Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.248 del 24/09/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 9.36 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.00)



(Alle ore 10.00 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



PRESIDENTE

Comunico ai presenti che, poiché alcune delegazioni di Sindaci e di Comitati costituiti sul problema della sanità hanno chiesto di essere ricevuti dal Presidente del Consiglio e dai Presidenti dei Gruppi consiliari, riteniamo opportuno, essendo tali delegazioni già arrivate incontrarle prima di avviare i lavori.
Prego, quindi, i Capigruppo e i Consiglieri che lo desiderano di accedere alla Sala Viglione. Naturalmente, l'incontro è convocato dal Presidente del Consiglio a nome del quale ho svolto questa comunicazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Vorrei solo conoscere i tempi. Siccome oggi è previsto un importante Consiglio regionale, non vorrei che si passasse la mattinata a ricevere Sindaci - di cui sono ovviamente d'accordo, ci mancherebbe altro! - su un problema che conosciamo molto bene, perché, avendo formulato un ordine del giorno ai Capigruppo, vorrei che tale ordine fosse rispettato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere. Stavo infatti per aggiungere che la riunione del Consiglio è riconvocata alle ore 11.00, per avere il tempo di incontrare nel corso di un'ora, le delegazioni che hanno chiesto di essere ricevute dai Capigruppo e dal Presidente del Consiglio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 11.15)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Ferrero, Giordano Mellano, Palma, Racchelli e Riggio.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Personale del servizio sanitario - Edilizia sanitaria e ospedaliera

Comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio sulla razionalizzazione della rete ospedaliera. Esame ordine del giorno n. 609 (connesse interrogazioni n. 1695, n. 1764 e n. 1770)


PRESIDENTE

A questo punto, possiamo iniziare i lavori con il punto 2) all'o.d.g.
che prevede la comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio sulla razionalizzazione della rete ospedaliera.
Ha pertanto la parola l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Cortesi colleghi, innanzitutto devo precisare che più che una comunicazione sulla razionalizzazione della rete ospedaliera, è una relazione (come era stato detto anche in IV Commissione) sul documento tecnico "Azione dei Quadranti", distribuito a tutti i Consiglieri regionali, e sulla razionalizzazione della rete ospedaliera del VCO contestualmente a due interrogazioni, una della Consigliera Manica e una del Consigliere Cota, che attengono alla razionalizzazione della rete ospedaliera del VCO, alle quali risponderò.
Inizierei, quindi, con esporre, in estrema sintesi, il documento tecnico "Azioni dei Quadranti" che, come ho già detto, è stato distribuito a tutti i Consiglieri regionali.
Tale documento contiene le prime linee di programmazione integrata che le Aziende sanitarie regionali hanno elaborato secondo le aggregazioni e le indicazioni previste dalla deliberazione di Giunta regionale dell'8 luglio 2002, intitolata "Definizione dei budget e azioni per il recupero di efficienza gestionale delle Aziende sanitarie regionali nell'anno 2002".
Tale deliberazione di Giunta, dibattuta ed approvata anche dal Consiglio regionale nella seduta straordinaria del 26 luglio 2002, seduta voluta dalle opposizioni che con l'ordine del giorno n. 599 ne chiedevano il ritiro, permette di incidere, in attesa dell'approvazione del nuovo Piano socio- sanitario regionale, sia sulla qualità dei servizi, sia sui costi.
Con questa deliberazione, infatti, la Giunta regionale aveva, da un lato, definito i budget per il 2002 delle strutture del sistema sanitario regionale e, dall'altro, avviato importanti azioni per estendere i risultati di qualità ed efficienza in un contesto territoriale più ampio rispetto a quello delle singole Aziende sanitarie locali.
Per quanto attiene le azioni per estendere i risultati di qualità ed efficienza in un contesto territoriale più ampio rispetto a quello delle singole Aziende sanitarie locali, esse rappresentano un rilancio di quanto già precedentemente avviato con la deliberazione n. 85-25270 del 5 agosto 1998, e parzialmente interrotto, nel corso dell'anno successivo, per i pesanti condizionamenti economici derivanti da azioni intraprese, quali il "Patto di buon governo" dell'ottobre 1999.
Per migliorare ulteriormente la qualità del servizio erogato all'utenza e i risultati gestionali raggiunti a livello aziendale, risultava necessario riprendere il processo di coordinamento interaziendale organizzando risposte sanitarie gestionalmente integrate su più vasta scala territoriale.
Il momento aggregativo territoriale, che risponde principalmente a criteri di economicità, di accessibilità delle strutture e di analisi della domanda di salute dei cittadini, definito nella deliberazione di Giunta regionale dell'agosto 1998, non è stato fatto oggetto di modificazione alcuna, se non nella parte riguardante il Quadrante 1, che, per ragioni di concreta operatività, pur mantenuto nella sua configurazione complessiva, è stato sottoarticolato in tre aree, per rispondere a necessità più volte segnalate in provvedimenti di Giunta regionale (ad esempio, DGR n. 23 26782/1999 e DGR n. 2-29273/2000).
Pertanto, i Quadranti sono: Quadrante 1 - Torino e provincia, che è stato suddiviso in tre subaree: la subarea 1: ASL 4 di Torino, ASL 7 di Chivasso e ASL 9 di Ivrea; la subarea 2: ASL 2 di Torino, ASL 3 di Torino, ASL 5 di Collegno, ASL 6 di Ciriè e Azienda Sanitaria Ospedaliera San Giovanni di Orbassano; la subarea 3: ASL 1 di Torino, ASL 8 di Chieri e ASL 10 di Pinerolo.
Quadrante 2: ASL 11 di Vercelli, ASL 12 di Biella, ASL 13 di Novara ASL 14 di Omegna e l'Azienda Sanitaria Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara.
Quadrante 3: ASL 15 di Cuneo, ASL 16 di Mondovì, ASL 17 di Savigliano ASL 18 di Alba-Bra e l'Azienda Sanitaria Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo (quindi Cuneo e provincia).
Quadrante 4: ASL 19 di Asti, ASL 20 di Alessandria-Tortona, ASL 21 di Casale Monferrato; ASL 22 di Novi Ligure e l'Azienda Sanitaria Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria.
Allo stesso modo, le Aziende Sanitarie Ospedaliere "San Giovanni Battista", "CTO/CRF - Maria Adelaide" e "OIRM/Sant'Anna" di Torino, che non possono essere singolarmente individuate come riferimento dei singoli Quadranti o subaree torinesi, vengono conservate nella loro natura di aziende di riferimento regionale per prestazioni di rilevante specializzazione.
I benefici attesi dal rilancio di questa iniziativa riguardano soprattutto l'accessibilità dei servizi e la programmazione delle modalità di risposta alla domanda di salute della popolazione. Le Aziende del Quadrante, infatti, sono state chiamate a confrontarsi sulle singole modalità di risposta al fine di costruire sulla macro area territoriale una rete di servizi in grado di assicurare una risposta ottimale, sia in termini di efficienza (eliminazione di duplicazioni e servizi poco produttivi), sia in termini di appropriata risposta (servizi quali quantitativamente adeguati al fabbisogno espresso dalla macro area territoriale).
A conferma di quanto affermato, basti pensare ai benefici che, con il rilancio di questa iniziativa, le Aziende e i cittadini possono ottenere in una realtà come, ad esempio, quella della subarea 1.1 (lo stesso vale ovviamente per tutti gli altri Quadranti) dove, storicamente, i cittadini di Settimo Torinese e San Mauro trovano più agevole accedere ai servizi erogati dall'ASL 4 piuttosto che a quelli erogati dall'ASL 7 di appartenenza. Con la piena attivazione delle funzioni di coordinamento della subarea 1.1 i manager delle ASL 4 e 7 possono vedere i loro servizi come una rete integrata e conseguire il duplice risultato di soddisfare al meglio le richieste della popolazione, evitando nel contempo un incongruo dimensionamento dei servizi localmente erogati.
Tale logica di gestione sinergica della programmazione locale, che ripeto con altre parole, si può realizzare tramite la messa a disposizione di un fronte allargato di risorse professionali ed economiche, trova la sua puntuale esplicitazione nei contenuti dell'allegato 2 della deliberazione dell'8 luglio 2002, che elenca tutta una serie di azioni che l'Amministrazione regionale vuole siano definite e proposte a livello di singolo Quadrante. Dette azioni riguardano la gestione del personale, con il pieno coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali, i processi di acquisizione di beni e servizi, l'affidamento di consulenze professionali nonché i processi di razionalizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici e, più in generale, proprio l'esercizio delle funzioni con riguardo agli standard di attività e di qualità che si intendono perseguire. L'importanza di questa iniziativa è confermata dall'impegno profuso dalla struttura amministrativa dell'Assessorato alla sanità, che ha supportato e supporta lo sviluppo delle Conferenze di Quadrante.
La delibera dell'8 luglio 2002 è, quindi, un atto amministrativo che non annulla, ma anticipa le previsioni legislative del nuovo Piano socio sanitario regionale: 1) aggregando le decisioni aziendali in ambito di "area vasta" (il Quadrante) e anticipando, in tal modo, le sinergie che si otterranno con le Aziende più grandi 2) rafforzando la funzione di "alta tutela" tramite l'attivazione della Conferenza di Quadrante che rileva carenze, esuberi e duplicazioni di attività nelle singole Aziende 3) accelerando la razionalizzazione della rete ospedaliera tramite l'incentivazione alla definizione di dipartimenti interaziendali.
Il documento distribuito "Azioni dei Quadranti", che, non appena predisposto, ho discusso in Giunta regionale e con i Capigruppo di maggioranza, distribuendolo successivamente anche a tutti i Consiglieri regionali, contiene, come già detto, le prime linee di programmazione integrata che le Aziende Sanitarie Regionali hanno elaborato secondo le aggregazioni e le indicazioni previste dalla DGR n. 39-6552 dell'8 luglio 2002.
Ovviamente, in questo documento, in considerazione del fatto che le Conferenze di Quadrante non possono sostituire il momento politico decisionale, costituisce una proposta tecnica, sulla quale vi è naturalmente, la condivisione delle singole Aziende Sanitarie Regionali e dell'Assessorato alla sanità, che, congiuntamente, lo hanno predisposto.
Le Aziende Sanitarie Regionali, quindi, hanno fino ad oggi attuato soltanto quanto previsto nei rispettivi piani di attività aziendale, già sottoposti alle singole Conferenze dei Sindaci e, successivamente approvati dalla Giunta regionale.
Il documento in oggetto non costituisce, infatti, atto programmatorio sugli assetti organizzativi delle Aziende e sulle attività sanitarie.
Spetta al momento politico istituzionale, rappresentato a livello locale dalla Conferenza dei Sindaci, pronunciarsi sulle azioni di quadrante, per i riflessi sul piano di attività aziendale, la cui approvazione definitiva è di competenza della Giunta regionale.
Per quanto attiene il metodo, ovvero l'impostazione programmatica relativa all'azione dei Quadranti, occorre sottolineare che sia la Conferenza permanente per la programmazione socio-sanitaria, ovviamente con dei distinguo, sia le Organizzazioni sindacali, si sono espressi favorevolmente, esprimendo al contempo la richiesta di un proprio coinvolgimento diretto nelle singole Conferenze di Quadrante (cosa che ritengo opportuna e necessaria).
Allo stato attuale, quindi, la Giunta regionale, che con la deliberazione dell'8 luglio c.a. aveva rilanciato questa attività, pu prendere atto della conseguente avvenuta predisposizione del documento tecnico "Azioni dei Quadranti" consentendo il prosieguo dell'iter amministrativo: 1) revisione, da parte delle Aziende Sanitarie Regionali, dei piani di attività, qualora gli stessi siano difformi dagli indirizzi di quadrante, e conseguente espressione del parere della Conferenza dei Sindaci 2) approvazione da parte della Giunta regionale.
Concludendo, mi preme precisare che l'introduzione, l'analisi sintetica degli accordi di quadrante e la tabella di riconversione dei piccoli presidi, presenti nel documento che ho consegnato nei giorni scorsi, non sono parte integrante degli accordi di quadrante, bensì la rappresentazione sintetica di quanto si sta attuando, perché già previsto dai piani di attività aziendale, unitamente a quanto si potrà attuare qualora dovessero concretizzarsi in toto le azioni proposte dalle Conferenze di Quadrante.
L'azienda Sanitaria Locale 14 del VCO ha un territorio di 2.300 km quadrati e una popolazione complessiva di 171 mila abitanti, ha tre ospedali e tre distretti facenti capo alle tre città principali che sono Verbania, Omegna e Domodossola. Dall'ampiezza, dalle caratteristiche montane del territorio, nonché dalla distribuzione della popolazione consegue la necessità di una diffusione dei servizi territoriali molto capillare per poter portare i servizi di base a tutte le popolazioni della provincia. Attualmente, questi servizi sono così distribuiti: 3 distretti con 150 dipendenti che svolgono attività distrettuali tra cui l'ATI, 380 posti convenzionati in RSA, 3 postazioni di 118, 6 ambulanze 24 h, di cui tre medicalizzate e una medicalizzata per il servizio nautico nel periodo estivo, e convenzione con tutte le Associazioni di volontariato; 11 ambulatori sul territorio della provincia, di cui 7 nell'Ossola; 15 postazioni di guardia medica sul territorio della provincia, di cui 7 nell'Ossola.
Nelle tre città principali, come anzidetto, vi sono tre presidi ospedalieri che costituivano i presidi ospedalieri delle tre USL poi confluite nell'ASL 14 e che contavano complessivamente circa 900 posti letto, oggi venutesi a rideterminare in circa 600 posti letto (devo precisare che per quanto riguarda il presidio ospedaliero di Omegna a regime vi saranno 150 posti letto).
Con la costituzione dell'ASL 14 è apparso subito evidente lo sbilancio della rete ospedaliera rispetto alla popolazione residente. L'esubero di posti letto era tale da non consentire il mantenimento delle tre strutture con la riorganizzazione presente. Le disposizioni espressamente contenute nella legge n. 724 del 1994 erano infatti andate a dettare linee di intervento sostanziale e progressivo di riorganizzazione della rete ospedaliera in correlazione alla necessità di recupero di efficienza ed efficacia di intervento sanitario.
Senza voler entrare nel dettaglio e in quella che negli anni, a cominciare dal 1995, è stata la razionalizzazione della rete con la chiusura di Ostetricia e Ginecologia di Omegna, ritengo opportuno passare subito a quella che è la programmazione dei due presidi ospedalieri di Domodossola e di Verbania.
E' noto un po' a tutti che per quanto attiene Omegna, invece, è in corso una sperimentazione gestionale pubblico-privata. L'ospedale di Omegna diventerà un ospedale monospecialistico ortopedico con, a regime, 150 posti letto.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma vorrei invitare gli operatori a uscire dall'emiciclo e a stare sui lati. Non si può stare in mezzo ai banchi, anche con la macchina fotografica, perché così si disturba il lavoro dei Consiglieri.
Chiedo scusa, ma non si può attraversare questa linea. Grazie.
La prego di proseguire, Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

