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Dettaglio seduta n.22 del 03/10/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Pichetto, Racchelli, Rossi.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Nomina a Vicepresidente del Gruppo consiliare Lega Nord Piemont Padania del Consigliere Oreste Rossi.

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.
RONZANI Non voglio apparire noioso né intendo essere scortese nei confronti della Presidenza, però, se ci diamo delle regole, rispettiamole. Lei ha concluso la seduta dell'altra settimana impegnandosi a stabilire un certo criterio nella nostra organizzazione dei lavori: cerchiamo di rispettarlo. A questo punto, io dico: convochiamo il Consiglio per le ore 11, Presidente.
Lei ha annunciato alle ore 10,30 che avremmo interrotto i lavori per cinque minuti. Secondo me, dobbiamo darci un ordine dei lavori, per consentire a noi di lavorare meglio.
Personalmente, se l'assemblea fosse convocata per le ore 11, verrei a Torino per quell'ora; non posso venire alle ore 9,30 e poi fare "bivacco" in aula per un'ora e mezza, in attesa che venga convocata la seduta.
La prego quindi di cercare di organizzare i lavori in maniera che i Consiglieri sappiano quando comincia la seduta.



PRESIDENTE

La seduta comincia quando c'è la presenza dei Consiglieri, quindi invito tutti i Consiglieri ad essere presenti e puntuali, perché io alle 9,30 nel mio ufficio accendo il monitor e verifico quanti Consiglieri sono in aula.
Quindi l'invito - rivolto a tutti i Consiglieri - è di essere puntuali cosicché le sedute possano cominciare all'ora precisa.
La ringrazio e raccolgo il suo invito.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 31: "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 31, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Eravamo in sede di discussione generale.
Si era già iscritto a parlare sulla discussione generale il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.
MELLANO Alcune considerazioni a margine del dibattito che in questi giorni in queste sedute successive ci ha visti affrontare questo tema molto delicato molto importante, ma a mio giudizio usato in modo totalmente strumentale dalla maggioranza o da una parte della maggioranza, che in qualche modo ha costretto quest'aula a discutere, in un dibattito anche molto faticoso, su un testo di delibera che, per come ci era stato presentato in quest'aula era davvero inaccettabile.
Inaccettabile non per una contrarietà pregiudiziale rispetto al far partecipare i cittadini ad un momento importante di riforma del sistema istituzionale e di spinta verso un federalismo liberale vero. Davvero inaccettabile per le forme con cui si è arrivati a discutere in quest'aula.
Quindi il mio intervento molto breve - spero anche di contributo al prosieguo dei lavori - era per prendere atto di questa fatica palese sottolineata in modo secondo me opportuno dal collega Ronzani, che ci ha portato più volte ad avere l'interruzione dei lavori e a sospendere il Consiglio per riunioni di Capigruppo di minoranza o maggioranza. Questa fatica però, a mio avviso, ha portato dei risultati, e sono questi risultati che voglio sottolineare, proprio perché la nobiltà della politica è anche questo, cioè non bisogna basarsi soltanto agli scontri verbali anche duri, che ci sono stati.
Credo che la nobiltà della politica di questi giorni in quest'aula, cosi faticosa, anche così distratta come in questo caso - ma in molti altri - ed i risultati a cui siamo arrivati e che voglio sottolineare in questo intervento siano risultati concreti e significativi. Per cui ringrazio i colleghi di maggioranza e di opposizione che hanno in qualche modo contribuito a giungere ad una definizione di una proposta di deliberazione che ha un senso, e ha un senso maggiore e più accettabile di quello molto grezzo e in qualche modo anche discutibile che era il testo con cui si è arrivati alla discussione.
Di questi risultati voglio sottolineare che, grazie alla lotta - perché è stata anche una lotta - fatta in quest'aula di discussione, siamo arrivati ad avere delle condizioni minime davvero di legittimità. Questo percorso che è stato definito con le tappe della legge di attuazione del referendum consultivo, con la previsione di sentire la Commissione referendum, ecco queste tappe minime di legittimità fanno dire a me, Gruppo di minoranza che non vuole per forza imporre alla maggioranza alcunché ma esige che quest'aula rispetti le sue regole, rispetti le norme che ci siamo dati e che ci sono per i nostri lavori, che abbiamo le condizioni minime di legittimità che il testo attualmente in discussione, per come è stato emendato, riporta.
Altro aspetto importante da sottolineare è che finalmente si discute sull'impegno di andare a una consultazione avendo una proposta di legge cioè avendo un testo, un qualche cosa che dice che cosa si vuol fare, non il vago appello ad un federalismo leghista, ad un federalismo non definito su cui tutto ci stava dentro.
C'è l'impegno della maggioranza - col contributo dell'opposizione - ad arrivare a una proposta di legge, a discutere una proposta di legge e su quello eventualmente andare a sentire i cittadini, e questo è un dato molto importante, perché davvero c'è il rischio di truffare i cittadini. Chiedere un'espressione vaga di adesione alle riforme federalistiche senza sostanziarle, senza concretizzarle in quali riforme, con quali tappe, con quali istituzioni era davvero qualcosa di molto diverso da quello che voi colleghi della maggioranza, avete chiamato referendum.
E poi altra cosa da sottolineare è questo impegno, che voglio esplicitare in questo intervento. L'impegno a valutare anche la data del referendum della consultazione. Non risulterà dal testo attuale della deliberazione però c'è stato un impegno preciso nel collegare la definizione della data alla legge di attuazione del referendum consultivo, almeno in quella legge fissare dei parametri e dei criteri nella definizione delle date e della compatibilità fra le date di elezioni e di consultazioni amministrative elettorali o eventualmente referendarie.
Questi tre temi, lo voglio rimarcare, sono per noi qualificanti, sono il segno di un percorso positivo che è stato condotto, che ci fanno appunto vedere con maggior favore questa iniziativa, per discutere partendo da delle basi più certe, delle basi almeno accettabili.
Per concludere, voglio dare il mio giudizio su questa iniziativa. Credo davvero che, per come è stato proposto nella fase iniziale di questo dibattito, quello che i colleghi della Lega e della maggioranza hanno chiamato referendum era invece una consultazione, un pronunciamento popolare che aveva del plebiscito, magari il plebiscito savoiardo, ma anche i plebisciti savoiardi erano di dubbia legalità.
Nonostante la fatica del dibattito, grazie alla fatica del dibattito, oggi possiamo dire che, vostro malgrado, malgrado la chiusura a volte della maggioranza, possiamo sperare che, se si andrà ad una consultazione, questa consultazione rischia di essere qualcosa di simile a un referendum, un sondaggio, una partecipazione diretta dei cittadini a un'iniziativa che potrà assomigliare ad un referendum - vediamo se saremo in grado di dargli forma e sostanza di referendum consultivo vero e proprio - però certo ha i connotati ormai diversi da quello che poteva essere il plebiscito che volevate.
Quindi con l'attenzione e con la disponibilità a vedere come va il dibattito per poi maturare una decisione finale, questi aspetti volevo sottolineare e vi ringrazio dell'attenzione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Credo che, dal momento in cui abbiamo iniziato questa discussione, tutta una serie di cose si sia evoluta e si sia verificata una serie di fatti significativi che, in qualche modo, rende ancora più assurda la discussione che stiamo facendo.
Era evidente che ci siamo trovati di fronte ad un obiettivo politico, non alla volontà vera di compiere un atto istituzionale. Eravamo di fronte ad un obiettivo propagandistico della Lega Nord: poiché il suo Capo veniva a fare la sua cerimonia annuale nella acque del Po, la Lega aveva bisogno di dimostrare che, in tutto il nord Italia, si sarebbe tenuto il referendum per istituire e dare legittimità alla presunta "Padania". Non credo esista una Padania, è una presunzione di questa formazione politica. La cosa non è avvenuta, e quindi il bottino che Bossi ha potuto portare al Monviso è stato un bottino limitato. Ne faceva parte la sola Regione Lombardia mancava il Piemonte. A questo punto, venuto meno l'obiettivo politico e propagandistico, anche la maggioranza, in qualche modo, ha cominciato a notare come il provvedimento, così com'era stato presentato, non reggesse.
Non reggeva tutta la prova di forza fatta! Quindi, negli ultimi giorni, ci siamo trovati di fronte ad una modifica, da parte della maggioranza, della propria deliberazione, con l'emendamento in discussione.
Si tratta di un emendamento che amplia significativamente questa deliberazione: se da una parte mantiene quest'obiettivo propagandistico (anche se non c'è più la scadenza urgente e il momento dell'agitazione è passato), dall'altro fa un pasticcio perché, riconoscendo che il referendum non si può indire così e che deve essere indetto a determinate condizioni ci fa discutere di un atto il cui esito è del tutto indefinito e incerto.
L'unica certezza è che quest'atto ha un solo scopo: permettere ad una formazione politica di avere un elemento su cui far propaganda e agitazione. Ma non ha altro.
Da questo punto di vista, come avevo già detto, mi sembra di trovarmi di fronte ad un ostruzionismo della maggioranza. La maggioranza vuole far votare (e tiene questo Consiglio fermo per molte sedute sull'argomento) un provvedimento che non ha efficacia reale: quanto scritto in deliberazione farà sì che l'applicazione della stessa sia del tutto ipotetica e problematica. Sarebbe meglio cominciare a fare proprio le cose previste in quella deliberazione, a partire dalla legge che di applicazione al referendum consultivo. Questo permetterebbe di cominciare un iter che, ad un certo punto, potrebbe portare o meno la maggioranza al referendum.
Noi siamo in totale disaccordo anche nel merito, non solo sul metodo: ripeto, ci viene fatta discutere un'assurdità, con la conseguente dilatazione dei lavori del Consiglio in maniera spropositata.
Sul merito, alcuni hanno già accennato al quesito che si vuole proporre.
Non sta in piedi: tra l'altro, fa riferimento ad una serie di aspetti come la formazione professionale - che è già in gran parte di competenza regionale, chiedendo, su simili materie, ulteriori competenze. Però, non si capisce bene cosa chiede! Attenzione, però! Mentre la Regione ribadisce la sua volontà di demarcare le sue competenze, continua, da parte sua, a non dar gambe al processo di delega alle Province e agli enti locali. Rimane molto forte il sospetto che su questo, come su altri terreni, siamo di fronte ad un nuovo processo di centralismo regionale. La nostra Regione continua a svolgere, in tantissimi campi, ruoli che non gli competono più.
Pensiamo alla cultura: nei fatti, l'Assessorato alla cultura si occupa di tutta una serie di interventi che, da tempo, avrebbero dovuto essere affidati agli enti locali. Siamo di fronte a un governo regionale che non fa quanto dovrebbe nei confronti degli enti locali, che non porta a compimento un processo di trasferimento e deleghe che avvicinerebbe molto di più il governo ai cittadini, utilizzando poi argomenti di questo genere per rivendicare dal governo centrale competenze che spesso già ha.
Anche dal punto di vista contenutistico siamo di fronte a cose assurde.
Sappiamo che dietro i contenuti ci sono progetti politici che avremo tempo di approfondire. Lo faremo soprattutto se si arriverà alla discussione di progetti di legge "pericolosi": dietro un progetto politico presentato come "federalismo" si intravvede la volontà di attaccare e modificare non solo la seconda parte della Costituzione ma anche la prima, quella relativa ai diritti, la parte "sociale" della nostra Costituzione, che garantisce a tutti i cittadini italiani uguali garanzie e doveri. Tutta una serie di aspetti, per esempio, relativi alla scuola, sono convinto tenderanno a negare ai cittadini italiani - spero continueranno a essere cittadini "italiani" - uguali condizioni.
Questa è la ragione di fondo della nostra opposizione: sono i contenuti del cosiddetto processo "federale". Però, questo punto lo potremmo approfondire meglio in seguito.
Concludo il mio intervento trattando gli ultimi due aspetti. Come dicevo all'inizio del mio discorso, la maggioranza ha pagato un prezzo nei confronti della Lega Nord, e continua a pagarlo. E' questo il collante di questa deliberazione: il fatto che la Lega Nord abbia un obiettivo preciso che non è un obiettivo contenutistico, ma strategico-propagandistico. Del resto, il Consigliere Dutto ce lo ha illustrato con chiarezza. Il Consigliere Dutto è intervenuto in aula con lucidità, con il cervello ricordandoci che la Lega Nord è secessionista e che, per favorire il processo secessionista, userà tutti gli atti politici a sua disposizione.
Questo è il suo obiettivo. Il fatto che andiamo incontro ad un referendum generico indica la vera funzione di questa deliberazione, quella di offrire un pretesto propagandistico alla Lega Nord. Così, la Lega Nord pu reclamare che il Piemonte vuole il federalismo e un referendum in tal senso, referendum che si vuole invece negare secondo questioni regolamentari, per creare cioè quel clima favorevole all'attecchimento di quell'obiettivo perseguito con lucidità, la secessione.
Da questo punto di vista non dovrebbero esserci divisioni tra maggioranza e minoranza. Io credevo che anche all'interno della maggioranza di questa Regione ci fossero forze che si opponevano al secessionismo. Credevo anche che, in qualche modo, l'accordo con la Lega Nord avesse smorzato questo tipo di progetto. Invece, ripeto, abbiamo sentito qui in aula, con lucidità, esponenti della Lega Nord ricordarci che il secessionismo è il loro obiettivo politico, e che è per questo che hanno fatto tanta pressione su questa deliberazione.
Per le ragioni prima ricordate e per l'assurdità della situazione, la cosa migliore, oggi, sarebbe che i Capigruppo di maggioranza si alzassero annunciando l'avvenuta discussione, il ritiro del provvedimento l'applicazione di quelle parti di deliberazione che possono essere immediatamente applicabili, la presentazione in Commissione, da lunedì, di nuove proposte di legge e ulteriori provvedimenti, più urgenti e facilmente realizzabili.
Se non si fa questo, avremo nel corso della discussione successiva, senza arrivare ad atteggiamenti che prevarichino gli indirizzi delle maggioranze ad una discussione approfondita.
Secondo me, la denuncia di quanto sta avvenendo, la denuncia del prezzo politico che si paga ad una forza politica (che, tra l'altro, continua anche in quest'aula, a rivendicare dei progetti secessionisti) va esplicitata.
E' bene che anche la stampa, i giornali, i media prestino attenzione, più che all'aspetto esteriore, ai contenuti del referendum, affinché il proseguimento della discussione offra ulteriori chiarimenti. A meno che ripeto, - cosa che sarebbe accolta molto favorevolmente da parte nostra non ci sia il ritiro di una delibera che ormai non sta in piedi e non ha senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.
DUTTO Desidero intervenire per fatto personale.



