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Dettaglio seduta n.277 del 27/11/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 15.33 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



(La seduta ha inizio alle ore 16.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 11) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Botta Franco, D'Ambrosio Deorsola, Dutto, Ghigo, Leo, Marengo, Pedrale, Racchelli, Tomatis e Vaglio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico all'aula che viene sospesa per approfondimenti la proposta di legge n. 336: "Modifica alla legge regionale 30 dicembre 1981, n. 57 'Assicurazioni contro gli infortuni dei Consiglieri regionali' ".
Invito l'Assessore Pichetto, che so essere presente, ad entrare in aula affinché si possa iniziare l'esame del punto 15) all'o.d.g.
"Proseguimento esame del disegno di legge 334 'Autorizzazione alla dismissione di partecipazioni minoritarie regionali in società per azioni'"



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

C'è il numero legale?



PRESIDENTE

Complessivamente sì. Alla prima votazione, collega Chiezzi, se non vi sarà il numero legale, sospenderò, com'è consuetudine, il Consiglio.


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Io chiederei la verifica del numero legale, perché mi sembra che non siamo in grado di cominciare. Oltretutto, dovessimo cominciare, chiederei subito di sospendere questo punto, perché non sono d'accordo a discuterlo oggi.



PRESIDENTE

Scusi collega Chiezzi, non è d'accordo a discutere delle società partecipate?



CHIEZZI Giuseppe

No.



PRESIDENTE

Ma si tratta di un accordo raggiunto durante la Conferenza dei Capigruppo.
Collega Chiezzi, glielo do per certo e lei ne è certamente a conoscenza.
Proseguiamo con l'o.d.g. però verifichiamo volentieri il numero legale.
Si associa qualcun altro rispetto alla richiesta del Consigliere Chiezzi?



(I Consiglieri Muliere, Tapparo e Saitta si associano alla richiesta di verifica del numero legale)



PRESIDENTE

Procediamo alla verifica del numero legale per appello nominale.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, per la verifica del numero legale.



(Alcuni Consiglieri lamentano il cattivo funzionamento del tesserino per votare)



PRESIDENTE

Provate a togliere e rimettere il tesserino. Al limite, rifacciamo la votazione se vi è qualche contestazione.



(Alcuni Consiglieri continuano a lamentare il cattivo funzionamento del tesserino per votare)



PRESIDENTE

Visto che vi sono delle difficoltà, ritorniamo alle vecchie consuetudini e provvediamo alla verifica del numero legale mediante la chiamata nominale.



(Commenti del Consigliere Saitta fuori microfono)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Saitta, credo di fare le cose serie. Se vi sono delle contestazioni perché mi dicono - e sono qui presenti in aula - che non riescono a votare, per correttezza e rispetto a tutti faccio fare la chiamata come vecchia consuetudine.
Procediamo pertanto alla verifica del numero legale per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 Consiglieri hanno risposto SI' 29 Consiglieri Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula 29 Consiglieri ed in congedo 12 Consiglieri.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento esame disegno di legge n. 334: "Autorizzazione alla dismissione di partecipazioni minoritarie regionali in società per azioni"


PRESIDENTE

Eravamo rimasti al disegno di legge n. 334, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Ricordo all'aula che si era già provveduto alla lettura della relazione da parte del Presidente, al dibattito generale, alla replica del Presidente della Giunta regionale e all'approfondimento relativo.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo una copia del verbale.



PRESIDENTE

Facciamo pervenire una copia del verbale al Consigliere Chiezzi.
Dobbiamo affrontare l'esame degli articoli, sui quali sono stati presentati degli emendamenti.
La parola al Consigliere Chiezzi che interviene sull'emendamento n.
1.1).



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi fa avere il verbale.



PRESIDENTE

Le faccio avere il verbale, Consigliere Chiezzi. L'abbiamo fatta il 19 marzo scorso, vi era stata la replica del Presidente della Giunta regionale ed ora siamo all'approfondimento dell'esame degli articoli.
Comunico che sono stati presentati degli emendamenti.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho appreso con piacere dalle sue parole che la scorsa seduta il Presidente Ghigo era presente e ha...



PRESIDENTE

Il 19 marzo ultimo scorso.



CHIEZZI Giuseppe

Il 19 marzo! Infatti mi stupivo. Meglio ancora: il Presidente Ghigo ha illustrato - mi corregga se sbaglio - questo disegno di legge? Quando ho chiesto se eravamo in sede di dibattito generale, mi sembra che lei abbia detto che il dibattito generale era stato tenuto ed era intervenuto il Presidente Ghigo, non so se ho capito male.



PRESIDENTE

Guardi, io non ho fatto il nome, ho ripetuto quello che è stato segnato ed evidenziato dagli Uffici: "19/03, fatta relazione del Presidente Gallarini; fatto dibattito generale; replica il Presidente della Giunta regionale; affrontare esame articoli".



CHIEZZI Giuseppe

Va bene, allora diciamo che...



PRESIDENTE

Affrontiamo oggi l'esame degli articoli.



CHIEZZI Giuseppe

No, no, Presidente, non faccia finta di niente...



PRESIDENTE

Chiedo scusa Consigliere Chiezzi. Colleghi, se abbassiamo il tono di voce riesco a comprendere e gestire meglio la Presidenza e i lavori dell'aula.



CHIEZZI Giuseppe

Non faccia finta di niente, siamo all'interno di un percorso legislativo molto anomalo, in quanto il giorno del mio onomastico, 19 marzo (quindi oltre sei mesi fa), lei annuncia al Consiglio che questo disegno di leggio ha iniziato il suo iter legislativo con la relazione del Consigliere Gallarini, Presidente della I Commissione, con un dibattito concluso dal Presidente Ghigo. Siamo oltre sei mesi fa. Non mi sembra, in alcun modo una procedura politicamente accettabile - dopo oltre sei mesi dall'inizio di un iter legislativo - far finta di nulla e tornare a parlarne in assenza del Presidente Ghigo che ha concluso il dibattito generale. Oltre tutto, se non ricordo male, le conclusioni del Presidente Ghigo non furono banali, ma evocarono scenari di riflessione. Se mi sbaglio chiedo scusa, ma ho la sensazione che il Presidente Ghigo concluse dicendo: "Va bene, verifichiamo tutta la questione".
Lei concorda, Presidente Toselli?



PRESIDENTE

Io concordo se mi parla dell'emendamento, perché siamo sull'emendamento e speravo che il suo intervento fosse in questo senso. Il tempo che sta utilizzando è nell'illustrazione dell'emendamento. La Giunta ...



CHIEZZI Giuseppe

Io intervengo sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

No, sull'ordine dei lavori è già intervenuto, sta intervenendo sull'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

No, no, io...



PRESIDENTE

Non sta intervenendo sull'ordine dei lavori, ma sull'istruzione dell'emendamento, collega Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Pongo una mozione d'ordine.



PRESIDENTE

No, lei non la può porre in questo momento perché parla dell'emendamento, collega Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Eh no, ma è questo.. io parlo sull'emendamento.



PRESIDENTE

Collega Chiezzi, lei sta parlando sull'emendamento...



CHIEZZI Giuseppe

No, pongo una questione alla quale lei, secondo me, non ha dato il rilievo dovuto a norma di Regolamento. Quando lei ha semplicemente detto che ci troviamo in prosecuzione di chiusura della discussione generale, ho fatto osservare che tale procedura mi sembrava non compatibile con la correttezza politica dei rapporti. Questo fatto pone, di per sé, un problema di ordine dei lavori.
Si può rispondere che è normale e politicamente accettabile interrompere la discussione di una legge il 19 marzo e riprenderla tranquillamente, il 27 novembre senza dire nulla; si può rispondere che questo è buono governo, non mi trova d'accordo, ma almeno si potrebbe rispondere. Evitare di rispondere ad un'eccezione di questo tipo è un fatto estremamente negativo da segnalare.
Se questo è il modo di discutere le leggi, allora all'interno di quest'aula tutto può essere compatibile, ogni tipo di sconvenienza e di cattiva creanza.
Perché le dico questo, Presidente? Perché l'eccezione sollevata il 19 marzo meriterebbe, a fronte di un provvedimento di questo genere, una risposta. Il Presidente Ghigo aveva concluso il suo intervento dicendo: "Va bene, studiamo la questione". Adesso lei riapre e mi ripresenta il mio emendamento; emendamento giustificato da una grossa preoccupazione della quale il Presidente Ghigo si era fatto carico, almeno in parte, dicendo "fermiamo tutto". Le cose, di fatti, sono rimaste ferme per oltre sei mesi.
L'emendamento pone un problema che non si risolve ripartendo dall'emendamento soppressivo, lo si risolve tirando le fila di un intervento del Presidente Ghigo che ci dica: "Colleghi, avevate presentato emendamenti soppressivi, ci eravamo visti otto mesi fa, adesso, badate colleghi, ritirate gli emendamenti".



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Volevo solo spiegarle il senso, perché, se facciamo soltanto un braccio di ferro, sappiamo già come va a finire.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la Presidenza ha assunto le indicazioni della Conferenza dei Capigruppo, che ha calendarizzato il DDL in questione. Io ho elencato pedestremente come si sono svolte le cose il 19 marzo ultimo scorso, dopodiché, vi sono degli emendamenti.
Collega Chiezzi, la comprendo, però, mi limito a farle illustrare l'emendamento, dopodiché, la Giunta risponderà se è d'accordo o contraria non vi sono altre soluzioni in merito.
La parola al Consigliere Chiezzi sull'ordine dei lavori.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, il fatto che la Conferenza dei Capigruppo abbia deciso di mettere questo punto all'ordine del giorno non è contestato da alcuno, nemmeno da me stesso. La Conferenza dei Capigruppo ha deciso di discutere questo, mi va benissimo, non contesto questo fatto.
Semplicemente, viste le modalità con le quali si riapre questa discussione e le modalità con le quali era stata chiusa, chiedo che venga detto qualcosa in apertura per rendere edotto chi, magari, non è stato contattato su questa questione o che, per vari motivi, non ha potuto partecipare fuori dalla seduta plenaria dell'aula a questa vicenda, magari invitandolo a ritirare questo tipo di emendamento.
Chiedo solo questo: una ripresa in aula politicamente corretta dell'esame di questo provvedimento, altrimenti, c'è una cesura che io non capisco. Può darsi che altri la capiscano, ma, avendo frequentato su questo provvedimento quest'aula e solo quest'aula, chiederei, per cortesia, se potete farmi capire se è il caso di ritirare gli emendamenti o se il braccio di ferro deve continuare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale

Mi rendo conto che il collega Chiezzi abbia diritto di essere informato, qualora non sia più stata affrontata la questione nei Capigruppo. Io non c'ero, quindi, probabilmente, quando è stato ripreso l'argomento non è stato collegato alla precedente sessione e io non ho memoria per ricordare la sospensione, non mi ricordo bene i fatti del giorno in cui è avvenuta la sospensione.
Ricordo che in merito a ciò si disse di riprenderlo in una seduta successiva, doveva già essere qualche mese or sono, motivando il fatto che comunque riteniamo questa norma importante per il funzionamento dell'Ente.
Noi, come Regione, ci troviamo con una serie di situazioni relativamente a partecipazioni di minore entità, chiamiamole così, anche se la legge ben dice che la minore entità non è solo una minore entità percentuale, ma è una minore entità che va valutata sicuramente caso per caso. Questo mi porta a dire fin d'ora che la Giunta è favorevole ad accogliere l'emendamento che prevede il passaggio in Commissione. Adesso non so di chi sia, non so se è di maggioranza o di opposizione, non lo ricordo più, ma si tratta di dotarci di uno strumento più agile, che permetta di fare la parte socializzante nell'ambito della Commissione quindi, di informativa generale del Consiglio regionale, e nell'ambito delle partecipazioni detenute direttamente dalla Regione. La Giunta dovrà riflettere e il Vicepresidente Casoni può essere portatore in Giunta anche dell'istanza di riflettere come atto di indirizzo sulle eventuali altre partecipate che abbiamo e che a loro volta detengono partecipazioni.
Noi siamo dotati di una legge che ci permette di dare atti di indirizzo, ad esempio, a Finpiemonte o altre società a cui partecipiamo direttamente. Relativamente a questi atti di indirizzo, noi possiamo dare le indicazioni che in parte sono contenute in questa legge e che hanno il significato di valutare le singole partecipate, di vederne sostanzialmente la strategicità rispetto al momento e non rispetto all'origine.
Noi abbiamo partecipazioni in società che hanno svolto ruoli importanti, dove la presenza della Regione Piemonte era importante come start up, come avvio, come finanziamento iniziale, e dove l'operazione oggetto sociale ha avuto buon fine, altri probabilmente non hanno avuto buon fine. Si tratta di prenderne atto e non di valutare sconfessioni né di alcun Consiglio d'Amministrazione né di alcuna amministrazione che si è alternata al governo della Regione Piemonte, perché parliamo di società delle quali noi deteniamo la partecipazione anche da 20-25 anni.
L'essenzialità della norma in questo caso è di avviare almeno la procedura di valutazione in singoli casi e di permettere alla Giunta di procedere con la dismissione. Io, sentito il parere del Consiglio e della Commissione consiliare, dico di avviare la dismissione di quelle partecipazioni che non sono più ritenute strategiche o comunque rilevanti secondo quanto disposto dall'articolo 2 del disegno di legge in questione.
Quindi, al limite, è un percorso, da un lato, di velocizzazione delle procedure e, dall'altro, di avvio di una valutazione, per non arrivare in Consiglio a valutare singole questioni, ma farlo con un percorso di Commissione.
Questo è il ragionamento di fondo che ci fa ritenere questa norma importante, uno strumento utile per procedere al disboscamento di quelle che sono situazioni, anche di partecipazioni incrociate, che abbiamo in alcuni casi tra enti che sono a loro volta controllati dalla stessa Regione.



