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Dettaglio seduta n.279 del 10/12/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.00 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.35)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Caracciolo, Di Benedetto, Ferrero Ghigo, Leo, Moriconi, Pichetto, Rossi Oreste e Toselli.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Nomina del Consigliere regionale Matteo Brigandì ad Assessore regionale - Ridefinizione funzioni attribuite ad alcuni componenti la Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che con D.P.G.R. n. 102 del 6 dicembre 2002, il Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo, ha nominato Matteo Brigandì componente della Giunta regionale, attribuendogli le funzioni relative a: Legale e contenzioso, Formazione professionale, Commercio estero e Società partecipate. Ha inoltre ridefinito le funzioni attribuite ad alcuni componenti la Giunta regionale nel seguente modo: Casoni William, Vicepresidente: Trasporti, Viabilità e comunicazioni Sviluppo infrastrutture Olimpiadi 2006, Gestione delle politiche delle telecomunicazioni Cotto Mariangela: Politiche sociali e della famiglia, Volontariato Promozione della sicurezza, Politiche per l'immigrazione e l'emigrazione Affari internazionali Pichetto Fratin Gilberto: Industria, Lavoro, New economy, Coordinamento politiche e fondi comunitari, Commercio interno, Programmazione, Bilancio e Finanze, Personale e sua organizzazione, Politiche per l'efficienza Controllo di gestione.
Sono di competenza del Presidente Ghigo le funzioni relative a: Politiche istituzionali e attuazione del federalismo, Comunicazione e Politiche delle telecomunicazioni, Grandi eventi e progetti, ARESS (Agenzia Regionale Sanità).


Argomento: Gruppi consiliari

c) Variazione denominazione Gruppo consiliare "Riformisti per l'Ulivo" in "Unione Civica Riformatori"


PRESIDENTE

Comunico che in data 3 dicembre 2002, la componente "Riformisti per l'Ulivo" all'interno del Gruppo Misto a cui appartiene il Consigliere Giancarlo Tapparo ha variato la denominazione in "Unione Civica Riformatori".


Argomento:

d) Impugnativa governativa avverso la L.R. n. 23/2002


PRESIDENTE

Non è ancora stata ratificata l'impugnativa da parte del Governo di un comma o di una parte della legge sull'energia. E' una comunicazione ancora non formalizzata, quindi ci ritorneremo quando avremo la notifica dell'impugnativa. La Giunta ha assunto 25 deliberazioni di variazione del bilancio, il cui testo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali dell'1, 2, 8, 9, 15, 24 e 30 ottobre e che verranno posti in approvazione la prossima seduta consiliare.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Visto che tra le sue comunicazioni c'erano delle comunicazioni significative rispetto alla Giunta e al rimpasto di Giunta, l'esigenza che noi avremmo sarebbe quella di potere discutere di questa questione, visto che è questione che ha interessato il Consiglio e la Giunta per un certo numero di mesi, e che riguarda gli assetti di governo e il futuro di questa Regione. Vorremmo capire come, in che modo e quando può essere calendarizzata questa discussione che riteniamo necessario fare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore regionale

Posso solamente dire che riferiremo al Presidente questa richiesta e naturalmente, ci sarà la possibilità di definire nella sede dei Capigruppo l'eventuale soddisfacimento della richiesta della collega Manica. Credo che, a questo punto, viste le presenze al tavolo della Giunta, non si possa dire null'altro.



PRESIDENTE

La Presidenza si fa carico di richiedere formalmente - data la richiesta pervenuta da un Gruppo, ma credo sia condivisa anche da parte dei Gruppi che non hanno partecipato alla relativa definizione - di calendarizzare nell'ambito delle riunioni già previste, se non è possibile oggi stesso, l'informativa del Presidente della Giunta e la relativa discussione. Oggi pomeriggio ci sarà la presenza del Presidente Ghigo quindi prego il Vicepresidente di svolgere il lavoro necessario affinché ci possa essere questa discussione il più presto possibile.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo. Ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Chiedo scusa d'intervenire dopo la Giunta, ma l'Assessore Cavallera è stato attento e ha dato subito la propria disponibilità a rispondere. Credo che la richiesta della Consigliera Manica sia legittima. Ricordo che le deleghe assessorili sono assegnate dal Presidente della Giunta regionale eletto direttamente - com'é noto dopo la modifica costituzionale. Quindi è un atto che riguarda esclusivamente la figura del Presidente della Giunta.
Se vi fosse stato un rimpasto completo, posso capire l'urgenza di una richiesta di questo tipo. Sono molto più prudente a ritenere urgente la comunicazione del Presidente Ghigo nella giornata di oggi, quasi il Presidente della Giunta regionale dovesse giustificare al Consiglio regionale questa o quella scelta. Ritengo quindi che la Conferenza dei Capigruppo - e se non sbaglio ne sarà calendarizzata una prima della fine della settimana - sia la sede appropriata per chiedere una comunicazione di questo tipo, e credo che anche la Giunta in quella sede, attraverso il proprio rappresentante sarà certamente - e non voglio mancare di rispetto all'Assessore Cavallera - nelle condizioni di dare una risposta precisa che sia la disponibilità della Giunta, ma soprattutto la disponibilità - ed è questa che viene richiesta - del Presidente della Giunta regionale di fare questa comunicazione.



PRESIDENTE

Posso ritenere che la posizione del Consigliere Cattaneo avrà presso la Giunta per lo meno lo stesso ascolto che ha la posizione della Consigliera Manica, ma in ogni caso si tratta di un adempimento che solleciterò a nome del Consiglio, sulla base anche degli interventi ascoltati.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1737 presentata dai Consiglieri Palma e Mellano inerente a: "Individuazione delle aree di salvaguardia"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo l'interrogazione n. 1737, presentata dai Consiglieri Palma e Mellano, che era stata sollecitata.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Per quanto concerne l'individuazione delle aree di salvaguardia (punti 1, 2 e 3 dell'interrogazione) occorre specificare che l'Amministrazione regionale è attiva su tale tema fin dal 1995, quando, con delibera della Giunta regionale n. 102 del 26 aprile, venivano fissati, in assenza della disciplina tecnica nazionale prevista dal DPR 236 del 1988, i criteri e le procedure necessarie all'individuazione delle aree di salvaguardia suddivise in zona di tutela assoluta e in zona di rispetto.
Nel 1997 è stato altresì pubblicato il Volume n. 11 della collana Ambiente della Regione Piemonte: "Protezione delle acque sotterranee destinate al consumo umano: proposta di linee e guida per definire le zone di rispetto intorno ai pozzi". In tale sede si è affrontato il problema della razionalizzazione delle modalità di individuazione delle aree di rispetto intorno alle captazioni di acque sotterranee fornite al consumo umano e la relativa imposizione di vincoli su attività e destinazioni d'uso del territorio. Questa esperienza, anche scientifica, ha suscitato molto interesse anche a livello nazionale.
In seguito all'emanazione del decreto legislativo 152 del 1999 e del successivo decreto legislativo 258 del 2000 è stato assegnato alle Regioni il compito di individuare le aree di salvaguardia su proposta delle autorità d'ambito.
La Regione Piemonte, con la propria legge 29 dicembre 2000 n. 61 che reca "Disposizione per la prima attuazione del decreto legislativo 152 in materia di tutela delle acque" ha affrontato in modo complessivo l'attuazione di tale decreto. In particolare con gli artt. 2 e 3 della predetta legge e dei relativi allegati si è inteso identificare nel Regolamento lo strumento con il quale da un lato disciplinare, alla luce dei criteri di delegificazione e semplificazione amministrativa definiti dall'art. 20 della legge 59 del 1997, i procedimenti amministrativi previsti dalla normativa nazionale in materia di risorse idriche dall'altro dare attuazione ai disposti del d.lgs. 152/99 che rinviano genericamente alla competenza regionale la disciplina di alcuni particolari aspetti che necessitano di un'apposita regolamentazione o dell'adeguamento di quella vigente.
Nello specifico, per le aree di salvaguardia di cui al punto 1) dell'allegato b) della suddetta legge regionale, è in via di ultimazione la predisposizione del Regolamento regionale che è corredato da due allegati tecnici, uno sugli studi ed indagini da eseguire per la delimitazione delle aree di salvaguardia, e l'altro che fornirà indicazioni per la realizzazione del piano di utilizzazione agricola con particolare attenzione alle attività concernenti la distribuzione di fertilizzanti organici e di sintesi e di fitofarmaci.
Non sussistendo alcuna previsione a livello normativo di emanazione di atti che disciplinino in qualche modo la materia, il Regolamento in parola verrà definito e adottato dalla Giunta regionale solo in seguito all'emanazione, da parte del Ministero dell'ambiente, dei criteri generali e norme tecniche per la delimitazione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche destinate al consumo umano di cui all'articolo 21 del decreto legislativo 152 ai sensi dell'articolo 3, comma 4, dello stesso decreto legislativo.
Occorre specificare che l'Amministrazione regionale sta partecipando attivamente alla redazione di tale Regolamento, che dovrebbe a breve essere discusso nella Conferenza Stato-Regioni.
In merito ai punti 4 e 5 dell'interrogazione in oggetto, si fa notare che il controllo sull'applicazione dei vincoli su attività e destinazioni d'uso del territorio, all'interno delle aree di salvaguardia, spetta agli Enti Locali, che sono tenuti alla revisione dei propri strumenti urbanistici e all'Agenzia regionale della Protezione Ambientale.
Comunque, ritengo che dovrebbero essere maturi, a livello nazionale questi provvedimenti di coordinamento tecnico.
Tra l'altro, proprio recentemente, è stata censurata dal Governo la nostra legge sull'energia, perché abbiamo inteso anticipare le linee tecniche di comportamento in materia specifica energetica. Quindi, per evitare contenziosi, è opportuno che si solleciti l'emanazione di questa direttiva nazionale e, immediatamente a ruota, saremo pronti ad emanare il Regolamento di nostra competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Ringrazio il Presidente e l'Assessore.
Si tratta di un argomento che ci sta particolarmente a cuore e che attraverso lo strumento delle interrotazioni, abbiamo inteso sollecitare.
Mentre lei sollecita il livello nazionale, noi sollecitiamo il livello regionale con lo strumento che ci è proprio come Consiglieri per porre all'attenzione un problema che ci sembra in parte sottovalutato dalla Giunta regionale.
La ringrazio per la risposta, che, come al solito, è una risposta tecnica e dettagliata. Ovviamente chiederò l'acquisizione del testo scritto per poterlo valutare più attentamente.
Segnalo solo all'attenzione dei Consiglieri che volessero prenderne nota che l'Assessore ci ha detto come sia in fase di redazione un Regolamento. Io ne prendo atto e traduco, da Consigliere di minoranza e di opposizione, che la Regione non ha ancora fatto il Regolamento.
L'Assessore ci dice che per fare il Regolamento vuole aspettare il livello nazionale, i criteri e le definizioni nazionali. Io non posso che ripetere qua l'analisi che ho fatto in sede di discussione sul discorso del terremoto: io vorrei davvero che, se federalismo è e se federalismo deve essere, su argomenti così delicati, importanti e così decisivi per il Governo del territorio, la Giunta regionale - questa Giunta regionale in particolare - sapesse anticipare, anche mettendo magari in imbarazzo il livello nazionale, con provvedimenti che sono necessari e urgenti e che ci portano appunto a constatare che a distanza di anni ormai non abbiamo regolamentato le zone di salvaguardia.



