, in sintonia con quello che è il clima di questo dibattito, finiamo poi per dire delle cose su cui sostanzialmente ci troviamo d'accordo, ma rischiamo di ridurre il tutto sul terreno del mero auspicio e del mero desiderio.
Anche lo sforzo che fa il collega Marcenaro, su quella che può essere l'ipotesi per uscire da questa situazione, non tiene conto di un dato: che ci troviamo di fronte ad una crisi che è crisi di azienda e non crisi di settore, se considerata nell'arco europeo e mondiale. Se però la riconduciamo al clima e all'ambito meramente nazionale, è chiaro che quella, che è crisi di azienda, diventa crisi di settore, perché in effetti è l'unico produttore d'auto. Allora ci dobbiamo porre due problemi.
Ci dobbiamo porre il problema di come tutelare i lavoratori e la produzione di un settore pur importante nell'economia nazionale, ma ci dobbiamo porre anche l'altro problema, cioè di come uscire da queste angustie, se è per una ragione d'inadeguatezza di piano industriale o di management, ma anche d'inadeguatezza temporale, e come fare fronte a queste urgenze.
Mi pare che - se non ho colto male - l'ipotesi che avanza il Consigliere Burzi è quella di un rilancio in altri settori, che comunque sono strategici, qual è per esempio la sanità. Le stesse ragioni che hanno fatto diventare un problema critico globale e cosmico sono le medesime che possono rendere il settore della sanità un settore trainante, un settore nuovo, così com'é avvenuto in altre società.
Il Consigliere Burzi ricordava la crisi a Pittsburg, e quindi la riconversione. Possiamo ricordare anche Detroit e Boston. Una società vitale ha una classe dirigente vitale, che deve avere la capacità di individuare nuovi orizzonti e di lanciare la società e l'imprenditoria verso nuovi orizzonti.
Quindi, su questa base riteniamo che possa avvenire un confronto serio sotto il profilo della progettualità. Però riteniamo anche che queste nostre discussioni, per quanto animate da seri sforzi, rischiano di essere delle mere esercitazioni se non ci chiniamo su un progetto vero e concreto ma soprattutto se non attendiamo quelle che sono le condizioni su cui il progetto dovrà essere studiato, impostato, e quindi innestato. Questa mi pare la ragione vera, senza stare ad allarmarci della successione della classe manageriale all'interno dell'azienda.
E' anche vero che questo può denotare nuove prospettive, può denunciare lotte di potere, ma direi che tutto questo è fisiologico. Sta alla classe politica governare e cogliere questi aspetti, senza entrare nei giochi che possono essere di natura squisitamente aziendale, pur preoccupata per la ricaduta che ha sul tessuto sociale, e quindi sull'occupazione. Ma se puntiamo tutta la nostra attenzione soltanto sulle vicende che possono più o meno sollecitare considerazioni polemiche o considerazioni monoculturali o monoaziendali, perdiamo di vista quella che è la prospettiva su cui una classe dirigente deve lavorare, soprattutto una classe dirigente politica ponendosi come stimolo per i futuri orizzonti che s'intendono raggiungere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Grazie Presidente. Mi verrebbe da dire: "L'avevo detto tanti mesi fa".
Mi verrebbe da dire che in quest'aula dissi: "Caro Assessore Pichetto perché continui a incontrarti con Cantarella, che tanto tra 15 giorni non sarà più lì?".
Mi viene da dire che l'avevo detto che prima di Natale Galateri non sarebbe più stato ai vertici, così come avevo detto che questa crisi era una crisi di azionista e non di azienda.
Mi viene da dire che l'avevo detto che non saremmo usciti dalla crisi attraverso piani industriali, piani finanziari e piani di salvataggio. La FIAT periodicamente, nell'ultimo periodo, ci ha regalato piani. L'ultimo l'hanno addirittura presentato a Parigi; non sono venuti neanche a presentarlo in Piemonte, ma è stato annunciato da Parigi.