PRESIDENTE

Collega Chiezzi, mantiene l'emendamento? La parola al Consigliere Chiezzi sull'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, solo un minuto di premessa.
Lei avrà capito che, dato che non sono stato coinvolto in nessun tipo di analisi del problema, rimango dove ero stato fino ad allora, fino al 19 marzo.
Allora, così com'è, non avendo ricevuto alcuna comunicazione in qualunque sede sulle eccezioni che avevo sollevato, rimango, come Gruppo esattamente là dov'ero, perché non capisco cosa si sia sbloccato su questa vicenda, visto che non sono stato interpellato.
Allora, l'emendamento c'è, però, questo qui è un emendamento soppressivo di un articolo e io chiederei di parlare anche sull'articolo che, forse, lei metterà in discussione dopo, penso.



PRESIDENTE

Collega Chiezzi, lei ha già parlato ampiamente anche sull'articolo.



CHIEZZI Giuseppe

La discussione generale sull'articolo io chiedo di farla, non sull'emendamento.



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale. Questo intervento è sull'art. 1.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, lei ha messo in discussione un emendamento, io parlo sull'emendamento messo in discussione, se lei dà questo ordine dei lavori ma chiedo anche di parlare sull'articolo 1, perché la discussione generale sull'articolo 1 lei non l'ha annunciata.



PRESIDENTE

Ha ragione, infatti la discussione sull'articolo 1 non è stata fatta.



CHIEZZI Giuseppe

E sarà fatta successivamente?



PRESIDENTE

No, la facciamo, anzi, io direi di farla prima perché si utilizza prima discutere sull'articolo 1 e, poi, affrontare l'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento lo accantoniamo per un momento.



PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito generale sull'art. 1.



PRESIDENTE

ART. 1



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'art. 1 di questa legge ha un centro politico, quello di proporre che sia la Giunta regionale a dismettere le partecipazioni. Definisce, poi quali sono le qualità delle partecipazioni che la Giunta è autorizzata a dismettere, ma questo è un ordine di problemi diverso.
L'eccezione che sollevo riguarda il fatto che si consegna alla Giunta il potere di dismettere delle azioni, anche perché ritengo che la dismissione di un'azione non sia, dal punto di vista amministrativo, tanto diversa da quella dell'acquisizione di una partecipazione: si compra e si vende, secondo convenienza.
Anche l'acquisizione di partecipazioni potrebbe essere delegata alla Giunta regionale.
Scusi, Assessore Pichetto, magari dico cose che non funzionano, ma lei è la Giunta e chiede di poter vendere senza renderne conto, se non con un'eventuale informativa.
Sollevo, pertanto, il problema, chiedendo se questo succede anche per acquistare, perché i due atti hanno la stessa valenza. In un caso, si inizia a fare una cosa, mentre, nel secondo caso, si inizia a non farla più, ma è lo stesso elemento: comprare o vendere. Non cambia nulla, dal punto di vista dell'importanza legislativa e amministrativa dell'atto.
Sollevo, dunque, un problema di congruità di questa scelta, perché, per coerenza, semmai si dovrebbe sostenere che l'acquisto e la vendita di azioni e di partecipazioni siano di competenza della Giunta.
Questo avrebbe una sua coerenza generale, su cui non sarei d'accordo ma perlomeno sarebbe una richiesta della Giunta di avocare a sé questo tipo di decisione.
Si acquista e si vende: potere della Giunta e non potere del Consiglio.
Trovo parecchio discutibile che questi due atti, che hanno la stessa natura giuridica (la compravendita), siano uno in capo al Consiglio e l'altro in capo alla Giunta.
L'elemento di attenuazione, costituito dal fatto che il potere in capo alla Giunta scatta solo a certe condizioni, non mi sembra influente, perch è l'atto che conta.
Se si esce da una società, è l'atto che conta. Se si entra in una società, ad esempio con l'1 per mille, si deve passare in Consiglio.
Perché, allora, per uscire da una società con il 19% si passa in Giunta? C'è uno scompenso, su questo fatto.
Chiedo quindi, per cortesia, se l'Assessore, al termine del dibattito generale sull'art. 1, può dirci qualcosa su questo punto: trasferimento del potere di vendere alla Giunta e mantenimento del potere di acquistare al Consiglio; come stanno in piedi queste due scelte diverse e se non ci sia una forte contraddizione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, devo dire che il Consigliere Chiezzi mi ha confuso le idee ma in modo positivo.
Assessore, posso farle una domanda? Perché in quell'elenco non c'è la SAGAT, cioè la dismissione della partecipazione alla SAGAT (aeroporto di Caselle)? Perché se il requisito è di essere inferiori al 20% del capitale sociale, bisogna capire come si colloca la scelta che oggi stiamo operando.
Intanto mi associo al quesito posto dal collega Chiezzi (da qui deriva la mia confusione): com'è possibile che questo provvedimento, bloccato oltre sei mesi fa, oggi torni in aula? Aiutateci a capire cosa è successo nel frattempo.
Più volte ho lanciato l'allarme, chiedendo: "Come conciliamo l'ingresso partecipativo in alcuni atti deliberativi di partecipazione di società, da poco deliberati dal Consiglio con questo provvedimento, quando giustamente i Consiglieri radicali pongono e sollevano da tempo questo problema?".
Cos'è che definisce l'importanza della presenza pubblica - possiamo definirla così? - all'interno di una società partecipata? E' la possibilità di esercitare, attraverso i patti sindacali, il controllo effettivo sulla società? Quali sono gli elementi? La valutazione che si fa per dismettere, è quella in cui non vi è sufficiente redditività, che è un investimento a perdere e nella quale la salvaguardia dell'interesse pubblico non trova più coerenza con l'ammissione, che pure dovrebbe caratterizzare la partecipazione pubblica per questi tipi di organismi? E il CAAT, che vedo qui nell'elenco, l'ho compreso bene? E' possibile avere qualche elemento di conoscenza in più per comprendere le ragioni che portano la Giunta a proporre, di volta in volta al Consiglio la dismissione di questa o quella partecipazione? Chiedo scusa, ma non ho seguito questo atto nella Commissione competente, non so da quale Commissione sia stato licenziato - mi dicono la I Commissione - ma devo dire che, da una parte, il mio primo approccio è stato: "Sembra cosa buona". Dall'altra, però, di fronte a questa indeterminatezza e alla casualità delle scelte, voglio capire che coerenza ci sia rispetto agli strumenti messi in campo.
Pongo questi interrogativi in modo molto sereno.
Mi spiego meglio: è facoltà, per esempio, della Regione Piemonte - in questo caso mi attiverei per fare una proposta di legge, mi auguro condivisa - decidere che la quota azionaria detenuta dalla Regione stessa alla SAGAT possa essere ceduta ai Comuni facenti parte dell'area in cui insiste l'aeroporto di Caselle, quindi ai Comuni territorialmente interessati all'insediamento? Bisogna trovare una ratio nelle scelte che andiamo ad operare, che coniughi l'opportunità o l'inopportunità della presenza del pubblico all'interno delle società partecipate.
Rassegno la mia confusione; chissà se nel dibattito l'Assessore riuscirà a fornirci delle risposte che possano consentire a questo atto di procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Costa Enrico.