PRESIDENTE

L'Assessore vuole precisare?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Presidente, se mi è consentito, prima di rispondere all'interrogazione successiva farei una breve precisazione. Non è sfuggito al collega Mellano che noi, già dal 1996, siamo intervenuti sulla materia. Devo dire che, in attuazione della legge n. 236, sono tantissimi i Comuni che, con specifici studi, hanno ridefinito le zone di salvaguardia.
Per cui, a mio avviso, siamo una delle poche Regioni che, di fatto, ha ridefinito le zone di salvaguardia con specifici studi idrogeologici.
Avevamo anche emanato, non col valore di un Regolamento, addirittura un documento di studio pubblicato proprio per tutto quello che è il mondo di gestione degli acquedotti, il mondo degli amministratori locali e il mondo dei tecnici.
Formalmente ha ragione il collega Mellano perché il Regolamento non c'è ancora. Tuttavia non siamo all'anno zero; siamo pronti, però desideriamo incanalarci in uno stato di diritto. Bisogna che ciascun livello faccia il suo mestiere e naturalmente che si applichino le norme vigenti. Non è esclusa anche una linea di attacco di tipo complessivo, nell'inerzia generale, da parte del livello locale; usando i poteri legislativi che ci sono si può benissimo legiferare, però - ahimè - il Titolo V della Costituzione ha dato la tutela dell'ambiente come competenza esclusiva allo Stato. Questo è stato un grosso errore, a mio avviso, tale da poter mettere il coltello dalla parte del manico al livello superiore, che in ogni momento può o potrebbe censurare ogni qualsiasi nostra previsione legislativa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 1738 presentata dai Consiglieri Palma e Mellano inerente a: "D.G.R. 5 agosto 2002 n. 30. Approvazione del Regolamento recante la designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e relativo programma di azione"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1738, presentata dai Consiglieri Palma e Mellano.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Detto questo, Presidente, se mi è consentito, entrerei ora nella risposta all'interrogazione n. 1738.
Questa interrogazione riguarda l'approvazione del Regolamento recante la designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e relativo programma di azione.
In riferimento all'interrogazione in epigrafe si relaziona quanto segue: 1) Parametri considerati ai fini dell'individuazione.
Gli approcci metodologici contemplati dalla legislazione, europea e nazionale, per la definizione delle zone vulnerabili da nitrati prevedono quale condizione necessaria, l'utilizzo di informazioni aventi un'idonea ed omogenea copertura territoriale. Tale criterio è peraltro palesemente utilizzato in qualsiasi attività di pianificazione territoriale che sia effettuata sulla base di dati oggettivi, scientificamente provati. Per quanto riguarda la valutazione della vulnerabilità, il decreto legislativo 152/1999 e s.m.i. elenca addirittura tre diversi approcci che possono essere applicati sul territorio nazionale in base alla tipologia di dati disponibili per le diverse aree. Tale indicazione è volta a fornire un supporto alla scelta metodologica, e non costituisce, pertanto, l'obbligo di un'applicazione generica ed indifferenziata di tutte le metodologie proposte. Peraltro, l'esercizio metodologico finalizzato ad un puro confronto dei risultati è un'attività caratteristica dell'ambiente universitario e non di quello amministrativo. Sulla base pertanto di questo criterio basilare, fondato sull'utilizzo di informazioni aventi un'idonea ed omogenea copertura territoriale, ciascuna Regione, nell'ambito europeo ha valutato al suo interno quali fossero le conoscenze più complete ed aggiornate ed, in funzione di queste, ha individuato il metodo più appropriato per la loro elaborazione ai fini della designazione. Si potrà verificare quindi che Regioni, anche territorialmente vicine, abbiano adottato metodi diversi, basati a loro volta su dati diversi, per la designazione delle zone vulnerabili. Per quanto riguarda il Piemonte la scelta si è orientata sulla valutazione dello stato di qualità della risorsa, associata alle informazioni di natura idrogeologica. La valutazione dello stato di qualità della risorsa è, peraltro, uno dei criteri da considerare in modo prioritario, indicati dalla normativa comunitaria e nazionale. Il superamento del limite di legge pari a 50 mg/L di nitrato nelle acque è un vincolo ineludibile. L'Amministrazione ha ritenuto necessario sottoporre a vincolo tutte le zone afferenti a corpi idrici con valori medi di nitrato superiori a 40 mg/L, nel rispetto anche di quanto indicato nella "Guida per le relazioni degli Stati membri" documento tecnico emesso dalla Direzione generale Ambiente della Commissione europea. L'individuazione delle zone vulnerabili è stata effettuata, nel territorio di pianura della Regione Piemonte, sulla base di informazioni idrogeologiche a scala locale finalizzate a valutare lo stato di vulnerazione all'inquinamento della falda superficiale, derivante da fonti diffuse. Sono stati pertanto individuati limiti idrogeologici che identificassero porzioni di territorio non collegate idraulicamente tra loro, per quanto attiene le acque. Tali aree idrogeologicamente separate sono state quindi classificate sulla base dei risultati analitici elaborati dall'ARPA, provenienti dalla Rete di Monitoraggio delle Acque Sotterranee della Regione Piemonte relativi al biennio 2000-2001. I risultati della metodologia applicata sono stati verificati in sede tecnica attraverso il confronto con i parametri relativi ad una prima stima delle pressioni. L'approccio descritto, che ha portato alla designazione delle Zone vulnerabili da nitrati, come da Allegato A del regolamento regionale 9/R, è stato dettagliatamente discusso in sede comunitaria nel corso di incontri tecnici con i funzionari della Direzione generale Ambiente; questi ultimi hanno espresso largo consenso, tanto da richiederne la più ampia divulgazione come esempio per le Amministrazioni che ancora non hanno adempiuto agli obblighi di legge. La metodologia sin qui descritta potrà essere suscettibile di perfezionamento alla luce dei risultati provenienti dalle indagini in corso e future; già nell'arco del prossimo anno è prevista un'approfondita analisi delle pressioni antropiche, volta alla correlazione dei fattori che determinano le cause di compromissione dei corpi idrici. I risultati di tale analisi permetteranno di individuare eventuali ulteriori zone vulnerabili da nitrati di origine agricola associando fra loro le informazioni di stato, acquisite dalle reti di monitoraggio regionale delle acque superficiali e sotterranee, le conoscenze sulle pressioni e quelle sugli impatti.
2) Predisposizione di una nuova delibera.
La Giunta regionale, in attuazione della legge regionale 29 dicembre 2000, n. 61, nonché della D.C.R. n. 219-2992 del 29 gennaio 2002 e sulla base delle indagini integrative effettuate dalle competenti Direzioni regionali, con delibera n. 30-6866 del 5 agosto 2002, ha approvato il "Regolamento recante la designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e relativo programma di azione". Tale regolamento è stato riapprovato con modificazioni, in data 14 ottobre 2002 con D.G.R. n. 44 7364, al fine di apportare alcuni emendamenti concordati in sede comunitaria ed è stato promulgato con decreto del Presidente della Giunta Regionale 18 ottobre 2002, n. 9/R. Tale regolamento regionale è stato pubblicato sul 2° supplemento del Bollettino Ufficiale n. 43 del 24 ottobre u.s. La procedura intrapresa, di confronto con la DG Ambiente, ha permesso di emanare un provvedimento di ampio consenso.
3) Provincia di Cuneo.
La designazione delle zone vulnerabili è stata perseguita con la metodologia illustrata al punto 1, e meglio specificata nell'Allegato A del Regolamento regionale n. 9/R. La stima delle "pressioni" è certamente un parametro importante, ma, come precedentemente detto, la designazione dei territori è stato perseguito sulla base dello stato della risorsa. Sono le condizioni intrinseche, ossia quelle naturali, che rendono variegato il territorio: così a parità di pressioni è naturale avere stati diversi dovuti alla presenza di determinanti diversi. Queste peculiarità rendono possibile un'estrema diversificazione negli interventi da porre in atto a livello regionale per il contenimento dell'inquinamento di origine agricola, traendo vantaggio proprio dalle caratteristiche insite di ciascun territorio. L'inquinamento delle falde da nitrati è riconducibile a cause diverse, tra cui anche quelle di origine zootecnica, generalmente intese e non solo riferite all'allevamento suinicolo. A sostegno di tale tesi si portano gli esempi relativi alle zone vulnerabili designate nelle province di Alessandria e Torino, che presentano dati di carico zootecnico, anche suinicolo, significativamente inferiori rispetto a quelli della provincia di Cuneo.
Alle zone vulnerabili designate nelle Province di Alessandria e di Torino, che presentano dati di carico zootecnico, anche suinicolo significativamente inferiori rispetto a quelli della Provincia di Cuneo.
4) Aree a rischio ambientale.
Per rischio ambientale di inquinamento si intende la "quantificazione del danno alla risorsa per effetto della presenza di una sorgente contaminante, i cui rilasci possono giungere, attraverso vie di migrazione diverse, al soggetto recettore: nella fattispecie, la risorsa stessa potenzialmente esposta", da non confondere, tra l'altro, con il rischio totale riguardante la valutazione del rischio idraulico ed idrogeologico.
Tale approccio deterministico può essere perseguito sulla base di informazioni che, in parte, possono essere le stesse utilizzate dall'Amministrazione per la designazione delle zone vulnerabili. Attraverso la stima del rischio si effettua una valutazione quantitativa della probabilità che si verifichi un certo effetto ambientale, come risultato dell'esposizione ad una certa sostanza, mentre si ribadisce che la metodologia, illustrata al punto 1, valuta lo stato dell'ambiente attraverso l'analisi della qualità e della risorsa. Si tratta, pertanto, di fasi distinte di una più ampia analisi ambientale, dove il rischio ambientale è riconducibile a una valutazione teorica stimata, la cui verifica sperimentale è attuabile attraverso l'analisi dello stato dell'ambiente stesso. L'utilizzo dell'approccio deterministico mediante modelli é normalmente adottato laddove c'è una carenza di conoscenze dello stato dell'ambiente; poiché l'Amministrazione dispone di significative serie di dati sullo stato della risorsa, l'utilizzo di tale approccio sarebbe stato superfluo o paragonabile ad una mero esercizio metodologico.
Si precisa, in ultimo, che gli enti strumentali della Regione hanno libero arbitrio nell'elaborazione delle informazioni raccolte nell'ambito degli incarichi istituzionali e non, in funzione degli obiettivi da loro prefissati.
Detto questo (e ribadendo quanto detto in Commissione sull'approvazione della deliberazione relativa all'individuazione delle zone vulnerabili da nitrati), vorrei precisare che la soluzione adottata è la miscelazione di due considerazioni: primo, lo stato della risorsa dopo anni di monitoraggio (puntando, ovviamente, alla qualità della risorsa superficiale, cioè della falda superficiale e, presupponendo che essa non sia intaccata, la falda profonda non corre pericolo); secondo, si è valutato anche la stratificazione idrogeologica sottostante cercando, sulla base dell'ampia letteratura e conoscenza ascrivibile ai nostri servizi geologici, di individuare contesti stratigrafici e geologici omogenei, per differenziare zone con presenza di giacimenti ghiaiosi rispetto a giacimenti argillosi.
Con queste due considerazioni si sono assunte le decisioni che tutti conosciamo. A monte potevano essere assunte altre scelte; come ad esempio in Germania o in Olanda dove tutto il territorio nazionale è stato individuato territorio vulnerabile da nitrati, per cui è stata adottata una decisione, a monte, di tutela di carattere generale.
Per quanto riguarda la nostra realtà, da tempo abbiamo perseguito la strada dei piani specifici. Non dobbiamo dimenticare tutti i piani di lotta all'eutrofizzazione nell'Adriatico che hanno consentito di intercettare parecchi scarichi (naturalmente non vi sono solo nitrati di origine zootecnica e quindi si è alleggerito il carico di nitrati alla foce del Po), tant'è che i fenomeni nell'Adriatico sono diminuiti.
Proprio nell'ambito di scelte nazionali, che sono quelle di procedere con metodo mirato facendo valutazioni senza escludere un ampliamento o una modifica delle zone già individuate (peraltro zone critiche in cui stiamo lavorando con reti di monitoraggio e con studi approfonditi), riteniamo di tornare sull'argomento (magari una volta all'anno o una volta ogni due anni) per creare una classificazione sempre più puntuale e precisa.
Non è, quindi, un adempimento adottato "una volta per tutti", è la risposta ad una situazione che già la legge n. 152, con tabelle riguardanti le Regioni Lombardia e l'Emilia, aveva individuato una serie di acquiferi e non zone più ampie, ad esempio intere province, con criteri generalistici e indistinti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio agli allievi e ai docenti della Scuola media paritaria "Don Bosco" di San Benigno Canavese, in visita a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Saluto gli allievi e i docenti della scuola media paritaria "Don Bosco" di San Benigno Canavese, ringraziandoli per la visita al Consiglio regionale. Ringrazio gli insegnanti per la loro sensibilità civica ed istituzionale di consentire ai ragazzi questa esperienza. State assistendo ad una fase di avvio della seduta del Consiglio regionale che prevede lo svolgimento del sindacato ispettivo, ossia i Consiglieri rivolgono domande ai membri della Giunta, i quali rispondono su questioni che interessano tutta l'area dell'attività svolta dal Consiglio regionale.
Vi ringrazio augurandovi di mantenere, nelle vostre future esperienze un buon ricordo di questa giornata. Grazie anche da parte di tutto il Consiglio regionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 1738 presentata dai Consiglieri Palma e Mellano inerente a: "D.G.R. 5 agosto 2002 n. 30. Approvazione del Regolamento recante la designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e relativo programma di azione" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione n. 1738 presentata dai Consiglieri Palma e Mellano.
La parola al Consigliere Mellano per una replica.



MELLANO Bruno

Contrariamente a prima, inizio la mia replica dichiarandomi gravemente insoddisfatto della risposta perché, pur con una dotta relazione preparata da dottissimi funzionari (che sembrano molto capaci nell'aggirare gli ostacoli, ma meno a saltarli) lei, Assessore, ci ha articolato una risposta senza rispondere alla domanda. Avete elaborato una mappatura per individuare zone vulnerabili della Regione Piemonte e avete evidenziato la definizione delle zone vulnerate prendendola per buona anche per le vulnerabili. Tutto questo è inaccettabile perché, come testimonia l'interrogazione e il suo tentativo di risposta, si creano contraddizioni in sé non più recuperabili, neanche dal più dottor degli "Azzecca Garbugli" regionali. Ci sono zone chiaramente vulnerabili a vista d'occhio anche per il più profano dei Consiglieri regionali quale io sono.
E' vero che si può dire che non sono definiti i criteri e che noi li scegliamo semplicemente in base alla risorsa idrica, ma i criteri per l'individuazione delle zone vulnerabili devono essere quelli della natura del territorio, altrimenti discutiamo di aria fritta. Non è indifferente se quel territorio è permeabile o impermeabile, se è ghiaioso o non ghiaioso o che tipo di stratificazione ha.
L'Assessore può anche rispondere che occorre andare a vedere le risorse idriche, ma la provincia di Cuneo (parlo della provincia di Cuneo abitandoci) con il suo "maiale" e mezzo pro capite ha qualche pericolo di vulnerabilità? Credo di sì. Credo che una deliberazione regionale, che individua zone vulnerabili nascondendosi dietro il dito relativamente al fatto dell'acqua, allora, è falso tutto il lavoro. Questo davvero, non popperianamente, ma molto prosaicamente, falsifica tutto il lavoro svolto perché le zone vulnerate interessano una certa parte del Piemonte e quella parte di Piemonte può benissimo essere nello stesso tempo non vulnerabile perché, magari, il territorio è composto di zolle permeabili. Questo è un dato importante.
Non posso non tener conto della decisione della Giunta e anche del lavoro dei funzionari, vivaddio, ognuno ha le sue responsabilità. Non si può dire che l'ARPA è libera di diffondere i suoi dati. Se i dati dell'ARPA ci testimoniano con pubblicazioni ufficiali che ci sono zone vulnerabili...



PRESIDENTE

Per cortesia, abbiamo anche degli ospiti!



