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Dettaglio seduta n.254 del 08/10/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 9.35 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.10)



PRESIDENTE

Visto che alle ore 9.35 risultano presenti tre Consiglieri, compreso il sottoscritto, aggiorno la seduta alle ore 10.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 10.11)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Caramella, Costa Enrico Costa Rosanna, Leo, Manolino, Pedrale, Pichetto Fratin, Pozzo, Racchelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportata nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Relazione sulla Commissione d'inchiesta ASL/ASO, dibattito e ordini del giorno collegati nn. 628, 629, 630


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 2) all'o.d.g. che prevede la relazione sulla Commissione di inchiesta ASL e ASO e relativo dibattito.
Abbiamo concordato di dare la parola prima al Presidente della Commissione, Saitta, poi al Vicepresidente Gallarini e successivamente di svolgere il dibattito in Consiglio regionale; infine, sono previsti gli interventi dell'Assessore D'Ambrosio e, in chiusura, del Presidente Ghigo.
Do quindi la parola al Consigliere Saitta.



PRESIDENTE

SAITTA (fuori microfono)



PRESIDENTE

E il Presidente Ghigo?



PRESIDENTE

Sta arrivando.



PRESIDENTE

SAITTA Antonio (fuori microfono)



PRESIDENTE

Allora lo aspettiamo: era stato tutto organizzato perché c'era la presenza del Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

C'è l'Assessore D'Ambrosio. Si tratta di pochi minuti: il tempo di una telefonata e sarà in aula, presente a quasi tutto il suo intervento.
Prego, Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, è chiaro che la presenza del Presidente Ghigo è utile anche perché i Capigruppo, nel momento in cui hanno programmato questa seduta, l'hanno fatto in funzione del Presidente Ghigo diversamente, la riunione avrebbe potuto svolgersi prima. Ad ogni modo essendo a disposizione la relazione scritta, avrà modo di leggerla.
Questa mia relazione tenta di dare un'organizzazione - collega Riggio buongiorno - ai lavori che sono stati svolti nella Commissione di inchiesta sulla sanità che, come ricorderete, è stata istituita immediatamente dopo la vicenda Odasso. Nasce quindi nel momento dello scandalo delle Molinette ed ha iniziato i suoi lavori il 29 gennaio 2002; il Consiglio ha assegnato sei mesi di tempo, tempo che è stato rispettato, perché la riunione conclusiva si è tenuta il 23 luglio. Per la verità, come Presidente, avevo chiesto ancora una seduta conclusiva per analizzare i lavori, però il Consiglio non l'ha concessa, per cui il lavoro che tenterò di fare è quello di organizzare in modo organico le questioni che sono emerse.
Il Consiglio regionale ha affidato alla Commissione il compito di indagare sull'attività delle Aziende sanitarie regionali in ordine ad appalti, consulenze e bilanci: questo era il tema che avevamo di fronte.
Avevamo a disposizione poco tempo, per cui abbiamo deciso di approfondire soltanto qualche tema, cercando, da quell'approfondimento, di avere qualche giudizio più complessivo sui temi che ci erano stati assegnati.
La Commissione ha approfondito otto questioni. Una relativa ai costi al numero dei dipendenti e ai posti-letto; poi si è dedicata all'approfondimento dell'attività contrattuale, in modo particolare ai contratti sulla ristorazione e ai controlli che sono stati esercitati dai collegi sindacali; un altro lavoro è stato fatto sui primariati, sugli incarichi di strutture complesse; un altro lavoro ancora è stato fatto sul sistema di finanziamento e sulle consulenze della Regione, nonché sulle attività delle commissioni di vigilanza presso i presidi socio assistenziali residenziali.
Per la verità, come Commissione avevamo anche deciso - e il Vicepresidente lo sa perfettamente ed anche i colleghi - di analizzare il sistema delle liste di attesa ospedaliere, non però attraverso la lettura delle sintetiche informazioni fornite periodicamente dall'Assessorato, ma analizzando direttamente i registri delle liste di attesa di ogni ospedale.
L'approfondimento - lo dico anche con dispiacere - non è potuto avvenire perché i Direttori hanno sollevato problemi di privacy e poi, solo dopo la conclusione e la chiusura dei lavori, qualcuno ha fatto pervenire i registri. Questo lavoro dunque non è stato svolto, ma sarebbe stato utile per capire la situazione delle liste d'attesa, come viene mantenuto l'ordine delle prenotazioni, se c'è qualcuno che passa avanti e così via.
Non è stato però possibile affrontare questo tema e mi dispiace che quella dei Direttori non sia stata una posizione isolata, ma concordata, per quello che ho capito, attraverso qualche telefonata e anche con la Giunta regionale.
La Commissione, sin dall'inizio, ha deciso di non indagare sulle questioni oggetto d'indagine da parte della Magistratura relative allo scandalo Molinette. Come ricorderete, era stato detto: "Sulle Molinette non si indaga", per cui la Commissione ha svolto un lavoro complessivo su tutto il sistema, comprese le Molinette, ma non sulle questioni oggetto di indagine. Questo, evidentemente, non ci ha impedito, ad esempio, di analizzare la questione della Colonia marina di Finale Ligure, di cui poi vi dirò.
Il primo tema è: "Costi, dipendenti, posti letto". Abbiamo svolto un lavoro molto semplice: abbiamo preso - finalmente - i bilanci consuntivi li abbiamo aggregati e abbiamo cercato di capire qual è stato l'andamento dei costi, utilizzando il titolo I dei bilanci, cioè la parte relativa al funzionamento. In sostanza, il quadro che emerge è che la spesa sanitaria titolo I - che nel 1997 era di 8.071 miliardi, è diventata di 11.379 miliardi, cioè la spesa sanitaria in quattro anni è aumentata del 41%.
Per quanto riguarda i dipendenti, abbiamo fatto il confronto 1997-2000.
Volevamo farlo anche per il 1996, ma in proposito debbo dire che purtroppo, l'Assessorato regionale al quale abbiamo richiesto i dati sui dipendenti del 1996, non li conosceva. Per la verità, neppure quelli del 1997, per cui abbiamo fatto questo lavoro utilizzando le note integrative dei bilanci.
Il quadro 1997-2001 dei dipendenti - quindi la fonte bilanci e note integrative ai bilanci - ammonta a circa 50.000 nel 1997 e 55.000 nel 2000 con un aumento percentualmente più rilevante del personale amministrativo.
Per quanto riguarda i posti letto, è stato fatto un esame soltanto degli ospedali a gestione diretta e delle Aziende ospedaliere. Il quadro è praticamente questo: che i posti letto, almeno per la degenza ordinaria erano 16.975 nel 1997, sono diventati 13.378, con una diminuzione netta e pesante di 3.627 posti letto e con un aumento di circa 100 posti di day hospital.
La relazione tra questi elementi (costo, dipendenti e posti letto) ci permette già subito di fare qualche considerazione: la spesa sanitaria è aumentata di circa il 41%, cioè di 3.300 miliardi, mentre i posti letto sono diminuiti di 3.627 unità.
Il secondo capitolo è sull'attività contrattuale delle ASL. Volevamo capire come si svolge l'attività contrattuale, ma anche in questo caso la Regione non aveva alcun elemento, non ha mai esercitato un'azione di vigilanza sull'attività contrattuale. Per cui, in tempo record, abbiamo costruito una banca dati, cioè, abbiamo chiesto direttamente alle ASL l'elenco di tutti i contratti, li abbiamo messi insieme e siamo giunti a qualche conclusione, a conferma che la Regione non ha mai esercitato un'azione di vigilanza e che immediatamente, lo stesso giorno di istituzione della Commissione, la Giunta regionale ha istituito un Nucleo di valutazione di vigilanza sull'attività contrattuale: in pratica, si pu dire che si comincia da zero.
Tutti i contratti sono stati divisi in 18 sezioni, noi ne abbiamo esaminati soltanto 5, i contratti complessivamente sono 20.700. Ci siamo dedicati ad alcune questioni: le consulenze, l'edilizia sanitaria, le attrezzature sanitarie, l'alienazione dei beni, la fornitura di beni sanitari di consumo.
Per quanto riguarda le consulenze, sono state assegnate 3.700 consulenze in corso nel 2001, sempre mediante affidamento diretto, in quanto non è mai stata espletata una pur minima ricerca di mercato, neppure delle più semplici, quindi senza gara.
Nel secondo semestre 2001, contrariamente a quanto annunciato dalla Giunta regionale, non si è affatto verificata una riduzione delle consulenze.
Le motivazioni che sono state indicate nell'affidamento sono state sempre la "carenza di organico" e la "mancanza di idonea professionalità".
Sono motivazioni molto scarse che suscitano qualche interrogativo: il ricorso a consulenze esterne per sopperire a carenze di organico è davvero economicamente vantaggiosa? Perché le aziende non si sono mai preoccupate negli anni di dotarsi di idonea professionalità, anche attraverso la formazione del personale, che certamente sarebbe costata di meno? Nella relazione, a pagina 6, abbiamo riportato le consulenze delle aziende sanitarie regionali nel 1999 e nel 2000. Sono state 42 miliardi nel 1999 e ben 72 miliardi e 708 milioni nel 2000, quindi con una crescita enorme. I dati del 2001 indicano un forte aumento, quindi, la crescita è consistente.
Per l'edilizia sanitaria, guardando i contratti abbiamo notato innanzitutto una sottostima dell'importo dei lavori. Sostanzialmente, si parte con una certa cifra e poi non si sa a quale cifra si arriva.
All'incirca il quadro è di questo tipo: i lavori edili sono stati circa di 761 miliardi, ma se poi mettiamo insieme le perizie suppletive, le varianti, le proroghe e le opere extra contratto si arriva quasi al raddoppio dell'importo appaltato.
In più abbiamo notato una carenza di programmazione, ad esempio, sono in corso lavori di potenziamento e ristrutturazione in ospedali che la Giunta pensa di ridimensionare. E' il caso di Gattinara dove è pronta la nuovissima sala travaglio (anche se da qualche mese il reparto di ostetricia è stato trasferito a Borgosesia!) e comunque sono stati fatti lavori per circa un miliardo.
Inoltre, è da segnalare che negli anni 1997 e 1998 - questo è un fatto grave dal punto di vista amministrativo, per cui sollecito l'attenzione dei Consiglieri - molti lavori edili sono stati appaltati dall'ASO Sant'Anna nel periodo Odasso, tanto per intenderci - senza la copertura finanziaria: chi è amministratore sa che non si può procedere ad appalto se non c'è la copertura finanziaria. E' una procedura in netto contrasto con la legge Merloni che non è mai stata contestata da parte della Giunta regionale.
Pensiamo che la Giunta regionale per ufficio esamina i contratti, esprime un parere di congruità sull'importo dei lavori, contratti e progetti che vengono esaminati dal CROP.
Sostanzialmente, il direttore Odasso in quel periodo ha appaltato lavori per 34 miliardi e per la metà, 17 miliardi, non c'era la copertura c'era un'indicazione generale di autofinanziamento. Quindi, sono stati compiuti atti irregolari che la Regione non ha mai contestato e non ha mai contestato questo al direttore Odasso.
Per quanto riguarda il terzo tema, locazione delle attrezzature sanitarie, anche qui c'è un uso improprio della trattativa privata trattativa privata da tutte le parti anche per importi elevati.
Per quanto riguarda le attrezzature sanitarie soltanto per 8 su 128 contratti è stata fatta l'asta pubblica, il resto a trattativa privata. Si tratta di importi consistenti di parecchi miliardi e molto spesso viene fatto il rinnovo senza evidentemente fare la gara, perché era trattativa privata e non licitazione.
In merito all'alienazione e acquisto di beni immobili, sono stati venduti 62 immobili dal 1995 in poi per un importo di 37 milioni di euro.
Qui abbiamo notato una forte irregolarità: molto spesso i direttori non hanno chiesto la prescritta autorizzazione alla Regione Piemonte e molto spesso la vendita non è avvenuta con gara pubblica.
Per quanto concerne la fornitura di beni sanitari di consumo, abbiamo esaminato tutti i contratti, 9 mila contratti, tantissimi, contratti di importo molto piccolo. Anche qui la trattativa privata è la forma di assegnazione prevalente e generalizzata. In più abbiamo notato che, se facciamo un confronto di prezzi - questo lo abbiamo fatto utilizzando alcuni dati, per la verità non tanti, dell'Osservatorio prezzi - viene fuori che per quanto riguarda i prodotti sanitari, e non soltanto quelli sanitari, frequentemente, il prezzo dei prodotti identici cambia da ASL a ASL, cambia in modo consistente, in qualche ASL addirittura raddoppia.
Quindi, abbiamo prezzi diversi per prodotti identici forniti dalla stessa ditta e spesso prezzi più alti anche quando le quantità sono superiori.
Noi, come Commissione, siamo arrivati alla seguente conclusione: le ASL del Piemonte "non sanno comperare", ma soprattutto la Regione Piemonte "non le hai aiutate". Sarebbe stato sufficiente esaminare i dati dell'Osservatorio prezzi, anziché utilizzarli per qualche convegno come dati statistici, per rendersi conto di questa incapacità della negoziazione delle ASL. Sarebbe stato sufficiente, in qualche maniera, attraverso qualche convenzione, dire alle ASL che spuntavano un prezzo più basso di acquistare i prodotti per tutti.
Per quanto riguarda i contratti, c'è un elemento di novità che sottopongo anche all'attenzione dei colleghi: si tratta del contratto di assicurazione delle Molinette. Anche questo contratto è indicato nella banca dati.
Qui vorrei sottoporre ai colleghi questo problema perché, secondo me grida vendetta; grida vendetta soprattutto per l'incapacità della Regione di esercitare vigilanza. Il fatto è il seguente: nel luglio 1999 l'ASO San Giovanni Battista decide di indire una gara per l'aggiudicazione dei servizi assicurativi per quattro anni. Viene fatta la gara a base d'asta.
La base d'asta era 4 miliardi e 300 milioni. A questa gara partecipano tre compagnie assicurative, due offerte non sono valide perché c'erano problemi formali, partecipa soltanto una, il Presidente Odasso assegna questa gara d'appalto...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Il direttore.



SAITTA Antonio

Scusate, il direttore avrebbe potuto essere Presidente.



PRESIDENTE

Presidente di qualunque cosa.



