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Dettaglio seduta n.236 del 26/07/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.12 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La seduta straordinaria è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Ferrero, Pichetto, Pozzo e Riggio.


Argomento: Fondi sanitari

Ritiro della deliberazione della Giunta regionale n. 39-6552 dell'8 luglio 2002 "Definizione dei budget e azioni per il recupero di efficienza gestionale delle Aziende Sanitarie Regionali nell'anno 2002". Esame collegato ordine del giorno n. 599 inerente a "Definizione budget e recupero efficienza gestionale delle Aziende Sanitarie Regionali nell'anno 2002 - Prerogative e poteri del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

I lavori dell'odierna seduta straordinaria iniziano con l'esame del seguente punto: "Ritiro della deliberazione della Giunta regionale n. 39 6552 dell'8 luglio 2002 'Definizione dei budget e azioni per il recupero di efficienza gestionale delle Aziende Sanitarie Regionali nell'anno 2002' (richiesta dai Consiglieri Manica, Giordano, Caracciolo, Tomatis, Suino Muliere, Contu, Chiezzi, Moriconi, Riba, Papandrea, Ronzani, Placido Tapparo, Mellano, Di Benedetto, Palma e Marcenaro)".
Ha la parola l'Assessore D'Ambrosio per la relazione.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Quasi tutti i colleghi Consiglieri della minoranza hanno chiesto il ritiro della deliberazione n. 39-6552 dell'8 luglio 2002, con la quale la Giunta regionale ha definito i budget per il 2002 delle Aziende del SSR avviando, contemporaneamente, importanti azioni per lo sviluppo della qualità e dell'efficienza gestionale in un contesto territoriale più ampio rispetto a quello delle singole Aziende Sanitarie Locali.
Si tratta di un'impostazione finalizzata a rilanciare, nel solco di esperienze già avviate (vedasi la DGR n. 85-25270 del 5 agosto 1998 istitutiva dei quadranti), una politica di miglioramento continuo delle prestazioni erogate, in un contesto di oculatezza nella gestione delle risorse.
I pesanti condizionamenti economici derivanti da azioni intraprese quali il Patto di buon governo dell'ottobre 1999, avevano parzialmente interrotto, negli anni successivi, l'adozione della deliberazione del 5 agosto, la piena attuazione di un processo che oggi è opportuno rilanciare per migliorare ulteriormente - ripeto - la qualità del servizio erogato e i risultati gestionali raggiunti a livello aziendale, anche attraverso il perseguimento di un ottimale equilibrio tra le risposte ospedaliere e territoriali ai bisogni sanitari.
Il momento di aggregazione territoriale, organizzato, in un'ottica di confronto e di integrazione, in relazione a criteri di economicità, di accessibilità delle strutture e di analisi della domanda di salute dei cittadini, così come è stato definito nella succitata deliberazione dell'agosto 1998, non è stato fatto oggetto di modificazione alcuna, se non nella parte che riguarda il quadrante 1 - quello di Torino, per intenderci che, per ragioni di concreta operatività, pur mantenuto nella sua configurazione complessiva, è stato articolato in 3 subaree per meglio adattarlo alle caratteristiche e alla complessità del territorio di riferimento, così come più volte evidenziato in provvedimenti di Giunta regionale (ad esempio, deliberazioni n. 23-26782/1999 e n. 2-29273/2000).
Allo stesso modo, le Aziende Sanitarie Ospedaliere "S. Giovanni Battista", "CTO-CRF, Maria Adelaide", "OIRM S. Anna" di Torino, che non possono essere singolarmente individuate come riferimento dei singoli quadranti o subaree torinesi, vengono conservate nella loro natura di aziende di riferimento regionale per prestazioni di rilevante specializzazione.
I vantaggi del rilancio di questo processo sono di tutta evidenza soprattutto per quel che concerne il miglioramento dell'accessibilità dei servizi e della programmazione delle modalità di risposta alla domanda di salute della popolazione. Le Aziende del quadrante, infatti, sono chiamate a confrontarsi sulle singole modalità di risposta al fine di costruire nell'ambito della macro area territoriale, una rete di servizi in grado di assicurare un riscontro ottimale, sia in termini di efficienza (eliminazione di incongrue duplicazioni, sovrapposizioni e di servizi caratterizzati da bassi livelli), sia in termini di appropriatezza della risposta (servizi quali-quantitativamente adeguati al fabbisogno espresso dalla macro area territoriale).
A conferma di quanto affermato, basti pensare ai benefici che le Aziende e i cittadini possono ottenere con il rilancio di questa iniziativa in una realtà come quella, ad esempio, della Subarea 1.1. del quadrante torinese (lo stesso vale ovviamente per tutti gli altri quadranti) dove storicamente, i cittadini di Settimo Torinese e San Mauro trovano più agevole accedere ai servizi erogati dall'ASL 4, piuttosto che a quelli erogati dall'ASL 7 di appartenenza. Con la piena attivazione delle funzioni di coordinamento della Subarea 1.1., i manager delle ASL 4 e 7 possono rileggere i propri servizi nell'ambito di una rete integrata e conseguire il duplice risultato di soddisfare al meglio le richieste della popolazione, evitando nel contempo un incongruo dimensionamento dei servizi localmente erogati.
Tale logica di gestione sinergica della programmazione locale, che ripeto con altre parole, si realizza tramite la messa a disposizione di un fronte allargato di risorse professionali ed economiche, trova la sua puntuale esplicitazione nei contenuti dell'allegato 2) della deliberazione che elenca tutta una serie di azioni che l'Amministrazione regionale si attende vengano sviluppate a livello di singolo quadrante.
Sono azioni che coinvolgono, con la partecipazione attiva delle Organizzazioni sindacali, la gestione del personale, i processi di acquisizione di beni e servizi, l'affidamento di consulenze professionali nonché i processi di razionalizzazione dei percorsi diagnostici-terapeutici e, più in generale, proprio l'esercizio delle funzioni con riguardo agli standard di attività e di qualità che si intendono perseguire.
L'importanza di queste iniziative e l'attesa che la Giunta regionale ripone nel suo puntuale sviluppo è confermata dal grande impegno profuso dalla struttura amministrativa dell'Assessorato, che, svolgendo appieno il mandato regionale di governo sulle Aziende Sanitarie Regionali, sta supportando lo svolgimento delle conferenze di quadrante, tutte puntualmente e proficuamente già avviate.
La Conferenza di quadrante, nella sua connotazione di unità programmatoria di base, diventa anche la sede di assunzione delle decisioni per l'assegnazione delle risorse economiche libere (attualmente fissate in 18 milioni di euro a livello regionale), per il perseguimento di una condizione di equilibrio economico non più limitato alla singola Azienda Sanitaria Regionale, bensì esteso al livello di quadrante stesso.
Naturalmente l'articolazione aziendale in quadranti viene disposta in via sperimentale. In ogni caso, questa articolazione, sulla base delle risultanze delle azioni aziendali e delle evenienze che si realizzeranno potrà essere oggetto di modificazione tenendo conto, in ossequio alle previsioni dell'art. 2 quater del D.lgs. n. 229/99, delle ulteriori esigenze di coordinamento delle strutture sanitarie operanti nelle aree metropolitane.
Inoltre, giova precisare, anche per non dare seguito alle polemiche che si sono avute nei giorni scorsi per evidenti incomprensioni, che il budget 2002 delle Aziende Sanitarie Regionali, così come definito con i singoli accordi sottoscritti con i manager aziendali, non è stato oggetto di alcuna riduzione.
In tal senso, il contenuto "definizione dei budget", inserito nell'oggetto della deliberazione, riguarda unicamente il recupero del valore economico derivante dalle azioni statali (riduzione del costo dei farmaci) e regionali (applicazione di una quota di partecipazione alla spesa sanitaria per le prestazioni farmaceutiche). Il positivo effetto, in termini economici, dei succitati provvedimenti, evidentemente non valutabile all'atto della sottoscrizione dei budget aziendali, è stato opportunamente considerato con la deliberazione oggetto della discussione.
Da ciò consegue che la disponibilità economica delle singole Aziende al netto degli effetti economici dei succitati provvedimenti, rimane immutata.
Le risorse rese disponibili dalle azioni statali e regionali (riduzione costo farmaci e introduzione ticket) sono state destinate alle azioni di riequilibrio a livello di quadrante.
Con il provvedimento di Giunta regionale si è anche provveduto a disporre, per le strutture private e per i presidi, l'indispensabile accantonamento delle somme necessarie alla successiva definizione dei budget.
Nella determinazione della quota accantonata si è evidentemente tenuto conto degli oneri relativi all'adeguamento delle tariffe conseguenti alla realizzazione del processo di accreditamento, alla dinamica dei costi relativi agli adeguamenti contrattuali e allo sviluppo dell'attività di riabilitazione di secondo livello in seguito alle riconversioni nosologiche effettuate nel precedente anno.
Questa decisione della Giunta regionale è stata erroneamente interpretata come distrazione di quote pubbliche a favore degli interessi dei privati. La vicenda merita di essere ricondotta nella sua giusta dimensione anche al fine di sgombrare il campo da ogni indebita strumentalizzazione.
I privati, nell'ambito delle risorse destinate al Sistema Sanitario Regionale, assorbono - come di seguito preciserò - una quota molto bassa se confrontata con quella di altre Regioni, tutto ciò a dimostrare che la prefigurata e particolare attenzione, che sarebbe stata loro riservata dall'Amministrazione regionale, ha difficoltà a trovare concreti ed oggettivi elementi di riscontro.
Tenendo conto dei dati forniti dal Ministero della Salute (Tabella 1) nell'anno 2000, il costo dell'assistenza privata convenzionata piemontese ha inciso per circa il 4,16% sul costo nazionale (complessivamente pari a circa 9 miliardi e 691 milioni di euro, ovvero circa 18 mila 765 miliardi di lire), contro il 6,37 del Veneto, il 6,69 dell'Emilia Romagna, il 7,26 della Puglia, l'11,61 della Campania, il 19,32 del Lazio e il 25,66 della Lombardia.
Ma ancora più significativo è il dato di raffronto percentuale dell'incidenza dei costi per l'assistenza ospedaliera privata sul totale dei conti rendicontati dalle Regioni (Tabella 2).
Tale comparazione (la fonte è sempre quella ministeriale) rileva come facendo sempre riferimento all'anno 2000, l'incidenza per il Piemonte era del 7,28%, prossima a quella della Toscana, della Sardegna, delle Marche e dell'Abruzzo, ma assai più bassa rispetto a quella della Sicilia, della Calabria, della Puglia, del Molise, della Campania, dell'Emilia Romagna e della Provincia autonoma di Trento, per non parlare poi della Lombardia o del Lazio con incidenza addirittura tripla o quadrupla.
Valga un dato per tutti: la percentuale regionale di incidenza dei costi dell'assistenza ospedaliera privata sui costi totali rendicontati dalle Regioni (7,28%) è quasi la metà di quella media nazionale (13,98%) e nel conteggio, per il Piemonte, a differenza di altre Regioni con percentuali vicine o inferiori, deve essere considerata la significativa presenza di presidi contabilmente considerati privati, ma che, in realtà sono inseriti nella rete pubblica di erogazione dei servizi (Istituti scientifici quali l'Auxologico di Piancavallo e la Maugeri di Veruno Presidi dell'Ordine Mauriziano, Ospedali Valdesi, Ospedale Gradenigo, S.
Camillo, Ausiliatrice, ecc.).
Il dato di incidenza complessiva va ulteriormente spiegato. E' necessario, infatti, evidenziare come, nella determinazione dei budget tanto nelle strutture pubbliche quanto in quelle private, occorra opportunamente tenere conto delle dinamiche dei costi reali di produzione e, conseguentemente, anche a garanzia della qualità delle prestazioni riconoscere importi adeguati.
Tra il 1999 e il 2001 il costo (per il servizio sanitario) per ciascuna giornata di ricovero nelle strutture private è aumentato del 14,7% (da 166,82 a 191,45 euro), mentre il costo per giornata di ricovero nelle strutture pubbliche è aumentato del 28% (da 214,28 a 274,32 euro) percentualmente circa il doppio.
Con l'adeguamento budgetario di cui si discute, il costo nelle strutture private, per ciascuna giornata di ricovero, dovrebbe attestarsi nell'anno 2002, intorno ai 216 euro, a fronte di un più contenuto aumento del costo per le strutture pubbliche (circa 280 euro), con un incremento sul 1999 di circa il 29,79%, comunque sempre inferiore all'incremento delle strutture pubbliche (circa il 30,62).
Ma merita riferire anche del dato comparativo tra pubblico e privato negli anni presi a riferimento (1999 e 2002).
