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Dettaglio seduta n.266 del 12/11/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 9.41 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.21)



(La seduta ha inizio alle ore 10.21)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri, Cantore, Galasso, Ghigo Marcenaro, Pichetto.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Sollecito risposte interrogazioni e interpellanze nn. 1737, 1738, 1739 1538, 1732, 1816, 1862, 1379


PRESIDENTE

Procediamo con lo svolgimento delle interpellanze ed interrogazioni.
Rapidamente faccio l'elenco degli Assessori presenti e, naturalmente, degli interpellanti. Il numero legale è garantito. Dobbiamo segnalare che l'Assessore Casoni non è presente all'inizio della seduta. L'Assessore Pichetto è in congedo. L'Assessore Ferrero è presente anche se non è in Aula.
La Presidenza ha difficoltà a gestire i lavori, perché tutti gli Assessori, segnalati per rispondere alle interpellanze, sono al momento assenti, tranne l'Assessore Ferrero che è in attesa di alcuni documenti per rispondere all'interpellanza presentata dai Consiglieri Placido, Suino e Riggio.
La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Volevo segnalare, nonostante la ripetuta richiesta sia mia che del Capogruppo Palma all'Assessore Cavallera di risposte urgenti su interrogazioni riguardanti l'acqua, l'atrazina le aree vulnerabili e le aree vulnerate, che anche per oggi, malgrado l'assenza dell'Assessore, non era prevista la risposta.
Siccome continuiamo a sollecitarlo in sede di Conferenza dei Capigruppo, ma l'effetto è nullo, lo chiedo in quest'aula oggi, sperando che il Presidente si faccia carico di una sollecitazione rispetto all'Assessore Cavallera, perché sono interrogazioni urgenti e importanti.



PRESIDENTE

Provvediamo ad inoltrare alla Presidenza della Giunta il rilievo che è stato mosso in sede di Consiglio relativamente alla mancata risposta ad interpellanze ripetutamente sollecitate.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Credo di aver scritto quattro o cinque lettere al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta per sollecitare la risposta a tre interrogazioni. La prima interrogazione riguarda il centro scoliosi di Biella, sollecitata per la centesima volta; la seconda interrogazione riguarda il progetto Sefi-integration e interessa l'Assessore Pichetto e la terza riguarda l'immobile di Via Magenta affittato dalla Regione Piemonte.
Trattandosi di interrogazioni di un certo rilievo sarebbe opportuno che la Giunta si degnasse di rispondere. È del tutto evidente che tutte le interrogazioni sono importanti. Il problema è come la Giunta si mette in condizione di rispondere in tempo reale all'attività di sindacato ispettivo che svolgono i Consiglieri. E' importante che ai Consiglieri venga data la possibilità di avere un'informativa in tempo reale sulle questioni che pongono - accade spesso che la risposta ad un'interrogazione venga data dopo sette, otto mesi, quando non serve più - altrimenti il sindacato ispettivo perde di significato.
Presidente, non dubito che la sua autorità verrà utilizzata per fare in modo che nella prossima riunione del Consiglio regionale possa trovare queste tre risposte all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ho preso nota della sua richiesta, ma dubito della mia autorità.
Nonostante questo, utilizzo i percorsi formali sia nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza sia come segnalazione al Presidente e Vicepresidente della Giunta. Porrò per iscritto le questioni che sono stato richieste.
Sospendo la seduta per quindici minuti in attesa degli Assessori che devono rispondere alle interpellanze.



(La seduta sospesa alle ore 10.23 riprende alle ore 10.38)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo allo svolgimento delle interpellanze e interrogazioni iniziando dall'interpellanza n. 1627 dei Consiglieri Placido, Suino e Riggio inerente a "Rimborsi chilometrici ad Assessori per uso automezzo proprio", a cui risponde l'Assessore Ferrero; seguirà la risposta dell'Assessore Casoni all'interrogazione del Consigliere Tapparo inerente a "Operatività discutibile da parte dei tecnici CAF (Consorzio Alta Velocità) Torino-Milano per tracciare i terreni espropriati per il passaggio della ferrovia ad Alta Capacità", all'interpellanza n. 1457 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerente a "Asse ferroviario del Sempione" all'interpellanza n. 1471 dei Consiglieri Placido, Riggio, Suino e Marcenaro inerente a "Realizzazione passante ferroviario sotto la Dora Riparia", all'interrogazione del sottoscritto inerente a "Esito ODG del Consiglio regionale del Piemonte n. 182 del 06/03/2001 su infrastrutture stradali e ferroviarie tra le Regioni Piemonte, Liguria e Provence Alpes Cote d'Azur", all'interpellanza n. 1591 del Consigliere Giordano, ma vedo che è assente, e infine all'interrogazione n. 1607 del Consigliere Moriconi.
Vista l'impossibilità di proseguire i lavori data la mancanza dei rappresentanti della Giunta regionale, sospendo la seduta.



(La seduta sospesa alle ore 13.38 riprende alle ore 11.00)


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio agli allievi e ai docenti della Scuola media "Alberti" di Torino, in visita a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Desidero salutare gli allievi e i docenti della scuola media "Alberti" di Torino, che ci rendono visita.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interpellanza n. 1627 dei Consiglieri Placido, Riggio e Suino inerente a "Rimborsi chilometrici ad Assessori per uso automezzo proprio"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1627, dei Consiglieri Placido, Riggio e Suino inerente a "Rimborsi chilometrici ad Assessori per uso automezzo proprio".
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore al patrimonio

Grazie Presidente.
Relativamente a questa interpellanza, vorrei premettere alcune considerazioni: la risposta di competenza alla mie deleghe assessorili riguarda la Direzione Patrimonio e Tecnico esclusivamente per quanto concerne il punto 4); si è dovuto provvedere alla raccolta delle risposte relative agli altri punti rispettivamente dalle Direzioni "Amministrazione e Personale" del Consiglio regionale ed "Organizzazione, Pianificazione Sviluppo e Gestione delle Risorse Umane" della Giunta regionale.
Il primo quesito chiedeva se prima dalla D.G.R. n. 13-4558 del 26 novembre 2001 vi siano stati Assessori che abbiano richiesto rimborsi chilometrici per l'utilizzo dell'automezzo privato, pur avendo in uso l'auto di servizio e, in caso affermativo, quali siano le motivazioni che abbiano indotto tale opzione.
A tal riguardo, nei mesi precedenti al novembre 2001, e precisamente ad aprile 2001, luglio 2001 ed ottobre 2001, hanno fatto richiesta di rimborso chilometrico per l'utilizzo di automezzo privato gli Assessori Vaglio e Cavallera, con le motivazioni rispettivamente utilizzo auto propria e indisponibilità dell'autista. Queste risposte ci sono pervenute dal Consiglio regionale.
Il secondo quesito chiedeva se vi sia stato un utilizzo di autisti della Regione nella conduzione di automezzi privati prima dell'opzione stabilita dalla Giunta regionale.
Non risulta che vi sia stato un utilizzo di autisti della Regione nella conduzione di automezzi privati prima dell'opzione stabilita dalla D.G.R.
n. 13-4558 del 26 novembre 2001.
La terza domanda era relativa all'orario giornaliero degli autisti assegnati ai vari Assessorati.
L'orario di lavoro degli autisti addetti alla guida di automezzi in dotazione ai componenti della Giunta regionale e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale é definito, come per gli altri dipendenti di ruolo, dai contratti collettivi del comparto in 36 ore settimanali. Per le prestazioni lavorative rese oltre l'orario giornaliero di 8 ore, oppure oltre le 36 ore settimanali, viene corrisposta un'indennità in dodici mensilità sostitutiva dei compensi per lavoro straordinario. Tale compenso mensile viene corrisposto in misura forfetaria, consistente in una quota fissa ed una parte variabile collegata alle condizioni di possibile maggior disagio e rapportata alle ore effettivamente prestate.
Per quanto riguarda il punto 4), di competenza della mia Direzione chiedeva a quanto ammonta il canone mensile per ogni auto di servizio assegnata agli Assessori.
Il canone mensile di ogni automobile di servizio assegnata agli Assessori, secondo quanto stabilito dal contratto in essere con la società Arval, è pari a 535 euro.
L'ultima domanda chiedeva a quanto ammontano i rimborsi chilometrici relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio 2002 erogati agli Assessori che hanno optato per l'utilizzo dell'automezzo privato.
Gli Assessori Vaglio e Racchelli sono stati gli unici che hanno optato per l'utilizzo del mezzo privato ai sensi del Decreto di Giunta di cui ho parlato prima. L'ammontare dei rimborsi chilometrici richiesti è stato complessivamente il seguente: nel mese di marzo 2002 5.802 euro, nel mese di aprile 2002 4.883 euro e nel mese di maggio 2002 4.988 euro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Intanto le annuncio che l'interpellanza n. 1471, che lei ha indicato a seguire, quella inerente il passante, la ritiriamo, in quanto il problema non esiste più, come l'Assessore e il Vicepresidente della Giunta Casoni può confermare, è stato risolto felicemente.
Pertanto, a meno che l'Assessore voglia fornirci ulteriori informazioni, per noi la situazione è più che risolta. Se l'Assessore Casoni vorrà fornire ulteriori notizie, lo ringraziamo in anticipo.
Venendo alle risposte dell'Assessore Ferrero, nonostante la simpatia nei suoi riguardi, come dicevo prima che iniziasse la seduta, rilevo un fatto: o le hanno fornito dei dati non veritieri o i documenti che sono a mie mani non sono veri. Ma siccome i documenti che ho sono documenti ufficiali, mi permetto di integrare rispetto all'interpellanza. Non riguarda solo i mesi che lei ha indicato, ma anche il mese di dicembre 2001. Il mese di dicembre 2001 mi sembra che non risulti fra i periodi in cui sono state utilizzate le autovetture.
Non risulterebbe, da quello che ha detto, che gli autisti siano stati utilizzati per la conduzione delle autovetture personali degli Assessori.
Da documenti che ho a mie mani risulta, invece, che questo è avvenuto.
Lei ha parlato di orario da contratto collettivo. Risulterebbe Assessore, che qualche autista abbia lavorato 18 ore in una giornata. Io sono seriamente preoccupato per la salute degli autisti e per l'incolumità degli Assessore. Se uno guida alla diciottesima ora, sorge un problema per entrambi: per il parco macchine, ma soprattutto per le persone e per i terzi.
Sul canone mensile, raccoglievo la battuta di qualche collega: si potrebbe estenderlo anche ai Consiglieri, perché è estremamente vantaggioso. Ma questo non giustifica, a maggior ragione, l'utilizzo di autovetture private con una levitazione dei costi che lei ha indicato, che sono principalmente riconducibili ad un Assessore (un altro è marginale): 5.800 euro, 4.400 euro, 4.988 euro. Per capirci, visto che abbiamo dei giovani ospiti, anche se le cifre e i numeri si apprendono in fretta, si parla di 11 milioni, 9 milioni e 10 milioni (extra tutto il resto, quindi come dire, non siamo trattati tanto male!). So che il problema è rientrato perché adesso si utilizzano solo le auto ufficiali, almeno così risulterebbe. Questo mi fa piacere. Io mi ero raccomandato col Presidente Ghigo di fare attenzione, perché se lo stesso mezzo che lui usava non era affidabile per qualche Assessore, ero preoccupato per l'incolumità del Presidente della Regione.
Si pone un problema, Assessore, perché non mi ritengo "insoddisfatto" perché si può essere insoddisfatti di una risposta completa e veritiera ma non siamo in questa situazione. Io non è che non sono soddisfatto, non ho ricevuto risposta, nel senso che lei mi ha risposto con informazioni e dati che le hanno fornito che sono assolutamente diversi dai documenti ufficiali che abbiamo a nostre mani, documenti ufficiali della Regione Piemonte, non del Gruppo consiliare. Comunque l'interpellanza viene ripresentata, perché non c'é stata la risposta.
Visto che in parte la situazione è rientrata, o la Giunta regionale ritira quella delibera in maniera ufficiale e inequivocabile, o mi vedr costretto, in considerazione del fatto che siamo di fronte ad una serie di reati, a presentare tutta la documentazione all'autorità competente.
La ringrazio per la risposta e la prego di verificare quelle informazioni che non sono vere. Grazie, Assessore Ferrero.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Placido.
Sulla base delle considerazioni esposte dall'interpellante, chiedo all'Assessore (è anche presente il Vicepresidente della Giunta per l'eventuale valutazione) se intende svolgere un supplemento di risposta in una successiva seduta.
In tal caso, sulla base delle considerazioni esposte dall'interpellante, la procedura consente un'integrazione di risposta che l'Assessore si riserva di esporre in una prossima seduta (in questo caso l'interpellanza viene considerata trattata parzialmente), oppure l'interpellanza viene considerata conclusa con l'eventuale replica.
In quest'ultimo caso, il Consigliere avrà a disposizione altri strumenti per perseguire la richiesta d'informazione o comunque un approfondimento sul problema sollevato.
La parola all' Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore al patrimonio

Premetto una considerazione, che ho già esposto relativamente all'interrogazione: di tutte le domande poste, l'unica di mia competenza era quella relativa al canone, perché attività svolta direttamente dall'Assessorato, attraverso la Direzione Patrimonio.
Non ho alcuna difficoltà, se voi lo ritenete opportuno, a fare un'ulteriore verifica rispettivamente ai dati che ho raccolto e alle risposte che ho fornito.
La logica vorrebbe che s'individuasse, nell'ambito della Giunta o del Consiglio, l'interlocutore più appropriato relativamente alle risposte fornite, che sono state raccolte in parte dalla Direzione "Organizzazione Pianificazione, Sviluppo e Gestione delle Risorse Umane" della Giunta ed in parte dalla Direzione "Amministrazione e Personale" del Consiglio regionale.
Non ho - ripeto - alcuna difficoltà a svolgere nuovamente questo tipo di lavoro.
Ho qualche difficoltà, invece, a recuperare le risposte sui dati che sono stati richiesti, e che sono stati forniti, ad estrapolare dato per dato e a fornire un'unica risposta. Questo dovrebbe essere un lavoro un po' più allargato rispetto all'attività della sottoscritta.
Dopodiché, se il Consiglio ritiene opportuno un riaggiornamento, lo si può decidere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Presenteremo la medesima interpellanza al Presidente della Giunta regionale, chiedendo che sia lo stesso a rispondere, non fra sei mesi, ma il più in fretta possibile (possibilmente nella prossima seduta).
Diversamente, in assenza di un ritiro ufficiale della delibera in questione, mi trovo costretto a seguire altre strade. Non vorrei seguire questo percorso, perché è la sconfitta della politica.
Mi auguro che la prossima settimana ci sia la risposta e il ritiro della delibera. Grazie.



PRESIDENTE

Chiedo scusa al Consiglio se ho consentito che l'interpellante suggerisse come procedere.
Il problema di un mantenimento dell'interpellanza per una seconda parte di risposta mi sembra esaurita dagli interventi. L'interpellante segnala che presenterà un'altra interpellanza, ma questa la considero trattata e conclusa.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà



CATTANEO Valerio

Ho ascoltato con attenzione sia il primo sia il secondo intervento del Consigliere Placido. Chiedo alla Presidenza di farsi garante ed avere dal Consigliere un'interpretazione autentica; ho visto un'apertura di trattativa - almeno questo è quanto ho percepito - con la Giunta regionale per ottenere dalla stessa la revoca della delibera, dicendo, in un primo momento, che se questo non avverrà si trasmetterà all'autorità giudiziaria (pur chiamata "competente" e non con l'aggettivo proprio). In un secondo momento, si ribadisce il concetto per cui si vuole la risposta all'interpellanza per martedì.
Ritengo che questo atteggiamento sia inaccettabile per il Consiglio regionale e che, in questo senso, tutto il Consiglio regionale debba essere tutelato.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Cattaneo, per l'opportunità che mi dà di fare un chiarimento.
La Presidenza ha rilevato che la risposta non è considerata sufficiente e che, pertanto, verrà riproposta.
Mi rendo garante per la procedura, nel senso che la trattazione dell'interpellanza presentata è stata conclusa e che il collega interpellante ha anticipato di proporre una nuova interpellanza.
E' chiaro, Consigliere Cattaneo, che la nuova interpellanza seguirà i suoi percorsi, che comprendono anche la sollecitazione.
L'unico istituto di cui è prevista l'utilizzazione, è la richiesta di risposta in sede di Capigruppo; in quella sede la Giunta assume gli impegni, compatibilmente con le proprie possibilità e valutazioni. Grazie.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 1471 dei Consiglieri Placido, Riggio, Suino e Marcenaro inerente a: "Realizzazione del passante ferroviario sotto la Dora Riparia"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 1471. Mi pare sia stato detto che l'interpellanza viene ritirata, tuttavia l'Assessore vorrebbe fornire ugualmente una breve informazione sull'argomento, che ritiene d'interesse del Consiglio regionale.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

La risposta tecnica è scritta e non sto a leggerla, perché riguarda tutta la storia precedente a quanto è avvenuto.
Nel mese di maggio scorso è stata raggiunta un'intesa tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Regione Piemonte, il Comune di Torino...