MELLANO Bruno

...credo davvero che sia nascondersi dietro un dito dire che l'ARPA pu fare quello che vuole e nelle sue pubblicazioni del novembre 2001 può darci criteri e indicazioni sulle zone vulnerabili di cui non teniamo conto perché abbiamo scelto altri parametri.
Certamente lo potete fare, ma vi è l'assunzione piena di tutta la responsabilità, caro Assessore, perché non si può dire che l'Alessandrino è zona vulnerata e magari non vulnerabile, senza dire che il Cuneese, dove passano le falde freatiche dell'acqua, è vulnerabile, ed è vulnerata sicuramente, perché c'è un milione mezzo, un po' meno, di maiali, senza considerare anche i bovini e il resto.
Voglio sottolineare che la Regione, grazie anche ad un certo stimolo e pungolo, è arrivata a fare sulle zone vulnerate un buon lavoro, ma non pu fotocopiare il lavoro fatto per le zone vulnerate e farcele passare come zone vulnerabili, perché non sono sovrapponibili: ci sono zone vulnerate che sicuramente non sono vulnerabili e ci sono zone non vulnerate che sicuramente sono vulnerabili e sicuramente vanno a vulnerare le altre zone come l'Alessandrino.
Avendolo testimoniato l'Assessore, so che lo studio e l'approfondimento è in corso e so che ci sono i materiali, come le scale cartografiche 1:250.000, che sono strumento di dettaglio da utilizzare in questo caso e che sono a mano dell'Assessore. Spero vivamente che anche questa nostra attenzione dura, Assessore, su questo, perché non si scherza su queste cose, spinga la riflessione per anticipare e accelerare quella attenzione che lei ci ha promesso nel modificare e nel continuare a correggere l'analisi, ma sapendo che quello che lei oggi ci ha presentato non sono le zone vulnerabili, è un'altra cosa, sono le zone vulnerate che avete fotografato e avete scelto criteri, certo, nella vostra libertà di scelta dei criteri. Io qui ho indicato: "...presenza di acquifero libero parzialmente confinato, presenza di tipologia di superficie e dell'insaturo prevalentemente permeabile, presenza di suoli e capacità di attenuazione tendenzialmente bassa". Questi sono altri criteri di cui dovevate tenere conto, non soltanto del bacino.
Questa è la grave insoddisfazione di un Consigliere di fronte ad una risposta articolata e complessa, che ovviamente acquisirò e cercherò di studiare meglio. Spero davvero che la riflessione su cui vogliamo continuare a stimolarla la porti, nella responsabilità che le è propria, ad ascoltare anche altre voci oltre a quelle dell'Assessorato che evidentemente, su questi temi è in difficoltà.



PRESIDENTE

Consigliere Mellano, potete raggruppare la discussione delle due interpellanze, siccome non è ancora in elenco, in modo da esaurire anche quella?



(Commenti fuori microfono del Consigliere Mellano)



PRESIDENTE

Mi riferivo a quella che non avevamo ancora in elenco.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Collega Mellano, non sono sei mesi perché questa è datata 5 settembre.
Visto che adesso mettiamo i puntini sulle "i", mettiamoli, perché quando sono sollecitate rispondo tempestivamente.
Le ricordo che per quanto riguarda l'interrogazione precedente ho portato due approcci al problema: quello analitico e quello della natura dei terreni. Questo non si può sottacere.
Dato che lei è persona intellettualmente aperta e obiettiva, secondo me, la lettura della risposta farà dare, a mio avviso, un giudizio più articolato.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 1739 presentata dai Consiglieri Palma e Mellano inerente a: "Individuazione delle zone di protezione"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In riferimento all'interrogazione n. 1739, si relaziona quanto segue.
Innanzitutto, si evidenzia come, all'interno dello stesso art. 21 del d.lgs. 152/1999 esista poca chiarezza riguardo le zone di protezione, in quanto, mentre nel comma 1 viene detto che le Regioni, su proposta delle autorità d'ambito, "individuano le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto, nonché, all'interno dei bacini imbriferi e delle aree di ricarica della falda, le zone di protezione", nel comma 9, invece, viene detto che le Regioni "individuano e disciplinano all'interno delle zone di protezione, le seguenti aree: aree di ricarica della falda le emergenze naturali ed artificiali della falda le zone di riserva".
Non è quindi chiaro il rapporto esistente tra le "zone di protezione" e le "aree di ricarica della falda" (se le prime contengano le seconde o viceversa). A questo proposito, si può dire, da un punto di vista tecnico condiviso a livello nazionale, che la gerarchia delle aree dovrebbe essere la seguente: "bacino imbrifero" che contiene "zona di protezione" che contiene "aree di ricarica, emergenze naturali ed artificiali della falda zone di riserva".
Su tale argomento sono comunque in atto approfondimenti congiunti con le altre regioni e con il Ministero dell'Ambiente nell'ambito della redazione dei "Criteri generali e norme tecniche per la delimitazione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche destinate al consumo umano di cui all'articolo 21 del Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e s.m.i.", ai sensi dell'art. 3 comma 4 dello stesso d.lgs. 152/99 per le stesura del quale la Regione Piemonte, in qualità di capofila interregionale, partecipa attivamente.
In tale sede tecnica, si concorda sul criterio che le zone di protezione siano delimitate sulla base di studi idrogeologici, idrochimici ed idrologici, tenendo anche conto della vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento. Pertanto, le zone di protezione non sono da porsi in relazione biunivoca con ogni singola captazione (come per le aree di salvaguardia), ma la loro delimitazione e le prescrizioni, necessarie per la tutela del patrimonio idrico con particolare riferimento alle aree di ricarica della falda, alle emergenze naturali ed artificiali della stessa e alle zone di riserva, saranno indicate nell'ambito del Piano di Tutela delle Acque di cui all'art. 44 del d.lgs. 152/99, che vede il 2003 come anno di presentazione al Consiglio regionale e all'Autorità di bacino.
Qui c'è anche da dire che siamo in un ginepraio di piani e contropiani zone di salvaguardia e quant'altro. Noi adesso stiamo cercando di lavorare per formulare un provvedimento solo. Nell'ambito del Piano di tutela delle acque, stiamo lavorando perché quel famoso decreto di cui all'art. 21, di cui abbiamo parlato prima, venga al più presto.
Questo è necessario e, in sede di Piano di tutela, vorremmo fare un provvedimento onnicomprensivo, che assolva tutte le questioni ancora pendenti, risolvendole una volta per tutte, quindi corrispondendo alle aspettative e alle esigenze di tutela.
Ricordo che nello schema di Piano territoriale regionale di indirizzi quello di natura territoriale urbanistica che viene svolto dalle singole Province, era già presente l'indicazione delle zone di salvaguardia e di ricarica delle falde, pertanto è stato dato incarico alla pianificazione provinciale di individuarle.
In tutti gli altri provvedimenti adottati dall'Assessorato all'ambiente, quando sono stati definiti i criteri per le zone non idonee all'insediamento degli impianti di trattamento rifiuti, è stato fatto riferimento alla zona di ricarica delle falde, sommariamente individuate nel Piano territoriale regionale, con l'apporto dell'Assessorato all'ambiente, come zone non idonee per questi tipi di insediamenti.
Abbiamo, quindi, delle indicazioni che definiamo di massima.
Con il Piano di tutela si tende ad avere delle indicazioni dettagliate puntuali, geograficamente referenziate, per avere uno strumento di tutela di tutti gli acquiferi superficiali e sotterranei della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Assessore, chiedo scusa, poiché, cercando di difendere il mio diritto alla sua risposta, conquistato con più solleciti alle riunioni dei Capigruppo, ho esteso i tre mesi d'attesa a sei mesi.
Siccome l'argomento è fondamentale, per l'importanza dell'acqua nel presente e soprattutto nel futuro, ci tenevo che lei desse la risposta in aula e non per iscritto, ritenendo che l'Aula debba farsi carico del governo del territorio e che il Consigliere debba sollecitare l'Assessorato ad essere attivo.
La ringrazio, pertanto, per la prima risposta e per questa seconda traccia della seconda risposta alle due interrogazioni, che sono collegate.
A questo punto, chiederò di acquisire il volume n. 11 della collana perché è il dato vero, concreto, lo strumento che, per il momento, la Regione ha in mano.
La ringrazio per l'attenzione che lei ci ha promesso con la sua risposta, per la sua disponibilità a coordinare gli interventi in quello che è davvero un ginepraio (di questo gliene do atto volentieri ).
E' un problema complicato, ma questo non ci esime dal cercare di intervenire laddove è possibile e laddove è nostra responsabilità, nel modo più energico e puntuale possibile, proprio perché quello dell'acqua è un tema fondamentale.
Il problema delle ricorrenti siccità, quello dei codici di buona pratica agricola o dei codici dell'irrigazione, sono problemi attuali sui quali la Regione, e lei in particolare, nella doppia veste di Assessore all'ambiente e Assessore all'agricoltura, avete responsabilità specifiche.
Con l'attesa e la fiducia di un intervento forte, le prometto che staremo attenti e che continueremo con le nostre interrogazioni incominciando a leggere dettagliatamente la sua risposta scritta.