SAITTA Antonio

Perché è così alta questa offerta? Perché la ditta assicurativa l'Assitalia, ha calcolato un tasso sul monte salari del 26,9% sul salario delle Molinette. Se si esamina qual è il mercato assicurativo, se questo fosse stato fatto realmente, l'ex direttore Odasso avrebbe potuto capire che il tasso dell'andamento del mercato assicurativo sanitario non era del 19%, ma intorno al 12%.
Praticamente, alle Molinette c'è la situazione più alta d'Italia.
Esaminando i contratti per il servizio di ristorazione abbiamo notato una gestione diretta, cioè direttamente dalle ASL, in cui il processo di aziendalizzazione è ancora molto lontano, non avendo, le ASL, una contabilità analitica (c'é qualche ASL che dice: "Il prezzo delle derrate alimentari è questo, occorre poi aggiungere il 10% per i conti generali senza calcolare ammortamenti, ma in termini forfetari").
Per quanto riguarda gli appalti, nel campo della ristorazione, si riscontra una situazione molto diversificata: tante estensioni contrattuali, tanti rinnovi contrattuali, durate diverse ma che sostanzialmente indicano, soprattutto per la verifica di molte proroghe l'esistenza di una vera e propria barriera, all'ingresso di nuovi concorrenti nel settore mense, che contribuisce a rendere il mercato sempre meno concorrenziale, aumentando i prezzi.
Con la diffusione dei contratti "global service" - l'altra modalità di affidamento del servizio ristorazione - ci rendiamo conto di come si sia ristretto il mercato, rendendolo sempre più rigido. Sono pochi i partecipanti e, in ogni caso, si è innalzato il costo del pasto. Se si confronta il prezzo del pasto puro, senza investimenti ed affidato attraverso un appalto, e quello fatto senza la parte degli investimenti, ci rendiamo conto che il prezzo tende ad aumentare. Tanto per rendersi conto di cosa capita, le Molinette, attraverso i "global service", spendono tre miliardi di lire in più all'anno e il Sant'Anna un miliardo di lire in più.
Sono aspetti privi di senso, ma anche in questo caso la Regione non è mai intervenuta.
Le Molinette hanno deciso di istituire una nuova mensa: ma perch invece, non si è pensato di mettere a norma la mensa esistente, potendo così risparmiare? Si è deciso, invece, di allestire una nuova mensa, del valore di 40 miliardi, e di esternalizzare il servizio, mantenendo, per i 161 cuochi dipendenti.
Si esternalizza il servizio, mantenendo però lo stesso costo di prima.
E' questa la grande capacità dei Direttori delle ASL? La Regione, pur sapendo tutto questo (perché riceve, mensilmente, il report dei sistemi indicatori, anche relativi alle mense, indicatore F213) non è mai intervenuta.
Ci sono due aggiudicazioni particolari per quanto riguarda le mense.
L'ASL 1 di Torino non fa la gara e dice: "Recepisco il contratto delle Molinette". È una modalità molto strana: si recepisce il contratto della Gemeaz, ma, anziché applicare il prezzo delle Molinette, si fa un prezzo più alto senza gara. Faccio osservare che, se dovesse recepire qualche contratto, atteggiamento non ammissibile in una pubblica amministrazione perché, invece di recepire il contratto delle Molinette, contratto più alto, non si recepisce qualche contratto con il prezzo più basso? Anche su questo non c'é nessun tipo di spiegazione.
L'ASO di Alessandria, invece, ha aggiudicato un servizio e poi fa una proroga dicendo: "Ho consultato l'Osservatorio Prezzi, predisposto dall'Assessorato, il quale mi dice che questo è un prezzo conveniente".
Peccato che l'Osservatorio Prezzi ha soltanto quattro prezzi e per cose completamente diverse. Non per nulla il Direttore dell'ASO di Cuneo dovendo fare un'operazione simile, dice: "No, io quell'Osservatorio non lo guardo perché è inattendibile".
Passiamo all'argomento inerente i Controlli dei Collegi sindacali.
Abbiamo esaminato i verbali dei Revisori dei Conti anni '90-2000-2001.
Voi sapete che i collegi sono obbligati, per legge, a vigilare rigorosamente sull'attività delle aziende, sotto il profilo contabile e amministrativo di legittimità e di buona amministrazione, esaminando gran parte delle deliberazioni assunte dai Direttori. L'esame di questi verbali una montagna di documenti che arrivano puntualmente all'Assessorato regionale, ci consentono di giungere ad una conclusione molto grave.
Per quanto riguarda le consulenze, i Direttori hanno rilevato continuamente, dal '99 in poi (ed è stato fatto non soltanto per le Molinette, ma per tutte le Aziende Sanitarie regionali): una carenza di motivazione, inopportunità, corrispettivi esosi e ingiustificati, assenza di verifica sull'esistenza di analoghe professionalità interne all'Azienda come prescritto dalla legge.
Sostanzialmente - hanno detto i collegi ai Direttori - se il personale all'interno è in grado di svolgere quei compiti, perché vengono affidate consulenze? Perché alcune consulenze si ripetono negli anni? Non sarebbe più opportuno concentrarne in un solo anno? Non è inopportuno spendere soldi per formare personale? D'altronde, con 72 miliardi all'anno si può formare altro che personale! Ci sono poi tutti i rilievi dei Direttori, non soltanto per le Molinette, sugli appalti: elusione di gara europea, sanatorie ingiustificate, rinnovi e proroghe senza gara d'appalto, trattative private, affidamenti diretti senza gara, affidamenti a ditte che sono state oggetto di contestazione.
Global Service: eccessiva e inopportuna esternalizzazione di funzioni gestionali. Alienazione di beni (anche qui abbiamo la conferma del lavoro svolto attraverso la banca dati), spesso mancanza di autorizzazione regionale e mancanza di perizie asseverate nella stima dei valori.
Per quanto riguarda l'acquisizione gratuita di apparecchiature sanitarie, è invalsa l'abitudine di accettare attrezzature medicali.
stato osservato: siete sicuri che accettando quell'apparecchiatura non si è costretti ad operare materiale fornito soltanto da quella ditta? Osservazioni cadute nel vuoto, perché hanno accettato queste apparecchiature e poi si è costretti ad acquisire, per forze di cose, quei prodotti, essendoci un unico fornitore.
Abbiamo poi lavorato sugli incarichi sanitari, cioè sui primariati.
Anche qui l'Assessorato non aveva dati, li abbiamo richiesti direttamente alle ASL, quindi la Regione non è a conoscenza di cosa sia capitato (così ci è stato riferito, abbiamo le lettere), anche se fino al '99 nominava un componente della Commissione di selezione.
Esaminando tutte le selezioni e i bandi abbiamo notato che dal '96 al 2001 sono stati affidati 607 incarichi di primariati (cioè di strutture complesse), così ripartite: 400 per la sostituzione di Direttori e 207 di nuove istituzioni, di cui 106 ospedalieri.
La situazione è molto strana. Spesso i criteri per le selezioni sono deboli e contradditori: i Direttori hanno deciso di fare ciò che ritenevano più opportuno, spesso indipendentemente dal lavoro della Commissione. L'aspetto più strano è che su 135 selezioni ha partecipato un unico candidato che è stato il vincitore. Sempre il vincitore.
un modo molto strano di intendere l'aziendalizzazione, essendo queste finte selezioni che molto spesso non vengono portate a termine per motivi incomprensibili: l'abbiamo visto per il caso delle Molinette, per il caso di Borgomanero, dove concorsi già fatti non si concludono, probabilmente perché occorre individuare una soluzione diversa rispetto a quella scaturita dal lavoro svolto della Commissione.
chiaro che se confrontiamo la diminuzione dei posti letto, meno 3637 e l'aumento dei primariati, ci rendiamo conto che c'è qualcosa che non funziona. È un dato molto semplice: non può esserci un aumento dei primariati accompagnato da una riduzione dei posti letto, come non pu esserci un aumento dei primariati accompagnati da una riduzione complessiva dell'attività sanitaria.
Per quanto riguarda i "primariati" sono state perse delle grandi occasioni. In cinque anni è avvenuto un turn over di primariati, la Regione poteva cogliere questa grande occasione per ristrutturare ed eliminare qualche doppione indicato nel Piano sanitario, ma così non è avvenuto.
Questo non è un fatto generalizzato, qualche ASL ha fatto bene, nella relazione abbiamo citato quale, ma è stata un piccola cosa rispetto alla situazione complessiva che ha aggiunto primariati a primariati.
Per quanto riguarda il finanziamento delle ASL (capitolo 6 della relazione) gli approfondimenti della Commissione hanno riguardato l'anno 2001 (approfondimento che è avvenuto dopo l'audizione del dottor Grando).
Abbiamo esaminato i consuntivi del primo trimestre 2001 e gli andamenti delle previsioni del II, III e IV trimestre 2001 (ricordate il famoso monitoraggio): le previsioni trimestrali sono state appositamente sbagliate perché la Regione Piemonte ha imposto dati impossibili da rispettare.
Pertanto il costosissimo sistema di monitoraggio trimestrale, che avrebbe dovuto essere strumento tecnico contabile di puntuale controllo degli andamenti gestionali, in realtà è stato utilizzato per rappresentare in modo artificioso la realtà contabile.
Per quanto riguarda l'esame delle risorse assegnate alle aziende sanitarie. Mancano criteri precisi o criteri costruiti volta per volta a seconda delle situazioni (basta vedere che cosa è capitato al Sant'Anna o alle Molinette).
Il problema delle risorse assegnate alla cardiochirurgia. Abbiamo notato, lo dico in sintesi, che l'amministrazione regionale ha ridotto la produzione nelle strutture pubbliche per assegnarle alle strutture private (riducendo così l'attività delle strutture pubbliche, in modo particolare delle Molinette e del San Gaudenzio). Era possibile fare in proprio alcune attività, invece si è deciso di ridurre l'attività attraverso la riduzione dei posti letto e sono state assegnate maggiori risorse ai privati.
Volevo riferire di due vendite che sono state oggetto di attenzione da parte della Commissione.
La prima è quella relativa alla colonia marina. Dal 1974 l'ASO Molinette è proprietaria di un edificio in Liguria, destinato a colonia marina per i figli dei dipendenti dell'azienda. L'edificio è situato in una posizione incantevole a mezza costa sul primo contrafforte entrando a Finale; ha una superficie di 638 metri quadri, un cortile di 200 metri quadri, un parcheggio di 360 metri quadri.
L'ASO Molinette è anche titolare di una concessione demaniale per l'utilizzo di 700 metri quadri di spiaggia che si sviluppa su un fronte mare di 35 metri quadri. L'ASO Molinette decide di vendere l'intera proprietà stimata dal professionista incaricato in lire 1 miliardo e 717 milioni: 2 milioni e 600 mila al metro quadro, solo l'edificio, senza considerare il terreno e la spiaggia. Un valore bassissimo per l'esistenza del vincolo di destinazione a colonia. Noi veniamo a sapere di questi eventi dalla GGIL. La Commissione ha così compiuto alcuni approfondimenti al Comune di Finale Ligure per verificare la situazione, ma chiunque avrebbe potuto farlo, qualunque perito di buon senso avrebbe potuto farlo anche la Regione avrebbe potuto farlo perché ha visto la stima, ha visto la perizia asseverata. La Regione ha autorizzato la vendita di quell'edificio con un vincolo che non esisteva: la Commissione ha verificato presso il Comune di Finale che l'edificio può essere destinato a residenza e che non esiste alcun vincolo di destinazione a colonia. L'edificio, quindi, poteva essere destinato a residenze e, il valore di quell'edificio è almeno tre volte superiore a quello per il quale il Direttore delle Molinette lo stava vendendo. La Commissione ha quindi informato il Commissario delle Molinette il quale ha deciso di non procedere più alla stipula del contratto di compravendita. Questo è un fatto grave, per fortuna la Commissione ha evitato che un bene pubblico venisse venduto ad un terzo del valore reale.
Il fatto grave è la mancata vigilanza della Regione Piemonte sulla gestione del patrimonio. La Regione ha dei compiti importanti. C'é da chiedersi: quale iniziative ha assunto la Regione nei confronti di chi ha autorizzato la vendita, nei confronti di chi ha fatto la stima, nei confronti dei funzionari delle Molinette che hanno seguito la vicenda? Che cosa è stato fatto nel momento in cui è emerso il problema? Un altro fatto simile, altrettanto grave, riguarda un edificio di Corso Vittorio, anche questo di proprietà dell'ASO Molinette. Il 30 novembre 1999 il Collegio dei revisori dei Conti delle Molinette esamina una delibera concernente la vendita di due immobili ubicati nel Comune di Torino, uno in Corso Vittorio e l'altro in Via Bellezia, per un valore di 5 miliardi e 800 milioni affidata ad un'impresa di Torino. Il Collegio dei revisori rileva la mancanza dell'autorizzazione regionale, l'improprio ricorso alla trattativa privata, la grande differenza tra il prezzo indicato a base d'asta e quello di aggiudicazione. Il Collegio si rivolge alla Procura regionale della Corte dei Conti. Tre giorni dopo dell'invio del ricorso alla Procura da parte del collegio sindacale, il direttore dell'azienda blocca la vendita e, nello stesso momento restituisce la somma che aveva incassato - 1 miliardo e 160 milioni - all'acquirente il quale, con grande magnanimità, si impegna a "nulla pretendere delle sue ragioni".
Presidente Ghigo, lei dovrebbe sapere che i suoi direttori qualche informazione l'hanno data. L'edificio di Corso Vittorio è stato successivamente venduto. Dopo la revoca della gara pubblica e l'indizione di una nuova, è stato venduto anziché a 4 miliardi e 850 milioni, che era il prezzo al quale lo stava vendendo le Molinette, è stato venduto a 6.618.000.000. Se non fosse intervenuto il Collegio sindacale, avremmo subito, come settore pubblico, un danno economico enorme. C'é da chiedersi: cosa ha fatto la Regione Piemonte visto che ha autorizzato la vendita di quella struttura? Cosa ha fatto la Regione quando ha scoperto che il valore di quell'immobile che si stava vendendo a 4.850.000.000 è stato poi venduto per 6 miliardi e 618 milioni? Il Collegio Sindacale ha rivolto queste osservazioni anche alla Regione Piemonte la quale sapete cosa ha fatto? Gli uffici dell'Assessorato alla Sanità, l'ARESS e l'Assessore hanno iniziato a scriversi preoccupate lettere formali, peccato che sia avvenuto quando tutto era finito. Infatti il 3 dicembre era stata revocata la delibera di vendita e il 10 dicembre gli uffici cominciano a scriversi, non sapendo che la delibera era già stata revocata: questo dimostra la grande capacità della Regione Piemonte nel vigilare sul patrimonio.
Nella relazione c'é poi un capitolo dedicato alle alienazioni immobiliari. Questo è un capitolo importante che emerge dalla banca dati e dai verbali del Collegio dei Revisori. Negli ultimi anni le aziende sanitarie regionali hanno intensificato la vendita del loro patrimonio, ma credo che nessun Consigliere sia a conoscenza in quale contesto di programmazione avviene questa vendita. Credo che i Consiglieri siano a conoscenza che la Regione Piemonte non conosce il valore reale del patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie regionali, ma conosce soltanto il valore catastale che è tutta un'altra cosa.
La Regione non conosca il valore del patrimonio delle ASL infatti il 10 dicembre 2001 la Regione Piemonte affida all'ARESS l'incarico per la valutazione del patrimonio immobiliare delle ASL. Questo vuol dire che gli incarichi assegnati negli anni da aziende sanitarie e Regione per l'inventario e la stima del fabbricato, sono serviti a nulla. Sono stati spesi quattrini per nulla, il dato di fatto è che oggi non si conosce il valore del patrimonio. Poi abbiamo visto come sono state destinate le risorse derivanti dall'alienazione degli immobili. In sintesi si può dire questo: che la sanità Piemonte è come una nobildonna decaduta che vende i gioielli di famiglia per pagare i debiti.
Abbiamo venduto di tutto: cascine, terreni, case, palazzi, garage cinema, stazioni della funivia, quadri, mobili; tutto questo per finanziare la spesa corrente. Si può capire se si smobilizza un patrimonio per gli investimenti, ma non per finanziare la spesa corrente.
Non so a quale logica economica corrisponde tutto questo; non so per quale logica economica, per quale programmazione e per quale criterio la Regione Piemonte ha autorizzato la vendita del patrimonio per pagare la spesa corrente, per colmare il deficit di bilancio.
La motivazione con la quale la Regione Piemonte ha autorizzato la vendita è sempre stata questa: l'alienazione di cui trattasi è conforme alla programmazione a livello aziendale regionale. Ditemi qual è l'atto di programmazione regionale, per il quale si può vendere una parte del patrimonio per pagare le spese correnti. Non esiste alcun atto, almeno non mi pare che esista, perché l'unico atto di programmazione è il piano sanitario regionale; e non c'é nient'altro. Quindi, si fa riferimento a dei documenti inesistenti, come quelli a livello aziendale, perché non indicano qual è il patrimonio da vendere.
Nel momento in cui la Regione esamina le richieste di autorizzazione che sono sempre accompagnate dalle stime, la Regione non è mai intervenuta ad esprimere un'opinione sulle stime. Non ha mai detto nulla, non ha mai rimandato indietro qualche richiesta, dicendo: "Guardate quella destinazione non è a colonia, è residenziale; quella stima rivedetela. E' opportuno vendere per comprare degli arredi di un ufficio?". Mai una cosa di questo tipo. Si autorizza sempre tutto in modo automatico.
Il fatto è che guardando nel periodo più vicino, da giugno 2000 a settembre 2002, le operazioni collegate allo smobilizzo riguardano 105 immobili, per un importo complessivo di 150 miliardi, che è una parte del deficit. E' preoccupante che la Regione abbia rinunciato - non l'aveva mai fatto forse - alla vigilanza nel settore patrimoniale.
La vendita della colonia di Finale e dell'edificio di corso Vittorio indicano che questa rinuncia ha determinato un danno economico, e non è per nulla escluso che tale danno si sia determinato anche per altre vendite autorizzate.
Noi abbiamo esaminato soltanto due casi, ma c'é da chiedersi se anche negli altri casi le cose sono state fatte regolarmente, e se le stime erano giuste. Considerato che, ad esempio, per il caso delle Molinette molte vendite autorizzate sono state fatte dallo stesso perito.
E' grave inoltre che la Regione non abbia mai fornito indirizzi vincolanti alle aziende sanitarie regionali per valorizzare il patrimonio che è requisito essenziale per un'eventuale alienazione.
Il patrimonio si vende quando il mercato è interessante, non quando si è con l'acqua alla gola. Il patrimonio si vende quando si valorizza e si realizza di più; non si vende tanto per colmare qualche buco o per comprare qualche arredo.
Ma se guardiamo anche altri casi ci rendiamo conto che, per quanto riguarda l'alienazione, la situazione è obiettivamente drammatica.
L'ASL 19 di Asti ha venduto recentemente degli immobili per pagare gli arredi dell'ospedale nuovo. Sostanzialmente nel progetto dell'ospedale di Asti era indicato che gli arredi e le attrezzature avevano un valore di 25 miliardi. Era un progetto visto dagli uffici regionali, esaminato dal CROP sul quale sono stati dati i pareri di congruità: 25 miliardi. Tranne poi scoprire che 25 miliardi erano insufficienti, perché ne occorrono ancora 65, cioè si passa da 25 a 65.
L'ASL di Asti incomincia a vendere immobili per 4 miliardi e dovrà ancora vendere immobili per arrivare a 65. Quindi, ci chiediamo: ma che cosa ha fatto la Regione Piemonte? E' possibile che chi esprime un parere di congruità e dice che le attrezzature valgono 25 miliardi, di fronte al fatto che vengono richieste ulteriori attrezzature per 65 miliardi, non dice nulla? Il CROP: siamo certi che svolge bene il lavoro? Gli uffici regionali: siamo certi che svolgono bene il lavoro? I progettisti che dicono che vanno bene 25 e poi devono indicare 90, il direttore che prende le deliberazioni e dice che va bene 25, e poi dice 90? Qualcuno dovrà pur pagare? Perché altrimenti mettiamo in vendita a spizzichi il grande patrimonio delle ASL.
E poi c'é il caso di Omegna. Proprio il 6 settembre questa ASL ha ottenuto dalla Regione il permesso di vendere l'ex Preventorio di Cannobio per un valore di 6 miliardi e 200 milioni. Tutto questo per finanziare la spesa corrente degli ospedali di Verbania e Domodossola e per pagare - c' scritto - la quota di mutuo che verrà posta a carico dell'azienda.
Ricordate che non doveva essere così. Si vende un immobile per pagare la quota di mutuo posta a carico dell'azienda, e per il pagamento delle spese d'esercizio. Aggiunge il direttore che questo avverrà, cioè si continuerà a vendere, fino a quando non sarà possibile procedere agli accorpamenti dei reparti doppi, di concerto con l'Assessorato regionale alla sanità. Questa è la vicenda di Domodossola. Fino a quando non verrà fatto quell'accorpamento, si continueranno a vendere immobili.
Vorrei che questo venisse tenuto conto.
Poi c'é il caso dell'ASL di Novara che ha venduto un fondo per 12 miliardi: quasi 2 miliardi di INVIM per le spese di transazione, e il resto per finanziare la messa a norma di alcuni edifici. Ma è possibile Assessore, che la Regione Piemonte non immagini delle leggi apposite, non finanzi le leggi sugli investimenti per la messa a norma e che consenta la vendita degli immobili per mettere a norma gli edifici. Si distrugge un patrimonio per mettere a norma gli edifici.
Sono situazioni prive di buon senso. Non dico poi delle vendite per comprare un computer; si vende un terreno per comprare un computer, si vende un fabbricato per comprare gli arredi del primariato; e via di questo passo, senza nessun tipo di controllo.
Il penultimo capitolo riguarda le consulenze della Giunta regionale.
Qui le consulenze, Assessore e Presidente Ghigo, sono state tante, non soltanto quelle dell'Assessorato, ma complessivamente della Giunta regionale. Abbiamo notato una crescita dei costi, e le modalità d'assegnazione delle consulenze, da parte della Giunta, sono state le stesse e le identiche da parte delle ASL, con gli stessi errori: affidamenti diretti, reiterazione degli incarichi.
La cosa paradossale è che la Giunta regionale il 16 luglio 2001 scrive alle ASL, dicendo: "ASL, state attente alle consulenze. Dovete adottare alcuni criteri". Sono criteri condivisibili; la Regione dà questi criteri alle ASL, ma i comportamenti della Giunta regionale sono contrari. Ed è dimostrato dalle cose che poi vi dirò.
Guardiamo le consulenze sui bilanci: nel periodo 1999-2001 sono quasi un miliardo di consulenze che la Regione ha dato. Non so a questo punto per i bilanci cosa è stato fatto, se in qualche maniera sono stati anche stilati i bilanci delle singole ASL. A parte quello, resta comunque il fatto del miliardo per i bilanci.
Inoltre c'e' il capitolo sulle consulenze informatiche. Qui abbiamo costruito queste valutazioni sulla base delle deliberazioni. Allora viene fuori una cosa di questo tipo, che c'é un capitolo sulla gestione ed implementazione del sistema informativo sanitario regionale.
Nel 2000 per questa implementazione e gestione la Regione spende 10 miliardi di lire. Nel 2001 sono stati spesi 11 miliardi; nel 2002 la spesa sarà quasi di 12 miliardi, se non ci saranno sanatorie.
Per quanto riguarda il monitoraggio dei costi di produzione - costi che dovremmo tutti conoscere - monitoraggio che avrebbe dovuto servire per quantificare la spesa, viene fuori una cosa di questo tipo, cioè che si è speso 411.008.000.000 e quasi 2.000.000.000 nel 2001; per l'informatizzazione dei medici, anche qui decine di miliardi; sugli indicatori sanitari da una mole di spese da 90.000.000 nel 2000 si è passati a 236.000.000.
Osservazioni sul pacchetto informatico e, ancora, osservazioni sul progetto di informatizzazione. Io non so, dopo miliardi spesi per il progetto di informatizzazione, che cos'è capitato, cioè se i medici sono stati informatizzati e se la teleprenotazione è avvenuta. Mi pare comunque, nulla di tutto questo, perché il Sindacato dei medici ha fatto delle osservazioni. C'è poi da aggiungere la vicenda RTP, quell'azienda regionale che doveva fare lo stesso lavoro, ovvero informatizzare i medici: un costo aggiuntivo.
In sostanza, se noi guardiamo tutta la parte relativa alle consulenze informatiche, c'è da chiedersi se sono serviti questi costosi indicatori che sono stati costruiti, cioè tutta questa gestione informatizzata, gli indicatori, l'implementazione, a che cosa sono serviti? Credo a nulla. I casi sono due: o si sono costruiti indici molto sofisticati, che nessuno è in grado di leggere oppure inutili o non sono stati utilizzati.
E poi ci sono altri incarichi interessanti della Giunta. Penso agli incarichi per il supporto tecnico-organizzativo per i portali; ad un certo punto, si è detto: siccome le aziende comprano male, facciamo il portale.
Ovvero: 492.000.000 nel 2001 e ancora soldi successivamente, ma il postale non è stato istituito (chissà quando sarà fatto).
L'osservatorio prezzi: un'organizzazione che serve a niente, con una funzione soltanto statistica, non sicuramente di controllo. Ebbene: 45.000.000 nel 1998; 33.000.000 nel 1999; 66.000.000 nel 2000; 86.000.000 nel 2001, sempre alla stessa persona (come le ASL). Software per la gestione dell'accreditamento: 300.000.000; 106.000.000 per riprodurre un CD.
Poi ci sono ancora cose interessanti. E' possibile, Assessore, spendere 84.000.000 per una giornata all'hotel Royal di Torino per una riunione dei Direttori? Come se non ci fossero sale libere in Regione! 84.000.000! E' possibile, Presidente Ghigo, aver speso 48.000.000 per quel giorno in cui lei, in Sala Viglione, ci ha proiettato le slide sulla situazione economica delle ASL del sistema Piemonte? 48.000.000 per proiettare 12 slide! Chiunque sa utilizzare un computer, con il programma Power Point è in grado di farlo! Vi è la mancanza di un minimo di criterio che serve a dare il senso del rigore, che è l'elemento che deve caratterizzare una situazione difficile.
Per non parlare, poi, dei soldi che si sono spesi per le campagne informative. Come la campagna di sensibilizzazione sulla professione infermieristica: 130.000.000 per lo studio e 170.000.000 per la tipografia.
Ma a cosa è servita quella campagna? Abbiamo più infermieri? A un certo punto, dovremo chiederci il significato e l'efficacia di alcune campagne informative.
Poi c'è il ruolo dell'ARESS. Ricordate che per l'ARESS, al momento della sua istituzione (1998) - i colleghi della passata legislatura lo sanno - era stato detto dal Direttore: "Facciamo l'ARESS così accorpiamo le consulenze; organizziamo un grande Ente tecnico ed evitiamo le consulenze a cui ricorriamo tanto, anche le consulenze delle ASL". Il fatto è che l'ARESS costa, mi pare, 3.000.000.000 all'anno e le consulenze che vengono date sono aumentate, qualche volta fanno dei lavori utili, ma debbo dire che purtroppo l'ARESS è stata anche utilizzata per propaganda politica.
Quando si dice all'ARESS di fare lo studio di fattibilità dell'Ospedale di Novara, dell'Ospedale di Domodossola, dell'Ospedale di Santena, vuol dire utilizzare il ruolo alto e scientifico dell'ARESS, che era il grande Ente ricerca? Vuol dire organizzare qualcosa da mettere in giro sul piano propagandistico. Anche perché non credo che nei compiti dell'ARESS vi sia quello di fare studi di fattibilità patrimoniali, non esiste. Ma poi ha senso che il Direttore dell'ARESS, che deve essere la punta di un grande organo scientifico, vada in giro a riunioni politiche per vendere dei prodotti, degli studi di fattibilità mai verificati dalla Giunta perché non c'è un minimo di verifica di contabilità e mai esaminati dal Consiglio? Vi sembra logica una cosa di questo tipo? Mi avvio alla conclusione. C'è poi la parte sull'attività delle Commissioni di vigilanza presso i presidi socio-assistenziali residenziali.
E' stato fatto da parte di alcuni colleghi un lavoro interessante su un campione di ASL circa l'attività di queste Commissioni di vigilanza. E' stata esaminata la frequenza, gli effetti dei sopralluoghi, l'oggetto dei controlli; in sintesi emerge una cosa di questo tipo: che le verifiche riguardano più che altro aspetti formali, ma per quanto riguarda la vivibilità dei presidi c'è pochissimo, tranne qualche rara eccezione. Non per nulla gli interrogativi che emergono sono di questo tipo: è utile oltre che accettabile, un'attività di vigilanza che raggiunge raramente il 20% dei presidi? È utile ed efficiente un'attività prevalentemente di verifica dei requisiti per il rilascio delle nuove autorizzazioni e non sulla vivibilità? Ha senso che nella Commissione di vigilanza dei presidi sia assente una rappresentanza degli Enti locali e una rappresentanza dei malati? Mi pare che le conclusioni emergano dalle questioni che sono state prima riferite. Possiamo, in sintesi, dire questo: che per il periodo preso in esame è mancata un'attività di controllo dell'Amministrazione regionale sulla gestione delle Aziende sanitarie regionali; la Regione possedeva informazioni, elementi e dati per poterla esercitare, ma ha volontariamente rinunciato; ha così incentivato, anziché reprimere, diffusi comportamenti amministrativi non sempre coerenti con l'ordinamento della pubblica amministrazione (quando non si fanno delle gare, quando si vendono gli edifici, come vi ho detto, non c'è una coerenza con l'ordinamento della pubblica amministrazione); questa mancanza di controlli ha favorito sprechi di risorse, fatti emergere dalle indagini delle Molinette, che hanno non solo determinato, ma contribuito alla crescita della spesa sanitaria.
I verbali dei Revisori dei Conti, l'esame delle procedure per la fornitura di beni e servizi, le motivazioni con cui sono state decise le istituzioni di nuovi primariati e la gestione del patrimonio indicano che nella gestione non esiste una particolarità dell'ASL San Giovanni Battista cioè la modalità con cui sono state gestite le ASL del Piemonte è la stessa, non c'è una particolarità delle Molinette; i verbali dimostrano che questa situazione era una modalità diffusa.
Esiste invece una gerarchia dei Direttori: c'è qualche Direttore che conta molto di più rispetto ad altri. Ciò è dimostrato, ad esempio, dalle modalità con cui sono state distribuite le risorse regionali tra le Aziende: qualche Azienda è stata più beneficiata perché c'era un certo Direttore che era in capo alla gerarchia, e qualche Direttore in capo alla gerarchia è stato beneficiato perché ha avviato lavori - com'è stato detto per il Sant'Anna - senza la copertura finanziaria, ma sulla base di una garanzia che è stata data da parte della Regione Piemonte di una futura copertura.
Osservazione conclusiva. Il processo di aziendalizzazione delle Aziende sanitarie regionali piemontesi, che avrebbe dovuto introdurre elementi privatistici nella gestione, è molto in ritardo. In numerose Aziende sanitarie regionali il maggior potere gestionale di cui dispongono i Direttori è stato utilizzato non per superare i motivi, i limiti burocratici della pubblica amministrazione, ma spesso per rendere meno trasparenti i processi decisionali. Non si capisce, in alcuni momenti, di chi è la responsabilità.
Se la Magistratura non fosse intervenuta, magari, poteva diventare Presidente.
La base d'asta è definita in 4 miliardi e 300 milioni, un solo partecipante, l'appalto dei servizi assicurativi è stato aggiudicato a 8 miliardi e 148 milioni, l'89% in più della base d'asta.
La motivazione è ridicola, ve la leggo perché è interessante: "Il prezzo è congruo, tenuto conto del consolidato della spesa storica dell'andamento del mercato assicurativo in ambito della sanità pubblica".
Tutto qui: per giustificare un aumento di 4 miliardi rispetto alla base d'asta si dice che l'andamento assicurativo è così, punto, non c'è altra spiegazione.
Faccio notare ai colleghi quanto scritto nella relazione e cioè che anche per quanto riguarda questo appalto, la Commissione tecnica che aveva esaminato l'appalto e aveva espresso un parere contrario. La Commissione tecnica aveva scritto in modo esplicito che erano state evidenziate difformità rispetto alle condizioni del capitolato predisposto durante la licitazione.
Quindi, viene fatta un'aggiudicazione con l'89% di aumento con il parere contrario della Commissione tecnica. La cosa più strana è che la Giunta regionale non è mai intervenuta, anche se c'era un parere in qualche maniera interessante, che avrebbe potuto sottoporre la Regione ad una maggiore attenzione da parte del Collegio dei revisori.
Perché è così alta questa offerta? Perché la ditta assicurativa l'Assitalia, ha calcolato un tasso sul monte salari del 26,9% sul salario delle Molinette. Se si esamina qual è il mercato assicurativo, se questo fosse stato fatto realmente, l'ex direttore Odasso avrebbe potuto capire che il tasso dell'andamento del mercato assicurativo sanitario non era del 19%, ma intorno al 12%.
Praticamente, alle Molinette c'è la assicurazione più alta d'Italia! Esaminando poi i contratti per il servizio di ristorazione abbiamo notato una gestione diretta, cioè direttamente dalle ASL, in cui il processo di aziendalizzazione è ancora molto lontano, non avendo, le ASL una contabilità analitica (c'é qualche ASL che dice: "Il prezzo delle derrate alimentari è questo, occorre poi aggiungere il 10% per i conti generali, senza calcolare ammortamenti, ma in termini forfetari").
Per quanto riguarda gli appalti, nel campo della ristorazione, si riscontra una situazione molto diversificata: tante estensioni contrattuali, tanti rinnovi contrattuali, durate diverse ma che sostanzialmente indicano, soprattutto per la verifica di molte proroghe l'esistenza di una vera e propria barriera, all'ingresso di nuovi concorrenti nel settore mense, che contribuisce a rendere il mercato sempre meno concorrenziale, aumentando i prezzi.
Con la diffusione dei contratti "global service" - l'altra modalità di affidamento del servizio ristorazione - ci rendiamo conto di come si sia ristretto il mercato, rendendolo sempre più rigido. Sono pochi i partecipanti e, in ogni caso, si è innalzato il costo del pasto. Se si confronta il prezzo del pasto puro, senza investimenti ed affidato attraverso un appalto, e quello fatto senza la parte degli investimenti, ci rendiamo conto che il prezzo tende ad aumentare. Tanto per rendersi conto di cosa capita, le Molinette, attraverso i "global service", spendono tre miliardi di lire in più all'anno e il Sant'Anna un miliardo di lire in più.
Sono aspetti privi di senso, ma anche in questo caso la Regione non è mai intervenuta.
Le Molinette hanno deciso di istituire una nuova mensa: ma perch invece, non si è pensato di mettere a norma la mensa esistente, potendo così risparmiare? Si è deciso, invece, di allestire una nuova mensa, del valore di 40 miliardi, e di esternalizzare il servizio, mantenendo, per i 161 cuochi dipendenti.
Si esternalizza il servizio, mantenendo però lo stesso costo di prima.
E' questa la grande capacità dei Direttori delle ASL? La Regione, pur sapendo tutto questo (perché riceve, mensilmente, il report dei sistemi indicatori, anche relativi alle mense, indicatore F213) non è mai intervenuta.
Ci sono due aggiudicazioni particolari per quanto riguarda le mense.
L'ASL 1 di Torino non fa la gara e dice: "Recepisco il contratto delle Molinette". È una modalità molto strana: si recepisce il contratto della Gemeaz, ma, anziché applicare il prezzo delle Molinette, si fa un prezzo più alto senza gara. Faccio osservare che, se si dovesse recepire qualche contratto - atteggiamento non ammissibile in una pubblica amministrazione! perché, invece di recepire il contratto delle Molinette (contratto più alto) non si è recepito qualche contratto con il prezzo più basso? Anche su questo non c'é nessun tipo di spiegazione.
L'ASO di Alessandria, invece, ha aggiudicato un servizio e poi fa una proroga dicendo: "Ho consultato l'Osservatorio Prezzi, predisposto dall'Assessorato, il quale mi dice che questo è un prezzo conveniente".
Peccato che l'Osservatorio Prezzi ha soltanto quattro prezzi e per cose completamente diverse. Non per nulla il Direttore dell'ASO di Cuneo dovendo fare un'operazione simile, dice: "No, io quell'Osservatorio non lo guardo perché è inattendibile".
Passiamo all'argomento inerente i Controlli dei Collegi sindacali.
Abbiamo esaminato i verbali dei Revisori dei Conti anni '90-2000-2001.
Voi sapete che i collegi sindacali sono obbligati, per legge, a vigilare rigorosamente sull'attività delle aziende, sotto il profilo contabile e amministrativo di legittimità e di buona amministrazione, esaminando gran parte delle deliberazioni assunte dai Direttori. L'esame di questi verbali una montagna di documenti che arrivano puntualmente all'Assessorato regionale, ci consente di giungere ad una conclusione molto grave.
Per quanto riguarda le consulenze, i Direttori hanno rilevato continuamente, dal '99 in poi (ed è stato fatto non soltanto per le Molinette, ma per tutte le Aziende Sanitarie regionali) carenza di motivazione, inopportunità, corrispettivi esosi e ingiustificati, assenza di verifica sull'esistenza di analoghe professionalità interne all'Azienda come prescritto dalla legge.
Sostanzialmente - hanno detto i collegi sindacali ai Direttori - se il personale all'interno è in grado di svolgere quei compiti, perché vengono affidate consulenze? Perché alcune consulenze si ripetono negli anni? Non sarebbe più opportuno concentrarne in un solo anno? Non sarebbe più opportuno spendere soldi per formare personale? D'altronde, con 72 miliardi all'anno si può formare altro che personale! Ci sono poi tutti i rilievi dei Direttori, non soltanto per le Molinette, sugli appalti: elusione di gara europea, sanatorie ingiustificate, rinnovi e proroghe senza gara d'appalto, trattative private, affidamenti diretti senza gara, affidamenti a ditte che sono state oggetto di contestazione.
Sul Global Service evidenziano eccessiva e inopportuna esternalizzazione di funzioni gestionali. Sull'alienazione di beni (anche qui abbiamo la conferma del lavoro svolto attraverso la banca dati), spesso mancanza di autorizzazione regionale e mancanza di perizie asseverate nella stima dei valori.
Per quanto riguarda l'acquisizione gratuita di apparecchiature sanitarie, è invalsa l'abitudine di accettare attrezzature medicali.
stato osservato: siete sicuri che accettando quell'apparecchiatura non si è costretti ad operare materiale fornito soltanto da quella ditta? Osservazioni cadute nel vuoto, perché hanno accettato queste apparecchiature e poi si è stati costretti ad acquisire, per forze di cose, quei prodotti, essendoci un unico fornitore.
Abbiamo poi lavorato sugli incarichi sanitari, cioè sui primariati.
Anche qui l'Assessorato non aveva dati, li abbiamo richiesti direttamente alle ASL, quindi la Regione non è a conoscenza di cosa sia capitato (così ci è stato riferito, abbiamo le lettere), anche se fino al '99 nominava un componente della Commissione di selezione.
Esaminando tutte le selezioni e i bandi abbiamo notato che dal '96 al 2001 sono stati affidati 607 incarichi di primariati (cioè di strutture complesse), così ripartiti: 400 per la sostituzione di Direttori e 207 di nuove istituzioni, di cui 106 ospedalieri.
La situazione è molto strana. Spesso i criteri per le selezioni sono deboli e contradditori: i Direttori hanno deciso di fare ciò che ritenevano più opportuno, spesso indipendentemente dal lavoro della Commissione. L'aspetto più strano è che su 135 selezioni ha partecipato un unico candidato che è stato il vincitore. Sempre il vincitore.
un modo molto strano di intendere l'aziendalizzazione, essendo queste "delle finte" selezioni che molto spesso non vengono portate a termine per motivi incomprensibili: l'abbiamo visto per il caso delle Molinette, o per il caso di Borgomanero, dove concorsi già espletati non si concludono probabilmente perché occorre individuare una soluzione diversa rispetto a quella scaturita dal lavoro svolto della Commissione.
chiaro che se confrontiamo la diminuzione dei posti letto, meno 3637 e l'aumento dei primariati, ci rendiamo conto che c'è qualcosa che non funziona. È un dato molto semplice: non può esserci un aumento dei primariati accompagnato da una riduzione dei posti letto, come non pu esserci un aumento dei primariati accompagnato da una riduzione complessiva dell'attività sanitaria.
Per quanto riguarda i "primariati" sono state perse delle grandi occasioni. In cinque anni è avvenuto un turn over di primariati, la Regione poteva cogliere questa grande occasione per ristrutturare ed eliminare qualche doppione indicato nel Piano sanitario, ma così non è avvenuto.
Questo non è un fatto generalizzato, qualche ASL ha fatto bene, nella relazione abbiamo citato quale, ma è stata un piccola cosa rispetto alla situazione complessiva che ha aggiunto primariati a primariati.
Per quanto riguarda il finanziamento delle ASL (capitolo 6 della relazione) gli approfondimenti della Commissione hanno riguardato l'anno 2001 (approfondimento che è avvenuto dopo l'audizione del dottor Grando).
Abbiamo esaminato i consuntivi del primo trimestre 2001 e gli andamenti delle previsioni del II, III e IV trimestre 2001 (ricordate il famoso monitoraggio): le previsioni trimestrali sono state appositamente sbagliate perché la Regione Piemonte ha imposto dati impossibili da rispettare.
Pertanto il costosissimo sistema di monitoraggio trimestrale, che avrebbe dovuto essere strumento tecnico contabile di puntuale controllo degli andamenti gestionali, in realtà è stato utilizzato per rappresentare in modo artificioso la realtà contabile.
Per quanto riguarda l'esame delle risorse assegnate alle aziende sanitarie, mancano criteri precisi o criteri costruiti volta per volta a seconda delle situazioni (basta vedere che cosa è capitato al Sant'Anna o alle Molinette).
C'è poi il problema delle risorse assegnate alla cardiochirurgia.
Abbiamo notato, lo dico in sintesi, che l'amministrazione regionale ha ridotto la produzione nelle strutture pubbliche per assegnarle alle strutture private (riducendo così l'attività delle strutture pubbliche, in modo particolare delle Molinette). Era possibile fare in proprio alcune attività, invece si è deciso di ridurre l'attività attraverso la riduzione dei posti letto e sono state assegnate maggiori risorse ai privati.
Vorrei poi riferire di due vendite che sono state oggetto di attenzione da parte della Commissione.
La prima è quella relativa alla colonia marina di Finale Ligure. Dal 1974, l'ASO Molinette è proprietaria di un edificio in Liguria, destinato a colonia marina per i figli dei dipendenti dell'azienda. L'edificio è situato in una posizione incantevole a mezza costa sul primo contrafforte entrando a Finale; ha una superficie di 638 metri quadri, un cortile di 200 metri quadri, un parcheggio di 360 metri quadri.
L'ASO Molinette è anche titolare di una concessione demaniale per l'utilizzo di 700 metri quadri di spiaggia che si sviluppa su un fronte mare di 35 metri quadri. L'ASO Molinette decide di vendere l'intera proprietà stimata dal professionista incaricato in lire 1 miliardo e 717 milioni: 2 milioni e 600 mila al metro quadro, solo l'edificio, senza considerare il terreno e la spiaggia. Un valore bassissimo per l'esistenza del vincolo di destinazione a colonia. Noi veniamo a sapere di questi eventi dalla GGIL. La Commissione ha così compiuto alcuni approfondimenti al Comune di Finale Ligure per verificare la situazione, ma chiunque avrebbe potuto farlo, qualunque perito di buon senso avrebbe potuto farlo anche la Regione avrebbe potuto farlo perché ha visto la stima, ha visto la perizia asseverata. La Regione ha autorizzato la vendita di quell'edificio con un vincolo che non esisteva: la Commissione ha verificato presso il Comune di Finale che l'edificio può essere destinato a residenza e che non esiste alcun vincolo di destinazione a colonia. L'edificio, quindi, poteva essere destinato a residenze e il valore di quell'edificio è almeno tre volte superiore a quello per il quale il Direttore delle Molinette lo stava vendendo. La Commissione ha quindi informato il Commissario delle Molinette il quale ha deciso di non procedere più alla stipula del contratto di compravendita. Questo è un fatto grave, per fortuna la Commissione ha evitato che un bene pubblico venisse svenduto ad un terzo del valore reale.
Il fatto grave è la mancata vigilanza della Regione Piemonte sulla gestione del patrimonio. La Regione ha dei compiti importanti. C'é da chiedersi: quale iniziative ha assunto la Regione nei confronti di chi ha autorizzato la vendita, nei confronti di chi ha fatto la stima, nei confronti dei funzionari delle Molinette che hanno seguito la vicenda? Che cosa è stato fatto nel momento in cui è emerso il problema? Un altro fatto simile, altrettanto grave, riguarda un edificio di Corso Vittorio, anche questo di proprietà dell'ASO Molinette. Il 30 novembre 1999 il Collegio dei revisori dei Conti delle Molinette esamina una delibera concernente la vendita di due immobili ubicati nel Comune di Torino, uno in Corso Vittorio e l'altro in Via Bellezia, per un valore di 5 miliardi e 800 milioni affidata ad un'impresa di Torino. Il Collegio dei revisori rileva la mancanza dell'autorizzazione regionale, l'improprio ricorso alla trattativa privata, la grande differenza tra il prezzo indicato a base d'asta e quello di aggiudicazione. Il Collegio si rivolge alla Procura regionale della Corte dei Conti. Tre giorni dopo dell'invio del ricorso alla Procura da parte del collegio sindacale, il direttore dell'azienda blocca la vendita e, nello stesso momento restituisce la somma che aveva incassato - 1 miliardo e 160 milioni - all'acquirente il quale, con grande magnanimità, si impegna a "nulla pretendere delle sue ragioni".
Presidente Ghigo, lei dovrebbe sapere che i suoi direttori qualche informazione l'hanno data. L'edificio di Corso Vittorio è stato successivamente venduto. Dopo la revoca della gara pubblica e l'indizione di una nuova, è stato venduto anziché a 4 miliardi e 850 milioni, che era il prezzo al quale lo stava vendendo le Molinette, è stato venduto a 6.618.000.000. Se non fosse intervenuto il Collegio sindacale, avremmo subito, come settore pubblico, un danno economico enorme. C'é da chiedersi: cosa ha fatto la Regione Piemonte visto che ha autorizzato la vendita di quella struttura? Cosa ha fatto la Regione quando ha scoperto che il valore di quell'immobile che si stava vendendo a 4.850.000.000 è stato poi venduto per 6 miliardi e 618 milioni? Il Collegio Sindacale ha rivolto queste osservazioni anche alla Regione Piemonte la quale sapete cosa ha fatto? Gli uffici dell'Assessorato alla Sanità, l'Aress e l'Assessore hanno iniziato a scriversi preoccupate lettere formali, peccato che sia avvenuto quando tutto era finito. Infatti il 3 dicembre era stata revocata la delibera di vendita e il 10 dicembre gli uffici cominciano a scriversi, non sapendo che la delibera era già stata revocata: questo dimostra la grande capacità della Regione Piemonte nel vigilare sul patrimonio! Nella relazione c'é poi un capitolo dedicato alle alienazioni immobiliari. Questo è un capitolo importante che emerge dalla banca dati e dai verbali del Collegio dei Revisori. Negli ultimi anni le aziende sanitarie regionali hanno intensificato la vendita del loro patrimonio, ma credo che nessun Consigliere sia a conoscenza in quale contesto di programmazione avviene questa vendita. Credo che i Consiglieri non sappiano che la Regione Piemonte non conosce il valore reale del patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie regionali, ma conosce soltanto il valore catastale (che è tutta un'altra cosa).
La Regione non conosca il valore del patrimonio delle ASL, lo dimostra il fatto che il 10 dicembre 2001 la Regione Piemonte affida all'Aress l'incarico per la valutazione del patrimonio immobiliare delle ASL. Questo vuol dire che gli incarichi assegnati negli anni da aziende sanitarie e Regione per l'inventario e la stima del fabbricato non sono serviti a nulla. Sono stati spesi quattrini per nulla, il dato di fatto è che oggi non si conosce il valore del patrimonio. Poi abbiamo anche esaminato come sono state destinate le risorse derivanti dall'alienazione degli immobili.
In sintesi si può dire questo: che la sanità Piemonte è come una nobildonna decaduta che vende i gioielli di famiglia per pagare i debiti.
Abbiamo venduto di tutto: cascine, terreni, case, palazzi, garage cinema, stazioni della funivia, quadri, mobili; tutto questo per finanziare la spesa corrente. Si può capire se si smobilizza un patrimonio per gli investimenti, ma non per finanziare la spesa corrente.
Non so a quale logica economica corrisponda tutto questo; non so per quale logica economica, per quale programmazione e per quale criterio la Regione Piemonte abbia autorizzato la vendita del patrimonio per pagare la spesa corrente, per colmare il deficit di bilancio.
La motivazione con la quale la Regione Piemonte ha autorizzato la vendita è sempre stata questa: "l'alienazione di cui trattasi è conforme alla programmazione a livello aziendale regionale". Ditemi qual è l'atto di programmazione regionale per il quale si può vendere una parte del patrimonio per pagare le spese correnti. Non esiste alcun atto, almeno non mi pare che esista, perché l'unico atto di programmazione è il piano sanitario regionale; e non c'é nient'altro. Quindi, si fa riferimento a dei documenti inesistenti, come quelli a livello aziendale, perché non indicano qual è il patrimonio da vendere.
Nel momento in cui la Regione esamina le richieste di autorizzazione che sono sempre accompagnate dalle stime, la Regione non è mai intervenuta ad esprimere un'opinione sulle stime. Non ha mai detto nulla, non ha mai rimandato indietro qualche richiesta, dicendo: "Guardate quella destinazione non è a colonia, è residenziale; quella stima rivedetela. E' opportuno vendere per comprare degli arredi di un ufficio?". Mai una cosa di questo tipo. Si autorizza sempre tutto in modo automatico.
Il fatto è che guardando nel periodo più vicino, da giugno 2000 a settembre 2002, le operazioni collegate allo smobilizzo riguardano 105 immobili, per un importo complessivo di 150 miliardi, che è una parte del deficit. E' preoccupante che la Regione abbia rinunciato - non l'aveva mai fatto forse - alla vigilanza nel settore patrimoniale.
La vendita della colonia di Finale e dell'edificio di corso Vittorio indicano che questa rinuncia ha determinato un danno economico e non è per nulla escluso che tale danno si sia determinato anche per altre vendite autorizzate.
Noi abbiamo esaminato soltanto due casi, ma c'é da chiedersi se anche negli altri casi le cose sono state fatte regolarmente e se le stime erano giuste. Considerato che, ad esempio, per il caso delle Molinette molte vendite autorizzate sono state fatte dallo stesso perito.
E' grave inoltre che la Regione non abbia mai fornito indirizzi vincolanti alle aziende sanitarie regionali per valorizzare il patrimonio che è requisito essenziale per un'eventuale alienazione.
Il patrimonio si vende quando il mercato è interessante, non quando si è con l'acqua alla gola. Il patrimonio si vende quando si valorizza e si realizza di più; non si vende tanto per colmare qualche buco o per comprare qualche arredo.
Ma se guardiamo anche altri casi ci rendiamo conto che, per quanto riguarda l'alienazione, la situazione è obiettivamente drammatica.
L'ASL 19 di Asti ha venduto recentemente degli immobili per pagare gli arredi dell'ospedale nuovo. Sostanzialmente nel progetto dell'ospedale di Asti era indicato che gli arredi e le attrezzature avevano un valore di 25 miliardi. Era un progetto visto dagli uffici regionali, esaminato dal CROP sul quale sono stati dati i pareri di congruità: 25 miliardi. Tranne poi scoprire che 25 miliardi erano insufficienti, perché ne occorrono ancora 65, cioè si passa da 25 a 65.
L'ASL di Asti incomincia a vendere immobili per 4 miliardi e dovrà ancora vendere immobili per arrivare a 65. Quindi, ci chiediamo: ma che cosa ha fatto la Regione Piemonte? E' possibile che chi esprime un parere di congruità e dice che le attrezzature valgono 25 miliardi, di fronte al fatto che vengono richieste ulteriori attrezzature per 65 miliardi, non dica nulla? Il CROP: siamo certi che svolge bene il lavoro? Gli uffici regionali: siamo certi che svolgono bene il lavoro? I progettisti che dicono che vanno bene 25 e poi devono indicare 90, il direttore che prende le deliberazioni e dice che va bene 25 e poi dice 90? Qualcuno dovrà pur pagare? Perché altrimenti mettiamo in vendita a spizzichi il grande patrimonio delle ASL.
E poi c'é il caso di Omegna. Proprio il 6 settembre questa ASL ha ottenuto dalla Regione il permesso di vendere l'ex Preventorio di Cannobio per un valore di 6 miliardi e 200 milioni. Tutto questo per finanziare la spesa corrente degli ospedali di Verbania e Domodossola e per pagare - c' scritto - la quota di mutuo che verrà posta a carico dell'azienda.
Ricordate che non doveva essere così. Si vende un immobile per pagare la quota di mutuo posta a carico dell'azienda e per il pagamento delle spese d'esercizio. Aggiunge il direttore che questo avverrà, cioè si continuerà a vendere, fino a quando non sarà possibile procedere agli accorpamenti dei reparti doppi, di concerto con l'Assessorato regionale alla sanità. Questa è la vicenda di Domodossola. Fino a quando non verrà fatto quell'accorpamento, si continueranno a vendere immobili.
Vorrei che di questo venisse tenuto conto.
Poi c'é il caso dell'ASL di Novara che ha venduto un fondo per 12 miliardi: quasi 2 miliardi spesi di INVIM per le spese di transazione, e il resto per finanziare la messa a norma di alcuni edifici. Ma è possibile Assessore, che la Regione Piemonte non immagini delle leggi apposite, non finanzi le leggi sugli investimenti per la messa a norma e che consenta la vendita degli immobili per mettere a norma gli edifici? Si distrugge un patrimonio per mettere a norma gli edifici! Sono situazioni prive di buon senso. Non dico poi delle vendite per comprare un computer; si vende un terreno per comprare un computer, si vende un fabbricato per comprare gli arredi del primariato; e via di questo passo, senza nessun tipo di controllo.
Il penultimo capitolo riguarda le consulenze della Giunta regionale.
Qui le consulenze, Assessore e Presidente Ghigo, sono state tante, non soltanto quelle dell'Assessorato, ma complessivamente della Giunta regionale. Abbiamo notato una crescita dei costi, e le modalità d'assegnazione delle consulenze, da parte della Giunta, sono state le stesse e le identiche da parte delle ASL, con gli stessi errori: affidamenti diretti, reiterazione degli incarichi.
La cosa paradossale è che la Giunta regionale il 16 luglio 2001 scrive alle ASL, dicendo: "ASL, state attente alle consulenze. Dovete adottare alcuni criteri". Sono criteri condivisibili; la Regione dà questi criteri alle ASL, ma i comportamenti della Giunta regionale sono contrari. Ed è dimostrato dalle cose che poi vi dirò.
Guardiamo le consulenze sui bilanci: nel periodo 1999-2001 sono quasi un miliardo di consulenze che la Regione ha dato. Non so a questo punto per i bilanci cosa è stato fatto, se in qualche maniera sono stati anche stilati i bilanci delle singole ASL. A parte quello, resta comunque il fatto del miliardo per i bilanci.
Inoltre c'e' il capitolo sulle consulenze informatiche. Qui abbiamo costruito queste valutazioni sulla base delle determine dirigenziali.
Emerge ad esempio che c'é un capitolo sulla "gestione ed implementazione del sistema informativo sanitario regionale": nel 2000 per questa implementazione e gestione la Regione spende 10 miliardi di lire. Nel 2001 sono stati spesi 11 miliardi; nel 2002 la spesa sarà quasi di 12 miliardi se non ci saranno sanatorie.
Per quanto riguarda il monitoraggio dei costi di produzione - costi che dovremmo tutti conoscere - monitoraggio che avrebbe dovuto servire per quantificare la spesa, viene fuori una cosa di questo tipo, cioè che si è speso 411.008.000.000 e quasi 2.000.000.000 nel 2001; per l'informatizzazione dei medici, anche qui decine di miliardi; sugli indicatori sanitari da una mole di spese da 90.000.000 nel 2000 si è passati a 236.000.000 (sempre parlando di vecchie lire) .
Osservazioni sul pacchetto informatico e, ancora, osservazioni sul progetto di informatizzazione. Io non so, dopo miliardi spesi per il progetto di informatizzazione, che cos'è capitato, cioè se i medici sono stati informatizzati e se la teleprenotazione è avvenuta. Mi pare comunque, nulla di tutto questo, perché il Sindacato dei medici ha fatto delle osservazioni. C'è poi da aggiungere la vicenda RTP, quell'azienda regionale che doveva fare lo stesso lavoro, ovvero informatizzare i medici: un costo aggiuntivo.
In sostanza, se noi guardiamo tutta la parte relativa alle consulenze informatiche, c'è da chiedersi se siano serviti questi costosi indicatori che sono stati costruiti, cioè tutta questa gestione informatizzata, gli indicatori, l'implementazione,etc. A cosa sono serviti? Credo a nulla. I casi sono due: o si sono costruiti indici molto sofisticati, che nessuno è in grado di leggere, oppure sono inutili o non sono stati utilizzati.
E poi ci sono altri incarichi interessanti della Giunta. Penso agli incarichi per il supporto tecnico-organizzativo per i portali; ad un certo punto, si è detto: siccome le aziende comprano male, facciamo il portale.
Ovvero: 492.000.000 nel 2001 e ancora soldi successivamente, ma il postale non è stato istituito (chissà quando sarà fatto).
L'osservatorio prezzi: un'organizzazione che serve a niente, con una funzione soltanto statistica, non sicuramente di controllo. Ebbene: 45.000.000 nel 1998; 33.000.000 nel 1999; 66.000.000 nel 2000; 86.000.000 nel 2001, sempre alla stessa persona (come le ASL). Software per la gestione dell'accreditamento: 300.000.000; 106.000.000 per riprodurre un CD.
Poi ci sono ancora cose interessanti. E' possibile, Assessore, spendere 84.000.000 per una giornata all'Hotel Royal di Torino per una riunione dei Direttori? Come se non ci fossero sale libere in Regione! 84.000.000! E' possibile, Presidente Ghigo, aver speso 48.000.000 per quel giorno in cui lei, in Sala Viglione, ci ha proiettato le slide sulla situazione economica delle ASL del sistema Piemonte? 48.000.000 per proiettare 12 slide! Chiunque sappia utilizzare un computer, con il programma Power Point è in grado di farlo! Vi è la mancanza di un minimo di criterio che serve a dare il senso del rigore, che è l'elemento che deve caratterizzare una situazione difficile.
Per non parlare, poi, dei soldi che si sono spesi per le campagne informative. Come la campagna di sensibilizzazione sulla professione infermieristica: 130.000.000 per lo studio e 170.000.000 per la tipografia.
Ma a cosa è servita quella campagna? Abbiamo più infermieri? A un certo punto, dovremo chiederci il significato e l'efficacia di alcune campagne informative.
Poi c'è il ruolo dell'ARESS. Ricordate che per l'ARESS, al momento della sua istituzione (1998) - i colleghi della passata legislatura lo sanno - era stato detto dal Direttore: "Facciamo l'ARESS così accorpiamo le consulenze; organizziamo un grande Ente tecnico ed evitiamo le consulenze a cui ricorriamo tanto, anche le consulenze delle ASL". Il fatto è che l'ARESS costa, mi pare, 3.000.000.000 all'anno e le consulenze che vengono date sono aumentate, qualche volta fanno dei lavori utili, ma debbo dire che purtroppo l'ARESS è stata anche utilizzata per propaganda politica.
Quando si dice all'ARESS di fare lo studio di fattibilità dell'Ospedale di Novara, dell'Ospedale di Domodossola, dell'Ospedale di Santena, vuol dire utilizzare il ruolo alto e scientifico dell'ARESS, che era il grande Ente ricerca? Vuol dire organizzare qualcosa da mettere in giro sul piano propagandistico! Anche perché non credo che nei compiti dell'ARESS vi sia quello di fare studi di fattibilità patrimoniali, non esiste. Ma poi ha senso che il Direttore dell'ARESS, che deve essere la punta di un grande organo scientifico, vada in giro a riunioni politiche per vendere dei prodotti, degli studi di fattibilità mai verificati dalla Giunta perché non c'è un minimo di verifica di contabilità e mai esaminati dal Consiglio? Vi sembra logica una cosa di questo tipo? Mi avvio alla conclusione. C'è poi la parte sull'attività delle Commissioni di vigilanza presso i presidi socio-assistenziali residenziali.
E' stato fatto da parte di alcuni colleghi un lavoro interessante su un campione di ASL circa l'attività di queste Commissioni di vigilanza. E' stata esaminata la frequenza, gli effetti dei sopralluoghi, l'oggetto dei controlli; in sintesi emerge una cosa di questo tipo: che le verifiche riguardano più che altro aspetti formali, ma per quanto riguarda la vivibilità dei presidi c'è pochissimo, tranne qualche rara eccezione. Non per nulla gli interrogativi che emergono sono di questo tipo: è utile oltre che accettabile, un'attività di vigilanza che raggiunge raramente il 20% dei presidi? È utile ed efficiente un'attività prevalentemente di verifica dei requisiti per il rilascio delle nuove autorizzazioni e non sulla vivibilità? Ha senso che nella Commissione di vigilanza dei presidi sia assente una rappresentanza degli Enti locali e una rappresentanza dei malati? Mi pare che le conclusioni emergano dalle questioni che sono state prima riferite. Possiamo, in sintesi, dire questo: che per il periodo preso in esame è mancata un'attività di controllo dell'Amministrazione regionale sulla gestione delle Aziende sanitarie regionali; la Regione possedeva informazioni, elementi e dati per poterla esercitare, ma ha volontariamente rinunciato; ha così incentivato, anziché reprimere, diffusi comportamenti amministrativi non sempre coerenti con l'ordinamento della pubblica amministrazione (quando non si fanno delle gare, quando si vendono gli edifici, come vi ho detto, non c'è una coerenza con l'ordinamento della pubblica amministrazione); questa mancanza di controlli ha favorito sprechi di risorse, fatti emergere dalle indagini delle Molinette, che hanno non solo determinato, ma contribuito alla crescita della spesa sanitaria.
I verbali dei Revisori dei Conti, l'esame delle procedure per la fornitura di beni e servizi, le motivazioni con cui sono state decise le istituzioni di nuovi primariati e la gestione del patrimonio indicano che nella gestione non esiste una particolarità dell'ASL San Giovanni Battista cioè la modalità con cui sono state gestite le ASL del Piemonte è la stessa, non c'è una particolarità delle Molinette; i verbali dimostrano che questa situazione era una modalità diffusa.
Esiste invece una gerarchia dei Direttori: c'è qualche Direttore che conta molto di più rispetto ad altri. Ciò è dimostrato, ad esempio, dalle modalità con cui sono state distribuite le risorse regionali tra le Aziende: qualche Azienda è stata più beneficiata perché c'era un certo Direttore che era in capo alla gerarchia, e qualche Direttore in capo alla gerarchia è stato beneficiato perché ha avviato lavori - com'è stato detto per il Sant'Anna - senza la copertura finanziaria, ma sulla base di una garanzia che è stata data da parte della Regione Piemonte di una futura copertura.
Osservazione conclusiva. Il processo di aziendalizzazione delle Aziende sanitarie regionali piemontesi, che avrebbe dovuto introdurre elementi privatistici nella gestione, è molto in ritardo. In numerose Aziende sanitarie regionali il maggior potere gestionale di cui dispongono i Direttori è stato utilizzato non per superare i motivi, i limiti burocratici della pubblica amministrazione, ma spesso per rendere meno trasparenti i processi decisionali. Non si capisce, in alcuni momenti, di chi sia la responsabilità.
La Regione ha contribuito - e questo è grave - a rallentare l'aziendalizzazione perché, centralizzando alcune decisioni, ad esempio in materia di predisposizione dei bilanci, la Regione è arrivata persino a dire che importo mettere su alcune imposte, quindi la Regione, accentrando alcune decisioni in materia di bilancio e di scelte organizzative, (è arrivata a dire: "Fate quel primariato"), ha deresponsabilizzato i Direttori. E questo è sicuramente un limite e un rallentamento nel processo di aziendalizzazione.
Non so, cari colleghi, quali decisioni il Consiglio regionale assumerà per porre rimedio alle evidenti e documentate distorsioni che la Commissione ha evidenziato. È tutto documentato. Non so cosa farà il Consiglio.
Devo constatare, con soddisfazione, che il lavoro compiuto non è stato mai contestato nel merito. Non è stato contestato dai singoli Commissari basta vedere i verbali, non c'è nessun rilievo. Non è stato contestato dalla Giunta regionale. E' stato detto: "I dati emergono dalla Commissione ma sul merito non c'è nessuna contestazione." Non è stato mai contestato dai numerosi soggetti chiamati in causa, tranne da un dipendente regionale da un primario e un provveditore dell'Azienda sanitaria.
Mi pare che, complessivamente, per quanto riguarda il contenuto non ci siano questioni.
Le critiche sollevate sono di ordine politico nei miei confronti per non aver garantito la riservatezza delle indagini che - ricordo - non è stata mai decisa in Commissione.
In ogni caso, qualora fosse stato decisa una certa riservatezza delle indagini, sarebbe stato difficile garantirla non solo perché la Commissione ha lavorato su atti pubblici, quindi su atti che chiunque poteva ottenere e chiunque poteva avere in copia, ma, soprattutto, perché l'attività della Commissione si è svolta in un periodo di forte tensione dei rapporti politici e di forte tensione anche all'interno della maggioranza, per cui ciò che è emerso poteva anche essere utilizzato per problemi all'interno della maggioranza. In ogni modo, sarebbe stato difficile garantire la segretezza e la riservatezza e imporla ai trentuno Commissari.
L'istituzione della Commissione e la sostanziale pubblicità dei suoi lavori si è rilevata una buona sollecitazione alla Giunta regionale e alle Aziende sanitarie per le questioni sollevate.
Devo dire che, complessivamente, c'è una certa soddisfazione.
Da quando è stata istituita la Commissione, la Giunta ha istituito un nucleo di controllo sull'attività contrattuale che prima mancava; non pochi direttore hanno fermato la selezione per la nomina dei primari e, a chi telefonava per avere i dati, rispondevano: "È vero, abbiamo indetto la nomina, ma non la facciamo più, perché cerchiamo di riconvertire." L'istituzione della Commissione è servita in tal senso. Senza parlare dei verbali di revisione dei conti che la Giunta non ha mai osservato. Sono arrivati migliaia di verbali, ma la Giunta è intervenuta soltanto per tre casi, di cui uno è per contestare l'indennità di missione di un dipendente ma su questioni rilevanti non è mai intervenuta. Finalmente questi verbali vengono visti ed esaminati. Qualche timida decisione è stata fatta in ordine ad una migliore organizzazione dell'offerta sanitaria. Penso all'emodinamica che è stata autorizzata da parte della Regione Piemonte.
Un'ulteriore conferma che il lavoro della Commissione è stato utile si trova nella delibera della Giunta regionale del 8 luglio 2002, la famosa delibera di cui abbiamo parlato lungamente, nella quale sono riportati alcuni problemi emersi in Commissione e che devono essere risolti. In quella delibera viene detto che esistono diseconomie nell'acquisto ai beni e servizi, cioè il dato emerso chiaramente nel lavoro che abbiamo compiuto.
Inoltre, in quella delibera della Giunta c'è scritto: "Eccesso di consulenze che non valorizzano le personalità interne. Sovrapposizione di funzioni sanitarie." Sono tutte questioni emerse dal nostro lavoro sull'efficienza dell'offerta sanitaria.
La speranza è che il lavoro che viene oggi consegnato al Consiglio regionale, (si tratta non solo di questa sintesi, ma di tutto il lavoro consegnato qualche settimana fa ai Consiglieri, fatto di tabelle, di statistiche, di censimenti, di verifiche) consenta di trarre elementi per avviare una nuova fase della politica sanitaria piemontese, che sia caratterizzata da una grande attenzione ai problemi della gestione ed a comportamenti rigorosi e coerenti. Qualche timido segnale è emerso, bisogna agire più in fretta.
Se si rivolge una maggiore attenzione ai problemi gestionali, si pu contribuire, anche se parzialmente - e su questo concordo con il Presidente Ghigo - alla soluzione del grande problema della sostenibilità finanziaria del sistema sanitario (che è un grande problema).
chiaro che questo non risolverà i problemi, perché non è stata garantita una gestione rigorosa, ma si può dare un contributo. Chiedere o dibattere sulla sostenibilità finanziaria del sistema senza essere rigoroso al proprio interno non è molto serio.
L'obiettivo che ci dobbiamo sempre prefiggere - credo che anche il Presidente Ghigo concorda su questo fatto - è che, in ogni caso, dobbiamo essere attenti alla gestione, per continuare a garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito, cure appropriate e di qualità fornite dal sistema pubblico.



