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Dettaglio seduta n.2 del 07/06/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, buongiorno. Dichiaro aperta la seconda seduta della VII legislatura.
Ci sono interventi sull'ordine dei lavori? Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Noi chiediamo, a nome della maggioranza l'inversione dell'o.d.g. e, segnatamente, la posposizione del punto 3) ai punti 4) e 4bis). Come da accordi all'interno della Conferenza dei Capigruppo, i punti 5) e 6) verranno svolti quando avremo risolto tecnicamente alcune questioni di carattere giuridico-istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Svolgo una dichiarazione di voto contrario per un motivo semplice: non abbiamo potuto valutare il punto 3). Infatti, il punto 3) all'o.d.g. non viene discusso per una serie di ragioni, tra le quali il fatto che ieri non si è svolta la riunione della Giunta delle Elezioni. Non abbiamo trovato un accordo sulle conseguenze di questa non valutazione e a me pare che rimuovere il problema invertendo l'o.d.g. mantenga le perplessità rispetto al punto.
Per queste motivazioni, sono contrario all'inversione dell'o.d.g.



PAPANDREA Rocco

SAITTA Antonino (fuori microfono)



PAPANDREA Rocco

Chiedo la parola, Presidente.



PRESIDENTE

Non può intervenire Consigliere; può intervenire unicamente il Consigliere proponente ed un Consigliere contrario.



PRESIDENTE

SAITTA Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Volevo difendere la proposta.



PRESIDENTE

Non è possibile, Consigliere. Può intervenire un Consigliere a favore ed uno contro.



PRESIDENTE

SAITTA Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

E se non condivido né una né l'altra?



PRESIDENTE

E' così il Regolamento, abbia pazienza.
Pongo in votazione la richiesta di inversione dell'o.d.g. presentata dal Consigliere Ghiglia.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 37 voti favorevoli, 2 contrari e 16 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Rossi Oreste e Vaglio.


Argomento:

b) Decreto Presidente della Giunta regionale del 29 maggio 2000, n. 53 di integrazione e modifica di decreto di nomina della Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che ci è pervenuto il Decreto del Presidente della Giunta regionale del 29 maggio 2000, n. 53, di integrazione e modifica del Decreto di nomina della Giunta regionale.
Do lettura all'Assemblea della parte dispositiva di tale decreto di nomina degli Assessori:



PRESIDENTE

"Il Presidente della Giunta regionale, ad integrazione e modifica del D.P.G.R. n. 52 del 26.5.2000, decreta: di nominare componente della Giunta regionale del Piemonte la Sig.ra Mariangela Cotto attribuendole le funzioni relative a: politiche sociali e della famiglia, volontariato, promozione della sicurezza, politiche per l'immigrazione e l'emigrazione di ridefinire le funzioni attribuite ad alcuni componenti della Giunta nel modo seguente: Cavallera Ugo: Ambiente, energia, risorse idriche, tutela del suolo, lavori pubblici, protezione civile, Tutela, pianificazione e vigilanza, Parchi Laratore Giovanni Carlo: Artigianato, Società partecipate, cave e torbiere Autonomie locali, Polizia locale Leo Gian Piero: Beni culturali, promozione delle attività culturali e spettacolo, Università, cultura e minoranze linguistiche, istruzione assistenza ed edilizia scolastica, Museo Regionale di Scienze Naturali Valorizzazione e promozione Parchi, Politiche giovanili.



PRESIDENTE

Restano di competenza del Presidente le funzioni relative a: Politiche istituzionali e attuazione del federalismo, comunicazione, programmazione grandi eventi e progetti, Agenzia Regionale Sanità".


Argomento:

c) Composizione Gruppi consiliari


PRESIDENTE

Comunico che le Presidenze dei Gruppi consiliari sono così composte:



PRESIDENTE

Forza Italia Cattaneo Valerio - Presidente Bussola Cristiano - Vicepresidente Pozzo Giuseppe - Vicepresidente Pedrale Luca - Segretario



PRESIDENTE

Democratici di Sinistra Marcenaro Pietro - Presidente Manica Giuliana - Vicepresidente



PRESIDENTE

Alleanza Nazionale Ghiglia Agostino - Presidente Salerno Roberto - Vicepresidente



PRESIDENTE

Lega Nord Piemont-Padania Brigandì Matteo - Presidente Dutto Claudio - Vicepresidente



PRESIDENTE

Centro Cristiano Democratico Angeleri Antonello - Presidente



PRESIDENTE

CDU-PPE (Cristiano Democratici Uniti Partito Popolare Europeo) Deorsola Sergio - Presidente Costa Rosa Anna - Vicepresidente



PRESIDENTE

Federalisti Liberali AN Vaglio Roberto - Presidente



PRESIDENTE

I Democratici-L'Ulivo Giordano Costantino - Presidente Di Benedetto Alessandro - Vicepresidente



PRESIDENTE

Radicali - Lista Emma Bonino Mellano Bruno - Presidente Palma Carmelo - Vicepresidente



PRESIDENTE

Rifondazione Comunista Papandrea Rocco - Presidente



PRESIDENTE

Comunisti Italiani Chiezzi Giuseppe - Presidente



PRESIDENTE

Partito Popolare Italiano Saitta Antonino - Presidente



PRESIDENTE

Per il Piemonte Mercurio Domenico - Presidente



PRESIDENTE

Socialisti Democratici Italiani - SDI Caracciolo Giovanni - Presidente



PRESIDENTE

Verdi Moriconi Enrico - Presidente


Argomento:

d) Designazione Vicepresidente Vicario


PRESIDENTE

Comunico che, con decisione dell'Ufficio di Presidenza del 29 maggio 2000, è stato designato il Vicepresidente Vicario, per il semestre giugno/novembre, nella persona del Vicepresidente del Consiglio regionale Lido Riba.


Argomento:

e) Nomina dei Consiglieri componenti la Giunta delle Elezioni


PRESIDENTE

Comunico che, ai sensi dell'art. 14 del Regolamento, ho provveduto a nominare la Giunta delle Elezioni, su designazione dei Gruppi consiliari nella persona dei Consiglieri: Valerio Cattaneo (Forza Italia) Giuseppe Pozzo (Forza Italia) Cristiano Bussola (Forza Italia) Pierluigi Marengo (Forza Italia) Rocchino Muliere (Democratici di Sinistra) Marisa Suino (Democratici di Sinistra) Agostino Ghiglia Agostino (Alleanza Nazionale) Roberto Salerno (Alleanza Nazionale) Matteo Brigando (Lega Nord Piemont-Padania) Antonello Angeleri (CCD) Rosa Anna Costa (CDU-PPE) Giacomo Rossi (Federalisti Liberali-AN) Costantino Giordano (I Democratici-l'Ulivo) Bruno Mellano (I Radicali-Emma Bonino) Mario Contu (Rifondazione Comunista) Giuseppe Chiezzi (Comunisti Italiani) Antonio Saitta (PPI) Domenico Mercurio (Per il Piemonte) Giovanni Caracciolo (SDI) Enrico Moriconi (Verdi)


