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Dettaglio seduta n.227 del 09/07/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 9.33 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.05)



(La seduta ha inizio alle ore 10.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri D'Onofrio e Vaglio.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

b) Archiviazione proposta di deliberazione n. 227 relativa al parere sul calendario scolastico anno 2001/2002


PRESIDENTE

Preso atto della conclusione dell'anno scolastico 2001/2002, visto che la Giunta regionale ha provveduto, con DGR n. 21-6206 del 3 giugno 2002, ad approvare il calendario scolastico per l'anno 2002/2003, dandone informativa alla VII Commissione consiliare, si comunica l'archiviazione della proposta di deliberazione n. 227 relativa al parere sul calendario scolastico anno 2001/2002.


Argomento: Veterinaria - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1552 dei Consiglieri Palma e Mellano inerente a "Legislazione in materia di smaltimento delle farine e delle carcasse di origine animale"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1552 presentata dai Consiglieri Palma e Mellano.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Grazie, Presidente. L'interrogazione dei Consiglieri Palma e Mellano molto articolata, fotografa la situazione esistente. Tale fotografia, come tutte le fotografie, ovviamente è condivisa.
L'interrogazione tira delle conclusioni rivolgendo alcune domande, alle quali cercherò di dare risposta facendo qualche considerazione finale, in ordine ad un aggiornamento che è intercorso da quando è stata scritta la prima risposta.
Nell'interrogazione si fa riferimento alla legge n. 49/01, che al momento non è ancora stata convalidata completamente dall'UE.
L'approvazione di tale legge da parte della Comunità Europea è stata suddivisa in due diversi dossier, riferendosi a due grandi categorie di interventi per la lotta alla BSE.
Un primo filone è rappresentato dagli aiuti di mercato per le macellazioni, dai contributi per la raccolta dei capi morti e dall'indennità per il riavviamento di aziende colpite da BSE, di cui all'art. 7 bis, approvato dalla CE con decisione n. SG(2001)D/290549 del 25 luglio 2001, che al momento è l'unica parte approvata di questa legge.
La seconda parte è la copertura dei costi di smaltimento dei materiali a rischio specifico e ad alto rischio (sia tal quale, sia trasformato in farine), contributi a favore di investimenti negli allevamenti per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e di benessere degli animali, contributi a parziale copertura delle passività onerose delle imprese, finanziamenti a favore dei macelli per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, di cui agli artt. 1, 2 e 7 ter, non ancora approvati dalla Comunità Europea.
Alla data attuale, il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali non ha fornito precisazioni in merito ad una definitiva bocciatura degli artt. 1, 2 e 7 ter della legge n. 49/01.
Occorre inoltre considerare che per la trasformazione e l'incenerimento dei materiali a rischio specifico e ad alto rischio sono già stati parzialmente erogati dall'AGEA (Agenzia nazionale dei pagamenti) i rimborsi dei costi sostenuti.
La L.R. n. 11/01 è nata dalla fusione di due progetti di legge e da approfonditi dibattiti in tre Commissioni consiliari. Le possibili ragioni di contrasto con la normativa europea in materia di aiuti pubblici all'agricoltura sono state valutate - io ritengo, perché sono subentrato nella competenza successivamente - ma si è tenuto conto della legge n.
49/01 e della situazione di emergenza sanitaria ed ambientale che stava alla base della decisione di costituire il Consorzio.
Credo, cioè, che si sia proceduto con queste leggi regionali anche perché il decreto legge n. 1, poi convertito nella legge n. 49/01 prevedeva la possibilità, a livello regionale, di procedere con misure integrative.
Pertanto, il Consiglio regionale avrà ritenuto di essere nel giusto nel senso che se a livello nazionale viene emanata una normativa di un certo tipo, comunque si suppone che vi sia stata una negoziazione con la Commissione Europea. Inoltre, la BSE è una calamità che ha colpito tante Nazioni europee, per cui probabilmente c'è stata una valutazione che possiamo definire "ottimistica" dell'approvazione successiva della norma.
Le richieste di chiarimento, inoltrate dalla Commissione Europea, in merito agli aiuti previsti dalla L.R. n. 11/01 - e come tali devono essere considerate - sono suscettibili di risposte nel merito, quali quelle trasmesse alla Commissione.
Dalle richieste di chiarimento della Commissione, dai colloqui intercorsi con i funzionari di Bruxelles e dalle motivazioni che hanno condotto all'approvazione del richiamato art. 7 bis della legge n. 49/01 si evince che sia l'intervento per l'assicurazione, sia l'intervento per i programmi di smaltimento sono ammissibili ai sensi degli orientamenti sugli aiuti di Stato (la cui ultima versione è del febbraio 2001), quest'ultimo solo se limitato nel tempo.
Quindi, gli orientamenti comunitari non chiudono del tutto, per prevedono limitate possibilità di intervento.
Nella risposta ai quesiti della Commissione, infatti, si è specificato che la durata dell'aiuto per lo smaltimento non sarebbe stata illimitata bensì non definibile al momento, in quanto era da porre in relazione alla durata (che non dipende dalla Regione, ma dall'UE) delle attuali norme comunitarie di polizia veterinaria che hanno causato il noto e sensibile aggravio dei costi di smaltimento.
Pertanto, è pur vero che non vi era una data formale di scadenza comunque si era inteso allegare questo aiuto ad una misura molto precisa di polizia sanitaria che peraltro compete agli uffici veterinari dell'Unione Europea.
Maggiori difficoltà emergono invece per la validazione dell'aiuto all'avviamento del Consorzio, che, secondo l'interpretazione delle norme di cui al punto 11.4 dei sopraddetti orientamenti sugli aiuti di Stato, la Regione Piemonte ritiene ammissibile, mentre la Commissione, che interpreta in modo più restrittivo la norma relativa al funzionamento delle Associazioni dei produttori, ritiene che l'aiuto non possa essere erogato con la modalità indicata dall'art. 5 della L.R. n. 11/01.
Si sottolinea, comunque, che le norme sugli aiuti di Stato in agricoltura hanno avuto diversi adattamenti da parte della Commissione e l'articolato stesso della normativa attualmente in vigore non fornisce elementi di valutazione oggettivi per un'applicazione certa e sicura alla casistica operativa, con un forte potere discrezionale di veto da parte degli uffici della Commissione.
Ne consegue che, qualora l'Ente individui la necessità di varare norme con alta probabilità di convalida da parte della Commissione, occorrerebbe preventivamente inviare la bozza dei progetti di legge, per una prima valutazione, alla Commissione, quindi procedere all'approvazione dopo aver effettuato le verifiche e le eventuali correzioni, conformemente alle richieste della Commissione.
Questo è un invito e un indirizzo che ho già rivolto in Commissione e a cui mi sono già adeguato per successive proposte, proprio perché ritengo opportuno coinvolgere tempestivamente gli uffici dell'Unione Europea perché, a fronte di eventuali emergenze o situazioni critiche l'informativa tempestiva ha anche il vantaggio di coinvolgere anche quel livello nelle nostre problematiche e non che le cose arrivino magari dopo mesi. In ogni caso ritengo opportuno che si mettano i Consiglieri in condizione di poter decidere, avendo un quadro preciso. Poi, nell'ambito della sovranità del Consiglio, si può anche non condividere una determinata impostazione, naturalmente prevedendo in questo caso anche il ricorso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che è titolata a dirimere eventuali controversie.
Allo stato attuale delle procedure di approvazione della legge n. 49/01 e della L.R. n. 11/01, non risulta possibile ipotizzare con precisione le possibili ed articolate conseguenze per i beneficiari come chiedevano i colleghi, in quanto, come sta già avvenendo per la norma statale, anche solo l'approvazione parziale può permettere di attivare alcuni interventi.
La legge nazionale n. 49/01 è stata varata in concomitanza con la gravissima crisi della BSE per sopperire ai primi effetti provocati alla zootecnia italiana dall'applicazione dei necessari divieti sanitari varati dalla Comunità Europea e dal Ministero della Sanità.
Si ricorda al proposito l'emergenza per lo smaltimento degli animali a fine carriera - come vengono definiti - conseguente all'applicazione dei provvedimenti su indicati che, di fatto, hanno "trasformato" tali soggetti da una risorsa con un valore economico ad un "rifiuto" con un costo di smaltimento. Questo è stato un cambiamento repentino che ha creato tanti problemi non solo in Piemonte, ma in tutta Europa.
L'intervento legislativo regionale aveva il duplice obiettivo di risolvere nell'immediato la locale emergenza di smaltimento, tramite la concessione di aiuti integrativi rispetto a quelli previsti dalla legge n.
49/01 (art. 1, commi 6 e 8) per l'attività delle imprese che dovevano assicurare lo smaltimento del materiale specifico a rischio e ad alto rischio e dei prodotti trasformati e di permettere la prosecuzione di aiuti per l'eliminazione di detti materiali alla cessazione delle indennità nazionali (previsti dalla legge n. 49/01, inizialmente con scadenza al 31 dicembre 1991, oggi prorogate - con minore intensità, come ricordano gli interroganti - fino al 31 ottobre 2002), mediante il decreto legge convertito in legge, che ha previsto un profilo di riduzione graduale nel tempo fino all'azzeramento dall'1 novembre dell'intervento pubblico in questa calamità. Non avevamo previsto un'integrazione mediante un finanziamento dei programmi annuali di cui all'art. 7 della L.R. n. 11/01.
Le disposizioni regionali, con l'attivazione del Consorzio, hanno diversamente dalla legge n. 49/01, l'obiettivo di consolidare nel tempo metodi di smaltimento dei rifiuti zootecnici, al fine di prevenire eventuali altre emergenze sanitarie e le relative conseguenze di mercato.
Per quanto riguarda l'ultimo punto sollevato, si ricorda che l'emergenza BSE ha spinto la maggior parte dei Paesi dell'UE ad adottare misure interne a sostegno della crisi del settore zootecnico ed alimentare.
Il diverso approccio alla gestione dell'emergenza da parte dei Paesi comunitari è alla base, a mio avviso, dell'atteggiamento prudente degli uffici della Commissione (in quanto si sono trovati di fronte ad una pluralità di iniziative a volte in contrasto tra di loro). Gli uffici della Commissione stanno vagliando tutti questi interventi, ipotizzano violazioni alle norme sul libero scambio delle merci, temono forme di sovracompensazione delle aziende agricole e intravedono turbative di mercato determinate da impropri interventi pubblici.
Occorre infine rilevare che gli otto mesi di ritardo, lamentati dagli interroganti, sono suddivisibili in due fasi temporali, ciascuna con proprie motivazioni.
Periodo settembre-dicembre 2001. Il lavoro di stesura di una bozza di risposta per la Commissione Europea è iniziato subito, in maniera coordinata fra le quattro Direzioni regionali coinvolte (Agricoltura Ambiente, Sanità Pubblica e Affari Istituzionali). In questo periodo, fino ad ottobre incluso, le informative provenienti dal Ministero per le Politiche Agricole, in merito all'approvazione degli artt. 1, 2, e 7 ter della legge n. 49/01, davano per imminente la loro approvazione. A questo punto, occorre considerare come le motivazioni adottate per approvare gli aiuti nazionali per lo smaltimento dei rifiuti animali (animali morti in azienda, carcasse trasformate in farina, scarti di macellazione) si correlassero necessariamente con quelle a sostegno degli aiuti previsti dalla norma regionale in oggetto. Pertanto, si è deciso, in allora, di attendere l'esito dell'approvazione comunitaria della legge nazionale, per conformare ad essa le controdeduzioni che erano in preparazione per la L.R.
n. 11/01. All'inizio del mese di dicembre 2001, accertato con il Ministero l'insorgere di forti difficoltà per l'approvazione definitiva della suddetta legge, si è deciso di proseguire in modo autonomo rispetto all'iter della norma nazionale e infatti a circa metà dello stesso mese è stata inviata in via informale a Bruxelles, al funzionario allora incaricato del dossier, la versione ultimata della bozza di risposta (vi è comunque un dialogo tra i nostri uffici e il pari livello operativo dell'Unione Europea, perché abbiamo tutta la partita del Piano di sviluppo rurale, anche se in questi casi subentra la Direzione Ambiente della Comunità Europea, la Direzione di mercato, quella che segue le norme che appaiono in contrasto con il mercato).
Periodo gennaio-aprile 2002. Vi sono stati ritardi a Bruxelles nell'assegnazione del fascicolo della legge regionale al funzionario comunitario, che poi ha provveduto ad esaminare il provvedimento. Nel momento in cui il referente definitivo è stato individuato, ci siamo rapportati. Infatti, dal 10 gennaio al 3 aprile (data dell'ultimo incontro a Bruxelles con i funzionari della Commissione Europea incaricati dell'istruttoria) ha avuto luogo un fitto scambio di opinioni e pareri tra gli uffici regionali e quelli comunitari (questioni informali), allo scopo di giungere ad una versione del documento regionale di risposta, che fosse immediatamente, a nostro auspicio, approvabile dalla Comunità. In altri termini, si è tentato di pervenire ad un documento regionale che non generasse un'ulteriore richiesta di informazioni da parte delle autorità comunitarie. Verificata infine la difficoltà a pervenire a tale soluzione anche a causa di atteggiamenti contraddittori - questo è il nostro giudizio fra gli stessi funzionari (parlo di funzionari comunitari), il 30 aprile 2002 è stata trasmessa la risposta ufficiale della Regione Piemonte, con l'obiettivo di spingere gli uffici della Commissione ad assumere delle decisioni definitive relativamente alle tipologie di aiuto previste dalla L.R. n. 11/01. A fine giugno è arrivata la risposta da parte dell'Unione Europea.
Per quanto riguarda il Consorzio - come ho detto all'inizio - se riusciamo a classificarlo tra le Associazioni dei produttori, qualora fosse una struttura di servizio, avrebbe una certa filosofia. Secondo noi, è assimilabile all'Associazione dei produttori. Le Associazioni dei produttori interpretano, solo ed esclusivamente, quelle Associazioni che tendono alla concentrazione dell'offerta. In questo senso, l'Unione Europea non avrebbe problemi.
Tutte le altre Associazioni dei produttori (vino, frutta, olio e riso) che sono già state organizzate nella nostra regione sulla base di leggi o di diretta applicazione dei Regolamenti comunitari, non pongono problemi.
Forse il diritto italiano non sempre trova riscontro nel diritto in uso negli altri Paesi della Comunità Europea, da cui provengono certi funzionari; sostanzialmente, dovremmo rispondere bene in ordine a questo Consorzio.
Per quanto riguarda l'assicurazione, che abbiamo previsto con un contributo del 50%, "Purché sia garantita" - hanno detto - "una competizione tra le imprese che possono concorrere per fornire questa copertura assicurativa".
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti di origine animale, si fa invece un'ulteriore dissertazione articolata.
Ci chiedono di rispondere entro trenta giorni (quindi quattro settimane); diciamo che nel giro di nove o dieci giorni potremo rispondere.
E' chiaro che la situazione dei provvedimenti sulla BSE, anche a livello nazionale, segna il passo, perché sono stati adottati senza averli prima negoziati con l'Unione Europea. In un primo tempo, ci siamo accodati a questo carro pensando che ci potesse far giungere alla meta, invece poi quando ci siamo accorti che così non sarebbe stato, siamo andati su una strada autonoma, impegnandoci per ottenere il massimo possibile.
Il nostro atteggiamento è di due tipi: in futuro, cercare di approfondire meglio le questioni relative agli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato; di contro, essendo noi, come Giunta, un organo esecutivo, abbiamo il dovere di difendere fino in fondo quella che è una legge del Consiglio regionale (peraltro promulgata), riferendo alla Commissione e al Consiglio l'esito di questa negoziazione, per eventuali modifiche o adeguamenti della normativa, sperando che, anche a livello nazionale, si arrivi ad una conclusione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Ringrazio l'Assessore per la risposta articolata e per il riconoscimento del significato, anche istituzionale, della nostra interrogazione, che non va, semplicemente, ad esaminare gli esiti, non del tutto favorevoli.
L'Assessore, oltre a confermarci il provvedimento, conferma anche le sue modalità istituzionali di costruzione, soprattutto nel rapporto e nel quadro della compatibilità giuridica della legislazione regionale con la normativa comunitaria.
A questo punto, devo svolgere alcune considerazioni.
Prima considerazione. Proprio nella costruzione del provvedimento, la legge regionale chiarisce, in modo molto evidente, come le ragioni del Governo siano, e debbano essere, separate e distinte dalle ragioni del consenso. È una legge nata sotto la spinta comprensibile e legittima dei produttori, costretti ad affrontare costi aggiuntivi molto pesanti per le norme di polizia sanitaria emanate dall'Unione Europea. Con questo spirito è stata recepita dal legislatore regionale che non si è posto il problema (o, se se lo è posto, lo ha superato pragmaticamente) della sua compatibilità con la normativa comunitaria. Questo, Assessore, è esattamente il modo in cui le leggi non vanno varate e in cui non si deve svolgere il processo legislativo, a maggior ragione quando quest'ultimo finisce per essere un processo che, unanimemente, raccoglie i consensi dell'una e dell'altra parte, entrambe interessate, sul piano del consenso (e forse anche sul piano della prospettiva politica), a venire incontro alle ragioni immediate di alcune categorie produttive.
Seconda considerazione. Qualunque sia l'esito della negoziazione formale ed informale, con gli uffici comunitari, non è ammissibile che le eventuali modifiche della normativa regionale, anche solo interpretative avvengano in via amministrativa. Non è credibile che la negoziazione regionale divenga sede di interpretazione autentica di una legge regionale.
Quindi, qualunque sia l'esito della negoziazione, questo provvedimento ritornerà in Consiglio regionale per assumere una forma più compatibile e rispettosa della normativa comunitaria.
Terza considerazione. Pur conoscendo i problemi pratici e burocratici di una negoziazione informale, non è comunque credibile che in una legislatura di cinque anni, in un'attività di governo legata ad un'emergenza evidente (che con essa si giustifica), la Regione Piemonte abbia risposto con otto mesi di ritardo ai rilievi della Commissione Europea e abbia fondato - e lei lo ha confermato, Assessore - la propria risposta nella previsione ottimistica che, avendo lo Stato reagito in questo modo, anche la Regione poteva farlo, al punto di aspettare il crollo della legislazione statale per andare a ricercare delle motivazioni giuridiche più pertinenti per difendere la legislazione regionale. Non entro nel dettaglio perché tanto riaffronteremo il problema in Commissione.
Dalla risposta dell'Assessore mi pare di capire, anche se non lo ha espresso in modo esplicito, che in questo modo la legge passa. E' evidente quindi, che essa dovrà tornare indietro per essere complessivamente riformulata.
L'ultimo punto riguarda la logica di impostazione di questa legge che essendo classica e tradizionale, si rivela sbagliata. In realtà, si pensa di poter superare problemi di assetto più complessivo del sistema produttivo con la giustificazione dell'emergenza, attraverso un'erogazione finanziaria. In questo caso, il problema era riferito ai costi legati allo smaltimento, ma complessivamente la tentazione della legislazione regionale è sempre quella di non tenere presente il quadro di compatibilità europea che è, fortunatamente, molto rigido rispetto a tutta la normativa sugli aiuti di Stato e sugli aiuti pubblici. Anche in questo caso, l'attività dell'Assessorato dovrebbe essere molto più che un'attività di progetto: dovrebbe essere un'attività di sostegno.
Per il sistema produttivo piemontese l'Assessorato dovrebbe diventare come anche il Consiglio - interlocutore di possibili progetti di riforme non semplicemente rispetto all'erogazione che, di volta in volta, è possibile conquistare.
Per quanto mi riguarda, la questione è semplicemente sospesa, perché la legge ritornerà in Consiglio regionale. Per il momento, prendiamo come un impegno le parole dell'Assessore: tra nove-dieci giorni ci sarà la controdeduzione agli ulteriori rilievi della Commissione Europea e, al termine di tale percorso, ci ritroveremo ad affrontare nuovamente questo provvedimento.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione n. 1389 dei Consiglieri Placido, Muliere, Riggio e Suino inerente a "Risarcimento danni causati dai cinghiali - Finanziamenti regionali insufficienti"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1389 presentata dai Consiglieri Placido, Muliere, Riggio e Suino.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Come è noto, la Regione Piemonte, unica fra tutte le Regioni italiane ha ritenuto di adottare una normativa che prevede l'erogazione di indennizzi a favore dei soggetti vittime di sinistri stradali in cui risulta altresì coinvolta la fauna selvatica.
Occorre innanzitutto sottolineare che, prima dell'entrata in vigore della L.R. 27 gennaio 2000, n. 9, nessuna forma di erogazione era prevista a favore dei soggetti anzidetti.
Ciò stante, in ordine a quanto evidenziato dagli interroganti, si rileva che la L.R. n. 9/00 fa espresso riferimento ad "indennizzi per incidenti stradali provocati dalla fauna selvatica" ovvero a contribuzioni economiche che non necessariamente debbono essere di entità tale da coprire l'intero ammontare del danno denunciato (in tal caso, si tratterebbe di vero e proprio risarcimento), ma che devono essere correttamente intese nella loro valenza "sociale" ovvero di "aiuto" a favore di coloro che incolpevolmente risultano coinvolti in sinistri di tale fattispecie.
Sulla base dei dati in possesso dei competenti uffici, riferiti ad anni in cui nessuna norma disciplinava la materia e per i quali, pertanto, non esistono dati univoci ed incontrovertibili, l'ammontare del fondo da destinare a tale scopo è stato quantificato in L. 300.000.000 (euro 154.937,00) per il 2000 e in L. 500.000.000 (euro 258.000) per l'anno 2001.
Va, peraltro, rilevato che negli anni 2000, 2001 e 2002 (primo quadrimestre) la spesa sostenuta per risarcimenti stabiliti con sentenza o per transazioni in corso di causa ammonta a complessive L. 97.522.155 (euro 50.365,99).
Ora, in base ai dati pervenuti dalle Province, l'ammontare complessivo dei danni relativi alle denunce di incidenti stradali verificatisi sul territorio regionale, nel biennio 2000/2001, e che hanno visto il coinvolgimento della fauna selvatica, ammontano a L. 4.123.909.631 (euro 2.129.821,58).
Il fondo regionale appositamente stanziato dal Consiglio regionale nel bilancio consente pertanto di indennizzare, qualora fossero confermati i 4 miliardi, i soggetti interessati nella misura del 19,40% del danno subìto.
Va tuttavia sottolineato che devono essere esperiti accertamenti in relazione all'incolpevolezza del danneggiato, alla veridicità di quanto denunciato e alla reale entità del danno lamentato. Per tali accertamenti le Province utilizzano il 10% dei fondi assegnati per avvalersi di periti esterni.
Si ritiene, infine, opportuno sottolineare che è stato avviato uno studio propedeutico alla predisposizione di apposite polizze assicurative a copertura dei sinistri in argomento, così come previsto dal Regolamento approvato con DPGR n. 7/2001, ovvero in alternativa per la stipula di apposita convenzione con studi peritali al fine di istruire le relative pratiche.
In conclusione, è mia opinione che un sistema nel quale un livello di governo (la Provincia) riceve le denunce, e naturalmente procede alle liquidazioni, e un altro livello (la Regione) paga a pie' di lista probabilmente non può restare in piedi per molto.
Dobbiamo riportare la partita dei danni derivanti dagli incidenti stradali sotto la competenza diretta della Regione mediante la stipulazione di questa assicurazione. Pratica che peraltro è in uso da parte di tutti i proprietari di infrastrutture, in modo particolare dai gestori delle strade, siano esse comunali, provinciali, statali, autostradali e quant'altro. Sono assicurati per tutte le tipologie di incidenti che si verificano sulle strade stesse. Alla liquidazione provvedono poi le assicurazioni secondo i rispettivi criteri.
In alternativa: abbiamo attivato il servizio assicurazione, predisposto dal competente Assessorato all'economato e patrimonio, e questa settimana abbiamo richiesto l'indizione di una gara in tal senso, mettendo in palio lo stanziamento inserito nel bilancio.
Qualora, espletando una regolare gara, non si dovesse riscontrare per questo particolare rischio un'adesione delle Compagnie di assicurazione, è chiaro che ci si dovrà organizzare in proprio attraverso un sistema di liquidazione, in modo tale da evitare ogni circuitazione delle domande.
Naturalmente, deve avvenire la liquidazione da parte di un organismo competente, ad esempio, individuando mediante gara un pool di periti che possa svolgere la stessa attività di liquidazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Ringrazio l'Assessore della risposta. Siamo comunque insoddisfatti in quanto, come ha affermato l'Assessore, la situazione attuale è di una legge regionale che non viene rispettata.
Il fondo regionale copre - sono parole dell'Assessore, tra l'altro chiedo di avere gentilmente copia della risposta scritta - il 19,4% del danno subìto, seppure in fase di accertamento. Considerando il 10% della cifra che le Regioni utilizzano per verificare i danni con i periti, la cifra scende a circa il 17%. Ci troviamo nella situazione in cui le Province devono rispondere alle giuste richieste - penso - della stragrande maggioranza dei danneggiati.
Considerando i 4 miliardi, pur in termini percentuali, una quota che può essere non riconosciuta, siamo comunque molto lontani dalla necessità.
I 500 milioni del 2001 e i 200 del 2000 non sono paragonabili a quelli che possono essere i danni.
Le Province si trovano a dover rispondere alle richieste dei danneggiati, ma a far da tramite alle risorse stanziate con una legge regionale, che si stanno rivelando assolutamente insufficienti.
Siamo insoddisfatti della risposta. Pensiamo che il fondo in questione debba essere assolutamente incrementato e che si debba valutare - su questo concordo con l'Assessore - se non sia il caso che la Regione riprenda la gestione del problema: se ne assuma gli oneri, se ha tutte le risorse, ma anche le responsabilità, se le risorse sono insufficienti. In questo caso è un senso di federalismo negativo: non si può scaricare la semplice gestione ad un altro Ente senza assegnare le risorse adeguate.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione n. 1581 dei Consiglieri Suino, Muliere, Marcenaro, Chiezzi Moriconi, Contu, Placido e Ronzani inerente a "Protocollo d'intesa della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome per il coordinamento delle politiche finalizzate alla riduzione delle emissioni dei gas serra nell'atmosfera"


PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera risponde ancora all'interrogazione n. 1581 presentata dai Consiglieri Suino, Muliere, Marcenaro, Chiezzi, Moriconi Contu, Placido e Ronzani.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Il Protocollo di Torino del 5 giugno 2001 è stato promosso dalla Regione Piemonte che ha operato per raggiungere gli obiettivi di Kyoto, sia antecedentemente che posteriormente alla sottoscrizione da parte dei Presidenti delle Regioni, su due fronti, quello nazionale e interregionale e quello interno.
A livello nazionale ed internazionale - solo per fare alcune citazioni ha stimolato, quale Regione capofila per l'ambiente, il Coordinamento interregionale per l'energia della Toscana, il Ministero dell'Ambiente e il Ministero delle Attività Produttive ad assumere provvedimenti in materia di incentivazione delle fonti rinnovabili e delle innovazioni tecnologiche, a stipulare Accordi di programma strategici, quale quello, ad esempio, tra FIAT, Unione Petrolifera e Ministero dell'Ambiente sulla metanizzazione del trasporto nelle aree metropolitane e critiche, ad emanare decreti di sostegno ad uno sviluppo sostenibile, di regolamentazione degli usi finali dell'energia, di attuazione della filiera dei provvedimenti di recepimento delle direttive CEE in materia di qualità dell'aria - ricordate le discussioni sulla riduzione a 20 milligrammi al metro cubo di questi inquinanti - di regolamentazione dei combustibili ai fini della riduzione dell'inquinamento atmosferico, a concordare criteri di riferimento per la corretta gestione dell'attivazione di impianti di produzione di energia nel quadro della liberalizzazione del decreto Bersani e, da ultimo, a concertare le linee di politica energetica complessiva del Paese raccordata al contenimento delle emissioni e alla tutela dell'ambiente e del territorio, nel quadro del nuovo Titolo V della Costituzione.
A livello regionale, ha avviato, fin dal 1998, un Piano energetico ambientale confrontato con tutti gli attori nazionali e regionali istituzionali scientifici di categoria e ambientali, attuando in progress molte azioni concertate; ha promosso la legge e il Piano della qualità dell'aria, approvato fin dal 2000, e i relativi Piani stralcio attuati nel 2001 relativamente al controllo dei gas di scarico sull'intero territorio regionale e alle raccomandazioni alla popolazione in occasione di episodi acuti di inquinamento da Ozono; ha disposto finanziamenti per il risparmio energetico ad uso civile e industriale e per le fonti rinnovabili; ha destinato, a fine 2001, finanziamenti agli Enti locali per interventi di sviluppo sostenibile da attuarsi con il coordinamento di tutte le Province piemontesi - e un budget di circa 62 miliardi in tal senso - ha adottato criteri ambientali ed energetici per le procedure relative all'attivazione di centrali termoelettriche; ha stipulato, nell'anno in corso, con il Gestore della Rete Nazionale Elettrica di Trasporto (GRTN) un protocollo per sperimentare la Valutazione Ambientale Strategica sui programmi triennali proposti dallo stesso; ha adottato, d'intesa con gli Enti locali indirizzi per il controllo degli impianti termici finalizzato al risparmio energetico e al contenimento delle emissioni in atmosfera (Quando parlo di Enti locali mi riferisco agli accordi raggiunti nella Conferenza Regioni Enti locali).
Fin dal marzo 2001 la Giunta ha proposto il disegno di legge sull'Energia, che è all'o.d.g. di questa assemblea e che a tutt'oggi non è ancora stato approvato dal Consiglio, nonostante la strategicità della normativa che disciplina anche gli obiettivi e le modalità di approvazione del Piano energetico ambientale.
Sul fronte dell'inquinamento atmosferico, inoltre, ha intrapreso numerose azioni per migliorare gli strumenti di conoscenza della qualità dell'aria, quali il Sistema di rilevamento della qualità dell'aria sull'intero territorio regionale, la messa a punto dell'inventario regionale delle emissioni e la sperimentazione di tecniche modellistiche di valutazione e di previsione, nonché per ridurre in concreto le emissioni attraverso il coordinamento di azioni integrate per lo sviluppo di mezzi a basso impatto per la flotta pubblica e per il trasporto merci e relativa diffusione di distributori di metano e per la sperimentazione di impianti ad idrogeno e celle a combustibile sia stazionari, sia per il trasporto su ferro e gomma (come sapete, i mezzi di trasporto del Comune di Torino sono a metano).



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera. Volevo chiederle se può terminare brevemente il suo intervento.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Per concludere, riteniamo di aver concorso, da un lato, a far sì che il nostro Paese abbia recepito il Protocollo di Kyoto, perché era l'obiettivo primario del Protocollo di intesa di Torino, e, dall'altra, di aver seguito, a livello regionale e interregionale, tutte le iniziative possibili in tal senso.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Assessore, siamo parzialmente soddisfatti della sua risposta. Le chiediamo copia scritta. Le sollecitiamo, inoltre, il Piano energetico ambientale che diventa, a questo punto, assolutamente urgente e indispensabile. Abbiamo perso parecchio tempo, questo è noto sia a lei che a noi. Peraltro, tra i punti all'o.d.g. della seduta di questo Consiglio vi è quello relativo al disegno di legge sull'energia. Sarebbe importante Assessore, una sollecita approvazione di tale disegno di legge, che ha visto anche dei buoni intenti da parte dell'intera Commissione, in modo da dare corpo al Piano energetico ambientale, che è lo strumento vero che, in questa fase, consentirebbe di recuperare il tempo che abbiamo sciupato e a fare sul serio in ambito di riduzione delle emissioni dei gas serra nell'atmosfera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Anch'io mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore. Penso che alcune delle sue affermazioni meritino di essere accolte, in particolare credo che il discorso relativo al Piano energetico regionale debba essere portato avanti con maggiore celerità.
Auspico che, all'interno di tale Piano energetico, sia posta maggiore attenzione per le fonti rinnovabili di quanto non sia stato fatto finora.
Credo non si debba puntare solo sul fotovoltaico, ma anche sulla tecnologia del solaio termico, una tecnologia che dovrebbe essere presa in maggiore considerazione, perché poco onerosa, poco costosa e permette un notevole risparmio energetico.
In conclusione, devo dire che ci sarebbero diverse osservazioni da fare su questo Piano, in quanto dobbiamo pensare che il problema delle emissioni va sì visto in un'ottica parziale, come l'ha affrontato l'Assessore, ma è indispensabile avere una visione globale della materia, perché solo in questo modo si può arrivare ad una vera sostenibilità dei nostri interventi.
Per quanto riguarda il problema della qualità dell'aria, l'Assessore sa che non è chiaro questo passaggio, in quanto la gestione dei problemi che riguardano l'inquinamento dell'aria è una questione complessa e, di fatto in Piemonte non si sa bene chi debba intervenire per limitarlo nonostante si verifichino sempre più frequentemente gli sforamenti, in particolare per quanto riguarda il PM10.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione n. 1541 dei Consiglieri Suino, Manica e Placido inerente a "Corsi di prima formazione per operatore socio-sanitario"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1541, presentata dai Consiglieri Suino, Manica e Placido, cui risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche sociali e alla famiglia

In relazione all'interrogazione di cui all'oggetto fornisco alcuni elementi.
L'attivazione dei corsi di formazione nel settore socio-assistenziale è di competenza dei soggetti gestori delle funzioni socio-assistenziali, fra cui il Consorzio IN.RE.TE. I soggetti gestori delle funzioni socio assistenziali possono scegliere in piena autonomia di gestire l'attività formativa direttamente, oppure di avvalersi di un'agenzia formativa. Tali corsi possono essere finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE), oppure da specifici fondi regionali assegnati da quest'anno alle Province ai sensi della L.R. n. 5/01.
Le competenze relative alla gestione delle attività formative finanziate dal FSE sono state trasferite alle Province con la L.R. n.
44/00.
La Comunità montana Valchiusella, non essendo Ente gestore socio assistenziale ai sensi della L.R. n. 62/95, non ha titolo ad attivare corsi di formazione per operatori socio-assistenziali. Una richiesta in tal senso, avanzata da esponenti della citata Comunità montana ai competenti uffici della Direzione Politiche Sociali in un incontro avvenuto nel mese di aprile, è stata pertanto dichiarata improponibile. Si è suggerito piuttosto ai suddetti di segnalare al Consorzio IN.RE.TE., Ente gestore di riferimento, i fabbisogni formativi espressi dalla comunità locale, in modo che lo stesso Consorzio potesse tenerne conto nella propria programmazione.
I bandi provinciali per il finanziamento delle attività formative finanziate dal FSE per il 2002 scadevano tutti il 18 aprile. Attualmente le Province sono impegnate nell'attività istruttoria relativa ai corsi presentati.
Una verifica effettuata a cura degli uffici regionali presso la Provincia di Torino ha confermato che nessun corso per operatore socio sanitario è stato presentato dall'Agenzia FORMONT per conto della Comunità montana Valchiusella.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Anche per quanto riguarda questa interrogazione, ringraziamo l'Assessore, perché ci fa piacere la sua risposta. Le facciamo però notare che da parecchio tempo nel territorio della Valchiusella sono esposti cartelloni pubblicitari, ed è stata distribuita un'ampia pubblicità, che portano il marchio Regione Piemonte - quindi, forse è da verificare ulteriormente - che sostengono, come iniziativa di questa realtà privata la formazione degli operatori.
Tali manifesti sono riconosciuti da parte del suo Assessorato e quindi hanno fatto sorgere perplessità e dubbi alla comunità locale, che ovviamente si vede espropriata di un ruolo, che deve comunque svolgere, in funzioni diverse, ed è preoccupata per quella che potrebbe diventare una sorta di operazione privata, o qualcosa del genere, nel settore.
Quindi, le chiediamo un supplemento di istruttoria, perché le pubblicità esistono. Ancora recentemente, mi riferisco alla scorsa settimana, erano visibili già in prossimità dell'uscita autostradale per la Valchiusella i cartelloni che reclamizzano tale iniziativa privata.
Quindi, faccia un supplemento di istruttoria. Le chiedo copia della risposta. Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 1377 del Consigliere Chiezzi inerente a "Appalto pulizie locali Regione Piemonte Alessandria e Provincia"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 1377 presentata dal Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore al patrimonio

