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Dettaglio seduta n.21 del 26/09/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Burzi, Cantore, Pichetto Scanderebech e Vaglio


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento proposta di deliberazione n. 31 "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della deliberazione n. 31, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Emendamento sostitutivo presentato dai Consiglieri Ghiglia, Angeleri Costa Rosa Anna, Rossi Giacomo, Cattaneo, Brigandì e Ghigo: La formulazione della pdcr. n. 31 è così modificata Il Consiglio Regionale Visto l'art. 123 della Costituzione visti gli artt. 17, 48, 53, 60 e 64 dello Statuto regionale vista la L.R. 16.1.1973, n. 4 e successive modifiche vista la DGR n. 1 - 769 del 4 settembre 2000 e preso atto delle motivazioni ivi addotte sentito il parere favorevole espresso dalla Commissione VIII delibera 1. di promuovere ai sensi dell'art. 60 dello Statuto Regionale un referendum consultivo per l'espressione del voto sul seguente quesito" (di fatto, viene modificato in parte il quesito che era stato proposto nella versione originaria della delibera). Il quesito recita "Siete favorevoli alla presentazione da parte del Consiglio Regionale - ai sensi dell'art.
121 della Costituzione - della proposta di legge che prevede, nel quadro dell'unità nazionale e della garanzia dell'uguaglianza e dell'universalità dei diritti dei cittadini), il trasferimento alle Regioni delle funzioni statali in materia di sanità, polizia locale, Formazione Professionale e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta dei programmi educativi, gestione degli istituti scolastici" 2. il referendum potrà essere indetto dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale della proposta di legge ai sensi dell'art. 121 della costituzione, di cui al comma precedente. tale proposta di legge orientata ai principi della sussidiarietà e del federalismo fiscale - sarà oggetto di consultazioni con il sistema delle autonomie locali e con la realtà associative della Regione 3. per lo svolgimento del predetto referendum il Consiglio Regionale provvederà all'adozione di apposita legge regionale attuativa ai sensi degli artt. 60 e 61 dello Statuto 4. di stabilire altresì che il Presidente della Giunta Regionale provveda con proprio decreto, a seguito della deliberazione del Consiglio Regionale e acquisito il parere della commissione regionale di cui alla L.R. n.55/90 all'indizione del referendum consultivo".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo per l'illustrazione.



CATTANEO Valerio

Vorrei presentare all'attenzione dell'Assemblea due emendamenti che sono in distribuzione in questo momento. Un emendamento sostitutivo della delibera in discussione e un emendamento che rappresenta un atto consecutivo alla premessa della delibera stessa.
L'emendamento sostitutivo vuole essere una base di discussione da porre all'attenzione del Consiglio, tenendo conto del dibattito avvenuto sia in Conferenza Capigruppo che in Consiglio Regionale, aula deputata per un confronto sul merito di questa importante questione posta all'attenzione dei Consiglieri. I colleghi conservano il testo originario della delibera che era stata distribuita, quindi presento l'emendamento sostitutivo.
Al punto 1 l'emendamento recita: "Delibera di promuovere ai sensi dell'art. 60 dello Statuto Regionale un referendum consultivo per l'espressione del voto sul seguente quesito" (di fatto, viene modificato in parte il quesito che era stato proposto nella versione originaria della delibera). Il quesito recita "Siete favorevoli alla presentazione da parte del Consiglio Regionale - ai sensi dell'art. 121 della Costituzione - della proposta di legge che prevede, nel quadro dell'unità nazionale e della garanzia dell'uguaglianza e dell'universalità dei diritti dei cittadini) il trasferimento alle Regioni delle funzioni statali in materia di sanità polizia locale, Formazione Professionale e di maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta dei programmi educativi gestione degli istituti scolastici?".
Il secondo punto recita: "Il referendum potrà essere indetto dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale della proposta di legge ai sensi dell'art. 121 della costituzione, di cui al comma precedente. tale proposta di legge - orientata ai principi della sussidiarietà e del federalismo fiscale - sarà oggetto di consultazioni con il sistema delle autonomie locali e con la realtà associative della Regione".
Questo è un riferimento esplicito alla richiesta avanzata, in particolare dai colleghi dei Gruppi di opposizione, di una consultazione più ampia, diretta e anche preventiva all'approvazione della proposta di legge in Consiglio Regionale con il sistema delle autonomie locali.
Il terzo punto dell'emendamento recita: "Per lo svolgimento del predetto referendum il Consiglio Regionale provvederà all'adozione di apposita legge regionale attuativa ai sensi degli artt. 60 e 61 dello Statuto".
Se questo emendamento verrà accettato, dovrà essere approvata, dal Consiglio regionale, una legge apposita per lo svolgimento dello stesso referendum.
Il quarto e ultimo punto recita: "di stabilire altresì che il Presidente della Giunta Regionale provveda con proprio decreto, a seguito della deliberazione del Consiglio Regionale e acquisito il parere della commissione regionale di cui alla L.R. n.55/90, all'indizione del referendum consultivo".
Questo è l'emendamento sostitutivo. Come atto consecutivo, devo porre all'attenzione dell'Assemblea un secondo emendamento (un emendamento alla premessa). Esattamente al terzo rigo, c'è un riferimento all'art. 123 e agli artt. 17, 48, 53, 60, 64 dello Statuto regionale che rimarrebbe invariato, invece sono soppresse le parole da "ritenuta necessaria" a "Statuto".
Questa è la proposta che facciamo all'Assemblea affinché si apra un dibattito che mi auguro essere costruttivo e interessante.
Un'altra questione era la data per lo svolgimento del referendum. Il Presidente della Giunta Regionale, in apertura di questo dibattito, ha fatto riferimento all'eventuale svolgimento del referendum in concomitanza con le elezioni politiche. Noi non possiamo prendere oggi un impegno formale, come è stato più volte richiesto, affinché ciò non avvenga.
Individuare il percorso legislativo per l'indizione del referendum ed eventuali incompatibilità con altri tipi di elezioni politico amministrativo o, in alternativa, individuare una data precisa, sarà oggetto di discussione con l'approvazione della legge attuativa del Consiglio Regionale.
Come già ribadito in sede di Conferenza di Capigruppo e in Consiglio Regionale, la più ampia disponibilità per un ampio confronto affinché si possa trovare, nell'interesse della nostra Regione, un percorso che ci possa dare la possibilità di approvare una legge.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Cattaneo. Comunico ai Consiglieri che verrà fatto distribuire il nuovo testo completo, cioè coordinato rispetto alle proposte di emendamento presentate dal Consigliere Cattaneo e da altri colleghi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

In questa fase della discussione generale sul provvedimento presentato a me spetta, per quanto riguarda il nostro Gruppo, di confermare il giudizio politico che su questo provvedimento noi abbiamo dato nelle scorse settimane.
Noi giudichiamo questo provvedimento come una scelta sbagliata strumentale, incapace di affrontare problemi di una prospettiva di riforma espressione di una maggioranza politica che, presa dai propri problemi, mi pare incapace di pensare a quelli della Regione e ad intraprendere un'iniziativa che sia effettivamente all'altezza delle questioni che si pongono.
Voglio rimarcare che l'inutilità ed il carattere strumentale e propagandistico di questa iniziativa, e l'impatto che essa provoca, essendo portata dall'esterno all'interno di un dibattito d'aula, risultano ancora più evidenti e stridenti nel momento in cui, al contrario, è in corso alla Camera dei Deputati, e sta procedendo verso un primo risultato positivo una discussione che va ben oltre il livello "asfittico" proposto oggi.
Siamo di fronte ad una Camera che si prepara ad approvare un progetto di legge, un disegno di riforma costituzionale che non sarà ancora compiuto, ma che rappresenta un fatto indubbio e di grandissimo rilievo rispetto al quale è singolare che la domanda da noi posta più volte nel corso del nostro dibattito non abbia trovato alcuna risposta.
Il quesito proposto parla di sanità, di polizia locale, di formazione professionale, che nella nuova formulazione riguardante il sistema dell'istruzione è praticamente nulla.
In queste settimane ho l'impressione che ci sia una gran fretta di approvare questa proposta di deliberazione per esibirla e mostrarla come carta di credito a qualcuno; ho l'impressione che ci sia molta meno convinzione rispetto al fatto che questo referendum si svolga effettivamente.
Se avessi una fiche da scommettere, scommetterei sul fatto che questo referendum, di cui avete parlato e straparlato, in realtà non lo farete mai. Se qualcuno vuole, può raccogliere questa scommessa per poi verificare a fatti avvenuti.
Mi domando come farete a chiedere ai cittadini di votare perché siano trasferite alle Regioni delle materie che la legge ha già trasferito tant'è vero che la questione della data, di cui parlava il Consigliere Cattaneo, indica che voi avete una sostanziale sfiducia in quello che fate.
Una maggioranza veramente convinta di avere un pronunciamento popolare una forte partecipazione da parte dei cittadini su questa materia, sarebbe la prima a chiedere di mettere in rilievo questi fatti. Invece, si fa il giochino del topolino che prova a collocarsi sulla schiena del grande elefante (le elezioni politiche) per dire: "Guarda come sono grande anch'io!".
Riteniamo che sul quesito, così come voi l'avete presentato, non ci sia alcun cittadino piemontese disposto a perdere un minuto del proprio tempo.
Questa è la nostra convinzione ed è la valutazione politica che ci ha guidato. D'altra parte, aspettiamo questa maggioranza ad una bella sfida che emergerà dall'emendamento che è stato proposto.
Voi vi impegnate ad approvare, nelle prossime settimane, una legge sulla questione del federalismo, non un quesito generico, che dica cosa volete fare nei rapporti con lo Stato, con il sistema degli Enti locali nell'effettiva gestione dei poteri, nel rapporto fra potere e responsabilità. Alla prova dei fatti, verificheremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi quale grado di omogeneità ed unità ci sarà in questa maggioranza, quando si tratterà di provare ad elaborare delle proposte, un progetto, fare delle scelte, dire dei sì o dei no.
E' questo il percorso che abbiamo designato, che vi è stato imposto dalla battaglia politica che abbiamo intrapreso, senza la quale non pensavate certo di andare in questa direzione. Così, avrete almeno l'obbligo di dire ai cittadini cosa intendete fare. Un referendum di questo genere non lo potete fare; dovete presentare una proposta di legge e dire ai cittadini come intendete operare. E lì vi aspettiamo.
Naturalmente considero un risultato importante, di una battaglia politica determinata, quello che, nonostante le mille contraddizioni continua a far esistere, in un ambito di legittimità maggiore - perch sull'utilità di usare il termine "piena legittimità", francamente ho delle riserve - il provvedimento. Voi sapete benissimo che l'emendamento che il Consigliere Cattaneo ha presentato raccoglie tutti gli elementi pregiudiziali di legittimità e di merito che l'opposizione aveva presentato nel corso della discussione e che avevate respinto. Oggi, il riferimento che proponete è quello di un Consiglio regionale che riconosca che prima del referendum è necessario, oltre che approvare una proposta di legge adottare una legge attuativa che oggi non esiste e che non consente di procedere per via analogica come avete per molto tempo e settimane sostenuto, facendo perdere inutilmente tempo a questo Consiglio regionale con una posizione irragionevole, illegittima, irrituale, sostanzialmente irresponsabile ed anti-istituzionale.
Per quanto mi riguarda, considero che, nonostante il giudizio politico generale, la battaglia che le opposizioni hanno dato, abbia ottenuto questo risultato importante. Per questo motivo, credo che la situazione possa evolversi in una discussione che, affrontando una chiara discussione di merito, consenta un'evoluzione della discussione e questa evoluzione c'è perché registriamo per la prima volta un cambiamento di posizione ed un venir meno di quei rifiuti irragionevoli che, come ripeto, hanno bloccato l'attività del Consiglio regionale per diversi giorni e settimane. Voglio dire ancora, ma ritorneremo su questo punto, che c'è una piccola lezione che da questa vicenda viene, per chi la voglia ascoltare, cioè che l'idea di una maggioranza che può in qualche modo andare avanti, senza discutere senza rispettare le regole, costruendo le sue mediazioni e facendole pesare sull'istituzione, mi pare che da questa vicenda riceva un serio colpo. E mi pare, invece, che ne risulti affermata e rafforzata non un'idea ed una prospettiva consociativa che è l'ultima cosa che ci interessa, ma l'idea di un confronto, di un dialogo, di una capacità di ascolto e di un rispetto delle posizioni diverse che esistono dentro questo Consiglio regionale e la possibilità, quindi, di un confronto che riconduca ad una corretta dimensione istituzionale, valorizzando la sede del Consiglio non come un'inutile sede di una perdita di tempo, come troppe volte viene considerata, ma come un punto dal quale bisogna passare. Naturalmente molti problemi si possono porre a partire da queste esperienze e meriteranno una riflessione ed una valutazione. Spero solo che da questa esperienza se ne ricavi tutti una qualche lezione.
Io leggo i testi, e dico semplicemente che c'è una prova provata di dove porti una posizione di arroccamento, di sordità, di incapacità di ascoltare le proposte, le obiezioni, le posizioni, quando queste hanno il carattere della ragionevolezza e di una proposta positiva.
Concludo dicendo che, da un lato, confermiamo il giudizio negativo su un provvedimento che consideriamo sbagliato, strumentale, demagogico dall'altro, prendiamo atto con soddisfazione del risultato di una battaglia.
Un'ultima cosa: durante questa discussione, dentro e fuori dall'aula, è stato usato un argomento. Si è detto: "L'opposizione teme il pronunciamento popolare; teme il voto dei cittadini".
Io vorrei dire questo: abbiate una qualche cautela maggiore quando parlate di democrazia, perché se voi aveste avuto davvero l'intenzione non di fare una pura operazione propagandistica, ma di richiedere un pronunciamento dei cittadini, forse non avreste avuto difficoltà a pensare ad un referendum nel quale i cittadini potessero esprimersi e pronunciarsi fra scelte diverse, fra ipotesi diverse, fra ipotesi A della maggioranza e ipotesi B dell'opposizione.
Voi, a questa idea di un effettivo confronto democratico, non vi siete mai neppure avvicinati: è un'idea che non vi ha neppure sfiorati. Avete pensato, invece, a quelle classiche operazioni populistiche di organizzazione del consenso, trasformando uno strumento che nasce come garanzia per le minoranze e i cittadini in uno strumento che il potere usa per organizzare il consenso e, in qualche modo, aiutarsi nelle strade che ha scelto.
Penso che sia una strada sbagliata. E il primo esito di questa discussione è - appunto - che, alla conclusione di questa vicenda, quando arriveremo al voto su questo provvedimento, non sarà indetto alcun referendum.
La conclusione del voto di questa assemblea sulla delibera che è stata presentata non indice nessun referendum. Il referendum, per essere indetto avrà bisogno di ulteriori passaggi. E lì noi ci confronteremo.
Penso di farlo in un confronto politico chiaro, trasparente in cui ci si ascolti, senza ripetere gli errori che sono stati compiuti in questa occasione da una maggioranza che, ritenendosi autosufficiente e fidando sulla propria prepotenza, è scivolata su una bella buccia di banana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

