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Dettaglio seduta n.220 del 18/06/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 10.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi:


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Burzi, Cattaneo, Cotto, Ghigo Rossi Oreste.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interpellanza n. 891, del Consigliere Chiezzi, inerente a: "Mancanza di acqua potabile a Sessame"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle interrogazioni e interpellanze, di cui al punto 2) all'o.d.g. Incominciamo con l'interpellanza n. 891, del Consigliere Chiezzi, inerente a: "Mancanza di acqua potabile a Sessame".
La parola all'Assessore Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. Le condizioni dell'acquedotto comunale di Sessame e le ricorrenti crisi idriche nel periodo estivo sono note alla Direzione Regionale "Pianificazione delle Risorse Idriche".
La stessa Direzione, in collaborazione con la Comunità Montana Langa Astigiana e l'Autorità d'Ambito Alessandrino, ha, in particolare verificato lo stato di consistenza delle esistenti infrastrutture idriche per ricercare delle possibili soluzioni.
Le verifiche, che sono state peraltro estese anche ai comuni limitrofi hanno portato ad individuare quale soluzione definitiva un intervento di potenziamento e interconnessione dei sistemi acquedottistici esistenti finalizzato alla riunificazione in capo alla Comunità Montana dei piccoli acquedotti locali.
La stessa Comunità Montana si è poi fatta carico di sviluppare, a livello di studio di fattibilità, l'ipotesi progettuale.
Sulla base delle risultanze di questo studio, sono state poi esplorate le possibilità di finanziamento dell'intervento, in relazione all'effettiva disponibilità di risorse economiche derivanti da leggi di finanziamento statali, dal bilancio regionale e da risorse proprie degli Enti locali.
In considerazione dell'urgenza dell'intervento, nonché dell'elevato impegno finanziario richiesto, è stato possibile inserire l'intervento in argomento nel programma di interventi "Accordo di programma quadro per il settore delle infrastrutture idriche di approvvigionamento e distribuzione delle acque destinate al consumo umano", predisposto dalla Regione Piemonte nell'ambito dell'intesa istituzionale Stato-Regione.
Detto Accordo di programma è stato formalizzato il 26 luglio u.s. (la risposta risale al settembre 2001), perciò risulta ora possibile dar corso alla realizzazione degli interventi.
La scheda progettuale relativa all'intervento di competenza della Comunità Montana prevede: Intervento: Potenziamento disponibilità idropotabile dei comuni del comprensorio della Comunità Montana Costo complessivo: L. 2.700 milioni, di cui L. 2.200 milioni finanziate con le risorse dell'Accordo di programma e L. 500 milioni a titolo di cofinanziamento degli Enti locali Tempi di realizzazione: appalto e consegna lavori entro il 28.02.2002 conclusione dei lavori entro il 30.06.2003.
Di tutto ciò, gli Enti locali e quindi anche il Comune di Sessame, sono perfettamente a conoscenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, per la replica.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la risposta molto tardiva (non mi risulta che l'Assessore abbia sollecitato la questione in modo adeguato), che comunque è pervenuta.
Gradirei sapere, magari con una nota scritta, se la scadenza del giugno 2003 è una scadenza che presumibilmente sarà rispettata; sapere, in altre parole, con una nota scritta, se i lavori sono iniziati e a che punto sono rispetto al cronoprogramma dei lavori, in modo da monitorare da vicino la ristrutturazione dell'acquedotto.
Temo, dalle parole dell'Assessore, che i problemi di crisi idrica quindi dell'estate 2002, non siano in alcun modo superati.
Chiedo, pertanto, all'Assessore, in forza di questa previsione abbastanza plausibile di non risoluzione, per quest'anno, del problema idrico, quali misure urgenti la Regione abbia messo in moto per l'estate 2002, per far fronte ad eventuali emergenze idriche. Grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 893 del Consigliere Chiezzi, inerente a "Discarica abusiva a Tortona"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 893, del Consigliere Chiezzi relativa alla discarica abusiva a Tortona.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Con riferimento a quanto evidenziato nell'interpellanza n. 893 del Consigliere Chiezzi, si precisa che il sito di cui si tratta non è ubicato nel territorio del Comune di Tortona, bensì nel territorio del Comune di Pontecurone (ma questo non cambia il problema).
L'area in cui ricade tale sito è stata posta sotto sequestro dalla locale stazione dei carabinieri e sono in corso ulteriori indagini e accertamenti da parte del Nucleo Operativo dei carabinieri di Tortona.
Pertanto, non è possibile riferire su accertamenti tecnici, circa il possibile inquinamento del suolo e del sottosuolo.
Di tutta l'indagine è già stata informata l'Autorità Giudiziaria competente per territorio.
Il Servizio di Vigilanza Ambientale della Provincia di Alessandria precisa che non si tratta, comunque, di una discarica abusiva sotto il profilo giuridico, bensì di abbandono di rifiuti da parte di un soggetto che esercitava precedentemente un'attività sull'area in questione.
L'ARPA è venuta a conoscenza della situazione solo in seguito alla nota del 27 luglio 2001, trasmessa dalla Regione, ed ha eseguito, in ottemperanza alla richiesta della Procura di Tortona alcuni campionamenti dei materiali posti sotto sequestro dall'Autorità Giudiziaria.
Pertanto, tale sito non è attualmente soggetto alle procedure di bonifica, ai sensi dell'art. 17 del Decreto Legislativo 22/97, ma ad apposita ordinanza di sgombero, ai sensi dell'art. 14 del Decreto Legislativo 22/97, che peraltro al momento non può essere adottato in forza del provvedimento di sequestro sopraccitato.
Il Comune di Pontecurone è stato informato, in ogni caso dell'opportunità di emettere, non appena possibile, apposita ordinanza di sgombero nei confronti del titolare dell'attività esercitata sul sito in questione e, qualora fosse riscontrata ulteriormente la contaminazione del suolo, della necessità di adottare gli opportuni provvedimenti, ai sensi di quanto disposto dall'art. 17 del Decreto Legislativo 22/97 e relativo regolamento attuativo (D.M. 471/99) in materia di bonifica dei siti contaminati.
La legge regionale ha affidato alle Province i compiti di coordinamento, controllo e vigilanza in materia ambientale, mentre la legge Ronchi prevede in capo al Sindaco le prime ordinanze, sia di sgombero dei rifiuti, in caso di abbandono rifiuti (art. 14), sia nel caso di tempestiva messa in sicurezza, ai fini della bonifica (art. 17).
Solo quando tutte queste azioni sono compiute e non risulta il soggetto obbligato, le procedure non hanno corso; i Comuni segnalano allora i siti alla Regione, che sono inseriti nell'elenco dei siti da bonificare, previo aver svolto ogni possibile tentativo di imporre al soggetto obbligato di intervenire in prima battuta.
A fronte dei casi in cui nessuno può intervenire, la Regione inserisce i siti nell'elenco dei siti da bonificare, secondo i criteri che si è data con la legge sulle bonifiche e il programma delle bonifiche che annualmente viene alimentato dalle risorse di bilancio.
Si determinano, poi, le caratterizzazioni e le progettazioni e si stabilisce se fare la messa in sicurezza permanente o la bonifica integrale del sito.
Questo ovviamente in teoria; mi auguro che, da come è stata relazionata da parte dell'Arpa, ci si trovi veramente di fronte ad un semplice abbandono di rifiuti, quindi risolvibile con l'avviamento a discarica dei rifiuti abbandonati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, non sono soddisfatto della risposta dell'Assessore per vari motivi.
Il primo è perché mi sembra che l'Assessore abbia dato una risposta di tipo burocratico e priva d'interesse, perché ha segnalato che il sito non è nel Comune di Tortona. Nessuno ha segnalato il fatto che fosse nel Comune di Tortona, quindi non capisco perché si precisi questo aspetto.
In secondo luogo, perché vi è questo distinguo un po' gesuitico tra il fatto che dal punto di vista giuridico non si tratta di discarica abusiva bensì di semplice abbandono di rifiuti. Probabilmente è tutto vero, per rimane il fatto che dei depositi pericolosi siano abbandonati all'aria aperta, in sacchi aperti che possono inquinare le falde.
Posso capire che la burocrazia agisca anche in modo difensivo, dicendo che non è in un Comune, ma è in un altro, dicendo che non è una discarica abusiva, ma è un abbandono di rifiuti.
Per questo un Assessore che gestisce politicamente questa vicenda dovrebbe avere presente la sintesi del problema, che è quello di un incombente pericolo alla salute pubblica.
E' di fronte ad un fatto di questo genere che l'Assessore dovrebbe dare una risposta congrua rispetto al problema e non trincerarsi dietro al fatto che non è in un Comune, ma è in un altro, non è una discarica abusiva, ma è un abbandono di materiale, che il cantiere è stato sequestrato dai Carabinieri, che la Provincia è avvertita, che il sindaco è avvertito.
Tutto ciò premesso questi rifiuti pericolosi sono ancora in zona e dalla risposta dell'Assessore non si capisce per quanto tempo questi rifiuti staranno lì, certo a norma di tutte le procedure previste dalla legge.
Non ritengo ammissibile una risposta di questo genere in una sede regionale di alta sovraintendenza e di assoluta responsabilità per quanto riguarda la tutela della salute dei piemontesi, che è fatto generale e sintetico, a fronte del quale non mi sembra ci sia un impegno sufficiente della Regione Piemonte per porre il problema in questa luce, e in questa luce trovare e sollecitare chi di dovere affinché venga data una soluzione al problema.
E' passato un anno anche da questa interpellanza; da quello che ha detto l'Assessore questi rifiuti sono ancora lì a produrre danni. Questo comunque l'Assessore non lo ha detto; quindi, chiederei in forma scritta perché altrimenti aspettiamo un altro anno, di sapere un po' di più sull'esito di questa vicenda e sulla situazione attuale.
Questo perché, a verbale, mi sembra che ci siano pericoli per un inquinamento al suolo, che può essere anche foriero di danni o pericoli alla salute pubblica.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 1342 dei Consiglieri Palma e Mellano inerente a "Realizzazione di un codice di buona pratica agricola con valenza regionale riguardante l'irrigazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1342, cui risponde l'Assessore Cavallera.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore ad agricoltura e qualità