PRESIDENTE

Scusi, Vicepresidente Casoni, prego i colleghi di seguire lo svolgimento dell'interpellanza in maniera confacente. Abbiamo anche degli ospiti, i ragazzi che sono venuti a seguire una parte della nostra attività, li salutiamo e auguriamo loro una buona giornata a Palazzo Lascaris.
Prego, Vicepresidente Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Dicevo che nel mese di maggio scorso, è stata raggiunta un'intesa tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Regione Piemonte, Comune di Torino, RFI S.p.a. e Satti s.p.a. sancita da un Protocollo d'intesa approvato con DGR n. 62-6424 del 25 giugno 2002, cha ha per oggetto la necessità della riconfigurazione del nodo di Torino affinché possano essere gestiti in modo specifico flussi delle diverse tipologie di traffico; tale configurazione ha come elementi portanti il completamento del Passante Ferroviario e la realizzazione della linea denominata Gronda Nord della città, al servizio dei treni merci in attraversamento.
In questo quadro il Comune di Torino ha indicato l'obiettivo di apportare le varianti necessarie al progetto di Passante ferroviario nel tratto C.so Vittorio Emanuele II - Dora - C.so Grosseto, per conseguire l'abbassamento di binari sotto il fiume Dora ed evitare la realizzazione del rilevato stradale previsto nel progetto in fase di realizzazione.
Perseguire questo obiettivo comporterà necessariamente la trasformazione della stazione Dora in fermata e la realizzazione di un nuovo collegamento interrato della linea Torino-Ceres con il passante. A seguito della richiesta di variante avanza dal comune di Torino, che comporterà uno slittamento dei termini di completamento delle opere, le parti si impegnano a realizzare nel più breve tempo possibile l'intervento in questione, al fine di attivare la prima fase funzionale entro l'anno 2007; dovranno inoltre essere avviate le iniziative necessarie al completamento del quadruplicamento al fine di rendere pienamente usufruibile quanto prima la nuova line Alta Capacità Torino-Milano, garantendo nel contempo il mantenimento a regime del collegamento della linea ferroviaria regionale Torino-Ceres che collega Torino a caselle.
I maggiori costi stimati attualmente per l'intervento, ad esclusione dell'interramento dell'attraversamento di Cirié lungo la linea ferroviaria regionale Torino-Ceres, ammontano a circa 100 milioni di euro. Che come ho detto vengono garantiti dal protocollo d'intesa firmato anche dal ministero dei trasporti e dalle infrastrutture. A tale proposito è stato costituito un comitato tecnico composto dalle stesse società e stessi enti che prima citavo, che sta lavorando alla redazione delle modifiche progettuali che sono state introdotte con questa intesa.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Ringrazio l'Assessore Casoni per la risposta.
La risposta è chiara, il problema è risolto con soddisfazione di tutti.
Non posso neanche dire che i tempi reali sono più veloci dei tempi della politica, ci troviamo di fronte ai tempi della politica che sono stati più veloci dei tempi del Consiglio. La soddisfazione è di tutti, a cominciare dagli abitanti che gravitano intorno a quello che sarà il sottopasso della Dora.
Magari in futuro ci troveremo con l'Assessore, mi auguro di no, a discutere sulla problematica legata all'attraversamento dell'area metropolitano dall'Alta Velocità, ma questo è un altro argomento, avremo occasione per discuterne.
Ringrazio l'Assessore per la risposta e per il lavoro svolto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 1526 del Consigliere Riba inerente a: "Esito dell'ordine del giorno del Consiglio Regionale del Piemonte n. 182 del 6.03.2001 su infrastrutture stradali e ferroviarie tra le Regioni Piemonte, Liguria e Provence Alpes Cote d'Azur"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1526, alla quale risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

L'interrogazione del Vicepresidente Riba faceva riferimento ad un ordine del giorno che il Consiglio aveva approvato sull'insieme dei collegamenti infrastrutturali tra il basso Piemonte e la Francia. In merito al contenuto dell'interrogazione 1526 si precisa quanto segue.
Collegamenti ferroviari. Con delibera della Giunta regionale del 15. 2.
2001, è stato approvato un protocollo d'intesa tra Ministero, Regione e FS per il potenziamento del sistema trasporto ferroviario della regione. In tale protocollo è compreso, tra le opere previste, l'intervento relativo al tratto Madonna dell'Olmo-Fossano della linea Fossano-Cuneo. Inoltre sono previsti potenziamenti ed interventi sulle linee di interesse regionale quando ne venga evidenziata l'esigenza.
Si è costituito un gruppo di lavoro composto da Regione ed RFI, per porre in essere gli studi di fattibilità sugli interventi previsti per il futuro assetto del trasporto regionale, così come previsto dal succitato protocollo. La Regione si attiverà in questo ambito per evidenziare l'esigenza espressa nell'ordine del giorno in oggetto in merito alle infrastrutture ferroviarie. Per quanto riguarda il collegamento diretto con il Parco della Roya Mentone e Nizza; il completamento del raddoppio della linea Genova-Ventimiglia e la realizzazione di un collegamento Nizza Imperia (Treno Blu), risultano di competenza della Regione Liguria.
Collegamenti stradali. Realizzazione di un nuovo tunnel di tenda e miglioramento della Route National 204 tratto Breil Tenda.
Nella programmazione dell'ANAS, Ente proprietario del tratto di statale n. 20 Limone Piemonte confine di Stato, quindi della storica galleria del Tenda, è stato previsto un intervento di consolidamento e messa in sicurezza dell'attuale tunnel per un importo presunto di 11 miliardi. C' da segnalare il nuovo traforo di Tenda di collegamento tra le Valli Vermenagnia. e Roya tra i progetti presi in esame nella II Commissione intergovernativa delle alpi del sud del governo italiano e quello francese.
Nell'ambito di tale gruppo sono stati costituiti due sottogruppi di lavoro, non ancora operativi (nel frattempo sono diventati operativi). Un gruppo di lavoro per la messa in sicurezza del miglioramento dei valichi stradali italo francesi nelle alpi del sud, il secondo gruppo di lavoro sulla previsione di traffico italo francese nelle alpi del sud. Questo al fine di ottimizzare le risorse sulle vari infrastrutture che consistono nel territorio.
Il collegato alla finanziaria e la nuova volontà espressa negli ultimi mesi, grazie anche al nostro interessamento e al Governo, autorizza la spesa di un milione di euro per l'anno 2002 da assegnare all'ANAS per la progettazione e la realizzazione del nuovo Traforo di Tenda strada statale 20, seconda canna, e per consentire la messa in sicurezza della galleria esistente. Tra l'altro, questa è una novità recente, credo che l'ANAS stia pubblicando il bando per la progettazione, quindi per la conferma della realizzazione dell'opera essendo l'opera inserita nella legge obiettivo.
Per quanto riguarda la messa in sicurezza del Colle della Maddalena gli interventi previsti consistono, essenzialmente, nella realizzazione di un tunnel para-valanga nel tratto terminale della strada dove, durante il periodo invernale, si registrano frequenti fenomeni di caduta valanghe, con conseguente grave pregiudizio per la sicurezza. Attualmente, la conferenza non ha ancora assunto le determinazioni conclusive sul progetto, in quanto durante l'ultima seduta, a seguito di un sopralluogo, sono state richieste all'Anas integrazioni ed approfondimenti progettuali, relativi agli aspetti ambientali, alla sicurezza stradale e agli aspetti geologici.
Attualmente l'Anas sta valutando la possibilità, dietro nostra richiesta, di trasferire parte dei fondi destinati al collegamento, a monte, del Colle della Maddalena, per realizzare la circonvallazione di Demonte. Anche quest'opera sarà inserita - mi ha confermato l'Anas - nel nuovo piano triennale. Una parte di questi fondi, quindi, saranno utilizzati per la variante di Demonte e la parte rimanente per mettere in sicurezza, con interventi più leggeri, la parte a monte della valle.
C'è un tema che riguarda la realizzazione del tunnel di Armo-Cantarana.
La Strada Statale n. 28 del Col di Nava, direttrice di collegamento tra l'alta Valle Tanaro e Imperiose, è stata ritenuta, negli strumenti di pianificazione statali e regionali, una strada di particolare importanza in quanto unico collegamento alternativo all'autostrada Torino-Savona, tra la provincia di Cuneo e il Ponente ligure.
L'Anas, nel corso degli ultimi anni, in attuazione dei programmi specifici ha realizzato diversi interventi di adeguamento, anche con varianti di tracciato, lungo tutta la strada in questione, in particolare nei tratti piemontesi e liguri. In relazione ai suddetti interventi di miglioramento, al fine di predisporre un progetto di variante nel tratto di valico tra gli abitanti di Pieve di Teca e Cantarana Piemonte, il compartimento Anas di Genova aveva, a suo tempo, provveduto ad eseguire un foro pilota. Tale iniziativa, al momento risulta finanziata alla Regione Liguria, per lo studio di progettazione del nuovo traforo di Arno Cantarana. Per questo intervento la Regione Liguria, essendo Regione competente (in quanto il traforo avrebbe la parte maggiore di consistenza in territorio ligure), ha inserito quest'opera anche nella legge-obiettivo.
Traforo stradale del Mercantour.
Per quanto riguarda il traforo stradale del Mercantour, l'intervento è stato inserito, dalla Comunità europea, tra quelli previsti nella rete trans-europea di trasporti, composizione comune 2295, definita dal Consiglio il 28 settembre '95, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. C 331 dell'8 dicembre '95 e confermata, con decisione 1692, Comunità europea del Parlamento europeo del Consiglio del 23.7.96, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 99 del '96. Faccio questa serie di riferimento di dati e di cifre del Parlamento europeo perché questa è un'opera che il nostro Governo ha già inserito nella legge-obiettivo. L'ha già finanziata. Peraltro, sta trasferendo i fondi per la progettazione alla Regione Piemonte: 2,5 milioni di euro (cinque miliardi delle vecchie lire) per fare lo studio di fattibilità del tunnel del Mercantour. Con la parte francese sono in corso contatti per definire l'eventuale utenza di questo tratto e, comunque, c'è un'intesa per realizzare lo studio di fattibilità per un tunnel stradale/ferroviario, nel senso che nello studio di fattibilità deve essere studiato il cosiddetto "canale corridoio". Dopodiché, al termine dello studio, i Governi italiano e francese prenderanno le decisioni in merito alla realizzazione di ciò.
Per la prima volta assistiamo ad un finanziamento di cinque miliardi di lire del Governo (ed ha trasferito proprio in questi giorni alla Regione Piemonte) per fare la progettazione e lo studio di fattibilità del traforo del Mercantour. Mi sembra il primo passo concreto che in tanti anni viene fatto. Se ne parlava da tanti anni, ma non è mai stata stanziata una lira se non dalla Regione Piemonte anni fa, che aveva trasferito la Sitrace di Cuneo, sempre con la medesima finalità. Questa volta il traforo del Mercantour compare nella tabella ufficiale dell'attuale Finanziaria compare con uno stanziamento e compare con la ferma volontà, ribadita anche nell'ultimo vertice italo-francese, di realizzare questa infrastruttura.
Ci sarebbero molte altre cose da dire perché queste situazioni sono in continua evoluzioni.
Ci sono delle novità: venerdì a Roma firmeremo un'intesa Stato-Regione che racchiude anche tutti questi interventi. Tale intesa sarà sottoscritta non dal Ministero delle Infrastrutture Lunari, bensì dal Presidente del Consiglio Berlusconi e dal Ministro delle Finanze Tremonti, perché ho chiesto che la garanzia su queste opere fosse data, non solo in sede tecnica, ma anche in sede finanziaria e in sede di Presidenza del Consiglio.
Venerdì, quindi, al termine del Consiglio dei Ministeri, il sottoscritto, insieme al Presidente Ghigo, al Presidente Berlusconi e al Ministro Tremonti, firmeremo questa intesa che racchiude tutti gli impegni infrastrutturali sull'asse piemontese. Non la posso ancora divulgare perch la sta elaborando il Ministero Palazzo Chigi e quindi non abbiamo ancora il testo ufficiale, però sostanzialmente, tutto quello che ho detto in questa risposta, è ivi contenuto: la volontà e i soldi per realizzare il secondo tunnel di Tenda; la volontà e i soldi per realizzare la variante di Demonte e la messa in sicurezza della Statale n. 21; la volontà di realizzare il Traforo di Armo Cantarana; la volontà di realizzare entro la fine dell'anno, come già annunciato, il bando per l'autostradale Asti Cuneo, pezzo necessario per terminare le infrastrutture.
Attendo solo questa firma venerdì per avere un'ulteriore garanzia oltre quanto non già indicato nella legge-obiettivo. Tutti sappiamo, per che la legge-obiettivo, essendo gestibile in maniera elastica, pu anteporre o posporre progetti a seconda delle esigenze nazionali oltretutto è sempre soggetta al vaglio del Ministero delle Finanze del Ministro delle Finanze. In questo caso abbiamo chiesto che sotto l' intesa ci fosse la firma del Ministro delle Finanze, in modo da avere una sua responsabilità diretta nell'erogazione, oltre a quella del Consiglio dei Ministri e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Lunardi.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Dal ripasso sulla situazione complessiva emerge - e questo mi preoccupa il fatto che siamo ad un livello della conferma della buona volontà, nel senso che si farà, ci sono gli impegni, ma francamente, Assessore, gli impegni e i discorsi sono agli atti almeno da 10-20 o anche 30 anni (il traforo di Arma Cantarana è progettato da dieci anni). L'Anas non ha ancora risolto il problema dei suoi piani triennali del 1987; già nel 1990, quando già ero Consigliere regionale, si discuteva dell'inserimento nei piani triennali, ma che non valevano niente se non rientravano nei piani stralcio annuali. Questo, quindi, rappresenta solo un'iscrizione a catalogo.
Mi preme fare due considerazione. La prima è che con le interruzioni prima e poi il nuovo regolamento del traffico sui tunnel internazionali del Frejus e del Monte Bianco, una notevole parte di traffico è stata dirottata sui passaggi delle Alpi marittime, naturalmente è la più "sporca" (legno paglia, fieno, rottami, letame, materiali di scarso pregio) che usufruiscono del passaggio gratis, soprattutto nel transito del Colle della Maddalena.
In questa situazione i due Comuni di Aisone e di Demonte vivono un rischio imminente. Ci è giunta notizia che il comune di Demonte sta puntellando le case dove passano i tir in continuazione, ossia nel centro del paese. Il Comune di Aisone poggia su un piede di frana ed è puntellato da cinquant'anni, e noi continuiamo a far transitare i tir su questa strada.
Non mi pare, Assessore, che abbia parlato di tempi e di impegni finanziari già assunti, quindi, fin quanto non abbiamo queste garanzie, il resto è una riconferma dell'intenzione. Non dico che sia una questione di buona volontà, perché non credo che non ci sia buona intenzione di risolvere questi problemi. Inoltre, è sbagliato continuare a stanziare somme ingenti per fare dei lavori intorno all'attuale tunnel del Tenda quando è in corso una progettazione di un tunnel complanare per risolvere il problema di quel transito.
Mi preoccupa il fatto che il trasporto ferroviario non rappresenta nessun segno di novità. Assessore, forse ho sentito male - mi correggerà ancora - ma la linea Ventimiglia-Nizza continuerebbe a rimanere senza elettrificazione; praticamente, da Limone in avanti la linea è senza elettrificazione. Abbiamo un'ottima strada ferroviaria, che era il fiore all'occhiello delle prime realizzazioni subalpine, che impiega quattro ore per percorrere il tratto Torino-Nizza. Per quale motivo non interveniamo su questa linea per renderla funzionale per il trasporto quantomeno dei passeggeri e magari delle merci leggere? Questa rappresenta una prima questione da affrontare. Il percorso da Fossano fino a Cuneo mi pare sia destinato a rimanere nell'attuale situazione.
Non vorrei che il Consigliere Dutto, un giorno o l'altro, iniziasse lo sciopero della fame direttamente sul treno - io non potrò esimermi, sar molto meno credibile di lui - per la mancanza di un minimo di sensibilità verso il caos che si sta creando in quel territorio.
Anche la linea ferroviaria Torino-Savona, nel tratto che interessa anche Mondovì versa in una situazione che continua a causare ritardi scoraggiando l'uso della ferrovia. Capisco che adesso che sono terminati i lavori sull'autostrada Torino-Savona si cercherà di far circolare un maggior numero di persone su quell'autostrada, ma non è questa la soluzione di cui abbiamo bisogno.
Non trovo risposta per quanto riguarda il potenziamento della linea ferrovia Cavalmaggiore-Bra-Alba-Asti-Castagnole e Alessandria che rappresenta una strada fondamentale per pendolari ed è una di quelle linee alternative al traffico stradale in quella zona, al di là della linea Asti Cuneo, perché rappresenta una linea trasversale tra il territorio cuneese e il territorio milanese. Rappresenta un'altra delle linee ferroviarie storiche che registra, ogni tanto, interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria con l'impiego di soldi, senza che questa diventi una linea che assume un maggior valore e una maggiore fisionomia strategica. Insisto su tutti questi punti e vorrei risposte più complete.
fondamentale conoscere la situazione che riguarda la velocizzazione del traffico tra Torino-Nizza che interessa in modo determinante le relazioni tra il sud del Piemonte e l'aria del Ponente Ligure e del sud-est della Francia. Per adesso, ci sono solo degli impegni.
Abbiamo bisogno di certezze per le circonvallazioni dei Comuni di Demonte e Aisone, per evitare rischi fisici gravissimi su quelle zone, e per quanto riguarda i paravalanghe sull'attuale percorso della linea del Colle della Maddalena. Per ciò che riguarda il traforo del Mercantour è una questione che non voglio più riproporre in questa sede, perché questa interpellanza era finalizzata a capire se stiamo intervenendo per creare una situazione di decente funzionalità della rete viaria e ferroviaria locale e delle relazioni tra Torino e il resto del Piemonte e tra il Piemonte e il sud della Liguria sugli assi ferroviari e sugli assi di strade statali ordinarie. Mi pare che lo stesso traforo di Almo-Cantarana è destinato a rimanere un'interruzione gravissima delle comunicazioni con il Ponente Ligure.
Vorrei la risposta scritta, anche se, Assessore, credo che siamo in una fase molto preliminare rispetto a tempi di realizzazione e impegni finanziari precisi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Consigliere Riba, in due anni non si può realizzare tutto quello che non è stato fatto in vent'anni. Posso dire che venerdì le darò indicazioni rispetto ai tempi e ai soldi, con relative firme, finanziaria e capitoli per darle dimostrazione che stiamo agendo nel concreto e non più solo a parole, come è stato fatto per troppi anni.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 1395 del Consigliere Tapparo inerente a: "Operatività discutibile da parte dei tecnici CAV (Consorzio Alta Velocità) Torino Milano per tracciare i terreni espropriati per il passaggio della ferrovia ad Alta Capacità"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1395, presentata dal Consigliere Tapparo, inerente a: "Operatività discutibile da parte dei tecnici CAV (Consorzio Alta Velocità) Torino-Milano per tracciare i terreni espropriati per il passaggio della ferrovia ad Alta Capacità" Risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