COSTA Enrico

Presidente, su questo articolo farò un breve intervento, perché questo provvedimento evidenzia una chiara scelta politica, al di là del fatto che vengono toccate, così come confezionato in Commissione, soltanto alcune partecipazioni identificate nella relazione (GEAC, CAAT, SOCOTRAS, RIVALTA SCRIVIA) che sono le società partecipate in possesso di tutti e tre i requisiti previsti dall'articolo 2. Comunque, mi sembra che evidenzi un primo passo di un percorso che oserei identificare, anche se mi sembra che dal clima della Commissione sia già emerso, un percorso a due fasi. Una prima fase è quella di andare a delimitare il campo di influenza della Regione e una seconda fase è di riorganizzare i campi nei quali effettivamente la Regione intende esercitare la sua influenza.
chiaro che la Regione deve riorganizzare, ma per fare questo deve prima di tutto, definire le partecipazioni che vengono ritenute a prescindere strategiche per avere un'influenza e una rilevanza, e solo successivamente concentrarsi e ragionare su quelle partecipazioni che ritiene di poter razionalizzare.
Ricordo che c'era un pregevole documento dell'Assessore Burzi all'epoca in cui si occupava di partecipate, che prendeva in esame i filoni di attività delle società partecipate e li suddivideva per competenza delle stesse - era semplicemente un documento di lavoro per la Commissione - e andava ad individuare quelle che potevano essere delle holding, in sostanza delle filiere nel quale racchiudere e razionalizzare l'attività delle stesse.
chiaro che prima di arrivare a questo punto è necessario fare ordine e questo provvedimento, che mi sembra fin troppo delimitato e auspicherei con certi emendamenti, di rendere più elastico e non soltanto limitato a quelle società che hanno caratteristiche di corrispondere a quei tre presupposti indicati all'art. 2, serve in sostanza a pulire la scrivania, a concentrare l'attenzione del Consiglio regionale su quella che sarà la razionalizzazione.
Per quello che riguarda l'obiezione che ho sentito sollevare dal Consigliere Chiezzi relativa alla discrasia che ci sarebbe tra l'acquistare e l'alienare, devo dire che questo è frutto di una chiara scelta di politica legislativa, perché è il Consiglio che concede una delega alla Giunta, stabilisce quelle che sono le condizioni con la quale la Giunta deve dare esecuzione a questa delega. Mi sembra chiara la politica di rendere elastiche queste alienazioni. Non vi è una discrasia, ma una ponderazione maggiore nel caso in cui si debba acquistare, per cui la scelta deve passare in Consiglio e una ponderazione minore, nel senso che vi è una delega precisa fatta da una legge regionale nel caso in cui la Giunta intenta adempiere a quanto è delegato a fare tramite questa legge.
Chiaramente la Giunta non è che possa adempiere a questo mandato in modo indiscriminato. È vero che nel provvedimento ci sono delle deroghe a normative vigenti, però è chiaro che sono pur sempre atti amministrativi e questi atti a norma della legge n. 241 devono essere motivati e motivare in modo chiaro e preciso le ragioni e l'iter logico-giuridico sulla base del quale viene posto in essere un atto amministrativo. Deve essere un atto che non sia viziato dal cosiddetto eccesso di potere e non deve entrare in contraddizione con certi parametri e certe linee che si è data la Giunta.
Ci devono essere una serie di criteri che, per il fatto stesso di essere atti amministrativi, la Giunta deve rispettare.
Per questa ragione, ritengo che il provvedimento debba essere inquadrato in questi termini, con la ratio di essere il primo passo di un percorso: sgombrare il campo da quelle partecipazioni che a prescindere noi riteniamo di non prendere in considerazione e concentrare la nostra attenzione su una razionalizzazione delle partecipate.
Questo percorso mi sembra condiviso da tutte le forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Anch'io approfitto, come hanno fatto altri colleghi, della discussione sull'articolo per riprendere la discussione generale sul senso di questa legge.
Consideriamo questo provvedimento, pur nella sua modestia, di una certa importanza, nel senso che speriamo che con questo provvedimento vi sia l'avvio di un lavoro legislativo per rivedere e riformare l'insieme degli strumenti di interevento della Regione sulle politiche di sviluppo ed economiche, perché crediamo vi sia una esigenza particolarmente urgente in questa fase. È evidente che rispetto ai bisogni di una politica di trasformazione del Piemonte corrisponde un apparato e una strumentazione completamente inadeguata.
Questa iniziativa politica di riforma, a nostro parere, introduce, come primo elemento, una razionalizzazione delle forme di presenza della Regione nell'economia e tenta di eliminare, attraverso una radicale opera di disboscamento, una serie di presenze della Regione che sono giustificate solo dal mantenimento di posti nei Consigli di Amministrazione e di posizioni di potere che non hanno nessuna giustificazione.
Ritengo che un'operazione di questa natura sia necessarie e, per quanto ci riguarda, siamo favorevoli. Non si può criticare il modo in cui la spesa regionale viene effettuata e non essere conseguenti quando si ha problemi di questa natura. Questa è la nostra posizione, però chiediamo un provvedimento che sia coerente con questa intenzione. Penso che il punto non sia quello di disgiungere i requisiti che qui sono presentati in modo congiunto, perché, a mio parere, il problema è un altro.
Non vogliamo trovarci, caro Assessore Pichetto, in una situazione nella quale la delega che viene concessa alla Giunta sia alla fine esercitata in un modo che non corrisponde ai problemi effettivi di valutazione e di efficacia, perché vi conosciamo e, per esperienza, sappiamo come agite in questo campo. Alla fine deciderete se dismettere o meno una partecipata a seconda della corrente alla quale appartiene questo o quell'Amministratore delegato, questo o quel Consigliere di Amministrazione. C'é poco da sorridere, perché molto spesso è così.
Per questo motivo, suggerisco, e mi riservo su questo punto di presentare eventualmente un emendamento, una procedura diversa. La procedura che suggerisco è questa: che si mantengano congiunte le cose; si decida che, in presenza di condizioni congiunte, la Giunta è tenuta a dismettere. Lo faccia senza bisogno di autorizzazione e legge. Quando decide di non dismettere, la Giunta ci spieghi il perché. Spieghi quali sono le ragioni per cui, pur in presenza di quel tipo di condizioni, si decide di mantenere e di non cedere una partecipazione.
Penso anche ad un'attività e delle procedure che garantiscono un'informazione del Consiglio attraverso gli strumenti che normalmente utilizziamo, cioè le commissioni. Sollevo lo stesso problema che ha sollevato il Consigliere Contu: perché solo quelle società? Sono le sole che corrispondono a quei requisiti? Mi pare sia un'altra la questione che si pone.
Vi chiediamo, su questo punto, di prendere una posizione effettivamente orientata ad una scelta chiara che non apra ulteriori elementi. Chiedo alla Giunta, ho sentito le argomentazioni del Consigliere Chiezzi, di fornire una risposta sul punto. Io non sono in grado di darla mi pare che l'interrogativo che il Consigliere ha posto, cioè se, in qualche modo, non sia un problema effettivo (mi rivolgo anche al Consigliere Costa che forse ha più competenza di me) quello posto. E' singolare pensare che il potere di acquistare una partecipazione e il potere di cederla, stiano in due sedi diverse. Mi pare che questo sia un problema effettivo, che riguarda l'attribuzione dei compiti di Giunta e Consiglio e loro competenze.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Solo per contributo di memoria storica. Anche se sono trascorsi alcuni mesi, mi corre l'obbligo di ringraziare il lavoro che all'epoca venne fatto dalla Commissione. Se la memoria non mi tradisce, in quell'occasione, il Gruppo DS e i Radicali diedero una collaborazione significativa al disegno di legge che, in un passaggio successivo, venne integrato da una serie di altre argomentazioni.
Il testo del disegno di legge esaminato oggi, non è quello originario della Giunta: una prima variazione, infatti, venne attuata allargando l'ambito dei criteri d'intervento.
Spiego i motivi - che non è detto siano ancora validi - che portarono la Giunta di allora a pretendere deleghe operative. Fino a quel momento tutti i passaggi azionari, qualunque essi fossero, di acquisto, di cessione o di aumento di capitale, avevano quale sede di legislazione il Consiglio regionale. Questo, ad avviso della Giunta di allora - e mio personale poteva essere di notevole impaccio. Se voi guardaste, per esempio l'o.d.g. di oggi vedreste che al punto n. 16 vi è l' "Esame di legge n.
118: sottoscrizione del IV aumento di capitale della società MIAC S.p.A." un provvedimento che attende l'esame dell'aula da almeno un paio di esercizi.
Si evince con una certa tranquillità (non intendo parlare dell'esempio specifico) che se era utile esaminare il provvedimento nei due esercizi seguenti, successivamente l'eventuale utilità non poteva più manifestarsi nella stessa misura.
Nel caso in cui fosse inutile, il Consiglio regionale ha provveduto con una modalità non chiara, a renderlo addirittura non praticabile.
Nell'ambito dell'esercizio della propria vocazione di "attore politico", l'Ente Regione deve trovare aree di maggiore flessibilità: una delega.
Il documento non nasce come disegno-provvedimento; i Commissari di allora ricorderanno che arrivò senza alcun elenco di società partecipate. A richiesta di un Commissario, di cui non ricordo il nome, tale elenco venne richiesto. Dunque, dovrebbero essere allegate, come tabella conoscitiva tutte le partecipate che rispondono ai criteri che il Consiglio vorrà deliberare.
Il che non significa che debbano essere vendute, perché il 3,73% del San Paolo, detenuto da IFIE, percentuale oggettivamente strategica, nessuno oggi oserebbe immaginarla, mentre il 27% della società "tot", potrebbe non esserlo più.
Si è inteso dare dei criteri che, ripeto, inizialmente la Giunta chiese ancora più ristretti.
Il Consiglio potrebbe deliberare ogni potestà di vendita; queste ultime potranno essere criticate dal Consiglio nel caso in cui la vendita non venisse effettuata nel migliore dei modi e nell'interesse della Giunta. In tal caso, tutti i Consiglieri di maggioranza e minoranza avrebbero il diritto-dovere di chiedere spiegazioni. Certamente, se tale delega potesse essere ampliata, come Consigliere non mi sottrarrei.
Lo stesso se tale delega venisse congiunta con l'acquisto. Ben strana "cosa" da parte dell'allora Assessore ed oggi Consigliere, sostenere che le partecipate sono troppe e che quindi si deve procedere a compattamenti e dismissioni: se c'é mercato si chieda la delega all'acquisto.
E' vero quanto sostiene il consigliere Chiezzi: in linea di principio a mio avviso, la Giunta dovrebbe essere delegata, secondo criteri definiti dal Consiglio, ad acquistare e vendere. Dal momento che tale delega oggi è assolutamente assente, mi sembrerebbe un primo passo una delega a vendere o a dimettere, secondo "paletti" i più larghi possibili che il Consiglio vorrà deliberare, affatto illogico con il resto del messaggio che anche il Consigliere Marcenaro ha volutamente e non casualmente sottolineato.
Ringrazio il Consigliere Costa per i complimenti, sempre apprezzati, ma ancor più quando arrivano dalla maggioranza cui appartengo, perch inusuali.
Se l'intenzione è di compattare, mi sembra opportuno offrire maggiori criteri di delega alla Giunta, in modo tale da poter dismettere, se c' mercato, ciò che non è più strategico, definendone i criteri; se è più urgente procedere a nuove acquisizioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Gli interventi dei Consiglieri Costa e Burzi hanno, in larga misura ripercorso una serie di argomenti che avrei voluto svolgere nel mio intervento. Ricordo che il provvedimento si inseriva in un quadro complessivo di modifica del sistema delle partecipazioni. Sostanzialmente dobbiamo entrare nel merito, esaminare le proposte di emendamento e, in sostanza, esaminare quelle proposte di emendamento che consentono una migliore servibilità del provvedimento, senza tentare di intervenire su un quadro normativo complessivo su cui è molto difficile intervenire e su cui si interverrebbe solo per amore astratto di simmetria.
Non mi pare che in questo caso la simmetria vada tenuta presente perché, rispetto a provvedimenti di acquisto o di partecipazione, ci troveremmo dinnanzi ad interventi e provvedimenti di spesa su cui continuo a ritenere conveniente ed opportuno, come Consigliere di opposizione mantenere il controllo da parte del Consiglio rispetto ad interventi di dismissione che si inseriscano in un quadro complessivo di razionalizzazione delle partecipazioni societarie, è molto difficile sostenere, anche in linea di principio, che queste non rientrino nella responsabilità dell'esecutivo e debbano essere, invece, sottoposte di volta in volta all'approvazione o alla discussione del Consiglio regionale.
Voglio solo ricordare che la partita delle privatizzazioni italiane incompiute è una partita che ha visto il Parlamento emanare leggi di dismissione e ha visto i Governi e le società pubbliche (che andavano progressivamente - penso all'IRI - anche dismettendo se stesse) procedere a dismettere le partecipazioni e a realizzare le privatizzazioni senza immaginare, rispetto a ciascuna dismissione, un passaggio parlamentare che la confermasse giuridicamente e la ridiscutesse politicamente.
Proprio perché noi delineiamo un quadro normativo di compatibilità dell'azione dell'esecutivo e non andiamo ad elencare un elenco di partecipazioni da dimettere, ritengo che l'ampliamento delle caratteristiche e delle tipologie delle partecipazioni dismissibili offrirebbe un margine di agibilità migliore alla Giunta da un certo punto di vista anche accrescendo le responsabilità della Giunta su questa materia.
In questo caso non si tratta di iscrivere all'ordine del giorno del nostro dibattito la vendita di quella o di quell'altra partecipazione, ma si tratta di restituire integralmente alla Giunta la gestione del sistema delle partecipazioni, in modo che questo sia reso più efficace dal punto di vista economico e più efficace però anche dal punto di vista strategico rimanendo inteso, per quello che mi riguarda, che una partecipazione errata non é solo una partecipazione che crea passività e che costringe la Regione ad ulteriori ricapitalizzazioni, ma innanzitutto è una partecipazione inutile che, intervenendo in un ambito economico che pu essere presidiato diversamente e con più efficacia dalle forze del mercato, immobilizza impropriamente ed inutilmente una parte delle risorse pubbliche che possono essere destinate a spese più produttive.
Visto che tutti quanti sappiamo che il sistema delle partecipazioni regionali adempie ad una funzione essenziale di mercato politico e essai meno essenziale di partecipazione allo sviluppo del sistema economico regionale, penso che anche nella prospettiva della - la cito fra virgolette - moralizzazione dell'attività dell'Esecutivo questo possa essere un provvedimento convincente.
Quindi, rispetto all'art.. 1, che fa riferimento ad una prima razionalizzazione che avrebbe dovuto essere seguita - io ricordo il progetto presentato dall'Assessore Burzi in Commissione - da un'altra serie di interventi di compattamento per aree (la cultura, la finanzia e la tecnologia) dell'insieme delle partecipazioni regionali (in questo quadro immagino debba avere ulteriori sviluppi), questo dato di principio della dismissione di una serie di partecipazioni ritengo che sia importante e dovrebbe avere all'interno del provvedimento anche qualche elemento di concretezza.
In questo senso si giustifica - ma procederò ulteriormente all'illustrazione dell'emendamento - l'emendamento presentato all'art. 2 che è stato ripreso anche da un emendamento di una serie di colleghi di maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie Presidente e colleghi.
Noi, in linea di principio, siamo favorevoli a questo tipo di provvedimento, in modo particolare quando si parla di razionalizzazione del patrimonio dell'Ente Regione.
Tuttavia, ciò che ci stupisce è che in questo articolo 1, del quale come ripeto, condividiamo la finalità di potere capire e gestire meglio queste risorse che comunque sono patrimonio regionale, manca, a mio giudizio, il dato analitico del valore. Qua in Consiglio si continua a portare materiale, ma mancano gli elementi fondamentali.
Noi siamo d'accordo anche per una dismissione che superi il 20 perché non è la percentuale che determina o giustifica il mantenimento o meno di una nostra partecipazione in una società, ma è sicuramente la finalità. Il nostro giudizio è legato sicuramente alla funzione effettiva che questa partecipazione deve avere. Di conseguenza, riteniamo che questo articolo 1 vada corredato di un dato analitico: vogliamo sapere quali sono le partecipazioni che, a seguito di un'analisi che questa Giunta ha operato, si vuole dimettere. Quali sono le funzioni resta un pochino più chiaro. Insomma, questa cosa, come minoranza, ci mette anche in difficoltà. Noi siamo favorevoli ad un certo tipo di attività, per assegnare così una delega in bianco...
Pregherei l'Assessore di far pervenire in qualche modo qui in Aula i valori analitici per capire quali sono e come sono i motivi per cui bisogna dismettere oppure no, perché dire che per razionalizzare occorre questo provvedimento non è sufficiente. Noi il provvedimento ve lo appoggiamo, però vogliamo capire un pochino di più qual è il metodo con cui si vogliono togliere delle partecipazioni. Ne vogliamo capire di più.
Assessore, questa per lei è l'occasione buona per farci conoscere effettivamente qual è il patrimonio che la Regione ha in queste aziende a colpi di 20%, 10% o 15%. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro concluso il dibattito sull'art 1.
Darei la parola all'Assessore Pichetto per la replica.



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda la replica della Giunta, devo rifarmi ad alcuni interventi in contrapposizione che nel dibattito sono emersi.
Partendo dalle prime considerazioni che svolgeva il Consigliere Chiezzi, il quale ha affermato che il comprare e il vendere è la stessa cosa, e dunque perché non assimilarli (su queste considerazioni sono ruotati altri interventi, sia dei favorevoli che dei dubbioso o dei contrari, come quello del collega Contu), come Giunta ritengo di dover dire che il comprare e il vendere non è la stessa cosa, perché noi amministriamo la Regione Piemonte, non una finanziaria o una merchant bank.
Di conseguenza la valutazione dell'utile va oltre ad una valutazione meramente materiale.
Per capirci noi possediamo l'1% di quota al CAT (Centro Agroalimentare Torinese). Che genesi storica aveva l'1% della Regione Piemonte nel CAT? Certamente non un intervento per operare una speculazione a dieci o quindici anni da quando è partita l'operazione. Aveva una funzione prettamente politica, nel senso che l'1% della Regione nell'ambito del CAT e la Presidenza del Comitato di Vigilanza del CAT alla Regione, la portava a svolgere meglio quella funzione di equilibrio in una trattativa che era difficile per la localizzazione di quell'immobile messo a metà fra tre quattro o cinque Comuni, con un difficile accordo di programma tra le varie Amministrazioni. Pertanto, permetteva di svolgere una funzione equilibratrice in un percorso. Ora il percorso è finito. Il Centro Agroalimentare è situato a Orbassano e non è più in centro città a Torino.
La funzione della Regione è finita, non ha più senso. La valutazione quindi, è di tipo politica. In questo momento non mi interessa sapere quanto vale quell'1%, perché tale percentuale, che probabilmente baratteremo con il Comune di Torino (non riuscendo a vedere altro interlocutore interessato), la stimeremo con una perizia asseverata.
Un'amministrazione pubblica fa scelte politiche all'origine, dando un giudizio politico a valle a cui seguiranno variabili. L'interesse pubblico si fa anche garantendo il valore economico di un bene, allora perché "sì" nel vendere e non ancora nel comprare (anche se con opportune regole direi anche nel comprare)? Perché qui parliamo di razionalizzazione di un riordino, con determinati criteri, per una valutazione di operazioni concluse o non più rilevanti o non più strategiche (mi pare lo dicesse anche il Consigliere Palma nel suo intervento). Acquistare un 1% - e mi rifaccio all'esempio CAAT - significa fare scelte e valutazioni politiche perché non essendo una finanziaria non faccio valutazioni: compro l'1% per mille dollari e lo rivendo a 1500 meno il capital gain sui 500 di utile.
Questa differenza ci permette di affermare che politicamente non vale quanto giuridicamente potrebbe essere valido: a nostro parere è una buona mediazione (probabilmente l'avrei fatta più larga in un modo, qualche collega d'opposizione più stretta in un altro e il Consigliere Palma forse ancora più larga).
Dobbiamo ragionare partendo dal presupposto che essendo un'assemblea dobbiamo trovare una mediazione sul testo che, pertanto, ritengo buono almeno sull'art. 1. Per quanto riguarda gli articoli successivi, mi pronuncerò articolo per articolo.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del seguente emendamento: 1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: l'art. 1 è soppresso.
La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto su tale emendamento.