PRESIDENTE

Mi corre l'obbligo di dare all'Aula una precisazione.
Per quanto riguarda l'intervento del Presidente Saitta, che ha ritenuto di consegnare all'Aula in forma scritta, devo dire che la copertina contiene un'imprecisione. Questo non è un lavoro che proviene dalla Commissione speciale d'inchiesta, ma è l'intervento del Presidente Saitta durante il dibattito in Aula, perché questo testo non è stato votato e licenziato dalla Commissione, così come ci sarà ora l'intervento del Vicepresidente della Commissione, Consigliere Gallarini, che ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pierluigi

Devo dire che, dopo un'ora circa dell'intervento del Presidente Saitta è stata quanto mai opportuna la precisazione da parte del Presidente Cota perché, in effetti, la relazione prodotta dalla Commissione è quella che è stata distribuita e non quella letta poco fa dal Presidente Saitta, ossia la relazione cosiddetta asettica e notarile che contiene la cronologia dei sei mesi di lavoro della Commissione.
opportuno che tutti sappiano sia all'interno dell'Aula e a pari ragione coloro i quali diffonderanno i contenuti e i risultati del dibattito di oggi che la relazione letta dal Consigliere Saitta è la somma che va scomposta in un'analisi che, personalmente, per essere stato coinvolto dal Presidente Saitta e dalla Commissione in modo molto collaborativo su tutta la ricerca di dati e di analisi, condivido, perché i dati presenti nella relazione asettica e notarile sono quelli, ma vanno scorporati dal commento politico ovviamente, dalla critica politica legittima fino a che si vuole, ma che rappresentano la posizione politica del Gruppo a cui Saitta appartiene e, per chi volesse leggere in modo più incisivo dal punto di vista politico, magari anche la posizione dell'opposizione che individuò Saitta e lo indicò come Presidente della Commissione d'inchiesta. La posizione del Presidente Saitta non è un dato oggettivo, ma la posizione politica soggettiva che, per quanto mi riguarda ad esempio, rigetto nella forma più categorica, perché quella stessa analisi, secondo noi, porta a conclusioni di gran lunga diverse e politicamente di segno esattamente opposto a quello evidenziato dal Consigliere Saitta.
Presidente, non impiegherò un'ora, ma utilizzerò un po' di tempo.



PRESIDENTE

Consigliere Gallarini, lei ha lo stesso tempo che ha utilizzato il Consigliere Saitta, anche se ha detto che avrebbe utilizzato meno tempo.



GALLARINI Pierluigi

Quando si pensava che il Consigliere Saitta avrebbe parlato per trenta minuti, dopodiché, capisco, che sei mesi di lavoro non sono riducibili a pochi minuti. Il lavoro che la Commissione ha svolto è stato veramente importante.
Nello svolgere l'intervento farò alcune considerazioni, non so quanto organiche, ma cercherò di renderle il meno disorganiche possibili.
Questa Commissione è stata estremamente utile sotto due aspetti. Il primo aspetto è quello che, di fronte ad un esecutivo, che è la Giunta, che non può per limiti naturali, umani e istituzionali, essere autoreferenziale al cento per cento, è ovvio che la carenza di autoreferenzialità può essere occupata e riempita da una Commissione nominata dal Consiglio regionale, che ha avuto modo, in sei mesi, di scandagliare quanto è stato fatto negli ultimi cinque, sei o sette anni nella sanità piemontese.
Per quanto riguarda l'utilità, i risultati a cui è giunta questa Commissione non sarebbero stati conseguibili attraverso altre forme che non fossero quelle, appunto, di una Commissione d'Inchiesta. Questa è la prima considerazione relativamente al merito cui è arrivata la Commissione. La seconda è un po' più alta, a mio giudizio. Immagino, però, che la dobbiamo cogliere.
Dal punto di vista politico e istituzionale, non sarebbe responsabile se, nell'ambito e nell'alveo del dibattito in atto da molti mesi, anzi da qualche anno, circa il ruolo dell'Esecutivo e il ruolo dell'Assemblea legislativa (che è il Consiglio), soprattutto a fronte della legge presidenziale con cui il Presidente Ghigo ha vinto le elezioni nel 2000 e con cui è stata eletta questa Assemblea, non dicessimo anche che questa vicenda, e i risultati raggiunti dalla Commissione, dimostrano come il Consiglio regionale può avere un grosso ruolo. A mio giudizio, nei lavori svolti all'interno di questa Commissione, il grosso ruolo c'é stato.
Il grosso ruolo a chi serve? Ad una prima lettura superficiale si potrebbe dire che serve al Consiglio. Finalmente, a fronte di frustrazioni o pseudofrustrazioni, a fronte di decisioni della Giunta regionale che secondo alcuni, bypassa, esclude e taglia fuori il Consiglio regionale, a fronte della norma di questo tipo, l'eccezione rappresentata da questa Commissione serve al Consiglio regionale.
Scusate, io non sottovaluto il significato che questa Commissione assume per il Consiglio regionale. Ma ho la presunzione di dire che serve di più alla Giunta, perché è l'Esecutivo che deve rendersi conto che un Consiglio e un'Assemblea forti consentono di prendere decisioni più forti e di governare meglio.
Questa è una lettura forse un po' ardita, ma che mi sento di fare perché credo che sia così e che debba essere così.
Allora, se dev'essere così, il nostro ruolo non deve fermarsi ai dati che sono emersi, ma deve compiere un passo in più. E quale è il passo in più? Certo, il passo in più probabilmente lo si compie in funzione dei ruoli politici che si esercitano all'interno del Consiglio. E per quanto mi riguarda, avendo la responsabilità come uno dei quaranta Consiglieri di maggioranza, mi sento di dire che il passo in più deve essere nella direzione di fare tesoro di quest'analisi - non del commento del collega Saitta, ma dell'analisi, lo dico per l'ultima volta, penso che ci siamo capiti - per suggerire alla Giunta, al Consiglio e a tutta l'Assemblea un modo per uscire da questa situazione, che sicuramente non è una situazione che ci soddisfa. Assolutamente no.
Riteniamo che le cose non debbano andare così come sono andate in questi anni. Riteniamo che le cose possano e debbano uscire in positivo rispetto alla conclusione a cui è giunta la Commissione d'Inchiesta.
Perché? E qui mi sento di fare una prima considerazione, che ha la presunzione di essere un po' una "goccia di sintesi": da alcuni anni è stata introdotta l'aziendalizzazione delle ASL e delle ASO. Ho la sensazione, e penso che i dati emersi in Commissione lo dimostrino, che l'aziendalizzazione è un dato raggiunto dal punto di vista della responsabilità politica delle maggioranze e delle Giunte che governano; è un dato lungi ancora dall'essere raggiunto dalle responsabilità funzionariali, vuoi all'interno della Regione, vuoi, a maggior ragione nelle ASL e nelle ASO, laddove un unico Direttore é responsabile - il solo responsabile - dei 300, 400, 500 o 1.000 miliardi di budget assegnati a quell'Azienda. È un dato che deve far riflettere.
Penso che il Presidente Ghigo, nel suo ruolo certo di Presidente della Giunta regionale ma soprattutto, in questo caso, di coordinatore dei Presidenti, debba cercare di modificare la normativa che impone che il Direttore Amministrativo e il Direttore Sanitario delle ASL siano nominati dal Direttore Generale. Sappiamo che questa non è una norma modificabile a livello regionale, ma è una proposta che le Regioni possono fare affinch si modifichi la norma nazionale, perché questo monocratismo ha dimostrato tutti i suoi limiti.
Allora, come dicevo, se attraverso la modifica della legge n. 51 (DDL della Giunta che però non è stato ancora esaminato in Commissione) si potesse introdurre una specie di ispezione, cioè un rapporto diretto Giunta Sanità a livello di Aziende Ospedaliere e Territoriali, ecco che allora il controllo potrebbe essere efficace. Perché? Perché è assurdo che, a fronte di responsabilità politiche della Giunta regionale e della maggioranza che la sostiene, questi Direttori non ne rispondano. Qui non sto parlando dei casi giudiziari. Se c'é un punto che la Commissione ha messo in evidenza, è che il "caso Molinette" è stato un caso isolato. E questo è un dato estremamente positivo.



GALLARINI Pierluigi

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



GALLARINI Pierluigi

Il Consigliere Saitta ha detto il contrario, poi...



GALLARINI Pierluigi

Quindi, quando il Presidente Ghigo e altri esponenti della maggioranza all'indomani del caso Odasso, dissero: "E' un caso isolato, l'onesto e il disonesto possono essere dappertutto", mi sento di affermare che dopo sei mesi di lavoro si possa avallare quell'affermazione.
La Colonia di Finale Ligure: collega Saitta - ma ovviamente mi riferisco a tutta l'Assemblea - andrei un po' più in là e in profondità nel trarre delle conclusioni.
E' vero quanto lei ha sostenuto: la Commissione ha avuto il grosso ruolo di fermare quella vendita; non so se valga tre volte tanto, non sono in grado di dirlo, ma se il direttore Monchiero ha bloccato responsabilmente l'iter è perché ha capito che c'era qualcosa che non andava. Poiché si parla di miliardi, il qualcosa che non andava è un qualcosa di grosso, questo mi sembra evidente.
Ma cosa deve indurci a riflettere, circa l'arresto di quella gara per quell'alienazione? Per quanto riguarda la sanità, il Piemonte ha un patrimonio che probabilmente - come sosteneva il collega Saitta - non è quantificato al di là dei dati catastali, che contano sicuramente poco, perché quello che conta è il valore di mercato (si parla di 3.000-4.000 miliardi di vecchie lire).
Non mi fermerei, allora, al dato della Colonia di Finale Ligure, ma farei un passo più in là.
Personalmente, per responsabilità personale, prima ancora che politica ma anche politica, mi sento di suggerire alla maggioranza, di cui faccio parte, e alla Giunta di riprendere il discorso relativo alla concentrazione della gestione del patrimonio pubblico delle ASL e delle ASO.
A questo riguardo, l'opposizione ha la sua responsabilità nell'aver fermato il disegno di legge presentato dall'Assessore Burzi, quando era Assessore al bilancio e alle finanze.
La Colonia di Finale Ligure, alienata dal direttore delle Molinette un'altra Colonia che potrebbe essere presente nel Verbano, governata dal direttore di quell'ASL, una a Novara e così via, dimostrano come un sistema di questo genere non sia razionale né produttivo.
Condivido, invece, l'affermazione del collega Saitta, secondo la quale le alienazioni patrimoniali non devono servire a tappare i buchi di spesa corrente.
Ad esempio, e qui mi dissocio dal collega Saitta, circa la considerazione fatta sui 12 miliardi dell'alienazione del fondo a Novara da quella ASO, è perché, ovviamente, se li si sta investendo nella messa in sicurezza dell'immobile, si tratta di un investimento patrimoniale.
Pertanto, si sono ricavati 12 miliardi dall'alienazione del patrimonio, si investono 12 miliardi per mettere in sicurezza e quindi per mantenere elevato, o per impedire che cada, il valore patrimoniale di quella ASO.
Il disegno di legge della Giunta, che l'Assessore Burzi portò in Commissione e che venne scorporato, va ripreso perché, se non c'è un comune denominatore e un metro comune nella gestione del patrimonio in Piemonte le alienazioni patrimoniali, al di là dei rischi giudiziari che possono correre, non consentono all'Ente Regione, alle ASL e alle ASO, dal punto di vista politico-amministrativo, di introitare cifre eque.
Infatti, un bene può essere valutato con una certa cifra a Mondovì e con un'altra cifra in provincia di Torino.
Questo è un altro dato che considero importante.
Ben venga, dunque, un atto che, seguendo la rettilineità istituzionale, dovrebbe essere quello della presentazione di un disegno di legge, dell'esame in Commissione e dell'esame in Consiglio.
Già la volta scorsa, però, nell'ultimo Consiglio, abbiamo avuto modo di dire che spesso questi percorsi rettilinei non sono possibili perché la rettilineità incontra degli ostacoli che non riesce a superare; è vero che a scuola ci hanno insegnato che la linea di congiunzione più breve fra due punti è la linea retta, ma - come diceva Bertold Brect - se ci sono ostacoli, la linea di congiunzione più breve tra due punti può essere una curva.
Pertanto, se la Giunta, che preme per arrivare al risultato e per presentarsi alle scadenze con le carte il più in regola possibile, dal punto di vista della politica e dell'amministrazione svolta, deve fare una curva, faccia la curva.
In I Commissione abbiamo il disegno di legge 51, relativo alla modifica sulla legge del personale; se i tempi relativi alla discussione e all'arrivo in porto di quel disegno di legge saranno tali e compatibili con il fatto che la maggioranza e la Giunta devono governare, bene diversamente, potrebbero essere presi in considerazione dei percorsi curvi che sono estremamente urgenti.
Rispetto a quanto è emerso in Commissione, la gestione del patrimonio e l'alienazione - tassello dopo tassello - del mosaico non sono più accettabili, non dal Consiglio, ma dalla Giunta e dalla responsabilità di governo, una volta che si è resa conto che alcuni modi di procedere vanno modificati; soprattutto va modificata la normativa esistente. Di questo la Giunta si è resa conto, perché alcune anticipazioni di risposta che abbiamo colto nella delibera dell'8 luglio e alcune messe in atto di iniziative citate anche dal collega Saitta, lo dimostrano.
Se relativamente ai direttori generali, ai direttori amministrativi, ai direttori sanitari, abbiamo una normativa nazionale che non riusciamo a superare, occorre modificare radicalmente la normativa regionale, rimanendo ovviamente all'interno della cornice nazionale.
Non è più tollerabile che la Giunta sia "aziendalizzata", nel senso della responsabilizzazione politica che è seguita dal ripiano a piè di lista, alla responsabilità in proprio, per cui i bilanci li si deve quadrare introducendo il ticket, aumentando la sovrattassa sul metano introducendo la sovrattassa sulla benzina, oppure il 10% in più del bollo e così via, e poi esistono delle nicchie super protette dove i funzionari sia interni che esterni alla Regione, che governano le ASL rispondono solo a se stessi.
Ritengo che nel 2002, ma anche 10 o 20 anni fa, una situazione di questo genere non sia più tollerabile e sopportabile, né dal punto di vista politico né dal punto di vista intellettuale degli addetti ai lavori - che siamo noi eletti - che devono concorrere, laddove emergano delle esigenze a modificare in positivo la situazione.
Dicevamo della responsabilità di queste situazioni periferiche. Come il collega Saitta ha messo in evidenza, è vero che i revisori dei conti, che sotto certi aspetti hanno una funzione meramente ragionieristica, in questi anni hanno presentato 2000 e più segnalazioni ed è vero che, di quelle 2000 e più segnalazioni, non so quante ne siano state lette, ma una certa risposta a tre di esse è stata data. Una di esse - ricordava il collega Saitta - riguardava l'indennità di missione di un direttore.
Anche qui, dunque, c'è una struttura insufficiente: siamo inadeguati ad effettuare i controlli.
I revisori dei conti sono un'espressione più tecnico-ragionieristica che politico-funzionale, pertanto si sente la necessità che la Giunta, che risponde in proprio, abbia un sensore, un tentacolo istituzionale legittimo e democratico, all'interno delle ASL o delle ASO, che riferisca direttamente alla Giunta stessa, in modo che, quando occorre intervenire la Giunta lo possa e lo debba fare in modo tempestivo.
Anche questa è una considerazione fondamentale.
Scusa collega Marcenaro, ma il Consigliere Saitta ha detto esattamente che secondo lui - e ribadisco secondo lui, quindi è un commento suo di posizione politica, non di dati analitici emersi dalla relazione - tutte le ASL sono andate sulla falsariga delle Molinette.
Però ho anche annotato - anche perché la relazione è stata distribuita questa mattina, quindi non ho fatto neanche in tempo a leggerla, come penso quasi tutti i colleghi - che ha citato una serie di casi che, guarda caso sono sempre relativi alle Molinette. Quando il collega Saitta dice: "Assicurazione più 4 miliardi", il Direttore Generale che gestì la questione era Odasso se non erro, non era Monchiero. La Colonia di Finale Ligure: ovviamente chi ha messo in vendita la Colonia di Finale Ligure era Odasso. I 161 cuochi che sono stati tenuti ancora in servizio a fronte della mensa appaltata, era sempre Odasso.
Tutti gli esempi citati dal Consigliere Saitta lo dimostrano, ma non lo dobbiamo dire noi: c'é il Tribunale che da molti mesi sta svolgendo il proprio lavoro. Lasciamolo lavorare.
Noi siamo qui per cercare, dal punto di vista politico, prima di tutto di rilevare che quel caso è stato isolato.
Quanti di noi, o quanti di voi - non saprei bene da che parte guardare quando fu istituita questa Commissione d'Inchiesta (perché nacque sul caso Odasso, e quindi sul caso Molinette, e alcuni, probabilmente, vuoi nelle dichiarazioni, ma vuoi anche nelle intenzioni, furono portati a generalizzare) hanno pensato che la Commissione d'Inchiesta potesse contribuire a mettere in evidenza una generalizzazione dei casi Odasso in Piemonte.
Questo non è avvenuto. Questo il collega Saitta non l'ha rilevato, ma ha rilevato qualcosa di diverso, come diceva il Consigliere Marcenaro.
Io lo rilevo e lo sottolineo, perché è pure un dato del quale dobbiamo prendere atto.
Quindi, quando il Presidente Ghigo e altri esponenti della maggioranza all'indomani del caso Odasso, dissero: "E' un caso isolato, l'onesto e il disonesto possono essere dappertutto", mi sento di affermare che dopo sei mesi di lavoro si possa avallare quell'affermazione.
La Colonia di Finale Ligure: collega Saitta - ma ovviamente mi riferisco a tutta l'Assemblea - andrei un po' più in là e in profondità nel trarre delle conclusioni.
E' vero quanto lei ha sostenuto: la Commissione ha avuto il grosso ruolo di fermare quella vendita; non so se valga tre volte tanto, non sono in grado di dirlo, ma se il direttore Monchiero ha bloccato responsabilmente l'iter è perché ha capito che c'era qualcosa che non andava. Poiché si parla di miliardi, il qualcosa che non andava è un qualcosa di grosso, questo mi sembra evidente.
Ma cosa deve indurci a riflettere, circa l'arresto di quella gara per quell'alienazione? Per quanto riguarda la sanità, il Piemonte ha un patrimonio che probabilmente - come sosteneva il collega Saitta - non è quantificato al di là dei dati catastali, che contano sicuramente poco, perché quello che conta è il valore di mercato (si parla di 3.000-4.000 miliardi di vecchie lire).
Non mi fermerei, allora, al dato della Colonia di Finale Ligure, ma farei un passo più in là.
Personalmente, per responsabilità personale, prima ancora che politica ma anche politica, mi sento di suggerire alla maggioranza, di cui faccio parte, e alla Giunta di riprendere il discorso relativo alla concentrazione della gestione del patrimonio pubblico delle ASL e delle ASO.
A questo riguardo, l'opposizione ha la sua responsabilità nell'aver fermato il disegno di legge presentato dall'Assessore Burzi, quando era Assessore al bilancio e alle finanze.
La Colonia di Finale Ligure, alienata dal direttore delle Molinette un'altra Colonia che potrebbe essere presente nel Verbano, governata dal direttore di quell'ASL, una a Novara e così via, dimostrano come un sistema di questo genere non sia razionale né produttivo.
Condivido, invece, l'affermazione del collega Saitta, secondo la quale le alienazioni patrimoniali non devono servire a tappare i buchi di spesa corrente.
Ad esempio, e qui mi dissocio dal collega Saitta, circa la considerazione fatta sui 12 miliardi dell'alienazione del fondo a Novara da quella ASO, è perché, ovviamente, se li si sta investendo nella messa in sicurezza dell'immobile, si tratta di un investimento patrimoniale.
Pertanto, si sono ricavati 12 miliardi dall'alienazione del patrimonio, si investono 12 miliardi per mettere in sicurezza e quindi per mantenere elevato, o per impedire che cada, il valore patrimoniale di quella ASO.
Il disegno di legge della Giunta, che l'Assessore Burzi portò in Commissione e che venne scorporato, va ripreso perché, se non c'è un comune denominatore e un metro comune nella gestione del patrimonio in Piemonte le alienazioni patrimoniali, al di là dei rischi giudiziari che possono correre, non consentono all'Ente Regione, alle ASL e alle ASO, dal punto di vista politico-amministrativo, di introitare cifre eque.
Infatti, un bene può essere valutato con una certa cifra a Mondovì e con un'altra cifra in provincia di Torino.
Questo è un altro dato che considero importante.
Ben venga, dunque, un atto che, seguendo la rettilineità istituzionale, dovrebbe essere quello della presentazione di un disegno di legge, dell'esame in Commissione e dell'esame in Consiglio.
Già la volta scorsa, però, nell'ultimo Consiglio, abbiamo avuto modo di dire che spesso questi percorsi rettilinei non sono possibili perché la rettilineità incontra degli ostacoli che non riesce a superare; è vero che a scuola ci hanno insegnato che la linea di congiunzione più breve fra due punti è la linea retta, ma - come diceva Bertolt Brecht - se ci sono ostacoli, la linea di congiunzione più breve tra due punti può essere una curva.
Pertanto, se la Giunta, che preme per arrivare al risultato e per presentarsi alle scadenze con le carte il più in regola possibile, dal punto di vista della politica e dell'amministrazione svolta, deve fare una curva, faccia la curva.
In I Commissione abbiamo il disegno di legge 51, relativo alla modifica sulla legge del personale; se i tempi relativi alla discussione e all'arrivo in porto di quel disegno di legge saranno tali e compatibili con il fatto che la maggioranza e la Giunta devono governare bene diversamente, potrebbero essere presi in considerazione dei percorsi curvi che sono estremamente urgenti.
Rispetto a quanto è emerso in Commissione, la gestione del patrimonio e l'alienazione - tassello dopo tassello - del mosaico non sono più accettabili, non dal Consiglio, ma dalla Giunta e dalla responsabilità di governo, una volta che si è resa conto che alcuni modi di procedere vanno modificati; soprattutto va modificata la normativa esistente. Di questo la Giunta si è resa conto, perché alcune anticipazioni di risposta che abbiamo colto nella delibera dell'8 luglio e alcune messe in atto di iniziative citate anche dal collega Saitta, lo dimostrano.
Se relativamente ai direttori generali, ai direttori amministrativi, ai direttori sanitari, abbiamo una normativa nazionale che non riusciamo a superare, occorre modificare radicalmente la normativa regionale, rimanendo ovviamente all'interno della cornice nazionale.
Non è più tollerabile che la Giunta sia "aziendalizzata", nel senso della responsabilizzazione politica che è seguita dal ripiano a piè di lista, alla responsabilità in proprio, per cui i bilanci li si deve quadrare introducendo il ticket, aumentando la sovrattassa sul metano introducendo la sovrattassa sulla benzina, oppure il 10% in più del bollo e così via, e poi esistono delle nicchie super protette dove i funzionari sia interni che esterni alla Regione, che governano le ASL rispondono solo a se stessi.
Ritengo che nel 2002, ma anche 10 o 20 anni fa, una situazione di questo genere non sia più tollerabile e sopportabile, né dal punto di vista politico né dal punto di vista intellettuale degli addetti ai lavori - che siamo noi eletti - che devono concorrere, laddove emergano delle esigenze a modificare in positivo la situazione.
Dicevamo della responsabilità di queste situazioni periferiche. Come il collega Saitta ha messo in evidenza, è vero che i revisori dei conti, che sotto certi aspetti hanno una funzione meramente ragionieristica, in questi anni hanno presentato 2000 e più segnalazioni ed è vero che, di quelle 2000 e più segnalazioni, non so quante ne siano state lette, ma una certa risposta a tre di esse è stata data. Una di esse - ricordava il collega Saitta - riguardava l'indennità di missione di un direttore.
Anche qui, dunque, c'è una struttura insufficiente: siamo inadeguati ad effettuare i controlli.
I revisori dei conti sono un'espressione più tecnico-ragionieristica che politico-funzionale, pertanto si sente la necessità che la Giunta, che risponde in proprio, abbia un sensore, un tentacolo istituzionale legittimo e democratico, all'interno delle ASL o delle ASO, che riferisca direttamente alla Giunta stessa, in modo che, quando occorre intervenire la Giunta lo possa e lo debba fare in modo tempestivo.
Anche questa è una considerazione fondamentale.
Riassumendo, quindi, due sono i punti.
Modifica della normativa regionale. Suggerisco alla Giunta, al Presidente Ghigo e all'Assessore D'Ambrosio che regge la delega di intervenire al più presto possibile, se è compatibile con i tempi normali rettilinei; se questo non sarà possibile, lo valuteranno con le forzature delle curve, perché' purtroppo, gli sconti in politica non li fa nessuno, e nel 2005 Ghigo e la Giunta e la maggioranza uscente non si potranno presentare agli elettori dicendo "Mah, non ci hanno lasciato fare questo non ci hanno lasciato fare quello". Queste sono chiacchiere.
La Giunta si è presentata con un programma; la Giunta ha vinto le elezioni su un programma, e deve trovare le strade possibili realistiche perché in politica il realismo è la cosa che conta di più - per raggiungere gli obiettivi e per fare tutto quanto ritiene dal punto di vista politico di dover fare. Questa è la prima cosa.
La seconda questione: i beni patrimoniali. Bisogna - anche qui introdurre immediatamente, nel modo più incisivo ed efficace possibile attraverso il percorso che la Giunta valuterà migliore e più incisivo, un meccanismo che consenta che la gestione degli immobili, soprattutto in vista di alienazioni, venga ricondotta ad unità all'interno della Regione Piemonte e non venga smantellata, tassello dopo tassello, in modo irrazionale - e fermiamoci a quel che si può dire - o in modo sconveniente per quanto riguarda gli introiti.
Quindi, oggi, a due anni e mezzo dall'insediamento e a due anni e mezzo, grosso modo, dalla scadenza amministrativa, la maggioranza e la Giunta regionale si accingono a fare dei grossi investimenti, ad investire una grossa quantità di risorse. Cito l'Ospedale di Verbania o di Piedimulera, ma anche l'Ospedale di Novara ed altre iniziative, limitandomi a ricordare quelle che sono state più di dominio pubblico in questi due anni e mezzo.
Queste risorse devono essere reperite anche attraverso le alienazioni patrimoniali, da patrimonio ad investimento, e non sicuramente a "tappabuchi" della spesa corrente.
Mi scuso se sono stato un po' disorganico, però ho sottratto praticamente solo 25-26 minuti al dibattito degli altri colleghi. Ritenevo di dover fare queste considerazioni e, soprattutto, nella parte finale, di dare un suggerimento alla maggioranza di cui faccio parte e alla Giunta affinché in tempi brevissimi si ponga mano a fare tutto quello che serve e c'è bisogno di incisività e di tempestività - in modo che, da oggi in avanti, alcune storture non si verifichino più, perché attraverso una correzione radicale normativa, per quanto possibile, si intravedono degli spazi per rimettersi in binario.