La delibera che è stata illustrata e presentata oggi, a mio parere, si discosta su alcuni aspetti non di contenuto, ma importanti dalla delibera che abbiamo discusso finora. Queste differenze accolgono sostanzialmente alcune delle eccezioni che avevamo posto e che l'aula aveva respinto.
Avevamo discusso due giorni di quelle eccezioni; ci sono stati diversi interventi; non ci è stata data risposta. Le eccezioni venivano accolte con sufficienza, ancora di più nelle discussioni che si sono succedute in Commissione.
Tuttavia, dopo un mese dall'inizio di questa vicenda si riconosce che le opposizioni che hanno condotto una certa battaglia hanno ragione e quindi alcune cose vanno fatte, prima di tutto una legge che renda possibile l'esercizio di questo tipo di referendum.
Questo è un aspetto significativo e - faccio una battuta, ma credo sia un fatto di sostanza - pone fine ad un mese di ostruzionismo della maggioranza. La maggioranza fa oggi quello che poteva e doveva fare subito cioè doveva - da subito - arrivare con una proposta che permettesse l'esercizio del referendum, dando un seguito allo Statuto, La maggioranza si è resa conto che il velleitarismo, il volersi scontrare anche con le regole per ottenere obiettivi politici non è possibile e, con una certa dose di realismo, fa i conti con il fatto che occorre procedere a certi passaggi.
Credo che questo aspetto abbia indubbiamente degli elementi positivi anche se - ripeto - per un mese c'è stato un dialogo tra sordi che poi per è sfociato a questo: forse occorre imparare da queste cose.
Per quanto riguarda il merito, invece, il problema rimane nella sua interezza; anzi, oserei dire che, alla luce delle novità che sono in essa contenute, la delibera è ancora più assurda, perché vuole promuovere un referendum, che dovrà indire in un secondo momento (quindi è un meccanismo che non è chiaro) e poi, però, dice: "Nel frattempo bisogna fare alcune cose".
Tra l'altro, le cose che dobbiamo fare potrebbero rendere del tutto superfluo il referendum; dico di più: lo rendono del tutto superfluo.
Perché se questa assemblea voterà dei provvedimenti di merito - che noi valuteremo e sui quali probabilmente non ci troveremo d'accordo, ma che sicuramente discuterà - non si capisce perché - visto che può, senza un referendum, rendere valide quelle proprie deliberazioni - debba chiedere di fare un referendum in proposito.
E' assurdo; non c'è alcuna ragione per cui su una proposta di legge al Parlamento, che questa assemblea è totalmente legittimata a votare e a mandare al Parlamento, la maggioranza voglia fare un referendum, se non per obiettivi non chiari, politici.
Non si trova di fronte ad una difficoltà, ad un ostacolo; l'ostacolo non c'è e si chiede agli elettori piemontesi di votare, con un notevole spreco di risorse, di tempo, ecc. (risorse in senso ampio, sia finanziarie che umane). Dovremmo fare una campagna elettorale su una cosa inutile, cioè dovremmo andare a discutere, magari fare delle tribune elettorali su una cosa sostanzialmente inutile, perché - ripeto - questa assemblea pu procedere già oggi, senza passare per questa strada. Quindi, da questo punto di vista, è assurdo. Gli stessi contenuti di quella legge, una volta approvati, potrebbero evidenziare l'inutilità di un passaggio referendario.
L'altro aspetto è la discussione sulla legge che dovrà rendere effettivo lo svolgimento del referendum. Può darsi che, nel fissare le regole, ci troveremo ad avere, anche in quel caso, una legge che in qualche modo inibisce questo referendum. Lo dico paradossalmente, però è nel campo delle possibilità.
A tale proposito, tengo a fare una precisazione (non sulla prima legge ma su questa legge). E' chiaro che, per quanto ci riguarda, riteniamo che su ciò che renderà effettivo l'esercizio del referendum debba esserci una discussione approfondita, non vincolata da limiti. Poiché, per la prima volta, per legge, fissiamo le regole con cui si faranno i referendum successivamente, questo tipo di discussione non può essere limitata e condizionata dal fatto che c'è una proposta di deliberazione in campo, cioè deve essere sgombrata da questo elemento.
Si deve avere la libertà di poter discutere, nel modo più libero possibile, una legge che permette l'esercizio di un diritto democratico ai cittadini del Piemonte. Su questo deve essere chiaro che la discussione non potrà che essere approfondita, perché non possiamo accettare alcuni principi, quali, per esempio, il fatto che non ci può essere abbinamento tra la fase delle elezioni politiche e l'indizione di un referendum di una parte politica, dove sono chiaramente evidenti gli obiettivi politici. Per questi motivi, ci batteremo rispetto a questa legge.
Credo che ci troviamo di fronte ad un assurdo che è rafforzato dal punto di oggi, alla luce di queste modifiche, perché rende la proposta di referendum più inconcepibile di prima. Da questo punto di vista, resta un unico elemento che ha sempre caratterizzato questo provvedimento: un uso esclusivamente politico del referendum da parte di una forza politica, in particolare della Lega che, al di là delle dichiarazioni che fa e scrive (si propone di fare il referendum nel rispetto della Costituzione), non è la logica di questa forza politica. Vuole fare il referendum per scardinare la Costituzione, perché ha degli obiettivi di fondo che minano l'unità nazionale di questo Paese.
Per questo motivo, insistono su un referendum assurdo, perché in qualche modo, al di là dei quesiti e del merito cercheranno di agitare il referendum e sperano in un risultato positivo del referendum - bisogna vedere se ci sarà o meno - per dire in seguito che i cittadini del Piemonte si sono pronunciati per il federalismo e per la rottura del quadro di unità nazionale.
Questo sarà il tipo di argomento politico che verrà sicuramente portato avanti e per sostenere il referendum prima, ma soprattutto dopo il risultato. Per queste ragioni, oggi prendiamo atto che esiste un superamento di una serie di elementi pregiudiziali che avevamo posto, che vengono superati nonostante fossero stati respinti al momento in cui erano state votate le eccezioni. Si tenta di sanare quel tipo di frattura, per sul merito è necessario intervenire, la prossima settimana, per superare anche questo elemento.
Noi non ci rassegniamo all'idea che quest'aula voti questo tipo di "assurdo" e, quindi, ci batteremo ancora perché il primo punto di questa delibera "salti" e non ci sia in questo momento una decisione che non ha nessun senso. Lo diceva anche in parte il Consigliere Marcenaro: non si farà nessun referendum. Allora, perché votare un provvedimento che non ha né testa né gambe? Anche su questo ci batteremo e faremo una discussione nel merito, affinché anche questo elemento non passi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Sul quesito referendario sono ancora necessari alcune ulteriori considerazioni, affinché ognuno di noi mediti compiutamente circa la gravità del voto che siamo chiamati ad esprimere.
L'art. 117 della Costituzione indica una serie di materie demandate nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato alla potestà legislativa regionale, sempre che nell'esercizio di tale potere le Regioni non emanino norme contrastanti con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni.
Le materie oggetto del quesito sono già ricomprese fra quelle su cui le Regioni ex art. 117 possono legiferare.
Sotto questo aspetto dunque il referendum consultivo sarebbe del tutto inutile posto che la Regione Piemonte può legiferare in punto di sanità istruzione così come su ogni altra materia indicata dall'art. 117.
Se, però, lo scopo del referendum consultivo è quello di legittimare a livello locale la rottura e, quindi, il venir meno di quei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato a cui fa cenno l'art. 117 si viola la Carta costituzionale.
Non si può e non si deve accettare che da una consultazione referendaria, discutibile nella forma ed evanescente nei contenuti, possa trovare fondamento il superamento a livello regionale di principi la cui fissazione viene demandata alla Costituzione al legislatore nazionale.
Il quesito referendario viene, in ultima analisi, a chiedere ai cittadini della Regione Piemonte di esprimersi non già in merito all'esercizio di un potere all'interno dell'ordinamento regionale, ma bensì in ordine a un potere delle Regioni - quale appunto l'iniziativa legislativa - che è parte dell'ordinamento nazionale.
Non siamo, cioè, di fronte ad una consultazione che coinvolge ogni singola regione ed, in particolare, la nostra all'interno di prerogative date, ma bensì ad una consultazione che finisce col travalicare, quanto ad effetti e propositi ultimi i confini dello stesso dettato costituzionale ponendo le basi per una modifica surrettizia dell'art. 117 della Costituzione.
L'oggetto del quesito è, poi, nebuloso: in parte riguarda materie che sono già attribuite alle Regioni come la sanità; in parte coinvolge materie che per la loro vastità e complessità è esageratamente riduttivo ricondurre ad una sola parola.
Si pensi a che cosa ciascuno di noi può intendere per "Scuola" ed "Istruzione Professionale".
La confusione è ancora più totale fra politica e diritto, allorché si vorrebbe far coinvolgere la data della consultazione regionale con quella delle elezioni politiche nazionali. Si dichiara di voler in tal modo contenere i costi, ma in realtà si vuole solo che il referendum perda la sua autonomia e si confonda col voto politico.
Di per sé lo stesso art. 60 dello Statuto regionale non giova alla chiarezza: esso prevede il referendum nella forma consultiva sulle leggi regionali, ma poi affida al Presidente della Regione quale sia l'esito della consultazione, il compito di definire il disegno di legge sull'oggetto del quesito sottoposto a referendum.
In buona sostanza si viene a chiedere ai cittadini di esprimere un parere a priori su un'iniziativa legislativa ancora da scrivere; una sorta di delega in bianco su materie rilevantissime come istruzione e sanità, i cui principi fondamentali sono individuati in ogni ordinamento federale della legge dello Stato.
Veniamo ora a considerare gli effetti che un eventuale voto favorevole del Consiglio regionale alla promozione del referendum determinerebbe e, di conseguenza, orienterebbe le nostre azioni. Detto voto, così come i successivi passi intrapresi dal Presidente della Giunta regionale, altro non sarebbero che meri atti amministrativi e come tali impugnabili davanti agli organi di giustizia amministrativa.
Detta attività amministrativa si presenta illegittima per eccesso di potere e per indeterminatezza dell'oggetto; vi è eccesso di potere posto che, per le considerazioni di cui sopra, non attiene all'esercizio di una funzione regionale, mentre l'oggetto risulta indeterminato posta la sua evanescenza invasiva dell'ordinamento nazionale.
In omaggio ai desideri politici della maggioranza si vogliono forzare le regole giuridiche, ma ricordo a Lor Signori che le regole del diritto sono la fonte stessa di ogni ordinamento democratico! La legittimità del referendum non deriva dai fini che esso persegue, ma trova base e presupposto nelle regole che lo disciplinano.
A questo punto ogni materia potrebbe formare oggetto di una iniziativa legislativa regionale, quindi di consultazione referendaria.
Resta, però, un ultimo problema di fondo e cioè il risvolto economico della questione: si può parlare di sanità, polizia locale, istruzione "regionale", solo dopo aver inquadrato a livello nazionale il problema delle risorse economiche da destinare alle Regioni, salvo che si voglia un sistema in cui, nonostante il quadro europeo, ogni Regione persegue una propria politica economica.
E' di ieri l'ultimatum del Presidente della Giunta regionale del Piemonte ai ventinove direttori generali delle Aziende Sanitarie Ospedaliere del Piemonte, riprendendoli perché la spesa sanitaria è fuori controllo.
Signor Presidente della Giunta, apprezzo molto il suo lavoro per competenza, celerità e precisione operativa. Questo però contrasta con le teorie dell'amministratore della Casa delle libertà, il quale ha già riempito le città di manifesti che regala servizi, fa sognare gli italiani riduce le tasse: il tutto in netto contrasto operativo con le realtà regionali.
Questo è tutto falso, come la richiesta di referendum consultivo che serve a pagare i debiti elettorali di accordi politici elettorali. Signor Presidente, la prego, non tradisca in modo così palese gli elettori piemontesi che non lo meritano, visto che le hanno dato tanto consenso.
Questo significherebbe andare contro la storia e la realtà stessa del Paese intero; furono fatti dei plebisciti per annettere al Regno Sabaudo porzioni di territorio e costruire l'Italia unita ed ora proprio dal Piemonte parte un'iniziativa referendaria destinata a rompere l'unità dolorosamente costruita.
Esistono però delle regole di diritto e degli organismi preposti ad assicurarne il loro rispetto ed a sanzionarne le violazioni.
Sarà, dunque, mio personale impegno agire in tutte le competenti sedi qualora venga votato un atto amministrativo chiaramente illegittimo, così come illegittimi non possono non essere gli atti amministrativi conseguentemente adottati dal Presidente della Giunta regionale, a cui voglio ricordare che i pubblici amministratori, in caso di accertato danno erariale prodotto, rispondono personalmente con i propri beni.
Esistono delle regole e queste regole vanno rispettate; la loro sistematica violazione conduce all'anarchia e alla disgregazione dello Stato nazionale.
Compito dell'opposizione deve essere anche quello di vigilare sull'osservanza delle regole da parte della maggioranza di governo e di denunciarne la loro violazione.
Grazie per la vostra cortese attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che il dibattito si sta sviluppando e abbiamo appena avuto il testo definitivo di questa nuova delibera, nuova proposta, frutto anche del lavoro svolto in queste settimane, le chiederei, anche a nome degli altri colleghi, di avere qualche minuto per consentirci, intanto che mettiamo a fuoco gli interventi anche rispetto a queste novità, di fare una riflessione.
La nostra richiesta è quindi di fare, se possibile, una breve sospensione dei lavori in modo che tutti insieme guardiamo questo documento e calibriamo meglio i nostri interventi; se i colleghi acconsentono ovviamente.



