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Dettaglio seduta n.226 del 02/07/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 15.02 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri D'Onofrio, Ferrero, Ghigo Racchelli, Rossi Giacomo e Toselli.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, la ringrazio per la parola che mi concede. Non ho firmato la mia presenza e non intendo firmarla. Ho intenzione di abbandonare l'aula in segno di protesta perché, ormai da tempo, stiamo rimestando l'acqua nel mortaio.
Questo Consiglio regionale è declassato perché non ha contezza di sé e non ha la consapevolezza di essere una camera legislativa. Ancora una volta continua a imperversare l'attività amministrativa nel 99% del proprio lavoro, cessando la funzione avuta con la riforma costituzionale, cioè essere il Parlamento del Piemonte, da questo siamo lontani mille miglia. Lo capisco perché gran parte delle forze qui presenti provengono da altre legislature, quindi con un'impostazione diversa dell'attività consiliare rispetto a quella dettata dalla vigente legge.
Il peggio è che siamo tutti d'accordo nel dire che c'è la necessità di un regolamento che dia tempi certi alle deliberazioni.
Noi ora non abbiamo un Regolamento che dia questi tempi certi ad una deliberazione del Consiglio regionale. E' sufficiente l'opposizione di un unico Consigliere per paralizzare l'attività di questo Consiglio regionale.
Per cui qualsiasi cosa si fa con estrema fatica, con estrema perdita di tempo e con estrema perdita di denaro. Le interrogazioni circa le autovetture di due Assessori fanno ridere rispetto ai costi relativi alle presenze all'interno di quest'aula che la collettività deve sopportare in cambio di nulla, soprattutto con l'estremo effetto deleterio nei confronti della democrazia.
La democrazia non può che essere, come diceva Luciano Violante democrazia decidente con un'opposizione di controllo. L'opposizione non pu fare nient'altro, cioè può paralizzare completamente un soggetto dell'opposizione. Quindi, anche in dissenso dell'opposizione non può fare nient'altro che paralizzare i lavori di quest'aula. E' evidente che qualsiasi provvedimento che esca da questo Consiglio non può che essere un provvedimento condiviso, facendo morire la democrazia.
Per questi motivi, oggi ovviamente non ho firmato, pertanto chiedo agli Uffici di non segnare la mia presenza e abbandono l'aula in segno di protesta.



(Il Consigliere Brigandì abbandona l'aula in segno di protesta)



PRESIDENTE

Sottolineo anche il perfetto rispetto della forma, la ringrazio.
La Presidenza si rammarica del suo abbandono dell'aula, non potendo aggiungere considerazioni di merito.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, a dire la verità, ho chiesto la parola sulle sue comunicazioni e non sull'ordine dei lavori.
Ho ascoltato con stupore la notizia che oggi il Presidente Ghigo è in congedo, il rammarico l'ho espresso in altre occasioni.
Mi chiedo come possa accadere ancora una volta che il giorno dedicato da anni al Consiglio regionale veda l'assenza del Presidente Ghigo. E' un'assenza ripetuta negli anni sia nei giorni ordinari che in quelli straordinari. E' un'assenza che non dico immotivata, non mi occupo dei motivi dell'assenza, presuppongo che siano motivi istituzionali. La questione, secondo me, è irrilevante, anche se non fossero istituzionali il fatto politico rilevante è che noi continuiamo a lavorare in assenza del Capo del Governo, il Presidente Ghigo, eletto direttamente dal popolo.
Nella fattispecie, oggi siamo di nuovo chiamati a discutere un provvedimento che deriva dalle scelte politiche compiute dal Presidente Ghigo come Capo della sua Giunta, cioè l'imposizione in capo alle ASL e alla Regione di onerose rate di restituzione di un mutuo finalizzato al ripiano del deficit, quindi di spese correnti.
Questo progetto di legge deriva da questi sette anni di Governo Ghigo.
Mi sembra strano, sapendo che questa eccezione è stata formulata e ha le sue fondamenta, sostenere "venga il Presidente Ghigo a spiegare e a difendere il suo provvedimento". Il Presidente Ghigo non c'è.
Presidente del Consiglio, le chiedo una valutazione su questo fatto e formulo la richiesta di sospensione per ragioni istituzionali dell'esame di questo provvedimento sino a che il Presidente Ghigo non sarà presente in aula. Altrimenti, nuovamente, si dedicano delle ore a un'attività nella quale manca l'interlocutore che possa prendere una decisione. Qui, sulle proposte della minoranza senza il Presidente Ghigo non si decide. La trattazione della variazione del mutuo, delle altre condizioni e della sospensione esige la presenza del Presidente, senza di lui ci confrontiamo per la gioia di confrontarci.



PRESIDENTE

Naturalmente la cosa può essere considerata irrilevante. Però mi è stato comunicato che il Presidente Ghigo è stato convocato dal Governo per importanti atti ministeriali connessi alla funzione di Presidente della Regione.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione l'intervento del "vecchio di esperienza".



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



CATTANEO Valerio

Ai giovani di studio si contrappongono i vecchi di esperienza.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



CATTANEO Valerio

Non voglio certamente giustificare per l'ennesima volta, dopo averlo fatto ripetutamente e reiteratamente per due anni, l'assenza del Presidente Ghigo; l'ha già fatto il Presidente dell'assemblea che ha comunicato la motivazione.
Volevo svolgere una valutazione politica sull'opportunità o sulla non opportunità di sospendere questo provvedimento.
Questo è un provvedimento finanziario, la cui titolarità è dell'Assessore al bilancio, Gilberto Pichetto; nel merito può essere ricondotto alla sanità, la cui titolarità appartiene all'Assessore Antonio D'Ambrosio: gli Assessori sono entrambi presenti.
Detto questo, non voglio certamente, da giovane, insegnare all'amico Chiezzi, che da quattro legislature siede in questo Consiglio regionale. La Giunta è un organismo collettivo, quindi, la responsabilità del voto e le decisioni della Giunta sono collettive.
Quando manca l'Assessore Pichetto ed è presente il Presidente Ghigo abbiamo avuto l'esempio proprio in queste ultime settimane - viene detto: "Se non c'è l'Assessore competente non si può esaminare il provvedimento." Ricordo che questo Governo regionale ha un Vicepresidente che sostituisce in tutto e per tutto (quindi è un ragionamento istituzionale) il Presidente della Giunta quando questi è assente in aula. Il Vicepresidente della Giunta regionale è William Casoni, ed è presente.
Credo, quindi, che non voler affrontare nel merito questo provvedimento poi vengo alla considerazione politica della decisione, Presidente Chiezzi - sia poco utile, lo dico con garbo e senza aggettivi, al prosieguo dei lavori di questa assemblea e a cercare di trasformare i disegni di legge della Giunta in legge, così come i progetti di legge di iniziativa consiliare che hanno altrettanta importanza.
Rilevo, pertanto, l'utilità di continuare. La maggioranza non è d'accordo con la proposta del Presidente Chiezzi, non tanto perché proposta da un Consigliere di opposizione, ma perché, valutato il valore intrinseco della proposta, la riteniamo, se non proprio infondata, quantomeno fortemente debole per le motivazioni che ho testé annunciato.
Concludo con la riflessione: se non c'é il Presidente Ghigo non si pu decidere; se non c'é il Presidente Ghigo non si trova la soluzione.
In questi anni - e sono poco più di due anni che siedo in questo Consiglio regionale - decisioni importanti sono state prese anche in assenza del Presidente Ghigo, del Vicepresidente della Giunta regionale o degli Assessori delegati dallo stesso Presidente qualora il Vicepresidente non fosse stato presente. Ricordo, un esempio per tutti: l'ammorbidimento della legge sull'addizionale IRPEF. Ricorderete i vari correttivi: decidemmo quell'importante provvedimento, e il Consiglio regionale votò, in assenza del Presidente Ghigo. Il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2002 è stato votato il 24 aprile, se non ricordo male, in assenza del Presidente della Giunta regionale.
Consigliere Chiezzi, ecco perché mi permetto di usare il termine "debole". Il Consigliere Chiezzi era presente, era attento, condivise quel percorso e votò (certamente votò contro). Credo che oggi si possa, anche in funzione di questa esperienza, ma parlo personalmente, andare avanti in presenza dell'Assessore competente e del Vicepresidente della Giunta regionale, che sostituisce in tutto e per tutto il Presidente quando questi è assente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Molto telegraficamente, volevo fare una segnalazione all'Aula sull'ordine dei lavori.
Ho ascoltato l'intervento del Presidente della Lega Nord, il quale faceva un riferimento al Regolamento che continua a funzionare male e che non concede a quest'Aula la possibilità di poter lavorare tranquillamente.
Ieri era convocata la Commissione Regolamento per l'approvazione dell'art.
47, segnalo che erano presenti tutti i membri della minoranza e nemmeno uno della maggioranza. Sono d'accordo che il Regolamento vada modificato, ma è necessaria la presenza di membri della maggioranza. Risulta veramente mortificante che in quest'aula si predichi bene e si razzoli male.
una segnalazione, Presidente, ne faccia l'uso che ne vuole. Se dobbiamo modificare il Regolamento, bisogna che ci sia un minimo impegno da parte di tutti. Grazie.



PRESIDENTE

Prendo atto dell'evidenza, che il Vicepresidente della Commissione Regolamento ha esposto, circa il fatto che la riunione dedicata al Regolamento di ieri non abbia potuto proseguire per mancanza dei membri della maggioranza.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale - Parchi e riserve

Esame testo unificato proposte di deliberazione n. 281 e n. 286: "Partecipazione della Ragione Piemonte alla fondazione Centro del cavallo (Denominazione provvisoria) presso la Cascina Rubbianetta - Parco regionale La Mandria" (Rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g., darei la parola all'Assessore Leo per riferire, a seguito della sospensione della seduta intervenuta questa mattina per un approfondimento informale, sulla questione che abbiamo, con semplicità, indicato come "questione del cavallo".



LEO Giampiero, Assessore alla valorizzazione e promozione parchi

Riferisco io, e lo dico particolarmente al collega Mellano, e non il Presidente della Commissione perché è stato un incontro informale e non un incontro di Commissione ufficiale come hanno rilevato alcuni colleghi.
Nondimeno l'incontro informale è stato molto importante, perché ha consentito di esaminare preoccupazioni, di raccogliere richieste di approfondimento, di verifica per una questione di cui tutti quanti ci rendiamo conto dell'importanza, perché il Parco della Mandria ha grandissima importanza per la nostra Regione e, quindi, non si può, a cuor leggero o senza i dovuti approfondimenti, affrontare questioni che ineriscono a questo.
La riunione informale ha concordato, all'unanimità, che si faccia un sopralluogo venerdì alla Mandria presso la Cascina Rubbianetta e alle altre pertinenze, si studino anche delle salvaguardie, degli ordini del giorno e degli emendamenti che facciano sì che non venga data alla mia relazione un significato ultroneo, che io non volevo dare, ma che le parole potrebbero consentire.
Presidente - mi rivolgo al Presidente dell'Assemblea, visto che ci ha già aiutato molto e prosegua in questo aiuto - sia concordato che questo tema sia presente al primo punto all'o.d.g della seduta consiliare di martedì.



PRESIDENTE

Questo punto viene rinviato a martedì prossimo a seguito della richiesta in tal senso proposta dall'Assessore a nome dei colleghi che hanno partecipato alla riunione informale della Commissione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Questa mattina è stato richiesto all'Assessore D'Ambrosio l'atto che si era impegnato a portare in giornata odierna relativamente ai L.E.A.
Ci era parso di capire che la cosa fosse rinviata al pomeriggio considerato che lo si riteneva una sorta di premessa come argomento e come tematica al tema previsto nell'ordine del giorno sul "megamutuo".
Rinnoviamo la richiesta, tenendo fede all'accordo della scorsa settimana fatto in aula, di avere la relazione e la consegna del documento, la delibera. Non solo, ma lo stesso Assessore si è impegnato a svolgere un dibattito sul tema, qualora se ne fosse ravvisata la necessità. Non voglio estendere in tal senso l'intervento, però perlomeno avere una relazione e il documento che era stato concordato lo ritengo corretto e consono agli impegni assunti.



PRESIDENTE

Naturalmente la richiesta, già proposta questa mattina dal Consigliere Riggio, può essere accolta da parte della Giunta nei termini che l'Assessore decida, sulla base del calendario dei lavori della giornata odierna, di svolgere sul punto una comunicazione. Ai sensi del Regolamento la Giunta può sempre prendere la parola per comunicazioni.
Se l'Assessore ritiene di prendere la parola su questo punto per comunicazioni, lo comunica - scusate il gioco di parole, ma la procedura è questa - alla Presidenza, in modo che possiamo inserire il punto nell'ambito dei lavori della giornata odierna, che avevamo previsto di chiudere alle ore 20.00.
La procedura è questa: su questioni non iscritte all'ordine del giorno la Giunta ha facoltà di prendere la parola, qualora lo ritenga, per comunicazioni. Ovviamente è una sollecitazione politica che spetta comunque alla Giunta raccogliere nei termini che ritiene.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente. Cortesi colleghi, in data 28 giugno è stata indirizzata ai Direttori generali e ai Commissari delle Aziende Sanitarie Locali del Piemonte la seguente circolare: "Oggetto: Finanziamento LEA II semestre 2002. Egregi Direttori e Commissari, entro la prossima settimana la Giunta regionale definirà le soluzioni in merito al finanziamento dei livelli essenziali di assistenza per la seconda parte del 2002, in particolare per quanto riguarda l'area di integrazione socio-sanitaria. Per permettervi di programmare i prossimi impegni, le decisioni assunte vi saranno comunicate al più presto. Nel frattempo si invitano le signorie vostre illustrissime a mantenere i livelli di assistenza assicurati nella prima parte dell'anno".