Com'é noto, la legge regionale 29 dicembre 2000, n. 61 reca disposizioni per la prima attuazione del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 in materia di tutela delle acque, e sotto questo aspetto affronta diversi profili della materia.
Nello specifico, con gli articoli 2 e 3 della predetta legge e relativi allegati, si è inteso identificare nel regolamento lo strumento con il quale: da un lato disciplinare, alla luce dei criteri di delegificazione e semplificazione amministrativa definiti dall'art. 20 della l. 59/97, i procedimenti amministrativi previsti dalla normativa nazionale in materia di risorse idriche; dall'altro dare attuazione ai disposti del d.lgs. 152/99 che rinviano genericamente alla competenza regionale la disciplina di alcuni particolari aspetti che necessitano di una apposita regolamentazione o dell'adeguamento di quella vigente.
Si tratta nell'insieme di 12 "voci" di regolamentazione che, spaziando su tutte le tematiche che il d.lgs. 152/99 ha innovato rispetto alla pregressa disciplina e presentando, nella maggior parte dei casi, una notevole complessità, possono essere adeguatamente formulate solo in un lasso di tempo non brevissimo.
Si è reso pertanto necessario programmare le attività attuative della l.r. 61/2000 secondo criteri di maggiore o minore urgenza, rispetto a scadenze di legge, ovvero di presenza o meno degli elementi conoscitivi necessari per una corretta ed esaustiva trattazione della materia.
Per quanto concerne l'adozione del codice di buona pratica agricola riguardante l'irrigazione, si informa che sono attualmente in fase di ultimazione una serie di studi che potranno consentire, presumibilmente entro la fine del corrente anno, l'individuazione di azioni utili a favorire l'efficienza irrigua.
L'Amministrazione regionale si è infatti attivata sul tema dell'irrigazione sin dal settembre 1998, affidando al Dipartimento di Economia ed Ingegneria Agraria, Forestale e Ambientale della Facoltà di Agraria un'attività di ricerca riguardante le metodologie di verifica dell'effettivo fabbisogno per le concessioni di acqua ad uso irriguo.
Tale ricerca ha condotto alla pubblicazione nel febbraio 2001 del volume della Collana Ambiente dal titolo "Metodologia di verifica dei fabbisogni lordi nei comprensori irrigui della Regione Piemonte" ampiamente diffuso ed in particolare trasmesso alle Associazioni di categoria ed agli Ordini professionali interessati, per i quali costituisce dunque uno strumento già operativo con il quale confrontare le opzioni di gestione delle adacquature.
La pubblicazione in questione illustra difatti una metodologia di calcolo che consente di stimare i fabbisogni, tenendo conto delle differenti specie vegetali coltivate, delle diverse caratteristiche dei terreni e del clima, nonché delle peculiari modalità di trasporto e di distribuzione dell'acqua alle colture.
Lo studio si rivolge quindi agli utilizzatori della risorsa idrica che, applicando il predetto metodo di calcolo, già oggi sono posti nelle condizioni di richiedere all'Autorità concedente dei volumi d'acqua dimensionati sulle effettive irrigue e costituisce per le Amministrazioni provinciali uno strumento atto alla verifica dei prelievi idrici richiesti.
Nell'ambito della stesa attività di ricerca è stata inoltre assegnata per il periodo febbraio 2000 - gennaio 2001, una borsa di studio per la valutazione dei fattori che influenzano le efficienze irrigue e per individuare le iniziative idonee ad accrescere tale efficienza, i cui risultati sono di prossima pubblicazione.
In considerazione della complessità della materia e della carenza di sufficienti conoscenze del settore, il 7 giugno 2001 è stata infine assegnata, sempre alla Facoltà di Agraria, un'altra borsa di studio riguardante le tecniche e i criteri idonei a favorire la tutela delle risorse idriche attraverso il risparmio idrico nel settore dell'irrigazione.
Come si diceva innanzi, alla luce degli esiti e sulla base della metodologia di calcolo per la stima dei fabbisogni già operante, saranno identificate azioni idonee a favorire ed accrescere nel territorio piemontese l'efficienza irrigua ed un concreto risparmio idrico in agricoltura.
In considerazione dell'avanzato stato di approfondimento delle altre tematiche ivi previste ed al fine di evitare la proliferazione di regolamenti destinati alla medesima utenza, è intendimento della Giunta adottare, entro la summenzionata data del dicembre 2002, un unico regolamento ai sensi dell'Allegato B), punto 7, prima parte, della legge regionale n. 61/2000: si renderà così possibile l'applicazione, sin dalla prossima annata agraria, di codici di buona pratica agricola con valenza regionale, riguardanti l'irrigazione, l'uso di concimi contenenti fosforo e l'utilizzo di fitofarmaci, le cui azioni andranno complessivamente ad integrare le previsioni del già vigente Codice di buona pratica agricola approvato con Decreto del Ministro per le Politiche Agricole del 19 aprile 1999.
Con riferimento infine ai punti 3 e 4 dell'interrogazione, pur evidenziandosi come - a stretti termini di legge - non vi siano altre Autorità o Istituzioni che debbano emanare atti prodromici alla definizione di un codice di buona pratica irrigua a valenza regionale, si segnala come le iniziative volte a conseguire elevati standard di risparmio idrico in agricoltura vadano ad inserirsi in un più complesso sistema di interventi di regolazione della materia.
Possono tra questi citarsi: il decreto sul riutilizzo delle acque reflue, di competenza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministeri interessati ed attualmente all'esame della Conferenza Stato Regioni la delibera dell'Autorità di bacino del Fiume Po 13 marzo 2002, n.
7/2002 che, nell'individuare gli obiettivi e le priorità di intervento per la predisposizione dei Piani di tutela di cui all'art. 44 del D.Lgs.
152/1999, definisce i criteri di regolazione delle portate in alveo (deflusso minimo vitale) e criteri generali di impostazione del bilancio idrico il decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali sull'utilizzazione agronomica di cui all'art. 38 del D.Lgs. 152/1999 attualmente in fase di definizione e nell'ambito del quale sono previste norme anche per l'utilizzo irriguo o fertirriguo delle acque reflue provenienti da aziende agricole e piccole aziende agroalimentari.
La tempistica di adozione del precitato regolamento concernente l'adozione dei codici di buona pratica agricola a valenza regionale è quindi realisticamente volta ad orientare l'azione regionale al raggiungimento degli obiettivi di razionalizzazione del sistema indicati dalla precitata regolamentazione statale e di bacino.
In sostanza, nel momento in cui noi disporremo anche di questo decreto sul riutilizzo delle acque reflue, dovremmo avere tutto il quadro normativo, avendo già quello sul deflusso minimo vitale. Aggiungo anche che nell'ultima seduta dell'Autorità di bacino del 20 maggio u.s. è stato approvato il Piano stralcio contro l'eutrofizzazione delle acque dell'Adriatico; anche questo reca criteri e vincoli, che sono stati per collegati al decreto attuativo dell'art. 38 del D.Lgs. 152/1999.
Comunque, tutto ciò premesso, la sequenza dei provvedimenti dovrebbe essere quella della designazione delle zone vulnerate da nitrati entro il mese di luglio di quest'anno, a ruota i provvedimenti contro gli effetti dei fitofarmaci in agricoltura e, in sequenza, questo regolamento.
Queste, complessivamente, sono le questioni su cui stiamo lavorando.
Naturalmente adesso abbiamo cercato di rispondere nel migliore dei modi ad un'interrogazione; se poi i colleghi ritengono, si potrebbe forse più organicamente parlarne in sede di Commissione competente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Spero di non avere capito la risposta dell'Assessore Cavallera, perch nel caso in cui l'avessi o l'avessimo capita, sarebbe non solo una risposta insoddisfacente, ma una risposta molto grave non solo rispetto al tema proposto con questa interrogazione, ma rispetto ad una serie di adempimenti della legge citata che non riguardano solo il codice di buona pratica agricola con valenza regionale riguardante le pratiche di irrigazione, ma una serie di misure di salvaguardia e di tutela del sistema idrico regionale che l'Assessore mi pare annuncia in grandissimo ritardo rispetto ai tempi stabiliti dal Consiglio regionale ed accettati dalla stessa Giunta in sede di approvazione della legge 61/2000 e degli ordini del giorno ad essa collegati.
Se ho capito bene - ma spero di non avere capito bene - l'Assessore annuncia un unico regolamento su fitofarmaci, nitrati e codice di buona pratica agricola? Come dice, Assessore? Allora non avevo capito; perfetto.
L'Assessore dunque non ha annunciato questo e su fitofarmaci e nitrati i termini di emanazione di questi provvedimenti saranno quelli stabiliti dal Consiglio regionale, cioè - se non erro - giugno, luglio per i fitofarmaci e fine dell'anno per i nitrati. Punto primo.
Punto secondo. C'è un problema che mi pare obiettivo e che in una qualche misura va sciolto nell'attività di raccordo fra le decisioni del Consiglio regionale e le decisioni della Giunta, che riguarda i termini di emanazione dei provvedimenti. Mi pare evidente che l'ordine del giorno 157 approvato in forma collegata rispetto alla legge 61/2000, stabiliva un termine di trenta giorni dall'approvazione di questa legge, non intervenendo o non essendo prevista alcun tipo di decisione da parte di altri soggetti o autorità che intervengono su questa materia.
Se non erro - e non erro - questo ordine del giorno venne approvato all'unanimità del Consiglio regionale con parere favorevole della Giunta regionale. L'Assessore oggi ci annuncia che il termine previsto dalla Giunta, al di là di quello che ci ha detto in sede di approvazione dell'ordine del giorno, non è di 30 giorni ma di 365 giorni. Questo vuol dire il che Regolamento sull'irrigazione interverrà, se tutto va bene, alle fine del 2002, pur essendo stata votata la legge nel dicembre scorso.
Questo pone una serie di problemi molto significativi, rispetto all'attività del Consiglio, perché se l'unico strumento del Consiglio è quello di fissare termini, in una qualche misura perentori, per l'attività della Giunta, e la Giunta, pur dando parere favorevole a tali documenti, si riserva, in maniera del tutto discrezionale e separata dall'attività del Consiglio, termini di 10/12/15 volte superiori, l'attività del Consiglio rispetto a queste materie, è priva di qualunque senso politico.
Faccio un esempio concreto per l'Assessore. Perché i 30 giorni erano importanti? Perché avrebbero consentito di riconvertire una serie di politiche, soprattutto di investimento su tale materia, che altrimenti, in assenza di un Regolamento, si sarebbero trascinate ancora per molto tempo con un uso - a nostro parere non ottimale - delle risorse finanziarie della Regione Piemonte.
La Regione Piemonte, per far fronte alle esigenze dell'irrigazione, ha approvato, in sede di approvazione del bilancio preventivo (non più tardi di qualche mese fa) un emendamento sugli invasi, giustificandolo sulla base dell'esigenza di far fronte alle esigenze idriche dell'agricoltura piemontese, in particolar modo per le sue deficienze. Abbiamo, quindi varato una legge di bilancio che finanzia la costruzione di tre invasi perché il sistema dell'irrigazione piemontese non funziona, sperpera l'acqua disponibile, e quel Regolamento, che la Giunta avrebbe dovuto emanare proprio su questa materia, sarebbe dovuto intervenire su un uso razionale delle risorse idriche. I tempi di adozione di questo Regolamento hanno fatto sì che per tutto il 2002 si continuasse con la logica che, a fronte di esigenza di acqua, ci fosse un grande investimento, non sulla razionalizzazione dell'uso dell'acqua, ma sulla costruzione di invasi per la raccolta dell'acqua.
Questa sarà un atteggiamento politico significativo, Assessore. Se lei avesse emanato, 30 giorni dopo l'adozione della legge, questo Regolamento avrebbe potuto anche orientare le decisioni di una politica di investimenti in sede di approvazione del bilancio e, magari, anziché tre invasi, avremmo finanziato delle misure di incentivo per il sistema dell'agricoltura piemontese, favorendo il passaggio, da forme rudimentali di irrigazione, a forme di irrigazione a goccia o a pioggia.
Tutto questo non è stato fatto.
Secondo punto. Sono molto contento che ci siano dei borsisti all'Università di Torino che si dilettano o si applicano sulle materie dell' irrigazione, però l'Assessore non può dirci che è una materia così complessa e difficile da dover dare luogo ad un lavoro di ricerca universitaria particolarmente complesso. Esistono esperienze in giro per il mondo, ma probabilmente anche in giro per l'Italia, che dimostrano come si può ottimizzare, in maniera assolutamente razionale, l'uso delle risorse idriche. Si tratta, semplicemente, di adottare questi modelli e di inserirli nel sistema dell'agricoltura piemontese. Non è necessario commissionare un lavoro di ricerca all'Università per sapere come alcuni paesi, privi di acqua o con scarse risorse idriche, fanno fronte alle esigenze dell'agricoltura.
Il problema su questo tema, come su altri temi che progressivamente affronteremo, è principalmente un problema politico. Il problema è se questa Giunta intende dispiegare una progettualità che, necessariamente in una prima fase, confliggerà con gli interessi prevalenti del sistema produttivo dell'agricoltura, con gli interessi diretti di alcuni imprenditori e con gli interessi a continuare nello stesso modo, oppure se ritiene - e questa è la linea che sta seguendo la Giunta - che essendo questa la situazione, oltre misura non si può modificare, al massimo si pu rimandare, di volta in volta, una serie di misure di razionalizzazione, che sono del tutto urgenti.
Questa, Assessore, è l'alternativa tra finanziare tre invasi nell'approvazione della legge di bilancio, o fare una politica di investimenti intelligente, che consenta agli agricoltori di avere agevolazioni sulla riconversione dei propri strumenti di irrigazione. Non esiste altra alternativa.
E' molto grave - e lo sottolineo trenta volte - che un ordine del giorno, adottato all'unanimità, valga carta straccia per la Giunta regionale. I trenta giorni diventano 365 giorni e l'agricoltura piemontese anche su questo, dovrà proseguire in questo modo per un altro anno.



PRESIDENTE

Concedo, informalmente, una breve replica da parte dell'Assessore.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

In via eccezionale voglio intervenire per ribadire che la questione dei finanziamenti previsti in bilancio non è rivolta agli invasi, ma è rivolta alla ristrutturazione del sistema irriguo. Visto anche le cifre messe in gioco, è in corso una progettualità, anche nel cuneese, che fondamentalmente va in questa direzione.
Per quanto riguarda i codici di buona pratica, ho solo inteso, da un lato, di confermare che il codice di buona pratica agricola, in senso generale, seguirà il discorso della designazione delle zone vulnerabili dai nitrati; mentre, per quanto riguarda la sezione "codice di buona pratica agricola-irrigua", ho elencato (dato che nell'ordine del giorno si faceva riferimento anche a provvedimenti di altra autorità), alcuni provvedimenti di altre autorità, alcuni già adottati e altri due in fase di adozione (vale a dire l'art. 38 della 152 e l'altro sull'utilizzo delle acque reflue), che non sono secondari, in un'ottica di riutilizzo delle risorse idriche, ai fini di una definizione definitiva - scusate il bisticcio di parole - di un corretto codice di buona pratica agricola-irrigua.
Non c'è, quindi, nessuna volontà di dilazione, c'è un'interpretazione magari non condivisibile, dell'ordine del giorno, e comunque una volontà entro l'anno, di chiudere la partita.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1479 del Consigliere Tapparo, inerente a "Grave crisi occupazionale nel basso Canavese"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1479 del Consigliere Tapparo alla quale risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore al lavoro