Argomento:

f) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

g) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

h) Impugnazione del Governo avverso legge approvata dal Consiglio regionale


PRESIDENTE

Comunico che in data 25 marzo 2000 è stato depositato presso la Corte Costituzionale ricorso n. 11 da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la Regione Piemonte avverso la delibera legislativa approvata il 29 febbraio 2000 concernente: "Regolamentazione sulla applicazione della terapia elettroconvulsivante, la lobotomia prefrontale e transorbitale ed altri interventi di psicochirurgia", in quanto contrastante con gli artt. 2, 31 e 117 della Costituzione e con la normativa contenuta nelle leggi n. 180/1978, n. 833/1978, del d.lgs.
502/1992 e del d.lgs. 112/1998.
(Il testo del ricorso è stato pubblicato sul BUR n. 16 del 19 aprile 2000).


Argomento:

i) Decisione della Corte Costituzionale in ordine a legge della Regione


PRESIDENTE

Comunico che in data 28 marzo 2000 è stata depositata in cancelleria l'ordinanza della Corte Costituzionale n. 84 del 22 marzo 2000 con cui si ordina la restituzione degli atti al TAR Piemonte, atti che concernevano la questione di legittimità costituzionale della l.r. del Piemonte n. 4 del 1997 recante "Regolamento dell'esercizio dell'attività libero-professionale dei medici veterinari dipendenti dal Servizio Sanitario Nazionale".



(Copia integrale dell'ordinanza è a disposizione presso la Segreteria del Consiglio regionale)


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sul programma politico di legislatura