Nell'anno 1999, rapportando il costo per giornata di ricovero tra privato e pubblico, si rilevava come il secondo superasse il primo di circa il 28,45%. L'analogo confronto effettuato con riguardo alle previsioni per l'anno 2002 evidenzia come, a seguito della manovra regionale, tale differenza si attesterà intorno al 29,27%.
Risulta quindi evidente che, nonostante l'adeguamento budgetario, il differenziale tra i costi non ha ancora raggiunto il dato di partenza mentre i privati hanno dovuto sostenere, nel frattempo, importanti costi contrattuali e di riconversione nosologica finalizzata a rispondere anche alle esigenze della programmazione regionale.
Non dimentichiamo che il privato accreditato rappresenta una parte importante del Sistema Sanitario Nazionale. Non si può certo immaginare che i privati possano erogare prestazioni non congruenti con i costi sostenuti se non a scapito della qualità delle prestazioni erogate.
Per concludere, un cenno alla paventata penalizzazione delle strutture pubbliche, che, a differenza dei privati, si vedrebbero decurtare i flussi di cassa con conseguenti difficoltà di pagamento delle forniture e, più in generale, di funzionamento.
La Regione, come ho già detto, trattiene alle Aziende Sanitarie Regionali solamente le quote corrispondenti ai minori costi e alle ulteriori entrate, che, nel momento in cui i manager avevano concordato i budget, non erano previste proprio perché conseguenti a decisioni statali e regionali intervenute successivamente.
In altri termini, la Regione porta semplicemente in compensazione le risorse aggiuntive che le Aziende hanno già introitato per effetto delle manovre nazionali e regionali di contenimento della spesa per destinarle a vari interventi, anche per il riequilibrio complessivo di quadrante.
Se così non fosse, l'intera manovra non avrebbe alcun significato e le Aziende, nonostante abbiano a suo tempo puntualmente concordato i limiti della spesa sostenibile, si troverebbero, in modo incontrollato e disomogeneo, a fruire, da un lato, di minori costi derivati dalla riduzione dei prezzi dei farmaci, dagli effetti dissuasivi sul consumo di farmaci e dell'improprio utilizzo delle strutture di emergenza, e, dall'altro, degli introiti connessi alla riscossione delle quote di partecipazione alla spesa sanitaria, senza che sulla finalizzazione di queste risorse la Regione, che pure ha la responsabilità complessiva del sistema, possa sviluppare le azioni di riequilibrio necessarie all'interesse complessivo.
Un'ultima precisazione. Alla luce di quanto riportato dagli organi di stampa, a ciò sollecitati dai Consiglieri dell'opposizione, debbo sottolineare che la delibera in oggetto non è in alcun modo sostitutiva del nuovo Piano socio-sanitario regionale, ma è un atto amministrativo che prepara il sistema a meglio recepire il nuovo Piano socio-sanitario regionale: 1) aggregando le decisioni aziendali in ambito di "area vasta", denominata "quadrante". In tal modo, si predispongono sin da adesso le sinergie che si otterranno con le Aziende più grandi previste dal nuovo Piano socio sanitario regionale 2) rafforzando la funzione di "alta tutela" tramite l'attivazione della "Conferenza di quadrante" che rileva carenze ed esuberi, duplicazioni di attività nelle singole Aziende 3) accelerando il processo di razionalizzazione della rete ospedaliera tramite l'incentivazione alla definizione di Dipartimenti Interaziendali.
Per tutto quanto ho innanzi sinteticamente esposto, non vedo, la Giunta regionale non vede, quali motivazioni possano esserci per ritirare la delibera in oggetto.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito generale.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Abbiamo chiesto il ritiro della deliberazione adottata dalla Giunta regionale l'8 luglio 2002 per ragioni che riguardano il nostro assetto come Consiglio regionale del Piemonte, così come richiamato nello Statuto e nella legge regionale 12 dicembre 1997, n. 61, dal titolo "Norme per la programmazione sanitaria e per il Piano sanitario regionale per il triennio 1997/1999".
In apertura, voglio innanzitutto richiamare due articoli dello Statuto.
L'art. 16, nelle attribuzioni del Consiglio regionale, scrive: "Il Consiglio esercita le potestà legislativa e regolamentare attribuite alla Regione e le altre funzioni conferitegli rispettivamente dalla Costituzione, dalle leggi...", ecc.
Il punto m) dello stesso articolo recita: "Approva i piani settoriali concernenti interventi economici e finanziari nelle materie di competenza della Regione, i piani generali concernenti l'esecuzione di opere pubbliche determinandone i contenuti, l'organizzazione di servizi pubblici di interesse regionale, deliberando i finanziamenti relativi".
Il punto p) dice: "Adotta ogni altra deliberazione per la quale la legge richieda l'approvazione del Consiglio o stabilisca la generica attribuzione alla Regione".
Agli artt. 1 e 6 della legge regionale n. 61/97, si dice come la legge e solo la legge - definisca gli strumenti di programmazione sanitaria e l'attuazione della programmazione sanitaria stessa, individuando gli atti e gli obiettivi, assicurando la partecipazione degli Enti locali, garantendo l'apporto degli organismi rappresentativi, ecc.
All'art. 6, per precisare meglio questo punto, si dice come spetti solo al Consiglio regionale, sentito il Co.Re.S.A., qualsiasi aggiornamento del Piano sanitario regionale. Ribadisco che spetta solo al Consiglio: art.
6, comma 2, legge regionale n. 61/97.
Assessore D'Ambrosio, le leggo qualche passaggio della sua delibera nel punto in cui lei modifica l'assetto dei quadranti. Mi dirà lei se rientra o meno nella casistica degli artt. 1 e 6 della legge regionale n.
61/97 o dell'art. 16 dello Statuto..
Lei stesso, nel primo paragrafo della delibera, deve richiamare il Piano sanitario regionale per definire l'assetto territoriale e quello dei quadranti. Nella parte successiva, a pagina 2, parla del nuovo ordinamento del Servizio Sanitario Regionale e del nuovo piano che dovrà prevedere il nuovo assetto dei quadranti. Una riga dopo dice: "Però lo faccio adesso".
Sto parlando della pagina 2.
E così continua in tutta la ridefinizione dell'assetto territoriale istituzionale che lei ridetermina.
Ridetermina lo stesso assetto territoriale dei quadranti, perché il Quadrante 1 non è più quello definito dal piano, è solo un nuovo piano; lo può ridefinire attraverso le quattro zone che lei individua per Torino e determina una serie di altre scelte strutturali che rientrano, a nostro avviso, nella casistica degli articoli citati.
E' del tutto evidente che noi, su tale questione di metodo relativa allo Statuto e alla legge regionale n. 61/97, riteniamo che ci siano elementi di dibattito che riguardano quest'aula e che facciamo rilevare questa mattina.
Siccome noi crediamo che vi sia palese violazione di questi articoli attraverso la delibera di Giunta così come è stata adottata, assumeremo, da questo punto di vista, qualora non vi sia oggi un accoglimento della nostra richiesta, tutti gli atti conseguenti per l'invalidazione della stessa che, a nostro avviso, è chiarissima.
E' chiarissimo come un atto di programmazione, ovvero un atto che rientra nelle casistiche degli articoli che ho citato, sia stato assunto con una deliberazione di Giunta, la quale è l'anticipazione chiara di una parte del nuovo possibile Piano sanitario regionale, di cui attendiamo ancora la definizione di qualche linea, perché l'unica cosa che oggi il Piemonte e noi tutti sappiamo è che è stato ritirato o rivisto in sede di riscrittura il Piano precedente. Ma né noi - il Consiglio regionale - né la IV Commissione, né alcuna istituzione del Piemonte che, da questo punto di vista, deve essere consultata, sa che cosa si stia scrivendo e soprattutto tutti si stanno chiedendo se, a colpi di anticipazione come questa, il Piano ormai non sia riscritto e non sia assolutamente più necessario fare un Piano sanitario regionale in questa Regione.
Noi riteniamo che questo sia atto grave, non solo per la sanità. Perch se capita una volta che si bypassa il Consiglio regionale su un atto di programmazione, si bypassano i Comuni, si supera lo Statuto e le leggi vigenti, la stessa cosa potrà avvenire per il Piano di sviluppo o per il Piano dei trasporti o ancora per tutti gli atti di programmazione che sono di competenza del Consiglio su proposta della Giunta, su tutta la programmazione regionale.
E siccome la modifica del Titolo V assegna alla Regione sempre più alti compiti di programmazione, la scelta che questa Regione opera, in applicazione di quella nuova normativa, è di sostituire tutti gli atti di programmazione con "pezzi" di deliberazioni di Giunta.
E' talmente vera questa affermazione, Assessore D'Ambrosio, che lei, in questa deliberazione, assegna ai quadranti la riorganizzazione della rete ospedaliera. Assegna addirittura ad una Conferenza di quadranti la possibilità di scegliere e decidere la chiusura di nuovi ospedali.
Assessore, mi dica se un atto come questo non è un atto di programmazione da Piano sanitario regionale.
Nello stesso tempo, quando lei ridefinisce questo assetto istituzionale, cioè la relazione fra i quadranti ASR e ASO che cambia, e quando individua una riorganizzazione nei fatti della rete ospedaliera dimenticando il territorio, opera una seconda scelta di programmazione: tutto sugli ospedali, niente sul territorio in Piemonte. Assume un modello confuso, in cui non si capisce più, dal modello competitivo che le ASR hanno messo in campo, come si debba arrivare a questo modello collaborativo nei quadranti.
Assessore D'Ambrosio, in quella riunione dei quadranti, quando qualcuno non sarà d'accordo, chi deciderà? Dov'è la sede decisionale? Chi deciderà nel momento in cui ci fosse un punto di dissenso in quella riunione dei quadranti, sulla chiusura di un ospedale? Deciderà lei, con un'ulteriore delibera di Giunta? Perché l'assetto, così come esce, è un assetto istituzionale incerto.
Ultima questione. Assessore, lei si è molto dilungato sulla questione dei budget delle Case di cura private, sul fatto che la Regione Piemonte sarebbe solo al 7,28% (dati del 2000) e che noi avremmo erroneamente detto che la parte che viene introitata ulteriormente dai ticket, in particolare sui farmaci, sarebbe devoluta, in quota alta, alle Case di cura private del Piemonte.
Assessore D'Ambrosio, è vero che ci siamo in parte sbagliati nel Consiglio precedente, perché non è vero che lei aumenta solo del 7 l'incremento alle Case di cura private. Lei, in realtà, lo incrementa del 12,7%: dal budget del 2001, come da delibera della Giunta regionale n.
13809 del 9 agosto 2001, il dato definitivo era di 386 miliardi di vecchie lire. Nell'anno 2002, in riferimento alla delibera regionale n. 39-6552 dell'8 luglio, quella in oggetto, l'accantonamento è di 435 miliardi di lire. E' del 7%, Assessore, se lei paragona una cifra in lire e una in euro, e non le converte. In questo modo sì che tornano i suoi conti! Ma se lei confronta due cifre tutte e due in lire o tutte e due in euro, come abbiamo fatto noi sui budget, lei aumenta del 12,7% e usa praticamente tutti i soldi dei ticket per le Case di cura private.
In più, le faccio rilevare - forse le è sfuggito nel testo della sua deliberazione - che accantona ulteriori 10 miliardi di vecchie lire per il polo ospedaliero privato di Omegna e ad oggi, come il Sindaco ci conferma non è ancora stata costituita la società di gestione pubblico-privata con i francesi, che doveva essere realizzata, così come assegna, senza definire criteri oggettivi, circa 20 miliardi al S. Luigi di Orbassano e 64 all'Ospedale S. Giovanni Battista di Torino, senza definire, come sempre criterio alcuno.
Questa deliberazione - le ho voluto citare solo due esempi - è per noi complessa e molto grave, in primo luogo per la ragione che le ho dimostrato: noi non vogliamo che questa Regione sia trasformata in una sede in cui la programmazione non esiste più, ma esistano solo pasticciati colpi di deliberazioni di Giunta, e vengano espropriati questo Consiglio, il Piemonte e gli Enti locali piemontesi, di qualsiasi compito in tale direzione. Questa è una questione generale, che va al di là della sanità.
Riteniamo grave che si tenti di fare un'operazione come questa sulla sanità, che è quel terreno minato rispetto al quale ci sono quei buchi di bilancio e c'è quell'assetto complicato che addirittura ci ha fatto arrivare ad istituire una Commissione d'indagine in questa Regione; è grave in generale, e che lo si faccia su questo è più che grave: crea, se lei mi consente, qualche sospetto politico molto consistente in questa direzione.