L'appalto del servizio di pulizia ordinaria delle sedi regionali site in Alessandria e provincia è stato affidato all'impresa L'IDEALE, mediante pubblica gara, per la durata di due anni dall'1 agosto 2000 al 31 luglio 2002 e al prezzo di L. 7.164.563 (euro 3.700,19) mensili oltre IVA corrispondente per l'intero biennio a complessive L. 171.949.512 (euro 88.804,56) oltre IVA.
Il contratto stipulato con la predetta ditta, al pari di tutti quelli regolanti gli appalti di pulizia ordinaria degli immobili regionali richiama l'obbligo dell'impresa di attenersi nei confronti del proprio personale alle disposizioni dei Contratti Collettivi Nazionali e Provinciali di Lavoro e a tutte le norme vigenti, con particolare riguardo all'infortunistica, alla previdenza e ad ogni altra forma assicurativa, ed autorizza la Regione, in caso di inadempimento segnalato dall'Ispettorato del Lavoro o altro Ente previdenziale o assicurativo, a procedere ad una detrazione fino al 20% dell'importo contrattuale per destinare le somme così accantonate a garanzia dell'adempimento degli obblighi violati svincolandole a favore dell'appaltatore solo quando i sopracitati Enti preposti all'accertamento abbiano verificato il loro regolare adempimento prevede, altresì, che per il pagamento del corrispettivo l'impresa debba esibire la documentazione attestante il versamento dei contributi previdenziali e assicurativi obbligatori per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dei dipendenti, presentando la dichiarazione relativa ai pagamenti dei premi INAIL rilasciata dall'Istituto nonché le ricevute comprovanti l'avvenuto pagamento dei contributi.
Le disposizioni appena richiamate valgono a chiarire quale sia il ruolo e la posizione della Regione circa l'adempimento da parte dell'impresa degli obblighi verso il proprio personale.
Con tali disposizioni non si sono, cioè, introdotte obbligazioni nei confronti della Regione nell'ambito del sinallagma contrattuale, tali da legittimare in caso di inosservanza la risoluzione del contratto, ma semplicemente è stata posta l'attenzione su prescrizioni che devono essere rispettate non perché volute dal committente nel proprio interesse, bensì perché previste dalla legge e dalla contrattazione collettiva e come tali obbligatorie indipendentemente dal richiamo fattone nel contratto.
L'adempimento dei suddetti obblighi, pertanto, coinvolge la responsabilità dell'appaltatore non sul piano contrattuale del negozio concluso con l'Amministrazione, ma su quello dei rapporti fra l'impresa e i suoi dipendenti, la cui tutela è demandata ad organi diversi dal committente (giudice del lavoro, sindacati, Ispettorato del Lavoro).
Ciò risulta ancora più evidente dalla lettura delle disposizioni contrattuali che espressamente prevedono che "il personale addetto alla pulizia sarà dipendente dall'appaltatore, con il quale unicamente intercorrerà il rapporto di lavoro a tutti gli effetti di legge" e che l'impresa si obbliga a manlevare il committente da qualsiasi responsabilità derivante da eventuali azioni proposte nei suoi confronti ai sensi dell'art. 1676 del Codice Civile.
La Regione non è dunque chiamata ad intervenire se non in via mediata e indiretta, attraverso l'effettuazione delle ritenute del 20% sul prezzo dell'appalto, che rappresentano uno strumento di garanzia per i lavoratori affinché essi, in caso di inosservanza da parte dell'impresa degli obblighi di versamento della retribuzione e dei contributi, non vedano frustrata la legittima aspettativa di conseguire il soddisfacimento dei propri diritti se e per quanto gli organismi competenti ne abbiano accertata la violazione.
Ed è il rafforzamento di tale tutela indiretta dei lavoratori che nel contratto è stato previsto a carico dell'appaltatore il vincolo del pagamento dei contributi presso la sede INPS competente per il luogo in cui si svolgono i lavori, cioè presso la sede di Alessandria, al fine di consentire un maggior controllo sull'ottemperanza dei suddetti adempimenti.
Chiarito quanto sopra, si precisa che a tutt'oggi sono pervenuti alla Direzione Patrimonio e Tecnico tre fax della CGIL-FILCAMS relativi alla proclamazione di scioperi per ritardi nei pagamenti delle retribuzioni mensili da parte della Società appaltatrice: il primo in data 5 novembre 2001 il secondo in data 20 febbraio 2002 il terzo in data 25 marzo 2002.
Non essendo prevista dal contratto la clausola risolutiva espressa per le ipotesi di mancata o ritardata corresponsione dei salari da parte dell'appaltatore, non è possibile procedere alla risoluzione del contratto né mediante diffida ad adempiere né tanto meno, soprattutto se si considerano i tempi di svolgimento del processo, mediante domanda giudiziale.
In entrambi i casi, infatti, pur non potendosi negare la rilevanza morale che l'osservanza di tali obblighi assume per l'Amministrazione pubblica, mancherebbe il presupposto fondamentale per procedere alla risoluzione del contratto ossia, come detto in precedenza, il rapporto di sinallagmaticità fra le obbligazioni non adempiute dall'appaltatore (pagamento dei salari i cui destinatari sono i dipendenti dell'impresa) e le obbligazioni dell'Amministrazione.
Le prestazioni corrispettive previste dal contratto a carico delle parti, il cui inadempimento può giustificare la risoluzione, sono i servizi di pulizia che l'appaltatore deve svolgere nell'interesse della Regione e per quest'ultima, i corrispettivi che essa deve pagare all'appaltatore.
La circostanza, poi, che la società L'IDEALE, come lamentato nell'interpellanza, abbia inviato lettere di contestazione alle proprie dipendenti, facendole seguire da provvedimenti disciplinari, per futili motivi non autorizza in alcun modo la Regione ad intervenire.
Ciò discende non solo dall'espressa previsione del contratto, ai sensi della quale "il personale addetto alla pulizia sarà dipendente dell'appaltatore, con il quale unicamente intercorrerà il rapporto di lavoro a tutti gli effetti di legge", ma, sotto un profilo più generale dalla natura stessa del contratto d'appalto, che è caratterizzato dall'espletamento di un'attività da parte dell'impresa con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio. Essendo, dunque connotato tipico di tale contratto l'autonomia dell'appaltatore, a questi spetta la piena facoltà di dirigere e controllare l'attività dei propri dipendenti, attraverso la quale raggiunge il risultato, mentre non è consentito al committente di ingerirsi in tale organizzazione, la quale non può competere se non a chi assume i rischi di gestione.
Nemmeno si è ritenuto utile o producente convocare i rappresentanti dell'impresa, essendo già ben nota la sua scarsa propensione ad accogliere i richiami e le sollecitazioni dell'Amministrazione; ne è esempio il comportamento tenuto in passato in relazione alla mancata osservanza delle prescrizioni del contratto inerenti l'obbligo di instaurare la posizione contributiva INPS presso la sede di Alessandria; per più di un anno a nulla sono valsi i ripetuti solleciti ad ottemperare né ha sortito alcun effetto la stessa sospensione dei pagamenti delle fatture disposta dall'Amministrazione sino a che non fosse intervenuta l'apertura di detta posizione contributiva, tanto che gli uffici, su espresso parere dell'Avvocatura, hanno poi dovuto provvedere alla liquidazione dei corrispettivi, essendo stata comunque certificata la correttezza contributiva della ditta da parte della diversa sede INPS (Campobasso) presso la quale essa aveva effettuato i versamenti.
Si fa incidentalmente presente che, avendo in seguito la sede INPS di Campobasso, con nota del 29 novembre 2001, segnalato a carico dell'impresa inadempienze contributive, le fatture vengono attualmente liquidate dalla Regione con la decurtazione del 20 % prevista dal contratto.
Dopo ripetuti solleciti, soltanto da novembre 2001 risulta che sia stata aperta dalla Società L'IDEALE s.n.c. la posizione contributiva presso la sede INPS di Alessandria.
L'atteggiamento di assoluta indifferenza alle sollecitazioni dell'Amministrazione sinora tenuto dall'impresa e l'impossibilità di ricorrere alla misura della risoluzione del contratto per le irregolarità segnalate nell'interpellanza, inducono a ritenere superflua e inutile la convocazione dei suoi responsabili ed invece preferibile la formale intimazione al rispetto degli obblighi di tempestiva corresponsione della retribuzione ai dipendenti nonché la denuncia dello scorretto comportamento alla società di certificazione, che potrà comportare un ostacolo, sia pure non preclusivo, alla partecipazione ad ulteriori gare d'appalto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Per cortesia, l'Assessore può dire in che data ha ricevuto questa nota?



FERRERO Caterina, Assessore al patrimonio

Non è segnata, comunque non è recentissima perché è stata rinviata spesso in Consiglio.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo questo perché la risposta, molto puntuale, è chiaramente la nota tecnica che i funzionari che seguono questo appalto hanno predisposto per l'Assessore, spiegando all'Assessore e agli interpellanti i motivi per cui non si può rescindere il contratto e anche i motivi - questi, secondo me molto discutibili - in forza dei quali gli uffici hanno ritenuto - non so se l'Assessore sia d'accordo o se sia stata interpellata a tale proposito di non convocare l'azienda. Questa decisione ha una valenza eminentemente politica e non tecnica: opportunità o meno di chiedere un incontro con un'azienda pluri-inadempiente.
Ho chiesto questo per sapere dall'Assessore se non intende aggiungere qualcosa di propria specifica competenza. Se è una risposta tecnica l'Assessore non ritiene doveroso politicamente aggiungere del suo? Ci troviamo di fronte a un'impresa che non ha adempiuto a diversi elementi contrattuali sia nei confronti dell'INPS, sia nei confronti dei lavoratori.
L'Assessore non ha aggiunto nulla sul tipo di appalto che ha portato a tali conseguenze. L'appalto è stato un appalto al ribasso? Il ribasso è stato molto forte? L'Assessore non ha detto nulla circa il buon andamento del servizio svolto da quella impresa. La pulizia è stata effettuata a regola d'arte o ci sono state manchevolezze anche in termini di qualità del servizio fornito? L'Assessore fa un commento circa la volontà di non invitare più quella impresa, di escluderla in forza di norme di legge o comunque in base ai risultati dell'andamento di questo appalto? Mi sembra che in un'aula di Consiglio regionale siano risposte politicamente dovute. L'interpellante ha ricevuto una segnalazione di disagio da parte dei lavoratori che vengono privati dello stipendio e poi per altro conto, anche puniti con provvedimenti disciplinari, seppure sappiamo che il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore - e quindi se questo lavoratore sia passibile o meno di osservazione - è un rapporto sul quale tecnicamente la Regione Piemonte non può intervenire. Sappiamo anche che, visto che la Regione Piemonte è committente dell'appalto di un servizio affidato ad una ditta nei cui confronti si è espressa fiducia, è politicamente doveroso occuparsi dell'insieme dei rapporti avendone la capacità ed è politicamente interessante esprimere dei giudizi in proposito.
Quindi, chiederei se l'Assessore vuole aggiungere qualche considerazione, rivolta anche al futuro, nel senso che: quali considerazioni fa l'Assessore circa l'opportunità di invitare questa ditta ad altre gare? Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per una breve replica.



FERRERO Caterina, Assessore al patrimonio

Brevissimamente. Ritengo che il contenuto, seppur tecnico, della risposta all'interpellanza abbia comunque rilevato il ruolo che la Regione può svolgere in situazioni di questo tipo. Peraltro, nell'ambito complessivo degli appalti che l'Ente pubblico, non solo Regione Piemonte ma la Pubblica Amministrazione in genere affida, si verificano e probabilmente si verificheranno ancora in futuro episodi del genere.
La tipologia di comportamento di questa impresa non è, come dire occasionale, ma purtroppo di casi simili si legge quotidianamente sui giornali e se ne ha notizia anche in altre Amministrazioni; non sempre l'affidabilità di un'impresa che vince una gara d'appalto è così quantificabile e accertabile precedentemente.
Mi pare che, nella conclusione di questa risposta, si sia indicata l'intenzione della Regione: attraverso le comunicazioni che le spettano fare in modo che questa società, nel momento in cui si presenta alle prossime gare, non abbia i requisiti - che sono quelli di essere una società solida e affidabile - che gli permettano di partecipare.
Questa forma non è semplicemente per dire: "Non vieni perché non mi sei simpatica", ma è per dire: "Cercando di formalizzare per iscritto le comunicazioni che ho indicato, a conclusione di questa risposta".
Il fatto di farsi carico - come Assessore - di sentire personalmente tutte le imprese che purtroppo, nell'ambito degli appalti pubblici, creano problemi, è una possibilità; probabilmente, questa attività è più demandabile a chi, all'interno della Regione, affida gli appalti e organizza le Commissioni giudicanti.
Se, invece, il ragionamento è legato a una legittima esigenza di lavoratori che esprimono una difficoltà, in questo contesto, ad avere delle risposte, la politica può anche intervenire; purtroppo, però, nel rapporto amministrativo tra il committente e chi ha vinto l'appalto, non sempre la politica riesce a risolvere questo tipo di problemi.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Ferrero.
Dichiaro chiuso il punto "Interrogazioni e interpellanze".


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale - Parchi e riserve

Proseguimento esame testo unificato proposte di deliberazione n. 281 e n. 286: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione Centro del cavallo (Denominazione provvisoria) presso la Cascina Rubbianetta - Parco regionale La Mandria". Esame connesso ordine del giorno n. 584 inerente a "Fondazione Centro del cavallo"


PRESIDENTE

A questo punto, possiamo riprendere l'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 281 e n. 286, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Leo e, in seguito, al Presidente della V Commissione, Cantore, che relazionerà sul risultato del sopralluogo effettuato presso il Parco regionale La Mandria.
Prego, Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla valorizzazione e promozione parchi

Grazie, Presidente. Non torno sull'argomento perché il Presidente mi aveva consentito di svolgere la relazione completa durante la scorsa seduta.
So che, nel frattempo, c'è stata un'importante visita delle Commissioni V e VI alla Cascina Rubbianetta e che si è lavorato per dare delle indicazioni al Consiglio; indicazioni che, per quanto ho visto io, signor Presidente, vanno in una direzione di possibile accoglimento e positiva evoluzione.
Non aggiungo altro e cedo la parola al Presidente della V Commissione Cantore.



PRESIDENTE

Ha pertanto la parola il Presidente della V Commissione, Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Come ha detto l'Assessore Leo, ritengo che il sopralluogo di venerdì svolto dalle due Commissioni competenti, sia stato molto utile. Peraltro, è frutto di un'ampia discussione avvenuta nella VI Commissione; anche noi come Commissione Ambiente, ci siamo riuniti, perché erano emersi degli importanti problemi di impatto ambientale.
Il sopralluogo ha prodotto un ordine del giorno che verrà sottoposto alla Presidenza del Consiglio e ai colleghi Consiglieri. Ritengo di poter sostenere che il sopralluogo ha fatto emergere l'importante opera di recupero della Cascina Rubbianetta, che è in corso, all'interno di un progetto più ampio riguardante il Parco, ma anche le aree fuori parco, nel Comune di Druento e in altri Comuni limitrofi al Parco La Mandria.
E' in corso - dicevo - presso la Cascina Rubbianetta un importante recupero; il Centro del cavallo, con le dovute garanzie, dovrebbe inserirsi in un contesto ambientale che possiamo definire protetto e dare un impulso all'attività sportiva e agonistica collegata al cavallo.
Il sopralluogo ha fatto emergere che non c'è alcun impatto negativo nei confronti dell'ambiente, anzi, è in corso un recupero ambientale senza il quale ci sarebbe stato un degrado ulteriore dell'ambiente e di quella parte del parco.
Grazie a questo ordine del giorno e al lavoro che le Commissioni stanno svolgendo con l'Assessorato, si può garantire l'esistenza di questo importante Centro che, se ricordo bene, assumerà una rilevanza internazionale, con la tutela, non solo dell'ambiente, ma anche della funzione del Parco La Mandria.
Mi spiego meglio: una funzione che è dedicata soprattutto ai nostri concittadini o connazionali o comunque ai cittadini d'Europa e del mondo che possono accedere al Parco La Mandria.
Il Centro del cavallo non deve essere un ostacolo a questo accesso e soprattutto, non deve prevedere delle strutture che vadano a incidere sull'ambiente.
Mi pare che il sopralluogo abbia verificato che questo non avviene e che, anzi, si possono inserire degli ulteriori correttivi affinché ciò non avvenga in futuro.
Abbiamo verificato - questo è importante - che non si trasferirà in quel luogo tutto l'impianto esistente oggi a Vinovo, pertanto non sarà il nuovo ippodromo; sarà solo un centro per il cavallo, dove è previsto l'allenamento, ecc., ma questo non è propedeutico alla ricaduta, in relazione a quanto abbiamo visto e potuto constatare, del nuovo ippodromo e, in secondo luogo, l'impianto, così com'è stato costruito, può inserirsi nella natura del parco.
Sono state fatte - soprattutto dal collega Chiezzi - delle eccezioni di tipo urbanistico, in relazione al maneggio coperto che è stato situato nella parte posteriore della Cascina Rubbianetta. In relazione a questo l'ordine del giorno prevede che l'impianto del maneggio vada, ovviamente con le dovute caratteristiche estetiche e di connotazione ambientale all'esterno della Cascina per non essere - come diceva il collega Chiezzi un vulnus all'architettura della Cascina stessa.
Questa è la relazione di quanto è avvenuto; mi pare che si possa lavorare verso la conclusione di questo iter.



PRESIDENTE

La ringrazio, Presidente Cantore. Le chiedo, intanto, se posso avere l'ordine del giorno.
Ci sono interventi in sede di discussione generale? Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Il sopralluogo effettuato alla Cascina Rubbianetta è stato utile. Anch'io non posso che sottolineare la positività del recupero, per quanto riguarda il manufatto della Cascina.
Il sopralluogo ha permesso, inoltre, di verificare uno dei punti che erano stati sollevati nel precedente Consiglio regionale. Stiamo votando l'istituzione di un Ente finanziario, di una Fondazione, ma, nella sostanza, si tratta di un intervento che va effettuato sul Parco La Mandria.
Chi ha partecipato al sopralluogo ha potuto rendersi conto di persona del grande impatto che l'inserimento del maneggio avrebbe nel luogo in cui è stato previsto; rimane compresso contro la Cascina Rubbianetta e va a stravolgere totalmente l'impatto visivo su quella parte di Parco.
Devo dire però che anche una parte che a volte viene un po' sottovalutata come impatto è l'intervento che verrà effettuato sui pratoni.
Lo dico solo perché rimanga a verbale, ma non ho alcuna speranza che le mie parole vengano raccolte dalle persone presenti in aula: la costruzione degli steccati, di fatto, stravolge l'aspetto naturale, che noi abbiamo potuto vedere nei pratoni.
Proseguendo nella visita del Parco, poco oltre, abbiamo visto degli steccati per i cavalli e l'ambiente cambiava: il prato rimaneva sempre uguale, ma si perdeva l'aspetto di naturalità. Il punto è che gli animali selvatici, di notte o nelle prime ore del mattino, quando il prato è libero, non possono pascolarvi. Pensiamo, ad esempio, ai cervi del Parco della Mandria. Nel momento in cui limiteremo delle aree di prato, i cervi non potranno più accedere a quelle parti e si concentreranno ancora di più nei boschi. Possiamo già dire adesso che nel futuro ci saranno richieste abbiamo appena parlato della richiesta dei danni provocati dagli animali selvatici - per i danni provocati dai cervi nei boschi. Questo lo dobbiamo dire già adesso: facciamo interventi, costruiamo recinti per cavalli sicuramente creeremo gravi interferenze e nuovi problemi nella gestione degli animali selvatici.
Non facciamo finta di credere che questo intervento sia ininfluente non pensiamo che la costruzione degli steccati sia così indolore! Nel corso della discussione, durante il sopralluogo, si è detto che, oltre agli steccati, è prevista la realizzazione di una siepe e di una rete per evitare che i cinghiali vadano a rovistare nel prato. La fruizione di questo percorso sarà totalmente diversa. Adesso, quando i cittadini visitano il Parco della Mandria, la zona dei pratoni dà un'immagine di naturalità, ma non sarà più così. Alcuni di voi riterranno che non sia un problema, ma questo aspetto di naturalità, tipico di un parco, si perderà (un aspetto fondamentale che credo sia importante in un parco). I cittadini che andranno nel Parco della Mandria osserveranno un'esposizione di cavalli nei recinti, perdendosi così la naturalità dell'ambiente.
Certamente, ci sono spettacoli peggiori, ma non si può certamente dire che l'impatto di questi interventi sia leggero sulla superficie della Mandria L'altro elemento che si è potuto constatare durante il sopralluogo è sicuramente il fatto che ci sarà un impatto ambientale provocato dalla realizzazione di una pista: verrà inserita una pista di sabbia, un anello più un rettilineo di mille metri. Questa struttura, sicuramente, cambierà l'aspetto del Parco, cambierà quello che noi abbiamo visto. Questo è inevitabile. Possiamo discutere sul fatto se sia giusto oppure no mantenere la naturalità dell'ambiente, ma personalmente ritengo che un parco, anche se è vicino alla città di Torino, debba mantenere il suo aspetto naturalistico.
Il fatto che nei parchi si debbano prevedere delle attività di sviluppo è corretto, ma prevedere attività di sviluppo che interferiscano con l'aspetto naturalistico non è una scelta conseguente agli impegni fondanti per la costituzione dei parchi.
Abbiamo un problema che è stato evidenziato anche dai rappresentanti dell'Ente Parco. Se la gestione del Centro del cavallo diventerà una gestione esclusivamente finanziaria, se noi affideremo la gestione del Centro ad un manager - ad uno di quelli che vanno di moda nella gestione delle cose pubbliche - sarà inevitabile, in futuro, una trasformazione anche in senso agonistico dell'impianto. Questa è una delle preoccupazioni che manifestate dai gestori dell'Ente Parco. I rappresentanti dell'Ente Parco poi, sostenevano che in quel luogo "comandava" la Regione e l'Ente Parco poteva fare poco per la gestione del Parco. Questo è un aspetto importante e negativo. Il fatto che il progetto sia stato imposto, venduto regalato all'Ente ha impedito a quest'ultimo di esplicare il suo ruolo principale, cioè quello di tutela del parco. Ripeto, tutti i parchi hanno come scopo soprattutto la difesa dell'ambiente naturale: in questo caso non lo stiamo facendo. Ciò che più dispiace è che, di fronte alla necessità di recuperare un manufatto quale quello della Cascina Rubbianetta, opera certamente necessaria, non si sia pensato ad altri tipi di interventi, per evitare di alterare l'aspetto naturale del parco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Oreste.