Quindi, sarebbe forse ora di prendere atto che FIAT, ovvero il suo azionista di riferimento, non vuole trattare, non vuole discutere, non ha nessuna intenzione di confrontarsi, non ha nessuna intenzione di avere partecipazioni pubbliche, non ha nessuna intenzione di discutere il proprio futuro e di confrontarsi con sindacati, con forze sociali e con istituzioni. Ma perché? Perché i loro giochi li hanno già fatti; perché IFI e IFIL escono da questa vicenda ricche, e non hanno nessuna intenzione di portare questa ricchezza nell'ambito del sistema FIAT.
Hanno fatto cassaforte con l'azienda, hanno fatto cassaforte con i soldi pubblici, cioè 287 mila miliardi - che andrebbero rivalutati, perch sono stati dati nei 15 anni - che sono stati erogati dallo Stato. Sono 287 mila miliardi che, se fossero stati investiti per promuovere industria, per creare infrastrutture industriali, oggi avrebbero dato una capacità occupazionale al territorio, non solo al Piemonte, ma anche alla Sicilia.
Avrebbero dato una capacità occupazionale decisamente superiore a quello che FIAT sta scaricando sulle spalle del pubblico.
chiaro: noi non possiamo prescindere, non dobbiamo prescindere e non vogliamo prescindere dal garantire ai lavoratori una dignità economica che gli consenta una dignità di vita. Quindi gli ammortizzatori sociali sono oggi irrinunciabili.
Io credo che tutte le ipotesi, in questo senso, debbano essere prese in considerazioni e debbano essere valutate. Occorre un forte impegno pubblico e politico in questa direzione. Ma non deve più esserci n dibattito né discussione sul fatto del "se dobbiamo" o "come dobbiamo" intervenire sulla crisi FIAT. FIAT non c'é più. FIAT non esiste più. FIAT non ci vuole più, o perlomeno i suoi azionisti. Basta con questo dibattito. Andiamo oltre e incominciamo a pensare seriamente a come rioccupare quelle maestranze. Pensiamo seriamente a come creare dei presupposti affinché questi lavoratori abbiano un futuro garantito, un futuro di lavoro e, quindi, un futuro di reddito. Smettiamola di parlare di FIAT. Parliamo di cosa dobbiamo fare per creare occupazione. Altrimenti qui dentro faremo un altro, un altro ancora e ancora un altro dibattito su FIAT, perché adesso il nuovo stato maggiore probabilmente ricambierà le carte in tavola, e noi di nuovo a discutere, di nuovo a discutere e di nuovo a discutere, anche se questo stato maggiore mi sembra più bancario che industriale. Mi sembra che sia stata fatta più un'operazione per andare, coi rottami di un sistema, a garantire quelle banche che sono esposte (o magari solo qualcuna di quelle, visto il grande rentrée di Mediobanca nel sistema) rispetto ad una vera politica industriale.
Quindi basta parlare di FIAT, parliamo di lavoratori, anche perché sono stufo di dire: "L'avevo detto". Adesso non ho voglia di dire che questi non dureranno molto, ma anche questi, probabilmente, non dureranno molto perché ogni manager che arriva, arriva con un preciso compito; svolge il compito e torna a casa. Questo è il sistema. Questo è quanto la famiglia ha studiato per chiudere la FIAT. Una latteria si chiude tirando giù la saracinesca. Chiudere la FIAT è un po' più complicato, servono dei passaggi. La FIAT, anzi la famiglia, ha studiato i passaggi e li ha applicati. E noi tutte le volte ad inseguire questi passaggi, credendo che fossero di rilancio, quando invece si sono dimostrati sempre e solo finalizzati ad un progetto ben preciso di chiusura.
Certo è allettante la proposta di Rifondazione Comunista, è allettante: "Prendiamoci ciò che abbiamo pagato. Prendiamo FIAT". È allettante, per è solo allettante: è assolutamente utopica e inattuabile, anche perché se questi signori non erano capaci a fare macchine - e lo hanno dimostrato non vedo come un eventuale nominato dal Governo o dall'Assessore regionale o dalla Comunità Europea messo lì diventi immediatamente capace di fare macchine. Quindi non prendiamoci in giro con proposte che sono indiscutibilmente allettanti, ma che servono solo a fare colore d'Aula.
Cominciamo a discutere seriamente di occupazione.
