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Dettaglio seduta n.23 del 03/10/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Galli e Pichetto Fratin.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento proposta di deliberazione n. 31 "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto" (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo all'esame della proposta di deliberazione n. 31.
Dobbiamo ripetere la votazione dei due subemendamenti soppressivi del comma 1: 14b) "subemendamento soppressivo del comma 1 all'emendamento sostitutivo della PDCR 31", presentato dai Consiglieri Marcenaro, Moriconi, Caracciolo Chiezzi, Saitta e Giordano 14a sub) "Sopprimere tutto il comma 1" presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu posti questa mattina in votazione, che non è risultata valida per mancanza del numero legale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la votazione per appello nominale e la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Si proceda, pertanto, alla votazione dei subemendamenti per appello nominale.



(Il Vicepresidente Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 41 hanno risposto SI' 11 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri astenuti 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere I subemendamenti 14) e 14a) sono respinti.



PRESIDENTE

Comunico che è pervenuto alla Presidenza il congedo dell'Assessore Racchelli.
Subemendamenti sostitutivi presentati dai Consiglieri Papandrea e Contu: 15sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo non potrà svolgersi in concomitanza con altre elezioni di natura politica ed amministrativa che coinvolgano il 30% degli elettori piemontesi'" 16sub) "sostituire il comma 1 con '"Il referendum consultivo non potrà svolgersi in concomitanza con altre elezioni di natura politica ed amministrativa che coinvolgano il 25% degli elettori piemontesi'" 17sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo non potrà svolgersi in concomitanza con altre elezioni di natura politica ed amministrativa che coinvolgano il 20% degli elettori piemontesi'" 18sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo non potrà svolgersi in concomitanza con altre elezioni di natura politica ed amministrativa che coinvolgano il 15% degli elettori piemontesi'" 19sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo non potrà svolgersi in concomitanza con altre elezioni di natura politica ed amministrativa che coinvolgano il 10% degli elettori piemontesi'" La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Poiché agiamo in assenza di una legge, pensiamo che una delibera dovrebbe non solo dare delle indicazioni rispetto ai contenuti di una legge (cosa che avviene nel comma successivo), ma dovrebbe entrare nel merito.
Riteniamo che invece di iniziare dall'individuazione di un quesito referendario, si dovrebbe cominciare dalla legge sul referendum perch attualmente qualsiasi deliberazione noi presentiamo non è applicabile perché mancano le regole del referendum stesso. Decidiamo di indire un referendum e poi non sappiamo come organizzarlo perché in tutti questi anni la Regione Piemonte non ha legiferato, non ha dato seguito alle indicazioni contenute nello Statuto. Riteniamo che la prima questione da affrontare sia questa, cioè la delibera dovrebbe avere l'ordine di mettere in condizione la nostra Regione di potere indire referendum prima ancora di entrare nel merito del quesito referendario. La questione di fissare delle norme e delle regole in grado di capire meglio se il quesito in questione abbia un senso.
Oggi compiamo un'operazione strana: c'è il rimando ad una legge, ma immediatamente si vuole fissare un quesito. Noi non accogliamo tale richiesta; chiediamo di richiamare prima la necessità di questa legge e fissarne ulteriori indicazioni rispetto a quelle che lo stesso Statuto ci indica. Già lo Statuto ci dà delle indicazioni. Noi pensiamo che, al momento in cui diamo un mandato alla Giunta di elaborare una proposta anche rispetto al referendum, bisogna fornire delle indicazioni.
Un referendum, soprattutto un referendum propositivo, che mette al centro una proposta, non deve essere viziato da elementi impropri.
Riteniamo che sia sbagliato - con le regole che noi ci diamo permettere che ad ogni elezione una forza politica, o anche il Consiglio lo affronti con un referendum propositivo di sostegno. Per permettere ai cittadini di pronunciarsi sui contenuti di una proposta, indipendentemente dagli schieramenti politici, occorrerebbe fissare delle incompatibilità tra momento elettorale e momento in cui viene realizzato il referendum.
Si tratta di due momenti nettamente separati che permettono anche delle campagne elettorali e delle discussioni con cittadini. Per questo introduciamo un criterio non assoluto, ma parziale: quello assoluto non ha senso.
Non si può sostenere che non si possa indire un referendum in concomitanza alle elezioni, perché può succedere, per esempio, che il Sindaco di un Comune si dimetta e quindi si ricorra a nuove elezioni.
Riteniamo, invece, che non si possa indire il referendum in presenza di elezioni di una certa rilevanza. Per esempio potremmo fissare un limite percentuale della popolazione piemontese che viene chiamata alla scadenza elettorale, indicando, per esempio, un 10%, che significa un'elezione che coinvolge centinaia di migliaia di cittadini. Se ci sono elezioni di altra natura, già previste, che coinvolgono una percentuale di elettori sufficientemente vasta, non si indice il referendum.
Abbiamo presentato più emendamenti per verificare se all'interno della maggioranza c'è un interesse ad interloquire sull'argomento. Ripeto vogliamo fissare delle regole - che non hanno nulla a che fare con le elezioni di questa primavera - sullo svolgimento dei referendum. Si tratta di regole che devono valere in modo costante, non possono essere fissate sull'esigenza di una pressione politica contingente. Abbiamo sentito invece, nel dibattito delle scorse settimane una volontà di abbinamento.
Non avremmo sollevato la questione, ma visto che è presente nel dibattito, noi sottolineiamo che occorre prestare attenzione: ci deve essere una incompatibilità tra i due momenti elettorali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Pongo subito un quesito sull'ordine dei lavori. Stiamo discutendo della proposta di deliberazione e degli emendamenti alla proposta di deliberazione o stiamo discutendo dell'emendamento e della proposta di subemendamento?



PRESIDENTE

Consigliere Contu, faccia l'intervento: questo punto l'ho già chiarito all'inizio della seduta. Quindi è inutile che continuiamo a riparlarne!



CONTU Mario

La risposta qual è?



PRESIDENTE

La risposta è che stiamo discutendo la delibera e l'emendamento presentato dai Consiglieri Cattaneo, Ghiglia e altri. Si tratta di un emendamento come tutti gli altri. Stiamo discutendo dei subemendamenti che per comodità, riferiamo alla proposta di emendamento della maggioranza.
Stiamo comunque discutendo sulla proposta di delibera della Giunta.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Bene, Presidente, a questo mi attengo, poi quando si discuterà l'emendamento, interverrò sullo stesso.
Anche perché, Presidente, non mi risulta che l'VIII Commissione abbia esaminato in alcun modo le novità introdotte nel dibattito di oggi. Siamo in presenza di due fatti nuovi. Il primo è quello che si chiede alla Lega di "digerire il rospo" dell'unità nazionale. Oggi lo ha ricordato qui il Consigliere Ghiglia sottolineando che, voglia o non voglia la Lega, nel quesito referendario ...



PRESIDENTE

Consigliere, lei dovrebbe intervenire sui subemendamenti!



CONTU Mario

Certo, stiamo parlando di subemendamenti soppressivi ed è evidente che nel momento in cui parliamo di un emendamento ...



PRESIDENTE

No, Consigliere Contu, non stiamo parlando dei subemendamenti soppressivi, perché abbiamo già esaurito la discussione, stiamo invece parlando, come lei sa, di una serie di emendamenti sostitutivi che oltretutto ha presentato lei.



CONTU Mario

L'emendamento così recita: "il referendum consultivo non potrà svolgersi in concomitanza con altre elezioni di natura politica ed amministrativa che coinvolgono almeno il 30% degli elettori piemontesi." Inoltre, proviamo a fare altri ragionamenti per verificare l'accettazione da parte della maggioranza di un emendamento come questo.
Questa mattina il Presidente Cattaneo ha teso a ribadire che nell'ambito degli accordi - ha usato questi termini - raggiunti col centrosinistra non vi è un impegno da parte di Forza Italia ad escludere in qualsiasi modo l'opportunità della concomitanza della proposta di referendum in occasione di altre elezioni, non specificando quali, e per di più utilizzando, Presidente, un argomento che può suscitare anche la nostra attenzione, cioè il fatto che il Presidente Cattaneo si è detto sensibile alle questioni relative ai costi di indizione di un referendum.
Su questa questione torneremo successivamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Intervengo solo per dire che per quanto ci riguarda noi stiamo al merito di quanto convenuto non in accordi presi chissà dove, ma in una riunione dei Capigruppo dove abbiamo discusso alla presenza di tutti i Gruppi presenti in questo Consiglio regionale e senza che nessuno sollevasse obiezioni sul percorso da seguire.
Questo percorso prevede che la discussione sulla data del referendum avvenga in sede di discussione di apposita legge attuativa, ai sensi degli artt. 60 e 61 dello Statuto.
Ho sentito questa mattina l'intervento del Consigliere Cattaneo che naturalmente ha espresso le sue opinioni; io prendo semplicemente atto che rimanendo in pregiudicato una questione che discuteremo in quella sede, si era entrati in questa discussione con la relazione introduttiva di presentazione del provvedimento da parte del Presidente Ghigo che proponeva una scadenza che era quella delle elezioni politiche e si esce da questa discussione senza nessuna data e con un impegno invece a rinviare questa questione in quella sede.
Questo è quello che mi interessa e lì discuteremo e vedremo, e se ci saranno opinioni diverse avremo gli strumenti per confrontarle e per farle valere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Intervengo proprio riguardo a questo aspetto: con i nostri emendamenti non fissiamo date né ritenevamo di dover intervenire sulla fissazione delle date, riteniamo però importante il criterio. E' ovvio che poi il criterio elimina alcune date, però la nostra intenzione è proprio quella di fissare i criteri e siamo un po' stupiti dal fatto che su questo non si voglia intervenire nel merito. Ripeto, non è una questione di dire "si fa il 25 marzo o il 7 maggio", si tratta di fissare dei criteri e il non voler fissarli in qualche modo ci preoccupa perché questo ragionamento rafforza l'intenzione di voler fare un'operazione politica legata alle elezioni.
Credo che questo aspetto sia presente e noi cercheremo, in sede di discussione specifica di legge, di riprenderlo al fine di convincere il Consiglio che questi criteri sono corretti, riguardano le regole e non gli aspetti politici specifici. Riguardano proprio la tutela di tutte le forze politiche e dei cittadini affinché possano votare nel modo più libero possibile, tenendo conto dei contenuti e non viziandoli con una sommatoria di aspetti e di questioni che non sono necessariamente strettamente legate perché potrebbe avvenire un'elezione in cui forze politiche alleate sono in contraddizione su un argomento referendario oppure forze politiche contrapposte che su quel quesito sono d'accordo.
Occorre quindi separare l'elemento di merito che può essere una proposta di legge popolare, diciamo una proposta di referendum propositivo da una competizione politica che ha uno spettro molto più ampio di questioni di cui si discute (si discute di chi governa e con quali linee deve governare), mentre invece una legge propone dei contenuti molto più specifici su cui le differenze possono essere diverse e possono essere trasversali agli stessi schieramenti politici.



PRESIDENTE

Passiamo alle votazioni.
Pongo in votazione il subemendamento 15.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni (4 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 16.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni (4 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 17.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni (4 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 18.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni (4 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 19.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni (4 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Abbiamo ora un altro blocco di subemendamenti sostitutivi sempre presentati dai Consiglieri Papandrea e Contu che propongono: 20sub) "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo non potrà svolgersi nei 26 mesi precedenti o successivi alle elezioni politiche e amministrative che coinvolgono almeno il 10% degli elettori piemontesi'" 21sub) "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla Giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 24 mesi successivi di una proposta specifica di merito'" 22sub) "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla Giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 21 mesi successivi di una proposta specifica di merito'" 23sub) "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla Giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 18 mesi successivi di una proposta specifica di merito'" 24sub) "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla Giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 15 mesi successivi di una proposta specifica di merito'" 25sub) "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla Giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 12 mesi successivi di una proposta specifica di merito'".
Desidera illustrarli, Consigliere Papandrea?



PAPANDREA Rocco

Intervengo prima per una questione tecnica: mi sembra che ci sia un nostro emendamento che dice "...la Giunta non può fare referendum...", e quello mi sembra il più lontano.



PRESIDENTE

Ha ragione, stavo cercando di metterli a posto per merito accorpandoli. Ha ragione, il subemendamento che citava è il più lontano quindi va posto prima: 26sub) "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo non può essere proposto dalla Giunta regionale per temi sui quali ha un potere di proposta legislativa e deliberativa'".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Questo è uno degli argomenti centrali che abbiamo già discusso e che noi pensiamo debba poi intervenire nelle regole. La nostra è un'assemblea legislativa che può fare le leggi e può modificarle se le ritiene sbagliate. La maggioranza di questa assemblea può fare leggi e pu modificarle e nel quesito proposto dalla Giunta ci troviamo di fronte a tematiche su cui esiste un'ampia competenza del Consiglio.
Noi riteniamo che sia opportuno non abusare dello strumento referendario, tanto più da parte di chi non deve neanche fare lo sforzo di andare a raccogliere le firme per strada con banchetti. Le regole non le abbiamo ancora fissate, ma solitamente i cittadini "normali" per fare un referendum devono seguire un iter molto più pesante, complicato e oneroso invece noi siamo un'assemblea che, da una parte, ha il potere di legiferare e, dall'altra, nel momento in cui decide di fare un referendum, lo fa anche molto più semplicemente: con una discussione in aula ed una votazione.
Noi riteniamo che fissare dei limiti, affinché non si commetta un abuso, sia fondamentale, perché - ripeto - questa Giunta, questo Consiglio sulle tematiche in questione può fare le leggi, può pronunciarsi, può fare esattamente quello che chiede.
Nello stesso tempo, può rapidamente, più rapidamente dei cittadini modificare una propria legge, se si rende conto che non funziona.
E' per questo motivo che noi diciamo: attenzione, non instauriamo un sistema plebiscitario.
E' chiaro che se si propone una legge, in base alla quale diamo a tutti una pensione di tre milioni di lire al mese, il referendum avrà una percentuale del 95% a favore; però, facciamo attenzione ad instaurare dei meccanismi che modificano, inquinano il sistema, facendo sì che un'assemblea abusi dei suoi poteri.
Noi riteniamo - appunto - di dover dire che, laddove questa Giunta questa assemblea ha dei poteri, non deve proporre il referendum, ma deve fare la legge e, se l'ha fatta, non indice un referendum su quanto ha approvato.
Un conto è che, chi non è d'accordo, ne chieda la modifica o un miglioramento, ma non ha senso che chi l'ha sostenuta dica: "Abbiamo fatto una legge: diteci se abbiamo fatto bene o meno". Se i cittadini ritengono che la legge non va bene, possono - loro stessi o anche una serie di istituzioni locali, quali Province e Comuni - chiederne una modifica o l'abolizione.
Siamo quindi di fronte ad un imbroglio; se non si accetta il concetto che chi fa le leggi non indice poi un referendum su quello che ha fatto credo che andiamo su una strada assolutamente sbagliata.
Gli emendamenti presentati hanno dunque la finalità di denunciare proprio questo aspetto, che è un aspetto politico, in quanto ci troviamo di fronte ad una proposta referendaria che ha le caratteristiche che denunciavo prima.
Il comma che noi proponiamo di sostituire ha esattamente le caratteristiche che il subemendamento denuncia. L'emendamento denuncia non un rischio ipotetico, ma quello che sta avvenendo, cioè che questa maggioranza ha dei poteri legislativi, però, invece di usarli, propone un referendum per chiedere di poterli esercitare, cosa che - ripeto - non gli viene assolutamente inibita.
Per questo noi riteniamo che, poiché discutiamo per la prima volta di referendum consultivi in Piemonte, occorra cominciare a discutere delle regole, fissando in questa delibera dei primi elementi di valutazione, dei limiti dentro i quali agire quando discuteremo la legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Intervengo innanzitutto per sostenere l'opportunità da parte dell'aula di valutare attentamente il subemendamento proposto. E' evidente che, sino a quando l'art. 117 non sarà considerato decaduto, se non leggo male recita così: "La Regione emana, per le seguenti materie, norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni".
A un certo punto, leggo: polizia locale urbana e rurale; istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica; beneficenza pubblica e assistenza sanitaria ed ospedaliera.
D'Ambrosio, lei è Assessore alla sanità: non risulta che in base all'art. 117 non vi sia una potestà legislativa da parte delle Regioni, a meno che io non viva fuori dal mondo e scopra all'improvviso che l'art. 117 è superato. Per cui mi chiedo se, attualmente, nell'ambito della sanità, la Regione emana norme legislative. O sbaglio? E' così? E allora, il quesito appare ancora più ridicolo (lo dicevamo già prima).
Si chiede un referendum consultivo per chiedere l'autorizzazione ai cittadini ad esercitare una funzione che lo Stato ha delegato alle Regioni.
E' sorprendente! E' una cosa che lascia allibiti, perché credo anche che il più profano degli elettori, di fronte a questa lettura costituzionale, si chieda: "Ma perché bisogna fare un referendum consultivo per chiedere l'autorizzazione ad applicare un disposto costituzionale?". E' dunque evidente l'inconsistenza della scelta di proporre il referendum consultivo.
E' inconsistente, perché affermativa del dettato costituzionale.
Il quesito potrebbe essere rigirato; potremmo formulare un subemendamento come questo: "Volete voi che la Regione Piemonte o che il Consiglio regionale applichi l'art. 117 della Costituzione?". Sarebbe più semplice.
Forse i Consiglieri regionali, le forze politiche della maggioranza in questa assise non sanno che esiste o fanno finta di ignorare che esiste l'art. 117, che attribuisce poteri legislativi. A meno che l'Assessore D'Ambrosio non abbia, dopo questo referendum consultivo che voi auspicate partecipato e naturalmente favorevole, il mandato per andare in deroga alle leggi dello Stato. E' un gatto che si morde la coda.
Ci sciolga anche questo dubbio: se una volta fatto il referendum consultivo, questo autorizzi l'Assessore a fare le proposte di deliberazione al Consiglio regionale, in cui si chiede di fare qualcosa di diverso da quanto previsto dall'art. 117 della Costituzione, che fissa dei limiti. E i limiti sono i principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato.
Io, veramente, per non sapere né leggere né scrivere, almeno questo livello di comprensione del testo ce l'ho; qualcuno però ci spieghi perch bisogna fare un referendum consultivo su materie delegate alle Regioni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento 26) Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari, 9 astenuti (4 Consiglieri non partecipano alla votazione).



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, se non garantisce la presenza del numero legale, ne chiediamo la verifica.



PRESIDENTE

Non è che possa garantire...



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non potete varare un provvedimento senza che la maggioranza voti.



PRESIDENTE

Va bene. Procediamo ad esaminare quel blocco di subemendamenti che avevamo letto.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, aspettiamo che si componga il numero legale.



PRESIDENTE

Do intanto lettura dei subemendamenti dal n. 20 al n. 25, presentati dai Consiglieri Papandrea e Contu: 20sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo non potrà svolgersi nei 26 mesi precedenti e successivi alle elezioni politiche e amministrative che coinvolgono almeno il 10% degli elettori piemontesi'".
21sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 24 mesi successivi di una proposta specifica di merito'".
22sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 21 mesi successivi di una proposta specifica di merito'".
23sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 18 mesi successivi di una proposta specifica di merito'".
24sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 15 mesi successivi di una proposta specifica di merito'".
25sub) "sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 12 mesi successivi di una proposta specifica di merito'".



PRESIDENTE

Il primo subemendamento dice: "Il referendum consultivo non potrà svolgersi nei 26 mesi precedenti o successivi alle elezioni politiche e amministrative che coinvolgano almeno il 10% degli elettori piemontesi".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Mi riferisco soprattutto agli ultimi cinque emendamenti, perché credo che il primo fosse legato all'altro blocco.
Questi ultimi affrontano la tematica che avevamo discusso precedentemente, ovvero l'esistenza in capo alla Giunta, come competenza di legiferare e di intervenire con proprie leggi e con propri decreti su una serie di questioni che sono quelle che ci sono state proposte in discussione nel primo comma, il testo della proposta referendaria. Su questo, la Giunta ha ampi poteri di intervento e quindi lo può fare.
Tendenzialmente, con il subemendamento che avevamo proposto e che abbiamo appena votato, avevamo proposto di inibire una possibilità a chi ha chiesto di poter poi, attraverso un voto d'aula o un atto deliberativo, indire un referendum. Con questi ulteriori emendamenti, vogliamo affrontare una questione: può essere che la Giunta si trovi di fronte ad una situazione di difficoltà a far passare determinate proposte, per cui i tempi della stessa si allungano molto, non si vede uno sbocco e pertanto si individua, in questo caso, un'eccezione per poter svolgere un referendum, determinando dei limiti ben precisi.
Ripeto, noi saremmo per mantenere l'altra impostazione - è più un aspetto di garanzia - cioè di tenere conto di un certo punto di vista, ma sostanzialmente saremmo dell'idea che la Giunta ha comunque i mezzi per forzare, perché, soprattutto con l'elezione diretta del Presidente, mi pare che i poteri del Presidente siano superiori rispetto a prima (tra l'altro il Presidente ha il potere di mandare a casa il Consiglio, cioè di dimettersi scioglierlo, senza dover chiedere il parere ai Consiglieri stessi). Quindi, a fronte di un Consiglio che a maggioranza boicotta il Presidente e non porta avanti le sue iniziative legislative, credo che questa potrebbe essere la strada maestra. Però, nonostante questo aspetto lasciamo aperta la possibilità di dire: "Se non si vuole, per una serie di problemi, andare in questa direzione, fissiamo delle condizioni per cui anche un esecutivo regionale possa indire un referendum". Però allora diciamo: attenzione, non lo può indire tranquillamente, non lo può indire quando le proposte di legge sono approvate dal Consiglio, ma appunto solo di fronte ad una situazione di non governo del Consiglio. Se questo, per non si sa quale ragione, non avviene, se ci trovassimo di fronte un caso che questo non avviene e si ritiene quel tipo di proposta così importante si può, solo in questo caso, pensare un'eccezione e far intervenire direttamente gli elettori con un voto sul referendum.
Questo è il senso di questa proposta. Riteniamo che sia un tentativo di mediare rispetto all'altro principio che avevamo presentato con il subemendamento precedente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, abbiamo rappresentato una serie di emendamenti, già opinabili di per sé, probabilmente anche in contrasto con un altro emendamento che abbiamo presentato, nel quale la potestà di indire referendum dovrebbe essere riservata al Consiglio regionale, e quindi già questo, sul piano delle competenze degli organi, potrebbe essere...
Ma stiamo al tema, perché l'ipotesi qui formulata nel testo è che il referendum consultivo può essere proposto dalla Giunta regionale su temi di propria competenza legislativa, e quindi qui ci siamo, perch effettivamente la sanità e le altre materie di cui si parlava sono già di sua competenza legislativa, è indubbio, "solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 24 mesi" e poi formuliamo altre ipotesi.
Credo che questo sia un lasso di tempo opportuno affinché il referendum consultivo sia normato da una legge, così come prevede la Costituzione che nel dare questa opportunità alle Regioni, stabilisce anche che tutta la materia deve essere regolata da una legge.
E' evidente che la discussione di merito si svilupperà su questo tema perché dentro la legge si dovranno pur definire dei criteri guida, rispetto alla necessità di normare anche questo strumento, che non vada ad invadere ed a sostituire in modo surrettizio ciò che, invece, è prerogativa di un mandato elettivo.
I cittadini si possono consultare su qualsiasi materia, si può fare un referendum anche ogni quindici giorni! Noi, però, che siamo più affezionati alla democrazia diretta, riteniamo che non sempre i referendum aiutano - è stato dimostrato in precedenza, in occasione di altre iniziative promosse soprattutto da parte dei radicali - e non sempre sono accessibili e comprensibili per chi è chiamato ad esprimere un parere.
In questo caso, poi, la vicenda si complica ulteriormente, perché è un quesito inesistente, è un quesito che riafferma - ripeto - materie per le quali è opportuno emanare delle leggi.
In questo modo si è coerenti con il dettato costituzionale, ma soprattutto si è coerenti con il mandato elettivo, dal quale tutti abbiamo ricevuto, attraverso la convalida, la possibilità di presentare proposte di legge, la possibilità, da parte della Giunta, di proporre al Consiglio delle deliberazioni, l'azione legislativa tout court, cioè l'atto che da solo giustifica il fatto di ricevere un compenso per il lavoro che svolgiamo.
Ritengo che su questa materia siamo e siete - perché il problema è vostro - assolutamente colpevoli di inadempienze nei confronti di chi vi ha garantito l'elezione.