ROSSI Oreste

Ritengo che sia il caso di dare spiegazioni ai colleghi che non hanno partecipato alle sedute delle Commissioni in cui si è parlato del Centro del cavallo o se, purtroppo per loro, non hanno partecipato alla giornata che ci ha visto compiere un sopralluogo nel punto dove sorgerà tale Centro.
Quanto detto dal collega dei Verdi è - ovviamente senza offesa per il Consigliere - assurdo. La Regione, nell'area della Mandria, è proprietaria di circa 1.700 ettari, pressoché interamente a verde (parte a bosco e parte a prato), attraversati da ruscelli. Lì vi erano delle realtà stupende che precedenti Giunte regionali, Amministrazioni regionali, hanno lasciato morire, distruggendo beni di altissimo valore (e parlo della Venaria Reale e parlo del Castello, e parlo del Borgo Medioevale, e parlo della Chiesetta, e parlo della vecchia Druento, probabilmente di origine antecedente all'epoca romanica). Le ultime due Amministrazioni regionali hanno effettuato interventi eccezionali - e di questo devo ringraziare l'Assessore Leo - di recupero ambientale, storico e di monumento, di valore internazionale. Venaria Reale sta rinascendo e sarà un'opera eccezionale il Castello, al centro del parco, sta rinascendo (e lo abbiamo visto con i nostri occhi) ed è un'opera eccezionale. Lì è nata l'idea, che ritengo eccezionale - permettetemi di ripeterlo - di creare un Centro del cavallo di valore europeo (un altro Centro di quel tipo lo possiamo trovare solo vicino a Roma).
Il Centro occuperà circa 30 ettari su 1.700. Di questi 30 ettari, meno di 10 saranno recintati, e di quei 10 ettari recintati, solo 3/4 ettari saranno con il fondo in sabbia o in terra (quindi non a prato). Parliamo quindi, di 3/4 ettari con il fondo non erboso o non piantumato, su 1.700 ettari.
Potete rendervi conto del grande impatto sull'ambiente che possono avere quei 3 ettari a sabbia, e non a cemento con palazzi. Gli altri 30 e rotti ettari non saranno lasciati, per fortuna, tutti a prato (perché il prato, come dovrebbe sapere bene un Consigliere dei Verdi, non permette il ricambio dell'ossigeno), ma diventeranno a bosco. Saranno costruiti viali di alberi autoctoni; sarà realizzata una struttura di canali d'acqua saranno regolamentati con ponticelli per permettere alla gente di passeggiare guardando i cavalli che corrono liberi. Sì, perché la differenza, rispetto agli altri Centri che hanno costruito sino ad oggi, è che non esisteranno più vecchi box stretti, ma saranno tutti più larghi in prati curati. Pensate, per non rovinare il manto erboso saranno realizzati sei recinti, in modo che ogni giorno i cavalli (cavalli particolari destinati a corse di alto livello) potranno spostarsi da un recinto all'altro, permettendo al fondo erboso di ricrescere rigoglioso. Credo che questo, per chi rappresenta i Verdi e parla di ambiente e natura, sia estremamente importante.
Chiedo al collega: perché non va a vedere le stalle abituali in cui sono tenuti i cavalli nei maneggi, che vivono su fondi allucinanti in gabbiette piccolissime? Quello, forse, farà ambientalismo, questo è di nuovo fare un ostruzionismo fine a se stesso.
Ma non è finita. In quei 30 ettari si va anche a recuperare un altro bene monumentale di grande valore artistico: la Cascina Rubbianetta, che guarda caso, le Amministrazioni regionali precedenti avevano lasciato al completo e totale abbandono.
Si ristrutturerà quell'area. Immaginate un edificio d'epoca costruito a ferro di cavallo. Bene, lì verranno costruiti i box per gli animali addirittura con il fondo non in cemento, ma in materiale naturale che pu essere macinato (può essere paglia o fieno), pulito regolarmente e automaticamente; verrà allestito uno spazio espositivo e un centro di ippoterapia. Credo che tutti noi dovremmo essere socialmente vicini a quei bambini che potranno trarre vantaggio dall'ippoterapia (è una delle cure più moderne per aiutare coloro che hanno determinati problemi).
L'ippoterapia non sarà effettuata in quei posti, lì verranno addestrati i cavalli per essere poi mandati in tutta Italia (ed io mi auguro in tutta Europa) per servire nei Centri di ippoterapia. Lì si faranno dei Ventri per ricerche veterinarie; scuole per coloro che dovranno accudire e lavorare con i cavalli e luogo di visita per i ragazzi delle scuole. Addirittura, il progetto prevede che nemmeno i dipendenti (e parliamo di una quarantina di assunzioni, quindi alla fine ci saranno circa quaranta posti di lavoro) potranno accedere all'interno del parco con le loro auto. Sono previsti pulmini e automobili elettriche, di modo che il parco sia conservato nel miglior modo possibile.
Questa "perla" darà la possibilità alla nostra Regione di arrivare a livelli internazionali di qualità per il cavallo. Parlo da appassionato di cavalli, perché veramente credo che sia importante questa realtà, ancora più in un momento in cui vediamo l'ippodromo più famoso del Piemonte chiudere. Abbiamo la possibilità di dare una grande immagine, recuperando una parte di parco che era, fino ad oggi, prato. Verrà recuperata la Cascina Rubbianetta e un'altra cascina, collegata a questo Centro, vicina al Borgo Castello (che è già in parte recuperata, ma sarà finalmente utilizzata). A Venaria Reale, vicino alla chiesetta (anch'essa d'epoca romanica), ci sarà uno spazio dove, oltre agli appassionati domenicali (perché noi siamo andati durante la settimana e non c'era nessuno, era pressoché abbandonato, qualcuno che passava a piedi o in bicicletta, ma non è di certo un parco utilizzato), si potrà trovare qualcosa di più interessante, magari istruttivo per i bambini e utile per tutti. In questo modo, si potrà, utilizzando i pullman delle scuole, avere, durante la settimana, più gente a passeggio in questo bellissimo parco, bellissimo polmone verde.
Ultima considerazione. Chiedo all'Assessore di competenza, forse in questo caso il Presidente Ghigo, di andare a rivedere, con l'Ente Parco, la concessione che è stato fatta a privati per gestire e tagliare, dal punto di vista agricolo, il fieno e alcune coltivazione all'interno del parco che rendono, all'Ente Parco, 150 milioni di lire all'anno.
Su questo punto, devo dare ragione al collega del Gruppo dei Verdi: questi soggetti, chiamiamoli agricoltori, che gestiscono e pagano queste convenzioni, valutate in 150 milioni di lire l'anno, chiedono indietro, per danni provocati dalla selvaggina (caprioli, cervi, cinghiali, ecc.) diverse centinaia di milioni di lire. L'Ente Parco, alla fine, incassa 105 milioni per dare in concessione questi spazi; dall'altra parte, deve restituire, alla Regione, alcune centinaia di milioni (credo 800 milioni) per danni, per le scorrerie della selvaggina. Tanto vale avere questa convenzione, perché ci costa molto meno lasciar scorrazzare gli ungulati rispetto all'avere la convenzione: su questo non ci sono dubbi! Però il Centro del cavallo è un'operazione eccezionale.
Il Gruppo della Lega Nord appoggia in pieno questa iniziativa, plaude all'iniziativa e al progetto, e veramente si augura che, al più presto possa diventare una realtà che porti il nostro Piemonte ancora un pochino più in alto, anche in questo settore, rispetto ad altre Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

L'iniziativa mi pare senz'altro meritoria e mi trovo in piena sintonia con quanto esposto dai Presidenti della V e VI Commissione.
L'intervento del Consigliere Cantore e quello appassionato del collega Rossi mi trovano sicuramente d'accordo.
In definitiva, sia gli aspetti culturali che ambientali vengono soddisfatti. Non vi è alcun impatto ambientale negativo; c'è un recupero che scongiura il degrado, con conseguente valorizzazione dell'insieme. Vi è un recupero e una restituzione ad una funzione sociale che si coniugano con una intrapresa i cui aspetti positivi sono stati tutti illustrati.
Dopo tutto, non vi è sito migliore: si coniugano storia, luoghi e nomi.
Sul logo della Mandria vi è un cavallo; La Mandria, ovviamente, è già tutto un programma.
Termino l'intervento con l'auspicio di rivedere le convenzioni, perch procurano un danno maggiore di quanto si tragga sotto il profilo reddituale.
Alleanza Nazionale è sicuramente d'accordo, plaude all'iniziativa e calorosamente la sostiene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, ho partecipato insieme ad altri colleghi al sopralluogo al Parco della Mandria.
Prima di commentare il punto di vista che ho tratto dai risultati di quel sopralluogo, partirei dal cuore del problema che stiamo affrontando e sul quale siamo chiamati a dare il nostro impegno con un voto.
Il cuore del problema è il seguente: l'Assessore, insieme alla Giunta propone che la Regione Piemonte entri a far parte di una Fondazione che ha come scopo l'allevamento dei cavalli da corsa. Questo è il cuore del problema.
Non penso che tra le missioni di una Regione possa essere ricompreso l'impegno del miglioramento qualitativo del cavallo sportivo mediante l'allevamento, in modo da ottenere cavalli che vincano nelle competizioni di trotto, di galoppo e di equitazione, relativamente alle gare di salto ad ostacoli e altre tipologie.
Penso, Assessore Leo, che fra tutte le iniziative che si possono realizzare questa non rientri nelle nostre missioni.
Mi sembra che la Giunta regionale abbia appena deciso di non entrare in una Fondazione che si occupa di gestire nel modo migliore i musei. E' una scelta politicamente legittima, anche se discutibile, di certo una Fondazione che si occupa del sistema museale penso che rientri nelle nostre missioni, poi, politicamente, si può decidere se istituirla o meno.
Sicuramente, credo che non possa rientrare in una nostra missione l'allevamento dei cavalli da corsa, quindi l'adesione ad una Fondazione che, è scritto, non ha fini di lucro.
Segnalo una certa contraddizione in questi due elementi: da un lato, la Fondazione non ha fini di lucro; dall'altro lato, la Fondazione si occupa di migliorare la qualità dei cavalli da corsa. Mi chiedo a cosa sia rivolta questa finalità. Il cavallo da corsa serve per vincere. Per vincere cosa? Delle gare. Vincere una gara cosa comporta? Un lucro? Penso di sì altrimenti non ci sarebbe tanta gente che organizza imprese per allevare al meglio dei cavalli da corsa, farli correre e fargli vincere dei premi tant'è che i cavalli da corsa valgono miliardi.
Noi siamo di fronte ad una Fondazione che dice di non avere scopo di lucro. Però, la mia attività ha come finalità quella di lucrare in forza di una qualità del cavallo che faccio competere sulle scene nazionali ed internazionali. Allora, cosa costruiamo? Una società senza fini di lucro a vantaggio di chi? Quel lucro finale chi lo prende? Vedete, penso che non appartenga al nostro progetto di Regione partecipare a questi tipi di Fondazione. Se la Fondazione avesse ad oggetto altre questioni, ad esempio, l'ippoterapia, bene, lo capirei, siamo nel campo della sanità, anche i cavalli possono essere introdotti nel sistema sanitario nazionale a favore dei bambini. Quella potrebbe essere un'attività sulla quale la Regione Piemonte non fondamentalmente non deve impegnarsi.
Assessore Leo, lei si mette ad allevare cavalli da corsa? Chiedo a tutti i colleghi di riflettere su questo fatto, di leggere l'art. 3, che è l'unico politicamente significativo (gli altri, come al solito, sono articoli di gestione e via dicendo), e vedere che si tratta di partecipare ad un obiettivo contornato da altri obiettivi, ma l'obiettivo principale rimane questo.
In secondo luogo, questa Fondazione, che si occupa di fondare presso il Parco La Mandria un Centro internazionale qualificatissimo di riferimento per tutti gli operatori del settore, anche per tutti gli allevamenti, è una struttura parecchio importante. Non si può sminuire questo lavoro contando i metri quadrati di sabbia che si mettono al posto dell'erba. Questa non è una polemica. Non si tratta del quadratino del maneggio all'interno del quale deve trovare spazio la possibilità di educare, di addestrare e di allevare, non è questo. Un Centro che ha tali ambizioni è un Centro parecchio ingombrante dal punto di vista dell'identità del luogo in cui lo inseriamo. E' un Centro che, a quel punto, inevitabilmente, necessiterà di ulteriori strutture. Per funzionare avrà bisogno di tutto ciò che concerne un Centro di allevamento e di addestramento di cavalli sportivi. Adesso queste strutture non sono visibili in modo esplicito, ma diventeranno realtà economiche assolutamente imprescindibili. Si faranno arrivare gli spettatori, che avranno bisogno di sedersi, di avere dei servizi, di poter dormire e avanti di questo passo.
Ritengo anche che, nel caso specifico, ammesso che questa sia la decisione, l'ubicazione di questo Centro, al quale non penso che la Regione debba aderire, sia sbagliata, in quanto segna pesantemente la vita di un parco e, dal punto di vista della fruizione dello stesso, secondo me, la snatura. Non è possibile far finta di niente e scollegare la chiusura del galoppatoio di Vinovo da questa operazione.
Il galoppo, nell'ambito delle corse di cavalli, è forse una specialità più debole del trotto. Il troppo e il galoppo sono un pacchetto di proposte sportive che, insieme, hanno una loro economicità, mentre il galoppo solo il galoppo - non sono un esperto in questa materia - è un'attività economica difficile da intraprendere ricavando degli utili.
Per questo motivo, temo che questo Centro del cavallo possa diventare un punto di riferimento territoriale all'esigenza, per il galoppo, di trovare una sede, visto che è stato sfrattato dalla sede attuale. Non è da escludere che il galoppo trovi nel Centro del cavallo una sua via di uscita.
Ultima considerazione. Nel sopralluogo effettuato abbiamo visto che la Cascina Rubbianetta è soggetta a un restauro, da moltissimo tempo deciso e ora finanziato. Devo dire che è una cascina di un certo pregio. Nel parco circostante la cascina, secondo il progetto che abbiamo potuto vedere, vi è l'inserimento forzoso, contro il lato posteriore della cascina, che è un lato semicircolare con un suo pregio architettonico e ambientale, di una scatola che, addossata alla cascina e al pendio fittamente boscato della collina retrostante, costituisce, secondo me, un inserimento violento e degradante sia rispetto all'architettura della cascina preesistente, sia all'ambiente naturale, costituito da un fondale pieno di piantumato ed erborato, che fa da sfondo al cortile posteriore della cascina.
Ritengo che tale inserimento sia un fatto da evitare, perché non appartengo alla schiera di quanti pensano che, nascondendo le cose, le cose smettano di deturpare. Se si ritiene necessario costruire un maneggio, non si tocchi almeno la cascina e quell'ambiente.
Queste sono le considerazione di carattere generale: "no" alla Fondazione, perché non vogliamo occuparci di allevamento di cavalli. Le considerazioni meno generali: "no" all'insediamento del Centro del cavallo all'interno del Parco della Mandria. Terza considerazione: "no" alle scelte concrete, che sono state fatte in ordine ad alcuni elementi strutturali costitutivi di questa scelta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