Con l'interrogazione 1479, il collega Tapparo chiede alla Giunta se è a conoscenza della crisi occupazionale e produttiva che sta investendo il basso Canavese e se, a tal proposito, intende assumere delle iniziative per ridurre il rischio di un aggravamento delle difficoltà produttive in tutta la zona, che mirino ad accresce la competitività del sistema industriale della zona, anche con interventi di carattere infra-strutturale di servizi reali alle imprese.
In risposta all'interrogazione si precisa quanto segue: "Dai dati in possesso alla Direzione Lavoro e Formazione Professionale, risulta che nei territori del basso Canavese, in particolare Leinì e Volpiano, nel corso del 2001 sono state avviate cinque procedure di mobilità che hanno comportato il licenziamento di 78 lavoratori. Dall'inizio dell'anno in corso, fino al 15 giugno sono state avviate tre procedure di mobilità che hanno interessato un totale di venticinque lavoratori.
Per quanto riguarda la situazione relativa a domande di concessione di Cassa Integrazione Guadagni straordinaria, risulta presentata una sola istanza relativa alla ditta APPS di Leinì, fallita l'11.12.01, che riguarda 55 lavoratori che usufruiranno del trattamento di cassa integrazione straordinaria dal 12.12.01 all'11.12.02. La direziona è a conoscenza inoltre, della crisi che a suo tempo ha attraversato la ditta Cantamessa di Leinì. Al momento, non risultano pervenute richieste di accesso alla Cassa Integrazione straordinaria, ne risulta attivata nessuna procedura di mobilità.
Gli elementi in possesso della direzione, pur non supportati da particolari indicatori, non consentono pertanto di affermare che il basso Canavese stia attraversando una grave crisi occupazionale, o una crisi occupazionale particolarmente significativa rispetto ad altre realtà territoriali.
Certamente, la situazione verrà costantemente monitorata e qualora si ravvisasse un andamento involutivo, verranno poste in essere tutte le iniziative volte a ridurre il rischio di aggravamento delle difficoltà produttive e ad accrescere la competitività del sistema industriale della zona.
Voglio ricordare che sulla zona, negli anni, sono state assunte una serie di importanti iniziative di tipo pubblico con la creazione di aree industriali, anche tra le più avanzate, che permettono una maggiore condizione anche di competitività, non fosse altro per la loro posizione logistica (parlo dell'area della Chind del Chivassese).
Nella zona del basso canavese, complessivamente sono state mandate avanti - vado a memoria, ma sono in grado di fornire i dati - circa una cinquantina di iniziative su tutta una serie di comuni che riguardano l'area. Nell'are del canevese può darsi che nei prossimi mesi, o nei prossimi giorni possa esserci qualche altra ristrutturazione che riguarderà probabilmente il Gruppo Olivetti Tecnos. Ridefiniti i LEA avremo maggiori possibilità. Anche quelle che potranno essere nuove emergenza di ristrutturazione di grandi gruppi, speriamo permettano di avere il totale reimpiego nell'ambito delle operazioni che avvengono.
Visto che sono entrato in argomento approfitto per parlare - penso che il Consigliere Tapparo me lo permetta - dell'alto canavese e di un piccolo lembo della Valle d'Aosta. Ho avuto modo di avere un confronto preliminare con i rappresentanti Olivetti per valutare i loro programmi di piano industriale, di ristrutturazione. So che hanno aperto, o apriranno in questi giorni, un confronto con le parti sindacali. Le valutazioni e le iniziative che il Gruppo sta intraprendendo come ristrutturazione sono decisamente positive. Non sono una riduzione dei livelli, ma un cambiamento sostanziale dell'indirizzo di attività. Naturalmente sono disponibile qualora la Commissione lo voglia, a portare ulteriore elementi di approfondimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore, ma sono un po' perplesso e non soddisfatto della risposta.
Il senso della mia interrogazione era quello di indicare che, in alcune realtà in particolare del Piemonte, è in corso uno stillicidio di crisi di piccole imprese, che non fa notizia, non fa caso politico, ma si sommano in una sequenza preoccupante. Proprio oggi i giornali riportano:"Risolto il problema della New Box: 80 lavoratori in mobilità", questo significa, in qualche modo, una sconfitta, perché è una perdita di 80 posti di lavoro. E' vero che è risolta, sul piano sociale, per gli 80 occupati. Volevo far presente che il basso Canavese è un'area non centrale rispetto ad una serie di processi che avvengono nella nostra provincia che sono: il patto territoriale del Canavese molto imperniato attorno all'eporediese, ad Ivrea; l'azione di trascinamento dell'area industriale Chind, il polo integrato di sviluppo. Tutto questo marginalizza la zona del basso Canavese e il patto territoriale del ciriacese non ha sviluppato ancora le sue potenzialità. Si è formato un cuscinetto composto da una serie di comuni come Leinì, Volpiano, San Benigno, Lombardore, Bosconero, ecc. che sono toccati dalla crisi delle grandi imprese, come il GFT, e dallo stillicidio di molte piccole imprese in crisi.
L'Assessore ha citato il caso di Cantamessa. Cantamessa è un'azienda dell'indotto auto che è entrata in crisi anche per una difficoltà finanziaria. E' un'azienda che ha potenzialità, ha delle caratteristiche positive, tuttavia si è trovata in una fase di difficoltà finanziaria nei termini di pagamento del suo grande committente che sarebbe il caso che la Regione, poiché l'Assessore ha parlato del ruolo delle piccole imprese incominciasse a considerare come un problema.
Risulta ancora che i grandi committenti pagano a tempi lunghissimi costringendo le piccole imprese a fare banche per loro. Volevo significare la necessità di monitorare il territorio, in modo da rilevare quelle aree che sono rimaste un po' marginali rispetto ai processi di intervento che la Regione fa.
Il basso Canavese rischia di restare marginale da una serie di processi. Era questo il campanello d'allarme che volevo proporre in termini costruttivi, proprio per invitare gli uffici dell'assessorato ad una metodologia di analisi della situazione del territorio affinché non si faccia la media del pollo, ma si tenga conto che ci possono essere delle maggiore sofferenze.
Ripeto, non sono soddisfatto della risposta, spero che questa interrogazione sia di stimolo ad un lavoro che abbia la capacità di monitorare il territorio e di intervenire in modo innovativo, in quelle aree che risultano marginali ai processi di interventi importanti che la Regione ha fatto in questi ultimi dieci anni


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 1480 del Consigliere Tapparo inerente a "Ipotesi di insediamento di una grande struttura commerciale (out-let) nella zona di Settimo Torinese"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1480, alla quale risponde l'Assessore Picchetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore al commercio interno ed estero

Il Consigliere interrogante, in relazione all'insediamento di un out let nella zona di settimo Torinese, chiede di conoscere se: la Giunta regionale intenda attivarsi per limitare l'ingresso in Piemonte di gruppi internazionali della distribuzione commerciale la Giunta non ritenga necessario promuovere una regolamentazione che obblighi il Comune ospitante una grande struttura di distribuzione a suddividere gli oneri di urbanizzazione con le altre Amministrazioni locali limitrofe, penalizzate dagli effetti indotti.
In merito all'ipotesi di insediamento di un out-let nel comune di Settimo Torinese, si precisa che, allo stato attuale degli atti, non risulta presentata alcuna domanda di autorizzazione per l'attivazione di grande struttura di vendita nel comune di Settimo Torinese.
Più in generale, si osserva che l'attuale normativa nazionale (d.lgs.
114/98) e regionale (l.r. e DCR n. 563-13414 del 29/10/1999) non prevede classificazioni tipologiche proprie degli out-let né di altro tipo. Le uniche classificazioni sono: tra generi merceologici (alimentari ed extralimentari), tra dimensioni di esercizi commerciali (esercizi di vicinato, medie strutture di vendita, grandi strutture di vendita).
Si precisa, inoltre, che l'out-let, più che una tipologia distributiva è una politica di vendita praticata dalle aziende titolari di autorizzazioni commerciali. La politica degli out-let è utilizzata per esaurire eccessi di produzione o prodotti fine serie o leggermente difettosi.
Il compito della programmazione pubblica in materia commerciale è quello di definire le norme di indirizzo generale per l'insediamento delle attività commerciali ed i criteri di programmazione urbanistica senza peraltro incidere sulla scelta dei "promotori" delle singole iniziative.
Attualmente è all'esame della Giunta regionale - ma io dico della Conferenza delle Autonomie Locali - una bozza di revisione della delibera dei criteri di programmazione, che tra l'altro intende prevedere una mitigazione dell'impatto delle grandi strutture commerciali con l'introduzione di un onere a carico degli insediamenti localizzabili in aree periferiche a beneficio dello sviluppo e riqualificazione del commercio in ambito urbano; se ne gioveranno sia il Comune dall'insediamento sia i Comuni confinanti. Tale bozza di revisione è all'esame delle associazioni degli imprenditori del settore e dei consumatori ed è stata trasmessa alla Conferenza delle Autonomie Locali. Al ritorno dall'esame della Conferenza delle Autonomie Locali verrà portata in Consiglio regionale.
Tornando alla puntualizzazione iniziale, al momento non risultano agli uffici proposte su Settimo; comunque, non ci sono stati contatti con gli uffici. Peraltro, bisognerebbe vedere il Piano Regolatore di Settimo per verificare se lo stesso Comune ha delle aree commerciali di dimensioni tali, perché la prima scelta di valutazione è comunale. Solo successivamente, valutata la compatibilità con la programmazione regionale e provinciale, si potrà presentare la domanda e portarla poi in Conferenza dei Servizi, dove votano Comune, Provincia e Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Grazie, Assessore.
Ho rilevato questa informazione da giornali e settimanali locali e ho voluto portarla alla sua attenzione anche nello spirito di poter segnalare un fenomeno che potrebbe espandersi, dopo l'out-let di Serravalle Scrivia e l'ipotesi di out-let di Santhià, perché si tratta di strutture innovative che non seguono il percorso delle grandi strutture distributive tradizionali che conosciamo, ma che hanno un impatto rilevante nel tessuto del sistema economico del terziario.
Spero, come lei ha affermato, che questa sia la strada. Dinnanzi a questi fenomeni, dovremmo qualificare meglio la capacità di programmazione a livello regionale e a livello provinciale, anche perché oggi noi subiamo il riflesso di tali situazioni, non solo in questo campo, ma anche in altri. Oggi, per esempio, dovremmo discutere del problema degli insediamenti di nuove centrali elettriche. Le procedure sono molto legate ad un rapporto diretto tra privato e Amministrazioni comunali, non voglio usare il termine "compiacente", ma certamente recettiva di queste sollecitazioni.
Se si operasse un insediamento di questo tipo a Settimo, é chiaro che gli effetti indotti sarebbero di area vasta, così vasta che non lo si potrebbe lasciare, in prevalenza, ad una semplice regolazione di rapporti tra un comune e un privato. Purtroppo, le maglie della nostra normativa in materia sono così larghe che destano preoccupazione.
Volevo segnalarle, Assessore, che per esempio l'ITP è stato impegnato nella "vicenda Santhià", che suppongo lei conosca, per attrarre un investimento estero in Piemonte.
Vorrei suggerirle di dire a ITP che quelli non sono i capitali che ci interessano che vengano in Piemonte ad attivare attività economiche, perch noi abbiamo bisogno di attivare attività produttive e di servizi avanzati e non semplicemente dei punti di vendita che, tra l'altro, favoriscono correnti di prodotti, in questo caso nel settore tessile-abbigliamento addirittura a danno di quelle che sono le nostre normali produzioni.
Ecco, allora, il campanello dall'arme che segnalavo. Spero che non si realizzi a Settimo e che le notizie siano infondate. Tuttavia, mi auguro che questo ci possa indurre a riprendere in mano una programmazione sul territorio che abbia una configurazione equilibrata nei rapporti tra i diversi soggetti. Non possiamo accettare che strutture di questo peso mascherate dietro ad un'apparente sommatoria di tanti negozi - perch l'out-let si caratterizza in uno spazio fisico fatto a villaggio prevedono una serie di punti commerciali che sono i terminali di vendita di quell'eccesso di capacità produttiva o produzione con certe caratteristiche. Lei capisce che gli effetti sono pesanti.
Io non nego il valore di queste iniziative; dico solo che la Regione deve padroneggiare la capacità di collocarle in modo armonico nel territorio ed incidere sul loro numero, evitando un impatto grave su un tessuto economico - quello del settore del terziario al dettaglio - che vive una situazione di transizione molto delicata.
Pertanto, non sono soddisfatto della sua risposta, nel senso che io uso queste interrogazioni per arrivare a dare stimoli alla Giunta affinché, sia in sede legislativa che in sede di funzioni svolte dall'esecutivo, possa intervenire in una direzione di marcia che non sia quella di assecondare semplicemente i giochi e i processi che si determinano spontaneamente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Tapparo.
Dichiaro concluso lo spazio dedicato alle interrogazioni e alle interpellanze.
Passiamo ora alla prosecuzione del disegno di legge n. 365. Per coordinare l'ordine dei lavori della giornata, questa mattina tratteremo le questioni pregiudiziali.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Ieri, insieme ad un gruppo di colleghi, le abbiamo fatto pervenire una lettera chiedendo urgentemente un comunicazione in Aula da parte del Presidente della Giunta e dell'Assessore Botta in relazione alla problematica derivante da un fatto del tutto inusuale, perché il Comune di Albiano di Ivrea, presentando la variante al piano urbanistico con annesso il piano particolareggiato - che, per semplificazione, utilizzando i media definiamo "mediapolis" - nella seduta di mercoledì scorso, ha bocciato e ha dato parere contrario a quella variante di piano e al piano particolareggiato che è annesso alla variante di piano.
Non avremo avuto ragione di sollecitare queste comunicazioni urgenti da parte del Presidente della Giunta se non fosse per un fatto altrettanto preoccupante dal punto di vista temporale.
Qualora la Giunta non assuma gli atti previsti dall'art. 15 della legge n. 56 e, in particolare, alcuni commi di applicazione di questo articolo quindi non assumendo nessun provvedimento, parere e giudizio di merito sulla variante entro il 2 luglio, scatterebbe il silenzio-assenso e quindi, il piano particolareggiato e la variante di piano andrebbero in autoapprovazione.
Presidente, comprenderà la delicatezza della situazione, che non lascerà certo i Consiglieri, proponenti di questa richiesta di comunicazione in Aula, del tutto indifferenti ad assistere ad un eventuale atto di complicità della Giunta che non si traduca in una piena assunzione di responsabilità rispetto agli espletamenti dovuti per legge.
Presidente, la sollecito affinché entro la giornata odierna, visto che da indiscrezioni dei giornali sappiamo che ieri se ne è solo discusso in Giunta, ma non è stato assunto nessun atto deliberativo, il Presidente o l'Assessore competente riferiscano all'aula in merito a questo caso affinché questo non rischi di esser un grave precedente, che potrebbe causare enormi compromissioni dal punto di vista paesaggistico e ambientale relativamente all'area interessata al patto territoriale.
Mi rendo conto che la questione è complessa dal punto di vista politico, perché esistono richieste che provengono dal territorio, anche da parte di alcune Giunte regionali che esprimono forze politiche diverse non coerenti con la maggioranza di governo della Regione. Comunque, sollecito assolutamente entro oggi, una comunicazione da parte del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, lei ha presentato delle interrogazioni e interpellanze sul punto, quindi possiamo utilizzarle per poter rendere nota la posizione della Giunta. Comunque, domani c'è la Conferenza dei Capigruppo, possiamo tranquillamente, per la seduta di giovedì, riuscire ad organizzare tutte le risposte.
Proseguiamo con le questioni pregiudiziali. Questa mattina, prima della sospensione, vorrei trattare tutte le questioni pregiudiziali, riservando per il pomeriggio le altre questioni relative al merito e gli altri provvedimenti, previo l'incontro che avverrà alle ore 15.15 con i Capigruppo di minoranza da parte dell'Assessore Picchetto.


Argomento: Fondi sanitari

Proseguimento esame disegno di legge n. 365 "Disposizione per la copertura del disavanzo della sanità dell'anno 2000" - Presentazione questione pregiudiziale di legittimità n. 9 presentata dai Consiglieri Riggio, Suino Ronzani, Muliere, Manica, Saitta, Marcenaro, Chiezzi, Caracciolo, Tapparo Papandrea, Tomatis, Contu e Giordano: "Il disegno di legge n. 365 presenta questione di legittimità, in quanto, nel merito, in aperto conflitto con l'art. 20 del d.lgs 8/1993"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 365, di cui al punto 4) all'o.d.g. e con l'esame delle seguenti questioni pregiudiziali: Questione n. 9 presentata dai Consiglieri Riggio, Suino, Ronzani, Muliere Manica, Saitta, Marcenaro, Chiezzi, Caracciolo, Tapparo, Papandrea Tomatis, Contu e Giordano: "Il disegno di legge presenta questione di legittimità, in quanto, nel merito, in aperto conflitto con l'art. 20 del d.lgs 8/1993" La parola al Consigliere Saitta, per l'illustrazione della questione pregiudiziale n. 9.



