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Dettaglio seduta n.216 del 21/05/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 10.19 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(La seduta ha inizio alle ore 10.49)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Caramella, Casoni, Cavallera Cotto, D'Ambrosio e Rossi Oreste.


Argomento:

b) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002


PRESIDENTE

Comunico che la Giunta regionale in data 14 maggio 2002 ha trasmesso per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'art. 24 della l.r. 7/2001 (Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte), le seguenti deliberazioni: n. 11-5484 dell'11 marzo 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002 ai sensi dell'Accordo di programma per interventi di tutela e valorizzazione ambientale" n. 12-5485 dell'11 marzo 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 2.322.790 euro per il finanziamento dei programmi CARG 2 e CARG 3 (legge 438/95 e 226/99)" n. 13-5486 dell'11 marzo 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di euro 73.647.386,00 provenienti da mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento dell'acquisto di mezzi di trasporto pubblici (legge 194/98)" n. 14-5487 dell'11 marzo 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di euro 24.126.794 provenienti dal fondo per il cofinanziamento del DOCUP per il finanziamento di Programmi Comunitari (Regolamento CEE n. 279/99, 1260/99 e 1257/99)" n. 15-5488 dell'11 marzo 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. In conseguenza della ridestinazione di economie ai sensi dell'articolo 53, comma 3 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Legge di contabilità)" n. 36-5508 dell'11 marzo 2002 "Primo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 2002 al fine di consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui" n. 21-5705 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 1.241.873,00 euro per il finanziamento di interventi in campo ambientale ai sensi dei decreti legislativi 258/2000 e 152/99" n. 22-5706 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002, in applicazione di variazioni compensative di cui agli artt. 24 e 29 del ddl. n. 371 'Bilancio di previsione 2002'" n. 23-5707 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 260.000,00 euro per l'attuazione della convenzione tra il Dipartimento per la protezione civile e la Direzione regionale Servizi tecnici di prevenzione per l'assistenza alla gestione delle situazioni di rischi idrometereologici sul territorio nazionale" n. 24-5708 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002 in applicazione di variazioni compensative previste dall'articolo 26, comma 5 del ddl n. 371 'Bilancio di previsione 2002'" n. 25-5709 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 211.330,00 euro quale quota di cofinanziamento SFOP e di 232.130,00 euro quale quota di cofinanziamento statale per il finanziamento del programma regionale 2000 2006 nel settore dell'Acquacoltura e della Pesca Professionale.
(Regolamento CEE 2792/99 e legge 183/87)" n. 26-5710 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio della Regione mediante prelievo dal fondo di riserva per i fondi reimpostati - secondo prelievo 2002" n. 27-5711 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di euro 1.393.616,00 provenienti dal fondo per il cofinanziamento del DOCUP per il finanziamento del DOCUP relativo al Reg. CEE 2081/93, obiettivo 2 - periodo 1997-1999 (art. 5, legge 16/4/87, n. 183). Iscrizione per pagamento residui perenti" n. 53-5736 del 3 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002 e pluriennale 2002-2004. Iscrizione delle somme di 108.455.950,00 euro per l'anno 2002 e di 149.772.500,00 euro per l'anno 2003 quali somme provenienti da mutuo con oneri a carico dello Stato in attuazione dell'ordinanza n. 3192 del 28 marzo 2002 (eventi alluvionali dell'anno 2002)" n. 19-5797 del 15 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 487.550,80 Euro provenienti dal riparto del FSN anno 2000 quale quota per l'erogazione di farmaci di classe C a favore di titolari di pensione di guerra" n. 20-5798 del 15 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 192.977,22 Euro per il finanziamento dei centri per l'educazione e la riabilitazione visiva (legge 284/97)" n. 21-5799 del 15 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 516.456,90 Euro per il finanziamento del miglioramento e l'incremento del patrimonio boschivo (art. 16 della legge 23/3/2001, n. 93)" n. 22-5800 del 15 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di 237.074,37 Euro provenienti dallo Stato per il finanziamento dell'osservatorio regionale dei lavori pubblici (art. 4 della legge 109/94)" n. 23-5801 del 15 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione di un capitolo in entrata al fine di recuperare fondi erogati per il finanziamento dei programmi operativi multiregionali 'Parco Progetti'" n. 24-5802 del 15 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002. Iscrizione della somma di E 5.093.015,00 per il finanziamento dell'accordo di programma: 'Patto per lo sviluppo del Piemonte' di cui al DPCM del 5 maggio 1999 mediante prelievo dal capitolo di spesa n. 27167 del bilancio previsione per l'anno 2002" n. 25-5803 del 15 aprile 2002 "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 2002 al fine di consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui" n. 47-5903 del 22 aprile 2002 "Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002, mediante prelievo dal fondo di riserva spese obbligatorie (cap. 15950/02)".


Argomento:

d) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 22 e 29 gennaio 2002, del 05, 12, 19 e 26 febbraio 2002, del 05, 06 e 12 marzo 2002, i quali verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Su questa lunga comunicazione che, se ho capito bene, concerne variazioni al bilancio assunte dalla Giunta e comunicate al Consiglio, gli interventi in merito a queste variazioni, che dovrebbero, ovviamente essere da noi esaminate su un supporto cartaceo, quando possiamo farli?



PRESIDENTE

Come sempre, collega Chiezzi, secondo una prassi che lei conosce, tutte le variazioni vengono comunicate al Consiglio Regionale, in sede di apertura di seduta, quando vengono trasmesse dalla Giunta. Pertanto, presso gli uffici, troverà la documentazione cartacea per poter approfondire ovviamente, tutte le deliberazioni.
A me correva l'obbligo di darne comunicazione all'Aula per fare in modo che i Consiglieri che per qualche motivo non fossero venuti a conoscenza puntuale del fatto che queste delibere erano state assunte, che sono state assunte e che quindi sono disponibili per chi volesse approfondirlo e fare, ovviamente, il proprio lavoro sotto il profilo del sindacato ispettivo.


Argomento: Varie

Saluto alla Scuola Media "A. Olivetti" di Torino


PRESIDENTE

Rivolgo un cordiale saluto agli alunni della Scuola Media Olivetti di Torino, che oggi sono venuti a farci visita.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interpellanza n. 1415 dei Consiglieri Placido, Ronzani, Manica, Riggio e Mercenaro, inerente a "Uso degli automezzi da parte degli Assessori e relativi rimborsi".


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1415, presentata dai Consiglieri Placido Ronzani, Manica, Riggio e Marcenaro .
Ha chiesto la parola il Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Avevo chiesto all'Assessore di poter discutere quest'interpellanza la prossima seduta, in quanto avevo bisogno di altre informazioni e documentazione, che ho puntualmente richiesto all'Assessorato (penso che l'Assessore ne sia a conoscenza). Non ho ancora ricevuto la risposta; sono comunque pronto ad ascoltare e ringrazio l'Assessore per la sua disponibilità, in quanto era già preparata due Consigli scorsi.
E' evidente che, mancandomi una parte delle informazioni, sono pronto ad ascoltare e a rispondere all'Assessore, ma preannuncio anche ne ripresento la parte mancante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore al patrimonio

Sì, la richiesta mi è arrivata formalmente a metà della scorsa settimana; ho chiesto agli uffici di recuperare quello che era di mia competenza e quindi glielo fornirò.
Con l'interpellanza in oggetto si è chiesto di conoscere se corrisponde al vero che vi siano Assessori che, pur utilizzando solo parzialmente la loro auto privata per fini istituzionali e non rinunciando all'autovettura di servizio messa a disposizione dalla Regione, percepiscano specifici rimborsi chilometrici aggiuntivi alle loro indennità; quanto costi l'intero sistema di servizio delle auto blu messe a disposizione dalla Giunta; quale sia la giusta interpretazione della nuova normativa sull'utilizzo delle auto di servizio da parte degli Assessori regionali e quindi l'applicazione dei relativi rimborsi.
In risposta a tale interpellanza, si espone quanto segue.
Il diritto dei componenti la Giunta regionale di percepire, qualora utilizzino la loro vettura, il rimborso chilometrico, previsto per la generalità dei Consiglieri regionali dall'art. 2, comma 1, della legge regionale n.10/1972, come da ultimo modificato dall'art. 2, comma 1, della legge regionale n. 50/2000, discende da questi atti normativi, i quali non lo escludono quando il beneficiario possa fruire anche di una vettura messa a disposizione dell'Amministrazione regionale. In ogni caso, va chiarito che l'erogazione e in generale la gestione di detti rimborsi non compete all'amministrazione della Giunta regionale, ma a quella del Consiglio regionale, in quanto il componente della Giunta li percepisce in qualità di Consigliere regionale.
Le modifiche apportate con decreto di Giunta regione n. 13 del 2001 al Regolamento sull'utilizzazione degli automezzi regionali, adottato con decreto di Giunta regionale n. 38/2000, non hanno avuto ad oggetto i rimborsi chilometrici, non rientrando tale materia nell'ambito di competenza della Giunta; esse avevano invece lo scopo di autorizzare gli autisti a condurre gli autoveicoli degli amministratori nel caso questi avessero optato per l'uso della propria vettura in luogo di quella messa a disposizione dall'Amministrazione. Peraltro, al fine di evitare evidenti duplicazioni di spesa, l'autorizzazione è subordinata alla rinunzia all'autovettura messa a disposizione dall'Amministrazione.
Nel caso del 2001, quattro componenti della Giunta regionale hanno percepito rimborsi chilometrici ai sensi del citato art. 2, comma 1, della legge regionale n. 10; nell'anno 2002, due di sessi hanno rinunciato alla vettura messa a disposizione dell'Amministrazione, optando per l'uso esclusivo della propria auto, condotta dagli autisti assegnati al rispettivo ufficio di comunicazione.
Attualmente l'Amministrazione dispone di 15 autovetture di rappresentanza per i componenti della Giunta regionale: 11 assegnate al Presidente e a ciascun Assessore, 3 di riserva e 1 presso l'ufficio di Roma. Delle suddette vetture, 14 sono in noleggio biennale nell'ambito del contratto di gestione in outsourcing del parco automezzi regionale; per ciascuna di esse l'Amministrazione versa un canone annuale che, per una percorrenza di 40.000 km. l'anno, ammonta a 8.235,22 Euro, al lordo degli oneri fiscali. Tale canone comprende, oltre alla disponibilità dei veicoli tutti i servizi di manutenzione, il pagamento e la gestione delle tasse automobilistiche e dell'assicurazione obbligatoria contro la responsabilità civile e il servizio di soccorso stradale; pertanto, per tali veicoli le uniche ulteriori spese significative che l'Amministrazione deve affrontare sono quelle per i pedaggi autostradali e quelle per il carburante.
L'autovettura in dotazione al Presidente della Giunta è di proprietà regionale, essendo stata acquistata pochi mesi prima dello svolgimento della gara per l'affidamento in outsourcing della gestione del parco automezzi regionale; anch'essa tuttavia è stata successivamente inserita in tale gestione, per poter fruire dei suddetti servizi complementari allo stesso modo dei veicoli in noleggio. Per tale vettura l'Amministrazione corrisponde un canone annuale di 1.225,20 Euro, al lordo degli oneri fiscali, cui va aggiunta, per avere un dato di costo corretto, la quota di ammortamento, trattandosi di bene di proprietà, il cui ammontare può essere calcolato in 6.950,00 Euro, per un costo complessivo di 8.175,20 Euro annui.
Agli importi calcolati nei paragrafi precedenti vanno ancora aggiunti il costo del carburante e quello dei pedaggi autostradali. La spesa complessiva sostenuta nel 2001 per i rifornimenti di carburante delle vetture in argomento può essere valutata in 104.900,00 Euro, mentre per i pedaggi autostradali la spesa sostenuta nel 2001 ammonta a 19.507,30 Euro.
Sulla base di tutti questi dati si può quindi valutare che il costo complessivo annuale domandato con l'interpellanza in oggetto è di circa 248.000 Euro annui.
Il costo calcolato nel punto precedente riguarda esclusivamente le risorse materiali, quindi le autovetture destinate al servizio; volendo aggiungervi, per completezza di informazione, il costo delle risorse umane si deve tenere presente che a ciascun componente della Giunta sono assegnati due autisti. Poiché la spesa complessiva annuale per ciascun autista, comprensiva del trattamento economico anche per il lavoro straordinario e degli oneri riflessi, ma non del trattamento di missione può essere stimato in 56.000 Euro circa, a questo punto l'ammontare complessivo di questa componente di costo è valutabile in 1.456.000 Euro con l'aggiunta del costo del personale l'importo complessivo sale a 1.704.000 Euro annui. Peraltro è doveroso osservare che i due addendi non sono del tutto omogenei, in quanto la spesa per i veicoli ha natura di costo diretto, mentre quella per il personale ha natura di costo fisso riferendosi a dipendenti regionali di ruolo che quindi continuerebbero a percepire la retribuzione anche nel caso di un'ipotetica eliminazione del servizio.
Venendo alla terza questione posta nell'interpellanza, si osserva che la corretta interpretazione da dare alle modifiche apportate al Regolamento sull'utilizzazione degli automezzi regionali con decreto di Giunta regionale n. 13 del 2001 discende dalla finalità stessa di tale provvedimento, già esposta precedentemente. Esso - lo si ribadisce - ha introdotto nell'ordinamento giuridico regionale l'autorizzazione per gli autisti a condurre la vettura personale del componente della Giunta regionale al quale sono assegnati allorché questi abbia rinunziato all'utilizzazione della vettura messagli a disposizione dall'Amministrazione. Non ha invece introdotto il diritto al rimborso chilometrico per gli amministratori che utilizzano la propria vettura perché questo diritto già esiste nell'ordinamento regionale e perch comunque trattasi di materia sulla quale la Giunta regionale non pu intervenire con un proprio Regolamento.
Prima di concludere, si ritiene necessario evidenziare che, a seguito di una serie di sollecitazioni provenienti dai componenti della Giunta regionale ad incrementare le verifiche sulle autovetture in questione, il Settore economato auto centro - centro stampa ha in corso un check-up che prevede di sottoporre le stesse a verifiche statiche, utilizzando apparecchiature elettroniche di diagnosi e dinamiche mediante prove su strada, al fine di rilevare la risposta del veicolo alle sollecitazioni cui è stato esposto, verificandone così l'usura.
Infine, si rammenta che il 31 dicembre 2002 scadrà il periodo biennale di noleggio delle vetture assegnate ai componenti della Giunta regionale.
A termini di contratto, la società noleggiatrice dovrà pertanto ritirare le vetture e sostituirle, a parità di prezzo, con altrettante nuove di fabbrica.
Poiché il contratto prevede anche la possibilità di sostituire, in tale occasione, il modello delle autovetture noleggiate, previa ridefinizione del canone di noleggio, il Settore Economato-Autocentro-Centro Stampa ha provveduto a richiedere i preventivi, riferiti a un numero variabile di vetture, per diversi modelli, alternativi a quello attualmente in noleggio.
Entro il mese di maggio, la società noleggiatrice farà pervenire i preventivi richiesti, che saranno messi a disposizione della Giunta regionale, affinché possa valutare se mantenere il modello attuale o sostituirlo con altro, e se contestualmente esistano le condizioni per ritenere superata l'esigenza di applicazione della D.G.R. n. 13-4552 del 26/11/2001.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli interpellanti, siccome non stavo seguendo lei ha fatto riferimento a provvedimenti del Consiglio.
Ritengo che dovremmo, come Ufficio di Presidenza, acquisire questa informativa, perché non ne siamo a conoscenza, quindi per quanto possa essere di competenza e della responsabilità dell'Ufficio di Presidenza.
Ci riserviamo di vedere la risposta e l'illustrazione che è stata fornita. Ha chiesto la parola per la replica il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Ringrazio l'Assessore per l'esauriente risposta e anche per il fatto che già due settimane fa era disponibile a fornire risposta all'interpellanza. Preannuncio all'Assessore e al Presidente che ripresenteremo l'interpellanza nella parte mancante, in quanto, come anche l'Assessore ha affermato, non abbiamo ricevuto la documentazione che abbiamo richiesto; quindi, manca un pezzo. Assessore, mi dispiace che i diretti interessati non siano presenti, quindi non citerò i loro nomi, ma è evidente che tutti sappiamo chi sono.
Io mi ero permesso qualche settimana fa di dire al Presidente Ghigo: "Presidente, sono preoccupato per la sua incolumità", perché avendo lo stesso tipo di autovettura ed avendo sentito sugli organi di stampa dichiarazioni in merito ad auto non sicure e pericolose, ero preoccupato per la salute del Presidente della Giunta regionale e per la sua incolumità. Dichiarazioni che, alla prova dei fatti, non risultano vere - e lei, Assessore, lo sa, perché ci sono le schede tecniche di ogni autovettura rispetto alla manutenzione effettuata, sia quella ordinaria sia quella straordinaria.
Quindi, sono affermazioni non vere, perché le autovetture, nella stragrande maggioranza dei casi (o almeno quelle interessate) hanno subito esclusivamente una normalissima manutenzione. Quindi, le affermazioni non rispondono al vero.
Ma c'é un problema, Assessore. Lei ha citato la DGR che dà la possibilità agli autisti di guidare auto personali degli Assessori che, in quanto Consiglieri, possono anche avere il rimborso. Assessore, per oltre due mesi un suo collega ha utilizzato la sua autovettura, ricevendo regolare rimborso delle 199 lire al chilometro, e contemporaneamente è stata anche utilizzata - i documenti lo dimostrano - l'autovettura fornita dal Consiglio regionale.
Questo è uno dei problemi, su cui le chiedo di dare risposta nella prossima interpellanza e non nella replica, perché l'opzione è avvenuta l'11 febbraio 2002, ma per oltre due mesi sono state utilizzate sia l'auto personale sia l'auto fornita dal Consiglio. E la cosa è dimostrata dai tabellini dell'utilizzo delle vetture contemporaneamente in alcune giornate: 18 ore al giorno di entrambi gli autisti.
Quindi, Assessore, o volano o prendono l'aereo o è la dimostrazione che contemporaneamente è stata utilizzata l'auto fornita dal Consiglio e l'auto personale. E' una cosa indecente! E' una vergogna! Non lo sdoppiamento, e siccome c'é anche una Panda in dotazione agli Assessori, peccato che gli Assessori non hanno tre autisti, altrimenti sarebbe stato uno e trino: non due, non uno sdoppiamento, ma tre utilizzi.
Ed è su questa questione, Assessore, che mi rivolgo a lei - non me ne abbia - e mi dispiace che il Presidente Ghigo sia uscito tempestivamente.
E' su queste piccole cose che si vedono le grandi cose.
Per oltre due mesi è successa una cosa vergognosa, che è costata diversi milioni. Qualcuno potrebbe dire: "Cosa sono diversi milioni rispetto all'ammontare?", ma è da questo che si denota la mancanza di senso dell'istituzione, in particolare rispetto alla situazione che stiamo vivendo.
Noi oggi siamo qui a parlare della crisi FIAT, ma le auto in dotazione sono tutte Alfa Romeo, che dovrebbe essere il marchio di punta. Quindi colleghi anche della maggioranza, bisogna avere il coraggio di scegliere: o si cambia auto, nessun problema, ma bisogna vedere anche i costi.
Fra l'altro, mi permetto di dire - anche se non è presente il collega Burzi - che il contratto in questione, Assessore Ferrero, che lei ha citato, realizzato dall'allora Assessore Burzi, è un ottimo contratto questo va riconosciuto - per l'ente Regione. Fra le clausole del contratto, al di là che il costo per un'Alfa 166 è di circa 550 euro al mese. Si possono verificare altre possibilità? Bisogna capire anche i costi, bisogna capire il quadro nazionale rispetto al settore automobilistico; si possono fare delle scelte, bisogna averne il coraggio e la forza.
Tra le clausole, Assessore, vi è questa: se una delle auto rimane ferma per più di 8 ore, la società di leasing è tenuta a fornire un auto almeno equivalente. Quindi, l'affermazione firmata autografa: "Non ho potuto utilizzare l'auto che mi è data in dotazione, perché era ferma, perché era rotta" non corrisponde al vero, perché oltre una giornata la società di leasing deve fornire un auto almeno equivalente.
Mi rivolgo al Presidente del Consiglio e della Giunta: è necessario un intervento che chiarisca questa questione, che ponga fine a questa vergogna di utilizzo, perché si può rinunciare - e qualcuno dei presenti ha rinunciato all'auto di servizio, ma ha rinunciato anche agli autisti. Non si può volere la moglie ubriaca e la botte piena; si può utilizzare la propria autovettura a 199 lire al chilometro, ma si abbia il coraggio di rinunciare anche agli autisti, e non per due mesi prendere due autisti l'auto personale, 199 lire al chilometro e l'auto di servizio! E' una cosa indecente, che grida vendetta! Vergogna! E se non ci saranno dei provvedimenti che risolvono questa situazione, il problema non finisce in questa sala di Consiglio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Calamità naturali

Risposta scritta all'interpellanza n. 1228 del Consigliere Ronzani inerente a "Alluvione 1994 - Rio dei Mulini -Borgata Paratore di Borgofranco d'Ivrea"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina, Assessore ai lavori pubblici

Era prevista, tra le disponibilità, anche la risposta all'interpellanza n. 1228 del Consigliere Ronzani, "Alluvione 1994 - Rio dei Mulini - Borgata Paratore di Borgofranco d'Ivrea".
Mi ha detto testé che gradirebbe risposta scritta.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Proposta di deliberazione n. 17 "Nuovo Statuto della Fondazione per il libro, la musica e la cultura" ordine del giorno n. 498 "Fondazione per il libro, la musica e la cultura"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il mio intervento è sull'ordine dei lavori.
Alla conferenza dei Capigruppo ha proposto di inserire, sia pure nel giorno destinato alla discussione inerente la crisi della FIAT, il nuovo Statuto della fondazione. Confermo tale disponibilità, però vedo che l'inserimento al punto dell'ordine del giorno non prevede solo il nuovo Statuto, che non creerebbe problemi, quanto piuttosto la discussione e la votazione di un ordine del giorno, ordine del giorno che crea, invece parecchi problemi. Non vorrei entrare nel merito degli stessi, voglio solo segnalarle che non è così pacifico e breve discutere dell'ordine del giorno che è stato inserito insieme al punto "Deliberazione sulla fondazione" anzi, è parecchio complesso ed è fonte d polemiche di vario spessore.
Le segnalo il fatto perché, mentre confermo che non vi è nessun problema nel votare la deliberazione n. 17, se si vogliano affrontare le due questioni insieme, sarebbe meglio rimandarla ad una giornata in cui possiamo, tranquillamente, discutere le questioni, dato che l'ordine del giorno prevede una differente impostazione della stessa deliberazione del nuovo Stato.
una lunga polemica.



PRESIDENTE

Procediamo intanto con la deliberazione n. 17.
Eventualmente, l'ordine del giorno n. 498 "Fondazione per il libro, la musica e la cultura", presentato dai Consiglieri Galasso, Bussola, Costa R., Cantore e Valvo. lo discuteremo in un'altra seduta.
Procediamo intanto con la deliberazione n. 17: "Nuovo Statuto della Fondazione per il libro, la musica e la cultura", di cui al punto 3 all'o.d.g.
Non essendoci interventi, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 5) all'o.d.g.: "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

"I.E.N. Istituto elettronico Nazionale G. Ferraris" (art. 7 ordinamento dell'Istituto) - Consiglio di Amministrazione - designazione di 1 rappresentante


PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale.
Nomino scrutatori i Consiglieri Albano e Muliere.



(Il Vicepresidente Toselli procede all'appello nominale)


Argomento: Nomine

"Consulta regionale dell'Emigrazione e dell'Immigrazione" (art. 4, l.r. 1/1987) -nomina di 1 Consigliere regionale, in sostituzione del sig. Agostino Ghiglia


PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale.
Nomino scrutatori i Consiglieri Albano e Muliere.



(Il Vicepresidente Toselli procede all'appello nominale)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione FIAT. Dibattito ed esame ordini del giorno collegati


PRESIDENTE

Procediamo con le comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione FIAT, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta regionale, on. Enzo Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Svolgerò delle brevi considerazioni, anche se mi sembra che ci siano gli elementi per aprire un dibattito politico all'interno del Consiglio ricco di spunti e, probabilmente, anche ricco di polemiche, perché mi sembra che già quello in Consiglio Comunale abbia in un certo senso tratteggiato un panorama di posizioni di fronte al problema FIAT, che sono state contestate al Sindaco Chiamparino un po' come la mia posizione sui palestinesi. Nel senso che, in questo caso, è stato contestato al Sindaco Chiamparino di avere un atteggiamento che avrei dovuto avere io.
Questo genere di contestazione, che, come al solito, è strumentale da parte dell'opposizione, non avevo bisogno di riceverla per interposta persona in Consiglio Comunale, visto che il dibattito oggi si sarebbe svolto in Consiglio regionale.
La posizione che ho assunto - mi fa piacere che qualcuno possa definirla una posizione di centrodestra - è quella che dalla Regione ci si aspettava; ha destato stupore, evidentemente, la posizione assunta dal Comune.
Questa è una premessa che giudico particolarmente frizzante come elemento di apertura per un dibattito che mi auguro, oltre a svolgere le considerazioni contingenti al problema specifico FIAT, fornisca in quest'aula qualche approfondimento di carattere politico e che faccia riferimento anche ai ruoli che le istituzioni devono esercitare nei confronti di determinati problemi.
Se le politiche del lavoro sono diventate una competenza del Comune, ne prendo atto. Mi sono molto applicato sull'attuazione della riforma del Titolo Quinto. Ho lavorato molto perché si arrivasse ad una corretta distribuzione delle competenze. Se poi il Ministro Maroni decide che l'interlocutore e il luogo per creare un Osservatorio sulle politiche attive del lavoro deve essere il Comune, dimenticandosi che ce n'è già uno in Provincia e ce n'è uno regionale, che sono i due enti che hanno competenze su questa materia, prendiamo atto anche di questa novità e naturalmente, valutiamo quale ruolo esercitare in questa difficile situazione che interessa la principale azienda automobilistica del nostro paese.
Molti di voi avranno avuto modo di leggere la lettera che ho scritto al Presidente del Consiglio. Questa lettera sta per avere delle risposte.
Scusi, Presidente del Consiglio, può chiedere un po' di silenzio?



(Scampanellìo del Presidente del Consiglio)



PRESIDENTE

Ce n'era comunque già abbastanza, comunque, va bene, ha ragione.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Va bene che non sono un intellettuale, ma almeno...
Hanno solo spazio coloro che sono definiti intellettuali.