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea, ritira il subemendamento 20)?



PAPANDREA Rocco

Sì.



PRESIDENTE

Va bene. Pongo allora in votazione il subemendamento 21), il cui testo lo ricordo, recita: "Sostituire il comma 1 con 'Il referendum consultivo può essere proposto dalla Giunta regionale su temi di propria competenza legislativa solo in caso di mancata approvazione da parte del Consiglio regionale nei 24 mesi successivi di una proposta specifica di merito'".



PAPANDREA Rocco

Per appello nominale, Presidente.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione del subemendamento per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 votanti 31 hanno risposto NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il subemendamento 21) è respinto.
Pongo in votazione il subemendamento 22.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 23.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 24.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 25.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
27sub) Subemendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu: Sostituire il comma primo con 'di promuovere l'adozione di un'apposita legge regionale attuativa del referendum consultivo, ai sensi degli artt.
60 e 61 dello Statuto della Regione Piemonte'".
Consigliere Papandrea, devo dichiarare un suo emendamento inammissibile. Lei propone di sostituire il comma primo con "di promuovere l'adozione di un'apposita legge regionale attuativa del referendum consultivo, ai sensi degli artt. 60 e 61 dello Statuto della Regione Piemonte". L'adozione della legge attuativa è già indicato nel punto 3 dell'emendamento alla deliberazione.
Le chiedo di ritirare il subemendamento perché non avrebbe senso la costruzione della delibera.



CONTU Mario

Che numero ha questo subemendamento?



PRESIDENTE

Non è numerato perché è stato presentato "cammin facendo". Ripeto, è il subemendamento che propone di sostituire il comma 1 con: "di promuovere l'adozione di un'apposita legge regionale attuativa del referendum consultivo, ai sensi degli artt. 60 e 61 dello Statuto della Regione Piemonte". Il testo, con l'inserimento di questo subemendamento, non avrebbe senso perché "l'adozione dall'apposita legge regionale attuativa" è già previsto al punto 3 della deliberazione.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sappiamo che la delibera al punto 3) prevede questo, ma riteniamo che la delibera debba cominciare dall'adozione di una nuova legge e non dal testo. Il comma terzo non ci vede contrari, mentre il primo sì. La ragione del subemendamento è di fare una deliberazione che intervenga sull'espletamento del referendum, ma non entri nel merito.
Anche nel caso in cui passasse la proposta, vogliamo che la delibera abbia, come primo punto, l'indicazione che bisogna promuovere la legge dando, finalmente, piena applicazione allo Statuto.
Questo dovrebbe essere il primo atto, prima ancora di discutere di tutti gli altri. Questo è un atto importante, che ha una certa priorità rispetto ad altri. La Giunta deve fare una sua proposta, o comunque, il Consiglio deve affrontare rapidamente, anche in assenza di una proposta della Giunta, la tematica del referendum e fissare regole e limiti per l'adozione del referendum propositivo.
I nostri emendamenti evidenziano un elemento che abbiamo costantemente evidenziato in queste settimane, cioè noi stiamo discutendo una delibera sul referendum in assenza di regole che ne permettono lo svolgimento.
Ribadirlo è importante. Si poteva ritirare la delibera oppure definire i temi concreti su cui fare il referendum e, successivamente, alla luce delle regole che ci siamo dati, indire il referendum.
I nostri emendamenti dimostrano che stiamo facendo qualcosa che non sta in piedi da un punto di vista di contenuti e che non si rispetta questa istituzione e il suo modo di funzionare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei dare un piccolo contributo facendo alcune considerazioni.
La prima considerazione. Il subemendamento propone di sostituire il comma primo con questo testo, ma il comma 1 è già stato oggetto di un emendamento soppressivo, un emendamento che è stato respinto. Si tratta quindi, di tornare a votare su una materia per la quale si è già votato con un certo esito. Ho il dubbio che si possa votare di sostituire il comma 1 perché abbiamo già votato di cancellarlo.
Seconda considerazione. In questo subemendamento si dice "sostituire" prima si è detto "eliminare", sostituire vuol dire anche eliminare, ma un emendamento che sosteneva di "eliminare" è già stato votato e il Consiglio ha risposto "no". Il comma 1, quindi, vive perché è una votazione del Consiglio che, su esplicita richiesta, lo ha lasciato in vita. Adesso, con un altro subemendamento, chiediamo di eliminare il comma 1.
Questo subemendamento non propone nulla di nuovo rispetto all'emendamento presentato, semplicemente prende un contenuto e lo sposta da un punto all'altro (dal tre al primo). Questo tipo di emendamento non è molto lontano dalla deliberazione, sono più lontani emendamenti che aggiungono o tolgono.
Chiedo, quindi, che questo subemendamento, che non ha contenuti diversi, ma solo diversa dislocazione, sia votato dopo i subemendamenti più lontani, come il Presidente ha sostenuto ad inizio seduta. Ho sollevato due questioni astratte, proprio perché vorrei che le strade di procedura di votazione siano sempre uguali.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Chiezzi del contributo, sicuramente apportato a fin di bene.
Il problema è che l'art. 80, comma quattro recita: "nel caso di presentazione di più emendamenti ad uno stesso testo la discussione e la votazione hanno luogo nel seguente ordine: emendamenti soppressivi emendamenti sostitutivi...", che evidentemente sopprimono per sostituire " emendamenti modificativi", che modificano un testo senza sostituirlo e "emendamenti aggiuntivi." Questo è un subemendamento sostitutivo, non è un subemendamento soppressivo.
Colleghi, è incredibile ma secondo il nostro Regolamento si possono presentate degli emendamenti di ogni tipo nel corso della seduta, ma questo comporta delle difficoltà a raccordarli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Supponiamo che noi votiamo questo subemendamento e la maggioranza sia favorevole. Cosa succede? Succede che il primo comma di questa delibera una prima volta è stato mantenuto, a fronte di una domanda di sopprimerlo ...



PRESIDENTE

L'avevo già detto ad inizio seduta: la penso come lei.



CHIEZZI Giuseppe

...viene cancellato a seguito di una domanda di sostituzione che è, nel merito del primo comma, di cancellazione.
Noi rispondiamo in modo difforme sullo stesso quesito in due votazioni successive. La cosa mi sembra un po' "strampalata", perché comunque il primo comma vive, e in questa tornata deve continuare a vivere. Su quel primo comma non possiamo più intervenire, perché è stato votato.



PRESIDENTE

Lo dichiaro inammissibile perché anche in base alla delibera originaria la stessa non avrebbe alcun senso.



CHIEZZI Giuseppe

Questo è ancora un altro problema.



PRESIDENTE

Non avrebbe alcun senso perché anche andando a riprendere la delibera originaria, e considerando che l'emendamento è presentato sulla delibera originaria, anche se il subemendamento è presentato con riferimento all'emendamento già presentato, perché questo recita il testo dell'emendamento, quindi devo tener conto di quello che recita il testo dell'emendamento, anche considerando un errore il riferimento all'emendamento, già precisato, non avrebbe alcun senso anche con riferimento al testo della delibera originaria. Considero il subemendamento inammissibile.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea, le ho chiesto di ritirare il subemendamento.
La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Intervengo su questa questione procedurale. Ritengo che le cose dette finora non abbiamo molto senso, perché il respingere un emendamento non approva il comma che esiste. Abbiamo respinto una proposta specifica di modifica. Questa votazione non è sostitutiva di un'approvazione del testo altrimenti il primo emendamento che viene respinto il testo vale: cosa che non è così. Credo che questo non si possa assolutamente accettare.
Abbiamo anche permesso che testi di emendamenti venissero votati insieme, quando la differenza era di quantità, ma quando si tratta di testi diversi, che quindi dicono cose diverse, posso votare anche in modo diverso.
Ritengo che quanto detto finora non sia accettabile; non è vero che un testo se non viene sostituito è valido.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Innanzitutto voglio ringraziare il Presidente del Consiglio. Approfitto di questa dichiarazione di voto, perché l'interpretazione del Presidente al Regolamento è una garanzia. Bene ha fatto il Presidente a ricordare all'aula che gli emendamenti hanno quelle caratteristiche e l'ordine della votazione per di più è normato da un preciso articolo. Quindi di questo le do atto, perché poi in un momento di stanchezza si rischia di commettere qualche errore.
Stiamo discutendo degli emendamenti sostitutivi. Noi proponiamo rispetto al comma uno, di varare una legge che contempli questo argomento.
Lo abbiamo ripetuto più volte. Quello che noi oggi vorremmo cercare di far capire a tutti è che non si licenzia un quesito referendario se il referendum consultivo non è normato da una legge. Riportiamo gli atti alla loro correttezza dell'iter procedurale. Prima si vara la legge, prima si definisce il contesto nel quale si chiede la partecipazione popolare in relazione ad un atto di consultazione e poi, e solo successivamente, verrà posto all'attenzione della competente Commissione. Ribadisco che siamo in presenza di un emendamento che stravolge l'impianto della proposta di deliberazione, ed è un emendamento che, in una sede impropria, che ricordava prima il Consigliere Marcenaro, che è la Conferenza dei Capigruppo, non si sostituiscono i contenuti di una proposta di deliberazione: quello è un emendamento. Si tratta di un emendamento che snatura una proposta di deliberazione, e io continuo a sostenere, che anche per correttezza d'iter, questo atto debba tornare nella competente Commissione.
Per quanto riguarda la dichiarazione di voto in merito all'emendamento proposto ribadisco: non si può licenziare un quesito referendario perch rischia di essere un atto di intenti. Nel senso che è stato fissato il quesito referendario, ma ancora non c'è la legge che norma il referendum consultivo. Questa è una contraddizione Presidente che lei, che dovrebbe essere garante dell'iter procedurale, e quindi dei Regolamenti, in qualche modo forse doveva comportarsi un po' come si è comportato con il subemendamento precedente: dichiararlo inammissibile. Perché non si pu licenziare un emendamento che contempla il licenziamento di un quesito su uno strumento che la legge, a livello regionale, non norma.
Dichiaro il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento 27).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 20 contrari e 4 astensioni (3 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Abbiamo ora una serie di subemendamenti sostitutivi, sempre a firma dei Consiglieri Papandrea e Contu: 28sub) "Sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane di tutti i poteri gestionali e operativi di sua competenza, in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
Consigliere Papandrea, prima di darle la parola, la richiamo ad una maggiore attenzione sulla tecnica di predisposizione dell'emendamento, che sicuramente avrà un senso politico, ma viene a creare problemi dal punto di vista della tecnica legislativa; perché sia esso riferito alla proposta di emendamento generale sia con riferimento alla delibera originaria, se sostituisce il comma 1, qual è il senso della delibera mantenendo il comma 2, il comma 3 e il comma 4? C'è proprio una difficoltà di comprensione quindi io la richiamo - questo serva a tutti i colleghi - ad una maggiore attenzione sotto il profilo della tecnica legislativa.
29sub) "Sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane, delle competenze nel campo della cultura, in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'" 30sub) "Sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane, delle competenze nel campo dei trasporti, in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
31sub) "Sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane, delle competenze nel campo della formazione professionale, in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
32sub) "Sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane, delle competenze nel campo della sanità, in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
Questo blocco di subemendamenti, scusi ancora Consigliere Papandrea poi le do subito la parola... cos'è? Un quesito? Non capisco.
Comunque, ha facoltà di intervenire per illustrarli.



PAPANDREA Rocco

Prima di entrare nel merito del primo emendamento, quello più generale io ricordo - lo ha già fatto anche il Consigliere Contu nell'intervento precedente - che noi ci siamo trovati di fronte ad un emendamento che dice che si vota un quesito e poi si devono fare una serie di proposte di legge.
E' un emendamento accettato dal Presidente e sottoscritto da tutti i Gruppi della maggioranza, che va ben al di là di quella che era la prima delibera e fa delle valutazioni, cosa che credo sia del tutto accettabile, così come è accettabile che in una legge o una delibera si possa modificare l'art. 1 e che possa diventare ad esempio il n. 25, cioè si possa fare un nuovo art.
1.
Pertanto, quando si propone "l'art. 1 viene così sostituito" può essere sostitutivo, ma può anche essere che ad un certo punto l'art. 1 venga ripescato successivamente. Nel nostro caso noi non vogliamo che venga ripescato, quindi non nascondiamo questo aspetto, però dal punto di vista della tecnica legislativa io ritengo che l'art. 1 possa essere modificato possa diventare il n. 7 o il n. 8, e l'art. 1 possa diventare un altro perché credo che nel futuro ci troveremo ad affrontare questo problema.
Vengo ora al merito degli emendamenti che riguardano il concreto della proposta che stiamo discutendo. Illustro il primo che è quello più generale.
E' vero che potrebbe sembrare che non c'entri, ma invece c'entra perch il senso è quello di dire "questa Regione, questa maggioranza che promuove un referendum, non ha ancora da parte sua fatto quello che doveva fare cioè arrivare ad un decentramento dei poteri, a una serie di deleghe, che dovevano essere attuate e che invece sono rimaste sulla carta".
Noi siamo preoccupati da una proposta di referendum che tende a promuovere un accrescimento dei poteri di questa Regione, quando la stessa è incapace di svolgere le competenze e i ruoli che ha già.
Cito un articolo che è comparso su un giornale che non è vicino alle nostre posizioni politiche, uno dei più importanti quotidiani d'Italia, Il Sole-24 ore, che una settimana fa pubblicava un inserto sul Nord-ovest.
L'articolo che parlava del Piemonte era firmato con la sigla "A.Gr." (non so chi sia il giornalista); ve ne leggo alcune parti, perché parlano di questa Giunta, di questo Consiglio. Comincia così: "Cosimo De' Medici unico padre della patria riconosciuto dai fiorentini, aveva inserito i suoi fidi negli organismi di governo della città, ma oltre alla devozione - si scrive nel libro 'La mia Firenze' - pretese da loro anche serietà e qualificazione. Una lettura che dovrebbe essere resa obbligatoria per i politici che reggono le sorti del Piemonte". Mi pare già questa una dichiarazione forte da parte di un giornale che, ripeto, non ci è amico. In sostanza, invitandovi a leggere questo libro, vuol dire che dovete essere seri e fare bene il vostro mestiere.
Poi prosegue dicendo: "Quelli - parlando sempre del governo del Piemonte - che riescono ad inventarsi ogni ostacolo interno per ritardare il decollo dell'Enoteca regionale del Piemonte che pure dovrebbe rappresentare un elemento fondamentale della promozione di un settore...



PRESIDENTE

La richiamo ad intervenire attenendosi al tema del subemendamento.



PAPANDREA Rocco

Sto nel tema, Presidente! Dicevo "di un settore con cui la Regione ha dichiarato di voler puntare e solo dopo l'insurrezione di dieci enoteche regionali che rappresentano la base del consorzio per l'Enoteca del Piemonte arrivano alle promesse di un'accelerazione dei tempi per una maggiore attuazione delle professionalità". Prosegue: "Ma il vino è solo un esempio, perché nella sanità la situazione non è migliore. Si è costituita per legge un'agenzia regionale per la sanità; si è nominato e retribuito un direttore che non dirige nessuno perché i dipendenti non ci sono, e senza personale è difficile che lo stipendio del direttore sia sufficiente per garantire l'abrogazione dell'inefficienza del settore. E anche sul fronte del turismo, l'ingerenza pubblica aumenta perché le ATR..." ecc. ecc.
Noi stiamo discutendo esattamente delle competenze di questa Regione che un giornale che dovrebbe avere simpatie verso questa maggioranza invece stronca! La stronca perché dice che è incapace di governare ed è incapace di portare avanti le sue stesse proposte! Allora noi con questo emendamento riconosciamo che queste cose sono vere, riconosciamo che questa Regione si occupa troppo di problemi gestionali, che prima di fare un passo avanti nei confronti del Governo nazionale dovrebbe fare un passo indietro nei confronti dei cittadini e delle comunità locali, cercare di andare a un'attuazione piena delle deleghe e dire: "Bene, dopo questo, forse, potremo anche discutere di altre materie di competenza". Ma se non riusciamo e ci facciamo trattare in questo modo da un giornale che vende centinaia di migliaia di copie e va sull'intero territorio nazionale, credo che non sia serio da parte nostra.
Riteniamo dunque, all'interno di un momento di discussione sul trasferimento dei poteri verso la Regione, di dover dire: "Attenzione Regione, cerca di capire quello che devi fare". Credo che su tutta una serie di argomenti che discuteremo con gli emendamenti successivi, dove entreremo nel merito di settore per settore, la Regione debba tornare o comunque debba iniziare ad avere una vocazione prevalentemente di programmazione e non gestionale, attività che invece deve essere affidata agli altri livelli istituzionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Il collega Papandrea ha illustrato il senso di questo emendamento.
Visto che c'è stato il cambio di Presidenza, chiedo attenzione al Presidente pro-tempore. Chi l'ha preceduto nella conduzione dei lavori d'aula - il Presidente Cota - ha obiettato sull'ammissibilità o meno di questo emendamento.
Io non so, Presidente, se sia possibile chiedere legittimamente un suo giudizio sulla legittimità dell'atto che le propongo, perché può darsi che sia improprio sostituire il comma 1 con questa dicitura. Si potrebbe pensare anche ad un subemendamento che potremmo discutere più avanti, da aggiungere dopo il primo comma, perché potrebbe non essere in contraddizione e anzi rafforzativo.
La legge dello Stato, quella alla quale noi ci richiamiamo in nome, non solo dell'unità nazionale, ma del rispetto dell'universalità dei diritti (che è quella frase che noi pur abbiamo apprezzato dentro il quesito referendario), da tempo ha fissato le modalità ed ha anche contingentato nei vari settori, i tempi di attuazione delle deleghe.
Io lavoro - adesso sono in aspettativa - nel campo della formazione professionale e in quel settore si parla di deleghe alle Province da 15 anni; da 15 anni si sostiene che queste competenze, in attuazione della legge quadro varata nel 1971 - non la Bassanini uno, bis o ter, ma la n.
845, che regolamenta tutto il settore della formazione professionale, che tra l'altro è una legge ampiamente superata da una legislazione concorrente e molto spesso in contraddizione con la legge quadro - debbono essere delegate alle Province. Poiché il tema è attuale, su quale modello di federalismo, su quale progetto di autonomie si intende attuare queste deleghe? Con l'idea del federalismo è evidente che, porre all'ordine del giorno, all'attenzione del Consiglio regionale l'opportunità di dare attuazione, in questo caso, ad una legge quadro già esistente, nell'ambito delle proprie potestà, significa anche normare il trasferimento delle deleghe in quella concezione partecipata, più diretta. Lo dico, anche qui come esperienza diretta: un conto è operare in un ambito come il Consiglio comunale, dove quotidianamente si è a contatto con i problemi della gente un conto è operare in un Ente come la Regione, dove tutto è più rarefatto.
Poiché il tempo a mio disposizione è terminato, esprimo naturalmente il voto favorevole.



PRESIDENTE

Possiamo dunque mettere in votazione il subemendamento. Per chiarezza Consiglieri Contu e Papandrea - c'è un gruppo di subemendamenti su questo punto; credo che, in base al Regolamento, dobbiamo partire da quello più lontano, dal subemendamento che propone la delega complessiva.
C'è un'altra interpretazione vostra? Io non ho un ordine di presentazione.
Prego, Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Quando ci siamo trovati di fronte agli altri emendamenti con i numeri abbiamo accettato questo tipo di votazione: potevamo anche non farlo; in passato talvolta non è stato fatto: sono sempre stati illustrati, anche quando la differenza era numerica.
Noi speravamo che quegli emendamenti, con quelle caratteristiche potessero far meno riflettere sull'aspetto numerico, in quanto offrivano una possibilità di... Effettivamente riconosco che avessero la caratteristica di essere uno più lontano dall'altro. Invece, in questo caso, sono uno diverso dall'altro.



PRESIDENTE

Consigliere, non era questo il punto. Era soltanto per stabilire l'ordine della votazione, da quale emendamento partire, essendo arrivati almeno a me - tutti assieme.