PRESIDENTE

Diamo il via al dibattito. Per poter ordinare i lavori - secondo un criterio che, normalmente, è quello della partenza dai Gruppi più piccoli fino ad arrivare agli interventi dei Gruppi più numerosi - ho preso nota delle prenotazioni. Al momento, ho le richieste ad intervenire dei Consiglieri Contu, Chiezzi, Morioni, Palma (forse), Deorsola, Angeleri Brigandì, Galasso, Manica e Cattaneo. C'è comunque la possibilità di far intervenire, prima dei Capigruppo e al centro del dibattito, altri Consiglieri: In questo momento, si aggiunge il Consigliere Mercurio e poi ho in sospeso i Consiglieri Marcenaro, Suino e Burzi.



PRESIDENTE

TAPPARO Giancarlo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi scusi, Presidente, cinque minuti fa ero al quarto posto adesso non sono neanche più nell'elenco!



PRESIDENTE

No, c'è, Consigliere Tapparo: ho letto male! C'è!



PRESIDENTE

TAPPARO Giancarlo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Capisco che sono del Gruppo Misto, però...



PRESIDENTE

Chiedo scusa. Il Consigliere Contu si è prenotato per primo e mi ha anche chiesto di poter parlare per primo; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Vorrei iniziare questo mio intervento ringraziando il Presidente della Commissione per il lavoro svolto; soprattutto, credo che debba esserci un doveroso ringraziamento degli uffici per il lavoro di supporto che hanno fornito e che ci ha consentito di aprire uno squarcio di verità nell'ignoto, perché molte delle materie che abbiamo trattato, dal momento in cui si è proceduto all'aziendalizzazione, sembravano essere diventate nei confronti della Regione Piemonte, un fatto privato, un fatto di tipo aziendale.
Devo però, Presidente - e chiedo la sua attenzione - riportare alla giusta dimensione l'operato di questa Commissione di inchiesta. Non si è trattato di una Commissione di inchiesta, così come l'avevo intesa in qualità di primo firmatario della proposta di mozione: si è trattato di una Commissione di indagine conoscitiva.
La Commissione non ha operato come avrebbe dovuto operare, con gli stessi limiti e poteri dell'Autorità Giudiziaria. Ha acquisito una serie di dati che - bontà loro - le Aziende potevano fornire o meno. E questo è il primo elemento di riflessione: non ha favorito il lavoro della Commissione anche se parte della giustificazioni portate dal Presidente sono comprensibili.
Nella mia breve vita amministrativa (dal 1997), ho partecipato a due Commissioni di inchiesta consiliari e non ho mai visto uno spettacolo come quello al quale abbiamo assistito. E non poteva essere altrimenti - su questo sono d'accordo con il Presidente - perché la dimensione pletorica di quella Commissione, con 32 elementi, non era assolutamente in grado di garantire la riservatezza delle discussioni.
Per questo motivo, in sede di revisione dello Statuto, noi ci faremo portatori di una proposta di modifica del portato delle Commissioni di indagine e di inchiesta. Si applichi il modello americano, Presidente! Si dia pubblico accesso ai mezzi di informazione e si rendano pubbliche le sedute delle Commissioni di inchiesta.
Quello anglosassone, con i commissari che istruiscono e rendono pubblici gli interrogatori, mi sembra un sistema assolutamente condivisibile alla luce di questa esperienza.
Chiudo subito sulla questione della Commissione di inchiesta e apro però su un'altra questione: pagina 4 della tabella della nostra relazione.
Assessore, da quando è stato abrogato il reato di falso in bilancio - bontà del Presidente Berlusconi, il quale lo ha fatto nel pieno esercizio delle sue funzioni democratiche - io posso affermare oggi, con cognizione di causa, che i bilanci delle aziende sanitarie regionali sono falsi.
Mi spiego meglio: in cosa si concretizza il falso di bilancio? Credo che i colleghi sappiano che è stato depenalizzato, quindi non è più perseguibile penalmente.
Quali sono gli artefici posti in essere per alterare i dati di bilancio? E' un elemento anche centrale relativamente all'acquisizione di tutti i dati. Sono d'accordo con il collega Gallarini quando sostiene che sotto l'aspetto dell'utilità, questa Commissione ha dato la stura e la possibilità di espletare, soprattutto all'opposizione, quello che dovrebbe essere il suo principale ruolo: il sindacato ispettivo. Allora, siccome siamo stati portati a conoscenza di una serie di dati, tanto valeva indagarli. In cosa consiste il falso di bilancio notoriamente? Nella sovrastima delle attività e dei ricavi, nella sottostima delle passività e dei costi, nella riduzione artificiosa dei debiti al fine di diminuire le vendite ed aumentare gli utili iscrivendoli come ricavi straordinari e perché no, far risultare come sopravvenienza attiva la vendita del patrimonio immobiliare, ancorché in via di espletamento. Questa parte più difficile ha come presupposto fondamentale altre complicità, perché la vendita del patrimonio immobiliare per essere iscritta a bilancio necessita della perizia asseverata, quindi di una serie di atti. Oltretutto La Repubblica era in possesso da dieci giorni di una nostra interpellanza sulla vendita del patrimonio immobiliare dell'ASL 1 - ben venga l'iniziativa giornalistica - che è stata portata a pubblica conoscenza.
Cominciamo a tenere sotto controllo tutto il problema della vendita del patrimonio immobiliare.
Alla base di tutto qual è stato lo stimolo che credo abbia spinto anche la Commissione ad approfondire tutti gli aspetti immobiliari e di bilancio? Non le cito la fonte, però, è allegata agli atti. Lo stimolo potrebbe riguardare, lo dico per me, nelle proposte che ho fatto anche in Commissione, gli elementi di mendacio presentati nell'aula assembleare in ordine all'esposizione degli andamenti economici aziendali; le assicurazioni di avvenuti approfondimenti ed analisi mai realizzate sui bilanci, distinti, inattendibili e immediatamente contestabili i monitoraggi successivi, mai compiuti, delle messianiche attese, dedotte dal nulla, di inesistenti prospettive di diffusi pareggi.
Nell'ultimo trimestre dell'anno felici cittadini ed ospedali dimezzeranno i rispettivi consumi - ma, di fatto, poi su questo ci arriviamo - farmaceutici e dei servizi, e il rapporto costi-ricavi pareggerà.
In sostanza, la maggior parte delle aziende hanno risposto con l'alterazione e il raggiro. Si è determinata una situazione quasi farsesca di reciproci raggiri ed alterazioni della realtà e della verità, cui solo pochi non hanno preso parte. Situazione che deliberatamente, privata di verifiche e correzioni, ha trascinato gli autori di essa ad una rappresentazione di fantasia nell'organizzazione dei giudizi sull'andamento economico delle aziende sanitarie, peraltro utilizzate a fini diversi. Qui dico chi è lo scrivente: Grando. Forse, non si doveva aspettare Grando. Si doveva prestare più attenzione al fatto che lo spoils system all'interno del sistema della sanità è datato. La questione dei primariati, con tutto quello che ha comportato, e la questione delle direzioni aziendali sono relative alla piena e totale responsabilità da parte del Governo regionale che su queste scelte impone il traguardo produttivo, impone la necessità di raggiungere un traguardo.
I dati a pagina 4 non sono giusti, forse sono giusti nell'impostazione.
A questi si aggiunge, per quanto riguarda il 1999, la questione dei costi della gestione caratteristica, altri 300 miliardi, altri 320 miliardi vanno aggiunti nel 2000, altri 350 miliardi vanno aggiunti nel 2001, per la semplice ragione che in questi conteggi non risultano i costi del 118, non risultano i 100 miliardi delle consulenze, i 100 miliardi dell'ARPA, non risultano le altre spese dirette sostenute dalla Regione! Queste sono le aziende, però, noi, nel momento in cui analizziamo il costo delle aziende, dobbiamo tenere conto che nei costi complessivi della sanità, per quanto concerne i trasferimenti dello Stato, c'è la necessità di non utilizzare il metodo Tremonti, bensì un metodo trasparente, che possa consentire realmente una comparazione tra il bilancio del 2001 e il bilancio del 2002, che il limite della Commissione di indagine conoscitiva ha portato sostanzialmente a limitare per una semplice ragione: non si è usato lo stesso metodo.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, la prego di concludere.



CONTU Mario

Chiedo scusa, Presidente, devo almeno dire due cose.



PRESIDENTE

Le dica nel giro di un minuto, sono dieci i minuti a sua disposizione.



CONTU Mario

Il Consigliere Moriconi mi concede il suo tempo.



PRESIDENTE

Non si può, lo sapete.
La prego di terminare il suo ragionamento.



CONTU Mario

Credo di essermi dilungato troppo sulla questione dei bilanci.
Ribadisco in modo sintetico: vi è un palese falso nei dati di bilancio l'invito, tutto propositivo, è che si attivino gli Uffici per approfondire questo aspetto.
In questa sede, voglio aprire con il Presidente Ghigo, che è assente un piccolo giallo, me lo deve permettere, Presidente, perché riguarda i dati dei posti letto così come sono stati forniti alla Commissione. C'è qualcosa che non quadra, Presidente, abbiamo un dato, un autentico giallo perché il Presidente Ghigo, comunicando a quest'aula i numeri relativi ai posti letto, ha denunciato che, a seguito dell'approvazione della finanziaria, la Regione Piemonte sarà costretta a tagliare - lo ricordo bene - 1.200 posti letto. E' falso! Io non so chi abbia fornito questi dati all'Assessore e al Presidente Ghigo, perché qui i dati...



PRESIDENTE

La invito a concludere.



CONTU Mario

Solo più questo: i posti letto effettivi sono 21.642. Questo è il dato che mette insieme le strutture equiparate, le strutture pubbliche e le strutture provvisoriamente accreditate. Secondo la Finanziaria, i posti letto dovrebbero essere...



PRESIDENTE

Per favore, collega Contu, non si faccia togliere la parola, lo sapeva che il tempo a sua disposizione era di dieci minuti.



CONTU Mario

Stavo correggendo i dati delle tabelle, mi dispiace che la discussione come quella sulla Commissione d'inchiesta, che non ha avuto...



PRESIDENTE

No, è una discussione che ha tutti i tempi per potersi svolgere, la invito a concludere.



CONTU Mario

Concludo lanciando un appello a lei, Presidente: dai dati provvisori del censimento ISTAT mancano 130 mila cittadini. Questo vuol dire che i trasferimenti dello Stato sono meno 3%. La invito, in qualità di Presidente del Consiglio, ad operare presso il Presidente della Giunta perché si risolva questo dato, che provvisoriamente ci accredita le risorse dello Stato solo in funzione del dato secondo le proiezioni anagrafiche, ma, se andrà a regime, noi avremo un taglio del 3% sui trasferimenti dello Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Penso sia doveroso iniziare il mio intervento ringraziando la Commissione per il buon lavoro svolto e gli uffici di supporto che hanno fornito il materiale utilizzato.
La relazione presentata dimostra come tutte le critiche, le perplessità e i dubbi che più volte erano stati denunciati in questo Consiglio, oggi trovano una dimostrazione ineccepibile e documentata. Non si può parlare di interpretazioni politiche, l'analisi oggettiva dimostra la veridicità delle affermazioni avanzate dall'opposizione riguardante la gestione della sanità in Piemonte, come l'Assessore D'Ambrosio ben conosce.
Il dato politico che emerge è la responsabilità diretta della Giunta attraverso la persona dell'Assessore, per aver così gestito la sanità piemontese e per non aver saputo correre prima ai ripari di fronte ai problemi che si stavano accumulando e che l'Assessore avrebbe dovuto conoscere. Non si può negare la responsabilità di chi ha il compito di decidere, di verificare, di gestire e di programmare. La relazione conferma puntualmente le analisi presentate. La gestione della sanità da alcuni anni in Piemonte ha preso una strada che la porta a dare meno servizi, a partire dal taglio dei posti letto, e aumentare i costi.
Il documento presentato dimostra come l'aumento delle spese sia legato ad alcune voci che noi abbiamo ripetutamente sottolineato: l'aumento del personale, l'aumento del costo dei beni e servizi, l'aumento della medicina convenzionata esterna. I dati, senza commenti politici, ci dimostrano questi elementi. E' aumentato il personale amministrativo e qui emerge un dato di contraddizione che l'Assessore non riesce a spiegare. Si era detto che gli accorpamenti delle ASL dovevano servire a "sburocratizzare", a diminuire i costi del personale amministrativo, invece non solo abbiamo accorpato, ma abbiamo aumentato il costo del personale amministrativo.
Abbiamo avuto un aumento degli incarichi di direzione di strutture complesse, a fronte di una diminuzione dei posti letto. Anche questo sembra difficilmente giustificabile.
Come dimostra la relazione sono aumentate le spese per le consulenze e su questo siamo interessati a sapere come si comporterà l'assessorato.
Tuttavia non siamo del tutto contrari alle consulenze, ci sono consulenze che permettono l'ingresso nel mondo della sanità di tanti giovani neo laureati e di nuove professionalità, ma ci sono anche consulenze milionarie, come è stato denunciato, di utilità discutibile.
Ripeto, non diciamo no a tutte le consulenze, ma vorremo capire come l'assessorato intenderà muoversi in questo campo.
E' stato dimostrato che l'aumento del costo dei beni e servizi non è risolvibile con la ricetta che l'assessorato vuole proporre, ovvero le esternalizzazioni. Come è già stato dimostrato poco tempo fa in aula con i documenti presentati da un Consigliere, nel campo dei servizi l'esternalizzazione non ha portato ad una diminuzione dei costi, ma ha significato un aumento dei costi per la sanità pubblica a fronte di un mancato miglioramento dei servizi. Anche in questo caso le ricette che l'Assessore fornisce non sono assolutamente soddisfacenti per risolvere i problemi che la relazione pone.
L'analisi dei dati dimostra come sarà difficile per l'Assessore e il Presidente Ghigo raggiungere quello che anche una parte significativa della loro maggioranza richiede, ovvero riuscire a dare efficienza gestionale alla sanità piemontese senza penalizzare i cittadini. La metodologia che l'assessorato ha scelto, è una metodologia sbagliata. Nella relazione del Consigliere Saitta si è parlato di aziendalizzazione, ma come diceva il Consigliere l'aziendalizzazione deve essere intesa come possibilità di migliorare la gestione, come diminuzione della burocrazia, come miglioramento dell'efficienza gestionale. Invece troppo spesso, si ha l'impressione che la Giunta intenda il termine aziendalizzazione come privatizzazione, come spostamento di parti ingenti di sanità pubblica dall'ente pubblico verso il privato. Credo che sia un errore di fondo voluto e non casuale. Si pensa alla riduzione dei costi, come abbiamo sempre denunciato, attraverso i metodi più sbrigativi e brutali, quali quelli del taglio dei posti letto.
Un altro elemento di preoccupazione nasce in parte anche dalla stessa contro-relazione, definiamola così, del Consigliere Gallarini. Il Consigliere Gallarini prima evidenzia l'importanza del ruolo del Consiglio nel svolgere funzioni di controllo e di verifica e poi non si esime dall'invitare il Presidente Ghigo a intraprendere le curve per forzare la strada. Incitandolo, di fatto, a superare il ruolo del Consiglio che prima era stato esaltato e riconosciuto.
Nella stessa relazione del Consigliere Gallarini, nel tentativo di difendere l'indifendibile, non ci si esprime su un altro dei punti cruciali sollevato dalla relazione e richiamato adesso dal Consigliere Tapparo. Mi riferisco alla preoccupazione che dovrebbe sollecitare la scelta della Giunta di ricorrere al sistema della vendita del patrimonio immobiliare per far fronte al deficit della sanità. La domanda più ovvia, quella a cui è più difficile rispondere per l'Assessore, è: quando avremo ceduto tutto il patrimonio immobiliare, quando avremo venduto tutto il vendibile, come faremo a ripianare il deficit visto che, come noi sosteniamo, questo tipo di gestione continuerà a creare deficit e spreco di risorse? Per usare le parole dell'Assessore e per restare in campo medico, le ricette che l'Assessore fornisce non serviranno sicuramente a superare quegli sprechi e quelle diseconomie che lo stesso Assessore D'Ambrosio non può fare a meno di rilevare. La relazione non può che confermare quello che si dice da anni: la sanità piemontese sta costruendo un sistema che non funziona e che non risponderà alle domande che i cittadini piemontesi si pongono, ovvero sapere come sono utilizzate le risorse pubbliche, se sono state utilizzate a buon fine e non sprecate.
Se noi dobbiamo fare una proiezione futura a partire da quanto è stato scritto nella relazione, credo non si possa non dire che nelle scelte dell'Assessore non si vede la possibilità di migliorare e di uscire da questa situazione che l'Assessore ha creato.
Secondo noi la relazione testimonia il fallimento della politica sanitaria, e credo che le conclusioni più ovvie di questo fallimento non possano che essere quelle delle dimissioni dell'Assessore alla sanità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. E allora adesso cosa succede? Da sette anni la coppia Ghigo-D'Ambrosio ha prodotto i guasti che l'opposizione di sinistra da parecchi anni continua a denunciare dal punto di vista politico, e adesso sono stati certificati, acquisiti, indagati e resi espliciti dal lavoro svolto dalla Commissione presieduta dal collega Saitta - che ringrazio per l'impegno profuso.
Cosa succede adesso che questi dati non vengono neanche più contestati ma dei quali, al massimo, la maggioranza può dare una lettura diversa da quella che diciamo noi? Succede che, prendendo il caso delle Molinette tutta la colpa è di Odasso? Succede che si individuano alcuni momenti critici, ma enucleandoli da un contesto che è quello della politica della Giunta regionale, la Giunta regionale si salva facendo volare qualcuno? O dicendo: "Lì si è fatto un guaio"? Di fronte a un panorama di questo genere, con il dissesto della sanità con il peggioramento del servizio, con il privilegio della sanità privata con gli sprechi e le situazioni insostenibili - come quelle di aver diminuito i posti letto e aumentato il numero dei primari o di avere lasciato vuoti i posti letto di cardiochirurgia pubblica per riempire i posti letto di sanità privata - cosa dovrebbe succedere? Dovrebbe, in una democrazia che funziona, succedere qualcosa a livello di governo. Si cambia il governo. Invece non succede, e in questo niente non succede nulla neppure in questo Consiglio regionale, che c'è da chiedersi se sia ancora in vita come istituzione democratica capace non solo di discutere, ma, dopo aver discusso, anche di decidere. Invece non succede nulla.
Fatte le relazioni, l'assemblea vede poche presenze, poca attenzione e una routine. Come mai succede questo? Colleghi, bisogna che facciamo qualche riflessione e colleghiamo cosa a cosa.
Se tornassimo con il pensiero alla situazione antecedente, queste riforme costituzionali, penso che nessuno di noi si stupirebbe se, dopo sette anni di questa situazione, e avendo individuato i responsabili in modo preciso di questo malgoverno - che sono il Presidente Ghigo e l'Assessore D'Ambrosio; il Presidente Ghigo è responsabile in toto, in modo assoluto politico, amministrativo e personale, di avere gestito per sette anni la sanità, e di avere provocato questo disastro, servendosi dei buoni uffici dell'Assessore D'Ambrosio - in una situazione democraticamente matura questi due responsabili dovrebbero pagarla in qualche modo.
Invece qui non la si paga per nulla, e, non potendola pagare, il Consiglio regionale diventa una sede nella quale ci diciamo delle cose, ma sapendo, maggioranza e opposizione, che ci limiteremo a dirle.
La conseguenza di uno stato così disastroso di un'azione di governo dovrebbe comportare il cambio del governo stesso. Ma il cambio del governo stesso teoricamente è permesso, perché questo Consiglio regionale pu sempre sfiduciare il Presidente della Giunta anche con questa nuova legge costituzionale, ma in pratica, così facendo, metterebbe fuori gioco anche se stesso. Come l'insetto che punge e poi muore. Allora non lo si fa.
Propongo questa osservazione perché, nella giornata odierna, tratteremo un altro tema, che è quello relativo allo Statuto. Penso che in una riflessione che ci apprestiamo a fare sull'assetto da dare alla nostra Regione, e in particolare alla forma di governo, dobbiamo fare un'analisi di questa situazione e capire se questa è una situazione ancora da accettare e da riproporre all'interno delle regole che definiranno la formazione della forma di governo.
La sicurezza della inamovibilità pratica da parte di chi governa un'istituzione è nociva per l'interesse pubblico, perché impedisce anche solo di avere il timore di dover ricevere una sfiducia.
Penso che, in democrazia, chi governa debba invece essere sempre sotto l'occhio vigile di maggioranza e opposizioni, che possono sanzionare il cattivo governo. Oggi non siamo in grado di sanzionare alcunché, perch una maggioranza che prendesse questa decisione, sarebbe una maggioranza che decide politicamente di cessare di esistere. Quindi, ragioniamo da questo punto di vista.
Per quanto riguarda il merito della sanità, i dati sono sotto gli occhi di tutti.
Rimarrebbe ancora da compiere un atto collegiale che è quello di prendere tutto questo materiale e di spedirlo alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, Presidente Cota, come atto del Consiglio, come atto nostro, non di un singolo che fa le denuncie.
Propongo, insieme al collega Moriconi, un ordine del giorno, in cui tutto quanto, compresa l'ultima relazione del collega Saitta, venga inviato a questi due soggetti, affinché facciano la loro parte.
La seconda questione da affrontare è quella del Piano sanitario.
Decidetevi a ripresentare un Piano sanitario, e, facendo questo, decidetevi a tenere in conto direttamente e indirettamente della realtà costituita dagli Enti locali, che non possono essere estraniati, come finora è stato dalla progettazione del nuovo modello di sanità nonché dalla loro gestione.
Grazie.



PRESIDENTE

Secondo la scaletta degli interventi, era previsto l'intervento della Consigliera Suino. Vuole intervenire?



PRESIDENTE

SUINO Marisa (fuori microfono)



PRESIDENTE

Più avanti nel dibattito.



PRESIDENTE

Però io in questo momento ho solo Capigruppo segnati per l'intervento.
Le do la parola adesso. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

SUINO Marisa (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, grazie.



PRESIDENTE

Quindi, rinuncia all'intervento.



(Proteste dai banchi del centrosinistra)



PRESIDENTE

Ho ricevuto una lamentela proprio dal vostro gruppo, perché non ordinavo gli interventi in ordine d'importanza, Consigliere Riggio. Lo dico per completezza.
Quando c'é un ordine di interventi dei gruppi, l'unico criterio pu essere quello, con riferimento ai Capigruppo, della consistenza numerica degli stessi.
Ora io non ho più interventi di Consiglieri, ad eccezione dei Capigruppo. Quindi, devo trovare uno spazio, che non può essere che adesso per inserire gli interventi dei Consiglieri.
E io certamente, se ho delle richieste di interventi dei Consiglieri li alterno, ma se non li ho, vado avanti con l'ordine dei Capigruppo: non ho alternative.
Chiede la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente. Colleghi, anzitutto anch'io desidero esprimere apprezzamento e ringraziamento per il lavoro svolto dai dirigenti e dai collaboratori, che in breve tempo sono riusciti a recuperare e fornire una massa di notizie estremamente significative ed utili.
La Commissione è nata un po' pletorica (più di metà degli assegnati ne faceva parte) e credo anch'io - come diceva il collega Gallarini - che sia stata una Commissione utile. Una piccola puntualizzazione: in qualche occasione mi sembrava di assistere alla trasmissione "La sanità minuto per minuto", perché le notizie erano in diretta, in contemporanea. E' anche vero, peraltro, che queste notizie erano in qualche modo recuperabili, in quanto notizie ufficiali. Comunque avrei gradito che non ci fosse questo "minuto per minuto sulla sanità", ma ci fosse una discussione più meditata come stiamo facendo oggi.
Dicevo, Commissione utile perché già in altre occasioni di Commissione d'inchiesta avevo avuto modo di precisare qual è il mio, il nostro pensiero sulle vicende. Ci sono gli aspetti penali, sui quali non abbiamo titolo per entrare, se non per segnalare all'autorità preposta quelli che sono, a colpo d'occhio, dei fatti che integrano reati; c'è l'aspetto amministrativo, che è stato utilizzato anche in questi giorni da alcune componenti di quest'assemblea, e c'è il livello politico, quello che compete a noi; il livello politico è il fare delle scelte su delle priorità.
Si è evidenziato con puntualità che il numero dei primariati è stato aumentato a fronte di una riduzione di posti letto. Questo, detto così, non è che di per sé spieghi o sia un fatto negativo: occorre invece inserire questi elementi in una programmazione più vasta.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Non è vero!



