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Dettaglio seduta n.198 del 21/03/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 10.13)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del prof. Marco Biagi, consulente del Ministro del Lavoro on. Maroni, vittima di un attentato terroristico avvenuto a Bologna il 19 marzo 2002


PRESIDENTE

Colleghi, chi ha assassinato Marco Biagi aveva un compito fin troppo chiaro: uccidere il dialogo. I mandanti e gli esecutori del delitto del 19 marzo si sono posti un obiettivo tanto palese quanto infame: incendiare lo scontro sociale perché non sopportavano di vederlo condotto all'interno dei binari della democrazia.
L'omicidio di Marco Biagi rientra in una strategia diabolica che lega tutti - e sottolineo tutti - gli omicidi compiuti dai vigliacchi del terrore.
E' inutile cercare altre ragioni, come per Massimo D'Antona e come per tutte le altre vittime del terrorismo, anzi, questa identica strategia è stata resa evidente ed inequivocabile con la firma dell'arma.
Biagi, recentemente, era stato qui a Torino al Convegno sulle relazioni industriali. Qualcuno era riuscito ad accusarlo di essere l'esempio di collateralismo tra Governo e Confindustria. I suoi interventi, al contrario, erano sempre pragmatici e volti a trovare quel punto di incontro con il Sindacato che permettesse le riforme, evitando lo scontro sociale una posizione di ragionevolezza e di tolleranza ideale, che è esattamente ciò che temono, aborrono e combattono i terroristi: una posizione democratica.
Il prof. Marco Biagi era consulente del Ministro Roberto Maroni, era un economista apprezzato, che ha collaborato con diversi Governi.
Oggi, Biagi era tra i padri di quella riforma complessiva del mercato del lavoro in Italia che prevede, tra le altre cose, alcune modifiche all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Nelle ore immediatamente successive l'attentato abbiamo anche assistito a polemiche di carattere politico. Questo è chiaramente un errore. Le istituzioni non possono fare il gioco dei terroristi che con questi atti vogliono spezzare qualsiasi tipo di dibattito civile che può anche essere duro e aspro, ma sempre rispettoso delle idee e delle posizioni altrui.
Il fatto che nel 1999, in modo del tutto speculare, sia stato assassinato il consulente di un Ministro di centrosinistra deve essere considerato prima di pronunciare qualsiasi discorso, di esprimere qualsiasi opinione. Le idee non si fermano con le bombe e le pistole.
I giornali hanno parlato di un commando, di due killer. Sono assassini della libertà quelli che hanno colpito martedì a Bologna; hanno assassinato un uomo senza però annientare i suoi ideali, il suo lavoro; anzi, hanno rafforzato le convinzioni di democrazia di chiunque voglia lavorare per il bene comune; hanno vilmente ammazzato una persona che credeva nelle riforme, un professore di diritto del lavoro, un consulente delle istituzioni, un uomo non di una parte politica, che si era schierato con onestà sui fatti alla ricerca di una via per la soluzione delle questioni del lavoro.
Quello che oggi andiamo a dibattere è anche un allarme per i Corpi dello Stato. Magistratura, Polizia, Forze dell'Ordine devono indagare trovare i killer, spezzare questa organizzazione, grande o piccola che sia perché le sue dimensioni sono indipendenti dagli enormi danni che riesce ad arrecare. Quasi sicuramente, individuando gli assassini di Biagi, si troveranno anche quelli di D'Antona.
Questo non è un attentato al lavoro flessibile o alle garanzie per i lavoratori, ma è un colpo inferto alla convivenza civile.
Marco Biagi oggi non c'è più, non c'è più l'uomo, il marito, il padre conta solo questo. Le istituzioni devono saper reagire con fermezza tenacia e compostezza allo stesso tempo; bisogna spezzare immediatamente la strategia dell'odio.
Vi chiedo ora di osservare un minuto di silenzio in memoria del prof.
Marco Biagi.