Inoltre, Assessore D'Ambrosio, le ho dimostrato che con le cifre assegnate alle Case di cura private non solo lei ha riequilibrato tutte le cifre precedenti, ma le ha consistentemente aumentate e ha usato compiutamente tutto il ticket per quell'aumento del 12,7%, che non è il 7 che lei ci ha dichiarato, confrontando cifre disomogenee del budget.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Presidente e colleghi, ho ascoltato con molta attenzione la relazione puntuale che l'Assessore alla sanità, D'Ambrosio, ha fatto all'aula e che credo abbia toccato non solo tutti i punti che sono alla base della richiesta dell'opposizione di questo Consiglio straordinario sulla sanità ma anche alcuni punti che sono stati evidenziati in un passato Consiglio regionale, con gli interventi che si sono succeduti sia sull'ordine dei lavori che nel merito della sanità, in particolare dal Presidente Saitta che è sempre attento a questo settore, ma che oggi non vedo. E voglio partire proprio da questa considerazione.
Primo. L'Assessore D'Ambrosio ha smontato puntualmente un'affermazione di fondo che era stata fatta, cioè che i ticket erano stati inseriti e che i soldi derivanti dagli stessi sarebbero destinati totalmente alla sanità privata. Lo ha già fatto, lo ha già spiegato; credo che con la relazione di oggi abbiamo una situazione organica che dà una risposta a tutti quei dubbi, che dà una risposta a tutte le affermazioni tendenziose.
Signor Presidente, ho una tabella estremamente interessante.
Innanzitutto, sarebbe interessante sapere se il centrosinistra a questo punto è contrario totalmente alla sanità privata, com'è stato evidenziato in alcuni interventi (non ancora oggi, anche se si evince benissimo dall'intervento della Presidente Manica).
La tabella interessante qual è, Presidente Manica? Lo ha detto l'Assessore D'Ambrosio nella sua relazione: il costo per l'assistenza privata convenzionata nell'anno 2000 - prego ricordare l'anno - per il Piemonte, rispetto ad altre Regioni italiane, era pari al 4,16% di incidenza percentuale sul totale nazionale. Ebbene, ben sette regioni hanno un'incidenza superiore a quella del Piemonte.
La prima: la Lombardia. Conosciamo il sistema sanitario della Lombardia, penso che per tutti sia l'immagine del coinvolgimento in una sanità forte da parte dei privati: 25,66%. Fra un dato medio del Piemonte che tende al minimo (4,16%) e il dato massimo della Lombardia (25,66%) abbiamo dei dati interessantissimi: 19,32% della Regione Lazio (non era ancora Presidente Storace, ma per i primi sette mesi del 2000 era ancora in carica l'Amministrazione di centrosinistra del prof. Badaloni, mandato a casa dagli elettori).
Altro dato interessantissimo: 6,69% dell'Emilia Romagna (2,5 punti percentuali in più del Piemonte, quindi esattamente oltre il 40% in più del Piemonte).
Regione Sicilia: 5,87% (Regione amministrata fino a quel momento - 2000 dal centrosinistra). Regione Campania: 11,61%. Regione Puglia: 7,26 (Regione di centrodestra, in questo caso). Regione Veneto (altra Regione di centrodestra): 6,37%.
Questo per dire che certamente il Piemonte non è fuori parametro, anzi è una Regione virtuosa dal punto di vista vostro, così come evidenziato alla base della richiesta di questo Consiglio straordinario. Vi sono ben sette Regioni, direi le principali Regioni d'Italia, di una certa dimensione o comunque pari o di poco inferiori o superiori alla nostra, che presentano un'incidenza superiore, e fra queste ci sono (in allora o oggi) Amministrazioni regionali capitanate da Presidenti del centrosinistra.
Devo svolgere invece alcune considerazioni di merito rispetto alla violazione dello Statuto e rispetto all'altro tema che è stato posto all'evidenza dell'aula: i quadranti.
Primo. I quadranti, Presidente Manica, sono previsti da una legge regionale cui lei ha contribuito, almeno nella fase di discussione in quanto Consigliere regionale della VI legislatura, e non può non ricordare che è la legge regionale n. 61/97.
Nella legge regionale n. 61/97 i quadranti erano già inseriti, quindi non sono stati inseriti adesso. Nel 1998, con una delibera, l'allora Giunta regionale, sempre capitanata dal nostro Presidente Ghigo, approvava le intese di programma discendenti da quella legge regionale, che lei ha contribuito, credo almeno nella discussione, a portare in votazione nella passata legislatura, quando era Consigliere regionale di quest'aula.
Questa delibera di Giunta regionale di fatto ricorda o richiama i precedenti quadranti e li riapplica così come previsti dalla legge regionale n. 61/97, con l'obiettivo di introdurre maggiori momenti o maggiori sinergie tra le Aziende, al fine di raggiungere e ottenere maggiori risparmi, introdurre maggiore efficienza e maggiori servizi.
I quadranti servono, come sa, per verificare le eventuali duplicazioni anche di quei piccoli reparti che spesso evidenziate per la questione delle carenze e dei tagli di posti letto e quindi magari per portare i reparti a un dimensionamento più normale, ma soprattutto per verificare l'eventuale mancanza di servizi in modo che si possa, a livello di quadrante, garantire risposte complessive ai bisogni di salute del cittadino.
Mi sia consentito aprire una parentesi - la questione è stata citata dalla Presidente Manica - in merito alla sperimentazione pubblico-privata nell'Ospedale di Omegna (nella mia provincia).
Vede, Presidente Manica, lei oggi cita una preoccupazione dell'attuale Sindaco di Omegna, preoccupazione che in parte può anche essere condivisibile; sta, di fatto, ed è inconfutabile che nell'allora Consiglio comunale di Omegna, dove c'era già una Giunta di centrosinistra - eccezion fatta per la posizione di un galantuomo, il Sindaco Piazza, che si era schierato da subito ed era Presidente di un comitato per salvare quell'ospedale - il suo partito (Democratici di Sinistra) era contrario alla sperimentazione pubblico-privata. Ma se non si fosse perseguita la sperimentazione pubblico-privata per volere di questa Regione, del Presidente Ghigo e dell'Assessore D'Ambrosio, quell'ospedale sarebbe già chiuso.
Questo è un fatto, Presidente Manica. Poi, se si vuole evidenziare il ritardo di una o due settimane, io non entro nel merito perché è una questione dell'Azienda ospedaliera, però quell'ospedale c'è, è salvato, e almeno per il periodo della sperimentazione ci sarà.
Se si fosse ascoltato il suo partito, quell'ospedale sarebbe già chiuso, così come sono stati chiusi 52 ospedali - ma questo è noto, e i DS su quello non si scandalizzano - su 92 complessivi della Regione Toscana altra Regione di centrosinistra, dove l'attuale Presidente Martini, al momento della chiusura degli ospedali, ricopriva l'incarico di Assessore alla sanità.
Quindi, credo che il problema sia politico. E' stata richiesta la convocazione di questo Consiglio regionale per fare il solito tam tam sui problemi della sanità.
Il centrosinistra è preoccupato del fatto che, con la politica sanitaria del Presidente Ghigo e della Giunta regionale, finalmente nel 2002 si tenderà al pareggio. E' preoccupato di non riuscire oggettivamente a dimostrare che non vi sono carenze o tagli di servizi, se non con slogan o citando esclusivamente alcuni piccoli episodi.
E' un problema politico, perché è chiaro che se il bilancio della sanità - e noi siamo fortemente ottimisti su questo - chiuderà in pareggio nel 2003 il centrosinistra avrà un po' più di difficoltà a continuare una politica di bugie, di mistificazione e di disinformazione verso i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Nei lavori della Commissione Statuto anche i rappresentanti della maggioranza spesso sottolineano la necessità di recuperare un ruolo al Consiglio regionale sfocato da una crescita del presidenzialismo.
La discussione che facciamo sulla sanità potrebbe essere l'occasione per recuperare una coerenza tra quelle argomentazioni e il modo d'essere con cui questo governo regionale si pone sul tema della sanità.
La legge regionale n. 61/97 incardina nel nostro sistema legislativo regionale la sanità e il Piano socio-sanitario, ed è questo il riferimento di fondo. E' chiaro che, da allora, sono intervenuti dei fatti nuovi, ad esempio la riforma amministrativa e la trasformazione della Costituzione.
Inoltre, questo governo regionale, attraverso un disegno di legge presentato l'anno scorso, ha predisposto un Piano sanitario regionale "rivisitato".
Chiedo al Presidente Ghigo e all'Assessore D'Ambrosio se hanno ancora un senso e un valore i riferimenti espressi in quel disegno di legge che in qualche modo, è stato sostenuto dalla maggioranza. Valgono ancora? Sono i nostri riferimenti? Oppure l'utilizzo dello strumento della deliberazione di Giunta, con la quale nei giorni scorsi il governo regionale si è espresso in materia sanitaria, sostituisce, scavalca ed emargina quella proposta che lo stesso governo aveva presentato? Se vogliamo stare sul discorso della centralità del Consiglio regionale, voi con questo atto - voi governo, voi Giunta, voi Assessori, e lei Presidente Ghigo - avete per l'ennesima volta colpito, in qualche modo la funzione del Consiglio regionale. Sarebbe stato più opportuno, più organico e più complessivo, lavorare sull'iniziativa legislativa, anzich armeggiare attorno alla sanità con atti che sfuggono al controllo del Consiglio regionale. Certamente, è una trasformazione corretta sul piano formale, cioè nel rispetto della normativa del 1997, ma sostanzialmente si apportano dei cambiamenti significativi. Si fanno anche delle scelte marcate.
E' vero che nella legge del 1997 esiste il principio del quadrante, ma ora voi a questo principio date una valenza che va al di là di tutti gli interventi previsti. La logica a spicchi, come è quella dei quadranti, pu servire funzionalmente per qualcosa, ma se in qualche modo si radica come scelta di fondo è profondamente sbagliata. Dalla giustizia, al lavoro, alla programmazione negoziata, la logica di avere uno spicchio di Torino che si proietta poi nella provincia è rifiutata, perché sono aspetti territoriali completamente diversi. Non ci sono coerenze e complementarietà sufficienti.
Invece voi con questa scelta la praticate e la fate valere. Tra l'altro, vi sono altre contraddizioni, perché nella città di Torino ci sono dei servizi comuni, generalizzati (penso, ad esempio, a quello dell'Igiene). Che cosa ne fate di questo? Anche questo lo fate a fette? O diventa, pure nell'ambito dei quadranti, un servizio unico? Che rapporto c'è fra la città e la proiezione nella provincia? Soprattutto nella politica di prevenzione? Che coerenza c'è fra la città e la provincia? Il vostro atto implicito nella logica del quadrante è una negazione della forma. Ogni cambiamento non è una riforma: è una controriforma rispetto alla filosofia della riforma del 1978 - quella sì che era una riforma! - e all'introduzione del servizio sanitario, che faceva perno sulla prevenzione, ma che, in questo modo, viene alterata.
Noi vediamo insinuarsi, da parte della maggioranza a livello nazionale e regionale, un'operazione estrema sulla previdenza, sulla scuola e sull'assistenza, avvalendosi del principio della complementarietà tra pubblico e privato. Può esistere questa complementarietà e questa correlazione, ma, alla fine, in un processo lungo si può alterare l'universalità dell'intervento e il suo valore generale, come sta accadendo per le pensioni. L'introduzione delle mutue, lenta e con piccoli elementi come il Ministro Sirchia tenta di fare, può essere propedeutica a questa operazione.
Avete presentato, sostenuto e discusso un disegno di legge che esprime le vostre politiche, quindi non siete privi di uno strumento legislativo.
Per questo ritengo che l'uso di una deliberazione di Giunta, che scavalca il ruolo del Consiglio, in una materia così importante, sia un atto grave rispetto alle competenze del Consiglio e in contraddizione con le vostre politiche.
Credo che, nel merito, voi dobbiate limitare l'uso delle deliberazioni di Giunta, soprattutto quando sono atti di alta politica.
Credo sia grave e da denunciare il fatto che utilizzate lo strumento del disegno di legge quando si tratta di atti di sostanza politica, mentre usate le deliberazioni quando si tratta di applicazioni funzionali. Ma in questo caso, si va al di là della semplice applicazione funzionale dei dettati della legge regionale n. 61/97.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Prendiamo atto che la relazione dell'Assessore, lucida e puntuale nell'esaminare tutti gli argomenti suscitati in aula (e fuori dall'aula) in Commissione (e fuori dalla Commissione), non ha trovato alcuna seria contestazione o, meglio, non ne ha trovata alcuna, perché gli interventi dei colleghi muovono da rilievi squisitamente formali, con un'interpretazione estremamente restrittiva, senza neppure dover indugiare sul nuovo respiro del Titolo V della Costituzione, per quanto riguarda il potere regolamentare. Tutto ciò, comunque, è argomento che in questa sede non si rileva.
