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Dettaglio seduta n.255 del 08/10/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 16.35 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 17.00)



(La seduta ha inizio alle ore 17.05)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:



PRESIDENTE

Congedi



PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Enrico Costa, Rosanna Costa, D'Ambrosio, Godio, Manolino, Muliere, Pichetto Fratin, Pozzo Ronzani, Rossi Oreste.


Argomento: Statuto - Regolamento

Relazione sullo stato dei lavori della Commissione speciale per lo Statuto e dibattito. Esame ordine del giorno n. 633: "Avvio immediato delle consultazioni sullo Statuto"


PRESIDENTE

Passiamo ora alla relazione sullo stato dei lavori della Commissione speciale per lo Statuto. La parola al Presidente della Commissione Galasso, per l'illustrazione della relazione.



GALASSO Ennio Lucio, relatore

Signor Presidente, in armonia con quanto precedentemente fissato, ho sollecitato lo svolgimento della relazione anche a ridosso del dibattito sulla Commissione d'inchiesta della sanità, convinto che quest'ultimo avrebbe schiacciato, per importanza mediatica ed emozionale, quanto di cui ci stiamo occupando, ma ho insistito perché i tempi urgono.
Confido, come credo tutti voi, in una maggiore consapevolezza e in un maggiore senso di responsabilità sulla solennità, non del momento, ma dell'iter che ci vede impegnati in quest'opera.
Ho già affidato le mie considerazioni, che leggerò quasi integralmente ai Commissari della Commissione Statuto.
"La Regione Piemonte, con deliberazione consiliare del 27 luglio 2001 ha istituito la Commissione speciale per lo Statuto regionale, individuando due momenti significativi: l'elaborazione e la redazione di un nuovo testo statutario, l'esame dei disegni e delle proposte di legge presentati al Consiglio, che abbiano come oggetto la revisione dello Statuto regionale.
La stessa deliberazione ha anche previsto che l'elaborazione e la redazione della nostra nuova Carta fondamentale fossero precedute da una o più relazioni, contenenti le linee generali sulle quali strutturare il nuovo Statuto.
La Commissione, ovviamente, durante lo sviluppo dei lavori, ha dovuto tener conto anche di due eventi sopravvenuti alla sua istituzione.
In primo luogo, occorre constatare come sia profondamente cambiato il panorama istituzionale di riferimento, a seguito dell'approvazione del referendum costituzionale del 7 ottobre 2001. Il nuovo Titolo V della Parte II della Costituzione conferisce un ruolo 'costituente' alla Commissione per la riforma dello Statuto, che dovrà individuare anche le forme, i tempi e le modalità di attuazione delle nuove norme costituzionali.
Occorre cogliere la necessità di ridefinire alcuni aspetti centrali del ruolo della Regione; in altre parole, la rivisitazione dello Statuto dovrebbe essere l'occasione per ripensare anche 'il posto delle Regioni nel sistema istituzionale del Paese e nel contesto europeo'.
In secondo luogo, sulla discussione in sede di Commissione ha anche pesato l'incertezza del panorama legislativo e istituzionale. Sotto questo profilo, versiamo in un clima d'incertezza evolutiva, che si rifletterà sul nostro Statuto, pertanto dovremo tenere conto di quanto si è verificato e di quanto si verificherà.
Volendo ricordare alcuni aspetti, richiamo l'attenzione sul disegno di legge costituzionale recante 'Ordinamento federale della Repubblica' (c.d.
devolution), sul disegno di legge 'La Loggia' e sull'Intesa firmata tra Governo, Regioni ed Enti locali sul Titolo V. Sono stati presentati ricorsi, da parte del Governo, alla Corte Costituzionale e le prime pronunce di quest'ultima hanno fatto chiarezza, perché i punti toccati dalle sentenze nn. 304 e 306 della Corte Costituzionale stessa erano motivo di dibattito in sede politica e dottrinaria.
Quanto all'impostazione dei lavori della Commissione, è necessario ricordare che la deliberazione consiliare ha conferito mandato alla Commissione per l'elaborazione del testo del nuovo Statuto regionale ponendo come primo obiettivo la stesura di una relazione sulle linee generali su cui strutturare la nostra Carta fondamentale; una o più relazioni sono significative anche per quanto riguarda le modalità di sviluppo dei lavori stessi.
Per queste ragioni, la Commissione aveva chiesto alla Presidenza una relazione che individuasse le problematiche strettamente connesse ai possibili contenuti del nuovo testo statutario.
La relazione che ho portato all'attenzione della Commissione il 1° e il 28 febbraio, ha avuto un carattere squisitamente tecnico-giuridico e ha cercato di porre in modo problematico all'attenzione dei componenti della Commissione i nodi principali sui quali riflettere e sui quali, in effetti si è riflettuto.
Sul documento, che non aveva alcuna pretesa di esaustività (perch occorre sciogliere preliminarmente i nodi politici), si è innestato il dibattito dei Commissari, costituendo lo spunto per ulteriori e più compiute riflessioni. L'attività della Commissione ha poi ricevuto un ulteriore impulso dalla presentazione delle relazioni, da parte del Vicepresidente e di alcuni Commissari (vi sono i richiami).
Va detto - e questo vale anche per altri riferimenti che farò - che vi è consegnato un corredo documentale cartaceo con cd, su cui si ha la possibilità di cogliere integralmente lo sviluppo dei lavori della Commissione.
La Commissione ha deciso di rinviare il confronto con la società civile ad un momento immediatamente successivo alla relazione, o comunque ad un momento successivo a questo dibattito, in quanto ha ritenuto di sistematizzare i ragionamenti fino ad ora compiuti in un documento sulla cui traccia condurre la discussione. In argomento, è inoltre emersa la proposta che queste consultazioni siano svolte coinvolgendo, nel modo più ampio, la società civile regionale.
Venendo al merito, la relazione del Presidente della Commissione ha indicato i seguenti temi di confronto: i principi fondamentali dello Statuto; gli organi della Regione: a) il ruolo e le funzioni del Presidente della Giunta, della Giunta e del Consiglio regionale b) il Presidente del Consiglio, l'Ufficio di Presidenza e i Consiglieri le fonti regionali; il procedimento legislativo regionale: a) iter di approvazione delle leggi b) le Commissioni consiliari; i rapporti Regioni-Stato-U.E., Enti locali Enti funzionali; gli organismi di garanzia; gli istituti di partecipazione: l'iniziativa popolare, il referendum, le petizioni, il difensore civico.
La conseguente discussione si è focalizzata su alcuni dei temi trattati e, in particolare, su quelli ritenuti i nodi critici da affrontare per la redazione della nostra Carta statutaria, in quanto presupposti necessari per poi approfondire le altre tematiche.
Inoltre, la discussione ha avuto come filo conduttore una questione imminente e trasversale ad ogni argomento: se optare per uno 'Statuto articolato' oppure per uno 'Statuto di principi'. E' così emersa una posizione che volge verso l'approvazione di uno Statuto 'breve'; uno Statuto, quindi, snello con puntuali rinvii al Regolamento per la parte che potrà essere oggetto di tale strumento.
Il primo tema discusso, benché in termini generali, è stato quello relativo ai principi fondamentali.
Sul tema è stata sollevata una questione preliminare di grande rilevanza: se enucleare in maniera puntuale tutti i singoli principi fondamentali o scrivere un unico articolo di rinvio alle fonti costituzionali o, comunque, ai principi generalmente riconosciuti dal nostro ordinamento.
La Commissione, comunque, ha ritenuto che il capitolo dedicato ai principi ispiratori ed ai diritti fondamentali, nei quali si riconoscono i cittadini piemontesi e che ne qualificano l'appartenenza alla Comunità nazionale, sarà, forse, il più complesso e significativo da riscrivere. I principi, infatti, per non rimanere semplici declinazioni, devono permeare l'intera intelaiatura statutaria.
Il secondo tema, che ha costituito motivo di attenta e più incisiva riflessione, tratta delle forme di governo.
Il primo nodo, ancora da sciogliere, resta squisitamente politico.
La Commissione ha riflettuto sulle modalità di elezione del Presidente della Giunta. In particolare è emersa la questione relativa alla possibilità di confermare l'elezione diretta ovvero di prevedere un diverso percorso.
Dalla discussione, particolarmente vivace ed articolata, sono emersi due orientamenti: l'elezione diretta e l'elezione non diretta.
Quanto all'elezione diretta del Presidente della Giunta, sono state espresse varie opinioni, diversamente articolate. Questo tema è stato visto in stretta connessione con i rapporti Giunta-Consiglio, con l'eventuale nomina/elezione del Vicepresidente, nonché con la questione relativa allo scioglimento del Consiglio regionale in caso di cessazione dalla carica o impedimento del Presidente.
Su questo punto, come su quello successivo, occorrerà una rimeditazione, anche alla luce, al di là delle scelte politiche, di quanto è emerso dalla sentenza n. 304/2002 della Corte Costituzionale.
Per quanto riguarda l'elezione non diretta, sono ricomprese diverse posizioni: indicazione del Presidente della Regione da parte dell'elettorato con sua elezione da parte di un'assemblea di grandi elettori (rifacendosi un po' al sistema elettorale degli Stati Uniti d'America); indicazione del Presidente della Regione da parte del corpo elettorale e successiva conferma da parte del Consiglio; elezione del Presidente della Giunta da parte del Consiglio, come avveniva prima della riforma del sistema elettorale.
In ogni caso, la discussione fin qui riassunta dovrà essere necessariamente ripresa, tenendo conto delle novità intervenute con la sentenza n. 304/2002 della Corte Costituzionale, con la quale è stata dichiarata costituzionalmente illegittima la deliberazione legislativa statutaria della Regione Marche nella quale si prevedeva, in caso di morte o impedimento permanente del Presidente della Giunta regionale eletto direttamente, il subentro nell'esercizio delle relative funzioni, da parte del Vicepresidente.
Dalla sentenza sembrerebbe inequivocabile, in caso di elezione diretta la difesa del principio 'simul stabunt simul cadent': se il Presidente si dimette o cessa, per qualsiasi ragione, dalla carica, anche il Consiglio sarebbe sciolto.
E' opportuno rilevare che gli effetti di questa sentenza particolarmente incisivi, hanno avuto ritorni interpretativi non univoci.
Alcuni studiosi, infatti, sostengono che questa sentenza risolva un caso concreto e non possa quindi sancire un principio generalmente riconosciuto altri ritengono, invece, che la Corte abbia definitivamente chiarito il dettato costituzionale.
Nel corso della discussione è peraltro maturata la convinzione che parlare di sistema di elezione del Presidente, in modo isolato ed autonomo rischia di essere eccessivamente riduttivo. Infatti, le modalità di scelta del Presidente dovrebbero essere contestualizzate nel più ampio ragionamento sulla forma di governo, e quindi sull'assetto dei poteri attribuiti agli organi regionali e dei loro rapporti.
In questo contesto si sono peraltro sollevate le tematiche che attengono all'eventuale previsione della questione di fiducia posta dal Presidente sulle leggi o solo su alcune disposizioni e all'attribuzione dell'esercizio della funzione legislativa alla Giunta regionale.
Per quanto riguarda la questione di fiducia, è emersa, in sede di Commissione, la possibilità di utilizzare tale istituto come strumento eccezionale, quindi solo con forti limitazioni e per alcuni passaggi fondamentali. Tuttavia, è stato anche rilevato che l'utilizzo dell'istituto della fiducia è proprio del sistema parlamentare.
L'altra riflessione, connessa al problema della forma di governo e in particolare al rapporto Giunta-Consiglio, riguarda l'esercizio dei poteri normativi da parte dell'esecutivo, con riferimento ai decreti legislativi e ai decreti-legge.
La discussione ha avuto momenti diversi a seconda dell'istituto, cioè se si trattava di decreti legislativi e di decreti legge. Tale esigenza diverrà sempre più forte nel momento in cui la Regione eserciterà pienamente le nuove funzioni legislative attribuitele con la legge costituzionale n. 3/2001. In Commissione, pertanto, si è puntualizzata la necessità di valutare la procedibilità costituzionale della previsione di queste nuove fonti normative. E' emersa, inoltre, la considerazione che l'attribuzione dell'esercizio di poteri normativi alla Giunta non debba incidere sul ruolo e sulle funzioni del Consiglio regionale (un altro tema caldo del dibattito in sede di Commissione).
La Commissione ha lungamente riflettuto sugli effetti che la riforma costituzionale ha avuto sul Consiglio regionale e quindi sul ruolo dei Consiglieri. E' prevalsa l'idea di 'bilanciare il ruolo forte dell'esecutivo', esaltando i ruoli Giunta-Consiglio in una nuova prospettiva di efficacia, ma comunque mantenendo e conferendo un ruolo centrale all'Assemblea. Le stesse riflessioni fatte per il decreto legge e il decreto legislativo sono state riferite alla funzione regolamentare essendo anch'essa uno strumento che incide sull'equilibrio dei rapporti Giunta-Consiglio e che deve essere valutata in base alle scelte compiute relativamente alla forma di governo.
Un altro tema sul quale la Commissione si è attardata, è stata la legge elettorale. La legge costituzionale n. 1 del 1999 attribuisce alle Regioni la competenza a definire il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e incompatibilità del Presidente della Giunta, nonché dei Consiglieri regionali.
La legge elettorale, pertanto, è distinta dallo Statuto. In tal senso la deliberazione istitutiva della Commissione Statuto è stata accompagnata da un ordine del giorno nel quale si demanda all'VIII Commissione consiliare permanente la competenza ad esaminare ed approvare la legge elettorale.
La Commissione ha comunque rilevato come il sistema elettorale sia strettamente connesso alle scelte sulla forma di governo. E' così emersa la necessità di definire e inserire già in Statuto il tipo di sistema elettorale e i suoi capisaldi.
In proposito, una prima questione che attiene alle modalità di approvazione della legge elettorale riguarda l'opportunità di prevedere un procedimento 'aggravato' per l'approvazione della legge (data l'importanza e il respiro che la stessa dovrà avere e anche per svincolarla agli umori e alle alternanze delle maggioranze), ovvero la richiesta di una maggioranza qualificata.
Un'altra questione riguarda, invece, la valenza della legge elettorale.
Il sistema elettorale, come già ricordato, è strettamente connesso alla forma di governo, in quanto suscettibile di incidere sui rapporti tra elezione del Presidente della Giunta ed elezione del Consiglio. La scelta da operare è quindi tra un sistema elettorale che leghi la composizione del Consiglio all'elezione del Presidente ed uno che distingua i due momenti.
La terza questione concerne la scelta in ordine al sistema di elezione: maggioranza o proporzionale, con o senza sbarramento, con premio di maggioranza o con la possibilità che il Presidente sia privo della maggioranza consiliare (all'interno di queste possibilità ci sono state ulteriori variabili).
In Commissione è anche emersa la proposta di aumentare il numero dei Consiglieri, al fine di garantire sia un migliore funzionamento del Consiglio sia una garanzia di minima rappresentatività, specie per le Province più piccole.
Un'altra questione, connessa alla scelta della legge elettorale riguarda l'ipotesi, non disciplinata in Costituzione, che si verifichi, nel corso della legislatura, un cambio di maggioranza, ovvero sia il Presidente della Giunta a reindividuare forze politiche di riferimento diverse. Dette ipotesi potrebbero essere disciplinate nella legge elettorale, ispirandosi tra l'altro, alla norma 'anti-ribaltone', già prevista dalla legge statale n.43 del 1995.
Un'ulteriore valutazione concerne l'opportunità di inserire un esplicito riferimento al diritto di voto per i cittadini della Regione residente all'estero.
La Commissione ha infine affrontato il tema dell'eventuale inserimento nella legislazione regionale, dei casi di incompatibilità tra status di Assessore e status di Consigliere, nonché dell'eventualità di inserire cause di ineleggibilità o di incompatibilità specifiche per gli Assessori: in questi casi sarebbe opportuno dare una previa 'copertura' statutaria a queste intenzioni.
Quanto all'incompatibilità tra status di Assessore e Consigliere, la discussione ha fatto emergere l'ulteriore problema di come far valere tale incompatibilità: con le dimissioni del Consigliere nominato Assessore o con la momentanea sospensione dalla carica del Consigliere nominato Assessore attraverso il meccanismo della supplenza.
Presidente, scusi, non riesco ad andare avanti.