L'ospedale di Omegna sarà un ospedale monospecialistico ortopedico e avrà un punto di primo intervento, 24 ore su 24, con i medici del 118 collegato con il DEA di Verbania.
Per quanto riguarda gli altri due ospedali, la razionalizzazione voluta, che ottempera quelle che sono le disposizioni nazionali, ma anche dell'OMS stesso, ha previsto, per quanto riguarda Domodossola, i reparti di Chirurgia generale, Ortopedia, Traumatologia, Oculistica, Urologia Rianimazione, Neurologia (con lo stroke unit), il punto nascita - poi chiarirò cos'è il punto nascita - Otorinolaringoiatria, Medicina generale e Cardiologia con l'UTIC.
I servizi della direzione sanitaria nell'ospedale sono la farmacia, la dialisi e l'assistenza limitata, il centro trasfusionale, che è una nuova funzione attribuita, l'anestesia, il laboratorio di analisi, la radiologia l'anatomia patologica, che è un nuovo servizio, il recupero di rianimazione funzionale e l'astanteria DEA con 6 posti.
Per quanto riguarda l'Ospedale di Verbania, i reparti sono quelli di Medicina generale, Cardiologia più UTIC, Nefrologia, Malattie infettive Psichiatria, Pediatria, unico servizio recupero rieducazione funzionale Oncologia, Ostetricia più nido, Chirurgia generale con forte orientamento alla day surgery, Traumatologia.
I servizi sono quelli di direzione sanitaria di farmacia più il centro dialisi, il centro trasfusionale, l'anestesia, il centro trasfusionale Antenna, l'anestesia, la rianimazione, il laboratorio di analisi (la sede principale), la radiologia, la neuropsichiatria infantile, la geriatria.
Nell'ambito degli input che ci vengono a livello di Quadrante, Verbania avrà anche la radioterapia, che fornirà servizi anche ai cittadini di Novara e provincia; radioterapia con day hospital all'Oncologico che, così come da accordi sottoscritti, resterà anche quando sarà costruito il nuovo ospedale a Pie' di Mulera.
In merito a questo, risponderò subito dopo alle interpellanze della Consigliera Manica e del Presidente Cota.
Per quanto attiene la problematica del punto nascita, l'obiettivo regionale era quello di accorpare le Ostetricie, ottemperando vuoi il vecchio Piano sanitario, vuoi soprattutto il Decreto ministeriale del 24 aprile scorso, che stabiliva in 500 il numero minimo di parti. Soprattutto e spero che in breve tempo sia fattibile, si voleva inizialmente accorpare i due reparti per poter avere da subito 800 nati all'anno, il che permetteva che l'Ostetricia e Ginecologia diventasse Ostetricia e Ginecologia di secondo livello, in modo da permettere l'attivazione della neonatologia, quindi la rianimazione pediatrica.
Per molteplici motivi, primo fra tutti la considerazione della distanza dei vari punti dell'Ossola dall'Ospedale di Verbania e per la specificità dell'Ossola, si è deciso che il punto nascita restasse a Domodossola.
Per quale motivo abbiamo parlato di punto nascita e non di Ostetricia e Ginecologia, ma vi assicuro che è la stessa cosa? In un'ottica interdipartimentale abbiamo voluto che il primario di Domodossola fosse primario di Domodossola e di Verbania. Questo punto nascita - mi preme sottolinearlo perché molte sono state le disinformazioni - deve avere (se c'è ancora qualche carenza provvederemo a risolverla) sollecitamente un impianto organizzativo in linea con le vigenti disposizioni nazionali e regionali.
Ribadisco quanto ho detto questa mattina nella riunione in Sala Viglione. Vi saranno in pronta disponibilità sei medici ostetrici ginecologi, sei ostetriche, sei infermieri professionali, sei infermieri pediatrici, sei puericultrici, una caposala, due OTA e tre pediatri. C'è il problema dei pediatri, ma il Direttore generale, dottor Vannini, mi assicurava che entro il mese avrebbe risolto il problema della carenza dei pediatri.
Questo piano di razionalizzazione non poteva prescindere dall'ipotesi di costruzione - poi vi dirò che è tutt'altro che un'ipotesi - del nuovo ospedale a Pie' di Mulera. L'82% dei Sindaci dell'ASL 14 e la Provincia quindi la maggioranza più che assoluta, hanno espresso in un documento la richiesta di volere un ospedale nell'Ossola e precisamente a Pie' di Mulera.
E' stato svolto uno studio da parte dell'Agenzia regionale e, alla luce di tale richiesta, la Regione ne ha preso atto e il 5 agosto ha deliberato di dare all'ASL 14 seicentomila euro, quindi un miliardo e duecento milioni, per il progetto di fattibilità dell'ospedale stesso.
Contemporaneamente rispondo alle due interrogazioni - non me ne voglia il Presidente Cota se inizio prima dall'interrogazione della collega Manica.
La collega Manica pone tre interrogativi al sottoscritto e al Presidente Ghigo, dei quali do lettura: primo, se intendiamo al più presto riferire al Consiglio sulle modalità e le caratteristiche di questa ampia ed atipica consultazione avviata nei confronti degli amministratori locali ed associazioni in merito alla costruzione di un nuovo ospedale nel Verbano Cusio Ossola, in assenza di una deliberazione che ne stabilisca la realizzazione; secondo, quali siano i tempi ipotizzati dalla Regione Piemonte per la realizzazione dell'opera; terzo, se e quando si vorrà porre termine - questo è quanto dice la collega - a questo continuo stillicidio di promesse elettorali - io non ne ho mai fatte, né tanto meno penso il Presidente - ai territori piemontesi di costruzione di nuovi ospedali per i quali mancano oltre i finanziamenti necessari una compatibilità complessiva con il disastrato quadro del deficit sanitario piemontese.
Debbo ribadire, prima di rispondere puntualmente ai tre punti, che il quadro della sanità piemontese è tutt'altro che disastrato sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della sanità in sé e per sé, perch se è vero, come è vero, che siamo catalogate fra le quattro prime Regioni d'Italia e se è vero, come è vero, che le eccellenze della sanità piemontese - e non sto qui ad elencarle, ma ci saranno momenti in cui doverosamente lo farò - sono riconosciute a livello nazionale e internazionale, penso che non sia la sanità piemontese una sanità così disastrata.
Doverosamente rispondo ai quesiti posti dalla collega Manica.
Ai sensi delle normative nazionali e regionali vigenti sulle opere pubbliche, per la realizzazione e il conseguente finanziamento di un nuovo ospedale è necessario che l'Azienda Sanitaria Regionale interessata proponga lo studio di fattibilità, sentito il parere della Conferenza dei Sindaci. La Giunta regionale, qualora ravvisasse l'opportunità dell'opera approva lo studio di fattibilità e propone al Consiglio regionale nell'ambito del programma degli investimenti in edilizia sanitaria l'inserimento della realizzazione dell'ospedale e il conseguente piano di finanziamento.
Diciamo che l'iter è iniziato; per questa ragione, la Giunta regionale con delibera n. 57941 del 5 settembre (prima ho detto per errore il 5 agosto), ha finanziato lo studio di fattibilità sulla base delle richieste aziendali, così come supposte dalle motivazioni emerse nell'ambito della consultazione con gli Enti locali interessati (ASL, Assemblea dei Sindaci e Provincia). Dalla predisposizione dello studio di fattibilità emergeranno gli elementi necessari per il prosieguo dell'iter amministrativo, che come ho detto poc'anzi - coinvolgerà il Consiglio regionale.
Punto due. I tempi ipotizzati in accordo con l'ASL 14 possono essere articolati in due fasi: quella preparatoria, consistente nella progettazione preliminare e definitiva, nell'ottenimento dei necessari permessi, pareri e concessioni, nell'espletamento della successiva gara per l'affidamento dei lavori di costruzione, e quella della realizzazione vera e propria. Temporalmente la prima fase occuperà un periodo preventivabile di circa 24 mesi, mentre per la realizzazione di un'opera come quella oggetto di discussione sono valutati necessari circa 36 mesi, quindi nel complesso ritengo di poter indicare in cinque, massimo sei anni il tempo necessario per la realizzazione del nuovo presidio ospedaliero dalla data di avvio delle procedure preparatorie, presidio ospedaliero che, come ho detto, deve sorgere a Pie' di Mulera, che dista pochi chilometri da Domodossola.
Il costo. Il costo può essere determinato con le dovute approssimazioni; tenendomi volutamente alto e quindi facendo una previsione per eccesso, questo costo può essere valutato in 200 miliardi delle vecchie lire, pari a circa 103 milioni di euro. Tale somma comporta un rilevante impegno economico-finanziario comunque non dissimile da altre esperienze similari, considerato altresì l'elevato livello tecnologico previsto per l'ospedale e l'importante ruolo che dovrà interpretare nella sanità piemontese.
Perché ho detto per eccesso, collega Manica? Perché mediamente un posto letto oggi costa sui 350 milioni; se pure volessimo calcolare 400 milioni a posto letto, con 160/170 miliardi questo ospedale potrebbe essere costruito.
Per quanto concerne l'aspetto delle tipologie di finanziamento attualmente esiste una proposta tecnica formulata dall'Agenzia regionale per i servizi sanitari che prevede il reperimento di fondi attraverso - ma è una proposta tecnica che io condivido - il finanziamento pubblico previsto dalla normativa di legge in vigore e le azioni di partnership pubblico-privato, in cui le imprese non solo forniscono finanziamenti, ma partecipano a definire i modelli di carattere organizzativo e gestionale con le strutture pubbliche.
Quantificando il tutto, debbo dire che per quanto riguarda i finanziamenti previsti dall'art. 20 non si parla più, collega Manica, dei fondi che erano stati messi in bilancio dal Ministro Veronesi quando si era parlato di costruire ospedali che facessero riferimento a modello piano, ma i finanziamenti che sono previsti dall'art. 20 della legge n. 67/88 resi disponibili alle Regioni per nuove realizzazioni ospedaliere si ispirano al modello Veronesi piano.
C'è poi l'alienazione dell'area e dei fabbricati dell'attuale ospedale di Domodossola; c'è - come dicevo poc'anzi - il discorso delle nuove forme di finanziamento; c'è la possibilità di avere contributi dalle Fondazioni non escluderei, infine, appositi finanziamenti regionali, analogamente a quanto avvenuto per i nuovi ospedali di Alba-Bra, Mondovì, Biella e Asti per la parte residua.
Con questo penso di avere esaurito la risposta all'interrogazione della collega Manica.
Mi preme doverosamente rispondere adesso all'interrogazione del Presidente Cota. Egli chiede, con riferimento alla chiusura del reparto di Ostetricia dell'Ospedale San Biagio di Domodossola, se a fronte dell'originaria decisione di chiusura di tale reparto è stata trovata un'intesa tra il Presidente della Regione e il rappresentante degli Enti locali interessati. Sì, in realtà è stato trovato questo punto di accordo nel lasciare a Domodossola il punto nascita, che come dicevo poc'anzi è un reparto di Ostetricia a tutti gli effetti, ma non è una unità operativa autonoma e perciò l'abbiamo chiamato punto nascita.
Tale intesa, prosegue il Presidente Cota, prevede il mantenimento di un punto nascita con organico adeguato e il mantenimento dello stesso livello di assistenza presso il predetto ospedale. Ho elencato anche l'organico al completo; le farò avere il documento sottoscritto da me, dal Presidente dell'ASL e dal Presidente della Conferenza, da cui si evince che in realtà il punto nascita ha un organico sufficiente e necessario affinché il parto sia il più possibile sicuro.
A fronte di tale soluzione, si manifesta urgente la necessità di avere garanzie circa i tempi e i modi della sua concreta attuazione. Ebbene l'attuazione è già stata fatta, l'unica cosa è che attualmente manca ancora un pediatra.
Uguale esigenza si rappresenta in ordine alla strategia politico sanitaria per il VCO e alla destinazione dei singoli ospedali e quindi, per quanto riguarda questa ultima domanda, ho detto poc'anzi come il Direttore generale ci ha proposto la razionalizzazione dei due ospedali definendo Domodossola come ospedale prevalentemente chirurgico e quello di Verbania prevalentemente medico.
Presidente, mi fermerei qui, ben lieto di poter rispondere ai quesiti che sicuramente arriveranno da parte dei Consiglieri.
Debbo dire un'ultima cosa. Due giorni fa un giornale del VCO aveva riportato una mia dichiarazione secondo la quale io prevedevo una chiusura del punto nascita di Domodossola. C'è stata indubbiamente una non ottimale interpretazione di quanto avevo detto in un cordiale colloquio sulla sanità del VCO, tenuto dopo la serata che si era svolta ad Omegna. Ho comunque fatto un comunicato stampa nel quale sostengo che non è prevista alcuna chiusura del punto nascita di Domodossola. Dico però altresì che nel prosieguo di una lunga conversazione avuta con la giornalista, durante la quale abbiamo affrontato vari argomenti inerenti alla sanità piemontese, ho ricordato che le Ostetricie e Ginecologie con più di 800 parti l'anno sono queste le unità operative di secondo livello e che proprio per questo possono avere la terapia intensiva neonatale - costituiscono garanzia ulteriore di sicurezza per il nascituro.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito generale.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, noi abbiamo voluto e richiesto questa seduta come Ulivo, insieme ai colleghi di Rifondazione, perché un tema così delicato come quello della riorganizzazione della rete ospedaliera non pu avvenire con una decisione in solitudine assunta dalla Giunta o dall'Assessore, bensì deve essere tema di discussione ampia.
Se non ci fosse stata la significativa e forte resistenza del Comitato mamme di Domodossola, il problema degli ospedali e della riconversione della rete ospedaliera non sarebbe emerso con la stessa forza. Pensavate di fare un blitz agostano, ma questo - per fortuna! - non è avvenuto e oggi ci troviamo a discutere di un piano che altrimenti sarebbe stato realizzato con le contraddizioni che poi farò notare.
Credo che, anche nell'incontro di oggi, i Sindaci abbiano chiaramente detto ed enunciato con forza un problema politico che lei, Assessore continua ad ignorare. Il suo intervento ancora oggi è stato un intervento burocratico, molto confuso e contraddittorio. Non si capisce come, ad esempio, possa affermare che il punto nascite è la stessa cosa dell'Ostetricia. Ma allora perché avete fatto questa operazione? Il tema politico è questo; mi pare che i Sindaci non vogliano esimersi dalla necessità di affrontare temi complessi, ma vogliano esserne coinvolti. Non potete continuare ad assumere questo atteggiamento schizofrenico, con il quale volete far decidere ad altri. Dite ai Direttori di decidere ciò che non avete il coraggio di dire! E' chiaro che è una decisione politica riconvertire o chiudere un ospedale, togliere un reparto, ma è una decisione politica che deve essere discussa ed esaminata, nella quale devono essere coinvolte le Amministrazioni locali. Questo è un fatto fondamentale. Bisogna che sia chiaro qual è il vostro obiettivo.
Il Presidente Ghigo ci richiama ogni tanto, dicendo: "In fondo, in Toscana un'operazione di questo tipo è stata fatta, e l'ha fatta una Giunta di centrosinistra". E' vero, non possiamo ignorare questa circostanza, ma in quel caso le situazioni sono diverse. Innanzitutto, c'è stato un coinvolgimento delle Amministrazioni locali, e questo è il tema più importante. Inoltre, la Giunta toscana si è posta un obiettivo di riorganizzazione a parità di offerta sanitaria. Qui è diverso: l'obiettivo che vi ponete - e che state realizzando - è quello di una riduzione dell'offerta sanitaria.
E' l'obiettivo di questi anni, ed è il risultato delle vostre politiche; occorrerà, ad un certo punto, fare un bilancio della vostra azione politica. Nel 1997 la spesa sanitaria era di 8 mila miliardi, nel 2002 sarà quasi 11.800 miliardi. In questi anni, le vostre azioni di intervento sono state i tagli e le riduzioni, creando preoccupazione e gettando nel panico i piccoli ospedali, perché non avete avuto il coraggio di dire cosa volevate fare. Addirittura, avete detto ai Direttori: "Chiudete", e poi voi stessi siete andati nelle piazze a dire: "Non chiudiamo". Anche lei Assessore.
Questa politica ha creato una situazione drammatica. Che cosa è capitato? Aumentando la spesa da 8 mila a 11.500 miliardi si sono ridotti i posti letto di 3.500, e adesso volete fare un'operazione per i piccoli ospedali che porta ad un'ulteriore riduzione dell'offerta sanitaria.
Ho letto con attenzione i piani di quadrante che sono stati preparati.
Presidente Ghigo, non so se lei ha avuto modo di leggerli, ma credo di sì.
Io non ho notato che, attraverso questi piani, ci sarà una riduzione della spesa sanitaria. D'altronde, non può che essere così, non è che gli ospedali, le strutture e gli edifici vengono cancellati; continuano ad esistere, magari trasformati in day surgery, in ambulatori, ma continuano ad esistere.
Quindi, la spesa di funzionamento per beni e servizi resta, il personale è sempre lo stesso; vuol dire che il 75-78% della spesa non viene modificato. Allora, su che cosa si riduce la spesa? Quell'operazione non porta ad una riduzione della spesa, non è un'operazione di contenimento. E' questo il tema vero, il tema politico.
Se venisse dimostrato che questa operazione porta ad una riduzione, si potrebbe ragionare, valutando i costi sociali, valutando che cosa significa creare problemi in una vallata; quindi, valutare i costi sociali e poi porsi un problema politico: se vale la pena fare un'operazione di questo senso in relazione all'entità della spesa.
In quei piani non esiste la dimostrazione che c'è una riduzione della spesa. Allora, qual è l'obiettivo vero che avete di fronte? Compiere un'operazione sui piccoli ospedali per tamponare le difficoltà enormi che hanno i medi ospedali, i quali sono collassati dalle politiche di questi anni, soprattutto dalla politica di blocco del personale, del turnover.
Questo è il problema vero, perché quando si chiude un ospedale piccolo non è dimostrato che nell'ospedale vicino ci sia un potenziamento della struttura. Si prende qualche infermiere, qualche primario e li si porta lì per tamponare, ma si tampona per un anno e si continuano a fare politiche congiunturali.
In sostanza, che cosa viene fatto? Si distrugge il patrimonio dei piccoli ospedali, che si può sicuramente razionalizzare, per tamponare i medi ospedali. Questo dura un anno, e il prossimo anno avremo il problema dei medi ospedali. Già adesso avremo lo stesso problema, per cui state bruciando, sull'altare di una politica sbagliata, risorse economiche, ma anche un grande patrimonio, che è frutto di un lavoro, di una crescita complessiva di legare al territorio le strutture ospedaliere.
Poi c'è un altro aspetto, Presidente Ghigo; non potete dire, lei ed il suo Assessore che bisogna essere rigorosi. Ma la colpa di questa crescita esponenziale della spesa sanitaria da 8 mila a 11.500 miliardi è dei piccoli ospedali? E quanto incidono i piccoli ospedali sui posti letto complessivi? Affermare, come continua a fare lei in alcune interviste, che questo porta alla riduzione della spesa, vuol dire ammettere che l'Ospedale Molinette è un ospedale ben governato e che lì non ci sono sprechi, e che gli sprechi ci sono ad Avigliana o da altre parti.
Io non credo che ci troviamo di fronte a questa situazione; questo non vuol dire negare che ci siano sprechi diffusi, ma c'è un problema di grande priorità.
Bisogna intervenire sul personale, sui beni e servizi, sugli acquisti occorre un intervento pluriennale. Invece, con la vostra grande leggerezza continuate a mettere in piedi interventi immediati, grandi slogan iniziative di questo tipo, poi tornate indietro, e continuamente il nostro sistema viene danneggiato.
Noi siamo preoccupati di questa situazione, perché questa modalità molto miope di affrontare i temi alla fine sta riducendo enormemente l'offerta sanitaria e sta mettendo in difficoltà il sistema sanitario pubblico. Questo è il problema vero. D'altronde, Presidente Ghigo, lei stesso ripetutamente ha detto di voler mandare via il suo Assessore, perch forse qualche sbaglio l'ha commesso.
Io non credo che lei lo voglia mandare via per incompatibilità di carattere. Sicuramente c'è una motivazione di carattere politico. Anche lei si rende conto che le cose non sono andate bene, altrimenti non si sarebbe spinto ripetutamente, come ha fatto dal mese di aprile, a chiedere le dimissioni del suo Assessore. Probabilmente, c'è una motivazione politica forte, che deriva da queste constatazioni.
Credo sia giunto il momento di essere molto chiari e di evitare le furbate. La deliberazione dell'8 luglio era un modo per aggirare le decisioni che dobbiamo assumere qui. Voi avevate deciso di compiere un'operazione di chiusura e di riconversione degli ospedali nella bozza di Piano sanitario che è stato bloccato da tutte le Amministrazioni locali, di centrosinistra e di centrodestra.
Avendo subito questa fermata, siete ricorsi alla furbata di dire: "Facciamo una deliberazione ed istituiamo i Quadranti, costituiamo un potere invisibile, cioè la Conferenza dei Sindaci, i quali fanno quell'operazione descritta nel Piano sanitario". Non ci siamo! Occorre il coraggio delle azioni, dire chiaramente qual è il vostro programma deciderlo tutti assieme, con il coinvolgimento degli Enti locali.
Io credo che i Sindaci non siano dei pazzi. Se riescono a capire - e voi lo dimostrate - che un'operazione serve in termini di salute - com'è successo in Toscana - e in termini di risparmio, le soluzioni si possono ottenere. Ma se pensate di continuare a fare interventi furbi, banali e contraddittori, è evidente che non porterete a termine questa operazione.
Concludo dicendo che siamo interessati ad affrontare e discutere seriamente un piano di razionalizzazione della rete ospedaliera. Siamo interessati perché vogliamo difendere il sistema sanitario pubblico. Quando ci sarà un Piano che abbia queste caratteristiche il confronto ci sarà e daremo anche il nostro contributo, ma non siamo assolutamente disponibili a consentirvi di compiere operazioni come quelle che avete compiuto in questi anni e che volete ancora compiere, che non hanno portato a una riduzione della spesa pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, credo che l'ispirazione di fondo o, meglio, la filosofia che ha ispirato la relazione della Giunta sia giusta, per ritengo che gli strumenti lungo i quali negli ultimi tempi la Giunta si sta orientando presentino molte ombre, anche se si intravedono le luci.
Credo che questa sia un'occasione molto importante anche per dimostrare la centralità del nostro Consiglio regionale. Non condivido il pessimismo di quanti fra i colleghi ritengono che le Giunte in generale, dopo la modifica della Costituzione, abbiano esaurito la loro attività e l'impegno dei Consigli regionali.
Io dico che ognuno deve fare la sua parte, e la parte più importante l'hanno fatta i Parlamenti nati addirittura nel 1200, che in Piemonte, se non sbaglio, si chiamavano parlascio, e che avevano in mano i quattrini.
Cosa voglio dire? Voglio dire che questa Giunta ha fatto bene la prima parte, nel senso che vi era un grosso buco, e non ripeto il motivo per cui si è formato questo buco, perché conosciamo tutti il motivo, e in tutta Italia è stato così.
Lo Stato ha detto: "Da oggi non pago più, non vi ripiano più.
Aggiustatevi! Se fate i debiti, ve li pagate". Dopodiché, questa Giunta è intervenuta, fra le poche in Italia, in modo tempestivo, anche se in modo doloroso, ma non ha avuto sufficiente coraggio.
Non voglio dire che il Consiglio regionale non aveva i poteri, perch li ha usati per aumentare i ticket e l'IRPEF dello 0,5%, ma solo per un anno, perché il limite della Giunta in quel momento e ancora oggi è il contesto, la contestualità. Cosa voglio dire? Non si può tagliare razionalizzare o, come oggi si usa definire con un vocabolo più dolce riconvertire se non si fanno investimenti e tutte le Regioni, la nostra in particolare, non sono in grado di fare investimenti.
Ho letto solo le prime dieci pagine del volume che riguarda i Quadranti, che di per sé sono una cosa utile, ma il problema è la contestualità. Lo stesso titolo è forviante: "Documento tecnico. Azione dei Quadranti". Devo dire che questo volume di tecnico non ha proprio niente.
I Direttori generali hanno già tanto da fare, devono nominare i Vicedirettori generali, i Direttori sanitari, gli uscieri, il Capo dell'Ufficio tecnico, devono preoccuparsi degli acquisti e delle consulenze. Non credo che i Direttori generali debbano fare politica al posto della Giunta e al posto nostro. I Direttori generali, credo ispirati legittimamente dalla Giunta, hanno fatto il loro "compitino". Qualcuno si è comportato bene, qualcun altro meno bene.
Leggendo le prime dieci pagine, laddove si parla di consulenze sanitarie, qualcuno propone di abbassare l'importo da 200 mila a 130 mila qualcun altro propone di aspettare indicazioni unitarie dal centro, perch ognuno paga secondo le proprie regole. Non possiamo nasconderci queste cose. Io le ho ripetute per quattro volte, e le ripeto per la quinta volta.
Mi direte: "Sei noioso", ma io voglio essere noioso! Non si tratta di abbassare lo spreco relativo alle consulenze da 200 mila a 100 mila o da 300 mila a 200 mila, ma di azzerare del tutto questo sperpero. Il malvezzo della consulenza medica esiste da quando esistono i Direttori generali. Se un medico percorre 300 metri, dalle Molinette al CTO, perché vi è un paziente ingessato e ha mal di pancia, quindi ha bisogno di un medico specializzato in medicina generale, si fa retribuire.
Per quale motivo questo medico si fa pagare se il ruolo che ricopre è unico? Non capisco per quale motivo un medico, che si posta con l'autoambulanza fornita dall'ospedale per recarsi in un altro ospedale che manca di una specialità, deve essere pagato.
Voglio dire che i 40 miliardi l'anno che distribuiamo per le consulenze mediche, che rappresentano un'economia strutturale e sono addirittura i 40 miliardi che pagano le ASL per le famose rette del mutuo, sono risparmi enormi che si possono fare. Ma non è questo il punto che voglio perseguire con il mio ragionamento.
La Giunta ha fatto bene il primo tempo, non sta facendo bene il secondo tempo, perché manca di coraggio. Non faccio mie le osservazioni della sinistra, la quale dice: "Senza una programmazione almeno pluriennale, cioè il famoso Piano socio-sanitario triennale, non si può fare niente". Non è così.
Ritengo che i Piani socio-sanitari residui del passato abbiano avuto la loro validità, nel senso che vi era il Piano nazionale, il Piano regionale e si aveva un Piano anche per i distretti scolastici. Non è questo il punto. In mancanza del Piano, un anno fa, dissi: "Ritirate il Piano. La Giunta si presenti con un programma". La Giunta, però, deve chiaramente dire che non vuole farlo, perché non può giustificarsi dicendo che è in attesa del nuovo Piano socio-sanitario. Deve dire chiaramente che non vuole fare il Piano. Non è un sacrilegio dire che non si vuole fare il Piano perché, negli anni passati, i Piani hanno ingessato l'attività della Sanità in tutte le Regioni, in quanto nessuna l'ha rispettato. E' giusta - la delibera dell'8 luglio segue tale direzione - una programmazione. Quindi la Giunta venga in aula a dire cosa vuole effettivamente fare.
Detto questo, è giusto dire: "Riconvertiamo i piccoli ospedali e creiamo le eccellenze". Tutto questo ha un costo. Personalmente, ho fatto quattro conti sull'ospedale di Avigliana - faccio nomi e cognomi perché non ho voti da difendere - e devo dire che viene a costare più dell'ospedale che c'è adesso. Perché? Perché ci sono molte figure professionali, che non si trovano manco sul mercato.
Allora, è inutile dire: "Avrete dieci caposala" o "avrete quaranta infermieri professionali" o cose del genere. Non ci sono.
Il problema vero - e mi avvio alla conclusione - è che non si può fare una programmazione se non ci sono le cifre accanto. Con tutto il rispetto per i Direttori generali, cifre non ne hanno scritte mai. Ho sfogliato tutto il libro, ma le cifre non ci sono. Né potevano scriverle loro, perch ognuno fa il proprio mestiere.
Sostanzialmente, quindi, per portare avanti un programma di questo tipo servono molti investimenti. La Giunta ha il coraggio di dire: "Va bene facciamo l'IRPEF secca per cinque anni. Quello che abbiamo fatto per un anno, lo facciamo per cinque anni"? Ma ce lo deve dire. E ancora: "Destiniamo l'80% o il 90% così, così e così". Bene o male, questo non si può fare a livello di Giunta, perché deve avvenire in aula.
Io non conto niente, se non un voto. Come ho detto un anno fa - e lo ripeto anche oggi - sono per fare l'IRPEF secca dello 0,5% (quello che è stato fatto per un anno) per cinque anni. Ma ci devono dire come si spendono i soldi dalla prima all'ultima lira.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi, il combinato disposto di un deficit sanitario unito ad una compiuta mancanza di programmazione e ad uno spostamento in sedi occulte delle decisioni, produce alcuni risultati: il Piemonte si ribella, da Domodossola a tutti i Sindaci che abbiamo incontrato ancora questa mattina.
Direi che, in analogia alla situazione nazionale, dall'art. 18 alla Cirami, siete specialisti nel favorire il conflitto e nell'essere incapaci di attuare soluzioni di governo.
I dati della situazione sanitaria piemontese e la vicenda a cui stiamo assistendo sono lo specchio chiaro della compiuta ormai incapacità, assenza di governo e di proposta da parte di questa Giunta, che dalla sanità si estende al complesso della sua politica. Non a caso, avete aperto una lunga vicenda sul "rimpasto fantasma" che non riuscite a chiudere.
Da dove nasce questa situazione particolarmente grave della sanità piemontese, che combina al dissesto la mancanza di programmazione mettendo a ferro e fuoco le strutture sanitarie del Piemonte, in difficoltà i Sindaci, fino a costringere venti mamme ad arrivare oggi in Consiglio regionale a spiegarvi che non possono partorire nelle condizioni che voi avete costruito? Nasce da quella delibera dell'8 luglio, Assessore, con cui lei ha cercato di sostituire un Piano sanitario regionale respinto da 473 consultati su 475 (uno dei due che glielo ha approvato era il rappresentante delle cliniche private, ma questo non ci stupisce).
Quella delibera dell'8 luglio è una delibera di Giunta che vuole occultare il fatto che voi il Piano sanitario non lo presenterete più in Piemonte, che quel testo è ormai un documento a cui nessuno sta pensando non ha conosciuto un lieve intoppo.
Avete deciso una strada di delibere di Giunta che non consente più ai Sindaci, né al Consiglio, di vedere la programmazione sanitaria: è su questa motivazione che noi sosterremo il nostro ricorso al TAR. E guardate che quella delibera dell'8 luglio è la madre - e voglio fare un esempio non di una, di una e cento Domodossola. Perché, che cosa è avvenuto? Si è aspettata la settimana di Ferragosto; la delibera madre copriva la possibilità di qualsiasi decisione di Giunta, senza sentire opportunamente i Sindaci, senza verificarla in Consiglio regionale.
Nella settimana di Ferragosto, in fretta e furia, si dà attuazione ad un Piano dell'Azienda su cui voi, però, avevate già dato un assenso occulto a luglio. Improvvisamente, se non ci fossero state immediate sollevazioni in quella realtà, quella deliberazione avrebbe avuto corso.
Fate un lungo intervento in quel di Domodossola, e qual è il risultato? Che separate la Ginecologia dall'Ostetricia, lasciate un doppio organico uno a Verbania e uno a Domodossola, spendete la stessa cifra (forse anche di più), ma lasciate in quel di Domodossola un punto nascita di primo livello, separato dalla Ginecologia, che non è in grado di fare fronte alle nuove e moderne esigenze per partorire in modo sicuro all'interno di una struttura ospedaliera.
Risultato, Assessore? Non avete risparmiato, perché non avete risparmiato, ma avete separato forzosamente due reparti, li avete comunque mantenuti lasciando però a Domodossola una struttura che non è modernamente agibile.
Fate una cosa seria: ripristinate le condizioni com'erano prima, perch non è vero che operate un risparmio, ma create semplicemente, a quelle mamme e a quelle famiglie, un disagio.
E perché avete scelto Domodossola? Era forse il luogo in cui c'era un minor numero di parti? Non c'erano forse punti nascita in Piemonte - lì so io a memoria, Assessore, non può non saperli lei! - in cui nascevano meno bambini e quelli li avete lasciati, magari doppi o magari tripli? Perch avete scelto Domodossola? Perché dentro la mancanza di programmazione e dentro le scelte dei potenti sul territorio - perché solo a questo è legata ormai la sanità - si assumono le decisioni che non hanno senso rispetto ai bisogni di un territorio e rispetto ai bisogni della gente, ma seguono altre logiche.
L'ospedale nuovo è bello, Assessore. Ho qui la sua deliberazione con cui stanzia la cifra esorbitante di un miliardo e mezzo per autorizzare una progettazione. Ma la progettazione di che cosa, Assessore? Di che cosa? Di quale ospedale? C'è una deliberazione? Esiste una deliberazione di questa Giunta in cui voi scrivete: "La Giunta regionale del Piemonte delibera di fare il nuovo ospedale di Domodossola"? Non esiste Assessore, non esiste!