DEORSOLA Sergio

Sto dicendo che anche l'aumento dei primariati, a fronte di una riduzione dei posti letto, non è di per sé un fatto che bisogna criticare.
Assessore, non stavo criticando lei in quest'occasione: stavo dicendo che bisogna inserire questi fatti, qualora fossero veri, in una dimensione ottimale di rapporto tra che cosa fa quel primariato e i posti necessari.
Penso che la programmazione nel settore della sanità, come in tutti i settori, sia un fatto migliorabile. Nel caso della nostra sanità piemontese, come in tanti altri settori, sicuramente la programmazione è migliorabile. Devo anche dire che, quando si parla di prezzi che per gli stessi prodotti cambiano, anche questo, se non si inserisce in un contesto generale, di per sé dice poco, perché un certo scostamento (non enorme) è possibile. Anche qui, per evitare che restino solo gli scostamenti che sono giustificati da situazioni oggettive, bisogna migliorare la programmazione migliorare lo scambio di notizie tra i vari soggetti interessati.
Si è parlato del patrimonio immobiliare, un settore di grande interesse. Bisogna evitare che la vendita del patrimonio immobiliare venga fatta a fronte di spesa corrente, il che vuol dire che, mentre prima c'era un patrimonio che potenzialmente riusciva a dare anche del reddito, questo viene "mangiato" per la spesa corrente.
Vendere il patrimonio, trasformare il patrimonio in danaro per la spesa corrente è un'operazione che sicuramente non è da condividere. Un caso poi, specifico sarebbe quando il patrimonio fosse venduto non al giusto prezzo, ma questo è un settore che certo interessa più il discorso dell'inchiesta che non quello dell'indagine.
Mentre stiamo parlando del problema del patrimonio, voglio anticipare un problema che, prima o poi, arriverà nella nostra aula, quello dell'Ordine Mauriziano, che - come tutti sappiamo - ha un patrimonio di consistenza estremamente significativa. Ecco, io dico fin d'ora che il patrimonio del Mauriziano non può e non deve essere disperso in modo acritico, anzi non deve essere disperso; bisognerà trovare delle soluzioni per superare la crisi del Mauriziano non andando ad intaccare se non quelle porzioni immobiliari che non sono significative, e perciò non molte, del patrimonio.
Le consulenze. Queste sono un problema che da decenni tocca quello che è il rapporto tra struttura dirigenziale e consulenza occasionale. Occorre sottolineare che una volta c'era un maggior rigore rispetto all'utilizzo delle consulenze. Sicuramente anche il ricorso alle consulenze si inserisce in un quadro di interventi semplicistici, "rozzi", come è "rozzo" il provvedimento che individua una percentuale di riduzione senza andare ad esaminare, qualora questo fosse capitato, invece l'effettiva esigenza di riduzione e di intervento.
Arrivare ad una nuova fase della sanità, ad una fase in cui ci sia l'attenzione per i livelli di assistenza, ci sia una riconsiderazione e quindi un corretto riequilibrio: è quanto proporremo in un ordine del giorno che presenteremo circa i rapporti tra i Direttori generali e il potere dell'esecutivo. In sostanza, noi vogliamo individuare ancora una volta quale deve essere il percorso per affrontare i problemi della sanità tenendo ben presente che da una parte c'è il potere dell'esecutivo, del Consiglio regionale, che deve fare le scelte, perché a fronte di poteri anche forti occorre sempre avere il controllo e il contrappeso. Questo è uno schema che non è solo del nostro ordinamento, ma è uno schema che vige e deve essere applicato in tutte le situazioni, vuoi per identificare le relazioni tra il Presidente della Giunta e l'organo legislativo, vuoi per tutte le altre situazioni.
Allora, per riassumere con chiarezza noi chiediamo che ci sia: un intervento chiaro da parte dell'esecutivo per quelle che sono le indicazioni programmatiche, per un mantenimento e una crescita - se possibile - dei livelli del servizio sanitario socio-assistenziale; un corretto riequilibrio dei poteri dei direttori generali bilanciato attraverso forme di controllo e di contrappeso. Su queste linee noi ci adopereremo in modo che possa essere offerta ai cittadini piemontesi compatibilmente con le risorse a disposizione, un'assistenza sempre più adeguata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Presidente, scusi la mia intemperanza, ma mi ha segnalato tre volte per intervenire.
Credo che non sia del tutto casuale il fatto che nel pomeriggio ci sia il dibattito sullo Statuto. Uno dei problemi più importanti che emerge dal dibattito di oggi, dai lavori della cosiddetta Commissione Saitta, è il rapporto fra il Consiglio e l'organo di governo, cioè la Giunta regionale.
In questo senso, penso che il Consiglio abbia perso un'occasione importante per dire cosa ne pensa su un settore che assorbe l'80% del nostro bilancio un settore particolarmente importante della nostra società.
Credo che sia sintomatica la relazione del Consigliere Saitta non per colpa sua, anzi ha fatto le cose con scrupolo e con molto impegno, per dalle tre pagine della relazione soltanto una pagina e mazza è dedicata alle conclusioni e segue la traccia delle trentadue pagine precedenti. Per sei mesi, il Consiglio regionale, attraverso una Commissione importante, ha cercato "pulci" nelle Aziende sanitarie locali, nelle cosiddette ASO, per verificare degli elementi di grande rilievo e importanza, ma che giocano un ruolo di retroguardia rispetto al ruolo che il Consiglio regionale dovrebbe avere.
Ho fatto questa premessa perché mi sembra strano dire che la recente riforma costituzionale - mi riferisco alla famosa Legge Costituzionale n. 1 abbia tolto poteri alle Assemblee legislative e abbia rafforzato i poteri delle Giunte quando poi le stesse Assemblee legislative, e la nostra in particolare, non svolge il ruolo che gli compete. Con tutto il rispetto per la Procura della Corte dei Conti, non penso che un Consiglio regionale debba svolgere questo ruolo di retroguardia, cioè marginale rispetto al potere Esecutivo. Il potere Esecutivo faccia la sua parte.
Il problema è che l'Assemblea legislativa ha il compito essenziale di programmare e di dire quali sono le priorità. A me non importa se l'ospedale Molinette decide di fare una mensa nuova, il problema è perch decidono di fare una mensa nuova. È più importante fare una nuova mensa o comprare i pannoloni ai decenti? È più importante spendere quarantatre miliardi per le consulenze sanitarie o portare dall'1% al 2% l'assistenza socio sanitaria? Questi sono i compiti di un Assemblea e i poteri che dovrebbe avere.
Per la Giunta - lo dico per la quarta volta - non sono tanto fastidiose le domande che facciamo, mi ci metto anch'io fra quelli che fanno domande anche se ne pongo poche - ho il record per non aver mai presentato un'interrogazione e nessun Consigliere regionale può contestarmi questo record - però se chiedo all'Assessore perché continua a non tagliare i 43 miliardi di consulenza sanitaria, spiegando che sono del tutto inutili perché possono essere svolti in un'area di servizi dai dipendenti del servizio pubblico regionale, esigo delle risposte. Ho notato che per la Giunta diventa più fastidioso dare la risposta più che il fastidio di chi pone la domanda. La Giunta ritiene fastidiosa la risposta, così come diceva un personaggio importante in un celebre film americano, ma non voglio dire il titolo, perché qualcuno potrebbe equivocare: "Sono le domande che mi danno fastidio." Le risposte ce le dovete dare. Non faccio i discorsi che di solito si fanno: "Noi contiamo poco come Assemblea. Il Piano socio sanitario lo vogliamo." Non mi interessa assolutamente niente. Sostengo da più di un anno che il Piano è un rudere del passato, è una anticaglia. Se volete farlo, lo fate, altrimenti non lo fate, però al posto del Piano dovete apportare delle indicazioni programmatiche. Le indicazioni programmatiche devono passare da quest'Aula, non può passare solo l'aumento Irpef, anche se ero favorevole e lo sono ancora sull'aumento.
Non possono passare solo i ticket. Non si può giocare all'inseguimento di chi gestisce, perché chi gestisce deve gestire, però le priorità e i ruoli devono essere assegnati da quest'Assemblea.
Ripeto, le risposte devono essere date, in mancanza, per quanto mi riguarda, mi rifiuterò di votare qualunque legge che viene proposta dalla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Prendo la parola per unirmi ai ringraziamenti per il lavoro svolto dalla Commissione dal Vicepresidente e dal Presidente Saitta.
Sono emersi molti elementi interessanti che hanno fatto venire fuori una disorganizzazione preoccupante, specie per quanto riguarda il rapporto tra Governo della Regione e i responsabili delle aziende sanitarie, cioè i direttori generali.
Quello che sembra essere stato assente è il controllo sugli atti amministrativi delle Aziende sanitarie, cioè su quegli atti indirizzati agli appalti e alle spese varie.
Il Consigliere Gallarini sottolinea che quello denunciato rimane isolato alle Molinette. Può darsi sia così, ma forse per il fatto che le Molinette sono state il centro e il nucleo di indagine più perseguito, se non il solo.
Non entro nel merito dei vari passaggi delle relazioni dei colleghi Saitta e Gallarini, le quali mi sembra si siano trovate entrambe d'accordo per quanto riguarda l'elencazione dei risultati, divergendo sul giudizio politico.
Auspico solo che il lavoro svolto possa essere utilizzato dal Governo della Regione per il miglioramento e il regolare svolgimento del lavoro sanitario.
Assessore, 85 milioni per l'Assemblea dei Direttori Generali mi sembra siano un po' troppi. È quasi un premio al loro ruolo, che svolgono male e creano disservizi. O i 48 milioni per la riunione in Sala Viglione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
Da Consigliera, ovviamente non Capogruppo, e da membro della Commissione d'Inchiesta, è doveroso, nei confronti del Presidente e del Vice Presidente della Commissione d'Inchiesta, esprimere almeno qualche opinione o tentare un riepilogo dal nostro punto di vista di Consiglieri che hanno svolto, con i colleghi, questo lavoro in questi mesi.
Certamente moltissime delle cose che sono state detto dai colleghi Saitta e Gallarini sono condivisibili. Le loro relazioni si integrano e completano abbastanza la valutazione che già in sede di Commissione era emersa.
Certo, una Commissione d'Inchiesta che, di fatto, fin dall'inizio, è stata soprattutto istruita ed organizzata come Commissione d'Indagine cosa diversa. E ha fatto bene il collega Contu a ricordarlo.
Certo, una Commissione d'Inchiesta che non ha poi potuto svolgere nemmeno quella riunione straordinaria conclusiva che consentiva di fare il punto sulle due relazioni che oggi abbiamo ascoltato in Aula, per una forzatura da parte probabilmente dell'Esecutivo anche esagerata.
Una Commissione d'Inchiesta che si è ritrovata, in alcuni casi, con una sorta di collaborazione da parte della Giunta regionale, in altri casi no. Portiamo un esempio, il più eclatante fra tutti: il fatto che questa Commissione d'Inchiesta non ha avuto il piacere e l'onore di incontrare il Presidente Ghigo quando, di fatto, era stato concordato il giorno e l'orario.
Il Presidente Ghigo - giustamente qualcuno lo ricordava prima con le battute "La strana coppia" o qualcos'altro (non mi ricordo altri titoli di film, ma "La strana coppia" già da sola può bastare) di fatto, da sette anni gestisce la sanità, avvalendosi, come strumento - non me ne voglia Assessore se dico 'strumento' - della collaborazione di un sottoposto, che appunto è membro dell'Esecutivo e che dà, come può, come crede, come riesce e come è capace, la sua collaborazione.
Certo, è stato un vulnus. Ci siamo domandati perché.
Non siamo riusciti, nemmeno tentando di cambiare l'agenda o il calendario. La Commissione non ha avuto il piacere di incontrare mai il Presidente Ghigo. Questo è stato un problema. Evidentemente, ha ritenuto che non fosse sede nella quale il suo contributo potesse essere utile ai fini dei lavori della Commissione d'Inchiesta.
Un altro fatto eclatante è stata la negazione, da parte dei Direttori dei documenti relativi alle prenotazioni. Abbiamo chiesto e abbiamo insistito per ottenerli.
Uno dei grossi problemi che ha la sanità piemontese, lo sappiamo, è legato alle liste d'attesa. In Piemonte si attendono dai tre ai sei o sette mesi, nel pubblico, per fare delle visite specialistiche o degli esami importanti. Se invece ci si rivolge al tale laboratorio o al tal'altro laboratorio, che crescono come funghi, che contattato amministratori e si mettono d'accordo su come spartire magari beni patrimoniali della città per aprire nuove sedi, in due o tre giorni si riesce a fare l'esame.
La Commissione d'Inchiesta non ha avuto il piacere e l'onore di ricevere i tabulati relativi alle liste d'attesa, prima perché era una questione di privacy, poi per altre ragioni.
Di fatto cos'é successo? È successo che la Giunta regionale l'Assessorato, ha concordato coi Direttori che tale materiale non dovesse essere fornito. E l'hanno poi detto i Direttori, quindi anche qui non vi è nessun segreto particolare. Ma è un po' anomalo.
Detto questo, rivolgo un ringraziamento e un apprezzamento al Presidente Saitta e al Vice Presidente Gallarini per il lavoro svolto perché comunque, con le condizioni date, è stato un tentativo. Ma dice bene il collega Gallarini: è un tentativo che viene utilizzato nella sua parzialità e nella sua limitatezza, date le condizioni nelle quali siamo stati posti a lavorare (ripeto non da Commissione d'Inchiesta). Ma perlomeno l'Esecutivo ne coglie il risultato? Perché aveva ragione il collega Chiezzi a chiedere: "Allora adesso che succede?".
Succede qualcosa? Non ci poniamo delle questioni giustizialiste, che forse non piacciono a molti. Ma succede qualcosa? C'é un'inversione? Ci si adopera per fare i controlli? Cambia un metodo? È la conferma che con il metodo usato per le delibere dei quadranti continueremo sempre di più ad incunearci in un vicolo che non ci porta da nessuna parte? La sintesi brutale tentiamo di farla velocemente, perché magari alcuni dati si sono persi: la spesa sanitaria vera e propria dal 1997 al 2001 è cresciuta del 36%; la spesa specialistica accreditata è salita del 107%; ci sono 3.627 posti letto in meno nelle strutture pubbliche (come ricorda il collega Saitta, vuol dire una chiusura di una decina di ospedali di media dimensione, quindi ne abbiamo già chiusi perlomeno dieci di ospedali di media dimensione); gli oneri finanziari per anticipazioni bancarie da 1.513 sono saliti a 32.890 milioni (+2073%). Per quanto riguarda le consulenze più l'ARES, nella relazione è scritto: "Possibile che nessuno, nel frattempo, si sia posto nelle condizioni di creare quei profili professionali per i quali si attivano le consulenze?". Se ci sono dei problemi legati ad una macroesposizione economica, e si ha un buco di quelle dimensioni, si creino i profili professionali, affinché, in due o tre anni, si vada a ridurre la necessità di avvalersi di consulenze.
Un'altra stupidità assoluta che esiste: la maggior parte delle spese per consulenze sono a carico dell'ARESS e di quei settori che sono nati per fare il controllo e la vigilanza, che sono, a tutti gli effetti, la priorità assoluta di mancanza in questa Regione, perché controllo e vigilanza vengono finanziati ma, di fatto, non vengono svolti.
Altre sintesi, velocissime: le consulenze, nel 2000, crescono di oltre il 70%. Come mai proprio nel 2000? Ma che strana coincidenza! Che strana coincidenza, è l'anno in cui si è conclusa una legislatura e ne è iniziata una nuova e le consulenze sono cresciute del 70%! In contemporanea, sono triplicati i primariati e sono cresciute le funzioni amministrative.
Sono dubbi e domande che dovrebbero animare qualche tipo di risposta o reazione, se sotto il vestito ci fosse qualcosa! Evidentemente, se sotto il vestito non c'è nulla, si fa solo fumo e diventa difficile mettere a buon frutto il risultato.
Perlomeno, questa modesta elaborazione serva a qualcosa! Il dato più eclatante, colleghi e colleghe, è che abbiamo costruito un enorme castello di carta sulla parola "controllo" ma, di fatto, questo controllo, questa vigilanza, quest'ispezione non ci sono.
Così come alcuni di questi controlli, nella misura del 15-20 avvengono in seguito a segnalazioni, da parte di parenti o dei NAS, chi deve svolgere i controlli è lo stesso settore, la stessa direzione, la stessa persona che dovrebbe fare in modo che non ce ne sia la necessità.
Questo è strano! In sette anni non è successo nulla, ma sono aumentati in modo spropositato i finanziamenti, perché vengano effettuati i controlli.
Dopodiché, i controlli non ci sono; ci sono le autocertificazioni nei confronti del privato, autocertificazioni soprattutto di carattere amministrativo e non vi è controllo su quanto è stato autocertificato.
Figuriamoci parlare di qualità di vita, qualità di terapia, continuità terapeutica! Questi sono lussi che la Regione Piemonte non si permette più ma sui quali si costruisce la differenza e la scelta politica tra il concetto di salute, il diritto di salute, il diritto del rispetto del principio universale della salute per tutti, indipendentemente dalle fasce di reddito e dal giro di appartenenza.
Sappiamo che in Piemonte continuano a morire maggiormente le persone più povere ed esposte. Arrechiamo, pertanto, un grande danno a noi stessi e alla collettività! Non siamo riusciti ad intervenire su tutto questo perché - certo! siamo preoccupati da altre questioni.
Qual è, allora, la conclusione di tutto questo? La Giunta regionale, per dirla come la maggioranza, ci propone, a seguito di questo lavoro, un piano - e concludo, Presidente - una modifica di metodo, di azioni conseguenti e magari anche di cambiamenti di direzioni, di personale, oppure no? Null'altro succede e si continua con una delibera di quadrante che sfascia ancora di più il territorio.
Mi devo fermare qui per questioni di tempo. La ringrazio, Presidente per aver consentito a un Consigliere di parlare tra i Capigruppo.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliera Suino.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Sono contento d'intervenire dopo la Consigliera Suino, che ho avuto modo di ascoltare con attenzione e della quale apprezzo la correttezza negli interventi.
Ovviamente, intervengo da una posizione diversa rispetto a tutti gli altri, perché il nostro Gruppo, già quando è stato stabilito di formare la Commissione d'inchiesta, ha deciso di non partecipare alla stessa, pensando che successivamente sarebbe stato fatto un uso della Commissione a fini politici. Cosa che - abbiamo verificato - è avvenuta con estrema puntualità perché ogni giovedì in cui la Commissione si è riunita è puntualmente uscito l'articolo sul giornale che illustrava la posizione della Commissione stessa.
Non abbiamo partecipato alla Commissione solo per questo motivo.
Oltretutto, i risultati che la Commissione ha dato non mi sembrano tanto eclatanti, perché si tratta di questioni che già si sentivano nei corridoi.
Pertanto, non è stato scoperto qualcosa di estremamente nuovo.
Dico di più: come sosteneva il collega Gallarini, in base a quanto è emerso da questa Commissione si evince come le Molinette siano un caso isolato tra tanti.
Eppure, nonostante la verifica che emerge dalla relazione e dall'elenco delle situazioni presentate dal Presidente Saitta, esiste questo sistema e dal documento si rileva con chiarezza - per cui vi è la precisa volontà del Presidente di evidenziare un comportamento che è classico dell'opposizione, organizzando prima un rilevamento di dati e poi ponendo domande, sempre rivolte in negativo, a danno di chi ha lavorato, cioè a danno dell'Assessorato, delle Aziende, dei direttori generali.
Dalla relazione del collega Saitta non emerge una posizione neutrale d'indagine, come dovrebbe essere quella di un Presidente di Commissione d'indagine.
E questo lo abbiamo verificato anche con l'intervento del collega Gallarini.
In quest'aula abbiamo sentito molte Commissioni d'inchiesta, ma mi pare sia la prima volta in cui è stata presentata una relazione e una contro relazione.
Questo lo possiamo verificare anche in alcuni passaggi della relazione del Presidente Saitta; alcuni passaggi mi hanno colpito e testimoniano quanto sto dicendo.
Quanto sto per leggere testimonia la volontà di colpire anche laddove non ci sono assolutamente prove. Al secondo paragrafo, "I controlli dei Collegi Sindacali della Regione sull'ASR", è scritto: "L'azione di controllo dei Sindaci si è sviluppata con modalità alquanto diverse da Azienda ad Azienda".
Ognuno ha il suo percorso formativo: c'è il Sindaco che lavora in un modo e il revisore dei conti che lavora in un altro.
Ad esempio, per le ASO San Giovanni Battista di Torino e Molinette, le segnalazioni del Collegio sono le più numerose, per quantità, e rilevanti per contenuto. Mentre per l'ASO CTO di Torino e per l'ASL di Alba i rilievi sono più scoloriti.
Questo fa pensare - evidenziando il modo di pensare di un Presidente di una Commissione d'indagine che dovrebbe essere imparziale - ad una maggiore correttezza amministrativa oppure ad una diversa modalità di intendere il controllo.
Qui, c'è qualche problema anche laddove i problemi non ci sono.
Ci sono diversi esempi che possiamo richiamare e sui quali possiamo intervenire con dati concreti. Farò solo alcuni esempi, perché un'altra controrelazione sarebbe veramente esagerata. In sostanza, relativamente ai primariati, si arriva a mettere in dubbio e a disconoscere, pur di andare contro la maggioranza, la legge Bindi, che è stata realizzata dal precedente Governo di centrosinistra a livello nazionale e conseguentemente, applicata in Regione. Su 600 incarichi assegnati, 400 sono per sostituzione e 207 sono nuovi. Nei 207 incarichi nuovi, 101 sono sul territorio per coprire posizioni nuove legate alla legge Bindi per il territorio.
Allora, o si dà la lettura corretta delle cose oppure si dà una chiave di lettura esclusivamente politica e non ci si comporta come imparziali Presidenti di Commissione d'indagine.
Quando parlo di legge Bindi per il territorio mi riferisco ai distretti, alla veterinaria, all'igiene e sanità pubblica, alla prevenzione, tutti fortemente voluti, anzi, il cavallo di battaglia dell'allora Governo di sinistra. Anche l'incremento degli amministrativi è in parte, non tutto, in parte, voglio essere obiettivo e corretto, legato alla legge Bindi con l'istituzione di enti di staff, URP, controllo interno, qualità, che prima obiettivamente non c'erano. Questo lo possiamo verificare nell'allegato 4 della documentazione che il Consigliere Saitta ci ha fornito.
Nella tabella i dati sul personale amministrativo dall'anno 1997 al 2000 hanno un incremento medio del 16,5%. Ed è vero, alcune aziende hanno incrementi superiori, lo abbiamo verificato, ma anche qui gli incrementi superiori dove li verifichiamo? Alle Molinette: 40% in più; ma in altre realtà troviamo incrementi al di sotto del 10%. E' sufficiente verificare i dati che sono stati forniti.
Un altro passaggio è quello relativo alle consulenze, sulle quali c'è la solita diatriba relativamente al fatto di utilizzare le risorse interne invece di pagare costose consulenze. Anche qui è di nuovo opinabile e contestabile, perché, se esistessero le risorse interne, la sanità evidentemente, non andrebbe, come dice l'opposizione, così male. Se invece, dobbiamo assumere una risorsa specifica, e in questo senso mi riferisco a risorse nel settore informatico e tecnico, il rischio di assumere definitivamente un dipendente ha evidentemente un rischio e un costo ben superiore a qualsiasi rapporto di consulenza, che apparentemente può sembrare più caro, ma, invece, risolve nell'immediato un problema soprattutto in prospettiva.
Ho citato soltanto alcuni esempi per far capire che probabilmente all'interno di questa Commissione non c'è stata la necessaria ed indispensabile serenità di giudizio che un Presidente di Commissione deve avere.
Termino l'intervento dicendo noi abbiamo firmato un ordine del giorno insieme al collega Deorsola e agli altri colleghi di maggioranza, nel quale sosteniamo che questo lavoro, nel quale sono state dette alcune cose, che peraltro conoscevamo, debba essere in qualche modo recepito per gli aspetti corretti, purtroppo non sono molti, che ha sottolineato.
In questo senso invitiamo l'Assessore e il Presidente Ghigo a voler legiferare in materia e, quindi, a voler proporre in questa sede un disegno di legge che metta mano veramente ad un riordino serio, preciso e puntuale della sanità pubblica. Noi chiediamo un maggior raccordo tra Direttori regionali e Direttori generali, sostanzialmente, un maggior raccordo tra la linea politica e l'esecutivo che sul territorio si rapporta con i cittadini e i pazienti.
Noi su questo vigileremo e controlleremo con molta attenzione, questa volta, devo dirlo, per parte nostra ci sarà però imparzialità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Signor Presidente, ho l'impressione che iniziamo da dove eravamo rimasti senza fare molti passi avanti. Do questo giudizio, apparentemente severo, dopo aver ascoltato con attenzione gli interventi di molti rappresentanti dell'opposizione del centrosinistra e della maggioranza che riflettono, probabilmente, un limite delle proprie impostazioni e un limite dello strumento che abbiamo scelto di utilizzare per avviare una stagione anche riformatrice sulle leggi che disciplinano l'ordinamento e l'organizzazione dei servizi sanitari.
Per scelta pressoché unanime del Consiglio regionale, all'indomani del caso Odasso, abbiamo proceduto all'istituzione di una Commissione d'indagine o d'inchiesta sui problemi dell'amministrazione sanitaria che per dovere d'ufficio e d'istituto, si doveva limitare ad una ricognizione delle sue disfunzioni senza procedere, se non indirettamente o implicitamente, a prefigurare le riforme di cui il sistema sanitario piemontese necessita e di cui anche gli scandali giudiziari rappresentavano una più che eloquente dimostrazione.
Dalla relazione del Presidente Saitta e dall'intervento del Vicepresidente Gallarini emergono in maniera abbastanza laterale e tangenziale due nodi sostanziali in termini politico-istituzionali della questione sanitaria così come l'abbiamo affrontata. Una questione riguarda il rapporto fra il Governo e l'amministrazione sanitaria. L'altra questione, proverò a spiegarla, assai poco dipanata anche in termini tecnici, riguarda i controlli interni all'amministrazione pubblica, in generale, e all'amministrazione sanitaria, in particolare.
Rispetto al problema del rapporto fra il Governo e l'amministrazione mi pare che nessuno continui ad essere disponibile a far cadere un tabù che sembra unire, in maniera assolutamente ferrea, tutti quanti, pur nelle diverse posizioni politiche. E' il tabù che prevede, laddove la legge nazionale lo dispone, che le procedure di selezione e nomina dei vertici delle aziende sanitarie siano di natura sostanzialmente politica.
All'indomani del caso Odasso, con un ordine del giorno io e il collega Mellano proponemmo una linea d'indirizzo diversa, richiedendo che le procedure di selezione fossero sostanzialmente concorsuali esternalizzandole rispetto al potere di nomina, che sarebbe rimasto in capo al Presidente della Giunta, anche per aggirare i vincoli legislativi posti dai decreti nn. 502 e 517 con le successive modificazioni. L'atteggiamento assolutamente unanime e compatto dell'intero Consiglio regionale, ad eccezione del Gruppo Radicale, è stato quello di non mettere in discussione questo tabù; di non mettere in discussione uno degli elementi indubbiamente più caratteristici e sicuramente più delicati della legge di riforma che ha portato all'aziendalizzazione delle ASL e delle ASO. Lo proponemmo nella convinzione che lo spoils system, sistema utile ed efficace quando viene limitato nella sfera del Governo, diventa dilagante ed inefficace quando invade la sfera dell'amministrazione pubblica. Una cosa è applicare lo spoils system laddove si devono individuare responsabilità dirigenziali che traducano, in termini tecnico-amministrativi, gli indirizzi delle politiche di Governo, altra cosa è applicarlo, sempre necessariamente politico laddove si devono individuare responsabilità, per l'amministrazione, di segmenti consistenti e rilevanti.
Su questo punto, quindi, la soluzione non può essere quella di disgiungere le nomine dei direttori generali e dei direttori sanitari ed amministrativi, non può essere quella di moltiplicare, in una logica inevitabilmente bipartisan, i poteri di nomina politica degli amministratori sanitari, ma deve essere, necessariamente, quella - se lo si ritiene opportuno - di uscire dal meccanismo della nomina politica. La proposta prefigurata dal Consigliere Gallarini (non so se espressa a nome del Gruppo o personale) è "tragicamente" vicina a proposte avanzate in questi mesi da alcune parti politiche, anche della sinistra (non necessariamente in Piemonte), tipo quella di ripristinare i Consigli di Amministrazione politici, per la gestione delle aziende sanitarie, che ricordano - anche qui abbastanza tragicamente - l'esperienza dei Comitati di gestione delle ASL.
Questo è un nodo politico ed istituzionale che non si può risolvere consigliando prudenza a chi nomina e intelligenza a chi selezione; occorre stabilire - e citerò anche rispetto al problema dei controlli interni - un meccanismo che sia, in sé, terzo, autorevole e che non affidi, la buona riuscita di queste procedure, all'intelligenza e all'onestà di chi deve procedere ad esse.
Rispetto al problema dei controlli interni, ho l'impressione che si faccia grande confusione. Non ritengo che i controlli siano un insieme di atti o di strumenti istituzionali atti a verificare l'andamento dell'amministrazione pubblica, ma, essendo disciplinati da una legge statale del '99, sono un'istanza interna del procedimento amministrativo.
Non ha nessun senso richiedere, da destra come da sinistra, che i direttori regionali della sanità aguzzino lo sguardo in profondità per controllare le decina di migliaia di deliberazioni adottate dalle aziende sanitarie occorre, piuttosto, utilizzare, anche all'interno della amministrazione pubblica, quei criteri di controllo adoperati in una qualunque azienda privata.
Il problema, quindi, non è capire perché un direttore generale non ha letto con attenzione la deliberazione dell'ASL o la relazione del Collegio dei Revisori, ma è capire come mai in questa Regione, malgrado tutto, in capo al direttore generale risieda sia il potere di gestione, pressoch assoluto dell'azienda, sia il potere di controllo di gestione che consente al direttore generale stesso, di sovrapporsi, operativamente, all'attività degli apparati amministrativi. L'esempio più eclatante è il caso Odasso: non è un caso di semplice malversazione privata, non è un caso di disonestà individuale, non è un caso di tradimento di fiducia, è un caso di tragica inadeguatezza dei nostri strumenti legislativi perché, fino a quando un direttore generale potrà essere in grado di surrogare l'attività dell'economato e dei propri apparati amministrativi, è inevitabile creare quelle condizione. Gli Odasso cresceranno e - se mi è consentita la battuta gli Odasso si moltiplicheranno, perché affidarsi all'onestà individuale del singolo amministratore, ha assai poco a che fare con una gestione intelligente del sistema dei controlli dell'amministrazione pubblica.
Alla Giunta regionale non vanno affidati poteri di controllo amministrativo, vanno individuati (e vi prego di leggere con attenzione una legge nazionale esistente nel nostro Paese, ma che qui, sostanzialmente non applichiamo) i poteri di controllo strategico che sono, in termini generali, i poteri di controllo della conformità dell'operato amministrativo rispetto alle linee di indirizzo politico. I controlli amministrativi - ripeto per l'ennesima volta - sono un'istanza interna al procedimento amministrativo e non un potere esterno che deve intervenire surrogando le responsabilità altrui.
Da questo punto di vista - e l'ho già detto in Commissione durante una discussione - non concordo con l'impostazione di chi ritiene che il controllo di regolarità amministrativa e contabile, che sta in capo al Collegio dei Revisori, sia lo strumento di controllo privilegiato, rispetto all'amministrazione sanitaria. È uno strumento necessariamente retrospettivo, nelle migliore delle ipotesi sanzionatorio, che non serve a ciò a cui gli strumenti di controllo amministrativo dovrebbero servire.
Per concludere, immagino che questa seduta si concluda con la presentazione di diversi ordini del giorno che, da una parte, condannano la responsabilità della Giunta e, dall'altro, assolvono la Giunta da ogni responsabilità rispetto alle disfunzioni dell'organizzazione sanitaria.
Mi permetto, più timidamente e sommessamente, di suggerire che se disseppellissimo dai cassetti le proposte che su questa materia sono state presentate, a mia notizia solamente dal Gruppo radicali, magari per contrastarle e per contrapporle con proposte differenti, faremmo un servizio migliore alla sanità piemontese. In caso contrario, fra un anno ci ritroveremo di nuovo a discutere per quale ragione, apparentemente incomprensibile, non solo aumenta la spesa sanitaria e la spesa per consulenze, ma non si riesce a mettere mano ad un sistema, ragionevole ed efficace, di controllo dell'amministrazione sanitaria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Intervenire nelle ultime postazioni ha l'indiscutibile vantaggio che molti argomenti sono stati già trattati; quindi è inutile fare precisazioni sui singoli - ed interessanti - spunti che il Presidente Saitta ci ha offerto.
Alcuni aspetti sono estremamente importanti e, tanto per cominciare offro un ulteriore sviluppo al dibattito, in riferimento ai due punti che il collega Gallarini ha evidenziato nella sua contro relazione.
La posizione del Consigliere Gallarini, nel dire che serve a offrire un miglioramento, non può essere considerata una questione avulsa, cioè non si può oggi discutere di solo sanità, di solo sanità malata e di solo ricette per salvare questa sanità malata. Il motivo è molto semplice: la sanità rappresenta una considerevole parte del bilancio di questa Regione.
Se è così, la sanità non può non essere presa per prima in considerazione, in riferimento agli eventuali tagli da parte del Governo che, pare, debbano incorrere sulla testa di questa Regione. Diventa veramente sgradevole, dal punto di vista economico.
Le responsabilità penali e civili, eventualmente dedotte, sono responsabilità che esulano da quest'aula. Bisogna valutare esclusivamente le responsabilità politiche. Bertrand Russel sosteneva che: "1000 teorie sono state tradotte da un fatto, ma un fatto non è mai stato tradotto da 1000 teorie", pensiero che faccio mio.
Il Consigliere Saitta ha fatto un'esposizione precisa ed analitica di un insieme di fatti, certamente le sue considerazioni politiche non sono condivise dalla maggioranza in generale e da questa parte politica in particolare, però sono emersi dei fatti e questi non possono essere negati e non sono stati negati neanche dal Vicepresidente che, come primo esponente della maggioranza, ha visto da vicino i lavori della Commissione.
Questi fatti sono estremamente sgradevoli. Sono estremamente sgradevoli in se, perché è sgradevole pensare che si spendano 84 milioni per convocare una riunione che ben poteva essere convocata da un'altra parte a costo zero. Quello che è ancora più sgradevole è che si pensi, e politicamente bisogna guardare nell'ottica degli sperperi piuttosto che in altre sgradevoli ottiche che emergono in certi ordini del giorno che ho visto girare in aula, che esistano degli sperperi in un momento in cui devono essere posti in essere due aspetti: il massimo della razionalizzazione nell'erogazione del servizio sanità ai cittadini e il massimo della razionalizzazione nel risparmio per evitare gli sprechi da parte della pubblica amministrazione.
Dobbiamo pensare a tutti gli sprechi possibili. Il Governo nazionale sta facendo uno sforzo che non può che non essere assecondato dalle Regioni (soprattutto da quelle Regioni che hanno la stessa appartenenza politica) perché Stato e Regioni fanno parte della stessa Repubblica. Questo fatto non può essere sottaciuto, noi dobbiamo evitare tutti gli sprechi possibili, dobbiamo pensare anche alle macchine in uso per spostarsi per dare il massimo ai cittadini e alleviare la fatica generale del Governo. Se è vero che il Federalismo è un valore - così come noi riteniamo sia un valore, ma ormai credo sia un valore riconosciuto da tutti - è vero che la prima regola del Federalismo è che ognuno deve pensare di tirare fuori i soldi di tasca propria e non farsi dare soldi a pantalone. Se così è, è il primo costo che deve essere affrontato. Per ciò che riguarda le altre considerazioni fatte sia dai Consiglieri di maggioranza che di opposizioni noi della Lega non possiamo che tirarci fuori da questo discorso per un motivo semplicissimo: non abbiamo nessuna intenzione di criticare la Giunta, ma certamente non abbiamo nessuna intenzione di falsare i dati che emergono da una Commissione di indagine che, a parte alcune uscite folcloristiche, è una commissione che ha lavorato. Oggi non abbiamo sentito considerazioni folcloristiche, ma dati, numeri, cifre che hanno un peso e che, in quanto numeri, non hanno colore politico.
Queste considerazioni sono rivolte, in ogni caso, e non possono che essere rivolte, ad una Giunta alla quale non apparteniamo, non solo, ma alla quale non sono appartenute neanche condivisioni di maggioranza negli anni pregressi e nei due anni più vicini. E' evidente che prima di questa legislatura la Lega non solo non era membro di Giunta, ma neanche membro di maggioranza.
Che cosa si può fare? Quale invito possiamo rivolgere ad una Giunta cui non possiamo condividere i lavori non perché siamo in dissenso, ma semplicemente perché non li conosciamo? Possiamo semplicemente dire di investire, il più possibile, il Consiglio dei problemi della sanità perch nocciolo nodale all'interno dei lavori del Consiglio Regionale. Investire il più possibile il Consiglio affinché si possano prendere delle decisioni quanto meno conoscendo la realtà della sanità in Piemonte oggi. Sar noioso, ma portare in aula il più possibile della sanità, per un verso significa condividerne le eventuali responsabilità. Come è noto, qualsiasi provvedimento esca da questa aula consiliare non può che uscire con il comportamento favorevole dell'opposizione e quindi non può che essere un voto condiviso. Nessuno ci potrà muovere dei rimproveri su provvedimenti di Consiglio cui tutti hanno concorso per l'emanazione.
Non so se interverremo sui singoli ordini del giorno che verranno presentati, se interverremo e per ribadire che il Consiglio regionale deve avere una maggiore partecipazione ai lavori della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Galasso; ne ha facoltà