PAPANDREA Rocco

Vada in ordine alfabetico, non lo so. Io non ho un criterio: Prima quello generale e poi... Ma questo l'ho già detto all'inizio.



PRESIDENTE

Mi pare che ci sia piena condivisione, anche su questo punto.
Pongo dunque in votazione il subemendamento 28).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 27 contrari e 10 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo in votazione il subemendamento 29), che recita: "sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni, alle Comunità montane delle competenze nel campo della cultura, in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'" Prego, Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

No, questo lo voglio illustrare, tanto più che abbiamo di fronte l'Assessore.
Io ritengo che, effettivamente, proprio quello della cultura e' un esempio di quello che noi intendiamo, cioè che questa Regione, prima ancora di chiedere maggiori competenze a livello nazionale su una serie di temi che possono anche essere quelli della cultura, anche se credo che servano a livello nazionale, delle norme che ci permettano di tenerci tutti dentro (norme programmatorie superiori alle nostre perlomeno), in questa Regione dovremmo, prima di tutto, dare l'esempio e passare da un ente che gestisce direttamente le leggi a un ente che emana le leggi e sorvegli la loro applicazione.
Mi pare che la cultura sia proprio uno di quei settori che necessita fortemente di un'innovazione di questo genere, perché il nostro Assessorato svolge una quantità enorme di pratiche: si interessa del finanziamento di iniziative, concerti, bande, piccole scuole, ha tutta una serie di competenze che dovrebbero, a nostro avviso, essere gestite dai livelli inferiori, quelli degli enti locali più direttamente a contatto con la popolazione. Questo Assessorato dovrebbe, piuttosto, assumere altre caratteristiche per riuscire ad immaginare di più il problema di come fare una politica culturale in Piemonte. Invece non è così; si vede al momento delle elezioni che siamo di fronte ad un Assessorato con queste caratteristiche, perché l'Assessore Leo è una macchina di voti formidabile e credo ci sia un rapporto abbastanza stretto tra il fatto che oltre la programmazione - che sappiamo sta a cuore all'Assessore Leo - questo Assessorato si occupi della gestione. Ritengo, infatti, che il nostro Assessore sia uno dei più presenzialisti alle iniziative che vengono svolte. Dimostra, infatti, un interesse che va oltre il finanziamento perché credo si interessi direttamente dello svolgimento di determinate manifestazioni a cui partecipa con generosità. Lo stesso, ha questo atteggiamento aperto, che non si concentra solo su qualche settore ma è curioso e finanzia iniziative di ogni tipo, anche quelle che magari gli creano grattacapi dentro la sua stessa maggioranza.
Riconosciamo questo aspetto. Tuttavia, riteniamo che forse proprio questa sua capacità (sua e dello staff dell'Assessorato), se fosse concentrata prevalentemente sull'aspetto di immaginare e di programmare una politica culturale anziché seguire tutta una serie di pratiche che richiedono tempo, lavoro, continui rapporti con la gente, lasciando queste incombenze ad altri settori, potremmo vedere ampliato questo suo sforzo e questa sua capacità, ottenendo risultati maggiori. Però, appunto, al di là della figura specifica dell'Assessore Leo (perché non è attaccato alla poltrona dell'Assessorato, sappiamo, anzi, che è stato oggetto di una richiesta di non assumere più quell'incarico), a maggior ragione, vista l'importanza fondamentale della cultura, perché va al di là di singoli aspetti, spesso ha a che fare proprio con la costruzione di identità, di aspetti più ampi che non con ricaduta immediata, è importante che questo Assessorato muti rispetto alla situazione attuale, cambi e assuma caratteristiche diverse.
Abbiamo inserito questo emendamento in modo forte e lo vogliamo discutere all'inizio proprio perché ci teniamo. In altri settori forse questo lavoro è già stato fatto, o è stato fatto di più. In questo settore nel settore della cultura, credo che la necessità di fare un passo avanti con una serie di deleghe rispetto agli enti locali - Comuni, Province e Comunità Montane - sia fondamentale, e sono convinto che su questo sarà d'accordo lo stesso Assessore.
Pertanto, lo spirito è quello di dire: attenzione, non abbiamo solo il compito di chiedere, ma di dimostrare ai cittadini del Piemonte che vogliamo effettivamente un'istituzione più vicina a loro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il collega Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Devo dire che se oggi qualcuno mi chiedesse qual è la mia idea personale sul federalismo, troverei difficoltà ad esprimerla. Tuttavia esprimerei solo un concetto, che mi pere sia riassunto molto bene nella proposta di emendamento che formuliamo.
Se il modello dello Stato è ordinato più o meno in questo modo qua dove lo Stato ha una serie di prerogative che rientrano in quell'ambito che è garantito dalla Costituzione, nell'ambito di queste leggi si operano i trasferimenti alle Regioni e nell'ambito delle competenze delegate la Regione emana le leggi quadro, a sua volta nel rapporto con gli enti sottordinati definisce gli ambiti all'interno dei quali il Comune e la Provincia devono assumere gli atti deliberativi che siano conseguenti a questo passaggio, forse oggi siamo in presenza persino di eccessive prerogative da parte della Regione. Probabilmente in modo meno invadente la Regione deve cominciare ad attuare quei processi di delega che rendano i trasferimenti delle risorse meno condizionati al colore politico di chi governa, perché questo è l'aspetto assolutamente dirimente, perché in un sistema di garanzie non può essere lasciato alla bontà dell'Assessore Leo il cui programma sulla cultura in Commissione è stato definito "ecumenico" dal Consigliere Chiezzi, perché sostanzialmente teneva conto un po' di tutte le forze, anche le associazioni, a prescindere dal colore politico (poi sappiamo che sul bilancino c'è qualcosa che deve pur rendere conto ad altri del suo operato). Però il ragionamento che faccio nell'ambito delle deleghe è che probabilmente bisognerebbe rendere meno discrezionale questo potere.
Vorrei raccontarvi un aneddoto del quale ho avuto modo di parlare con l'Assessore Leo.



PRESIDENTE

Naturalmente l'aneddoto è attinente all'argomento, vero?



CONTU Mario

Sì, sì, è assolutamente attinente.
Lei sa benissimo, Assessore, che un Comune capoluogo dell'area metropolitana esercita, sul piano della proposta culturale, un condizionamento su tutti i Comuni dell'Area metropolitana stessa. E' evidente che quando scende in campo, dispiegando risorse economiche ed un progetto, è in grado di egemonizzare la proposta culturale sul territorio.
Cito la questione di Borgaro, dove paradossalmente noi siamo in maggioranza e dove probabilmente più che il merito della questione, riguardo al "Cicobum" e all'"Estrofestival" sono prevalse altre questioni. E' indubbio che, se si fa un consuntivo su quella situazione, si può dire che il contributo da parte del Comune di Torino era atto dovuto, perché si trattava di un'iniziativa a cui rispondeva, come partecipazione agli eventi, buona parte dei cittadini e dei giovani torinesi.
Forse il nostro ragionamento è ancora molto in elaborazione e probabilmente la forza politica di cui faccio parte ha iniziato un percorso di definizione di un progetto attraverso il quale confrontarsi con le altre forze politiche, che non sia solo il non partecipare alla gara fra il centrodestra ed il centrosinistra su questa materia, ma sia un modo per misurarsi a partire dalle autonomie. Pensare, cioè, realmente ad un discorso che, superando quel cul de sac - consentitemi il termine - in cui ci ha fatto sprofondare la Lega, apra realmente il problema del ruolo delle autonomie e quindi della valorizzazione del ruolo che i Comuni, le Province e la Regione, nel suo ruolo di indirizzo e di controllo, possono svolgere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Contu.
Ci sono altri interventi?



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e dello spettacolo

Non intervengo, pur avendo ascoltato con grande attenzione.



PRESIDENTE

Pongo, dunque, in votazione il subemendamento 29) testé illustrato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 28 contrari e 7 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Rileggo, per chiarezza, il prossimo subemendamento, a firma dei Consiglieri Papandrea e Contu: 30sub) "Sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane, delle competenze nel campo dei trasporti, in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Ci troviamo di fronte ad un subemendamento con caratteristiche simili al precedente. Ritengo che, anche in questo caso, ci sia l'esigenza di emanare, così come è stato fatto rispetto alle deleghe, una legge quadro e poi, questione per questione, delle leggi specifiche.
Vogliamo sollecitare questa maggioranza che dice di voler arrivare ad una gestione diversa e più attenta alle esigenze dei cittadini; vogliamo sottolineare come per una serie di settori, nei quali, tra l'altro, le competenze regionali sono state fortemente ampliate, la gestione delle nuove competenze debba essere strettamente collegata al ruolo delle istituzioni locali (le Province), ma anche delle altre realtà, perché la tematica trasporti è fondamentale e perché le scelte vengono fatte sulla testa dei cittadini e delle comunità locali (Comuni e Province).
Recentemente, mi sono trovato a parlare con alcuni cittadini biellesi i quali lamentavano come, nella gestione di un settore importante dei trasporti, quello ferroviario, proprio in quella parte che recentemente è passata sotto le competenze della Regione succedano fatti inspiegabili. Ad esempio, la soppressione di alcuni treni che permettevano il collegamento con il resto del Piemonte, con Milano e con Genova. Anche rispetto al collegamento con Torino, si è avuto un taglio drastico del numero dei treni, le cui conseguenze ricadono sui cittadini stessi.
Vorrei ricordare che in questo periodo l'utilizzo del mezzo ferroviario è maggiore rispetto al passato, anche a causa dell'aumento della benzina ma che il servizio offerto è incapace di rispondere alla domanda. La programmazione che avviene attualmente sulle reti è una programmazione che non affronta le esigenze di chi utilizza il mezzo, anche perché il potere di programmazione e d'intervento dei livelli più bassi delle istituzioni molto scarso.
La città e la provincia di Biella hanno subìto le scelte riguardanti appunto le reti ferroviarie che attraversano quella zona e che permettono un'agibilità ed un collegamento con il resto del Piemonte.
Per questo motivo consideriamo importante una proposta che affronti anche questa tematica. La polizia locale non ci pare la prima emergenza piemontese da sottoporre a referendum; ci sono questioni più importanti che riguardano, ad esempio, la vita di migliaia di cittadini che utilizzano i mezzi pubblici quotidianamente.
E' necessaria, dunque, una politica programmatoria sui trasporti diversa da quella attuale, che tenga maggiormente in considerazione i problemi e le esigenze degli utenti, che sono soprattutto i lavoratori e gli studenti, quindi le fasce più deboli della popolazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Su questo emendamento, Presidente, mi riservo una dichiarazione di voto che non so se coinciderà con quella del mio Capogruppo.
Proponiamo un emendamento che, ad una prima rilettura, mi ha fatto pervenire qualche dubbio. La questione delle deleghe ai Comuni e alle Province in materia di trasporti, si presta ad alcune considerazioni.
Il Piano dei trasporti, così come risulta approvato, anche in virt della legislazione europea e dei decreti legislativi, è attraversato da un problema che riguarda soprattutto le nostre valli e le nostre Comunità Montane.
I trasporti vanno incontro ad un processo di privatizzazione (il Comune di Torino ha già provveduto a trasformare in società per azioni l'azienda trasporti torinesi); gli scenari che si prevedono sono quelli di rendere sempre più subalterni alle logiche del profitto, la possibilità di erogare servizi sia in quantità che in qualità (i due aspetti sono strettamente connessi). Da quando questo processo si è attuato, abbiamo visto che i comuni, strangolati dalla riduzione, là dove ci sono competenze, dei limitati trasferimenti da parte dello Stato e, successivamente, delle Regioni e stretti dentro la tenaglia di far corrispondere il proprio Piano alle esigenze di Bilancio, hanno cominciato ad operare una serie di tagli una serie di restrizioni ai servizi che li hanno qualitativamente peggiorati. Senza pensare cosa succederà quando, definiti i bacini, i trasporti e i bacini di trasporti saranno messi in gara. Tutti conoscono i meccanismi delle gare, è evidente che la logica scivola sul terreno del massimo ribasso.
Sulla materia delle modalità di affidamento in gara dei servizi, ancora non esiste una modalità sufficientemente garantista. Una situazione di garanzia dovrebbe prevedere che i bandi di gara fissino standard quantitativi e qualitativi. Un'ipotesi del genere rischia di entrare in contrasto con le norme sulla libera competizione dei vari soggetti che operando nel settore, si troveranno a concorrere. Da qui, suggeriamo l'opportunità di trasferire maggiori competenze agli Enti locali e agli enti sottordinati in materia di trasporto pubblico.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento n. 30).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 29 contrari, 3 astenuti (5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che siamo a metà pomeriggio e abbiamo ancora due o tre di lavoro e poiché oggi è la giornata entro la quale si dovrebbe discutere e giungere al voto di questa deliberazione (almeno sulla base degli incontri che abbiamo avuto in sede di Conferenza Capigruppo), chiederei se fosse possibile avere una breve interruzione. Noi dell'opposizione non riusciamo a capire quanto lavoro c'è ancora da svolgere in modo da prendere posizioni precise sul tema senza andare avanti alla cieca.



PRESIDENTE

E' convocata la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.59 riprende alle ore 18.07)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In sede di Conferenza dei Capigruppo si è convenuto che i lavori andranno avanti fino alla votazione del provvedimento, che dovrebbe avvenire entro le ore 21.30.
Nella Conferenza dei Capigruppo il Presidente Marcenaro ha detto di poter raggruppare i suoi emendamenti, riducendoli sostanzialmente a due punti di discussione. Con gli altri Capogruppo si è deciso che nel corso della discussione vedremo di adottare iniziative tali da razionalizzare gli emendamenti presentati per poter rendere più efficace anche la discussione degli stessi.
Questo è quanto si è deciso in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Passiamo ora ai due subemendamenti 31) e 32) presentati dal Gruppo di Rifondazione comunista che, essendo praticamente uguali, ritengo possano essere tranquillamente accorpati.
Li rileggo per chiarezza: 31sub) "Sostituire il comma 1 con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane delle competenze nel campo della formazione professionale in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
32sub) "Sostituire il comma uno con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane delle competenze nel campo della sanità in modo da far assumere pienamente all'Istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Come ho già ribadito nell'intervento precedente la questione delle deleghe nella Formazione professionale è una questione annosa e datata.
Infatti, risale al 1971, anno di approvazione della legge quadro; però il processo di deleghe non si attuò. Si tratta di un processo di deleghe da mettere in moto.
Tale processo è dettato soprattutto da una necessità. La necessità, sul piano dell'offerta formativa di proporre agli apprendisti da una parte, ma soprattutto ai giovani inseriti nella prima formazione, cioè quella parte di giovani che hanno terminato la scuola dell'obbligo - oggi innalzata a 15 anni - la Formazione professionale.
A questi giovani occorre proporre una proposta formativa ed un livello di qualifiche il più vicino possibile alle attività produttive o terziarie prevalenti in quell'area territoriale.
Credo che il senso del processo di deleghe, attivato e previsto dalla legge 845, sia stato proprio quello di fare in modo che le occasioni di formazione fossero le più vicine possibili ai bisogni del territorio.
Nel campo della Formazione si è visto di tutto un po'. E' evidente che se il piano-corsi, il piano delle offerte formative vede protagonisti in primo luogo i Comuni e poi le Province e poi, come ente che norma gli aspetti relativi agli attestati, quindi alla valutazione delle competenze la Regione, in accordo con la legislazione nazionale, allora questo circolo virtuoso si chiude.
Lo Stato ha emanato la legge quadro; ha delegato una serie di funzioni alle Regione; le Regione definiscono il quadro entro il quale collocare i processi di delega, mentre alle Province e ai Comuni è data la possibilità di incidere realmente sul Piano dell'offerta e della proposta formativa.
Non assisteremo più a quello che ordinariamente succede con l'attuale sistema; i Piani formativi, i piani delle proposte formative, cosiddetto Piano corsi, è definito sulla base di indagini statistiche, di indagini a campione, e hanno però un vizio di fondo: coloro che sono chiamati a deliberare ed approvare il Piano Corsi, il più delle volte sono, nella quasi totalità, parte in causa, in quanto fanno parte degli Enti di Formazione o hanno, con rappresentanze sindacali o parti sociali, propri Enti di formazione.
Ciò determina una situazione assolutamente non condivisibile, poiché la proposta del Piano Corsi è un proposta di tipo autoreferenziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Presidente, vorrei affrontare l'analisi di quest'emendamento anche da un altro punto di vista, oltre che da quello - molto preciso nel merito della formazione professionale affrontato dal Consigliere Contu.
Questo nostro emendamento, che tratta della formazione professionale tratta anche di uno dei temi che - non si capisce bene perché! - è stato inserito nel quesito referendario. La formazione professionale è uno di quei Capi in cui le competenze, ormai, sono quasi esclusivamente regionali.
Le competenze che restano in capo al governo, all'Istituzione nazionale sono ormai solo competenze di indirizzo, molto generiche.
Da questo punto di vista, bisogna anzi dire che, proprio su questo terreno, avremo bisogno di una maggiore competenza nazionale, perché il problema della formazione professionale, intrecciato fortemente con quello dell'occupazione e del lavoro, richiede una sostanziale omogeneità di soluzione. Chi partecipa a questi corsi deve avere uno sbocco sul terreno occupazionale: sappiamo bene che esiste una mobilità molto forte nel territorio, che va anche al di là dello stesso territorio nazionale.
Quindi, è necessario che chi partecipa ad un corso, gli operatori che si rivolgono ai partecipanti a questi corsi, gli stessi datori di lavoro abbiano garanzie sulla formazione tenuta: chi partecipa a questi corsi di formazione deve ricevere standard di formazione sostanzialmente omogenei.
Dunque il problema che stiamo trattando, richiederebbe, semmai, un maggior coordinamento: lo Stato dovrebbe avere un ruolo più forte di quello che ha avuto finora, delegando alle Regioni competenze e ritirandosi dalla scena.
Al posto di perseguire un simile obiettivo, noi inseriamo la materia della formazione nel quesito referendario, e ciò è davvero incomprensibile a meno che non si voglia, invece, rompere qualsiasi tipo di cordone ombelicale con lo Stato.
La necessità di un'omogeneità di base, che dovrebbe essere perseguita non viene riconosciuta, e questo è ciò che sottolineiamo: c'è il rischio che dentro il discorso referendum - così come viene proposto - si cada in posizioni politiche che vanno molto al di là delle competenze di una legislazione concorrente.
La formazione professionale, per i motivi che ho cercato di illustrare non ha ragione di essere inserita nell'elenco delle materie per le quali si richiedono maggiori competenze a livello regionale. Semmai, il problema è opposto: mi riferisco alla nostra totale inadempienza, sul decentramento nei confronti delle Province, dal momento che le abbiamo chiamate ad un ruolo sulla formazione professionale che per nostre mancanze non sono state in grado di adempiere. Quindi, attenzione: più che una nuova legge e una richiesta di maggiori competenze nei confronti dello Stato, il problema è esplicare in modo pieno e ampio le competenze che la Regione ha già soprattutto per lasciare che le deleghe alle Province, che sono deleghe solo "formali", diventino "sostanziali". Le deleghe "formali" hanno provocato danni alla formazione professionale regionale che stiamo pagando e che, sicuramente, pagheremo ancora nel tempo. Leggevo oggi sui giornali delle tensioni attuali del mercato del lavoro, nonostante un livello di disoccupazione elevato, che testimoniano l'efficacia della formazione: altrimenti, non avrebbero ragion d'essere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Presidente, ho chiesto di fare il mio intervento per dichiarazione di voto perché vedo l'aula abbastanza disattenta: sta vivendo le questioni che poniamo sul merito del quesito referendario come un disturbo, tant'è che si stanno interpretando i nostri interventi come una sorta di ostruzionismo.
Eppure, non credo che le nostre argomentazioni vadano sottovalutate, e per questo, nella mia dichiarazione di voto, voglio precisare meglio i termini delle stesse.
In questa Regione, la formazione professionale non è cosa residuale. Si pensi che in un editoriale del Corriere della Sera (il Corriere della Sera non rappresenta certo l'anima di questo Paese, ma è comunque un giornale autorevole) si proponeva, prima ancora dall'approvazione della Legge finanziaria, una sorta di campagna perché i bonus fiscali e i proventi della vendita dei diritti sulla telefonia fossero destinati esclusivamente alla formazione. Formazione intesa come diritto della persona a poter operare e lavorare con le competenze professionali di cui necessita per affermarsi in un mercato del lavoro sempre meno sclerotizzato e sempre più flessibile: "flessibile" sembra ormai la nuova parola d'ordine. I lavoratori saranno chiamati a modificare il proprio rapporto di lavoro e la propria condizione di lavoratori dipendenti o di imprenditori da un settore all'altro, sconvolgendo quelle certezze che hanno consentito ai nostri padri di nascere, per esempio, "tornitori" e di andare in pensione "tornitori". Questo non avverrà più. Il bisogno di formazione è costante data l'innovazione tecnologica e gli assetti che si modificano nei vari territori. Basti pensare alla città di Torino, della quale pare tramontare la principale vocazione - quella dell'industria dell'auto - per approdare anche sulla base delle scelte urbanistiche che in questa materia si vanno ad operare, su terreni che modificano profondamente l'assetto della città attraverso la conversione delle aree produttive in aree residenziali, per cui non si apre e non si potenzia un settore come quello dell'auto e dell'indotto, che rappresenta una ricchezza per questa città. Quindi, anche dove si vanno ad affermare altre priorità sul piano della posizione dei servizi, anziché della produzione dei beni, si pone comunque il problema della formazione professionale.



(Commenti in aula)



CONTU Mario

L'unico osservatore privilegiato sul territorio non sono gli Uffici studio della Regione, che possono indicare delle tendenze, ma molto spesso hanno creato guai non da poco sul piano delle previsioni.
Si pensi alla problematica legata agli incrementi demografici e alle innumerevoli scuole che oggi sono un monumento all'incapacità progettuale sulle tendenze in atto di certe Giunte, anche a noi vicine, che non hanno compreso alcuni fenomeni.
Gli unici osservatori privilegiati sono i Comuni e le Province I Comuni, perché chi, meglio di loro, conosce i bisogni del territorio?