PRESIDENTE

Consigliere Galasso, non so da lei, ma le assicuro che qui le condizioni di attenzione sono sostanzialmente normali.



GALASSO Ennio Lucio, relatore

In Commissione, la riflessione sul Consiglio regionale si è sviluppata su due piani (uno dei temi fondamentali su cui ci si è attardati è il problema del bilanciamento dei poteri): da un lato, come sopra visto, si è inserita nel contesto della discussione su forma di governo e sistema elettorale; dall'altro, è stata approfondita avendo riguardo alle nuove funzioni che il Consiglio deve assolvere.
Con riguardo al primo profilo, la Commissione ha rilevato gli effetti incisivi che la legge costituzionale n. 1 del 1999 ha avuto sul Consiglio regionale, determinando uno squilibrio tra il Presidente, eletto direttamente e dotato di nuovi e più forti poteri, e il Consiglio regionale.
Questo aspetto è stato sottolineato da numerosi interventi dei Commissari.
A seguito di questo rafforzamento degli esecutivi, si è puntualizzata la necessità di rivedere i rapporti Giunta-Consiglio, in modo da garantire una distinzione più netta tra funzione di governo e funzioni d'indirizzo e di controllo.
E' emersa la volontà, non tanto di acquisire un ruolo maggiore da parte di un organismo a scapito di un altro, quanto, piuttosto, di dare maggiore forza a chi non ne ha e comunque avere due forze e non due debolezze.
Questo, anche attraverso lo strumento dell'iniziale presentazione del programma da parte del Presidente della Giunta, accompagnata da un impegno ufficiale davanti al Consiglio regionale di rispetto del programma stabilito.
E' stato proposto, poi, di rafforzare tale impegno prevedendo la periodica verifica in Consiglio del programma di governo.
La Commissione, nella stessa logica, ha anche rimarcato il ruolo del Consiglio regionale nella definizione dell'indirizzo politico ed amministrativo della Regione, così da rafforzare il compito di vigilanza sulla osservanza ed attuazione, da parte dell'esecutivo regionale, dei propri impegni programmatici.
L'attività ispettiva e di controllo si è sempre svolta attraverso gli strumenti tipici della tradizione parlamentare, quali l'inchiesta l'interpellanza, le interrogazioni, la mozione e l'ordine del giorno.
Tali strumenti permettono, al singolo Consigliere, di ottenere risposte dalla Giunta e, al Consiglio, di manifestare alla Giunta orientamenti o definire indirizzi su specifici argomenti, esperire indagini conoscitive ed inchieste su fatti posti in essere non solo dall'Amministrazione regionale ma anche da enti ed aziende da essa dipendenti.
Il dibattito in corso, però, a seguito del nuovo ruolo che il Consiglio dovrà svolgere, sta sviluppando un nuovo concetto di 'controllo', inteso come funzione di supporto all'organo assembleare e sede di confronto tra fase politica e fase gestionale, al fine di fornire elementi per verificare l'effettiva attuazione delle scelte contenute nelle direttive e negli altri atti di indirizzo politico.
Inoltre, l'attività di controllo non deve limitarsi alla costruzione di un rapporto dialettico con l'esecutivo: infatti, i Consiglieri devono essere messi in condizione di poter interloquire anche con l'Ufficio di Presidenza e il Presidente del Consiglio, nonché di poter avere informazioni sulla loro attività.
Con riguardo, invece, al secondo profilo sul quale si è sviluppata al discussione, la Commissione si è soffermata sulla funzione fondamentale e preminente del Consiglio regionale: la funzione legislativa e il procedimento di formazione delle leggi.
La legge costituzionale n. 3 del 2001 ha modificato la disciplina della potestà legislativa regionale, ridefinendo il sistema di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni.
A tal proposito, l'affrontare il tema del procedimento legislativo ha comportato una preliminare riflessione sulla potestà legislativa regionale approfondendo in particolare l'analisi delle materie nelle quali la Regione è dotata di tale competenza, degli eventuali limiti e controlli.
Nel merito, è stato necessario comprendere come e fino a che punto lo Statuto debba o possa disciplinare la competenza legislativa regionale: se possa o meno riassumere in sé gli articoli della Costituzione relativamente alla potestà legislativa, ovvero se possa, e in che termini, disciplinare i rapporti Regione-Governo-altre Regioni.
L'attenzione della Commissione è stata posta anche sull'iter legislativo, peraltro materia obbligatoria dello Statuto. A tal proposito sono emerse diverse osservazioni che attengono all'iniziativa legislativa e alla fase di esame e di approvazione del progetto di legge.
Per quanto attiene all'iniziativa legislativa, è emersa la possibilità di estendere tale diritto ad un maggior numero di soggetti, ed in particolare ai Consigli delle Comunità Montane, anche se limitatamente alle materie di loro competenza, ed al 'Consiglio delle Autonomie'.
Per quanto, invece, attiene all'iter di esame e di redazione della legge, la discussione si è soffermata, in particolare, sulla possibilità di approvare un provvedimento legislativo in Commissione in sede deliberante.
A favore di tale ipotesi, si è evidenziato come la sede deliberante potrebbe essere utile se si addivenisse ad un aumento del numero dei Consiglieri regionali.
In senso critico si è, invece, rilevato che il problema che il nuovo Statuto dovrà risolvere sarà quello del miglioramento dei meccanismi di funzionamento dell'Aula, piuttosto che la previsione di forme di accelerazione dell'iter del procedimento legislativo. Nel caso fosse istituita la Commissione deliberante, è stata sollevata l'ulteriore esigenza di predisporre strumenti idonei a garantire la rappresentanza delle minoranze.
Per quanto riguarda il rapporto con gli Enti locali, l'occasione della revisione statutaria deve tenere presente, come ulteriore prospettiva quella di consentire un adeguamento alle modifiche intervenute nei rapporti che intercorrono tra Regione, Province e Comuni. Ciò comporterà di meditare sugli articoli 114, 117 e 118 della Costituzione.
L'articolo 114, come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, stabilisce che la Repubblica 'é costituita' dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato, ponendo quindi lo Stato in posizione inter pares con gli altri Enti territoriali.
Questa disposizione deve poi essere letta alla luce del successivo articolo 118, ove si prevede che le funzioni amministrative siano attribuite ai Comuni salvo che, per assicurare l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.
Il secondo comma del medesimo articolo stabilisce, poi, che i Comuni le Province e le Città Metropolitane siano titolari di funzioni amministrative proprie e funzioni conferite con legge statale o regionale secondo le rispettive competenze.
In questo contesto deve essere anche letto l'articolo 117, comma 2 lett. p), dove si prevede la competenza esclusiva dello Stato sulla 'legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane'.
Pertanto, è necessario iniziare a ridisegnare la mappa del potere locale con la quale dare avvio, a livello di legislazione regionale all'attuazione dell'articolo 118 della Costituzione.
In questo ambito, il Consiglio regionale dovrebbe diventare l'interlocutore stabile delle altre istituzioni e questo dovrebbe avvenire attraverso la valorizzazione degli strumenti di partecipazione.
A tal fine, è necessario tendere al rafforzamento del ruolo e delle garanzie degli Enti territoriali operanti nell'ambito regionale. In particolare, l'attenzione è stata posta sull'istituzione del Consiglio delle Autonomie locali, quale organo di consultazione fra la Regione e gli Enti locali, previsto dall'art. 123 del testo costituzionale riformato.
Sul tema, è stata posta la questione di non rendere il Consiglio delle Autonomie una seconda camera regionale, bensì un organismo che tuteli le Autonomie locali e che le coinvolga maggiormente nelle attività della Regione. Peraltro, in sede di lavoro, si è anche rilevato che l'intero sistema delle Autonomie sarebbe molto più garantito da un'individuazione precisa delle singole responsabilità amministrative piuttosto che dall'esistenza di sedi di concertazione istituzionale.
Nel definire detto istituto e strumento di consultazione bisogna comunque tenere presente, al fine di evitare stratificazioni di organi, che con la legge regionale n. 34 del 1998 é stata istituita la Conferenza Permanente Regione-Autonomie locali.
Affrontare il tema degli 'Enti locali' significa anche riflettere sul ruolo che le Autonomie funzionali sono chiamate a svolgere nel nuovo contesto istituzionale.
La revisione dello Statuto dovrebbe allora essere anche l'occasione per una compiuta riflessione sul rapporto tra Regioni ed Autonomie funzionali con particolare riguardo al ruolo partecipativo che dovrà essere loro riconosciuto accanto alle Autonomie territoriali.
In materia, particolarmente importante sarà il momento delle consultazioni, attraverso le quali emergeranno nuovi spunti di approfondimento e di confronto.
Quanto fin qui illustrato è solo una breve sintesi delle articolate posizioni emerse in Commissione e dei nodi critici affrontati.
Sono, inoltre, state dibattute anche altre questioni di rilievo. La Commissione, infatti, ha discusso sul ruolo e sulla funzione del Presidente del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza; ha avuto anche riguardo agli istituti di partecipazione nonché gli organi di garanzia.
Come già evidenziato, però, tali argomenti necessitano di un'ulteriore riflessione che tenga conto delle scelte cardine sulle quali fondare la nostra Carta statutaria.
Il processo di riforma istituzionale non ha interessato solamente i rapporti Stato-Regioni-Enti locali, ma ha prodotto importanti effetti anche sul sistema delle relazioni Stato-Regioni-Unione Europea.
Questo è un nuovo ed importante rapporto da costruire, che merita però, una considerazione a parte, in quanto interessato da un forte processo di ridefinizione: si pensi alla scrittura della Carta fondamentale europea, al già ricordato disegno di legge 'La Loggia' e disegno di legge di modifica de 'La Pergola'. Pertanto, una compiuta riflessione non può che essere differita ad un momento in cui il quadro normativo di riferimento sarà maggiormente definito.
Richiamo l'attenzione sul Consiglio perché su questo dato s'impone una presa di coscienza e, quindi, una decisione.
La Commissione adesso rimette al Consiglio le valutazioni sull'attività fin qui svolta, affinché si possa poi procedere all'elaborazione e redazione della nostra Carta fondamentale.
A tal fine, però, si pone all'Assemblea un'importante questione procedurale, e quindi richiamo ancora l'attenzione.
Si ricorda che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 306/2002, ha affermato che l'autonomia statutaria attribuita alle Regioni dalla legge costituzionale n. 1 del 1999 non può incontrare limiti che non siano espressamente individuati dalla Costituzione stessa.
In buona sostanza, ha riconosciuto la possibilità di procedere ad approvazione-stralcio dello Statuto, quindi intervenendo su quello vigente.
Scrive, infatti, la Corte Costituzionale che 'in assenza di statuizioni costituzionali esplicite che siano dirette a limitarne la portata, il conferimento alle Regioni di tale autonomia non può non incorporare il potere di determinarne le modalità ed i tempi di esercizio'.
Nell'argomentare a sostegno di tale decisione, il giudice costituzionale parte dalla constatazione che i vecchi Statuti regionali sono tuttora in vigore. Ne deriva che 'il vecchio contenuto degli Statuti risultante dalle leggi statali di approvazione e quello nuovo che prenderà vita nelle future deliberazioni statutarie sono unificati dal potere, che solo alle Regioni è attribuito, di disporne: ciò che li rende, nel loro insieme e senza possibilità alcuna di distinguerli in ragione della diversa provenienza, espressione di autonomia'.
Posto, quindi, che gli attuali Statuti devono ritenersi tuttora in vigore, il Consiglio deve indicare alla Commissione la strada da percorrere: se lavorare al fine di redigere uno Statuto organico che sostituisca interamente quello al momento vigente, procedendo secondo il percorso indicato dalla deliberazione istitutiva della Commissione (ricordo che quando vi era stata la deliberazione istitutiva della Commissione non erano intervenuti i pronunciamenti della Corte Costituzionale, anzi l'orientamento sembrava in tutt'altro senso); se, ovvero, ragionare su una o più modifiche statutarie che vadano ad inserirsi nello Statuto attualmente in vigore, innovandolo solo parzialmente." Ho concluso la lettura quasi totalitaria della relazione che avevo presentato in Commissione. L'utilizzo degli aggettivi è appropriato.
Voglio esprimere tutta la mia gratitudine e quella di tutti i Commissari, per la preziosa opera svolta dal gruppo di lavoro degli Uffici.
Concludo ricordando l'incontro dei Presidente delle Commissioni Statuto e delle delegazioni dei Consigli regionali, tenutosi a Roma, il 4 ottobre scorso. Durante quell'incontro è emerso un ammonimento, in modo evidente caloroso, incisivo ed essenziale da parte di molti partecipanti dall'esperto-docente prof. Carovita al prof. La Forgia. Quest'ultimo è anche un esperto, ma è intervenuto nella sua funzione politico istituzionale, che è quella di operare con sollecitudine, perché i tempi per la formazione di un nuovo Statuto, prima della chiusura di questa legislatura, sono stretti, sia per un profilo di educazione civica sia per un profilo istituzionale di rigore, di necessità e d'urgenza per avere uno strumento adeguato che affronti i tempi nuovi sotto il profilo nazionale e internazionale, economico, sociale, istituzionale e normativo.
Credo di poter affermare, a nome di tutta la Commissione e ritenendo di interpretare la volontà dell'intero Consiglio, che si può procedere alacremente ed incisivamente alla stesura dello Statuto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Galasso.
E' aperto il dibattito generale.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Quando la maggioranza uscì vincente dalle elezioni compì un atto saggio, in quanto propose al Consiglio regionale, in particolare alla minoranza, di accettare una Presidenza, espressa dalla minoranza, in capo alla Commissione Statuto.
La maggioranza, all'inizio della legislatura, si accaparrò tutte le Presidenze e Vicepresidenze delle Commissioni e forse si accorse anche di aver messo in atto una mossa non intelligente, dal punto di vista politico e non produttiva, dal punto di vista organizzativo.
Il ribaltamento di quella logica, proponendo alla minoranza una Presidenza in capo alla Commissione Statuto, fu ritenuto fatto saggio e interessante da tutti. Era un grande evento e si poteva ricominciare a pensare di gestire quest'Aula in modo anche istituzionale, oltre che politico e di schieramento. Il fatto di aver individuato in capo alla minoranza la Presidenza di una così importante Commissione era senz'altro un fatto da non trascurare.
La minoranza, pertanto, lavorò su questo tema e su questa proposta all'interno dei vari Gruppi di minoranza si espressero pareri, opinioni bozze di criteri per le candidature.
Come succede spesso per le decisioni politico-amministrative, la vicenda andò per le lunghe, ma si lavorò per non perdere quest'importante occasione di riequilibrare la gestione delle Commissioni. Si arrivò a un punto in cui non si era ancora giunti, all'interno del campo della minoranza: risolvere in modo propositivo tale questione.
In quel periodo, il Consiglio regionale "spedì" alcuni colleghi, tra cui il sottoscritto, in missione all'estero per qualche giorno (cinque-sei giorni)...