PRESIDENTE

Collega Dutto, se lei ritiene, io non le nego la parola; però mi permetto di ritenere che il riferimento fosse all'intervento e non ad un fatto personale.
Ad ogni modo, la parola al Consigliere Dutto per fatto personale, che, a mio parere, non sussiste.
DUTTO Sarò rapidissimo. Non sono stato offeso, ma sono state fatte delle dichiarazioni che non corrispondono al vero. Nel dibattito di martedì scorso, io ho fatto ben presente di seguire il programma della Lega, che è il programma federalista, ben conosciuto a tutti e l'accordo con il Polo con la Casa delle Libertà.
Il fatto che io abbia detto "la secessione mi è rimasta nel cuore" è una questione del tutto personale ed era seguita da una battuta diretta proprio ai colleghi della sinistra, ai quali ho detto: "Sono sicuro che anche molti di voi sono rimasti comunisti nel cuore".
Pertanto, la questione è, secondo me, completamente diversa da quanto prospettata in questo momento dal collega Papandrea e non c'è nessun motivo dei timori che lui ha prospettato; per cui i colleghi possono stare tranquilli.



PRESIDENTE

Collega Dutto, poiché io ero da quella parte ricordo che lei si è rivolto a noi dicendo (come supposizione): "Qualcuno di voi sarà rimasto comunista" ma questa era una sua illazione - "io invece sono rimasto secessionista" (e questa era la sua comunicazione).
Con questo, abbiamo ristabilito la verità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.
CONTU Prendiamo atto che il Consigliere Dutto è un secessionista della prima ora: nel cuore, ma della prima ora.