In definitiva, la deliberazione ha un momento di motivazione: nella relazione, che ripercorre l'istituto del quadrante, si dice che non è intervenuta sul punto alcuna innovazione, proprio per i riferimenti posti per tutti i provvedimenti precedenti.
A pagina 3 della deliberazione si rileva: "Per le finalità di cui sopra, accanto alla riconferma dei quadranti (2, 3 e 4), occorre pertanto prevedere, per il Quadrante n. 1, la seguente subarticolazione". Il Quadrante n. 1, quindi, non subisce alcuna modifica, né sostanziale n strumentale: obbedisce, semplicemente, ad una diversa organizzazione del quadrante.
Tutto questo lo riprende con grande efficacia nella parte dispositiva che è quella che definitivamente sostanzia l'atto. Sempre nella parte della motivazione, quindi nella relazione della delibera, cogliamo un respiro di sapiente momento organizzativo, in quanto vi è scritto, nell'ultimo capoverso a pagina 3: "L'articolazione aziendale in quadranti viene disposta nelle more dell'approvazione del nuovo ordinamento del Servizio Sanitario Regionale" - quindi superando tutte le altre osservazioni e problematiche proposte - "e, sulla scorta delle previsioni medesime, delle risultanze delle azioni aziendali e delle evenienze realizzatesi, potrà essere oggetto di modificazione". Questo, comunque, lo riprenderemo quando sarà necessario svolgere considerazioni sul terreno squisitamente politico.
Tutti i rilievi, senza riprendere il contenuto di tutta la deliberazione, poggiano su un presupposto inesistente e quindi travolgono per la loro medesima insussistenza, le osservazioni.
Il Quadrante n. 1 continua ad operare nel suo complesso (perch sappiamo che i quadranti 2, 3 e 4 non sono stati lambiti dalla deliberazione) per la disamina delle questioni espressamente contemplate da disposizioni regionali, ovvero, in tutti i casi in cui le Aziende afferenti ne ravvisino l'opportunità. Ai quadranti e alle subaree del Quadrante n. 1 afferiscono, per criterio territoriale, i presidi e le strutture private già individuate nella deliberazione della Giunta regionale del 5 agosto 1998.
A questo punto, il riferimento - senza voler fare audaci salti logici alla legge regionale n. 61/97 è assicurato per le materie le cui strutture medesime siano direttamente interessate e limitatamente a tali situazioni.
Quindi, tutto si chiarisce definitivamente. Ecco perché non riesco a cogliere le perplessità mosse sul punto, come attesta la considerazione che le medesime (e fa riferimento alle Aziende Sanitarie Ospedaliere: S.
Giovanni, CTO, S. Anna) svolgono principalmente la loro attività per la popolazione del quadrante torinese, ma anche a favore della popolazione di altre Aziende regionali ed extraregionali: non vengono singolarmente individuate come riferimento delle singole subaree torinesi, ma piuttosto quale riferimento del quadrante torinese nel suo complesso e negli altri quadranti, così come per altri già indicati nella deliberazione di Giunta regionale, la 29-273 del 2000, che le definì Aziende di riferimento regionale per prestazioni di rilevante specializzazione.
Il punto è che anche la legge regionale n. 61/97 è tutta impostata sui quadranti. L'averli messi in sonno per un po' ed averli recuperati con una sapiente opera organizzativa sta portando, evidentemente, dei benefici. Non solo sotto il profilo formale, quindi ogni rilievo è assolutamente inconferente, ma sotto il profilo sostanziale, quindi sotto il profilo politico-gestionale, sta producendo benefici. Non sappiamo, però, se tutto questo debba preoccupare - come diceva il Consigliere Cattaneo l'opposizione; diciamo che questa nuova impostazione o, meglio, lo sviluppo di un'impostazione che era già radicata in precedenti deliberazioni, sta portando frutti, sta facendo funzionare tutto il sistema e la maggior efficienza si va sempre sposando con un maggiore beneficio finanziario, che porterà al preannunciato, in più occasioni, pareggio.
Tutto questo non può che vederci favorevoli sulle posizioni della Giunta, accogliendo con favore la relazione e le puntualizzazioni svolte dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Da una rapida lettura della deliberazione di Giunta dell'8 luglio, mi sembra di non sbagliare nel dire che cambiando l'ordine degli addendi la somma finale non cambia se non si cambia qualcosa all'interno degli addendi.
Si è cercato di dare organicità, più che altro amministrativa, alle strutture sanitarie della Regione, abbandonando la peculiarità del recente Piano sanitario regionale, bocciato dalle consultazioni territoriali, il quale prevedeva, principalmente, lo scorporo degli ospedali del territorio costituendo le ASO.
In precedenza, le ASL erogavano l'assistenza sanitaria sul territorio.
Si è ripristinata, con la deliberazione in oggetto, l'organizzazione delle strutture sanitarie in quattro quadranti, già proposta nel 1988, ma poi abbandonata. Si è dato impulso all'attività delle singole Aziende sanitarie con l'adozione, nel 1999, del cosiddetto "Patto di buon governo". Non scendo nei particolari di questo prospetto, riservandomi di farlo in altre occasioni con più tempo a disposizione.
Riconfermo, quindi, che cambiando l'ordine degli addendi non cambia la somma finale. Occorre andare all'interno di questi addendi per vedere che cosa veramente non regge, che cosa causa sperpero e malasanità.
Non penso comunque che tale aggregazione, quella che state proponendo venga riferita ad un concetto di omogeneizzazione del territorio - se si faranno consultazioni verranno fuori molte contraddizioni - bensì al risparmio e all'economicità, come si legge, che poi è tutto da verificare e da dimostrare.
Impostare bene il mantenimento dell'integrazione fra territori e ospedale, se non altro eviterebbe molte polemiche, data la cultura "ospedalocentrica" e le convenienze politiche, ma non alle condizioni attuali. Mantenendo le condizioni attuali tra ospedali e territorio continuerebbero sicuramente - come sta dicendo il Ministro Sirchia - lo spreco, i doppioni, gli affollamenti al pronto soccorso, l'allungamento e non la riduzione dei tempi di attesa: insomma, si produrrebbe malasanità si continuerebbe ad avere l'aumento della spesa.
A mio avviso, il primo compito da svolgere in qualsiasi prospetto di organizzazione sanitaria che sia rivolta esclusivamente a produrre buona sanità, quindi anche risparmio, concerne nella sistemazione sul territorio della componente medicina di base, che ricomprende i medici di base, i medici di famiglia e i pediatri di famiglia. Queste categorie rappresentano il primo impulso dell'assistenza sanitaria con tutte le sue sfaccettature: la farmaceutica, la prescrizione delle medicine, la prevenzione, la diagnostica, insomma, la risoluzione dei servizi di primo intervento.
Le conferenze riservate ai soli Direttori generali, come previsto, e alle ASL, come previsto nella strutturazione dei quadranti, a mio avviso non rappresentano alcunché se non vengono coinvolte tutte le rappresentanze sanitarie, politiche e sindacali del territorio.
Questo vale anche per la stesura del Piano sanitario regionale, che non può essere rappresentato e sostituito con una deliberazione di Giunta.
Si predisponga un buon Piano sanitario regionale una buona volta per tutte, dandogli un respiro di modernità più ampio e di completezza, con il consenso dell'utenza, attraverso la sua rappresentanza istituzionale scrivendo regole giuste e chiare che possano guidare una programmazione adeguata di buon lavoro. Altrimenti, affidandosi all'improvvisazione e all'estemporaneità della politica, le situazioni peggioreranno sempre di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, probabilmente il dibattito un po' stanco è dovuto alla pausa estiva che si sta avvicinando. Il dibattito è stanco anche da parte dell'opposizione. In quest'aula non ho visto grandi stimoli e contributi. Ciò dimostra che, alla fine, gridare "al lupo, al lupo", quando il lupo non c'è, diventa veramente stancante.
Negli ultimi anni e negli ultimi mesi, per quanto riguarda la sanità si è gridato allo scandalo senza però considerare quelli che erano i risultati di una gestione negativa. I dati che questa mattina ci ha elencato l'Assessore, che in parte conoscevamo, e di cui ha parlato il collega Cattaneo, dimostrano chiaramente, visto che non sono dati dell'Assessorato, ma arrivano da molto più in alto, che la nostra Regione confrontandola con altre, sa amministrare bene la sanità, rispetto al panorama generale, rispetto ad una situazione generale che non è certo rosea, che pone delle difficoltà e che pone un problema in realtà. Le altre Regioni sono in condizioni peggiori. I dati non stiamo a rivederli, perch il collega Cattaneo e l'Assessore nella sua relazione li hanno snocciolati a quest'aula, e mi sembrano dati che parlano da soli.
Il problema è come si affronta in generale la questione sanità nel nostro Paese, ovviamente questo non riguarda solo la Regione Piemonte.
Fin qui, la prima parte del mio intervento mi sembra correttamente riconosca quello che è un dato di fatto. Però voglio anche essere estremamente onesto con l'Assessore D'Ambrosio e coerente con la posizione che ho tenuto in questi ultimi mesi e in questi ultimi anni sulla sanità piemontese, che, in fondo, è una posizione di critica costruttiva. Questa critica costruttiva rimane.
L'impressione che si ha rispetto alla deliberazione n. 39-6552, di cui l'opposizione chiede il ritiro, è di cui vedremo i risultati successivamente.
Mi permetto di esprimere - come ho già avuto modo di fare, quale Capogruppo del mio partito, al Presidente Ghigo e all'Assessore competente qualche perplessità sui risultati e sulle efficienze che si possono ottenere rispetto all'applicazione di questa deliberazione.
Da un punto di vista politico, ho l'impressione che il rilancio della politica sanitaria, che - ripeto - va bene rispetto ad altre, vada un po' per tentativi: prima, con la presentazione del Piano socio-sanitario, su cui ci sono state molte polemiche; poi, con un ragionamento su eventuali accorpamenti di singole ASL che, riunite, avrebbero dovuto, come ci è stato spiegato, produrre maggiore efficienza. Fino ad arrivare a questa deliberazione conclusiva relativa all'inserimento del sistema dei quadranti, che, secondo l'Assessorato, dovrebbe portare, in campo sanitario, maggiore efficienza a questa Regione.
Alcune aggregazioni per me non sono comprensibili, operazioni di aggregazione di ASL con ASL sul territorio non le ho comprese. Ma ciò che continua a preoccuparmi è che la sensazione che si dà con questa delibera è che i compiti di programmazione debbano essere delegati ai singoli Direttori delle ASL. I compiti di programmazione spettano alla parte politica, spettano alla Regione Piemonte. Non possono essere delegati a quadranti o ad aggregazioni diverse. In qualche modo, la linea deve essere segnata dall'Assessorato competente. Non possiamo pensare di delegare ad un Direttore regionale la chiusura di un ospedale o la riconversione in Casa di cura. Dobbiamo, in qualche modo, tracciare una linea e non delegare ai Direttori quella funzione, perché non compete loro e perché i compiti di programmazione sono tra quelli tipici di un'istituzione regionale.
In questo senso, mi permetto di segnalare in maniera ufficiale - come avevo già fatto al Presidente e all'Assessore - queste mie preoccupazioni e queste mie perplessità rispetto ai risultati di questa deliberazione.
Riconfermo queste mie preoccupazioni, ribadendo quanto ho detto in senso positivo, che proviene dai dati che l'Assessore ci ha fornito.
Dunque, la mia è, sostanzialmente, una riserva di giudizio su questa delibera. Sono pronto ad intervenire a fine anno per verificare se l'Assessore, che ci ha illustrato chiaramente la bontà della delibera stessa, avrà ragione oppure torto.
Ovviamente, per il bene della sanità e per il bene dei piemontesi, mi auguro di avere torto io questa volta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Come in altre occasioni, quando si parla di sanità, vi è, per certi versi, una difesa d'ufficio da parte della maggioranza, e in aula, ma soprattutto all'esterno di quest'aula, poi si critica la conduzione della politica sanitaria della nostra Regione.
Il collega Angeleri poc'anzi ha detto, in sostanza, che siamo in attesa: è un giudizio positivo condizionato. Vedremo alla fine dell'anno i risultati che ci presenterà l'Assessore D'Ambrosio.
Sempre il Consigliere Angeleri afferma: "La politica sanitaria della nostra Regione è ben condotta, dopodiché questa delibera sostanzialmente non va bene".
Non ha detto poco il collega Angeleri quando ha affermato: "Noi non possiamo delegare ai Direttori generali". Ho sentito parecchi Consiglieri della maggioranza riflettere - giustamente, su questo siamo d'accordo - sul ruolo dei Direttori generali.
Si dice: "Ma è possibile che un Direttore generale possa decidere e amministrare centinaia di miliardi senza avere un minimo di controllo?".