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g., che prevede le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sul programma politico di legislatura.
La parola al Presidente della Giunta regionale, On. Enzo Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente. Prima di tutto un saluto sincero a tutti i colleghi che siedono in questa assemblea.
La legislatura che abbiamo iniziato lunedì scorso rappresenta un momento di grande e solenne importanza per l'intera comunità piemontese.
Sono certo che ognuno di voi sente l'orgoglio e anche la responsabilità di sedere in quest'aula a rappresentare non solo i valori e le idee, ma anche le speranze e le aspettative dei cittadini elettori che lo hanno indicato.
Certamente questi sentimenti saranno ancora più forti in quanti di voi si sono seduti per la prima volta in quest'aula. Rivolgo a loro il mio più cordiale benvenuto, che estendo volentieri a quanti hanno già vissuto con me la passata legislatura.
Ognuno di noi, che sia in maggioranza o all'opposizione, conosce bene i contenuti del suo mandato e non ho dubbi che a questo si atterrà, nel rispetto, innanzitutto, dei cittadini e delle istituzioni. Credo che debba esserci in noi la consapevolezza che il nostro Paese continua ad attraversare una fase di transizione che ormai dura da troppo tempo. La litigiosità tra i diversi schieramenti politici, ma spesso anche all'interno dei singoli movimenti e partiti, non è più da tempo il sale del confronto politico, è semmai il segno di un progressivo distacco dalla realtà; di fronte alle astruse alchimie partitiche e dagli incomprensibili teoremi di ingegneria elettorale, i cittadini indietreggiano sconcertati delusi e stanchi.
Spesso mi chiedo che cosa occorra fare per colmare questo divario che si va allargando tra paese reale e paese politico, tra governati e governanti.
In questi anni una confusa e spesso velleitaria classe politica, da destra a sinistra passando per il centro, ha esperito diverse strade e soluzioni: la creazione di nuovi soggetti politici nati, badate bene, per semplificare l'offerta politica, ha finito invece per aumentare la frammentazione e la confusione; la cooptazione, più o meno riuscita, di settori della società civile, fino all'uso eccessivo dello strumento referendario, che ha subìto una netta bocciatura poche settimane fa.
Il risultato è davanti agli occhi di tutti: l'Italia, che punta ad essere protagonista e non comparsa della difficile stagione della nuova Europa, è governata dal quarto Governo diverso nella stessa legislatura e torna a riproporre l'immagine di Paese politicamente instabile.
Il residuo di credibilità che ci rimane presso i nostri partner europei ed internazionali è dovuto - è bene dirlo - al credito che riscuote il Presidente della Repubblica Ciampi, figura di alto profilo morale ed istituzionale che tutto il mondo apprezza e stima.
Oltre alla Presidenza della Repubblica, in questo contesto poco confortante, c'è ancora un anello non logoro che lega cittadini ed istituzioni, governanti e governati: le amministrazioni locali e regionali.
La legge elettorale, sperimentata a lungo con successo per i Comuni e per le Province, pur con alcuni limiti, ha sicuramente ottenuto gli obiettivi prefissati: stabilità politica, governabilità, distinzione tra maggioranza ed opposizione, responsabilizzazione delle assemblee elettive e dei governi locali, ad iniziare dal Sindaco e dal Presidente della Provincia. Aver esteso l'elezione diretta del Presidente anche alle Regioni è stata una decisione di grande importanza e adesso tutti, ad iniziare dal sottoscritto, siamo chiamati a dimostrare di essere all'altezza di questa responsabilità.
Come dicevo prima, i cittadini continuano a guardare con interesse e con speranza il lavoro delle assemblee elettive locali: dobbiamo per essere consapevoli che ogni qualvolta questa assemblea produrrà sterili ed inutili polemiche, il nostro credito - quello di tutti, maggioranza ed opposizione - si ridurrà. Quando invece saremo in grado - nel rispetto di tutte le posizione politiche e delle diverse opinioni - di assumere una decisione, i cittadini non potranno che avere rispetto e considerazione del nostro lavoro. Potremmo contribuire in questo modo a spezzare quella che viene ormai definita la "spirale dell'antipolitica".
So bene che non tutte le decisione possono trovare l'unanimità, fuori e dentro quest'aula: questo è il principio della democrazia e noi abbiamo il dovere di rispettarlo.
Se dovessi qualificare con alcuni aggettivi le decisioni che mi aspetto che questa assemblea assuma nei prossimi cinque anni, vorrei che fossero veloci, eque e coraggiose.
Vorrei soffermarmi brevemente su questi aggettivi, poiché ognuno di essi interpreta, unitamente alle linee strategiche che vi illustrerò tra breve, lo stile del Governo regionale per questa legislatura.
Ritengo che abbiamo innanzitutto il dovere di essere veloci: una decisione assunta in ritardo è una decisione inutile e, talvolta, persino dannosa.
Ormai da molti anni il tempo delle società moderne è definito esclusivamente dell'economia, che lo scandisce, però, sull'orologio del profitto. Non ci si può opporre in modo ideologico alle regole dell'economia, ma certo si ha il dovere di contrastarne gli effetti negativi sulla nostra società, sulla nostra comunità.
L'economia da sempre necessita di una politica forte, che deve collaborare, ma non deve limitarsi a subire. Eppure spesso, negli ultimi anni e non solo in Italia, la politica è passata da un atteggiamento intrusivo e soffocante - la politica che diventa impresa, che alterava il mercato - ad un atteggiamento passivo, silenzioso, ubbidiente.
Le parole d'ordine della globalizzazione, della privatizzazione, della competizione più sfrenata, hanno occupato il vocabolario e l'agire della politica e ne hanno ridotto il ruolo a semplice comparsa. Sia bene chiaro che la politica e le istituzioni pubbliche escano dall'economia è sacrosanto: è infatti il solo modo per favorire una corretta competizione e per restituire efficienza ad un sistema con enormi sacche di inefficienza.
Ma un conto è lasciare il mercato agli attori principali, le aziende in tutte le loro espressioni, altro è rinunciare completamente a definire regole eque per il mercato stesso, a correggere distorsioni che il libero mercato crea, ad occuparsi di chi, dal grande mercato mondiale, viene relegato ai margini.
In quest'aula vorrei una politica più attenta a questi principi; come dicevo prima, deve essere all'insegna della velocità proprio perché - come ormai sostengono gli esperti - un anno Internet è fatto di tre mesi. La politica deve perciò essere veloce se non vuole ridursi a semplice contorno dell'economia.
Bisogna avere il coraggio di abbandonare vecchi riti e liturgie strumenti di lotta politica che faranno felice chi vive di pettegolezzo politico, ma che nell'insieme non fanno che allontanare i cittadini dalle istituzioni. Lo ha detto lo stesso Presidente del Consiglio Giuliano Amato ai suoi litigiosi Ministri pochi giorni dopo il suo insediamento: "Parliamo troppo e facciamo poco". Io non vorrei che in quest'aula si parlasse e si discutesse poco, ma vorrei che non dimenticassimo mai che spesso i tempi della vita reale non coincidono con quelli della vita politica.
Certamente una decisione politica non può essere soltanto veloce, sono convinto che debba necessariamente anche essere equa. Abbiamo infatti il dovere di assumere in quest'aula provvedimenti che non si limitino semplicemente a rappresentare gli interessi di questa o quella categoria di questo o di quello Comune o Ente. Dobbiamo sforzarci di trovare una sintesi, equa, appunto, degli interessi generali dell'intera comunità.
Ancor più per una Regione come la nostra, dove convivono problemi, bisogni ed aspettative diverse tra loro, assumere decisioni eque significa tener conto di chi ha voce e rappresentanza, ma anche di chi rappresentanza non ha o non riesce ad avere, significa provare a contrastare il rischio dell'egoismo sociale, che non ha ancora assunto le forme di una vera e propria malattia, ma che può minare alle basi le fondamenta della convivenza tra i cittadini.
Decisioni veloce ed eque, ma anche coraggiose. Da alcuni anni, e sempre più in quelli a venire, avremo il problema della scarsità delle risorse finanziarie a nostra disposizione: ciò comporterà l'obbligo, il dovere di fare delle scelte. E' bene allora essere convinti che bisogna avere coraggio, coraggio politico. Avere coraggio significa ignorare i meri interessi di partito per perseguire l'interesse generale; significa saper dire di no; significa liberarsi da ogni facile demagogia; significa essere capaci, talvolta, di sacrificare un pezzo di consenso.
Certo, per prendere decisioni veloci, eque e coraggiose è anche fondamentale avere una buona strategia programmatica.
Quello che vado ad illustrarvi non è la semplice sommatoria delle posizioni dei partiti della maggioranza, ma nasce anche dal confronto con la società civile.
L'istituto regionale, a trent'anni dalla nascita, vive un cruciale momento di passaggio.
Il processo di federalismo amministrativo, determinato da una chiara volontà popolare di cui si sono fatti espressione gli amministratori locali e molte forze politiche, attuato in modo ancora parziale e incerto attraverso il processo di deleghe innescato dalla Legge Bassanini (seppur monco per ora di una garanzia costituzionale che ne ha frenato l'evoluzione), è comunque il fatto politico di rilievo con cui si debbono confrontare le Regioni e i loro amministratori.