La prima nota, a margine di questo dibattito, la devo ai colleghi, ma anche all'Assessore. Faccio parte di un Gruppo piccolo che ha due esponenti e da giovedì a domenica abbiamo avuto il Congresso nazionale dei Radicali italiani - come avrete letto sui giornali - per le vicende connesse a Marco Pannella.
Devo dire che per un senso di responsabilità, visto che sono stato protagonista di una richiesta di effettuazione di una Commissione VI non formale, perché formalmente non era possibile convocarla, e visto che in quella sede è stato deciso di fare il sopralluogo, non abbiamo fatto valere quel diritto, che ritengo giusto per ogni Gruppo, di sospendere l'attività istituzionale, anche per cogliere l'esigenza dell'Assessore Leo di effettuare il sopralluogo e giungere ad una determinazione su una materia che, oltre a stare a cuore all'Assessore stesso, necessita di una decisione urgente.
Questa attenzione verso i colleghi e verso l'Assessore non mi porta a una conclusione scontata o banale, perché il mio Gruppo tenta formalmente di essere una voce liberale che cerca di richiamare l'attenzione di una Giunta che si dice liberale, che molte volte viene accusata di essere troppo liberale e liberista, ma che ogni volta cade sugli stessi errori.
Ancora una volta stiamo a decidere, caro Assessore Leo, una partecipazione. Temo che ci sia un pregiudizio nella maggioranza del centrodestra: quel meccanismo per cui si chiede, ad esempio, ai tossicodipendenti di scalare nell'utilizzo del metadone, è uno scalare che, rispetto alle partecipazioni pubbliche, la Regione Piemonte non intende applicare a se stessa. Nonostante le dichiarazioni dell'ex Assessore Burzi e i richiamati impegni dell'Assessore Pichetto, ancora una volta dobbiamo decidere la partecipazione della Regione Piemonte in un Ente.
Nelle discussioni svolte l'Assessore Assessore Leo ci ha fatto apprezzare l'importanza e l'interesse che ci può essere dietro questa partecipazione, ma rimane il nodo cardine: l'ennesima partecipazione della Regione. Peraltro, si tratta di una partecipazione che non prevede nel suo stesso atto costitutivo quel meccanismo su cui l'Assessore Pichetto si era impegnato: "Non faremo più partecipazioni, cercheremo di dismettere quelle che abbiamo e quelle che faremo, le faremo a scadenza, limitate a una fase di partenza, allo start up. Cercheremo di far partire iniziative che riteniamo importanti da sostenere, ma prevediamo i meccanismi di fuoriuscita, per cui diamo l'appoggio e la benzina per partire, ma prepariamo fin dall'inizio una scaletta per uscirne, per far sì che ci sia un volano della Regione, ma che sia solo davvero un volano e non la partecipazione all'ennesima iniziativa, che comincia oggi e chissà dove e quando finirà".
Per meglio chiarire quel che intendo dire, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi e, con amicizia e cortesia, in particolare quella dell'Assessore Leo su un caso che è sotto gli occhi di tutti, ma nella memoria di pochi: l'IPLA. L'IPLA nasce nel 1979 come azienda agricola e, per giustificare la sua natura di azienda agricola, dispone di trenta mucche. Ci sono trenta mucche che pascolano sulle colline verdi del Piemonte, ormai parte del tutto insignificante, del tutto marginale e di ornamento di un Ente, che, in questi trent'anni, ha fatto tutt'altro.
L'IPLA si è configurato per fare altro ed è diventato importante strumento di servizio della Regione, ma nasce come azienda agricola.
Quando vedo un collega come Rosso, che in due anni non si è mai animato per nulla, neanche per la sua campagna elettorale personale, fare un intervento così animato, accorato e felice anche nei toni, temo che ci sia sotto qualcosa. Evidentemente, si era preparato. Ho dei dubbi che, come all'IPLA, ci sia un Direttore che andrà ad abitare in una parte della Mandria, ma come succede per l'IPLA, il Direttore del Centro del cavallo abiterà in una "casina" sulla collina torinese e avrà l'obbligo "costituzionale" di risiedere in una splendida villa della collina torinese.
Il Presidente dell'IPLA ha anche l'obbligo "costituzionale" di usare le macchine blu degli Assessori. Mi è stato segnalato che, più di una volta arriva alla sede dell'IPLA con l'auto blu di un qualche Assessore che gentilmente presta la propria vettura.
Ripeto, mi rimane il dubbio, innescatomi anche dall'accorato intervento del Presidente della VI Commissione, che ci sia certo un interesse specifico, una buona intenzione - questa non gliela do per scontata, ma gliela riconosco - e che ci troviamo di fronte all'ennesimo carrozzone, che parte in un modo e finisce in un altro, che parte con ottime intenzioni, ma si sa che di ottime intenzioni sono lastricate le strade dell'inferno.
Quindi, con questi grandi dubbi e con la premessa iniziale del Congresso Radicale, non ho chiesto di sospendere la visita, perché non mi sembrava il caso, ma non parteciperò al voto su questa ennesima partecipazione.
Richiamo l'Assessore Pichetto a far valere quanto continua a dirci: non si partecipa più a niente, si esce dalle partecipate, si mettono dei paletti e dei vincoli per entrarci ed uscirci subito dopo. Se serve lo start up, siamo d'accordo; se serve per avere qualche nuova carica, un nuovo incarico, un nuovo piccolo pezzo di sottogoverno, questa è l'ennesima sconfitta di una Giunta, che tante ne sta sommando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore, mi viene spontanea una domanda: cosa c'entrano le discussioni che abbiamo fatto sull'oggetto della deliberazione? Credo che l'intervento più centrato sia sicuramente quello del collega Mellano, che ha avuto il pregio di cogliere l'essenza del problema. Anche perché - però mi aiuti lei, in sede di replica - mi sembra di comprendere che questo progetto non sia più arrestabile.
Stiamo parlando e stiamo intervenendo in una fase rispetto alla quale l'opera è appaltata e credo di avere compreso dagli atti - se non è così mi smentisca - che oggi si tratta di definire lo strumento di gestione di questa impresa. Di questo si tratta.
Però abbiamo fatto bene a collegare tutta la problematica della Fondazione a quello che viene citato in premessa, e cioè che ciò avviene in attuazione dell'Accordo di programma per lo sviluppo del settore ippico stipulato a Torino il 27 giugno 2001, e pubblicato in allegato, ecc.
Chiedo venia, Assessore, ma quando si è stipulato quell'Accordo era già noto il destino dell'Ippodromo di Vinovo? Era già delineata la questione relativa al rilancio e al recupero, anche storico e culturale, dell'ippica e dell'attenzione per il cavallo, così come storicamente si è definita nella città di Pinerolo? Questa iniziativa è all'interno di un progetto più organico, del quale la Regione si è dotato per rilanciare questo settore? Credo dunque che la discussione di questi atti, separati uno dall'altro e senza un filo logico conduttore, rischi necessariamente di far perdere di vista l'oggetto della nostra discussione, concentrandolo su quello che il Consigliere Mellano con molta passione, ha sostenuto. La discussione investe direttamente il ruolo che il pubblico, e quindi l'Amministrazione pubblica può svolgere nel farsi garante degli scopi rispetto ai quali queste istituzioni - in questo caso la Fondazione - vengono create.
In un primo momento, noi avevamo sottoscritto - penso anche il Consigliere Moriconi - l'ordine del giorno che sostanzialmente poneva tutta una serie di paletti.
Abbiamo ritirato la firma, perché è sorto il sospetto che un nostro pronunciamento sull'attenuazione dell'impatto, di fatto, abbia come presupposto di fondo l'accettazione in sé e per sé di un dato assolutamente inconfutabile: una parte consistente o piccola del parco viene "distratta" da quella che è la vocazione elettorale rispetto al ruolo che il parco dovrebbe svolgere.
La cosa in sé, isolata e presa rispetto agli obiettivi dichiarati, ha un certo fascino. Credo che lo stesso sopralluogo ci abbia fatto capire come sia importante quell'opera di recupero su manufatti di rilevanza storica che erano abbandonati al degrado.
Ma ciò che più ci preoccupa è che attorno a queste iniziative sicuramente di eccellenza, i Comuni dell'area, contermini o direttamente interessati rispetto al territorio in cui vengono collocate quelle opere definiscono il loro Piano di sviluppo urbano. E lo fanno senza guardare in faccia nessuno, senza guardare in faccia il Comune di Venaria, senza guardare in faccia gli altri Comuni limitrofi. Perché alla base di tutto ahimé e purtroppo - è vero che esiste un Piano territoriale di coordinamento, ma è anche vero che molto spesso quel Piano dà solo degli indirizzi e delle raccomandazioni. Alla fine, ogni Comune, nel proprio territorio, si trova ad operare come nel territorio di un granducato, dove tutto quello che succede al di fuori di quelle cinta e di quelle mura daziarie non è più interesse della collettività, ma riguarda quel mandato elettivo che ha.
Ho voluto parlare di tale questione perché non nascondo che - stando al tema della Fondazione - abbiamo presentato un altro emendamento sull'opportunità o meno che nella Fondazione siano coinvolti i Comuni delle aree territorialmente interessate.
Faccio un esempio concreto, ed anticipo una nostra proposta di legge in tal senso.
Assessore e Presidente, ritenete corretto che, ad esempio, il Comune di Caselle, o uno degli altri Comuni territorialmente interessati ad una realtà come quella dell'area aeroportuale, non facciano parte del Consiglio di amministrazione di quella S.p.A. che gestisce un'opera con impatto così pesante dal punto di vista dell'inquinamento acustico ed ambientale? Ritenete corretto che non siano gli attori della gestione, e quindi anche del controllo? Con ciò ci auguriamo che possano rappresentare un elemento di salvaguardia almeno rispetto all'utilizzo degli oneri, che pure le leggi e gli indirizzi comunitari prevedono, perché parte degli oneri dell'esercizio dell'aeroporto vengano destinati per abbattere fenomeni come quelli relativi all'inquinamento acustico ed ambientale indotto dalla presenza di un'opera come quella.
Anche da questo punto di vista, credo che la Regione dovrebbe fare un passo indietro. Mantengo ancora dei limiti e delle riserve in relazione alla partecipazione della Regione, che pure dovrebbe garantire tutte le comunità locali, ma credo che bisognerebbe individuare gli strumenti che sappiano rappresentare il diritto di partecipazione legittima dei Comuni interessati dalla presenza di questa iniziativa, com'è quella che noi collateralmente andiamo a discutere, per verificare se ci sono anche altri strumenti che consentano di regolare tutto quello che noi individuiamo come opere connesse. Per opere connesse intendiamo le aree previste dall'area "zeta" in base agli accordi sottoscritti dai Comuni nel documento e nell'Accordo di programma, il DOCUP, rispetto al quale i Comuni operano anche delle azioni di recupero legate a questa iniziativa. Siccome queste opere sono soggette anche a varianti e alcune hanno già una destinazione credo che non sia indifferente il ruolo che può svolgere la Commissione tecnico-urbanistica, che pure esprime solo parere consultivo, ma soprattutto gli uffici della Regione per quanto riguarda la possibilità di limitare l'impatto di opere come queste, che sono definite, ma non ancora inserite all'interno di un programma di recupero, di rilancio e di sviluppo di quelle aree.
Credo che oggi nelle nostre discussioni dovremmo porre al centro dell'attenzione l'oggetto del nostro atto, che è quello che poi saremo chiamati a votare; ben venga quindi un'attenzione al dibattito e un'attenta disamina dei vari articoli, perché credo che uno dei nodi da sciogliere sia se, compatibilmente con gli accordi assunti, la Regione possa fare un passo indietro e magari cedere il diritto di partecipazione ai Comuni contermini che magari hanno anche interessi contrastanti proprio perché contermini mentre solo uno è il Comune direttamente interessato. Cioè si potrebbe trovare uno strumento che permetta alla Regione di fare un passo indietro e garantire invece la partecipazione dei due principali Comuni interessati (Venaria e Druento). Tale partecipazione costituirebbe un fattore di equilibrio e di garanzia nel senso che al Centro del cavallo sarebbero offerti quei servizi di cui necessariamente la stessa iniziativa ha bisogno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Assessore, il dato più evidente è che questo è un provvedimento di grande preoccupazione, anche se sta passando un po' nel silenzio generale.
Con questo provvedimento l'Assessore ai beni culturali della Regione Piemonte introduce il principio, che per ora non era sancito, di poter entrare in tutti i parchi che esistono nella nostra Regione con le stesse finalità, quindi di fatto assolutamente in linea con la Patrimonio S.p.A.
nazionale del Governo di riferimento, ma non in linea con quanto si è cercato di fare.
Un buon Assessore ai beni culturali dovrebbe provvedere a fare anche in questa Regione un tentativo di valorizzazione e potenziamento di un bene significativo di cui, con grande vanto e come fiore all'occhiello, la nostra Regione porta merito e vantaggio.
Allora, qual è il problema? Il problema, dal mio punto di vista, è soprattutto che questo provvedimento viene presentato come ormai è quasi regola in questo Consiglio; questo provvedimento viene presentato non in capo alla priorità ambiente, non in capo alla priorità cultura quale dovrebbe essere in particolare, ma quasi come una mera questione amministrativo-burocratica in capo alla I Commissione, perché lo si vede dal punto di vista fondazione e patrimonio e quindi si considera il provvedimento di carattere più amministrativo. Infatti, nella precedente settimana abbiamo dovuto chiedere una sorta di sospensione del Consiglio per ottenere quello che una normale prassi, un normale buon senso e il rispetto delle istituzioni avrebbe dovuto garantire nei mesi passati.
Mi si spieghi come mai non c'è stato un momento di valutazione attenta in Commissione Ambiente, in Commissione Cultura, del progetto. Perché il progetto della Rubbianetta l'abbiamo visto, durante il sopralluogo, appeso nel cantiere, ma non è mai stato portato in Commissione; perché mai? La decisione conclusiva poteva essere la stessa, ma il metodo rispettava le istituzioni, come non è avvenuto: primo dato.
Secondo dato: esiste il problema relativo ad una modifica del Piano d'area e forse qualcuno - compresi gli Assessori competenti - dovrebbe dirci come pensa di... Mi spiace che il Presidente Cantore non abbia fatto cenno a questo aspetto che fa parte dei suoi compiti precipui di Presidente della Commissione Ambiente, perché abbiamo varato un Piano d'area che non comprende quel tipo di progetto. Non è un grosso problema, ma perlomeno portiamo avanti in parallelo la variazione del Piano d'area o riteniamo di creare un precedente così pesante da non andare nemmeno a modificare i Piani, per cui i Piani che sono stati varati dal Consiglio sui parchi, i Piani d'area dicono certe cose e nel frattempo portiamo avanti dei progetti specifici di merito che ne dicono altre e non tengono conto di quanto già legiferato dal Consiglio? E' grave, Assessore! E lei fa questo creando un precedente primo in assoluto, dopodiché verranno tutti gli altri parchi! Prima questione.
Quindi, le chiedo, Assessore, di darci una risposta in tal senso, non solo per una questione tecnica, ma per una questione di rispetto e apprezzamento del ruolo di un istituto che si chiama Consiglio regionale che ha varato dei Piani d'area. Questo aspetto, Presidente del Consiglio, è un discrimine importante, pertanto attendiamo una risposta nel merito.
Anche se al sopralluogo era presente il rappresentante dell'Assessorato del Settore Parchi e c'erano tutti i presenti che si agitavano - prima manco l'anima, dopo sono venuti tutti quanti in sopralluogo! - non ci risulta che sia stata predisposta la modifica. Chiedo che cosa si prevede di fare, perché comunque il Piano d'area è stato varato in un certo modo e quel progetto prevede un intervento diverso, non contemplato, assolutamente fattibile, ma va fatta una modifica.
Seconda questione. La nuova mission della Regione Piemonte in capo all'Assessore Leo - perché qui si chiama Leo - è quella di allevare cavalli di pura razza, con finalità ovviamente di gare. Questa è la nuova mission in una sede che già peraltro...
Apro una parentesi. Questa mattina abbiamo sentito due modi di presentare questo progetto: uno pragmatico, da parte del Presidente "telefonista" della Commissione Ambiente, che lo presenta in termini di un buon intervento sulla Rubbianetta; poi abbiamo sentito, tra una vendita di tappeti e l'altra, le esasperazioni di un Consigliere che, al ribasso...



(Commenti in aula)