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

E' in Consiglio il passaggio



MANICA Giuliana

Non esiste. Esiste solo un Piano sanitario, quello in vigore, che è legge regionale, che dice che nell'Ossola di ospedali ce ne sono tre integrati funzionalmente. Esistono solo deliberazioni di progettazione.
Avete addirittura - e siamo alla farsa - nell'assenza di programmazione di governo, consultato i Sindaci su un documento di progettazione fatto dall'ARESS, non sulla delibera che istituisce l'ospedale. Si fanno i nuovi ospedali, come a Biella, come ad Asti, come a Borgosesia, come ad Alba-Bra sulla base di leggi regionali.
Collega Lido Riba, lei ricorderà che l'ospedale a Borgosesia e ad Alba Bra ci saranno perché noi facemmo votare una legge in questo Consiglio regionale, e facemmo allocare i conseguenti stanziamenti. Questo non esiste per il VCO e non esiste per gli altri cinque o sei ospedali che voi avete promesso, di campagna elettorale in campagna elettorale, di difficoltà in difficoltà, in tutte le realtà del Piemonte.
Questa delibera sui Quadranti è molto interessante, Assessore, perch sposta su un'entità i Quadranti che esistono semplicemente come sede di organizzazione, diciamo così, funzionale di varie Aziende sanitarie che hanno la titolarità giuridica ed aziendale per decidere. Lei le trasforma in un'entità superiore. Ma non c'è alcuna legge che glielo consente, perch i Quadranti che opportunamente si inventò Sante Bajardi, allora Assessore sono dei momenti di organizzazione tecnico-funzionale del territorio, non gerarchica, non giuridicamente stabilita.
Assessore, quando in un Quadrante fra quattro Direttori generali si stabilirà una rissa su quale ospedale chiudere prima, chi deciderà? Chi è gerarchicamente deputato lì dentro a decidere in caso di conflitto? Nessuno Assessore. Verranno con il cappello in mano da lei, che non ne farà chiudere nessuno esplicitamente, ma li farà chiudere tutti surrettiziamente, sottraendo reparto per reparto, come avviene da Avigliana fino a Santhià.
Questa deliberazione sui Quadranti, oltre ad istituire una sede che espropria ulteriormente Sindaci, Consiglieri regionali, Comitati delle mamme, sedi di volontariato e cittadini, di qualsiasi decisione, produce dal punto di vista dell'efficacia e dell'efficienza il seguente risultato: più soldi e meno servizi.
Le elenco le misure: dalla delibera di buon governo, che tagliava l'1 a tutte le ASL, sia chi aveva sprecato, sia chi aveva risparmiato, alla delibera del 21 dicembre con la quale avete tagliato 1.400 posti letto alla decisione precedente, dell'agosto, in cui avete bloccato tutte le assunzioni sanitarie.
Io vi dico che bisogna imboccare un'altra strada, provare a tentare il governo dei processi e non la sollevazione dei conflitti e dei disagi. Per fare questo, incominciamo a ripristinare a Domodossola la situazione quo ante, perché così non risparmiate, ma create solo dei disagi.
Nello stesso tempo, via tutte queste deliberazioni: la delibera dell'8 luglio l'avete riconfermata in Consiglio quando ve l'abbiamo chiesto: "errare humanum est, perseverare diabolicum"! Assessore, ha visto cosa ha seminato in Piemonte sulla base di quella deliberazione? Prenda atto dei risultati di quegli atti; prenda atto di quei risultati, non è la protervia dell'opposizione, è la gente che ve lo sta dicendo, sono i Sindaci, i Comitati! Via, dunque, la deliberazione dell'8 luglio e ripristiniamo la programmazione sanitaria attraverso il Piano! Presidente, le chiediamo urgentemente di poter discutere il testo del nuovo Piano sanitario. L'opposizione è pronta ad una discussione costruttiva, in Commissione e in Consiglio regionale, perché al più presto il Piemonte abbia un testo di Piano sanitario.
Come seconda questione, vi chiediamo di potenziare il ruolo dei Sindaci; fate come in Toscana, scrivete un articolo specifico che potenzi la legge Bindi, che si chiama "Conferenza dei Sindaci" e attribuisce i poteri ai Sindaci, spostandoli quindi verso il basso e non verso le sedi occulte nei rapporti tra la Giunta, l'Assessore regionale e i Direttori regionali da lui nominati su base fiduciaria, che intraprendono le azioni che abbiamo visto in Piemonte, al di fuori di ogni controllo.
Più poteri in basso, dunque, più poteri ai Sindaci.
Ripristinate la programmazione, ripristinate un circolo virtuoso tra programmazione, gestione e controllo. Recuperate il vostro compito: quello della programmazione e non della gestione, che è dei Direttori, e attivate il controllo sugli stessi.
Per favorire questo processo - e concludo, Presidente - la prendiamo in parola, vedendola un po' in difficoltà, nel suo rimpasto di Giunta e le presentiamo un ordine del giorno con il quale, viste le sue dichiarazioni rese a mezzo stampa, dalle quali emerge con chiarezza come si sia rotto il suo rapporto di fiducia con l'Assessore alla sanità, e verificate le gravi situazioni del governo regionale piemontese rispetto alla politica sanitaria, il Consiglio impegna il Presidente a voler procedere entro il mese di settembre, così come da lei dichiarato, al ritiro delle deleghe assessorili nei confronti del dott. Antonio D'Ambrosio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, chiedo scusa per la voce sono un po' febbricitante, ma non volevo perdermi questo dibattito e volevo dare il mio contributo alla vicenda della sanità.
Credevo che oggi si dibattesse anche della famosa Commissione d'inchiesta, ma ho appreso adesso che ci sarà un'altra seduta di Consiglio regionale sulla sanità, dove si dibatterà degli stessi argomenti, per tenerci allenati sulle questioni che abbiamo dibattuto più volte in quest'aula. Questo è uno sport a cui ci ha abituato l'opposizione e noi malgrado i nostri 40 Consiglieri di maggioranza, ubbidiamo e stiamo ad ascoltare.
Non ho partecipato alla Commissione d'inchiesta, ma la posizione del nostro Gruppo è nota: non è contraria al lavoro svolto da quella Commissione (conoscendo il collega Saitta e la sua capacità ritengo sia stato anche un lavoro fatto bene, dal suo punto di vista), ma, quando il Presidente Saitta venne eletto, pensavamo che avrebbe utilizzato tale Commissione come oppositore qual è, e non in maniera equidistante. In effetti, la relazione che si evince, che poi è un po' una costante dell'opposizione, è una relazione "contro".
Il documento della Commissione è, dunque, una relazione contro questa maggioranza e non una relazione che cerca di risolvere i problemi. Ciò è sostanziale in questa vicenda e può essere verificato anche dagli interventi di oggi.
Poiché venerdì avremo l'occasione di parlare e discutere del documento del Presidente Saitta, avremo anche l'occasione di verificare una serie di questioni, dai primariati a come vengono poste le domande, in negativo, dal Presidente Saitta nei confronti dell'Assessorato e dei Direttori generali delle Aziende, per far emergere fatti che il Presidente Saitta vuol fare emergere dalla sua posizione di opposizione.
Ma di questo, oltre alle assunzioni di personale, facendo riferimento non solo a leggi regionali, ma anche a leggi nazionali e a Ministri precedenti, parleremo venerdì prossimo, in quella sede.
Mi limito, pertanto, a fare alcune considerazioni sulla delibera dei Quadranti.
Vorrei, prima di questo, chiedere al Presidente Ghigo e all'Assessore D'Ambrosio, che non vedo più - se glielo riferite mi fate una cortesia - e penso di averne diritto come membro di questo Consiglio regionale, di conoscere i dati esatti e certi della sanità piemontese.
Avendo letto la delibera sui Quadranti e avendo visto il lavoro dei primi mesi e le azioni relative ai Quadranti stessi, i loro bilanci del primo semestre, ho motivo di credere - e lo dico con molta chiarezza - che i dati che emergono da questo lavoro non corrispondono a verità.
Rivolgo queste parole al Presidente, perché il Presidente deve conoscere i dati certi per poter valutare gli investimenti che dovremo fare nel 2003. Pertanto, ritengo che il Presidente di una Regione e un Assessore alla sanità debbano avere questi dati nel modo corretto.
Il pareggio dichiarato mi pare difficilmente raggiungibile, a causa dei disavanzi annunciati da molte ASL e ASO, che nei primi mesi hanno dato risultati negativi.
Faccio alcuni esempi: nella delibera n. 39-6552 dell'8 luglio 2002 si chiede, ad esempio all'Università, di coprire finanziamenti di circa 68 miliardi per le Molinette e di 19 miliardi per il San Luigi, ben sapendo che questo non sarà possibile. Nel documento "Azioni dei Quadranti" consegnatoci recentemente, si evincono perdite su alcuni Quadranti; ad esempio, il Quadrante 1 sub 1/3 conferma una perdita di 30 miliardi per il primo semestre che fa pensare, legittimamente, che la perdita, in ragione di anno, sia superiore (lo ritengo, non vedendo azioni forti in quel Quadrante). Oltretutto, alcune ASL pensano di vendere il proprio patrimonio e hanno iscritto a ricavi, per l'anno 2002, alcune cifre, di difficile realizzazione, poiché le procedure sono estremamente lunghe (anche qui si parla di alcune decine di miliardi).
Se a tutto ciò aggiungiamo perdite minori in altre ASL, si fa presto a raggiungere una cifra che difficilmente potrà consentirci il pareggio. A questo, ovviamente, occorre aggiungere i problemi legati all'Ordine Mauriziano, all'Ospedale Valdese e al Gradenigo. Anche qui si tratta di una piccola parte in grande sofferenza.
A questo punto, mi chiedo: ma i Quadranti sono proprio un toccasana? La nostra impressione - come avevo già detto al Presidente e all'Assessore - è che i Quadranti da soli non possano risolvere il problema della sanità e non possano far ottenere risultati miracolistici, in termine di risparmio, perché è impensabile che i Direttori, in Conferenza, riescano a cambiare completamente le sorti della sanità piemontese con tagli e chiusure e, come recentemente gli esempi sul campo ci dimostrano e oggi ne stiamo parlando, senza una forte regia politica centrale è difficile realizzare quegli obiettivi.
C'è ancora un altro aspetto da analizzare. Perché queste aggregazioni di Quadranti? Su alcune scelte di suddivisione del territorio ci sarebbero molte domande da porsi e ha ragione il Consigliere Mercurio quando afferma che questa non è un'azione tecnica, ma è un'azione politica. Perché, ad esempio, accorpare l'Ospedale San Luigi con l'ASL di Ciriè, così lontana, e non con l'ASL 10 così vicina, mettendo in difficoltà, o nell'impossibilità di fare, sia pure piccole, economie di scala, alcune ASL? E' un errore voluto o un mero errore di trascrizione? Questo, ovviamente, è solo un esempio, perché altre possono essere le strane impostazioni di queste aggregazioni.
Inoltre, come dicevo prima, i passivi degli ospedali convenzionati: Mauriziano, Ospedali Valdesi, Gradenigo. Qui stiamo parlando di centinaia di miliardi e come si pensa di intervenire? E come l'Assessorato vuole intervenire in tale direzione? Questo è il quadro - e chiudo - che abbiamo di fronte.
Mi chiedo come si riuscirà a risolvere questo problema. Con un altro mutuo? Con altre operazioni di finanza? Certo, vorrà dire che saremo costretti ad altri indebitamenti o, comunque, a non promuovere investimenti in altre aree dove, invece, occorrerebbe impegnarsi, con urgenza, per cercare di sostenere l'economia piemontese che, sia pure per motivi principalmente internazionali, sta franando, e che noi abbiamo il dovere di sostenere.
Penso che il Presidente Ghigo e l'Assessore D'Ambrosio possano pretendere di avere questi dati, per poter finanziare interventi in quella direzione.
Questi sono dati che pretendiamo in questo Consiglio regionale; noi siamo Consiglieri di questa Regione e quindi dobbiamo essere a conoscenza con precisione, della situazione della sanità piemontese. Oggi non è così.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore D'Ambrosio, nell'incontro di questa mattina con i Sindaci e le delegazioni dei coordinamenti spontanei, nati a difesa degli ospedali minori, lei ha dato un'informazione errata. Ha sostenuto che la deliberazione dell'8 luglio sui Quadranti ha visto l'approvazione di questo Consiglio. Mediante quale artificio? Certo, il 26 luglio in quest'aula si è discusso di azioni dei Quadranti; certo, in questo Consiglio si è discussa quella deliberazione, ma si è dimenticato di dire che questa assemblea elettiva è stata completamente spogliata delle sue prerogative, non votando un atto che voi, come Giunta, vi siete arrogati in materia sanitaria, così come le competenze su qualsiasi atto di "contorno", delegato al Consiglio regionale. Noi non stiamo votando un Piano e voi vi rifiutate di portare in quest'aula un Piano socio-sanitario degno di quel nome. Il vero Piano che avete presentato si concretizza in un modo molto semplice: avete incassato l'approvazione delle Organizzazioni sindacali.
Mi rivolgo ai Sindaci e ai coordinamenti spontanei: chiedete un incontro con le Organizzazioni sindacali perché forse hanno inteso male il senso di quel Piano. Quello è il Piano socio-sanitario e, attraverso l'intervento sulla spesa e sui costi, vi state predeterminando il tentativo di operare un controllo sulla spesa, che non è assolutamente senza controllo, perché state portando la sanità alla bancarotta.
Come Gruppo abbiamo approvato - e anticipiamo un lavoro che presenteremo nei prossimi giorni ai mezzi di informazione - un riepilogo complessivo dello stato della sanità in Piemonte. La spesa sanitaria dal 1997, cioè da quando il governo di centrodestra di questa Regione ha assunto l'onere e l'onore di governare la sanità, è aumentata del 35,44%.
Analogo andamento per quanto riguarda la spesa pro capite, perché le proiezioni anagrafiche indicano, sostanzialmente, un riequilibrio della popolazione piemontese attorno ai valori del 1997.
I posti letto di degenza sono diminuiti di 3.597 unità, meno il 26,89%.
I day hospital, che dovevano essere la risposta all'emergenza liste di attesa, per quanto riguarda i ricoveri, sono aumentati di 99, pari a 6,05%.
C'è un dato sorprendente: i dipendenti sono aumentati dell'8,61% e guarda caso! - l'aspetto burocratico amministrativo è il settore che ha ricevuto l'incremento più grande. Ma sono le spese per l'accreditamento delle strutture private che destano preoccupazione: balzano con una crescita del 38,31% e la fornitura di beni e servizi cresce attorno al 40%.
Infine, c'è un dato clamoroso, più volte denunciato (e la Commissione d'inchiesta, da questo punto di vista, ha svolto un lavoro egregio e ben venga la sollecitazione del collega Angeleri sull'aspetto dei falsi di bilancio): le consulenze esterne aumentano, dal 1997 ad oggi, del 50,53 in termini costi e, dentro quelle consulenze esterne, inserisca anche le consulenze sanitarie che assorbono il 50% di quell'importo. Ma quali consulenze sanitarie? Le consulenze sanitarie all'interno della stessa ASL non solo fra ASL e ASL, ma fra ospedali della stessa Azienda sanitaria regionale (qui sta la novità).
Bisogna aprire anche il confronto con le lobby dei medici perch forse, su questo aspetto, pur difendendo la sanità pubblica, c'è qualche elemento di grande preoccupazione. Guardate che questa è una responsabilità tutta vostra! Il ricorso, da parte delle ASL, alle consulenze è determinato dalla mancata assunzione di personale medico. Ricordo che la mobilità extra regionale in uscita, come l'Assessore ben sa, cresce intorno al 6%, anche se bisogna dare atto che la mobilità in entrata è attorno all'11%.
Voi state falsando i conti, Assessore! Perché, alla data del 24 settembre, noi non abbiamo, Consigliere Angeleri, i dati a consuntivo del 2001? Cos'è successo? Cos'è che non va nei fatti di gestione? Il bilancio serve ad illustrare in modo trasparente i fatti relativi alla gestione caratteristica delle ASL e delle ASO. Non sono bilanci straordinari, ma bilanci che devono registrare i fatti di gestione.
Anticipo un dato. Il fatto di gestione porta a 600 miliardi il deficit consolidato del 2001. Bene farebbe il Presidente Ghigo ad utilizzare le professionalità che ha all'interno. Non chieda a consulenti esterni, usi le professionalità interne, non c'è bisogno di una Commissione d'indagine, ne abbiamo appena finita una, usi le proprie professionalità e gli uffici per accertare la correttezza dei dati di bilancio forniti. Compia questo atto! I cittadini, per primi, tutti, devono sapere qual è lo stato del bilancio della sanità. Lo devono sapere anche le forze politiche di opposizione che si candidano a governare questa Regione. Il modello Tremonti non ci piace, perché rischia di lasciare un bilancio alla bancarotta e, soprattutto, non assume quel carattere di onestà e di correttezza che dovrebbe guidare qualsiasi amministratore.
Rispetto al dato nazionale, quest'anno noi arriveremo, rispetto alla spesa media nazionale, attorno al 110%. Quando avete preso in mano la sanità l'incidenza della spesa sanitaria in Piemonte era intorno al 98%.
Siamo arrivati nel 2000 al 107%, veleggiamo abbondantemente verso il 110%.
Non basta, Assessore, dire, per consolarsi, che siamo ben messi in graduatoria, perché non è questo il dato di riferimento.
La ricetta che avete dato per risanare i conti della sanità non sono quelli di incidere sulla razionalizzazione della spesa. Lo sapete che in termini di servizi l'ultimo dato è questo? I servizi offerti dalla rete pubblica direttamente dagli ospedali, dalle ASL e dalle ASO, ammontavano nel 1997, al 49% del totale; nel 2000 i servizi offerti dal privato attraverso gli appalti, le mense, i Global service, le lavanderie, ecc.
ammontano all'85%. Residualmente, il 14,37% è erogato come servizi diretti da personale pubblico alle dipendenze delle ASO. Sapete qual è il dato sorprendente? Che voi avete sempre giustificato la necessità di dare all'esterno i servizi perché vi dovevano portare dei risparmi; perché i costi nei contratti del pubblico impiego sono troppi ed elevati; perché le rigidità dei dipendenti sono troppe ed elevate, troppo estese le tutele sindacali ed avete incrementato la spesa del 35%.
Diciamolo chiaramente: c'è un intreccio perverso tra la politica e gli appalti, non si può spiegare in modo diverso. C'è qualcosa che non funziona; lo spoils system garantisce, attraverso le gestioni fiduciarie la possibilità che gli appalti vengano fatti all'esterno: ma basta fare i controlli. Su questo credo che la Commissione d'inchiesta sia stata estremamente chiara.
La risposta che voi date al deficit della sanità è la chiusura della rete ospedaliera minore, nelle comunità montane dove, per le patologie, le caratteristiche di quella popolazione, soprattutto una popolazione anziana che necessità di strutture presenti sul territorio, dalla capacità di dare risposte, ne va della vita delle persone.
Non ci siamo, Assessore: non è questa la ricetta, bisogna rafforzare e mantenere in piedi quei presidi.
E' un dibattito che non affascina quello che il Presidente Ghigo ha proposto del modello Formigoni, il modello lombardo o il modello toscano.
Il modello toscano pare sia quello, come dimostrato dalla Regione Toscana amministrata dal centrosinistra, che chiudendo 40 ospedali ha consentito di perdere poco, ma di mantenere il governo al centrosinistra.
Dico invece un'altra cosa: questo modello della sanità, la fornitura dei dati di bilancio, non è che il modello americano, il modello a stelle e strisce. Il modello per cui, progressivamente, con questi dati, con questa situazione, con la chiusura dei servizi e con l'aumento delle liste di attesa e con l'incapacità di dare risposte serie, bisognerà chiedere ai cittadini, al paziente, attraverso l'estensione al privato, di esibire la carta di credito per potersi curare.
Noi ci siamo e ci batteremo in tutti i modi contro questa politica sanitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Come l'Assessore ricorderà, il Gruppo della Lega non è mai stato molto sottile e non ha mai risparmiato le critiche. Così questo mio intervento andrà a sottolineare alcune carenze e alcune mancanze che riteniamo ci siano state.
Fin dall'inizio di questa legislatura abbiamo chiesto la razionalizzazione nella spesa sanitaria ritenendo insostenibile il deficit che si stava creando, ma abbiamo chiesto la razionalizzazione della spesa dicendo anche che non si dovevano tagliare i servizi alla popolazione.
Abbiamo chiesto la drastica riduzione delle spese per consulenze, eravamo d'accordo per un'operazione di centralizzazione delle forniture a tutte le ASL e a tutte le ASO in modo da spuntare prezzi migliori, condizioni migliori di pagamento verso i fornitori; eravamo d'accordo sul centralizzare la gestione dei patrimoni immobiliari delle ASL e delle ASO questione di cui si è più volte parlato, ma che sino ad ora non è ancora stata affrontata.