PALMA Carmelo

Vorrei semplicemente far notare che l'emendamento...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Palma, chiederei di non lasciare le porte aperte e di non parlare tra l'apertura e la chiusura delle porte perché non si riesce a comprendere quanto dicono i colleghi.
Quindi, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori.
Prego Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

L'emendamento soppressivo dell'art. 1 non è un emendamento al provvedimento, è, sostanzialmente, un preannuncio del voto contrario al provvedimento, in quanto senza l'articolo 1 non si giustificherebbe. Questa è una ragione, dal mio punto di vista, per annunciare il voto contrario rispetto ad un emendamento quasi più di coordinamento grammaticale che significativo, dal punto di vista giuridico. Suggerirei all'Assessore di accettare l'emendamento che sopprime il termine "prima" nel primo periodo in quanto discorsiva. Mi pare che sia un emendamento che possa essere accettato in sede di redazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale

L'emendamento a firma del Consigliere Papandrea ed altri, con la soppressione della parola "prima", può essere accettato.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore Pichetto, per ricapitolare. Il primo emendamento ha parere negativo della Giunta e il secondo ha parere positivo.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'emendamento 1.1).
La Giunta esprime parere contrario.
Il Consiglio non approva.
1.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'art. 1, comma 1, sopprimere la parola "prima".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento.
La Giunta esprime parere positivo.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1 così emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 2 2.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: all'art. 2, comma 1, sopprimere la parola "congiuntamente".
2.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Costa Enrico, Cattaneo e Gallarini: all'art. 2, comma 1, dopo le parole "si caratterizzano" togliere la parola "congiuntamente" ed inserire "anche congiuntamente".
L'emendamento a firma dei Consiglieri Palma e Mellano è molto simile all'emendamento presentato dai Consiglieri Costa Enrico, Cattaneo e Gallarini quindi potrebbe vederli insieme, Assessore Pichetto. C'è poi un terzo comma aggiuntivo a firma del Consigliere Ronzani.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale

In merito ai due emendamenti, uno a firma del Consigliere Mellano e uno a firma del Consigliere Cattaneo e altri, che inseriscono la soppressione della parola "congiuntamente" e l'inserimento, per quanto riguarda il secondo, di "anche disgiuntamente", la Giunta è d'accordo, è chiaro che in merito a questo è d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma per l'illustrazione dell'emendamento 2.1).



PALMA Carmelo

La questione mi pare molto semplice: se noi riteniamo che il concorso contemporaneo delle tre caratteristiche indicate all'articolo 2 serve per definire in maniera precisa il carattere strategico della partecipazione allora, in quel caso, tutti quanti dovremmo congiuntamente convenire che solamente le caratteristiche congiunte assicurano la garanzia della dismissione di una partecipazione non strategica.
Visto che sappiamo perfettamente che esistono partecipazioni non strategiche rispetto a quote di partecipazione anche relativamente elevate ma rispetto ad ambiti di intervento in cui la presenza regionale ancora non si giustifica o più non si giustifica, non capisco la ragione rispetto ad un provvedimento che non deve costituire la camicia di forza...



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



PALMA Carmelo

...o il vincolo normativo rispetto all'attività della Giunta, ma deve consentire alla Giunta di dismettere le partecipazioni non strategiche anche con caratteristiche di tempestività e di urgenza. Ripeto, se non esiste questa corrispondenza tra le tre caratteristiche congiunte e il carattere strategico della partecipazione, è evidente che l'avverbio "congiuntamente" va abolito.
Mi aspetto una difesa dell'attuale formulazione del testo, nel senso di dimostrare che solamente le partecipazioni che non comportano il pacchetto azionario di riferimento, che sono inferiori al 20% e che insieme non concorrono alla formazione del capitale che detiene il controllo diretto indiretto o di fatto della società, costituiscono la partecipazione non strategica.
Visto che anche discorsivamente abbiamo illustrato alcuni casi in cui addirittura il 100% di una partecipazione non si giustifica e non è strategica, allora ci si deve mettere d'accordo sul senso di questo provvedimento. Se il senso del provvedimento è tentare di arginare la dismissione, allora è comprensibile la tenuta e la difesa dell'avverbio "congiuntamente". In caso contrario, è evidente che questo avverbio va fatto saltare e che le lettere a) b) e c) del comma 1, dell'art. 2 descrivono una casistica di massima delle tipologie di partecipazione dismissibili, ma non possono costituire un insieme di vincoli giuridici alla stessa dismissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Ho cercato di dirlo prima nel mio intervento, ma lo riprendo adesso però, Assessore, vorrei che ci si ascoltasse e si cercasse di capirci.
A mio parere, la questione qui non è quella di allargare l'area delle partecipazioni cedibili oltre quanto previsto dal disegno di legge. Per quanto ci riguarda, il problema è che le partecipazioni che rientrano nei criteri definiti dal disegno di legge siano effettivamente cedute e non capiti che, a seconda di valutazioni di opportunità, che nulla hanno a che fare con la valutazione della rilevanza dal punto di vista economico, si decida che questa la cedo e quella non la cedo, perché, per dirla così "qui sta l'amico mio e là non ci sta", scusatemi se volgarizzo la questione.
Questo è il punto, non si tratta di forzare i criteri. Il motivo qual è? Naturalmente, disgiungendo questi criteri allargo di molto l'area delle possibili cessioni, ma - ripeto, riprendendo gli esempi del collega Burzi è evidente che all'interno di un'ipotesi del genere ci sta benissimo la partecipazione al San Paolo che, essendo meno del 20%, può essere ceduta senza spiegare nulla, che invece risulta probabilmente di una certa rilevanza e di una certa importanza.
Altri esempi si potrebbero fare, per questo, secondo me, così formulato l'emendamento, apparentemente, introduce una maggiore accentuazione della spinta alla dismissione. Lo ripeto, se volete possiamo interrompere un secondo: io sono piuttosto per una formulazione che dica che tutte le partecipazioni in quella situazione vengono dismesse e che, altro caso, la Giunta per quelle che decide di non dismettere viene e spiega perché non le dismette quando siamo in presenza di quelle ragioni congiunte. Ci deve essere una ragione argomentabile per dire che, pur ricorrendo quelle fattispecie, la partecipazione viene tenuta.
Quindi, introducendo un elemento di inversione dell'onere della prova su questo punto, significa che, di norma, ricorrendo questi criteri, c'è la dismissione, salvo che ci sia una ragione che viene motivata. Questa è una cosa che capisco e che è coerente.
Siccome stiamo ragionando di una cosa seria ed è, come diceva il collega Burzi, un provvedimento al quale abbiamo cercato di contribuire nella discussione in Commissione e penso anche nel dibattito d'aula siccome siamo su un terreno - insisto, Assessore Pichetto - delicato perché stiamo discutendo di una piccola cosa, ma legata ad un discorso che dovrà arrivare nelle prossime settimane, penso già a partire dalla discussione sulla legge finanziaria, sulla questione delle partecipate e degli strumenti attraverso i quali la Regione governa i processi economici questo è un punto sul quale chiedo attenzione, senso della misura, rispetto e considerazione, naturalmente delle cose che vengono fatte, con una risposta di merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, noi confermiamo sicuramente l'emendamento che abbiamo presentato. Volevo a mia volta portare un contributo nel merito della questione relativamente al complesso dell'articolo così modificato qualora l'emendamento fosse approvato, perché abbiamo pensato di presentare un emendamento che cambiasse di fatto il comma 1, l'articolo 2, quindi togliendo le condizioni che vi debbono essere per poter, e non dovere dismettere la società. Invece, noi riteniamo utile, se vogliamo dare una operatività a questa legge, che vi possa essere la possibilità di dismettere o di cedere una società a partecipazione societaria, qualora vi sia anche una sola di queste situazioni.
L'ex Assessore Burzi, con delega alle partecipate e titolare del disegno di legge del settembre 2001, mi confermava un aspetto che pensavo di ricordare, e che in effetti ho riscontrato ricordare: così come formulato l'articolo 2, se non fosse approvato il nostro emendamento sarebbero poi tre o quattro le società o le partecipazioni societarie che eventualmente potrebbero essere dismesse dalla Giunta regionale.
Mi parrebbe quantomeno riduttivo approvare una legge regionale impiegandoci magari qualche mese, semplicemente per dare la possibilità qualora la Giunta, nella piena autonomia di governo, con un atto amministrativo ritenga di dismettere una partecipazione societaria relativa a tre o quattro società. Se, invece, si crede, così come nel principio di sburocratizzazione, di delegificazione e quant'altro, di dare la possibilità - e penso sia l'obiettivo della legge -di alleggerire la partecipazione regionale, così come è avvenuto negli anni con il Governo nazionale (di alleggerire le partecipazioni statali), ritengo sia opportuno confermare l'emendamento, sostenerlo e dare la possibilità di cedere la partecipazione, in presenza di uno solo di questi requisiti.
L'esempio del San Paolo, adottato dal Presidente Marcenaro, come preoccupazione - "Se passa questo emendamento, la Giunta può cedere una partecipazione importante", e io aggiungo "anche storica del San Paolo" - è un esempio che reputo non pertinente; se sbaglio, l'Assessore e lo stesso Presidente Marcenaro me lo faranno presente e non avrò difficoltà a fare ammenda.
Infatti, proprio con l'art. 2, così com'è formulato nella sua versione originaria, quindi confermata la contemporaneità delle tre condizioni, di cui alla lettera a), b) e c), congiuntamente, il San Paolo si pu dismettere, perché la Regione non costituisce un pacchetto azionario di riferimento, la Regione non ha un pacchetto superiore al 20% e non concorre, in virtù di qualsiasi accordo, a formare il cartello di controllo della società.
Quindi, la cessione del San Paolo potrebbe avvenire indipendentemente dalla conferma dell'art. 2 nella versione originaria, piuttosto che in quella emendata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Solo per due richieste; una proprio alla Presidenza, se ho letto bene i due emendamenti ai quali la Giunta ha già dato parere favorevole.
Rileggendo i testi di tali emendamenti, gli Uffici potranno constatare che sono assolutamente identici, ancorché espressi con parole diverse perché "disgiuntamente" o "anche in maniera alternativa", credo siano due modi diversi per dire la stessa cosa.
Ove così fosse, chiedo che venga sottoposto al voto un unico emendamento, che naturalmente riporti la firma di coloro che l'hanno presentato.
Sul secondo punto, invece, di merito, mi permetto di esprimere la mia opinione, perché il collega Marcenaro - se ho ben inteso, ma credo di averlo ben inteso, perché ricordo lo stesso tema ripetuto in Commissione da parte dello stesso collega - usa il termine "disboscamento", che forse è un pochino duro.
Io, libero dagli oneri di Giunta, ritengo che si possa parlare di "forte razionalizzazione". Una forte razionalizzazione si può chiedere per esempio, ove si pensi che alcune di quelle partecipate, elencate a solo titolo di esempio nel disegno di legge, non siano strategiche. Non ne ricordo la composizione numerica - tre o quattro - ma credo si possa chiedere alla Giunta, tramite un ordine del giorno, cui volentieri apporrei la mia firma, dopo quella del presentatore, di dismettere o motivare il no.
Sottoscriverei, quindi, un ordine del giorno in tal senso disgiuntamente dal dire alla Giunta, nella maniera più ampia compatibilmente con la modifica dell'articolo, i criteri per poterlo fare.
Stiamo girando attorno al tema "ridurre o compattare le partecipazioni" e nessuno di noi vuole cedere ciò che è condiviso come strategico; pu darsi che la condivisione di strategicità non sia sempre condivisibile, ma questa è la sede per definirla. Togliamo l'esempio del San Paolo, dove, tra l'altro, non possediamo neanche un'azione (è stato scelto volutamente il San Paolo, come esempio inesistente), ma credo che rispetto alla SAGAT quand'anche avesse le dimensioni numeriche per rientrare, la Giunta non esiterebbe a definirla strategica e credo che questo Consiglio indipendentemente dalle parti, aderirebbe alla definizione di strategicità.
Attenzione - e questo è il secondo passaggio - perché poi dovremo andare su partecipate che hanno dei valori molto più ampi.
Posso portare un esempio di eccellente partecipata: SITO S.p.A, una partecipata nata mi pare un trentennio fa. Ricordo a tutti noi che le partecipate e gli enti strumentali della Regione oggi vengono istituiti per legge, domani secondo la modalità che il Consiglio vorrà darsi, per adempiere una funzione di iniziativa giudicata pubblica che altrimenti il mercato e il privato non intraprenderebbero, facendola partire e dismettendola quando la fase di start up fosse finita.
SITO S.p.A. è un'eccellente partecipata, patrimonializzata, che credo abbia prodotto utili, quindi uno dei pochi casi che io ricordi in cui la Regione non ha impiegato dei soldi, senza avere la necessità di rifonderli ha ampiamente finito il suo mandato.
Credo che la Regione, direttamente o come Finpiemonte, abbia qualcosa intorno ai due terzi e, tolta l'area degli Interporti - so che il Vicepresidente Casoni voleva proporre un disegno di legge che razionalizzasse, nell'ambito delle infrastrutture, la situazione degli interporti piemontesi - SITO S.p.A. non rientrerebbe nei criteri dell'art.
2.
Non è più strategica, è diventata un'eccellente immobiliare che con l'intermodalità - lo dico con molta tranquillità - ha più niente a che fare.
Ritengo che si potrebbe dare il mandato alla Giunta, ove ci sia il mercato, perché bisogna trovare qualcuno che subentri. La volontà di vendere è un fatto politico che va ad essere manifestato; occorre, poi trovare qualcuno che, a condizioni di convenienza, subentri.
Oggi il discorso è quello di fornire alcuni criteri e alcuni strumenti alla Giunta per poter essere sul mercato in modo più snello e agile.
Se vogliamo dare alla Giunta dei mandati a vendere alcune cose - e condivido quanto è stato elencato - o a spiegare perché non le vende, con un ordine del giorno, non vedo diatriba sulle due posizioni e ben volentieri lo sottoscrivo.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Burzi.
Poiché gli emendamenti richiamati dal Consigliere Burzi come simili effettivamente lo sono (la Presidenza l'aveva già annunciato), invito il primo presentatore dell'emendamento n. 2.1), il collega Palma, e il primo presentatore dell'emendamento n. 2.2), il Consigliere Enrico Costa, a dirmi se si può trovare una soluzione per addivenire ad un emendamento unico.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Visto che da una parte si cancella un avverbio e dall'altra si cancella un avverbio e se ne aggiunge un altro, propenderei per la soluzione più semplice, cioè la cancellazione dell'avverbio "congiuntamente", che è la nostra formulazione.
Per il resto, lo intendo come emendamento sottoscritto da tutti i colleghi.