PRESIDENTE

La comunicazione sollecitata è stata svolta. Assessore, viene sollecitata la distribuzione della copia. La faremo avere al più presto.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Prendo atto della risposta dell'Assessore; rilevo però il ritardo con il quale la Giunta adempie a questo impegno, perché otto giorni fa in quest'aula l'Assessore era intervenuto impegnandosi a predisporre e ad approvare la delibera in Giunta. Meno male che la Giunta ha provveduto a comunicare alle ASL che in ogni caso è suo orientamento quello di procedere a una proroga dei LEA; ricordo che però noi ancora non siamo in presenza della delibera.
La Giunta comunica, nel senso che lei ha comunicato al Consiglio di aver inviato ai Direttori generali una circolare con la quale si dice: "Badate che l'orientamento della Giunta è quello di procedere alla proroga dei LEA". Constato semplicemente che, rispetto all'impegno che lei si è assunto in Consiglio otto giorni fa, la Giunta del 28 si è conclusa senza che venisse adottato il provvedimento.
In ogni caso, aggiungo anche che l'altro impegno che lei si era assunto di fronte al Consiglio era quello di comunicare sempre ai Direttori generali, mediante l'adozione della delibera, che sarebbero stati attivati 1.256 posti letto immediatamente utilizzabili nelle case di riposo. Mi pare di capire che anche questa è una questione che deve essere ancora risolta quindi prendo atto della risposta che lei ha dato, constatando che però la delibera - ahimè - non è ancora stata adottata.
Poiché è dal 23 di aprile che abbiamo deciso di adottare questo provvedimento, credo che un po' più di tempestività sarebbe stata necessaria, per non trovarci il 30 di giugno in condizioni di dover comunicare alle ASL che avreste adottato questo provvedimento senza che ancora sia stato adottato, nonostante che la Giunta abbia dichiarato in Consiglio, attraverso le sue parole, che il 28 avrebbe deliberato. Grazie.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Fondi sanitari