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Non è così!



MULIERE Rocco

Non è così... Assessore D'Ambrosio, a noi pare che in questi anni i Direttori generali abbiano fatto e disfatto. E molte volte hanno disfatto anche non rispettando le indicazioni dell'Assessorato o della Giunta regionale. Le occasioni le abbiamo discusse in quest'aula più di una volta.
Occorre, dunque, riflettere sul ruolo dei Direttori generali, e, in questo caso, sul ruolo del Consiglio regionale, perché, come è stato detto abbiamo un ruolo importante da questo punto di vista. E questa delibera nega al Consiglio regionale il ruolo di decidere la programmazione e la politica sanitaria della nostra Regione.
Assessore, vorrei chiederle che fine ha fatto il Piano socio-sanitario regionale.
Quando abbiamo iniziato a discutere sulla prima bozza di questo Piano? Ormai quasi due anni fa o un anno e mezzo fa, non lo so. Comunque, eravamo alla fine del 2000 o all'inizio del 2001. La prima bozza, la seconda, la terza... Questo disegno di legge, in pratica, non esiste più e non sappiamo che fine abbia fatto.
In assenza del Piano socio-sanitario regionale si assumono delle decisioni importanti, esautorando il ruolo del Consiglio regionale, come in questo caso, presentando una delibera di Giunta e assumendo decisioni che a noi sembrano importanti e che pesano sulla politica regionale della sanità.
Ecco perché abbiamo chiesto il ritiro di questa delibera: noi vogliamo che le decisioni che riguardano il futuro della sanità nella nostra Regione vengano prese all'interno di uno strumento di programmazione come quello che vogliamo discutere e stiamo tentando di discutere da mesi, come il Piano socio-sanitario regionale.
Tra l'altro, si continua a dire che si tratta di un Piano socio sanitario: ma di "socio" ha poco, tant'è vero che abbiamo iniziato un'altra discussione sul disegno di legge presentato dall'Assessore Cotto per recepire la legge n. 328 sulla riforma dell'assistenza. Stiamo agendo quindi, su due campi separati, mentre dovremmo ragionare con un'integrazione tra la parte sanitaria e la parte socio-assistenziale.
Questo non sta avvenendo, per cui credo sia un limite molto forte sul quale bisognerebbe riflettere.
Il Consigliere Cattaneo ha criticato le affermazioni della collega Manica sul privato. Noi non vogliamo demonizzare il ruolo del privato, non è questa la questione, però è evidente che, nel momento in cui si restringono e si diminuiscono le risorse affidate al pubblico e si aumentano i finanziamenti al privato, qualche dubbio o qualche riflessione è giusto che venga fatta. E noi la vogliamo fare in quest'aula.
Naturalmente, faccio riferimento alla mia realtà locale: in questi giorni l'Assessore ha incontrato più volte sia l'Ordine Mauriziano che le Amministrazioni locali interessate al futuro degli ospedali legati al Mauriziano (mi riferisco a quello di Valenza).
E' chiaro che siamo un po' in difficoltà, perché nel momento in cui stiamo discutendo della possibilità di chiudere il pronto soccorso e l'ospedale (in pratica, venga fortemente riconvertito l'Ospedale Mauriziano di Valenza con il pericolo di chiusura), nello stesso tempo ci accorgiamo che vengono aumentate le quote di finanziamento alle strutture private.
Vi è un altro punto: il privato e la qualità del privato nella nostra Regione rispetto al privato che opera in altre Regione. Vogliamo riflettere anche su questo? Qual è la qualità del privato nella Regione Lombardia e quali sono le qualità e le prestazioni del privato nella nostra Regione? E' evidente che da questo punto di vista c'è un divario molto ampio.
Andiamo a vedere - per rimanere nella mia provincia - l'attività della Clinica S. Anna di Casale: fa le stesse cose che fa l'Ospedale di Casale che fa il Mauriziano di Valenza, che fa la Clinica Salus di Alessandria; fa le stesse cose che fa l'Azienda nazionale ospedaliera di Alessandria.
Pertanto, anche sulla qualità del privato qualche riflessione è utile farla e forse non è il caso di alimentare il privato con il finanziamento cercando poi di mettere in difficoltà il ruolo delle strutture pubbliche della nostra Regione.
Da questo punto di vista, nel momento in cui chiamiamo il pubblico, la sanità pubblica, le strutture e gli operatori a compiere uno sforzo straordinario in questa situazione di difficoltà economica in cui versa la sanità della nostra Regione, nel momento in cui chiamiamo a questo sforzo mettiamo in difficoltà soprattutto i cittadini che usufruiscono delle strutture pubbliche, perché c'è stata una forte riduzione dei servizi.
Infatti, nonostante quello che si dice continuamente in quest'aula, sono tantissimi i casi in cui si può riscontrare una diminuzione dei servizi che si è verificata nel momento in cui si è deciso di tagliare pesantemente il budget destinato alle Aziende Sanitarie Locali.
Ecco perché a noi pare che questa delibera, all'interno della politica sanitaria che viene condotta dalla Giunta regionale, sia assolutamente fuori luogo.
Per questo motivo, Assessore, le chiediamo non soltanto di ritirare la delibera in questione, ma di riportare in discussione in IV Commissione e all'attenzione del Consiglio la proposta di Piano socio-sanitario regionale.
Non credo che si possa continuare in assenza di un importante strumento di programmazione come il Piano socio-sanitario regionale. Ma cosa andiamo a discutere, cosa stiamo discutendo, se poi, di fatto, le decisioni vengono prese dalla Giunta in assenza di quello strumento di programmazione? Tutte queste decisioni andrebbero prese all'interno di quel Piano! Credo che questo tipo di impostazione sia sbagliata, scorretta nei confronti del Consiglio regionale e anche dal punto di vista istituzionale al di là delle questioni di merito che sono importanti.
Penso quindi che da questa mattina una riflessione l'Assessore, il Presidente della Giunta, il Consiglio e la maggioranza, dovrebbero ricavarla. Non è una discussione stanca; noi non vogliamo fermarci: vogliamo continuare testardamente a battere sulle questioni sulle quali stiamo battendo ormai da mesi, da tempo, perché crediamo che quella della Giunta sia un'impostazione sbagliata, mentre bisogna correggerla all'interno di un dibattito che coinvolga pienamente il Consiglio regionale.
Così facendo - ritornando alle parole del Consigliere Angeleri - è chiaro che i Direttori generali avranno un ruolo addirittura maggiore rispetto a quello che hanno attualmente. Devo dire che, da certe vicende forse bisognava ricavare una riflessione utile per evitare errori che invece sono stati commessi e si continua a commettere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, Assessore D'Ambrosio e colleghi, innanzitutto vorrei riprendere quanto affermato poco fa dal collega Angeleri, il quale, seppur con un linguaggio e con toni diversi, ha posto esattamente la questione che il nostro Gruppo, provocando insieme ad altri Gruppi di opposizione questa discussione, intende e ha voluto porre. Poi, noi la concludiamo dicendo caro Angeleri, che la delibera dovrebbe essere ritirata; tu ti fermi un po' prima ed esprimi un giudizio con riserva. Ma la questione vera che viene posta riguarda il fatto se sia stato giusto o meno adottare un provvedimento come quello che la Giunta ha adottato per affrontare questioni che evocano l'esigenza di una politica di programmazione sul piano sanitario.
Lasciamo stare tutto il resto, ma il punto è questo: se era giusto che la Giunta, compiendo un atto che può essere considerato arbitrario e improprio, decidesse di far ricorso a una delibera, di utilizzare un atto uno strumento come la delibera per fare della programmazione e farla al di fuori di un contesto che è la politica di piano che voi volevate fare perché di questo si tratta.
Ha ragione il collega Muliere: avete presentato un Piano sanitario che veniva considerato una sorta di linea del Piave; avremmo dovuto approvarlo entro e non oltre una certa data - ricordate? - ma cominciò una discussione infinita nelle Commissioni consiliari competenti; poi cos'è capitato? E' capitato che quel Piano - se non ricordo male, ma credo che in questo mi possa essere di conforto la collega Suino - ha collezionato così tante bocciature nella società civile e ha creato così tanti problemi nella maggioranza di centrodestra, che governa la Regione, che voi avete ritenuto di evitare di andare al dunque sulla questione del Piano e avete preferito accantonarlo. Un Piano che peraltro prevedeva il ricorso allo strumento della delega, perché voi volevate in quell'ambito non esplicitare alcune scelte che invece una politica di programmazione e una coerente assunzione di responsabilità comporta, per cui volevate farvi dare una delega e poi fare - a seconda delle convenienze, della situazione politica, delle elezioni o meno - quelle scelte che invece era giusto esplicitare nel Piano.
Di quel Piano oggi non si discute; la nostra Regione è senza una politica di programmazione; il Piano è ormai, come dire, carta straccia vive da qualche parte, langue da qualche parte, e voi avete cercato di supplire a tutto questo adottando provvedimenti che hanno quel carattere che prima i colleghi ricordavano. Questo a me, francamente, sembra grave e il Consigliere Angeleri ha ragione a dire che ci sono motivi validi per criticarlo.
La riserva che a mia volta avanzo nei confronti del suo discorso è che pur avvertendo che nel suo ragionamento c'è la volontà di criticare un provvedimento, tutto questo rimane sospeso per aria, perché i discorsi che si fanno e che in certi casi anche settori della maggioranza fanno, poi finiscono per essere sacrificati sull'altare di una coesione della maggioranza che, per la verità, non è così forte, come conferma il suo intervento, e che non rende possibile un ragionamento in cui su questioni come queste sia possibile mescolare le carte, imporre degli atti, assumere decisioni magari diverse, revocarne altre.
Credo poi - e questa è la seconda considerazione - che si debbano risparmiare al Consiglio alcune affermazioni, quali ad esempio "una sanità amministrata bene". Capisco la tecnica della manipolazione semantica; al riguardo c'è un libro molto bello, che invito i Consiglieri a leggere, in cui vengono descritte le capacità comunicative e mediatiche della politica del Presidente del Consiglio medesimo (si dice una cosa e il suo contrario). Tuttavia, che si possa dire ai Consiglieri, che hanno la responsabilità di seguire queste questioni, che la sanità piemontese in questi anni è stata amministrata bene, mi sembra una di quelle affermazioni che potrebbero essere evitate quanto meno per non provocare.
Perché non sono io, Assessore D'Ambrosio, che due anni fa andavo in giro per il Piemonte a sostenere che la sanità piemontese aveva i conti in regola, nel momento in cui era evidente che avreste dovuto sapere - e sapevate - che di questo non si trattava. Infatti, abbiamo discusso ed approvato in quest'aula un provvedimento che ripiana un disavanzo di 1.000 miliardi.
Come potete venire a dirci che la sanità piemontese è stata amministrata bene! Avete addirittura taciuto alcuni dati della realtà perché volevate occultare il fatto che era male amministrata.
Siamo al terzo posto nel 2000 - ma questi dati non li ricordate - tra le Regioni che hanno accumulato il maggiore disavanzo e siamo preceduti soltanto dalla Campania e dal Lazio, se non ricordo male. Mille miliardi per ripianare la sanità piemontese! E negli anni successivi abbiamo dovuto adottare alcuni provvedimenti, che voi avevate sempre negato in quel patto che avete sottoscritto con gli elettori.
Voi, nel 2000, avete sottoscritto un patto con gli elettori, in cui dicevate che la sanità era senza debiti, e che mai e poi mai questa Regione, avendo i conti in regola, avrebbe fatto ricorso alla manovra fiscale o ai ticket. Invece, avete fatto la prima, la seconda e la terza cosa.
Se questa è la realtà, francamente mi sembra di essere un po' preso in giro quando sento dire che la sanità è amministrata bene. Sarei più contento di discutere della realtà per quella che è, e sarei più d'accordo di discutere anche delle vostre politiche, prendendo atto del fatto che avete in mente un tipo di sanità che non è quella che ho in mente io.
Assessore D'Ambrosio, è vero o no - non è una critica, ma una richiesta di chiarimento - che nel mese di luglio avete ridotto le anticipazioni alle ASL rispetto al mese di giugno? Se non ricordo male, e se non leggo male da una lettera trasmessa dall'Assessorato ai Direttori generali risulta che tutte le ASL, diversamente dalle cliniche private, nel mese luglio avranno minori anticipazioni rispetto a quelle che hanno avuto nel mese di giugno.
Questo significa - se ho capito bene - due cose: primo, se le ASL vorranno fare fronte ai pagamenti, dovranno fare ricorso ad un'esposizione bancaria e pagare interessi; secondo, non pagheranno i fornitori. E' questa la scelta che avete fatto? Non mi si dica che avete ridotto le anticipazioni perché le ASL avranno introiti derivanti dai ticket. Su questo vorrei un chiarimento perché mi risulta che quella dei ticket sia una partita di giro, nel senso che quelle somme vanno accantonate.
Vorrei concludere ponendo un'altra questione. Non sono un esperto di tali questioni, e su questo parleranno persone più competenti di me, ma vorrei che venisse fatta chiarezza e venisse fornito un rendiconto delle cosiddette gestioni stralcio. Se non ricordo male, le gestioni stralcio furono quelle che vennero istituite nella fase di accorpamento delle USL, e poi nella fase di passaggio dalle USL alle ASL.
Domanda: è possibile capire quali sono i conti? C'è trasparenza in queste situazioni? Vorrei che mi venisse chiarito, sulla base anche della documentazione che può essermi inviata, qual è il quadro, il risultato e l'esito delle gestioni stralcio.
Ho finito e faccio l'ultima considerazione. Non mi preoccupa il fatto che la sanità abbia i conti in pareggio, anzi, vi faccio la critica opposta: avete affrontato la questione del contenimento della spesa sanitaria con una politica di tagli indiscriminati, diversamente da altre Regioni che hanno avuto il coraggio di chiudere ospedali, ma hanno fatto una politica che ha investito sul territorio, rendendo con ciò possibile una politica di riconversione degli ospedali.
Sono due linee diverse, perché, nel primo caso, si consente al pubblico di soddisfare la domanda di sanità, creando servizi alternativi, e non costringendo il cittadino ad orientarsi verso un'altra sanità, quella privata.
Nel secondo caso, invece, intervenendo sull'offerta di servizi, si costringe il cittadino a rivolgersi a chi in quel momento è in grado di garantire quell'offerta di servizi, cioè il privato.
Quale sanità ci consegna la vostra politica? Non so dove vivete. Ma dove vivete? Girate il Piemonte anche voi? Vi capita di stare di fronte ad un ospedale?