Discutiamo anche di altro, per esempio dei ruderi che FIAT ci lascerà perché non vorrei che questi stabilimenti chiusi diventassero, attraverso una qualche strana società, magari controllata da IFI o IFIL, diventassero poi oggetto di speculazioni edilizie o, peggio ancora, di insediamenti a grandissimo impatto ambientale, come potrebbe essere un inceneritore. Non vorrei che dietro alle manfrine delle presenze davanti ai cancelli in solidarietà, e chiedendo che gli operai rientrino, ci sia già un bel progetto per mettere in quel sito un inceneritore.
In questa direzione abbiamo presentato, insieme ad altri colleghi, un ordine del giorno che va oltre a FIAT e chiede alla Giunta di verificare se tra le aziende automobilistiche europee - perché noi abbiamo un know out sul territorio in questo settore - non ci sia la possibilità di avere un insediamento in Piemonte, a Torino in particolare, perché, vivaddio un'azienda europea è sicuramente meglio di un'azienda americana, quantomeno perché nella logica dei mercati uniti europei avremmo tutte quelle stesse garanzie che avremmo con un'azienda italiana.
Concludo plaudendo ad un'altra tesi sortita oggi, quella degli amici dell'UDC e di Deodato Scanderebech, bella, interessante ed allettante, ma di nuovo impercorribile. Magari insieme agli assegni sarebbe bene unire i 43 miliardi dati a Cantarella dalla FIAT, 43 miliardi che sono un anno di stipendio per 1.500 operai, solo perché sia chiaro che il signor Cantarella si è portato via lo stipendio di 1.500 operai per un anno.
Questa è stata la sua liquidazione.
Vi è un ulteriore ordine del giorno in cui chiediamo che i dipendenti FIAT vengano utilizzati nell'ambito dell'organizzazione olimpica, visto che si creeranno posti di lavoro. Il tutto, comunque, è riconducibile ad un unico concetto: basta discutere di FIAT, discutiamo di occupazione discutiamo di lavoratori. Dimentichiamoci, una volta per tutte, che c'é la FIAT. Pensiamo alla FIAT come ricordo storico di questa città e nient'altro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione la breve comunicazione del Presidente Ghigo, non senza imbarazzo, perlomeno io la leggo così, perché nessuno poteva immaginare nella giornata odierna di arrivare a questo dibattito (peraltro calendarizzato nella Conferenza dei Capigruppo di lunedì) con una notizia estremamente significativa, forse non proprio inattesa, se vogliamo essere onesti fino in fondo con noi stessi, con l'ipotesi di un avvicendamento alla Presidenza della FIAT e dell'Amministratore Delegato.
Nel frattempo, durante il dibattito, è pervenuta una comunicazione ufficiale sulle Agenzie di informazione, secondo la quale l'Amministratore Delegato, Dott. Galateri, ha annunciato definitivamente le proprie dimissioni; notizia, come dicevo, resa nota dal Presidente Ghigo durante la propria comunicazione, nella quale fa appello alle banche, e nella fattispecie "alla banca" (passatemi la definizione al singolare) chiedendogli di rimanere al suo posto.
Oggi, anche in Piemonte, una serie significativa di lavoratori e le loro famiglie vivono un momento di grande disagio e di preoccupazione dovuto al fatto che, a ridosso del Natale, a ciel sereno, è stata annunciata la Cassa Integrazione: probabilmente, non avranno neanche più l'opportunità, in prospettiva, di rientrare a lavorare.
Il quadro è' veramente drammatico e preoccupante.
E' ancora più grave se personaggi come i dottori Galateri e Fresco hanno deciso di lasciare il proprio posto di lavoro (o sono stati messi in condizione di farlo: nel caso di Galateri dopo appena 138 giorni dalla nomina), perché sicuramente è stata l'azienda ad incentivarli (non so se poi i miliardi saranno 43 come nel caso del dott. Cantarella) a fare una scelta di questo tipo.
Condivido, con il Presidente Ghigo, la sottolineatura e il giudizio di gravità.