PRESIDENTE

Va bene, visto anche che la concentrazione non è particolarmente intensa, se si tratta di qualche minuto credo che possa rientrare, se non ci sono particolari obiezioni, nella mia valutazione dell'opportunità.
Comunque ha chiesto la parola sul punto il Presidente del Gruppo Forza Italia, Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Volevo semplicemente dire, per stemperare, che questo pomeriggio abbiamo messo l'apparecchio acustico in quanto siamo stati accusati di sordità, di indisponibilità del Polo ad ascoltare. Adesso invece abbiamo ascoltato bene, quindi non abbiamo nulla in contrario a questa sospensione.



PRESIDENTE

I lavori vengono sospesi per mezz'ora; riprenderanno alle ore 16,10.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.40 riprende alle ore 16.20)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente del Consiglio, Presidente Ghigo, che al momento non è presente in aula, signori Consiglieri, il nostro Capogruppo ha già illustrato le ragioni della nostra contrarietà alla deliberazione esaminata nei giorni scorsi, prima che la maggioranza presentasse l'emendamento nella nuova formulazione.
Mi pare siano ragioni chiare, che abbiamo sostenuto con forza in Commissione e in aula nei giorni scorsi.
Vorrei, tuttavia, ritornare su un punto, perché, secondo me, il modo con il quale si è discusso di questa vicenda non ha fatto giustizia alle posizioni vere che si sono confrontate in quest'aula, perché qui la tendenza era quella di immaginare da una parte una maggioranza di centrodestra, impegnata a garantire e a realizzare la devolution, il federalismo istituzionale, e dall'altra un centrosinistra arroccato sulla difesa di posizioni. Così non è, signor Presidente del Consiglio e Presidente Ghigo.
Tra l'altro, non abbiamo neppure contestato l'utilità del ricorso al referendum. Abbiamo contestato un'altra cosa, ovvero l'uso strumentale dell'istituto referendario, sostenendo che, così com'era strutturata la deliberazione della Giunta e i quesiti che venivano sottoposti o che si volevano sottoporre al giudizio degli elettori erano quesiti francamente risibili se il tema è quello del federalismo e della riforma federalista dello Stato. Il punto è questo.
Pertanto, a quei colleghi che hanno presentato la nostra posizione come quella di un partito, di una parte politica o di uno schieramento che temeva il giudizio degli elettori, dico: no, badate, questo può andar bene per la propaganda elettorale, ma il tema era un altro.
Non si è contestata l'esigenza di far ricorso al referendum, ma si è contestato il fatto che avremmo dovuto - e in parte ancora si vuole - far pronunciare i cittadini su questioni che, come noi sosteniamo, sono già, in parte, competenza delle Regioni. Questo mi pare sia il punto vero.
Badate che questo è un rischio per tutti, perché se entreremo nel merito, il rischio che i cittadini dicano: "Io non vado a votare, non mi pronuncio perché voi non potete chiedermi di pronunciarmi su questioni che sono già di competenza delle Regioni", è un pericolo vero, altro che referendum popolare! Qui rischiamo un "boomerang", perché il cittadino non può non interrogarsi sull'utilità di essere chiamato a pronunciarsi su competenze che sono già, in parte, nostre. Che siano nostre, è confermato dal fatto che oggi, leggendo il giornale, c'è una polemica del Presidente Ghigo nei confronti dei direttori sanitari. Il Presidente Ghigo, infatti rampogna i direttori delle ASL in tutto il Piemonte, e gli dice: "Signori state attenti, perché se non rispettate i patti di stabilità vi rimuovo".
Intravedo una forte analogia tra questa polemica del Presidente Ghigo con i direttori delle ASL, e in questo c'è soprattutto la conferma del fatto che vorreste sottoporre a referendum una materia come quella sanitaria che è già una nostra competenza. Da qui, il giudizio sull'inutilità di quel tipo di referendum, perché è un pronunciamento vacuo, inutile, che non ha alcun significato, diciamo così, dal punto di vista politico e istituzionale.
Vi è, inoltre, un altro elemento di contrarietà, signori Consiglieri.
Noi chiediamo ai cittadini se sono d'accordo che il Consiglio regionale emani una legge: "Volete voi che quelle materie - peraltro incomplete vengano trasferite? Perché noi dobbiamo emanare una legge". Altra obiezione: ma vi paghiamo per che cosa, signori Consiglieri? Ci chiedete se è giusto che il Consiglio regionale dibatta e discuta per emanare una legge; ma la potestà legislativa ce l'avete per quello. Vi abbiamo eletti nel mese di maggio di quest'anno perché dovevate fare tante cose. Le leggi dovevate fare. Ci chiedete, con referendum, se è opportuno che il Consiglio regionale si impegni in una discussione, diciamo così, nella sua aula e in assise, per deliberare su una materia che è già competenza vostra, e, in più, se è giusto emanare una legge.
Francamente, da questo punto di vista emerge, con tutta la sua forza il fatto che siamo in presenza di un referendum che lascia il tempo che trova.
Era invece logico, secondo me, ricondurre questa discussione nella sede propria, rappresentata dal Parlamento della Repubblica. Abbiamo discusso durante la campagna elettorale del federalismo e tutti abbiamo espresso varie posizioni.
Abbiamo insistito sull'utilità che il Parlamento legiferasse. Abbiamo provocato questo pandemonio quando? Alcuni giorni prima che il Parlamento discutesse di federalismo. Anche da qui si evince il carattere strumentale propagandistico ed elettorale di quest'iniziativa, perché se davvero avessimo voluto far pesare la nostra vocazione federalista, quale migliore occasione che concentrare il nostro impegno sul fatto che in Parlamento cominciava la discussione sul federalismo? Cominciava lì.
Apro una parentesi, perché vorrei chiedere al Presidente Ghigo, non come Presidente della Giunta ma come Presidente della Conferenza delle Regioni, cosa pensa dell'atteggiamento assunto in Parlamento dal centrodestra, perché lo stesso, prima delle ferie, fece un intervento in cui illustrava le posizioni sostenute da lui, in quanto Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, nei confronti dei Gruppi parlamentari e disse: "Ci diamo appuntamento a settembre".
Oggi, possiamo fare un bilancio.
Le posizioni sostenute in quest'aula dal Presidente Ghigo, ritenendole avanzate e considerandole un primo passo verso una riforma federalista dello Stato, stanno diventando legge in Parlamento, perché su quelle proposte si è riconosciuto il Governo e la maggioranza di centrosinistra.
Non mi risulta che, in Parlamento, quelle proposte siano state sostenute dall'opposizione di centrodestra, che, anzi, le ha contrastate.
Al Presidente Ghigo - faccio notare che è assente, Presidente - vorrei chiedere proprio questo fatto. Lui, quale Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, si è rivolto a noi per dire: "Incontrerò i Gruppi parlamentari per sollecitarli a fare quella riforma federalista che oggi il Parlamento fa". Vorrei sapere cosa ne pensa del fatto che una parte dei Gruppi di opposizione, anzi, tutti i Gruppi di opposizione, in Parlamento si mettono "di traverso" e non vogliono quella riforma.
Ripeto: sarebbe interessante conoscere il suo punto di vista avendo sostenuto, come Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni l'essenzialità e l'utilità di quella riforma.
Naturalmente, in merito alla riforma si possono avere opinioni diverse.
Quando dico che avremo dovuto ricondurla lì questa discussione, so molto bene che potevamo avere opinioni diverse, ma era giusto, in quella sede avere un confronto di merito.
In ogni caso, il fatto che noi, in Parlamento, abbiamo modificato radicalmente l'articolo 117, rovesciando la filosofia di quell'articolo stabilendo le competenze che rimangono allo Stato, mentre le rimanenti vengono delegate alle Regioni, capite che siamo in presenza di qualcosa che, dal punto di vista istituzionale, ha un carattere dirompente; non è cosa di poco conto.
Lo capisco, si può non essere d'accordo, ma lì ci deve essere un confronto politico-istituzionale, perché tutti insieme convenivamo sull'esigenza di stralciare le norme sul federalismo.
Presidente del Consiglio, ho una sensazione: siccome, nella prossima campagna elettorale, si vuole utilizzare questa questione come "clava" errore gravissimo, poi spiegherò i motivi - i Gruppi di opposizione hanno bisogno di agitare la bandiera del non fare le riforme, perché, se non si fanno le riforme, si potrà invocare il federalismo.
Questa è un po' la sostanza del ragionamento. Anzi, paradossalmente, si ha bisogno che il Parlamento non decida per poter continuare ad essere federalisti nel Paese, perché, se il Parlamento decide, diventa più difficile agitare queste questioni.
Qui c'è un errore politico perché discutiamo di un tema che ha valore istituzionale e, per antonomasia, sul quale va ricercata una convergenza tra le forze politiche. Guai se dovessimo fare il referendum insieme alle elezioni politiche, perché introdurremmo un elemento di forte distorsione politica su un tema di valore istituzionale, di convergenza, di discussione, di scontro, ma anche di convergenza sul piano politico.
Invece, la gestione di questa vicenda, francamente, lascia un po' allibiti e si spiega soltanto con il fatto che vi era un patto politico da onorare.
Poi, magari, alcuni Consiglieri diranno: "Tanto non faremo il referendum" però, capite, che questo non è un modo per fare politica. Non posso votare una legge, creare questo pandemonio in Consiglio e poi dire, in pourparler: "Tanto non faremo il referendum". Non scherziamo su queste questioni. Non si scherza perché siamo in presenza di temi che hanno rilevanza politica e istituzionale.
Il collega Marcenaro diceva che vi era una novità significativa anch'io ne prendo atto, aggiungo che se avessimo abbandonato subito le barricate - parlo del centrodestra - avremmo trovato un'intesa su questo punto un mese fa.
Ricordo quando il Consigliere Marcenaro, intervenendo in Commissione aveva annunciato un possibile percorso: il percorso di un'intesa. In quella sede, noi constatammo che l'obiettivo era soltanto quello di andare comunque in Consiglio per votare la deliberazione così come era stata strutturata, quello era il problema: votare la deliberazione così come era stata congegnata.
Oggi, prendiamo atto che c'è una novità. Mantengo una forte contrarietà su quel tipo di meccanismo, su quell'uso del referendum; prendo atto che comunque viene subordinato all'approvazione della proposta di legge, per vi pongo un problema, colleghi - già sollevato dal collega Papandrea. Noi faremo un referendum per chiedere ai piemontesi se sono d'accordo di trasferire delle competenze in materia di sanità e "compagnia bella". Nel momento in cui avremo approvato - perché il dispositivo dice questo - una proposta di legge al Parlamento, che spero indicherà competenze assai maggiori, e chiederemo agli elettori se sono d'accordo di fare una legge che il Consiglio regionale ha già fatto, perché noi ci siamo impegnati a votare quella legge prima di andare al referendum, capite che è tutto un paradosso! Voi volete decidere di fare una legge? Intanto il Consiglio l'ha fatta quella legge e, magari, ha indicato competenze maggiori rispetto a quelle che voi vorreste trasferire. Ma chi volete che vada a votare quel referendum se, nel frattempo, il Consiglio - giustamente - ha legiferato e ha fatto una sua proposta di legge da sottoporre all'esame del Parlamento? Concludendo, perché è successo tutto questo? Presidente, ho una mia opinione, che le manifesto molto francamente e liberamente: credo che la deliberazione sia stata strutturata così perch quello era l'accordo che voi potevate raggiungere, quello era il punto d'intesa all'interno del centrodestra, perché sul resto l'accordo non c'è.
Il punto d'intesa riguardava il trasferimento delle competenze che magari, appartengono già alle Regioni.
Sapete perché vi dico questa cosa? Perché ho letto lo stenografico dei lavori svolti alla Camera in questi giorni. Una cosa è certa: il centrosinistra ha votato compattamente le norme stralcio. Non c'è un vostro voto unitario sui "no". Avete votato in maniera diversa su ogni emendamento che avete proposto: Lega, Forza Italia, Alleanza Nazionale. L'accordo riguarda il dire "no" al federalismo che propone il centrosinistra; ma non avete un vostro progetto federalista, questo è il vero punto.
Vi siete messi "di traverso" in Parlamento, ma questa linea, secondo me, Presidente del Consiglio, ha il fiato corto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Presidente, intervengo per commentare l'emendamento sostitutivo presentato nella seduta odierna. Prima, però, voglio esprimere una richiesta che, in qualche maniera, ha una certa attinenza - confesso che mi crea anche un certo imbarazzo se corrisponde al vero. Oggi abbiamo avuto modo di leggere che il Presidente del Consiglio - lei, Presidente risulta, in base alle notizie giornalistiche, difensore di alcuni leghisti cioè le otto ronde padane, come vengono definite, indagate per danneggiamento a seguito di incendio e lesioni, cioè i fatti di luglio verificatisi sotto il ponte Principessa Clotilde.
Al di là, evidentemente, della libertà sul piano professionale e dei problemi di carattere deontologico, pongo anche un problema di opportunità per questo incarico che, secondo quanto ho letto, lei ha nella difesa di questi cittadini. Confesso che mi provoca un certo imbarazzo, nel senso che un'alta carica istituzionale dovrebbe avere una certa attenzione nell'assumere incarichi così delicati che credo - non conosco bene le procedure - abbiano anche dei risvolti, potendosi prestare a commenti di carattere politico. Siccome parliamo di questioni di metodo istituzionale per affrontare alcune questioni, le chiedo se corrisponde al vero; poi, se corrisponde al vero, vuol dire che questa è la scelta del Presidente, per cui chiederei una risposta.