PRESIDENTE

Mi scusi, il Consigliere Salerno mi fa rilevare che ci sono interventi di due Consiglieri dello stesso Gruppo e che sarebbe meglio alternare. Ciò è dovuto al fatto che, al momento, non ho altro iscrizioni, altrimenti è prassi che la Presidenza cerchi di intercalare gli interventi; a meno che il Consigliere Salerno non voglia intervenire.
Prego, Consigliere Contu.
CONTU La ringrazio di questa cortesia, Presidente, e nel pregare il Consigliere Salerno di accettare la mia confusione mentale, rammento a lui, al Capogruppo Cattaneo e al Presidente Ghigo questo dato: bloccate in aula, ci sono 16 proposte di deliberazione dall'erogazione delle borse di studio agli studenti universitari al piano integrato per le risorse idriche); 7 disegni di legge (uno riguarda l'assestamento di bilancio per il 2000 l'altro il diritto allo studio universitario, tanto per citarne alcuni); ci sono almeno 15 ordini del giorno su temi di estrema attualità (dalle avversità atmosferiche in Piemonte alla questione della flavescenza dorata e chi più ne ha più ne metta), per non parlare di un numero imprecisato di proposte di legge che giacciono in Commissione.
Ciò grazie all'ostruzionismo del centrodestra, perché di questo si tratta: abbiamo un Consiglio regionale che è ostaggio della Lega.
Vorrei porre questa riflessione: da due mesi non facciamo altro che discutere di federalismo, e la cosa che più stupisce in tutta questa vicenda è che Forza Italia, Alleanza Nazionale, il CCD, il CDU, il PS siano totalmente asserviti a questo ricatto.
Vi state rendendo responsabili di un ingorgo istituzionale, di un diniego di un rifiuto del mandato elettivo che vi è stato dato, legittimamente dagli elettori per governare la Regione.
SALERNO (fuori microfono) E allora votiamo.
CONTU Difatti, arrivo a questo, perché qui è il colpo di scena. Il colpo di scena è questo: l'unico atto possibile, l'unico atto di responsabilità, di fronte a spinte come quelle dichiarate, non per questioni di primo amore, dal Consigliere Dutto, ma dalla Lega, sarebbe un atto di dissociazione da parte delle forze che hanno il governo e che hanno la responsabilità di governo in questo paese, in questa Regione. Non ci sono altre strade, non ce ne sono altre; forse, è opportuno lasciare l'approvazione del quesito referendario a tempi migliori.
Tutti gli obiettivi politici che la Lega si era posta li ha raggiunti. Il quesito referendario è stato approvato in Lombardia; i media hanno prestato un'attenzione persino eccessiva di fronte ad un problema che chiaramente ci preoccupa, perché poi, come ha già detto prima il mio Capogruppo, è foriera di spinte che rischiano di alimentare il conflitto fra i territori.
Credo dunque che da parte delle forze più responsabili ci si possa attendere un atto di responsabilità.
Questo Consiglio regionale è sotto sequestro della Lega. Voi vi state assumendo questa responsabilità: da due mesi, parliamo solo di referendum non passa altro provvedimento. Sarebbe invece opportuno pensare che, forse i problemi di questa Regione vengono prima del pagamento di un debito preelettorale contratto dalla Lega con le forze alleate.
Questo è il dato sul quale invitiamo a riflettere il Consiglio regionale! State uccidendo il Consiglio regionale! Il Consiglio regionale non legifera, non ha fatto un solo atto in questi ultimi due mesi; per non parlare, poi, del fatto che, successivo a questo provvedimento, ce n'è un altro (mi riferisco alla proposta di legge n. 102), che, in spregio ad una legge dello Stato, apre ben altre prospettive sulle questioni di compatibilità delle cariche e che sarà motivo di scontro.
E' evidente che, se rispettiamo questo o.d.g., vi state assumendo una grave responsabilità: il Consiglio regionale ostaggio di una forza che esige il pagamento di un debito preelettorale.
Io mi ribello; noi continueremo a presidiare quest'aula perché chiediamo che su ogni progetto di legge, su ogni proposta di deliberazione si apra il dibattito. Oggi noi accettiamo questa sfida.
Siamo in presenza di un atto che modifica sostanzialmente l'impostazione del quesito referendario. Sarebbe opportuno, Presidente, che dall'emendamento, sul quale poi entreremo certamente nel merito, si togliesse la dicitura "sentito il parere dell'VIII Commissione", perch l'emendamento proposto in aula, che è atto possibile, consentito dal Regolamento, non ha avuto questo passaggio: non è stata sentita l'VIII Commissione su questo emendamento che oggi oltre tutto è stato già annunciato e verrà presentato in aula. Quindi stupisce l'atteggiamento di Forza Italia (stupisce perché è la forza di maggioranza relativa che governa) che non consideri ormai estinto questo debito con la Lega.
D'altronde, il quesito è talmente indeterminato, talmente approssimativo che lo sapete bene che potrà incontrare solo il parere contrario della Corte Costituzionale! E' un atto puramente propagandistico, ne siete consapevoli, ed il giudizio della Corte Costituzionale non può essere differente da quello emesso nel 1992 in occasione di un analogo quesito che aveva più o meno le stesse caratteristiche di questo quesito referendario, proposto dalla Regione Veneto.
Se c'è questa consapevolezza e se più che gli accordi politici prevalgono come noi vi invitiamo a fare, gli interessi dei cittadini, gli interessi della Regione, gli interessi degli Enti sottoordinati in questa Regione e quindi si esercita realmente il governo della Regione, allora l'atto conseguente è ritirare il quesito referendario! Accantonatelo! Proponete un'inversione dell'o.d.g.! Passiamo alla discussione dei provvedimenti che più direttamente riguardano i cittadini.
Noi abbiamo guardato con estrema preoccupazione alla manifestazione della Lega davanti al Consiglio regionale. Poi Forza Italia - e io mi appello a questo realismo - è più realista del Re e ha fatto mancare il numero legale in quest'aula e ha fatto trovare deserto il Consiglio regionale. Bisogna dare merito di questo, per cui la platea è stata occupata dal Consigliere Dutto con le sue elucubrazioni - ma mica tanto elucubrazioni! - sul secessionismo. Presidente, questo è il dato: ci stiamo prendendo in giro! Stiamo rinunciando al nostro ruolo! Voi - voi! - state rinunciando al vostro ruolo e ci state trascinando in responsabilità dalle quali noi prendiamo le distanze! Voi vi state assumendo una pesante, gravissima responsabilità dell'inazione legislativa di questa assise.Il quesito - lo abbiamo già detto - è troppo generico; affronta temi che sono già di competenza della Regione; scivola nel ridicolo quando chiede ai cittadini: "diteci se possiamo fare le leggi". Ma guarda un po'! Possiamo fare una legge? La richiesta è ai cittadini: "possiamo fare una legge? Ci date il potere di legiferare?". E' qui il ridicolo di tutta questa vicenda! Ed è evidente che di fronte a tanto affronto al Consiglio regionale noi diciamo: "per favore, cerchiamo di fare chiarezza, interrompiamo questo dibattito e accantoniamo questo provvedimento; forse occorre proprio un atto di responsabilità da parte della maggioranza che governa". Accantonate la discussione di questo provvedimento! Aspettate tempi migliori, perché noi non rinunciamo alla possibilità di discuterlo, sul piano del metodo - lo abbiamo fatto con le pregiudiziali - e sul piano del merito! Allora valutate se volete assumervi ancora queste responsabilità: di aver neutralizzato il Consiglio regionale dalle sue funzioni istituzionali.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Enrico Costa; ne ha facoltà.



COSTA Enrico

Vorrei fare soltanto un breve riferimento all'intervento del Consigliere Contu che mi ha preceduto. Secondo me bisognerebbe cercare di abbassare i toni della discussione. La discussione deve essere pacata, deve essere sugli argomenti, perché quando sento dire in quest'aula che "la maggioranza uccide il Consiglio regionale e che il Consiglio regionale è sotto sequestro di questa maggioranza", che invece esercita legittimamente il suo diritto di portare avanti una proposta che il Consiglio accetta di discutere; applica il Regolamento sul quale ci sarebbe forse da aprire qualche parentesi; consente all'opposizione di fare tutte le sue valutazioni; riprende, risponde, replica a quelle che sono le critiche dei Gruppi di minoranza; ritengo proprio che non siamo assolutamente in un Consiglio regionale sotto sequestro.
Vorrei che dalla Presidenza giungesse anche una presa di posizione nei confronti delle affermazioni del Consigliere Contu, che normalmente è sempre molto pacato, nel momento in cui invece si evidenzia con certe affermazioni.
E' un diritto della maggioranza portare avanti le sue proposte ed è un diritto che è stato sancito dagli elettori, perché il programma della Casa delle Libertà era un programma trasparente; nessuno ha mai nascosto quelle che erano le linee che avremmo portato avanti nel caso di affermazione del Presidente Ghigo e della coalizione.
La richiesta di referendum e l'indicazione delle materie sulle quali il referendum sarebbe andato ad incidere erano chiare nel programma elettorale: chiunque avrebbe potuto valutarlo. Se le forze oggi di opposizione in campagna elettorale non hanno posto l'indice nei confronti di queste valutazioni, probabilmente ritenevano che queste fossero condivise dagli elettori, che forse non era il caso di andarle a toccare troppo.
Voglio spezzare una lancia contro l'inutilità di questo referendum che viene continuamente evidenziata nei discorsi dei Consiglieri del centrosinistra. Non è un referendum inutile; è un referendum che darebbe molta forza a quelle che sono le istanze che si intende portare avanti. Non dimentichiamo che tutte le proposte che vengono dal basso - parlo delle iniziative di legge popolari - oppure quelle che giungono dalle Regioni, al livello parlamentare molto spesso sono state accantonate, non hanno goduto dell'attenzione che meritavano.
Probabilmente una presa di posizione politica così forte di tante Regioni metterà il Parlamento nelle condizioni comunque di essere attento e di valutare nel modo migliore e più approfondito quelle che sono le nostre istanze.
Secondo me, ci deve essere una discussione che sia la più ampia e approfondita possibile, perché sono sicuramente argomenti importanti, per cerchiamo di mettere tra parentesi certe affermazioni che sono forti e rischiano di far salire la tensione in questo Consiglio quando davvero non è il caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Grazie, Presidente.
Se si potesse far precedere all'intervento una sintesi di sei parola direi: il referendum è la secessione nel cuore. Questo è il programma del mio intervento.
Il collega Dutto ha dichiarato a tutti noi di avere la secessione nel cuore. Intanto meglio averla nel cuore che averla nella pancia, e non so se qualcuno abbia anche la secessione nella pancia.
Avere la secessione nel cuore: ma che tipo di cuore è quello che ospita una secessione? Cioè che tipo di cuore è quello di un italiano che, nel 2000, a Torino, in Piemonte, afferma di avere la secessione nel cuore? Vede, Presidente, io sono nato in Piemonte, esattamente nella provincia di Cuneo, da un genitore che piemontese non è. Devo dire che questa parola usata oggi, nel 2000, in Piemonte, nella città di Torino, trovo sia una parola con poco cuore al proprio interno.
Non so questo nostro Paese, questo nostro Piemonte e questa nostra città: secessione. Ma come? Ritengo che la mia generazione, quella nata durante la guerra, se un processo ha visto svolgersi, dagli anni del dopoguerra ad oggi, economico, sociale, di testa e di cuore, si è trattato di un processo che, per tutti questi aspetti, dalla testa al cuore, ha percorso una strada esattamente opposta a quella della secessione.
Ho vissuto in Piemonte i miei primi anni in presenza di un'Italia che mescolava fortemente le proprie popolazioni. E mescolando le popolazioni mescolava le culture, gli stili di vita e i modi di vivere. Ho vissuto, sia pure da ragazzo, questa mescolanza iniziale come una mescolanza che dava luogo a contrasti, ad attriti e che faceva emergere pregiudizi.
Devo dire che questa società, in Piemonte, qui a Torino, è molto più coesa e più italiana oggi e che cinquant'anni fa. Il conoscersi, l'aver avuto questi apporti di persone provenienti da altre regioni d'Italia - regioni che hanno caratteristiche economiche, sociali e di organizzazione diverse fra loro - non ha contribuito a farci fare dei passi avanti nell'idea nella coscienza e nel cuore di ciascuno di noi come italiani? Posso dire che mi sento più italiano oggi che non quand'ero ragazzo. Mi sento più italiano nel senso che ho conosciuto l'Italia, i suoi valori e le sue differenze. Le ho conosciute perché qua a Torino, ma credo in tutto il Piemonte, abbiamo avuto l'avventura di poterci incontrare, di poter mescolare e far crescere queste differenze.
Dove sta la secessione in tutto questo? Dove la vedo? Che cuore c'è dentro la parola "secessione" pronunciata adesso? Mi ricordo che negli anni Cinquanta, nel quartiere in cui tuttora vivo, vi erano le scritte "Non si affitta ai meridionali", c'erano i cartelli "Non si affitta ai meridionali". Allora sicuramente la secessione non la nominava nessuno, ma là sì che vi era un elemento di separazione e di rifiuto sbagliato. Oggi quell'elemento non c'è più, ma c'è qualcuno che afferma: "Ma io ho la secessione nel cuore". Chissà cosa aveva allora! Chissà cosa avevi nel cuore allora, collega Dutto, negli anni Cinquanta o Sessanta! Questa parola, che trovo stonata e preoccupante, mi pare che confligga con la nostra realtà, che è una realtà di maggiore unità della nostra popolazione.
Ciò premesso, la secessione non mi sembra abbia nulla a che spartire con questo referendum, anche perché questa deliberazione sullo stesso è sicuramente illegittima e sono dispiaciuto che, a tal proposito, non ho sentito da alcuno un argomento che contrastasse questo fatto.
E' illegittima per tre livelli: è contro la Costituzione, perché è un referendum su materia non regionale; è contro lo Statuto, perché lo stesso prevede la necessità di una legge applicativa, che non c'è; è contro la stessa invocata legge applicativa per analogia, perché non segue i percorsi che quella legge prevedeva. Quindi ha tre livelli di illegittimità, sui quali, tuttavia, nessuno ha avuto nemmeno la cortesia di replicare.
La deliberazione, a mio giudizio, ha anche altri difetti, ma questi magari, li solleverò nella dichiarazione di voto.
Esprimo, quindi, un giudizio negativo sulla deliberazione iniziale sull'emendamento presentato dall'Assessore Vaglio tempo fa e sull'emendamento sostitutivo presentato dai Gruppi di maggioranza che, dal mio punto di vista, non cambiano, semmai peggiorano ulteriormente il significato, il senso e l'insensatezza di tutta questa deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.
MARCENARO Siccome a questa deliberazione è stata riconosciuta una straordinaria importanza, trovo impresentabile che questa discussione avvenga con solo undici o dodici Consiglieri della maggioranza presenti in aula.
Per questo motivo, la prego di verificare il numero legale.
CHIEZZI (fuori microfono) Mi associo.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale, come richiesto dai Consiglieri Marcenaro, Papandrea e Chiezzi.