Parallelamente, il Piemonte vive un processo di trasformazione socio economica che, indotto dal processo di globalizzazione esteso ormai a tutte le aree, fa sentire maggiormente i propri effetti in quelle Regioni di antica industrializzazione, dove la riconversione del tessuto produttivo è più complessa e delicata.
La legittimazione della Regione presso i cittadini piemontesi sarà tanto maggiore quanto questi due processi di cambiamento sapranno intrecciarsi in un circolo virtuoso, in cui la necessità di applicare i principi di sussidiarietà orizzontale e verticale, di liberare spazi sempre maggiori della vita associativa dall'ingombrante presenza delle strutture burocratiche pubbliche, sappia contribuire a un cambiamento epocale offrendo al Piemonte l'opportunità di confermarsi tra le Regioni più avanzate in seno all'Unione Europea.
L'area piemontese è alla ricerca di una propria identità che non pu naturalmente prescindere dall'eredità di polo industriale, ma che deve andare necessariamente verso il superamento del modello fordista.
La Regione, dal canto suo, vive i passaggi di una crescente assunzione di responsabilità, di funzioni, di ruoli, sostenuta da un'opinione pubblica che punta ad accelerare il federalismo. E' indispensabile che queste tendenze trovino un momento di incontro e di sinergia. La Giunta regionale uscente, con l'approvazione dello schema del programma regionale di sviluppo e con il documento unico di programmazione per i fondi strutturali dell'Unione Europea per il periodo 2000-2006, ha voluto rendere disponibile un approccio sia metodologico sia sostanziale alle tematiche regionali.
Si tratta di due iniziative, pensate in modo integrato, che sono state l'occasione per avviare una programmazione concertata sia con il sistema delle Autonomie locali sia con le forze sociali, per giungere a un modello di sviluppo largamente condiviso e che affida l'effettività della sua concreta attuazione non tanto all'imposizione d'autorità quanto all'autorevolezza che gli deriva dal fatto di esprimere reali esigenze e di mettere in campo le migliori soluzioni.
Le linee strategiche della Giunta regionale saranno improntate su questi assi di intervento.
Premetto che nella elencazione del programma io traccerò chiaramente quelle che sono le linee fondamentali; il programma ha poi evidentemente un insieme di interventi che rappresentano una soluzione di continuità rispetto agli atti amministrativi che abbiamo assunto nei cinque anni precedenti che potranno essere consultati nella bozza di programma che la mia coalizione ha presentato per le elezioni del 16 aprile. Voglio rappresentarvi però quelle che sono le linee di intervento dal punto di vista programmatico filosofico, perché sono quelle alle quali l'azione del mio governo si rifà nell'intervenire in qualsiasi settore del quale ci dobbiamo occupare.
Le linee fondamentali di intervento sono le seguenti: 1) internazionalizzazione, per collegare il sistema Piemonte alle reti mondiali della produzione dei servizi 2) innovazione, qualificazione e sostegno di sistema, per migliorare e qualificare le risorse e le potenzialità nei settori produttivi e culturali del territorio 3) diversificazione 4) infrastrutturazione e sviluppo locale, per assicurare gli strumenti dello sviluppo del territorio, favorendo la partecipazione dei soggetti locali in una logica di responsabilizzazione generalizzata e di valorizzazione dell'ambiente 5) coesione sociale, con azioni che permettano di contribuire alla lotta della emarginazione sociale e alla disoccupazione.
Questi sono i cinque punti di carattere programmatico che naturalmente hanno poi l'elemento strategico nell'attuazione del processo di riforma in senso federale del nostro Stato.
L'internazionalizzazione è una delle sfide più rilevanti con cui dovremo misurarci come sistema regionale, perché le spinte e la globalizzazione hanno già investito e sempre più condizioneranno i fattori di sviluppo delle singole realtà regionali.
Già spostare la nostra prospettiva dal mercato nazionale a quello europeo, unito sotto un'unica divisa monetaria, richiede un aggiustamento di strategie non di poco conto. Dal primo gennaio noi pagheremo in euro: questo è un fatto sul quale molti ancora forse non hanno messo a fuoco una eccessiva sensibilità.
L'opportunità offerta dalla moneta unica europea è quella di ampliare immediatamente il mercato interno, dai confini nazionali a quelli continentali. Ogni impresa può rapportare le proprie strategie espansive su dimensioni enormemente più ampie avendo nel contempo la consapevolezza di trovare sul proprio cammino più concorrenti, e più agguerriti, senza che nessuna forma di limitazione della concorrenza o alcuna protezione nazionale possa essere posta a impedimento della penetrazione commerciale o a difesa di debolezze intrinseche al sistema produttivo.
Analogamente la competizione territoriale si collocherà fra due estremi: da un lato, il vantaggio competitivo basato su aspetti qualitativamente elevati, che la nostra Regione fortunatamente esprime come la tecnologia, la professionalità della risorsa umana, il livello dei servizi alle imprese, la dotazione infrastrutturale (anche se carente, ma ne parleremo dopo), la qualità della Pubblica Amministrazione, la qualità della vita; dall'altro, elementi meno qualificati come il basso livello dei salari o quello della tassazione.
Questa contrapposizione è un elemento sul quale dobbiamo strategicamente fare profonde riflessioni.
In questo contesto l'innovazione è strategica, perché l'affermazione del Piemonte sui mercati internazionali è legata all'export di tecnologie avanzate. Ciò richiede un continuo aggiornamento: di qui l'importanza delle nostre istituzioni scientifiche, dei centri di ricerca, cui la Regione ha contribuito con la creazione dei parchi scientifici e tecnologici, ed è altamente importante il comparto della formazione professionale in quanto elemento assolutamente propedeutico a sostenere questo processo innovativo.
Per quanto la realtà piemontese sia decisamente meno monolitica di quanto comunemente si pensi e per quanto si siano fatti ormai molti passi per sfuggire ai vincoli della monocultura settoriale metalmeccanica (come dimostrano, ad esempio, i rinnovati successi di un polo tessile d'eccellenza come il Biellese o le straordinarie performance di un nuovo polo agroalimentare nel sud del Piemonte), certamente molta parte di questo processo sarà condizionata dall'aggregazione in fase di realizzazione nel comparto automobilistico.
L'aver assegnato una specifica delega alla "New economy" vuole rappresentare proprio questa sensibilità verso i cambiamenti epocali che stiamo vivendo ed anche la certezza che solo con una larga diffusione delle nuove tecnologie - non certo con le spesso effimere operazioni finanziarie si ottiene un autentico progresso. Come ha giustamente detto il Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio: "la New economy non è che la riorganizzazione degli attuali sistemi di produzione sulla base delle nuove tecniche".
Inoltre, la natura di talune forme di sostegno ha stimolato investimenti a favore, per esempio, della sicurezza e dell'igiene sull'ambiente del lavoro, per introdurre lavorazioni e prodotti con minor impatto ambientale, per ridurre i consumi energetici. In tali casi si è ottenuto un ritorno anche in termini di pubblica utilità e di riduzione della spesa pubblica per salute, politiche ambientali e sbilancio energetico.
Basandoci sulla considerazione che il Piemonte è parte importante del cuore produttivo costituito dalle regioni del nord, risulta evidente l'importanza fondamentale di realizzare quelle infrastrutture che possono garantire i collegamenti con il resto dell'Europa. Le infrastrutture rappresentano l'ossatura del sistema produttivo, consentono il collegamento e l'allargamento nazionale ed europeo dei mercati e vanno pertanto considerati investimenti produttivi.
Vorrei sottolineare l'importanza di realizzare entrambe le direttrici est-ovest e nord-sud in quanto, se la prima apre verso Francia-Spagna ed Inghilterra e, attraverso la pianura padana, l'est Europeo, la seconda non solo permette il collegamento diretto dei porti liguri con il nord bypassando Milano, ma innerva e costituisce occasione di sviluppo per i territori piemontesi attraversati.
Vorrei aggiungere un altro elemento strategico dal punto di vista della realizzazione delle grandi infrastrutture che l'Amministrazione considera prioritaria, cioè il Traforo del Mercantour. Non vogliamo che quest'opera sia dimenticata, stiamo lavorando assiduamente con il Vicepresidente Casoni, Assessore ai trasporti, perché con l'aiuto e l'impegno di tutti e la realizzazione dell'autostrada Asti-Cuneo, riteniamo essere arrivato il momento, anche a livello di politica internazionale e di rapporto con le regioni confinanti, di dare un'accelerata alla definizione di un Protocollo di intesa al fine di ultimare questo tipo di collegamento autostradale.
Strategicamente il Piemonte è una regione che si pone al centro dei traffici tra est-ovest e nord-sud, voglio ricordare che solo la scorsa settimana la Giunta Regionale ha deliberato un parere sul terzo valico naturalmente con alcune prescrizioni molto precise in relazione al particolare valore ambientale che il Novese rappresenta dal punto di vista dell'impatto ambientale.