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione del subemendamento n. 31).
Ricordo che sostituisce il comma uno della deliberazione con "di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane, delle competenze nel campo della formazione professionale in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo".
Si proceda alla votazione per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri Papandrea, Contu e Chiezzi, in base all'art. 66, comma 2 del Regolamento.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 29 hanno risposto NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 1 Consigliere Il subemendamento 31) è respinto.
32sub) "Sostituire il comma uno con 'di promuovere l'adozione di una nuova legge di delega alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane delle competenze nel campo della sanità in modo da far assumere pienamente all'istituzione regionale il proprio ruolo di programmazione e di controllo'".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Come l'Assessore sa bene, il tipo di competenza che in questa materia è delle Regioni è molto ampia e già le leggi in atto prevedono un ulteriore rafforzamento di questo tipo di competenza.
Credo che da questo punto di vista, al di là di un giusta distribuzione delle risorse sul territorio nazionale e della fissazione di una serie di criteri che riguardano la salute dei cittadini, che sono aspetti fondamentali, non possa essere messo in dubbio il fatto che devono rimanere di competenza nazionale; semmai, il discorso sarebbe di omogeneità più ampia, perché la salute non è soggetta a questioni di natura particolare territoriale o di altra natura. Ci troviamo di fronte ad un tipo di tematica e di competenza che rappresenta già la parte più importante forse dell'aspetto regionale.
Mi pare che i problemi emersi in questi anni riguardino, semmai, il rapporto con gli enti e le comunità locali. Credo che nella scorsa legislatura il problema del rapporto con le comunità locali, in riferimento alle scelte che faceva la sanità, per esempio relativamente alle strutture sanitarie, fosse uno dei problemi maggiori, perché crea tensioni, crea problemi di rapporto; c'è chi teme di non trovarsi più di fronte determinate strutture che preesistevano, perché vengono chiuse, rispetto a come vengono sostituite, c'è sempre una discussione molto ampia e molto accesa. E' una delle tematiche su cui credo che un incremento del rapporto con le comunità locali sia basilare.
Da questo punto di vista, ritengo che sia fondamentale la nostra proposta di un emendamento che dica: attenzione, è lì che deve mettere attenzione il legislatore regionale. La Giunta e il Consiglio regionale devono legiferare in termini di un maggiore rapporto con le Province, i Comuni e le comunità.
Crediamo che tutto ciò da una parte comporti l'esclusione perlomeno di questo tipo di tematica dalla richiesta di referendum, e dall'altra una legislazione che sappia valorizzare, diversamente da quanto avvenuto finora, il rapporto con le comunità locali, per non dare l'idea di una regione centralistica. Credo che il terreno della sanità sia uno di quelli che lo dà di più.
Ritengo, pertanto, che la questione si dovrebbe chiudere con un'accettazione, da parte della maggioranza, di questo tipo di emendamento o, meglio, questo suggerimento che noi facciamo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea. Posso porre in votazione il subemendamento? Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Il tema di questo emendamento affronta il problema della sanità, sul quale prima abbiamo interloquito con l'Assessore D'Ambrosio, non ricevendo risposta alcuna, anzi lo vedo molto assonnato l'Assessore, e non per colpa nostra.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

No, la sento.



CONTU Mario

Sabato avevo un altro impegno, ma ho guardato con una certa preoccupazione la manifestazione di 8.000 cittadini svoltasi sotto la poggia battente a Domodossola attorno all'ipotesi di chiusura di una unità ospedaliera.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Non esiste, se la sono inventata, sia loro che i politici del posto.



CONTU Mario

Non esiste? Se la sono inventata? E' incredibile! Allora siamo in presenza di una strumentalizzazione preoccupante. Per quello che conosco sulle manifestazioni (nella mia vita ne ho fatte pochissime perché non credo sia questo il metodo), devo dire, però, che su quella, se avessi avuto la possibilità di farla, sarei andato a testimoniare, e avrei cercato di prendere conoscenza dell'inganno, perché è evidente che si tratta di una questione molto delicata. C'è il piano sanitario, c'è un'agenzia o un ente che sovrintende mi pare...



CONTU Mario

D'AMBROSIO, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)



CONTU Mario

L'Agenzia Sanitaria Regionale.



CONTU Mario

L'Agenzia Sanitaria Regionale, che sovrintende su questa materia e che ha necessità continua...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Ha avuto incarico per elaborare il piano.



CONTU Mario

Ho capito bene? Ha avuto incarico a definire un piano?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Ad elaborare un piano.



PRESIDENTE

Per cortesia, andiamo avanti.



CONTU Mario

Ad elaborare un piano, quindi non c'è neanche bisogno di risorse aggiuntive, perché già quell'ente, di per sé, è sufficientemente professionalizzato nelle sue competenze per affrontare un tema così delicato come quello della razionalizzazione dell'offerta sul territorio.
Allora si pone anche qui lo stesso problema che si è posto per la formazione professionale. Chi meglio delle realtà territoriali è in grado di comprendere e capire i bisogni che sorgono sul territorio? Soprattutto su un terreno come quello della prevenzione e della cura - è evidente che rappresentano il termometro dello stato di salute di una popolazione - le statistiche sono sempre aride, ma chi meglio degli amministratori locali dei Comuni, e quindi dell'ente sovraordinato (la Provincia), può svolgere questo ruolo attento di monitoraggio delle esigenze del territorio? La nostra proposta si colloca sulla falsariga delle precedenti sgombrando il campo da ogni equivoco: che lei in questa materia non ha titolo ad operare fuori naturalmente della Costituzione, lo abbiamo detto sta nell'ambito dei parametri di spesa che bene o male la legge nazionale fissa.
Mi scusi, poi frequenterò magari più assiduamente le sue Commissioni perché il tema della salute e della prevenzione mi è molto caro. Inoltre devo dire che l'ho trovata attenta su questioni che riguardano la salute dei bambini, come quella legata agli zainetti. Insomma, già in altre occasioni ho avuto modo di interloquire con lei nella precedente legislatura da un altro fronte e devo riconoscere che la trovo molto attenta su questo terreno.
Allora, agenzia o ente per la programmazione sanitaria che elabora il piano eccetera, si faccia allora un processo più attento ai problemi. Si deleghino più competenze ai Comuni su alcune materie, e mi riferisco soprattutto alla prevenzione. Guardi che i Comuni, soprattutto i grandi Comuni, hanno...



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento testé illustrato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Vorrei soffermarmi sul ragionamento svolto dal Consigliere Contu perché mi pare che gli esempi portati vadano proprio nella direzione di rafforzare questa necessità di un rapporto più stretto con le comunità locali, perché da parte nostra si è ente anche con atti concreti, sia legislativi che deliberativi, anche per evitare cose che forse non so se sono frutto di una non capacità di comunicazione, di incomprensioni o di non sentire le cose che vengono fatte dagli altri.
Credo che, da questo punto di vista, proprio le cose dette finora, ma anche le cose a cui accennava l'Assessore, testimonino l'esigenza di avviare questo rinnovamento.
Invece, lo ripeto, non avvertiamo l'esigenza di richiedere maggiori competenze a livello nazionale. Semmai, si tratta di rapportarle meglio, di precisarle meglio. Ma questo, a mio avviso, non è un problema di competenze, che già la legge amplia. Le leggi in atto, infatti, tendono ad ampliare i poteri delle Regioni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Pongo in votazione il subemendamento n. 32).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 25 contrari, 7 astenuti (5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione)



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Si può fare la verifica del numero legale?



PRESIDENTE

Adesso? Lo facciamo con la votazione del prossimo subemendamento.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

Scusi, ho comunicato i risultati, il Consiglio respinge.
C'è un altro subemendamento che illustrerò. Poi lei parlerà e chiederà la verifica del numero legale prima della votazione. In votazione vediamo cosa succede.
Do lettura del subemendamento n. 33): 33sub) "Sostituire il comma primo con 'Di stabilire altresì che la Giunta regionale predisponga una proposta di deliberazione al Consiglio regionale di indizione del referendum sentito il parere della Commissione regionale di cui alla legge regionale 55/90'".


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sull'ordine dei lavori, Presidente. Se ricordo bene, c'è un subemendamento con il quale si chiede che il Consiglio regionale senta il parere della Commissione. Forse questo emendamento dovrebbe avere una priorità, perché il subemendamento in esame chiede che la Giunta senta la Commissione, mentre noi sosteniamo che sia il Consiglio a doverlo fare.
Chiedo, dunque, di fare questo tentativo come Consiglio; se, poi, non ci riusciamo, lo faccia almeno la Giunta. Grazie.



PRESIDENTE

Il suo emendamento, Consigliere Chiezzi, non è stato presentato.



CHIEZZI Giuseppe

Lo presento adesso.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento proposta di deliberazione n. 31 "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto" (seguito)


PRESIDENTE

Va bene. Riprendiamo, però, con la discussione dal subemendamento 33) presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista.
La parola al Consigliere Contu, per l'illustrazione.



CONTU Mario

Può leggere il testo, Presidente?



PRESIDENTE

E' già stato letto, Consigliere, inoltre l'ha scritto lei il subemendamento, comunque lo rileggo: "Sostituire il comma 1 con 'Di stabilire altresì che la Giunta regionale predisponga una proposta di deliberazione al Consiglio regionale di indizione del referendum, sentito il parere della Commissione regionale di cui alla L.R. 55/90'".
Prego, Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Come diceva il Consigliere Salerno, purtroppo è così, nel senso che mi pare sia d'obbligo sentire la Commissione consultiva.
Non vorrei sbagliare, Presidente, ma la materia del referendum consultivo è normata dalla legge 4 del 16 gennaio 1973, tant'è che oggi abbiamo bisogno di una legge che normi l'istituto del referendum consultivo nei casi non previsti da questa legge. L'art. 33 della legge 4/73 stabilisce che il referendum consultivo è consentito solo ed esclusivamente per l'istituzione di nuovi Comuni, la modificazione delle Circoscrizioni e denominazioni comunali, di cui all'art. 133, comma 2, della Costituzione ed è deliberato dal Consiglio regionale su iniziativa della Giunta.
Rispetto a questo, Presidente, pongo il primo quesito.
L'emendamento proposto dalla maggioranza dice che il Consiglio regionale deve dare mandato alla Giunta. Beh, qualcuno diceva che perseverare, in queste cose, è diabolico, oltre che umano! Si continuano ad assumere provvedimenti che contrastano con le leggi, e questo è un dato assolutamente sconcertante, persino laddove i contenuti sono stati oggetto di discussione fra minoranza e maggioranza, ma credo che questo, Presidente Ghigo, sia stato un lapsus.
La legge è chiarissima: voi non potete arrogarvi competenze che non vi spettano, che le leggi normano in modo diverso.
L'art. 33 della legge 4 continua dicendo: "E' deliberato dal Consiglio regionale su iniziativa della Giunta o di ciascun membro del Consiglio regionale o di uno o più soggetti titolari della potestà legislativa, nelle forme in cui questa è ammessa, nonché di ogni singolo Consiglio provinciale o comunale, rappresentante le popolazioni interessate".
Non ci siamo! Siamo nella fattispecie in cui i propositori dell'emendamento sono certamente depositari di una potestà, che è quella di formulare le proposte, ma non sono assolutamente investiti dalla scelta, in questo caso operata dalla maggioranza, di dare ad altri compiti che spettano all'assemblea legislativa.
Non si può delegare alla Giunta un potere che non ha! L'atto relativo all'indizione del referendum non può essere assunto dalla Giunta, lo dice la legge 4 del 16 gennaio 1973.
Per questi motivi, esprimo il mio voto favorevole all'emendamento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

L'emendamento presentato dalla maggioranza al testo iniziale contiene un punto 4 che richiama il parere della Commissione regionale, di cui alla legge 55/90 (la legge di cui anche noi parliamo).
Il problema è che la razionalità, ma anche la legge, prevede che il quesito referendario sia sottoposto ad una valutazione della Commissione che abbiamo eletto da poco tempo, all'inizio di questa legislatura. Questa è una Commissione tecnica, composta da elementi di alto profilo, su cui non si dovrebbero nutrire grossi dubbi riguardo al suo aspetto neutrale e squisitamente tecnico.
Nella deliberazione, dopo aver avuto una proposta di quesito che dovremmo deliberare oggi, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui si dice "la deliberazione vada in Commissione la quale dovrà esprimere un parere". Il parere è preventivo, oppure non ha senso così com'è posto. Noi suggeriamo di dare un senso al parere, che questo sia preventivo e decidere dopo se votarla o meno. Se noi decidiamo prima della Commissione cosa succede se questa dà un parere negativo? Facciamo finta di niente, andiamo avanti lo stesso, oppure sospendiamo la deliberazione? Se decidiamo di sospendere l'esame della deliberazione, diamo un potere alla Commissione che non ha, cioè decidere che il referendum non si farà. Essendo una Commissione consultiva, noi dovremo avere il suo parere per aiutarci a decidere.
La deliberazione così com'è, contrasta con tutto quello che decidiamo normalmente, con le nostre deliberazioni e con le decisioni adottate con leggi precedenti. Si cerca di far sì che funzioni inserendo un punto 2 o un punto 3 che rispondono in modo sbagliato alle pregiudiziali che avevamo posto. Dopo aver rifiutato, al momento giusto, al momento in cui si discutevano le pregiudiziali, di affrontare la tematica, ci accorgiamo che in qualche modo, siamo stati ascoltati, quindi l'argomento ha fatto presa ma lo si inserisce in delibera in modo assurdo.
Ci troviamo di fronte ad una situazione pericolosa, se la Commissione dà parere negativo e il Consiglio delibera senza prima consultarla. Se, per ipotesi, la Commissione dà parere negativo, dobbiamo bloccare il referendum.
L'emendamento ci impone di fare questo passaggio, quindi di sospendere momentaneamente la delibera in attesa del parere della Commissione. Se si salta questo passaggio, credo che si commetta un grosso errore: chiunque analizzerà la delibera dirà che non sta in piedi.
E' bene sapere che avverrà un ricorso sulla delibera qualora approvata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il fatto che né la Giunta Regionale né il Consiglio regionale abbia sentito il parere della Commissione, è uno dei motivi di illegittimità di questa deliberazione che noi abbiamo già sollevato in quest'aula e continueremo a sollevare anche dopo l'approvazione della delibera.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CONTU Mario

L'intervento telegrafico del Consigliere Chiezzi ha richiamato un po' tutti all'opportunità di votare favorevolmente l'emendamento perché questo vi cautelerà. Il Consigliere Chiezzi ha sollevato pubblicamente (sarà oggetto di discussione nelle sedi amministrative opportune) un vizio di legittimità dell'atto che andiamo a votare.
Un atto dal quale non si può assolutamente prescindere, un atto dovuto un atto imposto dalle norme e dalle leggi, ma in particolare dal Regolamento. Se la legge n. 55/90 è così chiara, purtroppo non esiste una sede amministrativa preventiva sulla legittimità degli atti che cautelerebbe tutti, ma determinerebbe una situazione di difficoltà nel funzionamento delle assemblee elettive. E' evidente che non si può porre preventivamente la legittimità o meno di un atto che si va a votare.
E' dovere di ogni Consigliere, se questo non è previsto dall'iter procedurale, segnalare, lasciare a verbale in modo ripetuto e insistente quello che sembra una banalità: "Noi lo avevamo detto". Questa legge è un guazzabuglio di norme in contraddizione con le disposizioni di legge di riferimento.
Con il voto avete respinto tutte le eccezioni preliminari sul provvedimento, tutte le ragioni di sospensiva e continuate imperterriti sulla vostra strada forti dei numeri. I numeri sono quelli che hanno determinato le recenti consultazioni, siete legittimamente insediati al Governo della Regione perché eletti regolarmente, non come in Jugoslavia.
Certo, i voti si possono comprare, ma arrivare all'imbroglio non credo. Ci sono modalità per le quali si raggiungono determinati consensi utilizzando strumenti, che noi non conosciamo, ma che esistono.
Se si è investiti del governo di questa Regione, c'è un atto che è come un precetto. Quando un candidato si presenta ai propri elettori dicendo "sarò onesto" questa non ha motivo di esistere, perché le questioni di onestà nell'amministrazione della cosa pubblica è fatto che riguarda la Magistratura. Se, invece, ci si presenta agli elettori dicendo "farò delle leggi che violano le leggi esistenti" vuol dire alimentare spinte volute da forze alleate, come quelle della Lega, che attorno all'obiettivo del secessionismo (obiettivo ultimo), collocano una serie di atti legislativi che forzano il quadro legislativo esistente.
Questo non è accettabile e stupisce che, ad accettare questo compromesso, siano forze politiche che sulla sovranità delle leggi nazionali hanno speso la loro credibilità politica.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Il Consigliere Papandrea, al quale si è associato il Consigliere Contu chiede la verifica del numero legale.
Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
30 Consiglieri (e in congedo n. 4 Consiglieri)



(Commenti sulla votazione e in particolare sul voto del Consigliere Brigandì)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento proposta di deliberazione n. 31 "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto" (seguito)


PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento n. 33).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 28 contrari e 6 astensioni (4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione) Ricordo che si è concordato in Conferenza dei Capigruppo che alle ore 21.30 inizieranno le dichiarazioni di voto sull'intero testo e verso le ore 22.00 termineranno i lavori consiliari.
Passiamo ora al subemendamento sostitutivo presentato dal Consigliere Marcenaro, Saitta, Giordano, Moriconi, Caracciolo e Chiezzi: 34sub) "sostituire, al comma uno, le parole 'polizia locale' con le parole 'coordinamento regionale delle politiche locali di sicurezza pubblica.'" La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Presidente, su questo emendamento chiedo una risposta della Giunta perché si tratta di un punto importante. Nel quesito referendario c'è scritto "polizia locale".
Cosa si intende con il termine "polizia locale"? Si intende forse quella che normalmente conosciamo come polizia locale, ovvero i vigili urbani - non credo che su questi ci sia un problema di trasferimento dallo Stato - o, naturalmente questa è una posizione del tutto legittima qualcuno pensa alla costituzione di un vero e proprio corpo di polizia regionale? Naturalmente è bene che qualcuno risponda alla domanda se questo è un corpo di polizia regionale aggiuntivo o se si pensa al trasferimento, a livello regionale, di uno dei tre grandi corpi esistenti che sono incaricati delle politiche di pubblica sicurezza: i Carabinieri la pubblica sicurezza, la polizia di Stato, la Guardia di finanza.
Penso che queste diverse scelte dovrebbero essere rese esplicite.
Siccome non ho sentito ancora né formulare una posizione che parlasse del passaggio alla Regione di funzioni che oggi sono in capo ai Comuni come quelle dei vigili urbani, né ho mai sentito da alcuno una proposta di trasferire alle Regioni i Carabinieri o la Polizia o la Guardia di Finanza e neppure quella di istituire ex novo, quindi aggiungendolo a quelli esistenti, un vero e proprio corpo di polizia regionale, chiedo di spiegare che cosa si intende con questo termine "polizia locale".
Trovo questa un'espressione alla quale non corrisponde una proposta una politica, una possibilità, mentre invece trovo che sarebbe molto importante se le funzioni di coordinamento delle politiche locali di sicurezza invece che essere affidate prevalentemente come oggi sono alla direzione dei Prefetti vedessero un ruolo diretto dell'autorità politica della Regione. Quindi credo che in questa direzione sia possibile fare dei passi, ottenere dei risultati, muoversi per un decentramento dei poteri che su una materia così delicata può effettivamente avvicinare la gestione di questi problemi all'interesse dei cittadini.
Pure in questa ora tarda, io ho tenuto a presentare questa proposta di emendamento e a chiedere di avere una risposta. Naturalmente, come in tutte le cose, è possibile dire che c'è un'altra possibilità, confermare e respingere le proposte che sono state fatte, ma ho la curiosità di sapere cosa intendiate quando scrivete "trasferire le funzioni di polizia locale" in rapporto all'attuale organizzazione delle politiche di sicurezza e in rapporto all'attuale distribuzione delle responsabilità, perché se qualcuno pensa che i Carabinieri debbano essere trasferiti a livello regionale è bene che lo dica! Se pensa la stessa cosa per la Polizia di Stato o per la Guardia di Finanza è bene che lo dica! Se pensa che bisogna aggiungerne un altro, senza questi, anche questo è bene che lo dica! I cittadini sapranno cosa li aspetta. Lasciare però così indeterminato questo punto, senza un minimo di spiegazione, secondo me costituisce un errore e invece credo che avreste il dovere di chiarire meglio le vostre intenzioni o di accettare una formulazione che, lo ripeto, pone una questione sostanziale, cioè il ruolo della Regione nel coordinamento delle politiche locali di sicurezza che è quello che si può fare, che è a portata di mano e che io credo potrebbe vedere una convergenza.



PRESIDENTE

34.1 sub) "al rigo 14, comma 1, sopprimere 'polizia locale'".
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.
Prima di darle la parola, ricordo al Consiglio che anche lei, insieme al Consigliere Chiezzi, ha presentato un subemendamento su questo punto che quindi accorpiamo a quello del Consigliere Marcenaro ed altri, che propone di sopprimere le parole "polizia locale". Dopo l'intervento del Consigliere Contu sentiremo quello del Presidente Ghigo.



CONTU Mario

Sopprimere la polizia locale?



PRESIDENTE

L'ha scritto lei.



CONTU Mario

Verifico, perché se così fosse ritiro l'emendamento; non vorrei che ci fosse scritto "sopprimere la polizia locale".



PRESIDENTE

Le rileggo l'emendamento: "al rigo 14, comma 1, sopprimere 'polizia locale'".



CONTU Mario

Non c'è un equivoco?



PRESIDENTE

No.



CONTU Mario

Comunque io non voglio sopprimere la polizia locale, anche perché io provengo da una Regione che ha, forse, un privilegio.



BRIGANDI' Matteo

Ah, non sei piemontese?