(Commenti in aula)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Scusate l'interruzione, riprendo il discorso.
Ho scritto una lettera al Presidente Berlusconi, lettera che avete avuto modo di leggere, in quanto il principale giornale torinese l'ha pubblicata, nella quale ho rappresentato al Governo il problema e la criticità della FIAT come un problema non solo piemontese, ma nazionale.
Questo non è per certi versi l'atteggiamento da federalista al contrario, perché qualcuno potrebbe pensare che, quando c'è una opportunità, le Regioni o gli Enti locali chiedono al Governo centrale di non occuparsene, quando c'è una criticità, invece, le Regioni o gli Enti locali coinvolgono il Governo.
Per quale motivo in questo caso ho ritenuto fosse assolutamente necessario coinvolgere il Governo centrale? Perché - l'ho detto nella lettera e chi di voi l'ha letta lo ricorderà - il problema FIAT non è solo un problema piemontese, è un problema nazionale. E' un problema di competitività e di posizionamento del nostro Paese in un settore strategico, come quello della trazione, delle automobili, degli autocarri e di quant'altro; è un problema di carattere strutturale per ridare competitività ad una azienda che in questi anni un po' l'ha persa; è un problema di cui insieme ci si deve far carico ed è per questo che ho mosso delle critiche e ritengo non opportuna la scelta di non affrontare il tema della politiche attive del lavoro, e quello che compete a Provincia e Regioni, nella sede chiaramente opportuna, cosa che, alla fine, è probabile che si verifichi.
La nostra posizione è quella di sollecitare il Governo. Oggi, c'è una riunione tra i Ministri competenti, credo i Ministri Tremonti e Marzano perché questa, secondo l'Assessore Pichetto e secondo me, è una criticità che va gestita attraverso il Ministero dell'Industria. Poi, naturalmente nel momento in cui si applicheranno o si intraprenderà la valutazione insieme alle forze sociali di quelli che sono gli eventuali ammortizzatori sociali da inserire per gestire questo difficile passaggio, entrerà anche il Ministero del Welfare, questo è ovvio. La linea strategica circa la scelta di aiuto alla principale azienda automobilistica italiana deve essere assunta da parte del Governo, mi auguro, chiaramente, da parte del Presidente del Consiglio, sicuramente con la sua regia; poi, eventualmente sarà il Ministro Marzano che assumerà questo genere di decisioni.
Quale tipo di aiuto noi pensiamo debba essere dato? Deve essere dato un aiuto che abbia una connotazione di prospettiva, perché un classico aiuto legato ai processi di rottamazione, com' è avvenuto in passato, ritengo che non sarebbe sufficiente a garantire una prospettiva; sarebbe sufficiente ma forse neanche - a risolvere un problema strettamente contingente, ma non potrebbero offrire all'azienda, invece, la possibilità di intraprendere una politica di investimenti, soprattutto imperniata sull'innovazione tecnologica, e un riposizionamento nel mercato dell'automobile che le permetta di affrontare l'anno 2004 - anno nel quale comunque una soluzione con il partner General Motors dovrà essere assunta - in situazione non di difficoltà, ma di forza, perché credo che l'obiettivo che ci dobbiamo porre è questo.
Come Regione faremo le nostre scelte. Cercheremo di fare la nostra parte.
L'Assessore Pichetto vi illustrerà, in maniera diffusa, le iniziative sulle politiche del lavoro e sull'assorbimento, nonché gli strumenti attraverso la formazione professionale.
Stiamo perlustrando anche altre strade per fare la nostra parte nella gestione di questo difficile momento.
Assumeremo, altresì, delle iniziative che saranno, come dire complementari a quelle che probabilmente assumerà il Governo. Perché è chiaro che il settore sul quale il Governo deciderà di intervenire credo sarà quello delle agevolazioni legate alla riduzione delle emissioni in atmosfera, cioè tutto il discorso della "macchina ecologica", delle nuove fonti di energia e quant'altro.
Come sapete, noi abbiamo competenze sulla tassa di circolazione, o bollo di proprietà, chiamatelo come volete, comunque avete compreso tutti a cosa mi riferisco. Nel nuovo documento di programmazione finanziaria, per l'anno 2003, abbiamo intenzione di proporre l'esenzione della tassa di circolazione per le macchine Bipower, le cosiddette macchine a metano settore sul quale l'industria automobilistica torinese è all'avanguardia e che necessita, evidentemente, di una particolare attenzione da parte nostra anche in quelle piccole misure che possono rappresentare un elemento di spinta nel mercato.
Nonostante in questi giorni ci sia, da parte di qualcuno, la volontà di identificare la crisi FIAT in maniera più netta e più dura di quanto noi si sia fatto, assieme all'Assessore Picchetto e a tutta la Giunta continuiamo a dare un'interpretazione sicuramente preoccupante di questo momento, perché non vorrei che le considerazioni che ho fatto venissero interpretate come un disimpegno o una non attenzione (mi sembra, invece, di aver dimostrato che da subito questa attenzione è stata esercitata), ma comunque, anche attraverso i colloqui con l'azienda, riteniamo di avere tutti gli strumenti per dare a questa problematica una valutazione che è preoccupante e che richiede sicuramente interventi di carattere governativo, ma che ha possibilità di trovare una sua soluzione, una soluzione non tampone, perché questo non è quello che chiederemo al Governo, ma una soluzione in prospettiva.
Io lo dico: se il Governo dovrà stanziare delle risorse, chiederò che tali risorse vengano stanziate nella ricerca e nell'innovazione tecnologica, perché in questo modo si riconquistano quote di mercato e si riacquista una leadership, che, evidentemente, in questi anni, per mancanza di questa opportunità, si è perduta.
Noi vogliamo aiutare la principale azienda automobilistica della nostra Regione. Lo faremo con tutti i mezzi a nostra disposizione. Lo faremo perché, a prescindere da una necessaria ricerca di diversificazione produttiva, il settore meccanico rimane un settore fondamentale per l'economia della nostra Regione. Noi vogliamo continuare a fare macchine.
Siamo capaci a fare macchine.
Vorrei ricordare a tutti voi che stava per essere inaugurato il corso di laurea di Ingegneria Automobilistica, distaccato dal Politecnico, al Lingotto. Poi, per motivi contingenti, non ha potuto essere inaugurato, ma di fatto è in corso Questo cosa significa? Significa che noi, in questo settore, crediamo.
Crediamo assolutamente necessario investire nella ricerca e in tal senso ci muoveremo e queste cose chiederemo al Governo, facendo chiaramente la nostra parte secondo le competenze che la Costituzione ci ha assegnato.
Anche su questo voglio essere chiaro, nel senso che noi faremo quello che l'attuale Titolo V, la discussione e la storia passata ci consentono perché sulle politiche attive del lavoro non dovevamo neanche attendere il Titolo V, già erano deleghe di nostra competenza. Sulle nostre competenze saremo protagonisti. Anzi, diremo anche che vorremo esercitare le nostre competenze in totale autonomia e secondo quello che il Governo della Regione, anche grazie ad un dibattito come questo, che sarà sicuramente ricco di spunti, deciderà di assumere. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di integrare le comunicazioni del Presidente Ghigo l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, comunico che sono stati distribuiti dei fascicoli con la base tecnica della relazione svolta in quest'aula il 05 febbraio.



PRESIDENTE

La stiamo distribuendo.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Ho ritenuto di doverla ridistribuire visto che alcuni colleghi hanno telefonato in Assessorato per avere degli elementi di precisazione. Devo peraltro dire che la richiamo nella relazione odierna, in quanto gran parte di quegli elementi sono di piena attualità.
La situazione attuale: la situazione del Gruppo FIAT in generale, in particolare della FIAT Auto, è stata oggetto di un incontro richiesto dal Presidente Ghigo e tenutosi mercoledì 15 maggio presso la Giunta regionale con la FIAT. Erano presenti il Presidente, oltre al sottoscritto, e la delegazione FIAT, guidata dall'Amministratore Delegato ing. Cantarella.
L'incontro si è svolto il giorno successivo all'Assemblea degli Azionisti dell'Azienda. È stato caratterizzato da un concreto e fattivo scambio di informazioni e di valutazioni, così come era stato oggetto di considerazioni durante l'Assemblea il giorno prima.
L'ing. Cantarella ha in particolare rappresentato una situazione di crisi che si inquadra in un contesto certamente non favorevole al mercato dell'auto, sia a livello internazionale che, anche in misura maggiore, a livello nazionale.
Sono state evidenziate le eccedenze nazionali, che sono state quantificate in poco meno di 3000 unità, e precisamente 2887, secondo le procedute formalmente avviate in data 16 maggio. Noi abbiamo ricevuto la comunicazione di procedura, come Assessorato al Lavoro, il 16 maggio.
Per quanto attiene il Piemonte, le eccedenze sono state quantificate in 1800 persone. I due terzi di queste riguardano operai, mentre il restante terzo impiegati.
Da parte della FIAT Auto è stato sottolineato che mediante l'utilizzo della mobilità, "l'impatto sociale" sarà quanto più possibile attenuato.
La procedura di mobilità prevede che vi siano 45 giorni di tempo dall'apertura per raggiungere l'intesa tra le parti sociali.
In caso di mancato accordo dovrà intervenire la parte pubblica, e precisamente, in questo caso, il Ministero del Lavoro, dal momento che la procedura riguarda più aree regionali, per un ulteriore tentativo nei successivi 30 giorni.
L'intesa tra Azienda e Organizzazioni Sindacali permette di definire gli incentivi in uscita dei lavoratori in mobilità e i requisiti per l'individuazione degli stessi lavoratori.
Se l'intesa non verrà ancora raggiunta, la norma prevede che l'Azienda possa procedere unilateralmente. In tal caso, i criteri sono quelli stabiliti dalla legge, ovvero i minori carichi familiari, la minore anzianità di servizio aziendale, le esigenze tecnico-organizzative.
Il periodo di mobilità ha durata differenziata da uno a tre anni, a seconda dell'età del lavoratore (quattro anni per il sud, perché qui abbiamo anche alcune situazioni di mobilità che riguardano il sud Italia) più lungo per gli ultracinquantenni.
Naturalmente la valutazione che facciamo, è che si possa evitare un'azione unilaterale da parte dell'azienda, perché sarebbe obbligata a seguire strettamente i criteri di legge, e seguire strettamente i criteri di legge probabilmente genererebbe alcune situazioni di controsenso creando l'espulsione dei soggetti con una minore anzianità d'azienda anziché di altri soggetti che forse con l'accompagnamento della mobilità possono raggiungere la pensione.
Sotto il profilo finanziario, anche per ridurre l'indebitamento di FIAT, l'Amministratore delegato ha confermato che si proseguirà nel piano di dismissioni già deciso a dicembre del 2001, che prevede cessioni per almeno 2 miliardi di Euro nel 2002 e un altro miliardo nel 2003.
In particolare, secondo le comunicazioni rese all'assemblea degli azionisti, è già stato deliberato di procedere alla quotazione in borsa della Ferrari entro la fine di quest'anno. La FIAT, che attualmente detiene il 90% delle azioni Ferrari, intende mantenere il controllo della società alla conclusione dell'operazione.
Dall'aumento di capitale di Case-New Holland, attivo nel settore macchine agricole, con conversione di crediti, e dalla quotazione Ferrari la FIAT prevede di ricavare un miliardo di Euro.
Per l'anno in corso, dopo i deludenti risultati del 2001 e del primo trimestre 2002, FIAT ha posto l'obiettivo di raggiungere un risultato operativo quanto meno in pareggio e un indebitamento netto dimezzato rispetto alla fine del 2001, nonché di ottenere entro il 2004 positivi livelli di redditività. Questa è stata la dichiarazione dell'ing.
Cantarella.
E' stato inoltre comunicato che le sinergie con General Motors hanno raggiunto un valore accumulato di 272 milioni di Euro, superando di 30 milioni di Euro il piano originario.
Il gruppo FIAT nel suo complesso vede per le socialità consolidate a bilancio al 31 dicembre 2001 un'occupazione di 198 mila lavoratori in tutto il mondo; di questi, 95 mila dipendenti in stabilimenti italiani, 36 mila nel comparto auto, 14 mila veicoli industriali, 4.300 macchine agricole e altre quantità minori.
L'evoluzione occupazionale di FIAT in Italia ha visto una riduzione dal 1994 al 2001 da 152 mila a 95 mila addetti; si devono però considerare alcune operazioni di outsourcing per circa 15 mila lavoratori e le cessioni per altri 32 mila lavoratori, mentre le acquisizioni hanno fatto incrementare l'occupazione del gruppo di 6.700 dipendenti.
In Piemonte il gruppo FIAT ha, al 31 dicembre 2001, il 47% della propria forza lavoro, pari a 44 mila dipendenti, contro76 mila del 1994 (quindi siamo a 32 mila dipendenti in meno rispetto al 1994); anche in questo caso si devono sottrarre i lavoratori interessati da processi di esternalizzazione (circa 6 mila) e dalle cessioni (13.500). Il 97% della forza lavoro, pari a 43 mila dipendenti, è concentrato in provincia di Torino.
La caduta del mercato automobilistico è stata particolarmente pesante nella prima parte del 2002; da gennaio a fine aprile il mercato dei 15 paesi europei ha perso il 2,6% delle vendite, ma in Italia il dato è -13,1 (il peggiore in Europa), seguito dalla Spagna (-7,4%). Ciò ha avuto delle ripercussioni su FIAT Auto, leader del mercato domestico, superiori a quelle delle altre case concorrenti; nel primo quadrimestre la quota di mercato di FIAT in Europa è scesa dal 10,6% all'8,9%.
Dall'incontro con i vertici FIAT è emersa una volontà di reazione del gruppo piemontese; in particolare, l'ing. Cantarella ha evidenziato che verranno effettuati investimenti che saranno diretti sia sul fronte di nuovi modelli secondo programmi già dettagliati sia sul fronte del potenziamento e della riqualificazione della rete commerciale, ritenendo per loro stessa ammissione la rete commerciale non adeguata ai moderni sistemi di vendita.
Tra l'altro, è stato sottolineato che allo stabilimento di Mirafiori dove attualmente si producono Panda e Marea, verrà assegnata la produzione di nuove vetture: una monovolume di nuova concezione e una vettura tipo Croma.
L'Amministrazione regionale, anche sulla base delle informazioni di carattere generale emerse durante la riunione, sottolinea la rilevanza nazionale che riveste il gruppo FIAT in generale e in particolare FIAT Auto.
Il Piemonte è da sempre molto sensibile alle questioni FIAT; pur avendo intrapreso in questi anni una forte politica di diversificazione e di riconversione produttiva, il settore automotor resta pur sempre uno dei cardini del tessuto economico e occupazionale della nostra Regione.
L'attuale congiuntura sfavorevole deve essere quindi fronteggiata a più livelli e opportunamente concertata con le forze sociali (mi richiamo all'intervento del Presidente in apertura).
Sotto quest'ultimo aspetto, è prevista per oggi pomeriggio una riunione che l'Amministrazione regionale avrà con le Organizzazioni Sindacali, in primo luogo per raccogliere le valutazioni dei rappresentanti dei lavoratori ed avviare in questo modo un'azione coordinata e di sistema.
Per giovedì prossimo è previsto un incontro tra la Regione e l'Amministrazione provinciale di Torino, in particolare con riferimento al ruolo che la Provincia di Torino ha anche quale gestore dei centri per l'impiego e una titolarità dell'Osservatorio provinciale del lavoro.
In attesa degli esiti di tali incontri, mi limito a riferire sinteticamente che, anche da come è emerso dagli organi di stampa, ci sono diverse valutazioni da parte delle Organizzazioni Sindacali, da cui appare una valutazione chiaramente negativa dell'iniziativa FIAT in ragione del fatto che ciò avviene - secondo alcuni osservatori - senza un preciso progetto industriale. Inoltre le Organizzazioni Sindacali ci hanno fatto sapere la loro forte preoccupazione per le ricadute occupazionali che la vicenda può avere sull'occupazione piemontese sia sui lavoratori delle aziende legate direttamente al gruppo FIAT sia in generale in tutto il settore della componentistica.
Un secondo livello di coordinamento dovrà vedere certamente coinvolti tutti gli Enti locali, in modo che il sistema pubblico piemontese possa unitariamente definire una strategia appropriata sia su materie di propria competenza sia in un proficuo e propositivo raccordo con il Governo centrale.
E' opportuno, anzi è necessario che il Governo affronti la questione FIAT nella consapevolezza che si tratta certamente di una questione che ha un respiro nazionale e che quindi deve trovare un interlocutore attento.
L'Amministrazione regionale ha già sollecitato, come ho avuto modo di dire in precedenza, il Governo affinché vengano messe in atto appropriate misure e azioni che, anche rafforzando la ricerca e l'innovazione, possano favorire la modernizzazione del parco veicoli italiano e quindi creando un indiretto - senza violare alcuna regola di mercato - aiuto al sistema. Si tratta di impostare una serie di interventi tra loro articolati che puntino a sostenere la domanda e soprattutto abbiano un impatto ambientale significativo sia diffondendo un generalizzato utilizzo di auto catalizzate sia stimolando il ricorso al metano.
Occorre dare atto al Presidente del Consiglio di aver tempestivamente manifestato la sua disponibilità ad affrontare il problema mediante interventi a sostegno al settore che siano in linea con le norme europee sugli aiuti di Stato.
Nel corso della visita in Piemonte (lunedì 20, ieri) del Ministro delle Attività Produttive, On. Marzano, la Regione ha fatto presente la necessità di una valutazione congiunta sulla situazione e sugli strumenti di intervento. Analogia istanza è stata sottoposta al Presidente Ghigo e al Sottosegretario alla Presidenza Letta, ottenendo conferma della volontà di un'azione coordinata direttamente dalla Presidenza del Consiglio.
La Regione ritiene che il sistema di ammortizzatori sociali, la cui riforma è già peraltro nei programmi del Governo, debba essere adeguato in modo da garantire parità di condizioni in tutte le realtà della filiera coinvolte, senza alcuna differenza tra piccole, medie e grandi aziende eventualmente riprendendo l'esperienza a suo tempo maturata con la legge 675/77, che consentiva interventi particolarmente incisivi anche sotto il profilo degli ammortizzatori sociali, a condizione che venisse riconosciuta la crisi del settore.
L'Amministrazione Regionale, con appropriate politiche, potrà accompagnare questi interventi mediante l'utilizzo di tutti gli strumenti che ha oggi a disposizione. Si segnala, ad esempio, che per contribuire alla diffusione di carburanti alternativi, la legge regionale 8/99, ha consentito in tre anni di raddoppiare il numero dei distributori di metano (passati da 6 a 12), grazie alla riduzione dei vincoli che ne impedivano lo sviluppo.
I recenti accordi intercorsi con il Ministero dell'Ambiente, Unione Petrolifera e Fiat, mettendo a disposizione risorse finanziarie per il periodo 2002-2005 per 52 milioni di Euro sul territorio nazionale, hanno l'obiettivo di consentire al Piemonte di arrivare a circa 60 impianti ubicati sia nell'area metropolitana torinese, sia nel resto del territorio.
E' in avanzato stadio di elaborazione la mappa delle localizzazioni in collaborazione anche con ENI, SNAM, Agip. L'obiettivo potrà essere raggiunto anche attraverso l'aggiunta del prodotto negli impianti esistenti.
Ricordo ai colleghi di I Commissione che abbiamo avuto modo nel confronto sul bilancio di svolgere alcune considerazioni proprio durante le sedute di I Commissione.
E' in corso, inoltre, la revisione normativa per un'ulteriore eliminazione dei vincoli di distanza fra impianti di distribuzione del metano, e per la messa a disposizione di incentivi che si aggiungano a quelli del Ministero e dell'Unione Petrolifera. Sarà inoltre indispensabile condurre politiche volte a una minore tassazione dei veicoli alimentati anche a metano.
A questo riguardo desidero comunicare che la Giunta regionale intende proporre nella legge finanziaria 2003 - che presenterò in Giunta, secondo gli impegni assunti in Consiglio, la settimana prossima - l'esenzione dal pagamento della tassa automobilistica regionale per tutti gli autoveicoli già dotati di dispositivo per la circolazione a gas metano all'atto dell'immatricolazione.
Quindi, gli esistenti e i nuovi. Ciò primariamente in considerazione dei vantaggi ambientali che comporta l'utilizzo del metano rispetto alla benzina, con la riduzione degli idrocarburi volatili più dannosi (in particolare benzene) del 94%, dell'inquinamento fotochimico dell'80%, e la formazione di anidride carbonica del 25/30%, oltre ad eliminare in misura pressoché totale l'emissione di zolfo e piombo.
L'esenzione del bollo auto può contribuire, anche come fattore d'immagine, a incrementare gli acquisti di veicoli già predisposti al metano sin dalla fabbrica, e tra questi ad esempio la Fiat Multipla Bipower, che attualmente paga 196 euro di bollo. La gamma Fiat Bipower verrà ampliata a breve con il Ducato ed entro fine anno con Doblò, entrambi adibiti a trasporto promiscuo.
Nel 2003 è previsto un modello Punto. Anche la Volvo produce 3 modelli di combinato benzina più metano. Da una prima valutazione, in presenza di un'azione complessiva di sostegno che riguardi sia l'aumento dei punti di distribuzione, sia l'esenzione del bollo, si può ipotizzare una riduzione del gettito per la Regione pari a circa 2,5 milioni di euro all'anno.
Altri interventi potranno essere presi in esame sul fronte della formazione professionale, in un più ampio e condiviso quadro di politiche attive del lavoro. Quindi, con azioni di sistema nelle politiche attive del lavoro.
Anzi, il verificarsi di eventi di questa portata è tale da giustificare una modificazione del Programma operativo regionale per il Fondo sociale europeo 2000-2006, per mettere a punto strumenti e risorse mirate, e in tal senso la Regione ha già richiesto la disponibilità della Commissione Europea.
Devo dire che già qualche giorno fa in un colloquio con Michel Lenn responsabile dell'Unione Europea per il Fondo Sociale, abbiamo affrontato il problema, e ho avuto la disponibilità della DG Occupazione, DG Fondo sociale dell'Unione Europea per affrontare la questione di verifica delle misure del P.O.R. L'argomento avrò occasione di approfondirlo il 30 maggio in seduta di Comitato di sorveglianza.
Per quanto riguarda le politiche attive del lavoro, queste andranno orientate alla riqualificazione, riprofessionalizzazione delle risorse umane in esubero nel settore auto, al fine di renderle riassorbibili dal sistema produttivo piemontese - che dimostra comunque una notevole vivacità, con 400 mila avviamenti al lavoro all'anno - dal momento che si segnala la carenza di offerta di lavoro, sia qualificata che non, in particolare nei comparti delle nuove tecnologie infotelematiche dell'edilizia e dei lavori stradali - anche in relazione ai cantieri delle grandi opere pubbliche legate all'Alta Velocità e alle Olimpiadi 2006 dei servizi alla persona e turistico-alberghiero.
Nell'ultimo triennio in Piemonte sono stati creati 100 mila nuovi posti di lavoro, essenzialmente nel terziario, di cui circa la metà nell'area torinese, dove la disoccupazione è scesa di 3,5 punti attestandosi attorno al 7%. Vorrei ricordare che solo 18.000 in un anno erano strettamente legati al commercio.
Si deve infatti annotare come, nonostante la congiuntura sfavorevole del primo trimestre 2002, che ha portato a una riduzione degli occupati l'indice di disoccupazione a livello piemontese è ancora sceso, da gennaio ad aprile, dal 4,9% al 4,8%. Ciò per effetto dell'assottigliarsi delle leve giovanili e della conseguente diminuzione della domanda di lavoro da parte delle nuove leve.
Al momento non è possibile quantificare il numero dei lavoratori potenzialmente coinvolti in tali iniziative di riqualificazione, in quanto non necessariamente andrà a identificarsi con gli esuberi dichiarati da Fiat, che dovrebbero riguardare la maggior parte di personale che, con il periodo di mobilità, raggiungerebbe l'età pensionabile.
Riguardo alle specifiche iniziative, la Regione ritiene - se da parte del Governo verranno messe a disposizione risorse finanziarie adeguate sulla base di meccanismi analoghi a quelli del Patto per lo Sviluppo a suo tempo siglato con l'allora Ministro Bassolino e prendendo un acconto dei 50miliardi sottoscritti dall'allora Governo nel suddetto Patto - di poter avviare interventi straordinari di formazione-riqualificazione e progetti di ricollocazione, coinvolgendo le Provincie, da affidare a soggetti idonei mediante procedura a evidenza pubblica. Il meccanismo del Patto per lo Sviluppo prevedeva l'accordo istituzioni-parti sociali.
Sul fronte delle politiche industriali si dovrà intervenire con particolare riguardo alla componentistica e all'indotto, che è uno dei punti di forza del settore automotiv di questa Regione. Ritengo che nel breve periodo sia possibile mettere a punto strumenti efficaci.
Mi riferisco alla riforma della legge sui distretti industriali che sto depositando in Giunta, e che considererà una serie di interventi volti a rafforzare il sistema di filiera produttiva e, in questo caso, filiera produttiva automobilistica.
Inoltre, mediante l'utilizzo dei fondi strutturali e in stretto raccordo con le attività di riqualificazione e ricollocazione lavorativa possibile intervenire per il mantenimento a scopi produttivi di siti eventualmente inutilizzati del comparto auto, con la realizzazione di aree industriali attrezzate dotate di servizi tecnologici ed ambientali, tali da consentire l'insediamento di piccole e medie imprese in condizioni di competitività. In merito a ciò, la FIAT ha dichiarato la disponibilità a compartecipare ad iniziative di questo genere.
Sempre in relazione ai fondi strutturali, anche le misure riguardanti l'internazionalizzazione potranno offrire opportunità di finanziamento a progetti di promozione dell'indotto auto.
Uno dei nostri maggiori meccanismi di esportazione è la componentistica auto, non strettamente legata alla FIAT, quanto al sistema Automotive nel mondo.
In conclusione, desidero ribadire un concetto già espresso nella relazione svolta al Consiglio lo scorso febbraio. La doverosa attenzione alla situazione, indubbiamente difficile, di FIAT e dell'indotto auto deve indurre, in primo luogo le istituzioni, a precise e coordinati impegni di intervento puntuale, per le rispettive possibilità di azione.
Non deve, invece, portare ad un allarmismo fine a se stesso, che nell'amplificare senza motivo i rischi della situazione possa indurre nell'opinione pubblica, uno scetticismo e un generale pessimismo sugli esiti di una battaglia su cui il Piemonte deve impegnarsi in modo unitario.
I sociologi parlano, in questi casi, di una "profezia che si autoavvera".
Gli effetti psicologici indotti da un simile comportamento, in un clima dove è invece importante ricostruire la fiducia dei consumatori e degli operatori economici, sarebbero peggiori di quelli che oggi si possono ragionevolmente prevedere sulla base della situazione a noi nota.
Una situazione analoga, verificatasi dieci o vent'anni fa, avrebbe avuto effetti ben più dirompenti rispetto a quelli attuali. Nel 1980 l'industria manifatturiera torinese dava lavoro al 47% degli occupati, oggi è scesa al 33%, anche se resta l'asse portante dello sviluppo torinese soprattutto per la capacità che dimostra di trasmettere impulsi innovativi anche alle altre componenti del sistema economico (si pensi allo sviluppo del settore dei servizi alle imprese e alla nascita di un vero proprio distretto ICT, con circa 7.000 imprese e 50.000 addetti).
Gli interventi che la Regione ha posto in atto per la diversificazione del sistema economico piemontese, sviluppando opportune politiche a favore delle piccole e medie imprese e dei settori dei servizi - che nel triennio 1998-2001 hanno beneficiato complessivamente di incentivi comunitari statali e regionali per circa 1 miliardo di euro (che ricordo, in vecchie lire sono 2 mila miliardi) - unitamente alle politiche di diversificazione del Gruppo FIAT, danno al Piemonte la capacità di attenuare l'impatto e le difficoltà attuali del settore auto, e ci permettono di guardare al futuro con migliori aspettative.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Contrariamente agli usi, invece di partire dalla parte analitica vorrei partire dalla parte conclusiva della relazione dell'Assessore Pichetto, per mettere al primo punto (e poi, successivamente, sviluppare gli aspetti analitici) le possibilità di azioni concrete che riguardano l'istituzione regionale, partendo dalla responsabilità della stessa e dal coordinamento fra la Regione e le altre istituzioni.
Mi pare che queste azioni, nelle quali esistono le condizioni, le possibilità e i poteri, debbano riguardare, contemporaneamente, diversi aspetti.
In primo luogo, le questioni che riguardano il lavoro, per vedere quali iniziative, da questo punto di vista, la Regione può svolgere; in secondo luogo, le iniziative che riguardano le questioni della produzione (su questo abbiamo ascoltato l'intervento dell'Assessore e posso esprimere un giudizio positivo sull'iniziativa di eliminazione del bollo per quanto riguarda le auto a metano) e, infine, iniziative che possono essere assunte per quanto riguarda la politica industriale e nei confronti del tessuto produttivo piemontese.
L'insieme di queste iniziative, sulle quali vorrei entrare nel merito comportano, a nostro parere, il fatto che, data anche la straordinarietà della situazione, la Regione sappia che, mentre sostiene e richiede agli altri livelli di responsabilità di svolgere il proprio dovere, ad essa spetta fare quanto di propria competenza, mettendo a disposizione Assessore Pichetto, le risorse necessarie perché questo possa avvenire.
A tal proposito, indico alcuni temi. La prima questione riguarda le politiche del lavoro. Qui, naturalmente, siamo di fronte ad un terreno sul quale, a nostro parere, è necessario realizzare un'intesa tra le parti sociali, l'impresa, il sindacato e le istituzioni, eventualmente apportando delle correzioni rispetto all'andamento della situazione. Non si pu chiedere, contemporaneamente, cooperazione alle parti sociali e mettere i sindacati di fronte ai fatti compiuti e a decisioni unilaterali, con la comunicazione unilaterale della mobilità che poteva essere, invece costruita in modi diversa, analizzando anche la varietà di strumenti che potevano essere utilizzati per affrontare una situazione così complessa.
Detto questo, se non pensiamo, come credo non pensi né l'Assessore Pichetto né la Regione, che l'unico strumento per affrontare la crisi di questo tipo sia il pre-pensionamento (anche perché sarebbe strano, un giorno chiediamo il prolungamento e l'innalzamento dell'età pensionabile e il giorno dopo la sua diminuzione), dovremmo trovare altri strumenti. Non escludo, che per alcune fasce di lavoratori l'accompagnamento alla pensione possa essere lo strumento necessario, ma ciò vuol dire mettere in moto la questione della riqualificazione, dei processi formativi, di interventi che abbiano una dimensione significativa che debba vedere, per questo, le indicazioni delle risorse necessarie, non solo per incrementare i programmi già avviati, ma per introdurre quel di più che è necessario in questa situazione.
Il secondo punto riguarda la produzione. Bene l'iniziativa del bollo ma ci sono altre iniziative da compiere (e le elenco brevemente naturalmente compatibilmente con il tempo a mia disposizione, chiedendo una sede di approfondimento reale, Assessore).
Le iniziative possibili sono quelle relative alla metanizzazione.
Come sapete, il prossimo anno saranno messe a gara le concessioni che riguardano il trasporto pubblico su gomma nella nostra Regione. Noi chiediamo che in tutti i capitolati per il trasporto pubblico su strada nella nostra Regione sia inserito, come uno degli elementi importanti di valutazione, l'impegno alla metanizzazione degli autoveicoli e che naturalmente, si veda con concretezza in che tempi e con quale gradualità questo possa avvenire (essendo un processo che richiede risorse, incentivi e un accompagnamento) Tale politica di incentivazione si può estendere, nella nostra Regione sia ai taxi sia alle flotte pubbliche.
Non escludo l'incentivazione dei privati, anzi, la questione del bollo è sicuramente una buona iniziativa, ma insieme deve esserci una politica che riguardi il parco pubblico, largamente inteso, di autoveicoli, che in questa direzione possa costituire un punto di riferimento.
C'è una terza questione che riguarda la piccola impresa e le politiche industriali. Noi, qui, vi sollecitiamo in diverse direzioni.
Il Ministro Maroni ha detto che bisogna occuparsi dell'indotto: è vero, però bisogna anche sapere di cosa si parla. L'indotto e la componentistica hanno, come sapete, gli stessi strumenti dei quali dispone Fiat Auto, non c'è una differenza nella strumentazione a disposizione delle politiche del lavoro fra settori.
La legge n. 223, come ben sa l'Assessore Picchetto, esclude dalla possibilità della Cassa Integrazione i lavoratori dipendenti di aziende al di sotto dei 15 dipendenti. Si tratta di prendere un provvedimento che vada in questa direzione per i lavoratori delle piccole aziende e che difficilmente possono avere la caratteristica di settore. E' evidente che siamo in una discussione che si intreccia con l'allargamento e la costruzione di un nuovo sistema di ammortizzatori sociali.
Per quanto riguarda le piccole imprese in Piemonte. Come tutti sanno l'effetto di una caduta produttiva come quella che si prospetta nell'auto riguarderà, in primo luogo, il settore, ma non solo quello. Quando un settore ha un peso tale quale quello che noi conosciamo sulla situazione economica, è evidente che riguarda l'insieme dell'andamento industriale per cui noi vi chiediamo di valutare la possibilità, in Piemonte, di una riduzione dell'IRAP per le aziende al di sotto dei 50 dipendenti. Una riduzione di 2 - 3 punti dell'IRAP per le aziende al di sotto dei 50 dipendenti può costituire un elemento anticiclico di manovra congiunturale per il quale si tratta di reperire le risorse necessarie.
Mi scuso se vado oltre qualche minuto, ma ho preferito stare alla sostanza. Noi vi chiediamo su questi punti di coordinare un'iniziativa fra le istituzioni. Lo dico senza nessun elemento polemico, ma non ho apprezzato il modo in cui è iniziata la seduta. Esistono probabilmente elementi di concorrenza e di incomprensione tra la Regione, il governo nazionale o altre istituzioni locali, ma aprire la discussione di oggi come ha fatto il Presidente Ghigo, mettendo in primo piano gli elementi di polemica interistituzionale, che siano con il Governo o con il Comune, non voglio dare giudizi, non era l'aspetto essenziale.
Se la situazione è grave come la dipingiamo, abbiamo bisogno di trovare un livello di cooperazione tra le istituzioni, un momento permanente di coordinamento tra le diverse istituzioni regionali e nazionali rispettoso delle competenze, che cerchi di costruire le condizioni migliori per affrontare una questione del genere, che è effettivamente grave.
Non lo dico per vantarmi, la vita mi ha portato ad occuparmi per molto tempo di questi problemi e non ricordo una crisi così grave del Gruppo FIAT. Non ho mai visto un'azienda e un'impresa così importante, così disorientata, con difficoltà ad individuare le cause del problema che ha di fronte e quindi ad indicare le terapie sufficienti.
Questo è un problema che richiede una discussione molto ampia per cui mi scusi, Presidente del Consiglio, se rubo trenta secondi, ma voglio solo richiamare l'ultimo punto, che è il seguente. Abbiamo parlato del ruolo delle Istituzioni nazionali e locali, abbiamo parlato del ruolo dei lavoratori e della loro organizzazione che si sta movendo (speriamo che l'incontro di oggi al Ministero del Lavoro apra una prospettiva positiva di confronto), tuttavia consentitemi di dire un'ultima cosa sull'industria poi termino l'intervento.
Abbiamo sempre detto, e su questo siamo tutti d'accordo, che la FIAT è una componente molto importante dell'industria piemontese e del settore dell'industria dell'auto, tuttavia voglio chiedere, senza nessun elemento polemico: non c'è un altro protagonista al quale ci si può rivolgere per questa vicenda? Gli altri industriali dell'auto insediati a Torino e in Piemonte, tutto quel mondo ampio di imprese che ha nell'automobile il suo business fondamentale, la sua storia, la sua esperienza, la sua competenza, davvero può solo stare a guardare? Nei nuovi assetti futuri dell'automobile della FIAT è giusto pensare da un lato, alla internazionalizzazione, non c'è un'alternativa a una dimensione internazionale, quindi al rapporto con un grande partner mondiale, ma non c'è, al tempo stesso, neanche un'alternativa ad un rapporto con il proprio tessuto produttivo e con il mondo di imprese dal quale si trae altrettanta forza.
Se dovessi disegnare un'immaginaria compagine azionaria del futuro vedrei a fianco di IFI e IFIL, da un lato la General Motors, ma dall'altro forse, un consorzio fatto da tante altre imprese che siano in grado di intervenire e di radicare la FIAT non solo rilanciandola, ma legandola al territorio piemontese.
Vi chiediamo, al di là di questa discussione, di non concludere il dibattito solo con delle dichiarazioni, ma di organizzare un lavoro del Consiglio regionale che, in rapporto con la Giunta, attraverso le istituzioni, possa dare concretezza, seguire e verificare come le discussioni che facciamo diventino un terreno operativo di impegno.