(Il Vicepresidente Riba effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n. 31 Consiglieri ed in congedo n. 4 Consiglieri.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento proposta di deliberazione n. 31: "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.
GHIGLIA Ringrazio il collega Marcenaro per avermi procurato il pubblico! Presidente, le devo dire una cosa: io sono la testimonianza vivente di non essere un ostaggio! Se sono un ostaggio, visto il sovrappeso, vuol dire che mi trattano molto bene, quindi vorrei rassicurare i colleghi dell'opposizione che sono intervenuti...
PAPANDREA E' la sindrome di Stoccolma! GHIGLIA Non mi sono ancora innamorato di Dutto; quando mi innamorerò di Dutto, sarà sindrome di Stoccolma! Per il momento non mi sono ancora innamorato, quindi non sono ostaggio, non ho legacci, non ho catene, e - come diceva anche il collega Costa - questo non è un problema della Lega, ma è un problema della maggioranza.
Questa maggioranza aveva previsto, nel proprio programma elettorale, il referendum consultivo regionale e pertanto non fa altro che portare avanti un punto programmatico.
So che altre coalizioni hanno avuto qualche difficoltà in più, perch forse, pur essendosi alleate per una semplice sfida o tentativo di raggiungere il potere, hanno bypassato alcuni punti programmatici come, ad esempio, l'alta capacità.
Questi fatti non hanno mai importanza, però, per puro caso, Rifondazione Comunista era e credo rimanga contraria, salvo che all'ultimo momento anche questa non diventi un'abiura di cuore o di sentimento, rispetto ad una posizione di potere e non più politica.
Noi, che siamo persone serie ed una coalizione stabile - piaccia o no quando facciamo un accordo politico, lo rispettiamo e lo portiamo avanti.
Quindi, non ci sono ostaggi né questo Consiglio regionale è ostaggio di un partito. In Commissione ci viviamo tutti, tutti i giorni, e credo proprio che non si possa parlare di una maggioranza che osteggia se stessa, ma non è questa la materia del contendere.
Riguardo al cuore del collega Dutto, sinceramente nella vita ho parlato di molti argomenti, forse troppo spesso a sproposito, e vorrei evitare di parlare del cuore di Dutto, che mi auguro peraltro sia in ottime condizioni, per l'oggi e per il domani.
Posso tranquillamente dire che del cuore di Dutto me ne frego e se ne frega anche il mio partito, nel senso che dei suoi battiti, che sono sicuramente da ciclista, se ne occuperanno fra 200 anni eminenti studiosi e non l'aula del Consiglio regionale né sicuramente il partito di Alleanza Nazionale.
Anche perché i colleghi della Lega, con i quali abbiamo concordato un quesito referendario, voteranno il riconoscimento dell'unità nazionale.
Il collega Dutto - che oggi è diventato un simbolo - che è uomo di cuore ma che è anche uomo di testa e uomo d'onore, i patti li rispetta e, quando ci sarà da votare il riconoscimento dell'unità nazionale, sicuramente non si tirerà indietro: lascerà i propri sogni in un cassetto e voterà con la ragione e per l'unità, non per la divisione e neanche per quelli che sono i suoi desideri e sentimenti.
Nella vita, così come nei rapporti di coppia, c'è anche il momento delle scelte razionali: c'è il cuore e c'è la testa. Oggi sicuramente useremo la testa...



(Commenti, fuori microfono da parte del Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