GALASSO Ennio Lucio

Il consuntivo politico della Commissione di inchiesta e del dibattito che stiamo affrontando, non può che essere soddisfacente. Siamo soddisfatti soprattuto perché abbiamo colto, fin dall'origine, l'importanza di disinnescare al momento dell'insediamento della Commissione, una polemica politica che avrebbe costituito l'unico momento rilevante di questo dibattito e di questa indagine.
Sul piano amministrativo, il lavoro ha consentito un dibattito sereno ha consentito di raccogliere elementi, che sono stati tutti illustrati nella relazione, e la cui rilevanza è stata già oggetto di esame e di decisioni da parte della Giunta. E' evidente che, depurata la relazione delle considerazioni del Presidente - tutte opinabili, e non soltanto le argomentazioni sono opinabili - sono errati anche i dati, o comunque i dati non sono correttamente proposti in un contesto generale che non pu obbedire ad un mero espungimento ragionieristico dei numeri, come già, in un certo senso, osservava il Consigliere Gallarini. Abbiamo quindi evitato che la polemica ingigantisse al momento della scelta del Presidente, perch ritenevamo, a ragione - e i fatti lo hanno dimostrato - che la scelta del Presidente fosse del tutto inifluente sui contenuti dell'inchiesta che si andava radicando. Debbo dire che, sul punto, l'opposizione ha cercato di alimentare una dialettica e una polemica politica, nel cui tranello evidentemente, non siamo caduti. Oggi, a fronte di questa mancanza di supporto e di sostanza per una polemica politica, che cosa il Presidente della I Commissione, e qualche Consigliere poi, viene in una sorta di excusatio non petita, ad ipotizzare una violazione della riservatezza dei lavori della Commissione che sarebbe avvenuta da parte, magari, anche della maggioranza? Debbo dire che se anche l'insinuazione fosse rivolta soltanto ai membri dell'opposizione, sarebbe un'insinuazione peregrina e gratuita perché non si comprende per quale ragione il Presidente Saitta dovrebbe avere degli sponsor della sua immagine anche all'interno, e non solo dell'opposizione. Quindi, mi pare che questo è un terreno che va abbandonato, come va abbandonato l'altro elemento che può sembrare apparentemente insidioso, ma che, nella sostanza, è la prova che i risultati di questa Commissione non potevano essere diversi. E cioè che questa è stata, più che una Commissione d'inchiesta, una Commissione d'indagine, ma il problema qual è? Se il dato formalistico e nominalistico ha un senso nel momento istitutivo, non ne ha più alcuno dopo l'elaborazione e la ricerca dei dati, perché se la Commissione ha svolto un lavoro che è stato d'indagine e non d'inchiesta, è perché la materia e il materiale in esame non consentiva altro che un fatto conoscitivo, e tutt'al più un aspetto interpretativo di quei dati che - abbiamo già detto essere stati non sempre correttamente utilizzati. Quindi, dobbiamo prendere atto sotto il profilo politico - e non dobbiamo dolercene come istituzioni e come politici - che "la montagna ha partorito il topolino".
Non dobbiamo dolerci se, da questa indagine, nulla è emerso d'inquietante o di allarmante sotto vari profili. Sono emersi dei dati che richiamano ed esigono delle risposte, e queste risposte le ha già date nelle sue conclusioni, seppure in modo contraddittorio, il Presidente della Commissione, quando in definitiva si chiede quale sia il rimedio e dice che non sa quale possa essere, ma successivamente enuclea ed enuncia già tutti i rimedi. Alcuni di questi, per la verità, già anticipati dall'Assessorato prima ancora dell'istituzione della Commissione; altri come frutto delle riflessioni a seguito delle indagini. Ma se uno va a ripercorrere l'elenco fatto all'ultima pagina della relazione, vede che in definitiva i punti di criticità sono stati tutti poi affrontati dalla Giunta e dall'Assessorato che hanno avviato una risposta sul punto. Il Presidente sottolinea che alcune risposte possono non essere adeguate, ma questa è l'utilità e questo esalta ancora una volta il dato politico significativo di questa inchiesta.
In definitiva, al di là di qualche inerzia, di qualche errore - com' cosparsa la vita di noi umani - null'altro è stato possibile segnalare. Non entro e non vado ad esaminare singolarmente gli aspetti particolari, salvo uno. E questo non per la prima volta, perché in questo dibattito non c' nulla di nuovo che non abbiamo, per un verso o per l'altro, già udito in quest'aula. L'unico dato è quello degli aumenti riferiti all'anno 2000, e sul punto si attarderà, con più dovizia di dati, l'Assessore. Devo dire che l'aumento ha avuto una voce imponente negli aumenti degli oneri contrattuali, e ovviamente nell'ambito del processo di aziendalizzazione.
Io avevo anche annotato alcuni aspetti di polemica che si possono fare sotto il profilo politico, per quanto riguarda le decisioni preelettorali.
Mi sono annotato le 350 mila lire distribuite nel 2001, i ticket aboliti nel 2001, la legge 3 aprile 2001, che fa riferimento ad un'eliminazione dell'art. 18 in materia di cooperative. Tutti accorgimenti, questi sì, di tipo elettorale, ma gli oneri contrattuali non possono essere ricondotti ad una sapienza di tipo elettoralistico. Debbo ancora dire - e mi avvio alla conclusione - che il ricorrere, in una situazione di questo genere, dopo questo tipo d'indagine, ad ipotesi verso l'autorità giudiziaria o verso l'autorità amministrativa o contabile, mi pare sia un tentativo che non alimenta né la proposta politica né una corretta dialettica politica, n alimenta quella che deve essere la dignità istituzionale di questo luogo. E qui, qualche volta, ci si lamenta ripetutamente - e leggo anche oggi che vi è sempre il timore che delle iniziative di Giunta possano comportare l'esproprio delle funzioni del Consiglio. Ribadisco, per l'ennesima volta che le funzioni, il ruolo e la dignità del Consiglio si tutelano se il Consiglio lavora alacremente, decentemente, decorosamente, e se lavora con studio e con professionalità. Il lavoro ostruzionistico - e non voglio fare nessuno riferimento specifico - non può che determinare ciò che il Presidente Ghigo ha già affermato, e cioè nei limiti consentiti delle norme, un'applicazione dei poteri che sono propri. Quindi, concludo dicendomi assolutamente soddisfatto dell'esito di questa Commissione.
Sul piano amministrativo, il lavoro ha consentito un dibattito sereno ha consentito di raccogliere elementi, che sono stati tutti illustrati nella relazione, e la cui rilevanza è stata già oggetto di esame e di decisioni da parte della Giunta. E' evidente che, depurata la relazione delle considerazioni del Presidente - tutte opinabili, e non soltanto le argomentazioni sono opinabili - sono errati anche i dati, o comunque i dati non sono correttamente proposti in un contesto generale che non pu obbedire ad un mero espungimento ragionieristico dei numeri, come già, in un certo senso, osservava il Consigliere Gallarini. Abbiamo quindi evitato che la polemica ingigantisse al momento della scelta del Presidente, perch ritenevamo, a ragione - e i fatti lo hanno dimostrato - che la scelta del Presidente fosse del tutto ininfluente sui contenuti dell'inchiesta che si andava radicando. Debbo dire che, sul punto, l'opposizione ha cercato di alimentare una dialettica e una polemica politica, nel cui tranello evidentemente, non siamo caduti. Oggi, a fronte di questa mancanza di supporto e di sostanza per una polemica politica, che cosa il Presidente della I Commissione, e qualche Consigliere poi, viene in una sorta di excusatio non petita, ad ipotizzare una violazione della riservatezza dei lavori della Commissione che sarebbe avvenuta da parte, magari, anche della maggioranza? Debbo dire che se anche l'insinuazione fosse rivolta soltanto ai membri dell'opposizione, sarebbe un'insinuazione peregrina e gratuita perché non si comprende per quale ragione il Presidente Saitta dovrebbe avere degli sponsor della sua immagine anche all'interno, e non solo dell'opposizione. Quindi, mi pare che questo è un terreno che va abbandonato, come va abbandonato l'altro elemento che può sembrare apparentemente insidioso, ma che, nella sostanza, è la prova che i risultati di questa Commissione non potevano essere diversi. E cioè che questa è stata, più che una Commissione d'inchiesta, una Commissione d'indagine, ma il problema qual è? Se il dato formalistico e nominalistico ha un senso nel momento istitutivo, non ne ha più alcuno dopo l'elaborazione e la ricerca dei dati, perché se la Commissione ha svolto un lavoro che è stato d'indagine e non d'inchiesta, è perché la materia e il materiale in esame non consentiva altro che un fatto conoscitivo, e tutt'al più un aspetto interpretativo di quei dati che - abbiamo già detto essere stati non sempre correttamente utilizzati. Quindi, dobbiamo prendere atto sotto il profilo politico - e non dobbiamo dolercene come istituzioni e come politici - che "la montagna ha partorito il topolino".
Non dobbiamo dolerci se, da questa indagine, nulla è emerso d'inquietante o di allarmante sotto vari profili. Sono emersi dei dati che richiamano ed esigono delle risposte, e queste risposte le ha già date nelle sue conclusioni, seppure in modo contraddittorio, il Presidente della Commissione, quando in definitiva si chiede quale sia il rimedio e dice che non sa quale possa essere, ma successivamente enuclea ed enuncia già tutti i rimedi. Alcuni di questi, per la verità, già anticipati dall'Assessorato prima ancora dell'istituzione della Commissione; altri come frutto delle riflessioni a seguito delle indagini. Ma se uno va a ripercorrere l'elenco fatto all'ultima pagina della relazione, vede che in definitiva i punti di criticità sono stati tutti poi affrontati dalla Giunta e dall'Assessorato che hanno avviato una risposta sul punto. Il Presidente sottolinea che alcune risposte possono non essere adeguate, ma questa è l'utilità e questo esalta ancora una volta il dato politico significativo di questa inchiesta.
In definitiva, al di là di qualche inerzia, di qualche errore - com' cosparsa la vita di noi umani - null'altro è stato possibile segnalare. Non entro e non vado ad esaminare singolarmente gli aspetti particolari, salvo uno. E questo non per la prima volta, perché in questo dibattito non c' nulla di nuovo che non abbiamo, per un verso o per l'altro, già udito in quest'aula. L'unico dato è quello degli aumenti riferiti all'anno 2000, e sul punto si attarderà, con più dovizia di dati, l'Assessore. Devo dire che l'aumento ha avuto una voce imponente negli aumenti degli oneri contrattuali, e ovviamente nell'ambito del processo di aziendalizzazione.
Io avevo anche annotato alcuni aspetti di polemica che si possono fare sotto il profilo politico, per quanto riguarda le decisioni preelettorali.
Mi sono annotato le 350 mila lire distribuite nel 2001, i ticket aboliti nel 2001, la legge 3 aprile 2001, che fa riferimento ad un'eliminazione dell'art. 18 in materia di cooperative. Tutti accorgimenti, questi sì, di tipo elettorale, ma gli oneri contrattuali non possono essere ricondotti ad una sapienza di tipo elettoralistico. Debbo ancora dire - e mi avvio alla conclusione - che il ricorrere, in una situazione di questo genere, dopo questo tipo d'indagine, ad ipotesi verso l'autorità giudiziaria o verso l'autorità amministrativa o contabile, mi pare sia un tentativo che non alimenta né la proposta politica né una corretta dialettica politica, n alimenta quella che deve essere la dignità istituzionale di questo luogo. E qui, qualche volta, ci si lamenta ripetutamente - e leggo anche oggi che vi è sempre il timore che delle iniziative di Giunta possano comportare l'esproprio delle funzioni del Consiglio. Ribadisco, per l'ennesima volta che le funzioni, il ruolo e la dignità del Consiglio si tutelano se il Consiglio lavora alacremente, decentemente, decorosamente, e se lavora con studio e con professionalità. Il lavoro ostruzionistico - e non voglio fare nessuno riferimento specifico - non può che determinare ciò che il Presidente Ghigo ha già affermato, e cioè nei limiti consentiti delle norme, un'applicazione dei poteri che sono propri. Quindi, concludo dicendomi assolutamente soddisfatto dell'esito di questa Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi, dopo un lungo lavoro della Commissione d'inchiesta, oggi, con la relazione del Presidente e del Vicepresidente, si rassegnano le conclusioni di lunghi ed importanti lavori.
Voglio sintetizzare alcuni punti della relazione conclusiva del Presidente, che erano stati anche oggetto di ampio dibattito e di ampia e diffusa documentazione, esaminata in Commissione nel corso di questi mesi per arrivare ad una conclusione che mi sembra la conclusione politico amministrativa che noi potremmo trarre da quel lungo lavoro e dal dibattito di oggi; soprattutto la conclusione politico-amministrativa che possa dare da parte del Consiglio alla Giunta quelle indicazioni su cui lavorare per mettere mano a gravi storture che nella sanità piemontese, da questa relazione, possiamo registrare.
Le metterei in fila. La Commissione, come si è detto, parte non indagando specificamente sul caso Molinette, ma assume alcune questioni che riguardano questa struttura, le individua e le esamina. Soprattutto i lavori della Commissione mettono in evidenza che vi è un incremento del 41 dei costi della spesa sanitaria per il personale; che i dipendenti aumentano di 5.307 unità (+16,50%); che nel frattempo vi è un aumento di costi e un aumento di personale.
Ricordo che tutto si gioca intorno all'anno 2000, e questo è un punto cruciale. Per quanto riguarda i costi e i dipendenti, l'anno che ricorre ricorre e ricorre in tutte queste vicende è il 2000; negli stessi anni le degenze ordinarie diminuiscono a 13.000 da 16.900, mentre le degenze di day hospital aumentano di un semplice migliaio; i servizi territoriali non aumentano, anzi a volte si chiudono; in termini di posti letto, si riduce il numero; si riducono di quasi una decina i piccoli ospedali piemontesi senza sostituirli con servizi territoriali, senza sostituirli con degenze in day hospital e quindi con alternative al ricovero; quel peso dei ricoveri impropri di cui l'Assessore D'Ambrosio ci ha tanto parlato in quest'aula e ci ha detto essere una delle cause dei deficit sanitari piemontesi e delle difficoltà, ecco questi diminuiscono.
Aumento dei costi, diminuzione dei servizi e della loro riconversione in elementi alternativi al ricovero: questo, secondo me, è un punto chiave.
E tutto ha come anno chiave l'anno 2000. Nello stesso tempo, le consulenze sanitarie nel 2001 ammontano a 72 miliardi (+69%) e, mentre avviene questo nell'edilizia sanitaria si sottostima l'apporto dei lavori nei progetti, vi è spesso una mancanza di adeguata progettazione nella fornitura dei beni sanitari di consumo che possiamo registrare.
Vicepresidente, le ASL non sanno comprare, ma soprattutto la Regione non le ha mai aiutate in questa direzione. Sarebbe stato sufficiente esaminare i dati dell'Osservatorio dei prezzi e chiedere alle ASL più capaci di acquistare per le altre.
I contratti di servizio di ristorazione e il passaggio alla gestione diretta impediscono l'esame con una qualsiasi documentazione che confronti i costi. Gli appalti, la modalità del Global Service si evidenzia dai dati che porta a un aumento del costo anziché a una sua diminuzione, oltre che a un irrigidimento del mercato e all'eliminazione della concorrenza. Noi abbiamo casi di ASL eclatanti, da questo punto di vista, che sono molto numerose, ma riguardano soprattutto le grandi ASO, i più grandi ospedali del Piemonte, dalle Molinette, all'Ospedale Maggiore di Novara, che è il secondo ospedale, alle altre grandi ASO, che con questa vicenda del Global Service entrano in una difficile possibilità di contenimento dei costi anzi di aumento degli stessi per quanto riguarda le mense.
I controlli dei colleghi sindacali sempre in quegli anni, gli anni cruciali, intorno al 2000; quei controlli dei colleghi sindacali e i rilievi più frequenti che riguardano consulenze, appalti, esecuzione dei lavori, Global Service, alienazione di beni, sistemi informatici acquisizione gratuita di apparecchiature sanitarie, ebbene tutto questo sempre in quegli anni cruciali, non viene assolutamente tenuto in considerazione dall'Amministrazione regionale. E così, in quegli anni cruciali (1996-2001), avviene un processo sugli incarichi di direzione, i primariati: 667 incarichi in più, 400 per Direttori, 207 per nuove strutture e via discorrendo. Spesso le selezioni sono con un solo candidato (135), e quello vince; altre selezioni, invece, trovano dei tempi lunghissimi e abbiamo visto quella delle Molinette per la diabetologia abbiamo visto l'ostetricia e ginecologia di Borgomanero (mentre si chiude Domodossola, non si sostituisce neanche il posto di primario a Borgomanero tanto per rendere più difficile e significativa la situazione in quella zona). Nel frattempo, non si coglie l'occasione di ampi pensionamenti dei primari per accorpare reparti, per razionalizzare, per accorpare quelle ostetricia e ginecologia, ad esempio, Assessore, in tutte quelle realtà del Piemonte dove sono superflue, non sulle montagne, e si perde l'occasione per riorganizzare primariati e dipartimenti. Ma ci sono 607 incarichi spolverizzati con procedure che spesso sono procedure non chiare, spesso sono procedure non convincenti nell'assegnazione di quel primariato.
Cosa avviene successivamente in questa direzione? Che nel sistema di finanziamento delle ASR si procede in modo assolutamente discrezionale e si presentano a quest'aula rendiconti trimestrali falsi; questo ci viene detto in un'audizione avvenuta in Commissione con una documentazione che viene lì rilasciata, non è una mia affermazione. Rendiconti trimestrali che hanno queste caratteristiche, con previsioni talmente errate, perché non tengono conto di alcune voci come la farmaceutica, che non potevano altro che rivelarsi fasulle al momento in cui si fosse andati a verificare. Quindi tra le previsioni trimestrali e il rendiconto vi è uno scarto enorme perché la previsione non era attendibile, da questo punto di vista.
Inoltre, si danno e si assegnano alle ASR finanziamenti non sulla base di un meccanismo certo e verificabile, la quota capitaria, ma sulla base di altro; così per le alienazioni immobiliari, così per le consulenze e così per il ruolo dell'ARESS, che non svolge alcuna (o scarsa) attività scientifica e di consulenza, ma molta progettazione di ospedali, mai deliberati dalla Giunta regionale, come quello di Novara, come quello del VCO, come quello del Canavese, progettazioni senza carattere scientifico senza alcuna documentazione e quant'altro.
Arriviamo alla conclusione, Assessore, Presidente e cari colleghi. La conclusione cui si arriva da parte del Presidente della Commissione è che il sistema non fosse una cosa legata alle singole Molinette, che le Molinette non fossero un caso isolato, ma che questo processo coinvolgesse l'intero sistema sanitario piemontese. E le dirò di più. E' un processo che coinvolge l'intero sistema sanitario piemontese su una cosa particolare: l'interruzione, da parte della Giunta, del processo e del rapporto tra programmazione, gestione e controllo.
La programmazione qui non si fa più. Il Presidente Ghigo l'altra volta ci ha detto: "Ricorrerò sempre e in ogni caso alle deliberazioni di Giunta"; il piano sanitario è scomparso e non s'intende farlo. Quindi la programmazione scompare, si dissolve, comincia in quegli anni cruciali per una dissoluzione compiuta in questa legislatura.
La gestione da parte delle ASL o è farraginosa o è senza criteri oggettivi o è fatta discrezionalmente attraverso assegnazioni discrezionali di risorse ai Direttori più compiacenti, questa è la gestione, e il controllo non c'è, perché non ci sono i dati e non lo si realizza quando lo si potrebbe realizzare; interrotto quel circolo vizioso, è stato l'elemento fondamentale per determinare un uso della spesa pubblica, lievitata ad 11.000 miliardi, da parte di un partito trasversale che si è costituito dello spreco della cosa pubblica, che ha determinato il finanziamento di un sistema di potere nella sanità piemontese enorme e pervasivo. E non è casuale che da quel sistema di potere si sia arroccata quella costruzione e la si sia finanziata intorno alla campagna elettorale dell'anno 2000.
La vicenda delle distorsioni della sanità piemontese hanno una data hanno un origine, è il momento in cui il Presidente Ghigo è stato riconfermato Presidente di questa Regione. Da quel momento, da quegli anni comincia l'ordine di distorsione.
Ritengo che ci sia una responsabilità tecnica e politica piena dell'Assessore D'Ambrosio e una responsabilità compiuta ed integralmente sua in questa costruzione.
Per questa ragione, abbiamo presentata un ordine del giorno che chiede sulla base dell'esame dei dati della Commissione, di assumere urgentemente misure da parte della Giunta regionale da sottoporre ovviamente al Consiglio, non con i poteri della Giunta - abbiamo fatto un ricorso al TAR per questo - e a presentare entro tempi strettissimi in Commissione e in quest'Aula il Piano sanitario regionale, riaprendo le consultazioni con la comunità piemontese che aveva già bocciato un primo testo, che richiede invece, che sia corposo e pieno di allegati, per ricostruire la trasparenza delle decisioni, quel circolo virtuoso tra programmazione, gestione e controllo e uno spostamento di poteri verso il basso, verso i sindaci e verso le comunità, perché possano controllare gli elementi della programmazione regionale e contribuire con la Regione al controllo di una gestione che è ormai fuori da ogni controllo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Potrei iniziare il mio intervento dicendo: "8 ottobre 2002, nessuna novità". Ho usato questo inizio già nell'intervento della scorsa seduta del Consiglio regionale, poi qualche novità dal nostro punto di vista c'è.
Ricordo il clima del 21 dicembre dello scorso anno e i toni di accusa quando si istituì la Commissione d'inchiesta e d'indagine sull'attività delle ASL e delle ASO avvenuta con il voto unanime del Consiglio e con la nostra convinzione in allora di istituirla.
Oggi registro, nonché ci sia stato un piccolo intervento distonico da parte della Consigliere Manica e contestuale deposito di un ordine del giorno molto blando dal mio punto di vista, un clima più sereno e più civile.
Il dibattito ha dato ad ognuno di noi la possibilità di fare una valutazione complessiva sulle risultanze del lavoro della Commissione. A questo proposito, ringrazio il Consigliere Gallarini che ha rappresentato la maggioranza nell'Ufficio di Presidenza della Commissione d'indagine e di inchiesta e che si è fatto carico di un intervento a nome del nostro Gruppo e della stessa maggioranza.
significativo, Presidente Ghigo, che quanto ipotizzato dalla Sinistra in allora, il 21 dicembre del 2001 e successivamente nei Consigli regionali di gennaio, di un coinvolgimento del centrodestra, della politica regionale in fatti dolorosi e in fatti di malasanità non sia stato riscontrato.
Emerge la necessità di modificare la legislazione per migliorare i controlli. Le risultanze del lavoro di questa Commissione costituiscono in questa direzione un ulteriore stimolo.
Voglio fare alcune considerazioni sulla gestione della Commissione in questi mesi. Siamo stati convinti da subito e con noi Alleanza Nazionale ma non tutti i Gruppi della maggioranza, sull'assegnare la Presidenza di questa Commissione delicata e con compiti d'indagine e d'inchiesta, così come avviene in Parlamento Nazionale, ad un esponente della minoranza.
Non abbiamo messo veti su alcun nome, compreso quello del Consigliere regionale Saitta, che poi è diventato Presidente di questa Commissione.
Il 14 gennaio abbiamo avuto una riunione vivace di maggioranza, poi tutta la maggioranza si è convinta e ha fatto questa scelta, con responsabilità e convinzione politica. Il Consigliere Saitta, però - lo ha dimostrato il lavoro di questi mesi - ha usato questa Commissione per creare un personaggio e per la propria visibilità politica.
Ogni tanto, simpaticamente, dico al Consigliere Saitta, come gli ho ripetuto questa mattina, siccome vuole candidarsi a Presidente della Provincia di Torino nel 2004, che ha cominciato la sua pre-campagna elettorale. Ho registrato scorrettezze istituzionali numerosissime e una conduzione parziale della Commissione.
Ricordo la date del 9 febbraio 2002 in Piazza Carignano, fuori dalle mura del Consiglio regionale, il Consigliere regionale Saitta, Presidente di quella Commissione delicata, accusare il Presidente Ghigo di aver preso i soldi da Odasso, testualmente e ripreso sugli organi di informazione.
Considerazione gratuita da parte del Consigliere Saitta, mai smentita, in parte edulcorata, certamente negata dallo stesso Consigliere Saitta, ma successivamente smentito e sbugiardato dalla registrazione di Radio Radicale. Il Consigliere Saitta è stato "inchiodato" alle proprie responsabilità.
Chiedemmo le dimissioni del Presidente Saitta, ma lui resistette tant'è che ha chiuso i lavori della Commissione nel mese di luglio. Con quelle affermazioni dimostrò che aveva già maturato ed emesso un proprio giudizio e una sentenza, smentita dai fatti e smentita dalla stessa relazione del Presidente Saitta di questa mattina con suoi commenti politici, che non condividiamo.
Già in allora fu individuata l'incompatibilità di un Presidente, che voleva gestire una Commissione come il Presidente Saitta ha gestito.
Avevamo ragione, tutto è stato confermato, bastava leggere i giornali e ascoltare la televisione.
Alcune volte venivano anticipate dai giornali - il Consigliere Saitta negava di dare le informazioni - alcune notizie, che avrebbero dovuto venir fuori solo successivamente, su relazioni che lo stesso Presidente Saitta avrebbe fatto quel giorno durante i lavori della Commissione e che noi Commissari potevamo conoscere nella giornata di giovedì, quando solitamente si riuniva la Commissione.
La Commissione fu congelata, così intitolò un giornale importante della città di Torino, ma noi abbiamo insistito affinché i lavori della Commissione continuassero. Avevamo utilità e grande convinzione che dovessero andare avanti. Il Consigliere Saitta resistette e la Commissione procedette. Perché oggi non c'é stata una relazione unica? Qualcuno ricordava - io sono in quest'aula da due anni e mezzo, non ero presente nella passata Legislatura - che forse è la prima volta che non c'è una relazione unica in Consiglio regionale dopo i lavori di una Commissione d'indagine e d'inchiesta.
In tal senso, simpaticamente, quando la Giunta e la maggioranza soprattutto, perché prese la decisione di forzare la chiusura dei lavori nel mese di luglio, dissi - ripeto - simpaticamente: "Se il Consigliere Saitta è partito con due-tre giorni d'anticipo per le vacanze non è colpa nostra." Credo che non ci sia stata una relazione unica perché non vi erano le condizioni, tant'é che il fatto è stato dimostrato dalla relazione di Saitta e dai suoi commenti e dalla relazione del Consigliere Gallarini dall'altra parte.
La relazione vera è quella asettica con i suoi dodici centimetri di allegati. Non condividiamo la relazione del Presidente Saitta, perché la riteniamo di parte, ci riconosciamo - l'ho già detto prima - nella relazione del Presidente Gallarini.
La Commissione è stato utile, abbiamo oggi un quadro reale della situazione, anche se - ricordiamo - rigettiamo l'analisi del Presidente Saitta e, in modo particolare, rigettiamo i suoi commenti politici e non solo politici. Voglio evidenziare alcuni temi: la vendita degli immobili la gestione del patrimonio delle ASL e delle ASO. La Giunta regionale ha già dato incarico all'ARESS di fare un inventario sul patrimonio delle aziende, che è il primo punto, nessuno sa quali e quanti siano esattamente certamente un indice di grandezza c'è.
Il 7 gennaio 2001: quella contestata delibera da parte dell'opposizione prevedeva l'istituzione dell'Agenzia per la gestione del patrimonio delle ASL e, successivamente, fu presentato dall'Assessore al patrimonio l'allora Assessore Burzi, un disegno di legge che fu assegnato in Commissione e che lì giacette.
Certo che una gestione degli immobili che venga ricondotta ad unità non potrebbe che portare beneficio, sia in termini di un'eventuale alienazione di quegli immobili, per le esperienze di un organo unico, ma soprattutto per la gestione del patrimonio immobiliare, che potrebbe essere ottimizzato sia per il patrimonio coerente che per quello incoerente, e quindi eventualmente, farlo rendere e liberare delle risorse da investire per la nostra sanità.
Un altro aspetto, Presidente, è stato quello degli acquisti: ASL diverse, prodotti uguali, quantità diverse, stesso fornitore, prezzi diversi, alcune volte più alti dove vi é stata una maggiore fornitura principio che non funziona. Normalmente quando si compra di più, si spunta il prezzo migliore.
Anche qui, il 07 gennaio 2001 la Giunta regionale aveva proposto la centralizzazione degli acquisti per risparmiare. Perché è chiaro che se l'appalto è unico, e vi é un unico interfaccia tra l'acquisto e il fornitore, si spunta il prezzo migliore, a fronte anche di una maggiore quantità di prodotto che viene acquistato. Credo che la delibera dell'08 luglio di quest'anno, con l'istituzione dei quadranti, vada già nelle more di una applicazione più generale in questo senso, perché è certo che se gli acquisti, anche se non discussi, vengono quantomeno confrontati all'interno dello stesso quadrante, c'é già un miglioramento della situazione.
stato citato, inoltre, un esubero, vero o presunto, di personale amministrativo. Con alcuni Consiglieri del Gruppo che ho l'onore di presiedere, avevamo già fatto una proposta discorsiva - adesso ci riserveremo anche di fare un progetto di legge in questo senso - per prevedere, ad esempio, un programma di mobilità degli amministrativi.
Il Governo Berlusconi, non a caso, ha bloccato le assunzioni del personale. Se le aziende hanno, tra virgolette, troppi amministrativi come ho ascoltato quest'oggi dai banchi dell'opposizione - questi possono essere messi in mobilità, magari con un piano e un programma di mobilità condiviso ed incentivato. Per esempio, se c'é un amministrativo in un ospedale di Torino, gli si dice: "Se vai a lavorare in Comune ti diamo quattro mesi di mensilità" (non so quale possa essere l'incentivo), e magari passa dalla sanità al Comune, nel quale ricopre, in un regime di un blocco delle assunzioni, il posto che differentemente non potrebbe occupare, e la Regione, l'ASL, la sanità, si liberano, tra virgolette, di un esubero in campo amministrativo.
Relativamente ai controlli - il nodo della questione - è stato detto che ne sono stati fatti pochi e sono stati fatti male. Tutti i Consiglieri che mi hanno preceduto hanno fatto alcune valutazioni in questo ambito.
Credo che la norma debba essere revisionata. Non so se bisogna istituire un ispettorato centrale, come la Banca d'Italia, che dice "Fermi tutti!", come fa la Guardia di Finanzia, piuttosto che mettere i contratti come ha proposto questa mattina il collega Tapparo, che può essere utile relativamente alle consulenze su internet e quant'altro. Per sostanzialmente la norma deve essere revisionata: più controlli e più efficienza per liberare le risorse e per poterle spendere per incrementare i servizi, servizi che in Piemonte sono già buoni e che in Italia, va comunque ricordato, Presidente e Assessore alla sanità, sono maggiori rispetto a quelli di altre Regioni, come abbiamo visto nel dibattito sui LEA.
Ecco perché ho sottoscritto un ordine del giorno in questo senso. Il nostro ruolo non si ferma qui. Facciamo esperienza di questa analisi. Il collega Gallarini ha detto: "Le cose devono andare meglio".
Un'ultimissima considerazione: l'aziendalizzazione ha dei riscontri che devono essere rivisti. Il ruolo del Direttore Generale, senza stravolgerlo deve essere riequilibrato - meno monocratico - senza intaccare, per l'efficienza della gestione, anche se la decisione del Governo Berlusconi del Presidente Berlusconi e del Ministro Sirchia, va ricordato a tutti Grazie, Presidente. Potrei iniziare il mio intervento dicendo: "8 ottobre 2002, nessuna novità". Ho usato questa frase già nell'intervento della scorsa seduta del Consiglio regionale, poi qualche novità dal nostro punto di vista c'è.
Ricordo il clima del 21 dicembre dello scorso anno e i toni di accusa quando si istituì la Commissione d'inchiesta e d'indagine sull'attività delle ASL e delle ASO. Questo avvenne con il voto unanime del Consiglio e con la nostra convinzione in allora di istituirla.
Oggi registro, nonché ci sia stato un piccolo intervento distonico da parte della Consigliera Manica e contestuale deposito di un ordine del giorno molto blando dal mio punto di vista, un clima più sereno e più civile.
Il dibattito ha dato ad ognuno di noi la possibilità di fare una valutazione complessiva sulle risultanze del lavoro della Commissione. A questo proposito, ringrazio il Consigliere Gallarini che ha rappresentato la maggioranza nell'Ufficio di Presidenza della Commissione d'indagine e di inchiesta e che si è fatto carico di un intervento a nome del nostro Gruppo e della stessa maggioranza.
significativo, Presidente Ghigo, che quanto ipotizzato dalla Sinistra in allora, il 21 dicembre del 2001 e successivamente nei Consigli regionali di gennaio, di un coinvolgimento del centrodestra, della politica regionale in fatti dolorosi e in fatti di malasanità non è riscontrato. Emerge la necessità di modificare la legislazione per migliorare i controlli. Le risultanze del lavoro di questa Commissione costituiscono in questa direzione un ulteriore stimolo.
Voglio fare alcune considerazioni sulla gestione della Commissione in questi mesi. Siamo stati convinti da subito e con noi Alleanza Nazionale ma non tutti i Gruppi della maggioranza, sull'assegnare la Presidenza di questa Commissione delicata e con compiti d'indagine e d'inchiesta, così come avviene in Parlamento Nazionale, ad un esponente della minoranza.
Non abbiamo messo veti su alcun nome, compreso quello del Consigliere regionale Saitta, che poi è diventato Presidente di questa Commissione.
Il 14 gennaio abbiamo avuto una riunione vivace di maggioranza, poi tutta la maggioranza si è convinta e ha fatto questa scelta, con responsabilità e convinzione politica. Il Consigliere Saitta, però - lo ha dimostrato il lavoro di questi mesi - ha usato questa Commissione per creare un personaggio e per la propria visibilità politica.
Ogni tanto, simpaticamente, dico al Consigliere Saitta, come gli ho ripetuto questa mattina, siccome vuole candidarsi a Presidente della Provincia di Torino nel 2004, che ha cominciato la sua pre-campagna elettorale. Ho registrato scorrettezze istituzionali numerosissime e una conduzione parziale della Commissione.
Ricordo la data del 9 febbraio 2002 in Piazza Carignano, fuori dalle mura del Consiglio regionale, il Consigliere regionale Saitta, Presidente di quella Commissione delicata, accusare il Presidente Ghigo di aver preso i soldi da Odasso, testualmente e ripreso sugli organi di informazione.
Considerazione gratuita da parte del Consigliere Saitta, mai smentita, in parte edulcorata, certamente negata dallo stesso Consigliere Saitta, ma successivamente smentito e sbugiardato dalla registrazione di Radio Radicale. Il Consigliere Saitta è stato "inchiodato" alle proprie responsabilità.
Chiedemmo le dimissioni del Presidente Saitta, ma lui resistette tant'è che chiuse i lavori della Commissione nel mese di luglio. Con quelle affermazioni dimostrò che aveva già maturato ed emesso un proprio giudizio e una sentenza, smentita dai fatti e smentita dalla stessa relazione del Presidente Saitta di questa mattina con suoi commenti politici, che non condividiamo.
Già in allora fu individuata l'incompatibilità di un Presidente, che voleva gestire una Commissione come il Presidente Saitta ha gestito.
Avevamo ragione, tutto è stato confermato, bastava leggere i giornali e ascoltare la televisione.
Alcune volte erano anticipate dai giornali - il Consigliere Saitta negava di dare le informazioni - alcune notizie, che sarebbero dovute venir fuori solo successivamente, su relazioni che lo stesso Presidente Saitta avrebbe fatto quel giorno durante i lavori della Commissione e che noi Commissari potevamo conoscere nella giornata di giovedì, quando solitamente si riuniva la Commissione.
La Commissione fu congelata, così intitolò un giornale importante della città di Torino, ma noi abbiamo insistito affinché i lavori della Commissione continuassero. Avevamo utilità e grande convinzione che i lavori dovessero andare avanti. Il Consigliere Saitta resistette e la Commissione procedette. Perché oggi non c'é stata una relazione unica? Qualcuno ricordava - io sono in quest'aula da due anni e mezzo, non ero presente nella passata Legislatura - che forse è la prima volta che non c'è una relazione unica in Consiglio regionale dopo i lavori di una Commissione d'indagine e d'inchiesta.
In tal senso, simpaticamente, quando la Giunta e la maggioranza soprattutto, perché prese la decisione di forzare la chiusura dei lavori nel mese di luglio, dissi - ripeto - simpaticamente: "Se il Consigliere Saitta è partito con due-tre giorni d'anticipo per le vacanze non è colpa nostra.".
Credo che non ci sia stata una relazione unica perché non vi erano le condizioni, tant'é che il fatto è stato dimostrato dalla relazione di Saitta e dai suoi commenti e dalla relazione del Consigliere Gallarini dall'altra parte.
La relazione vera è quella asettica con i suoi dodici centimetri di allegati. Non condividiamo la relazione del Presidente Saitta, perché la riteniamo di parte, ci riconosciamo - l'ho già detto prima - nella relazione del Presidente Gallarini.
La Commissione è stata utile, abbiamo oggi un quadro reale della situazione, anche se - ricordiamo - rigettiamo l'analisi del Presidente Saitta e, in modo particolare, rigettiamo i suoi commenti politici e non solo politici. Voglio evidenziare alcuni temi: la vendita degli immobili la gestione del patrimonio delle ASL e delle ASO. La Giunta regionale ha già dato incarico all'ARES di fare un inventario sul patrimonio delle aziende, che è il primo punto, nessuno sa quali e quanti siano esattamente certamente un indice di grandezza c'è.
Il 7 gennaio 2001: quella contestata delibera da parte dell'opposizione prevedeva l'istituzione dell'Agenzia per la gestione del patrimonio delle ASL e, successivamente, fu presentato dall'Assessore al patrimonio l'allora Assessore Burzi, un DDL che fu assegnato in Commissione e che lì giacette.
Certo che una gestione degli immobili che sia ricondotta ad unità non potrebbe che portare beneficio, sia in termini di un'eventuale alienazione di quegli immobili, per le esperienze di un organo unico, ma soprattutto per la gestione del patrimonio immobiliare, che potrebbe essere ottimizzato sia per il patrimonio coerente che per quello incoerente, e quindi eventualmente, farlo rendere e liberare delle risorse da investire per la nostra sanità.
Un altro aspetto, Presidente, è stato quello degli acquisti: ASL diverse, prodotti uguali, quantità diverse, stesso fornitore, prezzi diversi, alcune volte più alti dove vi é stata una maggiore fornitura principio che non funziona. Normalmente quando si compra di più, si spunta il prezzo migliore.
Anche qui, il 07 gennaio 2001 la Giunta regionale aveva proposto la centralizzazione degli acquisti per risparmiare. Perché è chiaro che se l'appalto è unico, e vi é un unico interfaccia tra l'acquisto e il fornitore, si spunta il prezzo migliore, a fronte anche di una maggiore quantità di prodotto che è acquistato. Credo che la delibera dell'8 luglio di quest'anno, con l'istituzione dei quadranti, vada già nelle more di un'applicazione più generale in questo senso, perché è certo che se gli acquisti, anche se non discussi, sono quantomeno confrontati all'interno dello stesso quadrante, c'é già un miglioramento della situazione.
stato citato, inoltre, un esubero, vero o presunto, di personale amministrativo. Con alcuni Consiglieri del Gruppo che ho l'onore di presiedere, avevamo già fatto una proposta discorsiva - adesso ci riserveremo anche di fare un progetto di legge in questo senso - per prevedere, ad esempio, un programma di mobilità degli amministrativi.
Il Governo Berlusconi, non a caso, ha bloccato le assunzioni del personale. Se le aziende hanno, tra virgolette, troppi amministrativi come ho ascoltato quest'oggi dai banchi dell'opposizione - questi possono essere messi in mobilità, magari con un piano e un programma di mobilità condiviso ed incentivato. Per esempio, se c'é un amministrativo in un ospedale di Torino, gli si dice: "Se vai a lavorare in Comune ti diamo quattro mesi di mensilità" (non so quale possa essere l'incentivo), e magari passa dalla sanità al Comune, nel quale ricopre, in un regime di un blocco delle assunzioni, il posto che differentemente non potrebbe occupare, e la Regione, l'ASL, la sanità, si liberano, tra virgolette, di un esubero in campo amministrativo.
Relativamente ai controlli - il nodo della questione - è stato detto che ne sono stati fatti pochi e sono stati fatti male. Tutti i Consiglieri che mi hanno preceduto hanno fatto alcune valutazioni in questo ambito.
Credo che la norma debba essere revisionata. Non so se bisogna istituire un ispettorato centrale, come la Banca d'Italia, che dice "Fermi tutti!", come fa la Guardia di Finanza, piuttosto che mettere i contratti come ha proposto questa mattina il collega Tapparo, che può essere utile relativamente alle consulenze su internet e quant'altro. Per sostanzialmente la norma deve essere revisionata: più controlli e più efficienza per liberare le risorse e per poterle spendere per incrementare i servizi, servizi che in Piemonte sono già buoni e che in Italia, va comunque ricordato, Presidente e Assessore alla sanità, sono maggiori rispetto a quelli di altre Regioni, come abbiamo visto nel dibattito sui LEA.
Ecco perché ho sottoscritto un ordine del giorno in questo senso. Il nostro ruolo non si ferma qui. Facciamo esperienza di questa analisi. Il collega Gallarini ha detto: "Le cose devono andare meglio".
Un'ultimissima considerazione: l'aziendalizzazione ha dei riscontri che devono essere rivisti. Il ruolo del Direttore Generale, senza stravolgerlo deve essere riequilibrato - meno monocratico - senza intaccare, per l'efficienza della gestione, anche se la decisione del Governo Berlusconi del Presidente Berlusconi e del Ministro Sirchia, va ricordato a tutti dice: "Tutti a casa i Direttore Generali che non raggiungono e che non rispettano il budget".
In questo ambito potrebbe anche essere utile, in un'ottica di confronto, valutare se tornare alla contabilità finanziaria rispetto alla contabilità economica, in modo che debbano essere eventualmente le aziende sottoposte ad una variazione del loro bilancio quando fanno gli acquisti oltre budget o dire dove prendono, nel loro stesso budget, le risorse per fare quell'acquisto o per sostenere quella spesa.
Non può essere la Giunta regionale certamente additata come responsabile di tutto quello che non va.
Caro collega Chiezzi, ho letto il suo ordine del giorno. Quello della Presidente Manica e dei colleghi dei centrosinistra ho già commentato essere molto debole e molto riassuntivo. Insomma, da questa Commissione d'Inchiesta mi aspettavo un ordine del giorno eclatante.
Quello del collega Chiezzi dice: "L'invio alla Procura della Repubblica degli atti". Da parte nostra nulla osta. Credo che comunque la Procura della Repubblica, con i suoi sistemi di indagine, avrà già questi atti anche solo avendo conservato semplicemente i giornali. Tuttavia, noi siamo sostanzialmente d'accordo.
Certamente ha ragione il Presidente Ghigo quando parla del piano sanitario: con questa situazione, in questo Consiglio regionale, dove l'impiego del Regolamento è utile per fermare i lavori e per limitare la programmazione, fa bene la Giunta ad anticipare, come ha fatto l'8 luglio perché non può la sanità aspettare le risposte. E certamente non ci si pu confrontare su un piano per il prossimo triennio e impiegare magari tre o quattro anni per discutere ed eventualmente approvare.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito.
La parola all'Assessore D'Ambrosio per la replica.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente.
Cortesi colleghi, quando il 21 dicembre 2001, a seguito dei noti avvenimenti accaduti alle Molinette, fu insediata la Commissione d'Inchiesta, voluta - lo ricordo - dalla quasi totalità dei Consiglieri presenti in quest'Aula, non pochi temevano che il caso Molinette potesse essere la punta di un iceberg.
La lettura dei copiosi verbali prodotti - ringrazio anch'io sia il Presidente Saitta che tutti i componenti della Commissione per il lavoro svolto - mi autorizzano a credere che quel dubbio era infondato e che pertanto il caso Molinette è stato un caso isolato, risultato, questo, che non può che far piacere a chi ha a cuore la sanità piemontese, a prescindere dalle appartenenze politiche.
Cosa, invece, ha evidenziato la Commissione d'Inchiesta e cosa deve essere sollecitamente recepito, alla luce del lavoro svolto in questi sei mesi? Soprattutto alcune criticità di ordine amministrativo-gestionale.
Devo sottolineare che alcune di queste criticità, ad esempio quelle discendenti dall'eccessiva autonomia dei manager, sono difficilmente risolvibili nell'immediato, perché conseguenza dell'applicazione di norme statali.
Devo altresì sottolineare che nelle riunioni con i colleghi a Roma si è più volte evidenziato questo eccessivo autocratismo e questa autonomia che sia il 502 che il 229 hanno attribuito ai Direttori Generali. Per cui si sta anche lavorando in ambito romano per quanto attiene questa eccessiva autonomia dei Direttore Generali.
Altre criticità evidenziate, su cui è senz'altro possibile incidere sono quelle che attengono le difformità dei prezzi di acquisto dei beni e servizi, ancorché, però, sono state evidenziate in un modo che oserei definire di parte. Questo è l'ulteriore elemento che non è stato indubbiamente corretto. I lavori della Commissione il giorno dopo venivano pubblicati da qualche giornale amico; ma soprattutto venivano pubblicati da qualche giornale amico senza che ci fosse un doveroso confronto con il sottoscritto, che poteva accettare o ribattere quanto affermato e quanto veniva loro passato.
Mi è doveroso, allora, fare un piccolo accenno all'acquisto di beni e servizi. Se si fa un paragone tra un ago per biopsia senza la pistola, è chiaro che quell'ago per biopsia costi molto di più. Per quanto riguarda i termometri clinici, è possibile constatare una generale riduzione dei prezzi nel tempo. Ecco, allora, che il prezzo del termometro acquistato a Chivasso del 1999 è superiore rispetto a quello acquistato nell'ASO di Cuneo nel 2001. Ma il confronto sui prezzi potrebbe continuare a lungo.
Anche per quanto riguarda gli zoccoli, gli sheet, valgono le considerazioni fatte in precedenza. La qualità anzitutto va considerata e questo non è avvenuto nel diffondere la notizia della difformità di questi prezzi.
Pertanto, la qualità richiesta all'ASL e quella fornita condizionano il prezzo dei beni acquistati.
Ricordo, inoltre, che le caratteristiche dei prodotti sono riportate nelle note tecniche, che vanno lette prima di procedere ad effettuare confronti fra oggetti non omogenei.
Indubbiamente l'acquisto di beni e servizi è fondamentale anche per il bilancio regionale ed è un aspetto sul quale ci stiamo impegnando perché il nostro Osservatorio Prezzi, da tutti criticato, è stato il primo Osservatorio Prezzi in Italia. Se è vero che la Sardegna, il Friuli, la Valle d'Aosta fanno riferimento al nostro Osservatorio Prezzi, vuol dire che non è, in assoluto, qualcosa da gettare.
Nella relazione è stata sottolineata la difformità nei comportamenti dei Collegi dei Revisori; a questo proposito posso anticipare che fra qualche giorno verranno convocati tutti i revisori, anche perché le relazioni pervenute al sottoscritto sono le relazioni semestrali, nelle quali non si evidenziano, se non in due casi, delle irregolarità.
Il procedimento che avviene nell'ASL è questo: quando il revisore o Sindaco - che dir si voglia - rileva qualche irregolarità, la comunica al direttore generale, il quale...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