Argomento: Varie

Saluti agli alunni e insegnanti della Scuola media " C. Colombo " di Torino


PRESIDENTE

Saluto i ragazzi e i docenti della Scuola media "C. Colombo" di Torino.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione FIAT. Dibattito ed esame ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bussola.



BUSSOLA Cristiano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, a proposito dell'argomento oggi in discussione credo che si possa parlare di una sorta di cronaca, di crisi annunciata. Ritengo che non ci sia da stupirsi più di tanto per le migliaia di posti di lavoro che sono effettivamente a rischio se si considera che, ormai da tempo tutti, istituzioni, industriali, sindacati e lavoratori, sono a conoscenza che la più grande azienda automobilistica italiana non è più sufficientemente competitiva sul mercato, soprattutto quello internazionale.
Si sa, d'altro canto, che un processo di diversificazione produttivo ben venga, intendiamoci - a cui faceva riferimento prima l'Assessore Picchetto, è ormai in atto nel sistema Piemonte e nel sistema Italia.
Questo, chiaramente, non significa che Torino non debba più essere la capitale dell'auto, anzi, da Torino, lo sottolineava prima con forza il Presidente Ghigo, deve partire il rilancio di un settore produttivo che è storicamente e strategicamente ancorato a questa città e alla nostra Regione.
Dobbiamo parlare, quindi, di strategia. Si deve cercare di non dare risposte sbagliate a chi fa domande giuste. A nulla servirebbero, è stato detto prima da altri interventi che mi hanno preceduto, incentivi palliativi se, alla base di tutto, non ci fosse una vera e propria strategia tale da fare di un momento di difficoltà, un'occasione di crescita.
Si deve pensare alla FIAT come ad un marchio che, in prospettiva, sia sempre più legato alla qualità della produzione, ma in che modo? Attraverso la ricerca e l'innovazione tecnologica. Si deve puntare anche alla creazione di quella che potremmo definire l'auto del futuro, un' auto che sia un prodotto competitivo perché in grado di rispettare l'ambiente e di dare un contributo serio alla lotta all'inquinamento atmosferico. La mobilità pulita rappresenta il futuro della FIAT.
Ritengo, quindi, che sia da cogliere in modo positivo l'appello lanciato all'inizio del dibattito dal Presidente Ghigo. Un appello al Governo affinché venga data nuova linfa al mondo dell'auto, grazie ad un approccio strategico a questo tipo di crisi, alla crisi che il comparto dell'auto sta vivendo e in questo senso.
Un segnale estremamente incoraggiante potrebbe essere il corso di ingegneria automobilistica a cui faceva prima riferimento il Presidente della Giunta regionale. Altrimenti, la manovra della mobilità in uscita annunciata dall'Amministratore delegato, il dottor Cantarella, non è certamente sufficiente e utile al risanamento e alla ripresa.
Vero è che, oltre alle strategie a medio e a lungo termine, servono anche interventi immediati perché la crisi attuale - nata da varie ragioni, ad esempio gli oltre mille miliardi di lire che si sono persi in soli tre mesi e la mancanza di modelli nuovi e appetibili, aspetti importante da tenere in considerazione - è probabilmente la crisi più grave che sia mai stata vissuta dalla FIAT.
Le misure annunciate dal dottor Cantarella potranno quindi, sortire effetti positivi soltanto se avverrà, al più presto, innanzitutto una ripresa del mercato auspicata e auspicabile. Nel frattempo, però, come è stato affermato, è opportuno che i soggetti istituzionali, in primo luogo la Regione Piemonte, nel dare il giusto e l'adeguato supporto alla FIAT proseguano nel percorso che è stato intrapreso ormai da tempo, finalizzato a valorizzare e a promuovere un variegato contesto economico e produttivo che caratterizza ormai da anni il Piemonte, che ruota comunque attorno all'industria dell'auto, un contesto che è fatto di aziende che sono dotate di dinamica imprenditoriale - l'abbiamo sentito dalla relazione dell'Assessore all'industria - e soprattutto di una forte vocazione all'internazionalizzazione.
inutile nascondere, quindi, che il sistema Piemonte non è più soltanto FIAT. Penso che la nostra struttura produttiva, che si è ormai orientata in una marcata terziarizzazione, debba tenere molto in considerazione questo aspetto. Dobbiamo quindi pensare ad una convivenza sempre più forte e più consistente - una convivenza pacifica, naturalmente tra la grande impresa e il tessuto delle piccole e medie imprese che caratterizzano il nostro mondo economico e produttivo.
E proprio la valorizzazione di quella che ho definito una convivenza tra FIAT - una FIAT che è importante e sempre più orientata a produrre qualità - e un tessuto vivacissimo di piccole imprese, è importante che diventi una vera e propria opportunità di rilancio non soltanto per l'industria dell'auto, ma per l'intero sistema produttivo piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Devo dire che sono abbastanza sconvolto, Assessore, dai toni rassicuranti con i quali, da una parte e dall'altra - parlo del centrodestra ma anche del centrosinistra - si sottovaluta l'entità di questa crisi.
I toni sono quelli: crisi gestibile, situazione assolutamente tranquillizzante; ci sono gli ammortizzatori sociali, anzi estendiamoli anche alle piccole fabbriche al di sotto dei 15 dipendenti, che non hanno tutele da questo punto di vista.
Allora, parliamo di numeri. Oggi io non ho sentito parlare di numeri. I numeri, badate bene, li ha forniti la FIAT.
La FIAT parla di 2.889 esuberi, non eccedenze (mi auguro che almeno nella politica, se i termini hanno la loro importanza, si riescano a distinguere le "eccedenze produttive" dagli "esuberi di personale").
Esubero di personale vuol dire disoccupazione, prospettiva assolutamente non augurabile a nessuno. Ma in quale contesto? La sciagura non è rappresentata solo dai 12.000 esuberi, ma da quello che ne conseguirà. Perché é evidente che si potranno applicare gli ammortizzatori sociali, ma diciamo anche che, nel momento in cui la scelta praticata è quella degli ammortizzatori sociali, noi non recupereremo un solo posto di quei lavori persi. E questo è il primo punto che vogliamo sottolineare perché prima di arrivare alla messa in campo degli ammortizzatori sociali bisogna pensare seriamente alla possibilità di praticare altri strumenti.
Vorrei, dunque, sottoporre all'attenzione del Consiglio e dell'Assessore questo punto: non posso dire del Presidente Ghigo, che ci ha fatto la sua brava relazione, con la notizia che domani comparirà sui giornali, che il grande atto della Regione Piemonte sarà quello dell'eliminazione del bollo sulle auto a trazione a metano.
Poca cosa. Qui stiamo parlando dell'unico colosso manifatturiero di questo Paese, che, in termini di Prodotto Interno Lordo, incide per il 4.8% e che per la sola voce "investimenti" raccoglie il 22% degli investimenti nel campo della ricerca di tutto il sistema delle imprese a livello nazionale.
Allora prendiamo atto di una realtà, Assessore, che lei ha sottolineato nella sua relazione: il settore dell'Auto è ancora il settore di privilegio per la FIAT? Invece, non trova più conveniente cercare investimenti ad alta redditività, che magari non incorrono in crisi cicliche, ad esempio nell'area dei servizi, del gas, dell'acqua, delle telecomunicazioni o delle assicurazioni? Sono tutte attività che rivestono appunto, un carattere anticiclico e hanno elevati tassi di crescita.
Bisogna guardare in faccia la realtà: per la FIAT, l'Auto non è più una priorità.
C'é una bellissima vignetta sull'Economist, la sottolineava l'Espresso nell'ultimo numero, che forse è la fotografia più vera, anche se più dissacrante, di Agnelli.
Agnelli, quindici giorni fa, alla vigilia dell'Assemblea degli Azionisti, dichiarò: "Prima di vendere il settore Auto, dovranno passare sul mio corpo". E il giudizio sarcastico dell'Economist qual è stato? stato quello di dire: "Per forza, a 81 anni siamo lì, è possibile passare su quel corpo!". Ma poi ha accompagnato questa battuta con una didascalia una bella vignetta, nella quale presenta una vecchia Seicento FIAT in panne lungo l'autostrada, un vecchio che assomiglia a Gianni Agnelli che dice col cofano aperto: "Ti avevo detto 'Fissalo meglio, Tommaso!'", che dice al suo autista che qualcosa non va in quella macchina, perché è una crisi di modelli, è una crisi di eccesso di produzione, è una crisi rispetto alla quale la FIAT, nella competizione internazionale, ne è uscita assolutamente a pezzi. Non è stata in grado di sfondare nel mercato, ed è evidente, quindi, la tentazione del cedere il settore dell'Auto. Perch come diceva Cuccia, per pagare i debiti non basta dire che ci sono dei crediti. Non basta dire questo. I debiti vanno in qualche modo pagati.
E allora, da qui, la linea di dismissioni che oggi lei ci ha annunciato, Assessore, e che è stata comunicata direttamente dalla FIAT a tutti i mezzi di informazione.
Occorre, però, farsi delle domande, perché la FIAT, che è il primo colosso manifatturiero in questo Paese, ha beneficiato, negli anni, di investimenti e di risorse pubbliche che nessun altro imprenditore in questo Paese ha beneficiato.
Ha beneficiato di risorse per investimenti ad Sud (Melfi), di un sostegno per la ricerca (Orbassano), Elasis (Napoli). Dal 1981 fu la Regione a perorare al Governo la causa affinché la FIAT fosse inserita nella legge n. 675 che stanziò ingenti investimenti che vennero destinati come politiche di sviluppo per il settore dell'Auto.
Oggi qualcuno deve chiedere conto alla FIAT. Noi proponiamo al Consiglio regionale un atto di pronunciamento politico: chiediamo che il Parlamento vari una Commissione d'inchiesta parlamentare che faccia un'attenta disanima non solo sull'utilizzo delle risorse pubbliche, e all'interno di quali piani di sviluppo queste risorse sono comprese, ma che faccia chiarezza su una cosa che preoccupa ben di più, ovvero lo stato di insolvenza della FIAT. 11.000 miliardi sono una realtà dalla quale non si può sfuggire! Sono 6.600 miliardi di Euro.
Questa situazione di insolvenza potrebbe trasformarsi in una catastrofe, con effetti devastanti per l'occupazione.
Allora, ci vogliono atti coraggiosi, Assessore. Istituisca da subito questo Tavolo. Fatevi voi promotori! Certo c'é un punto debole nella proposta che sto per fare, perché la Regione non ha un Piano di Sviluppo Regionale. Non ha deciso "cosa farà da grande" questa Regione! Questa mattina abbiamo incontrato i lavoratori della New Box. Era con noi, Assessore, e ha visto il dramma! Ed è il settore dolciario, un settore in sviluppo, non in crisi. È chiuso.
Però avrà notato un aspetto. Dietro a quella manovra industriale dietro alla scelta di portare quegli stabilimenti nel Veneto, emergono due elementi: la politica della Regione Veneto, che ha sviluppato capacità attrattive che noi non abbiamo saputo sviluppare pur avendo maggiori mezzi probabilmente, ma soprattutto va avanti il piano di dismissione dei contenitori industriali per regalarli alla speculazione e alla rendita fondiaria.
Allora, Assessore, costituite quel Tavolo, Provincia e Regione. Al Comune di Torino, agli Enti Locali e ai Comuni in cui hanno luogo gli insediamenti produttivi dell'Indotto, fate una proposta forte: si vincolino tutte le aree, si inseriscano degli strumenti urbanistici che non consentano la variazione di destinazione d'uso di quelle aree, per arrestare i processi di speculazione edilizia.
Allora, qui, come si può non parlare di FIAT Avio? Cosa farà il Comune di Torino (e mi rivolgo ai colleghi del Centrosinistra)? Sarà capace, o no di opzionare quelle aree bloccando l'eventuale variante di piano, ed evitando che la FIAT Avio e quell'area, così come la Alenia, che non c'entra col Gruppo FIAT, possano rischiare di diventare un terreno di esaltazione della rendita fondiaria? Occorrono scelte coraggiose e l'intervento pubblico non può più seguire le tradizionali modalità con le quali, sinora, è stato portato avanti.
Ebbene, Assessore e Presidente Ghigo, se voi riuscirete a mettere in campo questo Tavolo, avete, dall'altra parte, una grande forza: la Regione Piemonte è una Regione infrastrutturata. La Regione Piemonte ha un indotto di eccellenza e di qualità, che - badate bene - ha saputo diversificare nel tempo le proprie produzioni guardando agli altri mercati e smettendo di essere il vassallo della FIAT.
Ebbene, in questo terreno fertile condivido la proposta lanciata da Marco Revelli nelle colonne del nostro giornale: si abbia il coraggio di evidenziare sul tavolo di questa trattativa con la FIAT che questa Regione ha le proprie porte aperte alla possibilità che un secondo produttore d'auto a livello internazionale possa inserirsi in questo tessuto.
Ricordo le sue parole, Assessore, quando lei parlò di quale interesse ci sia da parte di alcune multinazionali ad operare assolutamente in apparenza in modo quasi di controtendenza affinché nella nostra Regione nel Canavese, ci siano delle opzioni sui terreni per inserire un grande stabilimento per 500 lavoratori del settore dell'indotto.
Questa Regione ha tutte le potenzialità, le professionalità, le caratteristiche di eccellenza perché questo settore dell'auto, rompendo il vassallaggio da casa Agnelli, possa mettere queste risorse a disposizione del rilancio di Torino come il distretto internazionale dell'auto. Ci sono tutte le condizioni per farlo, e allora si abbia il coraggio di praticare questa strada.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Desidero innanzi tutto ringraziare il Presidente Ghigo e l'Assessore per la relazione svolta perché hanno deciso di affrontare opportunamente questo problema qui nella sede competente, nell'aula consiliare regionale del Piemonte. Dal loro intervento voglio trarre alcuni spunti e fare alcune riflessioni.
La prima riflessione è che chiederei ai colleghi di non parlare di crisi della FIAT, ma di crisi dell'auto, perché se parlare di crisi FIAT era corretto quando c'era un diverso sistema industriale, quando non c'erano le collaborazioni fuori della struttura industriale e l'indotto era più limitato, oggi il problema che ha Torino e il Piemonte è il problema dell'auto.
Prima osservazione: come siamo arrivati a questa crisi dell'auto? Siamo arrivati in modo molto rapido; c'è stata un'accelerazione degenerativa che in qualche modo, porta sul banco degli imputati la eccessiva finanziarizzazione dell'economia che ha caratterizzato questi ultimi anni.
Voglio ricordare ai colleghi che, nel corso di un'audizione che abbiamo tenuto in Commissione, ci è stato fornito un quadro riassuntivo del numero dei dipendenti del sistema Fiat e del sistema G.M., con a fianco il numero delle auto prodotte: da questo semplice e in qualche modo rozzo schema, si capiva che la crisi in cui versava il sistema FIAT, e indirettamente il sistema dell'auto, era una crisi molto forte.
Il discorso dei danni che ha creato l'eccessiva finanziarizzazione dell'economia si può riassumere dicendo che la finanza è sempre stata nel passato al servizio del mondo produttivo, mentre oggi - ed è questo l'aspetto che dobbiamo prendere atto che va cambiato - si è imposto come un sistema dominante e prioritario, addirittura in concorrenza con l'economia reale rappresentata dal mondo dell'industria, del commercio e dei servizi.
E' in qualche modo la società dell'illusione e dell'apparenza che ha avuto il sopravvento, creando prospettive non solide. Non che non si debbano considerare le opportunità offerte dalla finanza, ma quest'ultima deve tornare a essere esclusivamente il contraltare dell'economia reale e non una prospettiva fondata sulle illusioni.
La crisi di un bene di consumo durevole come l'auto segna l'entrata in crisi di un modello centrato in modo eccessivo sugli strumenti monetaristi che rivelano tutte le loro debolezze trasportate in un capitalismo, come è quello attuale, di tipo consumistico.
Occorre prendere atto che non si può conciliare, nell'attuale fase di sviluppo economico, una politica penalizzante della crescita dei redditi delle classi medio-basse e una domanda elevata di consumi, perché dobbiamo sempre ricordare che gran parte dei consumi viene fatto delle classi medio basse.
Gli anni '90 hanno segnato un notevole progresso del PIL e della crescita, ma la lettura interpretativa di quei fenomeni è stata anomala dato che si è attribuito quasi esclusivamente questo fatto al boom di borsa. Finito il boom di borsa, è finita anche la crescita del sistema, che era stata superficialmente attribuita alla new economy. Oggi, nonostante che quest'ultima continui a svilupparsi, il sistema è entrato in crisi perché il motore dello sviluppo era rappresentato dal fatto che, attraverso la borsa, i redditi della gente erano tornati a crescere e venivano spesi nella vecchia economia, nella old economy, attraverso l'acquisto di case auto e servizi di tempo libero.
In conclusione - ed è questa la riflessione che chiedo venga fatta - o si torna a perseguire un modello che, indipendentemente dalle redistribuzioni occasionali degli utili di borsa, sostenga nuovamente l'importanza della domanda globale, oppure questo sistema, l'attuale nostro sistema, è destinato ad una gravissima crisi. Questo non significa rimangiarsi i principi proclamati universalmente del modello neoliberista ma si tratta di fare coraggiose scelte solidariste e di sostegno alle classi medio-basse; scelte che ci auguriamo tutti sappiano fare.
Allora, venendo a quello che deve essere l'impegno della Regione, un impegno certo di valutazioni congiunte con lo Stato, io direi un momento di collaborazione competitiva con lo Stato, noi non dobbiamo semplicemente essere i terminali di scelte fatte dallo Stato, ma dobbiamo - perch l'esecutivo ne ha tutta non solo la competenza, ma anche la capacità istituzionale - promuovere, certo insieme agli Enti locali, un modello di sviluppo che nell'immediato sappia sostenere il rilancio sostenibile del settore auto, difendendo tutti coloro che funzionalmente sono inseriti nel processo produttivo dell'auto, cioè anche coloro che sono formalmente dipendenti da altre strutture che non sono quelle della FIAT, della grande industria e perciò rappresentano l'indotto in generale, dunque tutti coloro che partecipano al processo produttivo dell'auto.
Ho inteso - e di questo ringrazio l'esecutivo - alcune proposte che verranno ancora di più approfondite e formulate (mi auguro) nei confronti del Governo e che saranno oggetto di scelte autonome della nostra Giunta condivido quella del cercare di ottenere un doppio risultato: un miglioramento del sistema ambientale e il rilancio di un tipo di produzione (quella dei motori che bruciano metano).
Questa è una scelta che credo debba essere condivisa da tutti, ma nello stesso tempo chiedo che venga fatta un'azione forte per la sburocratizzazione di tutta una serie di vincoli che oggi bloccano e limitano la piccola e media industria e l'artigianato; penso a come possa essere poco produttiva di dati positivi la scelta dei motori a gas, quando non si dovessero trovare - come oggi non si trovano - dei distributori di questo combustibile.
Allora l'azione sburocratizzante deve essere una forte pressione nei confronti dei Comuni per ridurre i vincoli di distanza che oggi esistono tra i distributori di gas e di metano. La loro localizzazione è un'azione che non compete all'organismo regionale, ma è di competenza dei Comuni, che deve essere assolutamente sbloccato.
Introdurre, come ha richiamato l'Assessore, la parità tra tutte le componenti della filiera dell'auto è un dato che deve essere sostenuto e perseguito. Portare ad un livello maggiore la formazione e cercare di attivare in tempi rapidi l'istituzione di facoltà, di corsi di laurea specifici sull'auto, e approfondire la ricerca in tutti quegli aspetti che possono essere possibili sono sicuramente degli obiettivi che condividiamo e da perseguire.
Chiedo anche alla Giunta di essere - se ho inteso bene quello che è stato detto - meno timida, perché il mancato incasso stimato dai provvedimenti che sono stati ipotizzati è di 2 milioni e mezzo di euro cioè 5 miliardi di vecchie lire.
In definitiva, noi dobbiamo avere come obiettivo lo snodo del 2004.
Nel 2004 il settore dell'auto in Piemonte avrà delle situazioni diverse, si sarà assestato diversamente; noi dobbiamo fare, come Regione, tutto quello che è nelle nostre possibilità per non arrivare in quel momento con una crisi che potrebbe essere veramente destabilizzante per tutto il nostro sistema economico e sociale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, i segni premonitori della difficoltà della FIAT erano evidenti da lungo tempo, e credo che la Regione, in una fase federalista, avrebbe avuto l'obbligo e il compito d'intervenire.
Invece vi è stata la centralità del discorso delle Olimpiadi l'assorbimento quasi esclusivo del dibattito attorno alla sanità, una mitica evidenziazione del ruolo del terziario - in genere non quello propulsivo - ed anche una visione mitica della piccola industria che, se non collocata all'interno di un sistema, non riesce ad essere estremamente propulsiva in una situazione di grande competitività internazionale.
Credo che il Presidente Ghigo non può lamentarsi che ci sia stato un approccio sbagliato dal versante dell'eccedenza e non dal versante industriale a questa situazione, perché era nella logica delle cose. In tutte le esperienze fatte in Regione il problema che la Giunta ha sempre considerato prioritario è come trattare le eccedenze.
Un'azienda dava indicazione di quali erano le eccedenze, e bisognava lavorare per trovare la soluzione; nemmeno il sindacato opera in questo senso. E il Presidente Ghigo si è lamentato perché qualche altro è riuscito ad occupargli la scena e ad essere sensibile alle eccedenze espresse dalla Fiat, non tenendo conto che l'interlocutore principale in questo momento dovrebbe essere il Ministero dell'Industria, se crediamo ad un problema di prospettive industriali di questa azienda.
Se vogliamo cadere nella trappola di trattare immediatamente e date per digerite ed acquisite le eccedenze, credo che sia un assecondamento passivo e che continua, in qualche modo, a confermare un certo tipo di storia di questo tipo.
Il federalismo in questi giorni ha ricevuto un altro duro colpo; una vicenda come la FIAT è una vicenda di respiro per lo meno nazionale o comunque regionale. Fra poco diventerà di Comitato di quartiere, di qualche Circoscrizione. Il federalismo in questi giorni è stato battuto sulle politiche dell'energia.