GHIGLIA



PRESIDENTE

Presidente, garantisca il mio diritto di parlare, perché i comunisti mi disturbano! Quando vengo disturbato dai comunisti, non è che sia infastidito, perché i comunisti disturbano la storia universale da quasi un secolo, però il loro chiacchiericcio continuo mi impedisce di fare un ragionamento compiuto.
Contraccambierei volentieri il modesto disturbo che arrecano a me, con il disturbo che continuano a dare a tanti popoli e Paesi! Ma lasciamo stare mi tengo il mio fastidio e loro, purtroppo, si dovranno tenere il loro! Al di là delle questioni medico-legali o di medicina del lavoro che interessano gli organi singoli del corpo umano o delle persone.
Consideriamo questo referendum consultivo assolutamente essenziale e sostanziale.
Posso dirvi il motivo per cui questo convincimento si è ulteriormente radicato all'interno del nostro Gruppo politico? Il voto della settimana scorsa del Parlamento nazionale: una vergognosa manifestazione di assenteismo e menefreghismo politico. In Parlamento al momento della votazione sull'autonomia fiscale delle Regioni erano presenti, tra maggioranza ed opposizione, 340 deputati su 630 (quindi poco più della metà). Questo vuol dire che al Parlamento nazionale e, cari amici del centrosinistra, al Governo, del Federalismo e delle riforme vere non frega niente a nessuno. Questa assenza in aula ha dimostrato che la maggioranza non è riuscita ad arrivare alla seconda lettura e portare a casa il risultato, e la minoranza, in quel caso il centrodestra, consapevole di questo, non ha dato il suo contributo: atteggiamento sbagliato da entrambe le parti.
Ecco perché sono importanti i referendum popolari delle Regioni: il Parlamento centrale ha dimostrato tutta la sua pigrizia e il suo disinteresse rispetto alle riforme federali dello Stato. Questa è la verità basata esclusivamente sui fatti.
Siamo assolutamente convinti che soltanto la spinta propulsiva di un voto popolare, che attendiamo positivo e abbiamo ottimi motivi per ritenerlo tale, possa costringere o convincere il Parlamento di oggi, ma anche quello di domani, che il Federalismo non è soltanto un'esigenza, ma una necessità che la devoluzione di determinate competenze dallo Stato alle Regioni è indispensabile per una questione economica, per una questione di razionalità, per una questione di organizzazione e per consentire di dare risposte migliori alle domande che vengono dal territorio.
E' questo l'aspetto che ci ha convinto, e ci convince fortemente, a voler questo referendum consultivo, con tutte le garanzie che abbiamo dato in questi mesi, in queste settimane, anche alla minoranza che spesso ha sollevato questioni di merito, ma, altrettanto spesso, questioni di ostruzionismo. Ho sentito delle cose inenarrabili e irripetibili su questo referendum. Mantengo questa posizione perché auspico che il clima sia costruttivo, non possiamo cambiare tutti idea.
Il centrosinistra continua ad essere statalista e centralista e lo ha dimostrato con posizioni non sempre sostenute da considerazioni di sostanza, come quelle che in seguito sono state costruite.
Sulla costituzionalità, o presunta incostituzionalità. Noi siamo un'assemblea legislativa che rivendica un maggior potere rispetto allo Stato, che rivendica un'autonomia di pensiero e quindi un'autonomia decisionale, questa assemblea legislativa deve avere il coraggio, se tutti crediamo nel federalismo, di esprimersi su un quesito anche se lo ritiene border line rispetto alla sua costituzionalità. Saranno altri organi dello Stato che dovranno risolvere eventuali eccezioni riguardo a questo tema non siamo certo noi in grado di dipanare questa matassa.
Non siamo ostaggi di nessuno, questa maggioranza politica è stata convinta e non costretta della volontà del referendum, e su questo referendum vogliamo proseguire con convinzione e con celerità consentita dalle famose regole spesso inapplicate in Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.
CATTANEO Dal dibattito della scorsa seduta e nella mattinata di oggi, sono emersi elementi non dico per aprire una polemica, ma certamente per ravvivare il dibattito. Mi impegnerò ad evitare di far polemica, chi mi conosce sa che questa non fa parte del mio stile e della mia cultura politica. In alcuni casi non farò riferimenti specifici mentre in altri sì, ma non posso non portare all'attenzione del Consiglio alcune precisazioni e considerazioni che danno l'altra versione della storia rispetto a chi ha voluto raccontare una storia dando a questa maggioranza, in particolare al Gruppo che presiedo, alcune responsabilità e considerazioni, che, a nostro giudizio sono inaccettabili.
Comincerò da una parte estremamente politica, cioè dal giudizio politico di questo provvedimento. Il Consiglio regionale si sta accingendo ad approvare un importante provvedimento: la delibera sul quesito del referendum. Il giudizio politico di questa maggioranza e del Gruppo di Forza Italia è estremamente positivo ed è già stato dato, in parte, anche dagli elettori.
Voglio fare un prima considerazione. Nella scorsa seduta si è detto: è un provvedimento politico-propagandistico, una carta di credito, un punto programmatico imposto dalla Lega. Si è detto anche è una necessità della Lega, quindi la maggioranza è ostaggio della Lega, e deve "smazzarsi" (consentitemi questo termine) questo provvedimento altrimenti la coalizione è in pericolo. No, signori! Questo è un punto politico importante da cui è nata una coalizione politica nuova, formata dal Polo delle Libertà e dalla Lega Nord che hanno dato vita alla Casa delle Libertà. La Casa delle Libertà è una coalizione che ha vinto lo scorso 16 aprile le elezioni nelle regioni del nord (nessuno più di chi le ha perse lo può ben ricordare); è un punto politico programmatico di questa maggioranza, del Presidente Ghigo.
L'atto che la maggioranza pone all'attenzione del Consiglio regionale quest'oggi (giusto o sbagliato, ognuno ha il suo punto di vista) è senz'altro coerente sotto l'aspetto politico e programmatico, è coerente con quello che abbiamo detto agli elettori in campagna elettorale: la coerenza è un valore nel merito e nel metodo, per tutti.
Consentitemi una precisazione sulla questione della data. Sono due mesi che stiamo discutendo in Consiglio Regionale relativamente al referendum.
Atteso che il Consiglio Regionale, dopo una pausa di 44 giorni, ha ripreso il 12 settembre e atteso che oggi è il 3 ottobre e che il mese di settembre è formato da 30 giorni, facendo la somma ,18 più 3 fa 21; se comprendiamo sabato e domenica, sono in tutto tre settimane. Vogliamo conteggiare anche quei quattro, cinque giorni, di discussione - il giorno 7 settembre abbiamo iniziato la discussione in Commissione - totale sono 26 giorni e non 61.
Cominciamo a dire le cose come stanno! Non sono due mesi che si discute di questo provvedimento; se poi qualcuno sostiene che sono due mesi che se ne parla, perché gli organi di informazione, quindi i giornali e i telegiornali prestano attenzione a questo provvedimento, sono d'accordo.
Si deve dire la verità, perché deve emergere la verità, soprattutto quando siamo attori di questa verità. Ripeto, sono 21 giorni, compreso il sabato e domenica, che si sta parlando di questo argomento.
Per quanto riguarda la questione della data noi non abbiamo assunto alcun impegno, né pubblico né privato né istituzionale, di non svolgere il referendum in concomitanza con le elezioni politiche. A fronte di considerazioni nate in organismi istituzionali, Conferenza dei Capigruppo VII e VIII Commissione, Consiglio regionale, abbiamo assunto formale impegno a determinare, per incompatibilità o per fissazione di data all'interno della legge attuativa, la data del referendum.
Questa sarà una battaglia che faremo combatteremo - può darsi che, invece ci metteremo d'accordo - quando discuteremo la legge attuativa per lo svolgimento del referendum.
Colgo l'occasione per fare un'ulteriore precisazione: noi siamo determinati affinché il referendum si svolga. Noi assumeremo, sia nella proposta di legge costituzionale, sia nella legge attuativa, un impegno forte, ci confronteremo: vogliamo che il referendum si svolga.
Vogliamo che venga indetto per la data che decideremo secondo gli impegni che ci assumeremo.
Siamo convinti che, qualora il referendum dovesse essere indetto in una data diversa dalle elezioni politiche, comunque ci sarà una grande partecipazione popolare. Si tratta di un tema fortemente sentito dalla comunità piemontese. Non siamo spaventati dall'opportunità che il referendum non si dovesse svolgere in concomitanza con le elezioni politiche, ma diciamo subito che una delle accuse - fatte soprattutto in Commissione e in alcune sedute di Consiglio, all'inizio di questa discussione - mosse alla maggioranza è stata la seguente: se volete fare questo referendum, sappiate che questo referendum costerà trenta/quaranta miliardi (non so se le cifre corrispondono al vero); trenta/quaranta miliardi che si spenderanno per lo svolgimento di una consultazione referendaria e che non potranno essere spesi per il Piemonte.
Chi sostiene che non si possa svolgere il referendum in contemporanea alle elezioni politiche deve sapere, da subito, che, qualora questo referendum non ci sarà, questo referendum costerà e se ne dovrà quindi assumere almeno per quota parte, la responsabilità.
Questa delibera non indice un referendum. La delibera in esame pone all'attenzione del Consiglio regionale l'approvazione del quesito referendario che noi riteniamo essere un quesito referendario utile; un quesito referendario corposo che chiede, di fatto, ai cittadini piemontesi se vogliono il trasferimento alla Regione Piemonte di funzioni che oggi sono mantenute in capo allo Stato centrale. Materie, a nostro giudizio estremamente importanti e significative per dare l'avvio al federalismo. Le materie in oggetto sono: la sanità, la polizia locale, l'organizzazione scolastica e la Formazione professionale.
Noi, oggi, ci troviamo in Consiglio regionale non per caso. E' stato ricordato sia dal sottoscritto, quando ha illustrato l'emendamento, il cosiddetto emendamento sostitutivo, sia dal Consigliere Marcenaro lo scorso Consiglio regionale, perché abbiamo fatto un accordo. L'accordo è di approvare, entro la giornata di oggi, anzi in un momento di ottimismo è stato detto anche entro le ore 13, la delibera.
Oggi i lavori del Consiglio sono iniziati tardi, nel frattempo si è anche tenuta una Conferenza dei Capigruppo, probabilmente entro le ore 13 non sarà possibile, ma credo che, se vogliamo essere seri, il Consiglio regionale potrà approvare la delibera entro la giornata di oggi. Gli accordi si rispettano! Noi siamo qui per rispettare accordi e parole e siamo certi che, chi è stato attore di questo accordo, e quindi le parti politiche che hanno sostenuto l'accordo, intendano rispettarlo.
Qualcuno potrebbe obiettare che non tutti hanno sottoscritto l'accordo.
Certo è così.
Non mi sembra di aver ascoltato delle precisazioni tali che potessero mettere in dubbio l'approvazione in Consiglio della delibera in oggetto.
Mi sembra, invece, che sono stati annunciati, se non addirittura presentati, alcune decine di emendamenti. Questo atteggiamento, lo dico con grande serenità, mi preoccupa. Mi auguro che la serietà dei Gruppi che hanno sostenuto questo accordo possa contribuire a raggiungere il fine che ci siamo posti, quindi di poter "concedere" (passatemi il termine) alla maggioranza di approvare il proprio provvedimento.
Al Consigliere Contu devo fare alcune precisazioni. Anzitutto ci si scandalizza che sono giacenti dei provvedimenti importanti, e, in queste giornate di Consiglio, abbiamo parlato prettamente della delibera inerente il referendum. Consigliere Contu, deve sapere che proprio il suo Gruppo ha presentato degli emendamenti che potrebbero, di fatto, rallentare i lavori.
Quindi, se si vuole essere coerenti, visto che ormai l'accordo c'è e i numeri sono scontati, bisogna poi assumere dei comportamenti coerenti.
Credo, e non penso di ricordare male, che il Consigliere Contu, che reclama che non c'è spazio per l'approvazione di altre leggi, ad oggi non abbia presentato alcun progetto di legge.
Mi avvio alla conclusione. Mi rivolgo sempre al Consigliere Contu. E' stato detto che questa maggioranza, nella fattispecie quest'oggi, porrà all'attenzione del Consiglio regionale un provvedimento in "spregio" alla legge dello Stato.
La precisazione la devo fare quasi per dovere d'ufficio.
Consigliere Contu, il collega Costa del mio Gruppo, l'ha invita ad abbassare il tono.
Consigliere Contu, le restituisco la battuta della giacca: lei oggi ha una giacca verde, è casuale che sia dello stesso colore della cravatta di Dutto? Magari, nel suo inconscio, si sta avvicinando a posizioni più federaliste! Prima di abbassare il tono bisogna anche a volte avere umiltà. Io questa umiltà cerco di averla sempre considerando bene le parole che si dicono all'interno di questo Consiglio.
Vede, Consigliere Contu, il provvedimento n. 102 oggi all'attenzione del Consiglio regionale è costituzionale. La legge costituzionale n. 1/99 all'art. 122 determina che le incompatibilità dei Consiglieri regionali devono essere disciplinate con leggi della Regione. Il PDL 102 questo tratta. L'unica accusa che lei può farci è quella di essere stati particolarmente solerti; ad oggi la tempestività, per fortuna, non è un reato contemplato dal nostro Codice Penale.