CONTU Mario

Arriverò anche a questo.
Dicevo che io provengo da una Regione che ha un corpo, legittimamente costituito in ogni singolo Comune, soprattutto quelli del Logudoro, che è il corpo dei "Barracelli", che è un corpo regolarmente costituito. Hanno il porto d'armi, girano armati, presidiano le campagne per prevenire l'abigeato. Forse l'avvocato Brigandì nei suoi studi universitari avrà studiato il Codice Barbaricino, che è un testo fondamentale per chi si appresta a esercitare l'attività forense. Non credo ci sia avvocato che non conosca il Codice Barbaricino.
Il Codice Barbaricino aveva un particolare, che quindi poi investe tutta la problematica: riconosceva il furto come una sorta di redistribuzione del reddito se questo veniva consumato senza offendere il derubato e per offesa al derubato si intendeva il furto anche dei mezzi di sostentamento (la mucca da latte, la pecora, la possibilità di riprodurla).
Di fatto quindi riconosceva il furto con destrezza, quello che il nostro codice penale definisce come furto con destrezza. Mi scappa un po' da ridere perché l'argomento sembra fuori tema, ma così non è, perché è giusto il quesito che pone il Consigliere Marcenaro: quale tipo di polizia? Il corpo dei "Barracelli"? I vigili urbani? Per mia disgrazia, nelle mille attività che ho dovuto fare, ho fatto anche per tre mesi il vigile urbano in quel di Beinasco e francamente vi devo dire che quando si prospettò la possibilità di diventare comandante (ero l'unico diplomato, casualmente facevo un lavoro precario, avventizio di tre mesi) più che quello mi spaventò l'idea che ci dovessero armare perché noi dovevamo diventare cosa altra da quella per la quale eravamo stati assunti, perché in quegli anni parlo del 1972, si aprì il discorso della militarizzazione del corpo dei vigili.
Allora è giusta la domanda: ma che polizia volete?



PLACIDO Roberto

Rurale.



CONTU Mario

Io penso che i Barracelli nella campagna potrebbero aiutare a prevenire i furti d'uva! Tornando sul serio, Presidente Ghigo lei ci deve questa risposta. Che corpo di polizia avete in testa? Se ci proponete un quesito referendario di questa portata, è meglio che rendiate esplicito il vostro progetto, perché - e questa è la cosa che più ci preoccupa - se è vero che quel corpo di cui parlavo prima è stato, forse ingiustamente, considerato responsabile di non aver prevenuto, anzi di avere coperto, perfino un altro fenomeno di criminalità come quello dei sequestri di persona...



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Contu.



CONTU Mario

Concludo subito, Presidente. Me li ritiro dal prossimo intervento questi minuti.



PRESIDENTE

Non sono possibili queste cessioni, comunque concluda.



CONTU Mario

Sa benissimo che ne dobbiamo discutere, comunque in dieci secondi concludo l'intervento.



PRESIDENTE

Va bene.



CONTU Mario

Stavo dicendo che il corpo dei Barracelli è stato accusato, forse in modo ingiusto, di aver coperto in tanti casi altri crimini come quello dei sequestri di persona facendo finta di non vedere. Poi nelle sedi giudiziarie è stato spiegato che non era loro compito: loro dovevano prevenire i furti, non i sequestri di persona.
A parte questa considerazione, spiegateci quali compiti precipui verranno affidati alla polizia locale e come intendete collocare questo argomento dentro un più generale riordino dei problemi della sicurezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta regionale, Ghigo ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Per quanto riguarda gli emendamenti presentati dai Consiglieri Marcenaro e Contu sulla definizione di polizia, del coordinamento e di che cosa noi si intenda, prima di tutto c'è da dire che, proprio grazie al lungo dibattito su questa tematica, il percorso che abbiamo identificato insieme, nel rapporto tra maggioranza e opposizione, è quello di arrivare alla stesura di un disegno di legge, perciò l'argomento si dipanerà nell'articolato in maniera ampia ed esaustiva.
Tuttavia non voglio rimandare le preoccupazioni che i Consiglieri hanno espresso a quel momento, che sarà comunque il momento in cui daremo corpo e senso alla domanda referendaria.
Come tutti voi sapete, anche se questa è una proposta di legge che il Consiglio intende fare su una riforma costituzionale, fra tutti gli articoli che oggi sono stati dibattuti e che sono stati presi in considerazione, nessuno mette in discussione la possibilità che le Regioni si dotino di un loro corpo di polizia; ciò anche per quanto riguarda il corpo forestale dello Stato, argomento sul quale, invece, le Regioni, come voi sapete, stanno portando avanti un'intensa proposta di regionalizzazione, già approvata in sede di Conferenza Stato-Regioni, ma non approvata in applicazione del DPCM di attuazione del decreto legislativo 112.
Quest'ultimo, comunque, si identificherà come un corpo ambientale di tutela paesaggistica; nel momento in cui verrà trasferito alle Regioni, non avrà, come ha oggi, funzioni di polizia (tanto per intenderci, non saranno ufficiali giudiziari), ma sarà un corpo destinato ad aspetti di tutela dell'ambiente, anche per gli aspetti di forestazione e di gestione delle aree protette sul territorio delle varie Regioni.
Perciò, in buona sostanza, ritengo che l'ipotesi nei confronti della quale noi lavoreremo sarà quella di creare un coordinamento delle varie forze di polizia presenti sul territorio.
Quando parlo di coordinamento dico chiaramente che le Regioni necessariamente, devono essere inserite in un contesto di concertazione mi riferisco ai tavoli provinciali di sicurezza, ai quali noi come Regione non partecipiamo - e naturalmente esercitare ulteriormente un coordinamento ed una programmazione delle politiche sulla polizia locale.
Oggi noi abbiamo già competenze sulla polizia locale: tutti i vigili del Piemonte - dico una cosa che può sembrare sciocca - sono vestiti in un certo modo, hanno tutti un certo tipo di caratterizzazione: è chiaro che la volontà della Regione è di entrare ulteriormente in questa politica, in modo da coordinare meglio le azioni sul territorio regionale.
Aggiungo anche che uno degli obiettivi chiari e netti che le Regioni propongono è quello di entrare nell'ambito nazionale sulla definizione dei flussi migratori; anche se non compare nel quesito referendario, è un argomento che verrà chiaramente inserito nel disegno di legge che proporremo e discuteremo. e che proporremo.
Mi permetto dunque di dire che la preoccupazione che i Consiglieri Marcenaro e Contu hanno espresso sull'eventualità che la Regione Piemonte voglia dotarsi di un corpo di polizia con funzioni statali o paragonabili a quelli statali mi sembra priva di fondamento, in quanto non è con questo spirito che noi proponiamo il quesito referendario. Naturalmente, la riprova che lo spirito non è questo la verificherete, visto e considerato che questo passaggio avverrà in un tempo successivo, con la discussione sulla proposta di legge che porteremo all'esame dell'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Dovessi stare alle parole del Presidente Ghigo, riterrei che la Giunta ha accolto il mio emendamento, perché ha detto esattamente che noi pensiamo queste sono le parole da lui usate - ad un coordinamento regionale delle politiche locali e delle diverse forze di sicurezza, cioè esattamente le parole che sono scritte nell'emendamento che è stato presentato.
Tuttavia, se tra le parole che vengono dette e il testo che viene mantenuto permane questa differenza, immagino che ci sia qualche ragione.
Qui si parla di trasferimento dallo Stato delle funzioni di polizia locale (questo è il testo); certo, lo discuteremo in sede di attuazione del disegno di legge. Ma nel testo che voi - o meglio - che Berlusconi e Bossi hanno predisposto e che su questo punto non è ancora stato cambiato - uno dei pochissimi, perché la delibera su cui discutiamo è un'altra cosa - c'è scritto: volete voi il trasferimento alle Regioni delle funzioni statali in materia di polizia locale? Poiché i vigili urbani non sono materia statale da trasferire dall'alto al basso, ma semmai dal basso all'alto, perch stanno nei Comuni, evidentemente si parla di trasferire altro.
Io proponevo, con parole uguali alle sue, di prendere atto di questo di dire che il problema è il trasferimento dei ruoli, delle funzioni, dei poteri di coordinamento delle forze e delle politiche di pubblica sicurezza sul territorio: esattamente quello che è scritto in questo emendamento. C'è un qualcosa di singolare in questa discussione, se convergiamo sulle parole e dissentiamo sui testi, come se i testi rispondessero ad altre logiche dalle parole che noi - ragionevolmente - scambiamo e che consentirebbero naturalmente con questa formulazione o con una leggermente aggiustata, di trovare uno sbocco che abbia un consenso più largo.
Ma evidentemente questo è il punto che sin dall'inizio pesa su questa discussione; evidentemente c'è qualcosa che ci impedisce di discutere liberamente, e questo è uno dei casi in cui ciò viene platealmente dimostrato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Io parto proprio dalle ultime parole del Consigliere Marcenaro. Ci troviamo effettivamente di fronte a questo, perché è strano che, a fronte delle dichiarazioni del Presidente Ghigo, non si dica: "Va bene accogliamo".
Mi pare addirittura che le cose dette dal Presidente Ghigo vadano in maggior accordo con quella formulazione. Il problema è che non lo può fare perché la Lega non lo voterebbe. Questo è; non altro.
La cosa è molto chiara: non approfondiscono questo tema, perché su questo tema, quando lo discuteranno, il Consigliere Ghiglia e la Lega non si metteranno d'accordo.
Siamo dunque di fronte ad un'operazione con queste caratteristiche; un finto referendum, perché non si arriverà mai al referendum fatto in questo modo, fornendo, allo stesso tempo, armi propagandistiche alla Lega.
E' una politica che - lo ricordavo questa mattina - continua ad avere come orizzonte finale il secessionismo. E la questione delle competenze su una materia come questa è fondamentale, cioè va molto in quella direzione: è uno dei passi importanti.
Insieme alle finanze, il governo del territorio attraverso le forze di polizia è uno degli aspetti più importanti; lo vediamo in tutti i posti del mondo dove ci sono tensioni secessionistiche: avviene esattamente questo.
Non avevo dubbi che il Presidente Ghigo avrebbe risposto, da una parte, in modo apparentemente ragionevole, dicendo: "Sono d'accordo, le cose sono queste", ma, dall'altra, dicendo che il testo resta così com'è perché una sua modifica farebbe esplodere una contraddizione politica.
Io penso che questa contraddizione politica comunque resti ed il fatto di non votare oggi non elimina la tensione. Essa riemergerà in altre occasioni.
Oggi non è possibile fare una discussione all'interno della maggioranza in merito a questo tema, e questo è uno dei punti sui quali la maggioranza è "blindata" dalla necessità di apparire unita e non da quella, invece, di approfondire i contenuti. Per questo motivo viene presentata una deliberazione che propone il referendum in questo modo, perché qualsiasi altro metodo, cioè l'aver operato con logica e razionalità, quindi esplicitando, con una proposta - già presentata - di accompagnamento alla delibera, i contenuti che il quesito accenna, non è attuabile. Se si fosse fatto questo, non sareste riusciti a presentare la legge.
Ritengo che il problema sia esattamente questo: fingiamo di avere tutti un interesse estremo per questo tipo di delibera, ma nei fatti sappiamo che la delibera non nascerà, in quanto emergeranno le contraddizioni che ricordavo prima.
Detto questo, voterò a favore dell'emendamento presentato dal Consigliere Marcenaro, perché ritengo testimoni una differenza significativa. In ogni caso, anche se venissero apportati dei miglioramenti, non voteremmo il quesito referendario, che, per una serie di ragioni già illustrate, siamo contrari a promuovere. Pur migliorando il testo del quesito, non vengono meno, cioè, le considerazioni da noi svolte e cioè che il Consiglio regionale possa operare senza dover ricorrere ad uno strumento improprio, qual è il referendum.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta per dichiarazione di voto.



SAITTA Antonino

Brevemente, per sottolineare la condivisione dell'opinione espressa dal Presidente Ghigo, riguardo alla proposta sulla Polizia locale che abbiamo presentato insieme agli altri colleghi del centrosinistra. Il Presidente ha detto di non poter fare delle anticipazioni, altrimenti si tolgono delle prerogative al Consiglio regionale, perché è il Consiglio regionale che deve fare una proposta di legge in materia.
Rispetto alle sue affermazioni, che condivido, soprattutto nella parte sul coordinamento, volevo ricordare al Presidente Ghigo una maggiore attenzione riguardo al rapporto tra Regione e Polizia municipale. Egli ha giustamente ricordato che c'è già una competenza della Regione per quanto riguarda le divise, le macchine, la formazione; sicuramente bisogna andare nella direzione di ottenere delle economie realizzabili soltanto a livello regionale, soprattutto per la formazione ed il coordinamento, senza invadere il campo ed il ruolo dei Vigili nei rapporti con l'Amministrazione comunale. Nel senso che non è immaginabile, e sarebbe dannoso, un corpo dei Vigili Urbani dipendente dalla Regione Piemonte.
I Vigili Urbani - e l'esperienza lo dimostra - devono dipendere dalle Amministrazione comunali. Soprattutto nei piccoli Comuni, questa dipendenza diretta è una garanzia perché i Vigili Urbani hanno delle caratteristiche articolate, nel senso che oltre al problema dell'ordine pubblico svolgono anche delle funzioni amministrative indispensabili. Avendo, invece, un dipendente regionale che fa il Vigile e ha soltanto quelle mansioni, molti Comuni si troverebbero in grandissime difficoltà.
Pertanto, Presidente Ghigo, la invito a far fare ai propri Uffici questa valutazione, rispetto al fatto che deve sempre esserci un rapporto di dipendenza fra Amministrazione comunale e Vigili. E' un fatto estremamente importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. La deliberazione, al di là della sua forma slabbrata e del contenuto parecchio sgangherato, cela in sé una volontà di secessione a tappe, battito a battito, secondo il cuore secessionista.
La questione della Polizia locale a me pare molto esplicita, nessuno qui l'ha ripresa, men che meno il Presidente Ghigo, con il suo intervento ambivalente, per non dire ambiguo.
Sul tema della Polizia locale, colleghi, la questione è molto chiara.
La Regione ha competenze di Polizia locale diffuse: i guardaparco sono una Polizia locale regionale armata che mantiene il servizio di tutela e ordine pubblico dentro i Parchi. Gli Enti locali hanno altre Polizie locali: guardiacaccia, guardaparco, Vigili Urbani comuni.
Il tema della Polizia locale, dunque, è un tema ben organizzato nella nostra società, e non è di questo che si parla nel referendum. Nel referendum si parla di trasferimento di funzioni statali.
Le funzioni statali in tema di Polizia locale, cioè quelle funzioni che si vedono in loco, gestite dallo Stato, sono funzioni gestite da pre-corpi.
Due di essi, Carabinieri e Polizia, gestiscono in modo orizzontale tutti i problemi di sicurezza e di rispetto della legalità.
Polizia e Carabinieri gestiscono sul territorio, in modo diffuso secondo ambiti territoriali definiti, tutti i problemi di contravvenzione alle leggi.
Il corpo della Guardia di Finanza gestisce, in modo diffuso, i controlli in materia di inosservanza alle leggi, in ambito finanziario.
Chiedere che le funzioni statali in materia di Polizia locale vengano devolute alle Regioni significa che le funzioni attualmente svolte da Polizia dello Stato e Carabinieri, e in parte anche quelle che la Guardia di Finanza svolge in materia di ordine pubblico, possano essere attribuite alle Regioni, oltre alle Polizie locali che la Regione già gestisce.
Questo è chiaro ed è un riferimento esplicito, non nascosto, alle ronde padane. Le ronde padane cosa sono? Sono un embrione di una funzione statale, quindi una funzione diffusa sul territorio, non limitata ad un ambito (i parchi), o ad un settore (la caccia, la pesca, ecc.). Si propongono come elemento diffuso di controllo del territorio, quindi la Polizia locale è ronda padana, nell'accezione di chi ha voluto inserire questo elemento del referendum dentro il quesito referendario.
Per questo motivo dico che, per certi versi, questa deliberazione farà piegare in due dal ridere, perché presenta degli aspetti comici. A parte questi aspetti, quindi prendendola seriamente, bisogna essere molto vigili e attenti perché per Polizia locale c'è chi intende, senza nemmeno bisogno di spiegarlo, la realizzazione e stabilizzazione del concetto di "ronda padana" entro i poteri della Regione e con poteri di intervento diffusi sulle materie e sugli atti che oggi sono di competenza della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di finanza.
Voterò, ovviamente, a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, è già intervenuto il Capogruppo Papandrea dichiarando di votare a favore del subemendamento.
Pongo in votazione il subemendamento 34.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione il subemendamento n. 34), di cui ho dato lettura precedentemente, presentato dai Consiglieri Marcenaro, Saitta, Giordano Moriconi, Caracciolo e Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 27 voti contrari e 1 astensione.
Passiamo ora ai subemendamenti soppressivi.
35sub) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu: "al rigo 10, comma 1, sopprimere la parola 'consultivo'".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Presidente, non credo sia proponibile la stessa votazione degli emendamenti precedenti. Mi aspettavo che sull'emendamento precedente il Presidente Ghigo votasse a favore, sono un illuso, sono nuovo dell'ambiente.



PRESIDENTE

Collega Contu, intende ritirare l'emendamento?



CONTU Mario

No. Noi con questo emendamento proponiamo di sopprimere il termine "consultivo".
A questo punto pongo una questione di metodo, in relazione alla procedura scelta. Si sta scegliendo di "liberare a vuoto" da parte di quest'aula, un quesito di un referendum per il quale bisogna varare la legge. Quindi la legge è prioritaria al referendum in quanto norma il referendum stesso. Tutto questo perché il referendum consultivo su questa materia non è previsto.
E' con insistenza che noi proponiamo un atto di ragionevolezza alla maggioranza: rinunciate al referendum consultivo. C'è un'apertura da parte nostra, anche se i numeri ci danno poche possibilità, avessimo un maggiore potere di interdizione l'avremmo utilizzato tutto. L'atto di ragionevolezza consiste nel fatto di varare la legge; regolamentare l'istituto del referendum su questa materia e poi ritrovarci a discuterne in aula.
Presumo che sulla legge ci sarà una discussione, in quanto, essendo un atto dovuto, che non può essere prerogativa della Giunta, il Consiglio regionale dovrà approvarla.
Se indiciamo il referendum consultivo su questo tipo di quesito, credo che per analogia bisognerà pur normarlo, per evitare che chiunque si faccia parte attiva della necessità di consultare i cittadini su qualsiasi argomento, possa farlo.
Potremmo anche decidere di indire un referendum consultivo a settimana i radicali potrebbero proporci un giorno sì e un giorno no dei referendum sempreché lo consentano le norme che ci apprestiamo ad approvare.
La consultazioni si fanno alle scadenze naturali, per di più si fanno sulle leggi, non sulle volontà legislative!...



CONTU Mario

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



CONTU Mario

Diciamogliene quattro e chiudiamola qua!



CONTU Mario

Sono per accogliere l'invito del Consigliere Chiezzi, però decidiamo il momento in cui "cantarne quattro" alla maggioranza.
Dovremmo chiedere una sospensiva dei lavori d'aula, riunire i Capigruppo, prima, giustamente mi suggerisce il Consigliere Saitta, quelli di minoranza, per un dovere verso le minoranze, e poi quelli di maggioranza, e, di conseguenza, decidere quando entrare nel vivo del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Nei fatti, Presidente, non possiamo scrivere ciò che sarebbe da scrivere. Ritengo che siamo di fronte ad una sorta di richiesta di "plebiscito consultivo", non di "referendum consultivo". Sarebbe stato corretto scrivere così, "plebiscito consultivo", però, ovviamente, il plebiscito non è previsto nei nostri ordinamenti e perciò non possiamo scrivere "plebiscito". Devo dire che - l'ha già ricordato il Consigliere Contu - non è previsto neanche questo tipo di referendum che stiamo votando. Il fatto che lo si chiami "referendum" non modifica la sostanza del problema: siamo di fronte alla richiesta di un voto sgangherato su un tema troppo generico. Tutto ciò per dare un po' di fiato alla campagna politica della Lega Nord - che trascina con sé anche le forze politiche alleate - basata su un plebiscito teso a mettere in discussione aspetti essenziali della realtà esistente.
Lo abbiamo già ricordato in altre occasioni: siamo di fronte alla volontà di piegare le Istituzioni secondo un progetto assolutamente infausto, pericolosissimo per i suoi contenuti, cioè un progetto di tipo secessionista. Siamo convinti che, di fatto, stiamo assistendo al tentativo di indire surrettiziamente non un referendum consultivo ma - ripeto - un "plebiscito consultivo".
Penso che ciò non avverrà, e uno dei motivi per cui ciò non avverrà è che nei fatti, al di là dello strepitare della Lega Nord, il suo progetto secessionista, almeno nella nostra Regione, non ha un grande consenso sociale. Rimane però il fatto che innescare un processo politico che pone in discussione il secessionismo è comunque estremamente pericoloso per le conseguenze che può avere: in certi momenti, in passato, abbiamo vissuto momenti simili che temo possano riproporsi, continuando in questa direzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea.
Pongo in votazione il subemendamento 35).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 25 contrari e 6 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione) Mettiamo ora in discussione una serie di subemendamenti, sempre presentata dai Consiglieri Papandrea e Contu: 36sub) "al rigo 14, comma 1, sopprimere 'sanità'" 37sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'sanità' con 'ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione'" 38sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'sanità' con 'circoscrizioni comunali'" 39sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'sanità' con 'polizia locale urbana e rurale'" 40sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'sanità' con 'fiere e mercati'" 41sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'sanità' con 'beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera'" 42sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'sanità' con istruzione artigiana professionale e assistenza scolastica'".
Tali emendamenti hanno carattere sostitutivo.
Consiglieri Papandrea e Contu, vi chiedo se volete illustrare questo blocco di subemendamenti. Abbiamo ancora un'ora e trenta minuti di tempo per la discussione degli emendamenti: colleghi, vi chiedo di razionalizzare il tempo di conseguenza.
La parola al Consigliere Contu.



PRESIDENTE

GALLARINI Pierluigi (fuori microfono)



PRESIDENTE

Finire prima non è peccato, non ci offendiamo.



CONTU Mario

Lo strumento del Regolamento è garanzia per tutti, quindi, è chiaro che ...



CONTU Mario

SALERNO Roberto (fuori microfono)



CONTU Mario

E' garanzia del livello culturale.



CONTU Mario

Se è per questo, ciascuno ha ciò che si merita ...



(Commenti del Consigliere Salerno fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliere Salerno, lasci continuare il Consigliere Contu!



CONTU Mario

Presidente, il Consigliere Salerno provoca, e non è la prima volta! Intanto, dovrebbe mantenere in aula il contegno adatto, stando almeno seduto al suo posto: Presidente, come minimo gli deve chiedere questo!