L'elemento di questa interrogazione è ormai superato, in quanto si lamentava un'operatività discutibile, da parte dei tecnici del Consorzio Alta velocità, per tracciare i terreni espropriati dal passaggio della ferrovia Alta Capacità. Si lamentava una non soddisfacente intesa tra CAV espropriati e Organizzazioni Agricole che, in questo caso, era la Col diretti - se non ricordo male - a coordinare tutta la fase.
Nel mese di settembre 2001 si è aperto un tavolo tecnico presso l'Assessorato Territorio Rurale, a seguito di preventivi incontri presso la Direzione Trasporti, tra le Associazioni Agricole Coltivatori diretti e agricoltori, Associazione dei proprietari dei fondi, i Funzionari regionali, TAV e CAV.
Questa struttura, avente lo scopo di regolare i rapporti tra i soggetti interessati, ha portato alla ratifica di un Accordo Istituzionale da parte di tutti i partecipanti al "Tavolo" finalizzata alla definizione procedura di modalità di espropri sui territori interessati e al rispetto della tempistica stabilita per la realizzazione della linea.
L'accordo è stato formalizzato e integrato direttamente da TAV, CAV Torino-MI e delle Associazioni di Categoria sulla base di un analogo atto già approvato e firmato in occasione della realizzazione della tratta Milano-Bologna.
In esso si sancisce tra l'altro la cessazione delle competenze della Regione Piemonte che non è più a conoscenza dei successivi sviluppi e degli accordi finali raggiunti attraverso gli ulteriori incontri tra le Associazioni di Categoria e il Proponente, che rientrano nella sfera delle intese tra soggetti privati.
Per tali motivi si rappresenta che la Regione Piemonte e in particolare le Direzioni competenti non potranno assumere alcuna formale iniziativa per dirimere eventuali controversi tra le parti e si considera opportuno che gli stessi agricoltori interessati si rivolgano direttamente alle loro Associazioni di Categoria per avere chiarimenti in merito.
Mi rendo conto che l'interrogazione era precedente alla firma dell'intesa COLDIRETTI-CAV To-Mi.
Devo dire che anche in questo caso il mio Assessorato si è attivato ha sollecitato questa chiusura al tavolo. Non siamo giustamente entrati nelle parti, perché è un trattativa tra chi si vede espropriato il terreno e chi deve costruire su quel terreno. Abbiamo solo fatto in modo che fosse raggiunta un'intesa e la cosa mi ha dato particolarmente sollievo, perch anche in questo caso l'azione che abbiamo intrapreso - ringrazio anche il Consigliere Tapparo per averla segnalata - era già a nostra conoscenza perché, come si evince dalle date, già dal 2001 noi lavoravamo su questo tema e si è felicemente concluso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore.
Ovviamente la risposta all'interrogazione aveva un senso allora, quando era stata presentata, proprio perché singoli agricoltori, e quindi non associazioni, si erano rivolti ad amministratori pubblici, come possiamo essere noi Consiglieri regionali, per manifestare il disagio nel rapporto con cui si operavano gli espropri.
Voglio segnalarle il caso, Assessore, perché potrebbe essere anche un modello di riferimento per altre realtà in cui ci sono grandi interventi per opere pubbliche.
Minimizzare il danno dovrebbe essere un principio guida che vincola qualsiasi operatore, anche le imprese. Ed è compito delle stesse imprese precisare ai loro dipendenti questa sensibilità.
Cosa avveniva? Io ho potuto accertarlo andando a verificare direttamente: negli interventi sulle aree espropriate non si teneva conto degli effetti indotti sulle colture e sulle attività agricole che erano al di là dello specifico appezzamento di terreno espropriato.
Inoltre, questi piccoli agricoltori - relativamente piccoli agricoltori si trovavano in qualche modo intimiditi anche dai modi e dalle forme.
Se vogliamo procedere alla costruzione di grandi infrastrutture dobbiamo anche avere "un'etica del rapporto". E' importante anche questo aspetto. Si tiene spesso un atteggiamento burocratico, formale e molto forte soprattutto su chi non ha possibilità di una difesa (o per farlo dovrebbe rivolgersi alla Magistratura).
Il fatto che la Regione Piemonte non abbia più una responsabilità diretta, una volta fatti i passi, è una considerazione parziale, perché in qualche modo, dove si ha il governo di una comunità e di un territorio, ci deve essere una vigilanza dei rapporti, se questi assumono un carattere endemico.
E' chiaro che il Tavolo tecnico ha superato questo aspetto ma, come le dico, solo in parte. Il senso della mia interrogazione era - allora - da un lato, segnalare un fatto disdicevole (che poi con il Tavolo tecnico in parte è stato recuperato) e, dall'altro, darle un'indicazione affinché il governo regionale, siccome ce ne saranno altre di grandi opere e infrastrutture, possa dare un'indicazione di etica di comportamento soprattutto nei confronti dei più deboli. I grandi agricoltori sanno come tutelarsi, sono quelli piccoli che vengono travolti e non sanno nemmeno come far sentire la loro voce.
Siccome continuo a dire che questa assemblea, in qualche modo, è anche voce degli interessi diffusi, quelli che magari non sono nemmeno iscritti ad un'associazione, ho cercato in questo caso di voler interpretare al meglio questo compito che abbiamo, ovvero dare voce a questi "piccoli" che non sapevano a chi rivolgersi ed erano impotenti. Pertanto, ho cercato di evidenziarlo con questa azione.
Sono parzialmente soddisfatto per il tempo, perché avrei preferito che questa risposta mi fosse stata data in tempi ragionevoli.
Presidente di turno, torno a ribadire che, o si riesce a rendere la funzione ispettiva adeguata anche temporalmente, oppure si toglie in questo modo efficacia al nostro compito.
Siccome il nostro compito è stato in parte svuotato da una serie di scelte strutturali e istituzionali, se questa risposta, per esempio, fosse arrivata in una fase di tempo più puntuale, poteva avere un senso.
Comunque, la ringrazio e ribadisco che mi ritengo parzialmente soddisfatto.
Vorrei fare all'Assessore la raccomandazione di non rinunciare al ruolo di governo generale. Anche quando si tratta di una questione privata, c'è sempre la supervisione degli interessi diffusi e generali della comunità.
Quindi non rinunci, anche dove sembra che non si abbia più competenza come Regione.


Argomento: Trasporti su ferro

Risposta scritta all'interrogazione n. 1607 e all'interpellanza n. 1457


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta da parte degli Assessori competenti alle seguenti interrogazioni ed interpellanze: interrogazione n. 1607 del Consigliere Moriconi inerente a "Realizzazione di una linea metropolitana leggera nella tratta ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice" interpellanza n. 1457 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerente a "Asse ferroviario del Sempione".


Argomento: Trasporti su ferro - Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 1591 del Consigliere Giordano inerente a "Il dossier mai consegnato"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1591 del Consigliere Giordano. Gli Assessori competenti sono l'Assessore Casoni e l'Assessore Cavallera.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Con l'interrogazione n. 1591, il Consigliere Giordano mi interrogava per sapere se gli studi di progettazione relativi alla tratta da Settimo a San Didero della linea ad Alta Capacità erano in possesso della Regione Piemonte e se dovevano essere dati ai Comuni interessati. Sostanzialmente poneva un interrogativo se questo fosse avvenuto. La risposta è la seguente.
Circa l'interrogazione n. 1591 presentata dal Presidente del Consiglio regionale in data 07 giugno, dal Presidente del Gruppo consiliare I Democratici-L'Ulivo Costantino Giordano si rileva quanto segue.
La Professoressa Spaziante del Politecnico di Torino, con nota 5044 in data 16 maggio 2002 ha consegnato alla Regione Piemonte il CD contenente lo studio realizzato su incarico di RFI denominato "Nuovo collegamento ferroviario Alta Capacità Torino-Lione, tratta torinese San Didero. Analisi e valutazioni tecniche sul tracciato".
La Direzione Trasporti ha provveduto a riprodurre tale CD e ad inviarlo, con nota 425 TVC del 22 maggio 2002 ai seguenti soggetti: Presidente della Provincia di Torino, Sindaco del Comune di Torino Presidenti della Comunità Montala Alta Val di Susa e Bassa Val di Susa ai Sindaci dei Comuni di Almese, Alpignano, Avigliana, Borgaro, Borgone di Susa, Brandizzo, Bruzolo di Susa, Bussoleno, Caprie, Casellette, Chianocco Chiomonte, Chiusa S. Michele, Chivasso, Collego, Condove, Druento Giaglione, Mattie, Meana di Susa, Mompantero, Moncenisio, Novalesa Pianezza, Rubiana, San Didero, San Gillio, San Giorgio, Sant'Ambrogio Sant'Antonino, Settimo Torinese, Susa, Val della Torre, Vaie, Venaria Reale, Venaus, Verolengo, Villardora, Villarfocchiardo.
Il medesimo CD è stato consegnato anche alla comunità Val Cenischia.
In quest'ambito, la Regione Piemonte ha riprodotto e diffuso quanto era in suo possesso, nel tempo più breve possibile; logicamente anche noi abbiamo dovuto richiedere il materiale, in quanto non era di nostra proprietà e abbiamo dovuto aspettare l'autorizzazione da parte di RFI al Politecnico di Torino, affinché il Politecnico potesse consegnarci in maniera ufficiale tale materiale.
Appena il materiale è pervenuto, gli Uffici competenti hanno provveduto a duplicarlo e inviarlo a tutti i soggetti interessati.
Ritengo che questa possa essere una risposta soddisfacente al bisogno di comunicazione che segnalava il Consigliere Giordano.
Peraltro, il materiale in oggetto è riposto nel famoso armadio della II Commissione, presieduta dal Presidente Dutto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Assessore, per la risposta esauriente, rispetto al fatto che tutti gli interessati della tratta sono stati avvertiti.
Chiedo ancora se i problemi tecnici sono stati sviscerati, oppure se persiste qualche punto interrogativo, e se la tratta è ormai superata in termini di progetto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Casoni, per un completamento della risposta.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Per un completamento verbale. Devo dire al Consigliere Giordano che già da mesi, tutti i giovedì, presso il mio Assessorato si riunisce il cosiddetto "tavolo tecnico-politico", composto dai Sindaci, dai Presidenti delle Comunità montane, dal Presidente della Provincia di Torino e dal Comune di Torino, per analizzare il materiale.
Tale materiale presenta alcuni argomenti che sono ancora in discussione e pertanto il lavoro finale deve ancora essere formalizzato.
Prima di chiedere delle modifiche RFI, vorrei che il tavolo fosse coeso sulle richieste da presentare.
Ritengo che nelle prossime due o tre settimane avremo un quadro definitivo delle modifiche da richiedere al progetto presentato da RFI.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Casoni.
Dichiaro terminato il punto inerente alle "Interrogazioni e interpellanze".
Saluto la Scuola Media "Alberti" di Torino, che stamattina è venuta a farci visita.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, in particolare relativamente all'iscrizione dell'ordine del giorno n. 622


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Vorrei rivolgerle un invito per verificare se è possibile iscrivere all'o.d.g. della prossima seduta un ordine del giorno che ho presentato circa un mese fa, sull'insediamento di un depuratore a Caseigerola, un Comune della Lombardia..
Si tratta dell'impianto della Solchem, verso il quale c'è stata una grande mobilitazione da parte dei Comuni piemontesi limitrofi alla provincia di Pavia, quindi istituzioni, associazioni e cittadini. Anche la Regione Piemonte ha preso posizione contro l'insediamento di tale impianto.
Poiché l'autorizzazione è avvenuta circa un mese fa e i tempi per un eventuale ricorso da parte della Regione Piemonte stanno per scadere invito il Presidente a valutare l'opportunità d'inserire nella prossima seduta di Consiglio la discussione di questo documento. Grazie.



PRESIDENTE

Questo è un argomento da trattare nella Conferenza dei Capigruppo. Ne prendo, comunque, nota e provvederò d'ufficio a trovare il modo d'inserirlo. La ringrazio.