PRESIDENTE

Rispondo subito, così può svolgere il suo intervento in tutta tranquillità.
Consigliere Saitta, lei ha ragione ad essere imbarazzato perché non so come qualificare questo suo intervento: è inqualificabile. Comunque cercherò di spiegarle in poche parole come funzionano queste cose.
Innanzitutto, non ho ricevuto alcuna nomina da parte dell'autorità giudiziaria, quindi l'ho appreso dai giornali di essere stato nominato come difensore. Quando un avvocato viene nominato come difensore può accettare o meno l'incarico. La decisione di accettare l'incarico è una questione deontologica.
Vede, Consigliere Saitta, ho ricevuto l'insegnamento di un grande avvocato, l'avvocato Correnti di Novara. Mio padre è un civilista, invece l'avvocato Correnti è un penalista e, indipendentemente, dalle posizioni politiche, appena laureato, mi mandò da tale avvocato per imparare che cos'è il diritto penale e la procedura penale.
Quando un avvocato viene nominato - io non ho ancora appreso di essere stato nominato - la decisione di accettare o meno l'incarico è rimessa ad un colloquio che ogni buon avvocato dovrebbe avere con il proprio cliente.
Durante il colloquio l'avvocato spiega al proprio cliente perché accetta l'incarico o perché, avendo altri impegni, non lo accetta. Se non accetta l'incarico è perché ha altri impegni e non può svolgere tale incarico con la dovuta serietà che è propria di un ruolo così delicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Non so per quale motivo lei è così nervoso, essendomi limitato a riportare una notizia apparsa sui quotidiani. Ad ogni modo, le precisazioni sono utili; sta a lei, che ha la sensibilità adatta per assumere incarichi o meno, accettare o meno. Non intendevo assolutamente essere polemico semplicemente volevo avere dei chiarimenti.



PRESIDENTE

Neppure la risposta era polemica.



SAITTA Antonino

Torno sulla questione dell'emendamento presentato. Credo che l'emendamento proposto dalla maggioranza riprenda i temi centrali del dibattito svolto nelle scorse sedute; questo dimostra che il dibattito non è stato pretestuoso.
Non per nulla l'emendamento sostitutivo è una deliberazione diversa rispetto a quella originaria. Nel senso che è vero che viene proposto il quesito referendario - a parte che il quesito referendario è diverso rispetto a quello iniziale - ma contiene alcune procedure che sicuramente costituiscono una novità e che tengono conto di alcune osservazioni sollevate in quest'aula.
Ricordate che una delle principali osservazioni sollevate in aula era il riferimento ad una legislazione analogica per l'indizione del referendum. Su questo c'è stata una discussione. Credo ci sia stata anche un po' di tensione. La maggioranza, nel momento in cui si impegna a dare attuazione agli artt. 60 e 61 dello Statuto, attraverso una modifica della legge quadro, si è convinta della necessità che la procedura analogica difficilmente regge sul piano della legittimità.
Quindi si recepisce un'indicazione data. Così come è stata raccolta l'osservazione se ha senso indire un referendum senza prima varare una proposta di legge.
Non per nulla, nella delibera è indicato che il Consiglio regionale dovrà fare una proposta di legge di modifica costituzionale.
Quindi questi due passaggi sono stati accolti. Così come è stato accolto il passaggio che abbiamo suggerito in diverse occasioni: una sorta di consultazioni con le autonomie locali prima di procedere all'indizione del referendum. Questo non era stato fatto, mentre l'emendamento sostitutivo recita: "...sarà oggetto di consultazione con il sistema delle autonomie locali e con le realtà associative della Regione." Quindi viene indicato un metodo, che mi sembra corretto, prima non assolutamente previsto.
L'altro fatto è che si acquisisce, anche in questo caso, un elemento che avevamo sollevato: il parere della Commissione referendaria.
Continuiamo a sostenere che questo parere doveva essere preventivo, ma in ogni caso viene richiamato in modo puntuale prima della procedura dell'indizione del referendum.
In ogni caso, l'osservazione principale da noi sollevata rimane. Noi avevamo sollevato un problema di incostituzionalità che continua, dal nostro punto di vista, ad esistere. Quindi l'osservazione sollevata continua ad esistere: essendo incostituzionale il referendum su questa materia da parte della Regione, non serve un atto puramente di propaganda che è costoso. Si è semplicemente tentato, con questa deliberazione, di recepire alcune osservazioni che erano subordinate e sono state inserite con una procedura un po' particolare. Cioè delibereremo, nei prossimi giorni, di promuovere il referendum con un quesito che è stato definito però questo sarà promosso soltanto se si verificheranno alcune condizioni.
Prima condizione: che venga modificata la legge quadro, quindi che venga varata una legge, così come avevamo richiesto.
Seconda condizione: che venga fatta una proposta di legge costituzionale; lavoro che avremmo dovuto fare e che siamo delegati a fare perché i cittadini ci hanno dato l'incarico di varare delle leggi, le Regioni hanno potestà legislativa.
Terza condizione: viene richiamato il fatto che bisogna fare le consultazioni previste dalla legge n. 34, legge madre delle Bassanini.
Noi indiciamo un referendum, sapendo che le norme non lo prevedono praticamente questa delibera conferma un po' i nostri dubbi - quindi sostanzialmente facciamo riferimento, per giustificare una legittimità della deliberazione, a delle leggi che saranno modificate successivamente.
Sul piano del diritto, mi sembra una cosa priva di senso. Diciamo che questo documento è un ordine del giorno, nel senso che il Consiglio regionale ha deciso di promuovere il referendum. La Lega sarà contenta perché il quesito rimane quello dalla stessa definito, dopodiché sappiamo tutti che il referendum, per essere indetto, richiede dei passaggi seri che bisogna costruire attraverso l'esame in Commissione, l'esame in Consiglio e le deliberazioni necessarie.
Inoltre c'è un altro elemento: non è stata in questa deliberazione affrontata e rimossa la questione di carattere finanziario. E' stata respinta la nostra pregiudiziale sulla questione finanziaria, ma il problema rimane. Nel senso che anche questa delibera, per essere attuata richiede un'altra legge, che è la legge di bilancio. Quindi occorrono tre leggi prima di indire il referendum: la legge sul bilancio, la legge di modifica della legge quadro e la legge di modifica costituzionale.
Dopo queste tre leggi potremo indire il referendum. Verrà indetto un referendum su un quesito che è in contraddizione con il punto due. Il quesito referendario è il seguente: "Siete favorevoli alla presentazione da parte del Consiglio regionale... della proposta di legge che prevede, nel quadro dell'unità nazionale (e della garanzia dell'uguaglianza e dell'universalità dei diritti dei cittadini..." - elemento estremamente positivo - "...il trasferimento alle Regioni delle Funzioni Statali in materia di sanità, polizia locale, Formazione professionale...." Cosa vuol dire questo? Vuol dire che la proposta di legge costituzionale che farà il Consiglio sarà una proposta soltanto sulle materie elencate? Spero di no. Spero - così com'è stato detto da parte del collega Cattaneo - che la proposta del Consiglio verterà su diverse materie.
Come ha già evidenziato il Consigliere Giordano, l'art. 117 della Costituzione prevede che su alcune materie abbiamo già la competenza. Molto probabilmente la legge che andremo a varare - spero che sia così - andrà oltre queste materie, farà qualcosa di più. Praticamente delimitiamo un quesito su una proposta che dovrebbe essere molto più ampia, a meno che questo quesito verta solo su quelle materie e non su altre.
Credo non sia questa la nostra convinzione, credo che dei federalisti veri probabilmente sono dell'opinione che bisogna andare oltre queste materie. Anzi, occorrerà cassare alcune di queste materie.
Faccio notare questo, in quanto è in contraddizione rispetto all'obiettivo che la maggioranza, e in modo particolare la Lega, si è posta.
L'emendamento, così com'è stato strutturato recepisce - e lo ripeto alcune osservazioni e dimostra la fondatezza della nostra posizione, ma la soluzione è di rinvio nel tempo. Sostanzialmente si fa un atto che non ha riferimenti di carattere legislativo e poi lo costruiremo.
La Giunta, la maggioranza è contenta di questo? Lo approvi.
Evidentemente la nostra posizione non può che essere contraria per tutte le motivazioni dette e ripetute in diverse occasioni.
Resta un'ultima osservazione: la data del referendum. Non c'è nessuna indicazione sulla data del referendum, viene tutto delegato al Presidente della Giunta attraverso un decreto. Non so se il Consigliere Cattaneo ha detto qualcosa ad inizio seduta - chiedo scusa non ero presente - ma credo che la questione della data non sia un problema secondario.
Come ha detto il Consigliere Papandrea, non possiamo immaginare di fare dei giochini, il referendum è una cosa seria e gli si dedica il tempo necessario, senza abbinare un'occasione politica che non serve a valutare il quesito referendario e, soprattutto, una proposta di legge che il Consiglio Regionale dovrà presentare. La coincidenza è veramente una furbizia priva di senso, spero che nel dibattito venga espresso con chiarezza soprattutto da parte del Presidente Ghigo, il quale l'ultima volta ha esordito dicendo: "Il referendum si farà in coincidenza con le elezioni politiche". Spero che relativamente a questo tema sia fatta chiarezza non soltanto da parte del Presidente, ma di tutto il Consiglio magari con un ordine del giorno di accompagnamento.
Un'ultima considerazione. Stiamo compiendo una sorta di liturgia per ripetere ciò che ha fatto la Regione Lombardia probabilmente per dire "anche noi c'eravamo". E' chiaro che la vicenda della Regione Lombardia nasce in una situazione datata. Oggi la situazione è diversa. E' vero, come ha ribadito il Consigliere Marcenaro, il Parlamento ha già approvato una serie di modifiche all'art. quinto della Costituzione, ha approvato articoli che modificano la Costituzione ed emendamenti proposti dai Presidenti delle Giunte regionali, delle Province e dei Comuni. Questo è il fatto positivo che quest'aula sembra quasi trascurare: è il Parlamento che deve decidere. Questo, ripeto, è il fatto positivo.
Sarebbe utile commentare questo caso, a meno che la posizione del Consiglio regionale e della maggioranza sia di discordia, di contrarietà rispetto al fatto che il Parlamento ha già accolto proposte delle Regioni delle Province e dei Comuni.
Ripeto, il mio intervento vuole sottolineare la positività che un'alleanza di un sistema territoriale ha prodotto fatti positivi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Gli ultimi due interventi mi pongono un quesito che rivolgo al centrosinistra: chi ce l'ha fatto fare di essere coinvolti in questo pateracchio con il centrodestra? A parte la questione relativa al fatto che non esiste la legge di attuazione del referendum, tutte le altre pregiudiziali e le altre motivazioni, con le quali ci siamo rivolti al nostro elettorato e ai cittadini sono tutte qui, Consigliere Ronzani.
Il Consigliere Marcenaro dice: "Il referendum, anziché su un quesito generico, proponiamolo su un articolato o una proposta di legge di modifica costituzionale". Il Consigliere Ronzani ha speso fior di interviste sui giornali per sostenere questa tesi. Oggi licenziamo, come primo atto, il fatto che il referendum si fa su quel quesito.
Consigliere Mellano, la giurisprudenza della Corte Costituzionale renderebbe incostituzionale un referendum consultivo su queste questioni.
Il Consigliere Mellano dice, con tanto entusiasmo: "Abbiamo trovato la quadratura del cerchio attorno al provvedimento del centrodestra". Siamo in presenza di un atto che, per certi aspetti, con la nostra complicità (da qui deriva il mio disagio) oggi legittimiamo. Un atto che, sulla carta come abbiamo detto e cercato di spiegare tutti, è ampiamente incostituzionale. Non sono state sentite le Commissioni di merito vertendo il quesito su specifiche materie. Licenziamo un quesito referendario modificato rispetto all'originario, senza sentire la Commissione competente.
Sulle questioni pregiudiziali abbiamo sempre sostenuto che per deliberare o per chiedere un referendum consultivo su acquisizioni di maggiori prerogative in capo alle Regioni materie come la Sanità, Polizia locale e Formazione Professionale andavano approfondite nelle Commissioni di merito.
Vorrei sapere, ad esempio, dalla Commissione competente, che cosa vuol dire: "Maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica, offerta di programmi educativi, gestione di istituti scolastici", quando la legge Bassanini appena approvata, con la legge sulle autonomie locali, dà ampie prerogative su questo terreno e modifica l'ordinamento dando maggiori competenze, in capo agli organi scolastici, a chi è preposto a questo settore.
Dall'intervento del Consigliere Ronzani capisco che quello che stiamo facendo è un elemento di confusione pericoloso, che non ci consente di spiegare agli elettori cos'è che, sulla materia referendaria, ci differenzia: il centrosinistra che, relativamente a questa tematica insegue il centrodestra. Mi dispiace per la nostra forza politica che da sempre sostiene che il Federalismo è una deriva che, al di là delle affermazioni, va verso la cancellazione dall'universalità dei diritti dei cittadini e della garanzia dell'uguaglianza.
Materie come Sanità e Polizia locale hanno competenza sulle retribuzioni del personale, sui prezzi dei medicinali, sulle quote e sui ticket.
Esprimo il mio sgomento da Consigliere che è alla sua prima esperienza ma se dovessi spiegare a qualcuno che cosa abbiamo discusso in un mese e mezzo di Consiglio regionale, posso rispondere, come hanno ripetuto molti Consiglieri intervenuti: siamo stati vittime e ostaggi della Lega. Di questo si tratta, oggi tutti stanno pagando un prezzo. Abbiamo perso un'occasione per parlare al nostro elettorato di riferimento, per spiegare qual è il profondo inganno che si cela dietro un quesito così generico.
Oggi il centrodestra può essere orgoglioso di portare a casa un risultato: il referendum si farà.
L'unico dispiacere lo abbiamo dato al Presidente Cota: questo referendum non lo ha potuto portare ai piedi del Monviso al suo capo (chiedo scusa se uso questo termine, ma è in senso politico) in occasione della celebrazione della devolution. Questo è il dato, però mi ribello perché credo sia giusto non lasciare nulla di intentato, perché le questioni pregiudiziali e gli emendamenti a questo testo possano servire a spiegare alla gente che non siamo tutti confusamente così uguali.
In questo modo facciamo un cattivo servizio alla politica. Sarebbe preferibile perdere, sulla strada che aveva imboccato il centrodestra quella di portare all'attenzione dell'aula un documento pur non essendo in presenza di una legge, che non procedere in questo pateracchio, che consente di raggiungere un risultato politico che non so cosa porterà in termini di chiarezza, sul vero inganno che si cela dietro questo quesito.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