SAITTA Antonio

Colgo questa opportunità per porre all'assemblea legislativa un fatto che, secondo me, è estremamente grave. Mi riferisco al mutuo e soprattutto, a un richiamo che... Presidente, non so se c'é qualche Assessore interessato alla materia che potrebbe seguire il mio intervento.
Presidente, non ho un interlocutore a cui rivolgermi, un Vicepresidente o un Assessore interessato alla questione che riguarda il bilancio.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, ci sono io e l'Assessore D'Ambrosio che seguiamo il suo intervento.



SAITTA Antonio

Come sapete stiamo discutendo il disegno di legge n. 365: "Disposizione per la copertura del disavanzo della sanità dell'anno 2000". La volta scorsa, il Capogruppo di forza Italia accusò la minoranza di impedire l'accensione del mutuo e, quindi, la minoranza, svolgendo un'azione di contestazione della spesa, aveva questa responsabilità.
Credo che i colleghi che non sono all'interno della Giunta probabilmente, non sono stati informati che nella giornata di ieri la Giunta ha approvato una deliberazione con la quale ha autorizzato l'accensione del mutuo. Quindi, l'operazione è già compiuta. La Giunta ha deciso.
Chiedo al Presidente del Consiglio regionale se questa modalità di comportamento della Giunta risponde a un corretto rapporto tra potere esecutivo e legislativo. Mentre in quest'aula veniamo accusati di ritardare l'accensione del mutuo, la Giunta autonomamente decide di accendere un mutuo di 1000 miliardi.
Questa deliberazione è veramente l'esempio classico di cosa vuol dire il potere dei governatori oggi. In questa deliberazione vi è scritto che in data 6 novembre 2001, a titolo previdenziale e cautelativo, è stato chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti se era possibile accendere un mutuo. Il 6 novembre 2001 avevamo solo il bilancio di previsione del 2000, nel quale era scritto che non c'era un disavanzo nella sanità. Vi erano delle voci che si riferivano a un eventuale disavanzo, ma l'Assessore D'Ambrosio, il grande Assessore D'Ambrosio, e il Presidente Ghigo dicevano allora che non vi era disavanzo. Il Presidente della Giunta regionale ha chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti, con una lettera, un mutuo per coprire un disavanzo che veniva negato, perché negli atti ufficiali la sanità non avevo disavanzo. Di conseguenza, quella lettera è un falso. Veniva chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti un mutuo per un disavanzo che non esisteva.
La deliberazione inoltre precisa che la Cassa Depositi e Prestiti, per vie brevi e in modo verbale - ormai in questa Seconda Repubblica ci si telefona per accendere un mutuo di 1000 miliardi - alla fine di novembre 2001 chiedeva se la Regione intendesse veramente accendere il mutuo. Queste comunicazioni avvenivano sempre in modo verbale.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, se vuole può illustrare anche la questione pregiudiziale n. 9



SAITTA Antonio

Volevo porre una questione pregiudiziale. Resta il fatto che la Giunta ieri ha deciso l'accensione di un mutuo di 1000 miliardi.
Mi chiedo il motivo per cui la Giunta ha assunto questa decisione soltanto ieri. E' chiaro. La Giunta ha ritardato fin ora l'accensione di questo mutuo e non ha mai assunto questa deliberazione perché non ha voluto prevedere nel bilancio di previsione del 2001 la rata di ammortamento del mutuo e ha voluto che questa responsabilità ricadesse sulle ASL.



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere Saitta, il nostro Regolamento prevede l'illustrazione di tutte le questioni pregiudiziali utilizzando cinque minuti per ogni proponente, poi prevede un eventuale dibattito e, alla fine, una votazione finale.



SAITTA Antonio

Concludo chiedendo ai pochi colleghi che sono in quest'aula se ha senso discutere sull'opportunità o meno di accendere un mutuo, quindi decidere le modalità di finanziamento di un disavanzo, quanto la Giunta ha deciso autonomamente l'accensione al mutuo senza dire assolutamente nulla al Consiglio regionale e ai Consiglieri regionali.
Ritengo questo comportamento un fatto grave, che credo richieda per lo meno una comunicazione.



PRESIDENTE

Colleghi, adesso proseguiamo con l'illustrazione, poi il dibattito lo facciamo alla fine dell'illustrazione delle questioni pregiudiziali.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori, perché la notizia comunicataci dal collega Saitta, inerente alla decisione già presa da parte della Giunta regionale di deliberare l'accensione del mutuo di mille miliardi, cambia l'oggetto della nostra discussione.
Nel senso che non ci troviamo di fronte ad una legge con la quale discutere e decidere se aprire un mutuo di mille miliardi. Questa legge è superata da una decisione della Giunta regionale che con deliberazione ha già assunto questo provvedimento, quindi, direi che decade dall'attualità dei nostri lavori nella forma in cui era stata presentata, che era una forma di disegno di legge da discutere.
Qui non c'è più nulla da discutere per quanto riguarda l'accensione del mutuo di mille miliardi. La Giunta, con un atto di grande scorrettezza nei confronti del Consiglio, lo mette di fronte ad un fatto compiuto.
Bene, ne prendiamo atto, protestiamo contro questo metodo politicamente scorretto di agire della Giunta regionale.
Forse, sarebbe più utile evitare di perdere tempo su un provvedimento superato dai fatti. Possiamo passare ad affrontare altri punti all'o.d.g.
in modo da poter fare qualcosa di utile, oltretutto, alle ore 15.15, c'è questa riunione convocata dal Presidente del Consiglio tra l'Assessore Pichetto e i Capigruppo della minoranza, nella quale non so cosa ci verrà spiegato.
A questo punto, propongo di sospendere l'esame delle vecchie pregiudiziali, superate dai fatti, per passare ad uno dei punti iscritti all'o.d.g.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Mi rendo conto che, forse, la deliberazione assunta ieri crea qualche elemento di difficoltà nel seguire il percorso logico, ma vorrei comunicare che la settimana scorsa ho proceduto anche ad una anticipazione di cassa di mille miliardi con gli istituti di credito.
Quindi, acconsentirei alle valutazioni del collega Chiezzi.
E' fissato un incontro per le ore 15.15. In quella sede, dichiaro la disponibilità a chiarire il percorso logico e giuridico di tutta la partita, cioè gli elementi che possono diventare causa di pregiudiziale e di confusione nel corretto dibattito d'aula.



PRESIDENTE

Consigliere Ronzani, le do la parola per due minuti. Poi, se accediamo a questa linea, esaminiamo altri provvedimenti e, dopo la riunione riprendiamo da questo punto.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Credo che debba sospendere l'esame di questo provvedimento. Non ci sono ragioni perché noi si continui adesso a discutere di pregiudiziali in presenza di un fatto nuovo come quello annunciato dal collega Saitta, che rappresenta, dal punto di vista del metodo, un bel problema, perché non cascava il mondo se la Giunta avesse adottato la deliberazione in forza di una legge approvata dal Consiglio regionale.
Ieri, la Giunta ha deliberato a prescindere dal fatto che il Consiglio stia discutendo un provvedimento.
Assessore Pichetto, noi stiamo discutendo un provvedimento con il quale autorizziamo la Giunta a deliberare l'accensione del mutuo. Voi avete ignorato il fatto che stessimo discutendo questo provvedimento e avete deliberato, il punto è questo.
Ricordo ai colleghi della maggioranza che c'è un problema che riguarda l'autonomia e il ruolo del Consiglio regionale.
Assessore Pichetto, cosa stiamo a fare qui dentro se intanto ieri la Giunta ha deliberato di accendere il mutuo? E se il Consiglio vi negasse questa possibilità? In via puramente teorica, questo è possibile. E' possibile che il Consiglio, discutendo nella sua autonomia, decida un'altra linea di politica sanitaria e decida di non farvi accendere il mutuo. Il Consiglio può decidere questo.
Voi, invece, mentre è in corso una discussione, avete deliberato di accendere il mutuo. Questo mi sembra assolutamente grave.
Francamente, e lo dico a titolo personale, non capisco quale utilità abbia oggi un incontro con l'Assessore Pichetto. Io non ci andrei a questo incontro perché non so di cosa discuteremo oggi pomeriggio, visto che intanto la Giunta ha deciso, a prescindere da ogni accordo con la minoranza, con i Gruppi di opposizione e con i Gruppi presenti in Consiglio, ma questa sarà una questione che rimetto alla valutazione del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Ne parliamo oggi alle ore 15.15 e poi leggeremo anche l'art. 6 della legge di bilancio.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Norme generali sull'agricoltura

Esame disegno di legge n. 84: "Istituzione in Piemonte dell'organismo per le erogazioni in agricoltura di aiuti, contributi e premi comunitari"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del disegno di legge n. 84, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio, relatore