CHIEZZI Giuseppe

ANGELERI Antonello (fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Un viaggio premio.



CHIEZZI Giuseppe

Un viaggio di lavoro. Un viaggio di lavoro che ha prodotto delle decisioni importanti, di cui informerò tra poco il collega, disinformato Angeleri.
Al ritorno da quella missione, mi trovai di fronte a una situazione capovolta rispetto agli accordi che erano stati presi. Trovai insediata, a mia insaputa, la Commissione Statuto, presieduta da un componente di maggioranza.
Un ribaltamento non da poco: mi si manda in missione per qualche giorno, mentre la minoranza deve trovare un accordo rispetto ad una Commissione; torno e scopro che la Presidenza della Commissione è stata persa dalla minoranza, perché la maggioranza ha eletto un proprio rappresentante, nella persona dell'avv. Galasso.
Mi stupii, perché era un fatto non da poco; una perdita non da poco dal punto di vista istituzionale (l'intera istituzione tornava ad avere una nuova Commissione presieduta dalla maggioranza) e, se volete, una perdita non da poco nei rapporti tra maggioranza e opposizione, nel senso che trovai l'opposizione più debole di come l'avevo lasciata.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Angeleri)



CHIEZZI Giuseppe

Istituzionalmente, questo fatto continua ad essere per me un imbarazzo non piccolo, perché è stata insediata la Commissione più importante a livello istituzionale, quella che dovrebbe ridefinire la Carta che unisce i piemontesi, l'organizzazione dei lavori del Consiglio, il sistema elettorale, quindi è stata istituita una Commissione che ha un'identità istituzionale tra le più definite, in assenza di un Gruppo.
Il mio imbarazzo permane e mi ha messo nella condizione non di partecipare alla costruzione di un assetto della Commissione, ma semplicemente, di essere costretto a prenderne atto.
Il fatto è ancora più imbarazzante perché ho dovuto prendere atto di un assetto diverso da quello che era stato annunciato prima del viaggio per conto del Consiglio regionale.
Cari colleghi, sono trascorsi circa cinque minuti e questa era la prima cosa che volevo dire.
Per il piccolissimo peso che posso avere, questo Consigliere regionale afferma che vi è una presa d'atto di un percorso...



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, le ricordo che ha dieci minuti per il suo intervento.



CHIEZZI Giuseppe

Termino il mio intervento anche a nove minuti.
Voglio fare due piccole considerazioni: la prima l'ho già esplicitata l'altra è ancora più piccola, quindi impiegherò ancora meno tempo.
Questo per dirvi, colleghi, che il problema esiste e l'ho già fatto presente sia in sedi ufficiali sia in sedi non ufficiali. L'ho ripetuto anche poco fa ad alcuni di voi: per me questo è un fatto spiacevole, che è avvenuto e mi mette nella condizione di non capire cosa sia accaduto, di non avere potuto lavorare affinché non succedesse e, adesso, semplicemente di vivere con estraneità una Commissione sulla cui composizione non ho ben capito cosa sia successo.
Il secondo problemino che esporrò negli ultimi due minuti e mezzo del mio intervento - o anche meno - riguarda il fatto che la conduzione di questa Commissione non ha portato a nulla, non ha prodotto nulla, non ha parlato di principi, non ha svolto le consultazioni; ha avuto anche un protagonismo del Presidente della Commissione, resosi protagonista ad una pubblica manifestazione molto di parte - chiamiamola così - ponendo il Presidente di questa Commissione in una condizione di non equilibrio assoluto sopra le parti, che è una delle doti che il Presidente deve avere per essere candidato, per essere eletto e per conservare questa sua funzione.
Infatti, nella Commissione Statuto, come in tutte le Commissioni, pu darsi che ci siano momenti di contrasto, e allora è opportuno avere un Presidente di Commissione che sia sempre riconoscibile come super partes.
Quando si prevedeva che la Presidenza della Commissione spettasse alla minoranza, ho fatto ragionamenti analoghi, cercando, cioè, d'individuare persone che fossero, per immagine, identità e ruolo, assolutamente svincolate da altre questioni.
Questo è un altro elemento di imbarazzo che volevo segnalare ai colleghi.
Ho concluso, risparmiando anche dieci secondi. Grazie.



PRESIDENTE

Di più, collega Chiezzi: un minuto e dieci secondi. La ringrazio.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Grazie, Presidente Mi ricollego alle considerazioni del Consigliere Chiezzi, perché in quell'elezione il mio Gruppo fu particolarmente sacrificato e sventurato.
Probabilmente la presenza del collega Chiezzi avrebbe consentito di riequilibrare una situazione dalla quale neanche noi fummo particolarmente gratificati.
Dalla relazione del Presidente, si evince che è stato impiegato del tempo, ma che sono state esaminate soltanto le situazioni e le ipotesi.
Costruire un percorso costituente significa assumersi, in qualche maniera, la responsabilità di formulare proposte precise e di addivenire a degli orientamenti.
Vi dico subito - aspetto che ascolti perlomeno il relatore, è un'esigenza, ma lo dico più in generale ai colleghi della maggioranza che, se vogliamo istituire un nuovo Statuto, è ora di procedere. Il tempo istituzionale ha delle sue logiche e, probabilmente, tra qualche mese, se non avremo fatto dei passi in avanti, sarà tardi.
anche ora di assumersi le responsabilità di ciò che si vuole e di ci che si propone.
La mia parte politica, per le ascendenze che ha dalla Costituente in avanti, in cui operarono Terracini e Togliatti, si è sempre assunta le proprie responsabilità in materia costituzionale, e questo non per sottostimare le responsabilità assunte da altri.
Ma richiamo sia il tempo sia la necessità di elementi più precisi, che non divaghino rispetto al lavoro che, se lo vogliamo, possiamo ancora fare.
Ritengo che non ci siano le condizioni e l'opportunità di una riscrittura totale dello Statuto, ma che occorra lavorare sullo Statuto esistente.
La modifica di una parte della Costituzione non ha modificato l'impianto complessivo, pertanto occorre fissare, su alcuni punti, le questioni possibili e necessarie.
Leggendo il contributo dei colleghi Chiezzi e Moriconi, che in molte parti ho apprezzato, mentre altre possono essere oggetto di discussione, la riaffermazione dei principi, che è una questione dovuta per quanto riguarda gli aspetti che attengono alla funzione del Consiglio regionale ha un proprio confine oggettivo nel fatto che noi non diventiamo uno Stato non unitario, ma restiamo uno Stato unitario a regime federale (se ci riusciamo).
Siamo molto lontani anche da questo, anzi, siamo a negazioni continuative - come richiamava anche il Consigliere Galasso nella propria relazione - di una serie di fatti, ricorsi e altro.
Comunque, non siamo uno Stato confederale, ma siamo uno Stato federale pertanto tutti i valori della Costituzione sono richiamati e recuperati costitutivamente.
Occorre procedere adesso, perché ho constatato un po' di disagio in una serie di rimandi; qualcuno era presente anche nella relazione.
Ringrazio, comunque, il Presidente e il Vicepresidente della Commissione per il lavoro svolto, ma non possiamo aspettare da Roma dei lumi che chiariscano; se ci saranno dei contributi significativi, ne terremo conto.
Il processo costituzionale non si esaurisce neanche con l'elaborazione di un nuovo Statuto, che sarà un elemento da integrare e migliorare nella sovranità del Consiglio regionale.
Questi rimandi rappresentano una forma di rinuncia culturale e di sottomissione istituzionale che non hanno senso. Dobbiamo procedere prima noi, poi i professori, tra l'altro in un clima di grandi incertezze, come sempre avviene, se stiamo al piano puramente dottrinale.
Indico, ora, tre o quattro questioni che considero centrali in questo momento.
Il sistema delle elezioni: oggi le Province non sono rappresentate nel numero dei Consiglieri affidati; per molto meno, un sistema sarebbe illegittimo, cioè non si può avere questo squilibrio ai danni delle popolazioni e dei territori. Non sto a riprendere la concezione, che pure ha una sua parziale giustificazione, che anche il territorio vota; laddove ci sono densità di popolazione diverse, probabilmente bisognerà tenerne conto, ma non è questo il punto.
Noi siamo per l'elezione diretta del Presidente e siamo per un sistema proporzionale.
Le correzioni necessarie perché il sistema proporzionale garantisca la maggioranza non devono però portare a degli squilibri come quelli in atto.
L'elezione diretta del Presidente comporta una limitazione dei mandati. Come si è detto, noi vogliamo sicuramente "battere" la Giunta Ghigo e la maggioranza, ma non attraverso l'eliminazione della possibilità di ripresentarsi, perché si sa che i mandati decorrono dal momento in cui è adottata una nuova legge. Se, però, c'é un limite di mandato per i Sindaci, deve esserci per tutti coloro che sono eletti direttamente.
L'elezione diretta, che condividiamo, deve avere un proprio riequilibrio, e lo dico essenzialmente rispetto a due livelli: uno di tipo istituzionale, l'altro di tipo federale.
Sul piano istituzionale, il riequilibrio deve avvenire essenzialmente sul piano dei rapporti tra Giunta e Consiglio. Cito solo un esempio: quello americano, così almeno sarò sospettato di ciò che alla fine non sarà vero perché il filoamericanismo mio non si rintraccia in nessun altro. In America, però, le limitazioni anche grandi del Presidente sono dovute al fatto che lui non può fare una proposta di legge e non può interferire sul bilancio federale. Lì l'esecutivo è "esecutivo", poi il Presidente è eletto direttamente.
Qui, per una serie di ragioni, compreso il trascinamento verso il basso della concezione dei rapporti istituzionali, l'esecutivo predispone il bilancio, se lo fa approvare e se lo modifica. Insomma, questo è un elemento provinciale di concezione dei rapporti istituzionali.
Non bisogna andare molto più in su per trovare, invece, a favore del Consiglio tutti quegli elementi di riequilibrio. Io ne ho citato uno, ma pensiamo alla corsia delle leggi, pensiamo ai bilanci e pensiamo a tutto ciò che l'ordinamento mette già a disposizione.
Questo lo considero significativo e ampiamente alla portata.
Anche rispetto alla separazione dei poteri, quello esecutivo è ampio e incorpora anche la rappresentanza istituzionale (quindi è ancora più ampio), mentre la parte legislativa deve essere una competenza da restituire. Non parlo di restituire al Consiglio anche la nomina del Presidente, perché non funzionava; pur mantenendo il proporzionalismo siamo d'accordo con qualche elemento di correzione e di sbarramento che è già presente, ma non entro ora nel dettaglio.
L'altra questione è la rappresentanza del territorio. In una concezione federale dei rapporti istituzionali, il territorio, inteso come 1300 e più Comuni, si deve rapportare alla fase legislativa, attraverso un meccanismo che superi quella che è diventata - permettetemi un'espressione che non deve apparire irrispettosa - una specie di caricatura della partecipazione istituzionale e un rapporto tra esecutivi instaurato attraverso un meccanismo presieduto dal Presidente, che deve essere in qualche maniera contemperato nel proprio potere.
Era molto più avanzato il Senato di Sua Maestà Carlo Alberto, quando lo costituì, rispetto a quello che è oggi il Consiglio delle Autonomie, inteso come espressione di un suo potere, a livello del Consiglio regionale.
Noi pensiamo ad un Consiglio delle Autonomie che sia rappresentanza anche dei Consigli e non soltanto degli esecutivi, che si affianchi al Consiglio regionale con poteri veri, naturalmente per le materie che gli attengono.
Il Bundestac tratta l'80% delle materie che passano al Parlamento tedesco; vedremo. Noi non pensiamo ad una questione che sia di intercettazione; in caso di conflitto di valutazione, evidentemente prevale il Consiglio regionale, ma il sistema federale ha bisogno di questo.
Dico di più: siccome non c'è scritto da nessuna parte che dobbiamo utilizzare il tempo, e come, ma ci sono delle urgenze, proprio perch abbiamo un Consiglio delle Autonomie che oggi è la negazione di se stesso riteniamo che potremmo lavorare anche adesso, in questa fase, alla ridefinizione del Consiglio delle Autonomie e renderlo operativo anche prima.
Ci sono, poi, le questioni riguardanti il Regolamento, che tanto ambasciano e che si ricollegano allo Statuto perché è una materia di procedura che serve ad attuare finalità e modalità e a gestire le relazioni tra i diversi organi che rappresentano complessivamente il Parlamento regionale.
Un elemento di riequilibrio dei poteri sta nella programmazione, ma anche la Costituzione nazionale parla del Consiglio, dell'economia, del lavoro, di una serie di argomenti che riguardano anche il coinvolgimento della società rappresentata (sistema sociale e sistema produttivo).
Questo è un tema che potremmo introdurre per avere un equilibrio dei poteri.
Concludendo, per quanto riguarda il Regolamento si sta lavorando con disponibilità da parte di tutti.
Ritengo che possiamo anche prendere per buoni o quasi - lo dico sinteticamente - i Regolamenti dell'Emilia Romagna e della Toscana, che sappiamo piacervi, per quello che contengono. Non parlo di copiatura, ma di modelli; metteremo la condizione che diventino operativi a decorrere dalla prossima legislatura.
Quando l'abbiamo detto un anno fa sembrava un'eresia; adesso rischiamo di non arrivare in tempo.
Se ci sono delle anticipazioni che riguardano la funzionalità delle nostre procedure, siamo disponibili, in un quadro di questo genere, che registri seriamente la volontà e la capacità anche della maggioranza di superare una serie di situazioni attendiste, ad attuare quell'operazione che riguarderebbe un adeguato aggiornamento delle caratteristiche istitutive e statutarie del nostro Consiglio regionale, a trent'anni dalla costituzione delle Regioni.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Riba.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Dalla lettura della relazione del Presidente Galasso, che ricalca il testo scritto che il Presidente stesso aveva diffuso, rileviamo un'impostazione che non condividiamo.
Parte delle mie opinioni sono state espresse in due documenti scritti uno elaborato insieme al Consigliere Chiezzi ed uno a mia firma disponibili negli atti della Commissione.
Rilevo un ritardo e un modo di procedere nei lavori che non condivido.
Fin dal momento del suo insediamento, la Commissione non ha lavorato come avrebbe dovuto.
Si è voluto seguire la strada di insediare due Commissioni, la Commissione Regolamento e la Commissione Statuto; fin dall'inizio ho sostenuto che è fondamentale completare la discussione sullo Statuto e successivamente, affrontare il discorso del Regolamento.
Così è in ogni iter legislativo, perché lo Statuto deve contenere i principi sulla base dei quali si potrà scrivere il Regolamento. Affrontare contemporaneamente Regolamento e Statuto induce inevitabilmente a delle commistioni, perché i nodi che possono essere rilevati quando si discute sullo Statuto possono essere demandati successivamente alla discussione sul Regolamento.
Pertanto, il testo che ne uscirà sarà inevitabilmente molto lacunoso e imperfetto.
Si è parlato, poi, della possibilità di affrontare la riscrittura di tutto lo Statuto oppure solo alcune parti, anche in considerazione dei ragionamenti che si fanno sulla legge elettorale, ecc.
Ritengo che, ricordando le parole dello stesso Presidente della Commissione, Galasso, i principi siano importanti.
I principi devono essere immanenti e presenti in tutto lo Statuto e devono rappresentare i diritti fondamentali di tutti coloro che vivono in Piemonte. I diritti fondamentali, però, sono in continua evoluzione.
Lo Statuto della Regione, che considero un ottimo Statuto, è stato scritto 30 anni fa e ritengo che si debba prendere in considerazione l'opportunità di riscrivere l'intero Statuto, proprio partendo dal tema dei principi.
Nel corso della discussione è stata invece abbandonata proprio la discussione sui principi, per passare alle questioni di architettura costituzionale, alla discussione, molto lunga e articolata, sulla legge elettorale, sulla rappresentatività del Consiglio, sui poteri della Giunta ecc.
Ritengo, al contrario, che il tema dei principi vada approfondito richiamando quei principi che dovranno essere posti alla base del nostro vivere comune.
Al primo posto dobbiamo difendere con forza i valori di libertà e democrazia, che erano alla base dell'antifascismo. Pertanto, nel testo dello Statuto deve essere ribadito in modo chiaro ed inequivocabile il rifiuto della dottrina fascista.
Poi dovremo confrontarci su come intendiamo coniugare l'unità nazionale con l'autonomia regionale.
Naturalmente, senza dimenticare il tema dei diritti civili e dei diritti sociali, che devono essere garantiti per tutti coloro che vivono in questa regione, nessuno escluso.
Questo è quanto ci chiede la società civile e noi non accetteremo limitazioni su questo punto.
Ritengo che nello Statuto debba essere presente il principio della pace come tema fondante, una pace che deve essere senza "se" e senza "ma", una pace senza tentazioni di per guerre più o meno preventive.
In tema di principi, non si può non tenere conto dei cambiamenti e dell'evoluzione etica della nostra società. Come valori riconosciuti da questa Regione, dobbiamo inserire i temi della tutela dell'ambiente, della tutela degli animali e i temi dell'economia.
Non voglio entrare nel dettaglio della discussione sulle leggi elettorali, in quanto ritengo sia un argomento da affrontare dopo il tema dei principi, però voglio ricordare che, parlando di legge elettorale, si deve ragionare sul rapporto inevitabile tra governabilità e rappresentatività.
Questo rapporto passa anche attraverso la costruzione di un sistema che non penalizzi la rappresentatività nei confronti della governabilità, come avviene con la legge attuale, che ha un principio fortemente maggioritario e garantisce più del 65% dei rappresentanti, a fronte di un risultato elettorale del 56%.
Ritengo che la Commissione finora abbia operato, ma su linee sbagliate.
Non ci si è misurati sui principi e, ad esempio, su questa base, non sono state effettuate le consultazioni.
Sappiamo che in altre Regioni si lavora in modo totalmente diverso: si fanno le consultazioni e, poi, sulla base delle risultanze, si procede ad esaminare i punti portati alla discussione.
Qui, invece, come ha detto anche il Presidente Galasso, ci si sofferma sulla costruzione delle leggi elettorali, sui sistemi elettorali, sul presidenzialismo, senza partire da quella che secondo noi deve essere la base della costruzione di uno Statuto, ovvero garantire quella che lo stesso Presidente definisce "l'immanenza dei principi".
Per questo motivo, il sottoscritto e il Consigliere Chiezzi ritengono necessario avviare al più presto le consultazioni con i soggetti necessari ed interessati, anche per non avallare ulteriormente la figura del Consigliere regionale come onnisciente.
Solo dopo aver affrontato il problema dei principi, potremo passare al nodo della riforma istituzionale, sempre prevedendo un passaggio di consultazione preventiva.
Ritengo che questo sia l'unico percorso che ci permetta di difendere i principi fondamentali di uno Statuto, che è la Carta regolatrice della vita di tutti coloro che vivono in Piemonte.
Uno Statuto deve contenere essenzialmente i caratteri dell'imparzialità e dell'universalità, che devono essere presenti in tutto l'articolato.
In conclusione, credo che il percorso seguito fin qui dimostri come non esista di fatto una logica fattiva ed operativa, capace di portarci ad una conclusione certa.
Ritengo, pertanto, che sia inevitabile ridiscutere la Presidenza stessa della Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Toselli, che interviene in qualità di Consigliere.