La presentazione della delibera di Giunta n. 31, con cui si chiede l'indizione di un referendum consultivo su sanità, istruzione e polizia locale, sta impegnando, fin dai primi di settembre, il nostro Consiglio regionale in un dibattito politico acceso ed estenuante, che auspichiamo sia ormai nella fase conclusiva.
Di questo dibattito non tutto è stato inutile. Abbiamo incominciato a discutere e a capire di più in tema di federalismo, per la cui realizzazione - va subito detto - l'indizione di un referendum consultivo è superflua e non arrecherà alcun tipo di contributo fattivo, se non quello propagandistico ad uso e consumo della Lega, salvando così gli accordi di febbraio tra Berlusconi e Bossi, che hanno condotto alla formazione della Casa delle Libertà.
Concordiamo con Massimo Cacciari quando dice che le obiezioni ai referendum non riguardano il diritto di esprimersi, quanto l'applicare lo strumento referendario al federalismo. I referendum del Polo e della Lega chiedono alla gente se sia d'accordo che la Regione presenti al Parlamento proposte di legge in materia federalista. Ma quel potere le Regioni lo hanno già e devono solo esercitarlo, senza consultazioni propagandistiche.
L'opposizione, di cui fa parte lo SDI, ha ribadito questo e non ha fatto - come viene detto - ostruzionismo strumentale per far perdere tempo al Consiglio, anche se il prolungarsi della discussione oltre il 16 settembre qualche problema al cerimoniale dei festeggiamenti di Bossi sul Monviso lo ha creato.
Si è invece cercato, attraverso articolati e documentati ragionamenti di convincere la maggioranza che tale referendum presenta pregiudizialmente aspetti di illegittimità, sia nella forma che nel merito.
Quindi, referendum inutile, perché chiede cose su cui ha già competenza la Regione, e dannoso per la sua illegittimità.
Il discorso potrebbe finire qui.
Non si tratta, quindi, di indire un referendum popolare per la devolution, come sostiene l'Avv. On. Brigandì, novello e moderno Garibaldi cavaliere senza paura, sbarcato al Nord per portare libertà ai popoli oppressi. Egli fa ancora più propaganda quando dichiara, su "La Padania: "Martedì dimostreremo che a volere questo referendum è il popolo piemontese e lo dimostreremo con una grande manifestazione di piazza, proprio durante i lavori dell'assemblea. Vogliamo vedere se la sinistra avrà il coraggio di palesare i suoi intenti antidemocratici anche davanti alle richieste della gente". Sic et sempliciter! On. Avv. Brigandì, perché tanto chiasso per nulla? Per favore, di quale gente sta parlando? Con la maggioranza che vi ritrovate, la delibera sul referendum non ha problemi per essere approvata. Dovete poi, però, spiegare alla gente che avete fatto spendere inutilmente circa trenta miliardi solo per la vostra propaganda, mentre il federalismo si sta cercando di rendere possibile senza referendum, con la riforma costituzionale che si sta realizzando in Parlamento, contestualmente alle nostre discussioni.
Qualche giorno fa l'On. Ghigo dichiarava che la riforma stralcio della Costituzione deve andare avanti, grazie anche agli emendamenti unitari di Regioni, Province e Comuni.
Aggiungiamo noi che è quello che sta accadendo! L'On. Ghigo dice ancora che la riforma stralcio della Costituzione è importante ma non deve essere gabbata con l'attuazione del pieno federalismo.
Pensiamo che non abbia torto, ma siamo convinti che una riforma di tale portata storica abbia bisogno di tempi più lunghi e di riflessioni più complete e approfondite. Un federalismo a più velocità porterebbe a discrepanze e ad ingiustizie sociali difficilmente accettabili. Quello che si sta facendo è sicuramente un grosso passo avanti verso la riforma federalista dello Stato, che segue alla legge Costituzionale 22 novembre 1999, n. 1, con cui ci sono state importanti innovazioni istituzionali e un più forte decentramento di poteri alle Regioni.
Basta pensare al patto sulla sanità raggiunto nella Conferenza Stato Regioni ai primi d'agosto, con cui sono stati concessi più soldi e più poteri per la gestione della spesa sanitaria, che avviene proprio in ordine al Piano Sanitario Regionale.
Se poi, come da un po' di tempo accade, si fanno sprechi (vedi la spesa farmaceutica gonfiata, le degenze inutili pre-operatorie, il mantenimento di presidi ospedalieri come carrozzoni di clientele politiche, e quindi inutili) e si accumulano debiti, questo non c'entra minimamente con la devolution che si vorrebbe e che in realtà c'è già.
Sicuramente la parola "razionalizzare" la sanità è quella giusta occorre vedere in che maniera verrà praticata. Certamente la demagogia, le scelte ideologiche di molti partiti non sono la soluzione migliore. Tra le cose approvate in Parlamento la scorsa settimana, sono di primaria importanza la riformulazione dell'art. 117 della Costituzione e le norme che regolano l'intervento dei privati nelle attività pubbliche, altrimenti detto "principio della sussidiarietà". In esso si riconosce la necessità di favorire l'azione della società civile nella forma dei singoli cittadini delle associazioni e delle imprese nello svolgimento di attività pubbliche.
Sono anch'io d'accordo con chi afferma che un'interpretazione della sussidiarietà che si fondi sul principio dell'efficacia e dell'efficienza ed esclusivamente su questo, è un'idea della sussidiarietà che non ha fondamento nella cultura cattolico-democratica. Anche se è imprescindibile dovere tener conto che il liberalismo è il fondamento su cui si fonda il vivere civile e il sistema democratico e che ci si trova purtroppo di fronte ad una economia globalizzata, con tutte le sue ferree leggi di mercato.
Molte preoccupazioni, infine, sono di ordine generale e riguardano la salvaguardia dell'unità dello Stato, che a parole tutti vogliono. Se invece ci si sofferma su alcuni comportamenti della Lega, delle perplessità e dei dubbi vengono fuori. Del resto, basta sfogliare "La Padania", giornale della Lega, per avvertire un non tanto celato spirito secessionista, ben lungi dal federalismo contemplato dalla nostra Costituzione.
In questa legislatura - sono convinto - ne vedremo delle belle, sotto forma di forzature e di tentativi di passi in avanti, oltre i dettami della Costituzione, ad incominciate dalla riscrizione degli Statuti.
Sicuramente - lo diciamo subito - non è concepibile avere 20 ordini di sanità e altrettanti di giustizia, di istruzione o di polizia. Queste sono le preoccupazioni della gente della strada non leghista e queste sono anche le nostre preoccupazioni.
La delibera che voi, maggioranza, andrete sicuramente ad approvare grazie alla nostra tenacia ed ai nostri suggerimenti, adesso è forse meno illegittima, in quanto vi siete impegnati a proporre in Consiglio sia la legge applicativa che quella di merito da presentare in Parlamento.
Ritorno a dire che, per le materie che proponete nel quesito, il referendum è superfluo ed inutile. Quando ci sarà da votare - lo dico subito - non mi esimerò dal votarlo come ha fatto Martinazzoli nella Regione Lombardia, dicendo che era una buffonata. Io dirò semplicemente che voterò contro.
Signor Presidente Cota, terminando questo mio intervento mi consenta di complimentarmi con lei per come ha saputo guidare il dibattito assembleare sicuramente non facile; lo ha guidato con equilibrio democratico e nel rispetto delle parti politiche.
Sull'altra questione nata oggi e riportata dalla stampa, non mi pronuncio, perché lei, pur essendo giovane, è senz'altro molto saggio e sa quello che fa.



PRESIDENTE

La ringrazio molto, Consigliere Caracciolo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea sull'ordine dei lavori quindi con priorità ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Presidente, fino all'ultima ora abbiamo svolto i lavori in presenza di un solo Assessore. Adesso è entrato il Presidente Ghigo; credevo fosse in corso una riunione della Giunta e volevo permettere anche all'Assessore Botta di potervi partecipare.
Se non è così, credo che lei ogni tanto dovrebbe richiamare, non dico tutti gli 11 membri della Giunta ad essere presenti, ma - ripeto nell'ultima ora siamo stati in una situazione che ha visto i banchi della Giunta completamente deserti. Non credo che si possa andare avanti con un dibattito svolto in questo modo.



PRESIDENTE

La ringrazio. Adesso la questione è superata, nel senso che è rientrato il Presidente Ghigo, quindi vediamo di procedere, per il tempo che ci rimane, il più possibile concentrati - è una parola grossa - o comunque cercando di andare avanti.
Il tempo che rimane è, grosso modo, un paio d'ore (sono le ore 17,10).
Propongo di osservare una certa alternanza tra gli interventi di maggioranza e gli interventi di opposizione.



PRESIDENTE

In base alle iscrizioni che ho, è la volta ha la parola il Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

In effetti, il dibattito su questa delibera si sta un po' "strascicando"; posso anche capire come, alle volte, non sia nei compiti più agevoli seguire un dibattito che va avanti molto a rilento, che ha momenti di strumentalizzazione pura e semplice e che non aggiunge nulla al senso e al merito del tema, dell'argomento importantissimo che abbiamo qui davanti.
Vorrei ricordare a tutti coloro che parlano di pura propaganda e di puro strumento preelettorale che una riforma in senso federale del nostro Stato era già presente nel programma del Polo delle Libertà del 1994 quindi ben 6 anni fa, ben distante da un appuntamento elettorale, quello che ci sarà fra 7-8-10 mesi. Quindi mi sembra fuori luogo l'idea di pensare che oggi si usi l'argomento del federalismo per fare campagna elettorale perché - ripeto - lo dicemmo forse noi per primi, Casa delle Libertà, nel 1994.
Dopo circa 6 anni ci ritroviamo di nuovo ad una svolta, questa volta non più per programmi, ma per un effettivo atto concreto di un'amministrazione pubblica, di un'istituzione molto alta qual è la Regione.
Debbo dire che qui veramente c'è la discriminante tra le forze che vogliono qualcosa di nuovo, che vogliono cambiare, dalle forze, invece, che non vogliono cambiare nulla e ritengono che qualsiasi sforzo, qualsiasi tentativo di andare nella direzione del nuovo in qualche maniera debba essere bloccato.
In effetti - e qui mi rivolgo al collega Brigandì - questo è un primo timido tentativo di parlare di federalismo a livello istituzionale; è direi, un approccio molto morbido: si parla di trasferimento di alcune funzioni amministrative, non si parla di cessione di sovranità alcuna, non si parla di federalismo politico, ma di funzioni amministrative. Affinch non ci fossero dubbi, abbiamo anche inserito la frase "nel quadro dell'unità nazionale" (se anche ci fosse qualcuno che male interpreta le funzioni amministrative dalle funzioni politiche).
A fronte di questo primo timido tentativo di federalismo, abbiamo una parte di questo Consiglio regionale che si dichiara nettamente favorevole a dare la parola ai cittadini per farli veramente e per la prima volta esprimere su questo argomento; invece, un'altra parte del Consiglio si arrocca dietro argomentazioni del tutto inutili, inutili perché il quesito è chiaro.
Questa è la prima manifestazione di volontà delle forze politiche in questa direzione: c'è chi si esprime a favore e c'è chi si esprime contro.
Non è vero che già oggi le Regioni hanno autonomie piene in questi settori; basta vedere che le riforme più fondamentali e più stravolgenti di questi assetti non arrivano dalla Regione.
Vi voglio ricordare quell'illustre e capacissimo Ministro che si chiamava Bindi. Tanto per richiamarci sull'effetto importante di una riforma in senso decentrativo di questa branca, che è la Sanità, ricordo che questa riforma è del tutto governativa, del tutto centrale; quel caro Ministro che avete fatto in fretta a nascondere e a mandare a casa ha, di fatto, in maniera centralistica, riformato un'importantissima branca della funzione amministrativa dello Stato, massacrando un sistema sanitario già purtroppo debole per questioni di disegno globale.
La stessa cosa è accaduta per la Pubblica Istruzione. Un altro brillantissimo Ministro che avete liquidato in fretta - e vi rendiamo grazie - e che si chiama Berlinguer ha pensato, anche lui, di dare prova di se stesso, di capacità.
E' per questi motivi che noi chiediamo una riforma in senso federale in senso di decentramento amministrativo.
Se ci fosse un minimo di serietà, un minimo di coscienza di questo probabilmente questa delibera sarebbe già stata messa ai voti, signor Presidente.
Mi auguro - e qui chiudo - che sia messa al più presto ai voti, fosse anche nel giro di un quarto d'ora: le volontà ci sono, le prerogative ci sono, le condizioni e i requisiti ci sono.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocchino

Il centrosinistra sicuramente ha forti ritardi rispetto alla questione del federalismo.
Però, a fronte dei ritardi del centrosinistra, c'è una grave responsabilità da parte del Polo.
Vorrei ricordare a quest'aula che è stato il Polo e, in particolar modo, Forza Italia a far fallire la Bicamerale.
Voi ricordate che, in quella sede, fu iniziata una discussione molto utile che andava nella direzione della riforma federalista dello Stato e subito dopo le prime proposte furono discusse all'interno della Camera. La nostra responsabilità è stata forse quella di non aver forzato la mano come oggi stiamo facendo alla Camera dei Deputati.
Sarà il governo di centrosinistra a realizzare la riforma federalista dello Stato contro i voti del Polo: un federalismo moderno che guarda in particolar modo alle funzioni pubbliche, ripartite secondo i bisogni dei cittadini; secondo il rispetto del valore della vicinanza, sia nel senso dei territori, ma soprattutto, e ancora di più, nel senso che non vi siano cittadini lontani da chi governa.
A questo proposito, la questione della redistribuzione delle risorse è un argomento molto importante, perché non è che possiamo pensare alla riforma federalista dello Stato abbandonando comunque una parte importante del nostro territorio nazionale, come quello del meridione.
L'esigenza è legata alle prime due questioni che ho detto: le attribuzioni e le competenze non siano le frontiere di relazioni formali tra le istituzioni.
Tutto ciò non ha nulla a che fare con un modello fisso di organizzazione statale. Con questa riforma federalista si sta disegnando un nuovo modo di organizzare le funzioni di governo che romperanno con il centralismo statale.
Il federalismo, se così stanno le cose, se così andrà la riforma e se così verranno approvate le proposte che si stanno discutendo, pu rappresentare una forma di unità nazionale.
Oggi quello che conta per i cittadini è la qualità, l'efficienza e il non essere traditi dalla funzione pubblica.
Non so se vi è mai capitato di telefonare ad un comando di polizia municipale, oppure ad una caserma di carabinieri dopo le ore 20,00.
La cosa che spaventa il cittadino quando si parla di sicurezza, visto che la polizia locale è una delle questioni che ponete nel referendum, è telefonare dopo le ore 20,00 ad una caserma di carabinieri o ad una caserma di polizia municipale e sentire la segreteria telefonica.
Noi dobbiamo rispondere a questi problemi! Sarebbe stato molto più interessante, in questo mese, discutere di come si vogliono affrontare i temi della sicurezza in Piemonte, invece di discutere una questione che non esiste come quella del referendum.
Dobbiamo dare delle risposte omogenee, delle risposte unitarie a questi problemi e alle esigenze dei cittadini.
Federalismo vuol dire che dovunque si trovi il cittadino ci sia una risposta uguale a quella esigenza. Ci deve essere una uguale capacità di prestazioni della pubblica amministrazione.
E' vero, le esigenze di un'impresa piemontese sono sicuramente diverse da quelle di un'impresa del sud, ma la risposta della pubblica amministrazione deve essere uguale qui in Piemonte come al sud.
Alla Camera si stanno modificando gli artt. 117, 116 e 123. Penso che bisogna recuperare una proposta della quale si è discusso anche in questa sede, quella della Camera delle Regioni, che non è oggetto della discussione oggi alla Camera. Credo che quella proposta vada approfondita e recuperata anche in sede parlamentare. Di tutto ciò parla la riforma di cui si sta discutendo alla Camera.
Questo, però, non è stato solo il frutto di un buon lavoro parlamentare, bisogna riconoscerlo.
E' stato anche l'utile contributo delle Regioni e dell'insieme del sistema delle autonomie locali.
Lo ricordava anche il Consigliere Ronzani: i Deputati del Polo e della Lega stanno votando contro questa impostazione; contro quell'impostazione che hanno contribuito a creare anche i Presidenti delle Regioni, molti Sindaci, molti Presidenti delle Province e il Presidente della nostra Regione.
Visto che il Presidente non era presente in aula, vorrei riprendere la questione che ha posto il Consigliere Ronzani. Sarebbe interessante conoscere l'opinione del Presidente Ghigo sul comportamento dei parlamentari del Polo e della Lega che stanno votando contro quell'impostazione che è stata favorita anche dalla Conferenza delle Regione, dal Presidente Ghigo e dal Presidente Errani dell'Emilia Romagna.
Di fronte a questo atteggiamento non ci sono spiegazioni di ragione istituzionale e di cultura politica.
I referendum sulla devolution vanno contro questa impostazione e rischiano non di essere una forzatura per realizzare il federalismo, come è stato detto anche dal Presidente Ghigo, ma rischiano di affossare questa impostazione e di indebolire la riforma federalista dello Stato. Infine signor Presidente, vorrei rivolgere un suggerimento a quest'aula.
I soldi del referendum risparmiateli! Cerchiamo di anticipare una riforma federalista; utilizziamo i soldi del referendum e impieghiamoli in Piemonte a favore della pubblica istruzione. Sarebbe una cosa utile per i giovani piemontesi.
Non sprechiamo danaro pubblico, utilizziamolo meglio.
La strada del federalismo è difficile da percorrere.
Il federalismo non è così facile da realizzare! Non lo sarà non soltanto qui in Piemonte, ma in altre Regioni del nostro territorio nazionale. Non è facile attuare il federalismo, perch qui in Piemonte, abbiamo visto per la Sanità come sono stati esercitati i poteri di questa Regione.
Lo sanno molto bene i cittadini piemontesi che hanno visto quello che questa Giunta regionale è stata capace di realizzare sulla questione della Sanità.
Solo ieri, in questa riunione, è stato denunciato come lo stato della Sanità in Piemonte va rivisto. Anche da queste cose vediamo che ci vuole impegno e serietà per realizzare una vera riforma federalista dello Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Incomincio il mio intervento parlando del merito di questo provvedimento e del contenuto della delibera, che mi trova soddisfatto nei limiti di cui poi verrò a dire.
Mi vede soddisfatto perché, sostanzialmente, a mio parere, resta immutata.
Il problema era di decidere sull'opportunità di andare o meno a chiedere ai cittadini se si voleva la devoluzione di taluni poteri in capo a questa Regione: questo risultato è stato ottenuto.
E' importante - occorre dirlo una volta per tutte - che questo criterio del referendum non è un criterio che noi portiamo avanti per gioco o peggio ancora per promulgare una campagna elettorale! E' un referendum, una volta tanto, provvisto di logica, perché nel momento in cui noi riteniamo di dover affrontare una modifica radicale dell'assetto dello Stato, dobbiamo rivolgerci ai cittadini per sapere se sono d'accordo.
Capite bene che la stessa maggioranza, che di questo progetto è permeata, è anche una maggioranza che presenta altre proposte politiche quindi i voti alla maggioranza possono essere stati dati per vari motivi anche per questo, e quindi è opportuno e necessario sapere quale sia la volontà della gente. Ovviamente sarebbe del tutto illogico proporre una legge che modifica l'assetto strutturale dello Stato senza sapere cosa ne pensano i cittadini.
Direi che poco pregio ha l'osservazione che già noi abbiamo i poteri per poter modificare l'assetto dello Stato. Dico che ha poco pregio perch se così fosse, mai si potrebbe fare alcun tipo di referendum, perché tutti i referendum promossi sono di volta in volta modificabili da parte del legislatore. Di più e di peggio: ricordo dei referendum che, avuto il responso delle urne in un certo modo, sono stati poi modificati dal legislatore. Cito fra tutti il referendum sull'ergastolo e quello in tema di responsabilità dei magistrati.
Detto questo, i punti che hanno avuto modifiche in questa delibera sono i punti di consultazione e i punti di applicazione degli artt. 60 e 61 del Regolamento.
Voglio specificare che già in Commissione, a suo tempo, di questo problema si era discusso e mi pare che ancora in quell'epoca io avessi espresso delle osservazioni che mi parevano esaustive, cioè in quel momento io dissi "attenzione che non siamo di fronte ad un atto semplice, cioè una volta vagliata la delibera il giorno dopo si va al referendum, ma è un atto complesso che è suscettibile di un suo iter - come abbiamo visto oggi - e quindi le consultazioni, che sono necessarie, sono consultazioni che - sono certo - il Presidente Ghigo, nell'ambito della legalità, farà senza alcun tipo di problema in un momento chiaramente successivo". La stessa legge di attuazione è una legge che, a tutti è noto, ho presentato io ed è una legge nella quale credo, non perché sia inapplicabile il testo oggi, ma semplicemente per rendere esplicito, più chiaro il dato normativo rispetto a quello che è l'ordinamento regionale.
Svolte queste argomentazioni sul provvedimento, non posso non spiegare alcune cose che ritengo importanti. Si è parlato della posizione del Parlamento e ciò che il Parlamento ha fatto in questi giorni in riferimento a ciò che fa la Regione Piemonte ora.
Si è voluto polemizzare con il Presidente Ghigo che nella sua posizione di Presidente dei Presidenti prende delle posizioni che potrebbero apparire difformi da quella che è la posizione che oggi il Consiglio regionale assume. Niente di più falso! Per ciò che riguarda la legge in via di approvazione al Parlamento, abbiamo detto e ripetuto che è una legge che forse si avvia sulla strada del federalismo, ma certamente è insufficiente rispetto al federalismo che noi auspichiamo.
Come abbiamo detto e ripetuto e se vogliamo entriamo nei particolari perché se un disegno politico sul federalismo c'è è un disegno nostro, noi abbiamo ritenuto che per federalismo si debba intendere semplicemente il fatto di essere padroni a casa propria, cioè il fatto che all'interno di un dato territoriale ci si possa autoamministrare, avere l'amministrazione più vicina al cittadino, lasciando ovviamente delle competenze in tema di solidarietà e di organizzazione dello Stato, ma null'altro allo Stato centrale. Questo lo abbiamo detto e ripetuto perché una funzione diversa ha portato, e lo abbiamo notato, ad un mare, anzi al mare di ruberìe di cui tutti noi siamo a conoscenza. Questo è il nostro assetto! Questo assetto è certamente diverso dall'assetto della legge di federalismo che è stata votata alla Camera e che ora andrà in discussione al Senato.
Ancora una volta mi pare inopportuna la critica fatta al Presidente Ghigo in riferimento a questa pretesa posizione diversa, per un motivo estremamente semplice: è certamente diversa la posizione del Presidente Ghigo, Presidente della Giunta della Regione Piemonte a Torino, da qualsiasi altra attività istituzionale o politica al di fuori della Presidenza della Giunta. Quindi ci saranno delle coerenze che sono completamente diverse e quindi mi pare perfettamente logica la posizione di trovare una mediazione in una sede e la posizione di portare avanti un discorso politico che l'ha portato a stravincere alle ultime elezioni all'interno della Regione di cui è Presidente.
Voi stessi vi lamentate del Presidente Cota che assume delle posizioni di parte, ma non potete certo pretendere che quando non presiede questa assemblea sia asettico per il resto della vita e non faccia assolutamente niente di carattere politico; è certamente un uomo che rappresenta una posizione politica e fa una battaglia politica. L'importante è che questa battaglia politica la faccia al di fuori dello scranno di Presidente dove siede e non nel momento in cui presiede. Ricordo un intervento di parte che il Presidente Cota fece e per farlo addirittura scese dalla poltrona della Presidenza e venne qui accanto a me per poter parlare.
Così come inopportuno mi è parso ogni attacco personale fatto in riferimento all'attività professionale privata del Presidente. Intanto non mi risulta - lo dico perché io sono difensore di uno di quegli imputati peraltro non di quelli imputati per avere appiccato il fuoco, ma non c'entra nulla - sono difensore di uno di quegli imputati e so per certo che in questo momento non risulta vi sia stata alcuna accettazione da parte del Presidente. Ma quand'anche vi fosse, mi spiegate per quale motivo bisogna andare a rendere conto ad un'assemblea legislativa della propria attività professionale privata, legittimamente svolta? Siamo diventati pazzi? Vogliamo ricordare tutto l'insieme di avvocati, parlamentari di sinistra che a suo tempo hanno difeso gli assassini delle Brigate Rosse? Vogliamo veramente arrivare a queste cose? Oserei dire di bassa lega, ma non voglio usare questa espressione.
Questo è un fatto che mi ha messo in completo disagio perché è stata una caduta di stile da parte della minoranza.
Il Presidente Marcenaro è stato come al solito bravissimo nel riuscire a trovare una logica per la quale ci sarebbe stato un ostruzionismo della maggioranza. Sappiamo tutti che così non è stato; sappiamo tutti che c'è un Regolamento che non permette l'uscita di alcun provvedimento se non ci sia un consenso tacito, cioè un rifiuto quanto meno all'ostruzionismo, al quale si può legittimamente ricorrere, da parte della maggioranza e questo ci costringe a dover accettare degli atti, delle deliberazioni, che ove fossero rigidamente di parte, di maggioranza o di minoranza, darebbero dei risultati politici certi, cioè la minoranza potrebbe certamente dire "quella è una schifezza che ha fatto la maggioranza!". Oggi non può che dire "quella è una schifezza che noi della minoranza abbiamo permesso".