Cercherò di leggere la relazione con attenzione, anche se è un po' lunga, però estremamente interessante, anche perché ritengo che questo sia un provvedimento molto importante ed atteso dal mondo dell'agricoltura.
Chiaramente stiamo parlando dell'istituzione dell'organismo per l'erogazione.
Individuare un organismo del genere a livello regionale è fondamentale per dare una maggiore celerità rispetto all'erogazione delle risorse, che sono fondamentali per lo sviluppo dell'agricoltura piemontese.
La Regione Piemonte con il presente provvedimento dà attuazione al decreto legislativo n. 165/1999, e successive modifiche ed integrazioni prevedendo l'istituzione dell'organismo pagatore in agricoltura. Le motivazioni che hanno condotto alla formulazione del disegno di legge sono illustrate in modo approfondito nel corso della presente relazione.
Il passaggio al finanziamento da parte del FEOGA, sezione "garanzia" delle misure strutturali previste nel regolamento (CE) n. 1257/1999, per il sostegno allo sviluppo rurale, implica un radicale mutamento nel tradizionale intervento pubblico svolto dalle Regioni attraverso il proprio bilancio.
Il decreto legislativo n. 165/1999, di soppressione dell'AIMA e di contestuale istituzione dell'AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), prevede inoltre che le Regioni possano istituire degli appositi servizi ed organismi pagatori.
La possibilità di disporre di un valido organismo pagatore a livello locale dovrebbe, a regime, consentire una migliore efficienza del sistema con vantaggi per gli agricoltori utenti, limitando altresì la possibilità di frodi e contenendo i costi di gestione.
Tali innovazioni vanno viste anche alla luce di altre novità, quali: le misure di snellimento delle procedure di accesso ai fondi strutturali e di interconnessione tra pubbliche amministrazioni previste rispettivamente dagli articoli 14 e 15 del decreto legislativo n. 173/1998 (Disposizioni in materia di contenimento dei costi di produzione e per il rafforzamento strutturale delle imprese agricole, a norma dell'art. 55, commi 14 e 15 della legge 27 dicembre 1997, n. 449) il trasferimento di competenze a livello regionale alle Province e alle Comunità Montane, a seguito dell'entrata in vigore della legge regionale n.
17/1999 (Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative in materia di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca).
I problemi che si pongono sono notevoli e di vario tipo (organizzativi finanziari, formativi, informativi).
Alcune condizioni di partenza sono tuttavia favorevoli: l'esistenza di una infrastruttura telematica, un sistema informativo operante da lunga data, una società finanziaria regionale di provata esperienza, una discreta esperienza amministrativa in materia di applicazione di regolamenti comunitari.
Agenda 2000 e il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2000-2006 Con Agenda 2000, nelle zone fuori obiettivo 1 dell'Unione Europea tutte le misure di sostegno allo sviluppo rurale sono passate al cofinanziamento e alle regole del FEOGA "sezione garanzia". Le principali differenze rispetto al passato e alle regole del FEOGA "sezione orientamento" sono le seguenti: l'esercizio finanziario non coincide con l'anno civile, ma parte dal 16 ottobre di un anno e si conclude il 15 ottobre dell'anno successivo la gestione finanziaria è di sola cassa le risorse finanziarie non transitano più sul bilancio regionale, in quanto i pagamenti sono effettuati da un organismo pagatore che opera ed è strutturato secondo le previsioni del regolamento (CE) n. 1663/95, per quanto riguarda la procedura di liquidazione dei conti del FEOGA "sezione garanzia" e del regolamento (CE) n. 1258/1999 relativo al finanziamento della politica agricola comune.
La Regione Piemonte ha predisposto un proprio Piano di sviluppo rurale (PSR) 2000-2006 ai sensi del regolamento (CE) n. 1257/1999 (sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del FEOGA); il PSR della Regione Piemonte ha ottenuto la decisione positiva della Commissione europea n. 2507 del 7 settembre 2000.
Il PSR 2000-2006 della Regione Piemonte si articola in 38 tra misure e azioni e l'attività di istruttoria e gestione è svolta dai cosiddetti enti istruttori che, a seconda delle competenze definite dalla legge regionale n. 17/99, sono costituiti dagli Assessorati regionali, dalle Province e dalle Comunità montane. Gli enti istruttori predispongono le liste di liquidazione corredate di tracciati informatici che la Regione trasmette all'organismo pagatore nazionale - costituito fino al 15 ottobre 2001 da AIMA in liquidazione e, a partire dal 16 ottobre 2001, dall'AGEA subentrata all'AIMA sulla base del decreto legislativo n. 165/1999 - che provvede agli ultimi controlli e al pagamento mediante emissione ed invio di assegni bancari ai beneficiari.
Il piano finanziario del PSR prevede aiuti pubblici nel periodo 2000 2006 per complessivi 868 milioni di euro o "Meuro" (circa 1.680 miliardi 240 milioni all'anno) di cui 363 Meuro di cofinanziamento FEOGA, "sezione garanzia", 423 Meuro di cofinanziamento dello Stato e 92 Meuro di cofinanziamento regionale.
La quota di cofinanziamento regionale è iscritta a bilancio regionale e viene versata all'AGEA, a seconda del fabbisogno, almeno due mesi prima delle erogazioni ai beneficiari.
Nel corso dell'esercizio finanziario FEOGA 2000 (16 ottobre 1999-15 ottobre 2000) sono stati fatti in Piemonte pagamenti da parte di AGEA per 170 miliardi di lire. I premi pagati - tutti sulle misure di accompagnamento: misure agroambientali, indennità compensativa in montagna imboschimento di superfici agricole, prepensionamento - sono stati complessivamente 30.567 a favore di 22.716 beneficiari.
Nel corso dell'esercizio finanziario 2001 (16 ottobre 2000-15 ottobre 2001) AGEA ha effettuato pagamenti in Piemonte per circa 229,400 miliardi di lire.
Altri interventi del FEOGA, "sezione garanzia", in Piemonte.
Oltre allo sviluppo rurale, il FEOGA, "sezione garanzia" finanzia altri interventi previsti dalla Politica Agricola Comune (PAC). L'erogazione dei premi e contributi è sempre stata effettuata dagli organismi pagatori nazionali: AIMA, Ente Risi e Direzione Dogane del Ministero delle Finanze.
Il grafico che segue - allegato agli atti - illustra la distribuzione dei pagamenti fatti da AIMA in liquidazione (ora AGEA) nell'esercizio FEOGA 2000(16 ottobre 1999-15 ottobre 2000) in Piemonte.
A livello nazionale il Piemonte risultava al nono posto con 503 miliardi di erogazioni AIMA.
Al primo posto risultava la Puglia (1.074 miliardi), seguita da Emilia Romagna (1.053 miliardi), Sicilia (926 miliardi), Calabria (829 miliardi) Lombardia (821 miliardi), Veneto (752 miliardi), Campania (660 miliardi) e Toscana (565 miliardi).
Le domande presentate sulla PAC seminativi sono circa 45 mila e quelle sulla PAC zootecnia oltre 15 mila.
Sommando le 30 mila domande del Piano di sviluppo rurale, a regime il monte domande da gestire annualmente da parte dell'organismo pagatore piemontese sarà di circa 90 mila.
Nel primo esercizio di operatività l'ipotesi più probabile, come avviene anche nelle altre Regioni che hanno costituito o intendono istituire l'Organismo pagatore regionale, è quella di una partenza con i pagamenti del solo Piano di sviluppo rurale, rinviando almeno di un esercizio il pagamento anche della PAC e di altri premi.
Agenda 2000 e la normativa comunitaria.
Il regolamento (CE) n. 1258/1999 del 17 maggio 1999, relativo al finanziamento della politica agricola comune abroga il precedente regolamento n. 729/70 e si applica alle spese effettuate a partire dal 1' gennaio 2000.
L'articolo 1 ridefinisce le due sezioni del FEOGA. La sezione "orientamento" finanzia unicamente le misure di sviluppo rurale comprese nei programmi del nuovo obiettivo 1.
La sezione "garanzia" finanzia invece: la restituzione all'esportazione verso i paesi terzi gli interventi destinati a regolarizzare i mercati agricoli le misure di sviluppo rurale non comprese nei programmi del nuovo obiettivo 1 misure veterinarie e fitosanitarie azioni intese a fornire informazioni sulla politica agricola comune e talune azioni di valutazione delle misure finanziate dal FEOGA stesso.
All'articolo 1, paragrafo 4, di tale regolamento è specificatamente previsto che le spese relative agli oneri amministrativi ed al personale sostenute dagli Stati membri e dai beneficiari del concorso del Fondo non siano prese a carico dal FEOGA.
I rimanenti articoli trattano degli organismi pagatori, degli organismi di coordinamento, della certificazione delle spese, dei controlli, degli anticipi e di altre procedure per l'erogazione dei finanziamenti comunitari per la PAC.
Il decreto legislativo n. 165/1999 Sulla Gazzetta Ufficiale del 14 giugno 1999 è stato pubblicato il decreto legislativo 27 maggio 1999, n. 165 (Soppressione dell'AIMA e istituzione dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59), modificato in seguito dal decreto legislativo 15 giugno 2000, n. 188, e dal decreto-legge 22 ottobre 2001, n.
381 (convertito, con modificazioni, dalla legge 21 dicembre 2001, n. 441) entrambi entrati in vigore successivamente alla presentazione del presente disegno di legge da parte della Giunta regionale.
Il decreto legislativo, nella versione vigente, prevede, all'articolo 3 comma 3, che le Regioni istituiscano appositi servizi ed organismi per le funzioni di organismo pagatore; tali organismi possono essere istituiti anche sotto forma di consorzio o di società a capitale misto pubblico privato.
All'articolo 3, comma 2, è altresì previsto che, con decreto del Ministro per le politiche agricole (sentita la Commissione europea e d'intesa con la Conferenza permanente Stato-Regioni) vengano determinati: il limite al numero degli organismi pagatori le modalità e le procedure per il relativo riconoscimento.
L'AGEA è l'organismo di coordinamento ed agisce da organismo pagatore sia laddove non vengano attivati gli organismi pagatori regionali sia per i seguenti compiti: gli interventi sul mercato agricolo ed agroalimentare gli aiuti alimentari.
L'AGEA controlla inoltre gli organismi pagatori regionali e rendiconta all'Unione Europea i pagamenti effettuati dagli stessi.
La certificazione dei conti annuali degli organismi pagatori riconosciuti con riferimento alle spese del FEOGA, è affidata, ai sensi dell'articolo 3 del regolamento (CE) n. 1663/95, a società abilitate, non controllate dallo Stato.
Queste le norme di rilievo per le Amministrazioni regionali: articolo 5, comma 5: in caso di correzioni finanziarie negative comunque imputabili agli organismi pagatori istituiti dalle Regioni, il Ministro del tesoro, su segnalazione del Ministro per le politiche agricole, stabilisce in sede di ripartizione dei finanziamenti alle Regioni, le somme da detrarre articolo 5, comma 6: il Ministero del tesoro è autorizzato ad effettuare le anticipazioni di cassa per far fronte alle esigenze di pagamento degli aiuti comunitari, previa espressa motivata richiesta degli organismi pagatori riconosciuti articolo 6, comma 4: il personale dell'AGEA, non più necessario al funzionamento dell'organismo pagatore nazionale a seguito del riconoscimento degli organismi pagatori regionali, è trasferito alle Regioni con le relative risorse finanziarie ai sensi dell'articolo 4, comma 1 del decreto legislativo n. 143/1997 (conferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di agricoltura) e secondo le procedure dell'articolo 7, commi 1 e 2, della legge "Bassanini" n. 59/1997 (in pratica, con decreti del presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti il Ministro per le politiche agricole e il Ministro del tesoro e acquisito il parere della Conferenza permanente Stato-Regioni).
Il decreto legislativo n. 188/2000 ha inoltre introdotto l'articolo 3 bis in cui è previsto che gli organismi pagatori, fatte salve specifiche competenze attribuite ai professionisti iscritti agli ordini e ai collegi professionali, possono, con apposita convenzione, incaricare "Centri autorizzati di assistenza agricola" (CAA) ad effettuare per conto dei propri utenti, tra l'altro, attività di assistenza nell'elaborazione delle domande di ammissione ai benefici comunitari, immettendone i relativi dati nel sistema informativo attraverso le procedure del SIAN. I Centri sono istituiti, per l'esercizio dell'attività di assistenza agli agricoltori nella forma di società di capitali, dalle organizzazioni professionali dalle associazioni di produttori e lavoratori, dalle associazioni di liberi professionisti e dagli enti di patronato e di assistenza professionale. Alle Regioni spettano i compiti di vigilanza e di verifica dei requisiti minimi di funzionamento.
Le novità legislative e procedurali.
A due anni dalla presentazione del presente disegno di legge da parte della Giunta regionale si sono verificate le seguenti novità: entrata in vigore, come più sopra ricordato, del decreto legislativo 15 giugno 2000, n. 188, e del decreto-legge 22 ottobre 2001, n. 381 (convertito, con modificazioni, dalla legge 21 dicembre 2001, n. 441), che hanno modificato il decreto legislativo 27 maggio 1999, n. 165 emanazione, il 27 marzo 2001, del decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali concernente i requisiti minimi di garanzia e di funzionamento per le attività dei centri autorizzati di assistenza agricola (CAA); ad aprile 2001 è pervenuta la relazione del gruppo di lavoro misto comprendente Ministero del Tesoro, Ministero delle politiche agricole e forestali, AGEA e Regioni, costituito presso la Conferenza Stato-Regioni per lo sviluppo delle attività istruttorie volte ad analizzare i costi di attivazione e gestione nonché le modalità di finanziamento degli organismi pagatori regionali.
In tale documento viene tra l'altro delineato il percorso per rendere operativo l'organismo pagatore ed avanzata un'ipotesi media di costi e di organizzazione; pubblicazione, come supplemento ordinario n. 175 alla Gazzetta Ufficiale n. 153 del 4 luglio 2001, del Decreto ministeriale 12 ottobre 2000 che detta i criteri per la determinazione del numero e delle modalità di riconoscimento degli organismi pagatori.
In tale provvedimento viene tra l'altro stabilito che il numero degli organismi pagatori istituibili non possa essere superiore a 22, numero corrispondente alla struttura amministrativo-territoriale italiana prevista dalla Costituzione; emanazione del Regolamento (CE) n. 445/2002 della Commissione, del 26 febbraio 2002, recante "disposizioni di applicazione del regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG)".
A livello europeo sono stati istituiti circa cento organismi pagatori.
Germania e Spagna si sono dotate di organismi pagatori regionali. In Italia gli organismi pagatori sono attualmente tre: l'AGEA (ex AIMA), l'Ente Risi e la Direzione Dogane del Ministero delle Finanze.
Le Regioni, oltre al Piemonte, che hanno costituito o intendono costituire un organismo pagatore regionale sono attualmente: Basilicata (legge regionale n. 15/2001), Emilia Romagna (legge regionale n. 21/2001) Lombardia (con atto amministrativo della Giunta regionale), Toscana (legge regionale n. 60/1999), Veneto (legge regionale n. 31/2001).
Per alcune di tali Regioni, l'organismo pagatore regionale inizierà l'attività il 16 ottobre 2002; inizialmente tutti gli organismi partiranno con il solo sviluppo rurale. Le opportunità principali derivanti dall'istituzione dell'organismo pagatore nella nostra Regione sono le seguenti: 16/20 nuovi posti di lavoro iniziali, 500/600 miliardi di lire (259/310 milioni di euro) a regime di movimentazione finanziaria locale, la possibilità di migliorare l'interscambio dati e informazioni con il sistema locale (Regione, Provincia, Comunità Montane, CSI Piemonte), la definizione a livello di Regione delle priorità nelle erogazioni.