Se l'alternativa è il dott. Gabetti, stimabile persona, uomo di fiducia, manager di 78 anni, con una sua eventuale nomina ad elezione di Presidente della FIAT, vuol dire che ancora una volta si calpesterà lo Statuto dell'azienda, com'è successo per l'avvocato Gianni Agnelli prima e per Cesare Romiti dopo, di lasciare la Presidenza (e lo stesso dr. Gabetti di lasciare il Consiglio di Amministrazione al compimento del 75° anno di età). Credo che, senza nulla togliere alle capacità della persona, per quelle famiglie di lavoratori e quei lavoratori stessi, l'incognita è ancora più complessa.
Abbiamo parlato più volte di crisi FIAT in quest'aula, ma alla fine il problema è sempre lo stesso: la crisi del prodotto. La crisi - come diceva bene il Consigliere Galasso - è la crisi di azienda, non di settore. E' vero che l'auto non vive in Europa e nel mondo un momento di particolare favore, ma è anche vero che non è il settore ad essere in crisi, è l'azienda FIAT. E' una crisi di prodotto forse perché le auto del Gruppo FIAT non sono in linea con le aspettative del mercato e dei costruttori stranieri: una per tutte la Stilo o la nuova Stilo Station Wagon. Se poi l'immagine della Thesis, altrimenti detta "la macchina di Batman", dovrebbe essere il biglietto da visita del Gruppo, vuol dire che qualcosa nella gestione dell'azienda non ha funzionato, proprio in termini di prodotto e di produzione.
Sarei più prudente, collega Marcenaro, a chiudere già le ipotesi di uno smembramento - perché non lo vedo - e quindi l 'ipotesi, per il futuro di FIAT, non tutta General Motors; magari divisa: una parte nei marchi di eccellenza, così com'è stato ventilato, riferendosi a macchine più lussuose con una storia alle spalle (come Alfa Romeo, Ferrari e Lancia) verso il Gruppo Volkswagen e una parte verso il Gruppo GM-Opel, che hanno caratteristiche e quote di mercato più di vetture popolari.
Si potrebbe - interpretando le parole del Consigliere Marengo considerare la possibilità che Gruppi stranieri vengano a Torino, dove c'è una tradizione, nel campo automobilistico non solo FIAT, per rilevare la FIAT. Per esempio, la Volkswagen, che già in passato ha salvato marche importanti destinati a perire, come la Bentley, la Roll-Royce, la BMW.
Nessuno avrebbe scommesso 50 lire, e invece dopo pochi mesi hanno ripreso quote di mercato.
I 287 mila miliardi in poco più di 25 anni, diretti o indiretti, sono una certa quota, caro Consigliere Contu. Se immaginassimo di nazionalizzare la FIAT, probabilmente la cederebbero gratis. A questo punto, penso che il Governo possa prendere in considerazione la questione, avendo già speso 287 mila miliardi di lire. Relativamente, invece, ad una partecipazione statale, nazionale o addirittura regionale, siamo fortemente contrari.
E' ingeneroso il giudizio espresso poc'anzi dal Consigliere Contu sul ruolo della Regione. La Regione ha fatto molto: ha ottemperato ai dispositivi e all'impegno di questo Consiglio regionale. Nel frattempo sono state svolte azioni importanti, a breve e a medio termine, sia per il settore dell'auto sia per la crisi più generale (che va al di fuori di FIAT e del settore auto). Puntualmente, l'Assessore Pichetto ha relazionato in aula su tali provvedimenti ed azioni, citando la questione del fondo di garanzia per evitare che imprese collegate al settore auto e all'indotto falliscano. La Regione con questa iniziativa ha evitato - ed evita - il fallimento e il dramma di tante piccole aziende collegate all'indotto FIAT per le politiche legate al sostegno del lavoro, quindi all'estensione della Cassa Integrazione ordinaria, all'utilizzo dei lavoratori in Cassa Integrazione, alla tutela dei lavoratori dimessi e quant'altro l'Assessore puntualmente ricordava.
Respingiamo il giudizio del Gruppo di Rifondazione Comunista. La Giunta regionale ha lavorato bene, si è occupata del problema, sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista di sostegno al mondo del lavoro e, per quanto possibile, dell'occupazione.