PRESIDENTE

Consigliere Giordano, siamo ancora in fase di discussione generale, e lei è già intervenuto. Se lo desidera, potrà parlare per dichiarazione di voto.
Il Consigliere Chiezzi ha presentato i seguenti subemendamenti: 1 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 1 della Costituzione".
2 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 2 della Costituzione".
3 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 3 della Costituzione".
4 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 5 della Costituzione".
5 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 32 della Costituzione".
6 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 33 della Costituzione".
7 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 35 della Costituzione".
8 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 38 della Costituzione".
9 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 54 della Costituzione".
10 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 120 della Costituzione".
11 sub) dopo le parole "Il Consiglio regionale" viene aggiunta la seguente frase: "visto l'art. 129 della Costituzione".
12 sub) la frase "visti gli artt. 17, 48, 53, 60 e 64 dello Statuto" viene sostituita dalla seguente: "visti gli artt. 17, 48, 53, 60, 61 e 64 dello Statuto".
Com'è noto all'Assemblea alcuni Capigruppo hanno presentato un emendamento interamente sostituivo del testo originario della deliberazione. Su questo emendamento sostitutivo sono pervenuti alla Presidenza alcuni subemendamenti.
Iniziamo la discussione seguendo l'ordine di priorità di presentazione in rapporto al testo del provvedimento. Cominciamo quindi con l'esame di alcuni emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



(Commento del Consigliere Contu fuori microfono)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per una questione procedurale.
CONTU Presidente, prima di illustrarli sarebbe opportuno che gli emendamenti in esame fossero distribuiti ai Consiglieri.
Dobbiamo poterli vedere prima perché, al di là dell'illustrazione...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, li stiamo distribuendo.
Consigliere Chiezzi, a lei la parola.
CHIEZZI Presidente, la richiesta del Consigliere Contu, di poter disporre degli emendamenti mi sembra giusta, e sono d'accordo a che si aspetti che vengano consegnati ai colleghi prima di illustrarli.
Presidente, gli emendamenti sono undici: se crede, posso illustrarli uno per uno. Essi nascono dal fatto che ritengo opportuno inserire in deliberazione la citazione di questi articoli della Costituzione. Ora però, non so bene a chi devo rivolgermi: il primo firmatario di questo emendamento sostitutivo è il Consigliere Angeleri. Vorrei avere la possibilità di avere un interlocutore principale, un primo firmatario di questo subemendamento. Non è detto, infatti, che queste citazioni di articoli della Costituzione non possano essere tutte accettate, o non è detto che il primo firmatario (sia il Consigliere Angeleri o qualche altro collega) non ne accetti che alcune. E' chiaro che gli emendamenti, dal mio punto di vista, sono stati presentati uno per uno nella speranza che siano accolti. Ma se il primo firmatario dicesse che le citazioni sono tutte accolte, possiamo considerare già finito il loro esame! Presidente, ho approfittato della pausa della distribuzione delle fotocopie per esporre questo problema e cercare di agevolare la velocità dei nostri lavori.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, ha finito l'illustrazione? CHIEZZI No, io non ho fatto l'illustrazione, ho fatto solo una citazione procedurale. Ho chiesto chi sia il primo firmatario dell'emendamento sostitutivo per chiedergli se - vista la citazione degli undici articoli della Costituzione - non intenda accoglierli tutti. Se così non fosse comincio ad illustrare il primo emendamento.



PRESIDENTE

Consigliere Cattaneo, dichiara lei se gli emendamenti vengono accettati o meno? Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio, ne ha facoltà.
RIGGIO Presidente, ho chiesto la parola solo per dirle che avrei piacere di avere di nuovo i Consiglieri della maggioranza in aula!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea, ne ha facoltà.
PAPANDREA Noi avevamo una deliberazione della Giunta regionale ma adesso, da quanto posso capire, questa deliberazione originale della Giunta non c'è più. Per questo chiedo: dal momento che la Giunta non ha più una sua deliberazione dobbiamo ritenere che i nostri interlocutori siano i firmatari dell'emendamento sostitutivo? Siamo di fronte ad un provvedimento che in origine era della Giunta. Adesso, vorremmo capire con chi dobbiamo interloquire nel momento in cui presentiamo gli emendamenti! Vorremmo capire, a questo punto, se la Giunta non ha più un suo ruolo nel dibattito affidandolo al Consiglio.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Papandrea, per il suo intervento. Le ricordo però, che questo punto è già stato chiarito nell'ultima seduta di Consiglio, tant'è che è stato distribuito il subemendamento...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

C'è un emendamento sostitutivo a firma di tutti i Capigruppo di maggioranza. Quindi, il testo dell'emendamento sostituisce l'emendamento della Giunta. Il provvedimento che discutiamo è un emendamento sostitutivo a firma dei Capigruppo di maggioranza...



(Commenti dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro, ne ha facoltà.
MARCENARO Presidente, ho chiesto la parola per avere una precisazione sull'ordine dei lavori. Noi adesso discutiamo la deliberazione della Giunta: quando sarà stato approvato l'emendamento sostitutivo, sarà come lei dice, ma fino ad adesso è un emendamento uguale a tutti gli altri. Quindi, noi stiamo discutendo la deliberazione n. 31...



PRESIDENTE

Ha ragione, Consigliere Marcenaro. Soltanto per comodità...



(Commenti dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Certo, è così. Quindi, Consigliere Chiezzi, il problema posto dal suo intervento può già considerarsi superato: sui suoi emendamenti la Giunta darà il suo parere.
Ho commesso un errore procedurale: lo riconosco. La Giunta darà di volta in volta il suo parere. Prego, proceda all'illustrazione. Grazie.
CHIEZZI Sempre per sveltire i lavori, chiedo alla Giunta se accoglie i miei emendamenti. Se gli accoglie, si può procedere in un modo - e vorrei avere un cenno - ma se non gli accoglie procediamo in altro modo, e io comincio ad illustrare il primo emendamento. Solo questo. Si tratta di una citazione di articoli della Costituzione. Se la Giunta li accoglie, sono undici emendamenti in meno di cui parlare.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Poiché la Giunta è stata chiamata in causa, a suo nome ritengo di poter dire che gli emendamenti non sono accettabili: obiettivamente, dal nostro punto di vista, tutti i riferimenti agli articoli della Costituzione sono superflui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Mi dispiace molto, Presidente Ghigo. Non mi aspettavo che lei fosse così ostile alla citazione degli articoli della Costituzione. E' una scelta che non mi aspettavo, e mi dispiace perché dovrò illustrare 11 emendamenti cosa che sinceramente speravo di non dover fare.
Mi stupisce tanto più - ma fino a un certo punto - quando a dire queste cose è il Presidente della Regione Ghigo, che è anche Presidente dei Presidenti delle Regioni e che, lavorando con due vestiti, porta due vestiti parecchio diversi l'uno dall'altro. Forse da Presidente dei Presidenti gli articoli della Costituzione li avrebbe anche citati, ma qui da Presidente della Regione Piemonte, dice che non vanno citati.
Io, invece, Presidente Ghigo, penso che - e questo è il primo emendamento proprio in una delibera di questo genere sarebbe utile richiamare - non in forma burocratica, ma per i contenuti che hanno - alcuni articoli della Costituzione, in quanto fornirebbero una cornice più chiara anche al procedimento e al contenuto referendario, che tutti i colleghi di minoranza hanno detto essere un contenuto molto generico, molto slabbrato - lasciamo stare l'illegittimità.
Se citiamo degli articoli della Costituzione, rendiamo anche lo stesso quesito inserito in un quadro di riferimento che può aiutare tutti quanti ad ancorare il quesito a ragioni di costituzionalità.
Allora, la prima citazione è quella dell'art. 1, in cui si richiama un concetto che è un concetto importante per questa delibera, e cioè che la sovranità - qui riferita al popolo - viene esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Dato che questo quesito referendario, a parere del sottoscritto e non solo non sta o non starebbe nei limiti della Costituzione, penso che l'inserimento di questo riferimento possa aiutare chi esaminerà questa deliberazione a decidere se sia legittima o illegittima. A mio modo di vedere, è illegittima, però questo emendamento viene sostenuto dall'utilità di un richiamo al limite della Costituzione come limite valido per tutti (cittadini, popolo, Enti locali, legislatore regionale).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.
CONTU Io, Presidente e Consiglieri della maggioranza, chiedo un'interruzione dei lavori, perché devo convenire su un aspetto, ovvero che il richiamo alla Costituzione - che per di più è all'art. 1 - è un richiamo fondato e paradossalmente viene incontro a chi sostiene la necessità del referendum.
Il collega Chiezzi ha citato l'articolo - tutti conosciamo la Costituzione che dice: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro", e questa è la premessa. Ma c'è il secondo aspetto: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
Affermare questo vuol dire restituire sovranità al popolo; restituire sovranità al popolo vuol dire dare la possibilità ai cittadini di esprimere le proprie opinioni, i propri pareri, di esercitarla anche attraverso la forma del referendum consultivo.
E' paradossale: questa proposta di emendamento sostiene l'opportunità del referendum. Però c'è un secondo passaggio nell'art. 1, che impone una pausa di riflessione: questo diritto va esercitato "nelle forme e nei limiti della Costituzione". Forse era questo il trabocchetto dell'emendamento, e allora mi devo ricredere: bene ha fatto il Presidente Ghigo a dire che non lo accetta, perché paradossalmente sarebbe un'accettazione da parte del Presidente della Regione dell'incostituzionalità del provvedimento che si va a discutere.
"Nelle forme e nei limiti della Costituzione": non accettare questo vuol dire sostanzialmente affermare altra cosa, affermare che il referendum è incostituzionale, perché si parla di esercizio di sovranità del popolo.
Riesco a comprendere bene e meglio la dialettica che si sta instaurando.
Oggi la maggioranza si rifiuta di accettare un emendamento che sostanzialmente afferma che la sovranità del popolo si esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Presidente Cattaneo, è un fatto nuovo, mi stupisce che non vi siate sentiti prima con il Presidente Ghigo, perché le dichiarazioni che facciamo restano agli atti. E' evidente che su un provvedimento come questo credo che neanche il centrosinistra abbia preso accordi e non sarà sottoposto a una fila di ricorsi amministrativi nelle sedi giurisdizionali competenti sulla legittimità o meno dell'atto.
Personalmente credo che il dibattito che oggi stiamo facendo su questo punto può essere il primo tassello, cioè un Consiglio regionale, la figura più autorevole del governo regionale, dice: "No, la sovranità del popolo non va esercitata nei limiti della Costituzione, bisogna andare oltre bisogna fare qualcosa che consenta quell'operazione cosiddetta di devoluzione". Poi sul termine "devoluzione" magari torneremo nella discussione successiva, perché è un termine difficile; io ho provato a studiarlo sui vari vocabolari e ci sarebbe da fare un dibattito.
"Tanto i problemi dei cittadini possono aspettare", ci ha detto prima il Consigliere Cattaneo, "perché prima vengono gli accordi politici". I problemi dei cittadini non sono all'ordine del giorno; adesso all'ordine del giorno c'è un altro problema politico.
Io ho compreso bene e devo dire, a nome del nostro Gruppo, che siamo abbastanza stupiti dalla posizione espressa dal Presidente in relazione al richiamo ad un articolo della Costituzione.