I rischi derivano dalla non ancora avvenuta definizione del riconoscimento statale delle spese di costituzione e funzionamento, per la quale vi è comunque una forte richiesta delle cinque grandi Regioni del Centro-Nord che hanno istituito o stanno istituendo il proprio organismo pagatore: in ogni caso è da prevedersi un costo locale.
Altri rischi discendono da rettifiche finanziarie negative derivanti da inadempienze o insufficienza dei controlli che comunque saranno a carico del sistema Piemonte secondo il principio di responsabilità (organismo pagatore o enti istruttori). Sulla base del documento prodotto dal gruppo di lavoro misto, cui si è accennato più sopra, si può enucleare il percorso per rendere operativo l'organismo pagatore, che può essere riassunto nel modo seguente: fase propedeutica di organizzazione; fase di avvio.
Il decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali del 12 ottobre 2000 detta le modalità di riconoscimento degli organismi pagatori prevedendo tra l'altro che la richiesta sia inoltrata all'autorità regionale competente corredata dalla documentazione elencata all'articolo 3 del decreto stesso.
Per ottenere il riconoscimento, gli organismi pagatori regionali dovranno conformarsi ai criteri contenuti nell'allegato al Regolamento (CE) n.
1663/95 nonché alle linee direttrici della Commissione UE inerenti la revisione dei conti. Entro trenta giorni dalla richiesta, il Ministero delle politiche agricole e forestali, sentita l'AGEA, notifica all'organismo pagatore e alla Regione il calendario delle verifiche che avverranno entro novanta giorni dalla notifica stessa.
In caso di esito positivo delle verifiche, il riconoscimento verrà sancito con un decreto ministeriale entro trenta giorni e comunicato da AGEA - che funge da organismo di coordinamento degli organismi pagatori - alla Commissione europea.
L'articolo 1 del presente disegno di legge incarica la Finpiemonte S.p.A.
di svolgere le funzioni di organismo pagatore, direttamente o tramite una società controllata. La scelta di Finpiemonte è motivata dai seguenti motivi: è un ente strumentale esistente; ha una consolidata esperienza di gestione di interventi cofinanziati dalla Commissione europea; gode della necessaria flessibilità nella gestione delle risorse strumentali; è partecipata dal sistema finanziario e bancario piemontese.
La struttura amministrativa dovrà rispondere a quanto richiesto dal decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali del 12 ottobre 2000, che detta le modalità di riconoscimento degli organismi pagatori, e dovrà essere coerente con quanto previsto dal Regolamento n. 1663/95.
L'allegato a tale regolamento fissa le linee direttrici per il riconoscimento degli organismi pagatori, che devono svolgere le seguenti tre funzioni: autorizzazione dei pagamenti; esecuzione dei pagamenti contabilizzazione dei pagamenti.
La struttura amministrativa deve prevedere una separazione delle tre funzioni di autorizzazione, esecuzione e contabilizzazione dei pagamenti ciascuna delle quali sarà affidata ad un'unità amministrativa distinta.
Sempre ai sensi dell'allegato al regolamento n. 1663/95, l'organismo pagatore dovrà di norma dotarsi di due servizi: un servizio di controllo interno; un servizio tecnico. L'allegato predetto stabilisce poi una serie particolareggiata di garanzie e di procedure che l'organismo pagatore deve adottare.
La Finpiemonte ha formulato, fine febbraio 2002, una prima ipotesi di costi, sulla cui base sono impostate le quantificazioni dell'articolo finanziario del presente provvedimento. Si partirebbe con una struttura interna a Finpiemonte con una dotazione iniziale di 16 persone. Il costo annuale di tale struttura è quantificato in prima approssimazione in 2,3 meuro all'anno.
Gli oneri per le collaborazioni saranno quantificati solo successivamente e prima dell'attivazione, data l'ipotesi di avvio dell'organismo pagatore almeno il primo anno, con il solo sviluppo rurale. Gli interessi su eventuali giacenze dei cofinanziamenti regionali e su eventuali anticipazioni di cassa saranno regolati con apposita convenzione fra Regione Piemonte e Finpiemonte. In attesa della definizione del riconoscimento statale delle spese di costituzione e funzionamento degli organismi pagatori regionali e con l'obiettivo di garantire la copertura finanziaria a partire dall'esercizio finanziario 2002, al comma 1 dell'articolo finanziario è previsto l'utilizzo, nella misura prudenziale di 2 meuro, di quota parte dell'assegnazione proveniente dall'articolo 3 della legge 23 dicembre 1999, n. 499.
A seguito dell'emanazione del decreto legislativo n. 188 e decreto-legge n. 381, recante disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo n. 165/1999, nonché delle novità verificatesi successivamente alla presentazione del disegno di legge da parte della Giunta regionale più sopra dettagliatamente descritte, ed anche tenendo conto delle osservazioni emerse dai soggetti consultati, in sede di Commissione sono state apportate al testo originario del disegno di legge modifiche di carattere sostanziale.
Do per letto il testo del relativo articolato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Sull'ordine dei lavori volevo solo ricordarle che c'era un impegno per discutere in questa seduta o in quella successiva, quindi per esaurire in modo compiuto e con tempo adeguato, la questione delle centrali elettriche.
Mi auguro che, alla fine del mio intervento, lei possa dire qualcosa in merito, perché mi pare d'interpretare anche il desiderio di alcuni colleghi.
Per quanto riguarda questo provvedimento devo dire che è un provvedimento delicato. Domenica scorsa il collega Costa è stato a Roma ad un convegno dei liberali. Questa è una maggioranza che si è caratterizzata per essere liberista e rivolta a destrutturare la presenza dello Stato.
Ho letto attentamente quello che è successo a Roma, perché seguo anche i fenomeni della politica nel centro - destra, che sono molto interessanti.
Volevo dire che, alla fine di questa legislatura, probabilmente avremo la realizzazione di nuove strutture (l'Ares, l'organismo pagatore ed altre) che forse noi del centrosinistra non avremmo avuto l'idea e il coraggio di predisporre. Quindi, in termini di presenza di baracconi, baracchini o enti che che più o meno funzionano, avrete anche una benemerenza.
In questo caso ho avuto dei dubbi, anche se ci siamo confrontati molto in Commissione rispetto a un meccanismo così complesso, perché già a livello nazionale avevamo il re dei baracconi, l'AIMA, che - come tutti sappiamo - ha avuto degli esiti disastrosi e infatti è stato commissariato ne è stato creato un altro (GEA) e dovranno passare alcuni decenni perch arrivi al punto di rottura per istituirne un altro sulle sue ceneri.
Ora noi sappiamo, e il relatore l'ha detto, che solo alcune Regioni scelgono la strada di istituire un ente pagatore; non è obbligatorio farlo perché si può ricorrere a quello nazionale (GEA).
A mio parere è corretto che noi abbiamo in mano il meccanismo pagatore senza ricorrere a GEA come fanno il Lazio, le Marche, la Puglia, la Campania, credo la Sicilia (lì però siamo in un territorio che non riesco a seguire a fondo) e forse anche la Liguria. Invece le Regioni leader nel settore agricolo come l'Emilia, la Lombardia e il Veneto seguono l'altra strada.
Le perplessità che ho sollevato in Commissione erano relative alla necessità o meno di una strutturazione con questi caratteri (per esempio, i CAA delle associazioni agricole). Siccome questo diventa uno strumento importante anche per interagire con l'Unione Europea direttamente e non passare per un'altra strada, da un lato è importante avere le sensibilità delle categorie produttive, ma dall'altro potremmo trovare dei soggetti che sono un po' controllori-controllati.
Ho sollevato tutto ciò in Commissione e successivamente nel dibattito anche sulla base dell'intervento del collega Costa, al fine di non sovraccaricare questo organismo con la presenza dei CAA.
Tuttavia sollevo proprio questo dubbio. Ritengo che i centri autorizzati di assistenza agricola siano una struttura importante, che attraverso il ruolo dell'associazionismo agricolo serve a svolgere una funzione utile per l'agricoltura piemontese. Ma se questi strumenti sono inseriti all'interno dei processi di verifica delle procedure e a pagare sono in qualche modo quegli stessi soggetti, mi chiederei, senza nulla togliere al ruolo dei CAA, se non è il caso di trovare un meccanismo che non provochi questa contraddizione all'interno della nuova agenzia.
L'altro elemento che vorrei sottolineare è quello dell'investimento che noi facciamo su questa struttura. In questo caso non dobbiamo ripetere nuovamente l'esperienza di altri organismi, dove si predispongono tutte le strutture di funzionamento a partire dal centro elaborazione dati, ecc., ma dobbiamo trovare economie di sistema. Oggi l'informatica dà possibilità che permettano di avere i servizi al proprio interno pur senza possedere molto hardware e software; adesso cito il CSI, ma potrebbe essere una struttura di servizio a cui si può ricorrere.
Le cifre che vengono investite per questa iniziativa penso che siano ancora 2 milioni di euro per l'esercizio 2002 e 2 milioni 300 euro per gli esercizi successivi: un investimento rispettabile, per 16 persone che ci lavorano dentro. Direi che, nello spirito di minimizzare i costi, dobbiamo anche capire se questa struttura diventa che definisco un "baraccone" adesso, anche un po' per stemperare il clima dell'aula, la chiamo così.
Ne abbiamo viste di queste cose, ne abbiamo viste tante, colleghi, di queste cose: c'erano i soldi e sono stati utilizzare per riprodurre dei sistemi che potevano benissimo essere acquisiti all'esterno, magari più efficienti e più efficaci. E' per tale motivo che mi asterrò su questo provvedimento; non voglio mettermi di traverso, in Commissione ho cercato di fare la mia parte, costruttivamente.
Sollevo ancora - lo dico a tutti i colleghi - un problema: è giusto che questo organismo pagatore presenti un sistema di interessi che dovrebbe subire in qualche modo una verifica procedurale al suo stesso interno? Pur pensando che non ci siano rischi, credo che la prudenza non sia mai troppa.
Come ho già detto - ma spero di non essere un anticipatore di processi e dunque di sbagliarmi - vedremo l'ARES tra 5, 6, 7 anni e la sua storia, che mi auguro non sia triste.
Di conseguenza, dobbiamo da oggi predisporre delle misure di messa in sicurezza di queste strutture delegate ai pagamenti, in modo da non trovarci fra 5 o 10 anni dinnanzi a interventi di emergenza che il Consiglio deve attuare perché la situazione è andata fuori controllo e si sono verificati degli episodi spiacevoli.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Intervengo per dire alcune cose su questo provvedimento, che anch'io considero importante.
Ringrazio il collega Bolla, che ha avuto la bontà e ha fatto la fatica di leggerci l'intera relazione, ma proprio perché non è un dato scontato questa relazione così corposa corrisponde ad un'ampia discussione svolta in Commissione e ad un ampio approfondimento dei temi e dei problemi che il Consigliere Tapparo ha opportunamente qui reintrodotto e riportato in un'aula purtroppo un po' distratta.
Tuttavia ci sono dei dubbi irrisolti e infatti preannuncio un voto di non partecipazione del Gruppo Radicale. E la non partecipazione è motivata dalla stessa relazione che il collega Bolla ha letto.
"Opportunità dell'istituzione dell'organismo pagatore", recita a pag. 6 la relazione, e vengono elencate in modo gerarchico, presumo, le notevoli importanti opportunità che l'istituzione di questo organismo fornirà nel sistema agricolo piemontese.
La prima opportunità è la "creazione di 16-20 posti di lavoro nuovi" cioè tutta la new-economy, tutto il liberismo di cui il collega Tapparo accusa questa Giunta purtroppo è un fiato sprecato, perché qui si fa la vecchia solita politica - scusatemi - un po' democristiana, della creazione di posti di lavoro con soldi pubblici.
Il problema non è costituire un organismo pagatore con quei soldi, con quel budget iniziale quantificato in modo provvisorio, perché sempre la relazione, in modo molto onesto, ci dice, a pag. 8: "Gli oneri per le collaborazioni saranno quantificati solo successivamente e prima dell'attivazione", perché in questa fase nessuno ha ritenuto opportuno fare una quantificazione reale.
Questo provvedimento è incardinato in quest'aula come un provvedimento urgente dal luglio 2000; un provvedimento urgente, di cui si chiede l'urgenza nell'ultimo articolo della legge (dichiarazione d'urgenza) perch bisogna assolutamente, in modo molto urgente, arrivare all'istituzione dell'organismo pagatore.
Sempre nelle motivazioni di opportunità - ripeto, con grande onestà viene elencata come motivo importante la "possibilità di migliorare l'interscambio dati-informazioni con il sistema locale". Si sfonda una porta aperta, ricordando al collega Bolla quello che è successo ultimamente con il gasolio agricolo. Qui si cita la "possibilità di migliorare l'interscambio dati-informazioni col sistema locale (Regione, Province Comunità montane e CSI)"; il benemerito CSI, citato - sbagliando, ritengo in modo positivo dal collega Tapparo, che è quell'ente che ha impedito agli agricoltori piemontesi di avere la possibilità di acquistare gasolio agricolo, perché non aveva fatto la scheda, il modello informatico, per richiederne.
Allora istituiamo un organismo pagatore, di cui si prevede 4 miliardi e mezzo delle vecchie lire, per creare un qualcosa che difficilmente conoscendo i soggetti convocati, sarà un organismo efficiente, efficace e capace di rispondere alle esigenze. Se la risposta è quella di creare posti nuovi, ne creerà venti (e quindi ci saranno venti persone con un nuovo posto di lavoro), ma questa non è la risposta all'agricoltura.
Il problema è capire che cosa dobbiamo fare, rispetto ad un mercato quello dell'agricoltura, che continua a vivere - purtroppo - fidandosi troppo degli aiuti della Comunità europea che - ripeto - verranno presto a mancare. Con l'allargamento, difatti, i contributi offerti all'Italia e ai Paesi occidentali saranno lesinati. Proprio stamattina, prima dell'apertura di questa assemblea consiliare, c'è stata una riunione del Comitato di Solidarietà, in cui si è parlato del problema dell'Argentina, dove lo stesso Consigliere Tapparo ci ha ricordato che il problema dell'Argentina è che le sue merci non riescono a sfondare il mercato internazione, perché la nostra agricoltura è un'agricoltura drogata dai finanziamenti, è un'agricoltura che aveva - ed ha - grandi valori sulla qualità e non sulla quantità. Noi continuiamo a puntare su una produzione di quantità, anche grazie alle politiche comunitarie vecchio stile, e ci dotiamo di strutture che sono, come dice il collega Tapparo (conoscendo molto bene - con la sua storia socialista - i baracconi), baracconi, gli ennesimi baracconi.
In questa politica della Giunta non c'é niente di liberale, non c'è niente di liberista, non c'è niente di efficace ed efficiente, come ci ricordava il Presidente Ghigo nel suo discorso inaugurale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Condivido il ragionamento proposto dal collega Tapparo, quindi aggiungerò solo alcune osservazioni in merito a due questioni che generano perplessità.