Argomento: Immigrazione

Esame ordine del giorno n. 613 presentato dai Consiglieri Brigandì, Dutto e Rossi Oreste: "Richiesta integrazione regolamentazione flussi migratori"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 613, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Il testo di tale documento è stato modificato ed emendato, pertanto distribuiamo il testo definitivo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Intendo illustrare l'ordine del giorno a mia firma, perché voglio spiegare esattamente quali sono i concetti che sottendono a detto documento.
Quando ero un po' più giovane giocavo a biliardo e, ovviamente, giocavo a boccette, un gioco popolare, non potendomi permettere di giocare a stecca, magari nei circoli velici, discutendo del G8 che stavano per istituire.
Così, ho imparato un pochino le regole della carambola.
Quest'ordine del giorno non vuole rispettare le regole della carambola ma vuole denunciarle, perché vuole che, una volta tanto, si parli chiaro in termini d'immigrazione.
Il meccanismo dell'immigrazione consiste in persone che si spostano, da una parte del pianeta, in un'altra parte del pianeta. Il problema è capire come s'intende il meccanismo dell'immigrazione all'interno di questo Stato.
La prima domanda che ci si pone è: l'immigrazione ha una valenza assistenziale? Sì o no? Se l'immigrazione ha una valenza assistenziale, la conseguente proposizione è che tale valenza non può che essere rivolta nei confronti di tutti.
Non si può pensare che un popolo che muore di fame in Bangladesh abbia più o meno dignità di un popolo che muore di fame in India, con la conseguenza logica che le frontiere devono essere aperte completamente; chi vuole entrare, entra, e chi vuole uscire, esce, con conseguenze politiche ed economiche di un certo tipo.
Se, invece, si vuole dire che l'immigrazione è un meccanismo distinto separato dall'assistenzialismo, bisogna arrivare a conclusioni diverse perché occorre immaginare su quale tipo di società si vuole costruire, per noi e per coloro che verranno dopo di noi.
Occorre pensare se tutti abbiano pari dignità, cioè se l'immigrato che arriva violando la legge del proprio Paese, violando la legge del Paese ospitante e magari viene in Italia non per lavorare ma, come abbiamo visto per delinquere (i dati carcerari lo confermano). Nella prospettiva dell'assistenzialismo quell'immigrato ha più valore rispetto ai malati rispetto agli orfani, rispetto a coloro che non sono stati in grado di procurarsi i soldi necessari per imbarcarsi sulle carrette del mare? Il primo principio che intendo affermare è che tutti i poveri del mondo devono avere pari dignità e che bisogna cercare di fare il possibile verso tutti, non confondendo con lo strumento dell'immigrazione che è uno strumento completamente diverso. A questo punto noi dobbiamo prospettare quale tipo di società vogliamo. Se noi vogliamo e ambiamo ad una società priva di valori, ad una società, le parole di moda sono multietnica e multirazziale. Ma non è certo né la razza né l'etnia che ci interessa, ma la cultura. Quindi un azzeramento del dato culturale di tutti i poveri.
Oppure vogliamo che ogni popolo mantenga la propria cultura e le proprie tradizioni, conosca sì le tradizioni degli altri popoli, ma non abbandoni le proprie. Se un popolo ha il proprio passato e se la conoscenza del proprio passato non possa che essere alla base per costruire il propri futuro. Se così è, si arriva alla proposizione che: tutte le persone povere del mondo hanno pari dignità, l'immigrazione non è un meccanismo per fronteggiare la povertà.
Voi capite bene che la stessa cifra che spendiamo per mantenere, per aiutare, un povero in Italia, noi potremmo usarla per aiutare 10 poveri nel loro paese d'origine. L'assistenza in Italia è controproducente. Se noi riteniamo che la cultura di un popolo sia un valore, non possiamo che arrivare alla conclusione che in Italia devono entrare le persone che hanno voglia di lavorare, perché vogliono dare un contributo alla vita sociale del paese e ricevere da questo pari dignità dei cittadini e, soprattutto rispettino tutte le regole: rispettino, per prima cosa, le leggi dello Stato italiano, rispettino l'educazione e la civiltà del popolo ospitante.
Se così è noi riteniamo che i flussi migratori di cui alla legge Bossi Fini che sono in mano al Ministro del Welfare, non possono che essere in coerenza con questi principi. Credo che un argentino, un extracomunitario di cultura simile alla nostra, molto più facilmente si possa integrare nella nostra cultura, molto più facilmente possa avere e dare l'apporto reciproco per creare una convivenza che esula dall'esistenzialismo. Questo è il motivo che mi ha spinto a redigere questo ordine del giorno e per il quale chiedo il consenso del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Non se se sia una facoltà del Presidente, ma in presenza di simili ordini del giorno che offendono la dignità della persona ed umiliano la condizione dell'emigrante, ci dovrebbe essere una norma sovraordinata che imponga e richiami il primo firmatario alla realtà dei fatti. Non si pu contrabbandare come alto valore di integrazione, un ordine del giorno di questa portata. Uso questi termini, Consigliere Brigandì, perché si sta offendono la cultura del nostro Paese.
Un paese che ha già conosciuto sulla propria pelle quanto gravosa sia la condizione dell'immigrante. Appartengo ad una terra, la Sardegna, dalla quale, colpevole l'assenza del Governo e le politiche, certo, di tipo assistenziale, miglia e migliaia di persone hanno dovuto abbandonare la propria terra per cercare un luogo di lavoro e di vita fuori dalla propria terra di nascita.
Presidente, non so quale possa essere la norma, ma credo che questa assemblea debba essere tutelata. C'é un rigurgito di razzismo, perché di questo si tratta, perché cosa vuol dire, Consigliere Brigandi?: "...Affinché nelle determinazione dei flussi migratori si tenga conto dell'esigenza di ricercare una più facile integrazione nella società italiana tra persone aventi determinate affinità culturali". Cosa vuol dire? In modo elegante, si vuole mascherare che, nell'ambito dei flussi migratori, si da prima via libera a chi appartiene a religioni o a credenze affini alle nostre. Abbia il coraggio delle sue azioni! Questo ordine del giorno edulcorato in questo modo vuole nascondere la vera portata: prima entrano i cristiani poi, se ci sarà posto, arriveranno i musulmani perché noi dobbiamo difendere questo paese dalla islamizzazione. Abbia il coraggio delle sue azioni, Consigliere Brigandì, e sveli il gioco. Dietro a questo ordine del giorno, apparentemente così neutro, apparentemente così elegante nella dizione, c'é un atteggiamento xenofobo, c'é un atteggiamento razzista, c'é un atteggiamento integralista che offende ed umilia, prima ancora che la dignità e il rispetto dovuto a chi viene in questo paese alla ricerca di una prospettiva di vita e di lavoro, la dignità di un Paese che ha patito sulla propria pelle il peso dell'immigrazione.
E' chiaro che la nostra posizione su questo ordine del giorno è netta assolutamente non negoziabile, neanche attraverso tentativi.
Se una cosa posso chiedere è la sospensione di cinque minuti dei lavori d'aula affinché il Consigliere Brigandì possa, con dignità, non sottoporre al voto questo ordine del giorno e faccia l'atto doveroso che dovrebbe svolgere proprio per rispetto all'assemblea: ritiri l'ordine del giorno perché umilia ed offende la dignità di questa assemblea elettiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Sicuramente, una delle sfide di fronte alle quali si trova oggi l'Europa è quella che proviene dall'intensificarsi degli scambi tra le diverse culture e popolazioni. Le storie dei popoli sono, da sempre, storie di movimenti migratori che portano gli individui a fuggire la miseria e cercare nuove terre e nuovo benessere. I motivi sono sempre uguali e sempre diversi. Attualmente la globalizzazione dell'economia sta scuotendo interi paesi e continenti. Le crisi geopolitiche che sfociano purtroppo in guerre cruenti sono un altro effetto di un mondo che sta ridisegnando i propri confini e i rapporti tra i popoli. In questi processi l'Europa, dopo un secolo di storia contrassegnata dalle guerre mondiali, dalle dittature fasciste e dalla divisione in blocchi, è ritornata, alla fine del XX secolo, ad essere punto di riferimento e meta di individui in cerca di benessere e di nuove opportunità. Dall'antichità al Rinascimento la storia dell'Europa ha rappresentato un crogiolo dove questi individui andavano a fondersi in quella che è oggi la nostra identità di Occidentali.
L'incontro tra diverse culture in una terra che conosce i valori della tolleranza, il valore della comprensione e del rispetto dell'altro, ha sempre rappresentato, per la storia della nostra civiltà, nuove opportunità di crescita. Senza questi incontri, senza questo sincretismo l'Italia non sarebbe oggi il Paese che possiede più del 40% del patrimonio artistico mondiale. Basta volgere lo sguardo al panorama delle nostre città: accanto alle costruzioni romaniche troviamo le guglie gotiche e le cupole di ispirazione araba e bizantina. Venezia, Firenze, Roma, Milano non sono che dei musei all'aperto che stanno a testimoniare scambi del passaggio e della ricchezza di tutte queste culture. Quindi, la somma degli scambi tra culture e tradizioni diverse avvenuti sul suolo del nostro Paese è stata sempre positiva ed anche oggi non rappresenta una minaccia, ma nuova ricchezza.
La cultura è anche il modo in cui gli uomini si organizzano per affrontare e risolvere i problemi, diversi sono i problemi e diverse sono le culture. Se cultura è anche questo, all'ora ciò che distingue la nostra civiltà di europei dalle altre civiltà non è la religione né un'idea vga di tradizione e radicamento: ciò che ci rende diversi è il modo in cui i popoli europei e occidentali hanno organizzato le proprie conoscenze quella organizzazione che ha permesso lo sviluppo del sapere scientifico e della convivenza fondata sul diritto. Progresso che, come sosteneva Karl Popper (tanto caro al Presidente del Senato) è inestricabilmente legato al progresso della società libera, democratica, della tolleranza e dello stato di diritto, appunto la cosiddetta "società aperta". L'Europa ha avuto nella storia, il problema di dover accogliere ed integrare le altre culture, dalla risposta che si è saputo dare ad esso è dipesa tutta la nostra ricchezza culturale, morale e, direi, anche materiale.
La risposta a questa problema è stata la capacità di ricezione, di prendere ciò che è utile per il progresso da tutte quelle culture con cui la nostra civiltà di occidentali è venuta in contatto in millenni di storia.
Per questo motivo lo spirito dell'ordine del giorno che invita a formare barriere, alla chiusura e in fondo all'intolleranza non è figlio di quella tradizione che dice di voler salvaguardare.
Anche l'Europa ha conosciuto, in epoche oscure, le guerre di religione le vendette, le torture, l'arbitrio. Ecco, sarebbe una sciagura se oggi, di fronte ai problemi che si aprono nei nuovi scenari della globalizzazione noi reagissimo ritornando allo spirito di quei secoli per esportarli su scala planetaria. Non è tornando indietro sulla strada del progresso che si potranno affrontare questi problemi; ma è andando avanti sulla strada di quei valori che ci hanno permesso di creare una civiltà che oggi esprime senz'altro un modello ed una aspirazione per tutti i popoli che cercano il benessere e la pacifica convivenza.
in questo spirito che voto contro questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, colleghi, oggi tutti abbiamo letto le prime pagine dei giornali: sono scaduti i termini entro i quali i cittadini extracomunitari potevano presentare la domanda per regolarizzare la propria posizione: sono 520 mila. Si è trattato - e si tratta - della più grande sanatoria mai fatta nel nostro Paese da qualche anno a questa parte. È chiaro? 520 mila persone che hanno, giustamente, potuto regolarizzare la propria posizione o come badanti o come colf. Non solo, ma in questi giorni è stato oggetto di polemica in Parlamento una giusta misura adottata dal Ministro, in cui si prevede la possibilità, per un cittadino extracomunitario, di denunciare il proprio datore di lavoro se questo, dopo averlo assunto irregolarmente si rifiuta di metterlo in regola. Noi siamo d'accordo. 520 mila regolarizzazioni sono avvenute.
Ieri sera, tra una riunione e l'altra, ho visto un telegiornale e dopo anni - anni - nei quali le questioni delle immigrazioni diventavano oggetto di una vergognosa speculazione politica fatta dal centro destra ("l'orda di barbari che invide il nostro Paese"), ieri sera, per la prima volta, ho visto che un telegiornale di Stato, dovendo spiegare al Paese che stavamo per sanare 520 posizioni di cittadini extracomunitari che hanno lavorato in questo Paese irregolarmente, ha mandato in onda un bellissimo servizio sui drammi dei cittadini italiani che nel dopoguerra emigrarono all'estero con la valigia legata con la corda e lo spago.
Bellissimo servizio perché offriva l'immagine (ed io vi consiglio anche di leggere il libro "L'orda", scritto da un bravo giornalista del "Corriere della Sera") di un fenomeno complesso che non può essere affrontato con la demagogia, come avete fatto per anni, altrimenti non avreste sanato 520 mila posizioni, amici e colleghi del centro destra, anzi 600 mila posizioni (e non mi risulta che l'abbiate detto in campagna elettorale, anzi, avete chiesto i voti in nome di una politica contraria a questi principi, o almeno una parte di voi).
Ieri sera ho visto uno spaccato della realtà, un fenomeno complesso che deve essere governato. Non solo. Avete varato una legge, la Bossi-Fini, che da questo punto di vista è rigida al punto da creare problemi. So per esperienza che ci sono imprenditori che hanno tentato, facendo una politica vera dell'immigrazione, di formare i lavoratori extracomunitari in alcuni Paesi (Bierolussia, Polonia, Romania, Marocco) pensando che fosse possibile, una volta formati, portarli in Italia, visto che vi è un problema di mancanza di manodopera (altro dato oggettivo).
La vostra demagogia, sul fatto di dover assumere prima i meridionali si è sciolta come neve al sole. Lo stesso Ministro Maroni ha ribadito agli organi di stampa la necessità di garantire prima l'occupazione ai cittadini meridionali. Grande demagogia. Altra balla, propinata a piene mani agli italiani. Ebbene, la legge Bossi-Fini stabilisce il principio di una maggiore rigidità nelle politiche di ingresso, per cui anche quelle province, che attraverso fondi europei hanno deciso di formare altrove manodopera per poterla, un domani, a farla lavorare in Italia, oggi hanno in quella legge, un elemento di ostacolo. La legge diventa, oggettivamente un elemento di ostacolo a far sì che possa decollare una moderna politica dell'immigrazione, fatta di accordi multilaterali e bilaterali. Da quando governa il centrodestra avete fatto, su venticinque, un solo accordo bilaterale. Una politica dei flussi si fa con gli accordi bilaterali contrattando con quei Paesi. Non avete fatto nulla di tutto ciò.
Proponete un ordine del giorno che, francamente, mi fa tremare le vene dei polsi, perché fa tabula rasa delle azioni che avete assunto al Governo.
Non stiamo discutendo di problemi che anche noi pensiamo debbano essere affrontati. Non pensiamo che vi sia incompatibilità tra le esigenze di affermare il diritto delle persone e della persona in quanto tale, che viene in Italia, lavora e produce reddito in questo Paese, e il fatto di pretendere che quella medesima persona in Italia rispetti le nostre leggi e le nostre regole. Su questo non c'è divisione tra di noi. Dobbiamo abituarci, se non vogliamo - ripeto - vendere fumo, a ragionare pensando al fatto che siamo una società già oggi multietnica. Basta girare per Torino o in una qualsiasi Provincia del nostro Piemonte per rendersi conto di questa realtà. La città di Biella conta 50.000 abitanti e se girate per la città scoprite molte persone di colore, che lavorano e producono. Posso anche raccontare bugie, mettermi la coscienza a posto, ma una forza politica di governo deve governare questi fenomeni e può governarli non con la demagogia, ma con le politiche dell'immigrazione.
L'ordine del giorno proposto in quest'Aula salta questo problema, non l'affronta minimamente, introduce un elemento di emotività nella discussione, che si fonda su presupposti che io giudico fallaci e sbagliati.
Noi voteremo contro quest'ordine del giorno e ci auguriamo che ampia parte della maggioranza faccia altrettanto. Non pensiamo che possa essere approvato un ordine del giorno che mi permetto di definire di stampo razzista, che è contro l'idea di organizzare e avere una società aperta una società nella quale non si alimentano le contrapposizioni religiose non si alimenta un clima di contrapposizione fra popoli e persone che hanno culture diverse, ma una società che usa la politica e gli strumenti della politica per favorire l'inserimento, l'integrazione e un clima di convivenza civile. Per tutte queste ragioni, votiamo contro l'ordine del giorno presentato dalla Lega.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Oreste.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. Intervengo dopo aver sentito in particolare due interventi, quello del Consigliere Contu, che con il suo solito populismo e la sua demagogia accusa di razzismo e xenofobia l'ordine del giorno della Lega, e quello del Consigliere Ronzani che, ovviamente, accusa per gli stessi motivi l'ordine del giorno, ma rincara la dose, da una parte facendo i complimenti al Governo, ma attaccando il Governo per la campagna elettorale che, secondo lui, avrebbe fatto diversa da come si è comportato.
Capisco il motivo per cui quando si ha un incidente si parla di sinistro come capisco anche che vi sono persone che non sanno cosa fa la mano destra quando si utilizza la mano sinistra e per alcuni le mani sono tutte e due sinistre perché sono mancini.
Quante volte abbiamo sentito il Consigliere Ronzani e il suo Gruppo ripetere che ci sono troppi disoccupati e operai senza lavoro? Questa mattina afferma che dobbiamo accogliere tutti quelli che arrivano nel nostro Paese perché abbiano necessità di lavoratori.
Consigliere Ronzani, i lavoratori ci sono o non ci sono? Io so che ci sono tanti disoccupati disposti da domani ad occupare un posto da operaio e lei mi viene a dire che dobbiamo accogliere persone che, spesso e volentieri, non sono qualificate e, quindi, non possono ricoprire incarichi impiegatizi, ma solo lavorare nell'agricoltura o come operai. Dall'altra parte, abbiamo poveri operai che stanno protestando e piangono con le loro famiglie perché se perdono il posto di lavoro alla Fiat rischiano di rimanere a casa. Consigliere Ronzani, cerchiamo di capirci. Non pu affermare che il Governo dovrebbe trattare con altri Paesi i flussi migratori, per altri Paesi immagino che si intenda altri Stati, ma contemporaneamente, dire che il nostro ordine del giorno va in senso contrario. Non è vero. Il nostro ordine del giorno fornisce indicazioni al Governo per trattare i flussi migratori con gli altri Paesi, possibilmente con quei Paesi più vicini a noi, ma non per motivi di religione, noi siamo ecumenici, ma per similitudine. Penso, ad esempio, all'America Latina, ai figli e ai nipoti italiani in Argentina, in Brasile, ovunque, anche in Australia. Se avessi la possibilità di farlo, tratterei prima con Paesi vicino a noi, con Paesi che hanno trattati di cooperazione con il nostro Stato, non con chiunque capiti.
vero che tutti hanno bisogno di aiuto, che tutti sono poveri, ma non possiamo aprire il nostro Paese a un miliardo di cinesi, a un miliardo di indiani o africani. Se vogliamo essere seri, dovremo ipotizzare un numero di stranieri che possiamo accogliere in Italia, andando a scegliere queste persone fra quelle più affini al nostro Paese; anzi, dirò di più, magari se avessimo la possibilità, scegliere anche la professionalità che ci serve e creare la possibilità in quei Paesi di realizzare scuole che garantiscano il personale qualificato che ci serve.
Questo Governo ha fatto quello che la sinistra ha sempre predicato ma non ha mai fatto. Ha dato pari dignità a più di 500.000 persone che vivevano nel nostro Paese da clandestini, che facevano la fame, lavoravano in nero e facevano gli schiavi. Il vostro Governo di sinistra gli ha permesso di venire in Italia senza regole, senza documenti, a fare gli schiavi, non gli ha dato dignità. Il Governo di centrodestra ha avuto il coraggio di dire: " Diamo dignità a quelli che già sono in Italia e lavorano. Mandiamo via i delinquenti. Chi arriva in Italia deve avere le carte in regola, altrimenti viene espulso e chi rientra clandestinamente va in galera; però, diamo dignità a coloro che sono in Italia per lavorare e che hanno un posto di lavoro." Voi avete accolto questa gente senza regole a far la fame e a fare gli schiavi. Noi gli diamo la dignità di essere cittadini italiani. Questo è quello che ha fatto il centrodestra rispetto al vostro Governo di sinistra, che si è riempito la bocca con le parole con le promesse, con il populismo e non gli ha dato la possibilità di essere cittadini di serie A. Questa è la differenza tra centrodestra e centrosinistra nel nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