Argomento: Sistema informativo regionale - Contratti ed appalti

Interrogazione n. 1838 dei Consiglieri Palma e Mellano, inerente a: "Ipotesi progettazione strutture informatiche dell'ARPA"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione urgente n. 1838, presentata dai Consiglieri Palma e Mellano.
La parola all'Assessore Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Gli elementi per rispondere, che di seguito si espongono, sono stati reperiti direttamente presso l'ARPA Piemonte, atteso che l'organizzazione e la gestione delle strutture informatiche rientra nelle competenze dell'Agenzia stessa.
L' ARPA Piemonte, dal 1996 ad oggi, ha cercato di implementare gradualmente la base conoscitiva in relazione alle necessità operative emerse e alle richieste degli utenti interni ed esterni.
Il sottosistema informatico e telematico realizzato prevede linee di trasmissione dati, hardware e software.
Per quanto riguarda quest'ultima voce, e in particolare il settore degli applicativi tecnico-ambientali, l'excursus attuativo risulta il seguente.
In una prima fase, per poter disporre in tempi brevi di strumenti informatici per l'acquisizione sistematica dei dati ambientali, si è fatto ricorso alle risorse interne in ragione delle esperienze già acquisite e della disponibilità di competenze tecniche con conoscenze informatiche.
Sono stati in tal modo realizzati applicativi tecnici per le attività di laboratorio, per le misure sul territorio (campi elettromagnetici e radiazioni ionizzanti, a cura del dipartimento di Ivrea) e per le attività di prevenzione ambientale in generale. Quest'ultimo applicativo cui fa riferimento l'interpellanza, è stato creato da personale interno sulla base dell'esperienza realizzata in passato presso il Laboratorio Sanità Pubblica di Cuneo.
Il programma è stato utilizzato, anche se in modo non omogeneo e discontinuo, nei vari Dipartimenti per l'immissione dei dati delle attività (soprattutto dei Servizi Territoriali ) e per la realizzazione del piano di rilevazione della qualità dell'acqua del fiume Po nell'area torinese elaborato dal Dipartimento di Grugliasco.
Il carattere artigianale del prodotto ha però determinato il sorgere di alcuni limiti funzionali soprattutto in relazione alla necessità di interfacciare tutti i dati presenti, in modo organico, per una valutazione generale del rischio ambientale.
E' stato perciò deciso di realizzare un nuovo strumento denominato Info ARPA, che, con riferimento ad un'unica anagrafica di elementi ambientali consentisse di interfacciare realtà geografiche puntuali e di zona, dati di analisi di laboratorio, rilevazioni sul campo e informazioni tecnologiche rilevanti ai fini ambientali.
La complessità tecnica del problema ha reso opportuno il ricorso a consulenti esterni.
Il lavoro, iniziato nel mese di ottobre 2001, è stato concluso nel mese di novembre 2002 e ora è stato messo a disposizione del Dipartimento per la Sperimentazione. La spesa è stata di 225.000 Euro, con l'intervento, a vario titolo, di quattro programmatori.
L'incremento delle necessità operative, il graduale aumento della complessità della struttura informatica complessiva, distribuita sul territorio regionale, hanno tuttavia evidenziato in modo imperativo la necessità di acquisire all'esterno competenze specialistiche informatiche riguardanti tutto l'arco delle attività a cui assicurare continuità sistemica o da realizzare ex novo.
Si è perciò richiesto al CSI Piemonte, in linea di continuità e coerenza, fra l'altro, con gli obiettivi generali e indicazioni già previsti con la precedente deliberazione ARPA n. 4 del 19.9.1996 di adesione al Consorzio, di produrre un'offerta di fornitura di servizi informatici sulla base di uno studio delle esigenze operative.
E' stato comunque specificato che la presa in carico e gestione in outsourcing di alcuni servizi di assistenza dovrà valorizzare, con il richiesto apporto di professionalità specifiche, le procedura in uso presso ARPA e i prodotti sinora realizzati e positivamente collaudati dalle funzioni interne/esterne, salvaguardando inoltre il patrimonio di professionalità interne ad ARPA che, oltre a collaborare nel lavoro conserveranno le competenze in materia di programmazione, coordinamento e controllo.
L' Agenzia, quindi, a breve termine verificherà la rispondenza tecnica ed economica dell'offerta pervenuta dal CSI Piemonte e, accertata in modo certo la convenienza economica e funzionale e nei limiti del budget finanziario disponibile provvederà all'affidamento dell'incarico.
In relazione, infine, al punto 3 dell'interpellanza si consideri, in primo luogo, che il Consorzio per il Trattamento Automatico dell'Informazione ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è stato costituito dalla Regione Piemonte insieme all'Università degli Studi di Torino ed al Politecnico di Torino con lo scopo di creare un organico sistema informativo regionale, il più possibile omogeneo per tutti gli enti pubblici in ambito regionale.
A tale scopo, la L.R. 15.3.1978 n. 13 (Definizione dei rapporti tra Regione e CSI) prevede che la progettazione degli interventi nel settore informatico, per la Regione Piemonte, competa al CSI (art. 4 c. 1) e che il Consorzio stesso partecipi, in funzione strumentale e nell'ambito delle proprie competenze, all'attività complessiva di studio e di elaborazione della Regione (art. 5 c. 1). La Regione deve operare, ai sensi del comma 8 dell'art. 5, affinché tale funzione strumentale sia utilizzata anche dagli altri enti pubblici.
La stessa legge stabilisce che al Consorzio sia proposto l'affidamento di ogni studio ed elaborazione concernente l'ambito di attività del Consorzio stesso (art. 5 c. 3) e che la Regione, ancora una volta, debba operare affinché tale principio di affidamento esclusivo abbia la più larga applicazione in ambito regionale.
Si può quindi ritenere applicabile alla situazione in esame l'art. 5 c.
2 lett. g del D. lgs. 157/1995, in materia di appalti pubblici di servizi che esclude dall'applicazione delle regole in materia di aggiudicazione contenute nel decreto stesso "gli appalti di servizi aggiudicati a un ente che sia esso stesso un'amministrazione aggiudicatrice in base ad un diritto di esclusiva di cui beneficia in virtù di disposizioni legislative regolamentari o amministrative".
In questo senso si confronti il Parere dato dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in data 16.11.1995, rif. AS061, ad oggetto L.R.
Piemonte 48/1975 - L.R. Piemonte 13/1978, con il quale l'Autorità ha escluso profili di incompatibilità tra le norme sopra esaminate e i principi in materia di concorrenza di cui alla legge. n. 287/1990.
Per quanto concerne, in particolare, l'ARPA. Piemonte, si ricorda ancora una volta, che essa è consorziata con il CSI Piemonte, avendo aderito allo stesso con deliberazione del Direttore Generale n. 4 del 19.9.1996.
La L.R. 13.4.1995 n. 60, istitutiva dell'Agenzia, prevedeva espressamente, fino a poco tempo fa, l'applicabilità della L.R. 15.3.1978 n. 13 all'ARPA. Piemonte (art. 24).
Con L.R. 20.11.2002 n. 28, recante modifiche alla sopracitata L.R.
60/1995, è stato eliminato il richiamo espresso di cui sopra, ma è stata mantenuta la regola generale dell'applicabilità all'ARPA Piemonte delle norme applicabili alla Regione Piemonte.
Si applica pertanto, anche all'ARPA. Piemonte, il dettato delle L.R.
48/1975 e 13/1978 e si richiama quanto sopra esposto circa il carattere strumentale del rapporto esistente con il CSI Piemonte.
Analogamente, si dovrà considerare applicabile alla situazione in esame l'esclusione dal normale regime di affidamento degli appalti pubblici di servizi, prevista dall'art. 5 c. 2 lett. g D. Lgs. 157/1995, e la possibilità di affidamento diretto al CSI Piemonte dei servizi rientranti nelle materie di competenza dello stesso.
Inoltre, in merito al supposto appoggio degli Assessorati Regionali ad un progetto di ristrutturazione complessiva delle strutture informatiche dell'ARPA, si precisa che gli interventi Regionali dal 1996 ad oggi, come ampiamente documentabile, sono stati finalizzati a: inserire l'ARPA nella RUPAR (Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione Regionale), in modo tale da garantire l'interscambio di dati tra l'ARPA e la Regione, le Province, i Comuni e tutti gli altri Enti pubblici operanti all'interno della rete stessa rendere interrelabile il patrimonio informativo di conoscenze ambientali sviluppate nel tempo dalla Regione con quello dell'ARPA, in attuazione di quanto previsto dall'art. 3 della L.R. 60/95, recentemente modificato, e in questo senso rafforzato, dall'art. 4, c. 2, della L.R. 28/2002: "Ampliamento delle attività dell''Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, a seguito del DLgs. 300/1999. Modifiche alla legge regionale istitutiva 13 aprile 1995, n.60", dove si prevede tra l'altro che l'ARPA debba provvedere "..b) alla raccolta, all'elaborazione, all'organizzazione sistematica e messa a disposizione dei flussi informativi rilevanti sotto il profilo della prevenzione e della prevenzione ambientale e territoriali nell'ambito del sistema informativo regionale, in raccordo con le istituzioni e gli organismi regionali, interregionali, nazionali e comunitari competenti in materia".
Vorrei aggiungere alcune considerazioni. Quando si parla di CSI vi è un problema di carattere generale che deriva dall'istituzione di questo consorzio, dalla sua permanenza e operatività e dei suoi rapporti complessivi con la Regione.
Per quanto riguarda la verifica sulle decisioni assunte dalla Direzione Generale dell'ARPA è stato escluso un sistema di controllo da parte dell'Amministrazione vigilante, che è la Regione, sui singoli atti, perch vi è una valutazione complessiva sul raggiungimento degli obiettivi.
chiaro che dal '96 ad oggi è cresciuta a dismisura e si è evoluta parallelamente alla trasformazione tecnologica del settore informatico la necessità di avere banche dati sempre più complete e coordinate, in modo tale, soprattutto per la generalizzata diffusione della valutazione di impatto ambientale, da poter disporre di tutti i dati di conoscenza qualunque sia il fattore di pressione che vi sia sul territorio.
Mi sembra che nella relazione che ci ha fornito l'ARPA e nei dati che sono riuscito a raccogliere velocemente per poter rispondere in tempo ci sia una logica evolutiva nelle decisioni dell'Amministrazione e, oggi come oggi, l'ARPA con questa scelta che si appresta a compiere potrebbe decidere di inserirsi compiutamente in un sistema informativo regionale che va visto nella sua funzionalità e nella sua interscambiabilità dei dati. Ciò non toglie che, per singoli prodotti applicativi, nelle varie contingenze operative, non ci si possa rivolgere al mercato. Abbiamo tolto l'imposizione di esclusiva che vi era nella legge istitutiva e questo rafforzerà le possibilità operative della direzione.
Questo è quanto sono riuscito a raccogliere, a riordinare e a fornire all'attenzione dei Consiglieri. Si tratta di questioni sulle quali abbiamo prestato, prestiamo e presteremo, la massima attenzione. Soprattutto per raggiungere quella funzionalità e quell'interscambio di dati che l'ARPA deve garantire verso la Regione, le Province e i Comuni.
Il discorso della RUPAR è assolutamente necessario altrimenti non vi sarebbe quella circolarità di informazioni che è assolutamente indispensabile per potere agire in un settore delicato quale quello dell'ambiente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà



MELLANO Bruno

Ringrazio l'Assessore per la risposta. L'urgenza dell' interpellanza deriva dal fatto di potere investire il Consiglio, e quindi essere informati, prima che accadano i fatti. Valutare, cercare di intervenire e incidere quando i "buoi non sono ancora scappati dalla stalla".
L'Assessore prima ci comunica che l'ARPA fin dal 1996 ha partecipato al Consorzio del CSI e poi che, per applicare il Regolamento che l'ARPA si è dato in base alla legge istitutiva che prevedeva la strutturazione di sistemi informatici di vario livello (sistema informatico geografico sistema informatico sulla diffusione dei dati, sistema informatico sulla produzione e gestione tecnica di software) l'Agenzia ha avuto bisogno di ricorrere più volte a capacità ed esperienze esterne al CSI. Su questo ampio lavoro, che non ha dato gli esiti sperati, sono già stati spesi centinaia di milioni (oltre 400 milioni come l'Assessore ha documentato).
Emerge un dato di politica generale. Crediamo sia auspicabile che la Giunta tenga fede agli orientamenti che aveva espresso anche in campagna elettorale.
Ricordo una dura polemica, forse sbagliata nei toni, ma vera nell'individuare nel CSI un possibile "baraccone" di tutta l'informatica regionale e degli Enti locali che, nell'ottica della razionalizzazione, ha creato un sistema che è diventato, a nostro modestissimo giudizio, un baraccone autoreferenziale. Ricordo la vicenda dei pagamenti agricoli su moduli che il CSI doveva fare e che non ha prodotto in tempo (per fare un esempio concreto).
Con l'interrogazione in oggetto volevamo conoscere l'opinione dell'Assessore e capire, dai dati forniti, se sia opportuno che l'altro baraccone pubblico, l'ARPA, possa legittimamente spendere centinaia di milioni in una direzione di informatizzazione e di creazione di sistemi informatici che non producono nulla. Un'azione che bisognerà valutare bene anche leggendo con attenzione la risposta dell'Assessore, le finalità ultime, che ha, comunque, lo scopo di ripassare la palla al CSI per la creazione di un sistema informatico (quindi un'altra spesa di centinaia di milioni), di uno strumento di un sistema informatico che è previsto nella legge istitutiva e che dovrebbe essere applicato da anni.
Quello che chiediamo nell'interrogazione è se non sia opportuno invece di procedere, con una certa urgenza, alla nomina di un direttore che sappiamo essere in scadenza (infatti l'ARPA ad inizio anno avrà un nuovo direttore), attendere ancora qualche mese per attribuire responsabilità e capacità di manovra ai nuovi organi che nominerete.
E' una opportunità che sottolineiamo, crediamo che azioni come queste siano autoreferenziali: direttori regionali che si creano la nicchia dentro l'ARPA per passare comodamente all'ARPA e direttori dell'ARPA che si creano le nicchie giuste nel CSI per passare al CSI. Queste sono manovre che lasciano spazio a qualche dubbio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso lo spazio dedicato allo svolgimento di interrogazioni e interpellanze.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame disegno di legge n. 167 relativo a: "Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale e promozione delle attività delle associazioni sportive storiche del Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 167, relativo a: "Tutele e valorizzazioni del patrimonio storico e culturale e promozione dell'attività delle associazioni sportive storiche del Piemonte", di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Marengo