Il collegamento con i porti di Genova diventa strategicamente importante perché riteniamo che una regione come la nostra debba avere necessariamente, un occhio di riguardo; l'importante delegazione di Israele che la prossima settimana riceveremo in Piemonte (prima regione italiana a ricevere circa settanta industrie israeliane) è la dimostrazione di quale interesse e quale volontà politica abbiamo nel guardare al mediterraneo come prospettiva di sviluppo. Essendo geograficamente molto vicini alla Liguria e poiché questa non ha grandi spazi di penetrazione, vogliamo giocare un ruolo strategico, vogliamo essere, se non la porta principale la seconda porta per quanto riguarda lo sviluppo delle importanti occasioni che il bacino del mediterraneo rappresenterà per lo sviluppo della nostra regione.
Una cosa è certa: in materia di sviluppo infrastrutturale continueremo anche con la conquista di maggiori spazi di autonomia, a far leva su ogni possibile opportunità per realizzare quel potenziamento necessario a garantire lo sviluppo del Piemonte nel contesto europeo. Nell'ultima conferenza unificata sono stati approvati tutti i DPCM ed, in particolare quello relativo al trasferimento delle deleghe legate all'ANAS e alle strade regionali (c'è da preoccuparsi molto, comunque sarà un lavoro ben concreto). Al fine di aggiungere un grado accettabile di coesione sociale è necessario considerare le politiche attive del lavoro, valutare le opportunità occupazionali che possono incrementarsi nel campo della cura della persona, dei servizi sanitari e sociali, in modo da consentire ricadute importanti sul versante specificatamente produttivo.
Vanno a messi a punto gli interventi contro la marginalità rurale montana e urbana, vanno perfezionate le politiche di integrazione degli immigrati. Appare necessario riconsiderare le modalità di intervento in questi settori, per promuovere un'organizzazione più efficiente, una gestione più moderna e razionale.
Avete avuto modo di apprendere dai giornali quali posizioni sono state assunte dalle Regioni in relazione ai problemi legati specificatamente alle tematiche della sicurezza e dell'immigrazione; su questa materia sottoscrivemmo un documento con cui si chiedeva, insieme ai partiti che fanno parte della coalizione che mi hanno sostenuto, di ottenere delle risposte concrete per dare un ruolo alle regioni in questo senso.
Il primo incontro nel quale affronteremo questo problema avverrà il 15 giugno quando tutti i Presidenti delle Regioni incontreranno il Presidente del Consiglio Giuliano Amato e il Ministro dell'Interno per affrontare questa tematica dove le Regioni devono assumere un ruolo di coordinamento.
Non vogliamo, chiaramente, sostituirci, sono state fatte delle considerazioni che, in parte, non condivido, ma credo sia assolutamente necessario che le regioni italiane, nell'ambito delle politiche dei flussi migratori, debbano avere voce in capitolo e debbano poter interloquire con il Ministero degli interni per progettare una politica d'intervento in questo senso.
Auspico innanzitutto che queste linee strategiche possano essere al centro del dibattito di oggi e vi assicuro fin d'ora che non sottovaluter e non trascurerò alcuna utile indicazione e proposta che dovesse giungere sia da esponenti della maggioranza che dell'opposizione.
Ho lasciato come ultimo punto strategico la diversificazione produttiva, poiché ritengo che su questo tema si sia già fatto molto certo, non tutto quello che si poteva fare, c'è ancora molto da realizzare.
Voglio citare per tutti il caso del settore della trasformazione agro alimentare, un settore sul quale abbiamo strategicamente la volontà di creare un elemento di diversificazione, di identificazione del territorio rappresentato dalla Formazione Professionale, della formazione in senso lato. Vi è la volontà concreta di rivedere la legge sulla Formazione Professionale in quanto questo è proprio uno di quegli elementi e strumenti fondamentali che la Regione Piemonte ha in suo possesso, per assecondare le politiche del lavoro, e, soprattutto essere in grado di formare o riformare. Dobbiamo entrare nell'ordine di idea che il mercato del lavoro proprio per quei principi di globalizzazione e di diversificazione, troverà necessariamente la necessità di dotarsi di strumenti che permettano, a chi opera in certi settori, di potere riprofessionalizzarsi per ritrovare un'occupazione in relazione alle modifiche tecnologiche e all'innovazione che cercheremo di far sì che le imprese piemontesi continuamente ricerchino.
Se da un lato diamo il sostegno alle imprese affinché si innovino dobbiamo essere poi in grado di dare alle stesse le maestranze capaci di sostenere questa innovazione dal punto di vista produttivo. Questo e' chiaramente un elemento strategico che dobbiamo e abbiamo ben presente. So bene che, specie se si e' all'opposizione, si ritiene che l'arma politica migliore ed efficace sia quella della polemica, dell'invettiva, della derisione o della delegittimazione.
Non è nel mio stile alzare la voce. Lo sapete, già molti di voi mi conoscono, vengo definito "un moderato". Non è nel mio stile alzare la voce, offendere, deridere. Molti di voi sanno che questo armamentario politico non solo non serve più, ma non ha alcun seguito presso gli elettori, ammesso che lo abbia mai avuto.
Le campagne elettorali appena concluse, sia quella regionale che quella referendaria, hanno dimostrato a suon di voti prima e a suon di astensioni dopo, quanto una parte politica del paese sia ormai distante dal paese reale. L'ho detto già prima, voglio ora sottolinearlo. Quella stessa parte del paese che ama accogliere il compiaciuto assenso delle grandi firme e dei fini pensatori che riempiono pagine dei nostri giornali, ha ormai smarrito il filo della comprensione e del dialogo con una grande parte del paese.
Dopo essere riuscito a lungo ad interpretarla e ad essere in sintonia con essa -penso alla prima stagione referendaria e alla prima stagione dell'Ulivo- una sinistra in preda a tentazioni egemoniche ed un centro debole ed appiattito si sono allontanati dal Paese reale, soprattutto da quella parte del Paese che più desidera un cambiamento reale e coraggioso.
Oltre che nella litigiosa e liturgica gestione del potere quotidiano materia anche questa su cui si sprecano le divisioni, come mostrano le polemiche di ogni giorno del governo nazionale - il Centro-sinistra sembra rimasto vittima di un monopolio politico in cui non riesce più a giungere all'arrivo. In particolare la sinistra, alla continua ricerca di una leadership capace di risolvere tutto d'un tratto i problemi; vincolata più del dovuto da un sindacato ancora troppo lento e corporativo; fuorviata dall'insostenibile leggerezza del pensiero che domina alcuni salotti indecisa tra liberare il mercato e stringerlo nella morsa dirigista: ebbene, questa sinistra non sembra più capace di guidare l'alleanza e, allo stesso tempo, di interpretare i bisogni e le aspettative del Paese.
Finisce, al contrario, per cannibalizzare i suoi stessi alleati: non è un caso che i Presidenti di Regione eletti siano tutti iscritti al Partito Democratico della Sinistra e che nessun candidato delle forze politiche alleate, a cominciare dai Popolari, siano riusciti ad acquisire questo consenso.
So bene che è ancora forte la tentazione di delegittimare politicamente gli avversari politici, con argomenti spesso pretestuosi: è accaduto anche prima e durante questa campagna elettorale, lo voglio ricordare. Se il Polo delle Libertà cercava un accordo con la Lista Bonino veniva subito attaccato, dopo la fine del colloquio tra il Polo e i Radicali, la sinistra offriva loro collaborazione e sostegno. Così è accaduto anche con la Lega: fin quando la sinistra dialogava con Bossi la Lega era definita moderna e necessaria al cambiamento del Paese, appena si è alleata con il Polo è tornata ad essere pericolosa per la democrazia.
Ebbene, credo che dovremmo liberarci tutti da questi toni e da questi metodi. Io l'ho fatto da tempo: sono convinto che la vittoria del Polo in Piemonte sia certamente ascrivibile in parte alla politica nazionale dei suoi leader, ma anche al modo di governare che il Polo ha mostrato nei cinque anni precedenti.
Durante la campagna elettorale, girando per il Piemonte e incontrando associazioni, amministratori, cittadini, mi rendevo via via conto di quanto il nostro lavoro fosse stato apprezzato. Questo consenso non lo registravano né i sondaggi né tanto meno quella élite che immaginavano una pesante bocciatura mia e del mio schieramento politico.
Io sono personalmente orgoglioso, ancor più che della larga vittoria del fatto che i cittadini del Piemonte abbiano dimostrato di aver compreso che io potevo essere nuovamente il Presidente di tutti, garante del pluralismo e delle diverse rappresentanze politiche, sociali e culturali.
Per governare una società complessa come quella in cui viviamo è necessario fare un grande sforzo di umiltà, dimostrare di sapere ascoltare senza pregiudizi, accogliere quanto viene detto dai cittadini: sono convinto che di tutto questo è stata capace la nostra alleanza, a livello nazionale e ancor più a livello regionale. Forse i nostri documenti, le nostre analisi, le nostre proposte non saranno piene zeppe di dotti riferimenti culturali, sociologici e quant'altro, ma siamo stati più capaci di altri d'interpretare l'idea di futuro che c'è nella maggioranza dei cittadini.
Liberi da ogni pregiudizio e da qualunque cascame politico ed ideologico.
Torino ed il Piemonte hanno una grande ricchezza, forse ineguagliata fra tutte le Regioni e le città italiane: un rigoroso ma non burocratico rispetto per la tradizione, un amore ardente ma non particolaristico per la propria storia. La nostra convinzione è che questa sia una città delle molte cattedre, in cui maestri laici e cattolici di altissima levatura si sono nel tempo insediati per esercitare, all'unisono con gli avvenimenti maggiori della storia nazionale, un magistero civile che ha dato onore e prestigio alla cultura ed al costume italiano.