(Commenti fuori microfono dell'Assessore D'Ambrosio)



RONZANI Wilmer

Assessore, io ho girato l'Italia. Ho la fortuna di frequentare, anche per ragioni familiari, la Regione Umbria, e mi rendo conto di cosa hanno fatto in quella Regione. Ma non voglio citarla, perché, guarda caso, quella Regione è amministrata da forze diverse dal centrodestra.
Girate il Piemonte prima di girare l'Italia! Perché ho l'impressione che continuando a girare l'Italia abbiate perso i collegamenti con il vostro Piemonte, che invece dovreste governare. La sanità piemontese è piena di liste d'attesa! E voi, con la vostra politica, avete accentuato questo scandaloso fenomeno.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Ha ora la parola l'Assessore D'Ambrosio per la replica.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programma sanitaria

Grazie, Presidente. Mi scuseranno i colleghi dell'opposizione intervenuti se non risponderò a tutti, ma per me è doveroso rispondere al collega Ronzani, se non altro perché è intervenuto per ultimo.
Cominciamo dai conti della sanità piemontese e nazionale, perché le due questioni non sono disgiungibili, caro Ronzani.
Mi sorprende che un lettore come il Consigliere Ronzani, e un conoscitore delle varie realtà italiane, non si sia documentato su quanto la Corte dei Conti ha detto dieci giorni fa. La Corte dei Conti dieci giorni fa ha detto che nel periodo 1995/2000 il Piemonte è stata l'unica Regione a non accendere mutui.
L'entità dei mutui accesi dalle altre Regioni non la cito, perch sottrarrei del tempo, ma un piccolo esempio lo devo fare: nel periodo 1995/2000, secondo i dati della Corte dei Conti, il Veneto ha acceso mutui per 3.950 miliardi, l'Emilia Romagna per 6.788 miliardi, la Toscana per 4.111 miliardi e la Campania per 4.808 miliardi.
Che cosa significa questo? Significa che la sanità piemontese nonostante il mutuo a cui lei faceva riferimento, è una sanità sana dal punto di vista economico, perché se ai 24 miliardi - questo è quanto la sanità piemontese ha chiesto alla Regione nel periodo 1995/2000 aggiungiamo i 350 miliardi che sono il mutuo acceso nel 2001 per il 1999 e i 1.000 miliardi che sono il mutuo approvato dieci giorni fa, arriviamo a 1.374 miliardi di mutui. Il che ci pone abbondantemente all'ultimo posto nella graduatoria delle spese per la sanità e dei mutui accesi per la sanità dalle varie Regioni.
Questo ha un significato e vuol dire qualcosa. Quando ci si scandalizza del fatto che la sanità piemontese è stata gestita più o meno bene o più o meno male, devo doverosamente citare le conclusioni della relazioni della Corte dei Conti (e non sono parole dell'Assessore D'Ambrosio né della maggioranza né di amici del Presidente): "In conclusione, pur con le riserve e le considerazioni critiche innanzi svolte, ritiene" - la Sezione di Controllo per il Piemonte della Conte dei Conti - "che la gestione della sanità, nella stessa Regione, sia stata condotta in maniera efficiente efficace ed economica e abbia conseguito, in maniera apprezzabile e soddisfacente, i fini istituzionali di tutela della salute pubblica".
Con questo, caro collega Ronzani, non voglio dire che tutto va bene nella sanità piemontese: ci sono carenze, ci sono liste d'attesa notevoli ma non nelle entità da voi citate in quest'aula o sui giornali. Se io voglio essere operato per una protesi d'anca in una determinata struttura del Piemonte dove c'è un bravissimo specialista, è chiaro che la lista d'attesa è anche di due anni, ma se lo stesso intervento lo voglio fare a Chieri (dove c'è un ottimo ortopedico) o a Cirié o in un'altra struttura le liste di attesa si riducono del 10-20%. Quindi, alla ripresa dei lavori a settembre affronteremo il discorso delle liste d'attesa.
Occorre confrontare le medie regionali e, purtroppo, occorre anche fare riferimento alle liste d'attesa a livello nazionale, che non sono quelle espresse dal collega Riggio.
Occorre chiarire all'aula che, quando si fa riferimento alle dimissioni del collega Riggio, ricordo benissimo che il collega Riggio in quest'aula ha detto: "Valuterò, al seguito dei noti avvenimenti, l'eventualità di dimettermi"; non ha mai parlato di dimissioni e non ha mai presentato dimissioni dalla carica di Consigliere. Questo lo dico per fare chiarezza in merito ad una situazione sulla quale, strumentalmente, si ritorna molto spesso.
Tutti i rendiconti di cui i Consiglieri vogliono venire a conoscenza saranno messi a disposizione, però ritengo che la magistratura contabile sia quella a cui fare riferimento. I dati che ho esposto sono a disposizione, compresa la relazione della Corte dei Conti, e parlano chiaramente di una sanità piemontese che è, alla luce dei dati, tra le migliori quattro sanità d'Italia. Qualcuno potrebbe dire: "Allora nelle altre Regioni chissà cosa succede?". Sì, chissà cosa succede.
Ci sono tutte le condizioni per migliorare la situazione della sanità piemontese. Devo dare atto al Consigliere Muliere di esprimere le proprie opinioni con tanta convinzione che a volte uno si chiede: "Caspita, ma ha ragione Muliere!". In realtà, caro collega Muliere, tante delle cose dette non sono assolutamente condivisibili, perché non vere. Non si può parlare di programmazione senza il Piano. Il Piano socio-sanitario regionale sarà sicuramente ripreso e portato in IV Commissione a settembre. Non siamo stati fermi, non è stato posto in un cantuccio: il Piano è stato discusso con le Organizzazioni sindacali e con gli Enti locali. Spero proprio che alla luce di tutto questo, si possa, in IV Commissione, dibattere su un documento di programmazione così importante.
Per quanto riguarda, invece, la decurtazione dei fondi alle strutture pubbliche, come affermato dal collega Ronzani, non è assolutamente esatto.
Abbiamo detto di avere accantonato i fondi, che fanno riferimento al 5% di risparmio della spesa farmaceutica e ai ticket, senza, con questo penalizzare il pubblico rispetto al privato.
Per i soggetti privati, non sussistendo alcun effetto derivante dall'introduzione dei ticket sull'assistenza farmaceutica, le relative erogazioni mensili sono rimaste - ovviamente - invariate.
L'ultima precisazione riguarda la questione del privato-pubblico in Piemonte.
Le tariffe del privato in Piemonte sono, come ho indicato nella relazione, il 29,7% inferiori a quelle del settore pubblico. E' chiaro che alla luce dell'accreditamento, doverosamente dovevamo fare degli aumenti per il privato; anche se, com'è stato evidenziato nella relazione iniziale e come si evince dalle due tabelle distribuite, siamo abbandonatemene l'ultima Regione d'Italia, per quanto riguarda il budget assegnato al privato. A differenza di quanto è stato detto del 7,28%, che comprende non solo le strutture private, ma anche i presidi (vedi il Mauriziano di Lanzo e di Valenza, il Gradenigo, i Valdesi, l'Ausiliatrice, il S. Camillo) quelli che sono i privati puri ricevono, in Piemonte, poco più del 3,8%.
Indubbiamente, quindi, una cifra irrisoria.
Riguardo alla qualità, mi pare che proprio il Consigliere Muliere abbia detto: "Bisogna vedere la qualità del pubblico". Anche se nella stessa città c'è una clinica che garantisce le stesse prestazioni del pubblico dico, a prescindere dal fatto in questione, che converrebbe dare molto di più al privato, visto che paghiamo il 30% in meno (ma questa è una discussione che esula da quella che è la mia posizione e la posizione della Giunta). Ben venga il fatto che ci sia una clinica privata in grado di erogare le stesse prestazioni del pubblico: li mettiamo in competizione c'è la libera scelta del cittadino, quindi sarà il cittadino a decidere.
Concludendo, il Piano socio-sanitario regionale sarà sollecitamente portato avanti. Debbo dire, soprattutto alla collega Manica, che questa deliberazione è un atto amministrativo che anticipa le previsioni legislative del nuovo Piano socio-sanitario regionale, ma non si sostituisce, assolutamente, al Piano stesso.
Devo ancora doverosamente rispondere, Presidente, alla richiesta dell'opposizione, in merito al contratto con i medici di base.
Cari colleghi, il tavolo è aperto. Un'Organizzazione sindacale, quella maggiormente rappresentativa, per un certo periodo si è ritirata dal tavolo perché avevamo detto "no" al progetto presentato, un progetto di 280 miliardi. Il tavolo è stato riaperto; le trattative continuano e penso che a settembre si potrà definire il contratto con i medici di base.
I due aspetti più importanti, relativi all'emergenza e alla guardia medica, sono stati risolti con soddisfazione da parte delle Organizzazioni sindacali. Spero che a settembre si possa dialogare in modo più sereno e costruttivo per il Piemonte.