DUTTO Claudio

Abbiamo più volte puntato il dito sulla questione delle spese amministrative decisamente elevate in Piemonte, così pure nel panorama del sistema sanitario italiano, mentre in Europa vediamo che le percentuali delle spese amministrative nei confronti delle spese veramente sanitarie sono ben più ridotte, ma, anche qui, non vediamo dei grossi risultati positivi.
Siamo anche d'accordo sulla razionalizzazione delle strutture, ma che sia una razionalizzazione vera.
Noi abbiamo sempre chiesto e continuiamo a chiedere il mantenimento dei servizi, soprattutto negli ospedali e nei presidi montani o pedemontani comunque quei servizi e quei presidi indispensabili alle nostre popolazioni per una questione di distanza. Non possiamo permetterci di chiudere - il caso lampante si è verificato recentemente - servizi in ospedali come quello di Domodossola o - aggiungo io, da cuneese, essendo vicino a queste realtà - come quello di Ceva, dove le popolazioni per raggiungere l'ospedale più vicino impiegherebbero delle ore, considerando anche il sistema stradale attualmente a disposizione nel nostro Piemonte, ma considerando soprattutto, come dicevo, l'ambiente, cioè le zone montane.
Noi continuiamo ad essere in attesa e continuiamo a chiedere un Piano sanitario vero, completo, dal quale emerga chiaramente la revisione dei confini delle ASL, di cui auspico una forte riduzione del loro numero. Ho fatto un rapido confronto con i nostri vicini della Regione Lombardia. La Lombardia, che ha una popolazione di gran lunga maggiore rispetto al Piemonte, ha appena quattordici Aziende Sanitarie Locali contro le ventidue del Piemonte. Perciò, a fronte di una popolazione decisamente inferiore noi abbiamo il 50% in più del numero di queste Aziende. Sappiamo che i costi amministrativi di un'Azienda Sanitaria Locale non sono proprio irrisori: dobbiamo pagare il Direttore generale, il Direttore amministrativo, il Direttore sanitario, le segreterie e tutti gli uffici.
Per cui, noi chiediamo una drastica riduzione numerica di queste Aziende, in modo da avere dei forti risparmi sul lato amministrativo da dirigere sul fronte sanitario, in modo da non dover tagliare i servizi.
Comunque, a questo punto, chiediamo anche un Piano dei servizi sul territorio chiaro e preciso. Vogliamo conoscere esattamente quale sarà la rete ospedaliera e quali saranno i reparti per ogni ospedale.
Chiediamo all'Assessore e al Presidente Ghigo di cessare questa politica, che oserei definire "alla giornata", con questi provvedimenti estemporanei, assunti singolarmente, che permettono alle nostre opposizioni di fare una enorme demagogia.
Si verifica che, dove magari viene tagliato un reparto, le opposizioni gridino alla popolazione la prossima chiusura dell'ospedale, cosa che non intendiamo fare e che non è vera, ma si crea un forte allarmismo e una forte protesta fra la popolazione. Ed è per questo, dunque, che invitiamo l'Assessore a procedere a queste riforme strutturali e a comunicarle.
Penso che nel campo della comunicazione la Giunta abbia avuto delle grosse carenze, perché, come dicevo, si è dato vita ad un enorme allarmismo tra la popolazione quando proprio non era il caso. Per cui, inviterei la Giunta a porre attenzione anche a questo elemento.
Queste sono le nostre richieste, spero che in futuro si vada veramente in questo senso.
Ricordo ai colleghi Consiglieri, soprattutto dell'opposizione, che se facessimo un raffronto con le politiche sanitarie di altre Regioni scopriremmo che ci sono stati dei tagli ben più drastici, proprio in Regioni come la Toscana o l'Emilia Romagna, senza comportare grandi proteste da parte della popolazione e senza una grande influenza su quello che è stato il vero servizio sanitario. Perciò, razionalizzare i costi pu anche voler dire tagliare, ma, contemporaneamente, può voler dire offrire un servizio sanitario magari di livello superiore a quello che veniva offerto precedentemente. Si tratta di procedere in questa direzione.
Pertanto, invito veramente l'Assessore e il Presidente della Giunta a procedere nell'assumere queste decisioni, a presentare questi piani completi di razionalizzazione e chiarire le proprie intenzioni. Mi raccomando di cessare questa politica alla giornata, perché è controproducente, sia a livello politico, sia a livello di immagine soprattutto è controproducente a livello di risultati, perché non riusciamo ad ottenere quello che, invece, un piano generale di razionalizzazione potrebbe dare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, è un peccato che il Presidente Ghigo considerato anche a livello nazionale un Presidente equilibrato nell'attuazione del federalismo, oggi assecondi un atto grave che vìola le prerogative del Consiglio regionale e anche le mie di singolo Consigliere regionale; di seguito spiegherò questo aspetto.
Con la vostra deliberazione avete usato un'argomentazione - evidenziata molto opportunamente dal collega Mercurio - che, in gergo, è il darsi la zappa sui piedi, perché non solo avete usato una deliberazione spulciando elementi di Piano sanitario, ma poi avete detto - sono le testuali parole ma le ripeto affinché rimangano agli atti - che si tratta in qualche modo di un'approvazione in attesa dell'approvazione del nuovo ordinamento del servizio sanitario nazionale e del nuovo Piano socio-sanitario; ma quel Piano socio-sanitario deve essere approvato dal Consiglio, il quale valuterà se approvarlo o meno.
Voi, in attesa dell'approvazione, fate un atto dicendo che si tratta di un'emergenza, ma quello è un qualcosa che verrà successivamente.
Ancora una perla di questa mattina dell'Assessore D'Ambrosio: quella deliberazione è stata approvata dal Consiglio regionale, ma non mi risulta che nell'affrontare quell'atto si siano seguite le procedure previste dallo Statuto e dal Regolamento. Era un ordine del giorno che contestava quell'atto, quindi la bocciatura del nostro ordine del giorno non pu essere considerata un'approvazione formale della deliberazione.
Presidente Ghigo, tra alcuni giorni questo Consiglio regionale vedrà il Presidente della Commissione Statuto illustrare lo stato dei lavori della Commissione stessa, in cui si parlerà anche del ruolo del Consiglio regionale. Noi, da questa situazione, siamo stati fortemente colpiti.
Non possiamo ricorrere alla Corte Costituzionale, perché non ci tutela in quanto non ci considera, come Consiglio regionale, organo dello Stato.
Non possiamo ricorrere al TAR, perché al TAR ricorriamo su un atto specifico, mentre questa è una lesione generale. Tenterò - e lo proporrò ai colleghi dell'opposizione - di fare un appello al Presidente della Repubblica, pur sapendo che questo appello, arrivando al Consiglio di Stato, non ha grandi possibilità. Ma almeno tentiamo di toccare la sensibilità del Presidente della Repubblica, che probabilmente ha nei suoi confronti - in quanto Presidente dei Presidenti - un atteggiamento di attenzione ed anche fiducioso nell'attuazione del federalismo.
Noi gli sottoponiamo un caso di grave lesione, che è stato compiuto nei confronti di un organo principe, quello della massima assemblea elettiva del Piemonte.
Starei anche valutando un esposto alla Magistratura ordinaria nei suoi confronti, perché lei ha leso una mia prerogativa, che mi è stata data come mandato, dal corpo elettorale.
Quando vado, supponiamo, a Domodossola o ad Avigliana o a Cuorgné, e il corpo elettorale mi chiede: "Ma tu, come Consigliere regionale, cosa puoi fare dinnanzi a questi atti?", io rispondo che sono privo di qualsiasi operatività, perché questi, che sono atti di programmazione, sono stati fatti privandomi di quelle che sono le mie prerogative, che sono date dallo Statuto. Mi sono state tolte, quindi sono depotenziato e non riesco a svolgere il mandato per cui sono stato eletto.
Io mi trovo a subire un danno, in qualche modo, e quindi questo vorr valutarlo con la Magistratura ordinaria in un esposto non a lei come rappresentante dell'organo, ma a lei come persona, perché danneggia la mia espressione, che è stata data a me dal corpo elettorale.
Entrando poi nel merito della vostra operazione, sentiamo in che clima siamo. Siamo in un clima in cui la legge finanziaria, che si sta portando avanti a livello nazionale, assume ormai livelli drammatici, come è successo con il Governo Amato e probabilmente anche con il primo Governo Prodi per l'entrata dell'Italia nell'Euro.
Non basta pensare - come ha detto ieri il Presidente del Consiglio da Amsterdam - che si venderanno i beni pubblici. Spero che con questo atteggiamento non si parli di una svendita ulteriore di beni pubblici. Ci sarà nuovamente, a tappe successive e probabilmente per anni, una forte pressione attraverso il patto di stabilità sulle finanze regionali, e se noi non riusciamo da subito a stabilire un quadro di riferimento chiaro saremo costretti l'anno prossimo a fare altre operazioni.
L'impianto che voi costruite dei Quadranti, quale valenza gli date, e come agite sui piccoli ospedali, tutto questo preannuncia sostanzialmente un'operazione a cascata: il Quadrante - visto che gli avete dato un potere gerarchico - diventerà qualcosa di più di una semplice funzione di coordinamento e andrà gradualmente ad assorbire la funzione delle ASL.
All'interno di questo meccanismo, ci sarà, in qualche modo, una polarizzazione dei punti di eccellenza, che diventeranno sempre minori per risparmiare.
Cito il caso di una parte di un Quadrante che mi è vicino territorialmente, quello del Canavese che arriva fino al San Giovanni Bosco. Intanto, ci sarà l'operazione sull'Ospedale di Cuorgné - e sono le stesse considerazioni dell'Ossola - e badate che agli anziani che vi abitano o ai meno anziani o agli indigenti che abitano nella Valle Soana o nella Valle Orco non potete dire di andare ad Ivrea. Per andare ad Ivrea quella gente deve venire a Torino, e poi da Torino andare ad Ivrea, perch non c'è un servizio di intercomunicazione - storicamente è un grave limite tra il Canavese occidentale e l'Eporediese. Non possiamo basarci sulla benevolenza della comunità per trasportarli in auto; dobbiamo pensare che un cittadino possa essere autonomamente in grado di usufruire dei servizi.
Veniamo poi ad Ivrea; Ivrea è un polo di eccellenza, ma si trova ad un altro polo di eccellenza ben più polarizzante, che è il San Giovanni Bosco.
Ma voi mi dite che in una situazione di ulteriore emergenza, a cui la sanità dovrà rispondere, non ci sarà una caduta del grado di eccellenza di Ivrea? Questo è il meccanismo che si determinerà, e lo stesso succederà alle Molinette rispetto a Pinerolo, e questo succederà negli altri Quadranti quelli che inquadrano le quattro province del Piemonte settentrionale.
Messi con le spalle al muro dall'emergenza finanziaria, predisponete un meccanismo che vi costringe ad andare in quella direzione, vi costringe ad agire, nel rapporto con gli ospedali, con una logica di tagli.
Il collega Saitta cercava di dimostrare che, in fondo, una politica parzialmente efficace, così come quella che l'Assessore dice, con eleganza econometrica: "L'equilibrio tra efficienza e efficacia", andrà a farsi benedire, perché dovrete fare una politica di tagli. E non sarà per vostra cattiveria, ma sarà per l'emergenza che si sta determinando nella nostra società.
Presidente Ghigo, lei qui deve compiere un atto di coraggio, deve restituire a questo Consiglio regionale i poteri e le prerogative.
Deve a me, semplice Consigliere ed ultimo probabilmente del gruppo Misto, la possibilità di andare nella mia comunità - che è quella del Piemonte, perché non operiamo con un mandato limitato territorialmente - a dire che ho dei poteri e che, in base a quelli, faccio valere qualcosa.
In questo caso, invece, avete sottratto questa mia possibilità, avete compiuto un grave danno. Io non so che cosa potrà venire a dire in Consiglio regionale il Presidente della Commissione Statuto dinnanzi a tali comportamenti. Ma non possiamo cambiare cappello ad ogni seduta: quando c'è quella dello Statuto parlare del recupero della centralità del ruolo del Consiglio regionale, quando noi lo colpiamo alle radici con questi atti! Presidente Ghigo, si alzi con coraggio e dica: "No, noi vogliamo che il Consiglio regionale...". Personalmente, non sono mai stato a favore di una politica ostruzionistica, se non quella di farvi constatare che le cose che volete proporre non siano gratis. Però io sono convinto che sia un diritto della maggioranza riuscire a far passare i propri provvedimenti, anche soffrendo in qualche modo. Non potete pensare gratis in poche ore, anche lavorando duramente giorno e notte.
Sostengo sempre che l'assemblea si riunisce poco rispetto alle competenze, al carico e al ruolo che ha. Pensiamo che il Parlamento nazionale lavora per tre giorni di fila intensamente, talvolta anche con sedute notturne.
Io non mi sottraggo a quel tipo di impegno, però dovete anche soffrire un po', non possiamo darvi le cose su un piatto d'argento. Però lei faccia recuperare il ruolo al Consiglio regionale, si dimostri Presidente dei Presidenti delle Regioni che rispetta il contenuto del federalismo che si invera nella sussidiarietà, e che sia un meccanismo che salvaguardi anche l'espressione delle assemblee elettive.
Presidente, faccia questo atto. Io ne sarò rispettoso e lo apprezzerò.
Però se lei lascia questa situazione, fra quattro giorni, quando parleremo di Statuto, non si venga a fare il bla, bla.
Qui avete danneggiato, avete prodotto un grave vulnus a quelli che sono i nostri poteri e le nostre prerogative, e anche quelle mie personali magari di ultimo Consigliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Quando un governo, dopo sette anni di attività lavorativa ininterrotta e politicamente omogenea, riesce in questi sette anni, nel settore che occupa oltre la metà del bilancio e delle risorse disponibili della Regione Piemonte, il settore della sanità, ad accumulare un enorme deficit, negando lo stesso grazie ad una prassi, nei primi cinque anni, che ha privilegiato la forza di quel governo e la stabilità che la legge elettorale consente; riesce ad accumulare un deficit con una gestione molto superficiale, spesso clientelare, molto sprecona, di basso e fatuo governo, un deficit che è riuscito a emergere solo dopo la vittoria elettorale. Quando un governo, dopo sei anni, di fronte a un deficit che non poteva più nascondere, dopo aver vinto in quel modo le elezioni, inizia a smantellare, con un colpo decisivo, il sistema sanitario pubblico, nel gennaio 2001, con i tagli al servizio sanitario, che hanno prodotto gravissimi disservizi, disservizi che sono stati oggetto già allora, da parte del sottoscritto e dei colleghi Suino e Moriconi, di una denuncia penale contro il Presidente Ghigo per turbamento del pubblico servizio.
Quando l'introduzione dei ticket ha gravato in modo anche eticamente sbagliato la popolazione nel momento del bisogno, quando ha bisogno di medicine o, peggio ancora, quando sta male o pensa di star male, ponendo la gestione dei Pronto Soccorso in una situazione anche di ansia da risparmio.
Quando dopo sette anni si presenta - finalmente - un Piano regionale sanitario e lo si ritira; quando in tutti questi anni (sono dati dimostrabili) si privilegia la sanità privata con l'erogazione di finanziamenti tali che sono persino superiori alle possibilità della sanità privata di spenderli. Quando in tutto questo, a tre quarti del percorso scoppia di nuovo uno scandalo di tangenti nel sistema sanitario, ebbene quando succede tutto questo di solito il capo di un governo dovrebbe rimettere il proprio mandato e rivolgersi di nuovo all'elettorato.
Un governo simile sarebbe stato spazzato via se il capo di questo governo fosse stato eletto in questo Consiglio regionale. Non ho alcun dubbio in materia: un Presidente di Giunta eletto in Consiglio, con questi risultati dopo sette anni, sarebbe stato mandato a casa. E non dall'opposizione, ma dalla sua maggioranza.
Così non è, perché? Perché la maggioranza degli italiani ha deciso che vi è l'elezione diretta. Nell'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, il Presidente della Giunta regionale, in punto di forma istituzionale, nulla deve al Consiglio regionale, perché non ha presentato alcun programma al Consiglio regionale; il Consiglio regionale non ha approvato alcunché e quindi il Presidente può ben dire: "Il mio elettorato mi ha dato la fiducia, da qui non me ne vado".
Tuttavia, esiste anche un limite alla stabilità, perché la stabilità di governo è un fatto su cui tutti concordiamo, ma un'immobilità che dopo una serie di risultati così clamorosamente negativi non consenta a questo Consiglio regionale di poter rimuovere un Presidente della Giunta a meno che lo stesso non decida di dimettersi, è un fatto su cui mediteremo nella Commissione Statuto.
Ora, caro Presidente Ghigo e caro Assessore D'Ambrosio, in questa situazione non si chiude nulla, non si chiude un bel niente, non si prendono ospedali piccoli e li si trasformano; non si chiude niente perch questi elementi di razionalizzazione del sistema sanitario sono gli elementi che noi vi abbiamo chiesto per anni e che voi per anni avete negato. Non avete fatto alcunché: avete lasciato la borsa aperta e la corda lunga e le spese sono corse e adesso senza Piano non si fa un bel niente perché - vedete - c'è chi non ha bisogno di un Piano sanitario per curarsi ma coloro che hanno già pagato il sistema sanitario (tutti i redditi fissi tutte le fasce a basso reddito) possono essere curati solo se c'è un Piano senza Piano si curano coloro che hanno una disponibilità economica e che possono rivolgersi al privato.
Il Piano sanitario è la struttura di governo che consente di far sì che il sistema sanitario nazionale sia un sistema che cura tutti nel modo qualitativamente migliore, a prescindere dal loro reddito. Allora sgattaiolare, far finta che il Piano non sia necessario, scavalcarlo con delibere di prassi podestarile - perché quella che avete fatto con i Quadranti è prassi podestarile - vuol dire prendere il sistema sanitario nazionale e metterlo in un canto, vuol dire che alla grande maggioranza dei cittadini si toglie un servizio. Del fatto che voi abbiate tolto un servizio se ne stanno accorgendo tutti.
Penso che la riunione che abbiamo svolto oggi al piano di sopra sia stata un fatto molto positivo: poter vedere - come noi vediamo da molti anni - al lavoro in quel modo l'Assessore D'Ambrosio; secondo me, è stato un fatto molto significativo vedere come risponde, vedere in che modo gira intorno ai problemi, ed è un fatto da moltiplicare perché fa capire molte cose.
Nel chiuso della nostra aula, che spesso ha anche molte difficoltà ad emergere all'esterno, queste cose le sappiamo, però moltiplichiamo questi elementi, anche perché questa situazione di crisi è uno degli elementi che portano, da un lato, a provvedimenti che non tengono conto della necessità di risparmiare garantendo il servizio e quindi, soffocati dal debito, si chiudono le cose e, dall'altro, ad adottare procedure che poi lasciano il tempo che trovano, perché le proteste dei cittadini su questi temi - come su altri, ma su questi temi in particolare - non sono proteste che hanno un retroterra politico.
Le mamme di Domodossola non pensano di fare politica attaccando l'Assessore D'Ambrosio, no: semplicemente, a fronte del pericolo concreto di una riduzione reale di un servizio di cui dispongono, protestano. E protestano giustamente.
La risposta che si deve dare a tutte le mamme di Domodossola e a tutte le persone che hanno bisogno di cure sanitarie non è una proposta amministrativa autoritaria burocratica, "ti chiudo", no: si discute cosa fare. Ma lo si può discutere quando il sistema sanitario e quindi il servizio per la salute di tutti noi viene presentato per intero, perché non si può risparmiare in sanità se non c'è un'attività preventiva massiccia se non si destinano delle risorse alla prevenzione, se non si riformano e si potenziano i medici di base, se non si estendono i servizi a livello degli ambulatori e dei poliambulatori e se al livello del distretto non si vede quali strutture rimangono, quali si riconvertono e quali siano le eccellenze di cui c'è bisogno, ma dentro questa catena di ragionamento; non si possono togliere singoli pezzi e diminuire il livello del servizio.
Allora, caro Presidente Ghigo, io ho qualche difficoltà a chiedere le dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio, gliele ho già chieste tante volte, ho firmato ancora questo ordine del giorno in cui si dice: "L'Assessore D'Ambrosio se ne vada", però, vede, l'Assessore D'Ambrosio è un Assessore che perlomeno in quest'aula si è seduto sempre e se le è prese tutte quelle che gli abbiamo date, da questo punto di vista ha avuto un comportamento istituzionalmente corretto, però l'Assessore D'Ambrosio è nominato da lei Presidente Ghigo; lei è stato eletto nel 1995 e l'ha nominato, è stato rieletto nel 2000 e l'ha nominato... Allora, Presidente Ghigo...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Nel 1995 l'ha nominato il Consiglio, secondo la vecchia legge.



CHIEZZI Giuseppe

Nel 2000 se l'è nominato lei. Allora, questo elemento che lega ormai direttamente la nomina di un Assessore alla sua persona, la coinvolge direttamente. Io sono convinto - e glielo chiedo - che sarebbe bene che lei rimettesse il suo mandato, Presidente Ghigo! Vede che serpeggia anche una crisi che la coinvolge direttamente, come dimostrano gli ultimi interventi: quello della Lega, l'intervento del collega Angeleri, non parliamo del Consigliere Scanderebech, non parliamo anche del collega Mercurio! Presidente, lei ha un problema politico grande come una casa. E' costretto all'immobilismo ed è costretto a provvedimenti che si deve rimangiare, come quello di Domodossola e tutti gli altri.
Presidente Ghigo, le chiedo anche una risposta sulla sua posizione personale di Presidente della Giunta, se non intende rimettere il suo mandato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Ritengo che, al di là delle parole, esistano dei fatti incontrovertibili, difficilmente contestabili; fatti che non sono né di destra né di sinistra. Questi fatti sono che la popolazione del nostro Paese diventa sempre più anziana, che cresce la domanda di sanità, che grazie al cielo! - cresce il livello tecnologico, per cui le attrezzature dei nostri ospedali diventano obsolete in tempi sempre minori, quindi occorrono, per far fronte a questa maggiore richiesta di qualità nella sanità, maggiori risorse.
A fronte di questo, abbiamo assistito in questi anni e assistiamo tuttora a notevoli difficoltà che le Regioni incontrano nel fare fronte all'organizzazione della sanità e a governare la spesa sanitaria delle singole Regioni, perché lo Stato da sempre, non il Governo Berlusconi da un anno a questa parte, ma tutti i Governi che si sono succeduti nella cosiddetta Prima Repubblica hanno sempre investito risorse non sufficienti.
Siamo arrivati al punto di avere ospedali obsoleti, di avere magari l'ospedale sotto casa, ma percorriamo chilometri e chilometri, perch ragioniamo tutti allo stesso modo, nel senso che quando abbiamo tre linee di febbre andiamo dal nostro medico della mutua e ci facciamo prescrivere la Tachipirina, ma quando c'è il sospetto di avere qualcosa di più grave rinunciamo all'ospedale sotto casa, perché quando c'è di mezzo la salute ci si muove e si cerca la qualità dove esiste.
Detto tutto questo, abbiamo avuto la sorpresa che, anziché destinare maggiori risorse alla sanità, l'ultimo Governo di centrosinistra, tentando una mossa elettoralistica, ha eliminato i ticket, sommando problemi su problemi e consentendoci di non risalire quelle posizioni che hanno gli altri Paesi europei industrializzati che investono maggiori risorse nella sanità, per cui diventa una sorta di cane che si morde la coda.
Qual è la terapia? La terapia non l'ha inventata l'Assessore D'Ambrosio o il Presidente Ghigo, non l'abbiamo inventata noi di Alleanza Nazionale ma è quella che è stata ripetutamente delineata dall'allora Ministro del Governo di centrosinistra, Veronesi, e dall'attuale Ministro di centrodestra, Sirchia.
Per creare qualità nella sanità occorre investire, per investire occorrono risorse e quando le risorse non ci sono bisogna intervenire da un punto di vista di razionalizzazione del servizio sanitario.
Ritengo, Assessore D'Ambrosio, che le scelte non sue, perché le scelte non sono dell'Assessore D'Ambrosio, ma della Giunta regionale del Piemonte vadano nella direzione di investire - e si stanno facendo investimenti - e nella scelta di razionalizzare. Altre Regioni hanno chiuso piccoli presidi ospedalieri e ne hanno riconvertiti altri. Non dimentichiamo che anche in Piemonte la popolazione diventa sempre più anziana e che nelle nostre famiglie ci sono problemi per trovare delle residenze per gli anziani non autosufficienti e ci sono problemi per i malati terminali, per cui occorre accelerare i tempi della realizzazione del Piano sanitario anche sotto l'aspetto socio-assistenziale.
Stiamo assistendo, però, in Piemonte, come in altre realtà del nostre Paese, come su altri argomenti all'ordine del giorno, ad una vera e propria speculazione politica e ad una strumentalizzazione.
Vorrei ricordare un episodio a proposito della speculazione. Non ho mai raccontato questo fatto all'Assessore D'Ambrosio e voglio dirlo anche alla collega Manica - non ho esercitato la politica di mestiere, evidentemente mi sono perso qualche "pezzo" della politica regionale - perché ho letto che è stata Assessore regionale alla sanità, quindi è esperta in questa materia.
Durante il famoso incontro avvenuto, in sede di Giunta, con i Sindaci del Verbano Cusio Ossola, mi sono giunti sul mio cellulare molteplici messaggi, a partire dalle ore 20.30 fino alle 21.30 di quella serata, da Domodossola, da parte di qualcuno che scriveva: "L'Ospedale di Pie' di Mulera non si tocca. Ci arrivano notizie che state litigando in maniera furibonda".
Francamente, durante quella riunione non è accaduto niente del genere perché quella sera c'è stato un discorso molto pacato, una grande disponibilità da parte del Presidente Ghigo e del suo Assessore di tenere in considerazione le richieste legittime di quella popolazione, che risiede in un territorio prevalentemente montano e che ha motivo di recriminare.
Quando è stata creata la nuova Provincia del VCO c'è stata una sorta di spartizione di campanilismo, per cui Domodossola è stata totalmente scippata di tutto, perché la sede dell'INPS e dell'INAIL è andata a Gravellona, la Camera di Commercio è stata trasferita a Cannobio, perch Verbania ha potenziato altre strutture, Omegna ha avuto l'ufficio del lavoro, e a Domodossola non è andato proprio nulla.
E' chiaro che a Domodossola qualcuno è prevenuto. Ciò che è accaduto quella sera durante quell'incontro, dove abbiamo discusso pacatamente e dove abbiamo raggiunto un accordo, sta a dimostrare che qualcuno sul territorio specula.
Ho letto ieri o l'altro ieri sul giornale, collega Manica, che, mentre il Commissario dell'ASL di Novara sta potenziando e rinnovando le strutture tecnologiche all'Ospedale di Galliate, qualcuno è andato a riferire ai cittadini che la Regione Piemonte vuole chiudere l'Ospedale di Galliate.
Questa è la politica del sospetto, dell'allarmismo e dello sfascio che la sinistra sta portando avanti in Italia su tutto e su tutti.
Assessore D'Ambrosio, voglio ringraziarla per quello che ha detto in quest'aula questa mattina e spero che le parole che lei ha pronunciato siano chiarificatrici una volta per tutte.
E' emblematico ciò che si legge su La Stampa: "La nostra mobilitazione non cesserà finché sulla sorte del San Biagio non sarà fatta sufficiente chiarezza".
Ritengo che lei sulle sorti del San Biagio abbia fatto chiarezza dichiarando che l'ospedale non chiude e qualsiasi ulteriore decisione verrà assunta una volta realizzato l'ospedale nuovo.
E' emblematica la dichiarazione del Sindaco Reschigna. Per chi non lo conosce, è una persona molto a modo e intelligente, una persona di sinistra: potrà avere tutti i difetti di questo mondo, ma non può essere accusato di faziosità.
Questa mattina La Stampa riportava: "Resta a Verbania il Sindaco Aldo Reschigna che, di fronte ad alcune sollecitazioni a partecipare alla manifestazione a Palazzo Lascaris, spiega la sua posizione: 'La protesta odierna è per i reparti chiusi e perciò non partecipo, perché il nostro problema non è difendere dal rischio di chiusura un ospedale che invece viene rinforzato...'".
Sui giornali, però, viene alimentata, da una certa sinistra, la politica del sospetto: si vuole chiudere l'Ospedale Castelli. Ma lei Assessore D'Ambrosio, proprio ieri o l'altro ieri, non ricordo più, in tempi velocissimi mi ha risposto ad un'interrogazione con la quale mi confermava che all'Ospedale Castelli è stato bandito un concorso per assumere altri cinque infermieri da destinare al reparto di Igiene mentale.
Si tratta, quindi, di interventi destinati a potenziare e non per chiudere.
Assessore, detto questo, ritengo che nella situazione del Verbano Cusio Ossola qualche pecca l'abbiamo avuta, nel senso che una maggiore concertazione, un maggiore coinvolgimento e minori polemiche gioverebbero ai cittadini del territorio.
Ritengo che la prospettiva di un ospedale nuovo, così com'è stato deciso dalla maggioranza dei Sindaci del Verbano Cusio Ossola, in una posizione baricentrica, in un territorio che alla fine interessa una popolazione di 171.000 abitanti, possa, un domani, rappresentare per il Verbano Cusio Ossola una sanità di eccellenza.
Dunque, l'invito che le rivolgo, ringraziandola nuovamente per avere confermato che gli Ospedali San Biagio e Castelli non chiuderanno, e che qualsiasi decisione verrà presa solo e soltanto a seguito della realizzazione del San Biagio, è di un maggiore contatto con il territorio del Verbano Cusio Ossola, con il territorio del Piemonte e soprattutto di smetterla di lasciare spazio alla disinformazione di sinistra. La Giunta si prenda l'impegno di informare i cittadini piemontesi su quello che intende fare e su quello che è il programma in campo sanitario, facendo così cessare questa polemica e questa speculazione che la sinistra sta portando avanti in maniera veramente vergognosa.