Il pensiero liberale, l'antifascismo storico, le correnti laiche e cattoliche riunite in un vivo associazionismo e nel lavoro di volontariato ma anche le Università e la grande trama del sapere scientifico, dei moderni linguaggi, della comunicazione e dell'arte, tutto questo fa di Torino e del Piemonte un luogo chiave della geografia civile italiana.
Non elenco qui i numi tutelari delle diverse tradizioni, da quella azionista a quella cattolico-sociale, a quella marxista o liberale, perch anche i nomi dei grandi protagonisti, i nomi dei giusti e dei coraggiosi a sbandierargli troppo si offuscano e sbiadiscono. I cuori custodiscono meglio di un qualunque discorso politico, nello scrigno della memoria collettiva, le diverse anime di una città e di una Regione. Occorre per dire, anche in relazione alle recenti discussioni pubblicistiche sulla storia della città e sulla sua classe dirigente ed intellettuale, che il metodo della "revisione" è inseparabile da un progetto di modernizzazione e di rinnovamento della vita istituzionale. I ricordi non sono e non devono essere fantasmi ideologici, elementi di divisione e di incomunicabilità. La memoria è documentazione, interpretazione, analisi spassionata del passato con le sue luci e con le sue ombre. Nessuno è al di sopra della storiografia, come insegna una delle più alte lezioni del '900 italiano quella crociana, e dunque di tutto si può e si deve discutere, alla luce di nuove acquisizioni che irrobustiscono il senso profondo della tradizione nel momento stesso in cui ne rivedono alcuni aspetti.
Da questo punto di vista, bisogna dire che l'impegno di ricerca e di dibattito del nostro maggiore editore di cultura, la Einaudi, e della Stampa, ha determinato una nuova e felice condizione di dialogo su temi cruciali del nostro comune passato, in uno spirito benvenuto di pacificazione senza rinnegamento.
Torino è non già offesa, ma omaggiata e illustrata dalla vivacità con cui sono messe in causa, in uno spirito di verità che prevede ed integra anche lo spirito polemico, alcune delle sue più antiche certezze. Una città chiusa, ingessata, rigida, alla fine si esautora, perde carattere e vitalità. Una città aperta, che accoglie il pensiero critico, che sa esprimere la pluralità delle sue tradizioni e dei suoi linguaggi, riesce al contrario, a confermarsi città guida, a mantenere e sviluppare la propria personalità in quel che essa ha di sovranamente individuale, e direi di unico.
Le Istituzioni sono naturalmente neutrali in ogni dibattito scientifico, in ogni ricerca di cultura che entri nel merito della storia e dell'identità di una comunità, ma si impegnano, anche attraverso questa Presidenza e questa legislatura regionale, a favorire il metodo dello studio disinteressato, ad incentivare il rinnovamento delle culture e il libero confronto delle interpretazioni. Senza paure, senza timidezze e senza presunzione.
Ma ritorniamo a noi: nella formazione della Giunta, come in questi primi giorni di questa legislatura, ho cercato di affermare lo stesso stile della passata Giunta, con la consapevolezza che gli errori e i ritardi che per inesperienza, ci sono stati all'inizio della scorsa legislatura, non sarebbero stati più ammessi, né tantomeno giustificati.
Così ho tenuto conto, nella formazione della Giunta, delle indicazioni provenienti dai partiti della maggioranza: ciò perché i partiti sono un elemento essenziale per un sano funzionamento dei governi. Allo stesso tempo ho fatto pieno uso delle mie prerogative e dell'autonomia che mi riconosce la legge. Ecco perché ho potuto decidere in piena libertà.
Voglio a questo proposito ribadire il mio personale apprezzamento per l'atteggiamento assunto dalla Lega Nord: la loro richiesta di avere l'Assessorato alla Cultura era e rimane politicamente legittima. Allo stesso modo in cui lo era la mia proposta che salvaguardava la necessaria continuità alla guida di un Assessorato molto importante.
Aver serenamente accettato la mia decisione è la conferma di come la Lega Nord sia seriamente e non strumentalmente interessata al progetto politico che ha preso avvio con la firma, nel febbraio di quest'anno, del documento sul federalismo che io stesso ho sottoscritto e del quale condivido ogni punto.
E proprio al tema della riforme istituzionali vorrei dedicare l'ultima parte del mio intervento.
Le parole del Presidente americano Clinton sul processo di devolution in Europa nulla aggiungono e nulla tolgono alla ferma volontà mia e delle forze politiche che rappresento di proseguire sulla strada del federalismo.
Al di là della notorietà che gratuitamente è stata data alla nostra regione, che il Presidente di una delle democrazie a base federalista più avanzata del mondo riconosca l'importanza delle diversità culturali politiche e sociali delle autonomie locali nell'ambito del processo di integrazione europea, questa circostanza non può che essere motivo di soddisfazione. Ancor più se si considera che dagli Stati Uniti sono giunti finora prevalentemente stimoli alla globalizzazione e alla omologazione sociale e culturale.
Come sempre, nel nostro paese anche le indicazioni che vengono da fuori finiscono per essere strumentalizzate. Io non cambio idea e l'ho ribadito più volte in questi ultimi giorni a vari quotidiani: bisogna procedere sulla strada del federalismo con velocità ma anche con equilibrio.
Bisogna soprattutto sconfiggere i tre nemici del federalismo: chi indossa la maschera del decentramento per far rimanere tutto com'era, chi interpreta il valore del federalismo con accenti di estremismo ideologico e chi trasforma i rapporti politici e quelli istituzionali in un dialogo del sospetto, frenando la possibilità di una collaborazione in grado di portare ad una nazione più autentica che parli delle regioni, delle province e delle città.
Sono certo che, per quanto riguarda la mia maggioranza, non vi è nessuno che interpreti in questo modo il processo federalista. La contrapposizione con Roma e con il potere centralista non giova a nessuno.
Ma questa volta non si può tornare indietro: questo sarà un processo senza ritorno. Io sono convinto che la nuova alleanza tra Polo delle libertà e Lega Nord, la Casa delle libertà, rappresenti la migliore garanzia che questa volta il processo federalista si farà fino in fondo, con equilibrio e senza estremismi.
La nostra alleanza è in grado di costruire il federalismo meglio del centrosinistra. L'ex Presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha ricostruito, in una lucida analisi apparsa alcuni giorni fa su un quotidiano, alcune delle ragioni della sconfitta del centrosinistra, sia riconoscendo i meriti del Polo sia ammettendo limiti ed errori di tutta la coalizione che ha a lungo guidato il governo dopo la Presidenza Prodi. In particolare, ha richiamato l'assenza di un progetto comune e il peso di remore conservatrici sul terreno della riforma istituzionale. Ha forse sottovalutato, come gli è stato ricordato domenica da Angelo Panebianco, il federalismo negato dal centrosinistra.
L'alleanza Polo-Lega è la migliore garanzia contro il federalismo negato. E per quanto riguarda il Piemonte, io voglio essere il garante di questa nuova stagione di riforme istituzionali. Non a caso sono stato tra i primi Presidenti di regione ad aderire all'invito del Presidente Ciampi alle manifestazioni per celebrare l'anniversario della Repubblica.
Allo stesso tempo, voglio essere garante che il trasferimento di potere dal centro verso i sistemi locali non darà vita ad un nuovo centralismo di carattere regionale. Dovrà proseguire verso le province e i comuni, pur evitando la frammentazione e l'insorgere di campanilismi. Perché così come non si governa l'Italia semplicemente assegnando autonomia e poteri alle regioni, così non si può governare un regione delegando a province e comuni. La babele istituzionale porterebbe confusione ed inefficienza, che nell'Italia dei mille campanili è necessario evitare.
Il processo federalista non sarà facile e semplice, ma il governo regionale farà la sua parte, così come sono certo che la farà l'intera Assemblea.
L'appuntamento della fase costituente della stesura dello Statuto è veramente il momento istituzionalmente più alto nel quale, attraverso la giusta interpretazione di questi principi che mi sono permesso di rappresentare, si potrà realizzare lo strumento concreto di risposta rispetto ai comuni ed alle province nell'applicazione non solo nel decentramento amministrativo, cosa d'altro canto già fatta, ma di quello che noi riteniamo debba essere il vero federalismo.
Concludo riaffermando quanto io senta la responsabilità che grava su di me, Presidente eletto dai cittadini. Credo che potrò assolvere a questo ruolo con piena libertà di coscienza e senza alcuna costrizione esterna, se non quella che sia politicamente e socialmente legittima.
Credo anche che in tutti noi, oltre che la forza della motivazione che deriva dalla nostra ambizione personale, ci debba essere un altro motore che alimenti il nostro agire quotidiano: quello di poter fare bene per la nostra comunità. Se al termine del nostro mandato ci sarà, in Piemonte maggiore sviluppo, maggiore sicurezza, una qualità della vita migliore; se avremo contribuito a diminuire le ingiustizie sociali e le povertà (quella economica, quella culturale e quella delle possibilità); se avremo una comunità più coesa e più tollerante; se avremo contribuito a fare tutto questo, credo che avremo il segno di aver fatto un buon lavoro. E' quello che naturalmente auguro a me, alla mia compagine di Governo e a tutta l'Assemblea.