MARENGO Pierluigi, relatore

E' un disegno di legge che valorizza le società storiche sportive. Il Piemonte, Torino in particolare è, stata la città culla dello sport italiano tant'è che oggi, su Torino, sono presenti antichissime società sportive. Basti pensare al circolo della scherma Villa I Glicini, che data 1864, e che prima ancora veniva usato dai nobili di casa Savoia per addestrarsi all'arte della scherma: tuttora, è struttura operante nella scherma; che ci ha regalato medaglie olimpiche. Oppure, pensiamo alla Magenta, una delle palestre della ginnastica più antiche d'Italia, tuttora operante.
Ebbene, il disegno di legge in discussione tende a dare un aiuto a queste società che, oltre a essere tuttora operanti - e quindi a rappresentare non solo lo sport, ma proprio la cultura dello sport attraverso i secoli, perché qui parliamo di società che operano da tre secoli, che hanno riempito Torino di attività dal 1800 sino ai giorni nostri - addirittura sono ubicate nella sede di origine, quindi hanno come sede dei reperti storico-culturali di un mondo che, grazie a loro, è giunto sino a noi.
Il provvedimento cerca appunto di dare un aiuto a queste società per far sì che riescano a mantenere e a portare avanti questa loro attività che ripeto - oltre che sportiva, è anche storico-culturale.
Il disegno di legge prevede dei contributi in conto capitale finalizzati alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale sotteso agli immobili e relativi arredi di pertinenza delle associazioni sportive che, essendo costituite da almeno settant'anni, a ben diritto possono fregiarsi della qualifica di istituzioni storiche.
Come dicevo prima, il provvedimento tende ad aiutare queste associazioni non tanto sotto il profilo dell'attività sportiva, quanto dal punto di vista degli aspetti culturali che rappresentano, che portano avanti e delle sedi in cui queste operano, che sono indiscutibilmente patrimonio culturale della nostra città di Torino e della nostra Regione Piemonte.
Nell'ambito della predisposizione del disegno di legge, si è stimato sulla base di una serie di dati raccolti attraverso il CONI, con i suoi Comitati regionali e le Federazioni sportive (che sono strutture dipendenti dal CONI) e alcuni Panathlon Clubs, che le Associazioni sportive storiche piemontesi possano essere alcune centinaia; di queste, circa il 10-15 quindi ragioniamo in termini di 30-40 associazioni sul territorio - è ubicato in sedi storiche e dunque destinatario di tale provvedimento.
Per regolamentare questo mondo, peraltro abbastanza eterogeneo come settori di attività, il disegno di legge ha previsto la creazione di un Albo regionale delle Associazioni sportive storiche del Piemonte, che consente anche una valida attività di monitoraggio dei patrimoni culturali immobiliari, nonché la possibilità di avere un quadro chiaro e univoco degli edifici da valorizzare, sotto i vari punti di vista; chiaramente, il tutto collegato ad una valorizzazione più globale dell'immagine sportiva turistica e culturale della Regione Piemonte. In questo quadro, tali edifici diventano eccellenze, gioielli incastonati in una corona che sicuramente sa brillare a livello nazionale.
Non dimentichiamo che questo provvedimento è in linea con i grandi sforzi che la Regione sta compiendo per dare immagine al proprio mondo sportivo, in vista dell'evento sportivo epocale, ovvero i Giochi Olimpici Invernali del 2006.
Il provvedimento pone alcuni limiti per l'erogazione dei contributi in conto capitale. L'art. 3 prevede una serie di norme di accesso ai contributi in conto capitale, nonché dei vincoli di legame tra l'associazione e la sede occupata, che è l'elemento fondamentale, in quanto, volendo fare una politica di recupero e valorizzazione delle sedi attraverso le associazioni che le occupano, non si poteva fare altro che prendere in considerazione l'elemento di un forte vincolo di legame tra l'associazione stessa e l'immobile.
La Giunta regionale si riserva - art. 4 - di produrre, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge, sentita la competente Commissione consiliare, il programma pluriennale degli interventi; annualmente - art.
4, comma 2 - la Giunta regionale si obbliga a presentare alla Commissione consiliare una relazione sulla gestione e sugli obiettivi raggiunti nell'anno precedente in virtù di questa normativa.
Si tratta di una legge molto semplice, poco articolata (perché non c'era bisogno di particolare articolazione), che va sicuramente a colmare un vuoto.
E' una legge importante sia per lo sport che per gli aspetti culturali che esso rappresenta; aspetti culturali che, da qualche anno a questa parte, incominciano ad essere molto sentiti sia dagli addetti ai lavori che dall'utenza sportiva.
Oggi lo sport non è solo più attività del muscolo; oggi lo sport è anche studio di quanto l'attività del muscolo negli anni precedenti ha saputo creare in termini di educazione, di crescita e di sviluppo dei giovani, che oggi non sono più giovani o che addirittura, parlando di società storiche, sono ormai un ricordo, in quanto scomparsi magari da un secolo, ma che tanto hanno dato alla nostra Regione.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Ho ascoltato con attenzione la relazione del collega Marengo, che ha indubbiamente aggiunto molte delle sue conoscenze in materia sportiva, ma sono stato abbastanza attento - non ha letto con precisione e completezza la relazione illustrativa del disegno di legge. Non ho intenzione di farlo io - non vorrei assolutamente svolgere il ruolo del relatore - ma le dissertazione muscolari e non del collega Marengo mi hanno ricordato che a Torino - questa è una lacuna - si girò anche quel famoso film "Amore e ginnastica", ambientato nello storico palazzo dove c'è un famoso locale, la cui specialità è il famoso "bicerin". Infatti proseguendo su quella esperienza che ripercorreva la tradizione di produzione cinematografica a Torino, da qualche anno, proprio per merito delle realtà che citava il collega Marengo, è stata creata la Film Commission.
Mi dispiace che non sia presente l'Assessore Leo, il quale potrebbe aggiungere notizie interessanti sulla medesima. Questo è un pezzo di un ricordo storico legato a quella famosa società di ginnastica che citava il collega Marengo.
Venendo al disegno di legge in questione presentato in Commissione nel lontano ottobre 2000, licenziato in aula e ritornato in Commissione possiamo dire che il ritorno in aula fu quanto mai utile, perché permise a noi, ma anche allo stesso Assessore, di migliorare un testo che noi definemmo allora presentato in maniera frettolosa e mancante di alcune parti. Noi abbiamo provato a dare un contributo, e continueremo oggi in aula presentando alcuni emendamenti di merito, nel senso che ci lasciano perplessi alcuni aspetti di questo disegno di legge. E' un disegno di legge senz'altro utile, ma non lo definirei importante, tant'é vero che l'iter stesso va oltre i tempi del nostro Consiglio, che sono quelli che noi conosciamo; sono passati difatti due anni. Le società storiche mi sembra che abbiano continuato ad operare con le difficoltà che avevano e che continueranno probabilmente ad avere - anche se mi auguro il contrario. Questo per dire che un disegno di legge che riguarda le città sportive è sempre benvenuto, anche quando riguarda le società storiche.
Personalmente mi permetto di affermare che non si sentiva quell'urgenza invocata all'inizio, e noi siamo confortati perché da quando era stato presentato questo provvedimento con urgenza, quasi dipendessero le sorti della società storiche, sono passati due anni e - voglio sottolineare - non tanto e non certo per l'azione che l'opposizione ha svolto. L'unica azione è stata quella di chiedere che il provvedimento ritornasse in Commissione dove abbiamo apprezzato - lo voglio dire all'Assessore - la presentazione di alcuni emendamenti che hanno modificato il testo iniziale, che ci ha confortato allora quando definimmo questo disegno di legge presentato in maniera forse troppo frettolosa. E' evidente che dopo gli emendamenti presentati da noi, alcuni anche accolti, e dallo stesso Assessore, ci troviamo di fronte ad un disegno di legge un po' diverso da quello iniziale, che ha messo qualche correttivo. Con gli emendamenti che presenteremo confidiamo di correggere ulteriormente il disegno di legge rispetto al patrimonio storico e culturale delle associazioni sportive e storiche del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Molto brevemente per ripetere anche in aula una considerazione che ricordo di avere fatto in Commissione VI. Io, di fronte alle leggi che hanno 5-6 articoli, mi domando sempre se era opportuno fare una legge. E' una chiave di battaglia di polemica che usa molto spesso il collega Chiezzi. Credo che la produzione legislativa regionale sia per molti aspetti incongruente con l'esigenza del cittadino e della popolazione in generale di avere un quadro normativo chiaro, snello, facilmente consultabile ed individuabile nelle sue forme e nelle sue norme. Anche questa è una legge che affronta un argomento interessante, che pone un problema interessante ed opportunamente cerca di salvare e di preservare una tradizione culturale e anche di edifici rilevanti ed interessanti soprattutto per Torino, ma anche per il Piemonte. Il dubbio è se questo procedere per leggi sia lo strumento migliore, lo strumento che in qualche modo dà una visibilità e l'individuazione di un problema e la codifica in un disegno di legge che diventerà legge, però va ad ampliare e a proliferare quella selva di norme, dentro le quali sovente noi stessi non riusciamo più a capirci qualcosa. Quindi, con questo dubbio che ho voluto esprimere in apertura del dibattito, cercheremo di capire come esce questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Chiedo venia, Presidente. Purtroppo ho cercato la documentazione su questo provvedimento, ma ricordo che il 26 giugno è stato licenziato dall'aula.
Devo dire che non avendo partecipato a quella riunione di Commissione ho un ricordo datato, circa un anno fa, da quando è iniziato il percorso di questa proposta di legge sulla valorizzazione del patrimonio storico e culturale delle associazioni. Lo chiedo solo come precisazione, perch dalla lettura del testo non è assolutamente chiaro.
Vorrei chiedere conferma - e la pongo come domanda - se esiste anche un'associazione altra, cioè un'associazione che le raggruppa tutte e che nell'ambito della definizione del regolamento, potrebbe sostanzialmente diventare l'intermediario fra la Giunta e le associazioni, soprattutto per quanto riguarda l'opera di promozione e valorizzazione storico-culturale.
Sono rimasto fermo ancora al dibattito in Commissione, quindi chiedo solo questo tipo di precisazione.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale. La parola all'Assessore Racchelli per la replica.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Volevo innanzitutto ringraziare il relatore perché nella sua esposizione del disegno di legge ha dato una visione complessiva, e soprattutto ha centrato quelli che sono gli obiettivi rispetto a quello che è il sistema sul quale il provvedimento vuole incidere, e soprattutto la visione finale di un processo di tutela di un patrimonio storico, oltre che sportivo, che la nostra Regione sente il dovere di proteggere. Per cui rinnovo il ringraziamento. Devo dire che anche gli interventi che ho ascoltato esprimono un apprezzamento complessivo, che è frutto anche di una rilettura della legge fatta in Commissione, nella quale abbiamo, anche come Giunta, apportato delle modifiche che, in un primo tempo, con una certa imprecisione invece erano scappate e che avevano portato il testo ad essere un testo con alcune incongruenze.
Questo lo riconosco e riconosco altresì alle opposizioni questo tipo di sollecitazione e il risultato finale.
Ho letto il testo degli emendamenti. Il primo potrebbe anche essere interpretato in modo positivo, ma credo che limiterebbe la possibilità di intervento nel processo di tutela del patrimonio storico e dell'evoluzione delle attività sportive delle società storiche.
Apprezzo e condivido il secondo emendamento, quello che praticamente espone una sorta di legittima e auspicabile procedura rispetto ad una eventuale possibilità che noi speriamo non si verifichi mai: nel momento in cui la Regione Piemonte va a sostenere l'acquisto di una sede storica, è giusto che se questa sede storica dovesse essere venduta e quindi capitalizzata, l'Associazione che ha avuto un beneficio per acquisirla debba restituire all'Ente pubblico i fondi che le hanno permesso di poterla acquisire precedentemente.
Il terzo non lo accoglierei, perché è una limitazione alle possibilità di intervento rispetto ad un processo di acquisizione di sedi storiche che possono anche essere, in termini finanziari, superiori a questo limite.
Evidentemente, nel programma annuale porremo dei limiti che sono sequenziali rispetto all'evoluzione delle domande e soprattutto delle opportunità di acquisizione di queste sedi storiche.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Racchelli.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Presidente, per me oggi è un giorno importante, quindi volevo comunicare che c'é la possibilità di brindare, sia per quanto riguarda il personale, sia ovviamente per i colleghi. Distribuirò anche un articolo che mi pare ci conduca sempre in quello spirito unitario. Ricordo una lettera di Longanesi ad Ansaldo che diceva: "L'essere nemici - anche se qui mi pare un termine esagerato - non vuole dire niente, poiché tutti, chi per un verso o per l'altro, si combatte per fare una camicia decente a questo Paese sgangherato. Poi noi si può andare anche un po' d'accordo, i fessi sono e saranno sempre i nostri irriducibili nemici".
Invito tutti a brindare con me. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei. Ho cercato l'attinenza con l'ordine dei lavori, ma non l'ho capita.
il suo compleanno?



GALASSO Ennio Lucio

Sì.



GALASSO Ennio Lucio

CONTU Mario (fuori microfono)



GALASSO Ennio Lucio

Vorrei intervenire anch'io sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Cosa c'è?



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi pare che il Consigliere Galasso abbia formulato una proposta molto criptata di sospensione dei lavori per un brindisi.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame disegno di legge n. 167 relativo a: "Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale e promozione delle attività delle associazioni sportive storiche del Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo ora con l'esame dell'articolato e degli emendamenti ad esso proposti.
Comunico che sono stati presentati degli emendamenti.
ART. 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1.
Il Consiglio approva.
ART. 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 2.
Il Consiglio approva.
ART. 3 3.1) Emendamento presentato dal Consigliere Placido, Riggio e Marcenaro: all'art. 3, comma 3, le parole "e per il rinnovo degli arredi" sono soppresse.
3.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu: al termine del comma 3, dell'art. 3, sostituire "per almeno 10 anni" con "almeno 25 anni".
Su questi emendamenti la Giunta regionale esprime il parere contrario.
Ha chiesto la parola il Consigliere Placido per l'illustrazione dell'emendamento n. 3.1).



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire prima sull'ordine dei lavori, ma ne approfitto adesso avendo cinque minuti a disposizione su un emendamento che è una parte minima rispetto all'art. 3.
La giornata storica o comunque importante - mi permetto di ricordarlo all'aula - era quella di ieri, in cui ricorreva il compleanno del Presidente della Repubblica.
Senz'altro mi fa piacere anche per il collega e Presidente; oggi, poi è una giornata particolare, c'è anche il nuovo Assessore di fazzoletto dotato.
Il Presidente Cattaneo ricorda anche la Prima Comunione di "lui", e lascio immaginare a tutti a chi si possa riferire il Presidente Cattaneo.
Si potrebbe dire quasi "l'Innominato", concedetemi questa aggiunta.



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Penso che in questo caso si possa aggiungere sia "l'Innominato" che "il Bravo", perché svolge benissimo tutte e due le funzioni. Personalmente ho potuto constatare che ne svolge anche altre molto bene, in privato possiamo entrare nel merito avendo avuto, come il Presidente Cattaneo sa frequentazioni personali con lui, non so se purtroppo o meno male.
Venendo al merito dell'emendamento, e volendo entrare nello spirito della legge, pur con le perplessità che poc'anzi, anche con il collega Mellano, abbiamo esposto, ci lascia perplessi se l'argomento sono le società storiche, le sedi, i cimeli, alcuni aspetti che riguardano medaglie, stendardi, potremmo capire mobili di particolare pregio all'interno delle società storiche, ma formulata così, "per il rinnovo degli arredi", lascia anche spazio a interpretazioni del tipo: uno ha una scrivania da cambiare, magari una Olivetti Sintesis di qualche anno fa, e con il contributo della Regione è in grado di rinnovare gli arredi.
Questo è il motivo per cui abbiamo presentato anche in aula - dopo averlo presentato in Commissione - questo emendamento. Riteniamo che una forma così generica lasci alle società storiche la possibilità non di intervenire sul patrimonio, sulle sedi, non sui cimeli, gagliardetti o anche reperti, non su arredi di particolare pregio - e allora, per carità ma per il semplice rinnovo degli arredi, che vuol dire anche una sedia da ufficio, una scrivania, che saranno senz'altro importanti, ma riteniamo che quelle società sportive, come altre, debbano cambiare la scrivania, se è il caso, non certo con un contributo della Regione Piemonte finalizzato alle società storiche, in base a un disegno di legge - voglio sottolinearlo che si pone l'obiettivo della tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale e la promozione delle attività delle associazione sportive e storiche del Piemonte.
Ripeto, riteniamo che, così com'è formulato, il testo sia troppo generico e si presti alla possibilità di poter utilizzare questi fondi anche per una semplice scrivania, per una semplice sedia da ufficio, che saranno importanti, ma secondo noi non rientrano in quello che è lo spirito del disegno di legge n. 167.
E' per questo motivo che noi abbiamo ripresentato in aula l'emendamento; chiediamo all'Assessore di condividerlo, così come lo chiediamo ai colleghi della maggioranza, oltre a quelli dell'opposizione.
Lo riteniamo un emendamento assolutamente naturale.
Ribadisco che, così com'è formulato, il testo del disegno di legge si presta a una interpretazione generica e quindi ad andare oltre a quello che è lo spirito della legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Intervengo solo per dire che considero l'emendamento presentato dal Consigliere Placido e altri un interessante motivo di riflessione, nel senso che forse se si trattava di dare un contributo per il restauro degli arredi, anzi, era sicuramente argomento lecito e opportuno; temo che questo possa essere un piccolo boomerang proprio perché magari incentiverà queste associazioni a effettuare un rinnovo degli arredi senza avere la giusta sensibilità; sensibilità che non sempre abbiamo visto negli uffici pubblici sicuramente, ma che anche molti privati in questi anni non hanno dimostrato di possedere, magari proprio per quei componenti di arredo che non sono parte qualificante di una struttura, ma che diventano parte di un quadro ed un dato d'assieme di un'associazione come potrebbe essere questa.
Quindi secondo me non solo può essere inopportuno prevedere questo finanziamento, ma potrebbe essere anche un piccolo boomerang rispetto a quelle associazioni che avessero la malaugurata avventura di trovarsi come responsabili dei modernisti a tutto spiano.
E' un piccolo emendamento, sicuramente non distoglie dalle finalità di questa legge, ma mette una zeppa, secondo me non trascurabile, ad una legge che potrebbe, su questo piccolo punto, avere delle controindicazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, credo che le riflessioni portate dal Consigliere Mellano necessitino di una maggiore attenzione da parte dell'aula. Stiamo parlando di preservare un patrimonio storico, culturale, sportivo e non di un sostegno alle associazioni tout court.
Bisogna prestare molta attenzione: se si tratta di preservare questo patrimonio, anche gli interventi che si fanno in un campo delicato come quello dell'arredo deve avere la stessa finalità, perché altrimenti nella fattispecie questa legge va ad interferire con altre leggi ordinarie - e questa la pongo come domanda, Assessore - che già prevedono contributi alle associazioni sportive tout court.
Non esiste solo questo albo, credo che esista da qualche parte - ma qui lamento la mia ignoranza - un'altra legge che regola i contributi alle associazioni sportive. Non vorrei che si determinasse una sorta di corto circuito, in questo caso improprio, e che si possa accedere sotto varie forme a fonti di finanziamento diverse di leggi diverse. Invece tengo a precisare che, essendo su questa legge in modo preciso indicata la finalità e l'obiettivo, che è quello di salvaguardare le sedi storiche, allora anche gli atti di finanziamento devono essere coerenti con questo assunto. Credo che sia molto, ma molto più corretto, perché un conto è restaurare e preservare un arredo che è coerente con le sedi storiche, altro conto è tout court, dare un contributo per gli arredi.