PRESIDENTE

Per questo dibattito vi sono ancora molti iscritti a parlare, ed è un dibattito interessante perché sono tutti interventi consistenti. Quindi, se il dibattito potesse essere seguito con un supplemento di attenzione sarebbe sicuramente un contributo per affrontare seriamente il problema di una grande crisi industriale nella Regione Piemonte.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, lei è troppo buono, a me basta che gli stenotipisti riescano a sentire bene.



PRESIDENTE

Non vorrei che si dovesse arrivare anche a questo estremo.



TAPPARO Giancarlo

No, ma non si preoccupi. La bottega so come gira e quindi io devo arrivare agli stenotipisti per lasciare qualcosa alla storia.
Dicevo che il federalismo ha ricevuto un altro colpo con l'indifferenza totale; il primo è quello sull'energia, assistiamo ancora a procedure di autorizzazioni della costruzione di centrali nella nostra Regione in modo occasionale, casuale e by-passando la Regione.
Il secondo è che in questi giorni è stato quasi sancito che il problema della più importante industria nazionale, che è necessaria perch non basta la piccola industria in un sistema industriale - ci vogliono per una serie di trascinamenti tecnologici, posizionamenti internazionali politiche commerciali - è passato nel silenzio e che, tra un po' di tempo probabilmente una circoscrizione verrà legittimata a gestire la crisi Fiat tutto questo con una totale disattenzione a quello che è il disegno federalista. Ci sono quelli furbi in questo discorso e ci sono quelli che non conoscono la materia, e quindi in qualche modo chiaccherano.
L'Assessore - che è affaccendato in altre faccende, ma ribadisco che parlo per gli stenotipisti - ha fatto un lungo elenco di cose magnifiche che possiamo fare e che potevamo fare anche in precedenza, ma che non sono mai state legate ad un progetto, ad una proposta della Regione, ad un sistema d'intervento a stimoli-risposta. Se ci sono espressioni di eccedenza, si fa qualcosa; se c'é un'altra domanda si cerca di rispondere e non c'è un progetto industriale, un orgoglio, una visione di lungo periodo di questa Regione.
Quindi, ci sono tanti strumenti, ma questi comportamenti sono funzionali al sistema dei grandi interessi, che non vogliono un disegno, un progetto, un protagonismo della Regione. Vogliono solo pescare da quelle che possono essere risorse e funzioni.
Quando noi ci attardavamo a goderci i sorrisi delle Olimpiadi 2006, ce ne vorrebbe una al mese per dieci anni, per compensare la crisi FIAT, di Olimpiadi, oppure noi eravamo in aula con grande attenzione a parlare del costo dei pannoloni nella sanità e il sistema degli interessi ne era soddisfatto, perché non venivano disturbati, potevano "solo pescare", non trovavano un interlocutore protagonista. Per esempio, allora avevo detto come lavorare per creare un sistema industriale che crei un'economia di sistema, a trazione, ad attratività. Oggi si parla di Toyota, ma perch Toyota deve venire qui? Verranno valutati certi fattori, certe progettualità e certi impegni.
Mi sorge un dubbio (ed è un interrogativo che pongo): se General Motors intende entrare in campo tra due anni ed entrando non vorrà lei, come primo atto, produrre delle eccedenze, perché le fa fare a qualcun altro? La questione dei nuovi modelli è un problema vecchio della FIAT, i limiti, al riguardo, erano già noti, e il piano industriale di oggi e gli effetti che può provocare un ritorno di questo investimento non è di domani mattina, è di medio periodo, se si fa un piano industriale di questo tipo.
Allora chiedo: se tutta questa operazione, approvata da gente di tutti gli schieramenti politici, pur di assecondare l'eccedenza produttiva, non servisse ad anticipare l'ingresso di General Motors? Noi, per contrastare questo, abbiamo un test per verificarlo: non fare in modo che queste siano eccedenze che rompano il rapporto con l'appartenenza giuridica alla azienda, o contratti di solidarietà, o forme di cassa integrazione a rotazione o meccanismi che, pur dando all'azienda gli stessi benefici senza caricandola di oneri, non rompono il rapporto di lavoro con questi lavoratori. Se c'è un irrigidimento della FIAT su questo, è chiaro che è una cartina tornasole per capire come va letta l'espulsione dei lavoratori.
Ultimo punto. Questa mattina abbiamo trattato un'azienda che è stata assorbita da un gruppo veneto; gli sono stati portati via il know-now, le commesse e adesso la chiudono.
L'operazione in corso è una speculazione immobiliare sulla dismissione degli stabilimenti, quindi ho suggerito all'Assessore e ai lavoratori di porre un vincolo di destinazione ed uso in quell'area, come deterrente rispetto a quella logica di operatività. Anche noi qui, con la FIAT abbiamo un sistema di interesse che parte dal Lingotto e arriva alla FIAT Avio, trasferita a tutta una serie di altri interessi della FIAT, connessi alla rendita fondiaria.
Se potessimo trattare tutto in un tavolo complessivo, e non da un lato dovremmo risolvere il problema dell'eccedenza e, dall'altro, rispondere adeguatamente ad esigenze di interventi di rendita immobiliare da parte della FIAT (potremmo cucire elementi di forza dicendo:" Va bene, apriamo").
Già con Lingotto abbiamo aperto un'autostrada, ma non ha avuto nessun effetto di compensazione. Occorre avere un rapporto sistemico.
Il Presidente Ghigo è il Presidente della Regione è può, in virtù dei suoi poteri, dare la sua disponibilità politica ad interventi, nel quadro di un disegno prioritario, politico, industriale (quelli del lavoro vengono dopo), cercando di distrettualizzare la provincia di Torino, in modo che ci siano economie di sistema tali da poter rendere appetibile l'insediamento di nuove aziende e rendere più competitive quelle già esistenti.
Questo è il disegno di una Regione Piemonte in un ambiente federalista ma il federalismo mi pare che sia una finzione e, al sistema degli interessi, questa finzione fa buon gioco.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Mi dispiace che non ci sia tutta la presenza dell'aula, perché oggi stiamo trattando un problema che tocca, oltre Torino e provincia, anche tutta l'Italia.
La FIAT è nata nel 1899 con il primo stabilimento in corso Dante, costo 66 mila lire, per un totale di 1200 metri quadri all'ora. Subito dopo è nato lo stabilimento di Lingotto, struttura più bella e più grossa, sotto l'aspetto architettonico e sotto l'aspetto edile, oltre che luogo di fabbrica di macchine. Alla fine è nato lo stabilimento di Mirafiori fabbrica più grossa del mondo, sia come superficie sia come unità lavorativa.
Non stiamo parlando della bocciofila di Mirafiori, stiamo parlando della prima industria al mondo! Stiamo parlando di diecimila persone che vanno a casa, più tutta l' immagine negativa di ripercussione sul territorio, quindi è un'analisi che va fatta con molta più attenzione! La storia della FIAT riguarda non solo l'azienda, ma anche ciò che essa ha rappresentato per i lavoratori torinesi ed italiani, perché in FIAT sono arrivati a lavorare da tutte le parti d'Italia (addirittura la FIAT si interessava dei suoi lavoratori da quando nascevano fino a quando morivano e, nell'intermezzo, a chi si sposava dava l'assegno di sussidio pensava alla vedova, aumentava la pensione al momento opportuno).
La FIAT, quindi, è stato un qualcosa di irripetibile per la città di Torino e, soprattutto, per tutti i lavoratori piemontesi e italiani.
Come giustamente diceva il Consigliere Tapparo, ci hanno distratti da un problema così importante, con la vincita della Juve, con la vincita di Maranello (passa prima Schumacher e poi Barrichello). In merito, oggi il Primo Cittadino di Torino ha detto cose diaboliche dal punto di vista della ragionevolezza e, soprattutto, dal punto di vista della concretezza di quello che è stato la FIAT per Torino, perché una persona, che è stata prima la massima espressione sindacale dei lavoratori, non può dire che possiamo sopravvivere anche senza la FIAT. Non possiamo accettare una simile situazione.
Bene ha detto oggi il Presidente Ghigo quando afferma che questo è un problema che va visto oltre le istituzioni, ma che le istituzioni, pur non potendo sostituirsi alla fabbrica e alla classe dirigente che produce ricchezza e benessere, hanno il compito di pianificare e programmare il futuro economico e sociale dei nostri cittadini. Noi tutti, quindi abbiamo un compito molto delicato in questa pianificazione, soprattutto noi Consiglieri regionali, che siamo tutti (sia quelli votati sul proporzionale sia quelli che hanno avuto il premio di maggioranza) espressione della volontà popolare dei cittadini piemontesi.
Quindi, Presidente Ghigo, non lasci in mano ad altri questo problema perché fino ad oggi hanno dimostrato di non essere all'altezza - e lo abbiamo visto - perché il principale ente coinvolto, che è il Comune di Torino, sul cui territorio sono insediati alcuni tra i più importanti stabilimenti industriali del mondo, non sembra interessarsene.
Il problema si sta aggravando e allora, Presidente Ghigo, mentre gli altri ancora non meritano e non hanno fatto ancora la storia di questa Regione, il Presidente Ghigo - purtroppo, può dire tutto quello che vuole il collega Chiezzi - finora ha fatto la storia del Piemonte, rappresenta una delle 333 esperienze e primati della Regione Piemonte, perché è stato il primo Presidente della Conferenza Stato-Regioni, è un primato! Il Sindaco Chiamparino ancora non lo ha raggiunto! Mi ero preparato un discorso tutto diverso, ma lascio perdere.
Chiamparino, in piazza con i Sindacati, ha detto che non ci può essere futuro per Torino senza la FIAT. Dopo tre o quattro giorni, lo abbiamo visto oggi e ieri sulla stampa ha dichiarato che Torino va oltre la FIAT e che dobbiamo cercare di programmare il futuro politico, economico e sociale della Città di Torino senza la FIAT.
Come fa ad avere tale coraggio il primo cittadino nel momento in cui dieci mila lavoratori torinesi vanno a casa? Non è possibile che noi istituzioni trasferiamo questo alla cittadinanza piemontese! Non è possibile! Non è possibile nemmeno pensare di poter rinnegare la volontà popolare e i partiti che lo hanno eletto primo cittadino di questa Città! Non è possibile questo! Questa è una cosa grave, colleghi, è una cosa gravissima! Non ho niente contro Chiamparino ma sono stato il primo eletto, indipendentemente dal primo, terzo, quarto sul proporzionale di Forza Italia, quindi mi sento responsabile, come tutti voi, alla pari di voi, delle strategie del futuro politico dei piemontesi dei cittadini torinesi, indipendentemente dal colore politico.
Quando leggo - aveva ragione prima il Presidente Ghigo a prendersela di una situazione del genere - tutto quello che ho letto in questi giorni sulla stampa, mi sento impotente davanti a questa realtà. Ma mi aspettavo i colleghi qui presenti, ha fatto bene impotente davanti a questa realtà.
Ha fatto bene prima il Consigliere Contu a mettere in evidenza alcune sfaccettature. Il Consigliere Marcenaro ha citato la cooperazione tra imprese, le parti sociali e le istituzioni, e poi il primo cittadino, che è stato coordinatore regionale, che è stato espressione della classe sindacale, che è stato eletto grazie al supporto della FIAT, dice quello che ha detto in questi giorni! Mi aspettavo dall'opposizione una reazione! Consigliere Chiezzi, mi aspettavo da lei una reazione! Non basta additare con aggettivi il Presidente Ghigo, perché ha dimostrato con la sua esperienza di questi anni che questo problema va affrontato in modo locale e nazionale.



SCANDEREBECH Deodato

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



SCANDEREBECH Deodato

Il Presidente Ghigo è un disastro!



PRESIDENTE

Per cortesia!



SCANDEREBECH Deodato

Il disastro che ha fatto in questi ultimi giorni...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, si rivolga alla Presidenza, come da Regolamento e non al Consigliere Chiezzi!



SCANDEREBECH Deodato

Oggi il problema si ribalta tutto sulla Regione!



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, ricostituisca il suo stile istituzionale e si rivolga alla Presidenza come da Regolamento, non al Consigliere Chiezzi perché non è previsto e non è neanche consigliato.



SCANDEREBECH Deodato

Scusi, Presidente, questa vicenda la sto vivendo in modo passionale, ma è anche una mia caratteristica peculiare, scusate. Oltretutto, ho avuto una grossa esperienza in FIAT o devo ringraziarla se oggi la mia famiglia se oggi per vari motivi posso permettermi certe cose, anche quello di fare politica.
Quindi, è un problema che mi riguarda personalmente, ma soprattutto in quanto rappresentante regionale di questa assemblea e come tutti noi, lo ripeto, rappresentiamo la volontà popolare.
L'analisi dei problemi l'ho fatta in dieci pagine, cerco ora di riassumerle brevemente.
Qual è il vero problema FIAT. Dobbiamo distinguerlo, perché, qui dentro, oggi, ha detto bene il collega Deorsola, non abbiamo fatto il distinguo tra FIAT Holding e FIAT Auto. Il problema oggi è FIAT Auto, ma è anche FIAT Holding, perché il problema della FIAT Holding va visto nella società che acquistando altrove, ossia la società che produce trattori, la CASE, si è indebitata - chiedo ancora un minuto per chiudere il discorso.
Quindi, la FIAT Holding si è indebitata, ma non solo si è indebitata perché ha rilevato questa grossa azienda americana che produce trattori; si è indebitata perché, rilevando questa azienda, ha dovuto anche assorbire delle insolvenze. Questo è il problema FIAT Holding.
Relativamente al problema FIAT Auto, oggi come oggi, il mercato nazionale non copre più del 27%, Assessore Pichetto, voi mi avete dato il 35%, non è vero, sono il 27% le macchine che FIAT Auto vende sul territorio nazionale.
L'altro grosso problema riguarda il costo del lavoro. Signori, noi abbiamo un rapporto 1:10 nei confronti dei paesi asiatici; in modo particolare, in Cina il costo del lavoro è di 8-9 mila lire contro le 80-90 mila lire in Europa. Davanti a questa situazione così catastrofica, non ci può essere strategia che possa cercare di rendere competitiva l'auto a livello internazionale! Allora, qual è il futuro di Torino? Il futuro di Torino va visto in tutte le genialità e in tutte le professionalità. Quando ho parlato di turismo sanitario qualcuno, dall'altra parte, si è messo a ridere. Non possiamo insegnare alla FIAT come si costruiscono le auto, non possiamo insegnare come si produce ricchezza e benessere ai dirigenti regionali però, noi abbiamo il compito di pianificare, programmare e progettare il futuro politico di tutti i cittadini del Piemonte.
Per questo, Presidente Ghigo, personalmente e insieme a tutti i miei colleghi di Forza Italia, mi auguro prenda in mano questa situazione perch i cittadini piemontesi hanno bisogno che noi interveniamo per fare quello che non è stato fatto fino ad oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, durante i sette anni del Governo Ghigo è andato letteralmente "in malora" il più grande sistema aziendale del Piemonte quello delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere. A lui adesso dovremmo affidare analoga attenzione verso il comparto automobilistico, Dio ce ne scampi! Intervenire oggi sulla grave vicenda FIAT...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, ha già avuto due minuti in più, è uno strappo che sicuramente mi costerà in termini di responsabilità.



CHIEZZI Giuseppe

E' solo un'opinione diversa da quella del Consigliere Scanderebech.
Temo che Ghigo se ne occupi a questo punto, perché se i risultati della sanità fanno testo della capacità di un Governo di guidare, avendone le possibilità materiali e le responsabilità istituzionali, un settore e di avere i risultati prodotti in questi sette anni, forse, sarebbe bene dire che non si occupati più di niente quando si parla di sistemi economici.
La grave vicenda FIAT, colleghi, mette in me, comunista, una determinazione particolare a spendere ogni energia per far uscire i lavoratori dal tunnel in cui la FIAT li sta cacciando. Dopo la generica relazione del Presidente Ghigo aggiungo una forte preoccupazione e anche un esplicito disappunto. Non è certo la prima volta che le istituzioni della nostra Regione devono occuparsi delle crisi FIAT, ma devo dire che, mai come in questa occasione, mi sembra che ci stiamo occupando di qualcosa di cui si è già abbondantemente scritto e per la quale, forse, si è prestabilito una sorta di conto alla rovescia per un malato terminale al quale somministrare un'aspirina o un calmante, entrambi rimedi che non risolveranno il problema.
Basterebbe leggere i dati che i vertici dell'azienda hanno elencato nell'Assemblea degli azionisti della settimana scorsa per avere chiara la drammaticità della situazione, che, invece, il Presidente Ghigo e purtroppo, altri autorevoli rappresentanti delle istituzioni locali hanno liquidato con troppa fretta e con una buona dose di ottimismo di maniera francamente fuori luogo.
Nel primo trimestre 2002, si è registrato un calo dei ricavi pari al 4%, una perdita di 429 milioni di euro, il risultato netto di competenza del Gruppo ha chiuso con un buco pari a 529 milioni di euro, la posizione finanziaria netta mostra al 31 marzo un indebitamento netto pari a 6,6 miliardi di euro, in crescita di circa 570 milioni di euro rispetto al livello di inizio esercizio. Situazione drammatica che, per quanto ne so non ha nascosto nemmeno il Presidente Fresco, che ha sottolineato come nel primo trimestre 2002 il mercato automobilistico ha registrato una contrazione superiore al 13% in Italia. Se a ciò aggiungiamo il sensibile ridimensionamento (-7%) delle domande di macchine per le costruzioni in Nord America e in Europa (-18%), la flessione dal 12% al 17% sui veicoli industriali, abbiamo un quadro decisamente vicino al disastro.
Indebitamento e perdite: questo è il quadro di analisi dei bilanci del Gruppo FIAT. Cifre da brivido. Un disastro per alcuni versi annunciato che non può essere ricondotto solo alla crisi industriale del mercato, ma che affonda le radici nelle scelte fatte dall'attuale gruppo dirigente dell'Azienda Automobilistica, che, di modello in modello, ha sfarfalleggiato. E il problema, quindi, non è quello di ricorsa di nuovi modelli.
Abbiamo peraltro capito bene quali sono le immediate soluzioni proposte dall'azienda per affrontare la crisi: dismissione dei rami di proprietà applicazione di tutti i mezzi di flessibilità, mobilità e prepensionamenti.
Di politica industriale, manco a parlarne! Di investimenti in qualità del prodotto o innovazioni neanche per idea! Avanti con la solita scelta degli ammortizzatori sociali: esuberi dichiarati di 3.000 dipendenti in FIAT Auto, 500 in Powertrain, e il numero sembra destinato a salire.
I Sindacati hanno quantificato in circa 12.000 i posti di lavoro a rischio, compreso l'Indotto.
Come lei avrà potuto leggere, Presidente Ghigo, le condizioni per il rilancio e la capacità del sistema di reagire bene a questa situazione, per me, francamente, sono un mistero. Mi pare che lei, anche in questa occasione, partendo da questa crisi, si sia ben occupato di rilanciare la sua immagine, di promettere impegni futuri per occultare le omissioni di Governo del presente, di vendere fumo e propaganda, cosa che si può fare.
Non so se accadrà, Presidente, che lei faccia una buona volta un'autocritica, ma mi sembra che questa crisi avvenga parecchio da lontano.
E mi pare che tra gli elementi che occorrerebbe mettere meglio a fuoco vi sia anche il soggetto General Motors (non so se lei non ritenga essere un soggetto che sin d'ora deve essere un interlocutore da parte delle istituzioni).
Caro Presidente, non esistono esuberi gestibili o ammortizzatori soft soprattutto non possono essere assecondati come niente fosse dagli Enti Locali, come fossero la soluzione del male. Una scelta di questo tipo è una scelta che presuppone un'idea di sviluppo del nostro territorio, una nostra prospettiva economica e sociale di tipo assistenziale, cosa che non ha nessuna attinenza con la naturale e storica vocazione dell'area.
Signor Presidente, una Torino senza FIAT - nel senso di fabbrica potrà forse sentirsi più libera ed europea, ma non credo che potranno essere le Olimpiadi del 2006 e qualche mostra a riempire il vuoto disastroso.
Torino non mi pare sia stata capace di inventarsi un'esistenza alternativa all'essere "città della FIAT". Anzi, l'abbandono della Rai delle telecomunicazioni, la produzione culturale impantanata hanno fatto della città, una metropoli dal futuro incerto.
Lei, Presidente, in apertura, ha detto: "Partiamo dai ruoli".
Caro Presidente Ghigo, ma a noi Consiglieri regionali non spetta di certo scrivere il Piano Industriale della FIAT. Una cosa, però, a noi Consiglieri regionali, lei, in qualità di Presidente della Giunta, doveva farla per arrivare meno impreparati a questa crisi: aveva l'obbligo politico e civile di fare e approvare un Programma Regionale di Sviluppo.
Che la Regione sia giunta a questo appuntamento di crisi annunciato senza un Programma Regionale di Sviluppo è inaudito. E se questo Programma Regionale non contenesse un ben identificato distretto dell'auto che facesse tesoro della naturale vocazione territoriale, della professionalità dei lavoratori del settore, della presenza del comparto manifatturiero di tante piccole e medie imprese dell'Indotto, e sostenuto da adeguati investimenti nella formazione, ricerca e sviluppo, sarebbe scandaloso.
Questo è il tema sul quale io metto maggiormente l'accento.
inutile parlare solo di difesa. È inutile fare i conti e le lezioni in casa d'altri, quando non si sa mettere ordine e fare i conti in casa propria.
Senza un progetto di sviluppo, che è quanto noi possiamo fare, non si affrontano crisi difficili come questa, di carattere industriale, nel settore automobilistico.
La FIAT, per uscire dalla crisi, avrebbe bisogno di istituzioni che la spingano lungo la strada di investimenti e innovazioni, ma attraverso propri progetti, forti e credibili. Viceversa, noi vediamo solo che lei asseconda, di fatto, un progressivo disimpegno.
Non mi sembra sia stato all'altezza della situazione. Prima ha largamente sottovalutato la vicenda - perché sulla vicenda FIAT è da anni che ci ritorniamo e lei ha sempre avuto atteggiamenti di sottovalutazione e adesso si asseconda, mi sembra, supinamente, le scelte di chi ha la responsabilità di aver portato la FIAT in questa drammatica situazione nella quale, purtroppo, come sempre accade, il conto verrà chiesto non tanto agli azionisti, non tanto al Consiglio di Amministrazione, quanto ai lavoratori.
Provi, Presidente Ghigo, a cambiare il giudizio nei suoi confronti sulla gestione di questa vicenda, e dica, al termine di questo dibattito se intende impegnarsi, direttamente e in prima persona, per portare immediatamente in discussione nel nostro Consiglio regionale l'atto che può fare della Regione Piemonte un vero soggetto capace di affrontare insieme agli altri anche la crisi dell'auto.
Porti in discussione in Consiglio regionale il Piano Regionale di Sviluppo, che da troppo tempo stiamo aspettando. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, mi scusi se parto un po' da lontano, ma è questione solo di un minuto. Qualche anno fa, il Paese ebbe di fronte una crisi ben più importante, e mi riferisco alla crisi dell'acciaio, leader soprattutto in questo settore veramente di base (parliamo della nobiltà). L'acciaio era alla base di una qualunque progetto di sviluppo del nostro Paese, è sempre stato così ed è ancora in parte così.
Ebbene, come dicevo, le aziende leader erano decotte e nelle mani delle cosiddette partecipazioni statali. Ma c'erano ancora aziende cosiddette sane in mano a questa nobiltà che aveva nomi come Falck, e via di questo passo.
Comunque si avvicinava l'Europa, si avvicinava, quindi, questo processo di concorrenza. Le aziende decotte non potevano essere più assistite dalle Stato e si doveva vendere.
Non c'era nessun americano all'orizzonte, nessun General Motors disponibile a venire in Italia a rilevare queste aziende. C'erano gli indiani in crescita - mi riferisco agli indiani dell'India - e altri Paesi emergenti nel settore, e si trovò un "feramiù" milanese - come mi ha spiegato, in termini di pronuncia, l'amico Deorsola - un certo Riva, che si comprò tutte le aziende di Stato e tutte le aziende private, facendo, del settore dell'acciaio, il quinto gruppo industriale del mondo.
Oggi le aziende siderurgiche in mano al Gruppo Riva di Milano, "ex feramiù", sono qualcosa come il quinto gruppo industriale del mondo, perch dopo aver comprato le aziende di Stato compresa la mia (dove lavoro io: la ex Ilva ed ex Italsider) si compr tutte le aziende private, e si comprò metà delle acciaierie europee.
Qualcuno potrebbe dirmi: "Ma cosa c'entra l'acciaio con il Gruppo FIAT Auto?", perché ha ragione chi dice: "Qui parliamo di auto, perché il Gruppo FIAT e la holding stanno bene" e alcuno aree immobiliari, per rispondere ai Consiglieri Tapparo e Contu, sono già inserite nel piano regolatore generale di Torino e sono le ex aziende dell'acciaio, perché anche la FIAT aveva le acciaierie, la ex Teksid e altri stabilimenti, sono già nella prima, nella seconda e nella terza spina di Torino.
Rimangono ancora altre aree FIAT che in gran parte, attraverso questo meccanismo della holding e delle tante Spa che girano all'interno di questa holding, non sono più della FIAT Auto, ma magari fanno capo alla FIAT Avio.
Ho voluto partire da questa premessa per dire che a Torino, al capezzale della FIAT Auto, non c'è nessun "feramiù". Al capezzale della FIAT c'è la General Motors, lo Stato italiano e - ripeto - la FIAT ha buona salute. E' un problema, si è detto usando un certo termine, di diversificazione e la FIAT ha deciso di diversificare i propri investimenti in questi anni: qualcuno è andato bene, qualcuno aveva troppe pretese.
Ci troviamo di fronte ad una FIAT che ha fatto le sue scelte e le ha fatte già da anni, perché questa crisi, come dicevano alcuni colleghi, è una crisi che viene da lontano: tutta programmata, tutta pianificata decisa dalla stessa FIAT e credo che la centralità, in questo momento, non sia né dello Stato né della Regione e nemmeno del Comune. Il Comune pu ancora fare qualche altra variante, non generale perché è dell'Assessore Botta la competenza per la variante generale, ma tante piccole varianti quindi c'è questa centralità del Comune che interessa la FIAT.
Il problema però rimane - e mi avvio alla conclusione - per i tremila della FIAT che, sommati ai seimila dell'indotto, fanno nove mila. Rimane perché, soprattutto per Torino, la FIAT Auto è ancora oggi quello che è e anche se consideriamo che per il 20% è stata già venduta agli americani e che per il resto dovrà essere venduta dal 2004 al 2009, rimane il fatto che Torino ha interesse a conservare questo tipo di industria.
Non credo che sia più un problema nazionale; lo sarebbe stato forse 10/20/30 anni fa, sarebbe stato un dramma; è un problema nazionale relativamente parlando, perché ormai siamo nel 2002, nel quaternario superiore, quindi non credo che, con tutto il rispetto per la FIAT, essa abbia ancora questa funzione nazionale, così come non l'ha avuta qualche anno fa la crisi dell'acciaio.
Ormai siamo un grande Paese, occorre rendersene conto; siamo un Paese importante, siamo un Paese che può digerire tranquillamente anche questa crisi. Il problema è a scapito di chi e, come si dice a Milano, con i "danè" di chi (con "danè" intendo dire le palanche, cioè i soldi). Gli euro a chi vanno? E da dove li prendiamo? Questo è uno dei compiti importanti, anche e soprattutto, di questa Regione, e credo che l'intervento asciutto del nostro Presidente Ghigo, che ho apprezzato proprio perché è stato asciutto, sia riferito anche a questa crisi tutta interna alla FIAT. La FIAT deve dire che ci sono stati dei colloqui con il Sindaco, con il Presidente della Giunta, con il Ministro ma quello che si dicono non si deve sapere attraverso una "velina". Non ho capito se la FIAT passa le veline a chi oggi guida le nostre istituzioni.
Ora, se la FIAT ha già scritto e deciso tutto, almeno ce lo comunichi ma non credo che il problema si possa risolvere con l'auto pulita, con il bollo o con la diminuzione dell'IRAP; facciamo questi sforzi, ma, quanto meno, dobbiamo sapere in che direzione vanno e che garanzie vengono date perché la mobilità di tre/quattro anni, questo Paese la può anche assorbire.
Mi ricordo che alcune aziende avevano la cassa integrazione ed erano passati diciotto anni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bolla; ne ha facoltà.