PRESIDENTE

A questo punto, possiamo passare all'esame dell'ordine del giorno n.
599 (collegato al dibattito testé svoltosi), presentato dai Consiglieri Manica, Placido, Suino, Muliere, Caracciolo, Moriconi, Papandrea, Palma Chiezzi, Tapparo, Riba e Ronzani, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte invita la Giunta regionale a ritirare la deliberazione della Giunta regionale n. 39-6552 dell'8 luglio 2002 Definizione dei budget e azioni per il recupero di efficienza gestionale delle Aziende Sanitarie Regionali nell'anno 2002 in quanto, in aperta violazione dell'art. 16 dello Statuto regionale e degli artt. 1 e 6 della legge regionale n. 61/97, la Giunta si sostituisce a prerogative e poteri del Consiglio regionale".
La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Noi abbiamo presentato questo ordine del giorno, sottoscritto dalle opposizioni, perché riteniamo, come avevo già avuto modo di dire nell'intervento precedente e come ci ha confermato l'Assessore D'Ambrosio che oggi non è propriamente, anche se alcune cose ci siamo sforzati di dirle, in discussione il merito di questa deliberazione. Se volessimo entrare nel merito di questa deliberazione, al di là delle osservazioni che già abbiamo fatto, una cosa gliela potremmo dire, Assessore D'Ambrosio: ha abbandonato il cosiddetto modello lombardo del primo piano e ha ripreso il modello di integrazione ospedale-territorio. Anzi, se vuole che glielo dica, lo ascriviamo ad un nostro successo. Se dovessi accennare al merito è un successo della consultazione sul suo testo precedente.
Per quanto riguarda altri aspetti, relativi al privato e alla riorganizzazione istituzionale che lei mette in campo, uno invia un segnale preciso sulla sanità piemontese in accordo a quella nazionale; l'altro inerente al rapporto così come lei lo ristruttura tra ASR, ASO e quadranti è un pasticcio ingovernabile.
Non sono i quadranti in discussione, lo volevo dire al collega Cattaneo che adesso non è presente. I quadranti non li ha inventati il Piano sanitario precedente, ma li ha inventati un grande Assessore alla sanità di questa Regione, Sante Bajardi.
Noi non abbiamo niente da dire rispetto ai quadranti, sono un grande livello organizzativo. Il problema è che con una deliberazione di Giunta non si possono modificare i quadranti, gli assetti istituzionali, la rete ospedaliera e far chiudere gli ospedali senza un Piano sanitario.
Assessore, mi chiedo se lei questo Piano non lo scrive perché ha difficoltà a renderne conto alla minoranza o addirittura alla maggioranza quando deve dire ad alcuni colleghi di maggioranza che alcuni ospedali che devono chiudere sono, guarda caso, nel loro collegio elettorale. Comincio a chiedermi questo, nel momento in cui si decidono deliberazioni di Giunta oscure come queste che bypassano il Piano.
Al di là della sanità, mi rivolgo a lei e al complesso della Giunta anche al Presidente del Consiglio regionale, perché qui è violata anche una sua prerogativa: non si può, perché si hanno difficoltà politiche modificare l'assetto statutario di questo Consiglio e assumere da parte della Giunta poteri e prerogative del Consiglio. Questo è un punto chiave sul quale non ci stancheremo di insistere.
Voglio capire come i Consiglieri di maggioranza e di minoranza voteranno questo ordine del giorno. Cioè, se, facendo premio di una posizione di maggioranza rispetto alla legislazione, si priveranno di un loro diritto, che è quello di votare i testi di programmazione in quest'aula, e priveranno con quel voto in un colpo solo il Consiglio regionale di queste prerogative per tutti gli atti a venire. Avete davanti un ordine del giorno che dice questo. Non è un diktat di maggioranza o di minoranza. E' la scelta che voi oggi qui dovete fare.
Se vi volete privare di una prerogativa di programmazione consegnandola surrettiziamente alla Giunta, chiunque sia quella Giunta, lo fate adesso, se votate questo ordine del giorno.
Per quanto ci riguarda, qualora l'ordine del giorno non fosse approvato, noi adiremo altre vie. Stiamo verificando tutte le strade che ci possono consentire di farlo, dal TAR alla Corte Costituzionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 599 di cui ho dato precedentemente lettura.
Il Consiglio non approva.
Dichiaro chiusa la parte straordinaria della seduta.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame disegno di legge n. 435: "Assestamento del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002" (seguito)


PRESIDENTE

A questo punto, chiedo all'aula se è possibile terminare, visto che abbiamo ancora un'ora di lavoro, la discussione sul disegno di legge n. 435 relativo all'assestamento del bilancio di previsione, che ieri avevamo interrotto.
L'Assessore Leo ha comunicato di essere in grado di risolvere il problema.
Se l'aula acconsente, possiamo terminare l'assestamento di bilancio e poi, cercare di affrontare questa mattina l'assestamento del Consiglio, che è passato oggi in Commissione.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore ai beni culturali

Sulla base delle osservazioni svolte ieri dal Consigliere Chiezzi questa mattina ho incontrato il dottor Lesca e abbiamo convenuto sull'opportunità, l'utilità e la giustezza dello sdoppiamento di quel capitolo. Per cui, si è aggiunto un capitolo "06", che prevede i contributi ad Enti privati non a fine di lucro; mentre lo "05" rimane esattamente come era precedentemente.
La Giunta regionale, già questa mattina alle ore 10.00, ha assunto questa deliberazione, perciò desidero scusarmi con il Consiglio per il lavoro cui è stato costretto.
Ringrazio il collega Chiezzi per averci consentito di correggere in maniera corretta e utile una voce che non risultava correttamente rispondente.
Questo è già stato fatto dalla Giunta. Farò avere al collega Chiezzi copia della deliberazione che abbiamo assunto questa mattina.
Lo ringrazio ancora personalmente per questa attenzione.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, possiamo procedere con l'esame dell'articolato del disegno di legge n. 435.
ART. 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno votato SI 32 Consiglieri hanno votato NO 9 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Assestamento di bilancio

Iscrizione all'o.d.g. ed esame proposta di deliberazione n. 359: "Assestamento del bilancio del Consiglio regionale per l'anno finanziario 2002"


PRESIDENTE

Chiedo ora di dare per iscritta all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 359: "Assestamento del bilancio del Consiglio regionale per l'anno finanziario 2002".
L'aula acconsente. Grazie.
Darei la parola al Vicepresidente Riba (che interviene in qualità di Consigliere) anche se l'argomento è già stato trattato questa mattina, ma due parole mi sembra giusto dirle.



RIBA Lido

Si tratta di una fase di transizione tra la vecchia normativa, che non consentiva capitoli autonomi del bilancio del Consiglio regionale, e quella successiva, che invece rende completamente autonomo il bilancio del Consiglio regionale.
In questa situazione, il bilancio del Consiglio è normativamente autonomo, ma con l'acquisizione - trattandosi dell'esercizio 2002 - dei fondi dal bilancio generale della Giunta e restituzione dei fondi al bilancio generale della Giunta. Questo passaggio non costituisce una modifica di tipo sostanziale al bilancio, tant'è che viene approvato soltanto con delibera, cioè tramite un elemento tecnico di presa d'atto.
Altrimenti, se ci fossero modifiche sostanziali, dovrebbe essere una legge di variazione del bilancio.
Tecnicamente, l'assestamento, come per il bilancio della Giunta consente di aggiornare l'elenco dei residui, cioè di registrare esattamente la consistenza dei residui che, in fase di bilancio preventivo, erano stati semplicemente stimati.
Non ci sono scostamenti sostanziali, ma soltanto l'aggiornamento tecnico, che è stato illustrato anche in sede di Commissione.
L'anno prossimo avremo, invece, un bilancio completamente autonomo, ma sull'assestamento non ci sono variazioni di tipo effettivo.
Inoltre, l'elenco indica tutte le voci che rappresentano la gestione degli uffici del Consiglio, amministrati dalla Presidenza, con le relative voci di stima dei residui iniziali e di accertamento dei residui in sede di chiusura del conto consuntivo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Vicepresidente Riba.
Non essendovi interventi, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale proposta di deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, sarà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento all'iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno n. 431 e n. 588


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Pongo alla sua attenzione, e all'attenzione dell'aula, la richiesta di inserire all'o.d.g. l'ordine del giorno relativo all'Argentina, che era già stato inserito nelle sedute precedenti.
Chiedo all'aula di acconsentire all'iscrizione di questo ordine del giorno, per poi procedere alla relativa discussione ed approvazione, come mi auguro, quando ce ne sarà l'opportunità.



PRESIDENTE

Stavamo per votarlo già l'altra volta.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Intervengo su una questione analoga a quella sollevata dal Consigliere Deorsola.
Se l'aula acconsente, vorremmo chiedere l'iscrizione all'o.d.g.
dell'ordine del giorno relativo al Summit mondiale di Johannesburg sul clima.
Potremmo procedere perlomeno all'iscrizione, poi la discussione la potremmo affrontare prima della conclusione dei lavori, altrimenti non saremmo più in tempo per il Summit che si svolgerà dal 24 agosto al 6 settembre.