(Commenti in aula)



CONTU Mario

Ci fosse la polizia locale questo tipo di comportamenti non sarebbero tollerati!



PRESIDENTE

Consiglieri, capisco che l'ora è tarda, però, per cortesia ...



CONTU Mario

Mi è arrivato il suggerimento dai banchi dietro di me! Presidente, abbiamo proposto questa serie di emendamenti per sottolineare un aspetto. Il Consigliere Salerno ne è all'oscuro di sicuro perché probabilmente non ha letto l'art. 117 della Costituzione. Questi nostri emendamenti sono assolutamente accoglibili da parte della maggioranza, perché normano materie che in parte sono già delegate alle Regioni.
L'art. 117, che è ancora oggetto di discussione parlamentare (fino a prova contraria non è ancora stato modificato), recita che "La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni". Ecco, proprio qui si pone il problema: "non siano in contrasto con l'interesse nazionale". Su un materia come la sanità ho ripetutamente chiesto all'Assessore competente (senza chiedergli di discuterne in Commissione, luogo in cui simile materia deve approfondirsi) quale sia la residua capacità legislativa in capo all'Ente Regione, poiché la legge quadro nazionale ne definisce già i limiti.
Non si può pensare di porre un quesito, così come si è posto per la polizia locale, senza spiegare all'aula e ai Consiglieri tutti cosa voglia fare l'Assessore D'Ambrosio in relazione a proposte di deliberazione sulla sua materia, per la quale si richiedono maggiori competenze. Noi abbiamo una paura, e non la nascondiamo: la paura che sul tema della sanità possano essere messi in discussione, nel momento in cui si chiede una potestà legislativa assoluta, aspetti come i titoli di studio del personale medico e paramedico, i requisiti professionali del personale che opera nelle strutture sanitarie.
Se non sono sufficienti le competenze che abbiamo in questo momento e si chiede al popolo di pronunciarsi sull'opportunità o meno che il Consiglio Regionale esprima una legislazione non più concorrente, ma di merito, su una questione come quella della Sanità, mi chiedo: quali sono i settori dove si può andare ancora ad aggredire le residue competenze dello Stato? Relativamente alla certificazione dei titoli e del personale. La questione dei ticket...



PRESIDENTE

La ringrazio Consigliere Contu, ma ha finito il tempo a sua disposizione.
La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

L'insieme delle proposte che facciamo tendono a mettere in rilievo il modo approssimativo e casuale con cui è stato proposto il quesito referendario.
Come abbiamo già detto in altri interventi, sono state inserite materie per cui non se ne capisce assolutamente il motivo: o perché non sono state spiegate, oppure perché sono materia già di competenza regionale (ragion per cui non si capisce le "ulteriori competenze").
Ripeto, non si capisce assolutamente cosa siano le ulteriori competenze: è generico; non chiarifica e mette in allarme perché si interviene su aspetti che devono, a mio avviso, mantenere un approccio non locale, ma generale, soprattutto per quanto riguarda non solo le caratteristiche del personale, ma anche il tipo di prestazioni che si vogliono effettuare.
La sanità ha una serie di competenze importanti; ad esempio, decide i livelli di inquinamento delle fabbriche. Se trasferiamo alle amministrazioni locali competenze di questo tipo, si possono verificare casi in cui ci saranno Regioni che accettano una determinata industria e altre no, sulla base di una legislazione propria.
Di conseguenza, si deve dire che questo non c'entra, che non è questo che si chiede allo Stato, perché, poiché restano poche competenze allo Stato in materia di sanità, se non viene esplicitato ci si può confondere.
Riallacciandomi all'intervento del Consigliere Contu, si poteva "sfidare" lo Stato con proposte di leggi al Parlamento, intervenendo sulle proprie competenze, ad esempio sul problema dei ticket.
La scorsa settimana in Commissione si discuteva degli esami obbligatori da fare per avere l'esenzione ticket: questa situazione sta aumentando le richieste di esami e le liste di attesa. Al contrario, se questi ticket peraltro molto costosi, venissero aboliti, si otterrebbe anche un notevole risparmio.
Tra l'altro, se ci fosse una proposta di legge di iniziativa regionale che chiede al Governo di intervenire per abolire questo tipo di ticket improprio che danneggia il servizio sanitario non solo da un punto di vista finanziario, credo che sarebbe ben accolta da tutti.
Credo che sia possibile proporre un atto deliberativo di questo genere sarebbe stato più utile trovarci di fronte a provvedimenti di questo genere che non a questa proposta, che è abbastanza confusa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Il Presidente mi ha interrotto e non ho potuto finire il mio discorso spero ora di riuscire a riprendere il filo del ragionamento.
Titoli di studio, ticket sanitari, modalità di erogazione delle prestazioni. Ma c'è un terreno sul quale ancora non si è speso molto e che può essere materia di legislazione (il Consigliere Cattaneo ha ricordato a quest'aula che il nostro Gruppo consiliare non ha presentato ancora proposte di legge), un settore sul quale è carente la normativa: mi riferisco alla prevenzione. Questo può essere di competenza dei Comuni.
Affrontando in Consiglio comunale la questione della privatizzazione delle farmacie comunali, è emerso che a Torino (compreso Venaria, Rivoli ecc.) ci sono 49 farmacie comunali.
Poiché stanno prevalendo i cosiddetti "farmaci da banco", le farmacie sono diventate delle "galline dalle uova d'oro". Abbiamo scoperto che sono una rete formidabile sul territorio e che, attrezzandole adeguatamente possono essere utilizzate per la prevenzione diagnostica; naturalmente ci non costituirebbe certificazione, perché non si tratta di certificati stilati dal personale medico, ma rappresenterebbero l'indicatore al paziente che forse è opportuno fare qualcosa.
Penso, ad esempio, a tutta una serie di indicatori che sgraverebbero il servizio sanitario nazionale da una pressione molto spesso esercitata dalle paure e, soprattutto, dal vivere in maniera contraddittoria certi segnali che arrivano dal proprio corpo. Questa materia non è normata, quindi, ci sentiamo di esprimere un consiglio.
Sono convinto che l'Assessore, al quale ho dato atto di serietà in altre occasioni su materie che conoscevo, non voglia occuparsi di questa "patata bollente". Per quale motivo dovrebbe occuparsi di ulteriori competenze con tutti i guai che ha già? Quanti consulenti dovrebbe assumere? E' un bel problema perché non si può andare così al buio su materie quali queste.
Tornando all'argomento principale - prima ho fatto un patto con il Presidente e l'ho rispettato, abbiamo ancora delle possibilità di intervento per illustrare gli emendamenti - mi dia almeno una soddisfazione: in trenta secondi, rispetto al quesito referendario, le chiedo quali sono le ulteriori competenze che possono essere date in materia di sanità alle Regioni? Io non dormo questa notte, mi dia questa risposta.



PRESIDENTE

Consigliere, la invito a concludere.



CONTU Mario

Lo faccia come atto di benevolenza, mi dica quali sono le ulteriori competenze su questa materia e io ...



CONTU Mario

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



CONTU Mario

Appello nominale.



PRESIDENTE

No, ci sono solo due Consiglieri.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale del subemendamento n.
36, come richiesto dai Consiglieri Papandrea, Contu e Giordano.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto NO 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il subemendamento è respinto.
Pongo in votazione il subemendamento 37).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 32 voti favorevoli e 1 voto contrario (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 38).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 32 voti favorevoli e 1 voto contrario (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 39).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 32 voti favorevoli e 1 voto contrario (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 40).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 32 voti favorevoli e 1 voto contrario (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 41).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 32 voti favorevoli e 1 voto contrario (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 42).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 32 voti favorevoli e 1 voto contrario (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Passiamo al blocco dei subemendamenti relativi alla Formazione Professionale, presentati dai Consiglieri Papandrea e Contu.
43sub) "al rigo 14/15, comma 1 sopprimere 'formazione professionale'" 44sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica'" 45sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'musei e biblioteche di enti locali'" 46sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'urbanistica'" 47sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'turismo e industria alberghiera'" 48sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale'" 49sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale'" 50sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'navigazione e porti lacuali'" 51sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'acque minerali e termali'" 52sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'cave e torbiere'" 53sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'caccia'" 54sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'pesca nelle acque interne'" 55sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'agricoltura e foreste'" 56sub) "al punto 1 del testo, sostituire 'formazione professionale' con 'artigianato'".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Purtroppo la lettura che dà il Presidente crea confusione perché li ha dovuti leggere tutti insieme, questa è la modalità d'aula che si concorda e sapevamo già benissimo che era così.
Per quanto riguarda la formazione professionale - non c'è l'Assessore quindi mi devo rivolgere al Presidente - l'ho già detto più volte, lo preciso e cerco di essere più essenziale nel dibattito, la legge n. 845 del 1971 norma la materia. Dalla formazione professionale per le competenze alla Regione Piemonte e a tutte le regioni sono escluse solo due aspetti rispetto ai quali lo Stato mantiene una prerogativa. Questa è la questione.
Per quanto riguarda la prerogativa della certificazione delle competenze ce n'è una importante in più sugli enti di formazione che devono rispondere a determinati requisiti e ce n'è un'altra, in parte rivisitata dal pacchetto Treu, sui contenuti della formazione per gli apprendisti, sia per quanto concerne le competenze professionali e sia per quanto concerne i "saperi" di base.
Questi sono gli elementi e tutti rispondono ad una necessità affinch queste prerogative restino in capo allo Stato.
Per quanto riguarda la certificazione delle competenze non si pu pensare che un attestato di qualifica e di riconoscimento della competenza professionale abbia carattere di disomogeneità sul territorio nazionale soprattutto nel momento in cui la legislazione si evolve e sulla legislazione nazionale incombono le direttive europee che parlano di certificazioni uniche delle competenze secondo determinati standard, sia di qualità e, soprattutto, sia di quantità della formazione, riconosciuti dalle sovranità nazionali, nell'ambito di una direttiva che tiene conto della dimensione europea.
Siamo a pieno titolo in Europa e ci sembra assolutamente importante e dirimente che un rappresentante della Giunta fornisca delle risposte, ma ci troviamo di fronte ad interlocutori privilegiati, perché in merito a tutti i quesiti posti oggi non ho ricevuto alcuna risposta dai rappresentanti della Giunta. Non voglio dire che ci sono Consiglieri di serie "A" e di serie "B"; ci sono atteggiamenti diversi rispetto alle forze politiche però non c'è stata alcuna risposta. L'Assessore Pichetto è assente, ma un esponente all'interno della Giunta poteva e può interloquire in questa direzione.
L'altra questione riguarda i contenuti della formazione degli apprendisti e, forse, è la vera partita sulla quale si gioca tutta la questione. Da sempre la tentazione del padronato meno illuminato è restituire e trasformare il diritto alla formazione e ai "saperi" degli apprendisti in un addestramento, rimandando questo Paese indietro di cinquant'anni e offendendo anche la memoria di quel mondo cattolico al quale magari si vorrebbero relegare parti delle attività formative, perch i Salesiani sono stati gli archetipi e, sicuramente, Don Bosco è stato un modello al quale, con grande rispetto, guarda anche il mondo laico...



PRESIDENTE

La ringrazio Consigliere.



CONTU Mario

Stavo svolgendo le considerazioni su Don Bosco, che mi riservo di riprendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Invito il Presidente Ghigo e la maggioranza a riflettere su questo emendamento, almeno sul primo. In assenza dell'Assessore di competenza, mi rivolgevo direttamente al Presidente ...



PRESIDENTE

Vi è comunque una folta rappresentanza della Giunta.



PAPANDREA Rocco

Mi pare ci sia anche il Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

Sì, prosegua l'intervento, abbiamo risolto il problema.



PAPANDREA Rocco

Non lo faccio per disturbarlo, ma vorrei interloquire realmente con il Presidente e con i presentatori della proposta per quanto riguarda il primo degli emendamenti, quello che chiede di eliminare dal quesito il richiamo alla formazione professionale. Credo si sia trattato di un infortunio l'averlo inserito, è già stato argomentato abbastanza ampiamente. Le competenze regionali in questo campo sono realmente residue, sono quasi totalmente in mano alle Regioni le competenze sulla formazione professionale.
Voler interloquire, prendendo atto dei contenuti del dibattito, sarebbe un atto di attenzione verso il dibattito d'aula, senza limitare la discussione alla semplice formalità del ritiro dell'emendamento, anche perché questo punto mi pare non abbia le valenze politiche che ricordavo prima rispetto al problema della polizia locale; si tratta di un problema sul quale, in fondo, non è così importante per chi vuole agitare strumentalmente il quesito da un punto di vista politico.
Quindi, invito la maggioranza e la Giunta a riflettere prima del voto di questo emendamento e a tenere in considerazione che l'impianto della proposta rimane uguale; non si modifica la tipologia della proposta, ma semplicemente, si elimina dal quesito un tema che non dovrebbe esserci.
Ripeto: il tipo di competenze rimaste allo Stato sono residue e necessarie, tanto più che noi, quando discutiamo della formazione professionale, ci rendiamo conto che nelle indicazioni che recepiamo non c'è soltanto lo Stato ma, spesso, è preponderante il ruolo dell'Europa situazione che non possiamo neanche mettere in discussione, tranne se volessimo seguire l'esempio dei danesi, ma, oggi, questo non è in discussione.
Credo sarebbe un segnale di interesse al dibattito svolto prendere atto che, forse, si è agito con fretta e leggerezza nel momento di elaborazione del quesito in quanto è stato inserito un tema che non era necessariamente da inserire.
Questa è la considerazione che volevo svolgere: invitare a riflettere e, al limite, accogliere l'emendamento che migliorerebbe il tipo di proposta che viene avanzata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento n. 43).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 27 contrari e 8 astensioni (non hanno partecipato alla votazione n. 3 Consiglieri).


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu sull'ordine dei lavori.



CONTU Mario

Intervengo sull'ordine dei lavori.
Vede, Presidente, io ho conosciuto ben altri ritmi di lavoro perché la fabbrica è una buona forgia, però io vorrei sollecitare la sua attenzione su una questione non secondaria, che è questa.
Ho detto già in altre occasioni che il Regolamento dei lavori d'aula è strumento di garanzia per tutti. Non è una cosa che si può stiracchiare di volta in volta a seconda della bisogna. Pur con la mia breve esperienza, io ho ricevuto in questi tre mesi delle convocazioni per le sedute, e le convocazioni avevano queste scadenze: 9,30 in seduta ordinaria, secondo quanto previsto...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, se lei sta contestando la seduta serale le dico subito che è stata decisa dalla Conferenza dei Capigruppo!



CONTU Mario

Lasci esprimere la volontà di un Consigliere!



PRESIDENTE

Ci mancherebbe altro! Ha ancora trenta secondi. Prego.



CONTU Mario

Io ho ricevuto la convocazione per le 9.30 e per le 14.30, ma nei mesi precedenti, in occasione di altre convocazioni, ho formalmente ricevuto la convocazione per le 9.30, le 14.30 e per le 20.30 in seduta notturna. Io ritengo che non essendo stato convocato ai sensi dell'art. 27, quindi sulla base di una convocazione straordinaria...



PRESIDENTE

Grazie. Le tolgo la parola.



CONTU Mario

No! Lei mi deve consentire di eccepire una questione sulla procedura!



PRESIDENTE

Allora concluda! Concluda perché ha solo due minuti.



CONTU Mario

In due minuti concludo.
Abbandono l'aula e mi riservo di impugnare nelle sedi legittime la regolarità della seduta in corso.



(Il Consigliere Contu abbandona l'aula)


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento proposta di deliberazione n. 31 "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto" (seguito)


PRESIDENTE

Ripetiamo la votazione sul secondo emendamento perché il Consigliere Contu ha abbandonato l'aula.
Pongo nuovamente in votazione il subemendamento 43).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 44).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 45).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 46).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 47).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 48).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 49).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 50).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 51).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 52).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 53).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 54).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 55).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 56).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 31 contrari e 6 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
C'è un altro blocco di subemendamenti soppressivi, sempre a firma dei Consiglieri Papandrea e Contu: 57sub) "al rigo 15, comma 1 sopprimere 'organizzazione scolastica'" 58sub) "al rigo 15/16, comma 1, sopprimere 'offerta di programmi educativi'" 59sub) "al rigo 16, comma 1 sopprimere 'gestione degli istituti scolastici'" 60sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione'" 61sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'circoscrizioni comunali'" 62sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'polizia locale, urbana e rurale'" 63sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'fiere e mercati'" 64sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera'" 65sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica'" 66sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'musei e biblioteche di enti locali'" 67sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'urbanistica'" 68sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'turismo e industria alberghiera'" 69sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'tramvie e linee automobilistiche di interesse regionale'" 70sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale'" 71sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'navigazione e porti lacuali'" 72sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'acque minerali e termali'" 73sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'cave e torbiere'" 74sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'caccia'" 75sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'pesca nelle acque interne'" 76sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'agricoltura e foreste'" 77sub) "al punto 1 del testo sostituire 'e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi gestione degli istituti scolastici' con 'artigianato"'.
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione di questo blocco di subemendamenti.



PAPANDREA Rocco

Come negli altri casi, l'emendamento da illustrare in sostanza è il primo, che chiede di abolire il tipo di competenze che vengono indicate nel referendum proposto dalla maggioranza.
In questo caso riprendo le considerazioni che abbiamo fatto stamattina o nel primo corso del pomeriggio rispetto al tema della cultura e della scuola che sono competenza dello stesso Assessorato. Noi riteniamo che oggi come oggi la priorità non sia tanto quella di andare a chiedere maggiori competenze, anche perché riteniamo che i compiti di coordinamento che riguardano lo Stato sui contenuti formativi dovrebbero rimanere in capo allo Stato (su questo non abbiamo il minimo dubbio), ma anche per come vengono gestite in Regione queste tematiche che hanno una attenzione molto forte alla gestione stessa. Non riprendo le considerazioni che avevo già fatto in presenza dell'Assessore Leo. Credo che il compito che dovremmo avere nella prossima fase come Consiglio regionale sia piuttosto quello di operare perché questo modo di intervento della Regione, che ancora è estremamente legata alla gestione stessa delle proprie leggi, dovrebbe essere eliminato.
Il senso di questo emendamento è quindi in primo luogo quello di non chiedere che questo tipo di competenze si accrescano ulteriormente perch riteniamo che quelle generali che riguardano lo Stato debbano rimanere in capo allo Stato, a meno che si faccia una discussione approfondita, ma che non si può certamente fare su un testo così sintetico e comunque su un testo di legge. In secondo luogo: operare esattamente nella direzione opposta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento 57).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 58).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 59).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 60).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 61).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 62).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 63).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 64).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 65).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 66).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 67).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 68).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 69).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 70).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 71).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 72).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 73).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 74).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 75).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 76).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Pongo in votazione il subemendamento 77).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 27 contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
78sub) Subemendamento aggiuntivo presentato dai Consiglieri Marcenaro Giordano, Moricone, Chiezzi, Saitta, Caracciolo: "al comma primo aggiungere ' e il trasferimento agli enti locali di tutte le funzioni amministrative regionali nel superamento di ogni forma di centralismo regionale e in applicazione dei principi di sussidiarietà e di differenziazione'".
Comunico che il Consigliere Chiezzi, in merito al comma primo, dichiara assorbiti dal subemendamento n. 78) una serie di suoi subemendamenti - dal n. 78.1) al 78.4) - sempre aggiuntivi, che si proponevano di aggiungere diversi vocaboli.
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione del subemendamento 78).



MARCENARO Pietro

Se posso avere qualche minuto in più, illustrerei contemporaneamente i tre subemendamenti che ho presentato.



PRESIDENTE

79sub) Subemendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Giordano Moricone, Chiezzi, Saitta, Caracciolo: alla fine del comma primo, aggiungere "e l'attribuzione alla Regione del potere di istituire la Conferenza regionale delle autonomie e poteri locali quale organo della Regione".
80sub) Subemendamento presentato dai Consiglieri Marcenaro, Giordano Moricone, Chiezzi, Saitta, Caracciolo: al punto 1) del dispositivo aggiungere, dopo la parola "scolastici", le seguenti parole "e la determinazione dell'autonomia finanziaria della Regione, della sua diretta responsabilità fiscale e della sua compartecipazione al gettito dei tributi erariali".