Proseguimento esame disegno di legge n. 365 "Disposizioni per la copertura del disavanzo della sanità dell'anno 2002"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 365.
Sono iscritti a parlare per il dibattito generale, nell'ordine, i Consiglieri Saitta, Ronzani e Papandrea.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, per la verità alcune delle questioni che esporr ho già avuto modo di anticiparle nelle sedute precedenti; mi ero soffermato - e oggi lo riprenderò - su un tema che è un po' tecnico, che però mi pare sostanziale e che riguarda anche complessivamente il significato della manovra che stiamo facendo anche dal punto di vista tecnico, perché suppongo che al Consiglio, e forse anche a molti della Giunta, siano sfuggiti degli aspetti puntuali. Mi riferisco alla capacità di indebitamento della Regione Piemonte per l'accensione dei mutui, il tema è questo e non è un tema tecnico.
Chi ha fatto l'amministratore - penso a Manolino, Riggio e altri colleghi - sa che la capacità di indebitamento della Regione è riferita alle entrate correnti e non vincolate, cioè quelle di cui dispone con una certa sicurezza l'Ente pubblico, in modo da poter pagare le rate di ammortamento; questa è la regola di tipo generale, che riguarda le Amministrazioni pubbliche e riguarda quindi anche la Regione Piemonte.
Ora, l'art. 23 del D.lgs. n. 76/00 prevede che la rata di ammortamento per interessi e capitali dei mutui (credo che l'Assessore questo conto l'abbia fatto sicuramente, però io ci sono ancora ritornato e sono ancora più stupito di prima) non deve superare il 25% delle entrate tributarie regionali non vincolate; questo è il limite previsto dal decreto legislativo 76.
Facendo il conto delle entrate non vincolate, cioè utilizzando il Titolo I, depurandolo di quelle vincolate, viene fuori che l'ammontare delle entrate tributarie non vincolate è di 2.010 miliardi; questa è la dimensione. Quindi, la Regione può pagare, può sopportare rate di ammortamento per interessi e capitali del 25% di 2.010 miliardi, cioè la Regione Piemonte può pagare ammortamenti annuali per 502,5 miliardi; questa è la rata complessiva, la somma delle rate di ammortamento, cioè il 25 delle entrate non vincolate.
Allora, qual è la situazione nella Regione Piemonte? Attualmente, la Regione Piemonte, per mutui già contratti, paga rate di ammortamento per 269,5 miliardi, cioè la Regione Piemonte dispone ancora di una capacità di indebitamento di 233 miliardi (parlo in termini di rata di ammortamento).
La Regione può fare mutui che abbiano una rata di ammortamento di 233 miliardi, questa è la disponibilità. Questo vuol dire che la Regione Piemonte, considerando un tasso di interesse del 4-5% per 15 anni di durata, può accendere mutui ancora per 2.025 miliardi (parlo del 2002), il che significa circa 1 miliardo di euro. Ora, con la legge di bilancio regionale (mi pare che l'Assessore fosse il collega Gallarini) sono stati però già autorizzati dei mutui, quindi noi potevamo ancora accendere mutui per 1 milione di euro; con la legge di bilancio sono state già autorizzate accensioni di mutui.
Che cosa è stato autorizzato dalla Regione Piemonte, in termini di mutui, con la legge di bilancio dell'aprile 2002? Sono stati autorizzati mutui per un totale di un miliardo e 373 milioni, cioè in misura superiore alla capacità d'indebitamento. Volevo fare notare, in questa distrazione generale, che con la legge è stato compiuto un atto che, dal punto di vista della coerenza con la norma, non regge.
La norma dice: "si possono fare mutui le cui rate di ammortamento siano il 25% delle entrate non vincolate"; questo vuol dire che la Regione poteva fare mutui per un miliardo di euro. In realtà, con la legge di bilancio ne sono stati autorizzati un miliardo e 373 milioni.
Questo è il primo aspetto, cioè vuol dire che sono stati autorizzati con legge regionale una quantità di mutui superiori a quelli che si potevano realmente contrarre. Quali sono i mutui che la Regione ha autorizzato con la legge di bilancio? Sono 619 milioni di Euro per nuovi mutui, 516 milioni di Euro per il mutuo per la sanità - che è stato autorizzato con la legge di bilancio - e 227 milioni di Euro per la contrazione di mutui autorizzati nel 2001, ma non ancora contratti.
Mi pare che le voci fossero tre, gli articoli 5, 6 e 7. Facendo la somma risulta un miliardo 363, che è superiore a un miliardo e 45, cioè alla capacità d'indebitamento. Perché dico questo? Perché in questo modo riesco a capire un po' il significato della manovra.
Siamo in una situazione paradossale: se la Regione Piemonte non riesce a trasferire alle aziende sanitarie il 70% del mutuo per il quale il Presidente Ghigo ha già chiesto l'autorizzazione, che cosa succede? Che non sarà possibile accendere i mutui già indicati nel bilancio di previsione 2002, perlomeno non sarà possibile accenderli tutti, e occorrerà ridimensionare complessivamente tutta la manovra degli investimenti.
Vuol dire che la manovra per 300 milioni di euro era una manovra impossibile. Allora che cosa succederebbe? Se la Regione Piemonte riesce a trasferire alle aziende sanitarie il 70% del mutuo che ha deciso di contrarre con la Cassa Depositi e Prestiti, c'é ancora una possibilità d'investimenti per circa 46 milioni di euro (90 miliardi di lire), e poi non c'é più nulla. Siamo di fronte ad una situazione che io oserei definire di bancarotta, perché la Regione Piemonte non ha più capacità d'investimento.
Se il Consiglio oggi dovesse decidere che quel mutuo è tutto a carico della Regione Piemonte, significa che la capacità d'indebitamento è esaurita, è già stata superata ed esaurita completamente, e che nei prossimi anni non si possono più fare investimenti. Avete fatto una cosa folle, perché quel mutuo voi l'avete indicato nel bilancio di previsione del 2002 per il valore di 1000 miliardi tutto a carico della Regione, e avete indicato un mutuo che non si poteva sopportare.
Inoltre siete arrivati ad indicare quel mutuo soltanto nel 2002 quando era possibile nel 2001, per potere fare nel 2001 investimenti senza un controllo sulla scelta degli investimenti che bisognava fare, perché era questo il mutuo al quale bisognava dare una precedenza. Avete preferito altri mutui, questa è la cosa folle, per cui avete raggiunto tutta la capacità d'indebitamento e avete la responsabilità di aver creato una situazione da bancarotta della Regione Piemonte, perché la Regione Piemonte non ha più capacità d'investimento.
Anche qualora si riuscisse a fare questo trasferimento del 70%, la Regione può soltanto fare mutui per 90 miliardi. Vi rendete conto che avete prosciugato tutte le risorse! Consigliere Burzi, ricordo che, uno o due anni fa, rispetto a questi temi, non c'era la questione del mutuo di 1000 miliardi, e ricordo che l'Assessore di allora ci assicurava che la situazione era buona dal punto di vista della capacità d'indebitamento.
Non è più così, siamo in una situazione da bancarotta completa indipendentemente dal fatto se il mutuo si fa o meno.
Se il mutuo viene scaricato vuol dire che la Regione ha 100 miliardi d'investimento per i prossimi anni. Se invece si fa il mutuo e si trasferisce, non c'é più nulla, bisogna persino rivedere gli investimenti dello scorso anno.
Questa è una grande responsabilità dal punto di vista politico, e per questo sarebbe bene che ci fosse la presenza del Presidente Ghigo, perché è una responsabilità innanzitutto del capo dell'esecutivo di aver fatto in modo che la situazione arrivasse a questo punto drammatico.
Non promettete nulla in giro, non promettete investimenti - e lo dico ai colleghi della maggioranza che ogni tanto promettono ospedali e altre cose - perché non ci sono più risorse. Avete prosciugato tutta la capacità d'indebitamento; per questo sarebbe importante la presenza del Presidente Ghigo, una sua responsabilità collegiale che riguarda non solo la parte sanitaria, ma le connessioni forti con la parte finanziaria.
Questa è la situazione. Non so se i colleghi la conoscono bene, ma l'ho voluta ricordare. Questo mi sembra il punto di partenza, perché questa scelta è fortemente connessa con tutte le scelte finanziarie, non solo annuali, ma pluriennali che si devono compiere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Come ha ricordato il collega Saitta, credo che la questione che stiamo discutendo non possa essere ridotta a questione di ordinaria amministrazione. In fondo, discutiamo di un disavanzo di 1200 miliardi 1000 dei quali saranno a carico della Regione suddivisi in questo modo: 70 lo pagheranno le ASL, 30% lo pagheranno i Comuni.
La logica che ispira questo provvedimento più o meno dovrebbe essere questa: voi avete fatto i debiti, care ASL, adesso contribuite a pagarli nella misura del 70%. Ora non starò qui a ricordare che alcuni di questi direttori allora non erano direttori. Ricordo invece che c'é una responsabilità politica in capo all'amministrazione regionale, che difficilmente è contestabile, per quanto riguarda la politica sanitaria del 2000.
Da questo punto di vista volevo soltanto ricordare che ci siamo confrontati con una Giunta regionale che, per anni, ha negato l'esistenza del disavanzo. Noi facemmo una campagna elettorale nel 2000 in presenza di un'amministrazione regionale che negava l'esistenza stessa del deficit, e sosteneva che il fatto che la sanità avesse un disavanzo di alcune centinaia di miliardi - oggi abbiamo accertato che il disavanzo ammonta a 1200 miliardi - fosse un'invenzione di un'opposizione cattiva e trinariciuta. Così non è stato.
Il punto è che non essere intervenuti allora ha contribuito ad accumulare, nel corso degli anni, il disavanzo. Ricordo che siamo stati nel 2000 la terza Regione italiana per entità del disavanzo, e che ci hanno preceduti soltanto la Lombardia e la Campania.
Mentre altre Regioni in quel periodo, avendo deciso di applicare l'accordo Giarda (così si chiamava), che discutemmo in questa Regione avviarono un piano di rientro graduale, che ha consentito a molte di quelle Regioni di risanare gradualmente, costruendo servizi alternativi, la sanità di quelle Regioni, noi abbiamo continuato ad accumulare il debito.
Oggi la conseguenza è quella che ricorda il collega Saitta, cioè l'incapacità di governare i processi della sanità, una politica dei tagli l'intervento sui ticket, sull'IRPEF, ma soprattutto il fatto che questa Regione oggi, non abbia più risorse libere da destinare a una politica di sviluppo, in una fase nella quale - viceversa - la congiuntura economica internazionale richiederebbe una politica di intervento in grado di liberare risorse, per favorire una politica di sviluppo.
Del resto, perché stupirsi, Presidente! Abbiamo discusso della sanità più volte, in questi anni, e ricordo che la Regione non ha negato il disavanzo soltanto per una ragione elettoralistica; mi è stato detto che volevo negare l'evidenza dei fatti, anche quando tutto spingeva in quella direzione e tutti i fatti confermavano che il disavanzo e la finanza della sanità piemontese erano fuori controllo! C'era anche, insieme a questo, l'incapacità di esercitare un controllo effettivo sul bilancio delle ASL. Quest'anno abbiamo chiesto la "trimestrale di cassa" del mese di maggio, ma non siamo riusciti a conoscere il disavanzo o comunque la condizione di bilancio, se non di tre o quattro ASL piemontesi.
La conseguenza è, da una parte, una Regione che nega il disavanzo e dall'altra, una Regione che ritarda l'avvio di una politica di programmazione, d'intervento e di razionalizzazione e si limita ai tagli.
La conseguenza inevitabile è che oggi scarichiamo sulle ASL un debito che avremmo dovuto prevenire e governare in altre forme.
Sapete qual è il risultato concreto di questa politica, colleghi della maggioranza? Che noi, per questa via, riduciamo le prestazioni. Non lo diciamo, lo chiamiamo in un altro modo, ma questo è il risultato! Questo è il risultato pratico di una politica di questo genere! Noi neghiamo, nascondendoci dietro un provvedimento che si chiama "ripiano del disavanzo", che articoliamo in questo modo: il 70% del debito lo pagano le ASL, che metteranno a bilancio, per un certo numero di anni una rata di ammortamento del mutuo.
Interveniamo, poi, sulle prestazioni della sanità pubblica, perché è evidente che, se dovessi elencarvi il riparto di questo costo sulle varie ASL, scoprireste che le ASL hanno soltanto una strada da percorrere per far fronte a quest'onere: quella di ridurre ulteriormente le prestazioni.
Questo, in una condizione in cui è stato sottostimato il fabbisogno delle Aziende sanitarie - questo è capitato all'inizio di quest'anno - per poter occultare una situazione finanziaria che non avete riportato sotto controllo, perché la manovra sui ticket e sull'IRPEF non ha aggredito le cause del disavanzo della sanità piemontese.
Sono cause che ci trasciniamo, anche se, a onor del vero, durante la discussione che si è svolta in Commissione bilancio all'inizio di quest'anno, l'Assessore alla sanità si è presentato ai Commissari asserendo che quest'anno avremmo chiuso il bilancio della sanità piemontese con un attivo di 70 miliardi.
Questo lo ricordo sempre ai colleghi, perché sono cose che scivolano come acqua sui vetri, ma non è così! Il paradosso è questo: discutiamo di un disavanzo che riguarda la sanità piemontese dopo aver negato, per anni, il disavanzo e oggi ci troviamo nella condizione di dover scaricare questo costo sulle ASL.
Tutto questo non è accettabile! E' colpa vostra, colleghi della maggioranza, di quella Giunta e di quell'Amministrazione.
Capisco la difficoltà nell'affrontare un problema di tali dimensioni ma nel 2000 avreste dovuto avere il coraggio e l'onestà intellettuale di dire al vostro elettorato: "Guardate che la sanità è un problema! Noi, se vinceremo le elezioni, faremo una, due, tre, quattro cose e badate che l'anno in corso, cioè il 2000, quello in cui abbiamo votato, è un anno in cui la sanità continua ad avere un disavanzo, che aumenta in via esponenziale! Se noi vinceremo le elezioni, poiché ci consideriamo una classe dirigente, vi diciamo, cari elettori piemontesi, che faremo una due, tre, quattro cose!".
Questo non l'avete detto, altrimenti avreste perso le elezioni! Avete negato il debito, salvo poi intervenire con misure come quelle che abbiamo denunciato e ricordato, un po' draconiane, per ridurre il disavanzo, intervenendo e operando dei tagli in maniera indiscriminata.
La seconda cosa che non avete saputo fare è stata quella di mettere in campo una politica che avesse il respiro del medio periodo, perché una politica che interviene sulla sanità deve essere per forza articolata sul medio periodo! Deve certamente immaginare interventi sulle strutture sanitarie, interventi - come diceva il collega Riggio - di razionalizzazione, ma deve anche, se non vuole ridursi a tagli, che producono fenomeni diffusi di disagio sociale, e colpire i diritti fondamentali, immaginare la riallocazione di una parte delle risorse che vengono tagliate. Cosa che voi non avete fatto! Non avete in mente una politica con la quale si interviene, ad esempio su un ospedale perché si vogliono impiegare quelle risorse in altri settori. No, voi avete negato il disavanzo e oggi provvedete con la politica dei tagli che produce devastazioni in tutto il Piemonte.
Spesso, in questi mesi, il collega Angeleri, con una certa arroganza di fronte alla nostra contestazione sulla politica sanitaria, aveva una risposta pronta. Diceva: "Intanto gli elettori ci hanno votato!" significando che quel voto potesse autorizzare la Giunta a fare tutto e il contrario di tutto.
Era un'affermazione categorica: "Gli elettori ci hanno votato e voi opposizione che contesta questo fatto, dovete sapere che vi incamminate su una strada che non ha uno sbocco!".
Questa era la frase che sentivo pronunciare ripetutamente in quei giorni.
Oggi dovreste riconsiderare questa valutazione (lo dico senza boria diversamente da alcuni di voi), non soltanto perché il risultato elettorale dimostra probabilmente che quella politica non ha prodotto alcun effetto ma anche perché penso che siamo al capolinea, che quella che hanno indicato alcuni colleghi è una Regione che non ha operato un controllo della sanità, che ha attuato una politica di tagli, che ha ridotto le prestazioni e che oggi non ha risorse libere per operare una politica di sviluppo. E' una Regione che oggi fatica a competere con le Regioni più importanti del nostro Paese, perché è una Regione nella quale la Giunta non ha più risorse con le quali attuare una politica di sviluppo.
La sanità, da questo punto di vista, è un vortice che vi ha trascinati dentro.
Per questa ragione, affermo che non potete affrontare le questioni con gli interventi e la politica attuata e poiché si parla molto di rimpasto io, che pure in questi mesi ho criticato la politica dell'Assessore D'Ambrosio, perché egli ha sicuramente molte responsabilità per la politica che ha sostenuto in questi anni, vorrei che trovassimo l'equilibrio giusto.
La politica sanitaria, la politica di una Regione che impegna nella sanità il 70% delle risorse che ha a disposizione, non è soltanto responsabilità di un Assessore. Nel nuovo sistema elettorale, la politica è in capo al Presidente della Giunta; lo eleggiamo direttamente proprio per questo motivo e la figura degli Assessori, diversamente da quanto prevedeva la legge elettorale precedente, è una figura nuova.
L'Assessore è al servizio del capo dell'Amministrazione regionale.
Ritenere di risolvere un problema di tali dimensioni chiama in causa queste responsabilità, limitandosi a risolvere il problema D'Ambrosio? No, qui c'è una responsabilità politica di fondo, come ha ricordato il collega Saitta; questo chiama in causa direttamente le colpe, la responsabilità e il ruolo del Presidente della Giunta regionale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ritengo che gli interventi che mi hanno preceduto abbiano fornito sufficientemente elementi per comprendere che ci troviamo di fronte a un sostanziale fallimento della politica sanitaria della Giunta regionale.
Il provvedimento in esame è un'espressione chiara di questo e - direi di qualcosa in più del fallimento della politica sanitaria.
Affronterò questo argomento successivamente, perché mi pare che la vicenda del deficit sanitario e i problemi che ne conseguono, fa sì che tutto il bilancio e tutta l'attività della Regione ne siano colpiti: tutto gira intorno a questo elemento.
L'incapacità della Giunta di abbozzare un minimo di progetto, deriva da una difficoltà generale di fare progetti. Il fatto di trovarsi con la partita più importante di bilancio in questa situazione, fa sì che tutto il governo, tutto il bilancio regionale soffra della situazione.