PRESIDENTE

Ci sono dichiarazioni di voto sul primo subemendamento? Prego, Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Non intendo svolgere una dichiarazione di voto, ma segnalare che vedo presenti in aula solo 17 Consiglieri di maggioranza.



PRESIDENTE

Certamente, in fase di votazione faremo la verifica del numero legale.
PAPANDREA Prima della votazione, perché io intendo votare l'emendamento, ma alla verifica del numero legale, ovviamente, non partecipo.



PRESIDENTE

Allora la verifica del numero legale la facciamo un momento prima della votazione.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.
CHIEZZI No, io non faccio la dichiarazione di voto, Presidente, però vorrei la verifica del numero legale.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n. 30 Consiglieri e in congedo 4 Consiglieri.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 31: "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto"


PRESIDENTE

13 sub) subemendamento soppressivo presentato dal Consigliere Cattaneo: premessa: sopprimere "l'art. 123 della Costituzione" e inserire "la Costituzione repubblicana" CATTANEO Vorrei fare una proposta a fronte della discussione del primo emendamento a firma del Consigliere Chiezzi.
Gli emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi che fanno riferimento a precisi articoli della Costituzione repubblicana potrebbero essere - a fronte anche di un riferimento specifico all'art. 123 nell'emendamento sostitutivo a iniziativa dei Capigruppo di maggioranza - ricompresi in un riferimento generale alla Costituzione repubblicana. Propongo quindi di sostituire "visto l'art. 123 della Costituzione" con "vista la Costituzione della Repubblica italiana", in modo che ricomprendiamo tutti gli articoli il n. 123, quelli proposti da Chiezzi ed anche quelli che magari ci potevamo dimenticare, che certamente saranno oggetto di chi, su eventuali ricorsi, dovrà avere riferimento. Visto che il Consigliere Chiezzi prima faceva riferimento palese alla Corte Costituzionale, non vorrei che magari ci si dimenticasse di vedere qualche articolo, per cui facendo riferimento complessivamente alla Costituzione siamo più tranquilli.
Visto che ci troviamo di fronte - a nostro giudizio e non a caso anche il Presidente della Giunta l'ha detto - alla presentazione di un numero di subemendamenti abbastanza strumentali, non me ne voglia il Consigliere Chiezzi, fare un riferimento complessivo a tutta la Costituzione ci rende tutti più tranquilli e credo che il Consigliere Chiezzi possa essere anche soddisfatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Nel più sta il meno; grazie.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione il subemendamento soppressivo proposto dal Consigliere Cattaneo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli (un Consigliere non partecipa alla votazione) .
Gli altri subemendamenti (da l n. 1 sub al n. 11 sub) presentati dal Consigliere Chiezzi si intendono superati dall'accoglimento del subemendamento 13 sub).
12 sub) subemendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: la frase "visti gli artt. 17, 48, 53, 60 e 64 dello Statuto" viene sostituita dalla seguente "visti gli artt. 17, 48, 53, 60, 61 e 64 dello Statuto".
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Spero che il Presidente Ghigo accolga questo subemendamento; essendo l'estensore della deliberazione spero lo accolga.
MARCENARO E' richiamato in delibera.



PRESIDENTE

Sì, è vero, è richiamato al punto 3) della delibera.
CHIEZZI L'ho citato proprio per quello: è in delibera!