BOLLA Emilio

Ringrazio il Presidente Ghigo e l'Assessore Pichetto per l'attenta analisi ed i primi impegni presi nel merito e il Governo che ha immediatamente dato riscontro di uno stato di crisi che coinvolge non solo il Piemonte, ma l'Italia intera. Che la crisi della FIAT rappresenti una grave e diffusa preoccupazione, è dimostrato dall'intensità di questo dibattito, dal rilievo nazionale ed internazionale suscitato e dalla palpabile sensazione di disagio, riscontrata tra i cittadini piemontesi e della provincia di Torino.
Nell'analisi che dobbiamo fare, si deve tenere conto di ciò che questa grande azienda ha rappresentato per il Piemonte, per pensare poi in modo deciso al futuro, onde rimediare, da una parte, al danno occupazionale ed economico derivante dallo stato di crisi e, dall'altro, per mirare a soluzioni radicali, idonee a risolvere strutturalmente il problema.
Credo, innanzitutto, che la FIAT abbia rappresentato, per il Piemonte una grande opportunità di lavoro e di reddito per molte famiglie e per molte imprese che hanno prodotto sviluppo e formato un buono tessuto economico e imprenditoriale. L'industria dell'auto ha attratto, per molto tempo, le forze giovani migliori della nostra terra e di altre Regioni italiane e ciò ha anche prodotto modifiche e spostamenti demografici importanti, che per quanto riguarda il Piemonte sono verificabili anche da un consistente spopolamento soprattutto delle zone montane.
Alcuni settori economici importanti, quali l'agricoltura, il commercio e l'artigianato locale, hanno risentito molto, soprattutto nella provincia di Torino, di questo fenomeno. Possiamo ritenere che le vicende e l'attività della FIAT hanno certamente condizionato la nostra economia ed in un certo senso la vita sociale, particolarmente in alcune aree. Anche lo sviluppo infrastrutturale è stato dimensionato tenendo conto del ruolo imponente dell'industria automobilistica.
Credo sia giusto rilevare che questa presenza forte e diffusa della FIAT in Piemonte ed in Italia abbia un po' "ingessato" il nostro sistema economico e lo sviluppo, spesso condizionato dall'andamento di una sola impresa, pur solida. Molte imprese non si sono sviluppate in settori diversi, se non in questi ultimi anni, dopo aver preso coscienza delle difficoltà rappresentate da vincoli unilaterali.
La crisi specifica della FIAT potrebbe trovare motivazioni con una serie di indicatori; molti sono stati individuati in precedenza dai colleghi che sono intervenuti, ma ritengo tra i più rilevanti il fatto che probabilmente si è riscontrata una carenza di proposte di nuovi modelli competitivi con il mercato esterno, che ha puntato molto di più su qualità elevata nei vari segmenti di produzione.
Ciò che accadeva in Europa, e cioè una ricerca continua di soluzioni idonee per proporre al consumatore qualità, design e comfort, non è avvenuto nel nostro caso; inoltre i più grandi produttori di componenti sono stati ceduti a multinazionali, le quali rimangono qui finché c'è mercato e ora il rischio è quello che anche queste se ne vadano.
Si è persa dunque competitività e non si è stati in grado di proporre una giusta innovazione. E' stato un errore non far venire a produrre in Italia altre case automobilistiche, perché dove c'è mercato aperto, la concorrenza produce i giusti stimoli (abbiamo esempi a noi molto vicini: la Germania ha 5 case automobilistiche, la Spagna 6, il Belgio 3 l'Inghilterra diverse, la Francia anche). Ciò avrebbe permesso anche un maggiore sviluppo al mondo della componentistica; infatti oggi anche se alcune aziende del settore operano già da tempo all'esterno, molte hanno forti preoccupazioni e difficoltà reali a ritagliarsi un mercato perch sole fornitrici FIAT.
Si è vissuto sino ad oggi con un mercato in un certo senso chiuso e limitato, insomma non stimolato a sufficienza. Alcuni provvedimenti, poi quali la rottamazione, sono incentivi che hanno finito per agevolare soprattutto le case estere, in grado di proporre qualità superiori e disponibilità di prodotto.
Oggi occorre però guardare avanti e pensare al dopo. Noi dobbiamo perseguire obiettivi nuovi di sviluppo nei settori più diversi, dove la Regione in questi ultimi anni ha avviato un'efficace azione di promozione e sostegno: il turismo, l'enogastronomia, le tecnologie, la cultura piemontese rappresentano punti di forza della nostra Regione e il lavoro intrapreso non potrà che ulteriormente migliorare i risultati ottenuti.
Poi perché non pensare di organizzare al meglio ciò che si è realizzato attorno al mondo dell'auto? Se partiamo dalla constatazione che non esiste in Europa un'altra area geografica così ristretta (Torino e provincia) un concentrato di aziende con cultura e specializzazione nel settore dell'auto (design, engineering, sperimentazione, produzione di stampi componentistica, logistica), non possiamo e non dobbiamo dimenticare che ciò rappresenta un enorme patrimonio di esperienza da mettere a frutto in qualche modo.
Credo che l'Assessorato all'industria ci stia ragionando, come abbiamo potuto sentire dall'Assessore Picchetto, e ritengo possa essere una buona opportunità per dare la possibilità al sistema Automotor di Torino di presentarsi nei poli decisionali dell'auto mondiale illustrando le possibilità e le capacità disponibili nella nostra area, aprendo scenari nuovi di sicura evoluzione nel patrimonio torinese.
In conclusione, dunque, quali possono essere le proposte utili ad affrontare in modo decisivo la questione? Innanzitutto occorre un impegno della Regione ad accompagnare sul piano occupazionale con minori traumi possibili la ristrutturazione del settore, con iniziative idonee di integrazione, formazione, riqualificazione delle risorse umane, per un riassorbimento della forza lavoro da parte del sistema. Sono poi necessarie adeguate politiche industriali mediante la gestione dei fondi strutturali lo sviluppo di nuove tecnologie, la ricerca ed il sostegno verso nuove iniziative imprenditoriali, la dotazione di nuove infrastrutture e servizi per le imprese.
Mi permetto però poi di sottolineare come dovrebbe essere presa in seria considerazione l'ipotesi di portare un altro costruttore di automobili nell'area torinese. Tre, quattro anni fa si era proposta per uno stabilimento la Toyota, che ha poi deciso di andare in Francia, con risultati ottimi grazie anche agli incentivi che il Governo francese ha fornito, pur avendo due case superprotette, diciamo così, quali la Renault e la Peugeot in casa propria.
E proporre magari, per esempio, anche la creazione di un polo di riciclaggio di parti di automobili, perché no? Insomma, credo che portare in Italia la competizione produttiva automobilistica possa far crescere anche i fornitori di componentistica e servizi, creando uno spazio importante di nuovo mercato. Bisogna certo avere il coraggio e la determinazione per rinnovarsi, per cambiare, per ripartire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Devo dire che la prima sensazione che ho avuto dalle relazioni del Presidente Ghigo e dell'Assessore Picchetto è stata quella di averli sentiti parlare in veste di "pompieri"; soprattutto l'Assessore Pichetto ha affermato qualcosa del tipo: "Non bisogna creare troppo timore perché si innesca un circuito autogenerante per cui questo timore corre il rischio di accrescersi".
Mi sembra che continui ad esistere quello che io penso, ovvero una sottovalutazione del problema della FIAT da quando è nata. Buon per noi che il Presidente Ghigo oggi si è detto preoccupato della vicenda, quando solo pochi giorni fa, invece, si dichiarava assolutamente non preoccupato e usciva dagli incontri con la dirigenza FIAT dicendosi particolarmente soddisfatto e accompagnato dal suo eterno sorriso, a cui siamo abituati (certo, Ghigo non è un operaio che andrà in esubero).
Oggi Ghigo ci dice che ha scritto una lettera (ce la farà pervenire) al Presidente del Consiglio e dice, tra l'altro, che bisogna puntare su una visione ecologica della produzione automobilistica. Tuttavia viene da chiedersi perché quest'inverno, quando infuriavano i problemi dell'inquinamento atmosferico, quando c'erano tutti i problemi che conosciamo sulla circolazione automobilistica, Ghigo sia stato zitto.
Perché Ghigo non ha trovato il modo di fare questo palese collegamento tra produzione ecologica e inquinamento prima? Perché è stato zitto allora e invece ce lo ricorda oggi? Io credo che tutto questo dimostri, tutto sommato, una sottovalutazione della vicenda FIAT da parte della dirigenza della politica della Regione.
In fondo la vicenda della FIAT inizia molti anni fa, quando ha provato a cambiare i sistemi produttivi prima utilizzando mezzi per ridurre la conflittualità operaia e puntando tutto sull'automazione, poi passando ai robot, giudicati più affidabili degli uomini, e quindi convertendosi al modello giapponese del coinvolgimento e della fabbrica snella successivamente si è provato ad invadere i mercati emergenti e a spostare le fabbriche dove il lavoro costava meno e infine si è arrivati alla più comoda logica delle dismissioni, della vendita dei settori non strategici.
Insomma, in questi venti anni sono cambiati i manager ma non la filosofia: anziché investire sull'innovazione del prodotto, si investiva sull'innovazione del processo. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il boom degli anni '80, che era drogato dal monopolio del mercato, si è sgonfiato sotto la concorrenza internazionale e per la liberalizzazione dei mercati, però i soldi dei bilanci floridi degli anni precedenti non sono stati utilizzati per investire sull'auto del futuro - ad esempio sulla ricerca per i nuovi propulsori ecologici. Sono stati usati per risanare il bilancio e dare i dividenti agli azionisti.
Oggi che si arriva ad un punto critico, cosa si pensa di fare? Si continua con le dismissioni, che è la strada che si è sempre seguita, già sapendo che non risolverà il problema fondamentale, quello di una politica industriale che non esiste.
Certo, a pagare i costi non saranno gli azionisti, ma le migliaia di lavoratori che saranno espulsi dalla fabbrica in una città che la FIAT ha governato per un secolo. Torino senza la Fiat, nel senso di fabbriche potrà anche dire di sentirsi più libera, ma non saranno le Olimpiadi invernali o qualche mostra d'arte a riempire la voragine che si aprirà.
Negli ultimi 20 anni il progressivo disimpegno dell'impresa-padrona non ha fatto nascere una città alternativa. Anzi, da Torino se ne sono andati la Rai e le telecomunicazioni, la produzione culturale si è impantanata e sul piano sociale l'ex capitale dell'auto è diventata il capoluogo della disgregazione, anticipando le manifestazioni di xenofobia di massa.
Questa è la realtà che abbiamo davanti. Di fronte ad una realtà di questo tipo emerge la verità di una mancanza di un piano di sviluppo e di rilancio da parte dei vertici politici della nostra Regione. I vertici della nostra Regione hanno incontrato una volta o due la dirigenza Fiat però non ci risulta che si siano premurati di sentire anche i vertici della General Motors, come se questo importante partner internazionale non sia decisivo nelle scelte che si dovranno fare.
Ritengo che sia necessario intervenire per salvare i posti di lavoro, e anche su questo dobbiamo rimarcare un errore ed una bugia della Giunta. E' stato detto qui in Consiglio, quando abbiamo affrontato il discorso della Fiat, che il problema della Fiat non avrebbe riguardato l'occupazione in Piemonte, perché il piano presentato dalla Fiat riguardava solo esuberi in altre parti del mondo.
Per me tutti i posti di lavori sono importanti, in qualsiasi parte del mondo siano. Sono per la difesa di tutti i posti di lavoro; però devo dire che in questo caso è stata data questa informazione che adesso viene smentita: più di 3 mila esuberi in Piemonte.
E a questo che la Giunta di questa Regione deve dare una risposta.
Noi diciamo che è necessario sicuramente rivedere il settore secondo le nuove necessità, pensando ad automezzi non inquinanti, sviluppando nuove tecnologie, intervenendo sul sistema globale dei trasporti. Invece anche la relazione dell'Assessore Pichetto, bene o male, accetta solamente la politica delle dismissioni della Fiat.
L'Assessore Pichetto e il Presidente Ghigo dicono che la Regione punterà sul metano. Vorrei sapere: a Torino i distributori di metano sono sempre solo due? La tecnologia del futuro, vorrei ricordare, non è solo quella del metano, dobbiamo pensare all'idrogeno, perché ci sono altre case automobilistiche in Europa che già fanno circolare automezzi ad idrogeno.
Tra l'altro, sviluppare la tecnologia all'idrogeno significherebbe anche rendere meno necessaria quella enorme richiesta di centrali gas termiche che si stanno sviluppando in tutta Italia e in Piemonte (più di 30 richieste).
Tutto questo ci porta alla conclusione già avanzata da altri colleghi: quello che manca è un piano regionale di sviluppo, che guardi soprattutto al mantenimento e alla tutela dell'occupazione, ma che sappia indirizzarsi anche alla salvaguardia dell'ambiente. Senza dimenticare che vi è un elemento che continua ad essere negletto nella nostra Regione: l'ecolavoro che è la base dell'economia sostenibile.
Noi continueremo a chiedere iniziative per quanto riguarda un nuovo piano regionale di sviluppo che tuteli, migliori e riesca a dare un progetto futuro alla Fiat. Però vogliamo che la Regione finalmente dia delle risposte, prevedendo investimenti ed iniziative che vadano a sostenere tutte quelle attività dell'economia sostenibile, che vengono riassunte nel termine di ecolavoro.
Questa per noi sarebbe una scelta fondamentale e di crescita, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista della qualità della vita. Come ricordavo prima, l'esempio dello sviluppo dell'auto a idrogeno potrebbe servire proprio per salvare la Regione da investimenti in settori, quali appunto l'energia elettrica ottenuta da combustibili fossili, che è sicuramente inquinante oltre a non dare delle ricadute positive per quanto riguarda l'occupazione.
Crediamo che queste siano le due linee d'indirizzo da sviluppare e che proprio la vicenda della FIAT dimostri che investire solo sui sistemi produttivi tradizionali non può portare a conciliare uno sviluppo sostenibile con la difesa dell'ambiente e con il mantenimento dei posti di lavoro.
Credo che in qualsiasi momento la Giunta decida di ragionare e riflettere su iniziative in questo senso, sarà sempre comunque troppo tardi, e avremmo perso del tempo inutilmente.



PRESIDENTE

Volevo fare solo il punto della situazione. Come sapete la seduta convocata è unica, quindi non ci sarà interruzione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Siccome vorrei concordare un ordine del giorno con i colleghi di maggioranza, chiedo se è disponibile a sospendere qualche minuto per potere organizzare questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Prima terminiamo il dibattito.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Io mi auguro che questa fase di stagnazione dei lavori sia dovuta più al fatto che i colleghi hanno appetito e si sono allontanati, che non per il valium che questa mattina l'Assessore Pichetto ha distribuito abbondantemente nella sua relazione. Tant'é vero che, dopo le dichiarazioni che ha fatto ieri e quelle di oggi, mi verrebbe spontaneo chiamarlo Assessore Valium, perché mi sembra che la sua preoccupazione principale sia quella di tranquillizzare e non di osservare quello che accade.
Il problema degli esuberi è molto più pesante di quello che dicono le cifre, circa 3.000 esuberi diretti in FIAT. Sottovalutarlo è un atteggiamento irresponsabile, teso a non far increspare le onde del mare non comprendendo che forse si avvicina una tempesta.
Essendo l'Assessore l'unico interlocutore, dato che il Presidente è andato via, spero che ascolti quello che dico.
La situazione è molto più drammatica di quanto non dica il Presidente Fresco. Non credo che il Presidente Fresco voglia esasperare i toni, ma che prepari qualche operazione e non dica tutto. Ho sentito questa mattina parlare qualcuno del fatto che la crisi FIAT è molto più grave rispetto alle altre.
Voglio precisare al Consigliere Scanderebech che è vero che il calo delle aziende automobilistiche è stato pesante, ma il dato non corrisponde al 28%, ma al 35%. Forse lui non sa che Lalfa e Lancia fanno parte del Gruppo FIAT e insieme sono al 35%, però erano al 47-48% sul mercato italiano. Quindi, in un mercato, che è in forte recessione, la FIAT ha perduto pesantemente più degli altri.
la causa principale di questa recessione.
Alcuni colleghi, questa mattina, parlavano di una crisi dovuta alla mancanza di nuovi modelli. Non so se vi siete accorti che, da un anno a questa parte, la Fiat ha lanciato un nuovo modello in una fascia significativa. Le ultime previsioni hanno portata la FIAT a decidere che produrrà meno "Stilo" di quante ne aveva progettate. Un anno fa, la FIAT in questo periodo, perdeva quote di mercato perché non vi era ancora il nuovo modello. La FIAT ha diminuito la sua produzione rispetto all'anno scorso, ma già allora aveva calato la sua produzione rispetto all'anno precedente, e un anno fa era calata perché non c'era ancora il nuovo modello, che adesso c'è. Questo ci dà un'idea del fatto che la situazione è più drammatica, perché non si risolve tirando fuori dal cilindro un nuovo modello o ristilizzando un modello già esistente. A mio avviso, i problemi sono più gravi e andrebbero indagati più attentamente.
Sono convinto che questa situazione sia dovuta al fatto che la FIAT Auto non ha più il vecchio padrone e non ha ancora un nuovo padrone. La famiglia Agnelli ha voluto cedere l'azienda con un'operazione dilazionata nel tempo, che in quel momento sembrava più redditizia. All'inizio del 2000 tutte le aziende in borsa valevano moltissimo, la Tiscali valeva più della Pirelli. In quel momento, è sembrata un'operazione intelligente vendere a pezzi, perché si pensava che i restanti pezzi sarebbero stati venduti meglio. Nel frattempo, c'è stato lo sgonfiamento dell'onda speculativa, che ha mutato lo scenario.
Nello stesso tempo, mi pare che l'atteggiamento della GM sia quello di vedere se, alla fine, non possa comprare a prezzi molto più stracciati attivando un'operazione come quella che ha fatto con la Daewoo in Corea.
Alla fine, ha comprato, ma a prezzi molto più stracciati. Se nel frattempo il settore automobilistico FIAT Auto è in declino, loro si preoccupano ma non troppo. Si tratta pur sempre della General Motors, una delle più grandi multinazionali del mondo non solo dell'auto, ma in assoluto. Quindi rimetterci adesso, vorrebbe dire recuperare dopo.
Bisogna prendere atto di questo. Se si vuole veramente pensare al futuro della produzione automobilistica del Piemonte, bisognerebbe chiedere ai vertici di Detroit cosa intendono fare.
Attualmente, per esempio, tutta la produzione di motori e cambi automobilistici è in mano alla General Motors, che ha trasferito in Austria alcune lavorazioni che, secondo le previsioni, avrebbero dovuto rimanere qui da noi. Alcune produzioni di motori diesel e cambi sono state trasferite in Austria.
Dato che, oltre che decidere sulla produzione di motori e cambi, si deciderà, in futuro, anche della produzione di altre parti di automobili sarebbe il caso, se si vuole almeno conoscerne le intenzioni, chiedere al managment di GM quali sono le loro idee per il futuro, cercando di aprire un tavolo di trattativa e, se non si riesce, preoccuparsi del fatto che questo rifiuto di confrontarsi avrebbe un significato. A me stupisce che il Governo e questa Regione non riescano a parlare con i vertici della General Motors. La Ford, quando ha comprato la Volvo, ha fatto un accordo anche con il Governo svedese, che mi pare abbia un capo di governo meno potente di Berlusconi, che si vanta di essere uno dei migliori premier del mondo.
Mi stupisce che il nostro capo del Governo, proseguendo come avevano precedentemente fatto, purtroppo, D'Alema e Amato, non si preoccupi di aprire un confronto con chi realmente decide il futuro della produzione automobilistica nel nostro Paese.
Credo che questo sia un primo segnale da dare.
Un secondo segnale riguarda, in particolare, il Piemonte e Torino.
Nell'arco di questi due anni, gli stabilimenti che producono automobili della Fiat in Torino sono ridotti a uno. A Rivalta non si producono più automobili, vi è una coda di produzioni che sta per essere trasferita a Mirafiori. Il secondo grande stabilimento automobilistico che rimaneva non c'è più, e anche quello che resta sta per chiudere, perché sotto utilizzato. Se si taglia ancora, rischia anche quello la chiusura; tra l'altro, già metà degli impianti situati a Mirafiori non producono più nulla, sono solo dei capannoni abbandonati.
Credo che di questo bisogna prendere atto, per procedere con una seconda operazione, cioè dire ai vertici della FIAT Auto, che hanno chiesto di utilizzare degli strumenti di flessibilità per cacciare fuori i lavoratori, che non siamo disposti ad acconsentire a una cosa di questo genere. Il Governo e la Regione dovrebbero dire: "No". Noi siamo disposti a investire e a utilizzare degli ammortizzatori sociali, non per causare una riduzione di occupazione, ma solo per mantenere l'occupazione. Ci sono. Si devono usare quelli.
Se uno stabilimento è già fortemente sottoutilizzato e vede ulteriormente ridotte le sue capacità produttive, è destinato a seguire la strada di altri stabilimenti che hanno visto la riduzione di circa 3.000 lavoratori, e non è un destino lontano e riguarda 20.000 lavoratori e altre decina di migliaia che lavorano nell'indotto.
Se in questa situazione ci accontentiamo del valium che ci ha dato questa mattina l'Assessore Pichetto, dicendo che la situazione è preoccupante, ma è una crisi che abbiamo già visto e si può superare, credo che sia un errore tragico, che pagheremo tutti. A mio avviso, la crisi attuale della FIAT è peggiore di quella avvenuta negli anni '80 soprattutto per l'area torinese.
Credo che sarebbe ora di allarmarsi e non di tranquillizzare, prendendo atto di questa realtà, in modo da operare per cercare di contrastare una situazione che è già compromessa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Non so se la crisi della FIAT si possa definire come una delle più gravi. Certamente è gravissima, però credo che, per esprimere una valutazione sulle caratteristiche di questa crisi, per forza di cose non possiamo che collegarci ad altri eventi simili del passato legati alle vicende della FIAT.
Il quadro che emerge è preoccupante - per la verità anche previsto da molti - perché si sta verificando una cosa arcinota, cioè che l'industria degli autoveicoli, come tutte le attività di beni di consumo durevoli incontra un mercato saturo nei Paesi di produzione - ma questo è un dato di fatto, lo sapevamo - mentre la domanda potenziale risulta elevata nei Paesi emergenti, che, per soddisfarla, attraggono capitali ed esportano parte della loro produzione verso i Paesi industrializzati. Questo è un dato di fatto.
Era stato previsto in passato e si sta verificando. La fase di declino di Torino continua lentamente e gradualmente. Chi ha vissuto in questi anni le vicende industriali di Torino e ha osservato ciò che è capitato a Torino, ha ben presente questo quadro: un declino che oramai continua da venticinque anni, dalla crisi petrolifera in poi, in cui il settore dell'auto è stato fortemente ridimensionato.
Rispetto a questo processo che è in corso, notiamo che gli enti pubblici e le istituzioni non sono completamente attori di un processo di trasformazione industriale. Questo è l'elemento rilevato.
Mi pare che i colleghi di Rifondazione abbiano fatto riferimento alla necessità di drammatizzare un po' il problema.
Anche questo è un ragionamento più di impostazione psicologica, se drammatizzare o meno il problema. Certamente il problema è grave.
Alle considerazioni che, ad esempio, ha fatto il collega Marcenaro che condivido - condivido soprattutto le proposte in termini di politiche attive in ordine al problema concreto (non le ripeto, perché l'intervento è stato chiarissimo) - ne aggiungerei un'altra, che ritengo importante, ed è un po' il frutto dell'esperienza di questi anni. Il Piemonte, in modo particolare l'area industriale torinese, ha assistito a questi processi e si è impegnata tantissimo nello studio e nella realizzazione degli ammortizzatori sociali.
Questa è stata, giustamente, una grande preoccupazione, che ha permesso di affrontare bene alcune questioni drammatiche. Certamente il Sindacato ha svolto un ruolo importante, è stato un grande ammortizzatore sociale con grande senso di responsabilità. Lo sono stati anche le Amministrazione locali. Io ricordo la mia esperienza di Sindaco: queste crisi della FIAT ormai sono antiche, ma quanti problemi abbiamo dovuto sopportare! Gli enti locali dell'area torinese, area metropolitana, sono stati dei grandi ammortizzatori sociali della crisi della FIAT, così come lo sono stati la Chiesa torinese e la cultura della solidarietà.
Sotto questo aspetto, quindi, mi pare che la società civile abbia svolto un ruolo importante.
Condivido un'analisi che due anni fa fece il Prof. Deaglio ad un convegno organizzato dalla Chiesa torinese sul futuro di Torino.
Il Prof. Deaglio faceva questa osservazione: questi importanti ammortizzatori sociali si sono rilevati un'arma a doppio taglio, perch hanno rallentato, contemporaneamente, la presa di coscienza della situazione dei processi in corso.
Questo mi sembra drammaticamente vero. Cioè, in sostanza, questa civiltà, questa cultura della società torinese, ha reso più difficile l'inversione dei processi in corso. Questo mi sembra il limite.
Forse, oggi, dovremmo "leggere" molto più attentamente che cosa sta capitando, senza limitarci ai dati del bilancio della FIAT, o alla constatazione, come in effetti è, che il piano industriale della FIAT è un piano di brevissimo periodo perché si ferma al 2005, o ancora alla considerazione che in ogni caso la FIAT produce beni durevoli con quelle caratteristiche. Come Regione, ci dobbiamo chiedere che cosa è capitato delle dichiarazioni di diversificazione produttiva fatte in diverse occasioni: è avvenuta questa diversificazione? Oppure ci siamo limitati a considerare la diversificazione come un impegno su settori sicuramente importanti come la gastronomi o il turismo? Questa è un po' la preoccupazione prevalente di questi anni. Non mi pare che sia stato indicato un modello industriale alternativo alla crisi dell'auto. Ma questo non è soltanto un problema della Regione Piemonte, mi pare che sia un problema complessivo delle istituzioni. D'altronde, credo che il coordinamento istituzionale che è stato messo in atto, e che deve essere rafforzato, debba porsi questo problema, perché gli unici strumenti che hanno l'Amministrazione comunale di Torino e gli Enti Locali sono quelli urbanistici.
Allora, se sono soltanto questi, le considerazioni del collega Contu hanno un senso. Ma siccome sono problemi enormi, il coordinamento fra gli enti può permettere di mettere sul campo interventi diversi, che non sono soltanto di carattere urbanistico, ma anche di politica industriale, perch gli Enti locali e la Regione, nonostante tutto, possono svolgere politica industriale attraverso le leve della politica professionale, della ricerca e altro. Gli strumenti sono tanti.
Il coordinamento positivo che è stato avviato, non deve legarsi soltanto ad una vicenda momentanea, ed esaurarsi una volta risolto il problema dell'esubero e degli ammortizzatori. Il problema continua: è questo il problema politico grande che abbiamo di fronte.
Allora la grande sfida per gli Enti locali non è tanto quella di pensare ad alcune iniziative importanti come le fiere gastronomiche, perch qui il problema è sicuramente molto più complesso; di conseguenza, credo che lo spazio sia questo.
Non mi pare di dire niente di particolare affermando che città come la nostra, se non affrontano il problema di individuare quali sono le nuove attività economiche (qualcuno le ha definite le nuove orbite economiche) sulle quale concentrare le risorse pubbliche e coordinare le risorse private, non ne escono fuori: continueranno a registrare scelte di questo tipo e a chiedere ammortizzatori sociali.
Bisogna pensare a nuovi campi produttivi, e nei campi saturi come quello dei beni durevoli bisogna immaginare, pensare e impegnarsi per la produzione di beni di altissima qualità e tecnicamente perfetti. Questi sono gli spazi.
Certamente bisogna partire dai ceppi produttivi presenti, quindi dall'auto, ma il momento pubblico largamente inteso - e non faccio una differenza e neppure do delle pagelle a Comune, Regione e Provincia - deve porsi come attore e non soltanto come recettore di questa vicenda cogliendo la centralità per il futuro di questa Regione per nuove attività produttive.
Occorre immaginare nuove filiere produttive, e qui c'è qualche elemento probabilmente trascurato. I campi che presentano un certo interesse per questo disegno sono sicuramente il settore aerospaziale, la scienza e la tecnologia del plasma (quarto stato della materia), le biotecnologie, le nanotecnologie, la multimedialità. Allora, se questi sono i settori del futuro, la Regione Piemonte è nelle condizioni di dire oggi che ha svolto un'azione politica utile per questo obiettivo? Mi pare di no. Non voglio soltanto rilevare un dato macroscopico, la mancanza di un piano di sviluppo, ma questo è un elemento importante: le nostre politiche sono politiche del giorno per giorno.
Quindi io constato un problema, rilevo un'insufficienza da parte delle istituzioni a svolgere un ruolo attivo e non posso che auspicare che questa vicenda diventi una sollecitazione affinché questo coordinamento delle istituzioni sia un coordinamento strutturato che immagini un ruolo diverso di Torino, ma che soprattutto obblighi gli Enti locali, non solo la Regione, a svolgere non soltanto delle dichiarazioni di principio, ma a mettere in atto delle politiche attive e coerenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valvo; ne ha facoltà.