Il Consigliere Ronzani sosteneva che non si possono attribuire tutte le colpe solo all'Assessore d'Ambrosio. Condivido il suo ragionamento aggiungendo alcuni elementi. Ricordo che circa un anno fa si ipotizzava di discutere del Piano Sanitario Regionale: personalmente non so bene che fine abbia fatto, pur essendo un membro della IV Commissione, la Commissione Sanità. Un provvedimento che dovrebbe essere uno degli atti fondamentali del Governo, soprattutto rispetto alla questione della sanità. Ricordo che intorno a quella vicenda ci sono state molte iniziative della minoranza che hanno portato a rapporti con l'Esecutivo, ci siamo trovati in piazza Castello a discutere del problema del Piano Socio Sanitario con il Presidente Ghigo. Circa un anno fa, è apparso agli occhi di tutto una sorta di commissariamento dell'Assessorato alla sanità e un'assunzione diretta di responsabilità del Presidente Ghigo. Anche per questa ragione, ritengo che scaricare su altri le responsabilità sia sbagliato.
Penso che il governo regionale in tutti questi anni, relativamente alla questione sanità, abbia assunto un atteggiamento assurdo incomprensibile, la prima causa della situazione in cui ci troviamo. Aver minimizzato il problema per molto tempo, cercato di non farlo emergere e quando emergeva ridurlo nella sua portata dicendo che le cose si potevano risolvere, che non c'era da allarmarsi e che era tutta una manovra dell'opposizione drammatizzare questo aspetto, sono tutti elementi che hanno fatto percepire ai direttori delle aziende sanitarie, il fatto che potevano continuare a fare quello che volevano. A fronte di denunce, di una situazione di deficit che si determinava, si diceva: "non è vero", "non esiste", "è molto più ridotto", "stiamo trovando le soluzioni".
E' chiaro che il messaggio che ricevevano i direttori delle aziende sanitarie era "in fondo il problema non è tanto grave, continuiamo ad operare come abbiamo operato fino ad ora". Di fatto, quindi, non si è intervenuti fino a quando non è esploso lo scandalo Odasso. Non mi risulta che, a fronte del tipo di gestione che avveniva nelle aziende sanitarie, ci siano stati provvedimenti nei confronti dei massimi responsabili, di quei responsabili nominati dalla Giunta e messi alla direzione delle aziende stesse. Se la situazione era così allarmante, si doveva intervenire prima.
Invece, non solo non si è intervenuti, ma si dice che, in fondo, non c' molto da preoccuparsi. E' chiaro che si continua con quella politica.
Un altro elemento che ha pesato è che tutti i provvedimenti adottati in questi anni hanno avuto tutti una caratteristica indiscriminata. Non si è mai cercata la causa, azienda per azienda, di una determinata situazione e del perché certe aziende erano in una situazione diversa rispetto ad altre.
Ci si è comportati come fossero tutti nella stessa situazione.
Atteggiamenti più virtuosi e atteggiamenti meno virtuosi, sono stati giudicati nello stesso modo. In alcuni casi chi ha avuto un atteggiamento più virtuoso si è visto più penalizzato degli altri. Anche questa è una responsabilità politica di chi governa, non si può dare la colpa ad altri.
Dopo avere largamente lasciato che il governo nelle aziende sanitarie fosse quello che era senza cercare di mettere ordine, di intervenire, ad un certo punto si interviene con provvedimenti che, a mio avviso, sono assolutamente irresponsabili e ingiustificati. Provvedimenti che fanno pagare a chi ha meno responsabilità.
Lo diceva anche il Consigliere Ronzani prima. E' chiaro che le aziende che dovranno mettere in bilancio un rimborso del mutuo, una parte del loro bilancio non servirà per intervenire sui problemi di salute dei cittadini del Piemonte, ma semplicemente per risanare e pagare una quota del mutuo.
Avranno tutta una fetta del bilancio che sarà destinata a rimborsare le quote del mutuo e non a fare politica sanitaria. Questo è il punto che evidenza come si cerca di scaricare sui cittadini, come è stato fatto in tutti questi mesi.
Prendiamo anche gli ultimi provvedimenti, ad esempio quello del ticket. A fronte di una situazione che era molto più vecchia della stessa abolizione dei ticket sui medicinali, si utilizza quel tipo di provvedimento come fosse quello la causa del deficit. Invece sappiamo bene che il deficit esisteva ed era già significativo molto prima. E' più comodo intervenire con tasse e con provvedimenti come quello sul pronto soccorso. Questo è un ulteriore elemento di come si cerchi di colpire la politica sanitaria, di come si cerchi di creare una situazione di non funzionamento delle aziende sanitarie. Si cerca di mettere in cattiva luce la sanità pubblica, per aprire la strada ai privati che, sempre di più intervengono effettivamente. Ci sono sempre più strutture sanitarie in cui si lascia l'intervento ai privati. Uno degli aspetti concreti della politica del governo di questa Regione è quello di far fallire la sanità pubblica per aprire la strada ai privati. Dopo la situazione sufficientemente catastrofica in cui riversa la sanità pubblica, aprire la strada ai privati sarà ancora più grave per quanto riguarda le politiche sanitarie. Sarà di natura selettiva e non avrà la preoccupazione di intervenire sui problemi di salute dei cittadini.
Infine, una questione che avevamo sollevato anche nelle pregiudiziali.
Credo ci sia un elemento di ulteriore ingiustizia nel provvedimento in esame: far pagare alle aziende una serie di debiti pregressi. Di fatto, con questa legge, si dice alle Aziende che, per risanare i debiti contratti devono provvedere ad accendere un mutuo, di cui saranno responsabili.
Dunque, si prospetta loro tale situazione non nel momento in cui concretamente, avvenivano le spese, ma successivamente, a giochi fatti. Si tratta di un'ingiustizia, e il fatto di applicare al passato regole introdotte successivamente, è un atteggiamento assolutamente non accettabile, non costituzionale ed illegale. Voglio ribadirlo perché credo che questo atteggiamento sia riscontrabile anche dietro questo provvedimento che trova noi, come altri Gruppi dell'opposizione, contrari.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Articolerò il mio intervento, sistematicamente, in quattro sezioni: una per quanto riguarda il collega Saitta, un'altra per il collega Ronzani un'altra ancora per il collega Papandrea, che mi induce, per le cose dette a replicare, ed infine relativamente al merito della legge che stiamo sin qui discutendo.
Intanto, desidero ricordare al collega Pichetto, associandomi all'implicita richiesta del Consigliere Saitta, che la somma di mutui che il Consiglio regionale ha votato il 24 aprile è illegittima, in quanto non è adempiente ai limiti che la legge nazionale pone, per quanto attiene la capienza di mutui e quindi, se non è adempiente alla legge, mi verrebbe da dire che è illegittima. Al di là della definizione, in veste di Consigliere sono molto interessato a conoscere se questo Consiglio regionale abbia o non abbia compiuto un atto simile (non ho dubbi, qualora sia un errore in buona fede). So la risposta, ma avendo molto rispetto per il Consiglio e per la separazione dei diritti e doveri tra Giunta e Consiglio, lascio volentieri la possibilità al collega Pichetto e alla struttura del dottor Lesca di dirimere la questione.
Vorrei che questo quesito venisse risolto quanto prima e, se nel frattempo le cose non sono mutate, per la prossima riunione il collega Pichetto potrà, se vorrà, relazionarci. Qui uno dei due soggetti ha commesso un errore: o la struttura, e conseguentemente l'Assessore, o il collega Saitta. In tal caso, una delle due parti si assumerà l'onere dell'errore commesso (niente di grave, ne abbiamo commessi tutti, anche di più).
Questa è la parte più semplice del mio intervento.
Riferendomi al collega Ronzani, che si ricollega, nel tema, a quanto affermato dal collega Saitta, mi stupisce che, appartenendo entrambi alla stessa minoranza, che con tanto vigore anche su questa legge si oppone legittimamente e documentatamene, non ricordi alcune questioni. Prima fra tutte è una questione tecnica: gli investimenti si fanno quando si spende (e sono certo che il collega Saitta vorrà completare la formazione contabile del collega Ronzani, qualora questo lo meritasse), ma rimane comunque, il problema dei residui. Veniamo criticati come maggioranza, ma in questo caso troverei ben più autorevole, almeno all'inizio, il fatto che impegniamo risorse e non le spendiamo (che mi sembrerebbe una critica che qualunque maggioranza dovrebbe sentirsi interessata a respingere e a migliorare), oppure veniamo criticati solo per un vincolo apparente, perch il fatto di avere definito una politica di vincolo su una legge e su un investimento, non è - ahimè - necessariamente foriero del fatto che le risorse vengano spese.
Il secondo passaggio riguarda il fatto che il collega Ronzani colpevolmente dal punto di vista politico, dimentica (ma anche in questo volendo, possiamo utilmente aiutarlo e aiutarci) che le leggi, quando passano con molta fatica in quest'aula, passano anche per accordi ragionevolmente palesi, fatti anche con le proposte che l'opposizione ha voluto presentare.
Esaminando, ad esempio, le ultime sei leggi di bilancio, credo che buona parte degli emendamenti accettati dalla maggioranza, proposti, com'è logico sia, dalla minoranza, fossero quasi tutti, compatibilmente e logicamente, riferiti all'area degli investimenti e, per la maggior parte derivati da scelte politiche.
Quest'ultime poco c'entrano con gli investimenti, perché per realizzare la "gobba di Gozzano", oltre che la cieca dei portici, come tutti vorremmo non basta che la natura la produca autonomamente, bisogna avere una serie di piccole cose (pratiche, progetti e accordi di programma) che, ahimè originano i residui. In altra sede e in altro momento il collega Saitta ha rimproverato alla Giunta tali residui; in altri momenti, stranamente appaiano dei vincoli per cui questa Giunta non può assumere altri impegni.
Tranquillizzo tutti: questo è l'ultimo dei problemi di questo bilancio che, dubito, ci porterà alla bancarotta. Buon Dio, se mi dicessero che il bilancio della provincia di Torino fosse in bancarotta, mi preoccuperei come cittadino, ma come esponente di un partito, che in questo momento in Provincia non è esattamente al Governo, mi aggiungerei ad una simpatica e legittima battaglia politica con la Presidente Bresso, per costruire un percorso politico alternativo! Il bilancio della Regione Piemonte, fino al 2001 (non lo dice né Burzi né Saitta, né Pichetto, ma lo dicono le aziende di certificazione) è solido. Ovviamente, qualunque cosa solida può anche cambiare nel tempo, ma fino al 2001 la solidità è certificata. Sottolineo la certificazione perché per altre sedi (Telecom, FIAT) alcune compagnie di certificazione non sempre hanno disposto i principi deontologici di contabilità, che impongono una revisione solida, però uno si fa certificare da chi a ciò è idoneo.
Nulla questio sul fatto che si possono prendere impegni; la cosa divertente è che, per prendere impegni, da adesso in poi bisogna disdire gli impegni precedenti. Anche questo - lo ricordo più che altro al collega Saitta e a coloro che furono presenti nella scorsa legislatura - fu il presupposto di quello che venne chiamato "bilancio a base zero", che tanto ci tenne, interessatamente, in aula per sei mesi, tra la fine del '97 e l'inizio del '98.
Allora era possibile per scelta, oggi credo - e non faccio pronostici che ci debba essere un'esigenza perché, non essendoci più risorse libere (su questo credo non sia necessario appellarsi ai verbali delle riunioni basta appellarsi alla buona memoria di qualunque parte rappresentiamo qui in aula) il problema è che dobbiamo destinare quelle esistenti agli usi che questo Consiglio, prioritariamente e politicamente, vorrà evidenziare.
Il terzo passaggio riguarda il Consigliere Papandrea, il quale ha detto una cosa che, se ho bene capito, è apparentemente contraddittoria con la legge (e la ripeto perché mi capita spesso di capire male). Il collega si è riferito a quello che è stato detto all'inizio del dibattito sulla sanità, che posizionerei nell'estate del '99 (giorno più o giorno meno) anche se politicamente sarebbe più opportuno andare a rivedere ciò che è stato detto e da chi, ciò che è scritto e da chi, ciò che è stato pubblicato e da chi, perché un minimo di revisione delle partite già giocate potrebbe essere utile ai giocatori di oggi. Qualcosa si impara anche se non tutto, dalla storia recente, ma in ogni caso il collega Papandrea dice: "Una politica - traduco male le sue parole - lassista e permissiva nei confronti dell'azienda ha implicitamente autorizzato le aziende, e coloro che le gestiscono, a continuare a spendere".
Vedo che il collega Papandrea è assente, ma delle due l'una: se concretamente, si può affermare che vi sono degli sprechi - non di poco conto, nell'anno 2001 parliamo di 1.204 miliardi, di cui mille a carico della Regione per legge nazionale -occorre individuarli ed eliminarli.
Qualora così non sia, visto che quello è un debito della Regione, nulla questio che debba essere pagato.
Ricordo a tutti che della questione del novembre 2001 ne stiamo attivamente dibattendo con molta enfasi e attivismo nel luglio 2002. Non so come si riesca a coniugare la tempistica con l'efficienza, maggioranza o minoranza direi di Consiglio.
Si può essere in disaccordo su una legge, ci si può esprimere anche violentemente, ma non credo servano sette mesi per esprimere il disaccordo su una legge o - a mio avviso - non ne vedo la necessità.
Se è vero che una politica lassista induce la continuità della spesa e se è vero che il principio di responsabilità e di responsabilizzazione dei manager, che comunque hanno causato perdite o disavanzi, esiste il principio "chi rompe paga" che non ha un unico padre politico. L'ha sancito nell'accordo dell'agosto 2000 il sottosegretario Zarda, Ministro Visco, che non appartengono al mio stesso partito; noi abbiamo puntualmente ripreso e riconfermato Ministro Tremonti, Sottosegretario Vega.
Se il principio "chi rompe paga" è giusto, non coinvolgere le ASL e le Aziende nel recupero, mediante gestione di efficienza di risorse dedicate a mio sommesso avviso, del patrimonio che le aziende hanno, ex 202, sui disavanzi proposti, con la surroga della Regione che, non a caso, ha già per legge avvallato il mutuo, comunque garantisca i fornitori del denaro di qualunque inadempienza in termini di interesse di capitale, mi sembra questa sì, una rottura non formale del principio "chi rompe paga" e una implicita deresponsabilizzazione per chiunque ne sia stato il responsabile e per qualunque causa.
Quindi, inviterei ad un dibattito veloce sulla legge. E' molto semplice definire se siamo d'accordo o no, anche sugli esiti, perché le conseguenze le pagano sempre coloro che, a vario titolo, alla sanità, oggi totalmente pubblica, della Regione Piemonte fanno l'appello.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente, mi dispiace intervenire dopo il collega Burzi, in quanto è mancata un'eventuale citazione anche del mio intervento, ma ci saranno altre occasioni.
Mi permetto di citare il collega Burzi nel suo lucido intervento nel quale ha detto alcune cose che ritengo interessanti, una riguarda i prossimi bilanci, non so se era un invito o una sollecitazione alle opposizioni, l'altra è relativa alla scoperta che anche in importanti aziende internazionali la certificazione dei bilanci non è garanzia assoluta della loro solidità. Se ne stanno accorgendo in tanti, non solo in Italia, anche in altri paesi.
Dopodiché, per il bilancio del 2002 vedremo, se non altro abbiamo una dichiarazione aggiuntiva delle certificazioni del collega Burzi che certifica la certificazione fino al 2001. Vedremo se relativamente al 2002 sarà la stessa società a certificare il bilancio o se sarà un'altra. Sono curioso.
Al di là degli aspetti relativi alle certificazioni e al coinvolgimento o meno, aveva ragione la collega Suino perché, con attenzione, commentavamo l'intervento del collega Burzi.
Collega Burzi, un conto è coinvolgere le ASL e le ASO, doverosamente e opportunamente, ma non solo, anche i Comuni e quant'altro. Un conto è dire "questo è e comportatevi di conseguenza"; c'è una concezione diversa. Anche questo penso che me lo permetterà.
Al di là dei commenti, e mi dispiace veramente di non essere intervenuto prima, mi è mancata un'eventuale citazione, ci tenevo molto.
Per quanto riguarda l'argomento in questione, avendo otto minuti a disposizione, volevo ripercorrere questa situazione, come hanno già fatto altri colleghi. E' quanto mai opportuno, non è assolutamente superfluo esaminare la situazione della sanità piemontese e individuare quali sono stati alcuni dei provvedimenti che hanno visto il collega Burzi - e mi permetto ancora di richiamare la sua attenzione - allora Assessore al bilancio, fra i responsabili o fra gli attori principali. Devo riconoscere che in qualche caso ha condiviso quanto affermato in dibattito su un altro argomento, sui ticket in particolare. Non era un thriller, ma era una sua convinzione, se ricordo bene! In questa Regione, abbiamo avuto l'aumento dello 0,5% dell'IRPEF, pari a 400 miliardi. Poi ci sono stati i famosi ticket annunciati sui medicinali, di 1 e 2 euro, e sui ricoveri di pronto soccorso, di 30-50 euro. Nel frattempo, sono stati tagliati 3.700 posti letto. Io risiedo nell'ASL 3 e in termini di territorio si presta ad un paragone: è come se fossero scomparsi dieci "Maria Vittoria". E' un po' come quando ci sono gli incendi in giro per il mondo e dicono che un pezzo di foresta non esiste più. Non solo non esiste più il "Maria Vittoria", ma dieci ipotetici "Maria Vittoria": 607 primari, 400 sostituiti e 207 nuovi.
Su questo mi rivolgo doverosamente all'Assessore D'Ambrosio che, al di là della simpatia personale, ritengo responsabile in primis. Prima di lui e sopra di lui, è opportuno ricordarlo ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione, la responsabilità è del Presidente della Giunta, Ghigo 607 primari quando è stata persa questa grande occasione di ridurre il numero dei primariati in un equilibrio a livello regionale. 4.227, mi devo correggere; qualche settimana fa, in un dibattito sulla sanità, avevo detto 3.500 miliardi, anzi 3.700! Il collega Riggio ci ha portato una pubblicazione, penso che possa essere altrettanto certificata quella dell'ASI, che stabilisce in 4.227 miliardi il deficit dal 1995 al 2001.
Voglio continuare a ricordare perché non è mai sbagliato ricordare certe date e certi riferimenti: nel 1995, i colleghi presenti in Consiglio regionale se lo ricorderanno, il deficit della sanità piemontese era pari a zero. Quindi, si è creato un deficit di 4.227 miliardi in sette anni scarsi, e manca il 2002.
Se volete, il tempo me lo consente, 887 miliardi nel 1995/1997 - sono sempre dati ASI, ufficiali - 1.318 nel 1998/1999; 2.021 nel 2000/2001 1.200 nel 2000; nel 2001...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Non le pare strana questa cifra?