Il Piemonte non è solo FIAT. Non possiamo non tenere conto che oggi la FIAT costituisce, direttamente o indirettamente, il 4% del prodotto interno lordo regionale. Questa regione, caro collega Contu, è credibile. Da quando governa il centrodestra, cioè dal 1995, molto è stato fatto. Ricordo che in poco più di due anni e mezzo sono stati creati più di 100 mila posti di lavoro nell'ambito del terziario industriale, del commercio, del turismo, dell'agroalimentare (scommessa che propria questa Regione, questa maggioranza ha voluto portare avanti nella diversificazione dell'economica del Piemonte). Si è data la possibilità a trentamila piemontesi di trovare un posto di lavoro negli ultimi due anni e mezzo, favorendo anche la costituzione di oltre trentamila nuove piccole imprese.
Questo è un dato di fatto che costituisce credibilità, per questa Amministrazione regionale, che saprà, oltre a svolgere il proprio dovere istituzionale, affrontare il problema. Ricordiamo anche l'importante azione a sostegno dell'imprenditoria giovanile e femminile, che ha dato grandi risultati.
Ultime considerazioni, Presidente.
In Commissione prima e in aula poi affronteremo, nei prossimi giorni il bilancio di previsione della Regione Piemonte per il 2003. Certamente in quell'occasione ci confronteremo per trovare un sostegno al mondo economico, quindi tutto l'aspetto sociale del Piemonte, incrementando anche quelle partite previste e proposte dalla Giunta regionale che ci vedranno assumere insieme scelte per far quadrare il bilancio, creando altro elemento di confronto.
Sono stati depositati una pigna di ordini del giorno e in alcuni casi con allegati assegni bancari. Anche il nostro Gruppo ha presentato un ordine del giorno, anzi due ordini del giorno: uno è stato illustrato dal Consigliere Marengo poco fa; l'altro impegna la Giunta regionale a individuare direttamente o nell'ambito della cabina di regia, con tutti gli enti e gli organismi interessati, visto che la Regione e il Governo nazionale pongono una somma ingente sull'ambito delle Olimpiadi, una soluzione per fare in modo che, soprattutto per quelle persone che non hanno la prospettiva di ritornare in fabbrica e, ahimè, abbiamo visto che sono la maggior parte, abbiano la possibilità di essere assunti o coinvolte dalle aziende che saranno impegnate nella realizzazione delle opere e nelle iniziative legate alla realizzazione dei Giochi Olimpici. Nonostante abbiamo presentato due ordini del giorno, abbiamo guardato e letto gli altri con molta attenzione. Riteniamo che il Consiglio regionale, Assemblea legislativa e rappresentativa di tutta la comunità regionale, debba fare uno sforzo per arrivare ad un documento unitario, non perché bisogna arrivare a un documento unitario a tutti i costi. Abbiamo visto, parlo dalla mia modesta esperienza di due anni e mezzo di attività di Consigliere regionale, che siamo riusciti anche in situazioni più difficili ad arrivare ad un documento unitario; un documento unitario ha un suo significato, ha un suo peso e se è condiviso e votato all'unanimità da questo Consiglio regionale impegna e vincola senza ombra di ripensamento o di deviazione la Giunta regionale.
Credo che questo debba essere lo sforzo comune, diversamente approveremo e bocceremo una serie di ordini del giorno e questo dibattito dal mio punto di vista, sarà del tutto inutile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Colleghi, anch'io penso che sia il caso di vedere se si riesce a predisporre un documento unitario. Sospenderei la seduta per pochi minuti per verificare questo fatto.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Intervengo, prima della sospensione, a nome del nostro Gruppo e forse non solo del nostro Gruppo, per svolgere una dichiarazione di voto. Anche se le nostre posizioni sono diverse, concordo con le ultime frasi dell'intervento del Consigliere Cattaneo. Per quanto riguarda il nostro ed altri Gruppi, voglio dire che o esistono le condizioni per una conclusione unitaria di questo Consiglio regionale, che dia anche un segno di un impegno in una situazione straordinaria e dia una voce responsabile in questo quadro, oppure annuncio il ritiro del nostro ordine del giorno e la non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Concordo assolutamente con questa ultima indicazione. Sostengo che sia utile un ordine del giorno unitario o, come già si era intuito nel mio precedente intervento, ritiriamo il nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

A questo punto, colleghi, sospendo la seduta per dieci minuti.