(Commenti in aula)



VALVO Cesare

PRESIDENTE



VALVO Cesare

Colleghi! La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Presidente e colleghi, l'argomento in discussione è suddiviso in tre momenti, riprendendo una discussione già affrontata in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Ci sono dei fatti specifici: le interrogazioni, il problema del VCO abbiamo sentito le osservazioni e le proposte dell'Assessore - e poi c'è "l'allenamento del giovedì".
Il documento, oggetto della discussione, denominato "Azione dei Quadranti" è un'ipotesi di studio, non è un documento adottato dalla Giunta. Si tratta di un documento anonimo, nel senso che non conosco l'estensore, ma non è un documento formalmente adottato.
Ho parlato di "allenamento del giovedì", nel senso che sembra di giocare una partitella: questa discussione viene trascinata ormai da mesi senza adottare delle decisioni specifiche.
Noi abbiamo bisogno di certezze di documenti e di sicurezza dei dati contabili. Come hanno già sottolineato altri colleghi, occorre che, come maggioranza, si faccia chiarezza sul problema sanità. Ripeto, occorre avere dei dati certi, dopodiché si potranno esprimere delle valutazioni.
E' giunta anche a me voce - io non parlo di falso in bilancio, come qualcuno, forzando i termini e cercando il facile applauso, ha detto - ma sicuramente viene da porsi la domanda: "Come sono stati sistemati i dati della sanità?". Chi ha anche solo un minimo di esperienza di formazione di bilanci, sia pubblici che privati, sa che i dati si possono sistemare.
Rispettando la legge si possono sistemare in vari modi.
Mi domando allora come sono stati sistemati i dati della sanità relativamente, per esempio, ai contributi del personale. E' una domanda sulla quale avremo una risposta successivamente.
Se questi dati sono quelli che ho capito - non dico nemmeno che siano stati illustrati - vuol dire che noi andiamo verso una sostanziale parità.
L'espressione "sostanziale parità" in politica vuol dire che c'è un modesto deficit - speriamo che questo "modesto" risulti in termini accettabili. Se lo strumento "Azioni dei Quadranti" è un momento che porta razionalità, ben venga. Un'azione più ampia sul territorio deve essere vista positivamente. Ma quando nel documento si legge: "...riprendere il processo di coordinamento interaziendale", mi domando quali sono i punti fermi. L'indirizzo lo deve dare l'Amministrazione, lo deve dare la politica, e quindi la Giunta. Non è che la Giunta, cioè la politica individua dei soggetti e poi tratta con questi soggetti da pari a pari.
C'è confusione, a mio giudizio, nei rapporti tra Giunta e ASL. Io leggo le parole qui riportate, che mi hanno molto sorpreso. Si dice: "Risulta necessario riprendere il processo di coordinamento interaziendale". E' vero - noi l'abbiamo sempre sostenuto - deve esserci il pieno coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali. Però il pieno coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali va richiesto su un progetto passando alla fase propositiva, di risistemazione del personale amministrativo. Se pensiamo di fare delle razionalizzazioni e delle ristrutturazioni non è che possiamo pensare di ridurre il personale medico ma dobbiamo intervenire attraverso delle razionalizzazioni e delle modalità organizzative più semplici e più economiche sul personale amministrativo. Lì sì che occorre il pieno consenso delle Organizzazioni sindacali, ma sempre su un progetto che offra dati sicuri e documenti certi.
A questo proposito, ho sentito poc'anzi dire: "Vendiamo qualche bene". Attenzione, perché dalla vendita dei beni immobili non credo che si possano ricavare delle cifre significative che possano risistemare la nostra sanità.
Ho appreso questa mattina, nella riunione che si è tenuta in Sala Viglione con i rappresentanti della provincia del VCO, e dalle parole dell'Assessore, che domani ci sarà l'insediamento del Commissario all'Ordine Mauriziano. Credo che i problemi che riguardano l'Ordine Mauriziano o l'Ospedale Valdese o il Gradenigo debbano trovare un momento di risistemazione e attenzione nel nostro Piano sanitario e nella nostra azione sul problema della sanità.
Non voglio aprire qui il capitolo "Mauriziano", ma oggettivamente esiste una situazione di grave crisi. Cosa intende fare la Regione, quale ruolo ritenete debbano avere gli ospedali Mauriziani? Questo è un argomento che affronteremo nelle prossime settimane, ma anticipo sin d'ora che non è pensabile operare una svendita del patrimonio Mauriziano (oggi si chiama "Ordine Mauriziano", secondo la previsione costituzionale), che è un Ente con oltre quattro secoli di storia e pertanto ritengo non debba essere liquidato come una s.r.l. caduta in difficoltà.
Ma di questo parleremo dopo.
Voglio passare brevemente a delle proposte concrete. Dalla relazione conclusiva, ancorché abbozzata, della Commissione ho colto due aspetti forse non era necessaria la Commissione per coglierli, perché l'esigenza di una programmazione puntuale, di un indirizzo puntuale e di un controllo è evidente.
Probabilmente - ma è facile dirlo dopo - avremmo potuto operare controlli più penetranti e attenti. La programmazione e il controllo sono due cardini dai quali non ci si può discostare se vogliamo riportare sotto controllo il problema della sanità.
Presenteremo, allora, una proposta di legge per modificare, ridurre e precisare il ruolo e i poteri del Direttore generale, che riteniamo abbia poteri che non sono presenti nemmeno nel settore privato, nemmeno in una S.p.A.
Per individuare quella somma di poteri occorre pensare al Presidente al socio e all'Amministratore delegato. E' una situazione che, se da una parte presenta dei vantaggi, nel senso che si decide velocemente dall'altra presenta un'assenza di indirizzi precisi.
E' comunque una situazione che oggettivamente deve trovare un momento di modifica.
Per concludere, partendo da questa situazione della sanità piemontese che va inserita e valutata nel problema generale della sanità italiana dobbiamo riuscire - e ne abbiamo le possibilità - ad offrire una sanità che sia compatibile e razionale: compatibile con i vincoli presenti nelle risorse e razionale perché deve tenere presente che nel nostro territorio ci sono delle peculiarità e delle situazioni specifiche. Certamente non si può pensare di avere sempre le Molinette o il CTO sotto casa e, per tornare al fatto più certo del VCO, occorre considerare che il problema del VCO è anche il problema delle Valli di Lanzo o della Valle di Susa. Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Deorsola.
Vorrei fare un riassunto, perché avevamo previsto di concludere i lavori entro le 14.30, dunque vorrei rispettare questa tabella di marcia.
Hanno chiesto di intervenire i Consiglieri Moriconi, Pedrale Caracciolo, Gallarini, Ronzani, Brigandì, Galasso, Cattaneo e, infine, il Presidente Ghigo.
E' giunto alla Presidenza un ordine del giorno che porrò in votazione sottoscritto da tutti i Consiglieri dell'opposizione, ad eccezione dei Radicali; propongo una breve illustrazione su tale documento, poi lo porteremo in votazione.
L'ordine del giorno, che è già stato distribuito, recita: "Il Consiglio regionale viste le dichiarazioni rese a mezzo stampa da parte del Presidente della Giunta regionale on. Enzo Ghigo dalle quali emerge con chiarezza come si sia rotto il patto fiduciario con l'Assessore regionale alla sanità verificate a più riprese le responsabilità del governo regionale sul dissesto finanziario della sanità piemontese e il deficit di programmazione sui temi della sanità pubblica piemontese impegna il Presidente della Giunta regionale on. Enzo Ghigo a voler procedere entro il mese di settembre, al ritiro delle deleghe assessorili nei confronti del dott. Antonio D'Ambrosio".
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Sono rimasto colpito e sorpreso dalle parole del Consigliere Valvo, quando si lamentava della presenza delle opposizioni sui giornali, rispetto a questi temi.
Forse, collega, viviamo in due Paesi diversi, forse non viviamo in un Paese dove il Presidente del Consiglio detiene la maggioranza degli strumenti di informazione, oppure, più semplicemente, esiste quello che lo stesso Consigliere Valvo ha citato, ma in un modo diverso, ovvero la differenza tra il dire e il fare.
In quest'aula abbiamo discusso parecchie volte sulla sanità e abbiamo sempre vissuto questa dicotomia tra le cose che vengono dette e quelle che sono le conseguenze pratiche sul territorio, nella vita dei cittadini.
Ritengo che i giornalisti non possano non raccogliere le conseguenze delle scelte dissennate che vengono operate in tema di sanità.
Da anni sentiamo ripetere una melodia, un ritornello; da anni l'Assessore D'Ambrosio viene in Consiglio regionale a fare buoni propositi che non sono altro che buoni propositi; nei fatti, la realtà è molto più grave di come l'Assessore la vede.
Uno dei ritornelli maggiormente ripetuti è che la Giunta sostiene di voler credere nella sanità pubblica. Noi, invece, riscontriamo atti che vanno nella direzione di demolire la sanità pubblica a favore di quella privata.
Anche l'ultima delibera ripetutamente citata, quella dell'8 luglio, va sicuramente nel senso di favorire la sanità privata, perché nella programmazione viene inserita la possibilità di agire in modo decisivo anche da parte delle strutture private.
Le organizzazioni private entrano nella programmazione della sanità e questo determinerà inevitabilmente un problema: infatti, laddove ci saranno delle strutture private, il pubblico non investirà più risorse per costruire la propria rete. Questo finirà per spostare sempre più la sanità verso il privato, a discapito dell'intervento pubblico. La chiusura delle strutture pubbliche potrebbe favorire tale spostamento.
Si è parlato di risorse. Sappiamo che l'Italia dedica alla sanità circa il 57-58% del PIL: quota assolutamente insufficiente. A questo punto, viene da chiedersi: ma il governo di questa Regione non è in sintonia con il Governo nazionale? Non sono dello stesso segno? E, quindi, se le risorse sono insufficienti, qual è la soluzione migliore? E' quella di individuare risorse necessarie per questa sanità pubblica? Secondo noi sì. Invece la Regione, non solo non si fa portavoce di una tale iniziativa, ma decide nei suoi programmi e nei suoi impegni finanziari, di destinare le risorse ad altre scelte (alcune di esse molto discutibili, come ad esempio per le grandi opere), invece che incrementarle a favore della sanità.
Dato che le scelte dell'Amministrazione sono qualificate dal come si decide di investire le risorse, chiediamo, con forza, che si riservino più risorse per le politiche sanitarie.
E' già stato ribadito come la deliberazione dei Quadranti espropri, di fatto, il Consiglio dalla gestione sanitaria, perché si dà compito ai Direttori generali di decidere le politiche sulla base delle risorse. Si danno meno risorse ai Direttori generali, i quali, giocoforza, saranno obbligati a fare una programmazione che parta dalla riduzione dei fondi ottenendo, tra i vari risultati, l'espropriazione del Consiglio regionale dalla discussione sulla politica sanitaria.
L'Assessore ha ribadito una prossima presentazione del Piano sanitario: sarà interessante vedere la scatola vuota che si presenterà, essendo ormai tutti i contenuti già passati attraverso questa deliberazione.
La deliberazione dei Quadranti espropria i Sindaci. I Sindaci, che hanno un ruolo, previsto per legge nazionale, anche nella parte decisionale della gestione della politica sanitaria, si sentono espropriati di questo ruolo dalla Giunta. Ma c'è di più. Mancano totalmente gli indirizzi - che noi ormai da tempo chiediamo - della gestione sanitaria all'Assessore e al Presidente Ghigo. Chiediamo che si dicano quali sono le linee direttive: sono quelle che vanno verso la chiusura degli ospedali? Verso una riduzione dei servizi? Verso tagli? Verso trasferimento di fondi ingenti sui privati o si va verso la difesa e l'omogeneizzazione della sanità pubblica? Spostare i servizi verso il privato non può che aumentare i costi, ed è stato dimostrato, con dati incontrovertibili e matematici, dal Consigliere Contu.
E' inevitabile - e ormai tutti ne siamo a conoscenza - che, nel campo dell'erogazione dei servizi, il privato non potrà mai essere concorrenziale, a livello economico, con un servizio pubblico ben gestito.
Lo sappiamo tutti, anche l'Assessore, il quale, se ha voglia di esaminare i dati della tanto citata Regione Lombardia, si accorgerà che il pesante trasferimento dei servizi verso il privato ha comportato un aumento esponenziale dei costi.
L'Assessore D'Ambrosio in questi anni ha sempre risposto a parole, ma i fatti sono sempre andati in tutt'altro senso.
Chiediamo indirizzi non presenti nella deliberazione. Come è stato ricordato dalle "mamme" oggi qui presenti, nella deliberazione non ci sono le indicazioni su come saranno affrontati i temi che stanno veramente a cuore ai cittadini: come garantiamo la sanità nelle zone di montagna o nelle zone dove c'è minor presenza? Come diamo omogeneità ai servizi regionali? Come si conciliano le parole "efficacia ed efficienza" espresse dall'Assessore? Come rispondiamo ai bisogni del territorio? Tutto questo nella deliberazione non è indicato. In essa viene detto che si porteranno dei risparmi; ma nel documento, elaborato dai Direttori generali riuniti nei Quadranti, le parole ottimiste, riguardo ai risparmi dicono che si vedrà se si potranno ottenere risparmi in questo modo, a meno che l'Assessore decida - ciò che ha sempre pensato - di azionare risparmi tagliando i posti letto. Questo, lo sappiamo, è il suo chiodo fisso e quindi solo in quel modo può pensare di ottenere risparmi.
Chiediamo che la Giunta faccia delle scelte, in sanità pubblica, che si riscontrino nei fatti e non solo nelle parole. Per fare ciò occorre riscrivere un Piano sanitario che rispetti le leggi nazionali e le prerogative del Consiglio che deve poterlo discutere, e non discutere solo una scatola vuota, come sarà il Piano che verrà presentato.
Chiediamo che siano sentiti gli Enti locali e che il Presidente Ghigo prenda seriamente in considerazione l'ipotesi di ritirare le deleghe al suo Assessore, visto che questi non ha provveduto spontaneamente alle dimissioni, chieste da molti, soprattutto per i fallimentari risultati ottenuti dalla sua gestione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

La vicenda di Domodossola è stata la dimostrazione di come questa Giunta non sia sorda e insensibile alle istanze del territorio e come sia disponibile al confronto e al dialogo con gli amministratori locali e con i Sindaci.
La situazione è stata gestita bene, sia pure nelle difficoltà e nella delicatezza della materia. La risposta tecnica dell'Assessore va incontro alle esigenze della popolazione locale, pur in un quadro di riorganizzazione del servizio che, da un punto di vista tecnico-sanitario era necessario.
La vicenda di Domodossola può essere propedeutica per tanti altri casi che potrebbero emergere in futuro in Piemonte, dove sarebbe opportuno che certe esasperazioni e strumentalizzazioni non fossero più espresse perlomeno con accenni eccessivamente polemici. Il problema di fondo è che forse nel mondo (in Europa e in Italia) dovremmo destinare più prodotto interno lordo alla sanità.
Caro collega Moriconi, se c'è stato un Governo che ha incrementato di qualche percentuale il PIL destinato alla sanità, è stato proprio il Governo Berlusconi, forse non ancora a sufficienza. Io sono fra quelli che ritengono che dobbiamo fare sacrifici in altri settori e puntare di più sulla sanità. E' stato proprio il Governo Berlusconi che ha cercato di incrementare il PIL destinato al servizio sanitario.
Dobbiamo dirci inoltre altre verità che forse non abbiamo avuto il coraggio di dire, di denunciare con sufficiente coraggio e chiarezza.
La razionalizzazione, la riconversione della rete ospedaliera in Piemonte, come in Italia, deve essere fatta non solo e non tanto per motivi economici, ma per motivi sanitari. E' statisticamente dimostrato che sia nei piccoli presidi ospedalieri, sia nei presidi dove si opera poco, è più alta la percentuale di complicazioni post-operatorie e di mortalità.
Questi dati non sono mie invenzioni, ma dati che l'Assessorato alla sanità dispone e che sarebbe opportuno far conoscere al territorio, in particolare agli amministratori locali, per meglio condividere e meglio capire certe scelte che vengono fatte. Scelte che vanno nella direzione dell'economicità, ma scelte che vanno anche nella migliore e maggiore tutela sanitaria dei cittadini.
Per questo non deve essere demonizzata l'iniziativa portata avanti con la deliberazione di luglio della cosiddetta area vasta, come è stata chiamata da altre parti, in particolare nella Regione Toscana, cioè quella relativa ai Quadranti. I Quadranti vanno nella direzione di migliorare le sinergie, di puntare all'alta qualità, all'eccellenza e di evitare sprechi soprattutto in certi settori non sanitari, tipo quelli amministrativi. E' assurdo che vengano banditi concorsi per amministrativi nelle vicine ASL quando si potrebbe attivare una mobilità interaziendale per quadrante proprio per liberare risorse che vadano nella direzione della sanità, e non in direzioni meno importanti come la parte amministrativa. Stupisce il fatto che la razionalizzazione-riconversione della rete ospedaliera venga criticata aspramente dai settori dell'opposizione.
Lo abbiamo già detto in altre occasione, ma è opportuno ricordare che nella Regione Toscana, soltanto qualche anno fa, sono stati chiusi trenta presidi ospedalieri. Questa azione ha comportato proteste e critiche ma alla fine, ha dato risultati positivi non per la parte politica, ma per la sanità nel suo complesso.
Rivolgo un invito all'opposizione: tutti siamo consapevoli che in futuro sarà sempre più difficile avere risorse pubbliche per costruire nuovi ospedali o per ristrutturare vecchi ospedali (conosciamo la vetustà del patrimonio immobiliare della rete ospedaliera piemontese), ma, senza pregiudizi verso gli strumenti innovativi e verso gli strumenti che coinvolgono, in maniera equilibrata, il privato, cerchiamo insieme nuove normative, nuove leggi regionali - una potrebbe essere quella del project financing - per trovare le risorse per costruire nuovi ospedali, per irrobustire e innovare quella rete ospedaliera di cui tutti noi abbiamo bisogno che funzioni meglio in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Questa estate abbiamo assistito, attraverso i mezzi di informazione alle magre figure collezionate dal Presidente della Regione Puglia, on.
Fitto, mentre partecipava ai Consigli comunali aperti sulla chiusura di alcuni ospedali pugliesi. Abbiamo assistito ad atti di vera e propria violenza in occasione delle manifestazioni di piazza per cercare di spiegare il motivo di quelle iniziative. Anche il Ministero della Salute apostrofava l'iniziativa dell'on. Fitto, non nel merito, ma nella forma.
Un'operazione di questo genere, che ha un grosso impatto sociale e culturale, va spiegata, ragionata e concordata con le forze sociali e istituzionali del territorio, convincendo i cittadini sull'utilità di questi interventi, se davvero essa c'è. Esattamente come è accaduto, per esempio, in Toscana dove sono stati chiusi oltre metà degli ospedali sostituendoli, però, con la realizzazione di Centri di eccellenza, moderni e adeguati a dare risposte esaustive alla domanda di salute proveniente da una popolazione che invecchia sempre di più.
Domanda che è ben diversa da quella di tanti anni fa quando la tecnologia sanitaria non esisteva e tutto veniva affrontato dai medici di famiglia con l'ausilio di tanti piccoli ospedali che proliferavano, quasi tutti di primo intervento e tuttora presenti sul territorio.
Se oggi non esistessero i Centri di cardiochirurgia, di neurochirurgia di prevenzione e cura dei tumori o i Centri neonatali attrezzati di rianimazione, non solo i punti nascita o i Centri di trapianto di organi quante persone sarebbero in grado di sopravvivere alle loro gravi malattie? A che prezzo il servizio sanitario nazionale riesce a farli funzionare anche egregiamente? Nel contempo, si è assistito, e si sta assistendo, ad una serie di manifestazioni popolari per la chiusura dei reparti di Ginecologia Ostetricia e Pediatria di Domodossola, che hanno coinvolto Sindaci e cittadini di centrosinistra e centrodestra, spinti dalla convinzione di aver subìto un torto, se non un danno grave per la salute propria e delle loro famiglie.
Oltre ad essere Consigliere regionale, sono anche medico pediatra e non ho difficoltà ad ammettere che la vera sicurezza di una nascita si ottiene in Centri neonatali con la presenza, per 24 ore, di un'équpe ostetrico neonatale attrezzata con strumenti adeguati per la rianimazione, camere operatorie in asepsi, isola neonatale, rianimatori, incubatrici e personale preparato. Dopodiché, possono anche esistere dei punti nascita senza le attrezzature umane e tecnologiche sopra elencate, ma il rischio per la madre e il bambino rimane sempre elevato.
Questa Giunta è in forte ritardo nello sviluppare le migliori soluzioni organizzative a tutela del diritto alla salute nel rispetto e nella valorizzazione delle peculiarità e delle diverse esigenze locali. Quando si cerca di farlo, o si sbaglia Piano socio-sanitario, come è successo di recente ricevendo una solenne bocciatura dalle consultazioni territoriali oppure ci si avventura, come è capitato con la deliberazione di Giunta dell'8 luglio, adottando mezzi impropri.
Tali atti programmatori sono di competenza del Consiglio che viene così bypassato e quindi esautorato da quei momenti democratici di dibattito e concertazione, facendo così calare dall'alto decisioni che non sempre i cittadini e le forze politiche sono disposti ad accettare.
Dall'assemblea dei Sindaci svoltasi qualche giorno fa ad Avigliana viene esplicitamente ribadito che è un errore di metodo inaccettabile: le scelte di fondo non possono essere affidate a semplici funzionari né le istituzioni locali possono essere tagliate fuori dalla programmazione dei servizi.
Il fatto grave è che non si sia ancora riusciti ad elaborare un Piano socio-sanitario mentre si opera come se ci fosse. Questo dimostra arroganza, superficialità, improvvisazione e induce l'esecutivo a comportamenti variabili, assecondando gli umori della piazza.
A questo punto, mi sembrerebbe utile consigliare alla Giunta di ritirare la deliberazione, riparando così, con un atto intelligente, un grossolano errore politico e istituzionale. A tale uopo, sono fermamente convinto che, data l'enorme complessità della materia, di cui nessuno ha la soluzione in tasca, un'azione politica bipartisan porterebbe un efficace contributo a favore della collettività.
La sanità come l'istruzione sono momenti alti e fondamentali nella vita civile di un popolo, che toccano tutti noi e non ci si può permettere il lusso di affrontarli quasi con fastidio, come fossero incidenti di percorso, oppure operazioni di marketing che vanno male, inventando soluzioni a tavolino.
Tanto per non dimenticarlo, voglio ricordare che i principi fondamentali del servizio sanitario nazionale, cioè della sanità pubblica sono tre: universalità di accesso e libertà di scelta del luogo di cura globalità della copertura per tutti i servizi e le prestazioni necessarie e appropriate; finanziamento pubblico attraverso la fiscalità generale. La loro attuazione ha contribuito a determinare il netto miglioramento della salute degli italiani e restano ancora validi e condivisi dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Nessuna devolution o i tanti tagli che si programmano e si invocano potranno scalfire quello che è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione.
Mi si consenta di chiudere questo intervento con un accenno all'accordo siglato con i pediatri.
Sul quotidiano La Stampa del 13 settembre, in un articolo intitolato "Visite, tagliando prima della ferie", una dottoressa, pediatra convenzionata appartenente all'ASL 1, a tal riguardo così si esprimeva: "Ci portano un bambino sanissimo, visitato dieci giorni prima per la semplice ragione che la famiglia deve partire. Ma non è tutto: ce lo riportano anche al ritorno, vispo, allegro e con un'abbronzatura africana". A questa affermazione, il commento della giornalista è il seguente: "La visita 'tagliando' è, al tempo stesso, buffa e tragica per il medico, ma quante mamme, mano sulla coscienza, non si riconoscono almeno un po' in questo esasperato cercare conferme? Va a finire che la colpa di tutto è proprio delle mamme".
Assessore, perché non prova a far spiegare alla dottoressa in questione, magari con una lettera di richiamo, cos'è la prevenzione e come bisogna organizzarsi per attuarla? Colleghi, vi invito a leggere l'intero articolo in questione per rendervi conto di cosa oggi turba la mente dei pediatri e che concetto hanno del loro lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Signor Presidente, visto che non conosco molto bene la questione di Domodossola e non ritengo neanche opportuno parlarne, condivido le risultanze alle quali sono giunti il Presidente Ghigo e la Giunta in seguito alle note vicende. Il collega Capogruppo Cattaneo sicuramente entrerà nel merito della questione in quanto ha vissuto tutta quella vicenda. Non voglio anticipare un intervento che immagino farò io e faranno altri colleghi relativamente alla chiusura della Commissione d'inchiesta sulla sanità.
Quindi, volutamente, non volendo entrare né in un argomento n nell'altro, mi limiterò - è un eufemismo - ad alcune considerazioni relativamente all'oggetto in questione, cioè la deliberazione dell' 8 luglio, gli indirizzi, il fatto che la Giunta da un po' di tempo - così è stato il leit motiv di questa mattina - anticipa con delle deliberazioni ed estrapola attraverso delle deliberazioni i piani che giacciono e non vengono portati avanti.
Questo, in effetti, è un problema fondamentale. Ho ben presente l'intervento del collega Tapparo, che, in modo più incisivo di altri, si ritiene espropriato, come Consigliere regionale, delle proprie funzioni perché dice che la Giunta con delle deliberazioni taglia fuori il Consiglio e, quindi, taglia fuori anche i sottoscritti Consiglieri, tant'è che minaccia di rivolgersi alla Magistratura.
Secondo me, però, questa è un'angolatura, Consigliere Tapparo, ma ce n'è una di fondo che, mi permetto di esplicitare, lei e altri avete sottovalutato.
In questa Regione, da circa sette anni, la maggioranza, e da sempre la Presidenza Ghigo che governa con la Giunta di centrodestra, ha cercato di mettere mano al Regolamento. In sette anni non si è fatto un passo in avanti. Non voglio offendere la Presidente Rosanna Costa, non per demerito suo, ma in sette anni non si è fatto nulla, se non che, dai cinque anni della scorsa legislatura ai due anni di questa, è stata stravolta la cosiddetta legge presidenzialista, con la quale questa assemblea è stata eletta.
Secondo me, per logica, avrebbero dovuto imporre a livello nazionale un Regolamento tipo, questo sì, non sarebbe stato contro il federalismo. Il Regolamento che vige nel nostro Consiglio regionale calza molto con il paleolitico; e nei cinque anni della scorsa legislatura e nei due virgola mesi di questa non siamo riusciti a modificarlo. Ecco, in effetti, questo Regolamento calzava con l'epoca delle palafitte.
Oggi, la legge con la quale l'assemblea è stata eletta, è stata stravolta; è incentrata, giusto o sbagliato che sia, ma questa è stata la volontà del legislatore, sui cosiddetti Governatori, o comunque Presidenti come Ghigo, eletti direttamente dall'elettore e dal popolo, e le Giunte idem. Il Regolamento è rimasto uguale a prima, anche se sono trascorsi sette anni.
La legge urbanistica non è ancora arrivata in aula, giace in Commissione da quattro anni virgola mesi: due virgola qualcosa della scorsa legislatura e due virgola qualcosa di questa.
Per quanto riguarda il buono scuola, quattordici mesi fa, o quindici la Giunta venne in aula con un proprio disegno di legge.
CONTU MARIO (fuori microfono) Inammissibile!