PRESIDENTE

Pertanto, aderite, con la firma, all'emendamento n. 2.2), primo firmatario il Consigliere Costa Enrico, e ritirate l'emendamento n. 2.1) primo firmatario il Consigliere Palma.
Ha chiesto la parola il Consigliere Costa; ne ha facoltà.



COSTA Enrico

Devo dire che sono già state affrontate quasi tutte le argomentazioni a fondamento degli emendamenti che ora sono stati accorpati.
Questo serve, nell'ottica della ratio del provvedimento, a consentire una maggiore elasticità, una maggiore azione per quella che sarà l'attività della Giunta, chiamata a eseguire questo provvedimento.
Mi era stato sottoposto una sorta di quesito dal collega Marcenaro relativamente a questa contraddizione: da una parte, si acquista con una certa procedura e, dall'altra, si aliena con una diversa procedura più elastica.
Il punto, secondo me, fondamentale è che in entrambi i casi vi è un provvedimento legislativo a fondamento, ossia una sorta di mandato ad alienare fatto tramite provvedimento legislativo che fissa quelli che sono i criteri.
Dal punto di vista formale non ci sono problemi. È chiaro che pu apparire una discrasia. Potrebbe accadere, in teoria, che il Consiglio regionale acquisti delle quote in una società e, potenzialmente l'esecutivo il giorno dopo faccia un provvedimento che le alieni, perché in teoria potrebbe crearsi questo conflitto. È ovvio che l'esecutivo è controllato dal Consiglio regionale, quindi è una valutazione potenziale.
importante valutare l'aspetto e, soprattutto, l'incidenza che hanno le società partecipate e l'attuale valutazione che c'è delle società partecipate nel bilancio della Regione Piemonte. Sono valutate al valore storico. È chiaro che se sono valutate in questi termini hanno un'incidenza diversa da quella reale. È una sollecitazione che avevo già fatto in altre circostanze, sicuramente non ha efficacia sostanziale, però per far sì che il bilancio sia veramente rispondente al patrimonio, in termini di quote appartenenti alla Regione Piemonte, sarebbe opportuno fare una valutazione più reale e attuale. Voglio fare un ultimo esempio. È stato già ricordato dall'Assessore Burzi il fatto delle intersecazioni di società e partecipazioni della Regione Piemonte. Un caso eclatante è quello della società SITO che è partecipata dalla Finpiemonte al 6% e Finpiemonte, come sappiamo, è partecipata dalla Regione, inoltre SITO è partecipata dalla Regione e partecipa di SITO anche la SOCROTAS. In sostanza, la SOCROTAS che partecipa in SITO, a sua volta è partecipata dalla Regione e SITO, che è tripartecipata dalla Regione, a sua volta va a partecipare nella CAAT che, a sua volta, è partecipata dalla Regione. È davvero una composizione molto tortuosa di partecipazioni. Sarebbe opportuno razionalizzare sia sotto il profilo politico e strategico, ma anche sotto il profilo pratico cercando, come sostiene il Consigliere Marcenaro, di disboscare un minimo questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Non sono convinto di alcuni concetti. Questo provvedimento, tra l'altro il Consigliere Burzi è stato l'autore, presentava una serie di criteri che avviava un'azione che voleva avere determinate caratteristiche e non semplicemente un'azione che prevedeva una serie di dismissioni. Venendo meno all'idea di criteri che concorrono a delineare un certo profilo e una certa caratteristica, l'emendamento giusto non è quello che elimina la parola "congiuntamente", ma quello che toglie il primo comma dell'art. 2 che dice: "La Giunta ha libertà di dismettere le partecipazioni". Non capisco per quale motivo bisogna indicare dei criteri che nella loro distinzione alla fine sono così irrilevanti da non identificare nessuna area precisa. Diventa un puro gioco a caso. È vero che votiamo la sfiducia ma pensavamo che proponevate dei criteri dotati di una qualche razionalità.
Forse ci sbagliamo, ma se l'elenco dei criteri con la parola "congiuntamente" ha qualche razionalità senza non ne ha.
Ripeto, proponete una dicitura più chiara, non indichiamo i criteri dite semplicemente che la Giunta ha la possibilità di dismettere le partecipazioni. Punto e basta. Si valuterà e ci sarà su questo, attraverso il sindacato di controllo, l'intervento del Consiglio.
Voglio riprendere un'altra questione, sulla quale chiedo un parere da parte dell'Assessore, altrimenti mi riservo di presentare un emendamento.
Ne avevamo parlato in Commissione e spero che il Consigliere Burzi lo ricordi, anche se non è stato formalizzato. Avevamo detto che quando una partecipazione avviene in sinergia con altre amministrazioni pubbliche è bene che la decisione della Giunta regionale sia preceduta da una ricerca di concerto con quest'altre amministrazioni pubbliche. Abbiamo più di un caso di partecipazioni comuni con altre amministrazioni. Qualcuno ha fatto l'esempio della società SAGAT, ma se ne potrebbero fare molti altri.
ragionevole il fatto che quando sono state assunte comunemente decisioni di impegno ci sia un elemento di consultazione e di concerto per l'eventuale disimpegno? Alcune partecipazioni possono essere irrilevanti se considerate solo come partecipazioni regionali, ma non lo sono più se sono considerate come parte di una partecipazione pubblica nel suo insieme.
Chiedo alla Giunta di proporre una formulazione - non so se è chiaro Assessore Pichetto - che introduca questo criterio. Ne avevamo parlato e se non ricordo male, forse c'era stata una certa convergenza in questo senso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto per la replica



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale

In merito agli emendamenti avevo già espresso la posizione della Giunta. In merito alla seconda parte dell'intervento del Consigliere Marcenaro, condividendo il ragionamento che ha svolto, non so se all'art. 3 comma 4, laddove c'è la prelazione a favore dei soci pubblici, si possa allargare o aggiungere qualche altro diritto. Occorre trovare un elemento da introdurre. Condivido il fatto che, laddove siamo incordati con una serie di enti pubblici, ci debba essere un tentativo di raccordo, ma questo tentativo di raccordo non vuol dire obbligo di raccordo. Il problema è che bisogna individuare il modo per scrivere questo tentativo di raccordo.



PRESIDENTE

Possiamo introdurre un ordine del giorno di accompagnamento? La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Sono d'accordo, ma spiego in che senso.
Vorrei riportare, spero, un po' di chiarezza. Continuiamo a scambiare le lettere a), b) e c) del comma 2 dell'art. 1 come criteri di individuazione delle partecipazioni che possono essere dismesse.
Il criterio per la dismissione delle partecipazioni, è quello indicato nell'ultimo periodo del comma 1: si può dismettere la partecipazione che strutturalmente è inidonea a rappresentare un utile strumento di intervento in capo economico. L'art. 2 fissa dei limiti rispetto all'esercizio e all'applicazione di questo criterio. Nella formulazione originaria sono limiti molto alti e disincentivanti rispetto alla dismissione che, nella formulazione degli emendamenti presentati dal Gruppo Radicale, dal Consigliere Costa e altri, consentono un margine più ampio di agibilità alla Giunta regionale. Tant'è che i punti a) b) e c) del documento individuano un po' "casuisticamente", con una qualche razionalità anche giuridica, i limiti in alto e non i limiti in basso rispetto all'applicazione di questo criterio e consentono, nelle situazioni di fatto, di operare su un insieme di partecipazioni più vasto e ancora più vastamente inidoneo a rappresentare uno strumento di intervento utile in campo economico.
Non scambiamo i punti a); b) e c) come criteri della dismissione, a) b) e c) sono i limiti che la legislazione pone alla dismissione. Il criterio della dismissione, molto chiaro, è indicato all'art.1 e rappresenta l'assenza di carattere strategico dell'investimento regionale in una società partecipata. Da questo punto di vista confermo il voto favorevole al mio emendamento e all'emendamento presentato dal Consigliere Costa ed altri.
Rispetto a quanto richiesto dal Consigliere Marcenaro, concordo sul fatto che molto più rispetto alle amministrazioni pubbliche e rispetto agli enti locali territoriali o funzionali, una qualche forma di raccordo, di concerto vada cercata. Dal mio punto di vista non può essere inserito nella legislazione regionale, un diritto di veto ulteriore rispetto a quello contenuto, molto spesso, nei patti parasociali delle società consortile che già vincolano ulteriormente la disponibilità delle quote di partecipazione della Regione ad un concerto direttamente esercitato rispetto agli Enti locali. Non solo l'auspicio, ma l'obbligo del tentativo di raccordo, non la formalizzazione di un diritto di veto rispetto all'uscita della Regione Piemonte in partecipazione non più strategiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Il mio voto sarà favorevole, come la Giunta segnala. Sono dell'opinione che più che porlo in legge, non so con quale modalità il Consigliere Marcenaro stia redigendo un possibile emendamento che mi vede favorevole nei fatti, ma non so se la tecnica legislativa lo renda fruibile (sono sempre preoccupato ad inserire in legge, cose che non siano particolarmente utili).
Suggerire un ampliamento, ove fosse possibile. Credo che non esista mercato per una partecipata che veda più Enti pubblici presenti che non abbiano, ove già la legge non lo stabilisca, diritti di prelazione, o patti parasociali. Credo che non ci sia nessun tipo di rischio.
Parto dal presupposto dell'intervento iniziale del Consigliere Marcenaro che diceva, usando una terminologia su cui non convengo: "bisogna procedere ad un disboscamento il quale deve essere fatto, e su questo occorre essere attenti controllori, senza far sì che avvenga in funzione nepotistica di figli e figliastri".
Il Consigliere diceva che questo poteva essere un passaggio che si inseriva in un più vasto ambito di ristrutturazione, ma la ristrutturazione prevedeva che alcune partecipate, per le quali non c'era mercato (non sarei affatto sorpreso di verificare, dando mandato alla Giunta, che non c'è mercato), prevedeva delle valutazioni, dei compattamenti secondo tre capofila, tre enti strumentali che avrebbero dovuto diventare i capofila degli enti.
Si potrebbe chiedere alla Giunta di procedere a valutazioni, ad oggi delle partecipate; avere una relazione in Commissione e quindi nei casi non sono molti, in cui esiste una coabitazione di Enti pubblici differenziati, avere, contestualmente, una definizione che la Giunta attuale condivida o meno la partecipazione in essere e la valutazione della stessa. Quindi si possa disquisire, almeno in sede tecnica di Commissione della utile, o meno, vendibilità o cedibilità della partecipazione in funzione degli obiettivi dell'Ente Regione oggi.
Questo lo si può benissimo fare in termini di ordine del giorno, non so in che misura sia fattibile nell'ambito di un addendo di legge.



PRESIDENTE

Solo per chiarezza comunico il ritiro dell'emendamento n. 2.1).
Indico la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'emendamento n. 2.2).
Ricordo il parere favorevole della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Pichetto.
Il Consiglio approva.
2.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro e Manica: Comma 1 bis: "Qualora ricorrano i criteri indicati al comma 1 (dell'art.2 del disegno di legge n. 334), la Giunta regionale è tenuta a illustrare le ragioni della mancata dismissione".
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Credo di averlo già abbastanza illustrato. L'emendamento prevede un comma 1 bis in cui si dice che, fissati i criteri per la dismissione quando la Giunta regionale ritenga di non applicarli, spieghi al Consiglio regionale perché.



PRESIDENTE

Se do la parola alla Giunta passiamo alle dichiarazioni di voto. E' preferibile, Consigliere Marcenaro, per chiarezza, leggere l'emendamento.



MARCENARO Pietro

"Qualora ricorrano i criteri indicati al comma 1 dell'art.2, la Giunta regionale è tenuta ad illustrare al Consiglio, le ragioni della eventuale mancata dismissione".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Questo emendamento deve essere sostenuto perché ristabilisce un punto di equilibrio fra le decisioni assunte dalla Giunta e la necessità di tenere informato il Consiglio. Occorre trovare qual è lo strumento più idoneo, che credo debba essere già indicato nell'emendamento stesso.
Consigliere Marcenaro, bisognerà trovare qual è la modalità. Qualora fosse definita la modalità esprimo voto favorevole all'emendamento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Adesso svolgo un intervento che forse è già superato dalle intenzioni che mi sembra di percepire da parte del Presidente Marcenaro, ma lo vedremo in concreto.
Credo che in parte, o in buona sostanza, come direbbero altri, il concetto espresso nell'emendamento dei Consiglieri Marcenaro e Manica relativamente all'istituzione di un nuovo comma 1 bis all'articolo in questione sia condivisibile. Non ne intravedo, ma mi sembra che la modifica che si sta per concretizzare vada in questa direzione, le modalità da un lato, e dall'altro credo che non sia normale e compatibile con lo spirito dell'impianto complessivo del disegno di legge qualora approvato - quindi con la legge regionale - che la Giunta, di volta in volta, venga qui non a dire perché vende, tra virgolette, ma perché non vende.
Allora, bisogna introdurre una modalità, magari annualmente attraverso una relazione complessiva in Commissione o in aula - adesso vediamo la Giunta cosa propone - in cui si dica: "Non abbiamo dismesso la società "x" o la società "y" pur in presenza delle condizioni di cui all'articolo 2 comma 1, per questi motivi".
In questo modo siamo disposti, cioè condividiamo lo spirito dell'emendamento e siamo naturalmente propensi a votarlo favorevolmente. Un emendamento così formulato, senza la chiarezza delle modalità da un lato, e in parte anche vessatorio sul fatto che la Giunta debba quasi, per non essere messa in mora, venire a giustificarsi perché non vende una società ci vede, invece, contrari.



PRESIDENTE

Rileggo il testo dell'emendamento n. 2.3) così formulato: "Qualora ricorrano i criteri indicati al comma 1 dell'articolo 2 del disegno di legge n. 334, la Giunta regionale è tenuta ad illustrare con relazione annuale al Consiglio le ragioni della eventuale mancata dismissione".



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale

Magari la stessa formulazione in positivo, cioè "...le ragioni del mantenimento delle partecipazioni", per esempio.