PRESIDENTE

Su questo punto chiede di intervenire l'Assessore Racchelli per fornire delle precisazioni. Ne ha facoltà.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Probabilmente è scritto nel modo non corretto, però evidentemente il restauro e/o il rinnovo si intende degli arredi storici, perché non pu essere una questione legata alle considerazioni che avete fatto, in quanto non è condivisa. Per cui se posso permettermi di fare una modifica è questa: "Contributi in conto capitale per il restauro e il rinnovo".



PRESIDENTE

Possiamo anche togliere il "rinnovo".



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

No, perché alcuni arredi storici possono essere restaurati, altri vanno rinnovati se alcune parti sono state distrutte.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

CONTU Mario (fuori microfono)



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Possiamo anche parlare di "restauro conservativo".



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Non lo so, non sono un tecnico.



PRESIDENTE

Va bene, questa è una dichiarazione che è a verbale, fa parte dei lavori preparatori della legge e quindi è chiaro che il contributo è ottenibile soltanto per il restauro o per il rinnovo inteso come intervento di conservazione e di completamento di arredi mancanti di qualche parte, ma sempre con riferimento agli arredi storici. Quindi non c'è possibilità di equivoco sulla volontà del legislatore.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Posso prendere la parola, Presidente?



PRESIDENTE

No, lei ha già parlato sull'emendamento; può parlare per dichiarazione di voto, al limite.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Propongo l'emendamento conservativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire al Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Gli arredi hanno una valenza storica, non in quanto arredi d'epoca, ma in quanto arredi necessari per svolgere attività ginniche proprie della storia dell'attività sportiva: pensiamo al quadrato svedese.
Il quadrato svedese è sicuramente un qualcosa oggi non più utilizzato non più proprio delle tipologie di allenamento odierne, ma riporta ad una tipologia di attività ginnica propria di un tempo. E' chiaro che non pu essere restaurato, ma deve essere rinnovato nel rispetto delle normative di sicurezza, al fine di poter mantenere viva quella disciplina storica. Ecco perché occorre mantenere il rinnovo, laddove per rinnovo intendo rinnovare attrezzature per mantenere un'attività altrimenti superata, altrimenti non più praticabile, che rappresenta la storicità della disciplina sportiva che qui consideriamo.
Riferendomi a quanto espresso dal collega Contu, se esiste o meno un'associazione di associazioni, cioè un'associazione che raggruppa tutte le associazioni, posso dire che non solo non può esistere, ma è assolutamente impossibile. Qualcuno potrebbe pensare al CONI; tutte fanno capo al CONI perché sono affiliate a federazioni, ma il sistema sportivo basato su singole federazioni di settore, ha una propria condizione apicale nelle singole federazioni. Mai potrà esserci, quindi, un'associazione di associazione, salvo che tutte le associazioni appartengano allo stesso settore sportivo: se fossero tutte dell'atletica sarebbero tutti riconducibili alla federazione atletica, sempre che si affilino, perché non è detto, non è necessaria l'affiliazione per poter essere associazione sportiva.
E' proprio il sistema sport che esclude la possibilità di un'associazione che comprenda tutte le associazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido per dichiarazione di voto sull'emendamento 3.1).



PLACIDO Roberto

Mi sembrava di aver capito, anche dall'introduzione al disegno di legge da parte dell'Assessore, che sull'emendamento vi fosse una certa disponibilità. Non bisogna confondere, collega Marengo, gli attrezzi sportivi con gli arredi. Sono due cose completamente diverse: alle pertiche, alla spalliera e al quadro svedese siamo tutti affezionati (almeno quelli qui presenti), ma gli arredi sono altra cosa.
Non abbiamo presentato un emendamento sul restauro, abbiamo presentato un emendamento semplicissimo dov'è scritto: "E per il rinnovo degli arredi". Restaurare un arredo storico è necessario, mentre il rinnovo diventa complicato: normalmente non c'è alcuna copia da acquistare o da rinnovare.
Ritengo che sia stata formulata in maniera non precisa, quindi chiedo all'Assessore se non ritenga il caso di accettare l'emendamento che elimina la parola "e il rinnovo" e mantiene il termine "arredi". L'emendamento, nel suo complesso, recita: "Contributo in conto capitale per il restauro degli arredi".
Evidentemente, se l'Assessore decidesse di togliere la parte "arredi" noi ritiriamo l'emendamento, se invece il 3 comma dell'art. 3 rimane invariato, manteniamo l'emendamento e voteremo a favore.
Aspetto informazioni, grazie.



PRESIDENTE

Mi pare che stiamo dicendo tutti più o meno la stessa cosa. È giunto un emendamento: 3.1.1) Emendamento a firma del Consigliere Contu: all'art. 3, comma 3, terzo rigo, sostituire "restauro e/o il rinnovo" con " restauro conservativo".
Secondo me tale emendamento riassume bene anche il pensiero dell'Assessore ossia: "La Regione Piemonte, con contributi in conto capitale per il restauro conservativo degli arredi", quindi ricomprenderebbe il tutto.
Chiedo ai colleghi se intendono ritirare gli altri emendamenti.
Il Consigliere Cattaneo ha presentato il subemendamento 3.1.1): dopo le parole "restauro conservativo" aggiungere le parole "con eventuale integrazione dei pezzi mancanti".
A queste condizioni il Consigliere Placido avrebbe ritirato il proprio: "Restauro conservativo degli arredi ed integrazioni nello stesso ambito di restauro", perché effettivamente può verificarsi che esista una sala dove mancano tre o quattro sedie, di cui alcune occorre ricostruire e altre integrare. In questo senso mi sembra molto puntuale: potremmo tenerlo così o, addirittura, inserire "con eventuale integrazione dei pezzi mancanti".
Sospendo la seduta per chiarimenti.



(La seduta, sospesa alle ore 12.36 riprende alle ore 12.38)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il subemendamento presentato dal Consigliere Cattaneo, accettato dal Consigliere Contu, assume la seguente formulazione: sub 3.1.1) "Con eventuale integrazione dei pezzi mancanti". Questa è la nuova formulazione dell'emendamento Contu che chiede di sostituire il restauro o rinnovo con "restauro conservativo con eventuale integrazione dei pezzi mancanti".
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Il nostro Regolamento si dimostra, quanto mai, utile ed efficace perché ha permesso al Consigliere Cattaneo di interpretare al meglio le intenzioni mie e del Consigliere Contu.
Con questo intervento positivo e costruttivo, ritiriamo l'emendamento in questione.



PRESIDENTE

L'emendamento 3.1) è pertanto ritirato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Al di là delle annotazioni del Consigliere Placido sulla valenza del Regolamento consiliare che preserva ai Consiglieri la facoltà di intervenire fino all'ultimo sui testi e sugli articoli per migliorarli credo che questo sia la dimostrazione come questo lavoro dovrebbe essere fatto in Commissione.
Credo che, avendo sentito il dibattito e avendo sentito attentamente quanto ha detto il collega Marengo, credo che nell'interpretare e non nell'utilizzare il "Vocabolario del Consigliere" abbiamo fatto un po' di pasticci, perché quanto diceva il Consigliere Marengo, che mi ha parzialmente convinto, illustrava un problema molto più vasto. Io parlando intendevo gli arredi secondo quanto inteso dalla lingua italiana, cioè intendevo arredi di uffici.
Il collega Marengo ci ha illustrato il problema degli arredi ginnici che sono, sì, storici, ma, di fatto, non più utilizzabili, perché magari sono cambiate le regole e le modalità di effettuazione di quegli sport e di quelle ginnastiche.
Mi sembra che il combinato disposto dei Consiglieri Placido, Cattaneo e Contu abbia dato un risultato che, onestamente, non credo sia condivisibile, mentre era condivisibile l'articolo e l'emendamento iniziale che poneva un limite, discutibile, accettabile o no, al rinnovo, dove per rinnovo si intende il cambiare con cose nuove.



PRESIDENTE

La Giunta regionale, con questa integrazione, ha espresso parere favorevole sull'emendamento.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 3.1.1) integrato dal sub 3.1.1).
Il Consiglio approva.
Do ora la parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione dell'emendamento 3.2.



PAPANDREA Rocco

Questo emendamento riguarda quelle associazioni al punto b) che da 50 anni hanno la stessa sede e che, in funzione di questo fatto, possono ristrutturare la medesima; non riguarda la tipologia a), cioè, quelle che sono associazioni da 70 anni, ma non hanno la medesima sede da 50 anni.
Cosa succede quando queste associazioni ristrutturano? Ovviamente diciamo che con una ristrutturazione, rinnovano e migliorano l'immagine dei loro locali, ma nel momento in cui li vendono vengono derubricate dal comma b), perché non sono più associazioni che occupano una sede da più di 50 anni, in quanto la cambiano.
Quando noi facciamo uno sforzo valorizzando il fatto che tali associazioni occupano per 50 anni la stessa sede con un contributo affinch la migliorino dovremmo anche dirgli di tenerla tale sede: "Noi vi diamo un aiuto perché è da molto tempo che siete nello stesso luogo, quindi mantenete quella sede".
Credo che inserire un termine che non sia breve - dieci anni per un immobile è un termine abbastanza breve per far sì che lo possano cedere sia significativo, altrimenti, verrebbe da pensare che lo cedono perch hanno avuto i fondi per la ristrutturazione. E' vero che sono tenuti alla restituzione, però, intanto, i fondi per la ristrutturazione li hanno avuti e, a mio avviso, la vera finalità di quel fondo e dell'azione che noi svolgiamo per loro è il mantenimento di questa loro caratteristica. Penso che impegnare queste associazioni a mantenere per almeno 25 anni questa loro caratteristica sia il minimo che possiamo fare e ribadisco che il termine di dieci anni è limitato.
Se hanno intenzione di cambiare sede, allora non utilizzino questi strumenti. D'altro canto, credo che difficilmente cambierebbero per fare un salto di qualità, probabilmente, lo fanno per andare in strutture più moderne ed efficaci dal punto di vista dell'azione sportiva, ma non necessariamente per la valorizzazione di questo aspetto di storicità che possiedono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Intervengo per dire che mi sembra convincente il ragionamento svolto dal collega Papandrea. So che può essere visto come un vincolo eccessivo comunque, diamo dei soldi pubblici.
Ritengo che il contributo, che sicuramente potrà essere consistente, al restauro e al recupero per valorizzare appieno quelle strutture che da 70 anni sono associazioni e da 50 anni risiedono nella stessa dimora storica possa sicuramente essere accompagnato da un vincolo di destinazione d'uso che vada oltre i 10 anni. E' già un segno importante averlo introdotto e sarebbe significativo estenderlo, in modo tale da garantire nel tempo la storicità e il mantenimento di quei requisiti e di quelle peculiarità per cui la Regione riconosce la valenza storica e culturale all'edificio e all'associazione.