VALVO Cesare

Mi ha fatto piacere riscontrare questa mattina come il dibattito sia stato molto pacato. Direi che quasi tutti gli interventi sono largamente condivisibili, in quanto i colleghi si sono sforzati, oltre a fare un'analisi della situazione della crisi dell'auto e della crisi della FIAT anche di avanzare delle proposte. D'altra parte così non poteva non essere visto e considerato che sono a rischio alcune migliaia di posti di lavoro a Torino e quindi la drammaticità della situazione ci impone un dibattito sereno, pacato e, per quanto possibile, pieno di proposte per la Giunta regionale e per il Governo.
Ecco, io vorrei fare alcune brevissime considerazioni. Il nostro è un Paese veramente strano; abbiamo assistito nei giorni scorsi alla mobilitazione dei Sindacati, allo sciopero generale contro la modifica soft dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che interessa poi alla fine 80 90 sentenze della Cassazione, 80-90 reintegri all'anno di posti di lavoro e poi, in situazioni come queste, ci sentiamo francamente impotenti.
Il dibattito, peraltro, mi è sembrato pervaso da una sorta di rassegnazione e di fatalismo; rassegnazione e fatalismo che, per la verità hanno un po' anche coinvolto il sottoscritto, perché, per l'esperienza che ho di relazioni sindacali, francamente devo rilevare che tutte le volte che un comparto produttivo o un'azienda di qualunque settore decide di riorganizzarsi, di ristrutturarsi e di ridurre il personale, non c'è art.
18 che tenga.
In Piemonte abbiamo vissuto la drammatica crisi del tessile abbigliamento. In Provincia di Novara il tessile-abbigliamento è stato un settore che occupava migliaia di lavoratrici; oggi queste aziende hanno deciso di delocalizzare all'estero la produzione e non c'è stato Statuto dei Lavoratori, non c'è stata legge 223 che abbia tenuto.
Penso, tutto sommato, che questa sorta di fatalismo derivi un po' anche dalla consapevolezza che nel momento in cui un'azienda decide determinate politiche industriali, diventa poi difficile invertire la rotta. Di conseguenza, non so quanto le politiche attive del lavoro proposte dai colleghi Consiglieri Marcenaro ed altri e dallo stesso Assessore Pichetto nella sua relazione possano effettivamente rivelarsi risolutive e non dei puri e semplici "pannicelli caldi".
Mi riallaccio anche a una battuta del collega Contu. La posizione di Alleanza Nazionale sulle politiche di rottamazione è sempre stata molto chiara. Noi abbiamo sempre detto di essere contrari agli incentivi come quelli della rottamazione, perché è pur vero che la FIAT è un'azienda importante, è pur vero che la FIAT occupa decine di migliaia di lavoratori ma il rischio d'impresa nel nostro Paese deve essere uguale per tutti quindi non è che tutte le volte che siamo in presenza di una crisi della FIAT il Governo deve intervenire con una sorta di incentivo come quello della rottamazione, intervento che peraltro con la nuova normativa europea non sembra percorribile e che comunque la FIAT non ha chiesto; tra l'altro il fatto che la FIAT non abbia chiesto al Governo di intervenire con incentivi, se non sul versante della rottamazione, dell'innovazione tecnologica e della ricerca, potrebbe essere un segnale premonitore del ragionamento che facevo prima, cioè di determinate scelte già fatte difficilmente modificabili.
Mi ha fatto anche piacere rilevare che, malgrado il Consigliere Chiezzi sia sempre invogliato a fare determinate battute e determinati discorsi oggi non è stato fatto il ragionamento che è un po' quello di quel gioco dove alla fine chi rimane con la bandiera o il fazzoletto in mano ha perso.
In questo Paese è stata fatta una politica industriale di un certo tipo, una politica regionale di un certo tipo (mi riferisco naturalmente alle politiche industriali del Governo e della Regione nei confronti della FIAT) e poi, alla fine, la situazione è quella che stiamo vivendo in questi giorni, e la responsabilità è di chi in questo momento è rimasto con il fazzoletto in mano e quindi il Governo di centrodestra. Lo so che è sempre così, però mi è parso di capire che, almeno in questa circostanza, abbiamo avuto il buon gusto di evitare questo ragionamento.
Altre strade percorribili. Il Consigliere Papandrea diceva: "Dobbiamo dire no al discorso della mobilità", ma esiste una legge dello Stato che se vale per il 99% delle imprese di questa Nazione, deve valere anche per la FIAT e quindi giuridicamente non vedo come si possa intervenire e dire no alla mobilità.
Altre soluzioni.
Il collega Chiezzi aveva detto: "Come comunista, non posso che fare un certo tipo di ragionamento".
Certamente non possiamo arrivare alla statalizzazione della FIAT, anche perché nei Paesi in cui ciò è avvenuto, i risultati non siano stati migliori.
Al di là della posizione di Alleanza Nazionale sul discorso degli incentivi del Governo, questa mattina ho ascoltato parte della conferenza stampa del Vice Premier, On. Gianfranco Fini, che ha confermato l'attenzione del Governo sull'evolversi della situazione FIAT e, in particolare, l'attenzione del Ministero del Lavoro.
Vorrei concludere con l'auspicio che il Governo e le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori, prendendo spunto dalla grave situazione della FIAT, ritornino al tavolo delle trattative, perché occorre mettere mano alla riforma degli ammortizzatori sociali.
Condivido l'intervento del Presidente della Giunta, On. Enzo Ghigo, e del Sindaco di Torino, Chiamparino, nei confronti del Governo; interventi che mi sono sembrati speculari e finalizzati a fare in modo che il Governo sia particolarmente attento agli sviluppi della vicenda e faccia la propria parte.
Auspico, quindi, che si possa arrivare alla conclusione del dibattito sulla vicenda FIAT con la sottoscrizione di un ordine del giorno dell'intero Consiglio regionale, che impegni la Giunta regionale, nella persona del suo Presidente e dell'Assessore competente, Picchetto, ad essere partecipi al tavolo nazionale tra Governo, Regione, Organizzazioni Sindacali dei lavoratori e FIAT; tavolo che quanto prima dovrà riunirsi considerato - se non ho perso qualche battuta - che fino ad oggi il Ministero del Lavoro ha incontrato separatamente le singole Organizzazioni Sindacali, la FIAT e la Confindustria.
E' auspicabile, dunque, un incontro unitario di tutte le componenti incontro al quale non possono certo mancare la Regione Piemonte e la Città di Torino, per seguire gli sviluppi della crisi.
Concludo dicendo di essere un po' scettico riguardo alle proposte emerse stamattina, soprattutto quelle che prevedono investimenti nella ricerca e nell'innovazione, che comportano tempi lunghi e non sono utili per risolvere la crisi FIAT del momento.
Per quanto riguarda Alleanza Nazionale, la posizione è, dunque possibilista ma condizionata; il Governo intervenga, si faccia il possibile per salvaguardare i posti di lavoro, si faccia il possibile per salvaguardare il lavoro che non necessariamente è il posto di lavoro presso la FIAT. Quindi, si faccia in modo di non creare disoccupazione a seguito della crisi FIAT, ma si condizioni qualsiasi tipo di intervento governativo all'impegno della FIAT a non smantellare la produzione dell'auto a Torino o comunque a non incrementare i livelli disoccupazionali della nostra regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Nel dicembre del 2001 la FIAT aveva annunciato un debito netto di 6 miliardi di euro. Ciò avveniva quasi in concomitanza con il lancio sul mercato di un nuovo modello di automobile (la Stilo), dopo che il mese precedente erano state provocate le dimissioni dell'amministratore delegato di FIAT Auto (Testore).
Un fatto, questo, significativo di un modo veramente singolare di presentarsi ai mercati: mentre si lancia un nuovo tipo di vettura viene per così dire, "licenziato" il responsabile della sua realizzazione! Il segnale che è stato lanciato è stato alquanto contraddittorio, come dire: "Abbiamo un nuovo modello da offrirvi; poiché abbiamo sbagliato a realizzarlo, licenziamo chi lo ha fatto, ma vorremmo che voi lo compraste lo stesso".
Veramente un modo coraggioso, da parte della Fiat, di affrontare i mercati nell'era della globalizzazione e della competitività senza frontiere. Ma tant'è! In ogni caso la dirigenza del Lingotto aveva annunciato che il debito sarebbe stato almeno dimezzato nel giro di un anno, fino ad arrivare alla cifra di 3 miliardi di euro.
La riduzione del debito sarebbe dovuta arrivare dall'aumento di capitale e da un piano di dismissioni.
L'aumento di capitale si è regolarmente svolto e alla sua conclusione di febbraio ha introdotto nelle casse liquidità per 1 miliardo di euro mentre dalle dismissioni, stando alle cifre, si sarebbero incassati 400 milioni di euro.
Ebbene, dopo tutta questa serie di operazioni e l'espressione delle migliori intenzioni, il 14 maggio scorso l'amministratore Paolo Fresco svela le cifre e ci dice che l'indebitamento è salito fino ad arrivare alla cifra di 6,6 miliardi di euro.
Questo vuol dire che, se consideriamo i flussi derivanti dall'aumento di capitale e quelli derivanti dalle dismissioni, l'indebitamento reale arriva alla cifra di 8 miliardi di euro (circa 16 mila miliardi delle vecchie lire).
Quindi, i flussi positivi realizzati tra i mesi di febbraio e marzo sono stati letteralmente bruciati dal debito crescente e non sono serviti ad altro che a permettere all'azienda di rimanere al punto di partenza, con un peggioramento del debito e con le conseguenze occupazionali che tutti conosciamo.
Considerato questo andamento del debito, anche la collocazione in borsa di una quota dei titoli Ferrari, realizzata con l'obiettivo di fare cassa per altri 750 milioni di euro, rischia, senza un serio piano industriale capace di invertire la tendenza, di rivelarsi l'ennesimo buco nell'acqua.
Infatti, stante la situazione, qualunque afflusso di liquidità finirebbe con l'essere risucchiato dalla voragine del debito e la stessa sorte toccherebbe ancora ad altrettanti posti di lavoro.
Questa è una crisi che non permette l'uso di finzioni di contabilità n l'uso di pannicelli caldi degli incentivi pubblici: o si cambia o si rimane stesi al tappeto.
Altro fatto preoccupante riguardo al debito FIAT è dovuto al giudizio delle agenzie internazionali di rating, che ad aprile hanno declassato le obbligazioni Fiat a livello di Junk Bond, cioè "titoli spazzatura": titoli che non raggiungono più la qualifica di investimento.
O, per capirci, titoli sui quali è alto il rischio che l'investitore non veda remunerati i propri crediti, sui quali vengono pagati alti interessi che, in una spirale negativa, avranno l'effetto di far lievitare ulteriormente il debito attuale dell'azienda che li emette.
Su questi titoli solitamente trova sbocco la speculazione internazionale che, come accade per l'Argentina, trova terreno facile là dove meno limpide sono le prospettive future.
L'andamento del debito, quindi, ci dice che il problema è allarmante perché strutturale; riguarda i fondamentali dell'azienda per cui sarebbe assurdo pensare che possa essere affrontato con una qualunque politica di incentivi fiscali o supporti finanziari. Per superare queste situazioni bisogna avere dei piani industriali molto chiari, supportati di una forte volontà di vederli realizzati attraverso l'azione di un management che ispiri fiducia, capaci di creare sviluppo e di convincere i mercati e l'opinione pubblica della loro bontà ed efficacia. Capaci quindi di realizzare valore e nuova occupazione.
In questo quadro vi è un ulteriore elemento da tenere presente che dice che bisogna agire in fretta e con decisione; poiché se, come si sente dire i tassi d'interesse definiti dalla Banca Centrale Europea torneranno a risalire, ciò comporterà un ulteriore aggravamento di debito della situazione di debito delle aziende e costituirà un ulteriore ostacolo alla ripresa dell'economia e quindi dei consumi, compresa la richiesta di nuove auto.
Sulle origini di questa crisi tutti gli analisti sembrano ormai concordare. In Europa e nel mondo nonostante la difficile congiuntura non si può dire che vi sia una crisi dell'auto, ma una erosione delle vendite che riguarda solo alcune case automobilistiche.
Il problema della Fiat è che negli anni non si è riusciti a realizzare dei modelli che potessero essere profittevoli per l'azienda e competitivi con quelli delle altre case automobilistiche.
Da una parte è mancata la qualità con prodotti mirati sui segmenti più bassi del mercato e non si è riuscito ad aggredire, né con la Lancia n con l'Alfa Romeo, quei segmenti alti dove maggiore è l'utile considerato per unità di prodotto. Si è puntato su mercati emergenti, come quelli dell'Est europeo e del Sud America, come se questi dovessero rimanere sempre tali.
Specialmente è mancato per anni un modello che andasse a coprire quel segmento medio di mercato, molto ampio e profittevole in Europa, a cui oggi si rivolge la Stilo. Ma ciò avviene purtroppo in ritardo e con scarso successo, almeno stando ai dati attuali.
In poche parole la FIAT in questi anni è mancata d'innovazione, di ricerca, di sviluppo; questa mancanza ha riguardato non solo i modelli, ma ha riguardato le linee di produzione e di distribuzione. Ha riguardato complessivamente il rapporto tra l'azienda e i bisogni di un mercato sempre più esigente e attento alla qualità, al servizio.
Un difetto, quello della mancanza di politiche d'innovazione, che la Fiat condivide con una buona parte delle aziende del nostro Paese se quanto emerge da un sondaggio di Unioncamere, ben il 40% delle imprese dichiara di "non avere mai innovato nel passato e di non volerlo fare neanche in futuro".
E a proposito della crisi attuale ritengo sia giusto puntare anche sull'affrancamento dell'indotto dal sistema Fiat, anche perché nel nostro Paese è spesso la piccola e media impresa a mostrarsi maggiormente dinamica e innovativa.
Ma bisogna trovare un meccanismo per il quale il sistema delle piccole e medie aziende venga supportato con incentivi che premiano chi innova e fa ricerca. Il primo passo da fare è ora quello di circoscrivere il fenomeno esaminando attentamente la sua ampiezza e i metodi per aggredirlo, sapendo che diversamente, esso potrebbe avere quegli effetti di ricaduta sull'intero sistema produttivo del paese di cui si colgono già alcuni segnali.
Quanto alla sua soluzione Prodi ha escluso che si possano prendere misure speciali a livello europeo. Nella storia passata - ha ricordato abbiamo avuto tanti settori che hanno fronteggiato problemi di ridimensionamento e di trasformazione. L'automobile è uno di questi.
Per il Presidente della Commissione europea si tratta di difficoltà derivanti dall'assestamento dell'oligopolio, e dunque di un cambiamento delle quote di mercato che toccano anche l'Asia e l'America, ma egli è sicuro che l'Europa e l'Italia potranno avere ancora un ruolo forte.
Nella Relazione sulla situazione Fiat e automotive del gennaio scorso la Giunta regionale concludeva che "vi sono ragioni che inducono ad evitare inutili allarmismi" e che seppure "nel settore dell'indotto auto vi sono certamente situazioni di crisi non sono così numerose da giustificare un atteggiamento pessimistico sul futuro dell'automotive piemontese".
L'intervento del Presidente Ghigo di questa mattina nell'introduzione di questo dibattito, mi sembra abbia sottolineato alcune cose molto importanti per il futuro, sotto il profilo del massimo impegno della Regione per quelle che sono le sue competenze, attraverso tutte le iniziative a sua disposizione specie in direzione della ricerca, della formazione e della produzione automobilistica.
Ne prendiamo atto e non abbiamo motivi per non credergli, ma soprattutto bisogna ripetere che bisogna vigilare, vigilare, vigilare tre volte affinché fra non molto nella FIAT non si incominci o non si parli soltanto la lingua americana, cioè quella della General Motors.
A questo punto a noi non resterebbe altro che ripetere "atque fiat voluntas sua".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non c'é un solo rappresentante del governo Ghigo seduto, tranne un aspirante Assessore, che non fa testo.
Lei non sa se, per caso, il Presidente Ghigo è nei paraggi?


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione FIAT. Dibattito ed esame ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

Credo che il Presidente Ghigo non sia nei paraggi. L'Assessore Pichetto invece si era impegnato a rimanere.



CHIEZZI Giuseppe

Non ritiene di sospendere per qualche minuto la seduta in attesa che almeno un rappresentante del governo Ghigo ci raggiunga.



PRESIDENTE

Senza formale sospensione, possiamo vedere se l'Assessore Pichetto è nei paraggi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Grazie Presidente.
Si sono dette tante cose giuste e si sono fatti tanti bei ragionamenti, però aldilà dei problemi occupazionali che sono oggettivi, io ho letto questo opuscolo "Relazione sulla situazione Fiat Auto e automotiv" datata gennaio 2002.
Aldilà dei discorsi del tipo se la Stilo venderà più di 80.000 100.000, che sono le cose che abbiamo sempre sentito dire, perché ogni volta che la Fiat lancia un auto annuncia che risanerà tutti i problemi con quell'auto, salvo poi dopo due anni scoprire che quell'auto non ha venduto in questa relazione, tra le operazioni significative previste, c' scritto che viene fatta un'operazione da 10750 miliardi di lire, più gli ipotizzati risparmi su costi pari a 2950 miliardi sul triennio.
I soliti risparmi che la FIAT annuncia periodicamente, salvo poi l'anno dopo scoprire che il debito è ancora aumentato a seguito dei piani di risparmio. La serietà dell'operazione sta in questi 10750 miliardi, di cui 3900 miliardi da dismissioni, cioè realizzazioni a seguito di dismissioni una questione interna aziendale.
Quindi, soldi che dal patrimonio diventano liquidità e diventano finanziario e vanno a coprire massa di debito, ma nulla aggiunge, perch perdono patrimonio e acquisiscono liquidità.
Poi ci 1950 miliardi di aumento di capitale, che ci fa piacere, ma la voce più bella è che ci sono 4900 miliardi dal lancio di un prestito obbligazionario, cioè un indebitamento verso la gente, verso l'esterno convertibile in 32 milioni di azioni GM. E' come dire: "Io faccio il debito, Daniele Cantore lo paga", perché se sono convertibili in azioni sono obbligazioni FIAT.



MARENGO Pierluigi

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



MARENGO Pierluigi

Sono le azioni di Agnelli che aveva ricevuto, quale aveva venduto la...



MARENGO Pierluigi

Sono le obbligazioni FIATI convertibili in GM: 4900 miliardi di lire rappresentano, all'incirca, il 12% del valore borsistico di FIAT Auto e mi risulterebbe che la famiglia abbia, all'incirca, un 37% in cassaforte della



FIAT Auto. Quindi, 37% più 12/13%, corrispondono al 50%.

Non stiamo vivendo una vendita pura e semplice. Secondo me, l'Assessore Pichetto e il Presidente Ghigo hanno fatto bene ad incontrasi, a ragionare di bollo, di auto, di metano, ma hanno incontrato la persona sbagliata perché se questa è l'operazione, non credo che il dott. Cantarella abbia titolo a discutere. Avrebbero dovuto incontrare l'amministratore delegato di GM per chiedergli lumi sul futuro della FIAT. E' inutile che il dott.
Cantarella ci dica le sue intenzioni, perché il dott. Cantarella è a termine, non ha più titolo, non ha possibilità di decidere.
Un altro punto. Stiamo vivendo un momento epocale per il territorio per la Regione, la Provincia, il Comune, l'Italia, l'Europa, ma dov'è il vero padrone della FIAT? In America perché ha problemi di prostata? Con un viaggio di cui non abbiamo documentazione fotografica? Non c'é un video che ce l'abbia fatto vedere partire? C'è solo un'intervista rilasciata il giorno della partenza a "La Stampa" a firma del Direttore, e tutti gli altri giornali hanno ricevuto solo un comunicato stampa. E poi, siamo nel 2002, io in ufficio (un piccolo ufficio da Avvocato) ho la teleconferenza è possibile che la FIAT non sia riuscita ad andare in teleconferenza durante l'assemblea con l'Avvocato? Neanche via Internet o in viva voce ci sono riusciti? Ma allora dov'è l'Avvocato? Che cosa ci dice l'Avvocato di questo problema FIAT? Cosa dice Umberto Agnelli di questo problema FIAT? Cosa dice l'IFI e cosa dice la Giovanni Agnelli, società in accomandita per azioni? Perché i veri proprietari, i decisionali, non ci dicono qualcosa? Perché non parliamo non IFI? Non parliamo con IFIL? Perché non parliamo con Giovanni Agnelli?



FIAT Auto. Quindi, 37% più 12/13%, corrispondono al 50%.

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



FIAT Auto. Quindi, 37% più 12/13%, corrispondono al 50%.

Cosa chiede, che non è presente neanche il suo Presidente! Cosa chiede che non sono presenti né il Presidente Ghigo né l'Assessore Picchetto.



MARENGO Pierluigi

Dopo la difesa dell'Avvocato da parte del Consigliere Chiezzi (abbiamo scoperto il Consigliere Chiezzi estremo difensore dell'Avvocato)...