PRESIDENTE

"...le ragioni dell'eventuale mantenimento".
Va bene, adesso lo verifico un attimo.
"Qualora ricorrano i criteri indicati nel comma 1, la Giunta regionale è tenuta ad illustrare con una relazione annuale al Consiglio, le ragioni dell'eventuale mantenimento delle partecipazioni regionali".
Su questo emendamento la Giunta regionale esprime parere favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
2.4) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Riba, Manica e Marcenaro: "Il programma predisposto dalla Giunta circa le disposizioni e i conferimenti da compiere viene sottoposto preventivamente al parere della Commissione consiliare competente".
Dichiaro superato questo emendamento.
2.5) Emendamento presentato dal Consiglieri Marcenaro e Manica: art. 2, comma 2 bis: "La Giunta regionale verifica preventivamente le scelte di dismissione con le altre Amministrazioni pubbliche partecipanti le stesse società o enti".
Su questo emendamento, il parere della Giunta è favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 2.5).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 2 così come emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 3 3.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Cattaneo, Costa Enrico e Gallarini: art. 3, comma 2, dopo le parole "professionisti incaricati" aggiungere "con perizia asseverata dal Tribunale competente per territorio".
La parola al Consigliere Cattaneo per l'illustrazione.



CATTANEO Valerio

L'illustrazione è rapidissima. È logico, normalmente scontato ed automatico. Abbiamo ritenuto di inserirlo in modo esplicito in legge.
Intanto siamo convinti che sia giusto, così come molti Enti pubblici fanno di poter dismettere con la trattativa privata, perché alcune volte non si riesce attraverso un'asta evidenza di pubblica e altro. Riteniamo giusto che la perizia, sia da parte di società di revisione o di professionista per il valore della partecipazione, sia asseverata presso il Tribunale competente sulla sede legale della dismissione.



PRESIDENTE

C'è una correzione da fare: sostituire le parole "professionisti incaricati con le parole "valore stimato".



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale (fuori microfono)

Altrimenti asseveriamo il professionista.



PRESIDENTE

Infatti: "...per un corrispettivo non inferiore al valore stimato con perizia asseverata dal Tribunale competente per territorio".
La Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento così riformulato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3 così come emendato.
Il Consiglio approva.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sull'intero testo del progetto di legge.
Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Voteremo a favore della legge perché costituisce, a nostro parere, uno strumento per procedere verso una giusta direzione, direzione che contraddice con molte delle scelte compiute da questa Giunta regionale.
Proprio per questo abbiamo insistito, in questa breve ma importante discussione, che la legge venga applicata secondo imparzialità e coerenza cercando di introdurre strumenti che consentano di ridurre l'arbitrio evitando il sorgere di ulteriori terreni sui quali praticare una politica di parzialità dell'amministrazione, del suo utilizzo e della sua gestione.
Detto questo, siccome siamo una forza politica che non regola le proprie decisioni sui processi alle intenzioni, una volta assicurato gli strumenti di controllo e di gestione, voteremo contro l'orientamento (considerandolo un atto dissonante dalle nuove propensioni statalizzanti che provengono dal Ministro del Tesoro e che sembrano guidare verso nuove frontiere il vostro schieramento) sostenendovi in quello che consideriamo un atto di indisciplina.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Annuncio subito, dopo aver ascoltato con attenzione l'intervento del Consigliere Burzi sulla genesi delle partecipate, che il mio sarà un voto fuori dal coro.
Ormai siamo in presenza di un progressivo smantellamento di tutto quello che di pubblico avevamo e ciò che è stato messo in campo con l'articolo 35 produrrà effetti devastanti sull'erogazione dei servizi essenziali e, per certi aspetti, sulla tenuta del Welfare. Questa, però, è un'altra partita.
Abbiamo assistito, nel tempo, ad un moltiplicarsi di processi di esternalizzazione che, mediante la costituzione delle partecipate, hanno ampliato i posti del sottogoverno (da fare invidia al Governo Craxi, tanto per intenderci).
Questo è un aspetto di cui preoccuparsi.
E' un provvedimento che tende, attraverso dismissioni, ad inserire fattori di riequilibrio. Ripensandoci adesso, sarebbe stato più corretto lasciare la parola "prima" (che invece con l'emendamento se ne chiedeva l'eliminazione), in quanto trattasi di una prima partita a cui ne seguiranno altre.
Per questi motivi preannuncio che, per quanto riguarda il nostro Gruppo, il voto sarà di astensione. Non sono né a favore né contrario esprimo semplicemente un'astensione perché ritengo non sufficientemente chiare le motivazioni che hanno indotto ad inserire la partita in più tempi. Avevamo l'opportunità di fare un'ampia disamina su tutte le partecipate, Consigliere Burzi, per giungere con un pacchetto compiuto.
Provo ad interloquire con lei, Assessore. Le ho posto prima la questione della Sagat in modo emblematico. E' una tipica partecipata nella quale la Regione ha una quota di partecipazione minima (non so cosa produca e non so se il bilancio della Sagat determina degli utili), però si notano grandi assenti nel pacchetto azionario del Consiglio di amministrazione, ad esempio i Comuni dell'area territoriale nella quale insiste il Comune di Caselle (sono tre o quattro i Comuni che insistono).
A questo punto proporrei, in nome del federalismo, di cedere gratuitamente il pacchetto azionario agli Enti locali, in tutte quelle partecipate dove è prevalente l'interesse di tutela (non ultimo abbiamo il problema della legge anti-rumore, dei canoni e delle tasse sul rumore che sono imposte alla gestione aeroportuale) per verificare la possibilità, da parte degli Enti locali, di inserire realmente...



(Commenti in aula)



CONTU Mario

Poi ci sarà anche l'aeroporto di Cerione che non so se è privato.
Non so se ha inteso il mio ragionamento: la mia critica e il mio voto di astensione sono motivati dal fatto che il disposto di questo atto di dismissione poteva essere un'occasione per mettere ordine su una materia rispetto alla quale i vari emendamenti presentati, su alcuni dei quali abbiamo votato favorevolmente, potevano avere "aggiustato il tiro".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Signor Presidente, penso che su questo provvedimento, con tempi abbastanza lunghi, tortuosi e complessi, il Consiglio regionale abbia svolto un buon lavoro a partire da un buon testo che era stato presentato in Commissione, da una buona discussione che la Commissione è stata in grado di sviluppare, da una lunga sospensione dell'esame del provvedimento motivata dall'ennesimo passaggio di deleghe sulla materia delle partecipazioni in capo al Presidente Ghigo, e alla discussione di oggi, che ha consentito, secondo me, positivamente, di sviluppare l'intuizione più felice e giuridicamente anche più significativa di questo provvedimento dando per una volta con una legge regionale, che non è la legge di spesa un'indicazione di indirizzo e di prospettiva politica significativa rispetto alla Giunta regionale.
Ovviamente, non voglio maramaldeggiare su un provvedimento che ora è quasi unanimemente approvato da tutti i Consiglieri regionali del Piemonte.
Il Consigliere Marcenaro mi ha rubato la battuta, io avevo detto che Tremonti non sarebbe contento di voi. Ritengo che invece ciascuno di noi può essere felice del lavoro che siamo riusciti a fare, a patto che questo non rimanga un lavoro che si ferma sulla carta, che si ferma alle dichiarazioni d'intenti, che trasforma questa legge in una sorta di ordine del giorno rafforzato su questa materia, ma dà luogo subito ad un processo di dismissione delle partecipazioni, congiuntamente, questo sì, ad un processo di riassetto complessivo del sistema delle partecipazioni lungo le linee mi pare promettenti che erano state auspicate nel primo progetto dell'ex Assessore Burzi.
Ho l'impressione che dopo due anni e mezzo abbiamo iniziato a toccare uno dei nodi fondamentali dell'amministrazione regionale e sono contento che lo sforzo che per lunghi mesi abbiamo fatto in Conferenza dei Capigruppo, richiamando di volta in volta in aula questo provvedimento abbia sortito un esito felice e abbia portato a questa annunciata e quasi unanime approvazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno votato SI' 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame disegno di legge n. 118: "Sottoscrizione del quarto aumento di capitale della Società MIAC S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del disegno di legge n. 118, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Signor Presidente e signori Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 118: "Sottoscrizione del quarto aumento di capitale della Società MIAC S.p.A".
L'approfondimento in Commissione ha fatto emergere una serie di informazioni e notizie sulla società tra cui queste: i partecipanti attuali, gli obiettivi che si propone di realizzare, gli eventuali sviluppi futuri.
La società, dopo un primo periodo dedicato alla pianificazione e allo sviluppo delle strutture occorrenti allo svolgimento dell'oggetto sociale dal dicembre 1997 è passato ad una fase operativa, che, come si evince dell'articolo 1 del disegno di legge, comprende la prosecuzione dei lavori di completamento dell'area mercatale.
Il pacchetto azionario è stato il risultato di una serie di aumenti di capitale che hanno portato ad una consistente partecipazione regionale rispetto agli altri soci.. L'Assemblea straordinaria della Società, nella seduta del 5 maggio 1997, ha approvato il quarto aumento di capitale sociale al fine di acquisire le risorse necessarie all'edificazione del II lotto della struttura mercatale. Con successiva deliberazione assembleare del 28 settembre 1999, il termine per la sottoscrizione, inizialmente fissata al 30 giugno 1999, è stato prorogato al dicembre 2000.
Il disegno di legge in oggetto si pone l'obiettivo di riequilibrare la consistenza azionaria della società; la Regione sottoscrive un numero di nuove azioni inferiore al fine di ridurre il peso della propria partecipazione rispetto a quella degli altri membri della compagine societaria. In particolare, l'art. 2 prevede la sottoscrizione per un importo complessivo di 500 milioni. L'articolo 3 stabilisce che agli oneri finanziari derivanti dalla presente legge si provveda mediante stanziamento di pari importo su un nuovo capitolo denominato "Oneri relativi alla sottoscrizione di nuove azioni della MIAC S.p.A." dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 2000. La copertura è assicurata con prelievo dal capitolo dei fondi globali n. 27170.
La I Commissione ha quindi licenziato a maggioranza il disegno di legge in oggetto nella seduta di giovedì 14 settembre 2000 e lo rimette all'aula consiliare per la sua approvazione.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla discussione generale.
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Signor Presidente, pur essendo favorevoli, non vogliamo con questo essere ascritti alla linea di Colbert, perché ci imbarazza storicamente questa ricongiunzione con il Re Sole. Poi, nell'epoca del Re Sole, il Piemonte era visceralmente contrario alla Francia, tant'é che la classe politica dirigente, che poi è rimasta famosa, si costituì proprio contro Colbert. Quindi, credo che anche l'Assessore Pichetto sarà reticente rispetto alle indicazioni del Ministro Tremonti, se non altro per la sua radice sabauda.
Nel merito, ci vuole da parte dei rappresentanti che abbiamo, e che non è della minoranza ovviamente, in questo Consiglio una vigilanza per capire quando finisce questa situazione di ricapitalizzazione, che praticamente è diventata un po' un rito.
L'elemento che in qualche maniera ci consiglia una posizione non contraria è che, effettivamente, siamo a conoscenza del lavoro che il MIAC sta svolgendo e soprattutto siamo a conoscenza delle gravi difficoltà dei settori della zootecnia e dell'ortofrutta che rappresentano un po' le aree per le quali questo genere di strutture sono sorte.
Colgo l'occasione per rivolgere all'Assessore Pichetto una richiesta affinché ne tenga conto nella predisposizione del bilancio dell'anno prossimo.
Ci sono ancora, in giro per il Piemonte, delle strutture mercatali: dei mercati all'ingrosso, dei mercati al semi-ingrosso, dei mercati nelle zone rurali e nelle zone agricole. Il MIAC è un po' diverso, dal punto di vista giuridico, perché ha una struttura SCPA, ma altre sono strutture consortili pubbliche e queste strutture pubbliche, o private, ma che svolgono un tipo di funzione pubblica, sono nella condizione di non poter più fronteggiare gli obiettivi sociali - penso al mercato di Canale - per la mancanza di intervento da parte dell'istituzione regionale, che in questo modo interviene in maniera differenziata, sulla base di dati giuridici e non di dati collegati all'effettiva esigenza, funzione e caratteristica produttiva ed economica dell'impianto.
Quindi, diciamo un sì, che però vuole essere una sollecitazione a rivedere alcune strutture mercatali in generale, partendo da questa, ma considerando anche le altre, per un effettivo rilancio.
Si tratta di un'operazione in cui bisognerà pur prevedere una conclusione, in modo da evitare che gli interventi di ricapitalizzazione siano interventi non di investimento, ma di copertura di perdite.