(La seduta sospesa alle ore 18.40 riprende alle ore 19.02)



PRESIDENTE

Durante la sospensione è emersa la difficoltà di redigere in pochi minuti un ordine del giorno unitario.
Penso che sia un brutto segnale concludere il dibattito di quest'oggi passando alla votazione dei sette ordini del giorno e di creare sui singoli provvedimenti diversità tra maggioranza e minoranza. Vi chiedo preventivamente la disponibilità a ritirare tutti gli ordini del giorno lasciandoci con quello che è emerso dal dibattito, ossia un'attenzione dell'Istituzione, Consiglio regionale e Governo regionale, al problema FIAT e alla crisi che sta investendo la nostra Regione in questo momento.
Ovviamente, le ricette non possiamo trovarle oggi, saranno diverse, ci saranno avvenimenti che potremo commentare e sui quali potremo dare il nostro indirizzo politico; però, c'è stato un dibattito e questo dibattito potrebbe anche chiudersi in modo unitario con quello che è emerso. Su questo chiedo il parere dei colleghi.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, mi sembra che la proposta che lei abbia fatto, non consideri offensivo il mio giudizio, mi sembra un po' una soluzione democristiana, che poco si addice alla serietà di quest'Aula.



PRESIDENTE

Per me può anche esserlo, però dipende dai punti di vista.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Siccome ho annunciato prima della sospensione quale sarà il nostro comportamento, riconfermo che per quanto ci riguarda ritiriamo il nostro ordine del giorno, il n. 574, se così faranno gli altri meglio, altrimenti non parteciperemo al voto su altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Apprezzo la soluzione proposta dal Presidente, perché ritengo che a fronte di un dibattito complesso in una fase neppure tanto chiara rispetto alla compagine azionaria del Gruppo FIAT, con una serie di questioni che attengono allo sviluppo o alla definitiva interruzione della trattativa tra le parti sociali, immaginare degli ordini del giorno, alcuni dei quali quelli della maggioranza, sono brevi cenni sull'universo della politica industriale intorno al Gruppo FIAT, per di più in una fase in cui a brevissimo avremo degli strumenti pertinenti di discussione e di intervento (il DPF, la finanziaria e la legge di bilancio) mi pare prudente per tutti noi riservarci il contenuto e la ricchezza di questa discussione alla riflessione delle prossime settimane, decidendo sul bilancio e sul DPF in particolare delle misure giù pertinenti che attengono più direttamente alla responsabilità istituzionale della Regione e che non dipingono scenari futuribili con auspici circa gli esiti di una lotta di potere che è in corso, che non mi sembra di piccolo significati e che non sarà di piccole conseguenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Cogliendo il suggerimento del collega Palma di indicare questioni sulle quali noi abbiamo una competenza, avevo tentato in un ordine del giorno che è stato sottoscritto da vari Consiglieri, di indicare, in termini di politica industriale, del lavoro e in termini di poteri istituzionali, mi sono limitato a questo, un tipo di intervento. Quanto ho detto, anche il collega Marengo l'ha evocato, è una cosa semplice che sino a quando non si raggiungono prospettive di ripresa si mantenga una destinazione di "vincolo di destinazione" degli immobili; è un fatto quasi neutro, quasi rituale dovuto.
In quest'aula, durante la crisi industriale degli anni '80, queste cose sono state dette ripetutamente. Durante le crisi in Valle di Susa, ad esempio della Magnadyne, si diceva "vincolo di destinazione d'uso". Era quasi una prassi.
Sarebbe imbarazzante per quest'Assemblea uscirne a pezzi, quindi ritiro l'ordine del giorno sottoscritto da diversi altri colleghi, con rammarico perché era prevedibile che si arrivasse alle 19-19.30 con una situazione di questo genere.