PLACIDO Roberto

Assessore, la somma è 4.227, può darsi che abbia sbagliato, ma questo è il documento dell'ASI che il collega Riggio ci ha prodotto.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Questo è un giornale come tutti gli altri!



PLACIDO Roberto

Va beh, è un giornale come tutti gli altri, scriverò all'ASI per chiedere un'eventuale rettifica.



PLACIDO Roberto

RIGGIO Angelino (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

E' l'organo ufficiale dell'agenzia sanitaria, che è l'organo del Ministero della sanità.



PLACIDO Roberto

PLACIDO Roberto (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Assessore D'Ambrosio, il mio è un ripercorrere quasi notarile, senza polemica; sto facendo solo la cronistoria. Quindi, 4.227 miliardi. Ma successivamente, dato che ero fermo alla settimana scorsa - l'ho detto in dibattiti pubblici - alla cifra di 3.500-3.700 miliardi, se devo rettificare sono pronto a farlo, ma se mi viene fornito un dato ufficiale e concedetemelo - certificato, in attesa di quello relativo al 2002.
In questa situazione sono aumentate le liste d'attesa, non sono state pagate le ferie (cifra pari a 70 miliardi), perché scadute, al personale sanitario, senza pensare ai 75 miliardi per le consulenze e al fatto che siamo nella Regione con un maggior utilizzo di prestazioni sanitarie effettuate esternamente (Lombardia, Liguria e Francia).
Tutto questo accade prima di arrivare al "megamutuo" di 1.000 miliardi.
Più che un bollettino sanitario - mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e a lei, Assessore D'Ambrosio - è un bollettino di guerra, la "Caporetto" della sanità piemontese.
Arriviamo al mutuo di 1.000 miliardi da stendere per il 30% sulla Regione e il 70% sulle ASL e le ASO per quindici anni. Si decide che le prossime generazioni sia di amministratori sia di direttori delle ASL, per quindici anni, precisamente per la durata di tre legislature, dovranno farsene carico, anzi godere di questa situazione, all'interno di un quadro che sto cercando non di descrivere, ma di ripercorrere.
Assessore D'Ambrosio, cerco di ripercorrere la situazione futura perché i diversi momenti presi a se stante fanno meno impressione, ma se si mettono in fila, uno per uno, devo dire che fanno una certa impressione perché parliamo di cifre impressionanti. Purtroppo, anche se sono una persona ottimista, devo dire che non finisce qua. In pratica, le future generazioni che occuperanno i banchi di questo Consiglio regionale per dirigere le ASL e le ASO dovranno farsi carico di questa pesante eredità.
Tutto questo mentre manca, di fatto, un piano sanitario nuovo, che non pu essere surrogato o presentato sotto altra forma se non quella di una deliberazione di Consiglio.
Non si capisce in che modo le ASL e le ASO dovranno fare fronte a quest'ulteriore carico. Il tempo corre, sono scomparsi alcuni provvedimenti e alcune iniziative, anche di gran fascino, degli ultimi due anni (il famoso portale acquisti, la gestione interpatrimonio delle ASL e ASO).
Prima che le ASL e le ASO potranno vendere qualcosa passeranno due o tre anni, nella migliore delle ipotesi. Noi ci troveremo nella situazione che il pagamento dei mutui da parte delle ASL sarà possibile solo con le risorse sulla spesa corrente, che vorrà dire un'ulteriore riduzione delle prestazioni, che hanno avuto già un durissimo colpo in questi anni, con le cifre e con i provvedimenti che ho richiamato.
Assessore, sono quanto mai convinto che questo non è un bollettino sanitario, ma un bollettino di guerra, una "Caporetto" della sanità praticamente, lo "scasso" della sanità pubblica, come noi l'abbiamo intesa fino adesso in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente del Consiglio, Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Non vedo l'Assessore al bilancio, ma credo si possa considerare presente. Come battuta, possiamo dire: "I soldi sono finiti, l'Assessore non c'è più!".
All'Assessore al bilancio diamo atto di avere, onestamente, ammesso come peraltro ha richiamato chiaramente il Consigliere Saitta, che ormai la capacità di indebitamento della Regione è totalmente esaurita.
Se ci fosse l'Assessore, vorrei richiamare brevemente la lezione del suo concittadino, Quintino Sella. Credo che, qualche volta, per interposta memoria, Assessore, lei abbia seguito la sua lezione. In ogni caso, il Polo ne ha sempre fatto un punto di riferimento.



(Commenti in aula)