Rispetto a testi come questo, un Consigliere si potrebbe domandare a che cosa servono gli ordini del giorno, e darsi come risposta che servono per adempiere ad una funzione analoga a quella a cui altri mammiferi provvedono in altro modo, cioè a segnare sostanzialmente il territorio della politica e del consenso, senza alcun tipo di indicazione sostanziale nelle politiche e negli atti che devono essere adottati, ma con pronunciamenti più o meno vaghi, che servono appunto a ricompattare in qualche modo le maggioranze su dati puramente simbolici, ma non ad indicare politiche di Governo da perseguire.
In secondo luogo, è abbastanza comico che un manifesto tentato allo scontro fra le culture venga scritto in un linguaggio così doroteo da far ricordare la famosa prefazione di Sciascia "L'affaire Moro", in cui parlando di Moro, ricordava questa straordinaria e tragica capacità di non dire dicendo, e di dire non dicendo, quindi facendo in qualche modo trasparire per allusioni un contenuto non detto di un discorso, e sostenendo invece, con un linguaggio piano e nella stragrande maggioranza dei casi perifrastico, delle tesi che si riducono sostanzialmente all'acqua calda.
Se volevate fare un ordine del giorno magari fallace, ma autenticamente fallaciano, dovevate usare un linguaggio diverso, delle parole diverse e delle indicazioni diverse, e non questa acqua calda malscritta che avete più o meno rimescolato in questo testo, con una serie di paragrafi su cui non si può essere contrari, perché sono dei dati di fatto: qualcuno pu essere contrario sul fatto che è stata approvata la legge Bossi-Fini? Si può essere contrari alla legge Bossi-Fini, ma è stata approvata. Qualcuno può essere contrario sul fatto che la tradizione "costitutiva" del continente europeo è di ispirazione cristiana? Ma anche il più anticristiano o anticlericale questo deve evidentemente ammetterlo.
Cioè tutto quanto è condito da una serie di affermazioni di fatto assolutamente condivisibili, con un'indicazione - uso parole forti - di programma sostanzialmente inesistente e con un'intenzione riposta e propagandisticamente molto vendibile di tutt'altro segno.
Io provo a discutere seriamente su questo ordine del giorno riflettendo su quanto un ordine del giorno in materia di immigrazione, in particolare in una Regione come la nostra, dovrebbe contenere.
Dovrebbe contenere ad esempio una riflessione radicale sulla politica dei flussi. Tutti sappiamo che centrodestra e centrosinistra sono stati sostanzialmente in linea con una logica delle quote di immigrazione dei flussi legate a contingentamenti nazionali relativi a Paesi frontalieri. Il limite sostanziale delle politiche di immigrazione del nostro Paese è che sono, fra virgolette, di ordine pubblico, perché finalizzate in qualche misura ad arginare l'immigrazione clandestina dai Paesi frontalieri, dai Paesi al di là del Mediterraneo, e non contengono al proprio interno meccanismi concorrenziali in grado di rispondere con le politiche dell'immigrazione ai fabbisogni occupazionali del nostro Paese e a criteri realistici di selezione della forza lavoro immigrata.
Uno dei problemi delle politiche dell'immigrazione italiana è che non danno gli strumenti per "importare" 300.000 programmatori indiani, e costringono il nostro Paese ad importare 100.000 non qualificati albanesi.
Uno dei limiti delle politiche dell'immigrazione del nostro Paese è che il meccanismo di selezione è sostanzialmente di interdizione burocratica dell'ingresso e non di valutazione delle capacità e delle potenzialità occupazionali della popolazione immigrata. Questo è un limite sostanziale delle legge Turco-Napolitano. Rimane un limite sostanziale della legge Bossi-Fini, che nuovamente asserve le politiche dell'immigrazione unicamente ad una logica di ordine pubblico.
La seconda considerazione, che qui non vedo, è che dal 1996 ad oggi l'immigrazione extracomunitaria in Italia - ed è un fatto rivoluzionario molto diverso da come lo presentate - è essenzialmente intraeuropea. La stragrande maggioranza degli extracomunitari che sono entrati nel nostro Paese dal 1996 ad oggi sono cittadini di Paesi oggetto delle procedure di allargamento dell'Unione Europea che, nel giro di pochi decenni, avremo come cittadini dell'Unione Europea in grado di circolare liberamente nel continente europeo e fra i diversi Paesi del continente europeo proponendosi in un mercato a quel punto globalizzato al nostro interno del lavoro e agendo come fattore straordinariamente e positivamente concorrenziale, anche rispetto alla forza lavoro italiana.
Allora questo obiettivo che voi indicate come se indicaste la luna quello di avere un'immigrazione più affine a quella del nostro Paese culturalmente non significa religiosamente, ma ci tornerò - lo risolve non il proclama del Consiglio regionale, ma grazie a Dio il mercato, il mercato del lavoro. Il fatto che in Italia arrivino polacchi, moldavi, popoli slavi, inseriti o non inseriti nelle procedure di allargamento, e che quasi sempre l'immigrazione extracomunitaria più lontana usi il nostro Paese come base di ulteriore immigrazione e non come base di insediamento, dimostra che la società e il mercato hanno fortunatamente degli equilibri che la politica tenta di volta in volta di distruggere, su cui la società e il mercato riescono di volta in volta a ristabilire un equilibrio.
Una terza considerazione che non fate, ed è grave come Consiglieri regionali, è che voi non leggete neppure con attenzione i lavori che commissionate ai vostri istituti di ricerca. Se aveste letto con attenzione il rapporto IRES 2001 vi sareste accorti che, sulla base di una analisi incontestata e, a parer mio, incontestabile, emerge in maniera chiara che o l'immigrazione interna od esterna nella nostra Regione aumenta di tre volte nel corso del prossimi quindici anni, e contestualmente aumenta il tasso di attività della popolazione residente (nella sostanza vanno più a lavorare le donne e le persone attualmente inoccupate, non disoccupate) o la nostra Regione non è in grado di sostenere tassi di crescita non straordinaria, ma analoghi a quelli che vengono previsti nel periodo sul piano nazionale.
Quindi, quando noi ragioniamo delle politiche dell'immigrazione dobbiamo ragionare di uno shock demografico che è in atto, di un shock demografico che non comporta l'assenza di spazio sociale ed occupazionale per la popolazione immigrata, ma che al contrario denota l'assenza di forza lavoro nelle classi di età più produttive. L'IRES ve l'ha detto con grande chiarezza: se nei prossimi quindici anni non aumenta in maniera sensibile di tre volte - il tasso di immigrazione in Piemonte, il Piemonte non sarà in grado di sostenere livelli di sviluppo non straordinari, ma solo semplicemente praticabili.
Tutte queste considerazioni noi non le facciamo. Noi consideriamo questa materia, come dicevo all'inizio, una materia sottoposta al nostro piccolo mercato interno. La cosa più grave è che vogliamo fare, come alcuni fanno, quelli più realisti del re, anche i più cristiani dei cristiani. Se c'é una caratteristica positiva e, da un certo punto di vista, straordinaria della reazione della comunità cristiana del nostro Paese, anche delle sue nomenclature, è di aver rinunciato dall'inizio ad opporre vessilli religiosi come limiti o barriere rispetto alle politiche dell'immigrazione. Anzi, se esiste un merito della comunità cristiana italiana e delle sue nomenclature, è proprio quello di aver fatto in modo di diventare lei stessa un fattore e un meccanismo d'immigrazione della popolazione extracomunitaria.
Volete sostituirvi ai Vescovi, ai Parroci, sostenere che solamente i cristiani possono entrare nel nostro Paese, quando la gran parte della comunità cristiana ha evidentemente idee diverse.
Un'ultima considerazione sulla religione: il dato dell'affinità culturale e il dato della possibilità dell'integrazione, il fatto di costruire attraverso l'immigrazione anche forme di consolidamento dell'identità culturale del nostro Paese, non si realizzano con le barriere, ma con il mercato, che è anche mercato delle idee, delle competenze e delle intelligenze.
Di una cosa possiamo stare sicuri: qualunque immigrato, bosniaco musulmano o cosovaro è sicuramente più integrabile ed integrato nel nostro Paese di numerosi cristiani (penso ai cristiani coopti e alle loro idee non esattamente commendevoli in tema d'infibulazione, che voi considerate, in quanto cristiani, persone più adatte ad entrare nella nostra regione e Paese).
Ciò che ancora mi sfugge - e concludo, Presidente - è capire in che cosa tutto questo si tradurrà. Si tradurrà in un incontro fra il Presidente Ghigo e il Ministro dell'Immigrazione, con una richiesta di modifica della legge Bossi-Fini, che a sua volta si tradurrà in una diversa gestione della politica a influssi, per cui la nostra Regione chiederà una disciplina speciale? Forse tutto questo andrebbe specificato nell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Anch'io, Presidente, mi aspettavo, su un tema così delicato e che riguarda il futuro delle società occidentali - non avevo ancora visto l'ordine del giorno - un documento di maggiore spessore.
Forse il Gruppo della Lega Nord ha voluto renderlo così schematico per marcare una semplice posizione politica.
Ritengo che l'Assemblea avrebbe meritato di più, per potersi confrontare su questioni più analitiche.
L'aspetto centrale della proposta di questo ordine del giorno è imperniata sulle affinità e sulle similitudini. Al di là di tutte le considerazioni sulle quote e sulle politiche, sull'accoglienza, l'invito che viene proposto da questo documento è di cercare di valorizzare le similitudini e le affinità.
E' chiaro che ci troviamo in un quadro diverso rispetto alle immigrazioni del passato; non ci troviamo in situazioni di forte espansione economica, mentre tutte le grandi correnti immigratorie dell'800 e del 900 sino agli anni '50 e '60, si sono mosse in quadri di forte espansione economica, che avevano la capacità di assorbire fortemente anche le diversità.
In seguito a un'esperienza diretta vissuta in Argentina, ho visto che i siriani (lo stesso Presidente dell'Argentina, Menem è d'origine siriana) oppure i coreani (c'erano molti coreani), sono stati assorbiti in un forte e vastissimo processo di sviluppo.
Forse in situazioni diverse questo modello sarebbe stato diverso.
Le similitudini, però, devono anche tenere conto del fatto che ci troviamo in un quadro di forte integrazione europea. Non so quando i Paesi dell'ex Jugoslavia entreranno nell'Unione Europea, dopo l'ondata che ci apprestiamo a vivere in questo decennio; non so quando la Turchia musulmana potrà entrare nell'Unione Europea, ma certamente, se entreranno, ci sarà una libera circolazione della manodopera, perché questa è la regola che ci siamo dati.
Pertanto, o siamo ostili a questo tipo di modello europeo oppure ne dobbiamo accettare le conseguenze.
Farei una distinzione, poi, tra immigrazione economica e fenomeno dei rifugiati politici, verso i quali occorre un principio di solidarietà - e così l'Unione Europea lo disegna - diverso dall'immigrazione economica.
Sui flussi siamo ormai tutti d'accordo. Il problema è: quali politiche dei flussi, con che caratteristiche, con che reciprocità? Non possiamo nasconderci che nel bacino del Mediterraneo, di fronte a noi, ci sono dei Paesi con tassi di crescita demografica spaventosi.
Pensiamo all'Egitto, all'Algeria (per gli eventi che tocca), o il Marocco.
Esistono, dunque, dei problemi di reciprocità molto più forti.
In questo tema della similitudine e dell'affinità sembrerebbe che la Lega Nord preferisca un filippino cristiano a un potenziale immigrato proveniente dall'India, dal Bangladesh, dal Ghana o da qualche altra realtà.
Dico questo premettendo che occorre, da parte nostra, una doverosa e prioritaria attenzione ai ritorni degli immigrati italiani, anche di seconda e terza generazione, ai quali credo occorra dare prioritaria e grande attenzione.
Sappiamo che il famoso mercato determinato dalle imprese opera, in questo caso, una selezione molto distorta. Un lavoratore argentino, cioè disponibile a venire a lavorare in Italia, magari in una conceria, è guardato con maggiore diffidenza rispetto a un ghanese o a una persona del Bangladesh, disponibile ad andare a lavorare nella stessa conceria.
Infatti, il lavoratore argentino è sindacalizzato, quindi tende a rivendicare un ambiente di lavoro che non sia letale per il futuro delle proprie condizioni di lavoro, mentre il lavoratore del Bangladesh o del Ghana è disposto a tutto.
Si verifica, pertanto, un atteggiamento per cui molti imprenditori anche del nord-est, votano politicamente Lega Nord, ma poi preferiscono un lavoratore del Bangladesh ad un lavoratore argentino. Le quote che il Veneto sta introducendo riguardano alcune centinaia di argentini, che solitamente sono qualificati e danno delle risposte alle esigenze di figure con qualifiche professionali particolari, ma le concerie di Vicenza non vogliono gli argentini, vogliono gli immigrati del Bangladesh (adesso spero, non più in nero) C'è, poi, un altro tema da sfatare: gli italiani non vogliono più fare certi lavori e, quindi, l'immigrazione è necessaria.
Se questo concetto è credibile in termini generali, non può essere accettato in termini di fondo, perché non possiamo bloccare i processi di sviluppo dei settori produttivi. E' presumibile che tra venti o trent'anni ci sarà una concorrenza così forte in quei settori da invitarci a sostenere delle politiche industriali che ci posizionino su settori a tecnologie più avanzate, quindi lavoro più qualificato, che sarà rifiutato in modo minore dai giovani.
Anche i lavori apparentemente più umili possono presentare delle tecnologie; cito sempre che le toilette delle stazioni possono essere pulite con uno spazzolone e uno straccio, ma anche con apparecchi tecnologici avanzati.
L'immigrazione non deve frenare i processi di trasformazione dell'organizzazione del lavoro ed è questo che dobbiamo sostenere: i lavoratori immigrati, anche quelli del Bangladesh, quando entrano in Italia devono essere lavoratori con diritti sindacali che hanno una condizione di istruzione e di riqualificazione adeguata. Questo è un elemento fondamentale dell'accoglienza. Allora vedremo che le imprese e il mercato selezioneranno in forma diversa, spontaneamente interesserà di meno il lavoratore del Ghana o del Blangadesch. Se a questi lavoratori viene offerta una sensibilità sindacale, un'istruzione, una sensibilità dell'organizzazione del lavoro, un ambiente di lavoro adeguato e un'accoglienza, allora il famoso mercato delle imprese del nord-est cambierà, spontaneamente, il rapporto con questo tipo di immigrazione. Non occorre fare nessuna forzatura. Ci sono correnti demografiche che sostengono che non sia vero il fatto di dover sempre "pompare" immigrazione in una popolazione, perché se non cresce degrada la qualità dello sviluppo.
Ci sono tesi diverse. Intanto abbiamo un mercato del lavoro che non utilizza tutte le disponibilità. Le forze attive del mercato del lavoro italiano devono ancora "saccheggiare" i depositi di disponibilità nel lavoro femminile o nel lavoro dei portatori di handicap che possono sicuramente contribuire al sistema produttivo. Non credo al tema di "pompare" immigrazione solo per mantenere o accrescere il tasso di crescita demografica. Ritengo che questa non sia una strada inevitabile.
Detto questo, credo che la società debba e possa essere aperta. Deve essere una società che consideri l'immigrazione una risorsa, se vista in questo senso. L'atteggiamento di considerare l'affinità dei cristiani e l'assomiglianza più vicine, è una guerra di retroguardia. Se facciamo politiche di accoglienza veramente qualificate, che si occupano dei diritti degli immigrati al loro arrivo, allora è possibile fare la selezione.
L'arrivo in Italia dei 300 mila programmatori indiani è un problema del mercato del lavoro. Tutte le società delle carte di pagamenti fanno fare i lavori là; ma anche i manger e i quadri coreani sono validi e li potremmo avere qui; anche i cuochi filippini sono di alto livello. Dobbiamo solo decidere se l'Europa deve diventare il museo del mondo o se vogliamo, anche con le nostre politiche, continuare ad essere una potenza economica e politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Intervengo su questo ordine del giorno perché ritengo che il fenomeno dell'immigrazione vada affrontato nella sua integrità e non solo attraverso il fenomeno religioso.
L'analisi che bisogna fare è quella di capire se l'immigrazione costituisce un onere oppure una opportunità per il nostro Paese.
L'Italia è un paese a bassa natività: la norma è che si facciano figli solo in età relativamente avanzata al limite della fertilità.
Il nostro è tuttavia un paese che, come tutti, ambisce a una continua elevazione del suo livello di vita e, quindi, a un aumento del reddito pro capite in una misura che, sia pure tenendo conto della contrazione della popolazione, un aumento del PIL. Una delle conseguenze della scarsa natività l'ha ricordato il prof. Livi Bacci: i giovani tra i 20 e i 40 anni diminuiranno da oltre 17 milioni quali erano nel 2000, a poco più di 11 milioni nel 2020.
Attenzione: non si tratta di una stima o di una proiezione, ma di un semplicissimo conto, dal momento che quanti avranno almeno 20 anni nel 2020 sono evidentemente già nati. Dopo sarà anche peggio, ma quel che accadrà fra 20 anni è già più che sufficiente per concludere che con quel taglio di popolazione, sarà impossibile difendere i livelli di produzione della ricchezza che abbiamo raggiunto e, a maggiore ragione, raggiungeremo di più elevati.
Un'altra considerazione che bisogna fare è la carenza di manod'opera.
Ormai ne manca dovunque. Non sono più soltanto le aree ad alta intensità di aziende piccole e medie che lamentano la difficoltà a coprire gli organici.
Anche in molte zone del mezzogiorno e nell'agricoltura mancano addetti.
Il Ministro delle Risorse Agricole ha fatto presente che, se non si provvederà, interi settori soffriranno e ne verranno coinvolti tutti gli anelli della catena di produzione, trasporto, stoccaggio, trasformazione e distribuzione che collegano i campi coltivati alle nostre tavole.
A poco vale considerare che disoccupazione intellettuale, scarsa mobilità territoriale, indisponibilità ai lavori umili ed all'attività manuale: è normale che i giovani di un paese che è la quinta potenza economica dell'Occidente ambiscono a occupazione socialmente, oltre che economicamente, più considerate; è il sistema produttivo che, a motivo del grado mediamente basso di specializzazione tecnologia e della larga prevalenza della piccola dimensione, esprime un fabbisogno di lavoro qualificato e di laureati sensibilmente più ridotto degli altri paesi europei. Il problema è qui, non nella resistenza dei giovani ad accettarne le conseguenze.
Un'ulteriore considerazione è quella che occorre un alto tasso di ostinazione per non comprendere che un aumento, anche consistente dell'immigrazione, è condizione indispensabile per assicurare al sistema produttivo prospettive di crescita; una immigrazione simile a quella di paesi analoghi al nostro, come Francia e Germania, non solo quantitativamente, dal momento che da noi è ancora sensibilmente più bassa ma anche e soprattutto qualitativamente, vale a dire una immigrazione stabile con un interesse a integrarsi e a mantenere radici perché solo a questa condizione si coinvolge nella costruzione del futuro anche lontano del nostro paese, anziché vederlo soltanto come un'opportunità da sfruttare per quanto si può e poi tornarsene a casa.
Se questa è l'esigenza che scaturisce dal contributo disposto dalla scelta di fare pochi figli e dell'ambizione di fare crescere l'economia allora occorre dire che la legge Fini-Bossi, che lo Stato ha approvato opera in senso diametralmente opposto. Non solo tende a contenere quantitativamente la popolazione immigrata a quote inferiori a quelle di altri paesi simili al nostro (entra solo chi ha già un contratto di lavoro in tasca) ma ne favorisce la precarietà, escludendo il soggiorno senza un contratto di lavoro (come se fosse semplicemente sostituire prontamente un lavoro quasi sempre precario con un altro), rendendo chimerici i ricongiungimenti familiari, allungando i tempi per l'acquisizione dei diritti connessi alla cittadinanza; insomma, facendo di tutto affinché gli immigrati si sentano ospiti graditi e appena possibile se ne tornino a casa.
Questa è la sostanza della legge voluta dallo stesso Governo del quale fa parte il Ministro delle Risorse Agricole, il quale va appunto avvertendo il rischio economico insito nell'insufficienza dei flussi immigratori.
Sono personalmente convinto che con il venire meno delle condizioni demografiche del modello familiare, che hanno sostenuto dagli anni 1950 agli anni 1990 lo sviluppo economico della nazione, il fenomeno migratorio costituisce una delle risorse principali attorno alle quali si gioca la possibilità di mantenere la performance dell'intera nazione, dal momento che la presenza delle popolazioni provenienti dalla posizione di sottosviluppo, non solo risponde alle logiche di mercato, ma diventa una delle risorse principali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Costa Enrico; ne ha facoltà.