PRESIDENTE

Ha chiestola parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Sono un cuneese di adozione, quindi mi posso permettere d'intervenire su questo provvedimento, visto che il clima è calmo ed ho l'impressione che, da un provvedimento all'altro, si passi un po' dalle stelle della riforma, alle stalle dell'ordinaria amministrazione.
Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che dovrebbe dare attuazione ad una decisione dell'assemblea straordinaria della società, adottata nella seduta del 5 maggio 1997, rispetto alla quale la Giunta regionale ha inteso dare ulteriore attuazione con un provvedimento arrivato in aula all'inizio di questa legislatura, licenziato frettolosamente dalla Commissione nel dicembre del 2000 e che adesso giunge all'approvazione dell'aula, a cinque anni dall'assunzione dell'impegno del rappresentante della Regione nell'assemblea straordinaria della società, con una serie di dati di merito che continuano a sfuggire rispetto a quest'operazione.
Sarebbe interessante, al di là della relazione letta dal collega Gallarini, comprendere quanti soci privati sono intervenuti, dal 1997 ad oggi, sottoscrivendo l'aumento del capitale e consentendo, nell'ipotesi della Giunta, una sottoscrizione che configura una riduzione della partecipazione azionaria regionale.
In secondo luogo, sarebbe interessante comprendere la finalizzazione di un aumento di capitale, di un'ennesima - la quarta - ricapitalizzazione che, come spesso avviene nelle partecipate regionali, va ad intervenire rispetto a disavanzi maturati annualmente oppure rispetto al costo complessivo dell'indebitamento della società partecipata.
Da questa relazione e da quanto abbiamo potuto conoscere in Commissione, non si comprende lo stato dell'arte, a cinque anni dalla decisione dell'assemblea straordinaria della società, così come non si comprende la finalità di questo aumento di capitale; questo, anche se fosse dovuto servire, in allora, a favorire e garantire l'investimento della società, oggi servirebbe unicamente a ridurre il costo dell'indebitamento.
Immagino che una società impegnata, nel 1997, in un piano più o meno oneroso di investimenti, non sia stata a guardare fino a questo momento, ma abbia cercato di reperire sul mercato, pur attraverso le risorse degli altri soci, ulteriori partecipazioni di capitale oppure forme di accesso al credito che si sono poi rivelate - vista la sottocapitalizzazione della società - particolarmente onerose.
Preliminarmente, prima di discutere e distinguere i singoli articoli vorrei sapere dall'Assessore competente - immagino sia l'Assessore Cavallera - qual è lo stato dell'arte, quanto di questa partecipazione regionale, che doveva intervenire con il quarto aumento di capitale, è stata assicurata nel mercato del credito, ovvero con la partecipazione degli altri soci della società, e a che tipo di investimento questa partecipazione, ovvero quest'ulteriore forma di indebitamento, ha dato luogo.
Discutere in termini notarili o "adempimentali" di un provvedimento che comporta comunque oneri finanziari della Regione, a fronte di un impegno contratto cinque anni fa e, inevitabilmente, non tempestivamente adempiuto lascia perplessi tutti i Consiglieri, anche rispetto alla modalità di discussione di questo provvedimento.
A cosa serviva tutto questo? Tutto questo è stato realizzato? I soci privati hanno sottoscritto, con minori vincoli legislativi, l'aumento di capitale, almeno per consentire che l'aumento di capitale della Regione Piemonte non configurasse con un aumento della quota detenuta dalla Regione stessa, nella società MIAC S.p.A.? Tutto questo mi pare preliminare alla discussione del provvedimento ed anche all'eventuale attività emendativa che i Consiglieri vorranno mettere in atto.
Chiedo scusa, chi è l'Assessore competente per questo provvedimento? Pensavo ci fosse un interesse specifico dell'Assessore di merito; se l'Assessore Pichetto è in grado di rispondere a tali questioni, può farlo non pretendo la presenza dell'Assessore Racchelli o, come pretende sempre il collega Chiezzi, la presenza del Presidente Ghigo. A me va benissimo anche l'Assessore Pichetto, ma ritengo che una serie di dati preliminari di conoscenza su questo provvedimento debbano essere forniti.
Faccio un'altra considerazione che l'Assessore Pichetto definirebbe "ideale": su questa materia, penso al provvedimento che abbiamo adottato poche settimane fa rispetto all'"Istituto per il marketing agricolo" interveniamo normalmente, non a fronte di un fallimento del mercato, come imporrebbe un'ipotesi di scuola liberale, ma, in generale, a fronte di una rinuncia degli operatori del mercato di misurarsi con l'esigenza dello stesso.
E' un quadro diverso d'intervento dell'Amministrazione regionale che porta l'Amministrazione a sussidiare le rinunce, quindi il mancato esercizio delle responsabilità da parte degli operatori privati, e a non intervenire in un quadro di mercato che esige l'intervento pubblico, per consentire agli operatori privati di dispiegare fino in fondo le proprie potenzialità.
Nel provvedimento della scorsa settimana abbiamo detto: "Visto che questi organismi non si consorziano, facciamo una legge che stabilisce che si devono consorziare e poi proviamo a consorziarli"; in questo caso diciamo: "Visto che gli operatori privati non sono in grado di attrezzare le proprie strutture mercatali in modo da garantire le esigenze degli operatori stessi, interviene la Regione con un intervento sussidiario e tutto sommato, subalterno, anche rispetto alle decisioni strategiche, a quello degli investitori privati che rinunciano ad investire su questa materia".
Questo è il classico esempio di provvedimento sulle partecipazioni che comporterebbe l'uscita a gambe elevate dalla società partecipata e non già un ulteriore interevento finanziario nella società partecipata. Dico questo perché crea un vincolo anche ai fini dell'applicazione della legge che abbiamo appena approvato, che impedisce la dismissione di partecipazioni societarie rispetto a società ricapitalizzate dalla Regione nel corso dell'ultimo triennio. Adottando questo provvedimento, decidiamo che per un lungo periodo, almeno un triennio, quindi oltre al termine di questa Legislatura, su questa partecipazione, sostanzialmente congelata e messa in cassaforte, la Giunta regionale non può utilizzare gli strumenti di cui si è dotata con il provvedimento precedente.
Vorrei che la motivazione per approvare un aumento di capitale non fosse semplicemente che nell'anno 1997 il rappresentante della Regione nell'assemblea dei soci ha sottoscritto quell'aumento di capitale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Come spesso succede, quest'Aula finisce per discutere di cose che io presumo non conosca. Cos'é il MIAC? Qualche Consigliere cuneese forse lo sa. Il Consigliere Riba lo sa, ne ha parlato e ha espresso nella sua impostazione il suo voto favorevole.
Il MIAC è un piazzale alla periferia di Cuneo con alcune strutture neanche tante, e con un bel Consiglio di Amministrazione. Sapete chi è il Presidente del Consiglio di Amministrazione? È il coordinatore provinciale di Forza Italia.
Mi permettete il dubbio che l'interesse specifico, a cinque anni di distanza, di finanziare per il quarto aumento di capitale sia un interesse di rispondere ad una richiesta pressante di un sodale della maggioranza che, evidentemente, si trova in difficoltà rispetto a tenere assieme una baracca che fa acqua da tutte le parti, ma che certo non si pone il problema della Regione Piemonte di uscire da quella baracca che fa acqua da tutte le parti. Rivolgo un invito pressante ai colleghi, in particolare ai colleghi leghisti, di trasformare la retorica del buonsenso e della concretezza in un gesto di buon senso e di concretezza. Non diamo per scontata una decisione, come motivava saggiamente il mio Capogruppo Palma che se aveva una ratio è una logica di cinque anni fa.
Cos'è adesso il MIAC, quali sono le prospettive del MIAC e perch adesso, oggi, dovete votare questo aumento di capitale? L'unica risposta plausibile è quella del legittimo sospetto, come mi suggerivano i colleghi della sinistra, ovvero che ci sia da rispondere alle pressioni e alle richieste di chi si trova in cima ad una piramide non avendo la base. Come diceva prima il Consigliere Marcenaro fuori microfono, occorrerebbe avere il pudore di far passare almeno una giornata fra il voto appena espresso favorevolissimo da tutte la parti di questo Consiglio, e il voto a questo quarto aumento di capitale, perché, obiettivamente, c'é qualche contraddizione che vi sottolineo e richiamo gli amici liberali, che hanno voluto dare un segno dell'esistenza a questo Consiglio e a questa Regione votando il precedente progetto di legge, però, onestamente, se votiamo anche questo provvedimento nella stessa giornata è legittimo davvero un sospetto, almeno di essere contradditori, spinti e tirati per la giacca da altri interessi che non sono quelli del buon andamento della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

L'intervento del Consigliere Mellano stimola un breve intervento di replica da parte mia. La prima considerazione che voglio fare riguarda il pudore e il senso del pudore. Si ha pudore quando si è vergine e non lo si ha quando non si è vergine. Non si acquisisce o si può acquistare al mercato MIAC o all'interno del Consiglio regionale.
Il Consigliere Mellano è stato scorretto - forse interveniva per fatto personale - soprattutto quando ha proposto di aspettare una giornata per far raffreddare il disegno di legge della Giunta regionale per le dismissioni delle società.
Il disegno di legge n. 118 relativo alla sottoscrizione del quarto aumento di capitale della società MIAC è stato assegnato all'esame della I Commissione nell'agosto del 2000, da essa licenziato il 14 settembre dello stesso anno e deriva da un disegno di legge già depositato nella VI Legislatura.
Consigliere Mellano, il suo comportamento è stato scorretto, perché ci è stato chiesto dal suo Capogruppo Palma di discutere prima la legge delle dismissioni delle partecipazioni. Noi senza fare polemiche abbiamo accettato, condividendone i principi, questa modalità e la maggioranza all'interno della Conferenza dei Capigruppo, ha ritenuto logico discutere prima il disegno di legge per la dismissione delle partecipazioni e, in successione, il disegno di legge relativo alla società MIAC, altrimenti il disegno di legge n. 118 sarebbe stato esaminato coerentemente, al contrario di quello che asserisce, prima dell'altro disegno di legge; tra l'altro oggi è legge in quanto votato, ma non ancora promulgato dal Presidente Ghigo, anche se verrà fatto probabilmente nella giornata di domani.
La seconda considerazione è che questo disegno di legge di fatto ufficializza e conferisce la possibilità alla Giunta regionale e alla Regione Piemonte di adempiere a un proprio impegno espresso sì in tempi lontani, ma espresso legittimamente all'interno dell'assemblea dei soci e giustamente, la Regione, così come altri soggetti pubblici o privati devono rispettare e devono essere messi in condizione, dal cosiddetto Consiglio di Amministrazione, di adempiere all'obbligo assembleare, deve adempiere all'impegno che attraverso il legale rappresentante ha assunto in allora come qualsiasi altro socio di quella società.
La terza considerazione riguarda il fatto che non è accettabile un supplemento alle varie liste di proscrizione che sono state fatte all'interno di questo Consiglio regionale. Non è stato detto il nome e il cognome di questo Presidente, ma tutti sanno a chi si riferisce il Consigliere Mellano. Non è accettabile che un uomo che ricopre una carica di segretario provinciale di un partito, di quel partito, del nostro partito non possa essere al tempo stesso Presidente di una società peraltro lo è da pochi mesi. Un anno e mezzo fa, quando questo provvedimento era giacente, espresso da un'area politica di segno opposto a quella di Forza Italia e della coalizione alla quale Forza Italia appartiene, vi era un altro Presidente.
Non possiamo accettare che il Consigliere Mellano dica che c'è il legittimo sospetto perché il Presidente è di Forza Italia. Questo è inaccettabile per noi e per il Consiglio regionale, perché oggi tocca a Forza Italia, domani può toccare ad Alleanza Nazionale, dopodomani forse anche ai Radicali. Quindi, respingiamo il legittimo sospetto al mittente stigmatizziamo il comportamento del collega Mellano, che peraltro stimiamo e riteniamo che sia un collega che abbia portato spesso contributi positivi al Consiglio regionale.
Su questa partita, almeno in quella parte, è un convincimento che il Consigliere abbia sbagliato. Non è accettabile che vengano inserite persone all'interno della lista di proscrizione da un lato e, dall'altro, si ammanti di chissà quale responsabilità l'amministrazione regionale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo all'esame dell'articolato.
La Giunta ha presentato diversi emendamenti che l'Assessore illustrerà.
Do pertanto lettura degli emendamenti presentati.
Un primo emendamento è al primo comma dell'art. 1. Dopo la parola "mercatale" il testo viene così modificato: "la Regione Piemonte si impegna a sottoscrivere, in adesione al previsto aumento di capitale che l'assemblea della società delibererà un aumento di nuove azioni di importo complessivo e non superiore ad Euro 258.228,45 euro".
All'art. 2 c'è un emendamento interamento sostituito con la seguente formulazione: "La Giunta regionale è autorizzata a compiere gli atti necessari a dare attuazione a quanto previsto dall'art. 1" .
Infine, all'art. 3 c'è una disposizione finanziaria che viene fatta in Euro e viene appoggiata al bilancio 2002.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore regionale

E' chiara la natura degli emendamenti. Gli aumenti di capitale sono già avvenuti, come diversi interventi hanno avuto modo di precisare. Sarà un ulteriore aumento di capitale, quindi l'autorizzazione a sottoscrivere e a versare un nuovo aumento di capitale. L'emendamento dell'adeguamento all'euro, è l'emendamento di adeguamento al bilancio 2002. Sono fatti di ordine tecnico.
In merito ai contenuti degli interventi emersi nella discussione generale. La Regione ha accompagnato nei vari anni la crescita e la costruzione del mercato agro-alimentare di Cuneo, vi sono una serie di sottoscrizioni, detenendo il 31% di capitale sociale.
Una proiezione nel tempo non vede la Regione presente nelle varie aree mercatali del Piemonte. In questo caso dovrebbe essere il vero e proprio ruolo di start up che ha il contributo pubblico regionale, la partecipazione regionale di una società, anche se è una costruzione in progres, per completare l'operazione. Ad operazione completata, le quote devono essere dismesse, nel senso che devono essere cedute ai soggetti locali, siano esse Province, Comuni o privati quelli che saranno al momento. L'obiettivo regionale era quello di spingere a dotare la realtà di Cuneo del nuovo mercato.
In merito al quesito posto da alcuni Consiglieri in merito: "Come abbiamo fatto a fare investimenti nel tempo se la partenza è stata nel 1997". Mi risulta che siano a debito, quindi l'aumento di capitale sociale andrebbe a colpire il maggior debito, almeno così risulta da informazioni assunte, con testimone il Consigliere Palma e tanti testimoni che citer nelle sedi opportune di giudizio. Questo è lo stato dell'arte di Cuneo ed è la motivazione della richiesta di autorizzazione all'aumento di capitale sociale, con le verifica, prima di sottoscriverlo da parte della Giunta che ci siano tutte le condizione.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione del relativo articolato.