RIBA Lido

In realtà, questo debito si è costituito per delle ragioni strutturali che, se non si rimuovono, è praticamente irrisolvibile. Questa situazione deficitaria continua a riprodursi e non si risolve, ma, quel che è certo questi 180 miliardi sono caricati su chi ha la sventura di dover pagare il ticket.
Assessore D'Ambrosio, aver negato fino al 2002 l'esistenza di quel debiti è stata una delle cause del sua relativo consolidamento e del fatto di non aver introdotto tempestivamente una politica di sospensione dei fattori che producevano le cause dell'indebitamento e, successivamente, che avrebbero avviato il risanamento.Si può capire la necessità di ricorrere a un mutuo per ripianare un debito, ma per creare le condizioni del risanamento occorre in primo luogo impedirne la crescita.
Il debito è dovuto essenzialmente a tre cause, desumibili dagli atti che l'Assessore D'Ambrosio non ha mai del tutto negato. L'assunzione di 8.000 dipendenti, la cui notizia è stata ammessa solo recentemente, assunti tra il 1987 e il 2002, ha prodotto esattamente la cifra di 1.200 miliardi.
Naturalmente se quelle tabelle saranno smentite una buona volta, dato che sono venute fuori dal vostro ambiente, sarà un elemento di sollievo. Resta il fatto che sono stati assunti 8.000 dipendenti, la cui assunzione poteva essere necessaria. Tuttavia, come è stato appena ricordato dal Consigliere Placido, queste assunzioni non hanno impedito l'acquisto di prestazioni sanitarie dalla Lombardia, dalla Liguria e dalla Francia. Tali assunzioni non sufficientemente calibrate rispetto alla possibilità e, forse, alla necessità del sistema sanitario piemontese, confermano, assommate alla persistente migrazione sanitaria, il rifiuto di realizzare una vera ristrutturazione del sistema stesso e, quindi, della spesa. La cosa grave è che in Piemonte, a differenza di altre realtà, tutte quante le situazioni di sofferenza si sono accumulate e oggi, quando bisogna iniziare a risolvere il debito del 2000 (tra l'altro, non sono stati risolti neanche quelli relativi al 2001 e del 2002, che ancora si accumulano) abbiamo già assunto e impegnato tutta la capacità di indebitamento della Regione Piemonte. Francamente, Assessore Pichetto, devo dire la mia opinione anche sotto questo profilo, come hanno fatto i colleghi.
Non possiamo accettare un'operazione di questa dimensione sul bilancio se prima non sono state predisposte le condizioni per tornare al pareggio sul piano della gestione della sanità. Solo quando saremo sicuri del pareggio, avremo la possibilità di decidere in merito al debito rimanente e a come, eventualmente, pagarlo. Quando si risana un debito lo si fa con delle economie a carico di un certo esercizio e di quelli successivi, non ricorrendo ad artificiose operazioni che consentono di transitarlo sugli esercizi successivi e che dilatano la capacità di indebitamento.
In questa situazione, molto grave è la responsabilità dell'attuale governo regionale. Noi ne abbiamo soltanto accennato, ma voi dovreste esserne ben consapevoli: i governi in carica fino al 2000 - non si tratta di una polemica tra l'Ulivo e il Polo - hanno ripianato tutti i debiti della sanità.
Questo è vero e questo è stato fatto perché, in qualche maniera, i governi si sono resi conto dell'eredità di assegnare per la sanità il 6 del reddito nazionale, quando è sicuro che la spesa per la sanità raggiunge il 10%, considerato il 50% di quella spesa pubblica che oggi è a carico dei privati. Se il 6% è a carico del pubblico, c'è un altro 3-3,5% a carico dei privati, e questo porta la spesa complessiva a circa il 10%.
Il Governo deve prefiggersi di affrontare gradualmente il problema di coprire questo tipo di spesa, lasciata alla totale situazione di una finanza regionale che, al di là delle responsabilità, può non avere la capienza e soprattutto la pone a carico dei privati. Sapete quanto fa a carico dei privati questo 3%? Fa esattamente più di 5 mila miliardi che, di tasca loro, i piemontesi malati già pagano per la sanità, quindi più di un milione a testa, un milione e mezzo, e siccome la paga chi è malato, magari due, due milioni e mezzo; a questi ci aggiungiamo l'IRPEF, ci aggiungiamo questa quota parte e ci aggiungiamo i 180 miliardi di ticket. Francamente Assessore, tu capisci che non si può additare una situazione in questo modo, ma bisogna cominciare ad avere davvero un piano di ridefinizione della spesa, sulla base della spesa reale, quella che è stata l'anno scorso, e intanto coprirla, coprire quella, perché noi parliamo dell'anno scorso, del 2000, senza sapere che cosa spenderemo quest'anno, se non questo tentativo, tutto sommato modesto, di vedere se possiamo rientrare di qualche cosa dalla spesa farmaceutica, senza avere nessuna cognizione, anzi avendo già chiaro che anche per quest'anno ci sarà un ulteriore disavanzo e questo è stato detto mi pare onestamente in via informale, anche se non siamo qui per attribuire su questo punto una responsabilità, casomai per ringraziare della chiarezza.
Quest'anno ci sarà un altro deficit: con cosa lo pagheremo, visto che già quello del 2000 ci comporta un artificio contabile? Un artificio contabile discutibilissimo, certamente al limite della legittimità; io non parlo di legalità perché è alla luce del sole, ma parlo di legittimità amministrativo-contabile. Allora noi dovremmo in qualche maniera creare una situazione che faccia transitare fittiziamente a carico delle Aziende Sanitarie la possibilità di aumentare la quota che annualmente destiniamo al pagamento dei debiti.
Questo lo chiedete avendo ben chiara, però, una cosa che c'è scritta sulla delibera. Sulla delibera c'è scritto: "...prioritariamente con la vendita degli immobili...". Non voglio collegare questo con l'operazione che ha già in mente di fare Tremonti, ma se nel giro di una tornata di due anni dobbiamo vendere il patrimonio nazionale e quello regionale, mentre il debito continua e la situazione non si risana, è chiaro che vi diciamo: "Prima vogliamo sapere per che cosa volete recuperare delle ulteriori disponibilità già oggi sul bilancio".
Dicci, Assessore Pichetto - perché abbiamo il diritto e il dovere di rappresentanza della gente che amministriamo tutti - che cosa ne vuoi fare delle quote di disponibilità del bilancio che vuoi liberare. Allora decideremo se quel tipo di operazione tecnico-amministrativa vale veramente la pena di essere attuata, al di là della legalità e della legittimità, se ha un contenuto che possa essere in qualche maniera condiviso; altrimenti è un'altra operazione di tipo voluttuario, tali essendo molte delle operazioni che finora hanno portato all'incremento del debito in questa Regione.
Siccome le cose si vendono solo una volta, quando vedo le posizioni di Tremonti penso sempre al film "Tototruffa", in cui il protagonista ha venduto la Fontana di Trevi. Se si tratta di questo, può andare bene come gag cinematografica; se invece si vuole anche qui vendere il patrimonio delle ASL una volta sola e una volta tanto senza avere neanche chiaro cosa dovremmo integrare per il 200l e per il 2002, tu capisci che si tratta di un'operazione per noi improponibile.
Assessore Pichetto, dato che hai fatto uno sforzo di chiarezza, fai anche uno sforzo di tipo istituzionale: prima vediamo a che cosa dovrebbero servire le somme che si vogliono liberare con questo tipo di mutuo, prima vediamo come si coprono tutte le spese sanitarie e poi dopo, magari, nelle Commissioni, a proposito della discussione sul documento di programmazione economico-finanziaria, che mi pare hai correttamente e lodevolmente predisposto - te ne do atto - potremo eventualmente ragionare di come si sistema una partita pendente per l'anno 2000; altrimenti siamo nell'impossibilità di considerare percorribile la strada di trasferimento del debito alle ASL.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Mercurio; ne ha facoltà.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sollecitato soprattutto dagli interventi dei Consiglieri Saitta e Burzi.
Il Consigliere Saitta ha detto molte cose giuste, ma ogni tanto ne dice qualcuna grossa, e ha usato un termine grosso, quello di "bancarotta". Ha risposto il Consigliere Burzi e, nella sostanza, ha risposto in modo tecnicamente corretto, meno una cosa che dirò più avanti.
Dicevo che "bancarotta" è una parola grossa, perché credo che qualunque Revisore dei Conti, qualunque tecnico non abbia niente da dire sul bilancio approvato nell'aprile e sulla nostra capacità di indebitamento, che ancora ci consente di fare anche il mutuo per i mille miliardi del cosiddetto "buco" della sanità.
Il ragionamento credo che sia politico a partire dal 1978, cioè dall'anno in cui si creò il Servizio Sanitario Nazionale e quindi dalla cultura che dietro è venuta fuori fino ai nostri giorni: "Paga Pantalone".
C'è questo difetto di fondo, cioè ogni anno lo Stato ha ripianato, fino a un paio di anni fa, tre anni fa, quando si è detto: "Le Regioni, se sfondano la spesa, devono indebitarsi". Ma come si indebitano le Regioni? E qui vengo al primo punto.
Le Regioni hanno la possibilità di indebitarsi e quindi di contrarre mutui a scapito degli investimenti. E' vero che un'ottima o buona amministrazione la si giudica sulla capacità di spendere e quindi di contrarre tutti i mutui che gli sono consentiti e quindi fa bene e ha fatto bene questa Giunta a contrarre mutui fino al massimo possibile, ma questi mille miliardi - ahimè - non sono investimenti, noi non facciamo un mutuo per fare investimenti, ma stiamo stipulando un mutuo per coprire un deficit della spesa corrente. Questo deve essere chiaro, altrimenti il discorso diventa monco.
Il collega Saitta forse voleva il titolone sulla stampa; io non parlo per la stampa, perché evidentemente alla stampa non interesso, parlo per il verbale. Qui non siamo di fronte a nessuna bancarotta, è tutto perfetto tutto giusto e qualunque Revisore direbbe: "Tutto giusto". Però noi stiamo facendo non un mutuo di 1.000 miliardi per fare investimenti, ma un mutuo di mille miliardi per coprire un deficit di spesa corrente, e precisamente un deficit nel settore della sanità.
Si poteva evitare, non si poteva evitare questo buco? Io non voglio entrare nel merito, lo dirò magari in un'altra occasione; oggi mi preme sottolineare che la Giunta ha mancato di coraggio nel momento in cui non ha fatto e non pensa di fare investimenti nella sanità, ovvero non riesce a fare investimenti nella sanità.
Questo mi sento di dire. L'ho già detto - mi pare - nel precedente dibattito e lo ripeto anche oggi: fino ad ora abbiamo avuto la capacità di contrarre mutui, ma da oggi in poi questa capacità non c'è più.
E allora, poiché bisogna ancora andare a "tagliare" nel settore della sanità, non lo si può fare se, contemporaneamente, non si investe.
Qualcuno mi può dire: ma dove prendiamo i soldi? Nel dibattito svoltosi in quest'aula in occasione dell'aumento dell'IRPEF dello 0,5% (circa 400 miliardi) - lo ripeto ai fini del verbale - proposi di fare un aumento secco, in maniera tale da potere fare investimenti nel settore della sanità, cioè proposi di fare questo aumento tutti gli anni, non solo per quell'anno. Evidentemente, la Giunta riteneva che questo non fosse necessario.
Allora io chiedo alla Giunta, ammesso che ritenga di darmi una risposta, e in particolare all'Assessore al bilancio, se ritiene necessario fare investimenti nella sanità e con quali soldi pensa di farli nei prossimi anni. In caso contrario, ogni discorso sarebbe un discorso ipocrita, un discorso monco, un discorso poco coraggioso, un discorso che non ci porta da nessuna parte.
Dunque, o avremo una sanità che va indietro e schiaccia le altre attività, in primis l'assistenza (che doveva passare dall'1% al 2% e ho l'impressione invece che torna indietro) o schiaccia altri settori, che non avranno la possibilità di fare investimenti.
La Giunta deve sciogliere questo nodo; deve dire: "Facciamo o non facciamo investimenti per la sanità" e con quali risorse le fa.
Premesso - e concludo - che questi mille miliardi non servono per fare investimenti; tuttavia la legge lo consente, perché siamo nel giusto, anzi addirittura siamo in una fase in cui, anche se le leggi dicono che non si possono fare le cose, le Regioni, volendo, emanano una legge e in concreto superano tutte le vecchie leggi esistenti, almeno per quanto riguarda i settori dove abbiamo una potestà concorrente.
La Giunta deve comunque dare questa risposta, almeno, per quanto mi riguarda, il mio voto sarà condizionato dalla risposta della Giunta su questo punto, cioè: la Giunta, nel momento in cui andrà a fare questo Piano socio-sanitario, ritiene di "tagliare" e quanto taglia? Ritiene di fare investimenti? Dove e come li fa?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, colleghi, l'intervento del collega Mercurio ha posto con chiarezza il tema centrale, e cioè che oggi non si tratta di approvare un piccolo provvedimento circoscritto, ma questo provvedimento è concatenato ad aspetti più generali; per cui pensare di liquidarlo come cosa di routine, seppure certamente rilevante anche come impegno, è sbagliato.
Da tempo sostengo, sommessamente, che non si può fare un atto come quello di oggi all'oscuro delle scelte, delle strategie, dei comportamenti più generali, non solo nella sanità.
Come opposizione, abbiamo detto tutto quello che ritenevamo che si meritasse questo governo regionale, questa maggioranza; ma dopo aver fatto queste cose, doverose come opposizione, è inutile continuare in questa liturgia.
Oggi noi sappiamo che c'é questo debito. Questo debito va affrontato ma esso viene affrontato con una scelta in parte discutibile da questa maggioranza.
Io non mi scandalizzo del coinvolgimento delle ASL nell'operazione; del resto è ormai una scelta acquisita che, anche per il contenimento del debito e il rispetto dei parametri di Maastricht (che a Siviglia sono stati allentati), il principio di sussidiarietà è stato applicato. Ciò significa che tutti, dall'ultimo Comune alle ASL, alle Province, alle Regioni, allo Stato, devono in qualche modo incorporare un'attenzione al problema del deficit strutturale e del grande indebitamento del nostro Paese.
Tuttavia ritengo questa operazione sbagliata, perché non dice in quale prospettiva questa scelta si colloca. E' chiaro che si tratta di tamponare una falla e quindi non sono risorse che si spendono per investimenti, ma questo tipo di operazione irrigidisce qualsiasi scelta futura. Il nostro futuro non è un futuro in un momento qualsiasi, è il futuro di un Piemonte con elementi di forte difficoltà, nel quale l'operatività della Regione dovrebbe essere attivata al massimo. E se non si ha uno spazio di manovra autonoma, non solo per la sanità, ma anche in altri campi, non si riesce ad intervenire sui grandi processi.
Inoltre, dopo questa manovra, così come fa anche il governo nazionale,.dovremo inventarci tutti i tipi possibili di cartolarizzazione cioè dovremo inventarci nuovi spazi privati, magari fare slittare dei deficit in modo occulto, con tecniche di bilancio elusive (non è un reato però certamente non è utile). Magari dovremo operare in materia fiscale in modo spiacevole, e non ne usciremmo comunque fuori, senza uno spazio di manovra autonoma, libera, che non siamo i fondi comunitari, oppure opere pubbliche in cui intervengono i privati in varie forme. E' questo che proponete un modo di castrare l'operatività, la capacità di stare della Regione Piemonte nella crisi che viviamo.
E' per questo che approvare affrettatamente questo provvedimento senza che la maggioranza e la Giunta ci indichino il contesto di strategie della sanità e anche più in generale del documento di programmazione economico finanziaria è sbagliato: le cose non si possono fare a compartimenti stagni.
Se non c'è questo quadro d'insieme, la situazione peggiora e la ricerca del pareggio a cui siamo ormai forzatamente obbligati non può non andare a comprimere le prestazioni in materia di tutela della salute.
Abbiamo dunque la necessità, anche per nostra tranquillità, non per una polemica dell'opposizione, ma per un fatto di correttezza, di capire in che ambito e in che strategia questo atto, che ha conseguenze per il futuro e non si liquida solo oggi, viene fatto.
A me pare, e lo dico anche ad alcuni colleghi del centrosinistra, che un'altra invocazione da fare e che questa maggioranza non fa, non sia quella della storia del ripianamento (che prima lo Stato ripiana e poi non ha più fatto): qui c'è un drammatico scostamento nel meccanismo federalistico tra il trasferimento di competenze, l'ampliamento di oneri che nella sanità sono connessi a una modifica dei bisogni e delle tecnologie, e il federalismo fiscale.
Il Governo nazionale non fa fare un passo avanti al federalismo fiscale e, poiché c'è un partito antifederalista poderosissimo nel Paese, nel mondo delle imprese, nella grande burocrazia, nel sistema di potere dei partiti e delle strutture connesse, che non sono molto soddisfatte di un processo federalistico spiccato, questo scostamento di velocità di marcia tra competenze e federalismo fiscale crea un danno notevole all'immagine, alle prospettive, all'utilizzo stesso del termine "federalismo".
Continuiamo a essere individuati dalla comunità piemontese come coloro che schiacciano sulla leva fiscale, in un'operazione che non dovrebbe essere fatta da noi, perché ci dovrebbero essere dei trasferimenti di quote erariali che oggi sono ancora mantenuti a livello nazionale.
Capisco che il Governo si trovi in una fase in cui aveva ipotizzato, in tutti i suoi documenti contabili, un tasso di sviluppo del 2,5% e si trova invece, con un PIL dell'1% o poco più, quindi i conti sono scardinati e deve inventarsi tutti i tipi di cartolarizzazione possibili.
L'UE ha raccomandato, per quel potere che ha ancora, di stare attenti perché non si può costruire un bilancio sulle cartolarizzazioni; quello deve essere un elemento e non la parte preponderante.
Ovviamente, mi oppongo a questa scelta, ma non lo voglio farlo come un fatto rituale; vorrei richiamare il Presidente della Regione, che è stato eletto direttamente e quindi racchiude la sintesi del governo, perché si tratta di un tema molto vasto, che non riguarda unicamente l'Assessore alla sanità. Invece prevale ancora una logica di assessorati feudi, dove il Presidente della Regione, malgrado sia stato eletto direttamente, non riesce ad operare una sintesi forte.
Dovrebbe essere lui a dire: "Facciamo un'operazione colossale, che irrigidisce alcune scelte, ma la collochiamo in una certa dimensione e quindi in noi c'è un disegno, una strategia. Vogliamo anche liberarci degli spazi per poter intervenire nella crisi di trasformazione economica del Piemonte".
Invece c'è stato un intervento della maggioranza di questo tipo: "Ma sì, il documento è questo e quindi va approvato!". Punto e basta.
Si perde il filo della funzione di governo di questa Regione, il ruolo che deve acquisire nella trasformazione che il Piemonte sta vivendo.
E' chiaro che facciamo un passo indietro e con somma gioia di tutto quel sistema di interessi politici, economici, burocratici, delle rendite clientelari, che considerano il federalismo autentico un loro nemico. E allora sentiamo mille e un appello.
Per questo motivo voterò contro il provvedimento, ma non lo faccio con un rituale particolare. L'abbiamo già detto molte volte: "Cogliete quest'occasione per attribuire una dimensione un po' più alta alle cose che si fanno e non fatelo come un atto puramente da liquidare, per poi passare a un altro argomento!".
Diteci in quale disegno strategico collocate l'atto che fate oggi altrimenti quella che operate non è una funzione di governo, ma è un atto amministrativo, di routine.
Ritengo che la realtà che vive il Piemonte non meriti un comportamento del genere.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale e do la parola all'Assessore D'Ambrosio, per la replica della Giunta.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente e cortesi colleghi. Con estrema serenità, nonostante gli avvenimenti, e con dati inconfutabili, devo fare alcune precisazioni.
Devo incominciare col dire che il problema sanità non è un fatto regionale, ma è un problema del sistema Italia e che, doverosamente, alla luce del fatto che tutti sanno - e non sto qui a ripeterlo - che il budget per la sanità è sottostimato - e ringrazio il collega Papandrea il quale per motivi politici giustamente ha detto: "A noi non interessa che queste cose vadano così, il Governo centrale stanzi più fondi per la sanità" sono d'accordo con il collega Papandrea, ma dobbiamo ottemperare a quelli che sono i vincoli sottoscritti a livello europeo e nazionale, pertanto il budget è quello e con quello dobbiamo andare avanti.
E' indubbiamente un budget sottostimato; siamo la nazione d'Europa che gode del 5,8% del PIL rispetto al 9% della Francia o al 10% della Germania e comunque siamo di un buon 0,7-0,8% al di sotto rispetto alle altre nazioni europee.
Questo, ovviamente, deve fare di necessità virtù e deve portarci a una razionalizzazione ottimale della spesa che, come ho detto più volte, non deve assolutamente significare razionare, ma ottimizzare e allocare in modo ottimale questa spesa.
Stiamo parlando dell'accensione di un mutuo che, purtroppo, non è un mutuo per investimenti, ma non bisogna gridare allo scandalo.
E' vergognoso quando qualcuno annuncia, sia sulla carta stampata sia in televisione, che siamo l'unica Regione d'Italia ad aver acceso mutui.
Questi sono dati inconfutabili: quasi tutte le Regioni d'Italia hanno acceso mutui! Cito l'entità dei mutui accesi nel periodo 1995/1999: la Lombardia 1.790 miliardi; l'Emilia Romagna, 2.200 miliardi; il Veneto, 1.100 miliardi; la Toscana, 800 miliardi; la Campania, 1.600 miliardi, e così via.
Non è da gridare allo scandalo se la Regione Piemonte ha acceso un mutuo, soprattutto per l'entità complessiva, perché, se aggiungiamo questi 1.000 miliardi ai 350 del mutuo già acceso, arriviamo a 1.350 miliardi che pongono la Regione Piemonte come l'ottava, la nona Regione d'Italia ad aver acceso mutui.
Voglio sottolineare, poi - come è già stato detto - che in sanità non c'è niente di più instabile dei numeri e dei bilanci, però adesso andiamo verso il consolidato.
Devo dire che, nel periodo 1995/1999, il Piemonte ha avuto un disavanzo di 2.605 miliardi; se a questi miliardi aggiungiamo i 1.204 del 2000 e i 343 del 2001, non arriviamo comunque ai 4.400/4.500 ipotetici miliardi sottolineati dai colleghi.
Mi è doveroso sottolineare che, mentre il nostro disavanzo, nel periodo 1995/1999 - ma possiamo parlare anche del 1995/2001 - è di questa entità ci sono Regioni, come l'Emilia Romagna, che già allora avevano un disavanzo di 4.200 miliardi o, come il Lazio, che aveva 6.400 miliardi di disavanzo e che adesso ne ha 10.000, o la Lombardia, con 6.000 miliardi. Questo perch e non voglio fare autodifesa - il sistema nuovo che veniva instaurato con la legge n. 502/92, entrata in vigore nel 95, ha portato a quella che doveva essere l'aziendalizzazione.
Indubbiamente, l'impreparazione sia dei politici che degli addetti ai lavori è stata notevole, per cui, a mio modo di vedere, c'é stato un aumento della spesa che ha portato questi disavanzi a livello nazionale che superano i 40 mila miliardi.
Capisco che, in modo strumentale, si possano attribuire tutte le colpe all'Assessore d'Ambrosio, però vi pregherei, con estrema serietà e coscienza, di paragonare la Regione Piemonte con le altre Regioni d'Italia: sicuramente non siamo tra le ultime. E' stato sottolineato che siamo l'ultima Regione del nord ad avere una mobilità passiva: è vero. Abbiamo ancora 18 miliardi di mobilità passiva, ma è pur vero che, quando mi sono insediato, tra mobilità passiva regionale ed internazionale erano 200 i miliardi di mobilità passiva. Questo è un altro indice che qualche cosa in positivo in Regione Piemonte è cambiato.
E' vero, siamo la Regione del nord che ha ancora una mobilità passiva ma è pur vero che è stata ridotta considerevolmente.
Ci saranno momenti di dibattito a tutti i livelli, tuttavia devo fare ancora una considerazione su una questione che torna sempre: 3.700 posti letto chiusi! Voi sapete bene che a livello nazionale è stato stabilito che i posti letto debbono essere di cinque ogni mille abitanti, di cui quattro per acuzie. Anche riducendo i posti letto di 3600, non rientriamo ancora nell'indicazione nazionale. E' chiaro che quando si chiudono posti letto ci devono essere posti alternativi di lunga degenza, di post acuzie, posti in Residenza Sanitaria Assistenziale. Giova ripetere che nel 1995 i posti in Residenza Sanitaria Assistenziale erano 2.700, adesso sono 9.400.
L'obiettivo, che non è fantasioso, è quello di arrivare nel 2003 a 18 mila posti letto in Residenza Sanitaria Assistenziale. Così come ci si sta impegnando molto per i posti di lunga degenza post acuzie, per posti in comunità protette e quant'altro: tutte cose che fanno sì che sia naturale che i posti letto per acuzie diminuiscano.
Le colpe dell'Assessore. Anzitutto le criticità. La criticità maggiore indubbiamente è quella delle liste di attesa. Liste d'attesa che sono un problema a livello nazionale, a livello europeo se è vero come è vero che in Gran Bretagna si attende quasi tre anni per una protesi d'anca.
Quanto succede a livello nazionale ed europeo, va analizzato in modo dettagliato. Per quanto riguarda le cause relativamente alle liste di attesa sono molteplici. Primo fra tutte, mi rivolgo a coloro che lavorano quotidianamente nell'ambito sanitario, la carenza di alcune figure professionali, soprattutto di infermieri e di alcuni specialisti. La seconda causa è indubbiamente la mancanza del supporto tecnologico adeguato ed ultima, ma non ultima, la carenza dell'informatizzazione. Quando sento parlare così male della sanità quasi da Terzo Mondo, vi inviterei a riflettere sulle eccellenze che tutta Europa ci invidia (ancorché tutto sia migliorabile). Quando parlo di eccellenze parlo di trapianti, di emergenza urgenza, di alta specialità come la neuro e la cardiochirurgia e quant'altro. La terza causa è la mancata informatizzazione della rete piemontese. Cinque giorni fa abbiamo dato corso all'inizio del progetto di informatizzazione degli studi dei medici di famiglia. Il progetto, già finanziato, comporta l'informatizzazione di 400 studi medici per fine anno e di 1.600 studi per il 2003. Questo è importante per le liste di attesa perché sapete cosa significa poter avere, con una cliccata, il quadro completo delle liste di attesa nei vari ospedali e nei vari ambulatori specialistici. L'abbattimento che può essere consequenziale a questa informatizzazione.
Un'ultima cosa per quanto riguarda la gestione. Il controllo di gestione non è stato indubbiamente eccellente. Alla luce della relazione della Corte dei Conti e soprattutto dalle conclusioni della stessa emerge in realtà, che la Regione Piemonte non è veramente così peregrina. La relazione della Corte dei Conti conclude in questo modo: "In conclusione pur con le riserve e le considerazioni critiche innanzi svolte, ritiene la sezione di controllo per il Piemonte e la Corte dei Conti, che la gestione della sanità nella stessa Regione sia stata condotta in maniera efficace efficiente ed economica". Non deve sorprendere il termine "economico" perché, ovviamente, il riferimento è indirettamente a quanto succede nelle altre Regioni d'Italia.
Altra considerazione. Costo del personale, spesa corrente, numero di personale. Dati raccolti dalla stessa ASI che citava il Consigliere Riggio.
Ovviamente, così come ho detto, non è che possa essere attendibile al 100 indubbiamente è da tenere in considerazione non solo questo, ma anche quello che è stato sottolineato dai Consiglieri. Mi rivolgo al Consigliere Mercurio, questi sono dati raccolti non dalla Regione Piemonte, ma dalla Corte dei Conti, dal Ministero della Salute e della stessa Agenzia Regionale Nazionale. Per quanto riguarda il personale in Piemonte nel 1998 c'era un'incidenza del 39,23%, nel 1999 del 38,68%, nel 2000 del 38,16%. E' doveroso fare qualche paragone. Veneto: l'incidenza nel 1998 era di 41,11 nel 1999 del 38,59%, nel 2000 del 38.04%. Emilia Romagna l'incidenza nel 1998 era del 40,54%, nel 1999 del 39,39%, nel 2000 del 39,61%. Marche nel 1998 l'incidenza era del 44,92% nel 1999 del 45,94%, nel 2000 del 45,17%.
La Regione Piemonte non è la peggiore d'Italia. Indubbiamente occorre sollecitare il Piano Socio Sanitario Regionale perché i cittadini hanno fatto grossi sacrifici per quanto riguarda soluzioni che sono indubbiamente non strutturali e non possono protrarsi nel tempo (mi riferisco ai ticket all'aliquota IRPEF).
Ribadisco quello che è stato preannunciato del bilancio del secondo trimestre di questo anno: ci avviamo ad un sostanziale pareggio di bilancio.
Ripeto, ci avviamo ad un sostanziale pareggio di bilancio: il che fa ben sperare per il futuro della sanità piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