PRESIDENTE

Colleghi, ho visto che si sono innestate alcune richieste che direi di rinviare alla Conferenza dei Capigruppo di lunedì 29 luglio p.v.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Prima di chiudere la seduta, procediamo alla nomina di un componente del Comitato Regionale per le Comunicazioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente.
Non voglio deludere alcuni Consiglieri che, quando mi vedono chiedere la parola in questa fase, sanno già che cosa intendo dire a nome del Gruppo Radicale.
Voglio ribadire, a nome del Gruppo Radicale, che noi non parteciperemo anche a questa votazione in un discorso complessivo di non partecipazione a tutte le nomine in cui il Consiglio è chiamato a delegare un proprio rappresentante.
C'è, però, un dato in più che vorrei sottoporre all'attenzione del Consiglio in questa fase: stiamo per votare un membro di un organismo molto importante, che anche noi avevamo valutato come organismo importante nella fase in cui siamo andati a votare la legge n. 1 del 2001. Noi ritenevamo fosse un atto dovuto per la nuova impostazione nazionale con la modifica della situazione del Garante e dell'Authority e anche il Gruppo Radicale ha votato a favore di quella proposta di legge autorevolmente proposta dall'Ufficio di Presidenza. Poi, purtroppo, su quel discorso si è innescata tutta una serie di diatribe, anche consiliari, che onestamente a noi non sono piaciute per nulla.
Voglio ricordare qui - cerco di farlo senza suscitare gli interventi del Consigliere Angeleri - che noi avevamo valutato non positivo quell'emendamento (primo firmatario il Consigliere Angeleri) che portava da cinque a sette il numero dei membri e abbiamo già chiarito che non si è trattato di un atto di furbizia politica, ma un convinto atto di allargamento del Comitato Regionale per le Comunicazioni. Poi, però, questo Consiglio è stato chiamato più volte e con ripetuti interventi, anche molto tonanti dal punto di vista dei banchi del centrosinistra, per aumentare ulteriormente gli spazi del CORECOM, portando il numero dei componenti da sette a otto, con un'urgenza anche declamata come importante e tassativa.
Successivamente, dalla legge n. 2/02, sono passati mesi per arrivare ad oggi alla probabile nomina di un ottavo membro, il quale - immagino sarà poi comunicato ufficialmente - viene ripartito nell'ambito dell'applicazione della legge regionale e dell'art. 72 del Regolamento, che riconosce alle minoranze il ruolo fisso di 1/3 e 2/3 alla maggioranza.
Verrà indicato un esponente che molto onestamente - lo voglio riconoscere al Gruppo di Rifondazione Comunista - è collegato direttamente al partito di Rifondazione Comunista.
L'ho già sottolineato in sede di Commissione Nomine: ho dei dubbi sul fatto che sia una corretta interpretazione dell'art. 3 della legge n. 1/01.
L'art. 3, infatti, parla della "Composizione e durata in carica del CORECOM" e dice: "Il CORECOM è costituito da sette componenti" - adesso otto - "scelti tra persone che diano garanzie di assoluta indipendenza sia dal sistema politico-istituzionale, sia dal sistema degli interessi nel settore e nel campo delle telecomunicazioni e che posseggano comprovata competenza ed esperienza nel suddetto settore, nei suoi aspetti culturali giuridici, economici e tecnologici".
Fra i sette componenti attuali del CORECOM c'è un insegnante di musica (Consigliere circoscrizionale per il proprio partito), un insegnante di lettere (Consigliere circoscrizionale per il proprio partito), un giornalista professionista (ex Consigliere comunale per il proprio partito), un libero professionista, un assicuratore e infine un Preside (Consigliere comunale e Vicesindaco per il proprio partito).
Personalmente, continuo ad avere dei dubbi sul fatto che noi facciamo delle bellissime leggi, delle leggi condivisibili, che anch'io ho condiviso, la cui attuazione pratica poi scende a compromessi con la bassa cucina - a mio giudizio - della più bassa politica politichese possibile.
Il CORECOM ha un ruolo davvero importante e davvero forte; questo ruolo importante e forte non è tanto quello di sistemare qualche amico, qualche compagno, qualche membro di partito (adesso anche con un lauto stipendio) ma è quello di fare - cosa che purtroppo al momento il CORECOM non riesce a fare - almeno qualcosa, con qualche parere (ad esempio, sulla legge relativa all'elettromagnetismo), con qualche sostegno concreto all'attività del Consiglio.
Il problema non è che il CORECOM attuale non lo possa fare perché è comunque composto come vi ho detto, ma non lo può neanche fare perché in sede di ampliamento da sette a otto membri avete approvato un lauto aumento degli stipendi, probabilmente anche dovuto, ma che ha comportato l'intero assorbimento del bilancio del CORECOM.
Nel 2001 il CORECOM aveva un bilancio di circa 800 milioni di lire: quasi 700 milioni sono andati a coprire i nuovi stipendi dei nuovi membri del Comitato. Il CORECOM, tra l'altro, ha una sede che è praticamente inagibile, se tutti gli otto membri ci vanno contemporaneamente, per cui il problema, cari amici, soprattutto compagni di Rifondazione Comunista, non è tanto quello di segnalare le posizioni e mandare un - non lo conosco valido componente, ma cercare di dare a quell'ente, a quella struttura il ruolo, le capacità, le competenze e la possibilità di agire che essa merita.
Quindi, con questa sottolineatura davvero problematica, noi riteniamo che il CORECOM debba e possa avere un ruolo fondamentale nella Regione Piemonte per la libertà e la correttezza di informazione. Dobbiamo prendere atto che il CORECOM attuale ha risposto ad altre logiche, ma non a quelle di un funzionamento effettivo di un organismo di controllo: ha risposto a logiche di partito e non di interesse generale, di interesse collettivo.
Quindi, inviterei tutti i colleghi che si apprestano a votare per l'ottavo membro di impegnarsi davvero almeno per - lo dico proprio chiaramente riconoscere e valorizzare le esperienze che anche nel CORECOM attuale ci sono.
Sono abbastanza sicuro, sentendo anche le voci di corridoio, che l'unica persona davvero competente in quell'organismo non sarà valorizzata.
Nelle trattative che sono state fatte in aula e fuori dall'aula per ottenere il passaggio da sette a otto, l'opposizione di centrosinistra ha anche ottenuto il riconoscimento di un ruolo di Vicepresidente: davvero vorrei che in quest'aula, nel momento in cui qualcuno, a nome del centrosinistra si alza per ricondurre ai propri Gruppi l'elezione e la nomina di un membro, ci garantisse che le esperienze e le competenze già attualmente interne al CORECOM saranno valorizzate. Non vorrei che - oltre al danno, la beffa - assieme a queste otto persone che avrete nominato, si andasse poi a scegliere un Vicepresidente che avrà probabilmente meriti più di partito che non di competenza ed esperienza.
Ripeto, l'art. 3 dice che le persone devono essere in possesso di "comprovata competenza ed esperienza nel settore, nei suoi aspetti culturali, giuridici e tecnologici". Io non ho nulla in contrario rispetto al fatto che in questo CORECOM attuale ci sia un componente, che non pu essere ricondotto sicuramente al nostro Gruppo né alla nostra area politica, ma che è l'unico esponente della sociologia politica e della comunicazione politica italiana riconosciuto all'estero. Temo purtroppo che i giochi di partito che portano alla nomina di alcune persone faranno sì che anche questa unica competenza vera, forte, riconosciuta e riconoscibile non sarà valorizzata neanche come Vicepresidente di un organismo così importante e quindi temo che avremo un Vicepresidente assicuratore o un Vicepresidente ex Vicesindaco o un Vicepresidente Preside, magari, Preside laureato in fisica, sicuramente con grandi competenze nel settore giuridico e nel campo delle telecomunicazioni.
Quindi, è una responsabilità grande quella che avete in questo momento mentre andate a individuare l'ottavo membro, in una logica che noi non condividiamo, però almeno indicate un Vicepresidente nella logica di una legge che abbiamo votato assieme e a cui anche il Gruppo Radicale ha partecipato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Intervengo perché credo non sia assolutamente sfuggito all'aula che, in modo abbastanza inusuale, il Gruppo consiliare di Rifondazione Comunista ha indicato un candidato di area, che pure svolge e ricopre un incarico istituzionale.
Credo che sia un atto sul quale tutti i Gruppi debbano riflettere perché non ha senso, Presidente, coprire con una foglia di fico, quasi vergognandosene, il fatto che le nomine negli Enti strumentali, o, in questo caso, in un Ente come il CORECOM, siano un atto di esercizio da parte dell'aula, nella quale contano sicuramente anche i partiti.
Però la discussione è stata salutare, perché credo che nella Commissione Nomine si sia sgombrato ogni equivoco. Ho discusso a lungo e più volte con il Consigliere Mellano, e credo che ci debba dare atto dell'estrema correttezza.
Credo che non sfugga a nessuno che il Consigliere Brigandì è stato candidato a ricoprire un incarico nel CSM - così dicono i giornali - e Luigi Berlinguer è stato di recente eletto al CSM.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Brigandì)



CONTU Mario

Non vorrei assolutamente inasprire gli animi, ma vorrei riportare il nostro dibattito al senso delle cose. Credo che sostanzialmente sia corretto che la politica eserciti questo ruolo, e che non ci si debba vergognare che l'adempimento di un compito previsto dalla legge debba soprattutto tenere conto del valore delle persone indicate.
Credo che molti conoscano Lucini per la sua comprovata esperienza; ha già comunicato la sua disponibilità a dimettersi dall'attuale incarico e nella sua proposta, ha solennemente garantito il suo impegno ad agire in modo indipendente.
Rispetto al ruolo della Vicepresidenza del CORECOM, credo che questa sia una questione di cui è competente lo stesso Ente; quindi, nella sua autonomia, dovrebbe valutarla con molta attenzione.
Dopodiché credo sia corretto ricordare - e chiedo venia al Consigliere Brigandì se se ne è risentito - che molti degli esponenti di Enti anche importanti, di organismi di governo del Paese, hanno alle spalle una lunga militanza politica.
Questo non va a loro demerito, anzi, va sicuramente a loro merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Credo che il dibattito relativo alla questione del Vicepresidente non è all'ordine del giorno. Certamente, potrebbe essere significativo che la Presidenza del Consiglio regionale inviasse al CORECOM semplicemente il resoconto stenografico di questa discussione, che ormai si è avviata su una nomina, anche abbastanza non in linea con la consuetudine di questo Consiglio regionale. Poi quell'Ente, in piena autonomia - come diceva il collega Contu - farà le proprie valutazioni.
Credo che il Consiglio regionale tutto debba fare, tranne che interferire. Certamente, l'aspetto posto all'attenzione dai colleghi Radicali può essere un'occasione di discussione e di confronto. Quindi, il Consiglio regionale è sovrano.
Abbiamo appena modificato con la legge n. 2/02, quindi una delle prime leggi di quest'anno, la composizione del CORECOM per dare possibilità all'opposizione di avere maggiore rappresentatività. Nulla osta che nei prossimi mesi possiamo, per iniziativa di Gruppi consiliari o dell'Ufficio di Presidenza, confrontarci, quindi eventualmente modificare la normativa anche in base all'esperienza di questi due anni.
Noi voteremo il candidato Lucini Giovanni proposto dal Gruppo di Rifondazione Comunista semplicemente per un fatto tecnico, perché, com'è noto, una nomina deve raggiungere la metà più uno dei presenti in aula. Per evitare quindi di fare una seconda votazione - che anche con un solo voto quello del Capogruppo Contu, potrebbe comunque portare Lucini ad entrare nei componenti del CORECOM - la maggioranza esprimerà qualche voto al candidato Lucini.
Questo semplicemente per superare la soglia del 50% più uno, secondo il principio democratico, di cui siamo estremamente convinti, che sia la maggioranza, sia la minoranza indicano i propri candidati, e la sovranità del Consiglio elegge con voto democratico i propri rappresentanti all'interno di qualsiasi Comitato piuttosto che Ente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cattaneo, per il contenuto del suo intervento, che è certamente istituzionale.
Nomino scrutatori i Consiglieri Caramella e Giordano.
A questo punto, si proceda alla distribuzione delle schede per la seguente nomina.


Argomento: Nomine

- Comitato Regionale per le Comunicazioni - CORECOM (art. 3, legge regionale n. 1/01 e art. 1, legge regionale n. 2/02). Integrazione di un componente


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletto il signor Giovanni Lucini.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.03)



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