TOSELLI Francesco

Signor Presidente, colleghi e colleghe, questo è un momento per il Consiglio certamente importante, soprattutto alla luce del lavoro svolto da diversi Consiglieri, unitamente al Presidente Galasso, che ha esposto la relazione dalla quale ho preso spunto per il mio intervento di oggi.
Vorrei porre l'attenzione su due questioni fondamentali. Intanto, siamo coscienti dell'esigenza basilare di dover garantire l'efficienza, la stabilità, la governabilità della Regione, di conseguenza, dobbiamo scegliere un sistema istituzionale coerente e, soprattutto garantire che questo funzioni.
Non sarà possibile trovare una forma istituzionale che soddisfi tutti e prima di adottare la soluzione che si reputerà maggiormente opportuna perché condivisa dalla maggioranza dei Consiglieri, non dimentichiamo che lo Statuto è, e deve essere, la Carta fondamentale nella quale tutta la comunità piemontese si riconosce.
Lo Statuto, inoltre, deve contenere la devoluzione dei poteri che tutti rivendichiamo, anche alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione.
Benché la potestà di revisione statutaria ci sia stata attribuita senza vincoli di tempo, occorre ricordare che vi è comunque un interesse a provvedere in tempi ragionevolmente brevi, proprio per poterne ottenere un'applicazione utile, a cui tutti noi guardiamo per poter fruire di quelle ottimizzazioni operative.
Sotto il profilo dei contenuti, ritengo si debba porre l'attenzione su tre materie fondamentali: la scelta della forma di governo con la connessa anche se distinta, questione della legge elettorale; la ridefinizione dei poteri e delle procedure, al fine di garantire maggiore efficienza, ma soprattutto la capacità di dare attuazione al programma di governo, nonch di garantire un'effettiva capacità di gestione delle nuove competenze trasferite; la necessità di adeguare il numero dei componenti, il Consiglio, l'organizzazione e l'esecutivo.
Mi permetto di aggiungere la puntuale elencazione delle competenze, che dovrebbe essere uno dei capisaldi di questo primo intervento.
Ritengo vi siano difficoltà nell'avanzare proposte che guardino alla ricerca di una soluzione ottimale, attraverso una condivisione generalizzata.
Credo, altresì, che vi sia la necessità, ormai impellente, di non ricominciare dall'inizio, ma di fare tesoro di una relazione ricca di spunti, che ci permette di fare ulteriori riflessioni, utili al raggiungimento degli obiettivi. Obiettivi che non sono i nostri, ma quelli che la comunità piemontese, attraverso le istituzioni, attende da molto tempo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Colleghi, signor Presidente, la mia non è una relazione alternativa, ma vuole essere un contributo, piccolo e magari anche confuso, alla discussione sullo Statuto.
Sembra di capire, soprattutto dalla stampa, ma anche dalla maggior parte degli interventi in Commissione e, perché no, dal referendum sul sistema elettorale svoltosi domenica scorsa in Friuli, che sia nella Casa della Libertà sia nel centrosinistra e nei Radicali ci sarebbe una tendenza a dire che "l'elezione diretta del Presidente della Regione non si tocca" e, in qualche modo, a far discendere la questione della "forma di governo" dal sistema elettorale già in vigore per l'elezione del Presidente della Giunta.
Alcuni di coloro che sostengono questa posizione collegano l'elezione diretta del Presidente con l'ipotesi di una forma di governo di tipo presidenziale. Altri sostengono la stessa tesi per tenere quello che conosciamo già, nato dalla sommatoria tra la legge elettorale del '95 e la modifica costituzionale della legge n. 1/99. Altri ancora sostengono la stessa tesi nella prospettiva di un cosiddetto "presidenzialismo temperato", nell'ipotesi, quindi, di continuare ad eleggere direttamente il Presidente, ma riducendogli i poteri per rafforzare quelli dei Consigli.
La sintesi di queste posizioni starebbe comunque nel fatto che la maggioranza delle forze politiche, al di là della forma di governo (sulla quale praticamente nulla si discute), non se la sentirebbe di toccare l'elezione diretta dei Presidenti, forse più per non scontrarsi con un'opinione pubblica che si pensa soddisfatta di avere un potere in più che per convinzione di maggiore garanzia di stabilità di governo, essendo d'altronde, chiaro a tutti che stabilità non significa sempre governabilità.
Chi difende oggi l'elezione diretta dei Presidenti delle Giunte regionali non deve sottovalutare che da noi si è arrivati per gradi a questa decisione, in un particolare momento della vita politica italiana e non dopo un dibattito approfondito sull'istituto regionale.
All'elezione diretta dei Presidenti si è arrivati per sostanziale imitazione dell'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti delle Province.
Non a caso, anche il sistema elettorale dei Consigli regionali del 1995, con gli annessi e mostruosi premi di maggioranza, non si discosta molto dal sistema elettorale dei Comuni.
Lo stesso si potrebbe dire sul modello istituzionale trasportato in Costituzione per le Regioni, ad imitazione di quello introdotto precedentemente per Comuni e Province.
Da ciò si può dedurre che le riforme elettorali ed istituzionali che hanno coinvolto nell'ultimo decennio le Regioni (nella logica di trasformarle in grandi Comuni) potrebbero avere umiliato il loro ruolo politico e legislativo, più che averlo esaltato.
Si coglie, da quasi tutti le parti, come il dibattito sulla forma di governo sia viziato anche dall'esigenza, pur sacrosanta e unanimemente riconosciuta, di superare il tema del simul stabunt, simul cadent ritenendolo un'assurdità del nuovo testo costituzionale, da qualunque punto di vista lo si guardi.
La recente sentenza n. 306 della Corte Costituzionale, che soprattutto nella sua ultima parte, totalmente centralista, non è condivisibile, ci obbliga a prendere atto che o teniamo sostanzialmente quello che c'è compresa la regola del simul stabunt, simul cadent, oppure si opera una "diversa scelta in ordine alla forma di governo".
Mi sembra che una forma di governo parlamentare, senza elezione diretta del Presidente, non abbia avuto molti sostenitori in Commissione. Tanto meno un sistema parlamentare, nella sua espressione più forte, simile a quello tedesco, che si concretizza nella figura altrettanto forte di cancellierato senza elezione diretta. D'altra parte, un sistema presidenziale come quello americano, senza poteri legislativi, con un organo monocratico forte, soprattutto nell'amministrazione e nell'attività dell'esecutivo, entrerà necessariamente in conflitto con gli Enti locali e tenterà inevitabilmente di costruire la propria forza comprimendo quella delle Province e dei Comuni, all'esatto contrario dei dettami dei principi di sussidiarietà del federalismo.
Concludendo su questo argomento, si potrebbe optare per un "presidenzialismo temperato", intendendo con ciò una forma di governo in cui si sia riusciti a risolvere nodi importanti come il criterio del simul stabunt, simul cadent e riproporre la riscrittura dei rapporti tra Giunta titolare di poteri amministrativi, e Consiglio, unico titolare del potere legislativo, potere più ampio dopo la riforma dell'art. 117 della Costituzione che sancisce il criterio di competenze tra Stato e Regione ribadendo, altresì, in modo chiaro il ruolo di quest'ultimo, d'indirizzo e controllo.
Per effettuare queste modifiche occorreranno tempi non brevi e convergenze politiche, allo stato attuale da costruire, tenendo conto che ciò sarà possibile solo attraverso la modifica della legge costituzionale.
Concordo con l'opinione prevalente della Commissione di avere tempi definiti per l'ulteriore prosieguo del lavoro sullo Statuto, che non dovrebbe andare oltre il 2003, se si vuole portarlo a compimento in questa legislatura, tralasciando, in questo passaggio dei lavori, l'impegno statutario riguardante la parte relativa al Titolo V della Costituzione che sarà ridisciplinata dal disegno di legge "La Loggia", mentre esistono temi, nodi e argomenti che non solo è possibile, ma probabilmente è anche necessario, affrontare prima della prossima consultazione elettorale.
Orientativamente mi pare ci sia una sostanziale convergenza su cosa ci si intende confrontare, essendo ciò emerso abbastanza chiaramente da molte autorevoli posizioni: i principi fondamentali, le forme di governo, il sistema elettorale, i rapporti con le Autonomie locali.
Per quanto riguarda la questione della riforma o meno del sistema di elezione del Consiglio regionale, che non è materia statutaria, ma è materia affidata alla legislazione ordinaria, si potrebbe intraprendere un percorso parallelo ai lavori dello Statuto, nell'VIII Commissione.
Per esplicitare la nostra posizione, giacché altri lo hanno fatto siamo orientati verso un modello che preveda dei collegi all'interno di un quadro di legge proporzionale, come quello esistente, per intenderci, per le elezioni provinciali, definendo un premio di maggioranza equo.
Siamo convinti che occorra aumentare il numero dei Consiglieri regionali, sia per ottenere una maggiore rappresentatività delle piccole realtà provinciali sia per poter espletare meglio il lavoro legislativo che il Consiglio sarà chiamato ad affrontare con l'applicazione del Titolo V della Costituzione.
Bisogna lavorare nelle sedi e con i modi da concordare, per fare in modo, laddove le posizioni sono collimanti, che diventino omogenee.
A questo punto, mi permetto di suggerire che, per tutto il lavoro che ci aspetta, per un migliore funzionamento e per una maggiore efficacia, si rende necessario un nuovo assetto di Presidenza della Commissione Statuto.
Non è un mio chiodo fisso, ma è una necessità.
Devono essere coinvolte le forze politiche più rappresentative per la loro consistenza, favorendo così un dialogo più diretto e costruttivo anche a livello personale, da cui possano scaturire decisioni che fungano da autorevole riferimento agli altri.
Penso di essere stato chiaro, ribadendo in modo irrevocabile che intendo dimettermi dall'incarico di Vicepresidente della Commissione. Ho accettato tale incarico per dare dignità ad una parvenza di compattezza delle minoranze, su un nome che casualmente era il mio. In quel passaggio però, in quel momento, di fronte ad un ritardo istituzionale non si è pensato che l'amico e Consigliere Chiezzi purtroppo era assente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Arriviamo in aula con un passaggio che, forse, poteva essere più solenne e più forte e con molte incertezze determinate anche dal quadro legislativo istituzionale. Vediamo un federalismo a due velocità: da un lato, il federalismo delle competenze e di quanto è stato aperto alle Regioni; dall'altro, il federalismo fiscale, che è condizionato e stenta a delinearsi e, in qualche misura, favorisce quelle forze "centraliste" che sono annidate in ogni settore.
C'é anche un'incertezza nello stabilire e nel delineare un quadro di federalismo solidaristico. In qualche modo, è un federalismo competitivo.
Ritengo occorra trovare un punto di equilibrio: da un lato, è chiaro che bisogna riconoscere la specificità che il federalismo esalta, ma dall'altro, proprio per il carattere del nostro paese, estremamente diversificato e articolato, con aree in ritardo, occorre mantenere alcuni caratteri federalistici.
Cosa stiamo aspettando? Un "inciucio" tra le forze maggiori, che trovino un accordo a livello nazionale e poi ci calino una proposta di Statuti fotocopia? Credo che questo sia sbagliato; occorre che ogni Assemblea elettiva sia in grado di elaborare una proposta autonoma.
Certamente noi oggi manchiamo anche nel dare, nel proiettarci nella società per far capire che stiamo elaborando una specie di patto tra i piemontesi, che stabilisce delle regole di vita dell'Assemblea elettiva e del rapporto con le funzioni di governo. Questo toglie anche significato alle consultazioni. Le consultazioni che faremo saranno routinarie, quasi come se trattassimo la legge sulla caccia o quella delle Comunità montane (senza nulla togliere al valore di queste materia).
Se non sapremo attribuire, se il Presidente Cota e il Presidente Ghigo non sapranno attribuire, per il loro peso, anche mediatico, significato e valore al lavoro che svolgiamo, le consultazioni si ridurranno a poca cosa.
Uno dei nodi importanti è relativo ai principi generali. Il nostro Statuto non deve essere estremamente articolato, ma deve contenere alcuni grandi principi, lavorandoli sulla trama che ha predisposto lo Statuto del 1970.
In trent'anni sono cambiate molte cose, forse dovremmo integrarle con il diritto all'informazione, il diritto ad una formazione permanente della comunità che è importante e che allora non si poteva vedere.
Già il vecchio Statuto si innervava, nel suo impianto, sulla Carta costituzionale. Questa è una parte che richiede ulteriori approfondimenti.
La forma di governo è la parte più delicata e si ottiene con il sistema elettorale; è impensabile lavorare a compartimenti stagni.
Il nodo è tra il ruolo e il peso delle Assemblee elettive e la caratteristica che la riforma della legge costituzionale n. 1 del '99 ha dato al Presidente.
Non voglio togliere nulla al carattere presidenzialista, che nella vulgata giornalistica è chiamato "governatore", tuttavia vorrei indicare alcuni elementi che non rendano quasi ridicola la funzione dell'Assemblea elettiva.