GALLARINI Pierluigi

Inammissibile per lei, ammissibile per la maggioranza che lo ha proposto, convinta di portare avanti un tassello politico in linea con il programma elettorale che è stato approvato dagli elettori, perch l'assemblea e il Presidente Ghigo sono stati approvati non perché una sera al bar si è deciso che dovessero essere loro a guidare la Regione, ma perché, attraverso le elezioni e un programma che è stato proposto, la gente piemontese ha dato fiducia ad una coalizione anziché ad un'altra così come in futuro può darla ovviamente alla coalizione che oggi recita la parte di opposizione.
Per quanto riguarda il Piano sanitario, nel luglio dell'anno scorso la Giunta adottò un disegno di legge, mi si dice massacrato alle consultazioni. E' vero in grande misura, io ho partecipato a tutte quelle consultazioni, però, i precedenti del Regolamento, della legge urbanistica e del buono scuola - cito solo i provvedimenti più importanti - dovrebbero suggerirci che se la Giunta aspettasse i provvedimenti del Consiglio, non so, ma non sarebbe sufficiente questa legislatura, cinque anni sono pochi sarebbero necessarie legislature di dieci o quindici anni; allora probabilmente, qualche provvedimento importante potrebbe anche arrivare in porto.
Il Presidente Ghigo nella responsabilità di questa maggioranza cosa deve fare? Attendere che l'opposizione sgombri dalle transenne il percorso per arrivare in porto con i provvedimenti, a fronte di sfondamenti sulla sanità di 1.000 miliardi, di 453 e così via degli anni scorsi? Meno male che è intervenuto tempestivamente il Presidente Ghigo con la sua Giunta.
Scusate la piccola parentesi: laddove esiste la necessità per la famosa competitività che tutti viviamo ogni giorno relativa al fatto che se succede una cosa questa sera il provvedimento adottato questa mattina è già superato e, quindi, domani mattina occorre approvarne un altro che calzi con la nuova realtà e con i fatti intervenuti, c'è anche da chiedersi se nel 2002 ha ancora senso impostare dei piani che prevedano il triennio, il quinquennio e così via. Ha senso questo o è archeologia? Concordo sul fatto che occorrerà pure arrivare a delle determinazioni in quanto il ruolo del Consiglio molte volte in questa legislatura è stato messo in soggezione da questa nuova legge elettorale. Questo, però, non significa che le responsabilità debbano essere addossate alla Giunta. Dopo anni, durante i quali alcuni provvedimenti hanno il punto nascita - e siamo in tema - in Piazza Castello, in Giunta regionale, arrivano in Consiglio languiscono, ingialliscono e, molto spesso, muoiono nei cassetti, il Presidente Ghigo e la sua maggioranza di centrodestra cosa dovrebbero fare? Aspettare che, grazie a Dio, vengano tolti gli ostacoli e passino i mesi e gli anni? E poi chi risponderà all'elettorato e alla società piemontese nel 2005 quando, se le cose andranno normalmente, ci ripresenteremo per la prossima legislatura? Scusate, mi sembra il minimo che possa fare una Giunta, cioè adottare dei provvedimenti che in qualche modo anticipino ed estrapolino quelle che sono le necessità perché una maggioranza possa cercare di spingere, a testate molte volte, parte dei punti fondamentali del programma elettorale e non ci riesce.
Invito tutti i colleghi, i pochi rimasti, sia di maggioranza, sia di opposizione, a riflettere su questi aspetti; da un lato, esiste, certo, il problema della dignità del Consiglio - io sostengo queste cose, le sostengo molto apertamente e lealmente in tutte le occasioni - però facciamo un attimo un esame di coscienza.
La deliberazione dell'8 luglio è parte fondamentale nella discussione sulla sanità di oggi, e finirà con l'esserlo probabilmente anche nel dibattito che ci sarà sulle conclusioni della Commissione d'inchiesta.
Questo perché quella deliberazione, intelligentemente, ha già dato e ha in sé delle risposte ad alcune evidenze sorte in Commissione Sanità.
Il Consiglio, secondo me, attraverso la Commissione d'inchiesta sulla sanità, ha avuto un comportamento propositivo e produttivo, al di là delle esternazioni del Presidente, che personalmente condanno nella forma. Le capisco nella sostanza politica, perché ovviamente ognuno di noi è qui per fare politica.
All'interno della Commissione, in soli sei mesi, sono emerse delle discrasie, delle disfunzioni e delle disomogeneità, che il sistema attuale dei controlli di cui è dotata la Giunta regionale e la struttura - se c'è in ballo il disegno di legge di modifica della legge n. 51 ci saranno pure delle ragioni, che non toccano solo la sanità, ma anche altri settori hanno recepito e hanno dato già delle risposte. Questo è positivo. Cosa doveva fare? Aspettare che arrivassero i provvedimenti in aula, superando gli ingombri trasversali, le transenne? Sono esperienze che tutti viviamo ogni giorno e non sto dicendo delle cose che non stanno né in cielo né in terra: è l'esperienza quotidiana di chi passa la sua vita in assemblea, e quotidianamente nelle Commissioni. Quindi, come primo punto mi sento di dire: meno male che la Giunta Ghigo ha adottato questi provvedimenti stralcio, che non hanno inteso espropriare il Consiglio, ma hanno sopperito all'assenza complessiva del Consiglio per fatti noti che tutti viviamo.
In secondo punto, c'è la questione del bilancio. Il bilancio è andato a pareggio, nel senso che il Presidente e l'Assessore, quindi la Giunta nel suo complesso, più volte, in termini ufficiali, ha detto che il bilancio 2002 sarà a pareggio. Con una certa tolleranza, mi sento di dire che se pareggia con più o meno 100 miliardi di vecchie lire rispetto al preventivato, posso ritenere che lo sforzo che la Giunta ha compiuto attraverso questi provvedimenti e le azioni conseguenti, ha raggiunto dei risultati. Mi sembra che prioritaria fosse la quadratura del bilancio.
Ho avuto modo di dire, nel nostro Gruppo, e mi sembra una considerazione valida - non perché l'ho fatta io - che il problema finanziario è il primo dei problemi della Regione, ma è l'ultimo dei problemi sanitari, paradossalmente. Dopo aver quadrato il bilancio, occorre mettere mano alla qualità della sanità, e la Giunta già con la deliberazione dell'8 luglio ha intrapreso un percorso di quel genere.
Sono circolate voci, e anche qualcuno in quest'aula ha dei grossi dubbi sulle cifre che l'Assessore D'Ambrosio fornisce sulla sanità e, in specifico, sull'anno 2002. Siamo a settembre, e penso che il Presidente Ghigo, l'Assessore D'Ambrosio e la Giunta abbiano il tempo e il coraggio per far sì che avvengano - se lo ritengono - delle ispezioni presso i Direttori generali, anche se do per scontato che le cifre fornite ufficialmente siano attendibili.
Mi scuso, Presidente, se ho rubato un paio di minuti in più: avrei voluto dire qualcos'altro, ma penso di aver espresso la sostanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, colleghi, ricorrono spesso nelle nostre discussioni termini come speculazione, catastrofismo, invenzioni. Li hanno ricordati e citati il collega Valvo ed altri.
Vorrei raccontarvi un episodio da manuale, che credo sia istruttivo per capire perché siamo preoccupati e perché denunciamo la condizione di crisi che vive la sanità piemontese.
Partiamo da questa data: 20 giugno 2000, quindi due anni fa e non vent'anni fa. L'Assessore D'Ambrosio e l'Assessore Pichetto vanno in una provincia del Piemonte - di cui non faccio il nome - ed inaugurano in pompa magna un nuovo reparto di lungodegenza. Naturalmente, quella struttura viene presentata come un modello di struttura che dovrebbe consentirci di integrare il territorio all'ospedale. Questo avviene due anni fa, con l'Assessore D'Ambrosio, cioè lo stesso che oggi siede su quei banchi.
Gennaio 2001, sei mesi dopo: il Direttore dell'ASL di Biella sopprime dieci posti letto in una struttura per lungodegenti, dopo che ha inaugurato sei mesi prima una struttura nuova in una località vicina all'ospedale.
Gennaio 2002, sono passati diciotto mesi: l'Assessore D'Ambrosio, che è lo stesso che aveva inaugurato un anno e mezzo prima quella struttura magnificandone le virtù, decide la chiusura e lo spostamento di quella struttura; la chiusura di quella struttura a Trivero e il suo spostamento.
Badate, l'Assessore D'Ambrosio, in quella occasione, fece anche delle promesse che nessuno gli aveva chiesto, perché promise il 118 a quelle popolazioni! Nessuno lo chiese! E propose a quelle popolazioni il day service: nessuno lo chiese! Il risultato è che, a distanza di due anni - e il Presidente Ghigo non può tirarsi fuori, perché è responsabile della politica regionale in prima persona, quindi può anche essere a Roma, ma non può non sapere cosa succede nella sanità piemontese - abbiamo a Trivero una struttura che chiude abbiamo una riconversione in RSA e il 118 è a scavalco.
Assessore D'Ambrosio, ci sono due 118 a distanza di 15 chilometri l'uno dall'altro, e quelle popolazioni, a cui voi avete promesso una sanità che consentisse di avere un presidio sanitario capace di integrare ospedale e territorio, hanno un medico presente dalle otto del mattino alle otto della sera, ma non il sabato e la domenica. Consigliere Valvo, questa cos'è? Speculazione, catastrofismo, disinformazione? O sono fatti? E la gente, se si arrabbia, è perché ha capito male o perché ha capito fin troppo bene che avete tagliato dei servizi, che erano fondamentali per garantire in quel territorio il diritto alla salute di quelle popolazioni? Caro D'Ambrosio, voi tacete un'altra verità in questo periodo. Nello stesso momento in cui tagliate la sanità pubblica, in Piemonte un grande gruppo privato sta comprando cliniche private. Naturalmente, è puramente casuale il fatto che, in quella società, vi sia il fratello del Presidente del Consiglio: non c'entra nulla, ma lo constato. Ma quel gruppo privato oggi compra cliniche private, e io sono pronto a scommettere che questa Giunta, che si è data da fare per garantire la sanità pubblica, fra qualche mese con il meccanismo degli accreditamenti magari garantirà a quelle cliniche private di garantire prestazioni con risorse pubbliche. Bello! Ecco dov'è lo sbocco della vicenda: depotenziare la sanità pubblica, non organizzarla per aprire spazi all'iniziativa dei privati. Le cose bisogna chiamarle per nome e cognome, cari colleghi della maggioranza! E poi non scomodiamo la Regione Toscana; dalle mie parti si dice: "Non mescoliamo una cosa con il...". La Toscana ci ha messo dieci anni a razionalizzare la sua rete sanitaria, e lo ha fatto indipendentemente dal fatto che fosse soffocata dal debito della sanità. La Toscana ha chiuso ospedali, ne ha chiusi più di quaranta, ma ha costruito sul territorio una rete di servizi dei quali noi potremmo leccarci le dita delle mani, ha ristrutturato e ridotto le ASL. Quel Piano sanitario non aspetta di essere approvato da tre anni, è stato approvato nel 2002 ed è stato concertato dai Sindaci; la Regione Toscana ha speso tutte le risorse dell'ex art. 20 della legge, le ha spese tutte e ha fatto nuovi ospedali. I Piani sanitari, i Piani di attività, che qui approvano i Direttori generali, prendendo a schiaffi i Sindaci, in Toscana li approvano i Sindaci, cioè i detentori del potere democratico, quegli stessi Sindaci che l'altro giorno sul Piano sanitario voi avete mandato a stendere, perché il vostro Piano sanitario è il frutto di una concertazione? No, è il frutto dell'improvvisazione e di una politica autoritaria e centralistica.
Allora, collega Dutto, altro che problemi di comunicazione! La gente ha capito fin troppo bene cosa state facendo della sanità pubblica. Qui allora il problema è la svolta che non intravediamo, la svolta che dovreste fare che passa certo attraverso la messa in discussione di chi in questi anni ha avuto sulle spalle questa responsabilità, ma che non è l'unico responsabile. D'Ambrosio ha tante colpe, ma nella legge nuova che abbiamo approvato e che elegge il Presidente della Giunta, il capo della politica regionale è Ghigo, e a me fa un po' sorridere assistere al fatto che Ghigo quando discutiamo di sanità, dica: "Insomma, io..." e se la prende con l'Assessore. Sicuramente fa bene, perché lui è il capo della Giunta e quindi ha il diritto di manifestare e biasimare il comportamento del proprio Assessore, ma chi se non lui ha condiviso, deciso questa politica sanitaria regionale? Troppo comodo: onori e oneri, in politica. Se ho la responsabilità, ho anche il dovere di assumermi gli oneri che tale responsabilità comporta.
Allora, caro collega Gallarini, io rifletto sulle cose che hai detto rifletto personalmente sul fatto che in questa assemblea legislativa regionale vi è anche il problema di cambiare il Regolamento. Tu, per rifletti su un altro punto, riflettiamo in due: io rifletto sul fatto che vi è un problema di modifica del Regolamento, ma voi riflettete sul fatto che la vostra maggioranza è divisa.
Io non sono sordo, ho sentito gli interventi di Angeleri, della Lega di Mercurio; hanno detto delle cose che, se le avesse dette l'opposizione ci avrebbero accusati di essere catastrofisti. Angeleri ha chiesto un'"operazione verità" sui conti della sanità. Sapete cosa vuol dire? Un esponente della maggioranza vi ha detto che secondo lui i conti della sanità non sono a posto; non l'ha detto Wilmer Ronzani, oppositore trinariciuto: no, l'ha detto un esponente della vostra maggioranza che i conti non sono a posto! Allora, il Regolamento cambiamolo, ma se questa maggioranza non approva le leggi e questo Consiglio non funziona è perch pur essendo in 41, non siete 41 dentro, siete 41 sulla carta, ma non siete 41 dentro, perché non avete un progetto politico che vi unisca: questa è la verità! Il Presidente Ghigo ha detto, in un'intervista ai giornali, che avrebbe messo il turbo nella seconda fase della legislatura. Ma quale turbo, di questo passo! Di questo passo, voi vivacchierete per altri due anni! Il dramma è che saranno i piemontesi a pagare le vostre scelte e la vostra politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente. Prendo la parola anche per indicare il voto che esprimeremo sull'ordine del giorno proposto in riferimento alla situazione della sanità.
Io non posso non evidenziare un primo fatto, e lo evidenzierò fino a quando non si risolverà questo tipo di problema o fino a quando la Lega non deciderà che questo tipo di problema deve essere risolto in ogni modo, con le buone o con le cattive.
Mi riferisco al fatto, signori della maggioranza, colleghi e infedeli della minoranza - li chiamo così perché si sentono molto più a loro agio che qualsiasi provvedimento assunto in questo Consiglio regionale, lo si assume con il beneplacito di tutti, con il beneplacito della maggioranza e con il beneplacito della minoranza, perché sia la maggioranza che la minoranza, per ottenere di far passare un provvedimento, devono avere il consenso di ogni singolo Consigliere, non della maggioranza o della minoranza in senso lato, ma di ogni singolo Consigliere. E' infatti sufficiente che un Consigliere decida di fare ostruzionismo e non ci sarà un provvedimento che possa uscire da questo Consiglio.
Tutto questo fa sì - l'abbiamo visto l'altro giorno, addirittura con dei Consiglieri di Forza Italia che votavano contro il provvedimento di Forza Italia stessa - che ogni provvedimento di questo Consiglio regionale è un provvedimento che esce quasi sempre imbastardito; imbastardito perch non si può fare per la maggioranza un provvedimento della politica di maggioranza e quindi bisogna sempre concedere una parte a una logica che è una logica politica diversa, che è quella della minoranza.
Questo è un fatto dovuto, è un fatto che deve essere risolto, è un fatto che noi abbiamo detto e diremo ai quattro venti, perché non potete alzare il tono della voce, allargare la bocca, dire che tutto quello che non va perché la maggioranza è così o perché la maggioranza è colà. Tutto quello che passa di qui, passa perché voi ve lo lasciate passare e quindi è anche onere oltretutto di questa maggioranza impegnarsi, venire nelle Commissioni per la riforma del Regolamento, affinché si possa lavorare, si possano produrre quelle cose che noi abbiamo promesso agli elettori.
Sarebbe opportuno che anche l'altra parte valutasse l'opportunità - se fare un certo tipo di politica è peccato - di non essere comunque complice di quel peccato, altrimenti non potete essere valutati.
In riferimento al problema specifico, è evidente che alcune cose sono già state dette dal mio stimato collega Dutto e alcune considerazioni condivisibili in riferimento al problema di informazione sono state esposte dal Consigliere Angeleri.
Volevo sottolineare che sono nell'ottica che una forza politica presente nella maggioranza, facente parte della maggioranza, ritiene di essere la garanzia di un cambiamento all'interno della maggioranza e che non fa parte della Giunta, quindi non può garantire la stessa cosa a livello amministrativo.
Evidentemente, avendo ritenuto il Presidente della Giunta di non avvalersi della forza della Lega nel suo interno, noi non possiamo espletare la nostra azione trainante all'interno della Giunta, e di questo tutti ne dobbiamo prendere atto; possiamo intervenire solo nei limiti in cui sono conosciute dettagliatamente le politiche sanitarie che oggi sono rappresentate, che invece sono molto conosciute da parte dell'opposizione e sono molto conosciute perché - lo sappiamo tutti - è evidente che, pur essendo vero che l'Assessore è di centrodestra, appartenente al Gruppo di Alleanza Nazionale, è altrettanto vero che tutti i Direttori appartengono alle forze della sinistra. E' molto semplice per la sinistra conoscere nel dettaglio quello che avviene.
Mi corre l'obbligo di sottolineare all'Assessore e di far sì che l'Assessore trasmetta al Presidente della Giunta, in questo momento assente assente più che giustificato perché è da questa mattina che sente tutto quello che gli viene detto - un fatto che credo sia importante.
Ringrazio il Presidente del Consiglio per non aver applicato la rigida regola del Regolamento, che non prevede di essere presenti in aula con cartelli. Devo dire che in quest'aula è evidente una contraddizione, che abbiamo sottolineato in altri momenti.
Come sappiamo, guardando una cartina geografica, il Piemonte è circondato da monti e se la distanza tra un punto e un altro sembra vicino un centimetro, in realtà bisogna percorrere dieci o venti chilometri magari guidando su strade di montagna.
Chiedo all'Assessore di fare da tramite al Presidente della Giunta affinché si rechi sul territorio per verificare quale sia la posizione degli ospedali e se sia normale che per far nascere un bambino si debba guidare per circa un'ora, un'ora e trenta minuti. Teniamo conto che ci sono i più fortunati che hanno un meccanismo che gli permette di guidare per un'ora e trenta, mentre ci sono altri che per motivi fisiologici hanno bisogno di un ospedale più vicino.
Sarebbe opportuno che la razionalizzazione generale, che non pu prescindere dall'attuazione della linea politica e sanitaria, sia calata all'interno del contesto sociale, perché all'interno di questo contesto si deve raffrontare e bisogna recuperare il consenso.
Con questa raccomandazione e con l'osservazione del fatto, in riferimento alle ultime osservazioni svolte da parte della sinistra, che c'è una grossa novità all'interno del Consiglio regionale, capisco bene che, con il nostro Regolamento, nessuno si è accorto che c'è una novità in questa legislatura per quanto riguarda il ruolo del Consiglio regionale ossia che da questa legislatura il Consiglio regionale è diventato una camera legislativa. Molti sono ancora convinti che si tratti di un Consiglio comunale allargato. Non è così.
Il nostro Consiglio regionale è una camera legislativa che deve riprendere la propria dignità, in quanto ha la devoluzione di certe materie e, quindi, inevitabilmente, non può pensare a certe materie pensando che paga sempre lo Stato centrale. Quindi, c'è bisogno di una razionalizzazione e questa razionalizzazione avrà dei costi e dei meccanismi di rodaggio che potranno permettere alla politica di vigilare in modo migliore. E' evidente che ci saranno dei momenti di rodaggio.
Concludo il mio intervento specificando il voto che darò e darà il mio Gruppo.
Noi, istituzionalmente, essendo fuori dalla Giunta, potremmo non impegnarci nel sostenere l'Assessore. In realtà, appartenendo a questa maggioranza, è evidente che - così tagliamo la testa al toro - in riferimento a quello che ha detto la sinistra e, soprattutto, a quello che hanno detto i "pennivendoli", non possiamo fare nient'altro che appoggiare questa maggioranza anche a livello di Giunta, proprio perché questo non è un provvedimento di carattere amministrativo, ma è squisitamente politico.
Per questi motivi, votiamo contro l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Presidente e colleghi, devo subito esprimere apprezzamento e condivisione per i due interventi dei colleghi Valvo e Gallarini, due interventi permeati di sano pragmatismo e senso istituzionale.
L'intervento del Consigliere Gallarini mi consente di riprendere un tema già varie volte e in diverse situazioni sollevato da me, cioè la continua e legittima pretesa che viene costantemente dal Consigliere Tapparo nell'invocare un ruolo di dignità dell'assemblea.
Abbiamo già, in più occasioni, denunciato come l'assemblea avrà questo ruolo e deve averlo nella misura in cui svolge, con alta dignità, il proprio ruolo istituzionale che impone soprattutto di legiferare e contribuire agli indirizzi della politica.
Invece, per l'ennesima volta, assistiamo ad un dibattito con argomenti obsoleti e ripetitivi. Non una novità è emersa da questo dibattito, pur avendo come elemento e come motivo di giudizio la relazione letta questa mattina dall'Assessore e l'allegato 2 della delibera dell'8 luglio che costantemente fanno riferimento.
Devo dire che non costituisce una sana novità neppure l'intervento brillantemente costruito, del Consigliere Ronzani. Se è vero come è vero che il presidio di Trivero verrebbe munito di venti posti letto in RSA, di dieci posti letto gestiti da medici familiari, il country hospital, un centro diurno per l'Alzheimer, un medico di primo intervento e dal 1 gennaio 2003 attivato il 118, mi pare che andare a dolersi di questa situazione sia veramente un fuor d'opera.
Devo sottolineare - e questo possiamo dirlo - il senso di responsabilità istituzionale che ha guidato l'Assessore e la Giunta anche per quanto riguarda il Piano socio-sanitario. Non potete venire a reclamare che non vi siano sufficienti audizioni, e poi, dopo che la Giunta e l'Assessore, all'esito delle audizioni e delle consultazioni, decidono un'ulteriore riflessione sul Piano, dolersi di nuovo, perché ci si avvita in una spirale di contraddizioni. Quindi, ben ha fatto il collega Gallarini a ricordare: "Meno male che la Giunta prende delle iniziative in questa situazione".
E' vero, è mancato quel decisionismo che può essere apprezzato per la Regione Toscana, ma non si può magnificare questo eludendo altri problemi.
Il collega Saitta - usando un termine che oserei definire retorico parla di "parità di offerta sanitaria": che cosa vuol dire? Ma se i presidi ospedalieri da 91 diventano 41, vuol dire che l'ospedale che prima si aveva a 30 o 50 chilometri adesso sarà a 100, 80 o 70 chilometri? Evidentemente questo pone dei problemi.
Allora, riagganciandoci a quel filo aperto dal collega Gallarini dedichiamo più tempo ad interpellare i Sindaci, a raccogliere le istanze e le urgenze che provengono dal territorio, ma soprattutto è opportuno razionalizzare il lavoro in quest'aula. Di questi temi, da un anno e mezzo a questa parte, stiamo discutendo reiteratamente, senza - lo ribadisco un contributo nuovo.
Ecco perché bisogna votare contro l'ordine del giorno, ma non per un gioco delle parti, ma perché muove da dichiarazioni rese a mezzo stampa ignorando. Questo sì che significa non aver rispetto del sito istituzionale, perché non si tratta di dichiarazioni, ma di improvvide voci, che non hanno una loro titolarità e che vengono spese come motivo per un confronto serio. Qui, in quest'aula, è mai stato pronunciato un concetto che possa essere lontanamente ricondotto a questo, pur con le criticità e con le attenzioni che sono state seriamente dedicate all'argomento sanità posto che è un argomento che ci sta a cuore? Nel dibattito si è completamente trascurato.
Il contributo che viene dalla relazione dell'Assessore è l'allegato 2 alla deliberazione. Tutte le risposte ai temi toccati e alle domande proposte dall'opposizione sono nell'allegato 2 alla deliberazione dell'8 luglio 2002.
Non sto adesso ad indugiare sul punto, dovendo rispettare i tempi della discussione, ma laddove l'opposizione tenta di arpionare taluni argomenti che, da esponenti della maggioranza, vengono utilizzati e che sono evidentemente un serio terreno di confronto, questo vuol dire essere liberi e poter dare un contributo su questo. Quindi, anche nell'intervento del collega Angeleri non si legge e non si può leggere una censura all'operato dell'Assessore, ma legittimamente si legge - perché chiaramente questo dice che può essere colto un segnale di debolezza sulla struttura amministrativa. E questo lo dico non per scaricare sui funzionari in modo indecoroso temi e problemi che debbono essere assunti in piena responsabilità da chi responsabilità politiche ha. Ma se cogliamo questo aspetto, perché questo dice il collega Angeleri quando pone un problema che ovviamente non dimostra, ha una sensazione che seriamente porta alla riflessione di tutto il Consiglio.
Ma noi non possiamo dimenticare, pur di fronte ad un'ipotesi di debolezza strutturale, qual era la sanità nel 1995, qual è stata la sanità in questi anni e quali elementi ha portato di positività in Piemonte.
Ricordo tre elementi: l'inserto di "la Repubblica", che citava, fra le quattro Regioni virtuose in tema di iniziative per la riduzione delle liste di attesa, le notizie recenti sulle nove Regioni virtuose, che vedono di nuovo la Regione Piemonte, la relazione conclusiva della Corte dei Conti che, in punto di efficacia ed efficienza, evidentemente magnifica l'operato dell'Assessore. Questi sono i fatti. Noi a questi fatti ci ancoriamo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, signor Presidente.
Colleghi Consiglieri, 24 settembre 2002: nessuna novità.
Le vacanze credo abbiano fatto molto male all'opposizione, in quanto mi pare sia evidente che ha perso anche lo smalto che aveva prima della pausa estiva. Forse i "girotondi" vi hanno fatto male o qualche elenco di pensionati doppi sugli organi di informazione nazionale vi danno fastidio visto che ce n'è molti anche nella città di Torino, e qualcuno è seduto in quest'aula. Certamente, il Presidente Saitta è ripartito dopo le ferie con la sua campagna elettorale per la Presidenza della Provincia di Torino.
La sinistra critica la nostra politica della sanità. Contesta sterilmente le nostre scelte. Continua a sparare sulla sanità piemontese.
La sinistra estrema e moderata fa del procurato allarme verso i cittadini.
D'altronde, le bandiere rosse di accoglimento delle delegazioni di questa mattina davanti al Palazzo lo dimostrano. Vuole cavalcare e strumentalizzare la protesta civile, che noi rispettiamo e che, come il Presidente Ghigo ha dimostrato, sappiamo ascoltare. Voi no, sempre contro.
Punto e basta.
Cara opposizione, non conosciamo le vostre idee né quale sia il vostro modello di sanità o quale sia l'alternativa di sanità su cui confrontarci.
Non lo sappiamo, e sono passati due anni e mezzo.
Qual è il modello? La Toscana? Ho sentito tanti numeri: 51 ospedali sono stati chiusi in Toscana su 92. Sarà vero? E ci mancherebbe che è stato potenziato il servizio sul territorio, però è altrettanto vero che solo una minima parte di questi sono stati riconvertiti.
L'odierna novità è la delibera dell'8 luglio 2002, sulla quale avete annunciato il ricorso al TAR. Avete detto che la Giunta ha voluto girare ciò che dovevamo decidere qui, decidere e fare. Questo è il punto! Il collega Gallarini ha ragione, perché aveva posto domande precise, ma il Consigliere Ronzani ha risposto con altre domande, non ha saputo rispondere.
Sono due anni e mezzo che volete portarci a spasso, che volete l'immobilismo su tutto, che rimpiangete un consociativismo che a noi non interessa.
Questo, grazie al nostro Regolamento superato.
Siamo un'assemblea legislativa e la modifica costituzionale, confermata con il referendum dell'ottobre 2001, ci attribuisce delle competenze che non avevamo.
Qui ci si mette due o tre giorni per approvare delibere e leggi anche semplici, che altri Consigli regionali d'Italia approvano in due o tre ore qui non si riescono a portare a casa delle leggi semplicemente perch come ricordava il collega Brigandì - un solo Consigliere non è d'accordo.
Questo non vuol dire garantire il processo legislativo democratico ad un'assemblea legislativa.
La sanità non può aspettare, ecco perché la delibera dell'8 luglio, che anticipa e non calpesta un Piano, anticipa, appunto, alcune scelte che non potevano essere differite.
Forza Italia ha il coraggio di dire che condivide la delibera dell'8 luglio 2002 assunta dalla Giunta regionale e sostiene con lealtà e convinzione il Presidente Ghigo.
La Giunta tutta voterà contro la richiesta di dimissioni dell'Assessore D'Ambrosio.
L'azione di governo non può sottostare ai tempi che voi vorreste certo, voi frenate, vi dà fastidio il prospettato pareggio di bilancio sul 2002. Vi dà fastidio che abbiamo deciso di approvare il bilancio del 2003 entro il 31 dicembre di quest'anno, che ci stiamo adoperando - e presto arriveremo - nella procedura e nel percorso istituzionale per arrivare a questo obiettivo.
Sono scelte che non arrivano per caso, ma da un'azione di governo coordinata dal Presidente Ghigo ed effettuata dalla sua Giunta, dal governo regionale del Piemonte.
Caro Ronzani, il Presidente Ghigo aveva detto che nella seconda parte della legislatura avrebbe messo il "turbo"; ebbene, il Presidente Ghigo non ha bisogno del turbo, perché ha un motore 12 cilindri e ricordi che in meccanica nulla paga la cilindrata! La Giunta ha il dovere di governare con la certezza dei tempi di approvazione e di attuazione delle proprie politiche e scelte di governo di cui risponde al Consiglio e agli elettori.
Rassegnatevi, Chiezzi e company: il Presidente Ghigo andrà avanti e la maggioranza e la Giunta sapranno gestire questa problematica così come gestiscono e danno risposte concrete al Piemonte e ai piemontesi a 360 gradi, ogni giorno.
La sanità è importante, è il problema più importante del cittadino, ma non è il solo. Molto si sta facendo e oggi, grazie a voi, grazie alla disinformazione che fate scientificamente, si parla solo ed esclusivamente di sanità e non si parla più di lavoro, di sviluppo, di cultura, di gestione del territorio, di altri temi che saranno in subordine alla sanità, ma che sono altrettanto importanti, sui quali il governo regionale presieduto dall'On. Ghigo, sta dando risposte precise che si distinguono nel panorama nazionale.
Certo, governare è più difficile che fare opposizione: c'è il dovere della sintesi, della coerenza, di affrontare dei problemi e dare risposte sottoporsi a una verifica.
Chi governa decide, chi decide governa ed è criticato: è normale.
La delibera introduce efficacia, efficienza, risparmi, soprattutto qualità delle risposte ai bisogni di salute della gente. Certo, nelle more di un Piano regionale che è lì, parcheggiato - questo lo sappiamo, qualcuno dice anche che è superato - ma vi rendete conto, lo diceva bene il collega Gallarini, che il Piano socio-sanitario regionale dura un triennio e che con questi tempi e l'azione ostruzionistica, ci vogliono cinque o sei anni per approvarlo? E allora, Assessore D'Ambrosio, il coinvolgimento dei Sindaci è estremamente importante; bisogna recuperarlo, bisogna verificare, come Regione Piemonte, che ogni singola Azienda abbia operato questo coinvolgimento e, laddove non sia stato operato, occorre intervenire.
Voglio ricordare che la maggior parte dei Presidenti delle Conferenze e la rappresentanza dei Sindaci del Piemonte appartiene a Sindaci della sinistra. Se l'Azienda non convoca il Sindaco, nulla vieta che il Presidente della Conferenza possa farlo, per propria iniziativa. E' un po' il principio della morosa: "Non mi hai telefonato...", "Potevi telefonarmi tu!".
Se il problema esiste, occorre affrontarlo. Pertanto, Assessore verifichi questo.
Autocritica, Assessore, sulla comunicazione: in Piemonte c'è una grandissima disinformazione. Chi cavalca la protesta civile - lo ripeto quindi alcune forze politiche che la strumentalizzano, dice che vogliamo chiudere tutti gli ospedali, che non ci sarà più niente, che per fare una radiografia si devono percorrere 150 km, che quando un bambino ha un problema viene trasferito con l'ambulanza che arriva da Como piuttosto che da Piacenza, che quando si deve fare un esame bisogna aspettare tre mesi o andare in Lombardia piuttosto che in Veneto! Questo dicono! Faccia informazione, Assessore, gliel'ho già detto la volta scorsa! Dia l'input alle Aziende sanitarie di fare informazione, di riportare la verità.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Saitta)