PRESIDENTE

La Giunta regionale ha espresso parere negativo sull'emendamento.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 3.2) Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 3 come emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 4 4.1) Emendamento presentato dal Consigliere Placido, Riggio e Marcenaro: all'art. 4 è aggiunto il comma 1 bis come segue: "1 bis. Le associazioni sportive storiche del Piemonte che intendono alienare gli immobili sui quali abbiano ricevuto contributi regionali ai sensi della presente legge, scaduto il termine del vincolo di destinazione d'uso come prescritto dal comma 1, lettera d), del presente articolo devono restituire le somme ricevute a titolo di contribuzione regionale all'Ente Regione, ivi compresi gli interessi legali maturati nel periodo".
L'Assessore Racchelli dichiara di accoglierlo.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 4 così come emendato.
ART. 5 5.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Placido, Riggio e Marcenaro: è aggiunto il comma 3 così come segue: "3. Le Associazioni sportive storiche del Piemonte possono ottenere per le finalità di cui al comma 1, lettera a), del presente articolo, un contributo massimo pari a Euro 250.000,00".
La parola al Consigliere Placido, per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. L'obiettivo di questo emendamento è chiaro: essendo un provvedimento che si rivolge alle società sportive storiche, fare in modo che una singola società non arrivi ad assorbire tutte le risorse destinate dal disegno di legge.
Il Piemonte ha la fortuna di avere un numero elevato di società storiche sportive, pertanto riteniamo necessario porre un limite; siamo disponibili a definire anche un limite diverso dai 250.000 euro, che possa incontrare l'accordo dei colleghi della maggioranza, affinché le risorse possano essere distribuite a più società.
Chiediamo, pertanto, all'Assessore se può contribuire nel merito affinché non benefici del contributo una sola società.
Questo è lo scopo per il quale abbiamo presentato l'emendamento in oggetto.
Solitamente, nei disegni di legge viene posto un tetto ad ogni singola richiesta, pertanto ci sembra strano che nel provvedimento in esame non venga posto un limite alle risorse che una singola società può ricevere come contributo, al di là del restauro, degli arredi o degli attrezzi.
Voteremo, dunque, a favore dell'emendamento; chiediamo all'Assessore di accoglierlo o se è disponibile a indicare un'altra cifra, perch consideriamo negativo che una singola società possa utilizzare, se non tutte, buona parte delle risorse destinate e previste da questo disegno di legge.
Invitiamo i colleghi dell'opposizione e della maggioranza a fare altrettanto, a meno che l'Assessore non recepisca il nostro emendamento.
Grazie.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta è contrario.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 5.1.
Il Consiglio non approva.
Indìco ora la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'art. 5, come emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 6 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 6.
Il Consiglio approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 31 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di sospendere la seduta del Consiglio, per riprenderla alle ore 14.30, come stabilito, con le comunicazioni del Presidente Ghigo e dell'Assessore Pichetto e il relativo dibattito sulla questione FIAT vorrei sottoporre all'Aula un provvedimento assolutamente urgente: la proposta di deliberazione n. 376: "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione Torino Wireless". E' urgente in quanto il 15 dicembre è il termine ultimo, per la Regione Piemonte, per sottoscrivere lo Statuto dell'ente.
Per sottoscrivere lo Statuto dell'ente è necessario che ci sia il mandato da parte dell'Assemblea; a questo proposito, chiedo all'Aula di approvare questa proposta di deliberazione.
Mi pare che l'Assessore Brigandì, a nome della Giunta, sia in grado di gestire la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

In Commissione abbiamo chiesto di avere più tempo per poter discutere questo provvedimento e ci sono state esposte le ragioni della necessità di un iter più rapido.
Mi pare, però, che un iter più rapido non escluda la discussione del provvedimento. Concordo sulla decisione di discuterne oggi, ma chiedo di farlo in coda al provvedimento sulla FIAT.
Non possiamo affrontarlo adesso, in cinque minuti perché è un provvedimento importante, che richiede una serie di valutazioni.
Abbiamo accettato che venisse in aula e accolto l'indicazione dell'Assessore, ma chiediamo di avere il tempo necessario per discuterlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano sull'ordine dei lavori.



MELLANO Bruno

Intervengo per sottolineare a lei e all'Aula che è vero che abbiamo tanti provvedimenti urgenti, e questo è sicuramente urgente visto la scadenza, ma volevo segnalare che anche la deliberazione n. 363 relativa al piano degli interventi regionali per i giovani, su cui ho fatto ampie motivate e dure critiche, è un provvedimento che dobbiamo assolutamente votare, perché gli Uffici dell'Assessorato non possono procedere all'emanazione dei bandi su cui quei pochi soldi, che avete voluto non dare agli oratori ma destinare alla gestione laica dei contributi per le politiche giovanili, sono vincolati al fatto che approviamo questo programma che - ripeto - non condivido e critico abbastanza duramente. Non intervenendo in tal senso sarebbe davvero una presa in giro inaccettabile per le cooperative, le associazioni di giovani, gli Enti locali, le Comunità Montane e le Province che aspettano questo provvedimento per realizzare le briciole di progetti che la Regione si degna ancora di finanziare.



PRESIDENTE

Consigliere Mellano, visto che esamineremo anche la deliberazione n.
363, ricomprendo già questo suo intervento nel dibattito generale .
La parola al Consigliere Marcenaro sull'ordine dei lavori.



MARCENARO Pietro

Mi scusi, Presidente, parlo a nome di un Gruppo che è favorevole al provvedimento che ci apprestiamo a discutere, ma per quanto siamo favorevole non può impedire che ci sia su questa deliberazione una normale discussione. Chiedo che ci sia il tempo necessario per esaminare questo provvedimento. Dopo la discussione sulla FIAT, prima di discutere dello stato dei Consiglieri, affrontiamo la discussione urgente su questo provvedimento. Iniziare adesso l'esame di un provvedimento così importante significherebbe ridurre la discussione in tre secondi, praticamente non avere il tempo utile per dibattere su nulla.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, colleghi, forse sono stato interpretato male. Non voglio assolutamente impedire ad alcuno di parlare, c'è tutto il tempo necessario per discutere il provvedimento. Possiamo discutere questa deliberazione fino alle ore 14.00.
Non intendevo assolutamente impedire ai Consiglieri di parlare; anzi chiedo se qualcuno vuole intervenire. Il Consigliere Papandrea aveva svolto un intervento sull'ordine dei lavori, chiedo che lo faccia sul merito.
Volevo solo dire che tutti questi provvedimenti sono stati esaminati in Commissione, anche la legge relativa allo sport.
Ho evidenziato all'Aula l'urgenza, dopodiché tutti i Consiglieri possono intervenire, a norma di Regolamento, quanto e come credono. Ripeto non intendo assolutamente impedire la discussione. Vi ricordo che l'Assessore Brigandì è disponibile a rispondere a questa deliberazione.
La parola al Consigliere Chiezzi sull'ordine dei lavori.



CHIEZZI Giuseppe

Questa deliberazione è stata discussa in Commissione alla presenza dell'Assessore Pichetto. In Commissione, insieme ad altri colleghi, ho presentato due emendamenti ad un allegato della deliberazioni. L'Assessore Pichetto, dopo aver respinto i due emendamenti che ho presentato in Commissione, si era impegnato, dato che sul merito non solo l'Assessore Pichetto ma informalmente anche altri colleghi dimostravano una certa condivisione, a svolgere una verifica presso le altre Istituzioni, per verificare se era possibile la modifica ad uno degli allegati della deliberazione e se poteva essere condivisa dal Comune di Torino e dalla Provincia di Torino.
Ci siamo lasciati in questo senso: prima di ripresentare i due emendamenti in Aula, l'Assessore Pichetto avrebbe fatto questa verifica e se condivideva insieme al Consiglio, poteva lui stesso presentare gli emendamenti in Consiglio e approvarli.
Chiedo solo di capire che esito ha avuto l'iniziativa dell'Assessore Pichetto, perché, in caso contrario, vorrei presentare gli stessi emendamenti anche in Aula per poterli illustrare e porli in votazione.
Chiedo conto dell'impegno assunto dall'Assessore Pichetto.



PRESIDENTE

Prendo atto dell'esigenza di avere la presenza dell'Assessore Pichetto.


Argomento: Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati - Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 376 relativa a: "Adesione della Regione Piemonte alla fondazione Torino Wireless"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 376 relativa a: "Adesione della Regione Piemonte alla fondazione Torino Wireless".
Dichiaro aperto il dibattito generale.
La parola all'Assessore Brigandì per l'illustrazione.



BRIGANDI' Matteo, Assessore alle società partecipate

Rispondo subito al Consigliere Chiezzi. L'Assessore Pichetto ha proceduto a seguire l'atto di informazione. Le verifiche effettuate hanno dato esito negativo, nel senso che lo Statuto è già stato approvato dagli Enti che insieme a noi devono attuare questo provvedimento. La modifica dello Statuto significherebbe riproporre di nuovo il problema all'Università, al Comune e alla Provincia di Torino, perché è chiaro che i singoli componenti non possono approvare degli Statuti diversi, ma lo Statuto deve essere unico.
Per tali motivi, l'Assessore Pichetto ed io, che indegnamente lo sostituisco, abbiamo preso eventuali impegni in tal senso per operare in un momento successivo, cioè a livello statale, per modificare la normativa. In questo momento non è modificabile, perché già approvato dagli Enti che ho citato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Se il testo non è modificabile non capisco perché lo discutiamo. Chiedo a lei, Presidente, se siamo in condizione di discutere il provvedimento oppure se il provvedimento è indiscutibile, ossia se avere un vincolo di questo genere è una nostra prassi. Mi chiedo per quale motivo questo testo non viene discusso quando possiamo intervenire e influire su di esso.
Presidente, se verifica il testo si renderà conto che la Regione Piemonte rispetto agli altri Enti, con cui abbiamo fatto consultazione interviene finanziariamente in misura maggiore, però vi è un testo che si dice approvato ma non è modificabile.
Mi pare che questo fatto ci ponga un problema di che tipo di discussione facciamo, cioè se la discussione ha queste caratteristiche e gli emendamenti sono irricevibili, oppure se si può discutere tranquillamente anche rispetto a quella parte del testo.



PRESIDENTE

Rispondo, dal punto di vista tecnico, alla sollecitazione del Consigliere Papandrea. Il Consiglio può fare tutto quello che vuole - quasi tutto - nel senso che ha dei limiti di ordine costituzionale.
Il problema non è ciò che il Consiglio può fare o meno, ma le conseguenze degli atti che compie e approva che hanno una serie di ricadute e che hanno non solo una valenze amministrative, ma anche politica. Se il Consigliere leggesse il dispositivo della delibera, verificherebbe che il dispositivo stabilisce cosa approviamo.
Gli emendamenti sono ricevibili dal punto di vista tecnico; se lo Statuto dovesse essere modificato rispetto a quello approvato dagli altri soggetti, il 15 dicembre non potrebbe essere sottoscritta la bozza di Statuto dall'Assessore Casoni, che verrebbe delegato, quindi si riaprirebbe una procedere di contrattazione con tutta una serie di conseguenze. Le scelte sono di ordine politico, non di ammissibilità o ricevibilità degli emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Questa discussione l'avevamo già fatta in Commissione e come tale l'avevamo risolta. La questione recevibilità degli emendamenti, non si pone: gli emendamenti sono sempre ricevibili. E' a conoscenza dell'aula nel merito, la motivazione del testo della delibera, la ragione per cui sono collegati in un certo modo gli Statuti e il termine del 15 dicembre.
Dopodiché l'aula, sovranamente, rispetto agli emendamenti li accoglierà o respingerà. Noi abbiamo votato a favore del testo, ci comporteremo di conseguenza anche con eventuali emendamenti. L'aula è sovrana, agirà, il dibattito ci sarà, sarà consentito, non vedo l'ordine di preoccupazione.
E' a noi chiaro l'ordine della questione, il valore della deliberazione e i tempi che sono collegati alla deliberazione. Pertanto si può tranquillamente procedere andando nella direzione più utile dal punto di vista amministrativo per discutere il provvedimento, per approfondirlo e per ottenere, alle fine, un risultato che sarà quello del voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

L'intervento della Consigliera Manica mi ha un po' spiazzato. E' un atto rispetto al quale convergono importanti enti amministrati del centrosinistra e, di per sé, nel corso della discussione del dibattito non si possono rilevare alcune incongruenze. Tuttavia ci sono alcuni passaggi, non ultimo quello relativo ai tempi scelti per l'approvazione del provvedimento, che sono poco chiari. Non si può arrivare in aula con atti di questa portata dicendo: "prendere o lasciare" solo perché le altre assemblee hanno già deliberato. Mi sembra un modo di precedere che non qualifica l'azione dell'esecutivo.
Oggi dobbiamo apporre una firma in bianco rispetto a scelte operate ma, al di là dell'ammissibilità, il ricatto, il cappio al collo rispetto a chi oggi si appresta a modificare il testo, è che l'eventuale modifica rende vano l'atto: ho compreso bene, Presidente?..



PRESIDENTE

Consigliere Contu, lei sa bene che quando si fa un accordo con diversi enti, bisogna approvare tutti lo stesso testo.



CONTU Mario

Non è la prima volta che abbiamo modificato.



PRESIDENTE

Perché questa tipologia di delibere non è tanto frequente.