COSTA Enrico

Poiché questo ordine del giorno è diretto al governo, non ho molta fiducia nel fatto che, comunque, se approvato, il governo lo prenda in considerazione non tanto nel merito, quanto nel metodo. E' normale che il Governo non prenda molto in considerazione le istanze, tanto più se pervengono da ordini del giorno. Pertanto, cerco di ragionare come se questo documento venisse preso nella massima considerazione dal nostro esecutivo.
Nel testo del documento leggo che si pone un problema molto importante e si mette il dito su uno di quei nervi scoperti che affliggono il nostro Paese, cioè quello dell'immigrazione e tutte le correlazioni che ne discendono dalla criminalità, all'integrazione a numerosi altri aspetti legati a questioni meramente assistenziali. Per far fronte a questo problema rilevante, nell'ordine del giorno "Si invita il governo a tenere conto dell'esigenza di cercare una più facile integrazione nella società italiana tra persone aventi determinate affinità culturali". Bisogna cercarle di concretizzare per verificare a che cosa può portare questo ordine giorno. Cos'é un'affinità culturale? C'é una cultura di riferimento al quale fare collegare, per relazione, un'altra cultura? Il governo che dovrà applicare questo ordine del giorno, dovrà sicuramente tenere conto di questo. Una indeterminatezza di questa misura rende sicuramente difficile il lavoro. Solo chi ha fatto certi studi nei paesi stranieri potrà essere considerato affine culturalmente alla nostra cultura. Affine rispetto a chi? C' è una cultura dominante nel nostro paese? A meno che riteniamo che i risultati delle elezioni portino ad evidenziare una cultura dominante, allora, di conseguenza, le nostre frontiere sarebbero precluse a coloro che fanno parte dei Paesi dell'Est.
Mi chiedo: è una barriera culturale che vogliamo porre o è una barriera finto culturale, religiosa? Alla fine arriveremo a quella che è la conclusione più ovvia, tra le righe si legge: una barriera religiosa. Devo tuttavia, dire che ci sono alcuni aspetti che vanno affrontati e che questo ordine del giorno punta ad evidenziare in modo chiaro. Ci sono dei paesi che fanno arrivare nel nostro paese persone che non hanno una preparazione che non hanno una tradizione culturale idonea, una tradizione culturale adatta ad integrarsi facilmente. Sicuramente la soluzione non è quella di chiudere i rapporti con quei paesi, di chiudere le frontiere di fronte a certe tradizioni culturali, di fronte a certe persone.
Altro sarebbe, invece, se venissero poste in modo chiaro e fatte rispettare delle regole. Regole che tutti devono essere messi in condizione di far rispettare e che tutti debbono essere messi nell'obbligo di rispettare. Questa, secondo me, potrebbe essere una soluzione.
L'ultima sanatoria non è in linea con la mia soluzione. So che la Lega Nord l'ha spesso contestata, e su questo mi trovo d'accordo, perché la sanatoria ha evidenziato come nel nostro Paese venga posta una regola e venga successivamente elusa per provvedimento governativo. Non è un principio generale come quello posto da questo ordine del giorno - secondo me la soluzione ai problemi di integrazione - ma fissare regole certe (regole certe che con la legge Bossi-Fini sono state in parte date) e soprattutto, evitare sanatorie che con la tassatività e con la certezza del diritto non hanno nulla a che vedere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Sono imbarazzato a dover discutere di questo ordine del giorno, anche se è stato modificato; credo sia per noi abbastanza vergognoso dover discutere di ordini del giorno che contengono quelle frasi.
Io sono immigrato in Piemonte dalla Calabria e la mia famiglia è sparsa in tutto il mondo. Ho parenti in Australia, Canada, America Latina e Belgio che hanno vissuto sulla loro pelle, così come il sottoscritto quando è arrivato in Piemonte, atteggiamenti razzisti così come traspaiono in modo evidente nel documento in esame.
Mi viene spesso da pensare il Piemonte come sarebbe oggi se negli ultimi cinquant'anni non ci fossero stati dei notevoli flussi migratori che mi pare abbiano arricchito e sviluppato questa regione e non sicuramente creato problemi.
Come dicevo poc'anzi sono calabrese e in passato ero abituato a leggere sui giornali che quando veniva arrestato qualcuno per rapina si specificava la sua origine solo se era calabrese, mentre se era piemontese no. Ma ci sono persone che delinquono in Calabria come in altre Regioni d'Italia. Adesso i giornalisti condonano la nazionalista agli italiani, non viene più specificata la zona d'origine, anche se continuano ad esserci calabresi che delinquono.
Al di là di questi aspetti che ci sono sempre stati, credo che ci sia stato un arricchimento e uno sviluppo della nostra regione per via dei flussi migratori, così come credo che noi italiani, quando siamo andati all'estero, abbiamo aiutato lo sviluppo dei paesi che chi hanno ospitato (anche se venivamo accolti male).
I flussi migratori dovrebbero essere concepiti come qualcosa che arricchiscono lo sviluppo. Dovremo continuare a viverli così, sapendo governare questi momenti, sapendo governare questi flussi e viverli come elementi di sviluppo, di ricchezza e di accrescimento del nostro paese.
Mi pare che questo ordine del giorno sia la negazione di tutto questo sarebbe utile che questo Consiglio regionale non lo approvasse. Nei giorni scorsi sono stato a Firenze.
stata un'iniziativa molto interessante; anche lì c'é stato un grande scambio di partecipazioni, veniva gente da tutti i Paesi.
Ieri, quando ho letto sui giornali che nel Parlamento italiano si è discusso di tutto questo e che il Presidente della Camera Casini ha avuto parole significative di apprezzamento per quanto stava avvenendo, ho apprezzato tutto ciò e ho anche considerato che esiste una parte dei miei avversari politici che sanno essere aperti e sensibili, capiscono i fenomeni nuovi che avvengono e li sanno affrontare.
Sono mortificato, invece, da questo punto di vista, di avere un Presidente del Consiglio che è Segretario di quella forza politica che ci ha presentato l'ordine del giorno nella prima versione, e che poi se n'è un po' vergognata e l'ha presentato nella seconda versione. Credo che ci sia veramente una differenza da questo punto di vista.
Spero che coloro che si sono un po' riconosciuti nelle parole del Presidente della Camera Casini in questi giorni e negli atteggiamenti che tutta una parte di maggioranza ha avuto, forse compreso il Ministero degli Interni e una parte delle forze dell'ordine, provino un certo sdegno e non se la sentano di votare questo ordine del giorno e non facciano il piacere che per motivi politici bassi si voti su questioni che invece sono molto alte e non meritano considerazioni politiciste per poter dire "lo votiamo lo stesso perché abbiamo dei problemi di Governo della maggioranza all'interno di quest'aula".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Io cerco di discutere coi colleghi Consiglieri questo ordine del giorno, con quelli di minoranza che hanno detto molte cose che condivido ma anche con quelli di maggioranza che sono intervenuti o che si accingono a farlo.
Colleghi, questo è un ordine del giorno di significato prettamente culturale. È un ordine del giorno che tenta di definire un'identità culturale della nostra comunità piemontese. Il ragionamento che voglio proporvi è quello di valutare questa proposta nel solco della nostra identità culturale, come si è formata in Piemonte nell'ultimo secolo e anche di più: chi sono i piemontesi? Di quale cultura sono portatori? La nostra storia è una storia di Regione che possiamo dire ha fatto due volte l'unità d'Italia, una prima volta nel Risorgimento e una seconda volta, forse anche la più importante dal punto di vista sociale, è stata quando, insieme ad altre Regioni, soprattutto nel dopoguerra, è stata capace di mescolare le varie identità e le varie culture che hanno da sempre, nei secoli, costellato questa nostra Italia, di richiamarle a s di farle convivere, di farle lavorare insieme, in una parola di integrarle nel miglior modo possibile.
stata una vicenda storica quella dell'immigrazione in Piemonte, e penso che, tra le Regioni, sia quella che più di altre ha assunto questo ruolo. L'immigrazione in Piemonte ha avuto una valenza piemontese ma anche una valenza nazionale, perché in Piemonte sono nati i problemi, i confronti di culture e gli attriti. La mia generazione li ha conosciuti sia pure da bambino o da ragazzo, steccati che qua e là si volevano erigere nei confronti di coloro che venivano da lontano, dal profondo Meridione o da altre Regioni del nord. Sentivo da ragazzo questo tentativo di espellere, di emarginare, anche di denigrare o di deridere culture e modi di vivere diversi.
In Piemonte tutti noi siamo stati capaci di uscire da quel percorso: in che modo? Integrando tutte le persone che, a vario titolo e con le varie provenienze, esperienze e culture, hanno trovato nel Piemonte la ragione e la Regione della loro vita, del loro lavoro e dei loro affetti, vivere qui, in mezzo a noi, tutti insieme. Noi siamo quello.
La Regione Piemonte è una Regione culturalmente aperta di identità che affratella e ha affratellato tutti coloro che in un modo o nell'altro sono giunti in Piemonte a lavorare, persone molto diverse da loro. Penso che negli anni Cinquanta un siciliano proveniente dalla profonda provincia siciliana fosse pensato ben diverso da quanto poteva essere un piemontese di quanto oggi uno qualunque di noi, di qualunque origine, si senta o non si senta diverso da un extracomunitario. Vi erano immigrati in Piemonte che non conoscevano nemmeno una parola della lingua italiana. Non c'è un extracomunitario che giunga nella nostra Regione che non conosca un po' di italiano.
Allora l'estraneità c'era ed era profonda. E di fronte a quella estraneità culturale e a quella differenza il Piemonte ha saputo costruire una sua coesione sociale che permette oggi a tutti noi, di origine calabrese, piemontese, veneta o siciliana, di considerarci piemontesi a tutti gli effetti e di aver partecipato a questo sforzo collettivo nel costruire una Regione a identità aperta, un'identità quindi che costruisce giorno per giorno i propri equilibri e le proprie integrazioni. Questa ricchezza, tra l'altro, è quella che consente anche la presentazione degli ordini del giorno del collega Brigandì, che sono di un altro segno, ma per Diana sono stati presentati in questa Regione.
Quello che bisogna fare nei confronti di questi ordini del giorno non è ergere steccati, nemmeno scandalizzarsi. La cultura è varia, ci sono anche aspetti culturali che non appaiono tali o comunque che appaiono in netta contraddizione con la nostra storia. Bisogna fare solo una cosa, nemmeno tante polemiche, bisogna solo respingerli, non consentirgli di passare e segnare un cambiamento innaturale della nostra identità, che è un'identità aperta.
Allora, non sottovalutiamo questo ordine del giorno, nel senso che quello prima era peggiore, fino impresentabile. È molto brutto anche questo. È un passo pesante. Noi non stiamo solo componendo un dissidio tra la maggioranza, o tra la maggioranza e l'opposizione. Guardate che noi oggi stiamo mettendo un piccolo mattone nella nostra storia. Questo mattone lo mettiamo nella direzione nostra, della fatica ad integrare sempre e comunque le popolazioni che vengono nella nostra terra, oppure decidiamo che tutto quello che abbiamo fatto adesso non deve essere più ripetuto? Penso che su questo un momento di riflessione noi dobbiamo tenerlo perché non possiamo accettare di svergolare e di indirizzare la nostra comunità, diversamente da come l'abbiamo costruita sino ad oggi, verso atteggiamenti culturale di chiusura, di chiusura verso chi viene a lavorare. Perché è questo che dice questo ordine del giorno. Non si parla di quote, di immigrazioni, di legalità. No, si parla di cultura e diamo la priorità alle affinità culturali culturali che riteniamo tali. Chi poi decida quali affinità culturali siano tali è ancora un altro problema.
Questo ordine del giorno è in contrasto con la storia del Piemonte, con la nostra cultura, con l'arricchimento che il Piemonte ha saputo dare all'Italia affratellando il Piemonte con i siciliani, i pugliesi, i lucani i veneti. L'integrazione culturale non è rimasta solo in Piemonte, ma è scesa anche nei paesi d'origine, perché sono rimasti tali per frequentazione, quindi il lavoro che abbiamo svolto in Piemonte si è riverberato in tutta Italia.
Quando mi reco in Calabria mi sento molto più calabrese di come potevo sentirmi quando non conoscevo nessun calabrese in Piemonte, mentre il calabrese quando si reca nel suo paese d'origine diffonde la cultura del Piemonte e dei piemontesi.
Si è fatta l'Italia culturale e sociale una seconda volta, perch questi elementi di cultura, di confronto, proprio corpo a corpo, nel senso che ci si è visti, ci si è incontrati, ci si è parlati l'un con l'altro e anche scontrati, perché ci si può anche scontrare oltre che confrontare a livello di atteggiamenti culturali e stili di vita, hanno prodotto una coesione italiana che oggi, secondo me, è un elemento di pregio della nostra società.
Siamo più Italia adesso di quanto lo eravamo nel primo dopoguerra e questo è stato possibile grazie alla capacità che hanno avuto non chi scriveva non si affitta ai meridionali, ma grazie a quelli che hanno affittato ai meridionali, quelli che hanno sostenuto in tempi difficili che il meridionale era un italiano che veniva a lavorare e doveva avere gli stessi diritti. Hanno vinto loro e abbiamo vinto noi.
Adesso che di fronte a nuovi fenomeni di immigrazione ci sia ancora chi vuole tendere degli steccati culturali, bene, che ci siano. La nostra democrazia e la nostra cultura di apertura permette che arrivino queste proposte, sbagliate, controcorrente, contro la nostra storia. Cerchiamo di convincere anche loro che la nostra storia va in un'altra direzione.
Ho cercato di non fare polemiche, come sempre, perché il discorso mi sembra importante e ci tengo a capire in che direzione indirizziamo la storia del Piemonte. Ritengo che bisogna riflettere ancora un momento riflettere insieme, perché l'integrazione va fatta e non c'è, ma va fatta nel solco della Costituzione. Cerchiamo di costituire un progetto culturale di integrazione, ma nel rispetto dei principi costituzionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente e colleghi. Vorrei fare un brevissimo intervento più di chiosa rispetto a quello corposa svolto dal Capogruppo che, ovviamente condivido e sottoscrivo. Vorrei aggiungere alcune riflessioni personali partendo da esperienze personale, che è il mio taglio di intervento in Consiglio regionale, anche per dare atto al Gruppo della Lega e al Consigliere Brigandì di aver voluto portare in Aula con un ordine del giorno questo tema. Personalmente lo ringrazio e ringrazio il Gruppo della Lega, perché quest'argomento investe l'Aula di un dibattito e di una sensazione di istinti e pensieri che ci sono nella società. È inutile negare che vi siano, perché, come diceva bene poca fa il Consigliere Chiezzi, la nostra democrazia deve essere in grado di farsi ricca della possibilità di discutere anche partendo da posizioni inaccettabili, però di discutere davvero e di fare di questo momento, che è stato possibile grazie all'ordine del giorno della Lega, un momento di crescita e di valutazione del Consiglio regionale su un tema importante.