Pertanto, o ci predisponiamo a lavorare per arrivare a dei bilanciamenti, oppure è imbarazzante terminare la giornata in questo modo con fatti e avvenimenti esterni notevoli, per le prospettive del Piemonte.
Non voglio aggiungere benzina sul fuoco, anzi cerco di spegnerlo ritirando il mio ordine del giorno (il n. 675), ma sottolineo che era una proposta strettamente legata ai nostri poteri istituzionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Nonostante la riunione tenutasi nella pausa dei lavori, non siamo riusciti a trovare un punto d'incontro su un ordine del giorno unitario.
Come altri colleghi hanno auspicato nel proprio intervento, siamo convinti che un ordine del giorno unitario del Consiglio regionale avrebbe assunto una posizione estremamente significativa e rafforzato sia il ruolo di quest'Assemblea sia la voce del Piemonte, attraverso un mandato preciso dall'Assemblea degli eletti di tutto il Piemonte verso la Giunta regionale che, da un lato, ha la rappresentanza della Regione e, dall'altro, la governa.
Facciamo appello alla Giunta regionale di tenere conto, così come ha fatto in queste settimane, del dibattito; so che sia il Presidente Ghigo sia l'Assessore Pichetto lo faranno.
Come Gruppo di Forza Italia abbiamo presentato due distinti ordini del giorno: uno, illustrato dal primo firmatario, il collega Marengo; l'altro con primo firmatario il Consigliere Bolla, riguardante la possibilità di vedere coinvolti i lavoratori della FIAT in mobilità e in difficoltà nel grande evento che ci separa da qui al 2006, quindi la realizzazione delle opere relative alle Olimpiadi del 2006. Non escludiamo di promuovere, in futuro, un'iniziativa che incentivi tale possibilità, quindi prego l'Assessore Pichetto di tenere conto, da un lato, di quanto era previsto dal dispositivo di questi due documenti e, dall'altro, di quanto è emerso in sede di presentazione e di dibattito degli stessi.
Anche noi, per dare un senso di responsabilità e unitarietà al Consiglio regionale, accogliamo l'appello del Presidente del Consiglio regionale e ritiriamo i nostri ordini del giorno nn. 672 e 676.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Cattaneo.
La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente. Per ragioni di coerenza con quanto ho dichiarato in precedenza e anche per una ragione di rigore per tutte le argomentazioni svolte, ritiriamo il nostro ordine del giorno n. 678.
Occorre offrire un'istituzione forte e coesa, altrimenti i nostri sforzi non hanno senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Manterremo il nostro ordine del giorno perché consideriamo assolutamente incredibile che, in questo ambito, non si riesca ad assumere una posizione.
Non c'è una posizione unitaria del Consiglio - questo è evidente perché esistono opinioni diverse, ma, a fronte dei fatti odierni e della scorsa settimana, che hanno portato alla messa in Cassa Integrazione di migliaia di lavoratori, il Consiglio deve assumere una posizione. Non si può concludere la seduta dicendo: "Non siamo in grado di esprimere alcuna opinione".
Noi abbiamo una posizione, che manteniamo, e chiediamo venga messa in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente. Se ho ben capito, tutti gli ordini del giorno vengono ritirati e rimane il documento presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista.
Anche noi, per correttezza istituzionale nei confronti di tutti i colleghi presenti, sia di maggioranza sia di opposizione, ritiriamo il nostro ordine del giorno.
Poiché crediamo che il nostro documento sia una proposta concreta da poter praticare, adopereremo tutte le lotte possibili (istituzionali legali e di trasparenza) affinché questo avvenga.
Voglio ricordare che stiamo cercando di difendere i diritti e i doveri dei cittadini e che questo è previsto anche da un famoso articolo della Costituzione, pertanto non stiamo difendendo interessi di parte, ma stiamo difendendo il posto di lavoro dei cittadini piemontesi e soprattutto dei dipendenti FIAT.
Essendo un interesse comune, della collettività, che è il mezzo per il quale tutti noi siamo qui, per correttezza nei confronti di ogni Consigliere regionale, appartenente a qualsiasi bandiera, ritiro l'ordine del giorno.