Ultima considerazione. Questa posizione che ho dovuto tenere l'ho tenuta anche per una convinzione che non ho potuto determinare appieno.
Nella riunione dei Capigruppo che si è svolta poco fa, nel periodo di pausa, un Consigliere di minoranza ci ha detto che sarebbe stato proprio onere quello di provvedere alle denunce dei singoli Consiglieri che avrebbero votato a favore di questo provvedimento, denunce per l'eventuale responsabilità di carattere erariale. Quindi ha minacciato ciascuno dei Consiglieri di maggioranza a che, votando in quel modo, corre il rischio di andare a pagare una trentina di miliardi. Questo mi ha turbato profondamente, mi turba ancora adesso nel senso che non riesco a capire se il voto che sto esprimendo è determinato esclusivamente dalla mia convinzione politica o dalla paura che questo fatto ha inscenato.
Detto questo, voglio condannare qui, adesso e pubblicamente, il criterio di adoperare la toga e la giustizia come arma di lotta politica! Ciascuno di noi ha delle proposte politiche, delle posizioni politiche, che si possono condividere o non condividere, si può votare a favore, si pu votare contro, ma l'uso della Magistratura per cercare di far modificare delle posizioni politiche è una cosa che va denunciata ed è una cosa ignobile! I fatti intimidatori, che ci sono, sono di non poco conto! D'altronde l'origine e la matrice politica di determinate posizioni, di chi con la toga è diventato Ministro dei Lavori Pubblici, è un fatto sintomatico! Bisogna dire a tutti quanti che in quest'aula sono stati richiesti, da parte di Consiglieri, gli elenchi delle spese effettuate per campagna elettorale da parte di tutti i singoli Consiglieri, con evidente scopo intimidatorio. Questa cosa è opportuno che venga denunciata pubblicamente.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Brigandì.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi voglio riferire anche all'intervento del collega Brigandì e a quanti, come lui - ritengo che siamo in molti - in quest'assemblea credono nel federalismo come rilevante operazione di carattere storico e istituzionale, perché il federalismo o ha la portata e l'ambizione di essere un'operazione di grande rinnovamento istituzionale, con una sua portata storica, o diventa uno strumento di contingente battaglia politica, perde il suo appeal, la sua portanza e la sua praticabilità.
Ricordo che già il collega Mercurio aveva rivendicato, in un intervento relativo a questo argomento, una specie di ruolo significativo del Partito Socialista, perciò della sinistra, nel 1970, nel tentativo di dare attuazione a un principio federalista, che era saldamente indicato nella Costituzione.
Non è mia intenzione fare un lungo excursus storico. Tuttavia, dico al Consigliere Brigandì e agli altri colleghi leghisti, che quel filo conduttore trasversale del sentimento e della convinzione federalista, se smettesse di essere tale, sicuramente perderebbe la sua efficacia e la sua portanza. Credo che vi rendiate conto che un federalismo come battaglia di parte politica della Casa delle Libertà sarebbe una cosa assolutamente esigua rispetto all'ambizione storica che aveva animato non dico la battaglia neoguelfa di Gioberti e quella di progressista di Cattaneo quella mazziniana e quant'altro - quella parte l'abbiamo discussa quando abbiamo fatto un dibattito generale sul federalismo - ma vengo alla parte più recente. Nel Manifesto di Ventotene e nella Costituzione italiana l'iscrizione delle ambizioni federaliste erano di sinistra. Poi possono aver avuto alterne fortune i propugnatori di quell'idea, da Altiero Spinelli ad altri, ma sta di fatto che ancora nella Carta Costituzionale fu scritta l'idea federalista di un federalismo su base regionale. Do atto al Consigliere Mercurio che è stato nel 1970 che si è aperta una prima operazione di rinnovamento dello Stato sulla base di una riforma federalista su base regionalista.
Vorrei dire agli amici e ai colleghi del Polo, che spesso rivendicano la continuità con una tradizione politica degli anni successivi al 1970 che se c'è questa continuità sul piano politico, c'è anche una grossa continuità nella responsabilità di non aver praticato la riforma regionalista.
Dirò di più: se ci fosse ancora il Consigliere Mercurio, gli darei atto che anche il piano Giolitti e il piano La Malfa, in qualche maniera, si rifacevano a modelli di cultura economica federalista di stampo olandese o di stampo nord-europeo. Tuttavia - adesso mi rivolgo anche al Presidente Cota, perché ogni tanto parliamo di queste cose nell'ambito, in questo caso, di un'avventura troppo ristretta per quello che invece il federalismo merita e meriterebbe - è certo che se quest'ambizione complessiva che sta nella traiettoria storica della riforma federalista dello Stato viene adesso assunta come l'appannaggio e il denominatore comune di un accordo politico contingente, dobbiamo capire tutti, chi lo sostiene e chi, come noi, non ne è affetto convinto e perciò, nelle debite maniere e con gli strumenti istituzionali lo osteggia, che questo modello e questa prerogativa federalista non è in sintonia con la traiettoria storica di una grande ambizione.
Ci siamo trovati di fronte ad una proposta che, in qualche maniera indica oggi il referendum come uno strumento federalista.
Consigliere Brigandì, in che cosa è federalista questo tipo di strumento? Una volta me lo spiegherai e spero che ci sarà una certa ufficialità in questo.
La Lega, alla quale contesto, da federalista ancora convinto - è noto che faccio parte di un'area che nel mio partito ha portato avanti questi argomenti (non è un'area solitaria ma è un'area che si è occupata di questo, mentre altri si sono occupati di altre questioni, fa parte del bagaglio della posizione politica del nostro partito, così com'era nei passaggi storici che ho richiamato) - quando dalla battaglia federalista che in questi banchi faceva Gipo Farassino poi è passata, invece, alla posizione secessionista, in quel passaggio ha depotenziato questa prerogativa complessiva di riforma federalista, mettendo ovviamente in discussione la questione, perché poi "buttare via il bambino con l'acqua sporca" è una cosa che quando si taglia all'ingrosso, è quasi inevitabile e la battaglia federalista che aveva preso piede ha subìto una significativa battuta d'arresto.
Ognuno compie i suoi passi, le sue scelte, i suoi sbagli, se così si possono definire. Ognuno li rivedrà in sede storica. Certo è che dal momento in cui c'era in questo Consiglio regionale la posizione e la battaglia federalista di Farassino e di altri - cito lui, anche se non era da solo, perché era un punto significativo di riferimento di questo discorso - a quando ci siamo trovati con la Lega sul fronte secessionista abbiamo, in qualche maniera, perso un'alleanza, un alleato forte in quel tipo di battaglia. Questo è quello che è successo.
L'attuale ricollocazione della Lega su questo fronte assume, in qualche maniera, l'elemento contingente dell'interesse dell'alleanza politica della Casa delle Libertà. Posso sbagliarmi, collega Brigandì, ma c'è molta sincerità nel mio intervento. C'è molto più contenuto dell'area moderata per non dire conservatrice, interna ad una parte della Casa delle Libertà che non contenuto effettivamente federalista. Scegliere fior da fiore e prendere tre argomenti sui quali proporre un referendum escludendone altri centocinquanta, che sono quelli delle materie che devono essere trasferite alle Regioni, ha o no un significato di affermazione strettamente partitica, strettamente politica e contingente? Il referendum federalista si pone come elemento di trasferimento di quote significative della sovranità tra lo Stato e le Regioni, a prescindere dall'utilizzazione che se ne fa.
La scorsa settimana, per delega del Presidente Marcenaro, in quel caso come Segretario del partito, ho partecipato ad un dibattito in una televisione locale, nel quale le posizioni federaliste erano sostenute dal Segretario regionale della Lega e dal Segretario regionale di Forza Italia Roberto Rosso, che credo sia un'esigenza delle posizioni di Forza Italia quantomeno, poi non è detto che sia condiviso. Lui ha continuato a dire che la ragione per cui vogliono la devolution della scuola e della sanità è per farne una trasformazione in senso privatistico. Non è che lo sto accusando anzi, sto semplicemente riferendo delle cose alle quali lui ci tiene molto.
Se è così, colleghi, voi capite che siete andati in qualche modo, non so quanto consapevolmente o quanto volontariamente, in primo luogo, a dare al federalismo un contenuto moderato, mentre il federalismo nella storia aveva un contenuto popolare; in secondo luogo, lo avete caricato di un contenuto strettamente politico e contingente, mentre, invece, il federalismo dovrebbe essere un'operazione di riforma istituzionale a prescindere dal contenuto.
Tu vuoi il trasferimento della scuola? Ma perché no? C'è già. Della sanità? C'è già. Possiamo andare avanti anche per quanto riguarda i trasporti e le altre materie, escluse quelle sette, otto o venti - forse sono un po' troppe - trenta materie che sono state trasferite presso lo Stato.
In questo caso, il referendum si carica di un significato che non è federalista, ma è politico, è strettamente di appartenenza. Potreste trasformarlo così: volete voi un modello di scuola strettamente di natura privatistica? Volete voi che ci sia una sanità secondo il modello padano il modello della Lombardia sta tendendo verso questo? Ma siamo sicuri che un servizio al federalismo sia coerente? Guardate che, se vogliamo ritornare ad un discorso sul federalismo siamo qui anche per questo, bisogna darci atto che, nonostante tutto questo Governo è il primo che dal "Bassanini" in avanti si è cimentato realmente con questo tipo di progetto di riforma; si deve definire il terreno comune della riforma federalista sui temi istituzionali, a prescindere da quelli contingenti della scelta politica di ogni partito e di ogni coalizione.
Allora, da questo punto di vista, voi capite che la deliberazione che ci viene riproposta, oggi riportata a termini di maggiore normalità istituzionale, non è accettabile da parte nostra, che abbiamo un'idea, un progetto e una cultura federalista, perché è una manomissione, è una strumentalizzazione.
Tutto sommato - Consigliere Dutto, ce lo siamo detti tante volte anche nella nostra Provincia che è la più federalista di tutte - o si vuole realizzare veramente il federalismo nel campo di una riforma istituzionale e di un riproporzionamento della sovranità tra Stato, Regioni e autonomie locali, oppure, se una volta diventa secessionismo, un'altra volta diventa un servizio alla Casa delle libertà, un'altra volta diventa la delimitazione della materia, è chiaro che tutto questo rappresenta una strumentalizzazione, non particolarmente abietta, ma che è tale e non è altra cosa rispetto ad una grande questione che si trascina nel nostro Paese dalle battaglie di Cattaneo e, successivamente, a quelle della Carta di Ventotene e, se volete, a quelle della Carta di Chivasso. Tutti quanti sabbiamo bene che il contesto in cui questi temi dovrebbero venire trattati sarebbe la discussione dello Statuto.
Questa anticipazione, in qualche maniera, rappresenta, con scarse prospettive di successo, un elemento di utilizzazione per me eccessivamente strumentale rispetto al contenuto serio e solido della riforma federalista alla quale, a livello nazionale, si sta seriamente e concretamente lavorando con successo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Inizio l'intervento facendo i complimenti ai colleghi dell'opposizione in effetti, in questi quindici giorni di discussione sul referendum per la devolution ne abbiamo sentite di tutti i colori - per le loro capacità verbali (soprattutto in materia di retorica e di demagogia) e per la loro capacità a confondere le idee.
Penso che i nostri cittadini ed elettori siano ormai abituati a questo vecchio modo di fare politica, penso soprattutto che abbiano buona memoria.
Sono entrato a far parte della Lega dieci anni fa. Dieci anni fa, la Lega aveva un programma molto preciso: il programma federale, ed è esattamente il programma che abbiamo oggi.
Avevamo un secondo punto nel nostro programma molto preciso: la sussidiarietà, esattamente quella sussidiarietà che vogliamo venga applicata anche oggi, ma dieci anni fa le forze politiche erano tutte sottolineo tutte - contro questi nostri programmi, eravamo soli contro tutti.
Però, si è verificata una cosa strana che, forse, è sfuggita ai politici di allora: è successo che l'opinione pubblica ha iniziato a darci ragione, è successo che la Lega otteneva sempre più successo - scusate il bisticcio di parole - e, a quel punto, da buoni politici, si sono buttati tutti sulla via del successo, che era la nostra. Gradualmente, quasi tutte le altre forze politiche, con poche eccezioni, hanno iniziato a dirsi federaliste, interpretando però il federalismo a modo loro. Ad esempio, mi ricordo il "federalismo solidale". Cosa vuol dire "federalismo solidale"? Uno Stato è centralista o è federalista. Una politica di governo può essere solidale o non esserla, ma l'abbinamento dell'aggettivo "solidale" al federalismo, scusate, non ha alcun significato; questo è solo un esempio.
Nonostante le dichiarazioni di essere tutti per il federalismo, di riforme federali non se ne vedeva l'ombra.
Nel momento in cui la Lega volle spingere sull'acceleratore e fece il passo in avanti verso quella cosa "scandalosa" che era la secessione ovviamente, scandalosa secondo il vostro punto di vista, ma che io condividevo e continuo a condividere come programma, come programma della Lega in senso estremo...