La prima questione è relativa al rimando, ad un apposito Regolamento di alcuni aspetti che, secondo il mio punto di vista, più utilmente dovrebbero essere contenuti in legge. Questa legge è molto scarna, mentre la relazione del Consigliere Bolla è stata molto ricca. È una legge ridotta a pochi punti, oltretutto discutibili, al cui art. 2 scrive: "L'attività dell'organismo pagatore è disciplinata da un Regolamento".
Il Consiglio regionale, quindi, istituisce l'organismo pagatore dopodiché, come funzioni, vengono consegnate ad un atto successivo, di puro potere delle Giunta regionale. Penso che, viceversa, sarebbe bene, in questa legge, indicare alcuni punti fermi che il successivo Regolamento della Giunta può e deve ampliare e organizzare meglio.
I tre punti fermi, così come prescrive il Regolamento della Comunità europea, sono: l'autorizzazione dei pagamenti, l'esecuzione dei pagamenti e la contabilizzazione dei pagamenti (e mi sembrerebbe un fatto da inserire in legge, non da lasciare vago).
Noi, sulle funzioni dell'organismo pagatore, non diciamo nulla deleghiamo tutta la Giunta. Mi sembra, però, che alcuni punti fondamentali dovrebbero essere già in legge determinati (come, peraltro, scrive la relazione, che si diffonde molto su questo).
Il secondo punto, che è anche oggetto di un emendamento, è quello relativo ad una finestra aperta, in modo molto generico (con l'art. 3), ai rapporti tra l'organismo pagatore e i centri di assistenza agricola.
Ora, mi sembra giusto prevedere che la richiesta di contributi possano essere formulate dai diretti interessati, o presentate attraverso i centri di assistenza agricola. Questo va bene; mentre non capisco la previsione che questo organismo pagatore possa stipulare convenzioni con i centri di assistenza agricola, al fine di avvalersi della loro collaborazione.
Qui siamo di fronte ad una norma non chiara, che non confina e non precisa in cosa consista la collaborazione. Da un lato, è chiaro che i centri di assistenza agricola possono presentare le domanda, ma questa non è una collaborazione o, comunque, è una collaborazione, se tale la s'intende, ben delimitata. Oltre a questo, però, si vuole instaurare, tra l'organismo pagatore e i centri di assistenza, anche altre collaborazioni.
Ma di quale natura? Non possiamo lasciare questa norma in termini generici.
Se ritenete giusto instaurare della collaborazione, allora spieghiamo, in legge, che cosa consistono, altrimenti non c'è un bordo, all'interno del quale tenere queste attività.
Se poi tutto questo viene messo in rapporto al fatto che incarichiamo la Finpiemonte di gestire questi pagamenti, anche se poi, in realtà, questo organismo pagatore potrebbe non essere la Finpiemonte ma semplicemente una società da essa controllata (e in questa società non è dato modo di sapere chi possa farne parte e chi no), mi sembra che, da un punto di vista generale, sia una legge, normativamente, molto gracile, che demanda troppo alla Giunta e che prevede, in particolare nell'art. 3, la possibilità di una collaborazione che andrebbe meglio definita.
C'è anche un emendamento, presentato insieme ai colleghi Moriconi e Contu, che è soppressivo del comma 1 dell'art. 3; soppressivo nel senso che chiediamo che così com'è predisposto non venga approvato, ma venga eventualmente, se si ritiene, sostituito da un altro testo, nel quale risulti chiaramente in cosa possa consistere questa collaborazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Aggiungerò poche parole a quanto è già stato detto, in quanto condivido appieno i rilievi presentati. Credo che proprio la struttura stessa della relazione introduttiva debba indurre ad una maggior attenzione l'aula perché, di tutta una relazione estesa e abbondante, proprio la parte più significativa, quella sull'opportunità di istituire un nuovo organismo piemontese, ci sono poche righe e la metà del paragrafo, nella parte relativa alle opportunità, si inseriscono i rischi che derivano da queste istituzione.
Tutta la legge si regge su una opportunità che non viene espressa un'opportunità che non si ricava dalla lettura di quanto viene presentato.
Ha ragione il Consigliere Mellano quando dice che l'unica opportunità è quella di creare, con 4 miliardi e 600 milioni delle vecchie lire, da 16 a 20 nuovi posti di lavoro. Credo che questa non si possa non definire come una scelta statalista. Ancora di più se pensiamo che, sempre nella stessa relazione, si dice che se non venisse attuato l'ente pagatore piemontese l'AGEA potrebbe svolgere questa funzione; diventa, quindi, ancora più incomprensibile perché spendere due milioni e 300 mila di Euro per 16 o 20 posti di lavoro.
Nella definizione dell'opportunità - anzi, direi "cosiddetta opportunità" perché così si deve definire dal momento che presenta alcuni rischi - viene detto che c'é il rischio concreto che il costo ricada totalmente sulla Regione Piemonte. Nella relazione c'é scritto: "In ogni caso è da prevedersi un costo locale", questo significa che è possibile che 4 miliardi e 600 ricadano totalmente sulla Regione Piemonte. Viene ribadito il concetto che noi spendiamo 2,3 milioni di Euro, per creare 16 posti di lavoro con soldi totalmente della Regione.
Se si vogliono fare degli interventi per creare nuovi posti di lavoro sempre rimanendo nel campo dell'agricoltura, incentivare l'agricoltura biologica porterebbe posti di lavoro stabili non a rischio. Ad esempio andare incontro, nel futuro, ad una diminuzione dei contributi dell'Unione Europea, e quindi trovarsi con un Ente creato tardi e subito da smantellare. I problemi del controllo non vanno sottovalutati.
Nel campo del settore agricolo è importante distribuire i fondi che arrivano dalla Comunità Europea, ma è anche importante la gestione degli stessi. Voglio ricordare per chi non lo sapesse che, ad esempio, una norma dell'Unione Europea per favorire l'estensivizzazione degli allevamenti ovvero per far sì che gli aiuti per l'allevamento dei bovini all'ingrasso non vadano solo ad aziende che non hanno superficie agricola sufficiente ha fatto sì che le grosse aziende di ingrasso di pianura, affittino i pascoli in montagna, così i margari non riescono più ad andare in montagna.
Questo è un chiaro esempio dei problemi che ci troviamo davanti tutti i giorni, questo tipo di legge non ci metterà al riparo dai problemi e non permetterà di gestire gli aiuti in maniera corretta anche per i cittadini che ne devono usufruire. Come già molte altre volte in quest'aula, ci troviamo di fronte ad una legge che vive di una indeterminatezza e che devia sulla Giunta, come è già stato detto, tutte le scelte importanti ancorché si dica che la Giunta debba provvedere a far passare il regolamento in Commissione.
Credo sia fondamentale che almeno le linee direttrici, i confini, i bordi come è stato detto, del regolamento di attuazione, almeno quello dovrebbero essere presenti nella legge, proprio per non lasciare un'eccessiva libertà nella stesura dell'apposito regolamento. Come già in molti altri casi di leggi basate sullo stesso principio, cioè leggi quadro molto leggere e molto indeterminate che danno la possibilità alla Giunta di emanare un regolamento preparato dall'Assessore, credo non sia troppo tardi per convincere la Giunta a cambiare indirizzo, ovvero a dire chiaramente quali sono i limiti entro i quali la Giunta può muoversi particolarmente per le cose che abbiamo detto e ripetuto.
Limiti che devono riguardare chiaramente il problema del controllore del controllato, i consorzi di assistenza agricola, i problemi relativi ai controlli, ecc. Tutti argomenti che, obbligatoriamente, dovrebbero essere già presenti nella legge per definire un quadro il più possibile preciso per dare un mandato alla Giunta di un confine entro cui muoversi in maniera chiara.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parole il Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Una delle cose utile che ha fatto il precedente governo relativamente all'agricoltura, speriamo che anche questo si cimenti, è stata certamente l'eliminazione dell'AIMA che aveva rappresentato, anche emblematicamente un elemento disastroso per le sorti dell'agricoltura e fortemente penalizzante.
Le nostre aziende agricole, in tutte le occasione in cui hanno dovuto avvalersi, si sono ritrovate di fronte alle disfunzioni dell'AIMA. Voglio ricordare soltanto un episodio, dato che gli interventi hanno spaziato sul punto fino ad ora: il disastro dell'AIMA come censore delle risorse lattiero-casearie dell'Italia, quando le abbiamo dovute presentare alle Comunità Europea come indicazione delle nostre risorse. L'Italia è risultata produttrice del 20% in più di latte che l'AIMA aveva censito naturalmente la questione si ripercuoteva sui relativi produttori, quindi il disastro.
Questa legge ha sicuramente dei limiti che poi sottolineerò. Quando ho ricoperto per un breve periodo di tempo l'incarico di Assessore all'Agricoltura, la rivendicazione che facevano gli Assessori di tutte le Regioni italiane era di chiudere l'AIMA e di realizzare, gestire, dirigere ed eseguire gli interventi a livello regionale.
Non capisco il motivo per cui le Regioni, avendone la possibilità, non si dotino di uno strumento che completi il ciclo della gestione autonoma delle politiche agrarie. L'agricoltura è una materia completamente assegnata alle Regioni, non in maniera concorrente ma autonoma. Non esiste da questo punto di vista, la necessità e nemmeno l'opportunità di mantenere una riserva o di trasferire a livello nazionale una funzione che ci doveva già essere riconosciuta da tempo, contestualmente all'attribuzione delle funzioni in base all'art. 117 della Costituzione e alla riforma del Titolo V.
Da questo punto di vista, quindi, la questione si pone opportunamente e con un ritardo storico che tutti hanno avuto modo di constatare e di lamentare.
Anch'io ritengo che nel testo della legge siano stati evidenziati elementi impropri, come un'occupazione di sedici persone. Non so se ci sarà o meno, certo non è questo l'obiettivo, tanto meno dev'essere evidenziato come elemento di nessuna rilevanza il costo dell'esercizio delle attività di erogazione dei contributi.
Mi preoccupa, invece, un aspetto che è stato in qualche modo già richiamato: attribuire alla Finpiemonte un elemento positivo - noi ci siamo espressi in tal senso - o comunque attribuire la funzione ad un organismo esistente, e non costituire un organismo che, giustamente, sarebbe chiamato "carrozzone". Non si spiega, poi, come un organismo con competenze eminentemente finanziarie possa essere costituito con qualche ragionevolezza. Casomai esisteva il credito agrario, esistevano le sezioni di credito agrario consorziate delle casse di risparmio, che sono state successivamente riassorbite. Ma anche questo ha rappresentato un pezzo della nostra storia. Vi era tutta l'eccessiva specialità del credito agrario esercitato direttamente dalle aziende.
Per conoscenza diretta, invece, mi sembrerebbe inopportuno non prevedere la funzione dei centri di assistenza tecnica. Casomai, il problema è di contenere la funzione degli stessi centri di assistenza tecnica a quella che gli è propria. Sotto questo profilo, l'art. 3 ha qualche elemento di eccessiva permissività, che probabilmente potrebbe essere ripensato. Veda l'Assessore.
Credo che abbia colto l'opportunità che, in qualche maniera, vi sia un certo rigore nella procedura.
Invece, sull'art. 1 sottolineo la complessità e l'inopportunità di prevedere, già in questa fase, che l'attività possa essere esercitata da una controllata anziché dalla Finpiemonte.
A tal riguardo, vorrei avere ulteriori spiegazioni, perché la controllata è "niente": noi non avremmo modo di verificare com'è, cos'è, da chi è costituita, per quali finalità, se per caso introduce degli elementi di speculazione propria. Sia chiaro che la Finpiemonte è individuata perché ha un Consiglio di Amministrazione a maggioranza pubblica, con una presenza specifica, credo di maggioranza, del Consiglio della Regione Piemonte. Questo rende il ciclo organizzativo e organizzatore dell'erogazione direttamente e tecnicamente controllato e controllabile dalla Regione. Mentre sappiamo, anche in termini tecnico-giuridico, che per controllata si intende un qualcosa di troppo impreciso ed eventualmente rischioso.
Avrei un'osservazione di fondo da sottoporre: qui prevediamo, per alcuni anni, un'erogazione di circa 4 miliardi alla Finpiemonte, dico bene? 4 miliardi, per erogare una spesa di 400 miliardi, fa esattamente l'1%, che è troppo. È decisamente troppo.
Su questo mi opporrei, perché l'esercizio e la gestione di una partita certa di tesoreria di 400 miliardi determina un'economia di ordine finanziario che può essere ampiamente riassorbita anche ai fini della riorganizzazione del sistema di convenienze complessive dell'istituzione portando un utile. Storicamente le convenzioni per esercitare il servizio di cassa prevedevano un corrispettivo. Vorrei ricordare che, prima dell'operazione tuttora in corso da parte del Ministero del Tesoro a carico delle fondazioni, le banche che disponevano di una fondazione assumevano il servizio di cassa delle varie istituzioni a costo zero, con l'impegno ad erogare, tramite le corrispondenti fondazioni, contribuzioni compensative. Ma perché è così, perché gestire 400 o 500 miliardi in termini di cassa, attraverso un percorso che è tutto cartaceo, perché la finanza rimane lì nel periodo in cui, tra l'ordine di pagamento e le effettive erogazioni, intercorrono degli elementi che fanno cassa e quindi sono particolarmente utili per esercitare quelle grandi operazioni di convenienza finanziaria.
L'Assessore sa che le aziende che hanno un certo giro finanziario cercano di fare cassa controllando cash-and-carry, supermercati assicurazioni e quant'altro.
Controllare 500 miliardi all'anno, a livello di erogazione finanziaria, non è una partita secondaria o banale. Pertanto, la Finpiemonte, che ha a disposizione la gestione di un servizio sostanzialmente di tesoreria, di erogazione di 400 miliardi all'anno, non ci chieda 4 miliardi, perché mi sembrerebbe un'erogazione finalizzata eventualmente ad una sottesa organizzazione di una qualche operazione di organico o quant'altro. Ma qui sfugge, perché se dobbiamo stare alla legge nessuno può immaginare che per farci fare un servizio di cassa da 400 miliardi dobbiamo erogare 4 miliardi, e comunque per un periodo di tempo già garantito attraverso la legge.
Su tali problematiche, vorrei delle risposte che affrontino realisticamente la questione. Conosciamo anche la Finpiemonte, dove, per fortuna, esiste un Consiglio di Amministrazione plurale, quindi la partita sotto questo profilo, quantomeno non va garantita in legge, ma va affidata ad elementi di più sofisticato controllo finanziario.
Per il resto, abbiamo detto essere una legge necessaria. Ha alcuni punti sui quali esprimiamo delle riserve per la configurazione finale.
Speriamo che serva ad avvicinare all'agricoltura il momento della percezione degli interventi a cui hanno attinto, essendo storicamente certo che il ritardo medio finora era di due anni. Dico male? Nella migliore delle ipotesi si arrivava ad un ritardo medio di un anno o un anno e mezzo.
Nessuna azienda, evidentemente, poteva vivere in condizioni di questo genere. Con l'AIMA era persino difficile individuare gli interlocutori.
Pertanto, la partita sarà sottoposta al controllo della Regione, ivi compreso il ciclo di erogazione finanziaria degli interventi.
Dobbiamo fare in modo che di qui ne nasca, se possibile, un'economia a favore delle istituzioni, come risparmio di oneri, e certamente, per quanto riguarda i corrispettivi, a favore dell'agricoltura, che ha enormemente pagato, in questi anni, per la disfunzione di quello comunemente definito il "Carrozzone dell'AIMA".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco



BOTTA Marco

Intervengo solo per esprimere l'apprezzamento da parte del Gruppo di Alleanza Nazionale rispetto a questo provvedimento atteso da tutto il mondo agricolo. Con questo provvedimento usciamo o cerchiamo di uscire da una situazione di gravissima difficoltà, che tanti colleghi hanno riconosciuto e dimostrato.
La situazione degli enti pagatori nazionali e le loro dimostrazioni di incapacità gestionale avevano costretto il neo Ministro delle politiche agricole e forestali ad effettuare interventi decisissimi di commissariamento. I Commissari hanno dovuto, per sbloccare la situazione firmare centinaia di miliardi di pagamenti a fronte di un territorio e di aziende che non riuscivano più a sostenere delle situazioni gravi. Si richiedeva, da parte delle Regioni, un'attività di questo tipo.
E' un provvedimento che finalmente arriva in Aula, che ha avuto tutto il tempo per essere decantato, assorbito e capito, essendo stato in Commissione per diverso tempo, visto ed esaminato in profondità, e che riteniamo possa rispondere alle esigenze del mondo agricolo e delle sue articolazioni, venendo incontro a quelle associazioni di imprenditori che sicuramente hanno dato un contributo fattivo di collaborazione alla formazione di questo provvedimento.
Non sono totalmente d'accordo, riconoscendo un ruolo capofila di Finpiemonte, con chi adombra qualche problema laddove accanto a Finpiemonte si faccia anche menzione delle controllate, perché abbiamo anche nell'universo di Finpiemonte, controllate in grado di svolgere questo tipo di attività dopo un periodo di rodaggio, magari a carico del capofila.
Ritengo che sulla questione economica della valenza finanziaria dell'impegno richiesto dall'ente di erogazione, l'Assessore Cavallera potrà darci delle spiegazioni più che esaustive. Dico che oggi, in Consiglio deliberando questo provvedimento facciamo un'opera utile e importante per la sopravvivenza della nostra agricoltura, che non può essere penalizzata oltre che da questioni che riguardano i problemi atmosferici o tecnici anche dai pagamenti, che devono essere assolutamente pronti, sicuri e tempestivi per dare la possibilità al nostro settore primario, che risulta essere uno dei motori possibili dello sviluppo piemontese, di presentarsi alla scadenza del 2006 con le carte in regola per sostenere una concorrenza veramente globale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Cavallera, per una breve replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Ringrazio i colleghi che sono intervenuti in aula e anche coloro che hanno partecipato ai dibattiti in Commissione.
Non mi resta, in questa sede, che sintetizzare quello che avevo detto in Commissione alla chiusura del dibattito.
Devo dire che l'organismo pagatore regionale è una scelta che tutte le grandi agricolture regionali e europee hanno compiuto. In Italia avremo avuto l'AIMA, ma anche in altre nazioni sono successi fatti che sono censurabili, soprattutto perché un organismo centrale non si è dimostrato idoneo ad affrontare problemi che sostanzialmente sono regionali, per cui è assolutamente necessario, a mio avviso, arrivare in prospettiva allo scioglimento dell'AGEA e alla costituzione di organismi pagatori locali (possono essere uno per Regione o anche organismi che raggruppano più Regioni).
Nella legge vi è un punto che consente al nostro organismo anche di porsi al servizio della Regione Liguria ed, eventualmente, della Regione Valle d'Aosta.
Ho già parlato con l'Assessore competente della Regione Liguria e vi è l'opportunità di avviare una collaborazione in questo senso. Gli organismi pagatori locali sono al servizio dell'agricoltura locale, che hanno le loro specificità e devono avere, sotto il profilo procedurale e sotto il profilo delle erogazioni e anche dei controlli, un'attenzione diretta, perch tutte le affermazioni fatte in negativo sull'organismo nazionale sono da me condivise. A questo punto, non voglio continuare, perché potrei essere accusato di essere colui che "spara" sulla croce rossa.
Pensiamo di ricominciare daccapo e ve ne è la possibilità. Rivolgersi alla Finpiemonte vuol dire rivolgersi a quell'organismo che già adesso eroga i finanziamenti in tutti gli altri campi, al di fuori dell'agricoltura, in materia di artigianato, di industria e, quindi, per certi versi, normalizziamo l'agricoltura, accedendo a una concessione delle imprese in senso lato e, quindi, anche l'imprenditore agricolo avrà come interlocutore l'organismo che già adesso eroga finanziamenti e gestisce procedure per conto della Regione, naturalmente con tutti gli appesantimenti che sono previsti dall'Unione Europa per i pagamenti nell'ambito dell'agricoltura.
Quando si fanno delle previsioni strutturali, sappiamo che l'Unione Europea ha fatto un Regolamento apposito che impone distinzioni di funzioni all'interno di questo organismo pagatore, la funzione contabile, la funzione di cassa e di controllo, con persone che saranno nominativamente autorizzate con i decreti ministeriali e che risponderanno direttamente alla Corte dei Conti e agli organismi europei di controllo, perché in materia di soldi non si scherza.
Quando si dice società controllata, il ragionamento che è stato fatto è questo. Nessuno esclude che all'interno di Finpiemonte possa avvenire una ristrutturazione di funzioni, per cui tutti le funzioni di pagamento sulle varie leggi regionali non solo agricole possono essere, in qualche modo attribuite a un soggetto partecipato. Quindi, la legge, autorizzando l'organismo pagatore, è una norma costitutiva e fondante di questa modalità di azione, prevista in senso lato. Ribadisco che la Giunta regionale intende l'eventuale passaggio a un organismo partecipato solamente un'ipotesi del tutto astratta e, comunque, che si dovrà appoggiare, prima di tutto, sulle economie di scala.
Se, oggi come oggi, vediamo nella Finpiemonte il momento più conveniente per poter procedere a queste erogazioni, e se un domani dovesse esservi un'ulteriore specializzazione, per cui si va a delle ulteriori contenimenti di costi, si possono prendere in esame eventuali società partecipate e controllate. Naturalmente, controllato vuol dire sempre ricondotto nella totale conduzione come azionista e, quindi, secondo tutti gli indirizzi della Finpiemonte, altrimenti non se ne parla neanche.
Nessuno di noi ha intenzione di andare verso carrozzoni o organismi che non siano necessari. Credetemi, ho dialogato con i colleghi Assessori delle Regioni Lombardia, Veneto, Emilia e Toscana, cioè le Regioni che ritengono di essere leader dell'agricoltura a livello nazionale. Tutti insieme abbiamo convenuto che, pur avendo tutta una serie di paletti intorno ai quali bisogna agire, non si sfugge dalla necessità di assumere in proprio questo rapporto, che è anche con l'Unione Europea e con il Tesoro in modo da poter erogare tempestivamente gli aiuti che devono essere dati all'agricoltura.
Non credo che gli interventi per l'agricoltura verranno azzerati saranno distribuiti in modo diverso, ci sarà l'allargamento ai Paesi dell'Europa centro-orientale, ma comunque anche per il ruolo di guardiano dell'ambiente, di multifunzionalità sul territorio che ha l'agricoltura senz'altro avremo anche dopo il 2006 un forte intervento.
Oggi come oggi, l'agricoltura rappresenta il 50% del bilancio comunitario. Questa torta potrà essere divisa in modo un po' diverso tra le varie Regioni, ma certamente rimarrà l'intervento in agricoltura.
Circa la questione dei costi, noi pensiamo, come Regioni, che si debba suddividere l'attuale struttura dell'AGEA tra le varie Regioni, dando luogo anche alla copertura dei costi che le Regioni affrontano.
E' un processo che è stato avviato, le altre Regioni hanno già istituito l'organismo pagatore. Dal 16 ottobre 2002, la Lombardia e l'Emilia Romagna cominceranno a pagare quanto attiene al piano di sviluppo rurale, mentre la parte seminativa e zootecnica per il primo anno continua ad essere pagata dall'AGEA nazionale. Si tratta di una gradualità che gradualizzerà i costi. Noi abbiamo inteso non minimizzare le previsioni di spesa, nel più ci sta il meno, ma senz'altro ci riferiamo ad uno stanziamento prudenziale.
Noi stiamo lavorando per abbattere drasticamente questi costi perch siamo convinti, come diceva qualche collega, che, relativamente all'agricoltura biologica o ad altri interventi, tutto ciò che risparmiamo dai costi gestionali va direttamente a favore dell'agricoltura.
Per quanto riguarda il ruolo dei centri di assistenza agricola in agricoltura, il governo precedente era arrivato ad istituire a livello nazionale, sotto forma di società per azioni, i CAF, che intervengono in quella delicata funzione che è quella fiscale. I CAF svolgono funzioni per conto dello Stato. Anche varie organizzazioni di professionisti, anche sindacali, si sono dimostrate idonee a questo profilo, il modello 730 insegna, togliendo allo Stato e agli uffici statali l'incombenza di gestire una massa di piccoli problemi.
La stessa cosa è stata prevista qui con la stessa filosofia istituendo nella scorsa legislatura i CAA, centri di assistenza in agricoltura. Sono società per azioni, che devono rilasciare pesantissime cauzioni e fideiussioni allo Stato, costituite da professionisti o da organizzazioni professionali, che possono svolgere, lo dice la legge, funzioni per conto dello Stato, e già adesso le stanno svolgendo per conto dell'AGEA.
Noi avevamo un comma aggiuntivo, che abbiamo tolto, che prevedeva di andare oltre queste funzioni già svolte per conto di AGEA e, oggi come oggi, abbiamo ridotto - colleghi che siete intervenuti su questa materia il ruolo dei CAA ai compiti strettamente necessari alla fase propedeutica di certificazione dei dati di base e di partenza.
Questo ruolo, nel passato, lo svolgevano le organizzazioni professionali agricole, nel senso che ritiravano la domanda da parte del singolo agricoltore e certificavano la corrispondenza dei dati catastali o altri dati oggettivi che devono essere certificati per disposizione dei regolamenti comunitari.
Non si prevede nessuna duplicazione. Si prevede soltanto eventualmente qui è un'ipotesi, nulla è dato per scontato, l'eventuale coinvolgimento in questo senso dei CAA, che non sono le organizzazioni agricole, possono costituirle anche i professionisti, sono in forma societaria, hanno pesantissime fideiussioni e cauzioni depositate a garanzia.
Passiamo al coinvolgimento del Consiglio nelle decisioni dei regolamenti.
Cari colleghi, abbiamo aggiunto l'inciso che "il regolamento verrà approvato sentita la Commissione consiliare competente". Insomma, avevo acceduto a questa soluzione proprio per avere un coinvolgimento della Commissione competente. Quindi, non ci sarà nessun colpo di mano da parte della Giunta regionale. Si deciderà naturalmente dopo aver sentito l'autorevole ed ascoltato parere della Commissione competente.
Per quanto riguarda tutto il resto, ad esempio, la questione degli interessi e le giacenze, voi sapete che per i fondi statali non ci sarà un giorno di giacenza perché la disponibilità che dà il Tesoro decorre dal giorno che si effettua il pagamento, semmai è al rovescio. Oggi, dobbiamo mandare a Roma, all'AGEA, mesi prima i fondi perché loro pagano in un unicum sia gli aiuti comunitari che gli aiuti di stato regionali.
Un domani non sarà più così e sarà dato direttamente all'organismo pagatore con una convenzione sugli interessi.
Ovviamente, delle due l'una, si può dare un indennizzo per pratica all'organismo pagatore, e naturalmente si scalano eventuali interessi di giacenza.
Sappiate che la Giunta regionale non sta lavorando per costruire un carrozzone. Sarà compito dei funzionari regionali, delle direzioni competenti, della Giunta e degli Assessori vigilare affinché tutto questo sia fatto per arrecare un vantaggio. Lo è, come diceva qualche collega poter disporre noi dei pagamenti, dei regolamenti, delle procedure e interloquire direttamente con la Comunità Europea e con il Tesoro nazionale. Anche dal punto di vista della gestione si starà con il fucile spianato, perché questa gestione sia tempestiva e il più possibile parsimoniosa.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

ART. 1



PRESIDENTE

1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Riba, Muliere e Marcenaro: All'art. 1, comma 1, eliminare le parole "o tramite società da essa controllata".



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



RIBA Lido

Intervengo molto brevemente perché abbiamo già detto nella discussione che la società Finpiemonte è una società di cui conosciamo e controlliamo le caratteristiche.
Se, invece, la Finpiemonte svolgesse questa attività tramite una controllata, potrebbe diventare una qualsiasi società che lei controlla può essere un'assicurazione o un qualsiasi altro elemento.
Controllata vuol dire che la Finpiemonte compra la maggioranza e ha in mano la cosa.
Capisco che magari lei vuole dire qualcos'altro, ma qui vuol dire così.
Il collega Marcenaro mi suggerisce che vorremmo che fosse controllata oltre che dalla Finpiemonte, anche da noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Pozzo, che interviene in qualità di Consigliere.



POZZO Giuseppe

Per le ragioni espresse dall'Assessore Cavallera, voteremo contro questo emendamento innanzitutto perché noi pensiamo, al limite, di non appesantire la Finpiemonte con una struttura troppo ampia.
La Finpiemonte in questo momento, logicamente, sta portando avanti tutta una serie di finanziamenti in tutti i campi e anche in questo modo l'imprenditoria piemontese dell'agricoltura si appoggerà alla Finpiemonte.
Relativamente all'altro tipo di ragionamento, aprendo la possibilità di lavorare con altre Regioni, possiamo al limite arrivare ad una società di tipo controllato con cui vengono partecipate altre Regioni al nostro interno, sempre con un controllo.
Per noi controllo vuol dire trasparenza e possibilità di agire. Tutte le società controllate dal gruppo Finpiemonte, a nostro modo di vedere hanno un controllo totale, in termini di trasparenza e di efficienza, da parte della Regione.
Voteremo contro questo tipo di emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Voterò a favore dell'emendamento, ma sono preoccupato dall'ultimo intervento del collega Pozzo, che dà per scontato che la Finpiemonte non farà nulla ed è già deciso - dal suo punto di vista - che la società organismo pagatore sarà una società partecipata dalla Finpiemonte.
Vi è, poi, un altro aspetto che trovo sorprendente e non realistico: si formano addirittura delle società con altre Regioni che accetteranno di stare in minoranza all'interno dell'organismo pagatore, perché la Regione Piemonte ha scelto la sua Finpiemonte come riferimento.
Questo è irrealistico - lo sapete - perché non è assolutamente plausibile che altre Regioni vedano la propria partecipazione come minoritaria all'interno dell'organismo pagatore.
Non farete mai patti di questo genere con altre Regioni! Penso, viceversa, di tenere ferma la Finpiemonte come organismo pagatore, conché se un domani, insieme ad altre Regioni, rappresenterete delle ipotesi di società diverse, faremo una modifica legislativa per cui a pari condizioni con altre Regioni, si individueranno altri organismi pagatori. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Mi associo alla richiesta formulata all'Assessore Cavallera, in quanto considero motivata la preoccupazione che stiamo esprimendo.
Incarichiamo la Finpiemonte di svolgere un ruolo di organismo pagatore e, con la stessa legge e nello stesso momento, la priviamo di questo ruolo prefigurando la possibilità che si costituisca un'ulteriore società.
Esiste anche il problema di come, senza alcuna indicazione nel dispositivo della legge, ci tuteliamo da eventuali soluzioni di comodo.
L'Assessore sostiene che non si vogliono creare baracconi, ma nel momento in cui non abbiamo più il controllo della catena sulla quale costruiremo questo organismo pagatore, c'è un rischio concreto di non avere più l'idea e il controllo della struttura che andiamo creando.
Invito, pertanto, l'Assessore ad accogliere l'emendamento, anche per una questione di correttezza amministrativa.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta è contrario.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento dei Consiglieri Riba, Muliere e Marcenaro.
Comunico che la votazione non è valida, in quanto non vi è la presenza del numero legale. Riprenderemo la seduta alle ore 16.00, con la ripetizione di questa votazione.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.17)



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