CATTANEO Valerio

Mi sia concesso, prima della conclusione dell'intervento, un riferimento alla questione di Domodossola; dove, anche qui, si vuole cantare fuori dal coro.
Grazie, Assessore, e grazie, Presidente Ghigo! In quella terra lontana di montagna si è protestato perché non c'era il diritto di nascere in Ossola; ebbene, grazie a una scelta del Presidente della Regione e dell'Assessore D'Ambrosio, questo diritto è confermato e non è di poco conto.
Poi, se bisogna migliorare, lo si potrà vedere, però questo diritto è confermato ed è un fatto.
La sinistra, in aula, attacca strumentalmente la Giunta regionale dicendo di essere contraria; sul territorio, attraverso i suoi esponenti maggiori: Stefanetti, candidato alla Camera dei Deputati per i Democratici di Sinistra (era nel suo Ufficio, Presidente); Borghi, candidato alla Provincia del VCO come Presidente sconfitto per l'Ulivo, esponente di primo piano della Margherita (era nel suo Ufficio, Presidente), appoggia quell'integrazione e quel sostegno, in alternativa al nuovo ospedale per il futuro della sanità di quella Provincia, magari migliorandoli, ma per sempre.
E' chiaro? Per sempre! Con il Sindaco Reschigna! E' sul giornale di oggi - lo citava il collega Valvo - che almeno glielo riconosca una persona coerente! Almeno noi, Presidente, non diamo solo il diritto di sognare - perché è stato fatto molto e mi spiace che non ci sia il tempo per spiegare alla collega, Presidente Manica, qual è il processo legislativo interno di quest'aula, perché pensavo lo conoscesse, avendo una legislatura di anzianità in più rispetto al sottoscritto - diamo almeno la speranza a quel territorio e a quella provincia di soli 160.000 abitanti, di avere, in un'ottica nazionale di riforma della sanità, una sanità di eccellenza per i figli che nascono oggi, che nasceranno domani e nei prossimi anni.
Questa è una sua scelta che noi rispettiamo; certo, ci sarà un momento di confronto, Presidente Manica, perché l'impegno politico è stato rispettato con fatti e con atti della Giunta regionale.
Lei ricordava - e non bisogna fare dell'ironia, se non si conoscono i fatti - solo 600.000 euro, che equivalgono a 1 miliardo e 200 milioni delle vecchie lire. Se è previsto un investimento di 200 miliardi, lo 0,6 equivale a 1 miliardo e 200 milioni; ci sono le leggi, è il finanziamento di un progetto preliminare.
Questo è il punto. Certo, qui ci sarà il momento in cui, cara collega Manica, non potremo fare come fanno i Democratici di Sinistra nel VCO, che a Verbania cantano una musica, a Domodossola ne cantano un'altra e ad Omegna giocano di rimpiattino! Pertanto, i Consiglieri dei DS, i Consiglieri di Rifondazione Comunista e tutti i Consiglieri, quando ci sarà la legge dovranno prendere una posizione.
Concludo, Presidente, con questa riflessione: la sanità non può che essere rilanciata con la razionalizzazione e l'ottimizzazione delle gestioni delle risorse, con i risparmi, per permettere nuovi investimenti.
Questo è quello che noi vogliamo: una sanità di eccellenza. Quello che volete voi, in alternativa, cari oppositori, non l'abbiamo capito e se andrete avanti così non lo capiremo mai.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Colleghi Consiglieri, da questo dibattito vorrei tentare di trarre alcune considerazioni, che intendo argomentare in modo non noioso, ma sufficientemente chiaro per tutti.
Si è contestato uno dei temi di cui si è dibattuto molto: il rapporto esecutivo-Consiglio e una certa arroganza podestarile: espressione che il Consigliere Chiezzi ha usato per definire l'atto della deliberazione che abbiamo assunto.
Riprendo l'intervento molto chiaro e articolato che il consigliere Gallarini ha rappresentato in quest'aula, privandomi di buona parte delle mie argomentazioni; questo mi fa piacere perché la sua esperienza Consigliere, dimostra che le mie tesi non sono così peregrine, come qualcun altro invece vuole far credere.
Abbiamo adottato la deliberazione perché il Consiglio non ci garantisce tempi certi. Lo dico già da adesso (come ho già fatto con i miei colleghi della maggioranza): in tutte le occasioni in cui potrò adottare una deliberazione regolamentare, lo farò, senza assolutamente tirarmi indietro.
Ricorrete pure al TAR, usate tutti gli strumenti legittimi che l'opposizione ha per contrastare questa decisione dell'esecutivo, ma io farò così, per il motivo che è stato ben esplicitato.
La nostra Regione, il nostro Paese (in seguito poi mi permetterò di allargare il ragionamento) vive una situazione di carattere finanziario particolarmente difficile. Le motivazioni sono oggetto di altro dibattito.
Chiaramente, ognuno propone le proprie opinioni, ma sta di fatto che ci troviamo ad affrontare una Finanziaria (che verrà presentata agli Enti Locali mercoledì) che, da voci di corridoio, è facile presenti consistente riduzione di trasferimenti per i governi territoriali e che, nella sua articolazione, dia indicazioni su quanto le Regioni dovranno fare relativamente alla sanità.
Avrete letto l'anticipazione riportata dai giornali - tale la considero e la contrasterò come Presidente di Regione: sembra vogliano stabilire un tetto al numero di posti letto per abitanti, del 4 per mille più 1 per la riabilitazione.
Sapete cosa significa per la nostra Regione? Avete citato tante cifre si è detto che sono stati tagliati molti posti letto; ebbene, sappiate che allo stato attuale delle cose, attuare quel provvedimento significa tagliare ulteriori 1.200 posti letto, così come per la Lombardia (forse l'unica Regione in Italia nel parametro 4 per mille è l'Emilia Romagna mentre la Toscana è fuori di poco, ma è comunque fuori). L'argomento è complesso.
Ritorniamo al rapporto Consiglio-Giunta. L'atteggiamento è questo: abbiamo presentato un Piano sanitario che non rinnego; abbiamo assunto l'impegno di rappresentare in Commissione un documento esplicativo della messa in pratica dei principi fondamentali del Piano, e lo faremo, ma nel frattempo...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Saitta)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

D'altro canto, si poteva benissimo approvare il Piano; questo è un dato di fatto, nell'ambito della dialettica una ragione vale l'altra. Noi comunque, abbiamo adottato questa deliberazione che anticipa, in buona sostanza, gli obiettivi ulteriori di programmazione che il Piano porrà.
Obiettivamente, vi è stata qualche difficoltà di impostazione - non ho motivo di nasconderlo - e di presentazione, ai governi territoriali, di queste nostre intenzioni.
Siamo stati carenti, vogliamo recuperare; mi impegnerò personalmente a recarmi (non per copiare il Presidente Fitto: spero mi vada un po' meglio) in tutti i presidi ospedalieri oggetto di cambiamenti, modifiche, o proposte di modifiche, per spiegare ai cittadini e agli amministratori locali le motivazioni di queste scelte. Lo farò personalmente, insieme all'Assessore; ritengo questo tipo di intervento assolutamente utile in un momento di criticità come l'attuale.
Nel momento delle spiegazioni che abbiamo dato in ritardo - lo ammetto ai Sindaci del Verbano Cusio Ossola, le ragioni si gestiscono. Il problema del Verbano Cusio Ossola, e in maniera particolare del "Punto nascita" di Domodossola, forse non lo abbiamo risolto come alcuni avrebbero voluto. Senza nulla togliere alla protesta delle mamme oggi qui presenti indubbiamente c'è una larghissima parte dell'opinione pubblica di quella zona che è rimasta soddisfatta della soluzione proposta.
Non è vero, Consigliera Manica, che l'intervento non ci ha permesso di risparmiare: non ci ha permesso di risparmiare quanto avremmo voluto. E' vero, abbiamo dovuto derogare ad una nostra decisione. E' vero, abbiamo dovuto fare un passo indietro: abbiamo dato spazio, per motivazioni più ampie, alle istanze portate avanti dalla cittadina di Domodossola. Questo ha fatto sì che il risparmio di risorse finanziarie sia stato minore di quanto previsto, ma abbiamo soddisfatto un'esigenza che abbiamo ritenuto utile soddisfare.
C'è già chi sostiene che questo costituirà un precedente per altre situazioni; a mio parere non sarà così. Domodossola è una situazione a s non significa, necessariamente, che quanto fatto a Domodossola debba essere fatto a Ceva piuttosto che a Bra, piuttosto che da un'altra parte. Ogni realtà, nella sanità piemontese, va analizzata e discussa con gli amministratori locali, che potranno convocare la Commissione o la Conferenza dei Sindaci (mi risulta che alcuni Direttori generali nell'ambito della discussione dei Quadranti e della deliberazione, queste convocazioni le abbiano già fatte). Non è vero che i Sindaci non sono stati coinvolti in questo tipo di dialettica: lo sono stati e lo saranno ancora di più in futuro.
Di questo abbiamo già avuto modo di discutere con alcuni Presidenti dei Consigli regionali ad un convegno tenutosi a Torino.
Il problema del Regolamento è comune a tutte le assemblee; è vero: sul ruolo del Consiglio rispetto alla Giunta ci sono discrepanze che dovremo cercare di far collimare nella stesura degli Statuti. E' ovvio, e lo dico senza inficimenti: quanto posso fare, per legge, senza passare dal Consiglio, lo farò. Non me ne vogliate, farò quello che potrò fare per ovviare al fatto di non avere tempi certi. Si vuole discutere un mese sul Piano sanitario, sulla legge del buono scuola? Siamo assolutamente disponibili. Ne discutiamo un mese, dieci sedute di Consiglio, ma poi questa benedetta maggioranza deve poter approvare un provvedimento che fa parte del suo programma di governo.
Questi i miei intendimenti. Non è possibile? Allora, visto che sono il leader di questa maggioranza e devo, comunque, rispondere all'impegno assunto nei confronti dei cittadini, se la strada per giungere all'obiettivo è approvare provvedimenti normativi, sul quale mi sono impegnato, certamente la percorrerò. Chiunque, al mio posto, si comporterebbe esattamente come me; non faccio nulla di illegale: faccio qualcosa che la riforma costituzionale mi permette di fare, ne discuto con la maggioranza e poi sono a posto.
Se invece il Consiglio vuole essere parte integrante dei percorsi legislativi - cosa che naturalmente auspico - l'importante è che - e ne abbiamo parlato già tante volte anche con alcuni colleghi dell'opposizione si identifichi la certezza dei tempi e dei percorsi legislativi all'interno del Consiglio.Un mese è un termine necessario, utile sufficiente, oppure dieci-quindici giorni, sei sedute, sette sedute, ma alla fine sappiamo che questo può avvenire.
Che tipo di sanità. Ho sentito fare alcune considerazioni dai Consiglieri dell'opposizione sulla volontà di questa Giunta di privatizzare il sistema sanitario della Regione Piemonte. A parte che a chiunque possa venire in mente una così insana idea sia praticamente impossibile attuarla ma, fortunatamente, a nessuno di noi è venuta in mente. Tuttavia, sappiate sono sicuro che i Consiglieri che si occupano di sanità ne sono già a conoscenza - che mediamente noi paghiamo le prestazioni sanitarie ad una struttura privata il 30% in meno di quello che le paghiamo ad una struttura pubblica. Molte Regioni d'Italia, che non nomino, pagano le prestazioni il 100% alle strutture private. Paradossalmente, le convenzioni delle cliniche private, nella nostra regione, costano meno che nel pubblico. Beninteso noi siamo per la sanità pubblica, siamo per mantenere la struttura pubblica, perché il servizio sanitario è un diritto dei cittadini che non può che essere garantito dalla struttura pubblica. Questo lo dico chiaramente, e spero di aver messo una pietra tombale sull'argomento e che non si possa più dire che la Regione Piemonte "è uguale al modello Lombardia" o altro.
Il nostro assetto sanitario è composto, mediamente, dal 4,5% di struttura privata e tutto il resto da struttura pubblica. Così rimarrà; ci saranno forse piccole percentuali di adeguamento per quanto riguarda le strutture private; magari dal 4,5% passeremo al 4,7% rispetto ad un 95% di struttura pubblica.
Tuttavia, dobbiamo far funzionare la struttura pubblica. Certo, abbiamo assunto provvedimenti impopolari che, ultimamente, qualcuno ha ulteriormente contestato, così mi sembra di aver letto da qualche parte.
Tali provvedimenti, dal nostro punto di vista, si sono dimostrati indispensabili. In maniera particolare, l'introduzione del ticket, che ci ha permesso di ridurre il consumo farmaceutico nella nostra Regione rispetto alla media nazionale di circa 10 punti, e ci permette anche il possibile reinserimento, per l'anno 2003, dell'aliquota IRPEF (non è una notizia che do in anteprima, i giornali l'hanno già riportata), ha come obiettivo un percorso che abbiamo in mente.
Nel processo di razionalizzazione e di duplicazione dei presidi sanitari sul nostro territorio, che cosa succede? Succede che l'opinione pubblica quando noi diciamo "Togliamo quel reparto", "Accorpiamo i reparti", "A fronte di questo faremo quest'altro", è legittimamente portata a non credere ciecamente che questo avvenga, forse perché in passato non sempre è avvenuto.
Nel Verbano Cusio Ossola seppure lo 0,6%, solo 1.200 miliardi, ma quel gesto politico di finanziare lo studio di fattibilità per l'ospedale unico del Verbano Cusio Ossola è un dato di fatto, non è una promessa: si tratta di una cosa certa, discussa fra tutti i Sindaci. Forse nessuno lo ha detto magari mi sono distratto, ma quella scelta è stata fatta dalla maggioranza dei Sindaci della provincia del Verbano Cusio Ossola (vedete che anche noi ogni tanto, riusciamo a dialogare con i governi locali di un colore piuttosto che di un altro).
Dicevo della necessità di fare investimenti. Nella Finanziaria che l'Assessore Pichetto sta per presentare, abbiamo inserito alcune voci specifiche di finanziamento di risorse regionali sull'ammodernamento delle strutture sanitarie. La razionalizzazione e, di conseguenza, la riduzione dei costi. La razionalizzazione, di per sé, nel brevissimo, necessariamente non diminuisce il costo di gestione della sanità, questo non avviene in nessun tipo di struttura che si cambia; generalmente la prima fase ha dei costi aggiuntivi.
Quando poi la razionalizzazione è a regime, questo significa un vero risparmio.
Nella sanità, non dimenticate mai (sulla questione del punto nascita di Domodossola questo argomento è stato toccato da tutti, si è discusso per parecchi giorni sui giornali, avete tutti letto le varie opinioni) quello che è importante nel processo di aggregazione: creare una vera sicurezza dal punto di vista sanitario che non può che essere realizzata in centri di altissima specializzazione; lo diceva il Consigliere Caracciolo facendo sia pure una critica costruttiva all'azione della Regione.
Questi centri di altissima specializzazione - diciamolo una volta per tutte - non è che con i chiari di luna che hanno le finanze del nostro Paese, il sistema del Welfare generale in Europa, possiamo realizzarli in tutti i luoghi della Regione. Bisognerà fare scelte, bisognerà concentrare risorse mantenendo i servizi territoriali che permettano di fornire quei servizi di primo intervento a tutti i cittadini. La grande specializzazione dovrà essere offerta in strutture altamente specializzate.
Una piccola parentesi.... perché un po' di polemica la devo fare anch'io, altrimenti sembra che non ci metta il giusto fervore nei miei interventi: mi riferisco alle liste d'attesa.
Argomento sul quale si dibatte, indice che serve, secondo alcuni, a dimostrare il buono o il cattivo funzionamento di un servizio sanitario. In effetti, ci sono determinate patologie che è inconcepibile abbiano tempi di attesa. Pensate solo alla diagnostica per certi tipi di patologie gravi sono certamente processi che bisogna ridurre.
Il 14 febbraio le Regioni hanno fatto un accordo con il Ministero, con il quale si impegnavano a ridurre le liste di attesa. Ridurre le liste di attesa significa fare investimenti, significa produrre di più, produrre più sanità, perché si danno più prestazioni, significa spendere più soldi.
Forse faccio ragionamenti semplicistici e mi auguro che fatti così possano essere compresi da tutti. Ci sono Regioni che sono già ad un buon livello.
Ci sono Regioni, ed è questo il tono polemico, che anche su questo hanno trovato il sistema di mistificare i dati. Dalla posizione che ricopro come coordinatore delle Regioni ho modo di vedere tante situazioni. Un sistema lo racconto, ma non dico quale Regione lo applica perché sarebbe scorretto da parte mia - è quello di chiudere le liste di attesa...
(Proteste dai banchi dell'opposizione)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Dalle analisi che fa il Ministero, questo non risulta. Risulterà dalle analisi che fate voi. A me non risulta, verificherò.
Tipo di sanità pubblica, non privata. Volontà di affrontare questo particolare momento critico del sistema sanitario nazionale. Un momento difficile perché chiudiamo l'anno 2001 con una situazione molto diversificata da Regione a Regione, con una situazione di debito pregresso nel 2001 ancora consistente. Non parlo per la Regione Piemonte che l'ha coperto con l'addizionale IRPEF, ma di Regioni che non hanno coperto quel debito con loro interventi, anche perché - e questo lo voglio ricordare la riforma che permette l'elezione diretta del Presidente ha inserito, così come l'art. 119 del Titolo V, l'impossibilità - lo ricordo ai Consiglieri di opposizione che forse lo sanno già - di contrarre mutui per coprire la spesa corrente.
Mi sono spiegato? Voi capite che nel contenere la spesa e nel fare le previsioni di spesa tutte le volte che sulla sanità la Regione Piemonte spende più di quello che ha avuto dal fondo sanitario nazionale non può contrarre mutui come ha fatto in passato. A differenza di quello che dite voi, siamo una tra le Regioni più virtuose, perché abbiamo un indebitamento sulla sanità minore rispetto a tante altre Regioni, ma dobbiamo imporre alcune tasse perché la legge costituzionale non permette più la contrazione dei mutui nella maniera più assoluta, in relazione al patto di stabilità e alle regole che ci siamo dati, sono regole che addirittura vengono dal Governo precedente.
Voi capite che stare nel budget di spesa della sanità non è solo uno sport che mi sono messo in testa di praticare, ma è una necessità assolutamente necessaria da parte di questa Regione. Anche perché tutti voi sapete cosa comporta politicamente l'introduzione delle tasse e cosa comporta nel sistema economico della nostra Regione che, già di per sé, non sta vivendo un periodo particolarmente felice: invece di avere nuove tasse doveva avere nuove risorse per fare investimenti. Tant'è vero che questo sacrificio che chiederemo ulteriormente...