Il ruolo di indirizzo, per esempio, è veramente depotenziato nel momento in cui solo per una specie di graziosa elargizione del Presidente eletto, che si porta con sé il programma elettorale vincente, lo sottopone al Consiglio regionale in un dibattito rituale. Dovremo, invece recuperare, affinché il programma del governo regionale trovi un'ulteriore verifica sia elettorale, che ha un carattere più generale e strumentale sia funzionale all'interno dell'aula.
In questo senso, anche le dimissioni o l'impedimento del Presidente della Regione devono avere una linea di demarcazione.
Quando c'é un'azione politica precisa, una dimissione di natura politica, una sfiducia, allora è chiaro che si può tornare al voto dell'intera Assemblea elettiva. Ma quando l'impedimento è di natura diversa, non sostanziato fortemente e qualificatamente (quindi non è un capriccio, non è una fuga mistica), occorre trovare un meccanismo moderatore che permetta di arrivare alla fine della legislatura o comunque, di far compiere alla legislatura un certo percorso.
Come può avvenire questo bilanciamento? Paradossalmente, mentre da un lato vorremmo recuperare il ruolo all'Assemblea elettiva, dall'altro ci vengono spiattellate alcune funzioni che la comprimono.
Questo, se ha senso a livello nazionale, dove non esistono premi di maggioranza, dove non esiste una forma di presidenzialismo (ai decreti legge è stata posta una moderazione nell'uso, purtroppo si è espanso invece, l'uso delle leggi delega), anche il voto di fiducia ha un utilizzo eccezionale, in un ambiente "iperpresidenzialista", con un premio di maggioranza, se al governo regionale viene dato anche questo strumento offre poco all'Assemblea elettiva.
Dovremo cercare di attenuare questi aspetti, porre una limitazione estrema all'eventuale voto di fiducia.
I decreti legge servono, ad esempio, per le emergenze ambientali (un intervento in caso di catastrofi); le leggi delegate servono dinnanzi a grandi impianti (potrebbe essere anche un riordino legislativo).
Occorre recuperare alcuni aspetti di funzione regolamentare che attraverso questo percorso, rischiano di rendere la legislazione molto leggera e la regolamentazione molto pesante e di svuotarne la forza.
Non delegherei la legge elettorale all'VIII Commissione, ma la inserirei come principio all'interno dello Statuto, o almeno alcune parti.
Certamente non eliminerei l'elezione del Presidente congiunta a quella del Consiglio, ma cercherei delle forme "antiribaltone".
Vedo che il tempo a mia disposizione si sta concludendo e devo dire che mi sembrano ridicoli dieci minuti di tempo per intervenire, che è lo stesso tempo concesso per un intervento sulla legge sui pollai! Le decisioni sono state prese, quindi mi fermo qui, ma ritengo che questo doveva essere un dibattito forte e rafforzato.
I temi, dunque, riguardano un premio di maggioranza più ridotto, in questo caso al 10% e l'abolizione del listino che - l'abbiamo visto - non ha qualificato l'apporto.
Il listino doveva apportare delle figure qualificate all'interno del Consiglio, evitando allo stesso il bagno elettorale. Poiché non funziona così, tutti si devono sottoporre al bagno elettorale.
Io parlerei di aumento dei Consiglieri in una funzione di bilanciamento con la costituzione della Camera delle Regioni, quindi una trasformazione anche numerica del Senato delle Regioni, con una percezione della comunità che veda una crescita dei Consigli, perché sono aumentate le competenze, ma il presidenzialismo, in realtà, le toglie.
Dall'altra parte, però, deve esserci una trasformazione anche dell'impianto. C'é poi il Consiglio delle Autonomie, il ruolo dell'Assemblea elettiva sugli indirizzi, la funzione ispettiva e di controllo, le consultazioni, la potestà legislativa nel procedimento legislativo (anche questa è molto centrale).
Considero sbagliata la scelta di non offrire spazio a un dibattito più approfondito, ma semplicemente di qualche battuta. Mi fermo qui, sentendomi impedito e limitato nello svolgere in aula un'attenzione adeguata costretto ad intervenire solamente per titoli.



PRESIDENTE

In Commissione abbiamo svolto molti dibattiti, questo è indubbio, ma non siamo ancora arrivati neanche ad una bozza di Statuto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente. Offrirò all'attenzione dell'Aula due osservazioni.
Normalmente, quando si parla di presidenzialismo, si presta attenzione alla forma di elezione del Presidente. Ritengo, invece, che quando si parla di presidenzialismo occorra valutare ed esaminare i poteri che avrà il Presidente.
Occorre avere, dunque, uno schema mentale di questo tipo: il potere, il Presidente, i contrappesi, il Consiglio e una forma di controllo.
Se usciamo da questo schema, non riusciamo a individuare con efficacia i rapporti che devono esistere all'interno della nostra Assemblea. Questo è contenuto anche nell'ordine del giorno che la maggioranza ha presentato.
Non intendiamo ridurre i poteri del Presidente, ma vogliamo che siano ben individuati e vogliamo il potere d'indirizzo rispetto alla politica che deve essere svolta dall'esecutivo.
Quando concorderemo su questo schema mentale, passeremo ad esaminare la forma di elezione, le modalità di elezione del Presidente e tutto quello che consegue, nella strutturazione dei vari articoli.
La seconda osservazione riguarda il sistema elettorale. Siamo decisamente contrari al sistema dei collegi, che non hanno dato buona prova nell'applicazione attuale.
Infatti, le norme vengono individuate con determinati obiettivi, ma poi, nell'attuazione concreta, questi obiettivi vengono disattesi o applicati in modo diverso.
I collegi non hanno dato buona prova, perché sono delle occasioni per catapultare delle persone che magari non hanno un collegamento con la Regione stessa o con la realtà nella quale vengono eletti.
Noi siamo, dunque, per un sistema elettorale proporzionale, sicuramente con premio di maggioranza, perché vogliamo che le Assemblee siano orientate da parte della coalizione che vince, e che vi sia una rappresentanza del territorio.
Pertanto, anche se l'eletto non ha un vincolo imperativo di mandato, ne è collegato. Riteniamo che ci debba essere, da una parte, un'attenzione all'espressione territoriale - che non è quella dei collegi - e dall'altra, un sistema proporzionale con premio di maggioranza che garantisca la reale presenza nelle Assemblee delle forze politiche che hanno un collegamento con la realtà degli elettori. La coalizione vincente deve altresì essere in grado di poter governare.
La normativa che regola gli attuali rapporti è stata una riforma affrettata; è una normativa incompleta, anche per ammissione di quelle figure che dovrebbero essere garantite dalla stessa. Penso, ad esempio, ai Presidenti, e non è un'osservazione per il Piemonte, ma generale.
I Presidenti eletti direttamente hanno alcuni vantaggi, ma anche svantaggi.
Ne riferisco due: nell'ipotesi della possibilità di sedere al Governo come Ministro, i Presidenti vengono sottoposti a pressioni non indifferenti da parte di tutti i Consiglieri che si vedrebbero privati della possibilità di completare il loro mandato. C'è, poi, la possibilità di presentarsi con esito favorevole a delle elezioni più interessanti, come quelle europee.
L'attuale normativa, dunque, non garantisce più di tanto la figura presidenziale; presenta indubbie difficoltà di applicazione ed è una riforma che, pur essendo stata varata da poco, necessita di essere modificata.
Ma questo è un problema che affronteremo dopo. Ciò che volevo lasciare all'attenzione dei colleghi è lo schema: potere, contrappesi, controllo e sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Farò un intervento breve, ma diverso dai Consiglieri che mi hanno preceduto.
Non intendo procedere ad una ricognizione sommaria delle diverse alternative di soluzione statutaria rispetto ai punti che sono stati posti alla nostra attenzione in parecchi mesi di lavoro della Commissione Statuto né intendo avanzare ipotesi che, peraltro, sono già state discusse e continueranno ad essere discusse nella Commissione stessa.
Ho l'intenzione di focalizzare, in termini tematici e di agenda, il lavoro della Commissione per la revisione dello Statuto nei prossimi mesi per non mancare agli appuntamenti elettorali nazionali ed europei che molti colleghi ricordavano, che si pongono come termine naturale al lavoro della Commissione, al più tardi entro la metà del 2003.
Faremmo tutti un grave errore se rientrassimo in Commissione Statuto rinnovando il mandato e riprendendo a discutere dall'art. 1 la modifica dello Statuto.
E' necessario fare una valutazione, da una parte, di compatibilità costituzionale, verificando sul quadro costituzionale esistente quali sono i margini per una legislazione statutaria regionale che non presti il fianco ad accuse di legittimità; dall'altra, procedendo a quelle riforme statutarie che certo hanno un significato politico istituzionale, ma che in termini più generali, hanno un significato di adempimento di riforme costituzionali che sono state adottate da molti anni - penso alla legge n.
1/99 - ma che non hanno trovato attuazione nella nostra Regione né in molte altre Regioni italiane.
La Commissione Statuto e questo Consiglio farebbero un grave errore se mettessero le mani sulla spinosa ed indeterminata materia del federalismo legislativo e fiscale. In particolare, farebbero un grave errore nel procedere all'attuazione della legge costituzionale n. 3/2001 in assenza di provvedimenti nazionali, probabilmente anche di rango costituzionale che devono precisarne in maniera più puntuale la disciplina.
Non è un caso che sulla materia della cosiddetta devolution si stiano affollando una serie di disegni di legge, anche di origine governativa.
Penso al disegno di legge di Bossi, sulla devolution, e al disegno di legge "La Loggia", sulla riscrittura e puntualizzazione del Titolo V della Costituzione, che, messi insieme - lo dico molto umilmente - con una qualche conoscenza tecnica, rappresentano un ostacolo insormontabile per la legislazione statutaria regionale.
Altro discorso si deve fare rispetto all'attuazione della legge n. 1/99 e della legge n. 3/2001, che sono intervenute sull'art. 122 e 123 della Costituzione.
Per fare un sommario, magari un po' burocratico, ma anche un promemoria per la discussione dei colleghi Consiglieri, ritengo esistano una serie di punti che inderogabilmente occorre affrontare e risolvere. Molti colleghi li hanno anticipati: la forma di governo, sia per quanto attiene agli addentellati statutari della disciplina elettorale sia per quanto attiene ad una definizione più puntuale delle rispettive competenze dell'area dell'esecutivo e dell'area del legislativo; i principi di organizzazione e funzionamento della Regione, così modificata, ovvero quello che prevede costituzionalmente ed istituzionalmente, l'art. 123 della Costituzione e non una rivisitazione complessiva di tipo più o meno "identitario" o valoriale dei principi dello Statuto. Piuttosto, le regole base del funzionamento dell'Ente Regione, nella sua diversa articolazione di organi e poteri.
In terzo luogo, gli istituti di partecipazione e, in particolare l'istituto referendario (su questo ci richiama, in maniera molto precisa l'art. 123 della Costituzione) ed una valutazione che lascio aperta rispetto ad una serie di organismi di controllo, sia di natura statutaria sia di natura legislativa molto delicata, per affrontare, in una fase in cui complessivamente la legislazione regionale sconta, come limite, e vive come possibilità, il progressivo deterioramento di un sistema di controllo nazionale sulla legislazione regionale.
Dentro tutto questo vi è una riflessione più politico-generale, che attiene alla forma di discussione ed approvazione delle modifiche dello Statuto.
Sono pronto a scommettere che non è possibile procedere ad alcuna revisione dello Statuto senza una revisione, magari parziale e limitata alla sola tematica statutaria, del nostro Regolamento.
L'esperienza della scorsa legislatura in Parlamento è assolutamente eloquente, da questo punto di vista: è stata fatta una riforma prima del '99, poi nel 2001, in ambito istituzionale; è stata fatta un'ulteriore riforma costituzionale di non poco significato, quella sul giusto processo unicamente dopo la modifica dei Regolamenti Parlamentari.
Nessuna modifica statutaria in quest'aula, nessuna modifica costituzionale in Parlamento si sarebbe potuta realizzare in una situazione nella quale - come qui avviene e come in Parlamento, un po' diversamente sarebbe potuto avvenire - un solo Consigliere o un gruppo di Consiglieri avessero avuto la possibilità regolamentare di bloccare la discussione sulla modifica di alcune parti dello Statuto.
Questo è un suggerimento che non ritengo debba essere discusso immediatamente né, tanto meno, recepito nella delibera con la quale rinnoviamo il mandato alla Commissione Statuto; è una riflessione che deve correre in parallelo alla ripresa dei lavori della Commissione Statuto.
In caso contrario, nella migliore delle ipotesi si potrebbe procedere a qualche aggiustamento statutario relativo alla materia elettorale, ma molto difficilmente si potrebbe attuare complessivamente e con coerenza, anche con un significato istituzionale, la riforma della legge n. 1/99.
Lascio cadere così questa riflessione, ritenendo che vada riproposta come peraltro ho già fatto in sede di Commissione Regolamento, e che debba diventare la barra d'ordine della discussione nella Commissione per lo Statuto.