PRESIDENTE

Ho fatto informare l'Assessore Pichetto che se non rientra è difficile pretendere l'attenzione.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



MARENGO Pierluigi

Il Consigliere Chiezzi è diventato un estremo difensore della famiglia Agnelli! Al di là delle battute, il punto è che, secondo me, stiamo vivendo l'ennesima prova di forza di una famiglia che a Torino ha dato pane (qualcuno ha detto che ha dato ricchezza), ma è un secolo che impedisce a Torino di avere anche il salame. Questa è la realtà.
Penso che un drastico mutamento nell'immaginario industriale torinese in cui FIAT perde il suo ruolo, possa servire a Torino. Sono ottimista: di qui usciamo in vantaggio. Oggi, come ieri, FIAT è stata, per Torino, un peso nello sviluppo della potenzialità di questa realtà regionale provinciale e cittadina.
Mi rivolgo all'Assessore Pichetto - e concludo - "Assessore, perché non ci riferisce anche cosa pensa la famiglia? Perché non ci riferisce cosa pensa l'IFIL? Cosa pensa l'IFI? Cosa pensa la società in accomandita per azioni Giovanni Agnelli? Perché non ci riferisce cosa pensano gli azionisti torinesi della FIAT?". Questo ci interesserebbe sapere, perché se è vero e io condivido quanto ha detto il collega Deorsola - che ormai la finanza ha superato l'industria, è proprio con gli azionisti che dobbiamo confrontarci per capire qual è il vero futuro e chi sono gli azionisti.
L'amministratore delegato è un dipendente degli azionisti, ma chi sono gli azionisti? Ha già comprato tutto GM, come ha detto lo scorso inverno l'Assessore Elda Tessore in conferenza stampa a Salt Lake City quando, a domanda di giornalisti, ha risposto:" La GM ha comprato la FIAT"? E' così? questo il punto: chi sono oggi gli azionisti della FIAT? Chi comanda in FIAT? Chi prende le decisioni? Non certo il dott. Cantarella.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

E' sicuramente fonte di preoccupazione quanto stiamo vivendo in questi giorni, rispetto a quanto accade nella nostra città e nella nostra Regione ma è anche fonte di preoccupazione vedere quest'aula un po' disattenta rispetto a questa situazione (non è, ovviamente, rivolto all'Assessore Pichetto, che so aver lavorato in questa direzione con attenzione e con competenza, dando il suo contributo).
Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, in particolar modo l'intervento del collega Marengo e devo dire che la parte interessante del suo intervento, quando cita che forse bisognerebbe avere a che fare, come istituzione regionale, con i veri interlocutori, è la parte più interessante e più vera, perché continuiamo a parlare con persone che purtroppo, non rappresentano più la proprietà o, comunque, il potere decisionale di questa azienda.
Rispetto a questo abbiamo presentato un ordine del giorno, firmato da colleghi di maggioranza e da altri Consiglieri, perché siamo preoccupati per il futuro di questa città e, nell'immediato, dei lavoratori non solo della Fiat, sicuramente dei circa 2.000 lavoratori che oggi vengono posti in discussione, ma di tutto l'indotto e di tutte quelle aziende presenti sul territorio della nostra Regione.
Come diceva poco fa il Consigliere Deorsola, abbiamo voluto titolare questo ordine del giorno "Crisi dell'auto" e non "Crisi della Fiat" perché, negli ultimi due mesi, l'intero settore è messo a dura prova.
Abbiamo bisogno che si concretizzino alcuni impegni che il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente hanno preso in sede di trattative e di discussione con le aziende, ma anche quelli espressi oggi negli interventi che ho ascoltato. Innanzitutto, occorre che si sostenga, con il concorso della nostra Regione, una politica nazionale che rivolga molta attenzione al fenomeno nuovo dei prossimi anni, che è quello della mobilità, che in alcune nazioni europee è già stato letto come il fenomeno per rendere competitive le aziende. Basta vedere la Spagna cosa non ha fatto in questa direzione. È ovvio che questo dobbiamo farlo rivolgendo molta attenzione ai risvolti che le aziende hanno sull'ambiente, a promuovere tutta una serie di opportunità per il risanamento ambientale.
Quindi, seguire con attenzione il fenomeno dei carburanti alternativi.
Un altro impegno della Regione, che dobbiamo far sì che si concretizzi è quello sul piano occupazionale, facendo in modo che la ristrutturazione inevitabile del settore dell'auto sia meno traumatico possibile e non gravi unicamente sulle risorse umane presenti nel nostro territorio regionale.
Un terzo impegno riguarda il fatto che ci deve essere necessariamente la volontà della Regione - è stata confermata dall'Assessore Pichetto nel suo intervento - di contribuire con adeguate politiche industriali, anche mediante la gestione e la grande opportunità che ci danno i fondi strutturali, affinché si possano sviluppare nuove tecnologie e la ricerca applicata, sostenendo nuove iniziative imprenditoriali che possano dotare il territorio regionale di infrastrutture e servizi migliori per le imprese. Dobbiamo cercare di accompagnare questo lavoro.
So che l'Assessore Pichetto si è attivato in questa direzione, da parte nostra abbiamo voluto manifestare la nostra volontà con quest'ordine del giorno, rafforzando ulteriormente la politica della Giunta regionale e dell'Assessore Picchetto, affinché quanto è stato detto dall'Assessore possa essere ribadito ufficialmente da questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Cari colleghi, le pesanti perdite del settore autovetture nel bilancio della FIAT, sono state esposte in modo chiaro all'assemblea degli azionisti.
Risulta evidente che le perdite sono dipese da un calo delle vendite anche sul mercato interno, superiore alla media delle altre case automobilistiche e non si può giustificare con il solo andamento generale sfavorevole della congiuntura.
Nonostante la riduzione di vendite, la FIAT ha perso su ogni unità venduta: quindi i costi unitari sono superiori ai ricavi. Inoltre l'erosione delle quote di mercato rende più difficile il successo del lancio di nuovi modelli.
La crisi è gravissima e conclude un lungo percorso. I tagli non sono neppure una soluzione definitiva per una crisi come quella del gruppo FIAT.
In questi ultimi 6-7 anni le aziende dell'indotto torinese, FIAT compresa, hanno continuato ad usufruire della mobilità che, solo da settembre ad aprile ha interessato 6.400 lavoratori metalmeccanici.
La componentistica, le forniture di servizi sono i settori nel mirino.
In generale rischiano tutte quelle aziende che gravitano sull'universo subalpino della quattro ruote.
Tutto ciò è assurdo: sono ancora oltre 20.000 i lavoratori della FIAT Auto nell'area torinese ed oltre 60.000 quelli dell'indotto per i quali si prospetta un futuro analogo ai lavoratori della Magneti Marelli ceduti all'azienda spagnola Fico Mirros per essere licenziati dopo pochi mesi.
E' grave che tutti gli operatori si concentrino in queste ore sull'entità degli esuberi e sugli ammortizzatori, quando è evidente che il vero problema sono le dismissioni e l'indebitamento.
Come sempre si chiederà aiuto al Governo per far finanziare gli ammortizzatori sociali e si avranno le solite promesse che ciò serve ad un rilancio nel medio periodo ed in ogni caso ad evitare una tragedia maggiore.
La città di Torino si trova ad attraversare una sfida difficile ed impegnativa, che riguarda tutto il nostro Paese. E quindi indispensabile il coinvolgimento non solo delle forze locali e regionali ma anche del Governo.
Senza un piano industriale, però, si rischia di trovarsi tra qualche mese con una nuova crisi finanziaria dell'azienda, che costringerebbe poi il gruppo a decisioni traumatiche, dai contorni e dagli esiti ancora più incerti e nebuloso per migliaia di persone.
utile che in una situazione di crisi l'azienda punti alla sua riorganizzazione e cerchi di reperire risorse per il rilancio, ma le incognite della FIAT sono ancora un po' pesanti.
Un Gruppo come la FIAT non deve solo riorganizzarsi, ma deve puntare su innovazione, lancio del prodotto, modelli organizzativi che valorizzano le risorse umane.
La ristrutturazione della FIAT comporterà un accorpamento di vari stabilimenti ed una diminuzione dell'occupazione, che sarà attuata attraverso la mobilità accompagnata.
Sarà un taglio occupazionale, di fatto. Una grande parte dei lavoratori uscirà dalle fabbriche. Questo rimane, purtroppo, l'obiettivo deciso. Non ci sarà solo l'effetto diretto sui lavoratori della FIAT, ma una ricaduta indiretta sulle aziende, con effetto "uno a tre".
Non è solo una questione di prodotto nazionale, di profitto per i suoi azionisti: con questa crisi rischia di tramontare un pezzo non piccolo della nostra storia, e della storia italiana.
Ritengo, però, che il coinvolgimento della Regione debba essere indirizzato a favore dei lavoratori e non della persona giuridica (è chiaro che risulta difficile dare delle indicazioni a FIAT, un'azienda mondiale dotata di strumenti di marketing particolari, che, conseguentemente, non ha bisogno, a mio giudizio, di insegnamenti).
La cosa che mi stupisce, e che non riesco a capire, come uomo e come imprenditore, è che in un momento di crisi - 6.000 miliardi di debiti l'azienda, anziché vendere le attività che non "vanno bene", vende le aziende che "vanno bene".
Mi stupisce: c'è qualche manovra che, a mio giudizio, non è chiara. Nel mio costume di imprenditore, se posseggo aziende che non vanno bene, in qualche modo cerco di vedere queste ultime. Le aziende che vanno bene invece, devono fare da argine per cercare di attenuare la situazione di difficoltà complessiva.
Ho l'impressione che purtroppo questa grossa attività industriale abbia un pò esaurito il suo percorso. Di qui lo sforzo più importante che deve compiere la Regione, perché i lavoratori che rischiano la disoccupazione sono tantissimi.
Lo sforzo va concentrato non tanto a favore della persona giuridica, ma a favore dei lavoratori: ci vuole un programma di sviluppo che prevede anche un aiuto alla FIAT, ma soprattutto un aiuto ai lavoratori, facendo in modo che non restino a casa.
Sicuramente ciò che è fondamentale è un programma di sviluppo, che, in qualche modo, inquadra, nel suo complesso, quello che deve essere lo sviluppo di questo territorio. All'assessore Pichetto volevo soltanto ricordare, con molta stima e simpatia - perché sa svolgere bene il suo lavoro - che questa analisi l'aveva già mostrata tempo fa, perché già in altre occasioni avevamo detto: "Attenzione, ci sono dei problemi in FIAT".
Sono circa vent'anni che questo territorio non attraversa una crisi così spaventosa e sono già fuoriuscite (parliamo di sei o sette mesi fa quando abbiamo parlato di FIAT) circa tremila persone, tutte quante dall'Indotto.
Lei, gentilmente, aveva messo a punto un'analisi accorta, che dice tutto e sa tutto della FIAT. Di questo la ringraziamo. Però, su questo aspetto, è mancata la riflessione interna e politica.
A seguito di questi risultati, qual era il nostro obiettivo? fondamentale. Questo non è un luogo in cui si portano solo carte: qui bisogna risolvere anche dei problemi! Se restano a casa ancora 6.000, 8.000 o 10.000 persone, diventa un problema grave. Ed è un problema regionale.
Va segnalato il fatto che, nonostante l'Assessore e questa Giunta sapessero che stavano emergendo questi problemi, nulla è stato fatto per cercare perlomeno di arginare o per capire in anticipo quello che la Regione poteva fare.
Si è parlato della trasformazione delle macchine da gasolio a metano.
Ma lei, Assessore, pensa sul serio di risolvere i problemi FIAT con il passaggio dal gasolio al metano? Lei è convinto che se lei trasforma tutto l'Indotto e tutte le auto a metano guadagniamo sul piano ambientale e preserviamo posti di lavoro? Al di là delle teorie, a mio giudizio, un'Amministrazione seria deve prendere a cuore un po' di più questo tipo di problema, sedersi con calma e con i contributi di tutti, perché qui non siamo né sulla posizione di Rifondazione Comunista, né sulla sinistra né sulla destra. Sicuramente ci vorrà una grande collaborazione e una grande creatività per risolvere questo tipo di problema. Altrimenti la FIAT chiuderà, perché l'investitore straniero non ne vorrà più sapere nel momento in cui non ci sono margini di servizi.
Lei Assessore, è un uomo in gamba - io le ho sempre riconosciuto queste grandi capacità - in qualche modo deve concentrarsi di più su questo tipo di problema, perché sa bene come mentre la FIAT licenzia da una parte dall'altra continua a comprare aziende (mi riferisco ad aziende interinali e ad altre attività).
Ciò che vuole questo Consiglio è capire, effettivamente, dove sono i danni, dove sono le perdite e dove si vuole arrivare, perché se l'obiettivo è solo quello di licenziare 10.000 persone, il discorso è presto fatto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, prendo la parola per due minuti, perché non posso non sottolineare, una volta tanto, la completa unione con quanto esposto dal Presidente della Giunta.
Il Presidente della Giunta è stato corretto, coerente e, anche in riferimento ai problemi che ha il Governo, ha espresso delle posizioni condivisibili.
condivisibile l'intervento del Presidente Deorsola, ed è estremamente condivisibile, dal mio punto di vista, l'intervento del Consigliere Contu.
Dico questo perché volevo esprimere due concetti: il primo è che la crisi della FIAT è una crisi che viene da lontano ed è una crisi, per certi aspetti, secondo me, perfino voluta. Sappiamo che la FIAT ha diversificato le proprie attività; ha delle attività fortemente in attivo, mentre adesso ha il comparto auto che è in passivo. Ma quelle attività che sono fortemente in attivo sono nate con i soldi prodotti dalla FIAT e allora quando la FIAT viene col cappello in mano, bisognerebbe, prima di ogni altra cosa, chiederle perché non rimette in gioco i soldi che la sua finanziaria ha da qualche altra parte e tiene in cascina, rigidamente conservati. Perché non li rimette in gioco, mossa tipica dell'attività imprenditoriale, per poter far fronte e dimostrare anche lei un minimo di buona volontà per risolvere il problema della FIAT Auto? Dice il nostro Presidente del Consiglio che "un uomo, specie di una certa età, è il frutto della sua storia", cioè quello che ha fatto durante la propria vita.
Secondo me, dovremmo andare a vedere la situazione della storia industriale della FIAT. Se andiamo a guardarla, noi non ci troviamo di fronte ad un imprenditore normale, ordinario, ma ci troviamo di fronte ad un imprenditore che da sempre giocava con monete false: se faceva utili erano i suoi; se faceva perdite, erano dello Stato, di tutti.
Capisco bene che le dimensioni della FIAT hanno trasceso dall'interesse specifico imprenditoriale di un soggetto, per diventare un interesse di carattere pubblicistico, ma è dalla vendita delle azioni Krupp che sentiamo questa storia da parte della FIAT.
Per questi motivi - non so cosa faranno gli altri - voterò a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Contu.
Come ultimo discorso serio, voglio dire che la Regione, in coerenza all'ordine del giorno della maggioranza, che parla di crisi del settore auto e non della FIAT, non può non tenere conto di questi pregressi storici.
La Regione non può aiutare sic et simpliciter la FIAT, perché corre il rischio di dare dei soldi in mano a un'azienda che con molte probabilità verrà venduta, pertanto quei soldi serviranno a dare un valore aggiunto alla FIAT e, nel momento in cui questa sarà venduta, andranno nelle tasche degli imprenditori.
Questa è una cosa fuori dal mondo! La Regione Piemonte deve verificare di spendere i propri soldi e inserirsi nell'eventuale colloquio per l'assistenza che lo Stato vorrà dare, avendo come primo interesse, non quello della FIAT, ma quello degli operai della FIAT e dell'indotto FIAT, perché l'interesse della FIAT è già stato considerato prioritario da sempre, da parte dello Stato.
Ricordo a tutti che il Presidente D'Alema, come prima azione del Governo D'Alema,venne a Torino a baciare la pantofola del suo padrone!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Cercherò di essere breve. Dato il dibattito esaustivo, mi permetto di fare un ragionamento sul metodo, ma in realtà è un ragionamento sul ruolo delle istituzioni.
Mi riaggancio a quanto ha detto il collega Mercurio, che ha terminato il proprio intervento dicendo: "Se la FIAT ha già scritto tutto, ha in mente qual è il suo futuro, ce lo dica"; mi collego anche ad una battuta significativa dell'Amministratore delegato Cantarella, che, dopo aver incontrato Comune, Provincia e Regione, ha detto: "In realtà, come andranno le cose lo spiegheremo questa sera al Sindacato".
La battuta di Cantarella è significativa del ruolo esistente tra la FIAT e le istituzioni piemontesi.
Siamo certamente di fronte ad un'importante crisi del settore dell'auto.
Qualcuno sostiene che è una crisi strutturale; certamente è una crisi strutturale e non solo italiana, ma dobbiamo riconoscere con estrema franchezza che la crisi della FIAT è peggiore della crisi delle altre case automobilistiche.
Questo è un dato che dobbiamo avere presente nella nostra riflessione è un dato che colpisce soprattutto Torino e il Piemonte.
Vi chiedo, colleghe e colleghi, nella ricchezza del dibattito di questa mattina, se veramente pensiate che, di fronte alla crisi di questo settore industriale, tutto si risolva con le Olimpiadi invernali e con il turismo.
Io ritengo di no e mi sono anche stancato di sentir dire che dobbiamo diversificarci. Certo, la diversificazione deve avvenire anche nel campo industriale, quindi occorre andare ad un nuovo modo di essere industria.
La diversificazione non riguarda il mondo industriale, ma tutti gli altri settori, anche il terziario e quindi il turismo; non pensiamo, per che il turismo - e faccio solo un battuta - possa essere la panacea dei problemi del Piemonte e della Città di Torino.
Se pensassimo in quei termini, ci troveremmo, in poco tempo, senza paracadute! Abbiamo bisogno di contenere l'emorragia nel settore dell'auto, di direzionare un nuovo modo di essere industria e di ampliare nei confronti dei settori del terziario più o meno avanzato.
Non penso che il futuro del settore dell'auto sia - Assessore - l'auto "pulita", né l'auto a metano né le altre possibilità. Il futuro deve marciare sulle gambe che abbiamo oggi; occorre ragionare su questo, con la consapevolezza della necessità del piano di sviluppo.
Dalle parole dell'Assessore è emersa la volontà della Regione Piemonte di essere protagonista del rilancio economico di tutto il territorio, ma è anche necessario cercare di capire perché c'é stata questa crisi e qual è il suo sbocco.
Voglio spiegarmi senza andare a richiamare - è stato ottimo l'intervento del collega Marengo - azionisti o famiglie.
Ricordo all'Assessore Pichetto e al Presidente della Giunta regionale che abbiamo già visto uno scenario più o meno identico, certamente meno grave, con la chiusura della Lancia di Chivasso.
Ebbene, quattro mesi prima, in Giunta, ci vennero a dire che la Lancia di Chivasso non avrebbe mai chiuso, invece l'insediamento di Chivasso venne chiuso.
Mi spiego meglio: Assessore, dobbiamo ricondurre alle istituzioni la capacità e la potestà di essere informati e di non essere presi in giro perché se c'é un problema contingente oggi, che è quello di recuperare gli esuberi, di tamponare l'emorragia occupazionale, c'è anche l'esigenza di capire cosa succederà domani.
Penso che anche lei, come i colleghi Consiglieri, non sia soddisfatto che la FIAT abbia detto che fino al 2004-2005 lo stabilimento di Mirafiori lavorerà a pieno ritmo perché le principali produzioni saranno portate lì.
Questo a me non basta, perché ritengo che una Regione, una Provincia una Città possano programmare un'eventuale diversificazione solo a fronte di un quadro reale, di una fotografia reale che, a tutt'oggi, non ci è ancora stata data.
Nessuno dei nostri interlocutori, nessun esponente della FIAT ci ha fornito un quadro per il futuro né ci ha spiegato perché la FIAT è arrivata in queste condizioni.
Occorre fare, anche in questa direzione, un ragionamento autocritico e di riflessione sugli sbagli del passato, che ognuno di noi, da neofiti, ha ricordato: qualcuno ha detto che è stata "sbagliata" la Stilo, altri hanno detto che il marchio Lancia è stato massacrato; sono stati fatti, comunque degli errori industriali che hanno danneggiato il mercato di questa importante casa automobilistica (che è anche una grande finanziaria) portando ad una grave crisi.
Ci sono, dunque, delle responsabilità pregresse, sulle quali la FIAT dovrebbe ragionare per dirci cosa intende fare in futuro, cercando soprattutto di non ripetere gli stessi errori.
Ricordo - e termino - che un parlamentare e autorevole Consigliere comunale della Democrazia Cristiana, alcuni anni fa sosteneva che l'atteggiamento dei torinesi nei confronti della FIAT è con il cappello in mano oppure, in modo pretestuoso, contro questa grande azienda.
Penso che ci possa essere una via di mezzo: né con il cappello in mano né, in modo pregiudiziale e pretestuoso, contro, ma con la consapevolezza che è necessario e importante un dialogo.
Al Presidente della Giunta e all'Assessore competente, al Sindaco Chiamparino e alla Presidente della Provincia, chiedo che si impegnino affinché ci sia il rispetto reciproco.
Questo fino ad oggi non c'è mai stato perché non sono mai state dette le cose come stanno e non ci è stata data la possibilità di programmare per il futuro, un nuovo Piemonte.
Le istituzioni, quindi, devono ergersi non sono a paladine dell'esistente, ma anche a guida di un percorso futuro.
Devono pretendere che questa azienda faccia i conti come li faceva in passato, prima della vicenda Lancia di Chivasso, con le istituzioni. Penso che oggi un'alzata di orgoglio delle istituzioni possa essere una ricetta importante per trovare una soluzione nei confronti di questa seria crisi dell'auto che tocca ognuno di noi direttamente.
Prima il Consigliere Moriconi diceva che il Presidente Ghigo non è un operaio che va in esubero. Neanche lei, Consigliere Moriconi, è un operaio che va in esubero, però penso che la sensibilità di quest'aula oggi abbia dimostrato che ci sta a cuore la sorte di tutti i nostri concittadini.
Una sola battuta al sindacato; mi pare che anche in questa vicenda il sindacato debba essere meno rigido. E' stato detto - lo citava qualche collega prima, forse il Consigliere Papandrea - che sono state portate delle produzioni di cambi all'estero.
Pare che la motivazione di Fiat sia stata: "perché c'é stata sul territorio piemontese e torinese una rigidità del sindacato" che ha dato l'alibi. Io dico quello che mi è stato riportato, ma confrontiamoci, perch credo sia importante non dare degli alibi.
Se le istituzioni devono essere più forti ed assumere maggiore dignità, il sindacato deve anche capire che non può volere tutto. Il volere tutto e il mantenere tutto spesso significa perdere tutto.
Il sindacato deve ragionare nella logica di poter difendere e mantenere quello che si può, in una logica di sviluppo e di diversificazione. Penso che tutti insieme dovremmo fare un grande sforzo per essere veri interlocutori di questa crisi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Non tanto per replicare agli interventi, bensì per apprezzare il dibattito e quanto è emerso dal dibattito di stamattina da parte di tutti gli interventi e delle diverse posizioni, precisando che la Giunta ne farà tesoro nel percorso che sta intraprendendo con gli enti locali, con la Provincia, con il Comune e anche nel confronto con il Governo che si terrà in Piazza Castello dopodomani.
Voglio solo sottolineare una cosa: la posizione della Giunta su questa questione non è né di sottovalutazione né di esaltazione. E' una valutazione realistica, non vogliamo sottovalutare niente; abbiamo la stessa preoccupazione che molti colleghi hanno manifestato in quest'aula ma dobbiamo anche dividere, in quelle che sono le azioni, la contingenza dell'amministrare l'ordinario dalla valutazione di accompagnare un grande cambiamento, che questa città e questa realtà ha già vissuto negli anni.
In alcuni interventi ho sentito quasi fare riferimento alla cupola monarchica. Io non sono mai stato monarchico, e quindi mi è venuta un po' in mente la realtà di questa città dal 1880 al 1910 circa, quando monarchie non ce n'erano.
Riprendo a spunto l'ultimo intervento, quello del Consigliere Cantore.
Noi non dobbiamo stare a discutere il rapporto con una famiglia che ha dato tanto a questa città, può essere odiata o amata, ma comunque è stato un secolo di storia importante di questa città.
Noi dobbiamo governare il Piemonte e dobbiamo dare i percorsi per governare nella contingenza con la minor traumaticità possibile e creare le condizioni per uno sviluppo e per un benessere futuro.
E' questa la partita che giochiamo, ed è su questo che andremo al confronto con il Governo, con l'impresa e su cui conformeremo i nostri atti.


Argomento:

Nomine (seguito) - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Relativamente all'esito delle votazioni sulle "Nomine" effettuate in precedenza, in base allo scrutinio dell'Ufficio di Presidenza, procedo alla proclamazione degli eletti.
"I.E.N. Istituto elettronico Nazionale G. Ferraris" (art. 7 ordinamento dell'Istituto) - Consiglio di Amministrazione - designazione di 1 rappresentante.
Proclamo designato il signor Emilio Diana.
"Consulta regionale dell'Emigrazione e dell'Immigrazione" (art. 4, l.r.
1/1987) - nomina di 1 Consigliere regionale, in sostituzione del sig.
Agostino Ghiglia.
Proclamo nominata la signora Patrizia D'Onofrio.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione FIAT. Dibattito ed esame ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulla Comunicazione della Giunta regionale relativamente alla "Situazione di crisi alla FIAT".
L'interrogazione n. 1513 "La crisi della FIAT", presentata dal Consigliere Giordano si ritiene, come da procedura, assorbita dal dibattito sia come illustrazione che come discussione.
Sono stati presentati i seguenti ordini del giorno: . n. 557 "Consiglio di Amministrazione e Assemblea azionisti FIAT" a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi . n. 559 "Crisi FIAT Auto, effetti sull'indotto e riflessi occupazionali"a firma dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo . n. 560 "Crisi FIAT Auto "a firma dei Consiglieri Contu e Papandrea . n. 561 "Crisi FIAT. Impegno il Parlamento per il varo di una Commissione d'inchiesta parlamentare sul Gruppo FIAT"" a firma dei Consiglieri Contu, Papandrea e Moriconi . n. 562 "Crisi dell'auto" a firma dei Consiglieri Cattaneo, Galasso Angeleri, Brigandì, Deorsola, Tomatis, Valvo, D'Onofrio . n. 563 "Grave situazione delle FIAT Auto" a firma dei Consiglieri Riba Manica, Marcenaro, Ronzani, Suino, Riggio, Placido. Marcenaro e Gruppo DS.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del primo ordine del giorno, il n. 557 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Le conclusioni di molti documenti sono anche condivisibili, però in alcuni bisognerebbe o togliere alcune frasi che impegnano eccessivamente o con operazioni non perseguibili. Sicuramente molte delle premesse, essendo tra l'altro molto lunghe, sono premesse discutibili.
Quindi, la posizione della Giunta è quella di astensione sui vari ordini del giorno e di voto contrario alla Commissione d'inchiesta. In merito all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Tapparo, la Giunta può essere favorevole se i proponenti tolgono le parole "l'attenzione prioritaria" nell'ultimo capoverso.
E' possibile dare attenzione all'automotiv, ma l'"attenzione prioritaria" significa un impegno del Consiglio prioritario rispetto agli altri settori.
In realtà, la parola attenzione vuole dire qualcosa di diverso priorità rispetto agli altri settori non ritengo sia possibile, in quanto ci sono molti altri settori nel Piemonte che meritano attenzione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Tapparo accetta la correzione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il mio intervento è per segnalare che forse il metodo che stiamo usando non è il più congruo. Diversamente, facciamo una sospensione, e allora gli ordini del giorno possono essere tutti modificabili e si sentono le ragioni di tutti, oppure, sull'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Moriconi e Chiezzi, gradiremmo un'attenzione o che ci venisse detto: "Se si toglie quell'aggettivo, lo potremmo votare".
Siccome su tanti elementi c'è una coincidenza e su altri no, dovremmo trovare un terreno comune, oppure la Giunta, entrando nel merito degli ordini del giorno, li dovrebbe trattare tutti con uguale dignità.