PRESIDENTE

Ricordo che il pubblico non può applaudire, grazie.
Colleghi, abbiamo concordato, in sede di Conferenza dei Capigruppo, che il dibattito politico sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta Regionale verrà rinviato oggi pomeriggio alle ore 14,30.
Cortesemente, chiedo a tutti che le iscrizioni a parlare vengano raccolte preventivamente presso la Presidenza dalle ore 14,30 alle ore 15,00, perché è stato approvato, in sede di Conferenza dei Capigruppo, un contingentamento dei tempi, o, meglio, una distribuzione degli stessi, che in realtà sono abbastanza estesi. Si tratta di una distribuzione del tempo in base ai Gruppi di appartenenza.
Ora, visto che nel pomeriggio ci sarà il dibattito politico, è auspicabile che il Presidente conceda la parola in modo da alternare gli interventi tra interventi di maggioranza ed interventi di opposizione.
Questo è nell'interesse generale dei lavori, ma anche, direi nell'interesse dei Consiglieri, che così potranno esporre le loro tesi in un clima di massima attenzione. Del resto, questa mia richiesta è conforme al nostro Regolamento, ai sensi dell'art. 54, comma terzo, quindi chiedo che i Consiglieri che intendono intervenire nel dibattito si iscrivano e comunico che le iscrizioni a parlare sono aperte, dalle ore 14,30 fino alle ore 15, presso la Presidenza.
Segnalo che il Capogruppo di Forza Italia, il Consigliere Valerio Cattaneo molto diligentemente ha già comunicato al Presidente il calendario degli interventi con l'indicazione dei tempi ripartiti tra i singoli Consiglieri del suo Gruppo.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo di poter intervenire per avere dei chiarimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo solo per dei chiarimenti.
Intanto chiedo se è possibile avere la relazione scritta del Presidente Ghigo. Sul metodo proposto dal Presidente relativamente alle modalità di iscrizione per poter intervenire, osservo che ci sono colleghi Consiglieri che possono decidere di iscriversi o meno in relazione all'andamento del dibattito. Non posso escludere di essere disinteressato rispetto a quanto ha detto il Presidente Ghigo e di non voler neppure intervenire; viceversa sentendo il dibattito, posso essere stimolato da certe osservazioni e decidere di chiedere la parola.
Non so se ho capito bene, ma lei proporrebbe una procedura in base alla quale chi decide di intervenire deve dirlo dalle ore 14 alle 15, mentre la richiesta di intervenire alle 15.10 non è più accettata. A me pare che la gestione dell'aula non possa prevedere una rigidità di questo genere, bensì debba prevedere la libertà di ogni Consigliere di chiedere la parola in aula durante il dibattito a propria discrezione e che sia obbligo del Presidente concedere la parola: è uno dei suoi doveri. Questa sua indicazione può essere, secondo me, un'indicazione che il Presidente ha dato per agevolare, a suo modo di vedere, i lavori, ma non un obbligo per i Consiglieri, che conservano il diritto, sino all'ultimo minuto di un dibattito, se non sono ancora intervenuti, di chiedere la parola e di ottenerla, quindi se lei rivolge un invito, a chi sa già di dover intervenire, di prenotarsi tra le 14.30 e le 15, ritengo che questa scelta corrisponda a uno stile di Presidenza suo di cui va preso atto, ma non si comprimano i diritti dei Consiglieri.