Ripeto, però, che è pronta una proposta di legge in questo senso, e ringrazio ancora una volta i dirigenti e i funzionari della Regione Piemonte che hanno collaborato con noi.
Deciderò insieme agli altri firmatari dell'ordine del giorno come portare avanti questa battaglia; se gli altri colleghi si vogliono unire a noi, accettiamo volentieri qualsiasi suggerimento. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Scanderebech.
Adesso voteremo l'unico ordine del giorno rimasto.
In qualità di Presidente, voglio far presente che la situazione FIAT come sappiamo, è una situazione in evoluzione, soprattutto in queste ore.
E' normale, pertanto, che vi sia un dibattito e che si rimandi ad un altro momento, previa ulteriore discussione e approfondimento, la presentazione e la votazione di eventuali documenti o testi legislativi.
Passiamo ora all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Papandrea, Contu e Chiezzi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo, per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Sono dispiaciuto che i colleghi di Rifondazione Comunista e il collega Chiezzi, dei Comunisti Italiani, non abbiano condiviso la proposta del Presidente del Consiglio, che è il risulto di un incontro al quale essi stessi hanno partecipato; risultato al quale si è giunti, in seguito all'impossibilità di approvare un ordine del giorno unitario.
Non hanno avuto - dicevo - la sensibilità di ritirare il proprio ordine del giorno da noi non condiviso, soprattutto nella parte delle premesse, dove, coerentemente ad un precedente intervento del Presidente Contu, vi è un attacco reiterato al Governo nazionale e un'evidenziazione falsa e mistificante del quadro reale, di un disimpegno della Regione che non ci vede d'accordo.
Per questo e per altri motivi, anche perché riteniamo importante terminare coerentemente la seduta del Consiglio regionale, non parteciperemo alla votazione del documento in oggetto e invitiamo i colleghi Consiglieri ad assumere lo stesso atteggiamento.
Sarebbe stato altamente significativo chiudere il Consiglio regionale con la votazione di un ordine del giorno unitario, ma, nel rispetto della proposta del Presidente, che riassume una serie di posizioni espresse in una riunione a lato del Consiglio regionale, che riassume la volontà unitaria del Consiglio, il Consiglio regionale del Piemonte non può, di fronte alla disponibilità, alla serietà e alla responsabilità istituzionale di ognuno di noi, di ritirare il proprio ordine del giorno, concludere i lavori con la votazione di un solo ordine del giorno, mantenuto testardamente dai Comunisti italiani e da Rifondazione Comunista, ancorch certamente bocciato da questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consiglieri, ci sono due modi per non partecipare alla votazione. Il primo modo è quello di non assicurare la presenza, quindi se non raggiungessimo il numero legale, che è di 28 Consiglieri, la prosecuzione del punto in esame viene spostata nella prossima seduta o diversamente, si deciderà successivamente quando calendarizzarlo, se mantenerlo, ecc. Invece, la non partecipazione al voto non esprimendosi, ma garantendo la presenza, comporta che il documento viene approvato anche se risultassero solo 3 voti a favore. Infine, ci può essere un'altra modalità di votazione, ossia partecipare alla votazione con l'astensione. In questo caso, secondo quanto esprime il nostro Regolamento, l'astensione equivale a voto contrario.
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 677 presentato dai Consiglieri Papandrea, Contu e Chiezzi.
Dichiaro la votazione non valida per mancanza del numero legale.
Proseguiamo i lavori passando ad altro argomento.



(Commenti in Aula)



PRESIDENTE

Consiglieri, ai sensi dell'art. 52, comma 4 del Regolamento ho la possibilità di passare ad altro argomento.
Il punto al quale vorrei passare è la proposta di deliberazione n. 275 relativa a: "Legge regionale 14 marzo 1995, n. 31: "Istituzione degli Ecomusei delle Miniere e della Valle Germanasca, delle Rocche del Roero, della Pietra da Cantoni, delle Terre di confine".
Mi pare ci sia una certa condivisione su questo provvedimento.



(Commenti in Aula)



PRESIDENTE

Consiglieri, vedo che non c'è condivisione, tratteremo questi punti all'ordine del giorno nella prossima seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.22)



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