Voglio dare atto dell'importanza di questo tema ricordando un episodio di cronaca locale accaduto alcuni anni fa quando al Comune di Mondovì vi è stata una grande discussione, sia istituzionale sia nella cittadinanza, in riferimento ad una richiesta di un gruppo di extracomunitari di trasformare un locale nel centro storico, totalmente abbandonato da anni, in moschea.
Una decisione incerta da parte dell'amministrazione, che prima autorizza e poi nega, aveva fatto emergere le classiche tifoserie contrapposte.
Ricordo che in quell'occasione, essendo argomento di cronaca locale e dei giornali locali, mi ero trovato più volte a discutere, con molti amici e molte persone, di questa vicenda e sull'opportunità o meno di autorizzare la costruzione di una sinagoga. Devo dire che molti insospettati amici di centrosinistra, in particolare una carissima amica, che è il prototipo del cattocomunismo, disse: "In fondo sono pericolosi." Quindi, va bene la tolleranza, va bene il diritto riconosciuto a tutti, però...
Ritengo davvero che quest'ordine del giorno può avere l'importanza di ricordare a noi, all'istituzione, quali sono i valori su cui ci muoviamo e qual è la matrice culturale a cui anche l'ordine del giorno si richiama.
Forse è il caso di approfittare di questa occasione per ribadire come quel dato di tolleranza e di apertura che tutti gli interventi, che ho apprezzato, hanno richiamato è un dato che rappresenta la sostanza del nostro stare assieme civilmente e, quindi, quel dato di apertura, di disponibilità, di tolleranza anche con quelli che sono intolleranti.
Questa è la ricchezza e la nobiltà della matrice culturale europea più alta e più nobile, cioè di riuscire a tenere assieme e a ricondurre a legalità un contesto sociale che è in grado di assorbire anche quelli che in questa società non approvano e condividono lo spirito basilare costituente.
Dobbiamo approfittare di questa discussione per ricordare a noi stessi a tutta la cittadinanza, a quella cittadinanza che in qualche modo ha in s le ragioni di quest'ordine del giorno, a quella cittadinanza varia che di fronte ai furti, alla prostituzione, all'insicurezza sociale ha la tentazione di rispondere in modo approssimativo, in modo tranchant, in modo facile. In questo modo, si innalzano dei paletti e dei vincoli e si fanno delle selezioni in base alla cultura, alla religione, all'affinità.
Occorre saper dire alto e forte, come facevano molti colleghi, che il nostro modello di società e ricchezza ha bisogno di questi immigrati, ha bisogno proprio di quelli che ci piacciono di meno, di quei lavoratori disponibili ad occupare quei posti di lavoro che noi non vogliamo più, che la nostra cultura occidentale, avanzata e privilegiata non riesce più a coprire.
Avevo letto con grande sorpresa e con un certo riconoscimento di onestà culturale la dichiarazione del Senatore Rossi della Lega, eletto a Saluzzo che affermava: "Abbiamo bisogno di quei manovali che vanno a raccogliere la frutta. Abbiamo bisogno di quella gente che, non avendo cultura, non avendo speranze di vita degna nel proprio territorio, scappa di fronte a una situazione di miseria e di morte per venire a vivere clandestini, abusivi molte volte, in modo precario in cascine abbandonate del ricco saluzzese per lavorare per tre, quattro, cinque mesi all'anno per la raccolta della frutta in una zona molto ricca, ma dove, ovviamente, le condizioni di lavoro non sono molto agevoli e tutelate." Non è detto, però, che queste persone vogliano fare o siano in grado di fare quei lavori di cui abbiamo bisogno.
Come si diceva prima, forse è molto più facile l'ingresso dei cittadini indiani laureati all'Università di Bangalore, che non dei cittadini di comune matrice culturale e magari di comune lingua, che però hanno vissuto in un regime come quello argentino degli ultimi anni, che, contrariamente a quanto pensano gli amici della prima fila, non è l'esempio del liberismo estremo, ma è l'esempio di un assistenzialismo burocratico, che ha portato i cittadini a pensare di poter vivere di assistenzialismo di Stato, in strutture parassitarie dello Stato.
Pertanto, occorre assolutamente aiutare i nostri concittadini, ma non è detto che l'Italia abbia bisogno di quelle persone.
Concludo ricordando una figura che mi ha molto colpito nei giorni scorsi.
Come sapete, io e il collega Palma siamo stati a Tirana, al Congresso del Partito Radicale transnazionale. In quell'occasione, abbiamo avuto l'opportunità di conoscere il Sindaco di Tirana, una figura d'intellettuale, una figura anche d'europeo, molto interessante; speriamo di poterlo invitare a Torino per farvelo conoscere.
Il Sindaco di Tirana ci ha raccontato il proprio dramma di rappresentare un popolo che in Italia è vissuto come "il popolo delle prostitute e dei ladri".
Sono, altresì, la tragica realtà di una manodopera che ci aiuta e ci sostanzia, per cercare di riuscire a mantenere quei livelli di crescita di cui abbiamo bisogno; un popolo che, certo, per come si verifica l'immigrazione, in gran parte clandestina, seleziona in negativo le persone che arrivano da noi.
Dobbiamo farci carico, dunque, dei veri valori culturali che sostanziano il nostro essere europei, italiani e piemontesi, quei valori di una società aperta, che riesce a essere tollerante anche con gli intolleranti, ma che è rigida sul rispetto della legalità e dei diritti sia in positivo sia in negativo.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Mellano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valvo; ne ha facoltà.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente. Vorrei rilevare come una certa cultura - qualcuno quando parla di questi argomenti scrive "kultura", con la "k" - tenda sempre a dipingere il centrodestra come una forza sostanzialmente razzista e il centrosinistra come una forza sostanzialmente buonista, soprattutto quando si parla di temi come questo, cioè d'immigrazione e di extracomunitari.
Ritengo che l'11 novembre - i mass media ne hanno dato il massimo risalto - abbia finalmente sfatato e demolito questa tesi, sancendo, da una parte, il fallimento della legge "Turco-Napolitano" e, dall'altra parte, il successo della legge "Bossi-Fini", se è vero - come è vero - quanto è riportato dai giornali odierni, cioè che sono stati regolarizzati dai 530 ai 600 mila lavoratori extracomunitari, presenti irregolarmente nel nostro Paese.
Questo - ripeto - significa il fallimento della legge "Turco Napolitano", una legge voluta da un Governo "buonista", che ha consentito l'ingresso di centinaia di migliaia di clandestini.
La legge "Bossi-Fini", invece, ha consentito di regolarizzare quei lavoratori, ha consentito di dare loro un lavoro regolare, una copertura pensionistica, previdenziale e assistenziale, un alloggio dove abitare.
Vengo, ora, ai contenuti dell'ordine del giorno.
Tale documento è stato rivisto (come Alleanza Nazionale avremmo avuto certamente qualche difficoltà a votarlo nell'originaria stesura) e, così come riproposto nella seduta odierna del Consiglio, è un ordine del giorno all'acqua di rose; un ordine del giorno che, ritengo, non era indispensabile né necessario, tenuto conto dell'esistenza della legge "Bossi-Fini" e del fatto che il Governo, su questa partita, sta facendo la propria parte.
E' un ordine del giorno al quale do l'importanza, la rilevanza e il contenuto che in effetti ha: un ordine del giorno che impegna il Presidente del Consiglio regionale a farsi portavoce presso il Governo di quello che è un comune sentire della Casa delle Libertà, cioè che il Governo, nel regolare e nel determinare i flussi migratori, abbia particolare attenzione nei confronti di quei Governi che si sono impegnati con il Governo italiano ad un controllo delle proprie coste e dei propri confini; che abbia un particolare riguardo a far sì che gli immigrati che arrivano nel nostro Paese possano facilmente essere integrati nella nostra società.
Se il Governo attuerà questo, non farà altro che comportarsi come un buon padre di famiglia, che ha a cuore il bene della propria famiglia e che, in questo caso, ha a cuore il bene della nostra società.
Annuncio, pertanto, il voto favorevole di Alleanza Nazionale a questo ordine del giorno.
Concludo, però, con un rammarico personale: sono iscritti all'o.d.g.
del Consiglio regionale parecchi provvedimenti di fondamentale importanza per la nostra Regione. Auspico, pertanto, che nel prosieguo dei lavori del Consiglio i Capigruppo possano trovare una soluzione per dedicare ai seppur importanti ordini del giorno un determinato spazio nell'arco dei lavori della giornata e fare particolare riferimento a quei provvedimenti che il Piemonte aspetta da tempo, che riguardano il mondo della produzione, del lavoro e l'intera società piemontese. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Valvo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, la sollecitazione del collega Valvo, cioè l'invito ad esaminare e discutere problemi e proposte di legge, è condivisibile.
Credo, però, che lo stesso collega Valvo si renda perfettamente conto che quest'ordine del giorno nasce all'interno della maggioranza, e mi pare che anche qualche seduta del Consiglio sia stata inefficace, perché non solo la maggioranza si è divisa, ma addirittura Forza Italia ha abbandonato l'aula.
Rilevo, quindi, che il rilievo del collega Valvo è indirizzato ai suoi colleghi della maggioranza.
Sotto questo aspetto, è sicuramente condivisibile.
Venendo all'ordine del giorno, è chiaro che nell'attuale stesura sono stati attenuati alcuni giudizi, con un opportuno dosaggio di aggettivi.
Sono state attenuate alcune opinioni in ordine al fenomeno che stiamo esaminando e in ordine alle modalità con le quali si invita la Regione Piemonte a intervenire.
Al di là delle aggettivazioni, che possono essere più o meno forti occorre esaminare le conclusioni dell'ordine del giorno, cioè la parte finale.
Non credo siano importanti le premesse per le decisioni che dobbiamo assumere. Resta il fatto che nella conclusione del documento il Consiglio regionale impegna il Presidente della Giunta a fare in modo che, nella determinazione dei flussi migratori, si tenga conto delle affinità culturali. Lo hanno già detto altri Consiglieri, dal Consigliere Giordano ad altri, è chiaro che questa è un'affermazione che lascia vivere tutte le modifiche cancellate.
Cosa vuol dire: "soltanto determinate affinità culturali", quando sappiamo che il fenomeno non riguarda un mondo culturale a noi affine? Vuol dire che quelle premesse sono state eliminate per avere una sorta di consenso da parte di qualcuno, per ritrovare una unità tra Forza Italia e la Lega. Mi sembra questo l'obiettivo. In realtà la parte conclusiva lascia vivere tutte le premesse che erano molto più chiare.
Quando si dice "tener conto soltanto di determinate affinità culturali" vuol dire esprimere un giudizio nei termini con cui i Consiglieri lo hanno espresso prima: pesantemente negativo nei confronti del fenomeno. Immaginare che un processo così complesso possa essere condizionato o gestito con affermazioni così banali è, come qualche Consigliere ha detto, al limite del razzismo. L'ordine del giorno ha le stesse caratteristica di prima, Consigliere Cattaneo. Non credo che Forza Italia, per quello che ha fatto la volta scorsa e per le cose che ha detto si accontenti soltanto di qualche modifica nelle premesse e poi lasci cosi com'é la parte conclusiva. C'é una altro aspetto che è fortemente politico che ci riguarda e che non è soltanto un invito.
Il giudizio è questo: come fa il Consiglio regionale a impegnare il Presidente della Giunta a farsi carico di una opinione che esprimerà il Consiglio quando l'esecutivo ha adottato delle politiche di integrazione culturale. L'Assessore Leo non è presente, ma le politiche adottate nei rapporti con gli enti locali, non penso soltanto a Torino, sono sempre state delle politiche di inclusione, mai di esclusione. Una parte consistente di questa maggioranza crede ad una politica in questo senso nel senso che la condivide, non parlo soltanto dell'Assessore Leo, ma anche di altri Consiglieri della maggioranza. Le politiche di questi anni sono state politiche di inclusione, con attenzione con la prudenza necessaria ma politiche di rapporti culturali, non politiche di esclusione così come viene chiesto.
Se il Consiglio dovesse approvare questo ordine del giorno l'obiettivo vero della Lega è quello di sconfessare le politiche di integrazione culturale che sono avvenute, perché la Lega, al di là del Consigliere Brigandì, non condivide le politiche adottate. Sull'altare di una presunta mediazione per non evitare divisioni, Forza Italia, in qualche maniera, approverà - spero non sia così chiedo scusa se faccio un processo alle intenzioni - questo documento. Non vorrei che sull'altare della mediazione venisse fuori una sconfessione sulle politiche che sono state adottate dalla Giunta regionale e in parte da noi condivise. Una sconfessione verso l'operato dell'Assessore Leo, ma anche dell'Assessore Cotto. Quando si parla di assistenza, quando si parla di cultura avviene questo.
Forza Italia vuole immolare per un presunto accordo, per un ordine del giorno, le politiche di questi anni? Lo dico perché questo si verificherebbe, è questa la partita in gioco. Non banalizziamo le questioni ritenendo che tutto sia un riferimento a politica nazionale. No, qui ci sono politiche regionali, politiche consistenti. La Regione ha competenze sulla cultura, e lo sappiamo, la Regione ha competenze sull'assistenza ha competenze sulla sanità che riguarda anche qual mondo degli extracomunitari. Non mi pare che l'Assessore D'Ambrosio abbia fatto delle politiche di esclusione nei confronti di coloro che provengono da paesi stranieri. La Lega minaccia, tiene in ostaggio tutta le Giunta per obbligarli, per sconfessarli sulle politiche. Questa è la partita in gioco.
Invito i Consiglieri della maggioranza, per quello che può valere l'invito che rivolgo a nome anche degli altri Consiglieri aderenti alla Margherita, è di fare una riflessione, perché questo voto non sarà indifferente. Credo che sarebbe anche opportuno sentire il parere del Presidente della Giunta. Siamo così convinti che il Presidente della Giunta regionale sia d'accordo a farsi portavoce di una indicazione così razzista? Non mi pare che faccia parte del carattere del Presidente, non mi pare che faccia parte delle politiche che ha espresso questa Giunta.
Sarebbe opportuno conoscere il parere del nostro portavoce. Se il nostro portavoce dice di non poter sostenere questo documento perché applica politiche diverse, vogliamo obbligare il Presidente a dire delle cose diverse rispetto ai comportamenti e a renderlo incoerente? Non mi pare sia l'opinione della Giunta, quindi un ulteriore invito alla riflessione ancora più attenta per evitare di essere ostaggio di una forza politica che è all'interno del Consiglio, pur essendo in maggioranza, ma, in ogni caso una minoranza all'interno della globalità del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto;ne ha facoltà