A questo punto non so se il mio intervento è da considerare come una replica agli interventi generali per poi procedere alla votazione (naturalmente ferma la libera opinione di ciascuna parte) o se, invece deve inserire un ulteriore intervento nel dibattito in atto in quest'aula.
Non so se dobbiamo discutere sulla campagna elettorale del 2001, sulle previsioni fatte nel 2000 di deficit rispetto alla dotazione del fondo sanitario nazionale a favore delle ASL e della sanità piemontese, sulla copertura del deficit 2001, sulla previsione per il 2002, oppure se dobbiamo attenerci in modo più puntuale al provvedimento. È un provvedimento che si inserisce, da un lato, nel bilancio di previsione 2002 e, d'altro, attiene ad una corretta gestione della politica di bilancio per il pluriennale 2003/2004.
Mi atterrei alla seconda parte della considerazione, essendo, peraltro già intervenuto il collega D'Ambrosio elencando e ribadendo quali sono le motivazioni che portano a questo tipo di provvedimento.
vero, rispetto al calcolo teorico di capacità di indebitamento teorico - ripeto, teorico - se non facciamo questo provvedimento, quindi se non approviamo questo disegno di legge, possiamo dire di aver vincolato il bilancio 2002 (e automaticamente i pluriennali), anche se in tutti gli Enti pubblici, il bilancio di previsione prevede comunque la possibilità di copertura con l'indebitamento al limite, o anche oltre il limite. La questione va vista sulla contrazione dei mutui, non su ipotesi teoriche di entrata ed uscita (e mi pare che proprio l'intervento del collega Burzi richiamasse la famosa "gobba di Gozzano", che è tornata in quest'aula negli ultimi sette anni). È un qualcosa che è sempre stato iscritto nel bilancio regionale con una voce di previsione in uscita e una voce di previsione a mutuo in entrata. Nel bilancio regionale è indicata una cifra abbastanza alta: 1700 miliardi delle vecchie lire (o 900 milioni di euro) di previsione a copertura di spesa, che in alcuni casi non saranno attivate nel corso del 2002.
La questione dello sfondamento si verifica nel momento in cui c'é la contrazione, non nel momento in cui si fanno le previsioni; è come se noi nel 2002, avessimo previsto una maggioranza IRPEF, ma non sappiamo quanto incasseremo di IRPEF, così come deliberato. L'addizionale IRPEF dello 0,5 nel mese di settembre/ottobre 2001, con una previsione di 100 miliardi di IRPEF in più, quindi con una maggiore previsione di entrata corrente avrebbe determinato, automaticamente, 25 miliardi di disponibilità per contrazione di mutuo e automaticamente, con il moltiplicatore di dieci (poi possiamo anche discutere se 9 oppure 11), avremmo un risultato di 250 miliardi.
una valutazione di stima teorica. In questo caso, ritengo che un'oculata gestione non attivi la contrazione del relativo mutuo di 250 miliardi, fino al momento in cui non si ha la certezza di avere i cento miliardi di maggiore entrata di IRPEF.
Questo è il ragionamento corretto, per cui, quando qualcuno parla di bancarotta, è una bancarotta teorica, una bancarotta fatta con l'esercizio alla lavagna, dove si spostano i numeri al numeratore e al denominatore arrivando al risultato a cui si vuole arrivare.
Mi rendo conto, essendo comunque legittimo in un dibattito politico che sia necessario svolgere scenari o di eccessivo ottimismo o di eccessivo catastrofismo, ma alla fine ritengo che, avendo svolto tutti i compiti di discussione, avendo espresso tutte le opinioni ed essendo trascorso il tempo per la discussione, si debba arrivare, signori colleghi, ad una decisione, in positivo o in negativo.
Sono proprie le regole della democrazia che ci indicano qual è il meccanismo per decidere e, quindi, per assumere le determinazioni finali.
A questo punto chiedo all'Aula se questo mio intervento sia da considerare come un intervento conclusivo di una prima parte, con la disponibilità - e lo ribadisco - di svolgere approfondimenti in seduta separata qualora i Capigruppo, o di maggioranza o di opposizione o tutti insieme, ritenessero necessario decidere quale percorso attivare.
Certamente siamo arrivati al momento di decidere, altrimenti lo scenario di bilancio pluriennale (non parlo del bilancio 2002), può diventare di difficile gestione.
C'è stato un intervento del collega Riba, che ho molto apprezzato, in cui ha detto: "Vorremmo sapere cosa si intende fare della parte di copertura teorica che si viene a liberare". Questo fa parte di un dibattito politico di altro tipo, nel senso che investe le scelte politiche da parte della Giunta regionale della maggioranza e investe il legittimo diritto di contraddittorio, di controllo, di opposizione e di integrazione anche per far correggere la rotta che la maggioranza o la Giunta hanno intrapreso, qualora si ritenga sbagliata.
La parte di mutuo che si viene a liberare sul pluriennale 2003/2004 (e parlo sempre di tetti teorici) sarà l'oggetto di discussione a partire dalle DPEF (parte forse sull'assestamento, sulla legge finanziaria), ma è comunque, l'elemento portante di scelte che riguardano il 2003/2004/2005 facendo riferimento ad alcuni piani di investimento su questo territorio che sono oggetto delle discussioni che ordinariamente svolge il Consiglio nelle varie Commissioni, e i miei colleghi di Giunta.
Ho avuto già modo, in altri colloqui, di citare il piano trasporti che riguarda tutta la realtà Piemonte, ossia le opere che saranno oggetto di finanziamento man mano che diventeranno cantierabili con la contrazione di uno o più mutui in sequenza, una volta terminato il lungo iter burocratico autorizzativo di queste opere. Quando parlo delle varie province piemontesi, mi riferisco anche ad interventi notevoli che investono la Città di Torino. Al di là delle valutazioni politiche del Comune di Torino sui suoi interventi, vedo il concorso regionale su una serie di grandi opere importanti. Questo è solo per quanto riguarda il settore trasporti.
Con copertura a mutuo intendiamo coprire anche tutta un'altra serie di investimenti che riguardano il settore turistico e che vedono la Regione impegnata in prima fila nella creazione di infrastrutture per il 2006, ma non solo.
Quindi, la valutazione che interesserà il DPEF, su quella che è la proposta politica, sarà oggetto di discussione. Lì si vedrà quale destinazione si vorrà dare nel pluriennale, dal 2003 al 2004, alle quote di mutuo che si vanno a liberare.
Chiedo all'aula, e in particolare ai colleghi, se dopo molti mesi di discussione si vuole giungere ad una soluzione. Il rispetto della democrazia indica anche la mediazione; poi, programmaticamente, posso anche vedere quale soluzione si propone in alternativa, se si vuole giungere ad una conclusione, altrimenti non è certamente proficuo né per il bilancio n per le parti politiche né per i cittadini che rappresentiamo.
Questo è un giudizio personale.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per mezz'ora. Alle ore 18.15 riprenderemo i lavori.
Si tratta di capire quali modalità prenderà la discussione, posto che gli emendamenti sono numerosi.