PRESIDENTE

Non è mia intenzione comprimere i diritti dei Consiglieri né di minoranza né di opposizione.
Non so come i Gruppi consiliari vorranno proporre di modificare o di emendare l'art. 54 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Certamente vi è l'esigenza, sentita dal Presidente, di fare in modo che oggi pomeriggio il dibattito politico sia, da un lato, il più ordinato possibile; dall'altro, consenta un'alternanza, trattandosi di dibattito politico, di tesi di maggioranza e di tesi di opposizione. Sostengo questo nell'interesse dei singoli Consiglieri.
Comunque, trattandosi di un dibattito di carattere eccezionale, perch riguarda le Comunicazioni del Presidente della Giunta, chiedo che le iscrizioni per intervenire vengano comunicate tra le ore 14.30 e le 15. Se vi saranno ulteriori richieste di interventi motivate da diverse prese di posizioni, oggi non negherò la parola. In seguito verificheremo, però è una prassi che dovremmo cominciare ad introdurre, pur non essendo ancora normata dal Regolamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Presidente, riprendo brevemente le considerazioni del collega Chiezzi.
Nella sua replica mi sembra di non avere avvertito, da parte sua, la percezione del problema: qualora il Regolamento prescrivesse tassativamente come comportarsi, noi osserveremmo che il Regolamento è ingessato e ingessante, ma lo applicheremmo.
Lei, invece, è nella condizione di non avere una norma di Regolamento su questa innovazione procedurale che ci sta proponendo e le viene contrapposto un argomento di buon senso e di gestione normale dei lavori dell'aula da parte del Consigliere Chiezzi. Il Consigliere Chiezzi ha osservato che lei, su un dibattito così significativo quale quello sulla relazione politico-programmatico-amministrativa - il testo sulla base del quale, riprendendo le parole del Presidente Ghigo, che in questo senso condivido, si governerà una legislatura costituente - pretende una modalità d'iscrizione di questo genere sulla base della motivazione di garantire gli interventi di maggioranza e di opposizione.
Presidente, quel tipo di esigenza la può garantire in corso d'opera man mano che i colleghi si iscrivono. Può anche darsi che intere parti politiche decidano di non intervenire, ma lei non lo può determinare da parte della sua Presidenza. Lei deve seguire l'ordine delle iscrizioni usando buon senso, magari concordando con i Capigruppo, ma lo fa in corso d'opera, perché è un dibattito di carattere generale in merito alla relazione del Presidente, ma ci saranno anche ambiti e momenti che riguarderanno lo svolgimento del dibattito dell'aula. E' per il rispetto dell'aula, delle opinioni diverse dei Gruppi e dei colleghi che, a mio avviso, non esiste una norma regolamentare di quel genere: quella norma non c'è, perché la pratica politica e il buon senso indicano che la strada da percorrere sia inevitabilmente l'altra.
Pertanto, Presidente, le comunichiamo, ma non perché non interverremo che noi, Consiglieri del Gruppo DS, non ci iscriveremo alle 14.30, ma nel corso del dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente, se lo accetta, le darei un consiglio, quello di essere più prudente, magari di attingere alla moderazione del Presidente Ghigo, che viene giustamente considerato un campione di moderazione.
Bisogna essere prudenti nella gestione dell'aula: laddove mancano delle regole, non può essere una persona a imporle e pretendere che queste debbano essere rispettate se non sono condivise e concordate. Oggi stiamo facendo un dibattito politico e per forza di cose il dibattito tiene conto degli interventi che sono stati fatti, quindi può anche accadere che qualche Consigliere decida ad un certo punto di intervenire, ma poi c'è una sollecitazione, una presa di posizione che richiede di essere ripresa.
Questo diritto deve essere garantito e lei deve garantirlo, perché lo prevede lo Statuto e il Regolamento.



PRESIDENTE

Rispondo subito ai Consiglieri Manica e Saitta.
Quello di iscriversi a parlare tra le ore 14.30 e le 15 era un invito.
Ritengo che sia importante che nel corso di questa legislatura si riesca a gestire i lavori dell'aula il più razionalmente possibile.
Vista l'eccezionalità del dibattito odierno, se vi saranno iscrizioni successivamente alle ore 15, la Presidenza le accetterà. Richiamo però il rispetto dell'art. 54, comma primo, del Regolamento, secondo cui i Consiglieri che intendono iscriversi a parlare devono farlo presso la Presidenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Il Regolamento è strumento di garanzia per tutti e in particolare, il compito che lei è chiamato ad assolvere è anche quello di prestare attenzione ai diritti della minoranza.
Credo che non sia consentito a nessuno, proprio per il richiamo che lei ha fatto all'art. 54 del Regolamento, di fissare un termine per le iscrizioni a una discussione. Non è scritto da nessuna parte che lei possa fissare un termine, sulla base dell'interpretazione che ha dato dell'articolo stesso.
Credo che questa materia, in questa fase di mancanza di riferimenti nel Regolamento, debba essere regolata opportunamente nella sede adeguata, che è la Conferenza dei Capigruppo. Quindi, ne prendo atto per quanto riguarda il dibattito odierno, ma questa dovrebbe essere la norma fino a quando non si modifica il Regolamento.
Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio di concordare con me per quanto riguarda questa esigenza.
La seduta riprenderà nel pomeriggio al-le ore 14.30.
Le copie dell'intervento del Presidente della Giunta regionale saranno a disposizione dei colleghi Consiglieri.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.10)



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