SUINO Marisa

Come? Pardon: Presidente della Commissione Cultura, quindi quella che dovrebbe farsi carico della difesa e della tutela, che parla di "eccezionale".
Sentendo questo tipo di dichiarazione, tutti i dubbi che non avevamo ci sono venuti! La Regione Piemonte ha questa mission, attraverso una Fondazione che non ha scopo di lucro, ma che un lucro l'avrà, quindi ci venga detto che fine farà questo lucro, perché non è scritto da nessuna parte! Ci sarà un lucro per forza di cose! Come verrà investito? Verrà investito per migliorare il Parco La Mandria e la Reggia di Venaria, che sono stati lasciati andare in questo disastro? Non è vero! Bugia su quanto ha detto il collega Rossi! Non sono state le Amministrazioni precedenti a lasciar cadere in questo disastro il Parco La Mandria: è stata una scelta della Giunta regionale di Enzo Ghigo quella di lasciare il Parco La Mandria in queste condizioni (mai l'abbiamo visto così abbandonato), lasciando l'Ente Parco in questa situazione di difficoltà, per andare a introdurre queste cose! Non basta il golf, non basta la pista di auto, aggiungiamo anche questo Centro! Dopodiché, è giusto riconoscere che il progetto sulla Cascina Rubbianetta è buono; ne siamo positivamente convinti e lo sosteniamo.
Non è altrettanto giustificabile e comprensibile lo sbancamento previsto sul retro della Cascina Rubbianetta, per realizzare il Centro del cavallo.
Si abbia il coraggio di metterlo alla luce del sole! Così come non è altrettanto certo e comprensibile quale sia stata la mediazione raggiunta con la Sovrintendenza, ma non c'è stato dato di vedere nemmeno il parere della Sovrintendenza! Nemmeno il parere della Sovrintendenza è stato portato in Commissione! Sbagliato, Assessore, perché la stessa scelta la si può raggiungere con metodi e approcci democratici e di rispetto delle istituzioni! Questo non è stato fatto e lei, evidentemente, ha voluto che fosse così! Quindi, il Piano d'area, quindi la questione relativa al Centro del cavallo, che è il bubbone e lo sappiamo, è inutile nasconderlo dietro alla Cascina Rubbianetta: mettiamolo sui pratoni! Altra questione: come si trasformerà questo Centro per dare una risposta all'Ippodromo di Vinovo? Nel pre-parco? In zona Ceronda esondabile e magari con l'accordo di qualche Sindaco del centrosinistra che ha necessità di qualche boccata d'ossigeno? Non facciamo altri scempi; già con questo andiamo a ipotecare tutti i Parchi della Regione Piemonte! La Ceronda è esondabile, il pre-parco è zona esondabile; poniamo almeno dei paletti, perché tutte le signore e i signori che andranno a cavallo soltanto cavalli di pura razza e addestrati pesantemente per ottenere questo risultato, in un Centro bello, ecc. - non vi accedano con jeep e via discorrendo! Creiamo un minimo di condizioni, cerchiamo di dare la parvenza che oltre ad avere la nuova mission di allevare cavalli di pura razza a fini agonistici, abbiamo anche la mission di valorizzare e salvaguardare un bene unico che si chiama Parco La Mandria! Non diteci che siamo conservatori, perché, in questo caso, essere conservatori è essere degli illuminati riformisti!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, ritengo che, in linea teorica, questa iniziativa abbia un valore, un significato. Si tratta di dare spazio a un'iniziativa d'eccellenza, nella quale il braccio operativo del Ministero dello Sport cioè l'UNIRE, certamente investirà risorse significative che altrimenti potrebbero andare a collocarsi da altra parte.
Vista in termini teorici, è un'iniziativa interessante. Dobbiamo capire, però, che ruolo la Regione svolge, cioè una funzione che deve chiarire come ci collochiamo rispetto a questa iniziativa e dobbiamo anche chiarire come questa iniziativa si colloca sul territorio. Tra l'altro occorrerebbe capire - forse l'Assessore Leo ci potrebbe aiutare in tal senso - come si colloca in una strategia più generale.
La Regione Piemonte ha firmato un Accordo di programma per il settore ippico e sarebbe opportuno capire in che spirito e quadro si colloca questo, così come il silenzio dinnanzi allo "sbaraccamento" dell'ippodromo da Vinovo.
E' paradossale che, di fronte all'apertura di un "baraccone" per vendere delle cose a Vinovo, ovviamente con l'avallo di amministratori di tutti i colori politici, senza la preoccupazione di colpire un impianto che offriva delle opportunità, in termini occupazionali ed anche ludici sull'attività ippica e sui suoi effetti indotti, ci sia stato un silenzio e che oggi un'attività che ha un elemento di correlazione trovi un'attenzione che poi il collega Rossi enfatizza quasi come fosse una soluzione finale.
Bisognerebbe capire come si colloca questo fatto nell'iniziativa più generale per cui viene decapitato un ippodromo! L' ippodromo è una cosa che va e in cerca, forse planando, di collocarsi casualmente, oppure c'è un ruolo attivo della Regione (magari non è più possibile rivedere la decisione di Vinovo, anche se auspicavo ancora uno sforzo in questo senso, vista, ad esempio, la soluzione che si va configurando per il Delle Alpi)? Questo è un aspetto da chiarire.
I due nodi sui quali la validità della proposta deve fare i conti sono: come deve essere la partecipazione della Regione? Che ruolo deve avere? Un ruolo primario? Ritengo che quanto diceva il collega radicale, per quanto riguarda l'IPLA, non sia misurabile e confrontabile con questa iniziativa.
L'IPLA è l'Istituto delle piante da legno, che, quando è stato creato rappresentava un intervento sul settore della produzione del legno del Piemonte, che era in profondo deficit. Soprattutto nella pioppicoltura necessitava, di un grande sostegno; che, poi, per poter ricadere in un meccanismo di finanziamento per il settore agricoltura, dovesse compiere una finzione, non so se questo sia il prezzo giusto o sbagliato, ma mi sembra che in quel caso la Regione si sia spesa e si sia caratterizzata insieme all'Università, con un suo ruolo pieno.
In questo caso, che ruolo abbiamo? Un ruolo accessorio? Diamo copertura al fatto che l'affitto che pagherà questa entità sarà convenzionale simbolico? Va ricordato che c'è un uso di terreno e strutture regionali, di proprietà della Regione Piemonte, non insignificante.
L'apporto non è dato unicamente dai 200 milioni di cui si parla nella legge; c'è un apporto in termini di utilizzo di suoli, infrastrutture ed edifici, non insignificante.
Anch'io ritengo che la Regione, quando interviene, o interviene in una funzione piena e primaria - e quindi sa che strategicamente, come per esempio per l'IPLA, per un numero elevato di anni deve avere una grossa funzione - oppure deve generare o aiutare a generare un'iniziativa.
Dobbiamo scegliere tra queste due strade: qui siamo in una via di mezzo! Assessore Leo, l'abbiamo detto molte volte: quando la Regione non ha un ruolo primario, è meglio seguire la strada delle leggi regionali per i contributi, come potrebbe accedere questa iniziativa in termini di tempo, e possiamo dare qualcosa nella fase iniziale, in questo caso l'uso di risorse pubbliche in termini di terreni e fabbricati.
Nella proposta non è chiaro se siamo trascinatori dell'iniziativa o se siamo qualcosa che ne favorisce il sorgere per poi stare in piedi con le sue gambe e trovare il suo modo d'essere. Questo è un punto non chiarito l'altro è stato sottolineato dalla Consigliera Suino.
Il Parco della Mandria è straordinario, notevole, tutti ce lo invidiano. Dall'alto di un aereo in prossimità della fase di atterraggio si vede la struttura antropizzata della grande area metropolitana di Torino e poi un'enorme macchia verde. Non c'è in alcuna altra città una cosa del genere.
Il Parco della Mandria ha una sua storia. La Regione Piemonte fece una grande operazione. Ricordo quando l'allora Presidente del Consiglio, Aldo Viglione, andava dal Conte Medici del Vascello, che allora era Presidente della Montedison, per cercare di ottenere l'area di questo attuale Parco che allora era di proprietà del Conte. E' stata una grande iniziativa, di grande lungimiranza da parte della Regione.
Come si pone l'unitarietà, il valore, il carattere del parco e l'area del pre-parco nel progetto? Non sono un ambientalista così oltranzista tuttavia ritengo che ci siano dei valori "acquisiti". Non sono nemmeno per una difesa rigida e statica, si può discutere, ma questo crea un precedente e rappresenta un meccanismo che innesca altre questioni, dal Parco delle Capanne di Marcarolo al Parco delle Lame del Sesia, ecc. Ricordo un Parco che ho proposto con un'iniziativa legislativa, poi diventata legge, è il Parco della Vauda.
Volevo sapere dall'Assessore Leo, che è una persona intelligente, come colloca questa iniziativa - che non demonizzo, anzi, la ritengo, in termini astratti, valida perché ha un trascinamento, cioè fa arrivare risorse nazionali, ha degli effetti indotti non insignificanti - nella strategia della politica regionale che è silenziosa sul problema dell'ippodromo. E' un'iniziativa particolare, che non altera la politica sui parchi sulla quale la Giunta regionale ha un impegno forte, ma vorrei sapere quale strategia corrisponde a questo tipo di intervento. Non sono rassicurazioni quelle che chiedo, ma espressione di una politica che non c'è. Non possiamo, ad ogni proposta, fare il piccolo riquadro e non avere capacità di collocarla in un disegno generale.
Devo farlo io? Devo spiegare io che questa legge si colloca in una strategia più generale perché la Regione si è affermata nel settore ippico e che la partecipazione vuole essere primaria e non a rimorchio? Nella politica dei parchi resta il grande valore storico de La Mandria, sulla quale non incide molto e ci premuniremo di dire che non intacca l'area del pre-parco, e non faremo trucchi con il nuovo ippodromo? Devo dirle io queste cose? Dovreste essere voi a dare dignità alle proposte! Invece niente! C'è la politica in queste cose che ha la sua natura! Ritengo che l'iniziativa in sé abbia valore, ma dovrebbe essere vestita di un senso, collocata in una strategia.
Mi astengo per queste ragioni, per quello che può valere il mio voto ma mi astengo proprio per la povertà di non inserire questi fatti in una proposta politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

La proposta di deliberazione per la creazione del Centro del cavallo nel Parco della Mandria ritengo sia positiva, tenendo conto dei presupposti e delle prospettive. Dicendo sì, si dà l'assenso alla realizzazione di un'iniziativa che non contrasta con l'impatto ambientale del Parco, anzi penso che in un certo senso lo possa anche arricchire; possa determinare interesse per molti e rappresentare un messaggio culturale in un settore quello ippico, che ha una grande tradizione nella nostra Regione ed è presente in molti appassionati.
Mi lasciano qualche perplessità nella mia decisione tutti i ragionamenti dei Consiglieri Mellano, Tapparo, ecc., che hanno sicuramente delle valide motivazioni. Nel merito, penso che non si possa continuare a fare un processo alle intenzioni, e che qualcuno che vigilerà ci dovrà pur essere.
Per me resta un'iniziativa culturale e sociale molto importante, per cui dichiaro il mio voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tomatis.



TOMATIS Vincenzo

Sono stato tra coloro che hanno richiesto il sopralluogo al Parco, per rendermi conto di persona del problema discusso in Commissione. Credo di poter dire, con tutta tranquillità ed onestà, che l'intervento illustratoci in quella occasione mi ha convinto ad esprimere un voto favorevole.
Al di là dello stato di abbandono in cui si trova oggi questo bene di alta potenzialità, credo non sia il caso di responsabilizzare qualcuno. E' una situazione in degrado da molti anni. Chi ha vissuto la vita amministrativa si rende conto che questa situazione staziona da molti anni per cui è necessario che, in qualche modo, si prendano dei provvedimenti.
Ci è stato spiegato che l'intervento insiste su circa 50 ettari su una totalità di 1.700 ettari di proprietà della Regione; che l'intervento proposto si limita alla ristrutturazione della Cascina Rubbianetta; che ci sono alcune innovazioni tecnologiche da apportare sui campi di allenamento al di là di tutta una serie di innovazioni medico-veterinarie che saranno apportate all'interno. Credo che sia importante valorizzare questo importante patrimonio della Regione Piemonte.
Anch'io, come altri Consiglieri, evidenzio perplessità in merito alla realizzazione del maneggio a ridosso della cascina. Se un suggerimento pu essere dato, è quello, al di là del voto positivo, di spostare, nel limite del possibile, quella struttura.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Leo per la replica.



LEO Giampiero, Assessore alla valorizzazione e promozione parchi

Rispetto a quanto è emerso nel corso del dibattito, vorrei dire che, in realtà, in Commissione avevamo proposto un sopralluogo che poi non fu richiesto, quindi mi sembrò opportuno compierlo successivamente.
Rispetto alla politica dei parchi, richiamata dal Consigliere Tapparo tengo a precisare che rimane ferma la nostra politica di difesa e valorizzazione dei parchi e che questo provvedimento non è "un cavallo di troia" per cambiarla o modificarla. Cercheremo di dimostrarlo, io e il collega Cavallera, con provvedimenti concreti e con una relazione complessiva, la cui sede di esposizione potrebbe essere una Commissione congiunta.
Accetto il richiamo dei colleghi: ne faccio tesoro e predisporremo un discorso che sia più complessivo, le cui parti possano legarsi meglio insieme. Approfitto per dire che su un altro fronte (le politiche giovanili) stiamo compiendo un lavoro analogo a quello suggerito dai colleghi, senza limitarsi soltanto alla parte di competenza. Quindi, ci sarà, sicuramente, una politica di valorizzazione dei parchi e del patrimonio culturale del paesaggio. Non a caso, la Giunta sta mettendo mano, come uno dei principali obiettivi programmatici, al sistema delle residenze reali e della cintura verde: un vero e proprio sistema di giardini e parchi storici.
L'intervento di oggi non è fuori da quest'ottica; è un tassello di questo disegno, sul quale, però, mi riservo di dare un quadro generale relazionando alle due Commissioni. I singoli provvedimenti potrebbero sembrare separati, ma sono accomunati da una trama generale. Ne abbiamo discusso compiutamente in Giunta, in particolare con l'Assessore Cavallera perché questo non infici minimamente il discorso dei parchi.
Rispetto a quanto affermato dal Consigliere Contu, sull' importanza dei Comuni, è prevista la firma e l'insediamento di un accordo tra il Centro del cavallo, il Parco La Mandria e il Comune di Druento, che definisca le modalità di utilizzo degli spazi e gli aspetti programmatici, e che vigili sul rispetto delle condizioni individuate dai programmi.
Rispetto alla domanda, posta con la consueta arguzia dal Consigliere Chiezzi, della presenza della Regione nel Centro, essa ha due motivazioni.
La prima, riguarda finalità di formazione professionale e scientifica; la seconda è per garantire finalità pubbliche, e non commerciali o di speculazione (ovviamente, ci sarà un controllo del Consiglio regionale sul rispetto della funzione pubblica e ambientale del Centro).
L'obiezione generale, culturale, ideale e ideologica del Consigliere Mellano la comprendo, anche se abbiamo scelto questa via perché ci sembra che in questo modo si possa fare un buon lavoro.
Rispetto ai Consiglieri Tomatis e Caracciolo, devo specificare che noi cerchiamo di fare questo lavoro per valorizzare l'intero parco. Ho visto un ordine del giorno che contiene una serie di indicazioni molto positive per la Regione, che consentono di svolgere un lavoro migliore di quello che avremmo altrimenti svolto.



PRESIDENTE

Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 12.37 riprende alle ore 12.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che sono stati presentati due distinti blocchi di emendamenti.
Relativamente alla partecipazione dei Comuni al Consiglio di amministrazione, anticipo sono state accolte le proposte del Consigliere Moriconi, che prevedono la partecipazione del Sindaco del Comune di Druento.
Passiamo pertanto all'esame degli emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi: nel testo della deliberazione, comma 3, sostituire "alla spesa di euro 50.000" con "alla spesa di euro 1.000".
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Il motivo di questo emendamento è abbastanza semplice e si deduce anche dalle argomentazioni svolte in precedenza.
La Regione stanzia un finanziamento per allevare cavalli. Per compiere questa iniziativa, che non sembra una finalità tipica della Regione Piemonte, la Regione dà luogo ad un'ennesima partecipata.
Da una parte, la Regione, che, opportunamente, non dovrebbe più costituire società partecipate che destano sempre sospetti di sottogoverno presenta proposte in Consiglio per diminuire le partecipate; dall'altra parte, invece, crea una nuova Fondazione, un nuovo Ente. Naturalmente questo, come è già stato detto, è solo l'inizio, perché più avanti vedremo che, se questa Fondazione non avrà le gambe per camminare, la Regione dovrà intervenire per sostenerla.
Su questo punto permettetemi di esprimere dei dubbi perché la scommessa è forte. Si tratta di pensare ad un Centro dedicato al cavallo in una Regione che, salvo pochi esempi nel passato, non ha mai avuto una simile vocazione.
Ci troviamo davvero a fare un salto nel vuoto che sicuramente porterà nel tempo, all'obbligo per la Regione di intervenire e continuare ad immettere soldi per far funzionare quel Centro.
Nel denunciare questa situazione, quindi, sollecitiamo, per quanto possibile, un ripensamento da parte dell'Assessorato.



PRESIDENTE

La Giunta esprime parere contrario.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1).
Il Consiglio non approva.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi: nel testo della deliberazione, comma, 3 sostituire "alla spesa di euro 50.000" con "alla spesa di euro 10.000".
La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione.



SUINO Marisa

Considerato che nella replica dell'Assessore non ci sono state delle risposte specifiche, rubo un minuto per far presente quanto segue.
All'art. 3 dell'allegato, nella parte relativa a "La Fondazione, senza fini di lucro, ha per scopo", non vengono elencate alcune questioni importanti, ad esempio, il rispetto delle norme di attuazione della seconda variante al Piano d'area del Parco regionale La Mandria. Va messo nell'art.
3, quindi è una proposta.
La seconda questione si riferisce all'art. 4, ultimo comma, relativo al patrimonio della Fondazione. L'ultimo comma dice: "dalle somme prelevate dai redditi della Fondazione che il Consiglio di amministrazione delibera di destinare ad incremento del proprio patrimonio".
Considerato che è senza scopo di lucro, qui si manifesta con chiarezza che avrà un lucro e vanno precisate le finalità del reinvestimento di quel lucro.



PRESIDENTE

Votiamo gli emendamenti sulle cifre, poi vediamo se riusciamo a tenere conto della sua osservazione, Consigliera Suino.
L'emendamento n. 2) lo diamo per illustrato. C'è il parere contrario della Giunta.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 2).
Il Consiglio non approva.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi: nel testo della deliberazione, comma 3, sostituire "alla spesa di euro 50.000" con "alla spesa di euro 20.000".
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Il motivo fondante è sempre lo stesso. Noi stiamo nuovamente costruendo un testo legislativo nel quale togliamo ogni potere di decisione e di discussione al Consiglio. In particolare, le osservazioni sollevate dalla Consigliera Suino meritano di essere considerate da tutto il Consiglio.
In verità, per quanto riguarda l'art. 4, relativamente al problema delle somme prelevate dai redditi della Fondazione, i redditi possono nascere esattamente dalle cose che sono state dette prima dal Consigliere Chiezzi. Il Centro del cavallo avrà la possibilità di partecipare eventualmente, a competizioni, quindi ricavare un reddito in quel modo. Ma il modo più facile con il quale produrre reddito sarà quello di vendere i cavalli. Il problema dell'allevamento concerne la vendita del cavallo, se la speranza, anche se sarà difficile da realizzare, che sottende queste pagine è quella di avere qualche cavallo particolarmente dotato in una delle tante attività che si vogliono svolgere in questo Centro per poterlo vendere.
Come può una partecipata della Regione Piemonte, senza fini di lucro preparare un purosangue o un cavallo eccezionale per il salto ad ostacoli e poi metterlo in vendita? In quale formula? Come potrà essere compatibile con il "senza fini di lucro"?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, chiederei all'Assessore Leo - del quale non riesco ad interpretare i cenni, che sono di dubbia interpretazione - per cortesia di rispondere alle domande che gli vengono rivolte.
La Consigliera Suino e adesso il Consigliere Moriconi sollevano un problema che non è marginale e avanzano anche delle proposte di modificazione del testo di due articoli.



PRESIDENTE

Chiedo scusa se la interrompo.
Vorrei cercare di essere di aiuto: stiamo cercando di raccogliere le proposte e di scrivere un emendamento che tenga conto di entrambe le questioni.
Adesso stiamo votando altri emendamenti. Concludiamo la votazione degli emendamenti numerici e, poi, presentiamo gli emendamenti. Oppure possiamo sospendere due minuti, scriviamo questi emendamenti e poi li votiamo tutti insieme.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.51 riprende alle ore 12.54)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Gli emendamenti potrebbero essere i seguenti: all'art. 3, al termine dopo le parole "Regione Piemonte" sono aggiunte le parole "nel rispetto delle norme di attuazione del Piano d'area del Parco regionale La Mandria".
Invece, l'altro concetto espresso può trovare corpo in un emendamento alla fine dell'art. 4, che aggiunge le parole "eventuali avanzi di esercizio sono destinati ad interventi di valorizzazione ambientale e culturale del Parco La Mandria".
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla valorizzazione e promozione parchi

Cari colleghi del Consiglio, il Presidente Cota leggendo questi emendamenti ha specificato bene quella che doveva essere la concreta risposta a quanto è stato posto.
Volevo specificare elementi che, forse, ho detto in maniera non abbastanza forte il giorno che ho svolto la relazione. In quella occasione dissi tutte queste cose, ma capisco che è intercorsa una settimana un'altra riunione e tante vicende.
Ebbene, vorrei ricordare, per la tranquillità di tutti, che nella Fondazione entrano a far parte tutti Enti pubblici, che hanno cospicui capitali e gli eventuali utili, come è stato appena detto, verranno reinvestiti per il bene della Mandria.
Credo che fosse doveroso dare ai colleghi questa spiegazione e sottolineatura, che non è soltanto verbale, ma è ripresa dagli emendamenti che sono stati presentati. Non è solo una dichiarazione politica, ma gli emendamenti la collegheranno ai punti necessari.



PRESIDENTE

Assessore Leo, devo riorganizzare tutto. Siamo in discussione su un emendamento specifico. Riepilogando, siamo all'emendamento n. 3).
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, visto l'utile lavoro di correzione dell'allegato A), che sta svolgendo insieme all'Assessore, suggerirei, in questi cambiamenti che fate, di decidere oggi la denominazione dell'oggetto che stiamo discutendo.
Attualmente, sull'allegato A) vi è scritto che la denominazione della "Fondazione Centro del cavallo" è provvisoria e può essere cambiata dai soci. Chiedo di eliminare questa provvisorietà. Se la denominazione va bene così, si sappia di certo che questo è il nome e che non possa essere variato successivamente.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la sua considerazione è opportuna. L'Assessore Leo accoglie la sua proposta.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 3).
Il Consiglio non approva.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi: nel testo della deliberazione, comma 3, sostituire "alla spesa di euro 50.000" con "alla spesa di euro 30.000".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Assessore, la inviterei ad esaminare bene la seconda variante al Piano d'area del Parco regionale La Mandria.
Ripeto, stiamo discutendo dell'ingresso o meno della Regione Piemonte all'interno di una Fondazione. Mi pare che dal dibattito emerga la preoccupazione di molti Consiglieri sull'impatto che l'attività legata alla Fondazione avrà in relazione alle opere che verranno costruite. In particolare, in merito al Capitolo I, relativamente ai divieti generali e alle norme vincolistiche, lancerei l'allarme su un fabbricato. Mi pare che anche il Consigliere Chiezzi abbia lanciato l'allarme in merito all'impatto che avrà una struttura di questo genere.
Faccio riferimento all'art. 1, comma 3: "Su tutto il territorio del Parco (area attrezzata, zona pre-parco) non possono essere svolte attività da effettuati interventi incompatibili con le finalità". In particolare sul territorio dell'area attrezzata, oltre ai divieti di cui al comma 2, è fatto divieto di costruire nuovi edifici o strutture, stabili o temporanee che possano alterare le caratteristiche ambientali dell'area. Il basso fabbricato, che l'edificio del maneggio ha collocato in un'area apparentemente protetta rispetto alla vista e alle caratteristiche, non impatta con le caratteristiche storiche dell'edificio, che ha una forma a ferro di cavallo e, quindi, non è nell'area prospiciente; certamente, sul retro di questo edificio ci sono due elementi che hanno attirato la nostra attenzione. Il primo elemento è che la tettoia è costruita utilizzando dei manufatti in metallo, ossia i pilastri di sostegno della tettoia sono manufatti metallici. Mi pare che, dal un punto di vista architettonico delle tipologie costruttive, si sia operata una scelta di materiali dolci utilizzando il legno, mentre l'altro elemento è l'edificio relativo al maneggio, la cui costruzione dovrebbe comportare lo sbancamento di una parte di quella collinetta, anche perché è di certe dimensioni, quindi dovrebbe modificare il piantumato. Quello che più ci preoccupa è che quell'opera è inserita in quel contesto. Segnalo questo fatto perché pu essere oggetto di ricorso in relazione alle opere che si stanno eseguendo che non entrano a far parte di questo atto deliberativo, però mi pare vadano sottolineate per evitare impatti di cui poi potremmo pentirci.