(Il Consigliere Ronzani porge un fascicolo al Presidente Ghigo)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Guardate che io non ho timore di prendere atto di quanto ho sbagliato.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ronzani)



PRESIDENTE

Scusi, collega Ronzani, la prego, il clima è disteso.
Presidente Ghigo, la prego di proseguire.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Si deve poi vedere dove e in quale specialità, e quant'altro.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per favore, vi prego, andiamo avanti.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Riprendendo il filo del discorso. Stavo concludendo rappresentando una situazione di carattere generale sulle risorse da destinare al Welfare in senso ampio. Con il termine ampio intendo sanità ed assistenza, perché a tutti voi non sarà sfuggito l'altro aspetto fondamentale del documento approvato lo scorso giugno, che va sotto il nome di "Livelli essenziali di assistenza", sia per quanto riguarda il servizio alla persona, sia per quanto riguarda l'assistenza, cioè la parte dell'assistenza.
Sapete che, secondo questo decreto, una parte del costo dell'assistenza dovrebbe essere a carico delle Amministrazioni locali, cioè dei Comuni che sono l'ultimo anello del meccanismo di sostegno, vuoi l'assistenza domiciliare, la psichiatria e tutti i livelli di assistenza. Questo credo che anche il Consigliere Ronzani, che è così documentato, non me lo possa contestare: siamo una delle Regioni che, forse, rispetto alle altre fornisce una qualità e quantità dei livelli essenziali di assistenza superiore; cioè diamo un buon prodotto - poi, ognuno di voi può avere la propria opinione, ma credo che questo sia inconfutabile e ci viene riconosciuto ufficialmente - e diamo una quantità di servizi considerevoli.
Per quest'anno tutti questi servizi di assistenza li abbiamo ancora pagati noi; stiamo chiedendo e stiamo valutando con le Amministrazioni comunali di verificare quanto sia possibile, ma siamo anche convinti che il sistema debba vedere qualche cambiamento e qualche forma di ristrutturazione e di modifica. Ve lo dico con molta sincerità: sono convinto che il sistema, così com'è, non reggerà, come anche i conti che il collega Angeleri in senso propositivo mette in dubbio con alcune perplessità sul fatto che si possa chiudere a fine anno in pareggio o meno.
Poi, il collega Gallarini ne ha dato un'interpretazione da ex Assessore al bilancio che condivido abbastanza, nel senso che quando si dice pareggio significa anche che ci sia un piccolo scarto dal punto di vista economico considerando che il fondo sanitario ammonta ad 11 mila miliardi: non sono noccioline.
Se si spende qualcosa in più credo che questo non possa rappresentare di per sé ed immediatamente il fallimento del sistema sanitario.
Con questa deliberazione vogliamo procedere ad una prima fase attuativa di razionalizzazione, che non è la vera razionalizzazione. D'altro canto una razionalizzazione non può essere fatta in senso dirigistico, ma deve prevedere il coinvolgimento dei governi territoriali. Questo lo faremo, mi sono impegnato personalmente a farlo in tutti i luoghi in cui sono presenti situazioni di criticità; ci sono anche luoghi in cui le razionalizzazioni di tipo strutturale (ad esempio, la soppressione di un primariato duplicato), senza creare alcun disagio nei confronti dei cittadini, devono essere fatte e sono fatte in quanto i Direttori generali vengono anche in tal senso giudicati.
Colgo le considerazioni che sono state fatte da tutta l'aula come un elemento di riflessione e positività. Con questo mio intervento credo di avervi rappresentato quelle che però sono le linee alle quali chiaramente ritengo di dovermi attenere insieme all'Assessore D'Ambrosio.
Grazie.



PRESIDENTE

Prima di sospendere la seduta, dobbiamo esaminare l'ordine del giorno a firma della Consigliera Manica ed altri.
La parola alla Consigliera Manica per l'illustrazione.



MANICA Giuliana

Presidente, rispetto a quanto lei in modo molto ampio ci ha detto, noi riteniamo che l'ordine del giorno che abbiamo presentato sia ampiamente giustificato dalla sua dichiarazione, secondo la quale lei procederà attraverso deliberazioni di Giunta, in tutte le occasioni in cui le sarà possibile o riterrà che le sia possibile farlo. Lei ha dichiarato che il Piano sanitario, come piano di principio, è documento ritirato dalla Giunta, non dalla protervia dell'opposizione, che ancora non vede la luce.
Inoltre, ci pare ampiamente giustificato dalla sua conferma in aula che anche per quest'anno ci sarà un'addizionale IRPEF, che da una tantum, come avevamo sempre detto, si trasforma in una semper, una volta per pagare i debiti, un'altra volta per pagare i mancati investimenti della sanità piemontese.
Siamo, quindi, ampiamente convinti che ci sia la responsabilità del governo regionale sul dissesto finanziario della sanità e su un deficit di programmazione, che lei ci conferma di non voler recuperare.
Però, abbiamo individuato una non sintonia, Presidente, tra le sue odierne dichiarazioni di spirito collaborativo, con il quale si recherà presso tutti gli ospedali che dovrebbero essere chiusi o razionalizzati insieme all'Assessore D'Ambrosio, che oggi riconferma insieme alla sua politica sanitaria, e le dichiarazioni che da molto tempo lei ha fatto non solo sugli organi di stampa, ma anche in sedi autorevolissime, non solo di maggioranza, in ordine al cambio che voleva operare non solo sulla politica sanitaria, ma sul ruolo stesso della Giunta; tali dichiarazioni sono in netta dissonanza.
Tutta l'operazione è finita con le dimissioni dell'Assessore Burzi? Servivano solo quelle? Erano sufficienti? L'operazione del rimpasto si è chiusa lì - Burzi è in aula - era sufficiente quello? Quindi, L'Assessore D'Ambrosio rimane, la Giunta rimane inalterata come prima, lei girerà per gli ospedali insieme a D'Ambrosio e tutte le dichiarazioni roboanti di questi ultimi mesi e settimane ritornano tutte quante in cavalleria.
Presidente, aveva ragione Martinat quando disse: "Questa Giunta non si tocca". Aveva ragione qualche giornalista quando ha scritto che l'Assessore D'Ambrosio è l'uomo più forte, paradossalmente, della Giunta, ed è quello che persegue le politiche, insieme a lei, più determinate in ordine alla sanità.
Abbiamo capito che lei non ha neanche più bisogno del voto di fiducia della sua maggioranza sull'Assessore D'Ambrosio, perché gliel'ha riconfermata già lei nel suo intervento. Abbiamo capito questo: c'è da parte sua un'ampia, consolidata e ferma convinzione che si andrà avanti così, a tutta velocità, mettendo quel turbo che il Consigliere Cattaneo ha indicato che neanche più le serve.
Quindi, noi facciamo a lei i nostri migliori auguri per questa nuova e rinnovata alleanza progressiva, che porterà la sanità piemontese verso la programmazione, verso la copertura del deficit.
Nel frattempo, facciamo tanti auguri anche ai Sindaci e ai cittadini del Piemonte rispetto a quello che, su questa nuova e santa consolidata alleanza, potrà invece succedere nella sanità piemontese.
Se lei, Presidente, pensa che con questo ha risolto e ha affrontato quei deficit di governo, che sono così grandi, e anche le fibrillazioni che non sono dentro alla maggioranza tra la Lega, AN e Forza Italia, ma dentro al suo partito - temo, Presidente, che si sbagli e che tutto questo durerà lo spazio di un mattino.
Noi pensavamo che si potesse recuperare un ruolo di governo di qualche tipo, in questa direzione, ma valutiamo che lei ha scelto di galleggiare a vista, sempre più ostaggio delle difficoltà, e che questa fiducia che lei oggi esprimerà - e che ha già espresso in modo tale che il dato della maggioranza è semplicemente una ratifica di ciò che lei ha detto - sarà una situazione che ci porterà in condizioni sempre più gravi.
E' difficile - e concludo - addurre a problemi di Regolamento, a problemi di funzionamento e di regole, i gravi problemi politici e il deficit di governo. Questa è una cosa a cui ricorrete spesso, ma è molto difficile farlo per una maggioranza, se fosse solida e capace di 40 su 60 visto che per trent'anni questo Consiglio regionale, con maggioranze molto meno ampie e con quel Regolamento, è riuscito a governare.



PRESIDENTE

Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il Presidente Ghigo non è presente, ma non ha importanza.
Voglio sottolineare l'affermazione del Presidente per la quale non voglio usare il termine sorprendente. Ma dire che "questo Consiglio utilizza lo Statuto e il Regolamento... Quindi, visto che fa questo cercherò di non portare - quando mi è possibile e, in certi casi, anche quando è impossibile, come nella situazione odierna - provvedimenti al Consiglio", mi sembra un'affermazione molto grave.
Se questa maggioranza, siccome nella Conferenza dei Capigruppo ha questo potere, avesse stabilito quattro-cinque sedute alla settimana; se i Presidenti, che sono tutti i vostri, fossero rigorosi nella conduzione, nel senso che bisogna avere un po' di decisionismo, senza ovviamente compromettere il Regolamento e lo Statuto; se ci fosse stato questo comportamento, e non si riesce ad andare avanti, mi fa piacere. Ma sul buono scuola avete "bucato" sette volte la mancanza del numero legale.
Su una battaglia di principio, sulla quale vi siete impegnati, c'erano delle situazioni penose, per le quali mancava la vostra presenza. Se era una cosa politicamente rilevante, dovevate esserci come maggioranza.
Ora, mi rivolgo anche a lei, Presidente Cota, che viene eletto e che una volta eletto, dovrebbe rappresentare l'interesse generale dell'assemblea.
Le affermazioni del tipo: "Visto che abbiamo difficoltà, non passerà più alcun provvedimento", non sono affermazioni da prendere con leggerezza perché sono estremamente gravi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, intervengo solo per dire che, pur rimanendo presente e garantendo il numero legale, non parteciperò al voto, perché ritengo che la prerogativa del Presidente della Giunta, per quanto riguarda la nomina degli Assessori, sia una prerogativa assoluta, così come stabilito dalla legge n. 1 del 1999.
Venerdì prossimo credo ci sarà un'ulteriore occasione per approfondire i temi più generali che riguardano la sanità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Esprimerò voto favorevole su questo ordine del giorno.
Devo dire però che le dichiarazioni del Presidente Ghigo hanno aggiunto preoccupazione a preoccupazione, e innanzitutto penso che gli sia costata molta fatica confermare la fiducia all'Assessore D'Ambrosio.
Ricordo che, in altre occasioni, il Presidente Ghigo aveva usato delle parole, nei riguardi dell'Assessore D'Ambrosio, che lasciavano chiaramente vedere un certo senso di "spazientimento" del Presidente nei confronti di un Assessore, che si dimostra sempre più insufficiente ed inefficace nel gestire la sanità del Piemonte.
Preoccupano le affermazioni sul Regolamento, perché mi sembra che avremo tempo di riparlarne - lancino dei sospetti per quanto riguarda il concetto democratico, che vi è in alcuni rappresentanti di questo Consiglio regionale.
Altre volte ho sentito parlare di democrazia governante, e penso che la democrazia, oltre ad essere governante, dovrebbe garantire comunque i diritti di tutte le posizioni presenti in Consiglio di poter rappresentare le proprie idee. Cosa che non sempre mi sembra chiara in tutti i Consiglieri regionali qui presenti.
Devo dire anche che stupisce questo rimpiattino tra il Presidente della Regione e il Governo centrale, quando parla di posti letto tagliati per la Finanziaria, come se non si trattasse in fondo della stessa coalizione politica che regge sia il Piemonte, sia, purtroppo, lo Stato italiano.
Quindi, stupisce questo rimbalzare tra il governo locale e quello centrale delle decisioni che appaiono sicuramente pericolose per quanto riguarda la salute dei cittadini piemontesi.
Concludo dicendo che l'Assessore non ha risposto alla domanda che era stata rivolta sulla sanità privata, in quanto si è limitato a trattare la parte che veniva gestita nella sanità privata, senza parlare delle relative risorse utilizzate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Che il Presidente Ghigo avesse fastidio per il Consiglio e lo considerasse un inciampo era già noto dai suoi comportamenti; oggi l'ha detto chiaramente: "Decido io, faccio io". Questo sarà un elemento di forte impulso per fare in modo che nella Commissione Statuto, quando si discuteranno i sistemi di governo e i sistemi elettorali, si rifletta sul fatto che i danni al rapporto democratico tra il Presidente della Giunta e il Consiglio regionale sono danni da correggere, perché questo è un soffocamento della democrazia.
Che poi il Presidente Ghigo non parli con l'Assessore D'Ambrosio risulta chiaro dal fatto che non conosce neppure certe risultanze del lavoro dell'Assessore alla sanità.
Ultima cosa: voteremo a favore di questo documento.
Il Presidente Ghigo ha detto - vedremo se lo farà - che andrà in giro per il Piemonte. Penso che le opposizioni di centro e di sinistra, tutte insieme, dovrebbero cercare - mi impegnerò a farlo e a proporlo - di anticipare il Presidente Ghigo in queste visite, cercando di percorrere, di invadere tutto il territorio, rivolgendosi a tutti i soggetti interessati per spiegare loro quale sia lo stato della sanità e per concordare con le comunità locali, con le associazioni, con le strutture sanitarie, un modo di difendere la sanità pubblica per l'oggi, al fine di salvaguardarla per il domani, per quando riusciremo a sostituire questo governo, che privilegia la sanità privata con i numeri e con i fatti, ma non si osa ancora a farlo con le parole. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Cerco di evidenziare un po' la sostanza del dibattito di oggi. Mi pare che sia avvenuto un grande cambiamento, nel senso che probabilmente è avvenuto un vero golpe. Oggi non mi pare più che il Presidente della Regione sia Enzo Ghigo: il Presidente della Regione Piemonte si chiama Martinat. Questo è un dato di fatto.
Quello che è emerso oggi, dopo le dichiarazioni del Presidente Ghigo mi pare che rappresenti una sorta di esecuzione completa degli ordini che ha dato Martinat intorno alla crisi della Giunta regionale. Quindi, oggi noi abbiamo un nuovo Presidente, che si chiama Martinat, e il Presidente Ghigo è l'esecutore di quegli ordini, perché non si capirebbe per quale motivo il Presidente Ghigo fuori da quest'aula dica: "L'Assessore non ha più la mia fiducia, bisogna sostituirlo" e perché oggi debba ripetere che l'Assessore va bene e insieme andranno in giro per il Piemonte a spiegare il Piano.
Quello che è capitato è questo: ha vinto Alleanza Nazionale e, in modo particolare, ha vinto Martinat. Perché il Presidente Ghigo avrebbe dovuto perlomeno avere il coraggio di non accettare alcuni giudizi squallidi che sono stati dati dalla sua maggioranza, compresa Alleanza Nazionale e compreso il Capogruppo di Alleanza Nazionale, che lo hanno offeso pesantemente anche sul piano personale.
Io constato questo fatto, ovvero che è avvenuto questo cambiamento questo è quello che capita.
Apprezziamo sicuramente il giudizio che il Presidente ha dato sulla sanità, il fatto che Ghigo è per una sanità pubblica, perché vuol dire che in qualche maniera il nostro lavoro è servito, e ciò mi pare importante.
Concordiamo sulla sua critica avanzata nei confronti del Governo, ma abbiamo di fronte ormai un Presidente dimezzato: questo è il dato di fatto questa è la realtà. E non illudetevi che un discorso fatto oggi dia certezza: la realtà, di fatto, è che la crisi è pesante e siamo di fronte a un Presidente dimezzato e ricattato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, mi permetterà d'ora in avanti di parlare del Presidente Ghigo non come Presidente della Giunta o come Governatore della Regione, ma come Podestà (forse questo termine l'ha già usato qualcuno).
Oggi, l'atto compiuto nei confronti del Consiglio lo doveva vedere protagonista - e mi auguro che nei giorni a venire lei sappia essere strenuo difensore delle prerogative di quest'aula - e invece oggi il Podestà Ghigo ha comunicato di aver spodestato da tutte le sue prerogative il Consiglio regionale. Ma non solo. Ha comunicato che l'opposizione anche leale che abbiamo portato qui dentro si sposta sul terreno dei Tribunali amministrativi o degli altri Enti preposti. Auguri per la democrazia in questa Regione! Voteremo a favore di questo ordine del giorno, ma siccome la politica è fatta anche di scatti di orgoglio, lancio un appello alla maggioranza: com'è possibile andare sui territori e fare i paladini della difesa di questo o quell'ospedale che deve essere chiuso, e oggi venire in aula e mestamente votare a favore di un atto di fiducia nei confronti dell'Assessore che di quel Piano ne è sostanzialmente il rappresentante ufficiale? Mi auguro e coerenza vuole che oggi voi manteniate una linea di condotta che sia quella di essere coerenti con quello che andate a dire in giro.
Il Presidente Ghigo è andato via da un'assemblea pubblica di Lanzo promettendo solennemente che l'ospedale avrebbe continuato a vivere, con tutti i suoi servizi. Dovrà dare delle spiegazioni fra una settimana, dieci giorni, ma noi lo precederemo perché, quando arriverà, il reparto di chirurgia sarà chiuso in quanto, nel frattempo, il vero Piano le Direzioni sanitarie lo hanno svuotato concedendo i trasferimenti a tutto il personale.
Allora, credo che cominceremo a capire quali sono le cose vere, così com'è già successo a Venaria, e la verità dei fatti farà capire qual è la vera volontà: estromettere i cittadini dalle decisioni, estromettere le assemblee elettive, estromettere i Sindaci, veri responsabili in primis della tutela della sanità pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente. La collega Rosanna Costa ed io saremo presenti alla votazione non esprimendo altre valutazioni, perché prendiamo atto che il Presidente ha ritenuto di mettere in votazione questo ordine del giorno.
Il dibattito che c'è stato secondo noi non aveva particolarmente una conclusione come questo tipo di ordine del giorno; riteniamo anche che il Presidente debba avere i suoi tempi, che possono sembrare lunghi, ma che nessuna forza politica ci debba indicare tempi e modi per intervenire su una vicenda come quella della sanità o dell'assetto della Giunta, che compete alla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Volevo confermare quanto ho detto nel primo intervento, ossia le preoccupazioni di questo Gruppo in ordine alla situazione del bilancio e dei dati della sanità pubblica di questa Regione.
Invito ancora il Presidente a riflettere su queste questioni e a non farle passare con troppa superficialità. Invito l'Assessore a fare la stessa cosa, perché la preoccupazione in questa direzione è grande rispetto ad una situazione economica - torno a ripetere - della nostra Regione che va peggiorando e quindi una situazione che ha necessità, urgenza e bisogno di un intervento di sostegno da parte dell'istituzione regionale.
Allo stesso tempo, devo dire che, da un punto di vista politico, non posso accettare l'invito che l'opposizione ha presentato con l'ordine del giorno, in cui si chiede al Presidente di voler procedere al ritiro delle deleghe assessorili nei confronti dell'Assessore, perché ritengo che sui modi, sui tempi e sui ragionamenti politici di questa maggioranza solo questa maggioranza possa, in qualche modo, intervenire.
Sarà nostra cura essere sempre attenti su quello che capita, non solo nel settore sanitario, ma anche negli altri settori.
Ribadisco che non accettiamo da parte dell'opposizione indicazioni su come votare e inviti che, in questo momento, per motivi politici non ci sentiamo di accettare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, intendo condividere e contraddire alcune opinioni espresse in quest'aula.
Condivido l'opinione del Consigliere Pino Chiezzi quando dice che le affermazioni del Presidente della Giunta non sono simpatiche, sottraendo spazio al Consiglio a favore della Giunta. Questo è vero.
Contraddico, però, le affermazioni, in riferimento al Regolamento, che sono la causa della decisione del modo di essere e del modo di porsi del Presidente della Giunta. Al Presidente della Giunta non lasciamo spazio perché il Regolamento non dà un termine certo per far nascere qualsiasi tipo di provvedimento. A fronte di questo immobilismo, il Presidente della Giunta non può che dire: "Per come posso, agisco io".
Non ha pregio l'osservazione del Consigliere Tapparo quando dice: "Manca il numero legale". Non ha pregio perché, sappiamo benissimo e l'abbiamo visto in concreto, qualsiasi Consigliere sul dato numerico pu bloccare il Consiglio regionale. E' evidente che questo fatto di per s mortifica il dibattito e la presenza.
Non ha pregio la Consigliera Manica quando afferma che nelle legislature passate si procedeva benissimo. Si procedeva bene perch evidentemente, nelle legislature passate c'era una pratica di condivisione del potere, una pratica di consociativismo che non è praticabile ormai in questa legislatura, quanto meno per la presenza solida della Lega che non condividerebbe questo atteggiarsi.
Per tali motivi, voteremo contro gli infedeli di minoranza e, quindi, a favore con la maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Il voto contro di Alleanza Nazionale, per dedicare solo alcune "pillole".
Al Consigliere Chiezzi rispondo che non è questa la sede dove avviene la democrazia soffocata. La democrazia negata si manifesta quando non si governa e legifera.
Alla Consigliera Manica osservo che la discussione deve servire a qualcosa e la conseguenza del suo ragionamento avrebbe dovuto portare al ritiro dell'ordine del giorno.
Al Consigliere Tapparo dico che la disaffezione assembleare si verifica quando deperisce il ruolo istituzionale, e questo si sposa con il primo pensiero dedicato al Consigliere Chiezzi.
Al Consigliere Saitta dico semplicemente che il suo intervento è il precipizio della logica e il tripudio del livore, tant'è che è stato contraddetto dal Consigliere Contu, il quale si è affannato in un'acrobazia logico-istituzionale. Devo dire che mi è venuto in mente anche Manzoni, ma ho avuto l'imbarazzo della scelta della pagina da preferire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

La dichiarazione di voto del Gruppo dei Democratici di Sinistra è a favore.
Con l'intervento del Presidente Ghigo e con la votazione di questo ordine del giorno, prendiamo atto della conclusione di una lunga fase quella di una crisi di Giunta che, almeno dal punto di vista politico, si conclude oggi con un netto passo indietro del Presidente Ghigo che dichiara, in quest'aula, che gli obiettivi che pubblicamente si era assegnato in questa crisi di Giunta sono impraticabili e che non ha le condizioni politiche, la forza, la determinazione e la possibilità.
E' un fatto serio, perché la dice lunga, insieme al modo in cui la discussione è avvenuta e alle dichiarazioni di voto svolte, sulla situazione e sullo stato politico della maggioranza.
Per quanto riguarda la questione del Regolamento e dello Statuto, che è stata richiamata, sono sorpreso, perché aspettiamo, Presidente Ghigo, che la maggioranza dia segno di voler decidere sulla questione dello Statuto e del Regolamento nelle sedi nelle quali la discussione è aperta e nelle quali mancano vostre proposte e vostre posizioni che consentano di arrivare ad una soluzione.
Voglio dire in quest'aula, solo per ricordare la verità dei fatti, che per quanto riguarda il Piano sanitario - i colleghi dovrebbero dare atto di questo - non ha mai superato la fase delle consultazioni. Non esiste alcuna sede né di Commissione né di aula nella quale il Piano sanitario sia stato bloccato. E' stato bloccato da un pronunciamento quasi corale e unanime come sapete, del Piemonte nelle sue espressioni civili, sociali e istituzionali.
Prendiamo atto - lo ha già detto il Consigliere Saitta - del fatto che oggi si riafferma il primato della sanità pubblica, che consideriamo un risultato importante. Sappiamo che nelle prossime settimane, anche in rapporto alle scelte del Governo, sulla legge finanziaria e alla presentazione della finanziaria regionale, misureremo scelte e atti concreti.
Il Presidente Ghigo, parlando di sé e dell'Assessore D'Ambrosio, ha detto: "Simul stabunt".
Concludendo la frase detta dal Presidente Ghigo, dico: "Simul cadent".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Esprimo il voto contrario del Gruppo di Forza Italia, come avevo annunciato nell'intervento di carattere generale.
Voglio ringraziare il Presidente della Giunta regionale, perché credo abbia fatto un intervento di grande chiarezza. Ha detto chiaramente come stanno le cose, quali sono i suoi intendimenti, dando una risposta precisa e puntuale anche alla seconda parte della premessa dell'ordine del giorno.
Si parla spesso, signor Presidente, della crisi della Giunta. In effetti, noi della crisi della Giunta non ne abbiamo mai parlato, nel senso che ci sono state e ci sono delle difficoltà come in tutte le maggioranze e in tutti i Governi.
Ricordiamo che nella passata legislatura nazionale abbiamo eletto Prodi, poi abbiamo visto altri due Presidenti del Consiglio e una modifica sostanziale della maggioranza che sosteneva questo o quel Presidente del Consiglio. In quest'aula quanto meno c'è la coerenza della maggioranza che sostiene il governo regionale e il Presidente non è mai stato messo in discussione.
Si è incominciato a parlare di crisi di Giunta nel momento di un atto unilaterale da parte di un Assessore, l'Assessore Angelo Burzi, che ha reso le dimissioni, un atto unilaterale e personale che, in allora e oggi rispettiamo, e un atto di grande profilo politico, perché le dimissioni le annunciano in tanti, poi le danno sempre in pochi in questo Paese e certamente, anche dallo scenario dello scranno di Assessore regionale.
La Giunta c'è, è un organo collegiale. Sta lavorando, e sappiamo che questo vi dà fastidio. Siamo a metà mandato. Com'è sempre avvenuto all'interno delle maggioranze di questo Piemonte, quando i Presidenti non sono stati mandati a casa prima, è normale che a metà mandato vi sia una sorta di verifica e di confronto a 360 gradi all'interno della maggioranza.
Supereremo e porteremo una risposta chiara a questa vostra grande preoccupazione.
Crediamo certamente che sia inaccettabile, da parte di una maggioranza che sostiene un governo regionale, sottostare ai desiderata, ma soprattutto ai tempi e ai metodi che l'opposizione vorrebbe.
Se volete gestire la crisi che voi dite esserci, ma che noi sosteniamo con i fatti non esserci, dovete prima vincere le elezioni, avere voi un Presidente della Giunta regionale, un governo regionale, e poi potrete gestirli.



PRESIDENTE

Grazie.
A questo punto, non essendovi altre dichiarazioni di voto, possiamo passare alla votazione dell'ordine del giorno.
C'è una richiesta di voto per appello nominale? Prego i Consiglieri di alzare le mani.



(Alcuni Consiglieri regionali alzano la mano)



PRESIDENTE

D'accordo, procediamo alla votazione per appello nominale.
Indìco pertanto la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 609, di cui ho dato precedentemente lettura.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 43 hanno votato SI' 14 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri Il Consiglio non approva.
A questo punto, possiamo sospendere la seduta per trenta minuti.
Riprenderemo alle ore 16.30 con la legge sull'energia.
Nel frattempo, vi invito all'inaugurazione delle tre sale al piano terra.
Ci sarà anche un rinfresco per rifocillarvi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.00)



< torna indietro