(La seduta, sospesa alle ore 17.45 riprende alle ore 18.10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Non essendoci interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Contu e Moriconi: al comma 1, le parole "la quota del 70%" sono sostituite dalle parole "la quota dell'1,1 La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, questo emendamento è stato presentato la scorsa seduta e lo riconfermo come presentato anche nella seduta odierna per il seguente motivo. L'Assessore D'Ambrosio nella sua replica ha detto cose che al sottoscritto hanno dato un po' l'impressione di essere sbeffeggiato. Se ho capito bene, la sostanza del ragionamento dell'Assessore D'Ambrosio è che tutto va bene, madama la marchesa: "Non siamo mica fra le Regioni peggiori. Altre sono peggiori di noi. Le cose in sanità sono migliorate. La mobilità passiva è diminuita" e avanti di questo passo. "Abbiamo - dice l'Assessore D'Ambrosio - tutto sommato lavorato, se non benissimo, di certo abbastanza bene, comunque in modo sufficiente e comunque in modo non molto diverso da altre Regioni che addirittura in alcuni casi sono rimaste anche indietro".
Non è che non accetto che un Assessore, che ha gestito per sette anni un tema, dica queste cose. Lo accetto perché sarà il suo punto di vista sarà la sua verità. Però, mi sono sentito sbeffeggiato, perché è notorio che tale visione appartiene all'Assessore D'Ambrosio e non a tutta la Giunta, in particolare non è l'opinione del Presidente Ghigo, che non mi pare abbia smentito quanto, ormai da settimane, i giornali scrivono circa la sua intenzione di effettuare un ampio rimpasto. In merito alla sfiducia ho la sensazione che il Presidente Ghigo nutra la sfiducia per la gestione così come è avvenuta del settore sanità.
L'assenza del Presidente Ghigo, che non ha udito quanto l'Assessore D'Ambrosio ha comunicato a proposito dell'andamento della sanità in Piemonte, è politicamente molto significativa e ha consentito all'Assessore D'Ambrosio di dire cose che non so se avrebbe detto in presenza del Presidente Ghigo. Anche se le avesse dette, non so se il Presidente Ghigo in conseguenza di quelle affermazioni, non si sarebbe alzato dicendo qualcosa.
E' troppo facile, Assessore D'Ambrosio, in assenza del capo, gonfiare il petto e dirci che qui va tutto bene. Il capo non c'era, lei dice quello che crede. Il sostituto del capo, il Vicepresidente Casoni, che appartiene al suo partito, non le ha mai espresso sfiducia, quindi, non pensavo proprio fosse questa l'occasione per farlo.
In questa situazione, caricare un mutuo al 70% alle ASL e ASO mi sembra un'operazione improponibile perché presuppone l'ulteriore messa in crisi dell'erogazione dei servizi sanitari da parte di un soggetto politico - la Giunta regionale - che mai ha contestato nel tempo dovuto alle ASL e alle ASO le condizioni da correggere.
Non solo: anche con le indicazioni di correzione profonda, non è mai stata conseguente nei confronti dei direttori generali che ha confermato tutti. La non conferma, che per quanto sono riuscito a capire è avvenuta per almeno uno di questi, è avvenuta sulla base di ragionamenti che non segnavano una equidistanza di valutazione tra l'operato del direttore generale, a cui è stata revoca la nomina, e dei direttori generali che lassi o non lassi, ma equiparabili nel comportamento, se non peggiore del citato direttore generale che è stato revocato, hanno continuato tranquillamente a godere della fiducia dell'Assessore.
Questo mi sembra inaccettabile. Per questo motivo, non ritiro l'emendamento perché voglio sollecitare tutti gli Assessori affinch chiedano, con veemenza, al Presidente Ghigo di essere presente in Aula quando si discutono provvedimenti della portata di quello in discussione.
e mi conferma la necessità, per fare ciò, di insistere con queste proposte di accollarci, come Regione Piemonte per adesso, gli oneri di questo mutuo, cosa avete già fatto con la delibera, quindi di questa legge, in realta, non ce ne sarebbe neppure bisogno. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Me li ha illustrati tutti?



CHIEZZI Giuseppe

No, il primo.



PRESIDENTE

Sono tutti uguali.



CHIEZZI Giuseppe

No, sono tutti diversi.



PRESIDENTE

C'è una diversità...



CHIEZZI Giuseppe

Profonda. Ci sono decine di milioni di differenze.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Credo che questo emendamento, come gli altri, abbia il significato di sollevare il problema della ripartizione del mutuo relativo al disavanzo della sanità.
Volevo, dunque, riprendere questo emendamento cercando di recuperare una riflessione che già era stata tentata nel primo pomeriggio, quando avevo fatto riferimento alla capacità di indebitamento complessiva della Regione Piemonte. Anche nel caso in cui l'Amministrazione regionale decidesse questo tipo di ripartizione (70% e 30%), avevo fatto rilevare come la capacità di investimento fosse ridotta soltanto a 90 miliardi di lire (mi pare che fosse questa la quota che possiamo realmente accendere come mutuo).
C'é una sorta di rigidità da parte della Giunta regionale. La Giunta cioè, dice: "In fondo, questo è obbligatorio. Dobbiamo fare così perch altrimenti non abbiamo più risorse". È questa la riflessione.
Chiederei all'Assessore Pichetto se potesse seguirmi, perché poi dovrà darmi delle risposte. Le stavo dicendo, appunto, che il nostro dibattito 1%, 2%, 30%, ecc - parte da un presupposto che mi pare sia errato. Parte dal presupposto che diamo per certi ed indiscutibili i mutui che sono stati indicati nella nostra legge di bilancio, mentre l'unica cosa certa che abbiamo sono i mutui contratti.



PICHETTO Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Questo l'ho detto io nella mia replica.



SAITTA Antonio

Dico questo perché probabilmente se noi, come Consiglio regionale facessimo un ragionamento di questo tipo - so che questa è la sua opinione nel senso che non tutti i mutui che sono stati indicati sul bilancio e neppure tutti quelli autorizzati per l'esercizio provvisorio sono stati contratti - probabilmente sarebbe utile sapere quanti sono e che ammontare hanno i mutui di cui all'art. 5 della legge di bilancio, anche per avere qualche riflessione più precisa, che non sia soltanto una contrattazione basata su un rapporto di forza contingente determinato da situazioni particolari. Nella legge di bilancio, all'art. 5, avevamo indicato 619 milioni di Euro come nuovi investimenti (mi pare che fossero 619 milioni di Euro).
Non credo che tutte quelle risorse siano state consumante, cioè che siano stati contratti i mutui. E non credo neppure che sia stata richiesta l'autorizzazione per tutti questi.
Il quadro della situazione ci permetterebbe di capire quali sono le questioni che potremmo rinviare. Noi vorremmo che la Giunta facesse questo tipo di ragionamento, perché siccome siamo in una situazione di emergenza alcune delle questioni che all'inizio dell'anno si riteneva fossero importanti come investimenti, alla luce di questo nuovo problema di 1.000 miliardi per la sanità, si potrebbero rinviare al futuro.
Se la Giunta intendesse fare questa riflessione, che parte da una situazione di emergenza, allora ci sarebbe una possibilità di ragionamento.
Ma se invece si partisse dal presupposto che i mutui indicati nel 2002, che sono stati costruiti nel 2001, sono tutti importanti ed essenziali nonostante il mutuo di 1.000 miliardi, allora non ci siamo. Vorremmo, in qualche maniera, che la Giunta entrasse in una logica di emergenza. Sarebbe utile, allora, sapere di questi 619 miliardi, di quanti miliardi è stato chiesto il mutuo. Io non ne ho idea, ma se avessimo il quadro potremmo probabilmente, stabilire una scala di priorità. Sui mutui per i quali è stata chiesta l'autorizzazione, o che sono stati già contratti, ormai non si discute più.
Relativamente ai mutui dell'art. 7 della legge di bilancio (quelli che non sono stati contratti ma precedentemente autorizzati), posto che fino al momento in cui non sono stati contratti non esiste un contratto vero e proprio ma soltanto un'autorizzazione a contrarre (hanno questa caratteristica), probabilmente anche questi mutui possono essere rinviati.
In pratica, fino a quando non c'é un contratto non è obbligatorio fare i mutui.
Allora, vogliamo stilare un elenco di questi investimenti? Vogliamo cogliere questa occasione per rimettere in discussione le scelte del bilancio del 2002 per quanto riguarda gli investimenti? La vostra proposta della ripartizione nasce, invece, dal presupposto che tutto quello che è contenuto negli artt. 5, 6 e 7 viene mantenuto. Non è più possibile così.
Concludo con questa riflessione: vogliamo stilare un elenco di quali sono gli investimenti previsti nel 2002 e quali quelli autorizzati ma non contratti nel 2001? Vediamo le questioni che possiamo rinviare.
Se si facesse questo ragionamento, si potrebbe riconoscere uno sforzo anche da parte della Regione, a rinviare alcune questioni, magari non le più importanti, liberando la capacità di indebitamento e quindi la possibilità, da parte della Regione, di sobbarcarsi una quota maggiore di mutuo.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Volevo sollevare un problema, Presidente. Noi abbiamo una lunghissima teoria di emendamenti, con una scansione di percentuali che, pur comportando divari di decine di milioni, obbediscono, evidentemente, ad una medesima logica.
Allora, vorrei capire se per ogni frazione di numero, per ogni percentuale proposta dobbiamo ridiscutere e indugiare su tutto. Io non sono mai stato generoso con il Presidente Brigandì, ma ho l'impressione che se l'orientamento della discussione è questo, debbo rivedere radicalmente il giudizio, quantomeno su quanto è accaduto oggi in Aula.
Siccome dobbiamo un po' tutti difenderci e abbiamo tutti il dovere di scongiurare che l'Assemblea diventi quella che Lucio Colletti chiamava "La fabbrica del nulla", riferendosi all'Aula parlamentare, vorrei capire se dobbiamo discutere cento o trenta emendamenti (o quelli che sono) che hanno, come ripeto, la stessa sostanza, seppure viene modificata la percentuale relativa, o possiamo - come io ritengo si debba fare discutere in un unico contesto.
A me pare che tutto questo discenda non da una mia opinione e dal buonsenso o dal conforto di Lucio Colletti, ma dall'art. 5 del regolamento.
Lei ovviamente, essendo il Presidente, presiede il Consiglio, dirige e modera la discussione, ne riassume i termini allo scopo di consentire al Consiglio di adempiere ai compiti demandati dalla Costituzione, dalle leggi dello Stato e dallo Statuto.
Non voglio adesso indugiare nell'esame dell'art. 5, che ha anche altri punti interessanti, però ritengo, non tanto per una questione formale quanto per una questione sostanziale, istituzionale e politica di poter auspicare che il dibattito avvenga entro alvei istituzionalmente corretti e fecondi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Devo dire che ho trovato abbastanza strana l'osservazione del collega Galasso sul fatto che le diverse percentuali configurerebbero una categoria di emendamenti tutti quanti assimilabili, e che quindi non avrebbe senso discuterli uno per uno.
E' una questione che abbiamo già affrontato diverse volte in Consiglio, e che non corrisponde assolutamente ad una possibilità reale. A maggior ragione in queste circostanze, perché un punto percentuale, ma anche un decimale in più o in meno, modifica quella che è la situazione.
So che dietro a questa vicenda c'é l'idea che tutta la questione della corresponsabilità delle ASL sia poco più che una partita di giro. Di fatto non è così, perché la Giunta regionale per potere garantire la partecipazione delle aziende sanitarie deve, in qualche modo, aggirare quella che è la legge. Le aziende sanitarie non possono, a norma dei decreti legislativi nn. 502 e 517, accendere mutui per il pagamento delle spese correnti; possono accendere mutui esclusivamente per quello che riguarda le spese d'investimento.
Qui non siamo di fronte ad una spesa d'investimento, ma si tratta di spesa corrente. Quindi, le aziende sanitarie non risultano come soggetti che accendono direttamente il mutuo.
A questo punto però per la Giunta si pone un problema: se la Giunta nel suo complesso si fa carico dell'intero mutuo, estingue quella che è la sua capacità d'indebitamento, la estingue completamente. Quindi, per poter aggirare questo meccanismo chiama in corresponsabilità le aziende sanitarie, che quindi non sono contraenti del mutuo insieme, ma di fatto attraverso questo provvedimento, sono in qualche modo chiamate a pagare una quota per il mutuo.
E' una quota che trasforma il fondo sanitario regionale, che ha una destinazione specifica; il fondo sanitario regionale non è una cifra di cui la Giunta può disporre liberamente. Questo non è vero; il fondo sanitario regionale ha una destinazione specifica, perché deve essere destinato a produrre servizi per la sanità. Poi può essere ripartito in modo diverso nel senso che una quota rimane a disposizione della Giunta per l'Ares, una quota rimane a disposizione per il finanziamento dell'Arpa, in quanto - è evidente - una quota dell'attività dell'Agenzia di Protezione Ambientale riguarda la sanità.
Una quota può essere collegata a progetti specifici e il rimanente viene distribuito alle aziende sanitarie, ma non è una quota a disposizione della Giunta per pagare i debiti contratti. Che cosa si fa con questo provvedimento? Si fa una triangolazione che è scorretta; si danno i soldi alle aziende sanitarie, com'é d'obbligo fare per quanto riguarda il fondo sanitario regionale, e poi s'impone di non erogare servizi con questo denaro, ma di pagare un debito.
Abbiamo verificato, ad esempio, che per quanto riguarda l'ASL 1, in generale, ogni 188 milioni di lire che ogni azienda avrà in meno, c'é un medico in meno che viene assunto. Ogni 67 milioni c'é un infermiere in meno, il che significa che il reparto di Boccadoro per l'autotrapianto in Ematologia viene chiuso, perché c'é un infermiere in meno, è andato via e non si può sostituire.
Quindi, caro collega Galasso, una percentuale anche minima pu significare un infermiere in meno (67 milioni), un operatore della riabilitazione (61 milioni), un tecnico (56 milioni) o un amministrativo (60 milioni). Questo significa che non è assolutamente ininfluente; qui stiamo facendo un'operazione che è tutt'altro che una partita di giro.
E' un'operazione che, di fatto, renderà più fragili le nostre aziende sanitarie, che sono già state penalizzate in modo pesantissimo nell'ultimo anno e mezzo.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta sull'emendamento è contrario.
E' giunta da 3 Consiglieri la richiesta della votazione per appello nominale dell'emendamento.
Indìco quindi la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
La seduta è sospesa - ex art. 52, comma 4 del Regolamento.
.



(La seduta, sospesa alle ore 18.38 riprende alle ore 19.08)



PRESIDENTE

Indìco nuovamente la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1) La votazione non è valida, per mancanza del numero legale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 19.11)



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