DUTTO Claudio

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



DUTTO Claudio

Tu condividi il programma di secessione?



DUTTO Claudio

Certo, l'ho sempre condivisa e continuo a condividerla, anche se oggi il nostro programma è quello di ottenere una riforma federale. Penso che nel cuore almeno qualcuno di voi sia ancora comunista; il mio cuore resta secessionista - il mio cuore. Il nostro programma, oggi, è in preciso senso federale.
Lasciatemi proseguire il discorso.
Mentre noi facevamo questo passo, aprivamo uno spazio vuoto, di cui tutti si appropriavano dicendo di essere federalisti e di voler fare il federalismo. Non sono poi seguiti i risultati, perché il Governo di sinistra ha governato ormai per cinque anni promettendo riforme che non sono mai state fatte.
Ora, questo Governo - parlando in termini calcistici - arriva in piena "zona Cesarini" a tempo scaduto e propone una riforma; una riforma che dice federale, ma che non è una vera riforma federale, è nuovamente una riforma retorica e demagogica, è una riforma per confondere nuovamente i cittadini e per buttare fumo negli occhi. E' sufficiente vedere la legge che stanno votando in Parlamento: il numero delle materie che rimarrebbero di esclusiva competenza dello Stato sono una enormità.
In seconda battuta, andiamo a scorrere l'elenco delle materie in cui la legislazione sarebbe in concorrenza fra Stato e Regione, quindi, il potere legislativo della Regione sarebbe subordinato a quello dello Stato: sono nuovamente, una enormità. Ben poche sarebbero le materie di esclusiva competenza legislativa della Regione, e sarebbero materie di scarsa importanza. Questo non è federalismo: è cercare di confondere i cittadini! Fanno bene i nostri rappresentanti in Parlamento a votare contro questa riforma. E' un modo di confondere le idee, è solo demagogia.
Torniamo ancora indietro nel tempo, anche se, questa volta, di poco.
Quando è stato stretto il patto di alleanza fra la Lega Nord ed il Polo che ha dato il via alla Casa delle Libertà, noi ci siamo presentati agli elettori per le elezioni regionali con un programma preciso, che prevedeva anche il referendum. Dunque, chi votava per la Lega Nord o per il Polo sapeva che ci sarebbe stato questo referendum.
Noi, oggi, vogliamo mantenere le promesse fatte agli elettori: vogliamo che questo referendum si faccia. Per questo è stata presentata la delibera in discussione, e per questo continueremo a procedere con tutti i provvedimenti legislativi che si renderanno necessari.
Ritengo che questo referendum sia di importanza basilare, poiché dà il via ad una modifica sostanziale dello Stato. Non si tratta di valutare una semplice riforma su uno dei tanti problemi che si presentano nel corso degli accadimenti politici: stiamo modificando la Costituzione. Da questo punto di vista, penso che l'importanza di questo referendum sia inferiore solo alla scelta tra Monarchia e Repubblica. Sicuramente, è il referendum più importante fra quelli fatti fino ad oggi. Pertanto, su una scelta di questa portata, è giusto rivolgersi all'elettorato complessivo, è giusto rivolgersi a tutti i cittadini. Non è una scelta che possiamo fare noi politici, senza prima avere avuto il consenso della gente, dell'intera cittadinanza.
Quanto ai costi, certo che un referendum costa! Ma la democrazia non ha prezzo! Abbiamo fatto una proposta per contenere i costi: che il referendum si svolgesse insieme alle elezioni politiche, in modo che ci fosse un significativo risparmio. Però, proprio le opposizioni si battono contro quest'eventualità, contro questo risparmio. Attenzione a distinguere chi vuol far sprecare miliardi alla gente e chi, invece, vuole che la gente si esprima democraticamente su un determinato tema.
A tal proposito, poi, permettetemi una battuta. Consigliere Mellano scusami, ma mi rivolgo in prima istanza a te, quale rappresentante del Gruppo Radicale, del Gruppo di Pannella. Avete chiamato alle urne i cittadini con referendum su questioni minime, estremamente tecniche, che interessavano solo una minima parte della popolazione, su cui, addirittura non tutti gli elettori sapevano esprimersi. Avete chiamato i cittadini alle urne per esprimersi su questioni tecniche che, invece, dovevano essere risolte dal Parlamento, e che il Parlamento, allora, non sapeva risolvere.
Proprio voi Radicali, che ci avete chiamato alle urne per molti referendum (che sono stati positivi, negativi, per i quali talvolta non si è neppure raggiunta la maggioranza!) ora criticate la nostra richiesta di referendum! Ciò che mi fa sorridere è che, proprio voi, parlate oggi di "incostituzionalità", citando sentenze della Corte Costituzionale, di quella stessa Corte Costituzionale che, quando bocciava i vostri di referendum, criticavate a più non posso, gridando alla mancanza di democrazia e allo scandalo! Come potete, ora, fare un'inversione di 180 gradi e criticare noi, attaccandovi a quei pretesti che fino a ieri avete sempre criticato, passando così da campioni del cambiamento a campioni del conservatorismo? Concludo, Presidente, molto velocemente, dicendo che se abbiamo iniziato il cammino delle riforme, questo referendum servirà ad una cosa: a far sì che la legge che noi proporremo al Parlamento non sia una delle tante leggi proposte da un Consiglio regionale, presa e messa in un cassetto, ma una legge che, votata da migliaia o da milioni di persone dovrà essere presa in considerazione dal Parlamento.
Le riforme vere si faranno: non si faranno in questo frangente, in questi mesi, ma le farà il Parlamento che verrà eletto nella prossima primavera, e saranno riforme "federaliste" nel senso vero della parola.
Sono sicuro che i cittadini, dopo aver visto quanto successo, sapranno chi votare, andranno a votare il referendum a favore della riforma federale andranno a votare per chi dà la garanzia di questa riforma federale, la Lega Nord e la Casa delle Libertà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, colleghi, mi sembra che in questi ultimi interventi ci si sia avvicinati - se pure parzialmente - al punto nodale e al riferimento di fondo, del nostro lavoro passato come di quello futuro: mi riferisco al modello di federalismo che intendiamo realizzare e al suo scenario di riferimento.
Dagli ultimi interventi, lo abbiamo visto delinearsi. E' chiaro che bisognerebbe fissare qual è il nostro modello di riferimento, capire dove si vuole arrivare, a che disegno si mira. Bisognerebbe farlo per necessità di chiarezza verso i cittadini e i nostri elettori, ma ci troviamo in un'aula abbastanza distratta, in cui la presenza del governo regionale non è certamente completa.
Evidentemente, quando il collega Brigandì cita la formula "Ladroni a casa propria", sta proponendo un modello di federalismo. Quando altri dicono che la valorizzazione della capacità di autogoverno nella dimensione regionale locale deve essere massima, correlata, ovviamente, alla dimensione nazionale ed europea, tengono conto del fatto che le partite che giochiamo affrontano sfide molto complesse. E' chiaro che pensare alle piccole patrie corrisponde a un disegno di federalismo molto limitato e ingannevole, che non aiuta a maturare quelle persone che, magari non dotate di tutti gli strumenti interpretativi per comprendere i processi storici in atto (il ruolo dell'Europa, ecc.) possono stare annidate e soddisfatte in quella dimensione localistica.
Quando il Presidente Clinton ha esaltato i federalismi europei, la Catalogna, la Bretagna, le autonomie, le tradizioni, il Piemonte, la Lombardia, mi sono un po' preoccupato perché, in questo scontro tra macroaree, a qualcuno interesserebbe molto un'Europa frantumata in tanti piccoli pezzettini ingovernabili e non coordinabili. E' chiaro che l'area del dollaro e gli Stati Uniti farebbero un boccone solo di un'Europa di quel tipo.
Dobbiamo esaltare la forza e il valore impliciti nelle capacità di autogoverno locale, ma in una dimensione capace di stare nel quadro dello spazio nazionale e di quello europeo: questo è un disegno di federalismo che permette alle nostre comunità di esaltarsi perché le loro specificità vanno aiutate e non possono essere omologate da legislazioni generiche e generali, ma certamente collocate in una dimensione che non sia quella dei campanili regionali o locali.
Oggi è stato fatto un passo avanti di chiarezza in questo senso, quando si è creata una correlazione tra l'ipotesi del referendum sotteso all'originaria proposta della Lega e oggi inquadrato in una forma che nella delibera, appare chiara, con la proposta che dovrebbe inquadrare l'impianto complessivo di federalismo che questa assemblea dovrebbe preparare e che è propedeutica ai referendum. Ho l'impressione che quando questa proposta emergerà da questa assemblea, se sarà una proposta meditata, comprometterà quel tipo di referendum perché lo farà apparire come parziale, limitato, non sistemico in una quadro di trasformazione federalista. E' un pezzo isolato.
Se vogliamo fare un'azione di correttezza e di chiarezza con i cittadini e gli elettori, i quali ovviamente non hanno il livello di informazione che possiamo avere noi o altri, dobbiamo spiegare loro che questo discorso che facciamo non avviene nel vuoto pneumatico, ma nel quadro storico attuale. Lo stesso Consigliere Salerno lo indicava.
Tra l'altro, tra i Consiglieri Salerno, Brigandì e Dutto nell'esprimere il disegno di federalismo, si è vista la grande differenza che esiste, all'interno del Polo delle Libertà, sulla concezione del federalismo. Il Consigliere Salerno sosteneva che non c'è una cessione di sovranità, ma si tratta di un processo di trasferimento amministrativo invece, il collega Dutto evocava con il cuore, e non tanto con l'operatività, la secessione. Ci sono due estremi di un disegno che si toccano anche con mano nella vita parlamentare, nel dibattito e nei rapporti politici.
Proprio in questi giorni il Presidente Ghigo, nella Conferenza Stato Regioni, ha dovuto darne un avvallo e un'approvazione: il Governo ha trasmesso alla Commissione Bicamerale di attuazione della riforma amministrativa un numero elevato di DPCM, di decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri - successivi a quelli che sono i decreti legislativi che hanno fissato, per alcuni campi importanti, degli spazi di autonomia per le Regioni, che cito per titoli.
C'è il conferimento di risorse sulla viabilità; sui trasporti, sulla salute e la sanità veterinaria c'è l'individuazione, per l'esercizio di queste funzioni con i riparti tra le Regioni e gli Enti locali di risorse individuate dal Governo attraverso una valutazione passata nella Conferenza Stato-Regioni.
Esiste il problema, per esempio, del passaggio alle Regioni della gestione dei trattamenti economici a favore degli invalidi civili. Il DPCM stabilisce quali sono le risorse per la Regione e per gli Enti locali, per questo tipo di processo. Analoghe misure si stanno assumendo nel settore dell'energia, delle risorse geotermiche, della polizia amministrativa e delle opere pubbliche. Viene fatta l'individuazione delle risorse da trasferire ai Comuni per l'esercizio della funzione conferita dal d.lgs. n.
112 in materia di catasto, di demanio idrico, di istruzione e di trasporto pubblico locale. Dobbiamo spiegare che non ci troviamo innanzi al vuoto spinto, ma c'è un processo in corso che certamente possiamo discutere forse ancora inadeguato, però c'è qualcosa che si sta muovendo in questo senso. Anche la riforma costituzionale (la riforma amministrativa è una riforma a Costituzione invariata) si sta attuando (in Parlamento si sperava che fosse in un quadro di maggiore accordo tra maggioranza e opposizione invece avviene con la prevalente azione della maggioranza).
Tuttavia, nel momento in cui la minoranza in Parlamento si è posta sul terreno degli emendamenti e non di un'azione di contrasto generale, vuol dire che partecipa alla dialettica in corso in Parlamento per la modifica dell'art. quinto della Costituzione. Lì ci sono pezzi importanti di federalismo, di cui non abbiamo ancora discusso. Probabilmente, tra una settimana o due vedremo delinearsi il dettaglio, ma quando si parla del Consiglio delle autonomie per bilanciare eventuali tendenze centralistiche della Regione, la partecipazione delle Regioni alle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato - la forma è da verificarsi - è opportuna per poter avere un sensore diretto nei processi di azione sulla strutturazione istituzionale in corso di dibattito in Parlamento.
Ci troviamo di fronte a due processi: uno a costituzione invariata, di trasferimento di compiti e funzioni importanti (pensiamo alle politiche per il lavoro e l'industria); l'altro comporta una trasformazione costituzionale, certamente non ancora completa, insufficiente, da stimolare, da valorizzare, però è un processo in corso, importante e necessario.
Non possiamo andare ad un referendum tacendo ai nostri cittadini e ai nostri elettori che il referendum si colloca in questo ambiente, non in vuoto, con l'ostilità e le furberie di "centralisti" e di "statalisti".
Sappiamo che il valore del federalismo, con certi limiti, diverso dalla visione della Lega, che pensa secondo la visione per cui ognuno fa quello che vuol fare a casa sua, è reale.
Il principio di sussidiarietà è profondamente diverso. Secondo il principio di sussidiarietà, che ispira il trattato di Maastricht, anzi soprattutto il trattato di Amsterdam, si deve affrontare nella dimensione più locale tutto quello che è valido, funzionale e importante, per passare alla dimensione successiva e superiore quando l'efficacia dei servizi e dei rapporti con la comunità non riesce a essere garantita in quella dimensione, sino ad arrivare alla dimensione europea. Questo è il principio di sussidiarietà, sancito, come ho detto, anche nei trattati che ci vincolano.
Il provvedimento che andiamo ad approvare salda e correla il rinvio al referendum al fatto che deve essere approvata una proposta di legge dal Consiglio. Questo fatto non mette in scacco matto la posizione della Lega ma qualsiasi mossa faccia il "cavallo", viene mangiato perché vincola la valenza, che voi pensavate di dare al referendum, alla realtà di un proposta che deve essere ragionata e vista nel contesto della trasformazione costituzionale in corso in Parlamento e nel contesto di questo processo di trasferimento amministrativa che noi già sperimentiamo.
Possiamo chiedere a molti Assessori, che da un anno o due hanno visto crescere le necessità di gestione e di interventi attraverso questo processo di trasformazione di funzioni e compiti dallo Stato alle Regioni e che, come nel caso delle politiche per il lavoro, con leggi attuative passano a Province e Comuni.
Mi pare, dunque, che si stia facendo un lavoro valido. Ho parlato positivamente nei confronti degli ultimi interventi perché hanno cercato di collocare il dibattito di questi giorni, spesso di dettaglio e procedurale all'interno di un contesto più ampio, per spiegare qual è la prospettiva federalista che vogliamo offrire ai cittadini del Piemonte.
Quando dovremo definire la proposta di legge, dovrà emergere con chiarezza il modello di riferimento al quale quest'assemblea guarda proprio per permettere ai cittadini piemontesi di fare una scelta referendaria a ragion veduta, con tutti gli elementi utili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Presidente, siamo in mancanza del numero legale. Chiedo la sospensione dei lavori.



PRESIDENTE

Sono quasi le 18,20, pertanto possiamo chiudere la seduta.
Ricordo che domani, e non giovedì, poiché ho impegni istituzionali a Roma, è prevista la riunione dei Capigruppo, alle ore 13,00.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.18)



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