DUTTO Claudio

Voglio innanzitutto respingere fermamente tutte le accuse, più o meno velate o anche esplicite, di razzismo o xenofobia rivolte al movimento che rappresento, ancor più alle accuse di razzismo e xenofobia rivolte al documento di cui stiamo discutendo.
Vorrei fare un discorso più generale partendo dal fondo, cercando di mettermi nei panni di chi l'emigrazione la subisce, cioè dalla parte degli emigranti. Ho sentito citare più volte l'emigrazione come apportatrice di valori positivi, come un fenomeno positivo. Sono convinto che l'emigrazione di per se sia un fenomeno da evitare. Esaminiamo le motivazioni per cui si emigra. Se una persona decide di abbandonare il proprio paese non penso che lo faccia per piacere o per diletto, ma perché le condizioni in cui vive non sono per lui dignitose, le condizioni economiche non sono sufficienti a dargli un minimo di reddito vitale, o le condizioni politiche non sono quelle democratiche ove noi siamo abituati a vivere, ma sono condizioni di tirannia, di sudditanza. Con queste condizioni l'emigrante sogna una vita migliore ed emigra alla ricerca del paese dei suoi sogni dove possa vivere condizioni migliori. Non sempre trova queste condizioni migliori, sovente subisce un trauma nei paesi dov'è emigrato e ne resta profondamente deluso. Può succedere che emigri nella convinzione di andare a svolgere attività lavorative serie e poi si trovi implicato in giri di malavita o si trovi implicata (per le donne) in fenomeni di prostituzione.
Se il fenomeno dell'immigrazione è, sotto un certo punto di vista inevitabile, deve essere riportato nelle giuste dimensioni: dimensioni minime ove possa essere positivo e non negativo. Sotto questo punto di vista ricordo che la Lega ha sempre fatto una politica di aiuto a casa loro, cioè di aiuto ai Paesi poveri affinché progrediscano economicamente e culturalmente, in modo che l'emigrazione venga ridotta al minimo possibile.
Su tale argomento, affronto note di alcuni colleghi che parlano di mercato del lavoro, sostenendo che il nostro ordine del giorno sia completamente superato da quello che è il mercato del lavoro. Sono convinto che proprio il mercato del lavoro, nel suo automatismo, vada esattamente nel senso del nostro ordine del giorno. Se tramite la legge Bossi e Fini scegliamo emigranti adatti a svolgere un tipo di lavoro di cui abbiamo offerta (essendoci in Italia una carenza di lavoratori), penso che automaticamente le persone adatte a svolgere tali lavori abbiano già culturalmente, un'affinità con i nostri Paesi. Il problema del mercato del lavoro, quindi, non va contro il nostro ordine del giorno, ma va nella stessa linea.
Ciò che voglio ben chiarire e sottolineare del nostro ordine del giorno è il termine "affinità culturale", laddove parliamo di ricercare una più facile integrazione nella società italiana tra persone aventi determinate affinità culturali. La religione in sé e di per sé non c'entra (o almeno c'entra indirettamente). Ciò che vogliamo nell'affinità culturale - come è stato giustamente rilevato da certi colleghi - è la cultura della tolleranza.
La religione cattolica è tollerante e fa, di questa cultura, la sua bandiera. Vorremmo che anche gli emigrati abbiano questa cultura della tolleranza; non importa di che religione siano, è importante che quando entrano nel nostro Paese siano tolleranti con noi, rispettino la nostra religione, rispettino le nostre tradizioni, rispettino i nostri modi di vita e quindi, in qualche modo, si adeguino e si integrino nel mondo dove noi siamo abituati a vivere. In questo modo evitiamo quei fenomeni di razzismo e xenofobia che invece insorgono quando chi emigra nei nostri Paesi si scontra per motivi culturali, non accettando i nostri modi di vivere e non accettando la nostra religione. Questi sono gli scontri da evitare.
Pertanto, la nostra volontà e la nostra politica è quella di ridurre al minimo l'immigrazione e l'emigrazione, e ridurre al minimo i contrasti che possono sorgere da immigrazione ed emigrazione. Sotto questo punto di vista, la richiesta dell'affinità culturale ci sembra la cosa più logica e doverosa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Questo ordine del giorno ha suscitato una serie di interventi e di considerazioni interessanti; abbiamo ascoltato giudizi e richiami politici sia alla maggioranza nella sua complessità sia al Gruppo che ho l'onore di presiedere. Voglio partire da alcune di queste considerazioni.
Credo che non sia giusto, come alcuni hanno voluto sottolineare e insinuare, che la Casa delle Libertà abbia una politica contraria all'immigrazione. Ricordo che l'attuale Governo, attraverso il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, On. Fini, e il Ministro Bossi ha proposto e il Parlamento nazionale ha approvato, una legge (la cosiddetta legge Bossi e Fini) che regolamenta i flussi migratori. Li regolamenta, non li vuole né impedire né gestire. Questo Governo ha comunque approvato una legge e ha messo in atto una sanatoria (che è stata richiamata, se non ricordo male, proprio dal collega Ronzani all'inizio del dibattito su questo ordine del giorno), una politica di grande attenzione a questo mondo, una politica di grande attenzione e di grande rispetto al nostro Paese, una politica moderna.
600 mila domande di regolarizzazione. La legge Turco-Napolitano, con un periodo di tempo doppio rispetto a quello dell'attuale Governo, per presentare le varie domande, determinò 215 mila presentazioni di domande per la regolarizzazione. 600 mila domande che se saranno accolte tutte o una buona parte (perché si prevede - com'è noto - che circa un 20% potranno essere non accoglibili) determineranno circa 470-480 nuovi posti di lavoro.
Con questa regolarizzazione, data solo a chi ha un contratto di lavoro emergeranno 480-500 mila posti di lavoro che oggi, grazie alla politica di chi c'era prima di noi, non erano emersi.
Credo che anche questo sia una forma di rispetto e di civiltà.
Proprio in questi giorni un Giudice del Lavoro di Bergamo ha accolto un primo ricorso, ex art. 700, ordinando ad un datore di lavoro, che aveva manifestato la propria contrarietà minacciando il lavoratore di licenziarlo, o meglio, visto che non era regolarizzato il rapporto, di non assumerlo, ha imposto al datore di lavoro di regolarizzare il cittadino extracomunitario.
Un bilancio dell'attività del Governo, in questa materia, estremamente positivo. Se a ciò si aggiunge che verrà dato un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi all'immigrato che viene licenziato ingiustamente o che non viene regolarizzato e denuncia il datore di lavoro, avviando quindi, l'avvertenza entro l'11 novembre. Un sistema innovativo che si muove verso un obiettivo generale della nostra coalizione e del nostro Governo, che è la lotta ad ogni forma di irregolarità, e che vuole arrivare a una emersione del sommerso sia in campo fiscale sia lavorativo.
Leggo il dispositivo di quest'ordine del giorno: "Si impegna il Presidente della Giunta - credo sia un dispositivo di rito, come evidenziava il Consigliere Saitta, ma su questo si può discutere, perché il Presidente della Giunta ha rilevanza esterna della Regione - di farsi portavoce per il suo Governo statale, affinché nelle determinazioni dei flussi migratori - i flussi migratori saranno determinati con dei parametri oggettivi dall'attuale Governo, ma nessuno vuole né impedirli né gestirli tenendo conto dell'esigenza di ricercare una più facile integrazione nella società italiana tra persone aventi determinate affinità culturali." Credo che l'intervento del Consigliere Dutto - se non ricordo male abbia sgombrato il campo riguardo alla questione della laicità e, quindi della non religiosità di quest'ordine del giorno. Voglio fare una considerazione sull'aspetto della società italiana: 600.000 immigrati irregolari, che rappresentano l'1,3% della popolazione del nostro Paese potranno regolarizzare la propria posizione e, quindi, integrarsi con la nostra società. I dati relativi al Piemonte contano 49.400 immigrati rappresentando l'1,4% della popolazione piemontese, e i dati che interessano la popolazione attiva tendono al raddoppio.
Quando si fa riferimento all'integrazione nella nostra società ci si rivolge alla società moderna, alla società attuale, dove chi è regolare e rispetta le regole potrà rimanere, abitare, pagare le tasse e lavorare. La nostra società, grazie all'impegno del Governo della Casa della libertà del Governo del centrodestra, a dispetto di quanto è stato detto da parte della sinistra quest'oggi, diventerà sempre più multietnica, però con un elemento di grande novità e di grande dignità, perché sono state introdotte delle regole che cautelano la dignità e garantiscono un posto di lavoro regolare. Prima del Governo Berlusconi, tutti sapevano, ma nessuno affrontava, in modo corretto e generale, questa situazione. Certamente pochi volevano regolarizzarsi, perché non c'erano sanzioni adeguate anche per i datori di lavoro italiani, e la dice lunga il fatto che con le attuali leggi, la Legge Fini-Bossi, 600.000 immigrati hanno fatto domanda e circa 18.000 extracomunitari hanno denunciato il proprio datore di lavoro perché ricattati, a fronte di poco più di 200.000 immigrati che avevano determinato la Legge Turco-Napolitano.
Respingiamo la valutazione politica secondo cui facciamo una politica contraria agli extracomunitari. Credo che i fatti, a cui prima mi riferivo che è la cronaca di questi giorni, puntualmente richiamati dal collega Ronzani, smentiscano alcune, non tutte, considerazioni.
Voteremo quest'ordine del giorno, forse qualcuno - è vero - ci ha stuzzicato, per disciplina di collezione; comunque, il Vicepresidente del Consiglio, l'On. Fini, è un Ministro importante del nostro Governo e rappresenta una forza politica importante del nostro Governo, così come la Lega. Noi abbiamo piena fiducia del Governo e siamo certi che indipendentemente da quest'ordine del giorno, saprà non gestire e non impedire, ma con regole oggettive e nell'interesse generale di tutta la comunità compresi gli extracomunitari determinare il flusso migratorio nell'interesse di tutti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi, voglio aggiungere qualche considerazione generale sollecitata dall'intervento del Consigliere Cattaneo. Il problema dell'immigrazione, che è impossibile impedire ma bisogna governare, è cosa che non dice solo la sinistra o il centrosinistra, ma ho avuto occasione di cogliere cenni di questo tipo anche negli ultimi discorsi del Pontefice.
Devo dire che all'interno di questa vicenda, della necessità di governo del processo dell'immigrazione e costruzione di politiche di integrazione vi è una grande questione mondiale e, forse, gli eventi di Firenze dell'altro giorno ci ha risollecitato.
Se esistono luoghi del benessere, intendendo il benessere come eccesso ci sono luoghi del malessere, intendendo il malessere come deprivazione di tutto, quindi è difficile pensare che chi di tutto è deprivato non cerchi di lasciare i luoghi della sua deprivazione. Questa è una ragione di ordine sociale e culturale che sta e sottende questo fenomeno. Per quanto riguarda il problema del confronto del Governo e dell'integrazione, ritenevo che soprattutto in un Paese come l'Italia, che ha quelle caratteristiche di confine, che è una penisola che si estende verso il mediterraneo e, quindi verso la zona di più alto momento di tensione in questo momento, venisse determinato dalla legge Turco-Napolitano; peraltro, una legge invidiata a lungo anche in altri Paesi europei e su cui la stessa Comunità si è espressa in un certo modo econ grande efficacia, coerente, peraltro, alla Carta Europea.
Voi ci dite che quella legge non funzionava perché non produceva sufficienti sanatorie. Per quanto riguarda le senatorie e i caratteri delle stesse possiamo discuterne, perché tra le sanatorie indiscriminate che servono ai processi reali di integrazione c'è una differenza, ma vorrei far rilevare un'unica cosa. Rispetto alle promesse elettorali, con le quali non solo dicevate che avreste cancellato con un colpo di spugna integralmente la legge Turco-Napolitano, ma che avreste cancellato ogni processo di ingresso in questo Paese, devo dire che le avete trasformate in sanatorie di destra, ma, inevitabilmente, prendendo atto di un fenomeno di cui noi vi avevamo sempre detto che nessun Stato moderno, oggi, in Europa o nel mondo occidentale poteva non prescindere. Penso che la Legge Turco-Napolitano fosse una risposta vera. Voi avete dato quest'altra risposta, che io non condivido, ma siete dovuti scendere sul terreno della risposta, cancellando il terreno della negazione.
In quest'Aula arriva un ordine del giorno che dalla prima alla seconda stesura, francamente, raggiunge anche dei punti di alta incomprensibilità.
Il dispositivo continua a richiamare, pur in una versione diversa, delle determinate affinità culturali, in realtà quel processo di segregazione separazione, conteggio dei cromosomi rispetto all'affinità religiosa, alla caratteristica e alle razze. È ancora questo? È un'altra cosa? Giungiamo nella stessa direzione pur riscrivendolo? Inoltre, vi dico che non solo questo dispositivo alla fine è, nei suoi presupposti, sbagliato, nella stesura oscuro e quasi incomprensibile, ma qualora volesse dire le cose che abbiamo letto nel primo testo, questo dispositivo non ha neanche possibilità di realizzazione, rispetto alla stessa legge che avete votato in Parlamento, la legge Bossi-Fini. Non è possibile neanche con quella. Stiamo votando un ordine del giorno che pu gettare sul Consiglio l'ombra di un dibattito dalle caratteristiche culturali e dal processo di integrazione certamente non felice per una sede istituzionale dell'importanza del Consiglio regionale. Ma fa questo per votare un testo di assoluta impossibilità di realizzazione e di totale inefficacia anche con le leggi votate da questo Governo.
Se la ragione vera era un dibattito all'interno della maggioranza, che noi sappiamo avere una sua alta e importante dignità, tra la Lega, il collega Brigandì, Forza Italia e le altre forze della maggioranza, mi sembra che quella vicenda abbia raggiunto un punto di maggior chiarimento nei rapporti tra la maggioranza, e relativamente alla determinazione dell'occupazione dei posti all'interno della Giunta.
Se questo è vero, noi chiederemmo sommessamente alla maggioranza, al collega Brigandì in prima istanza, di ritirare questo ordine del giorno visto che la ragione unica e vera non sussiste più, perché è un testo inefficace, che getterebbe un'ombra non bella dentro il dibattito consiliare.
Condivido quanto è stato affermato dal collega Saitta, in particolare e da altri Consiglieri, sul fatto che tra l'altro non rappresenta neanche la posizione che l'esecutivo ha teso a tenere in questa direzione, sia nelle affermazioni che il Presidente Ghigo ha sempre fatto sulle politiche fatte dall'Assessore Leo, ma in particolare per le politiche fatte dall'Assessore Cotto in tutti questi anni, in direzione dei Comuni e delle Amministrazioni del Piemonte . Quindi è anche un pezzo di autonegazione della propria politica di maggioranza, che, dal nostro punto di vista forse poteva essere migliore in quella direzione, ma nello stesso tempo non è mai stata la cosa oscura ed inefficace che qui si scrive.
Pertanto, essendo risolto l'altro problema, o quasi, o in dirittura d'arrivo, vi chiederei di riflettere e di valutare se non sia il caso di ritirare questo ordine del giorno e di non passare al voto su un testo con queste caratteristiche.
Ovviamente, qualora il testo non venisse ritirato, esprimo il voto contrario da parte del Gruppo dei Democratici di sinistra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Chiedo la votazione per appello nominale.



(Alla richiesta si associano i Consiglieri Manica, Cattaneo e Bussola)



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri Brigandì, Bussola, Cattaneo e Manica, mediante procedimento elettronico.
Tale ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale premesso che pur essendo vero che lo Stato non aderisce ad alcuna religione ed è sostanzialmente laico, è altrettanto vero che è costituzionalmente tutelato il diritto all'esercizio di tutte le religioni che il fenomeno dell'immigrazione clandestina, e non, pone l'esigenza, in ossequio al dettaglio costituzionale, di tutelare l'esercizio di tutte le religioni che la cultura cristiana costituisce patrimonio fondante dell'Europa considerato che la solidarietà è indifferente al soggetto verso il quale si versa che è entrata in vigore la nuova legge Bossi - Fini che regolamenta i flussi migratori impegna il Presidente della Giunta a farsi portavoce presso il Governo statale affinché, nelle determinazioni dei flussi migratori, si tenga conto dell'esigenza di ricercare una più facile integrazione nella società italiana tra persone aventi determinate affinità culturali".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 43 hanno votato SÌ 25 Consiglieri hanno votato NO 18 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.13)



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