PRESIDENTE

Tutti gli ordini del giorno sono trattati con uguale dignità.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

La posizione della Giunta è la seguente: voto di astensione sull'ordine del giorno n. 557, a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi voto di astensione sull'ordine del giorno n. 559, a firma dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo se non è possibile modificarlo voto di astensione sull'ordine del giorno n. 560, a firma dei Consiglieri Papandrea e Contu voto contrario sull'ordine del giorno n. 561, a firma dei Consiglieri Contu e Papandrea; e Moriconi voto favorevole all'ordine del giorno n. 562, a firma Cattaneo e altri Consiglieri voto di astensione sull'ordine del giorno n. 563, a firma Marcenaro ed altri.



PRESIDENTE

Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Chiedendo una votazione per parti separate, dichiaro il nostro voto a favore, oltre che all'ordine del giorno da noi stessi presentato, anche dei dispositivi conclusivi dei documenti presentati dai Consiglieri Chiezzi Moriconi, Tapparo e altri. Diamo, anche per com'è avvenuta la discussione (per la polemica che il Consigliere Contu ha voluto proporre nei nostri confronti), una scelta di non partecipazione sul documento presentato dal Gruppo di Rifondazione. Esprimiamo voto di non partecipazione sull'ordine del giorno della maggioranza, in particolare per i giudizi che contiene su un terreno del tutto improprio (fra l'altro, sulle politiche governative).
Detto questo, approfitto della riunione per sottolineare la richiesta da parte del nostro Gruppo, che nella prossima settimana sia convocata la VII Commissione e che, in quella sede, si dia verifica e attuazione ai propositi indicati nel corso della discussione odierna.



PRESIDENTE

Votare separatamente l'ordine del giorno n. 557, significa non votare il dispositivo? Votare solo la premessa non ha senso, quindi non possiamo applicare la votazione per parti separate, perché un ordine del giorno senza la parte dispositiva, risulterebbe privo di significato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Mi scusi, ma non avevo valutato gli effetti della procedura.
Quello che chiedo è una serie di interventi di modifica, altrimenti, ci asteniamo. Dichiariamo, altresì, una convergenza sul dispositivo, cioè sulle proposte che vengono indicate, per quanto riguarda i due documenti che ho indicato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Esprimo, rispetto all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi, il mio voto a favore su tutto il testo e, se è d'accordo il primo firmatario, suggerirei che nel dispositivo di impegno si chieda che al tavolo di confronto si inserisca anche la General Motors.
Dichiaro anche il voto a favore sull'ordine del giorno a firma del Consigliere Tapparo e, per quanto concerne il documento a firma della maggioranza, scegliamo di non partecipare al voto, così come per quanto riguarda il documento presentato dal Gruppo DS. Non c'é assolutamente polemica in questo nostro atteggiamento, perché, se il dispositivo finale sull'attivazione della Commissione competente è condivisibile, sugli altri aspetti occorre un approfondimento di merito e oggi non siamo in grado di sciogliere questa riserva.
Non c'é nessuna polemica, perché crediamo che la critica, anche nei rapporti a sinistra, sia sempre un elemento di crescita.
Credo che sia un'occasione mancata, invece, la possibilità che questo Consiglio regionale possa condizionare la richiesta di investimenti su un settore che, mi pare, sia presente un po' in tutte le istanze, con la necessità di un controllo sull'utilizzo di queste risorse. In tal senso, la Commissione d'inchiesta poteva avere carattere preventivo in relazione agli atti che verranno compiuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Volevo annunciare il voto negativo su questo ordine del giorno perch oltre ai motivi già elencati in sede di discussione, non ritengo di voler incontrare la dirigenza FIAT che, come ricordo a tutti, l'anno scorso più volte è stata chiamata a partecipare in questo Consiglio regionale e più volte "ha snobbato" l'invito. Mi pare contrario ad ogni ordine logico ed etico, il fatto che la FIAT venga qui semplicemente perché ha bisogno di "denari col cappello in mano".



PRESIDENTE

La parola nuovamente al Consigliere Brigandì, per dichiarazione di voto.



BRIGANDI' Matteo

Voterò a favore dell'ordine del giorno "Crisi dell'auto", che ho già firmato.
A titolo personale, non impegnando il movimento che ho l'onore di rappresentare in questo Consiglio regionale, voterò a favore dell'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Contu, Papandrea e Moriconi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Presidente e colleghi, il nostro Gruppo, così come indicato e in linea con il parere della Giunta regionale, che ringraziamo per aver accolto il documento a firma dei Capigruppo di maggioranza e altri Consiglieri riguardo all'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo, al di là del parere della Giunta di cui teniamo debitamente conto, voterà a favore solo se è eliminata la parola "prioritaria", in linea con il dibattito di oggi, così come indicato dall'Assessore Picchetto. Chiediamo la votazione per parti separate, perché voteremo contro questo documento se manterrà tutte le premesse. Chiediamo ai proponenti se ritengono di togliere gli ultimi tre punti delle premesse dove, di fatto, è rilevata una scarsa efficacia da parte del Governo nazionale e un ruolo marginale da parte della Regione Piemonte e una situazione di completa assenza e d'attenzione del problema della FIAT in fase preventiva. Credo che a nessuno possa sfuggire che valutazioni simili sul Governo nazionale e sulla Giunta regionale, che peraltro riteniamo, con il massimo rispetto, non essere oggettive e smentite dai fatti proprio di questi giorni, siano inaccettabili dal Gruppo che ho onore di presiedere.
Credo di interpretare certamente il pensiero di tutta la maggioranza, ma non voglio parlare per altri, affermando che voteremo contro un ordine del giorno di questo tipo.
Fatte queste premesse, condividendo il dispositivo a firma dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo, eliminando anche il sostantivo "prioritaria", siamo invece disposti a votare a favore di quest'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Alcuni colleghi hanno chiesto delle correzioni. Riterrei utile, per consentire al Gruppo DS di votare la parte relativa all'impegno, ed è semplice farlo, un senso compiuto a tutta la premessa, trasformando la parola "ritenendo" con la parola "ritiene", in modo che abbia un senso compiuto, e sul quale ci si può astenere o votare a favore.
Per quanto riguarda il problema della General Motors, direi che il tavolo che sollecitiamo comprende soggetti abilitati oggi a discutere e a confrontarsi. La General Motors non mi sembra che rientri ancora in questa fattispecie, però, per memoria, acquisisco questa sollecitazione, ma non modificherei il pezzo, perché, secondo me, compete a un ordine del giorno l'amministrazione di un'iniziativa che ho anche sollecitato nell'intervento di un confronto, ma è un'interlocuzione che non mi sembra ancora possibile.



PRESIDENTE

possibile a questo modo e ha un senso la votazione per parti separate.
La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Annuncio che il mio Gruppo voterà in modo favorevole agli ordini del giorno dei Consiglieri Marcenaro, Chiezzi, Tapparo e maggioranza perch hanno uno spirito comune in quanto tutti chiedono di risolvere il problema in un'unica direzione, che è quella della salvaguardia dell'occupazione.
Il mio Gruppo voterà contro l'ordine del giorno di Rifondazione Comunista, perché riteniamo che una Commissione d'inchiesta abbia un sapore giuridico che, a nostro parere, non serve. Riteniamo che le analisi vadano fatte non con una Commissione d'inchiesta. Per questo motivo, votiamo in modo sfavorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Noi voteremo ovviamente l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto.
Rispetto all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Tapparo e Tomatis, chiediamo se è possibile togliere le premesse perch rappresentano, in qualche modo, il dibattito svolto per votare solo la parte dispositiva. In questo caso, il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola Al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Intervengo solo per dire che sull'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Contu e Chiazzi, che chiede una esatta verifica dei finanziamenti percepiti dal Gruppo FIAT negli ultimi anni, in particolare nel periodo dei Governi Prodi, D'Alema e Amato, voterò a favore, perch ritengo assolutamente necessario, prima di effettuare qualunque altra operazione, avere la misura di quanto questo Gruppo è già costato al sistema pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Il gruppo Alleanza Nazionale vota a favore dell'ordine del giorno a firma dei Capigruppo di maggioranza.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo, concordo con i colleghi di maggioranza che si può votare a favore, rimovendo i tre punti ultimi della premessa.



PRESIDENTE

Questa è una richiesta di votazione per parti separate. È una procedura possibile. L'unica domanda che vorrei porre, prima di iniziare con le votazioni, è al Consigliere Deorsola. I Consiglieri Cattaneo e Galasso hanno chiesto, con riferimento all'ordine del giorno dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo, di votare per parti separate togliendo gli ultimi tre punti delle premesse. Va bene questa richiesta, oppure lei vuole un'altra votazione per parti separati, togliendo invece tutti i punti delle premesse? La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Possiamo sentire il primo firmatario. Se accedesse a togliere tutte le premesse, saremmo più soddisfatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, ringrazio per l'attenzione alla proposta. Il dispositivo è un po' il cuore degli ordini del giorno. La premessa ha il senso di stigmatizzare un aspetto che probabilmente non è una colpa da una parte e un valore e una positività dall'altra.
L'errore consiste nell'affrontare il problema FIAT dal versante del Ministero del Lavoro, che, in qualche modo, nasconde un approccio errato a questo problema, cioè non dal versante delle politiche industriali o delle prospettive di sviluppo, ma accettando il punto di vista delle eccedenze espresse.
Il senso della premessa era questo. Ora, se si vuole porre in votazione l'ordine del giorno per parti separate, a me può andar bene.
Il significato era questo. In qualche modo avevo incoraggiato anche il Presidente Ghigo in tal senso. Vorrei ricordare al Consigliere Cattaneo e ad altri colleghi che l'intervento di stamane del Presidente Ghigo significava proprio questo: magari è stato detto con un tono un po' indispettito, ma correttamente. Il problema FIAT è un problema di prospettiva industriale e non di trattazione delle eccedenze.
Quei punti trattano il problema.
Se vogliamo, Presidente Cota, sono disposto a votare per parti separate la premessa all'ordine del giorno. In tal senso, non ho alcuna difficoltà.



PRESIDENTE

Non c'è problema dal punto di vista tecnico.



(Commenti del Consigliere Deorsola fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliere Deorsola, il senso della mia domanda era un altro, e cioè se lei manteneva la richiesta di votazione per parti separate, eliminando tutte le premesse, oppure accedeva alla stessa richiesta formulato dai Consiglieri Cattaneo e Galasso di togliere soltanto gli ultimi tre punti delle premesse.



DEORSOLA Sergio

Mi è chiara la domanda: noi voteremmo anche i primi quattro punti delle premesse, che sono solo dei dati oggettivi.



PRESIDENTE

La ringrazio per la puntualizzazione.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'ordine del giorno n. 557 - comprensiva della premessa più "ritiene" - a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale appresi dagli organi di informazione i dati disastrosi evidenziati dai vertici FIAT che sottolineano il pesante fatturato in calo e il risultato operativo negativo del gruppo, più precisamente un calo di ricavi nel primo trimestre 2002 pari al 4%, perdite di competenza pari a 529 milioni di Euro, calo di vendite nel settore auto pari al 14,9 considerato che solo i dati sopra elencati sarebbero sufficienti a rendere la situazione della casa torinese drammatica e tale da rendere totalmente incerto il futuro non solo dei lavoratori, ma della intera città e di un pezzo fondamentale dell'industria automobilistica italiana che le cause di questo disastro (da alcuni annunciato) non possono essere ricercate solo nelle regole del mercato o nel destino cinico e baro, bensì nella mancanza di una vera e convinta politica industriale che concentrasse in investimenti, sviluppo, formazione, tecnologie innovative e qualità del prodotto le proprie risorse che l'accordo con la GM, salutato gioiosamente forse con troppa superficialità anche da molti autorevoli rappresentanti delle istituzioni non ha, come dimostrato nell'assemblea di ieri, portato nessun giovamento contrariamente a quanto annunciato dai vertici FIAT che l'accordo con GM, la situazione disastrosa di FIAT, la diversificazione in altri settori degli interessi del gruppo in atto da tempo, possono accelerare una decisione probabilmente voluta da una parte dei dirigenti, quella della vendita dell'azienda che le soluzioni annunciate dal consiglio di amministrazione per sanare la situazione appaiono "non soluzioni" (mobilità, applicazioni di tutti i mezzi di flessibilità possibili, dismissioni di rami di proprietà quotazioni in borsa della Ferrari) che a fronte di precedenti dismissioni effettuate da FIAT, con la rassicurazione che si sarebbe così risolta la situazione, è immediato il ricordo dello stabilimento Magneti Marelli di Venaria, ceduto un anno fa alla Ficomirrors spagnola e chiuso dopo pochi mesi che la situazione economica, occupazionale e di sviluppo del territorio piemontese è di grande preoccupazione anche per una grave mancanza decisa e perseverata dalla Giunta Ghigo, a capo di una maggioranza che non ha ancora approvato il Programma Regionale di Sviluppo che, se esistesse, il programma Regionale di Sviluppo dovrebbe prevedere come scelta strategica fondamentale la Sede del Distretto dell'Auto, vista la presenza nel territorio piemontese del forte comparto manufatturiero dell'auto, di tante piccole e medie aziende dell'indotto, della qualità e professionalità dei lavoratori del settore, tutte condizioni che dovrebbero prevedere un forte sostegno e un adeguato investimento da parte degli enti pubblici nel campo della formazione, della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione che renderebbe il Distretto dell'Auto assolutamente competitivo a livello internazionale che questa mancanza, oggi anche a fronte della questione FIAT, è giorno dopo giorno incomprensibile e inaudita che le Istituzioni Nazionali, locali, regionali avrebbero dovuto da tempo preoccuparsi di incontrare i vertici Fiat, come più volte sollecitato evitando così di affrontare il problema quando il rischio di non poter più fare nulla è concreto che, assodato il fatto che il Presidente Ghigo non può limitarsi ad ascoltare perché non può essere solo quello il compito dei rappresentanti di Governo delle Istituzioni, è di difficile comprensione capire cosa Ghigo potrà proporre od offrire per affrontare la crisi Fiat, vista la totale assenza di una programmazione di sviluppo industriale dell'area piemontese ritiene fondamentale conoscere il destino dell'azienda, dei lavoratori del settore dell'intera città e dell'economia piemontese FIAT un patrimonio nazionale e non certo solo torinese (Fabbrica ITALIANA Automobili Torino) gravissima la mancanza del Programma Regionale di Sviluppo drammatici i 3.000 esuberi annunciati dall'azienda, di cui una larga parte allo stabilimento Mirafiori;" Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, della seconda parte dell'ordine del giorno n. 557, comprensiva del dispositivo da "impegna" sempre a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi, il cui testo recita: "impegna" il Presidente e la Giunta regionale ad allargare a tutto il Consiglio Regionale l'incontro con la dirigenza FIAT ad attivarsi per un coinvolgimento diretto del Governo Nazionale sulla questione ad operare attivamente affinché venga istituito un tavolo di confronto unitario e non separato, tra FIAT, Governo Nazionale, Istituzioni Locali e Sindacato che affronti la situazione a operare immediatamente affinché venga discusso e votato il Programma regionale di sviluppo contenente, tra gli assi portanti e strategici dell'intero piano, il Distretto dell'Auto quale strumento fondamentale e necessario per il rilancio di una seria politica industriale di un settore in grave crisi" Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'ordine del giorno n. 559, comprensiva dei primi quattro punti della premessa e del dispositivo a firma dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale vista la grave situazione e l'incertezza delle prospettive della FIAT Auto e gli effetti sull'indotto del settore considerato che il ruolo delle grandi industrie resta fondamentale in un sistema industriale complesso e non può essere sostituito che parzialmente dal pur importante sviluppo delle piccole e medie imprese e dal terziario tenuto conto che le prospettive di FIAT Auto sono strettamente connesse all'accordo con la General Motors di cui non si conoscono tutti i termini constatato che un'operazione di semplice sistemazione delle cosiddette "eccedenze occupazionali", senza un piano industriale credibile, potrebbe condurre al pieno controllo della General Motors in FIAT Auto, ed essere una condizione propedeutica a tale ingresso impegna la Giunta Regionale a: richiedere un'iniziativa del Governo nazionale che salvaguardi la presenza di una grande industria rilevante per lo sviluppo del paese, e che non operi prevalentemente per favorire l'uscita dall'azienda delle cosiddette "eccedenze" di manodopera espresse dal top-management FIAT, comprese quelle generate nell'indotto auto rendere più forte e competitivo il sistema dell'indotto auto in Piemonte con iniziative a logica distrettuale, con l'utilizzo di tutti gli strumenti di intervento che sono a disposizione della Regione Piemonte verificare con FIAT Auto la validità e credibilità del piano industriale e la sua successiva attuazione considerare l'indotto auto come un settore che necessita di attenzione nell'utilizzo di tutti gli strumenti di intervento che sono a disposizione della Regione Piemonte." Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, della seconda parte dell'ordine del giorno n. 559, comprensiva degli ultimi tre punti della premessa, a firma dei Consiglieri Tapparo, Tomatis e Caracciolo, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale rilevato che il Governo si sta movendo nel modo meno efficace per le prospettive di FIAT Auto e del suo Indotto, rendendo prevalente e prioritario l'intervento del Ministero del Lavoro, mentre è da altri Ministeri che si possono avere risposte per le prospettive industriali dell'azienda (Industria, Trasporti, Ambiente) valutato come marginale il ruolo assunto dalla Regione Piemonte nella vicenda, e più in generale come la situazione di FIAT Auto denunci la scarsa volontà di impegnarsi in una politica industriale che abbia anche nella valorizzazione del distretto dell'auto (infrastrutture materiali e immateriali, servizi reali alle imprese, formazione) una delle sue componenti fondamentali ritenuta completamente assente un'attenzione preventiva sulla vicenda del settore auto in Piemonte (visti da tempo i chiari e ripetuti segnali di difficoltà di FIAT Auto);" Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 560, a firma dei Consiglieri Contu e Papandrea, il cui testo recita: " Il Consiglio regionale premesso che: il numero dei lavoratori in esubero dichiarato da Fiat Auto a livello nazionale è di 2889 -di cui per Torino 1334 operai e 348 impiegati - più altri 231 lavoratori Fiat Gesco e Fiat Sepin (Servizi amministrativi e di gestione del personale del Gruppo Fiat) ai circa 2000 esuberi bisogna aggiungere i 500 esuberi di Powertrain (Join Venture Fiat-GM) dichiarati dall'azienda alle istituzioni locali per un totale di 2413. Quella denunciata dalla Fiat rappresenta però soltanto la punta dell'iceberg, perché le ricadute dei 2413 licenziamenti sull'insieme del ciclo produttivo dell'auto è ben più grave e consistente nelle dimensioni. Intanto perché gli esuberi annunciati coinvolgeranno successivamente (come dichiarato da FIAT nell'incontro a Roma di martedì scorso) altre attività produttive del Gruppo come la Marelli Sospensioni e Comau Service, e poi ridurranno l'occupazione anche nelle attività di servizio alla produzione (come dimostrano i primi esuberi dichiarati alla Sepin ed alla Gesco) negli stabilimenti di Fiat Auto fonti sindacali stimano che ai 2413 esuberi dichiarati da Fiat bisognerà aggiungerne altri 1200 tra Marelli Powertrain (entro l'anno cessa la produzione dei motori) e i servizi come TNT e Comau. Le ripercussioni più pesanti si scaricheranno sulle aziende della componentistica che nella provincia torinese sono 1.222 con circa 70.000 addetti ma che lavorano per Fiat ancora per il 60%. Qui la ricaduta degli esuberi FIAT, ed in particolare dei circa 2.200 lavoratori degli stabilimenti produttivi torinesi, sarà di almeno 6.600 posti di lavoro persi, in un rapporto di 1 a 3 che rappresenta il peso dell'indotto sul prodotto, che per il 70% è realizzato fuori dagli stabilimenti terminali di Fiat Auto considerato che: anche la ricaduta degli altri 1.000 esuberi dichiarati da FIAT negli stabilimenti di Arese, Cassino, Pomigliano e Termini, graverà largamente sull'indotto torinese, in considerazione del fatto che la parte preponderante della produzione dei componenti è ancora realizzata a Torino per tutti gli stabilimenti italiani dell'auto. Anche in questo caso si pu stimare di almeno 1.500-2.000 i posti di lavoro che verranno cancellati il totale degli addetti in esubero ammonterebbe a circa 12.000 unità con conseguenze sociali di portata imprevedibile tutto ciò premesso e considerato impegna il Presidente e la Giunta affinché attivino da subito: un tavolo di confronto con i rappresentanti della Fiat e della GM e le OO.SS. volto ad una verifica del piano industriale finalizzato al mantenimento degli attuali livelli occupazionali, al rilancio qualitativo del prodotto e dei metodi produttivi che consenta il pieno recupero di tutte le maestranze anche mediante l'applicazione dei contratti di solidarietà, respingendo ogni ipotesi di ulteriore perdita di occupazione la cui nefasta eventualità, agendo sulla riduzione dei costi vanificherebbe ogni possibile rilancio degli investimenti finalizzati al rilancio del prodotto auto.
un tavolo interistituzionale (Regione, Provincia di Torino, Comune di Torino ed Enti locali interessati) volto a verificare e prevenire nell'ambito delle proprie competenze di Governo del territorio, eventuali richieste di variazione di destinazione d'uso delle aree industriali di proprietà del Gruppo Fiat;" Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 561, a firma dei Consiglieri Contu, Papandrea e Moriconi il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: la Direzione della Fiat Auto ha, nei giorni scorsi, comunicato alle OO.
SS. alla Regione Piemonte ed agli Enti locali che il numero degli esuberi è di 2889 di cui, per Torino 1334 operai e 348 impiegati più altri 231 lavoratori Fiat Gesco e Fiat Sepin (Servizi amministrativi e di gestione del personale del gruppo Fiat) cui bisogna aggiungere i 500 esuberi di Powertrain (Join venture Fiat-GM) all'indomani della Assemblea degli azionisti del Gruppo Fiat diversi organi di informazione fra i quali la pagina economica del "Sole 24 ore" hanno lanciato l'allarme sulla situazione debitoria del Gruppo, in particolare sottolineando che: i debiti sono passati dai 33,4 milioni di euro di fine 2001 ai 35,6 di fine marzo, ma per valutare la necessità di ricorso al mercato del Gruppo dovrebbero essere considerate anche le poste fuori bilancio che a fine anno ammontavano a circa 16 miliardi di euro (solo il factoring off-balance ammontava a 7,2 miliardi di euro a fine 2001 e 7,3 a fine trimestre). A fronte dei debiti (13,4 miliardi di euro a breve e 22,2 a medio termine) a marzo c'erano attività finanziarie per 29 miliardi di euro (5,6 di liquidità, 13,5 di crediti e leasing a breve, 9,9 di crediti e leasing a medio termine), con un saldo negativo per 6,6 miliardi di euro rispetto ai 6 miliardi di euro di fine dicembre" considerato che: è in atto da parte del Gruppo Fiat un'ulteriore spinta verso l'internazionalizzazione volta a rafforzare il ruolo e la competitività in altri settori manifatturieri tanto che nel 2000 i dipendenti presenti in Italia erano solo circa il 50% degli addetti totali del Gruppo contro l'80 del 1990 prosegue l'impegno del Gruppo di diversificazione degli investimenti, in particolare nei settori dell'energia, dei servizi (acqua, gas, ecc.), delle telecomunicazioni e delle assicurazioni, attività queste che rivestendo carattere anticiclico ed elevati tassi di crescita richiedono un ridotto fabbisogno di capitale investito le strategie poste in essere dal Gruppo Fiat rendono ancora più credibili le voci relative alla possibile e definitiva cessione del settore auto alla General Motors. In tale sciagurata eventualità l'Italia perderebbe l'unico colosso manifatturiero visto che la Fiat rappresenta il 4,8% del Prodotto Interno Lordo, mentre per i soli investimenti in ricerca e sviluppo il 22 di quelli del sistema delle imprese considerato inoltre che: negli anni la Fiat ha beneficiato di ingenti risorse ed aiuti economici dei vari governi che si sono succeduti quali quelli relativi alla costruzione dello stabilimento di Melfi, sostegno alla ricerca (centro di Orbassano, Elasis Napoli, ecc.), leggi per la rottamazione, e più in particolare a partire dal maggio 1981, la Regione Piemonte espresse con parere motivato all'allora governo nazionale l'inclusione del settore auto fra i beneficiari della legge 675 che stanzi notevoli investimenti per le politiche di sviluppo industriale: tutto ciò premesso, considerato e constatato sollecita il Parlamento affinché istituisca al più presto una Commissione di indagine parlamentare finalizzata a verificare negli anni l'utilizzo coerente degli aiuti economici stanziati, dai vari Governi che si sono succeduti, a sostegno dei piani industriali Fiat nel settore auto una indagine sull'effettivo ammontare dell'esposizione debitoria dell'intero Gruppo Fiat." Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 562, a firma dei Consiglieri Cattaneo, Galasso, Angeleri Brigandì, Deorsola, Tomatis, Valvo, D'Onofrio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la flessione del mercato dell'auto, registrata a livello internazionale, è stata particolarmente negativa in Italia è necessario rafforzare, a livello nazionale e di concerto con le Regioni una politica complessiva per affrontare i nodi critici della mobilità e delle infrastrutture che penalizzano lo sviluppo economico in questa direzione va la "legge-obiettivo" per le grandi opere voluta dal Governo, cui si deve dare rapida attuazione l'insieme delle politiche per la mobilità dovrà garantire una maggior compatibilità ambientale della crescita socioeconomica: dalla promozione dei carburanti ecologici all'incentivazione dell'automazione e dell'innovazione tecnologica, l'intero settore della mobilità richiede interventi strutturali in grado di avere positive ripercussione sul sistema produttivo legato all'automotive si dovrà implementare il sostegno alla ricerca applicata, perché è un primario interesse nazionale assicurare che l'Italia confermi ed accresca la propria capacità innovativa di uno dei settori strategici esprime piena solidarietà a tutti i lavoratori FIAT e dell'Indotto Auto assicurando un forte impegno nel promuovere e assecondare ogni strumento utile a mitigare gli effetti negativi della ristrutturazione che possano gravare su ogni singola persona impegna il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente affinché si concretizzi la necessità, con il concorso della Regione, di una politica nazionale di sostegno alla mobilità, con particolare attenzione ai risvolti ambientali e a promuovere la diffusione dei carburanti alternativi l'impegno della Regione ad accompagnare sul piano occupazionale e nel modo meno traumatico possibile la ristrutturazione del settore auto, assicurando tutte le iniziative di integrazione, formazione, riqualificazione delle risorse umane che permettano il riassorbimento di forza lavoro da parte del sistema economico regionale la volontà della Regione di contribuire con adeguate politiche industriali anche mediante la gestione dei fondi strutturali, a sviluppare le nuove tecnologie, la ricerca applicata, a sostenere le nuove iniziative imprenditoriali e l'internazionalizzazione, a dotare il territorio regionale di infrastrutture e servizi per le imprese" La votazione risulta non valida per mancanza del numero legale. Pertanto ex art. 52, comma 4 del Regolamento, sospendo la seduta per trenta minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 16.00 riprende alle ore 16.12)



PRESIDENTE

Comunico il rinvio della votazione dell'ordine del giorno n. 562 alla prossima seduta del Consiglio regionale.
Ricordo, altresì, che mercoledì 22 maggio 2002 si terrà la riunione dell'Ufficio di Presidenza alle ore 14.30 e la Conferenza dei Capigruppo alle ore 15.15.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 16.15)



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