PRESIDENTE

La Giunta esprime parere contrario.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 4).
Il Consiglio non approva.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi: nel testo della deliberazione, comma 3, sostituire "alla spesa di euro 50.000" con "alla spesa di euro 35.000".
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Visto che sono stati sollevati dei problemi, ne illustrerò un altro che non è, secondo il mio parere, risolvibile.
Nelle norme di attuazione della seconda variante al Piano d'area del Parco regionale La Mandria, oltre ai punti sottolineati dal Consigliere Contu, ve n'è uno che, guarda caso, fa parte di una delle osservazioni che avevo fatto in precedenza nel dibattito generale su questa proposta di deliberazione.
Al punto f) dell'art. 1 è scritto: "Su tutto il territorio è vietato alterare e modificare le condizioni naturali di vita degli animali". Il rispetto di questo punto diventa difficile da inserire nel testo che stiamo approvando, ossia costituisce un non rispetto alla variante del Parco. La costruzione dei recinti nei pratoni sconvolgerà le condizioni di vita naturale degli animali. Questo è inevitabile, perché se il recinto non lascia uscire i cavalli, non lascerà entrare gli altri animali. I recinti di fatto, annullano la fruibilità libera di tutti i pratoni, che in questo momento sono fruibili in maniera libera da tutti gli animali selvatici. E' nella scelta degli animali percorrere o non percorrere, questo non possiamo determinarlo. Se costruiamo dei recinti che i cavalli non possono oltrepassare, naturalmente la vita degli animali sarà alterata e modificata, così come non dovrebbe essere, ma questo è inevitabile.
E' da verificare anche il punto d): "Fatto divieto di recingere le proprietà private se non con siepe verde". In questo caso, mettiamo dei recinti, ma intorno a che cosa? Sono proprietà private che andiamo a recingere? Il discorso di base è che, comunque, sarebbero scelte vietate in base alla seconda variante al Piano d'area del Parco regionale La Mandria.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 5).
Il Consiglio non approva.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi: nel testo della deliberazione, comma 3, sostituire "alla spesa di euro 50.000" con "alla spesa di euro 40.000".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. La solleciterei, per consentire ai colleghi Consiglieri di esprimere il proprio voto, di rispettare il tempo di votazione che lei autonomamente decide di proporre all'aula; questo per un fatto di sostanza.
Leggendo sul tabellone che lei assegna 50 secondi o un minuto, il Consigliere può riflettere quale debba essere il proprio voto, e sa che ha 50 secondi di tempo o un minuto.
Se lei, come vedo ormai usualmente, decide di interrompere questo tempo e di diminuirlo improvvisamente, sulla base di sue considerazioni - posso fare un'illazione: raggiunto il numero legale il Presidente toglie il tempo e dichiara chiusa la votazione - lei impedisce ai Consiglieri di poter formare, nel tempo da lei inizialmente assegnato, la propria opinione.
Quindi, le suggerirei e le chiederei, deciso autonomamente il tempo, di rispettarlo fino all'ultimo, perché ci possono essere dei problemi di valutazione che ciascun Consigliere misura nel tempo da lei assegnato.
Il secondo elemento riguarda l'insistenza sugli emendamenti, perché il problema del Piano d'area è un problema di non poco conto. Infatti sentendo tutte le argomentazioni, penso che ci rendiamo conto che stiamo forzosamente inserendo, all'interno dell'ambiente naturale del Parco della Mandria, un'attività che ha e genererà una montagna di problemi.
Questo perché è un'attività che abbisogna di strutture, di servizi di accoglienza e la gestione di queste complesse materie, che inevitabilmente costringono ad interpretazioni permissive, costringe a piegare certi aspetti e caratteristiche naturali ai bisogni che questo Centro del cavallo avrà.
Quindi, continuo ad essere contrario al provvedimento e devo dire anche un po' sorpreso da questa indifferenza e cioè che una scelta chiaramente sorprendente per molti - scelta sorprendente di impegnare la Regione Piemonte nell'allevamento di cavalli da corsa - passi in un ambiente molle in un ambiente che non ha una struttura di ragionamento, che non ha una struttura di accoglienza di queste proposte.
Tutto passa in un ambiente rammollito, nel senso che non ci sono più i criteri di valutazione. Ma è vero o non è vero che l'allevamento dei cavalli da corsa non dovrebbe rientrare negli interessi della Regione Piemonte? Lo stesso discorso vale per quanto riguarda le mostre canine. Tutto passa ormai senza una struttura progettuale della Regione Piemonte, che dovrebbe essere la Giunta a proporre. Se si trovano le forme e i canali giusti, mi sembra che in quest'aula possa entrare chicchessia con qualunque proposta ben confezionata a priori e che, trovando i finanziamenti, possa arrivare qualunque cosa.
Domani una qualunque associazione, un qualunque ente o soggetto pubblico o privato può inserirsi nel nostro Consiglio regionale e far passare una cosa su cui molti magari spalancano gli occhi, però nel gioco di maggioranza e minoranza alla fine passa.
Io sono preoccupato di questa deriva, e devo dire che non riesco neppure ad indignarmi più di tanto, perché secondo me tutto ciò supera il livello dell'indignazione. Lo ricordava prima qualche collega: nel 1987 quando ho preso posto in questi banchi, per quanto spericolate fossero le mie immaginazioni, non avrei mai immaginato che la Regione Piemonte si sarebbe occupata di allevare cavalli da corsa. Questo fatto rimane sorprendente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chiezzi.
Le devo una precisazione. Esiste una deliberazione dell'Ufficio di Presidenza che regolamenta in maniera analitica le procedure della votazione, e questo anche in seguito ad alcuni problemi emersi durante le discussioni.
Il tempo per votare è di 30 secondi; il Presidente pu discrezionalmente, di volta in volta, aumentarlo fino a un minuto. Oltre il minuto non può più essere aumentato, perché si spegne automaticamente il timer, e questo serve proprio per garantire la validità delle votazioni.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 6).
Il Consiglio non approva.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi: nel testo della deliberazione, comma 3, sostituire "alla spesa di euro 50.000" con "alla spesa di euro 45.000".
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Questo emendamento, come gli altri, fa riferimento al terzo capoverso della parte deliberativa della deliberazione, nella quale si fa riferimento ad uno stanziamento previsto sulla UPB del bilancio di previsione 2002.
Quindi, c'è un riferimento al bilancio. Non so se c'è un riferimento specifico in termini di finanziamento per questa finalità. Non ho sottomano il bilancio, per cui non so bene quale sia questo stanziamento.
Però questo mi dà la possibilità di porre al Presidente un problema di gerarchia della norma, al di là del contenuto delle questioni che sono state dibattute.
Mi pare che, in sostanza, il meccanismo adottato sia di questo tipo: la Giunta regionale fa un Accordo di programma, nel mese di luglio 2001, per lo sviluppo del settore ippico, tra la Regione Piemonte, Università, ecc.
Sulla base dell'Accordo di programma viene preparata questa deliberazione con la quale oggi si chiede non soltanto l'impegno finanziario, ma anche l'approvazione dello Statuto.
Non ho presente, per la verità, quale sia stato il comportamento in altre situazioni simili, cioè di partecipazione alle Fondazioni, ma per quello che ricordo la partecipazione alle Fondazioni non è mai avvenuta con una deliberazione. Mi pare che la partecipazione alle Fondazioni, per lo meno su quelle in cui interviene la Regione Piemonte, sia sempre avvenuta con una legge.
Non vorrei sbagliare, ma ricordo la Fondazione Filmcommission.
Partecipammo, se non sbaglio, a quella Fondazione con una legge. Adesso mentre parlo, mi viene in mente un'altra Fondazione, che è l'ITP, quella per gli investimenti su Torino. Mi pare che anche in quel caso la partecipazione avvenne attraverso una legge. Non vorrei sbagliare, ma mi sembra che questo sia stato il meccanismo che abbiamo sempre adottato.
L'osservazione credo che valga anche per i colleghi della maggioranza perché se si stabilisce il principio che la partecipazione a una Fondazione può avvenire attraverso questo processo, una deliberazione di Giunta e una semplice delibera di Consiglio, vuol dire che il potere del Consiglio siamo in questa fase - si riduce.
Sono scelte importanti; è vero che si tratta soltanto di 50 mila euro ma chissà che cosa capiterà dopo, nel senso che siamo soci fondatori e chissà quali saranno gli investimenti, chissà quali saranno le perdite (per forza di cose, saranno sicuramente perdite, altrimenti non si spiegherebbe diversamente la presenza di Enti pubblici).
In sostanza, noi ci impegniamo a partecipare alla gestione di una Fondazione di cui non conosciamo né il progetto economico né quali saranno gli impegni futuri, impegnando in ogni caso la Regione a partecipare a un'attività economica. E liquidiamo questa partecipazione con una semplice deliberazione di Giunta, neppure con una legge, e quindi concludiamo, come dire, il nostro impegno con un impegno di 50 mila euro soltanto. No, non credo: vuol dire che c'è qualcosa in più. Ma qualcosa in più sicuramente non può che essere regolamentato attraverso una legge della Regione Piemonte.
Lo Statuto non si approva con una delibera di Consiglio; mi sembra una modalità - poi magari sbaglio - veramente atipica, che sicuramente riduce il ruolo del Consiglio regionale, perché attraverso un veicolo normativo semplice, una deliberazione del Consiglio, si impegna la Regione ad assumersi degli impegni anche per il futuro, e questo lo può garantire soltanto la legge, non lo può garantire una deliberazione che riguarda un esercizio - mi pare - del 2002.
Al di là del contenuto, rispetto alle questioni che sono state esposte questa mi sembra una questione importante: bisognerebbe rifletterci, perch mi sembra veramente debole lo strumento.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Saitta, le sue valutazioni certamente attengono all'opportunità e non alla legittimità, nel senso che noi abbiamo sempre aderito con deliberazione, mi dicono gli uffici, e la necessità di una legge è soltanto per la partecipazione alle Società per Azioni.
Comunque, la ringrazio dell'intervento.
Come richiesto dal Consigliere Cattaneo ed altri, indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento n.
7).
Il Consiglio non approva.
Passiamo ora all'esame degli emendamenti all'allegato A).
Cominciamo dall'art. 3. La soppressione della formula "denominazione provvisoria" la votiamo alla fine.
Il primo emendamento, all'art. 3, sopprime le parole "ogni altra attività ritenuta utile allo sviluppo ed alla promozione del settore".
Però, alla luce del principio che è contenuto in questo emendamento, la Giunta dà parere favorevole a un emendamento modificativo sullo stesso punto. Quindi, chiedo al Consigliere Moriconi se lo mantiene o lo ritira si tratta dell'emendamento modificativo che sostituisce queste parole con "ogni altra attività coerente con le finalità statutarie sopra enunciate".
Va bene, Consigliere Moriconi. Grazie.
BRIGANDI' Matteo (fuori microfono) Presidente, e il mio emendamento?



PRESIDENTE

Mi dispiace, Consigliere Brigandì, ma il suo emendamento è arrivato tardi, ne stavamo già discutendo un altro.



PRESIDENTE

BRIGANDI' Matteo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo possiamo trattare dopo...



PRESIDENTE

Abbiate pietà per chi deve fare la votazione. Scusate, ma questo provvedimento è passato in Commissione non so quanti mesi fa, c'è stato un sopralluogo, adesso giunge in aula e arrivano gli emendamenti scritti sulla carta di formaggio! Ad un certo punto, cosa vi devo dire? Le chiedo scusa, Consigliere Brigandì, ma il suo emendamento è inammissibile perché stiamo già discutendo un emendamento che...



(Proteste fuori microfono del Consigliere Brigandì)



PRESIDENTE

Sospendiamo un minuto i lavori per esaminare gli emendamenti sull'allegato A).



(La seduta, sospesa alle ore 13.26 riprende alle ore 13.30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
L'emendamento presentato dal Consigliere Brigandì viene riformulato nel modo seguente.
A1) all'art. 3, sopprimere le parole "della biodiversità".
Il parere della Giunta è favorevole.
La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Voglio, non per provocazione o per perdere un po' di tempo, ringraziare sinceramente il collega Brigandì per aver imposto una breve discussione, anche se in sospensione, rispetto a questo tema.
Mi sono chiarito, fuori dal dibattito, con il collega Brigandì, il quale mi ha convinto rispetto alla sua posizione.
Quanto voglio sottolineare non è questo piccolo dibattito inter nos su un emendamento che, di fatto, non è di capitale importanza, ma è come facciamo le leggi noi, Presidente.
Questo testo è passato in Commissione, è ripassato, l'abbiamo sospeso abbiamo riunito la Commissione straordinaria non ufficiale - perché io ho chiesto che non fosse ufficiale - abbiamo effettuato il sopralluogo, ma la mia conclusione è diversa dalla sua, Presidente: secondo me, è colpa della maggioranza.
La maggioranza vorrebbe che in Commissione questi testi passassero, il più possibile, senza discussione, il più possibile in modo immediato.
Lo stesso bravissimo Assessore Leo cerca di non dare quel tono, quella dignità, quel vestito di cui parlava il collega Tapparo questa mattina.
Perché meno si parla, meno si valorizza il testo e più è facile farlo passare.
Il problema è che, poi, si arriva in aula e si fanno le dovute correzioni; a volte, qualcuna anche non dovuta, eccessiva.
Certamente, è un problema nostro di Consiglio, ma - lo voglio sottolineare - è soprattutto un problema vostro di maggioranza, che in Commissione non degnate i lavori di Commissione della dignità che hanno...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Cattaneo)



PRESIDENTE

Consigliere Cattaneo, sta parlando il Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

E' proprio così, collega Cattaneo, le Commissioni sono svuotate del contenuto politico dalla maggioranza, che arriva lì e pensa di poter votare, perché sono in cinque e alzano il braccio! Pochissime volte, caro Consigliere Cattaneo, c'è un dibattito vero sui temi e sulle proposte, c'è la ratifica ad un disegno presentato dalla Giunta o da alcuni colleghi di partito! Il problema, invece, è che anche sulle questioni di importanza non capitale, se si vuole fare una legge decente arriva il Consigliere che sottolinea l'incongruenza, la "biodiversità" della legge, e poi si corregge in aula e il Presidente è chiamato - mi si permetta, caro collega Cattaneo a fare degli interventi di mediazione, di cura della legge, che non sono compiti suoi! Questa, a mio giudizio, è una colpa della maggioranza.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Mellano.
La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, per dichiarazione di voto. Intanto, devo scusarmi per aver presentato l'emendamento sulla carta da formaggio: spero che non puzzi comunque era formaggio Grana Padano, quindi, alla fine, potrà anche essere riciclata! Voglio dire che il limite del modo di legiferare in maniera bicamerale e il pregio della bicameralità nasce dal fatto che una proposizione normativa può sfuggire a una camera legislativa come il Senato, di 300 persone, o come la Camera, di 600, e avere un correttivo nell'altra Camera.
Questo è un valore universalmente riconosciuto sulla bicameralità.
Se questo fatto esiste, è reale nei confronti di una Camera di 300 persone, a maggior ragione può esserlo nei confronti di una Commissione formata da 15 Consiglieri.
E' noto che non tutti i Consiglieri possono seguire tutte le Commissioni e può essere noto che si arrivi in aula discutendo su questioni di cavalli, dove magari il Consigliere che ha partecipato non conosce assolutamente nulla della realtà e dei problemi di questi.
Io, nel mio piccolo, sono un appassionato, quindi adesso, in aula, ne prendo conoscenza e sarebbe stato peggio se ne avessi taciuto, facendo uscire da questo Consiglio regionale una legge che evidentemente è incongrua.
Per questi motivi, ovviamente voterò favorevolmente al mio emendamento.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Brigandì.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Pregherei il collega Brigandì di ritirare l'emendamento, per questo motivo: non si capisce in cosa possa consistere all'interno delle finalità dell'art. 3, l'obiettivo "la tutela della razza equina"...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Brigandì)



CHIEZZI Giuseppe

No, capisco... Sono uno su sessanta, vuol dire che un sessantesimo non capisce! Forse, però, non lo capisci neppure tu...



BRIGANDI' Matteo (fuori microfono)

Io sì...



CHIEZZI Giuseppe

Io ho detto "forse", non ho detto che non lo capisci...



PRESIDENTE

Continui, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Adesso ti spiego perché. Può darsi, collega Brigandì, che rientri tra gli obiettivi di questa Fondazione non tutelare le razze equine? Vuoi che le razze equine, in un Centro del cavallo, non siano tutelate? Perché scriviamo di tutelare le razze equine? Non è una frase inutile? Diversa era la frase intera: "Tutela della biodiversità delle razze equine". Quello ha un senso: ci sono razze equine diverse tra loro, le vogliamo tutelare tutte.
Qui scompare questo concetto e si dice: "Tutela delle razze equine".
Quali? Tutte? Se tutte, le tutela già il Centro del cavallo! Sono solo alcune? Quali? Non è detto! Non so se ho illuminato una parte oscura della tua intelligenza, per rifletti perché, secondo me, è una frase inutile.
Certo, saranno tutelate, perché scriverla? In amicizia, Brigandì, verifica se non possiamo togliere l'emendamento.
Nel caso rimanga, voto contro per manifesta inutilità della frase.