PRESIDENTE

ART. 1



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'art. 1, il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Capisco la difficoltà dell'Assessore e anche la simpatia. Può andare abbastanza bene tutto, non voglio mettermi di traverso rispetto ad un provvedimento che aspetta da due anni. Innanzitutto è abbastanza curioso che l'Assessore in maniera un po' raffazzonata cerchi di capire "spintonato" da un membro dell'opposizione, se gli aumenti di capitale di soci privati, anzi, gli altri soci istituzionali, siano stati sottoscritti e, sostanzialmente, a che cosa sono serviti (temo a riassettare, in una qualche misura, il piazzale). Abbiamo anche elaborato la dottrina dello start up in progres per cui l'IRI potrebbe ancora essere in vita ed in progres nella propria attività. Capisco anche che l'argomento del Consigliere Cattaneo sia serio, che comunque c'é un impegno istituzionale con patner istituzionali, in questo caso la Provincia di Cuneo.
Obiettivamente, non si possono fare provvedimenti di questo genere non si possono neanche immaginare, non si possono proporre in questi termini e non si possono, se non affidandosi al buon cuore e alla benevolenza dei Consiglieri di opposizione, pretenderne la rapida approvazione. In questo caso l'avrete per festeggiare, insieme a tutti noi il voto sulla legge precedente, però, obiettivamente, questo è un provvedimento che andrebbe rimandato a settembre con l'Assessore in grado con una qualche tabelle comparativa, di dire un numero che sia un numero su questa società e per delinearne anche le prospettive di sviluppo.
Sulla lista di proscrizione, non c'é nessuna lista. Noi prendiamo atto che abbiamo finanziato, con un aumento di capitale, in quel caso mi pare fosse il terzo e non il quarto, un distributore di benzina in Valle di Susa che si chiama CONSEPI che, casualmente, è presieduta da un ex parlamentare della vostra maggioranza. In questo caso interveniamo a finanziare, con un quarto aumento di capitale, un piazzale che casualmente ha come presidente il segretario provinciale del partito di maggioranza relativa. Questo pu anche semplicemente significare che la selezione dei quadri dirigenti dell'amministrazione pubblica deve scontare i limiti di personale, quindi anche il personale politico si usa nell'amministrazione pubblica. Da parte nostra non c'é nessuna volontà di fare una lista di proscrizione, eviterei se fossi il Consigliere Cattaneo, di cadere dal pero ogni qual volta si parla di una società partecipata che, casualmente, ha come Presidente o massimo rappresentante, un massimo esponente politico di un partito di maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà



MELLANO Bruno

Non ho voluto raccogliere le parole del Consigliere Cattaneo, chiedendo di parlare per fatto personale perché, evidentemente, mi sono spiegato male. Il Consigliere Cattaneo ha reagito ad una cattiva esposizione del mio pensiero, probabilmente non condivisibile. Il pensiero precedente si articolava in due informazioni. In base alla prima informazione quello era un piazzale, un prato. Se volete traduco: finanziare con altro mezzo miliardo è una porcata. L'hai detto tu, lo dico io, sarà a verbale: è una vera porcata. Penso che sia condiviso da altre persone, ho sentito dirlo anche da altri Consiglieri regionali fuori da quest'Aula, in quest'Aula non lo dicono, che è una porcata. Forse c'é dell'ingenuità pensare, come pensava Pinocchio, che interrare dei soldi sotto un albero particolare fa moltiplicare le monete d'oro. Questo può essere il motivo serio di finanziarie con ulteriore mezzo miliardo un prato.
La seconda parte di intervento era una semplice constatazione che questo provvedimento, come c'é stato più volte detto, è fermo da cinque anni: è fermo da più tempo, ha avuto un passaggio lunghissimo in Commissione, arriva in Aula e si accelera. Certo, in qualche modo, ha avuto alcune frenate grazie agli interventi da parte nostra alla riunione dei Capigruppo, che hanno voluto condizionare l'arrivo in Aula di questo provvedimento con il passaggio in Aula della legge sulle dismissioni perché abbiamo più volte insistito che questo provvedimento inaccettabile poteva arrivare in Aula, per quanto ci riguardava, solo all'interno di una discussione complessiva sulle partecipate, perché abbiamo molto creduto in questa legge e siamo contenti della dismissione delle piccole partecipate però, la speranza, Consigliere Cattaneo, era che si leggesse la fiaba fino in fondo e si capisse che il prato dei miracoli non esiste e che finanziare, su un impegno preso cinque anni fa, un piazzale non è una cosa seria.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione sull'art. 1.
All'art. 1 è stato presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Pichetto, il seguente emendamento: 1.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Pichetto: al comma 1 dell'art. 1, dopo la parola "mercatale", il testo viene così modificato: "La regione Piemonte si impegna a sottoscrivere, in adesione al previsto aumento di capitale che l'Assemblea della società delibererà un numero di nuove azioni di importo complessivo non superiore a 258.228,45 euro".
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Non ho letto il testo dell'emendamento, però ho sentito l'esposizione da parte dell'Assessore Pichetto. Se ho sentito bene, richiama, oltre che convertendo in Euro, anche la legge di bilancio 2002 per adeguarla. Credo che forse potrebbe essere utile riferirla al 2003.



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Pichetto)



BURZI Angelo

Rimangono quattro giorni per renderla operativa, perché al 30 novembre se non sbaglio, non si può più.



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, lei si riferisce all'emendamento all'art. 3.



BURZI Angelo

Non volevo intervenire più e siccome c'era un richiamo alla legge finanziaria che scade sabato come operatività, augurandoci che la prossima divenga presto realtà, proporrei il richiamo all'esercizio 2003.



PRESIDENTE

Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1.1) presentato dall'Assessore Pichetto.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1 così come emendato Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ART. 2



PRESIDENTE

2.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Pichetto: Il testo del primo e del secondo comma dell'art. 2 viene così sostituito: "1. La Giunta regionale è autorizzata a compiere gli atti necessari a dare attuazione a quanto previsto dall'art. 1".



PRESIDENTE

Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'art. 2 così come emendato.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ART. 3



PRESIDENTE

3.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Pichetto: l'art. 3 (Disposizione finanziaria) è sostituito dal seguente: "1. All'onere derivante dalla presente legge si provvede mediante stanziamento di euro 258.228,45 della spesa (Oneri relativi alla sottoscrizione di nuove azioni della MIAC S.p.A.) da iscrivere nell'UPB



PRESIDENTE

08042 (programma e statistica. Rapp. Con società a partecipazione regionale Titolo II - spese di investimento dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 2002 e mediante riduzione di pari importo dall'UPB 09012 Bilanci e finanze. Bilanci Titolo II - spese di investimento)".



PRESIDENTE

Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo dell'art. 3 così come emendato.



PRESIDENTE

ART. 4



PRESIDENTE

Comunico che è pervenuto un emendamento aggiuntivo dell'art. 4, presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Pichetto: aggiungere art. 4 (urgenza).
"La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul BUR ai sensi dell'art. 45 dello Statuto".



PRESIDENTE

Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Mi onoro, da cuneese, di dichiarare, a nome del Gruppo Radicale, il voto contrario, perché questa è la nobiltà della politica.
Non abbiamo conti in sospeso con nessuno, né con il coordinatore provinciale di Forza Italia (persona che tra l'altro stimo), né con associazioni di categoria che con le loro potenti manovre e i loro modi riescono a per far sentire in quest'aula i loro gradimenti e le loro attese dal Consiglio regionale. Ho le mani libere e la possibilità di dire, come mi chiedeva il Consigliere Cattaneo, che questa è una "porcata". E' una porcata che va respinta al mittente: fosse il mittente il Presidente precedente del Gruppo Popolare, fosse il Presidente attuale di Forza Italia. Il problema, in sé, è di elargire un altro mezzo miliardo di vecchie lire in un terreno alla periferia di Cuneo, dalla più che dubbia redditività, ma con l'unica speranza di trovare un albero miracoloso, come sperava di trovare Pinocchio consigliato dal gatto e dalla volpe.
Non so chi è il gatto, non so chi è la volpe, ma io non sono Pinocchio e non voto il provvedimento.



PRESIDENTE

Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero progetto di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 Consiglieri hanno votato SI' 27 Consiglieri hanno votato NO 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 372: "Legge regionale 9 gennaio 1987 (Interventi regionali in materia di movimenti migratori) e successive modificazioni. Art. 3 - Programma attuativo 2002" (Divenuta DCR 273 37774)


PRESIDENTE

Prima di dichiarare chiusa la seduta odierna, dobbiamo discutere la proposta urgente di deliberazione n. 372, di cui al punto 17) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cotto per l'illustrazione.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Si tratta del piano 2002 che arriva in ritardo per i motivi già noti.
Come Giunta abbiamo già approvato il piano 2003 che porteremo presto in discussione in Commissione. Il piano, più o meno, segue quanto è già stato fatto per l'anno passato: suddivisione degli interventi riguardanti contributi per i rientri, borse di studio, edizione del concorso "Storie di immigrazione", promozione di attività destinate agli immigrati piemontesi in Italia e all'estero, in collaborazione con Comuni, Enti, associazioni organizzazioni di manifestazione e vari incontri con la Comunità Argentina.
Segue poi il discorso del Comitato di Solidarietà per l'attività di interscambio tra Piemonte-Australia-Brasile; il discorso dell'informazione "Piemontesi nel Mondo" con gli Enti e le associazioni; l'ampliamento del sito www.piemontesinelmondo.it; l'interscambio e i contributi alle associazioni.
Il discorso è stato ampliato in Commissione, comunque resto a disposizione per ogni eventuale chiarimento ed informazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Vista l'ora tardi, ritengo che non ci sia più il clima per discutere la deliberazione che, invece, meriterebbe un'attenta discussione.
Giunti alla fine dell'anno 2002 ci troviamo a votare una deliberazione del programma attuativo del 2002, cioè siamo alla fine dell'anno e dobbiamo votare un programma che si doveva attuare - e si è attuato - nel 2002.
Questo già di per sé ci mette in difficoltà, quindi cogliamo l'occasione per invitare la Giunta e l'Assessore ad avviare immediatamente il programma per il 2003 in Commissione, in modo da poterlo da discutere all'inizio del 2003.
Ci sarebbe anche molto da discutere sul merito del programma, e lo faremo per il 2003, in quanto appare una situazione continuamente in movimento che richiede un programma che non ripeta quanto è avvenuto nell'anno precedente. Posso affermare, avendo partecipato per due volte ad una delegazione in visita in Argentina, che non è più possibile affrontare la situazione come tre o quattro anni fa. Purtroppo la situazione in Argentina è precipitata: c'è una situazione economica disastrosa e addirittura si muore anche di fame.
Un programma di normale amministrazione non è più sufficiente; occorre un intervento particolare, con una nuova attenzione da parte della nostra Regione.
Il programma non può essere ripetitivo, occorre adeguare il nostro intervento alla situazione attuale. E' utile, quindi, che all'inizio del prossimo anno si possa discutere con calma e con attenzione il programma attuativo 2003.
Per tutti questi motivi, il nostro Gruppo dichiara voto di astensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Intervengo per unirmi a quando detto dal Consigliere Muliere, essendo considerazioni a cui siamo giunti in Commissione con l'Assessore Cotto nonostante tutte le difficoltà che l'Assessore ci ha ampiamente illustrato e la comprensione del fatto di riuscire a lavorare per contemperare le varie esigenze in questo delicato settore. Come Gruppo Radicale ci asterremo, con un'astensione che presume la presenza in aula per il mantenimento del numero legale (che credo che a quest'ora potrebbe essere una buona regola per l'Assessore), rimanendo in attesa del programma promesso tempestivamente dall'Assessore Cotto, con le indicazioni ricordate dal Consigliere Muliere.
Occorre davvero fare uno sforzo di innovazione e di realtà. Abbiamo fatto tanti viaggi, cerchiamo di rendere produttiva l'attività istituzionale del Consiglio regionale, per tradurre in nuove linee conservando quanto di buono, di sperimentato e di valido abbiamo già fatto, ma cercando di rispondere con più adeguatezza alle nuove sfide che il mondo ci pone e che i rapporti che abbiamo creato nel mondo, in qualche modo, ci chiedono e ci hanno chiesto.
Quindi, dichiaro l'astensione del Gruppo Radicali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Signor Presidente, svolgo un brevissimo intervento che valga anche quale dichiarazione di voto.
La Lega farà perdere qualche minuto all'assemblea, però, non può non elogiare questo provvedimento. Evidentemente, è un provvedimento basilare in riferimento a quelle che sono le attuazioni del programma elettorale che abbiamo posto a base dell'elezione nel 2000. Siccome noi siamo sempre molto attenti ai problemi dell'immigrazione, abbiamo indicato delle strade, che mi pare questo Consiglio regionale abbia votato a maggioranza una o due sedute fa.
Credo che, avendo criticato lungamente l'Assessore Cotto quando ha assunto dei provvedimenti in contrasto con quelli che erano i programmi elettorali, si debba oggi elogiarla perché ha presentato un provvedimento che mi sembra ben in linea con quelli che sono i principi della Lega, in particolare, e della Casa delle libertà, in generale, non ritenendo l'immigrazione un fatto esclusivamente assistenziale, ma un problema di contributo reciproco.
Ringrazio l'Assessore Cotto e comunico il voto favorevole a questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Signor Presidente, uno dei punti all'articolo 22 riguarda la questione dei contributi alle associazioni. Se si ricorda, in Commissione, avevo chiesto che venisse fornita ai Consiglieri la fotografia delle associazioni nel mondo, anche per capire con quali criteri le varie associazioni avevano accesso ai contributi.



(Commenti fuori microfono dell'Assessore Cotto)



CONTU Mario

Però, il provvedimento è arrivato prima in aula e si deve pur vedere se c'è una norma che, per esempio, prevede un peso in relazione al numero degli iscritti che tuteli l'Amministrazione dal fatto che le associazioni non siano autoreferenziali.
Sono un po' sconcertato, perché arriva prima il provvedimento, per Presidente, a fronte di una richiesta del nostro Gruppo di approfondimento rispetto a questa tematica, era stato assunto un impegno in Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Abbiamo già le prime risposte, le consegneremo alla prossima riunione di Commissione. Come Giunta abbiamo già approvato il Piano 2003 e consegneremo alla prossima riunione tutti i dati che sono stati richiesti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso..
Il Consiglio approva.
Dichiaro chiusa la seduta e trasformo la riunione dei Capigruppo in una consultazione informale che svolgo qui in aula.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.15)



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