PRESIDENTE

giunto un ordine del giorno, a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi, che recita: "...Impegna a proseguire i lavori dando l'immediato ed ampio approfondimento a consultazioni con tutte le istituzioni e i soggetti competenti e interessati a dare il proprio contributo." Non so se arriverà un testo ufficiale; so che gli Uffici lo stanno preparando, perché probabilmente bisognerà intervenire sulla deliberazione.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente e colleghi, l'attenzione che dedichiamo ad un tema così importante, come la riforma del nostro Statuto, è un po' scarsa.
Anche il dibattito di oggi, rispetto a quest'Aula disattenta, non invita certo a dare dei contributi attraverso gli interventi; contributi che, peraltro, anche all'interno della Commissione (che personalmente non ho frequentato molto) si sono visti poco, almeno per quello che ho potuto verificare dagli atti che mi sono pervenuti.
Oggi è emerso, ancora una volta, che esiste un problema politico all'interno dell'Aula (è stato sollevato anche da alcuni rappresentanti dell'opposizione), che dobbiamo affrontare e cercare di risolvere se vogliamo procedere seriamente all'attuazione di questa riforma.
L'impressione che se ne trae è che forse, per iniziare questa discussione, occorreva avere qualcosa di più concreto da discutere.
Probabilmente siamo arrivati in Aula in condizioni politiche non ottimali; mi pare di capire che l'effetto trascinamento di questo dibattito sia la conseguenza logica dell'andamento dei lavori della Commissione stessa, che, peraltro, il collega Galasso ha presieduto ottimamente.
Esiste, allora, a cascata, un problema all'interno della Commissione su come affrontare le riforme statutarie.
Elezione diretta o elezione indiretta? Sinceramente sono questioni che in questo momento non mi appassionano più di tanto.
Sistema di elezione col metodo proporzionale o sistema maggioritario? Su questo esprimiamo il nostro parere: siamo sempre stati proporzionalisti convinti e riconfermiamo in questa sede che questa è la nostra condizione dando, ovviamente, precise garanzie a chi governa, attraverso un premio di maggioranza.
Ma il vero problema - come abbiamo visto anche quest'oggi - è l'equilibrio dei vari poteri. Dagli interventi, infatti, è emerso un problema tra il potere legislativo e il potere esecutivo. È un aspetto che non abbiamo ancora affrontato e che probabilmente dovrà vederci verificare meglio quello che deve essere il ruolo e il potere all'interno del Consiglio regionale.
Sono aspetti che cito, che mi sento di sottolineare, e che abbisognano di un'attenzione da parte nostra, di un aiuto e probabilmente di consulenze per poter affrontare seriamente una riforma che in questo momento mi sembra più grande di noi.
Poiché i tempi stringono e fra qualche settimana ci avvieremo verso il "giro di boa", probabilmente è utile svolgere una riflessione un po' più attenta, altrimenti avremo trascorso ancora una volta una legislatura a discutere dei massimi sistemi, senza trovare il bandolo della matassa e il filo per ricondurla ad una giusta soluzione.
Per quello che ci riguarda, ovviamente rimaniamo disponibili, ma con un'impostazione necessariamente diversa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Signor Presidente, prendo la parola per denunciare la noia con la quale si sta svolgendo questo dibattito.
La noia - come abbiamo visto durante la relazione del Presidente Galasso - è dovuta al fatto che, a torto della nostra intelligenza (io rassicuro che eravamo in grado di leggere), è stata letta la relazione che avevamo sui nostri tavoli e che ci era stata consegnata questa mattina, se non la volta precedente.
Noia, perché ritengo che ci troviamo di fronte ad un teatrino che è stato individuato esattamente dal Presidente Angeleri, quando ha detto che gli sembra di essere davanti ad una riforma più grande di noi.
La riforma è più grande di noi, perché è evidente che non c'é nessuna intenzione, da parte di questo Consiglio regionale, di voler fare quello che è "il dovere di fare", dovere che nasce dalla novella costituzionale che ci impone di rifare lo Statuto.
Il Consigliere Chiezzi ha fornito dei riassunti di fatti miopi, perch lui non era presente e quindi non sa quello che è successo - o gli è stato riportato male - mentre era all'estero.
Non c'era nessuna posizione che avesse deciso di affidare la Presidenza di questa Commissione alla minoranza.
evidente che la minoranza doveva garantire due cose: la prima, quella di essere "la minoranza" e non "le minoranze". Come si è visto, la minoranza non è stata in grado (come lo è stata quando si è trattato di definire la posizione del Presidente Saitta) di fornire un unico nome che potesse rappresentare tutta la minoranza. E' quindi evidente che non si può affidare la Presidenza di una Commissione ad una parte di minoranza scontentandone un'altra.
Questo, a maggiore ragione del fatto che in questo Consiglio regionale non si può non avere l'unanimità dei consensi.
Immaginate se avessimo affidato a una parte della minoranza la Presidenza di una Commissione così delicata, con l'altra parte che si sarebbe posta di traverso, non lasciando fare assolutamente nulla.
Si è pertanto proceduto alla nomina del Presidente Galasso, Presidente di un'importante forza di maggioranza che rispetto, ma che ci ha lasciato qualche perplessità.
Non abbiamo certo la perplessità della sua partecipazione alle manifestazioni! Noi, come Lega, abbiamo un passato relativamente recente ma come uomini abbiamo tutti un passato delineato dalla nostra vita. E' evidente che a quello dobbiamo fare riferimento e non mi pare lecito proprio da parte del collega Chiezzi, poter scagliare la prima pietra.
Le mie remore sono sul metodo usato, sulla mancanza di energia usata nel portare avanti la Commissione.
Cito per tutte una frase della relazione del Presidente Galasso: "L'incertezza del panorama legislativo e istituzionale necessariamente si rifletterà sul nostro Statuto".
Questo significa che non ci siamo intesi per nulla sul modo di procedere, Presidente Galasso! Non ci siamo intesi per niente, perché se noi siamo i padri costituenti, in questa fase, dovremmo ricercare intanto scusate, è la prima volta che lo dico da quando sono qui, spero che nessuno si scandalizzi - una Presidenza condivisa, perché il costituire all'interno di una Regione, significa riscrivere le regole con cui viene giocata la partita.
E' evidente che per me le migliori regole sono quelle del football americano, però è chiaro che non lo sono per gli altri 60 Consiglieri.
Pertanto, se dobbiamo cambiare gioco, il gioco deve essere condiviso da tutti.
Occorre, dunque, trovare una Presidenza che sia il più ampiamente condivisa.
Questo, comunque, ha un'importanza relativa; quello che invece mi turba non poco, è che non è pensabile che ci sia un'incertezza del panorama legislativo e istituzionale che vada a incidere sulla norma statutaria.
Nel '48 c'era una maggiore incertezza istituzionale eppure i nostri padri costituenti hanno scritto la nostra Costituzione, seria, apprezzata da tutti e, secondo me, ancora valida, se non fosse che qualcuno -ad esempio la Magistratura - ha imparato a bararci sopra.
Parliamo del '48, momento dell'entrata in vigore (la stesura è avvenuta nel '46): non era anche quello un momento di incertezza politica e istituzionale? E allora, cari amici di maggioranza e cari infedeli di minoranza, o diciamo che abbiamo voglia di porre mano a una riforma dello Statuto, e allora rivisitiamo tutto, persone comprese (ricordo a tutti le dimissioni oggi formulate, del Vicepresidente di questa Commissione), e quindi diamo un segnale reale e serio di voler formulare un nuovo Statuto, delle nuove regole per il funzionamento statutario, prima, e regolamentare, dopo - è molto più importante regolamentare dopo - per dare la possibilità a tutti di fare il proprio dovere e di ripresentarsi, al ritorno del giro di boa come diceva il collega Angeleri - quantomeno con la coscienza pulita di aver fatto tutto quello che si voleva fare, giusto o sbagliato che sia, poi sarà il popolo arbitro e giudice dell'attività politica, oppure, se questa volontà politica non c'è, è inutile che facciamo - ripeto - il teatrino della finta maggioranza e della finta minoranza, per porre in essere dei lavori che appaiono anacoluti.
Stiamo perdendo tempo tutti quanti e, di più, stiamo perdendo anche i soldi dei contribuenti, i quali hanno un onere per l'esistenza di una Commissione che non sta facendo assolutamente nulla.
Prego, quindi, il Presidente del Consiglio, se lo ritiene, d'iniziare un'azione politica, prima che istituzionale, nella sua autorevolezza convocando i Capigruppo, verificando la situazione dei Gruppi e dei singoli Consiglieri, per percepire se ci sono gli spazi politici per varare un nuovo Statuto o un nuovo Regolamento.
Se questi spazi politici non ci sono, Presidente, abbiamo la proposta del Consigliere Palma, che è una proposta minimale, che io in questo momento non condivido, ma che è certamente più seria e dignitosa rispetto a quello che stiamo facendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Presidente, intervengo per fare qualche brevissimo ragionamento per il Gruppo di Alleanza Nazionale, al termine di questa prima fase dei lavori della Commissione Statuto.
Questo momento di verifica generale e consiliare del lavoro svolto è importante.
Un lavoro sicuramente non facile, anzi difficile, perché difficili sono state le condizioni in cui la Commissione ha iniziato e ha svolto i propri lavori.
Al di là delle polemiche sulla sua costituzione o sull'elezione del Presidente, in particolare sono da ricordare alcune difficoltà dovute a una fase di riflessione che ha coinvolto un po' tutti i movimenti politici negli scorsi mesi.
Questa fase di riflessione si è protratta per molto tempo, ma, tutto sommato, ha portato a individuare alcuni temi che la Commissione ha poi specificato.
Quando la Commissione riprenderà i lavori, potremo procedere più speditamente, proprio perché la sensibilità all'interno dei movimenti politici e delle varie "officine" è andata aumentando.
Noi non siamo delle schegge impazzite che possono agire al di fuori di schemi anche di tipo nazionale, perché se è vero, come è vero, che la potestà statutaria ci appartiene, è anche vero che soprattutto i movimenti politici nazionali intendono muoversi in un quadro il più possibile organico, senza rinunciare alla propria autonomia, ma sicuramente non creando condizioni legislative a macchia di leopardo, che poi sarebbero difficilmente comprensibili e capibili dai cittadini.
Pertanto, non mi riferisco alla difficoltà o la lunghezza, ma sicuramente al tempo che è stato necessario; chi, come noi, ha frequentato costantemente la Commissione Statuto si è sicuramente reso conto che quel tempo non è stato tempo perso, ma che è stato tempo ben speso, per far maturare queste sensibilità.
Mi pare che i risultati incomincino a vedersi. Sono risultati tesi innanzitutto a riaffermare la volontà di cambiare lo Statuto, questo dobbiamo dircelo in maniera chiara, e noi condividiamo il parere di chi dice che lo Statuto va modificato e va modificato con una certa rapidità nel senso che entro pochi mesi dobbiamo arrivare ad una riforma dello Statuto.
Dobbiamo anche dire che in questi mesi si sono fatti sempre più luce e spazio sul discorso di una modifica parziale dello Statuto, tanto che la Commissione ha proceduto ad enucleare temi specifici di riflessione; quei temi sui quali evidentemente l'attenzione della politica riteneva che si dovesse concentrare il lavoro.