SAITTA Antonio (fuori microfono)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

I verbali me li avete dati voi!



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Sì, ma la Regione riceve le relazioni trimestrali e semestrali. Nella riunione che si terrà di qui a qualche giorno, potremo sollecitare un invio mensile delle relazioni dei Revisori dei Conti.
Inoltre, è assolutamente sbagliato affermare che vengono ridotti i posti letto e che aumentano i primari.
Anzitutto, i primari sono aumentati perché i decreti legislativi hanno determinato di nominare - e qualcuno dei colleghi l'ha già evidenziato dei primari che prima non c'erano.
Faccio riferimento alla prevenzione: 6 unità operative autonome per 22 ASL (sono già più di 100), così come nei distretti, ancorché non in tutti i distretti ci sono le 3 unità operative autonome, ma 66 distretti per 3 unità operative autonome rappresentano un certo numero.
E' stato sbandierato da più parti che la Regione Piemonte ha nominato primari senza avere posti letto. E' chiaro: se si nomina un primario di anestesia o di un laboratorio di analisi, il posto letto sicuramente non c'è.
Pertanto, in estrema sintesi, non più di 50 primari sono stati nominati ex novo.
Sulla nomina dei primari, poi, è inutile dibattere o fare accuse velate, o meno, alla Giunta, perché la disposizione nazionale prevede una pressoché totale autonomia del direttore generale nel nominare il primario ancorché una Commissione costituita dal direttore sanitario e da due primari dell'ospedale esamina il concorrente e stila una pseudo graduatoria.
Ripeto, però, che la discrezionalità del direttore generale è pressoch totale e, pertanto, la nomina dei primari non è da addebitare alla Giunta regionale.
Ribadisco, soprattutto, una volta per tutte, che non più di 50 primari sono stati nominati rispetto al passato, perché sono stati attivati alcuni reparti che prima non esistevano. La medicina non si ferma, va avanti pertanto era necessario farlo.
Riguardo alla situazione posti letto in Piemonte, sottolineata da molti Consiglieri, sono stato io a dire al Presidente Ghigo che, alla luce dei dati dei modelli ministeriali HSP, la Regione Piemonte doveva tagliare ancora 1.131 posti letto. Questo perché, tra i posti letto in degenza ordinaria e i posti letto in day hospital, in Piemonte risultavano 22.580 posti letto.
Se sottraiamo - così come indicato dalla Finanziaria - i 21.449 posti letto ai 22.580, che rappresentano 5 posti letto ogni 1.000 abitanti abbiamo questi 1.131 posti letto.
Questo, come vi dicevo, sulla base dei modelli ministeriali.
In base all'anagrafe delle strutture, invece, al 31/12/2001, risultano 21.642 posti letto così suddivisi: 16.064 posti letto nelle strutture pubbliche e 3.556 nelle strutture private. A questi bisogna aggiungere i 2.022 posti letto in day hospital, per cui ci sono 21.642 posti letto.
Sottraendo 21.449 posti letto dai 21.642 - ripeto - che rappresentano 5 posti letto ogni 1.000 abitanti - i posti letto eccedenti sono 193.
Collega Contu, io sono in possesso di alcuni dati, ma tu dicevi che i dati ISTAT danno ancora 130.000...



(Commenti, fuori microfono, del Consigliere Contu)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione finanziaria

Comunque, secondo l'anagrafe di struttura i posti letto eccedenti al 31/12/2001 sono ancora 193.
In questi nove mesi è cambiato qualcosa, ve lo notificherò quanto prima perché in realtà sono stati ridotti altri posti letto.
Perché, signori, vengono ridotti i posti letto? Non certo - così come dice qualcuno, in modo anche volgare - "per fare cassa", ma perché, nel momento in cui ci sono strutture alternative sul territorio - e faccio riferimento alle Residenze Sanitarie o a strutture di lungodegenza - o nel momento in cui si incentiva l'attività domiciliare è chiaro che il passaggio di posti letto dall'ospedale al territorio diventa fisiologico.
Vi ricordo che la Toscana ha non più di 3 posti letto ogni 1.000 abitanti, il che significa che c'è una situazione che privilegia il territorio e che i posti letto per acuzie non ci sono.
Con questo, aggiungo che il volume di produzione non è diminuito con la riduzione dei posti letto.
Ho già riferito sul problema degli apicali, i primari o i responsabili delle unità complesse. Rispondo, dunque, ad alcune inesattezze che mi sembrano abbastanza grossolane.
La Regione non ha mai pagato 84 milioni per la riunione al "Royal", ma ha pagato 8 milioni e 600 mila lire; i direttori generali hanno partecipato dalle 10 del mattino fino alle 21.30.
Il collega Contu, inoltre, ha sostenuto che i bilanci delle ASL sono falsi, ma devo dire che ci sono varie inesattezze nelle sue affermazioni.
Incominciamo dalle spese ARPA e dal servizio del 118.
Dette spese vengono gestite direttamente dalla Regione ed è normale - e non un falso - che queste non transitino nel bilancio delle ASL.
Comunque, la spesa sanitaria regionale viene esposta quale somma dei dati dell'Azienda Sanitaria regionale più le spese dirette regionali - non vedo allora dov'è il falso.
Per quanto attiene la vendita degli immobili, la perizia asseverata serve per determinare il valore di un immobile e non per consentire la registrazione contabile; occorre l'atto contabile di vendita per contabilizzare il fatto.
Relativamente alle sopravvenienze attive, qualora le aziende sanitarie regionali abbiano eseguito delle stime per somme da ricevere, che poi in parte non hanno trovato riscontro negli esercizi successivi, mi sembra necessario, anche qui non è un falso, rivedere la stima alla luce degli eventi successivi.
Anche il collega Contu ha riferito in merito ai posti letto e all'aumento dei primari. Per quanto riguarda gli aumenti dei primari ribadisco che è assolutamente improprio dire che la Regione nomina dei primari senza posti letto. E' vero che vengono nominati anche primari che non hanno posti letto, ma, come ho detto prima, i primari senza posti letto sono quelli di anestesia, di laboratorio e quant'altro.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione finanziaria

MANICA Giuliana (fuori microfono)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione finanziaria

Non è vero.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

No, è così.
Un altro aspetto che spesso viene sottolineato, ed è stato sottolineato da quasi tutti i Consiglieri dell'opposizione, come se fosse un aspetto scandalistico ed unico al mondo, riguarda i costi della sanità piemontese che negli ultimi cinque anni sono aumentati del 36%.
Ebbene, mi sorprende che tutti gli addetti ai lavori, anche coloro che so che lavorano con assiduità, anche per quanto attiene la sanità, dicano queste cose. Tutti devono sapere che negli ultimi cinque anni i costi della sanità sono aumentati mediamente dell'8%. Cinque per otto fa quaranta o, se si vuole considerare quattro anni, quattro per otto fa trentadue, per cui quell'aumento del 32%-36% c'è stato in tutta Italia.
Sottolineo altresì, perché si tratta di vera strumentalizzazione politica, che nell'anno 2000 abbiamo avuto il disavanzo maggiore, ma per quale motivo? Non certo per la campagna elettorale. Nell'anno 2000 sono ricaduti i costi degli oneri contrattuali sia per la dirigenza che per il comparto; sono ricaduti quei costi che i direttori generali con molta furbizia avevano spostato. Voi ricorderete che il Patto di buon governo aveva fatto sì che i direttori generali più svegli avessero spostato...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

E' un problema vostro; è uno dei problemi che stiamo discutendo.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Lo sottolineo perché non c'è niente da fare, non c'entra niente la campagna elettorale.
Comunque, invito gli amici Consiglieri a leggere le relazioni e i dati della Corte dei Conti nazionale per quanto attiene i mutui accesi dalle varie Regioni nel periodo 1995-2002. Anche considerando i 1.350 miliardi noi abbiamo acceso mutui di 350 più mille, la Regione Piemonte è l'ultima in assoluto. Per cui, anche per quanto riguarda la vicenda, che ormai è storia, del disavanzo piemontese e della gestione assolutamente impropria c'è da rivedere qualcosa.
Mi sorprende che il Consigliere Chiezzi, sempre così preparato e sagace, dica cose che stanno bene dette da nessuno di questo Consiglio, ma dal cittadino della strada che fa politica in senso unico. Di fronte al disastro e al dissesto totale della sanità piemontese, caro collega Chiezzi, ho sottolineato che, indubbiamente, le cose, per quanto attiene il controllo di gestione, non sono andate come avrebbero dovuto andare, ma lei sa che abbiamo a livello nazionale delle eccellenze che ci invidiano tutti? Le cito solamente, perché il tempo non c'è. Per quanto attiene i trapianti l'alta chirurgia, il 118 e tutta una serie di attività siamo indubbiamente al primissimo posto. Per quanto attiene la cardiochirurgia, che il collega Chiezzi ha sottolineato in modo improprio, noi non abbiamo assolutamente privilegiato il privato, c'è un protocollo sottoscritto dall'Assessorato dalle strutture pubbliche e dalle strutture private.
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Siete andati oltre.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Si dà il caso che, nel periodo a cui lei fa riferimento, la cardiochirurgia pubblica ha prodotto 2.800 interventi, aumentandoli di circa 700, mentre la cardiochirurgia privata è diminuita da 1.600 a 1.300.
Quindi, assolutamente...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

SAITTA Antonio (fuori microfono)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Gli avete dato più soldi allora.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

No.



PRESIDENTE

Assessore D'Ambrosio, prosegua, non si faccia distrarre.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Quanto dico a lei lo dico al collega Moriconi, che ha vissuto la sanità per un lunghissimo periodo quale operatore sanitario di ASL, che continua a sostenere che questi primari si moltiplicano in Piemonte come non so che cosa e che i posti letto si sono ormai ridotti al lumicino.
Colleghi, se effettivamente si riuscirà a privilegiare come si deve il territorio, i posti letto possono ancora diminuire, ovviamente, se si riesce a privilegiare il territorio in modo ottimale.
Il collega Mercurio chiede perché non si tagliano i 42 miliardi delle consulenze sanitarie. Indubbiamente sono troppe, però, nessuno, allo stato attuale, può richiedere prestazioni aggiuntive al di fuori dei contratti.
Questa è la prima cosa.
Poi si deve rivedere, così come il Ministro Sirchia stava per fare, ma c'è stato un momento di riflessione ulteriore, la libera professione extra intra moenia che ha provocato bei guasti. Indubbiamente ha favorito i meno bravi, è bene che si dica, ma ha penalizzato, per altri versi, tutta una situazione nella sanità. Addirittura, ha determinato quella cosa incongrua che ho sottolineato al Ministro Bindi. Così come era progettata la cosa potevamo rischiare di penalizzare i cittadini meno abbienti perché è veramente triste all'atto della prenotazione di una visita sentirsi dire dall'addetto che ci sono sessanta giorni di attesa per un determinato esame, mentre a pagamento ve ne sono soltanto tre. E' indubbiamente un elemento da tenere in grande considerazione e spero che anche per questo si possano dare sollecitamente delle risposte.
Concludo l'intervento riferendo sulla deliberazione dei quadranti.
Innanzitutto, così come ha detto anche la volta scorsa il Presidente Ghigo è nostra intenzione portare avanti il Piano. Penso che in questo mese vi presenteremo le modalità con le quali vogliamo portare avanti il Piano sotto forma di un cordiale rapporto, il cordiale si riferisce all'interesse che voi tutti Consiglieri dell'opposizione avete per la maggioranza quindi, lo dico con convinzione, questo Piano sicuramente verrà portato avanti.
Relativamente alla deliberazione dei quadranti, abbiamo inteso anticipare il Piano sanitario regionale. Questa deliberazione sta dando i suoi risultati, li vedremo di qui a giorni. I direttori generali sono tutti stimolati a trovare quelle sinergie indispensabili; quindi, sono fiducioso che le cosse possano andare bene anche per questo.
La collega Manica dice che non è stata molto pessimista, ma quando dice che il sistema si dissolve è veramente triste. Indubbiamente, ci possono essere e ci sono delle carenze di programmazione, di gestione e di controllo, però, vivaddio, la sanità piemontese, così come riconosciutaci in tutta Italia e Europa, è tra le prime quattro d'Italia. Per cui, se questo è vero come è vero, bisognerebbe che tutti noi ne prendessimo atto.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito.
Sono pervenuti alla Presidenza tre ordini del giorno.
L'ordine del giorno n. 628, a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi recita: "Impegna il Presidente e la Giunta regionale ad inviare gli atti prodotti dalla Commissione Speciale d'Indagine sulle attività di ASL ed ASO alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti e a presentare, entro 30 giorni, al Consiglio regionale il progetto di Piano Sanitario Regionale".
L'ordine del giorno n. 629, presentato dalla maggioranza, recita: "Impegna il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente ha presentare, entro tempi strettissimi, un disegno di legge per dare chiara indicazioni programmatiche e perché introdurre una più puntuale forma di controllo sulle attività del settore sanitario, al fine di perseguire attraverso un corretto riequilibrio dei poteri dei direttori generali un'ottimizzazione della gestione delle risorse per il mantenimento dei livelli del servizio sanitario socio-assistenziale piemontese".
L'ordine del giorno n. 630, a firma di una parte della minoranza esclusi i Consiglieri del Gruppo Radicale, recita: "Impegna la Giunta regionale a riferire urgentemente sulle misure da adottare per porre rimedio ai problemi evidenziati dall'inchiesta e presentare, entro tempi strettissimi, il piano sanitario regionale".
La parola al Consigliere Saitta per dichiarazioni di voto.



SAITTA Antonio

Pur con tutte le difficoltà e i problemi emersi, anche l'ordine del giorno presentato dalla Giunta regionale esprime un'opinione sul lavoro compiuto in Commissione. È positivo il fatto che la maggioranza consideri quei dati come un importante punto di riferimento.
Voglio solo dire, e lo dico a conclusione di questo intenso lavoro che ci ha visto tutti impegnati, che le riflessioni oggi esposte non sono altro che un'organizzazione sistematica del lavoro della Commissione.
Lei, Assessore D'Ambrosio, continua a non rendersi conto che c'è una differenza enorme tra le opinioni qui espresse e le sue posizioni. Ma come fa a non rendersi conto che oggi anche la sua maggioranza, magari non condividendo le modalità con cui le esprimo (magari per la mia faziosità che ogni tanto mi viene rimproverata), complessivamente dà un giudizio pesante su come è stata gestita la sanità? Lei continua a ignorare questi fatti. Quando si renderà conto che il suo è un ruolo politico? Le cose sono diverse: il suo è un ruolo politico e oggi la politica ha detto che sul piano gestionale ci sono questioni da affrontare, ma che non sono state affrontate. Non sono mai state affrontate lei ha la responsabilità. Non giudico se sia un problema dell'Assessorato o dei funzionari, ma, in ogni caso, la Regione non le ha mai affrontate.
Questo il tema.
Esprimo una soddisfazione complessiva per il lavoro compiuto perch viene acquisito, nella parte della relazione, totalmente dal Consiglio.
Anziché indicare tanti aspetti, si seziona un problema e si indica una scadenza.
C'è un problema specifico, si chiede una risposta specifica.
Non voglio essere considerato come colui che inventa i fatti riferiti perché ho sicuramente tanti difetti, ma credo di avere dimostrato che tutte le questioni riferite sono documentabili, soprattutto per la parte inerente la cardiochirurgia, Assessore. Ho preso la relazione da lei svolta in aula dove dice una cosa diversa rispetto a quello che ha detto oggi.
In aula ci ha detto che l'attività della cardiochirurgia privata è aumentata (se vuole le leggo le cifre e le percentuali), mentre oggi ci dà un'opinione diversa.
Di cosa bisogna tenere conto, della sua opinione personale momento per momento? In aula ci ha fornito dati sulla cardiochirurgia da cui emerge che la cardiochirurgia ai privati è aumentata e poi, mettendo in relazione i posti letto dove la cardiochirurgia viene svolta negli ospedali pubblici, è diminuita. Questa è la relazione.
Questa non è un'opinione; come non lo è la spesa della consulenza di 84 milioni per una giornata dei Direttori all'Hotel Royal, dato che l'ho appreso da una lettera che lei mi ha inviato, Assessore D'Ambrosio, il 15 maggio 2002, a sua firma, in cui c'è l'elenco di tutto, compresa questa spesa con questo importo. Se ha sbagliato lei non lo so. È questo sarebbe ancora più grave.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Utilizzo la dichiarazione di voto per esprimere una nostra chiara posizione in relazione al primo ordine del giorno, del quale siamo anche firmatari, a cui va il nostro voto favorevole.
Esprimiamo, invece, voto contrario all'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
Per quanto riguarda il terzo ordine del giorno, presentato da una parte delle minoranze, lo consideriamo come l'apertura di una carta di credito nei confronti della Giunta regionale. Riteniamo che debba essere, almeno nel suo dispositivo di impegno, più incisivo rispetto ai problemi evidenziati dall'inchiesta. La soluzione di tali problemi ha, come presupposto, un implemento delle indagini: per aggredire un problema occorre conoscerlo. Alcune questioni trattate dalla Commissione d'inchiesta hanno limitato l'aspetto fenomenico. Le consiglio un canale d'inchiesta: la regolarità degli appalti non si misura solo attraverso un dato di comparazione con l'Osservatorio Prezzi, che molto spesso non è affidabile ed ha voci assestanti assolutamente non comparabili, ma è sulla regolarità delle procedure d'appalto. Non è un atto che riguarda la Procura, è un atto di ispezione amministrativa che compete alla Regione. Su questo sì che la Commissione d'Inchiesta ha segnalato cose che sarebbe opportuno opportuno approfondire. Approfitto di questa opportunità, Assessore, per fornire gli ultimi dati che sfido a verificare. Nelle strutture pubbliche dal 1997 cioè da quando gestite la sanità, i posti letto sono diminuiti di 2498 unità per un importo percentuale pari al 15-16%. Le equiparate, do atto di un dato positivo, sono aumentate di 260 posti. Nelle strutture private il dato del 1997 era di 3780 posti, oggi, alla data dell'ultimo consuntivo (il dato sul quale ci dobbiamo misurare sono i consuntivi di bilancio che portano l'anagrafica dei posti letto, dato essenziale per determinare i costi di produzione) sono 3556. Sono diminuiti di 214 unità.
L'Assessore usa, come dato di comparazione, il dato della popolazione al 31.12.01, io ho usato come dato di comparazione la proiezione anagrafica dei dati IRES che prevede un incremento di unità attorno a 2000-2500 unità.
Il taglio rispetto alla Finanziaria dovrebbe essere di 182 posti letto.
Faccio notare che le procedure di accreditamento sono di tipo provvisorio e sono ancora in corso, l'Assessore ha una grande opportunità se mai dovesse essere confermato questo dato dalla Finanziaria, ha la possibilità, dicevo, di non chiudere nessuno dei posti letto negli ospedali minori. L'Assessore ha una grande opportunità attraverso le procedure per gli accreditamenti che potrebbero portare ad una diminuzione; l'Assessore è consapevole che il privato, sulla questione dei requisiti, ha dei limiti che a volte, l'impegno di spesa per l'adeguamento delle strutture, non giustifica la situazione di un accreditamento definitivo. Noi registriamo questo atto politico. Prendiamo atto che sulla base degli stimoli avuti ha riequilibrato questo atto, fermo restando che, poiché siamo contrari allo sviluppo a due velocità e crediamo nel servizio sanitario come un diritto universale, sia corretta e giusta la battaglia del Presidente Ghigo contro il tetto del 5 per mille imposto dal Governo. Al bisogno di salute, si risponde con altrettanti servizi in grado di dare risposte al diritto sancito dalla Costituzione.
Ribadisco il concetto, lo dico in presenza del Presidente Ghigo.
All'appello, secondo i dati provvisori dell'ISTAT, risultano, come in Argentina, 130 mila desaparacidos che non hanno risposto al censimento (alcuni li conosco, sono compagni di scuola dei miei figli).
State bene attenti che le registrazioni anagrafiche future, le regolarizzazione negli anni successivi, possono comportare, come conseguenza, una riduzione del 3% dei trasferimenti dallo Stato. Lo Stato come ben sapete, trasferisce le risorse in funzione dei dati della popolazione stimate dal censimento e solo l'ISTAT li può ratificare.
Bisogna lanciare un appello affinché i cittadini regolarizzino la loro posizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Galasso, ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Ovviamente per sostenere l'ordine del giorno che abbiamo presentato e per esprimere contrarietà per gli altri. Mi preme, tuttavia, fare alcune precisazioni.
Come ho detto precedentemente le conclusioni della relazione del Presidente di Commissione consentono di farci dichiarare soddisfatti e soprattutto consentono di dire dello svuotamento di quelli che potranno essere propositi antichi. Ecco perché dico è inattendibile là dove interpreta o la dove usa apparentemente numeri che sono svincolati dal contesto generale e sono espunti dal terreno su cui riposano. Quando si parla dell'aumento del contratto di assicurazione, il Presidente della Commissione ci ricorda qualche elemento, ma non ci ricorda tutto (devo peraltro dire che erano inseriti nella relazione, ma parlando il Consigliere ha involontariamente omesso il riferimento).
Nella relazione si dice che: "Il premio richiesto per la fornitura del servizio assicurativo, è complessivamente definibile quale congruo, tenuto conto del consolidato e della spesa storica, dell'andamento del mercato assicurativo in ambito della sanità pubblica e delle estensioni di garanzia richieste nei capitolati in questione". E' evidente che vi è un mutamento della situazione su cui va ad innestarsi una ipotesi contrattuale.
Quanto all'ulteriore riferimento sugli 84 milioni spesi presso l'Hotel Royal, evidentemente la lettera di cui dispone il Consigliere Saitta avrà come somma di sintesi 84 milioni, ma nella sua esposizione analitica, se non ce l'ha è di facile intuizione, riportava 6.800.000 per l'ospitalità e i pasti e 78 milioni per centinaia di volumi tecnici distribuiti ed utilizzati per l'occasione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Noi voteremo l'ordine del giorno che abbiamo presentato.
La caratteristica di questa presentazione, lo ricordava il Consigliere Saitta, non era quella di presentare ordini del giorno di parte in cui ognuno ribadisce le proprie ragioni. Mi sembra che tutti gli elementi siano contenuti nel corpo della documentazione, non c'é più altro da commentare rispetto a quella documentazione e a quel materiale che sono di per s stessi evidenti.
Per questa ragione non ci sembrava che fosse né utile né produttivo per nessuno, ribadire quelle ragioni, già così chiare nella documentazione, in ordini del giorno contrapposti. Abbiamo pertanto presentato un ordine del giorno che, semplicemente, vuol fare acquisire a quest'aula la documentazione, il lavoro che è stato realizzato e che, in seguito all'esame del lavoro prodotto dalla Commissione di Inchiesta sulla sanità e istituita con una deliberazione di questo Consiglio, impegna la Giunta a riferire urgentemente al Consiglio stesso, sulle misure da adottare per porre rimedio ai problemi lì evidenziati.
Ci pare che questa sia l'unica vera conclusione di una documentazione che parla da sola e presentare al più presto - stante l'importanza di un quadro di programmazione dentro al quale riferire tutte le scelte ed anche le eventuali misure, per misurare la gestioni e per poter esercitare i controlli - come dicevo, presentare in tempi strettissimi quel testo di Piano sanitario regionale. Testo che, peraltro, il Presidente della Giunta aveva ipotizzato che venisse presentato in tempi molto rapidi nel momento in cui era stata ritirata la bozza precedente.
Poiché la votazione sul Piano sanitario regionale è un compito istituzionale precipuo e di grande importanza di un Consiglio Regionale e degli oneri di presentazione da parte di un esecutivo, anzi è l'atto di programmazione più importante che viene solitamente presentato, stante che il bilancio della sanità rappresenta il 70% del bilancio regionale; a seguire ci sono i piani di sviluppo, i piani dei trasporti, i progetti relativi ai rifiuti che l'Assessore Cavallera ci ha presentato in quest'aula. Ma il piano sanitario regionale rimane lo strumento di programmazione per eccellenza del 70% della spesa di una Regione e delle sue ricadute enormi sul territorio.
Per questa ragione abbiamo semplicemente richiamato, all'interno dell'ordine del giorno, questi due elementi che penso possano essere oggetto di condivisione unanime da parte di tutti, innanzitutto perché è un compito statutario e di regolamento. Inoltre è l'adempimento conseguente a un lavoro svolto per lunghi mesi da una Commissione d'inchiesta, così come avviene regolarmente tutte le volte in un Consiglio regionale.
Sull'ordine del giorno dei colleghi della maggioranza esprimiamo attenzione e senz'altro apprezzamento al fatto che si richieda un disegno di legge di programmazione e di attribuzione dei poteri ai Direttori generali. Questa legge di programmazione è il piano sanitario per eccellenza; lì dentro si possono inserire sia norme sui Direttori generali sia maggiori poteri per quanto riguarda i sindaci. E' il piano sanitario regionale.
In questo senso noi condividiamo questo auspicio e questa richiesta.
Semplicemente per ragioni di stesura, di precisione e di puntualizzazione di alcuni termini, non voteremo a favore, ma non voteremo nemmeno contro e né ci asterremo.
Semplicemente non parteciperemo, ribadendo però una condivisione dell'obiettivo che, per noi, doveva essere formulato con più precisione.
Voteremo poi a favore dell'ordine del giorno dei colleghi Chiezzi e Moriconi. Del resto, questa trasmissione è semplicemente conseguente al fatto che già atti più corposi, che non questa che è una semplice relazione, sono già sui tavoli sia della Corte dei Conti sia della Procura della Repubblica.
Quindi, questo è un atto che, al massimo, si aggiunge a documentazione più consistente e corposa già presentata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma. Ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente. Ammetto di essermi sbagliato, perché temevo che questo dibattito si concludesse con ordini del giorno vibrati da destra e da sinistra, tesi, da una parte, ad assolvere e, dall'altra, a condannare delle responsabilità.
Mi pare che, fatta eccezione per un ordine del giorno, la strada scelta da gran parte del centrosinistra e dalla maggioranza del centrodestra sia quella di non dire niente. Cioè sia quella di riscontare un problema che si riscontra da solo e di chiedere alla Giunta regionale di fare quello che normalmente una Giunta fa, cioè presentare progetti di legge.
Da questo punto di vista non si può ovviamente essere contrari all'auspicio che ciò avvenga. Di qui ad intenderla come conclusione politica del lavoro della Commissione e della nostra discussione tanto ne passa, anche in considerazione del fatto che molto umilmente il tentativo di attivare lo strumento legislativo su questi temi, da qualche gruppo consiliare, il gruppo Radicale, è stato fatto sette mesi fa, senza avere il bene di trovare l'iscrizione del provvedimento all'o.d.g. della Commissione sanità.
Mi sembrerebbe di fare "troppa grazia" alla maggioranza innanzitutto ma anche a una parte dell'opposizione, votando favorevolmente a una cosa che, da parecchi mesi, ciascuno, e non solo la Giunta regionale,avrebbe potuto fare.
Quindi, non parteciperemo al voto su entrambi gli ordini del giorno.
Voteremo contro l'ordine del giorno dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi per una considerazione innanzitutto di natura istituzionale.
Il tentativo di consacrare la corrispondenza politica-uffici giudiziari, attraverso un documento d'aula, non è solo un rituale e passi.
E' sicuramente legittimo come tentativo, e passi, ma stravolge la funzione dell'aula e dell'assemblea elettiva.
Mi chiedo che cosa succederebbe, nel caso in cui un ordine del giorno venisse approvato e il Presidente della Giunta regionale diventasse, per decisione politica dell'aula, il promotore di un'iniziativa giudiziaria.
Perché noi, con questo ordine del giorno, qualora decideste di approvarlo stiamo dando al Presidente della Giunta regionale il mandato di farsi promotore di un'iniziativa giudiziaria.
Visto che immagino che la corrispondenza con la Corte dei Conti e con la Procura della Repubblica non sia una corrispondenza epistolare, ma sia una corrispondenza di atti; e visto che un atto depositato a questi fini per me, si chiama esposto o esposto-denuncia, sicuramente non si chiama materiale in deposito, pongo anche questo problema al Presidente del Consiglio regionale. Cioè se sia, dal punto di vista istituzionale, per lo meno pertinente, non voglio neanche dire ammissibile, impegnare un soggetto terzo, qualunque esso sia, consapevole o inconsapevole, favorevole o meno a farsi promotore di un'iniziativa giudiziaria.
Sottolineo peraltro che è molto semplice fare quanto questo ordine del giorno richiede. Non è necessario un passaggio d'aula, non è necessario un impegno istituzionale; è sufficiente mettere nella busta il materiale che abbiamo ricevuto e ciascuno, se lo ritiene, mandarlo ai propri corrispondenti.