PRESIDENTE

Presidente Ghigo, è d'accordo? GHIGO, Presidente della Giunta regionale Sì, la Giunta accetta l'emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
14 sub) subemendamento all'emendamento interamente sostitutivo della deliberazione presentato dal Consigliere Cattaneo, presentato dai Consiglieri Marcenaro, Moricone, Chiezzi, Giordano e Saitta: subemendamento soppressivo comma 1, emendamento sostitutivo pdcr n. 31 presentato dal Consigliere Cattaneo e altri.
14 sub a) subemendamento a firma dei Consiglieri Papandrea e Contu: Sopprimere tutto il comma 1.
La parola al Consigliere Marcenaro, per l'illustrazione del subemendamento 14).
MARCENARO Siamo in una situazione nella quale le ragioni di svolgimento del referendum vengono meno, per una ragione che è determinata dall'evoluzione della discussione, del dibattito parlamentare che, come sapete, ha visto la Camera approvare una legge di riforma costituzionale che va ben al di là delle scarse richieste di trasferimento di poteri che sono comprese nel referendum.
Francamente, non riesco ad immaginare come si riuscirà a chiedere agli elettori piemontesi di pronunciarsi sul perché la Regione avanzi una proposta di legge, che chiede al Parlamento di trasferire una cosa che il Parlamento ha già deciso di trasferire. Questa è - mi pare - la situazione nella quale ci si metterebbe.
La seconda ragione è semplicemente questa: il referendum nasceva, come sapete, in un altro quadro; nel momento in cui l'indizione del referendum è subordinata all'approvazione da parte di questo Consiglio regionale di una proposta di legge, il fatto che ci si esprima attraverso il referendum su una proposta di legge già approvata dal Consiglio regionale - Consiglio regionale che ha tutti i poteri per farlo, che ha tutti i poteri di inviarla al Parlamento - appare come un atto sostanzialmente inutile, privo di qualsiasi rilevanza democratico, soprattutto perché in nessun modo sarebbero sottoposte a referendum ipotesi alternative che eventualmente dovessero delinearsi nel confronto del Consiglio regionale.
Per questa ragione, attraverso questo emendamento, vi chiediamo sostanzialmente di ripensare a questa scelta, di rimetterla in discussione e di scegliere invece una strada che a noi sembra più efficace, più produttiva e politicamente più rispondente ai problemi della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.
PAPANDREA Intervengo per illustrare un emendamento che ha la stessa sostanza di quello presentato dagli altri Capigruppo.
Siamo in tempo ad interrompere la discussione e a non commettere un atto amministrativo inutile per questa Regione, perché - l'ho ricordato io, lo ricordava anche il Consigliere Marcenaro - ci troviamo di fronte ad una proposta che non sta assolutamente in piedi e che, tra l'altro, contrasta anche quanto abbiamo votato poco fa all'unanimità.
L'unico articolo che veniva citato nella delibera è l'art. 123 della Costituzione, che dice "Lo statuto regola l'esercizio di iniziativa del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione, nonché la pubblicazione delle leggi". Quindi - lo abbiamo ricordato ma lo ribadiamo perché adesso entriamo nel merito del testo - siamo di fronte ad una fattispecie che non viene contemplata, tant'è vero che la delibera poi dice che dobbiamo, non solo regolare - cosa che non abbiamo ancora fatto - ma anche fare una legge".
Credo che la cosa migliore sia prendere atto di questa situazione ed uscire dal quadro in cui ci siamo inseriti - - lo abbiamo già detto - perché c'era una situazione politica di tensioni, di prezzi da pagare nei confronti della Lega. E devo dire che il dibattito di questa mattina me lo ha confermato.
Perché si fa questa cosa e non si fa una legge, non si entra nel merito? Mi pare che gli interventi di questa mattina del Consigliere Ghiglia siamo esemplificativi; il Consigliere Ghiglia "bacchetta" la Lega; gli dice che certe cose sono un po' infantili; sono desideri che devono essere accantonati; che deve diventare ragionevole e accettare una certa impostazione.
Il vero problema è che, se si entra nel merito e si esce da questa genericità, le tensioni tra Lega e un pezzo della maggioranza esplodono perché verrebbe fuori che dietro la concezione di federalismo, dietro la stessa parola si pensano delle cose completamente diverse. E allora si continua a voler fare delle cose che non stanno in piedi, assolutamente generiche, Però, su queste cose generiche, si ha il coraggio di andare a chiedere un referendum agli elettori piemontesi.
Io ricordo a tutti che pochi mesi fa gli elettori hanno cominciato a dare segnali di fastidio - giusti, non sbagliati - nei confronti di un abuso dei referendum da parte dei politici, di chi potrebbe invece fare delle cose diverse.
In questo caso è clamoroso. Il Consiglio può già fare tutte le cose che chiede agli elettori di poter fare: nessuno glielo impedisce. Le può fare a partire da domani mattina; su quelle materie può legiferare: non ha bisogno del referendum per avere il mandato per farlo. Ripeto: lo può fare.
Io credo che, non appena i cittadini si accorgeranno che c'è il referendum nessuna andrà a votare; creeremo un discredito sull'istituzione consiliare che fa questa operazione e sull'istituzione referendaria, perché per la prima volta andremo a fare un referendum propositivo sul nulla; cioè facciamo una cosa importante (perché indire dei referendum propositivi cosa che non è mai avvenuta, è una questione importante) e la facciamo sul nulla, su una questione che non esiste.
Il rischio è di gettare discredito, già alla prima prova, su un istituto importante come quello del referendum, perché - al di là dei sondaggi che si possono fare - quando la gente leggerà e comincerà a capire di cosa si discute, il referendum non avrà una partecipazione adeguata; probabilmente avrà una percentuale di votanti anche inferiore all'ultimo effettuato.
Quindi, per queste ragioni, proprio per ragioni di ragionevolezza smettiamola! Votiamo questo emendamento: a questo punto la delibera non regge più.
Andiamo a fare le cose che dite in delibera, cioè andiamo a fare le cose che ci sono scritte nei punti 2) e 3); cominciamo a discutere nelle Commissioni di competenza, se ci sono le proposte pronte, e andiamo avanti ma smettiamola di fare una discussione su un qualcosa di inesistente come questo tipo di proposta referendaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.
GIORDANO Con riferimento al quesito referendario, così come formulato dalla maggioranza - in due mesi è la terza ipotesi - pur prendendo atto degli sforzi intrapresi, non posso non segnalare come si cerchi di dar veste giuridica ad un quesito pretestuoso, fumoso ed inutile.
Siamo di fronte ad un mero atto politico che si presta a strumentalizzazioni di ogni tipo e che, alla fine, non porterà alcun vantaggio ai fini della riforma dello Stato in senso federale.
La stortura logica è tale che i cittadini vengono chiamati a pronunciarsi sull'esercizio di una prerogativa, quale l'iniziativa legislativa, che l'art. 121 della Costituzione riconosce espressamente al Consiglio regionale e che quindi potrebbe essere attivata direttamente, rendendo inutile la consultazione referendaria.
Sottolineo come il testo dell'art. 121, secondo comma, sia stato riformulato nel senso indicato dalla legge costituzionale 22/11/1999, n. 1.
Ciò vale a provare come tutti siamo consapevoli dell'importanza di un sempre maggiore coinvolgimento delle Regioni nella vita del Paese, che è uno e deve restare indivisibile.
Il quadro normativo esistente e quello in fieri non mi pare rappresentino un ostacolo alla riforma in senso federale dello Stato. Gli ostacoli sono proprio frapposti da iniziative quale quella in discussione che altro non fa che creare confusione su temi dove la linearità d'intervento sarebbe d'uopo.
Meglio sarebbe stato se le Regioni, di comune accordo, avessero intrapreso passi comuni al fine di formulare una proposta unitaria di riforma dello Stato in senso federale.
Si è preferito procedere in ordine sparso, dominati dai particolarismi locali che hanno condotto alcuni in quest'aula ad inneggiare alla secessione.
Ora il federalismo non basta più, quasi che fosse una moda passeggera, e si invoca apertamente la secessione.
Credo che proprio fra i componenti della maggioranza debba farsi chiarezza sui reali fini che l'eventuale consultazione referendaria si ripromette e che si debba andare alla sostanza dei problemi piuttosto che perdersi in vane discussioni.
Ancora una volta invito tutti noi ad agire con fatti concreti piuttosto che trasferire il problema sui cittadini.
Mi chiedo che cosa accadrebbe se l'esito del referendum fosse contrario ai desideri della maggioranza, se i cittadini dicessero di non essere d'accordo. La proposta di legge sarebbe in ogni caso sottoposta alle Camere? Nulla è cambiato in ordine alla materie che si vorrebbe oggetto di trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni e sul punto non si pu che ancora una volta ribadire i rilievi già formulati.
Con particolare riferimento al tema della sanità, ritengo e ribadisco che qualsiasi trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni debba avvenire senza che ciò pregiudichi livelli essenziali ed uniformi nei servizi erogati su tutto il territorio nazionale.
L'art. 32 della Costituzione sancisce il diritto alla salute di tutti i cittadini ed il principio di eguaglianza deve esser fatto salvo al di là di ogni particolarismo regionale.
L'assistenza sanitaria viene da ogni cittadino pagata per mezzo dell'IRAP dell'IVA, dell'IRPEF; a parità di reddito e di importi destinati a consumi ed investimenti, l'onere che ciascun cittadino subisce è il medesimo, quale che sia la sua dislocazione sul territorio nazionale.
Quando si parla di sanità, non si può dimenticare la necessità di tutelarle fasce di popolazione economicamente più deboli indipendentemente dalla loro dislocazione territoriale.
Una qualsiasi riforma che preveda il trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni in materia di sanità deve tener conto di quanto sopra e deve reggersi su un nuovo patto di solidarietà tra le Regioni, assicurando, al fine di far salvo il diritto di fruire di servizi sanitari erogati a livelli essenziali ed uniformi su tutto il territorio nazionale assegnazioni finanziarie a quelle Regioni con insufficiente capacità fiscale.
Ogni Regione può, facendo appello a proprie risorse, garantire un maggior livello di prestazioni, ma devono esser fatti salvi dei livelli minimi incomprimibili comuni a tutto il territorio nazionale e ciò, soprattutto sul versante delle risorse da destinare non può non avvenire senza l'attività di indirizzo e coordinamento del Governo centrale, similmente quanto avviene in altri Paesi, la cui forma di Stato è di tipo federale.
Concludo ribadendo che l'eventuale sperpero di denaro pubblico per attivare un'inutile consultazione referendaria formerà oggetto di attenta valutazione e sarà mia personale cura far rilevare alle competenti Autorità i profili attinenti, in particolare, al danno erariale patito dalla collettività.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Grazie, collega Giordano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.
CONTU Siamo presentatori di un analogo emendamento, non so se siamo in presenza della discussione congiunta fra i due emendamenti.
Intervengo non solo come firmatario dell'emendamento, ma anche per sostenere l'opportunità di accoglimento dello stesso da parte dell'aula.
Tuttavia, faccio un'altra considerazione. Qui si è cercato di salvare capra e cavoli. Si libera un quesito referendario e si dice "Poi faremo la legge attuativa". Mi sembra una modalità un po' balzana di concepire i percorsi istituzionali. Si pone il problema di comprendere se, per rendere legittima l'indizione di un referendum, e quindi la predisposizione del quesito referendario, non sia più opportuno prima creare la legge che norma non i quesiti referendari ma l'indizione dei referendum.
Se, come si è detto più volte, è volontà di questa maggioranza operare nel rispetto della Costituzione, ma soprattutto nel rispetto delle leggi, nel rispetto dello Statuto e dei Regolamenti, è evidente che la logica conseguenza dovrebbe essere di sopprimere il punto 1), nel quale si definisce il quesito referendario. Saremo ben disponibili a votare il punto 2) - non ricordo di preciso se è il punto 2) o 3), non ho al momento il testo sottomano - nel quale si dice: facciamo prima la legge.
Allora, a questo punto, è evidente che il percorso istituzionale non pu non trovare il voto di quest'aula su un pronunciamento unanime, allo stesso modo come c'è stato un pronunciamento unanime nel momento in cui, su proposta del Consigliere Chiezzi, si è inserito un emendamento onnicomprensivo che dice: "Vista la Costituzione". Sono convinto che il Consigliere Chiezzi non agisca in buona fede e che nella proposta degli emendamenti sta mettendo delle mine all'atto deliberativo che quest'aula va ad approvare. Perché è evidente che, se si guarda la Costituzione, il provvedimento deliberativo è in contrasto con la stessa.
Sono andato a leggere sullo Zingarelli - poi mi preoccuperò di andare a leggere altri testi di riferimento - e ho provato a vedere quale interpretazione dà un classico della linguistica al termine "devoluzione" perché è evidente che dietro la proposta di un quesito referendario c'è un progetto, un patto politico, un accordo raggiunto ad Arcore prima della campagna elettorale delle elezioni regionali. E' evidente che questo provvedimento si inserisce in un progetto più ampio, che è quello della cosiddetta devoluzione. Ho trovato questa definizione: "Trasmissione o passaggio di un diritto del godimento di un bene, da una persona ad altra per effetto di una legge, di un contratto, di una disposizione testamentaria".
Mi limiterei ai due aspetti che più si addicono alla questione referendaria, che è la trasmissione del passaggio di un diritto per effetto di una legge.
In materia di funzioni delegate è sovrana la Costituzione e l'art. 117 norma, in modo assolutamente inconfutabile, quali sono le funzioni delegate, tant'è che in materia di sanità molto si può aprire, ma - più volte è stato detto - sicuramente in materia di formazione professionale non c'è più niente da sottrarre alle competenze dello Stato, se non un aspetto residuale rispetto alle questioni dell'apprendistato.
Siamo, dunque, in presenza di un quesito referendario vago. Il Consigliere Chiezzi ha usato il termine "slabbrato", molto approssimativo, ed è un rafforzativo, questo, che giustifica un voto dell'aula teso ad eliminare il passaggio più controverso.
Non si licenzi il quesito referendario, ma si proceda a varare la legge che norma l'indizione dei referendum consultivi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Contu.
Procediamo con la votazione dei subemendamenti soppressivi.
PAPANDREA Per appello nominale, Presidente.



PRESIDENTE

Si proceda, pertanto, alla votazione dei subemendamenti per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 26 votanti 25 hanno risposto NO 25 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La votazione non è valida - e pertanto dovrà essere ripetuta - in quanto il numero legale non è presente.
Comunico che la I Commissione è convocata alle ore 14,00, per esaminare la proposta di legge della Giunta, relativa alla legge sull'inquinamento acustico.
I lavori dell'aula avranno inizio alle ore 14,30.
La seduta è tolta.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.13)



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