Su questi temi c'è stata, in tutti questi mesi e riunioni della Commissione Statuto, un'elaborazione e comunque una presa di posizione anche forte e motivata dei vari movimenti politici, con posizioni anche trasversali, perché su tanti temi abbiamo avuto convergenze diverse da quelle che sono le normali convergenze politiche. Proprio questo indica che il lavoro dei Commissari è sempre stato svolto con la massima libertà e indipendenza.
Se dobbiamo esaminare questi temi, che già tutti i colleghi hanno evidenziato, occorre segnalare l'importante tema dell'elezione diretta del Presidente. Da sempre Alleanza Nazionale sostiene la scelta presidenzialista, che nel solco del dettato costituzionale non intendiamo porre in discussione.
Sicuramente collegato a questo tema vi è il discorso di creare quelle garanzie affinché, nei casi eccezionali in cui il Presidente debba lasciare il suo incarico, per qualche motivo non legato a questioni politiche, non vi sia la decadenza immediata del Consiglio.
Un tema molto discusso, e che farà ancora discutere, sul quale la Commissione ha iniziato a confrontarsi in maniera fattiva, riguarda la legge elettorale. Emerge una tendenza più votata al sistema proporzionale con una garanzia forte di stabilità di governo, anche se le ipotesi maggioritarie permangono e sono largamente condivise.
Ugualmente, la volontà di aumentare il numero dei Consiglieri regionali, in virtù dei nuovi compiti della Regione, ha costituito motivo di vasta discussione, così come, relativamente a questa materia, il discorso dell'incompatibilità tra lo status di Assessore e quello di Consigliere regionale, che noi appoggiamo. Questo, però, è legato al discorso della sospensione sul modello francese, che permetterebbe ad un Assessore dimissionato dalla Giunta di riprendere il proprio ruolo di Consigliere.
Si è molto discusso del rapporto tra Giunta e Consiglio, perché è un tema sentito in tutte le Assemblee e in tutti i Consigli, ed è frutto della riforma presidenzialista, che prima ha toccato gli Enti locali e poi è arrivata in Consiglio regionale.
Su questo bisognerà ragionare e rafforzare i poteri del Consiglio dandogli nuovamente dignità.
La funzione legislativa, unita a quella ispettiva e di controllo, dovrà essere maggiormente garantita al Consiglio, anche attraverso un uso attento del potere regolamentare.
I Regolamenti garantisti, che naturalmente vanno mantenuti, devono dare la possibilità ai Consigli di funzionare.
La vera funzione di contrappeso dei Consigli sta nel loro funzionamento ottimale. Se confondiamo il garantismo con la volontà o possibilità di bloccare i lavori del Consiglio, rafforziamo in maniera smodata ed incomprensibile il potere dell'esecutivo e, quindi, della Giunta.
Altri temi enucleati dalla Commissione Statuto sono relativi all'impossibilità di proporre la potestà legislativa alle Camere delle Autonomie locali.
Sulla base di questi temi siamo potuti venire in aula per chiedere al Consiglio di continuare il lavoro su queste materie, con l'impegno forte di tornare, tra pochi mesi, nuovamente in Consiglio con una bozza di articolato relativa a questi temi. Abbiamo l'assoluta necessità di creare le condizioni affinché si faccia la riforma entro il prossimo anno, anche parziale, ma importante, perché relativa agli aspetti fondamentali del nostro Statuto.
Tutti noi sappiamo che, trascorso il prossimo anno, sarebbe molto più complesso e difficile addivenire a questa riforma statutaria.
L'invito è di arrivare ad una deliberazione del Consiglio, tale per cui la Commissione possa lavorare con un campo significativo, ma ristretto, di argomenti, per arrivare rapidamente ad una sua definizione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Signor Presidente e colleghi, mi rendo conto che l'ora è tarda e che la giornata è stata faticosa e molto impegnativa; ha visto la relazione di due Commissioni speciali: quella d'inchiesta, questa mattina, e quella sullo Statuto, oggi. Certamente, data la dimensione degli argomenti, il dibattito, in questa fase finale, per la stanchezza di tutti inevitabilmente ne risente.
Vorrei porre l'attenzione su un punto: siamo in presenza di una relazione relativa al passaggio del percorso di lavoro dalla Commissione Statuto all'aula, ma quando avvengono queste azioni, occorre capire cosa ci proponiamo.
Innanzitutto, occorre capire qual è l'ordine di lavoro e i materiali che abbiamo alle nostre spalle: se sono materiali elaborati, se relativamente al testo statutario, si è arrivati ad alcuni punti conclusivi o se, al contrario, alcuni punti rimangono aperti.
Ritengo, dalla partecipazione alla Commissione Statuto e dall'attenta lettura del Presidente, che ci troviamo davanti ad una serie di premesse e considerazioni generali, ad un riepilogo riassuntivo delle possibili varie opinioni espresse in Commissione sugli argomenti fondamentali.
Nel dettaglio, constato che i principi fondamentali sono stati rinviati e che è stato stabilito che ne avremmo discusso in un fase successiva.
I principi fondamentali, che si discuta o che si sia scelto di fare tutto l'articolato piuttosto che uno Statuto di principi, rimangono comunque un elemento di rilievo costituente fondamentale.
La seconda grande questione riguarda la forma di governo: ci dobbiamo cimentare con il tema dell'elezione diretta e della forma di governo.
Anche in quest'ambito, in questa fase non abbiamo assunto alcuna decisione. Ricordo addirittura un punto cruciale della Commissione Statuto in cui, richiedendo al Presidente e alla maggioranza di esprimere un'opinione in merito a questo argomento, la Commissione sospese i lavori perché un'opinione definitiva della maggioranza sull'elezione diretta del Presidente e sulla forma di governo non c'era.
Adesso svolgo una serie di considerazioni di carattere generale; poi sui vari punti, richiamando brevemente alcune considerazioni che il Consigliere Riba ha egregiamente espresso come posizione del nostro Gruppo dirò qual è la nostra opinione.
Per quanto riguarda la legge elettorale, non solo abbiamo la possibilità di discuterne direttamente in VIII Commissione, così come si era deciso, ma vi è anche una riflessione sulle parti fondamentali, dove essa è collegata alla riforma dello Statuto e alla riforma del Regolamento.
Faccio un esempio: se lo Statuto decide l'elezione diretta del Presidente, ne consegue un tipo di legge elettorale; ad un certo tipo di forma di governo consegue un certo tipo di legge elettorale piuttosto che un altro.
Anche su questo argomento, siamo ad un punto di semplice definizione di discussione generale.
C'è, poi, una questione di grande importanza. Come si sa, io sono per l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, però ritengo che davanti a questa forma, tutta la questione riguardante il Consiglio e il problema dei rapporti tra la Giunta e il Consiglio sia fondamentale.
Ritengo che il riequilibrio dei poteri del Consiglio e il confronto con la Conferenza delle Autonomie locali siano questioni fondamentali, non solo per le attività ispettive di controllo, ma per tutta l'iniziativa legislativa (magari con una "corsia preferenziale" che consenta alle opposizioni, chiunque esse siano, di avere voce in questa direzione).
Potremmo arrivare ad estendere la forma di potere del Consiglio prevedendo nei confronti dell'esecutivo, un voto particolare, un voto con una particolare maggioranza.
Per quanto riguarda le questioni di bilancio, ad esempio, in caso di problemi, potrebbe nascere un problema anche per il Presidente e per l'esecutivo.
Questo è un esempio delle tante forme di riequilibrio dei poteri.
Lo stesso discorso vale per il Consiglio delle Autonomie locali. Se fossimo coraggiosi, potremmo addirittura istituirlo adesso e con esso andare a discutere il testo dello Statuto (se vogliamo uno Statuto ampio per la società piemontese).
In tutta questa materia, complessa e importante, non trovo oggi, dopo lunghi mesi di lavoro della Commissione Statuto, una conclusione.
Ho sentito esprimere preziose considerazioni dal Presidente, nella sua relazione, ma in essa non vi è un punto compiuto, rispetto al quale si possa dire al Consiglio: "Rassegno questo lavoro svolto fino a questo punto: abbiamo individuato e chiuso l'argomento sulla questione dell'elezione diretta e della forma di governo; abbiamo elaborato forme possibili di riequilibrio tra i poteri del Consiglio e della Giunta abbiamo individuato qualcosa sulla Conferenza".
Tutto questo non è avvenuto. È una riflessione, oggetto di un dibattito che, fino a questa fase, non ha trovato alcun punto conclusivo.
Mi chiedo, a questo punto, come si intenda procedere. Se quanto accade oggi è il mandato a continuare ad operare come adesso, temo che questa Regione, governata da un Presidente che è il Presidente dei Presidenti avrà il record, insieme ad altre, di terminare la legislatura e di non stilare lo Statuto.
Scusatemi se ho questo dubbio, ma è un dubbio che diventa sempre più consistente man mano che i mesi passano, i mandati rimangano evanescenti e il lavoro non è cogente su alcuni punti.
Tenete conto che questa problematica dovrebbe avere relazioni cogenti con tutta la parte di riforma del Regolamento che, come giustamente ha detto il Vicepresidente Riba, se verrà attuato potrà entrare in vigore solo per la prossima legislatura, poiché qualsiasi Statuto o Regolamento si vota in base al Regolamento attuale.
E' una questione e una problematica ovvia, ma, rispetto a quel Regolamento, si era anche discusso di una parte di riforma stralcio sulla riduzione delle Commissioni, dove la Commissione Regolamento era arrivata ad un punto di definizione.
Anche su questo, il lavoro e la legge elettorale si sono insabbiate.
del tutto evidente che, se uno Statuto, un Regolamento o una legge elettorale connessa allo Statuto o al Regolamento vigente dovessero essere elaborati, non vi è più molto tempo. A novembre saremo al termine di metà mandato della legislatura; c'è ancora un anno e mezzo di tempo per conseguire un risultato costituente ed istituzionale, perché poi si arriverà a ridosso della scadenza elettorale, della fine della legislatura pertanto qualsiasi operazione costituente, degna di questo nome, non avrà rilievo.
Esprimiamo un'opinione preoccupata, fortemente preoccupata, per l'andamento dei lavori della Commissione. E' fortemente preoccupata nel merito e nei metodi con i quali si sta procedendo, rispetto ai risultati scarsi, quasi evanescenti, che vi sono.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Brigandì e lo sottoscrivo, lo condivido. È un intervento presentato dalla maggioranza che pone una questione da noi presentata sin dall'inizio: in una fase costituente, rispetto a questioni di regole e Statuti che riguardano tutti occorre offrire una garanzia a tutto il Consiglio, soprattutto la garanzia che le regole siano di tutti e veramente condivise.
Il Consigliere Brigandì, se non ho capito male, mette in discussione non solo il merito e il metodo, ma la Presidenza stessa di questa Commissione e il metodo della sua elezione.
La nostra proposta era di una Presidenza di minoranza, ma, come ha ricordato il Consigliere Chiezzi, è stata rifiutata ed è stata scelta un'altra strada.
Non concordo, nel merito e nel metodo, sui lavori della Commissione e sui risultati ottenuti, che oggi abbiamo esaminato.
Ritengo - e concludo - che o riusciamo a definire qualcosa di più certo, sia per quanto riguarda gli assetti della Commissione sia per quanto riguarda il merito e il metodi, oppure rischiamo di avere una discussione che salva la coscienza, ma che produce scarsi risultati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