CONTU Mario

A questo punto il provvedimento merita un tempo di attenzione necessario per il suo approfondimento. Sarebbe sgradevole dover operare sulle virgole, anziché sul merito, su alcune questioni che a livello di emendamento ci stanno particolarmente a cuore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

In questo caso alcune questioni di metodo sono anche questioni di sostanza. Ci siamo trovati di fronte ad un provvedimento che è molto importante perché interviene su un'attività che può avere delle ricadute significate e positive. Ci siamo trovati di fronte ad un tipo di provvedimento presentato in tempi molto rapidi per l'approvazione, il 15 dicembre è la data ultima per sottoscriverlo, e viene presentato in Consiglio il 26 novembre.
In più questa modalità sottrae al Consiglio una possibilità di approfondimento.
In Commissione c'era molta urgenza, in aula potrebbe succedere che anche interventi condivisi di modifica, non vengano attivati perché abbiamo questo tipo di impedimento. Il Presidente dovrebbe segnalare autonomamente alla Giunta, che questo è un tipo di comportamento che imbarazza il Consiglio.
Rispetto a questo provvedimento la Regione non ha un ruolo secondario l'aspetto strano è che la Regione sta trattando da tempo sulla questione ci interviene pesantemente, ma arriva in aula dopo aver già deciso tutto: perché la Giunta ha un atteggiamento nei confronti del Consiglio di questo genere, cioè di porci di fronte a fatti compiuti? Al di là della gravità del comportamento, mi pare che ci sia una certa logica. La Regione sta negando al Consiglio ogni tipo di attività di programmazione e di inserimento di provvedimenti in un contesto più generale, compito fondamentale per l'Ente Regione molto più che per il Comune di Torino e la Provincia (un ruolo di programmazione delle attività economiche spetta alla Regione).
Ripeto, alla Regione spetta il compito di programmazione delle attività, quindi la stessa dovrebbe avere una maggiore attenzione a stimolarlo e a discuterlo, invece si comporta in modo opposto, non all'interno di un quadro generale, lo fa non solo per il provvedimento specifico, ma in generale. E' un modo di governo della Regione di non tenere conto di attività di programmazione, di capacità di un intervento coordinato. Questo provvedimento è rivolto solo ad una parte del territorio piemontese, noi interveniamo solo sul capoluogo, la provincia di Torino ma non si pensa di intersecare questo tipo di attività con altro che pu essere sul territorio. Mi posso anche sbagliare, ma potrebbero esserci altre realtà fuori dalla provincia di Torino che potevano essere interessate a questo tipo di attività. Oggi pomeriggio forse parleremo di un progetto che riguarda il Comune di Novara, l'attività dell'istituto Donegani che è a rischio: per esempio poteva essere utile fare una riflessione se quel genere di progetto poteva essere interessato a questo tipo di provvedimento, oppure se questo tipo di provvedimento debba essere inserito in un quadro di provvedimenti più generali che riguarda la ricerca. Noi invece agiamo con queste caratteristiche.
Pur dando un giudizio d'interesse intorno a questa deliberazione, per il modo in cui è stata presentata e per il fatto che non viene inserita in un contesto politico più generale e in un interesse di programmazione, con un tentativo di verifica - se effettivamente se questo tipo di attività possa avere una ricaduta più generale e non solo quella già prevista sul territorio regionale - noi non voteremo a favore della deliberazione nonostante l'interesse e il riconoscimento che si tratta di questioni interessanti.
Un'ultima considerazione: faccio notare come a volte ci comportiamo in modo puntuale senza una capacità di intervento di natura più programmatoria. Alcuni anni fa o mesi fa abbiamo discusso di un provvedimento che poteva, in qualche modo, avere caratteristiche analoghe a questo, che era l'istituzione di una laurea legata alle attività automobilistiche. Si era deciso che queste attività dovevano essere svolte al Lingotto.
Ora siamo in un contesto in cui oggi pomeriggio discuteremo non tanto dell'attività di tipo universitario, ma addirittura della sopravvivenza del settore automobilistico in questa Regione. Mi pare che quel tipo di laurea universitaria sia abbastanza legato al fatto che ci sia o meno nel territorio questo tipo di attività. Si può dire di no, ma la valutazione che faccio io è che un legame c'é.
E' per questo che dicevo prima che c'é un rapporto con la programmazione. Anche le attività che, viste in astratto, possono essere considerate positive, se non vi è la capacità di vederle in modo più generale ed inserite dentro l'evoluzione anche di natura economica della Regione, credo che si possa poi dare un giudizio diverso. Per questa ragione non voteremo a favore di questo provvedimento, ma se ci sarà la possibilità di discuterlo anche più ampiamente saremo disponibili.
Il fatto che la Regione è tra gli enti locali che interviene in misura maggiore, ci deve portare ad analizzare con attenzione anche quei documenti ritenuti non più modificabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Godio.



GODIO Gianluca

Grazie Presidente. Credo che l'Assessore Pichetto in Commissione sia stato abbastanza chiaro. Questo provvedimento non è in discussione in tempi brevi, ma mi pare che sia più di un anno che se ne parla. Tant'é vero che sono stati fatti più di 30 incontri tra i vari enti interessati, in quanto è un provvedimento che va a toccare diversi partner: la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Camera di commercio, l'Unione Industriale la Finpiemonte, il Politecnico e l'Università. Ognuno di questi enti ha di fatto votato il proprio statuto, quindi accogliere un emendamento vuol dire che poi gli altri enti devono a loro volta andare a rivalutare questo provvedimento.
Per cui era su questo fatto che l'Assessore Pichetto era perplesso, e così come ha detto la Consigliera Manica questa mattina, il problema era solo questo.
Per cui credo che si possa andare avanti, discutere e votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente. Questa deliberazione è molto interessante e, nella sua sostanza, è anche molto condivisibile, perché l'idea di costruire un distretto tecnologico in Piemonte rivolto alle tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni è una delle strade che la Regione Piemonte e gli altri soggetti che hanno lavorato a questo progetto indicano alla nostra realtà piemontese per individuare delle linee di sviluppo, anche diverse da quelle che la storia del Piemonte ha realizzato in questi ultimi decenni.
E' un comparto nuovo, ha forte potenzialità di sviluppo, è un comparto che ha già radici in Piemonte in diverse organizzazioni, il Politecnico, la Rai, il Galileo Ferraris. Il Piemonte è ricco di questa dotazione di conoscenza. E' bene che questa dotazione venga messa in relazione alla formazione di un progetto vero.
Negli allegati della deliberazione si citano addirittura casi molto importanti: Silicon Valley negli Stati Uniti, quello della Francia del sud e si cita un analogo centro in Israele. Vogliamo fare anche in Piemonte un distretto di questo genere. Bella idea! L'idea nacque verso la metà dell'anno 2000 e a questo si è lavorato parecchio e con molte competenze; molti soggetti hanno partecipato all'elaborazione di un progetto che non era semplice ideare. Oggi ne discutiamo anche in Consiglio regionale, che è l'istituzione competente a decidere la partecipazione a questa idea, attraverso la decisione di partecipare alla fondazione. Bene, ne discutiamo.
Presidente Cota, mi sembra che lei all'atto dell'insediamento per la seconda volta al vertice di questa assemblea abbia detto - e forse ripetuto perché in questi due anni e mezzo l'ha detto parecchie volte e forse l'aveva detto anche all'atto del suo primo insediamento - di volere portare il ruolo di questa nostra assemblea al livello più alto possibile per competenza, per dignità e per qualificazione.
Sono d'accordo con questa impostazione: il Consiglio regionale non é un ufficio qualunque che ratifica decisioni altrui. Il Consiglio regionale è la massima sede elettiva e legislativa della Regione Piemonte, e quindi quando si viene in Consiglio si discute, ci si confronta, si fanno proposte e le si votano.
Bene, questo provvedimento sarebbe bene poterlo discutere in Consiglio regionale con pienezza di poteri, di poteri reali, di poteri politici, e non di poteri svuotati di capacità vera di discutere e di fare, come sono svuotati in questo momento a causa di una decisione dell'esecutivo di costringere il Consiglio regionale a discutere un tema così importante così politicamente interessante, così bello e così ricco di prospettive e di speranze, in una situazione in cui l'esecutivo dice: "potete anche discuterlo, ma non potete cambiare una virgola, non potete dare nessun contributo perché la Giunta regionale deve firmare entro il 15 dicembre".
Segnalo al Presidente del Consiglio che fattispecie così complicate di statuti che vengono deliberati in più enti, non è la prima volta che accadono. Nel passato sono accaduti più di una volta, e più di una volta è successo che una Giunta regionale che ha attenzione e rispetto per le competenze del Consiglio, sapendo che sta lavorando a un progetto che coinvolge più livelli istituzionali - e nelle istituzioni le cose devono avere dei tempi di discussione e di maturazione - molte volte in questo Consiglio, per tempo, l'esecutivo si è presentato con Statuti già approvati dal Comune di Torino, dalla Provincia di Torino e dall'Università, ma è arrivato in tempi tali che proposte migliorative nate in seno al Consiglio hanno potuto essere recepite dall'Assessore e dal Consiglio, portate agli altri Enti che hanno anch'essi rideliberato, se dovevano farlo, o deliberato in forma nuova, se non lo avevano ancora fatto, tenendo conto dei suggerimenti del Consiglio regionale.
Certo che se qua si vive l'attività di Consiglio regionale come pura sponda di altre istituzioni oppure come un fastidio, come un luogo in cui bisogna passare, allora va bene, è un modo di intendere il Consiglio regionale che non condivido e forse nemmeno il Presidente, se ha detto quel che ha detto.
Vede, Presidente, questa linea di tendenza che cerca di sminuire il lavoro del Consiglio, purtroppo emerge da tante cose. L'ultima legge quella che delega alla Giunta la decisione di vendere a certe condizioni e in certe fattispecie le partecipazioni azionarie è stata un altro elemento che ha svuotato il Consiglio di un'altra competenza.
Allora, io vedo con preoccupazione che ci sia una linea più o meno condivisa in cui noi, a "bla bla", diciamo che il Consiglio è un Parlamento, che stiamo facendo un lavoro serio, fattivo, di proposta e di confronto, ma poi, nella pratica, una serie di provvedimenti tagliano le gambe a questo Consiglio.
Vede, Presidente, c'é anche modo e modo di fare proposte. Gli emendamenti che abbiamo presentato sono solo due proprio perché da un lato non vogliamo rinunciare ad esprimere la nostra opinione e dall'altro ci rendiamo conto che il ricatto è parecchio pesante e non vogliamo cadere in provocazioni istituzionali. Sono solo due e sollevano due temi sui quali forse, sarebbe bene riflettere e far riflettere anche le altre istituzioni ci fosse del tempo. Probabilmente sono emendamenti che noi abbiamo consegnato a futura memoria, incatenati, ridotti al ruolo puramente di presa d'atto, al punto che, piuttosto di prendere atto in questo modo sarebbe meglio che la Giunta si assumesse le proprie responsabilità, visto che noi possiamo discutere per finta.
Il primo problema sollevato dai due emendamenti è relativo al fatto che noi in Consiglio regionale, con semplice deliberazione, approviamo l'adesione ad una fondazione nella quale - nell'allegato B - c'é scritto che questa fondazione potrà partecipare a società di capitale. Allora noi con semplice delibera, decidiamo in Consiglio regionale di aderire ad una fondazione che, senza più passare in Consiglio regionale, potrà partecipare e prendere altre partecipazioni a società di capitale.
L'emendamento - così, Presidente, almeno per quanto mi riguarda questa è già l'illustrazione dell'emendamento se lei crede - elimina questa possibilità, perché si ritiene (perlomeno dai presentatori dell'emendamento) che l'adesione a società di capitale debba essere un provvedimento di Consiglio, un provvedimento legislativo, e non deliberativo. Per cui, si chiede di cancellare questa cosa, che nulla toglierebbe alla fondazione, che potrebbe in un secondo tempo affinare meglio questa materia.
Il secondo emendamento - se lei ritiene lo illustro - forse è ancora più evidente. Nell'articolo 5 si dice che la fondazione ha durata fino al 31 dicembre 2010 e si aggiunge, però, che la proroga in vita della fondazione sarà deliberata con delibera del Consiglio di Amministrazione.
Ma allora che significato ha la decisione del Consiglio di fissare la durata al 31 dicembre 2010? Se questa decisione può essere resa vana e prorogata con semplice delibera del Consiglio di Amministrazione, come minimo dovrebbe essere scritto che il Consiglio regionale potrà prorogarla.
Se non è così, non si capisce perché non scrivere una data che vada più in là del 2010. Politicamente, almeno da parte dei firmatari dell'emendamento, non ci sarebbe alcun problema: si scriva che dura fino al 2030 o fino al 2050. Ma se noi decidiamo in Consiglio regionale che dura fino al 2010, deve durare fino al 2010, a meno che il Consiglio regionale non decida successivamente di prorogarlo fino al 2020.
Allora - e concludo, Presidente - vede che al di là della preoccupazione per il nostro ruolo notarile abbiamo sollevato anche due questioni di merito che forse varrebbe la pena valutare. Su entrambe, o almeno sulla seconda, mi sembra veramente difficile sostenere che l'emendamento non sia valido e non sia approvabile.
Per questo avevamo insistito in Commissione, e anche per questo l'Assessore Pichetto, vedendo che le due questioni non erano campate in aria (la seconda, addirittura, era macroscopicamente un emendamento che poteva essere approvato) aveva detto: "Sentirò gli altri Enti".
Purtroppo, con l'orologio alla mano, il 15 dicembre bussa alle porte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Chiezzi.
Comunico che sono pervenuti due emendamenti: 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Contu: "All'allegato B, art. IV l'ultimo comma è soppresso".
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Contu: "All'allegato B, art V è soppresso".
Chiedo il parere della Giunta sui due emendamenti presentati dai Consiglieri Chiezzi e Contu.
La parola all'Assessore Brigandì.



BRIGANDI' Matteo, Assessore alle società partecipate

La Giunta fornisce parere negativo sui due emendamenti per i seguenti motivi.
In riferimento all'emendamento "All'allegato B, art. IV, l'ultimo comma è soppresso", vorrei far rilevare che intanto c'é la parola "indispensabile". Se una cosa è indispensabile, è indispensabile. Quindi l'alternativa a non cedere ad ulteriori società, sarebbe quella di chiudere ciò che stiamo costruendo per il mancato raggiungimento dello scopo. Nel testo si parla di indispensabilità, che è un concetto nella lingua italiana e giuridica estremamente significativo.
Faccio notare, inoltre, che in questa fondazione ci sono già società a scopo di lucro. Basta leggere: certamente non lo sono il Politecnico, la Provincia o la città di Torino, ma altrettanto certamente lo sono la FIAT la Telecom e l'Alenia.
In riferimento all'altro emendamento, esprimo parere negativo perch tende a togliere un elemento - pertanto non so neanche se sia ammissibile il tipo di emendamento - che è indispensabile ai fini della costituzione di una qualsiasi società o di una qualsiasi fondazione, che è il momento in cui va a finire la società o la fondazione. È necessario stabilire un momento di fine della società e l'emendamento è volto ad abrogare tutto l'articolo, non la parte criticata. Abrogando tutto l'articolo verrebbe meno completamente il criterio della fine della società.
D'altra parte, in riferimento alla proroga da parte del Consiglio di Amministrazione, emerge il dato di fatto che il Consiglio di Amministrazione ben può concederne proroga ai sensi del Codice Civile e la componentistica del Consiglio di Amministrazione sarà la più varia e potrà essere anche considerata super partes data la varietà politica e fisica dei vari soggetti.
Per questi motivi, io esprimo il parere negativo ai due emendamenti.



PRESIDENTE

La ringrazio Assessore Brigandì.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1) mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 2), mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.45)



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