PRESIDENTE

Ho esaminato l'ordine del giorno e certamente è vero che ognuno pu fare quello che vuole. E' un impegno di carattere politico, quindi ha tutte le valenze di un impegno di carattere politico.
Gli atti prodotti dalla Commissione d'indagine non sono peraltro atti relativi a discussioni che ci sono state in aula. E' soltanto del materiale prodotto. Quindi, è un impegno politico ad inviare questo materiale ad un organismo che - è vero - è esterno al Consiglio regionale, ma che evidentemente può avere interesse per una vicenda sua, e quindi non in relazione a vicende nostre, che riguardano il Consiglio regionale.
Poi ho fatto anche una verifica sui precedenti, quindi è ammissibile.
Se è ammissibile che sia opportuno è un altro aspetto; io ho sempre una posizione per cui organismi esterni devono avere il meno possibile a che vedere con l'attività del Consiglio regionale. Però questo è un altro aspetto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Voterò contro l'ordine del giorno della maggioranza per questo motivo: non ritengo che sia politicamente utile, oltre che interessante, mettersi a giocare a casa d'altri, perché questo ordine del giorno nasce da problemi interni alla maggioranza.
Quindi, la lascerei tranquilla di risolversi questi problemi, che sono chiaramente enunciati in questo ordine del giorno, nel quale si dice - e lo leggo tra le righe - che l'esecutivo non ha definito con precisione la politica sanitaria, che l'esecutivo non ha lasciato specifiche competenze al Consiglio, che non ha dato indicazioni programmatiche puntuali, che non ha fatto scelte legislative chiare, che non ha coordinato le direzioni regionali e i Direttori generali, che non ha effettuato puntuali forme di controllo, che non ha riequilibrato il poteri dei Direttori generali, e non ha ottimizzato la gestione delle risorse.
Non voglio assolutamente entrare nel merito, perché dal punto di vista politico penso che le opposizioni dovrebbero spendere molto più del proprio tempo per cercare di unire se stesse, che non di dividere l'avversario, in fase di bipolarismo. Nel passato forse era utile anche cercare la divisione dell'avversario; secondo me, è quasi per nulla utile. Dividetevi tra di voi, perché, tanto, già lo state facendo; noi cerchiamo di unirci tra di noi, e potremmo farlo di più di quanto lo facciate voi.
Quindi, voto contro perché sono fatti vostri.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno del gruppo DS ed altri componenti del centrosinistra, lo voteremo per quel che è. Per quanto riguarda invece l'ordine del giorno che chiede l'invio, colleghi l'istituzione regionale, le istituzioni dello Stato sono istituzioni autonome, ma messe in parallelo rispetto a cosa? Rispetto a un fine che è un fine unico, che è un fine di tutti, ed è il fine di realizzare un interesse collettivo. In sostanza noi abbiamo la stessa finalità della Magistratura, di vari organi della Magistratura, di tutti gli organi dello Stato, la stessa finalità di individuare il bene comune e cercare di raggiungerlo. Per noi è buone leggi, buona amministrazione; per la Magistratura è rispetto delle leggi.
Allora, quando noi inviamo della documentazione di lavoro nostro a un altro soggetto dello Stato, cerchiamo di dire a un altro soggetto: "Veda nell'interesse collettivo e comune, se questo materiale non è materiale utile, per il verso del soggetto a cui viene inviato, per raggiungere uno scopo comune che è l'interesse collettivo". Quindi è non solo legittimo, ma è anche proprio; non è che abbiamo finalità diverse da un altro organo dello Stato, come interesse e raggiungimento di un interesse, abbiamo competenze diverse per raggiungerlo, ma la finalità di raggiungerlo è la medesima per tutti gli organi dello Stato. La Polizia, ordine pubblico mantiene una finalità collettiva e quindi tutti gli organi dello Stato sono finalizzati a un unico scopo: fare il meglio possibile la propria amministrazione e via dicendo.
Di conseguenza spero che il Consiglio approvi il documento. Se il Consiglio non lo approva, insieme agli altri Gruppi firmatari, deciderò se non fare comunque un passo con questo invio per opportuna conoscenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Seguo sempre con molta attenzione gli interventi del Consigliere Chiezzi, che oggi in particolare mi mettono di buon umore, specie quando trattano dell'unità e del contrario da parte della maggioranza; loro invece sono talmente uniti che consiglierei dei buoni anticoncezionali! In riferimento all'ordine del giorno, volevo solo dire che mi pare di leggere sul fondo le firme di tutti i Capigruppo di maggioranza, quindi la lettura che il Consigliere Chiezzi ha dato a quest'ordine del giorno mi sembra che non sia e non possa essere condivisibile perché, essendo tutti Consiglieri di maggioranza firmatari di questo ordine del giorno, non si può parlare di divisione.
Di che cosa si può parlare? Si può parlare finalmente, cosa che auspichiamo da sempre, di un buon dialogo fra la Giunta e il Consiglio. C'è un momento che evidentemente è stato patologico; il Consigliere Saitta lo ha sottolineato nella sua relazione, la maggioranza ne ha preso atto e sta stimolando la Giunta per fare delle cose che ritiene opportune, perché - lo si ripete - l'attività della sanità è un'attività tipicamente amministrativa al di fuori dell'attività di Consiglio. In sostanza stiamo semplicemente cercando di "consiliarizzare", cioè di portare di più in Consiglio, l'attività della Giunta.
Per ciò che riguarda invece l'ordine del giorno, signor Presidente, mi permetterei di sottoporle - so che lei ha attentamente valutato il documento - l'eccezione proposta dagli amici Radicali sotto un altro profilo. La questione, Presidente, è la seguente.
Il Consigliere Chiezzi dice: "...impegna il Presidente e la Giunta regionale ad inviare gli atti prodotti alla Commissione speciale, alla Procura e alla Corte". Se si tratta di inviarli, noi non possiamo presupporre che l'atto del Consigliere Chiezzi sia un atto stupido, perch non c'è scritto "inviare gli atti al Presidente, alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti e al tranviere Giovannino Pautasso", per cui devo argomentare che l'invio alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti sia un invio fatto dall'ufficio, come ha anche spiegato il Consigliere Chiezzi. Se così è, ricordo che la trasmissione, cioè la proposizione della denuncia-querela, come giustamente hanno detto gli amici Radicali, altro non è che un atto personale che, ove fosse fasullo ovviamente porterebbe a una responsabilità personale. Allora, se la denuncia-querela è un'attività personale non può essere fatta dal Presidente di una Giunta o dalla Giunta stessa come attività personale per la quale si può incorrere in altrettante sanzioni amministrative; d'altra parte credo che fare una cosa di questo tipo - e questo è forse il tranello che ci vuole tendere il nostro amico Chiezzi - significhi andare a fare una valutazione della possibilità di esistenza di fatti di penale rilevanza all'interno della relazione.
Di conseguenza, caro Chiezzi, se uno ha la voglia di dire certe cose le dica in modo chiaro, così tutti possiamo capire quello che vuole dire.
E' possibile questa cosa? E' possibile pensare che la Giunta debba fare una valutazione di merito per vedere se c'è penale rilevanza? Direi di no ulteriore considerazione è data dal fatto che: uno) credo che la Magistratura sappia perfettamente di che cosa si stia parlando; due) questi sono atti pubblici e quindi ne può certamente prendere cognizione, tenuto conto che domani ci sarà una relazione accurata da parte di quasi tutti i giornalisti.
L'ultima ipotesi che ci resta è quella che il Consigliere Chiezzi vorrebbe mandare questi atti alla Procura della Repubblica, ma risparmiando sui francobolli: credo che questa non sia un'ipotesi accettabile.
Per tali motivi, inviterei il Consigliere Chiezzi a togliere, se lo ritiene, il primo capoverso dell'impegno; si potrebbe quindi poi pensare ad un secondo capoverso che potrebbe essere discutibile da parte di tutti e forse accettabile.



PRESIDENTE

Questa è una richiesta di tipo politico. Se il Consigliere Chiezzi intende accedere a questa proposta, provvede lui stesso a togliere il capoverso; altrimenti, se non lo toglie lui, devo comunque confermare l'ammissibilità, che è motivata dalle seguenti due considerazioni che ulteriormente svolgo. La prima è che noi giungiamo al termine di un'attività svolta da una Commissione di inchiesta, una Commissione che normalmente approfondisce i temi; giungiamo qui ad una valutazione alla fine dei lavori della Commissione d'inchiesta e quindi è ammissibile che ci sia un impegno politico di questo tipo, anche se il soggetto al quale indirizzare gli atti potrebbe non essere il Presidente della Giunta, ma potrebbe essere il Presidente del Consiglio regionale.
In secondo luogo, vi è una valutazione del merito, magari dell'opportunità, relativa al fatto che esiste anche all'interno dell'attività legislativa del Consiglio regionale, anche con riferimento all'attività legislativa del Consiglio regionale, il principio della divisione dei poteri. Tuttavia, se noi riconosciamo che il Consiglio regionale è un ente legislativo dotato di una sua "sovranità" - lo dico anche in senso atecnico - allora dobbiamo riconoscere che il Consiglio regionale è sovrano e quindi può determinarsi come crede.
Chiede la parola il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Esprimo voto favorevole all'ordine del giorno che porta la mia firma assieme a quella di altri colleghi. Sono anche favorevole all'ordine del giorno della maggioranza, in quanto, come ha riferito la Capogruppo Manica si avvicina molto, se non uguale, all'altro che ho firmato, per cui esprimo il mio voto a favore.
Per quanto riguarda l'ordine giorno dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi do atto alla loro onestà intellettuale, che è coerente alle loro posizioni ideologiche e politiche, che merita rispetto ma non condivisione da parte mia, per cui voto contro quest'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Non so se il Presidente Chiezzi quando parla di divisione all'interno della maggioranza si riferisce a divisioni quasi come sotto l'aspetto militare, perché, giustamente, nella relazione dello Statuto, che vedremo in seguito, del Consigliere Chiezzi, dice: "Porco cane, questa maggioranza con il 56% di voti ha occupato il 68% dei seggi". Consigliere Chiezzi, sono comunque divisioni vincenti.
Al di là della battuta, se invece il Consigliere Chiezzi intende fare riferimento a divisioni all'interno della maggioranza in termini di comportamenti e azioni politiche e quant'altro è un giudizio che ascoltiamo con attenzione. Credo che faccia parte di una maggioranza democratica la possibilità di confrontarsi e la possibilità di avere un confronto dialettico, alcune volte anche acceso. Quest'ordine del giorno è comunque firmato dai sei Capigruppo della maggioranza, il Presidente Vaglio del Gruppo dei Federalisti è assente e sottoscritto anche dal Consigliere Scanderebech assegnato al Gruppo Misto.
Proverò a leggerlo non tra le righe, ma leggerlo con attenzione. Ho detto prima, quando si parla di "attraverso un corretto riequilibrio dei poteri dei direttori generali", certamente non pensiamo di stravolgere il loro ruolo. Abbiamo svolto alcune riflessioni sui riscontri dell'aziendalizzazione e, quindi, sulla possibilità di dover rivedere il ruolo dei direttori, senza stravolgerlo.
Noi siamo la stessa maggioranza che a Roma sostiene il Governo presieduto dall'Onorevole Berlusconi; tra l'altro, in un intervento di carattere generale, l'Onorevole Berlusconi ha detto che i direttori generali che non dovessero raggiungere gli obiettivi, quindi il rispetto del budget e dei conti dovranno essere sostituiti.
Quando parliamo dei controlli, crediamo che dai controlli possa nascere un'ottimizzazione della gestione delle risorse, nel senso che controllare vuol dire incentivare una forme di buona amministrazione in termini, ad esempio, di migliori prezzi non solo in quella piuttosto che nell'altra azienda, ma per tutte le aziende, per liberare delle risorse non certamente per investire in altri ambiti e campi, ma per investirli per il mantenimento dei servizi sanitari e l'eventuale incremento dei servizi sanitari anche a fronte di una previsione del trasferimento dei fondi per l'anno 2003 che, se confermata, sarà del 3%-3,5% in più rispetto all'anno 2002 e, siccome i costi aumenteranno del 5%-6%-7% come avviene da un anno all'altro, noi con i controlli e con l'ottimizzazione della gestione delle risorse vogliamo liberare delle risorse per mantenere gli stessi servizi sanitari e gli stessi livelli di assistenza.
Ricordo che la nostra Regione ha buoni servizi sanitari e garantisce rispetto ad altre Regioni del Paese, il maggior numero dei servizi, ad esempio i livelli essenziali di assistenza che vanno ben oltre le essenzialità, così come individuato dal Governo Nazionale.
Voteremo a favore del nostro ordine del giorno contro quello del centrosinistra che porta la prima firma della Consigliera Giuliana Manica.
Come ho già detto, è un ordine del giorno un po' deboluccio, anche perch ci aspettavamo, dopo sei mesi di controlli e il lavoro della Commissione d'indagine e quello che è stato detto in queste settimane, un ordine del giorno rilevante; inoltre, un punto del loro dispositivo, dove si impegna la Giunta regionale a riferire urgentemente alle misure da adottare per porre rimedio, quindi con riferimento ai controlli, è già ricompreso e assorbito dal nostro ordine del giorno che abbiamo sostenuto in modo articolato sia nell'intervento di carattere generale che nelle dichiarazioni di voto dei colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto.
Riguardo all'aspetto del Piano sanitario regionale e alla sua presentazione - ricordo che è stato presentato in IV Commissione ed è lì con le sue difficoltà - condividiamo l'analisi del Presidente Ghigo che ha dato durante l'ultimo Consiglio regionale. Non possiamo certamente, a fronte di un Regolamento che voi usate per mettervi dietro l'angolo e bloccare i lavori, metterci tre o quattro anni per fare un Piano regionale per un triennio e approvarlo, come voi vorreste, con le vostre modifiche e magari dando risposta al vostro desiderio di consociativismo, dopo che il triennio è scaduto.
Dicendo questo ho dato una prima risposta al Consigliere Chiezzi e do un supplemento di risposta riguardo al punto relativo al primo impegno del suo dispositivo. Come ho già detto nella discussione di carattere generale sull'invio alla Magistratura delle risultanze di questa giornata e di tutta la documentazione, non abbiamo nessun tipo di problema. Chi vuole farlo, lo faccia. Se vuole farlo il Presidente del Consiglio regionale, lo faccia.
Quando diciamo che abbiamo fiducia nella Magistratura diciamo anche che abbiamo fiducia delle sue capacità di fare bene il loro lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, per quanto riguarda il documento del Consigliere Chiezzi, firmato dai Consiglieri Moriconi e Contu ritengo che un potere come il nostro - anzi ci teniamo a dire che il nostro è un potere - quando ricorre ad un altro potere, alla Magistratura, segna un punto di debolezza.
Ritengo che, attraverso il sistema informativo che certamente ha potuto discorre di dati veramente preoccupanti e sorprendenti, la Magistratura autonomamente possa fare la sua "messa in moto" sulla vicenda, ma nel momento in cui - lo ripeto sempre al Consigliere Chiezzi - ci rivolgiamo alla Magistratura commettiamo un errore. Così come la Magistratura ha commesso un errore con la dichiarazione di sciopero rispetto ad un altro potere, perché rinunciava alle sue prerogative che hanno una sua specificità e un'assolutezza. Per questa ragione, mi astengo sul documento del Consigliere Chiezzi, anche se, nei contenuti impliciti, spero che ci sia un riverbero attraverso il sistema informativo, che è dotato di tutte le informazioni, per poter mettere in evidenza alcuni punti sorprendenti della relazione che è stata fatta dal Consigliere Saitta e che è agli atti.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno della maggioranza, se fossimo alla fine dell'Ottocento in epoca di lotte anticlericali, direi che è un documento gesuitico, oggi devo dire che è un documento criptico alla Opus Dei. E' sorprendentemente che una struttura, che spende enormi quantità di soldi in termini amministrativi-burocratici di risorse informatiche, non sia stata in grado di dare all'Assemblea elettiva, che dovrebbe avere la funzione di indirizzo e controllo, i dati che invece sono stati ricavati da una Commissione specifica. Questo è il segno di una sconfitta dell'Assessorato, dell'istituzione e di noi stessi. Quindi, voto contro quest'ordine del giorno.
Per quanto riguarda il documento - per problemi di famiglia non ho avuto l'opportunità di essere contattato per un'eventuale firma - dopo tutto quello che abbiamo detto forse potevamo aggiungere qualcosa in più.
Capisco che si può dire: " Vedasi il dibattito". E mi pare che il dibattito sia stato significativo.
Le cose che sono state dette e le considerazioni svolte dal Consigliere Saitta hanno degli aspetti di gravità non tanto penale, ma perché alle porte del 2003 siamo fermi a degli atti e comportamenti che credevo fossero di un'epoca passata.
Sostengo il documento che porta come prima firmataria la Consigliera Manica. Avrei preferito che fosse magari più analitico, puntualizzando i quattro o cinque punti di gravità che sono stati evidenziati dal duro lavoro della Commissione presieduta dal collega Saitta, alla quale, voglio ricordare ancora una volta, le strutture del Consiglio regionale hanno dato un apporto di grande rilevanza.
Spero che fra alcuni mesi la conclusione di questo lavoro segni qualche elemento nuovo, qualche trasformazione, per esempio che un Consigliere regionale possa dalla rete consultare alcuni dati che mi sorprendono che oggi non siano in rete e che dovrebbero essere naturalmente a disposizione di una visibilità per la nostra funzione di indirizzo e di controllo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 628, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non si è acceso.



PRESIDENTE

Come non si è acceso? Non è per appello nominale, comunque.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non si è mai acceso!



PRESIDENTE

Dispongo la ripetizione della votazione, ai sensi dell'art. 68.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 628, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 629, presentato dai Capigruppo di maggioranza, più Tomatis.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 630, presentato dai Consiglieri Manica e altri.
Il Consiglio non approva.
Dichiaro chiuso il punto relativo al dibattito sulla sanità e dichiaro assorbiti tutti i documenti d'Aula relativi alla Commissione d'inchiesta sulla sanità, che esaurisce, così, completamente tutti i suoi lavori, anche rispetto all'aula.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Sull'ordine dei lavori con particolare riferimento alle problematiche FIAT


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere se il Presidente della Giunta non ritiene necessaria utile e direi quasi obbligatoria una sua comunicazione sul problema della FIAT, che oggi preoccupa tutti i cittadini di questo nostro Piemonte nonché i cittadini italiani in genere.
Visto che ieri si è tenuto un incontro con i vertici della FIAT, e le notizie sono più che allarmanti, chiederei al Presidente della Giunta regionale se volesse dare un'informazione e un aggiornamento sul tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Magari lasciamo perdere l'obbligatorietà, piuttosto la necessarietà e l'utilità.
La parola al Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non mi sottraggo a tale richiesta. Vorrei solo conoscere l'ordine dei lavori, nel senso che, siccome il Consiglio non si è ancora interrotto, non so se svolgere questa comunicazione prima dell'interruzione o dopo.



PRESIDENTE

Direi di farla adesso, perché non è previsto alcun tipo di dibattito.
Successivamente, sospenderemo la seduta per riprenderla, come previsto dall'avviso di convocazione, alle ore 16.30, con la relazione sullo stato dei lavori della Commissione speciale per lo Statuto.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

La scorsa settimana l'Assessore Pichetto ha svolto una comunicazione in Aula con una relazione (che naturalmente ho letto non essendo stato presente a quel dibattito) che, in buona sostanza, illustra, in modo sufficientemente chiaro, quella che sembra essere la situazione che domani i vertici della FIAT rappresenteranno alle organizzazioni sindacali, perch è innegabile.
Noi abbiamo avuto dei contatti informali, ma il contatto ufficiale come io ritengo sia opportuno, o il momento ufficiale nel quale i vertici dell'azienda comunicheranno i contenuti del piano di ristrutturazione avverrà attraverso l'incontro con le organizzazioni sindacali, che è previsto, se non vado errato, per domani.
Ciò nondimeno, qualche indiscrezione e qualche considerazione pu essere fatta, non dal punto di vista dei numeri, perché questo non è avvenuto in maniera così precisa, ma dal punto di vista delle ipotesi che riguardano la nostra Regione.
Il Consigliere Chiezzi ha affermato, giustamente, che la problematica tocca da vicino la nostra Regione, in quanto la FIAT è la principale azienda automobilistica italiana ed ha sede a Torino. Ma le decisioni che verranno comunicate domani, incidono indubbiamente anche su altre realtà produttive del nostro Paese. Chiaramente il tema è di interesse specificatamente piemontese e cittadino, ma, nel caso specifico, riguarda l'intero sistema produttivo italiano, perché indubbiamente, le decisioni che la FIAT ha intenzione di assumere sono piuttosto preoccupanti e piuttosto nette per ottenere quell'ipotesi di rilancio dell'industria automobilistica italiana, nella quale, io personalmente, credo in maniera particolare.
Nel contesto torinese, ci sono delle situazioni indubbiamente non positive, perché nella strategia dell'azienda alcuni modelli escono di produzione, mentre altri verranno presentati nel corso dei prossimi 12, 16 e 18 mesi.
Questo comporta un meccanismo di cassa integrazione con possibilità di rientro, per quanto riguarda gli stabilimenti di Mirafiori...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non ha detto quale modello verrà prodotto, perché non mi risulta che ci saranno nuovi modelli...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

... un modello è il rifacimento della Panda, poi c'è il monovolume, ma adesso non vorrei entrare troppo negli aspetti tecnici perché, ripeto anche volendo mettere al corrente l'Aula di quanto ho sentito (mi sembra assolutamente legittimo), nello stesso tempo non voglio scavalcare il corretto rapporto che l'azienda deve avere con le forze sindacali, perché è in quella sede che la FIAT rappresenterà nel dettaglio tutti gli aspetti.
A me sono state presentate delle considerazioni di carattere generale che al loro interno fanno evincere preoccupazioni consistenti.
Quello che affronteremo sarà sicuramente un periodo molto difficile e preoccupante, nel senso che non si può prendere con leggerezza una situazione che prevede chiaramente tagli e razionalizzazioni, dal punto di vista industriale, piuttosto significative.
La situazione non deve assolutamente essere presa sottogamba; è una situazione di criticità che coinvolge il Governo nazionale. Dovrà esserci come ho già avuto modo di verificare, l'assoluta disponibilità del Governo ad assumere provvedimenti a sostegno di questa particolare situazione critica.
Non posso nascondere una personale preoccupazione, nel senso che sarei non coerente con la realtà se tentassi di mistificare o dicessi che il problema non è grave.
Si tratta di un problema sicuramente grave, che in percentuale forse tocca in maniera meno tangibile l'area torinese rispetto ad altre aree; ho l'impressione, ma non sto dicendo niente di nuovo, queste sono notizie già apparse sui giornali, che per la zona di Torino si tratti di una cassa integrazione con possibilità di rientro, con una parte di razionalizzazione rispetto ai "quadri" ed ai dirigenti, mentre in altre parti d'Italia si parla di interventi più decisi e consistenti.
Mi rendo conto di non avervi fornito notizie in più, rispetto a quanto si è saputo attraverso gli organi d'informazione, in merito agli incontri che i vertici della FIAT hanno avuto in questi giorni con i vari livelli istituzionali.
Come ho già detto in questi giorni, rilasciando qualche intervista sui giornali, non vedo una grande voglia di ripresa, di rivincita, un desiderio di vincere o di tentare di vincere questa difficile sfida. Qui ci sono persone che possiedono un approfondimento ed una conoscenza delle logiche industriali nel settore dell'automobile sicuramente superiori alle mie, mi riferisco al collega Papandrea, però vorrei ricordare che la Peugeot quattro anni fa, si è trovata in una situazione identica a quella in cui oggi si trova la FIAT: una crisi di mercato ed una crisi di prodotto, ma attraverso una capacità di razionalizzazione e di forte investimento innovativo, oggi questi sono i dati che emergono...



PAPANDREA Rocco (fuori microfono)

Forse era la Renault...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

... a me risulta la Peugeot. Anche la Renault ha vissuto una fase come questa, però si è ripresa in modo minore; la Peugeot si è ripresa in maniera molto più consistente, attraverso un'indovinata linea di modelli (credo che la passione nei confronti dell'automobile sia un po' di tutti) ed attraverso una forte razionalizzazione delle strutture produttive.
A fronte della volontà che ho riscontrato nei colloqui avuti in questi giorni, di rilancio e orgoglio aziendale da parte della FIAT, capisco che assisteremo ad un pesante sacrificio, che avrà anche effetti negativi sul territorio, sull'economia, sul sociale. Ci sono aspetti indubbiamente preoccupanti, però ho visto nei vertici dell'azienda, la volontà di rilanciare e riposizionare l'importante casa automobilistica sul mercato europeo e mondiale.
Pertanto, a fronte delle sensazioni non positive che avevo nei giorni passati, ho colto elementi che certamente non leniranno le mie preoccupazioni, queste ci sono e rimangono, ma che danno ad esse qualche speranza.
Tutti noi, persone con ruoli e soggetti istituzionali, dovremo accompagnare questa situazione critica con la volontà di non sottovalutarla (questo sarebbe l'errore più grave che chiunque di noi potrebbe commettere), ma, nello stesso tempo, non dovremo passare le giornate, le settimane ed i mesi a commiserarci su questa situazione che richiede un tentativo e uno sforzo per poter verificare l'eventualità di un rilancio.
In questo senso, come Regione, per le competenze che ci riguardano soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della formazione professionale e della riqualificazione di un'eventuale parte delle forze lavoro in uscita da ricollocare, faremo la nostra parte.
Rispetto all'argomento sollecitato dal Consigliere Chiezzi, posso rassicurare che in Finanziaria, che tratteremo magari alla ripresa della seduta pomeridiana, ho chiesto il prolungamento degli eco-incentivi per il primo semestre dell'anno 2003; l'ho chiesto in tutti i contatti che ho avuto questa settimana e lo chiederò anche in quello che avrò giovedì: un incontro proprio per verificare che tipo di emendamenti verranno accettati (infatti la disponibilità del Governo ad accettare gli emendamenti degli enti territoriali è già stata espressa).
Dai dati di settembre sembra che questa misura abbia privilegiato soprattutto i marchi esteri, ma se si vanno a leggere, non le percentuali ma i numeri assoluti, si può verificare come, in realtà, la FIAT ha avuto un incremento positivo.
Il problema è che la FIAT, oltre ad avere una crisi strutturale, una crisi, permettetemi, un po' di marketing, ha una crisi commerciale non di poco conto. Infatti, possiede stock di macchine, le famose "chilometri zero", un'invenzione commerciale che purtroppo sta pagando in maniera piuttosto consistente, tanto è vero che i dati di settembre, epurati dal dato dei "chilometri zero", che ha dovuto assorbire, risultano essere in percentuale positiva invece che negativa.
Come saprete, le macchine "chilometri zero" erano immatricolate dalla FIAT per garantire i risultati di vendita, magari a dicembre, (chiunque ha esperienza commerciale sa che a fine anno per raggiungere gli obiettivi si trovano tutti i possibili sistemi). Quello è stato un sistema chiaramente lecito, ma che comunque ha caricato l'azienda, dal punto di vista commerciale, di elementi di penalizzazione.
Queste sono le considerazioni che ritengo di potervi fare. Non so se ho soddisfatto interamente le curiosità dei colleghi, ma sono anche nella situazione di non voler dire altro, in quanto c'è un impegno etico rispetto all'incontro che i vertici dell'azienda avranno domani con i sindacati. Anche per riprendere un rapporto di concertazione con le forze sindacali, ritengo utile che tale incontro si svolga nel clima meno teso possibile. Di conseguenza, mi fermerei qui nell'esprimere le mie considerazioni relativamente agli incontri che ho avuto in questi giorni con i vertici dell'azienda Fiat.
Grazie.



PRESIDENTE

Aggiorno la seduta alle ore 16.30.
In chiusura di seduta, dopo il dibattito sullo Statuto, ci sarà la comunicazione sulla Finanziaria.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15.38)



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