PRESIDENTE

Posso fare una proposta, Consigliere Brigandì? Sostituire "della biodiversità" con "la tutela delle diverse razze equine".
La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, la questione è questa. Secondo me, la frase, eliminata la parola "biodiversità" funziona esattamente. "La tutela delle razze equine" o "la tutela delle diverse razze equine" è esattamente la stessa cosa perché le razze equine sono più di una e si vengono a riproporre gli stessi dubbi di carattere esistenziale che il Consigliere Chiezzi poneva.
Il problema della biodiversità è il seguente. Siccome biodiversità non è un termine tecnico, bisogna capire che cosa vuol dire letteralmente il termine. Biodiversità significa vita diversa, dalle diverse morfologie. Ci sono delle tendenze a far sì che le diverse razze equine abbiano degli standard riconosciuti e degli standard affinati nel tempo.
Faccio un esempio. La razza aveglinese vent'anni fa era alta un metro quindi era un cavallo che non serviva a niente e veniva adoperato come cavallo da carne. Stessa cosa per l'oldenburghese. Queste razze equine, per i cultori delle varie razze, sono state via via affinate. Oggi abbiamo un oldenburghese che è un cavallo polivalente, apprezzato in tutto mondo, che è carrozziere, serve da passeggiata, qualcuno sta pensando di usarlo per ostacoli, ma i risultati sono scadenti, comunque è un cavallo diventato importante dal punto di vista del dressage.
Se noi escludiamo la biodiversità all'interno della razza cosa significa? Significa che dobbiamo andare all'interno dell'oldenburghese a tutelare il cavallo che riporta quelle caratteristiche antiche che sono state tolte ed affinate, quindi un cavallo che mandiamo al macello.
Significa che dobbiamo tutelare tutte le diversità all'interno della razza "buttando" il lavoro fatto dagli allevatori negli ultimi trent'anni.
Bisogna eliminare biodiversità dicendo "tutelando le razze equine". Abbiamo proprio interesse a tutelarle tutte? Abbiamo proprio interesse a tutelare quel bel cavallo inglese che ha una funzione solo inglese? Abbiamo delle razze italiane importanti che vanno tutelate a seconda dell'interesse degli allevatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Semplicemente per far rilevare che forse il termine ippocoltura non è corretto. Dovrebbe essere ippocultura.



PRESIDENTE

Ricordo che su questo emendamento c'è il parere favorevole della Giunta Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento A1).
Il Consiglio approva.
Diamo atto che ha ragione il Consigliere Valvo: il termine esatto è ippocultura.
A2) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu e Chiezzi: all'art. 3, le parole "ogni altra attività ritenuta utile allo sviluppo e alla promozione del settore equestre" sono abolite.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Su questo emendamento chiedo il parere dell'Assessore Racchelli doppiamente interessato in quanto Assessore allo sport (si parla di ippica) e al turismo (qui c'è un aspetto turistico).
In particolare, chiederei il confronto dell'Assessore Racchelli perch ieri, in una Commissione nella quale si trattava l'applicazione di un testo simile a questo, abbiamo potuto verificare insieme che questo modo di scrivere una norma si presta a interpretazioni le più varie. Scrivere "ogni altra attività coerente" non è sufficiente. Ieri eravamo in Commissione ed era in esame la discussione di un testo identico, in cui si diceva "si possono dare sussidi in occasione di crisi internazionali, di calamità naturali e di ogni altro fatto eccezionale".
L'Assessore Racchelli si è presentato in Commissione e ha utilizzato la frase "ogni altro evento eccezionale" a proposito di un evento che si è verificato, secondo questa misura, quest'anno: in una certa zona è nevicato il 35% in meno dell'anno precedente. Che si tratti di un fatto eccezionale stava nella proposta dell'Assessore Racchelli. Chiederei di sopprimerla del tutto, oppure di essere più definiti nel circoscrivere questo fatto. "Ogni altra attività": pensate nel mondo del cavallo quali attività possono essere ritenute attinenti: qualsiasi tipo di attività. Suggerirei anche al Consigliere Moriconi di eliminare quella frase: è già scritto nello Statuto della Fondazione che ci si occupa di cavalli; perché dobbiamo dire che ci si occupa in ogni modo? I modi sono descritti: assistenza, promozione sviluppo, ricerca, formazione, miglioramento. Perché dobbiamo aprire un'ulteriore finestra così vaga?



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chiezzi, però lei aveva delegato il Consigliere Moriconi per la stesura degli emendamenti. Con l'emendamento in discussione avevamo pensato tutti di aver fatto un passo in avanti; per questo motivo, il Consigliere Moriconi ha ritirato il precedente emendamento.
La Giunta esprime parere favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento A2) come riformulato.
Il Consiglio approva.
A3) Emendamento presentato dal Presidente Cota: art. 3, al termine, dopo le parole "Regione Piemonte", sono aggiunte le parole "Nel rispetto delle norme di attuazione del Piano d'area del Parco regionale La Mandria".
La Giunta esprime parere favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
A4) Emendamento presentato dal Presidente Cota: alla fine dell'art. 4, sono aggiunte le parole "eventuali avanzi di esercizio sono destinati ad interventi di valorizzazione ambientale e culturale del Parco della Mandria".
La Giunta esprime parere favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
A5) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea Chiezzi, Suino e Placido: nel testo dell'allegato A), art. 10, aggiungere "il Sindaco di Druento".
La Giunta esprime parere favorevole.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
A6) Emendamento presentato dal Presidente Cota: sopprimere le parole "denominazione provvisoria".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della deliberazione.
La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Il mio Gruppo si astiene perché ritiene che la VII legislatura debba distinguersi dalle altre per l'impegno che questo Consiglio deve assumersi nel lavoro federale, soprattutto per effetto della modifica del Titolo V della Costituzione.
Siamo favorevoli alla costituzione della Fondazione, ma che la Regione Piemonte debba impegolarsi anche nella gestione mi sembra un gravissimo errore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Il nostro Gruppo si asterrà sul provvedimento perché rimangano ancora perplessità e preoccupazioni di varia natura e di vario aspetto, pur condividendone una buona parte.
Abbiamo concorso a presentare un ordine del giorno, che presumo verrà votato successivamente, ma con questa dichiarazione di voto voglio sottolineare che, al di là dell'intervento sulla Cascina Rubbianetta rimane il problema della fruibilità del Parco La Mandria, che è utilizzato solo in minima parte dai cittadini.
La sollecitazione che rivolgiamo all'Assessore Leo, al di là del provvedimento sul Centro del cavallo, è la necessità di intervenire affinché il Parco La Mandria venga preservato ed utilizzato nella sua completezza. A tale proposito, come Gruppo pensiamo di presentare, una volta rientrati dopo la pausa estiva, una serie di proposte (e magari anche momenti pubblici).
Sono queste preoccupazioni e perplessità che ci hanno indotto, pur condividendo alcuni aspetti del provvedimento, ad astenerci dal voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Nell'intervento precedente avevo preannunciato voto di astensione, ma del tutto casualmente, uscendo dall'aula, dopo essere intervenuto, ho avuto un incontro nel corridoio (dove sappiamo esserci sempre persone che attendono il passaggio di politici regionali per portare le loro istanze e i loro problemi) e sono stato coinvolto, da un Consigliere, in una discussione molto interessante: l'istanza si risolverebbe con la proposta di una Fondazione da parte della Regione.
Quindi, mentre in aula si parla di ennesima partecipazione della Regione in una Fondazione, i cittadini piemontesi giustamente vogliono porre all'attenzione del Consiglio regionale un'istanza, che alla fine si risolve in un'ennesima proposta di partecipazione della Regione a Fondazioni. Sono stato volutamente vago perché non voglio mettere in difficoltà nessuno (ho qui una relazione che posso anche farvi leggere) però questo è il problema.
Voterò contro questa proposta di legge, caro Assessore Leo, perché è lo strumento che è sbagliato. In questo provvedimento non c'è nulla di liberale, caro Assessore Pichetto. Lo so che lei non potrà votare "no" a questo provvedimento, ma lo farò io anche a nome suo, perché non è possibile che la Regione Piemonte individui, come strategico, l'allevamento di cavalli. Non sarà neanche possibile, nei prossimi giorni, avere Fondazioni per ogni problema che i cittadini sollecitano al Consiglio regionale.
Il problema del metodo è essenziale. Il dato di valorizzazione della Mandria è un'istanza che condivido, però, davvero, rimpiango il fatto che questo Consiglio non abbia avuto la forza di mandare avanti quel provvedimento che diceva alcune cose chiare sulle Fondazioni e sulle partecipazioni della Regione Piemonte. Diceva che bisognava dismetterle uscirne e predisporre una strategia di lungo corso per uscire dalle partecipate. Invece, anche qui, ancora una volta, su questo importante ed interessante punto di valorizzazione di una struttura, la nostra risposta è: partecipiamo, partecipiamo, partecipiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Signor Presidente, credo che nell'approvazione di questo atto deliberativo ci siano alcuni aspetti positivi; partirei da questi per motivare il nostro voto contrario. E' una contraddizione in termini, ma cercherò di farmi capire.
Sicuramente ritengo positivo che la maggioranza abbia recepito una serie di emendamenti che, indubbiamente, hanno migliorato le caratteristiche del testo.
Ritengo importante che si sia acquisito un principio come quello della partecipazione del rappresentante degli Enti locali competenti territorialmente.
Credo sia questa la motivazione forte del nostro "no" al provvedimento perché, nel corso del dibattito e nel sopralluogo, è emerso un dubbio per noi lacerante. Assessore, l'intervento di ristrutturazione, comprensivo di nuovi impianti, ha violato le norme di attuazione del piano. Mi riferisco in particolare alla costruzione del maneggio. Stando alla lettura dell'atto, qualsiasi opera di quella portata deve essere soggetta a variante e a variante del Piano d'area del Parco regionale La Mandria.
Esprimo questa preoccupazione e il nostro "no" vuol significare questo.
Si è aperta una nuova fase: la fase di attuazione di un atto deliberativo che legittima e sancisce la presenza, all'interno della Fondazione, della Regione e del Comune competente territorialmente.
Resta aperta l'altra questione sulla quale, Presidente, la invito a svolgere questa verifica; la segnalo come atto dovuto all'aula. Non so se lo strumento più idoneo sia quello della Commissione, alla quale chiedere che gli atti relativi al progetto di ristrutturazione della Cascina Rubbianetta, e naturalmente la costruzione delle nuove opere, siano sottoposti ad una disamina per verificare se le nuove costruzioni hanno il beneplacito dell'atto dovuto di variante del piano.
Presidente, c'è anche una seconda questione, che, a questo punto consiglierei di introdurre all'interno dell'ordine del giorno.
Nell'atto della Fondazione, in particolare all'art. 3, per una distrazione collettiva, ci siamo persi sul termine "ippocoltura" o "ippocultura" e non abbiamo affermato un principio importante, che suggerirei come emendamento, se il primo firmatario dell'ordine del giorno vorrà sottoscriverlo, che concerne lo sviluppo e la promozione dell'ippoterapia e delle tecniche applicate.
Studiamo l'emendamento, perché mi pare che questo elemento fosse presente nel progetto originario.
Visto che la Fondazione all'art. 3 dello Statuto fissa una serie di priorità e la vocazione naturale della Fondazione, suggerirei di introdurre un emendamento a questo punto, non potendo tornare sul testo, per lo sviluppo e la promozione dell'ippoterapia. La formula studiatela voi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Signor Presidente, annuncio che voterò contro questo testo, perché, di fatto, dà una risposta sbagliata ad un problema vero e a una domanda corretta. La domanda corretta riguardava comunque la tutela e la difesa del Parco della Mandria. Il problema vero concerne l'aumento della fruizione del Parco della Mandria, ma in maniera ambientalmente corretta.
Il problema vero è l'utilizzo del parco, se vogliamo, ma questo è l'ennesimo esempio di una trasformazione del parco che andrà sicuramente ad influire sull'utilizzo dello stesso e in maniera che, purtroppo, sarà esattamente l'opposto di quello che è il valore principale dei parchi.
Andrà in senso esattamente contrario all'esigenza di tutela della natura per il quale i parchi sono stati creati.
Mi dispiace esprimere queste perplessità ad un Assessore come Leo, per l'Assessore dovrà, prima o poi, comprendere che queste iniziative all'interno dei parchi, purtroppo, finiscono per snaturarne l'essenza.
Il problema dei parchi, lo sappiamo non da oggi, riguarda una modalità di fruizione che risponda in modo economicamente favorevole ai paesi che si estendono territorialmente nel parco. Sappiamo che sovente i parchi vengono visti come degli ostacoli e dei freni.
Noi sappiamo che non è così, però, inevitabilmente, boccone dopo boccone, foglia dopo foglia, pezzo dopo pezzo, trasformeremo il Parco della Mandria in uno dei tanti parchi cittadini. Il Parco della Mandria diventerà un grosso Parco del Valentino o un Parco Ruffini enorme.
Nonostante la vicinanza alla città di Torino, un parco naturale dovrebbe avere quale prima finalità la difesa della fauna e non solo della flora, cosa che dovremmo conoscere tutti.
Gli interventi che si faranno non andranno in questo senso.
Sicuramente, porteranno un pregiudizio all'aspetto naturalistico del parco.
Per quanto riguarda un altro motivo della contrarietà, come è stato ampiamente sottolineato, noi, come Regione, da un lato, non dobbiamo più costituire delle Società e delle Fondazioni partecipate, e, dall'altro individuiamo questa strada come modo operativo.
Tra l'altro, tornando al discorso della natura, mi chiedo se continuando ad intervenire in questo modo sul Parco della Mandria l'alterazione del parco stesso non avrà poi delle ripercussioni sull'altro progetto che abbiamo lanciato, quello di Corona Verde, al quale dedichiamo tante e altisonanti parole. Se lo portiamo avanti come stiamo portando avanti gli interventi nel Parco della Mandria, ci ritroveremo non già con un progetto di tipo ambientalista, ma con un progetto di tipo "sviluppista". Non penso sia una questione superiore a tutte le altre, ma è questione di intendersi sulle parole.
Se pensiamo di volere un certo tipo di sviluppo, lavoriamo in un certo qual modo. Ritengo che nelle aree protette vada privilegiato un certo tipo di intervento. Purtroppo, non vedo questo segnale nel percorso che stiamo seguendo. Restano tutti i problemi legati agli interventi che andiamo ad attuare rispetto al Piano d'area.
Infine, un altro argomento di estrema preoccupazione riguarda l'utilizzo del parco. L'area che andiamo a costruire elimina la fruibilità del parco, la fruibilità della naturalità del parco per tutti i cittadini.
Abbiamo avuto la fortuna di vedere uno splendido spettacolo, ma, quando il progetto sarà terminato, chi tornerà non lo vedrà più.
Concludo il mio intervento dicendo che tutti i Consiglieri che non hanno partecipato al sopralluogo hanno perso l'occasione di vedere uno spettacolo unico, che nei prossimi mesi o nei prossimi anni scomparirà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Annuncio il voto contrario, perché ritengo che allevare, addestrare e allenare cavalli da utilizzare negli sport equestri non rientri tra le attività da privilegiare della Regione Piemonte.
Questa decisione che la maggioranza del Consiglio prenderà tra poco è figlia di una mancanza progettuale da parte del governo regionale. Quando una Regione come il Piemonte si riduce ad essere priva degli strumenti di programmazione, che dovrebbero essere il modo fondamentale di attività del nostro Consiglio, inevitabilmente il Consiglio regionale e la Giunta stessa si riducono a un orizzonte puramente amministrativo molto legato all'erogazione, dei pochi tra l'altro, euro disponibili nelle poste di bilancio. L'ottica che si segue è di basso livello, e impedisce alla Regione Piemonte di assumere impegni e prospettive di lavoro di tipo programmatorio.
Pensiamo a come si è comportata la Regione Piemonte nei confronti dell'industria automobilistica per vedere che, di fronte al caso FIAT, non ci sono stati né intenzioni né segnali né iniziative che abbiano adeguatamente affrontato il problema, che è stato proposto, sia pure con distrattissima attenzione, a valle della crisi annunciata dalla FIAT.
Ricordiamo che in questo Consiglio regionale la maggioranza non è stata neppure in grado di votare il proprio ordine del giorno in merito alla crisi FIAT.
Dopodiché, ci si dà all'ippica. Certo, si prende qualche euro, si sta dentro a una Fondazione che alleva cavalli per gli sport equestri, per questo non è il modo giusto, secondo me, di interpretare il nostro ruolo.
Lo si fa poi con uno strumento, anche questo, di carattere amministrativo.
Non si ha la forza di proporre una legge, segno di alta convinzione e normativa complessa. Si prende una semplice "deliberina" di Giunta e di Consiglio per decidere di erogare qualche euro in questa attività che ripeto, non penso che debba rientrare nelle priorità della Regione Piemonte.
Voto contro questo provvedimento.



PRESIDENTE

Come richiesto dal Consigliere Cattaneo e altri, indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione come emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno votato SI' 34 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri Il Consiglio approva.
Passiamo ora all'esame del connesso ordine del giorno n. 584, che è a vostre mani, al quale sono state apportate due correzioni accettate dai proponenti. Una prima correzione è relativa alla piantumazione di 500/600 alberi di specie tipiche della zona, ivi compresa la specie del gelso. Una seconda correzione riguarda un'aggiunta, proposta dal Consigliere Contu che, alla fine del documento, impegna la Fondazione a promuovere e sviluppare l'ippoterapia.
Pertanto, il testo di tale ordine del giorno, firmato dai Consiglieri Placido, Suino, Marengo, Costa Rosa Anna, Deorsola, Valvo, Cantore e Scanderebech, recita: "Il Consiglio regionale stante il dibattito intercorso in seno al Consiglio regionale in merito al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 281 e n. 286 'Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione Centro del cavallo presso la Cascina Rubbianetta - Parco regionale La Mandria' considerato il sopralluogo effettuato in data 5 luglio c.a. presso il Parco della Mandria da parte della V e della VI Commissione permanente, occasione nella quale è stato illustrato il progetto nel dettaglio riscontrate diverse carenze progettuali da affrontare con interventi migliorativi non differibili nel tempo impegna il Presidente della Giunta regionale e il governo regionale a promuovere in sede tecnica e realizzativa le seguenti migliorie progettuali: riposizionamento del maneggio coperto, di colore e materiale compatibile con il Parco, in un'area antistante la Cascina Rubbianetta identificazione della tipologia degli steccati per i pascoli e per i campi di allenamento in legno naturale allestimento di un'area attrezzata di dimensioni pari a quella interessata nel progetto per la fruizione pubblica utilizzando l'area prospiciente i pratoni, nella zona compresa tra la Cascina Comba e la Cascina Romitaggio nonché l'area compresa fra la Cappella di S. Giuliano e del Castellaccio piantumazione di 500/600 alberi di specie tipiche della zona, ivi compresa la specie del gelso previsione di percorsi ed aree attrezzate per i visitatori nell'area dei pratoni, ove sono previsti i pascoli e le aree di allenamento divieto di ingresso al Centro del cavallo per tutte le auto dei visitatori dei corsisti e degli operatori; considerando che a tal fine è già stato previsto un idoneo parcheggio esterno all'area attrezzata (oltre il muro di recinzione del Parco) presso la Cascina dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale e l'attivazione per i fruitori del parco di un servizio di navette elettriche e/o a basso impatto ambientale possibilità per i visitatori del Parco della Mandria di usufruire dei servizi di accoglienza e di informazione presso il Centro del cavallo impegna inoltre la Fondazione a promuovere e sviluppare l'ippocultura".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.15)



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