MARCENARO Pietro

Naturalmente questi emendamenti e questi temi ritorneranno nella nostra discussione quando e se - naturalmente confermo i miei dubbi su questa eventualità - questo Consiglio regionale discuterà la proposta di legge che la delibera in discussione prevede prima dell'indizione del referendum.
Tuttavia, è opportuno che questa discussione sia anticipata in sede di discussione di questa delibera di orientamento perché le questioni che poniamo (l'insieme delle forze del centrosinistra e sulla questione del fisco anche la Lista Radicali Emma Bonino) sono essenziali per definire la fisionomia federalista delle forze politiche degli schieramenti e per dire cosa ci sia concretamente all'interno della parola "federalismo", ormai usata genericamente.
Con questi tre emendamenti intendiamo affermare alcuni principi di fondo.
Il federalismo non costituisce soltanto un nuovo patto della Regione con lo Stato, prevedendo un conseguente trasferimento dei poteri.
L'abbiamo già detto e ripetuto: il federalismo non è soltanto un patto verso l'alto; contemporaneamente, è un patto verso il basso con la società e le istituzioni piemontesi. Il federalismo è tale se non dà luogo ad un nuovo centralismo regionale e se, attraverso la valorizzazione delle responsabilità e del ruolo degli enti locali, dei Comuni, delle Province e delle Comunità Montane, si configura come un servizio ai cittadini.
Per questa ragione, riteniamo di assoluto rilievo che, nel momento in cui la Regione richiede maggiori poteri e competenze legislative allo Stato, nello stesso momento, attraverso un atto, si impegni a devolvere e a conferire le funzioni amministrative agli enti locali, alle Province, ai Comuni e alle Comunità Montane. Questa non è soltanto una questione di principio.
Secondo le nostre valutazioni proporre questa questione vuol dire proporre l'esatto opposto del modello di governo che voi centrodestra state praticando in questa Regione; un modello di governo nel quale alla povertà di progetti, di idee, di proposte, di regìa e di legislazione si unisce invece, un'attenzione incredibile e una propensione esclusiva, sul terreno della gestione, dell'organizzazione del consenso, della gestione delle risorse nella costruzione di un meccanismo e di un modello che, a nostro parere, non ha nulla a che fare con un modello effettivo di federalismo dal basso e capace di valorizzare le esigenze dei cittadini.
Per questa stessa ragione, vicino alla questione che riguarda l'affidamento e il trasferimento dei poteri ai Comuni e alle Province poniamo la richiesta affinché, nel momento in cui si afferma il federalismo, si affermi in questa Regione la possibilità di istituire quella che abbiamo definito Conferenza regionale delle autonomie e dei poteri locali.
Noi siamo favorevoli - lo diciamo qui e lo ripeteremo in sede nazionale al Senato delle Regioni e a una modificazione del biparlamentarismo classico italiano in questa direzione; ma crediamo che la stessa operazione debba essere effettuata nella nostra Regione attraverso la costituzione di forme di rappresentanza e di espressione, che vedono un'associazione diretta - quale organo della Regione vicino ai tre organi che oggi sono indicati dallo Statuto della Regione Piemonte - del Presidente, della Giunta, del Consiglio regionale, come organo della Regione, e della Conferenza regionale delle autonomie dei poteri locali.
Infine, per quanto riguarda l'ultima questione, non è possibile ragionevolmente e in modo serio, parlare di federalismo senza parlare di risorse e di fiscalità. Contestiamo attraverso questo breve emendamento una visione che vede la questione del federalismo fiscale e della ripartizione delle risorse semplicemente come rivendicazione al centro di partecipazione ad una parte del gettito derivante dai tributi erariali.
Federalismo vuol dire, in primo luogo, assumersi la responsabilità fiscale, vuol dire prendersi la responsabilità di stabilire l'equilibrio fra entrate e uscite, saper scegliere quando è necessario chiedere ai cittadini di aumentare le entrate per far fronte a determinate spese o di diminuirle, a seconda delle politiche che si scelgono.
A nostro parere, queste tre questioni indicano una via e sostanziano il dibattito sul federalismo di una traccia, di un'indicazione, consentono ai cittadini di dire di cosa stiamo parlando. Naturalmente queste saranno questioni che ritroveremo e riprenderemo quando si discuterà la legge ammesso - e ho forti dubbi su questo - che questa maggioranza sia in grado di presentarne una.
Ripeto, questo è un punto che oggi andava anticipato, perché molti cittadini, Comuni e Sindaci, dalla risposta che darete a questo problema capiranno qual è la prospettiva alla quale si pensa sotto la parola "federalismo". Noi proviamo a dire qual è la nostra idea e la nostra posposizione. Lo facciamo in modo unitario, con una posizione comune.
Aspettiamo che voi siate in grado di fare altrettanto, e non solo di unificarvi su quesiti generici, privi di significato e di possibilità consentendo ai cittadini, di capire le proposte che voi avanzate.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Marcenaro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
Penso che questo sia il nodo centrale non solo della discussione di questa sera al termine dell'esame di questo provvedimento, ma di quella sollevata dai primi due emendamenti in discussione, ovvero la transizione da un sistema centralista ed inefficiente, ad un sistema di federalismo non solo liberale ma competitivo.
La questione dall'utilizzo della leva fiscale da una parte e quella delle Regioni come sistema di regole dall'altra, sono, per l'appunto, il nodo centrale della riflessione federalista, la questione di fondo che comunque le Regioni, attraverso un referendum consultivo "sì" o "no" saranno costrette ad affrontare nei prossimi mesi, rappresentano i nodi centrali di qualunque disegno e architettura federalista dello Stato.
Su tali questioni ho l'impressione che la Casa delle Libertà, i promotori di questa proposta di delibera, abbiano, fra Roma e Torino, un atteggiamento da Dottor Jekyll e Mr. Hyde: da una parte, a Roma, sollevano infatti, ostruzionisticamente per impedire l'approvazione di riforme parziali ma necessarie, come la questione della sussidiarietà sociale, e quindi orizzontale, e il principio di sussidiarietà verticale ed istituzionale; dall'altra parte contestano un modello francamente troppo burocratico di autonomia finanziaria per le Regioni. A Torino, a Milano e in Veneto, laddove la Casa delle Libertà è al Governo, non chiedono ai cittadini di intervenire e di pronunciarsi sui nodi di fondo dell'architettura federalista ma continuano ad interrogarli su questioni che certo riguardano le competenze della Regione come ente gestore del sistema dei servizi, ma non riguardano il ruolo della Regione come grande istituzione di Governo e di rapporto con i cittadini.
Quindi due degli emendamenti che stiamo discutendo, quello sul federalismo interno regionale di una sussidiarietà declinata ed inverata anche nello Statuto della nostra Regione - addirittura, secondo la lettera dell'emendamento, costituzionalizzata - e quello della rivendicazione non solo di un incremento della capacità di spesa, di una compartecipazione a quote sempre crescenti di gettito tributario, ma di un'effettiva responsabilità fiscale, per usare il fisco come leva per le politiche di sviluppo, tutto questo non rientra nella nostra riflessione. Nella migliore delle ipotesi, se non farete un plebiscito, faremo un referendum sicuramente meno avanzato di quello che avrebbe potuto essere, sicuramente meno avanzato della riforma costituzione che si va discutendo in Parlamento.
Oggi pomeriggio non sono intervenuto ritenendo che questo fosse il punto centrale. Credo, tuttavia, che una qualche risposta politica, e non solo formale, ai proponente della deliberazione vada richiesta.
Vorrei capire da qualcuno dei proponenti per quale ragione a Roma federalismo fiscale e sussidiarietà sono grande elemento di scontro con il potere - fra virgolette - romano, mentre a Torino questi stessi temi, che potete consentire vengano agitati anche dagli elettori nel voto dell'urna devono essere sottratti, invece, alla responsabilità degli stessi elettori e consegnati alla propaganda e all'agitazione politica delle forze della Casa delle libertà.
Mi pare che sia una questione di fondo su cui auspicherei una risposta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Palma.
La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Voteremo contro questo emendamento per due ragioni sostanziali: la prima l'abbiamo affrontata spesso, perché riteniamo che non si debba andare al referendum né migliorare un testo emendativo del testo proposto dalla maggioranza, perché le vie su cui operare sui contenuti debbono essere altre. C'è, quindi, questo primo aspetto per cui i nostri emendamenti tendevano ad abolire tematiche e non ad inserirne.
Ci pare, altresì, che esista una pericolosa concorrenza e uno scivolalmento da parte del Centrosinistra su posizioni che non erano le sue tradizionali, che in qualche modo rappresentano un cedimento alle posizioni della Lega, cosa che pare avere origini lontane, non è solo negli ultimi tempi.
Ci sono stati dei momenti in cui si è assistito a un flirtare tra le forze di centrosinistra e la Lega; sono stati anche al Governo, o meglio se non proprio al Governo, hanno avuto, però, forme di rapporto a livello nazionale non ostili.
Troviamo che ci sia un pericoloso scivolamento verso quelle posizioni e questo emendamento lo dimostra fortemente, perché affronta un aspetto mentre non tiene conto delle esigenze di salvaguardare, a livello nazionale, tutta una serie di condizioni univoche.
Credo che sarà difficile mettere d'accordo le Regioni del sud e le Regioni del nord su questi temi. Da questo punto di vista, ritengo che ci sia un cedimento alle posizioni del nord, le posizioni della Lega, che si esprime in molti modi: si esprime con l'accettazione abbastanza tranquilla del termine "federalismo", col fatto che un termine che è stato imposto di recente dalla Lega, "devoluzione", è diventato anche quello fatto proprio addirittura siamo i più bravi di altri a fare la devoluzione.
Forse in questo Consiglio non è stato detto, ma per esempio l'On. Mussi ha fatto dichiarazioni di questo tipo, "Noi siamo più bravi, siamo più concreti, agiamo da questo punto di vista". Questo non è il terreno che ci interessa. Pensiamo che i problemi siano diversi. Da una parte queste cose aiutano una politica che tende a smantellare non tanto lo Stato centralistico, quanto lo Stato sociale che si è creato con le conquiste dei lavoratori in questi anni sul terreno nazionale; penso non solo ad aspetti formali, ma anche, ad esempio, ai contratti di lavoro.
Il fatto che l'emendamento sia stato sottoscritto anche dai Consiglieri della lista Bonino va in questa direzione. I radicali, in fondo rivendicano questo tipo di posizioni; accettano l'impostazione di territori che si mettono in competizione gli uni con gli altri, cioè considerano una merce il territorio.
Noi siamo, invece, su posizioni diverse. Pensiamo che la necessaria riforma dello Stato, messa in discussione dai processi di globalizzazione dell'economica, vada affrontata diversamente. Occorre estendere i livelli di garanzia, e renderli più ampi, cercando di prendere il meglio della tradizione europea.
Ci pare che con l'emendamento, anche se il testo è migliore di quelli proposti finora dal centrodestra, compia comunque un'azione di cedimento verso quelle posizioni politiche, quindi siamo contrari all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Annuncio il voto favorevole del mio Gruppo ai primi due emendamenti presentati dal Consigliere Marcenaro sulla sussidiarietà istituzionale e sul federalismo fiscale, mentre sul terzo emendamento, quello inerente l'istituzione della Conferenza regionale delle autonomie e dei poteri locali, mi asterrò.
Vorrei richiamare l'attenzione dell'aula, e magari di qualcuno dei proponenti, sul fatto che, se non sbaglio, si sta andando a "bocciare" un emendamento con il quale si chiede che il referendum consultivo, che verrà proposto all'attenzione dei cittadini piemontesi, comprenda materie del federalismo fiscale e della sussidiarietà istituzionale. Va assolutamente bene tutto. Va assolutamente bene che nessuno dei proponenti la delibera ritenga di dover intervenire per giustificare il voto contrario.
Mi pare che le argomentazioni, dal punto di vista sia politico che istituzionale e per quanto scritto nelle relazioni della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali - a cui lei, Presidente Cota ha partecipato, la Conferenza Stato-Regioni, avete anche brandito la clava contro il potere romano ed il Governo nazionale - forse un minimo di discussione e di attenzione le meritino; se non altro per i verbali. Un giorno potrebbe succedere che qualche persona, poco avvezza alla politica qualche maniaco della discussione politiche e parlamentari, si domanderà per ragione la maggioranza federalista della Casa delle libertà chiedeva di non mettere in votazione nel referendum consultivo i principi del federalismo fiscale e della sussidiarietà istituzionale.
Questa mi pare una questione di fondo; gradirei che qualcuno mi rispondesse.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento 78).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 28 voti contrari (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione) Pongo in votazione il subemendamento 79).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 29 voti contrari e 1 astensione (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione) Pongo in votazione il subemendamento 80).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione) 81sub) Subemendamento soppressivo presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu: "Sopprimere tutto il comma 4." Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 29 voti contrari e 8 astensioni (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione) 82sub) Subemendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: "dopo la parola 'delibera' viene aggiunta la frase 'e di acquisire il parere sul referendum della Commissione regionale di cui alla legge regionale n. 55/90'".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento trova la sua ragione di esistere nel fatto che ammettendo la validità di un'interpretazione analogica della legge n. 55,.
tale legge è, da questa deliberazione, violata in quanto il Consiglio regionale, che è parte e attore del procedimento del referendum, non ha sentito il parere della Commissione di cui alla legge n. 55.
L'emendamento cercava di superare una chiara e palese violazione di legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento 82).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 29 voti contrari (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Riprendiamo ora l'emendamento 1) interamente sostitutivo della delibera che è già stato distribuito, presentato dai Capigruppo di maggioranza (primo firmatario il Consigliere Cattaneo; seguono le firme dei Consiglieri Angeleri, Costa Rosa Anna, Rossi Giacomo, Ghiglia, Ghigoe Brigandì).
All'esame e discussione dell'emendamento seguiranno dichiarazioni di voto uniche sull'emendamento e sull'intero testo della deliberazione, che formalmente verrà votato dopo la votazione dell'emendamento.
Preannuncio che - adesso lascerò momentaneamente la Presidenza al Vicepresidente Riba - immediatamente dopo la votazione, esamineremo la richiesta di iscrizione - con 40 voti - della proposta di legge n. 145 presentata dall'Assessore Cavallera che mi pare abbia ricevuto consenso unanime in Commissione. Quindi, procederemo immediatamente alla votazione perché senza l'approvazione della legge oggi, il Consiglio dei Ministri convocato per venerdì, non darebbe il visto e quindi boccerebbe la legge regionale sul rumore che invece era stata approvata dall'assemblea. La legge è la seguente: "Integrazione alla deliberazione legislativa 'Disposizioni per la tutela dell'ambiente in materia di inquinamento acustico'.



PRESIDENTE

Siamo alla votazione dell'emendamento sostitutivo dell'intero testo della deliberazione; emendamento sul quale sono già stati discussi e votati i vari subemendamenti.
E' necessario conoscere se su questo c'è la richiesta di interventi per un dibattito ulteriore o se, come ritengo, ci saranno le dichiarazioni conclusive di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Svolgerò una dichiarazione di voto complessiva a conclusione di questo lungo dibattito; un dibattito che è stato complessivamente di grandissimo interesse e che ha permesso in alcuni momenti a questo Consiglio regionale di entrare nel merito.
Siamo partiti da una discussione molto generica, da una volontà da parte della Casa delle Libertà di obbedire a una indicazione da parte del senatore Bossi e poi con il nostro impegno, credo da parte di tutte le minoranze, siamo riusciti in qualche maniera, ricorrendo anche a qualche strumento che il regolamento ci consente, a far entrare nel merito la Commissione prima e il Consiglio dopo.
Devo dire che questo lavoro non è stato inutile. Io credo che tutta la maggioranza, a partire dal Presidente Ghigo, siano perfettamente convinti che il nostro atteggiamento non è stato sicuramente né pretestuoso n ostruzionistico, ma un atteggiamento utile per individuare una strada piemontese al federalismo. Mi pare questo il senso del dibattito: da una parte una posizione della Casa delle Libertà che è stata espressa in diverse occasioni e dall'altra parte una posizione semmai più articolata da parte delle opposizioni (io mi riferisco alla posizione del centrosinistra che ha indicato una modalità non scollegata da ciò che capitava al livello nazionale). Cioè questa discussione - lo ricordo - è iniziata in un momento in cui ancora il Parlamento non aveva neppure esaminato la proposta che era uscita dalla Commissione Affari istituzionali.
C'era una proposta iniziale che doveva servire, questa è la nostra valutazione, per una manifestazione elettorale della Lega. Noi questo lo abbiamo denunciato, lo abbiamo detto e abbiamo collegato tutta la nostra riflessione al dibattito nazionale che c'è stato in Parlamento. Oggi il Consiglio approverà questa deliberazione, sapendo però che un ramo del Parlamento ha già concluso i suoi lavori ed è uscita una modifica al Titolo V della Costituzione, una modifica in senso federale concreto, quindi non soltanto un referendum generico come quello che è contenuto in questa deliberazione.
Vorrei soltanto far rilevare - l'ho già fatto in un'altra occasione, lo rilevo in questa fase conclusiva del dibattito - come in fondo questa discussione ha anche affrontato la questione della illegittimità costituzionale, che resta. C'era il problema della Lombardia, c'è ancora qui in Piemonte: il problema dell'illegittimità resta, nel senso che questo referendum così com'è strutturato, per la materia che tratta, non è previsto dalla Costituzione italiana e quindi a maggior ragione non pu essere previsto dallo Statuto. Questo tema dell'incostituzionalità resta.
Poi noi avevamo indicato problemi di illegittimità perché non è previsto questo referendum dallo Statuto, non è previsto dalla legge applicativa del referendum e per quanto riguarda queste questioni sulle quali abbiamo puntato molto, il dibattito ha permesso in qualche maniera alla maggioranza di tenere conto che quando si decide di fare qualcosa bisogna farlo in base alla legge.
Non per nulla il quesito referendario, l'intenzione del referendum, è subordinato al verificarsi di alcune condizioni che dipendono tutte dal Consiglio regionale, che sono: il referendum sarà indetto soltanto nel momento in cui il Consiglio regionale avrà deliberato una proposta di legge al Parlamento (prima condizione da verificarsi), quindi proposta di legge esaminata in Commissione e poi in Consiglio; il secondo fatto che deve verificarsi è una modifica alla legge attuativa del referendum, quindi anche qui una proposta della Giunta o una proposta dei Gruppi, esame in Commissione e poi in Consiglio.
Terzo elemento che deve verificarsi è la variazione al bilancio. La questione l'abbiamo esaminata, ripetuta, non c'è la copertura finanziaria e si è detto "poi lo vedremo in sede di bilancio", quindi anche qui la legge di bilancio.
Un'altra questione che è stata sollevata era quella dell'esame del parere da parte della Commissione regionale dei referendum che deve avvenire successivamente.
Tutti i nostri rilievi per quanto riguarda la procedura e non per quanto riguarda la sostanza sono stati tutti censiti in questa deliberazione e in fondo questa deliberazione dice "faremo il referendum quando faremo queste leggi", solo dopo aver fatto queste leggi.
Cosa dire a conclusione di questo lungo lavoro e di questa deliberazione? Sicuramente la Lega sarà contenta, esprimerà una grandissima soddisfazione perché anche il Consiglio regionale del Piemonte avrà approvato il referendum consultivo per la devolution.
In realtà - questo è opportuno sottolinearlo - ciò che esce da questo Consiglio regionale, ciò che approverà il Consiglio regionale del Piemonte è una cosa diversa! Viene promosso un referendum che sarà attuato in un momento in cui si verificheranno alcune condizioni e c'è anche l'altro elemento discusso che è quello della data, sul quale c'è stata anche qui una discussione. Quindi il Piemonte - e questo è tutto merito delle minoranze - non ha copiato il modello Formigoni. Abbiamo sostanzialmente detto - e questo viene affermato nella delibera - che il referendum sarà fatto quando saranno approvate le leggi che lo consentono. Quindi è una via come dire - complessivamente istituzionale.
Resta il fatto che il nostro è un giudizio completamente negativo: referendum inutile, il Consiglio avrebbe potuto fare una proposta di legge al Parlamento, sarebbe costato nulla anziché i 30 miliardi! Quindi tutte le motivazioni restano. E' una considerazione sul lavoro complessivamente utile, ma che evidenza tutti i limiti e i difetti della procedura e anche del merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Brevissimamente, perché il tempo lo impone, occorre spendere due parole per esprimere la soddisfazione per la fine di questo lavoro, che ci ha visti impegnati per lunghe ore, prima in Commissione e adesso in aula; la soddisfazione di avere attorno a me il Gruppo al completo, completo del nostro Presidente, di cui noi - pensiamo a ragione - meniamo gran vanto.
Vale la pena dire alcune cose, e la prima - Presidente Riba - volevo dirla proprio a lei.
Lei è stato di una cortesia squisita e di una lucidità estrema quando ci ha spiegato la genesi del federalismo e la sua opinione in merito purtroppo, credo che la sua non sia un'opinione generalizzata né del partito, del movimento a cui lei aderisce, né soprattutto di tutta l'opposizione.



PRESIDENTE

Poi mi costringe a parlare per fatto personale!



BRIGANDI' Matteo

No, per carità! Mi pare di essere estremamente cortese e non offensivo.
Io voglio dire questo: la Lega si è trovata, nel '94, a fare con Forza Italia un'alleanza che era di sedie; questa è la verità. Siamo andati insieme, senza però maturare - Forza Italia era nata da pochissimo tempo un progetto politico. E' evidente che questo ha portato ai fatti che ben conosciamo.
La Lega ha portato avanti un progetto politico, forse il solo, vero grosso progetto politico importante e strategico, che è l'indipendenza del nord; indipendenza certamente nell'unita dello Stato, ma nel senso di autonomia, di autogestione della cosa pubblica al livello più basso.
E' evidente che ha avuto una risposta, da parte del Polo delle Libertà è quindi stata creata la Casa delle Libertà ed è stata creata in base ad un progetto politico e non in base ad un'alleanza di poltrone. Ecco perché, se è avvenuta questa dicotomia, le dovevo queste spiegazioni, in riferimento alle osservazioni che lei cortesemente ha fatto.
In questi giorni, forse addirittura in questo mese, abbiamo anche vissuto dei momenti brutti; il più brutto fra tutti credo sia stato il momento in cui, in sede di Conferenza dei Capigruppo, siamo stati minacciati di denunce penali.
Io mi sono informato, perché ho un amico che fa l'avvocato, e mi ha detto che esiste l'art. 68 della Costituzione; quindi le minacce sono apodittiche, certamente non confortate da alcun supporto giuridico, per sono state idonee in un certo momento a farmi avere paura e a non farmi svolgere con serenità il compito per il quale sono stato istituzionalmente eletto. Questo, se non ci fosse l'art. 68 della Costituzione, sarebbe un reato. Ma se io minacciassi, a mia volta, di fare delle altre denunce, mi porterei sullo stesso livello degli altri, che credo sia veramente estremamente basso.
E' ora di finirla di fare le battaglie politiche con le toghe; è ora di finirla di demonizzare gli avversari cercandone l'imputazione; è ora di finirla di avere delle frange nei propri movimenti che attingono direttamente a dei poteri diversi da quello legislativo per poter perseguire propri fini politici.
Credo che la politica debba essere rivalutata; i politici non devono più essere la sentina della società e deve essere riportata a un livello più nobile, quale quello di proporre dei modelli e di acquisire, sulla proposizione di questi modelli, il consenso.
Un'ultima constatazione che devo fare è quella che abbiamo dovuto infine sopportare un momento di ostruzionismo, che è stato preceduto ieri da una lettera - così abbiamo letto sulle agenzie - ai Capigruppo di maggioranza, tendente a spaccare questa maggioranza, dove si diceva: "Attenzione, siete ostaggi della Lega". Questo lo abbiamo risentito oggi, e in questa proposizione si voleva spaccare, si è cercato di far notare alla gente che c'erano degli altri provvedimenti importanti che dovevano essere fatti.
Oggi la gente e i giornalisti hanno visto chi aveva interesse a fare una discussione politica seria e chi invece aveva interesse a portare avanti esclusivamente un dibattito di carattere ostruzionistico, salvo accorgersi all'ora di cena - da questa mattina alle 8.30 - che forse bisognava andare via per andare a mangiare, perché non vedo altra diversità tra quello che è successo stasera alle 20.30 a quanto è successo questa mattina alle 8.
In conclusione, però, devo anche ringraziare queste forze di minoranza perché dicendo che la Lega tiene in ostaggio la maggioranza dice che la Lega sta approvando un progetto che è proprio; devo ringraziarle, perché ci danno più merito di quello che abbiamo. Purtroppo - o per fortuna - questo non è un progetto della Lega: è un progetto dell'intera maggioranza.
Credo che l'intera maggioranza gioisca con me per il varo di questo disegno di legge, e le presenze in aula in un così alto numero di Consiglieri lo testimonia.
Ovviamente, io voterò a favore, ed anche il mio Gruppo.