La conclusione dell'intervento della Consigliera Manica mi offre lo spunto per iniziare il mio intervento, anche come supplemento rispetto a quanto è stato espresso dal collega Brigandì.
Vorrei ripercorrere, in cinquanta secondi, la questione dell'elezione del Presidente della Commissione Statuto.
Colgo, innanzitutto, l'occasione per ringraziare sia il Presidente che il Vicepresidente della Commissione Statuto (al quale va tutto il mio dispiacere per le sue dimissioni annunciate; magari potrà ripensarci comunque rispetto la sua scelta perché è in equilibrio con l'intera opposizione) e ringrazio gli Uffici, cioè i funzionari che hanno collaborato con noi in queste diciannove sedute di Commissione.
Riguardo alla questione dell'elezione del Presidente della Commissione ricordata dalla Consigliera Manica, avevamo dato la sincera disponibilità ad attribuire la Presidenza della Commissione in capo all'opposizione, così come avevamo ribadito - e qui parlo per il Gruppo che ho l'onore di presiedere - la ferma volontà di scrivere le regole insieme all'opposizione. Questo non significa "inciucio" o attività consociativa ma significa avere una gestione univoca del processo costituzionale, forse aumentando, per definizione, il valore del nostro Statuto, che comunque resta ed è la Carta fondamentale del Consiglio Regionale e del nostro Ente.
L'opposizione non si mise d'accordo. Il Gruppo dei Radicali si era detto d'accordo sulla candidatura del Consigliere Marcenaro; ricordo, per che i Comunisti Italiani (peraltro non presenti all'elezione del Presidente, come più volte ricordato), i Verdi, Rifondazione Comunista ed il Consigliere Tapparo non furono molto d'accordo sul fatto che il Segretario Regionale dei Democratici di Sinistra ricoprisse l'incarico di Presidente della Commissione Statuto.
Pertanto, l'accordo non ci fu.
La maggioranza, dunque, dopo ripetuti tentativi, prese atto e scelse la via di nominare un Presidente di maggioranza, sapendo che l'opposizione avrebbe eletto - cosa che puntualmente è avvenuta con il Consigliere Caracciolo - un Vicepresidente e che, quindi, sarebbe stata ampiamente rappresentata nell'Ufficio di Presidenza della Commissione.
Ricordo anche che furono fatte ipotesi per cambiare il candidato, ma la resistenza, in allora, dei Democratici di Sinistra su quel nome fu veramente la condizione che impedì all'opposizione di trovare un'unicità sul nome e quindi non ci fu la possibilità di eleggere il Presidente.
Ringrazio il Consigliere Chiezzi per la relazione che ci ha messo a disposizione (insieme al Consigliere Moriconi che l'ha sottoscritta). Non la condivido integralmente, però è stata un contributo al confronto della Commissione e sul tema dello Statuto.
In sede di Commissione Statuto, quando ci sarà una fase più avanzata presenterò una proposta e mi confronterò volentieri con i Consiglieri su alcuni temi, ad esempio sui principi.
I Consiglieri Chiezzi e Moriconi hanno dichiarato che è troppo semplicistico e comodo richiamarci ai principi fondamentali della Carta Costituzionale Repubblicana; tuttavia, ancorché la Carta Costituzionale è il nostro faro, occorre confrontarsi in un'ottica più moderna ed attuale sui principi generali e specifici della nostra Regione.
Ho apprezzato l'intervento del Vicepresidente Riba, il quale è entrato puntualmente nel merito - non me ne vogliano gli altri Consiglieri, ma è uno dei pochi ad esserci riuscito.
Voglio esprimere anch'io alcune considerazioni: in primis relativamente alla legge elettorale, nel metodo e nel merito.
Nel metodo, ritengo che i principi della legge elettorale dovranno necessariamente essere contenuti nello Statuto, quindi, almeno in sede di Commissione, dovranno essere individuati celermente per mettere in condizione la Commissione preposta - l'VIII Commissione - di cantierare un'ipotesi di legge elettorale.
Qualora si debba oltrepassare il termine di qualche mese, man mano che ci avviciniamo alle elezioni, sarà difficile trovare un punto d'incontro su una legge elettorale. E' chiaro che entrambe le parti, nella convinzione di vincere le elezioni, piuttosto che perderle, avrebbero difficoltà ad approvare o a sostenere con voto questa o quella legge elettorale.
Siamo per l'elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale, per il sistema proporzionale, per la rappresentatività - Consigliere Riba - dei territori.
Certo, c'é una dialettica all'interno della maggioranza - che ricordava molto bene la Consigliera Manica - in primis su un riequilibrio dei poteri del Consiglio Regionale, quindi tra Giunta e Consiglio.
Il Consiglio deve operare in autonomia rispetto alla Giunta Regionale nel contempo, il Consiglio non può rallentare l'attività di governo della Giunta Regionale presieduta da un Presidente eletto dal popolo.
Qui sta il punto d'incontro ed equilibrio che una Commissione deve trarre dal confronto.
La Consigliera Manica deve avere l'onestà intellettuale di riconoscere che noi abbiamo partecipato a diciannove sedute della Commissione Statuto abbiamo visto avvicendarsi una serie di Commissari appartenenti a tutti i Gruppi, compreso il mio, ma molte volte non era presente il Capogruppo.
Personalmente ho partecipato ad undici sedute su diciannove, mentre la Consigliera Manica ha partecipato ad otto sedute.
Spesso, anche rileggendo i verbali, ho visto posizioni estremamente diverse, da parte di tutti i Gruppi politici, nessuno escluso, ed aggiornamenti in corso d'opera non solo incoerenti, ma incompatibili con gli interventi e le posizioni che erano state prese da parte degli stessi Gruppi, attraverso diversi Consiglieri.
Questa non è una considerazione personale, basta leggere con onestà intellettuale gli atti delle varie sedute di Commissione.
Certamente, anche la coalizione del centrosinistra, cara Consigliera Manica, non è poi così contenta dell'elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale. Mi sembra che il Gruppo dei Verdi (e non ne fa mistero) e quello dei Comunisti Italiani (e non ne fa mistero) siano stati chiari nella relazione.
Questi Gruppi sono parte importante della vostra coalizione, ancorch sgangherata, in un momento di difficoltà (lo abbiamo visto la settimana scorsa, ma non nego che anche all'interno della maggioranza ci siano problemi).
Ricordo che, nella vicina Germania, il candidato dei Verdi è servito per vincere le elezioni, e che il cancelliere Schroeder, senza il suo aiuto, difficilmente sarebbe stato confermato.
Anche il Gruppo di Rifondazione Comunista, che mi sembra si voglia avvicinare all'Ulivo o alla coalizione allargata, insieme a quel "simpaticone", ex senatore, dott. Di Pietro, è abbastanza contrario all'elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale.
Prima di fare la morale ai richiami di coerenza alla maggioranza invito, con grande simpatia e senza polemica, anche la coalizione del centrosinistra e la coalizione dell'Ulivo a fare un esame di coscienza al proprio interno. Soprattutto per cercare, così come noi, con una dialettica accesa, ma coerente e corretta, un punto d'incontro sulla posizione dell'elezione diretta del Presidente.
Sullo sbarramento, un altro elemento di confronto, abbiamo qualche problema.
Mi sembra che da questa parte ci sia qualche problema in più, perché ci sono molte più forze contrarie ad uno sbarramento del 4-5%, quello che eventualmente verrebbe inserito in un sistema elettorale nuovo.
"Simul stabunt, simul cadent". Questo è un altro problema relativo all'elezione diretta del Presidente, sulla quale siamo convinti. E' certamente un altro tema sul quale dovremo confrontarci per trovare un punto d'incontro sull'eventuale continuazione della legislatura, qualora dovesse morire o dimettersi il Presidente della Giunta Regionale.
Dimissioni, dunque, non per questioni politiche, ma per questioni di forza maggiore: l'elezione di un nuovo Presidente della Giunta Regionale da parte del Consiglio Regionale, per la fine della legislatura o a tempo come è stato indicato.
Un altro punto sollevato, e sul quale dovremo confrontarci, è relativo al Consiglio delle Autonomie.
Siamo contrari alla seconda Camera Regionale e siamo contrari ad un Consiglio delle Autonomie che assomigli ad una seconda Camera Regionale.
Riconosciamo l'importanza degli Enti locali e delle Autonomie di questo territorio e comunità, quindi siamo disposti a confrontarci con la minoranza per trovare un punto d'incontro su questo tema.
Il Consiglio delle Autonomie non può essere la seconda Camera Regionale, non può essere poco più che una Commissione Edilizia che deve esprimere un parere non vincolante, come lo è oggi.
Consigliera Manica, lo dico con grande anticipo, con grande coerenza e trasparenza: se si immagina di applicare uno stralcio dello Statuto dicendo che è il nuovo Consiglio delle Autonomie, facciamolo subito, noi siamo disponibili.
Tuttavia, sono altri i temi sui quali ci dobbiamo confrontare e ipotizzare uno stralcio; ad esempio, il tema del Regolamento e del numero degli Assessori: con le nuove competenze, il governo della Regione Piemonte ha bisogno di un numero di Assessori superiore all'attuale, per ricoprire con maggiore possibilità di lavoro ed efficienza conseguente, le deleghe assegnate dal Presidente.
Concludo, Presidente, con questa riflessione: abbiamo terminato i lavori del 27 luglio 2001 con una proposta di deliberazione che ha istituito la Commissione; la Commissione ha iniziato a lavorare a novembre dello stesso anno.
Ritengo che si debba modificare quella deliberazione e mi sembra che il Presidente della Commissione si sia fatto carico di una proposta.
Dobbiamo darci più metodo nel lavoro della Commissione; abbiamo discusso molto, ma dobbiamo confrontarci e individuare i principi fondamentali, la forma di governo, i principi della legge elettorale, per operare quando c'é ancora la possibilità di un confronto sereno, gli organi della Regione, i rapporti con i cittadini e gli Enti locali, la Comunità Europea e il Consiglio delle Autonomie.
Tuttavia, bisogna farsi carico - e mi rivolgo al Presidente della Commissione - di redigere un articolato. Solo su un articolato snello - su questo ci siamo già confrontati in Commissione - ci si potrà confrontare entrare nel merito e arrivare a poter fare una proposta all'Aula, per approvare un nuovo Statuto.
Solo su un articolato si possono fare, prima del licenziamento da parte della Commissione, delle consultazioni con gli Enti locali e la comunità regionale.
Solo su un articolato ci si può confrontare e trovare dei punti d'incontro. Differentemente, forse ha ragione chi sostiene che non si potrà dotare la Regione Piemonte di un nuovo Statuto in questa legislatura.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, dichiaro chiuso il dibattito e do la parola al Consigliere Galasso per la replica.



GALASSO Ennio Lucio

Faccio solo qualche breve puntualizzazione.
Per quanto riguarda le annunciate dimissioni del Vicepresidente Caracciolo, ovviamente me ne dispiaccio e lo invito a ripensarci, salvo che non si tratti di un problema che si è aperto all'interno della minoranza in quel caso, non posso e non intendo entrare nel merito della sua decisione.
Voglio, però, dare atto, non solo dei contributi tecnici che il collega Caracciolo ha fornito con le relazioni che ha presentato, ma anche per la squisitezza della motivazione che ha offerto oggi e per il contributo di equilibrio e serietà che lo ha sempre contraddistinto.
Per quanto riguarda il tema della posizione della maggioranza (non parlo come esponente di maggioranza, ma parlo come Commissario di una Commissione costituente), ho già detto altre volte, e lo ribadisco adesso che non possiamo rivendicare il fatto che in questa fase costituente tutti abbiano un respiro che ci porti oltre le nostre posizioni di parte, e poi andare ad invocare che la maggioranza elabori e rediga una propria proposta.
Questa posizione la trovo ancora più incomprensibile alla luce dell'avvenuto dibattito.
Il dibattito all'interno della Commissione ha evidenziato come ci siano delle posizioni trasversali, ma ha anche evidenziato un approccio di grande serenità e disponibilità da parte di tutti i Commissari.
Pertanto, non c'é alcuna vocazione ad affrontare il tema come maggioranza, perché il passaggio successivo, polemico e deteriore, pu essere quello dell'arroganza della maggioranza.
Se il clima che si respira è proprio quello di un respiro costituente di questo possiamo essere soltanto lieti e non dolercene.
Per la stessa ragione, i punti conclusivi sono punti sui quali si decide e si delibera.
Noi ci siamo misurati su un'intelaiatura di relazione, che ho presentato in due momenti, nel febbraio di quest'anno. Debbo dire - e anche questo l'ho più volte enunciato - che l'unica altra relazione di cui abbiamo contezza, nello scenario delle Commissioni per la riforma dello Statuto, è una relazione fatta di propositi e di buone intenzioni.
Anche quella non costituiva alcun momento risolutivo e conclusivo ai fini dell'articolato.
Pertanto, i tempi sono stati utilizzati per una riflessione che, avendo sgrossato e fatto chiarire quali sono le posizioni dei vari Gruppi, ci consentirà di procedere nella fase conclusiva dell'articolato in modo più spedito, sapendo ognuno - questo è importante - cosa pensa l'altro. Ognuno quindi, deve sforzarsi e prodigarsi per venire a quell'incontro che dà senso alla fase costituente.
Ultimo punto e concludo. Oggi è emerso un dato, pur con delle sfaccettature: deve essere la volontà e la determinazione a portare avanti questo disegno.
Ritengo che questa volontà sia presente all'interno della Commissione e dell'Ufficio di Presidenza della Commissione.
Ci sarà anche lo stimolo che arriverà da tutto il Consiglio e ritengo che su questa strada si possa senz'altro procedere.
In collaborazione con l'ufficio e la Presidenza, abbiamo cercato di articolare una proposta di deliberazione.
Presidente, chiedo una sospensione della seduta di cinque minuti, al fine di stabilire formalmente come presentarla.



PRESIDENTE

Comunico che, se verrà presentata questa proposta di modifica della deliberazione istitutiva della Commissione, la voteremo alla ripresa dei lavori.
Dovremo votare anche un ordine del giorno presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19.52 riprende alle ore 20.05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Diamo atto, a verbale, che il Consigliere Cattaneo ha presentato una proposta di rinvio della votazione del documento alla seduta di domani nell'ultima ora.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Il dibattito è terminato?



PRESIDENTE

Il dibattito è terminato, l'abbiamo già chiuso.



CHIEZZI Giuseppe

Bene, può passare, per cortesia, alla votazione degli ordini del giorno?



PRESIDENTE

C'è solo l'ordine del giorno a sua firma.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo che sia messo in votazione.



PRESIDENTE

Il suo ordine del giorno possiamo metterlo in votazione oggi, e domani riaprire lo spazio, nell'ultima ora, per la presentazione di un eventuale altro documento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì. Ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Signor Presidente, purtroppo domani mattina sono a Roma per un procedimento penale con un Sottosegretario del movimento che ho l'onore di presiedere.
Mi oppongo, pertanto, alla modifica dell'o.d.g.
Voglio soltanto sottolineare che, all'interno di un Consiglio serio queste cose dovrebbero essere organizzate con un minimo anticipo ed essere un po' meno estemporanee, specie se si discute di un livello talmente alto quale la formulazione del proprio Statuto, che è forse il livello più alto ipotizzabile all'interno di un Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Presidente, la ringrazio per aver fatto inserire a verbale la dichiarazione che ho svolto fuori microfono, che confermo.
Invito il Consigliere Brigandì a riconsiderare la sua posizione di rimandare la discussione a domani, per poter presentare e votare un documento condiviso da tutti.
A questo proposito, visto che il dispositivo dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi chiede l'avvio delle immediate consultazioni delle Autonomie locali e sia il mio Gruppo sia la maggioranza non sono contrari alle audizioni e consultazioni, ma vogliono inserire tale richiesta in un dispositivo più articolato ed, eventualmente, concordare anche con il Consigliere Chiezzi, chiedo un ripensamento, perché un coinvolgimento immediato delle audizioni è, non dico inutile, ma andrebbe a complicare la situazione che è già sufficientemente difficile.
Con il Consigliere Brigandì prendo l'impegno come Capogruppo del partito di maggioranza a confrontarmi questa sera stessa sulla tematica.
Domani saranno presenti altri Consiglieri della Lega, quindi chiedo di riconsiderare la posizione, per cercare una soluzione nell'interesse del Consiglio, da un lato, e nell'obiettivo, dall'altro, che tutti ci poniamo di trovare una modalità di lavoro condivisa, per dotare al più presto il Piemonte di un nuovo Statuto.



PRESIDENTE

Se non c'è condivisione da parte di altri Consiglieri, confermo la convocazione dei Capigruppo, perché ho bisogno di decidere su questo punto.
Il Consigliere Chiezzi chiede la votazione del suo ordine del giorno.
Indico, pertanto, la votazione, mediante procedimento elettronico sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale a seguito del dibattito sui lavori della Commissione Statuto Impegna la Commissione Statuto A proseguire i lavori dando priorità all'avvio immediato di ampie ed approfondite consultazioni con tutte le istituzioni e i soggetti competenti o interessati a dare il proprio contributo".
Dichiaro non valida la votazione per mancanza del numero legale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.10)



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