PRESIDENTE

Le ho concesso un minuto in più per via del tempo da lei utilizzato per le cortesie nei miei confronti.
La parola al Consigliere Giordano per dichiarazione di voto.



GIORDANO Costantino

Ovviamente noi, Democratici per l'Ulivo, votiamo contro la proposta perché si inizia questa azione federalista nel modo più negativo.
Si sta mortificando quello che è la norma giuridica, perché si sta facendo un qualcosa di illegale e tutti l'hanno sviscerato.
Noi abbiamo la possibilità e la fortuna di avere un Presidente della Giunta che è anche Presidente della Conferenza delle Regioni.
Volevo solo fare un'analisi di tipo statistico: su 15 regioni, 8 sono del centrodestra, e in questa assemblea si possono gestire ed influenzare i due terzi dei cittadini; sempre in questa assemblea, si può dunque influenzare circa il 70% delle risorse fiscali. Questo per dire che il Piemonte, rispetto alle altre Regioni, ha un qualcosa in più: ha un Presidente che, impostata in modo legittimo, può fare qualsiasi cosa voglia fare; a mio giudizio, in questo momento è più forte il nostro Presidente che non il Presidente del Consiglio.
Di conseguenza, mi permetto di dire che si è scelta la strada più negativa, perché non si può violare la norma regionale per raggiungere un referendum che ormai tutti quanti abbiamo capito non serve a nulla.
Volevo poi chiedere scusa, per intanto al collega Brigandì, perché si è offeso o per lo meno si è intimorito per l'azione giudiziaria che comunque noi andremo a fare; a fronte di un atto illegittimo, è un'azione che qui ci sta bene, nel senso che gli atti amministrativi vengono controllati, per cui noi ci permettiamo di utilizzare uno strumento giuridico per non far fare questa cosa.
Ricordiamo che, comunque, gli amministratori rispondono con i beni propri e faremo di tutto pur di recuperare l'importo che verrà speso perch sono cose che non si fanno, quando si va al di fuori della norma costituzionale.
Volevo poi dire all'amico Brigandì, che si inizia male la riforma federale, perché vi permettete il lusso anche di offendere la bandiera italiana.
Signori, avete detto che i vostri cuori desiderano la secessione; più mortificante di così l'azione federale non poteva iniziare. Abbiamo detto: mortifichiamo la norma giuridica, mortifichiamo la norma morale, e mettiamo in discussione l'unità nazionale? Se è questa l'azione federale che volete attuare vi faccio i miei complimenti: è un'azione sicuramente difficile!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Penso che non si possa che dare un giudizio severo sulla discussione che ha accompagnato, prima in Commissione e poi in aula, l'esame di questo provvedimento.
Una discussione che non ha registrato nessuna reale disponibilità politica da parte della maggioranza, che solo nelle ultime fasi ha registrato una qualche timida disponibilità dal punto di vista esclusivamente procedurale.
Ritengo, invece, che un giudizio meno severo si possa dare a questo provvedimento. Ci sono delle acquisizioni evidenti ed importanti che vanno attribuite al merito dell'opposizione che con un'iniziativa, che è stata denunciata come ostruzionistica, ha consentito a quest'aula e anche alla maggioranza di giungere all'esame e, presumibilmente, al voto di un provvedimento meno miserevole dal punto di vista politico, istituzionale e giuridico di quello che era stato inizialmente presentato.
Le acquisizioni sono essenzialmente due.
Con questo provvedimento si creano perlomeno le condizioni per ripristinare le condizioni di legittimità alla consultazione referendaria.
Gli interventi precedenti hanno provato ad illustrarle (su queste non mi dilungo), ma questo provvedimento consente soprattutto di ascrivere ripeto - al merito di questa opposizione, e non di questa maggioranza, il fatto che se il referendum consultivo si terrà non sarà un pronunciamento su vaghi principi, ma sarà un responso delle urne su di un quesito probabilmente modesto e rinunciatario, ma con un qualche significato normativo.
Questo provvedimento ha inoltre un'altra qualità che i proponenti non riconoscono, quello di non essere un provvedimento conclusivo, nel senso che, votata questa delibera, non si chiude un processo, ma si apre un percorso.
Se quest'aula non adotterà una proposta di legge alle Camere di riforma costituzionale, questo referendum, sulla base di questa deliberazione, non si potrà ottenere.
Se quest'aula non approverà una legge di applicazione degli artt. 60 e 61 dello Statuto, minimamente concepibile con il quadro costituzionale italiano, a questo punto sorge anche la questione della data della consultazione, questo referendum non si terrà.
Il voto che stiamo per pronunciare non può che essere di attesa per una parte di noi. Per il Gruppo che rappresento è anche un voto di fiducia che continuiamo a voler dare a questa maggioranza, quindi il voto di attesa non può che essere un voto di astensione.
Oggi, in realtà, non votiamo nulla, se non l'intenzione della Giunta regionale di promuovere un referendum i cui contenuti di significato normativo continuano ad essere assolutamente vaghi.
Ciò non toglie che il giudizio politico su questa vicenda continua ad essere particolarmente severo.
Ritengo che quest'aula non abbia dato uno straordinario spettacolo di attenzione e di cura nell'esame del provvedimento.
Le questioni centrali, cioè quelle dibattute anche dagli esponenti di questa maggioranza sulle pagine di tutti i giornali da almeno due mesi, in quest'aula sono stati completamente elusi - ripeto - nella migliore delle ipotesi, ma giudicheremo in seguito.
Ci troveremo dinanzi ad un quesito referendario modesto e rinunciatario che, comunque, consentirà ai cittadini piemontesi - se vorrete tenere questo referendum - di pronunciarsi su qualche cosa di sensato e soprattutto, su qualcosa che, rappresentando la migliore tradizione referendaria, ha un significato normativa e non è un pronunciamento ad uso del potere e del governo.
Annuncio il voto di astensione su questo provvedimento e auspico che questa maggioranza sappia fare e dare di meglio nell'esame della proposta di legge di riforma costituzionale che dovrà necessariamente accompagnare il quesito che stiamo votando per indire il referendum.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Secessione, indipendenza, ma a queste parole, che abbiamo sentito ripetere più volte in quest'aula, chi ci crede più? Sono parole che cercano di fermare una storia che in Italia è di crescente unità del Paese: vera unità, solida, economica e sociale. Una unità con molti problemi che la Costituzione italiana dalla sua approvazione ha segnalato e ha indirizzato i vari governi che si sono succeduti nel costruire uno Stato profondamente riformatore, capace di istituire le Regioni. Abbiamo speso venti anni per decentrare i poteri dalle Regioni agli enti locali.
E' un processo che è in corso attraverso un rafforzamento della coesione del Paese. Sono parole che probabilmente servono ad un apparato di comando di un partito per mantenere una certa presa su una minima parte dell'elettorato.
La deliberazione, come voglio ancora ripetere, è illegittima, infatti faremo ricorso al tribunale amministrativo regionale. Sono contento che altri colleghi facciano ricorso anche per verificare la congruità delle spese.
La deliberazione oltre che illegittima, mi pare che sia insensata perché inapplicabile.
Da questo punto di vista - posso sbagliare - ma mi sembra che sia una solenne presa in giro di tutti coloro che pensavano di portare al referendum un quesito così fatto.
Se i colleghi, non so quanti hanno letto con attenzione e cura il percorso previsto da questa deliberazione, ma in certi punti c'è veramente da piegarsi in due dal ridere.
Non so se i componenti della Lega hanno letto la deliberazione, provino a verificare che non sia una delibera di solenne presa in giro anche delle loro ragioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io credo che sia un fatto grave quello che ci accingiamo a fare perché c'è un imbroglio, lo ricordava anche il Consigliere Chiezzi.
Si vota una deliberazione che per come è concepita non porterà ad effettuare il referendum: è una mera operazione politica a cui la maggioranza si è prestata. Sono molto preoccupato per il fatto che finora dei componenti della maggioranza, è intervenuto solo il Consigliere Brigandì, forse perché gli altri componenti non erano attenti.
Il Consigliere Brigandì ha ricordato che l'obiettivo di fondo della Lega è quello che sta nel cuore al Consigliere Dutto. Non ha utilizzato il termine secessione, ma ha utilizzato il termine "Indipendenza del nord" come obiettivo della Lega, che è diverso da un federalismo del Piemonte.
Penso che anche le altre forze della maggioranza condividano la nostra lettura di questo documento, ovvero che è inefficace. Penso che anche loro ad un certo punto si accontentino di lasciare alla Lega un foglio su cui fare agitazione politica: di questo si tratta. Con questo foglio la Lega imbroglierà anche i suoi sostenitori, perché andrà a dire che si deve fare il referendum sulla base della delibera. Questa delibera ci dice che prima dobbiamo fare una legge che fissa il quadro con cui dobbiamo effettuare il referendum, dobbiamo poi, contestualmente o subito dopo, varare anche una legge di proposta su quelle tematiche e poi, eventualmente, si vedrà se si può fare il referendum. Comunque, oltre a questi aspetti della delibera che non stanno in piedi, perché il punto tre della delibera riconosce uno degli aspetti centrali che noi avevamo posto di illegittimità, cioè la mancanza della legge di riferimento, però si vota lo stesso la delibera.
Quindi saremo tutti quanto legittimati ad agire, perché quella delibera venga rispettata e che quelle due leggi vengano effettivamente proposte e discusse in questa sede, in quest'aula.
Ripeto, sollevo questo aspetto di illegittimità. Ci sono aspetti anche di anticostituzionalità che verranno verificati. Abbiamo solo un foglio, un volantino per poter dire delle cose che non sono vere.
Sono convinto che per tutta questa vicenda sia molto negativa. Noi, per circa un mese, abbiamo utilizzato le sedute di questo Consiglio regionale per giungere ad una sorta di "imbroglio", che ha come unico punto quello di permettere alla Lega di poter continuare a fare una sua propaganda che come ci ricordavano gli esponenti della Lega, ha come fine la secessione e l'indipendenza, cosa che non va sottovalutata.
Leggevo ieri su un giornale che alcune multinazionali hanno un fatturato molto più grande di molti grandi Stati del mondo, e queste forze sono interessate, specie in Europa, alla disgregazione degli Stati nazionali.
Credo che questo non vada sottovalutato, la Lega affronta questo tipo di tematica in modo effettivamente antistorico, però si collega a delle tendenze di disgregazione che sono presenti e che sono diverse. La Lega pu prestarsi a quel tipo di fini che forse non sono i suoi, ma sono presenti e hanno alle spalle delle forze estremamente consistenti.
Da questo punto di vista tutto il dibattito dovrebbe tener conto di questo quadro e non essere letto in un'ottica squisitamente locale e nazionale, ma dovrebbe proprio tener conto del quadro di fondo dentro il quale ci troviamo ad agire, per cercare di capire come superare una crisi di legittimazione negli Stati nazionali. Affrontare la questione non inseguendo appunto queste correnti che, o fanno il gioco della Lega o rischiano di fare il gioco di potenti forze economiche che cercano di non essere controllate nella loro azione da nessun tipo di controllo popolare da nessun tipo di controllo democratico.
Noi abbiamo discusso, abbiamo cercato di approfondire la discussione sul provvedimento, lo abbiamo fatto entrando nel merito e cercheremo di illustrare i contenuti veri del provvedimento stesso.
Un'ultima considerazione. Credo sia bene che i Consiglieri di maggioranza siano presente a votare il provvedimento perché è esattamente quello che devono fare ogni volta: se non sono presenti non votano i provvedimenti e quindi non svolgono il loro dovere di Consiglieri regionali. Quindi non c'è nulla di glorioso in tutto questo. E' normale non c'è niente di strano nell'essere presenti a votare il provvedimento.
Quello che ci rammarica è che nella maggioranza tutti si siano prestati ad un gioco che forse non è loro, non è di tutte le componenti della maggioranza.



PRESIDENTE

Vi informo che il Presidente Cota si è recato nei banchi del suo Gruppo perché è sua consuetudine non partecipare alla votazione; è una sua scelta.
I Presidenti, tradizionalmente, partecipano alla votazione, in questa occasione il Presidente Cota ha fatto presente che desiderando votare questa deliberazione - condivido la scelta - preferisce farlo dai banchi del suo Gruppo.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Il nostro voto, rispetto a questo provvedimento, sarà negativo. Prima di passare all'illustrazione dei motivi, vorrei fare alcune considerazioni preliminari.
Tra il momento in cui noi abbiamo iniziato il dibattito su questo testo, profondamente modificato con un maxiemendamento sul quale si sta svolgendo la discussione, ad oggi, sono avvenute alcune cose in Commissione e in quest'aula. In particolare un'azione significativa da parte delle opposizioni che hanno teso a fare in modo che il quesito non fosse solo propagandistica, basato su una tempistica che vedeva e conosceva ragioni di urgenza extraistituzionale rispetto al lavoro della Commissione e alla volontà di portare all'approvazione in quest'aula quel testo che sarebbe stato fondamentalmente e grandemente dannoso. Dannoso per le prospettiva di federalismo di una grande Regione del nord, così importante come il Piemonte, che, invece, sul tema del federalismo, avendo anche il Presidente delle Regioni, potrebbe essere e svolgere invece un significativo ruolo di carattere nazionale.
Quel provvedimento, così com'era, avrebbe reso invece assolutamente vano, vuoto, di poco conto e meschino il ruolo di una Regione così importante in un momento come questo.
Da quel lavoro di opposizione sono emerse due cose, di cui vorrei rendere conto in quest'aula. Mentre quel lavoro si svolgeva e quell'azione da parte nostra si svolgeva, il Parlamento della Repubblica italiana, in particolare la Camera dei Deputati affrontava la discussione su un testo di riforma federalista del Titolo V della Costituzione, che peraltro trovava la sollecitazione e il riconoscimento unanime delle Regioni, dei Comuni e delle Province italiane, unitariamente, per la prima volta, dopo molti anni, e arrivava a votare un provvedimento che contemplava al suo interno poteri reali e misure ampie e significative che la proposta referendaria così come presentata e concepita all'attenzione della Commissione e dell'aula, assolutamente non contemplava e non presentava ai cittadini e alle cittadine piemontesi.
E' un testo di grande importanza, che adesso passerà all'esame del Senato e qualora venisse approvato in doppia lettura dai due rami del Parlamento potrà essere sottoposto ad un referendum confermativo da parte dell'interezza delle Regioni e del popolo italiano, su una proposta di grande rilievo di riforma federalista del Titolo V della Costituzione quale nel nostro Paese non avevamo mai, con questa dimensione e con questa significatività, conosciuto, anche se parti importanti quali la Camera delle Regioni e il superamento dell'attuale bicameralismo, sono elementi di grande importanza a cui noi guardiamo come riferimenti significativi, ma rispetto ai quali e alla possibilità di raggiungimento dei quali - ritengo ormai nella prossima legislatura - questa riforma federalista è un passo ineludibile ed importante.
Oggi, non solo lavoriamo e ragioniamo dentro questo scenario di grande rilievo per tutte le Regioni italiane e il sistema degli Enti locali, ma ci troviamo davanti ad un testo di deliberazione che, nei fatti, se approvato non indice domani mattina e tout-court alcuna forma di referendum (questo è un punto che emerge chiaramente dal testo che abbiamo davanti), ma sottopone tutta questa procedura a due passaggi che ritengo assolutamente significativi.
Il primo: quello dell'approvazione di una legge e di un testo organico di proposta di riforma della Costituzione da sottoporre al Parlamento, che quest'aula - questo Consiglio regionale! - dovrà preliminarmente fare. In questo senso io avanzo una sfida positiva alla maggioranza, perché quel testo ci sia, ci sia al più presto, sia un testo avanzato dentro al coerente quadro di ordine nazionale che con grande chiarezza si sta delineando all'interno del Parlamento.
Noi, come centrosinistra e come opposizione, un testo l'abbiamo già presentato all'attenzione della Commissione e dell'aula; ne abbiamo anche chiesto la calendarizzazione in VIII Commissione.
L'altro elemento significativo che riguarda una questione non di merito, ma di metodo, è che dobbiamo dare attuazione all'art. 60 dello Statuto che prevede la regolamentazione del percorso di questi referendum che assolutamente non erano regolamentati, erano assolutamente infondati rispetto a una più complessiva legislazione, ma certamente rispetto alla legislazione regionale.
Questi sono i due risultati del lavoro e del confronto con l'opposizione.
Devo dire però che questo è un provvedimento che, rispetto al disegno vero e complessivo di federalismo, vuole traguardare ad un referendum che noi riteniamo essere uno strumento, così come concepito, di ordine propagandistico che guarda gli aspetti di propaganda e non agli aspetti essenziali del federalismo, che nasce da un patto politico - oggi il Consigliere Brigandì ci spiega - non fondato sulle poltrone, ma sui contenuti. Qui di contenuti francamente ne vediamo pochi, forse è una nostra svista come opposizione.
Nello stesso tempo, devo esprimere un apprezzamento per l'intervento nordista del Consigliere Brigandì, che stante le sue origini legate ad una importante Regione della Magna Grecia si configurano quasi come un'identificazione con l'aggressore. Scusate la battuta, ma è solo una notazione che volevo fare per l'intervento appassionato che il Consigliere Brigandì aveva fatto e che mi era venuta alla mente mentre lui stava così significativamente parlando dal profondo del suo cuore nordista.
Detto questo, un altro elemento per cui noi con grande convinzione voteremo contro questa deliberazione, non solo per il fatto che è uno strumento di propaganda che non guarda agli aspetti essenziali del federalismo che sono gli altri che mi sono sforzata di richiamare, è che sono state respinte importanti proposte che in quest'aula abbiamo fatto che il collega Marcenaro ha fatto illustrando degli emendamenti del centrosinistra e delle opposizioni, che riguardavano reali trasferimenti di funzioni amministrative agli Enti locali, che riguardavano reali, concrete e solide misure di federalismo fiscale, e l'assegnazione di un ruolo di coordinamento per quanto riguarda le politiche locali della sicurezza pubblica che noi ritenevamo misure importanti di grande efficacia, di cui si poteva discutere fin da ora e su cui si poteva votare contestualmente ora.
Queste sono le ragioni di un nostro convinto voto negativo, ma anche della profonda convinzione dell'utilità di un'azione di opposizione che consente che in questa Regione, oggi con il voto di questa sera, non si indica nei fatti alcun referendum.



PRESIDENTE

Votiamo ora l'intero emendamento sostitutivo; la votazione vale anche per l'intera proposta di deliberazione.
E' chiaro che la votazione è sul testo proposto come emendamento, con le firme dei Capigruppo della maggioranza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli, 13 contrari e 1 astensione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Anziché dare la stessa votazione sulla deliberazione, vorrei che si procedesse alla votazione per appello nominale, perché il collega Giordano ha individuato una modalità nel caso di concorso in spesa illegittima che trae origine da questa deliberazione.
E' opportuno quindi, dal nostro punto di vista, procedere ad una votazione per appello nominale in modo che ciascuno si assuma la sua responsabilità, perché non vorrei partecipare come concorrente ad un'eventuale spesa illegittima di fronte alla Corte dei Conti.
Ribadisco quindi la richiesta di votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che c'è questa questione della Corte dei Conti, che giustamente viene aperta, le chiedo: per un Consigliere che non voglia incappare nella rete della Corte dei Conti è meglio votare contro o non partecipare al voto?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Naturalmente sentiremo gli uffici. Consigliere Chiezzi, "le faremo sapere...", come si suol dire in questi casi.
Si proceda alla votazione per appello nominale della proposta di deliberazione n. 31, il cui testo, emendato, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 45 hanno risposto SI' 33 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri La PDCR n. 31 è approvata.
L'esame e la votazione di tale deliberazione assorbe anche l'ordine del giorno n. 1, presentato il 29 maggio 2000 dalla Lega Nord che aveva oggetto analogo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Iscrizione ed esame del disegno di legge n. 145 "Integrazione alla deliberazione legislativa 'Disposizioni per la tutela dell'ambiente in materia di inquinamento acustico'"


PRESIDENTE

Su richiesta dell'Assessore Cavallera, propongo di iscrivere all'o.d.g.
il progetto di legge n. 145.
Come sapete, per l'iscrizione occorrono 40 voti.
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia e DS; si sono astenuti gli altri Gruppi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.
Esaminiamo ora il disegno di legge n. 145 testé iscritto.
Relatore è il Consigliere Gallarini, che ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "La legge regionale avente per oggetto : "Disposizioni per la tutela dell'ambiente un materia di inquinamento acustico", approvata dal Consiglio regionale nella seduta del 12 settembre, ha riproposto, senza aggiornamenti, il testo approvato dalla I Commissione nella seduta del 16 dicembre 1999; in tale testo, per la copertura finanziaria si fa generico riferimento alle disponibilità regionali; nella legge di bilancio per l'anno 2000 la copertura è chiaramente indicata negli elenchi 4 e 5.
Il presente ddl, approvato a maggioranza dalla I Commissione in data 3 ottobre c.a., si rende necessario per specificare quali mezzi di copertura finanziaria vengano utilizzati.
La I Commissione lo ha rinviato all'Aula per la sua sollecita approvazione".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 voti favorevoli 47 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 voti favorevoli 47 L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e 39 hanno risposto SI' 39 Consiglieri La legge è approvata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



MARCENARO Pietro

Ricordo che è stato chiesto un prolungamento dei lavori per risolvere il provvedimento dell'Assessore Cavallera; spero dunque che la seduta, a questo punto, sia chiusa, perché così era stato concordato.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Sì, certo. Ricordo che domani, alle ore 13, è convocata la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 22,11)



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