(I presenti, in piedi osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Abbiamo convenuto interventi di due minuti per ogni Gruppo.
La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Esprimo tutto lo sgomento e il cordoglio personale a nome dei Socialisti Democratici del Piemonte per il barbaro assassinio di Marco Biagi, valoroso studioso e cittadino di profonda fede democratica, votato al servizio del suo Paese prima che ad una parte politica cui poteva legittimamente appartenere.
Non posso non ricordare che il virus del terrorismo, come un morbo endemico mai del tutto sedato, si riaffaccia periodicamente, ma mai occasionalmente, sulla scena italiana. Eppure, ogni compiuta democrazia liberale sa che il conflitto politico e sociale, anche se aspro, non è una sciagura, non è una patologia da estirpare, ma, anzi, è il sintomo fisiologico di una vitalità civile che, alla fine, può volgere a beneficio di tutti anche le contraddizioni più radicali.
Sono ormai più di trent'anni che un filone oscuro e sanguinoso di segreti inconfessabili ed inconfessati, di terrorismi sedicenti rivoluzionari, di strategie occulte, di processi mai conclusi e di misteri mai svelati, di sospetti mai del tutto fugati, intorbida la vita politica e sociale dell'Italia lasciando sul terreno la sua scia atroce di vittime: appena ieri Tarantelli e D'Antona, oggi Biagi.
Tutte le forze politiche e sociali, partiti di governo e di opposizione, sindacati dei lavoratori ed associazioni civili hanno sempre opposto una concorde barriera all'irruzione del terrore e del suo disegno di distruzione delle istituzioni democratiche e dei diritti fondamentali di libertà.
Non dubito che sarà così anche adesso, ma quanta amarezza e quante vite generose dovremo ancora temere che siano brutalmente spezzate perché tutto questo abbia fine?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Mi unisco al cordoglio di tutti gli italiani, e mi permetto di fare due semplicissime considerazioni: la prima è che il prof. Marco Biagi aveva chiari e forti connotati di modernismo e di riformismo; la seconda è che in concreto, la risposta che possono e che devono dare le istituzioni, in un momento come questo, è di rilanciare la concertazione così com'era nel suo spirito originario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Presidente e colleghi, anch'io desidero, a nome del Gruppo e mio personale, esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia e a chi conosceva questo Professore, questo consulente delle istituzioni: il prof.
Biagi, che è stato barbaramente ucciso in un agguato che ha subito portato alla nostra memoria l'agguato D'Antona.
Subito le circostanze sono sembrate simili, sono sembrate fare riferimento ad uno stesso disegno. Sono passate solo poche ore da quando si è avuta la conferma di questo comune disegno: addirittura la firma, ha richiamato il Presidente, la stessa pistola, lo stesso strumento per offendere, ha colpito sia Biagi, sia D'Antona.
Allora, dobbiamo tenere presente questo fatto, che non può essere un fatto isolato. Occorre fare blocco, come istituzioni, contro una possibile ripresa.
Qualcuno commenta sui quotidiani di oggi che, in realtà, le BR sono solo andate un momento su un binario secondario, ma non sono mai morte. Non so se questo sia vero o meno, ce lo dirà la ricostruzione storica, ma bisogna che le istituzioni - questo è il nostro invito e il nostro appello sappiano fare blocco.
Per questo mi è spiaciuto che ieri, nella Conferenza dei Capigruppo non si sia valutata l'opportunità, che voglio qui rilanciare, di trovare un documento comune per esprimere la nostra contrarietà a questi fatti.
Se ho superato il tempo a mia disposizione mi scuso. Concludo riconfermando tutto il nostro cordoglio e la nostra disponibilità ad un documento comune.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente. Il mio intervento è, ovviamente, per conto del Gruppo della Margherita e per questo partito che si chiama Democrazia e Libertà.
Questa tragedia ha colpito - se mi consentite il termine - uno degli uomini migliori. La tragedia di Marco Biagi deve far riflettere. È stato colpito un uomo che, in questo momento particolare, aveva un rapporto con il Ministero del Lavoro: stava compiendo la sua attività di consulente. Un uomo che si è sempre distinto per la professionalità che ha contrassegnato la sua attività.
È stato consulente del centrosinistra, adesso era consulente del centrodestra, però sempre con la massima riservatezza e con l'obiettivo di portare, nel mondo del lavoro, un'innovazione per l'adeguamento all'Europa.
Siamo tutti sconvolti per questo tragico evento.
Concludo rivolgendo ai familiari e ai figli il mio più commosso cordoglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, mi associo alle espressioni di solidarietà umana e di rifiuto al terrorismo, che, sia nel dibattito parlamentare di ieri, sia già dai primi interventi di oggi, vengono manifestate.
Vorrei brevemente suggerire quali possono essere le risposte a questo fenomeno, al di là delle azioni dei Servizi di sicurezza e delle indagini che effettuerà la Magistratura.
Credo che la prima risposta contro il terrorismo sia dare continuità alla dialettica sociale e politica, anche decisa, anche ferma. Ritengo sia sbagliato qualsiasi tentativo di associare le lotte sociali e sindacali a qualche rapporto con il terrorismo.
L'art. 18 non genera terrorismo se è espressione di una lotta sincera a difesa dei diritti dei lavoratori.
Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è di evitare che questa tragedia e questa situazione facciano germogliare forme nuove di consociativismo ad ogni livello parlamentare e nelle varie assemblee elettive. Credo che il consociativismo sia un male endemico della nostra democrazia. Abbiamo avuto esperienze simili dalla formazione dello Stato unitario.
Credo che sia altrettanto importante evitare demonizzazioni e forme che, in qualche modo, non permettano il formarsi degli schieramenti politici sui contenuti, ma in base ad appelli generali e generici.
Credo che la dialettica politica forte sia l'elemento che possa mettere in difficoltà il terrorismo. Se questa può dispiegarsi, se la difesa dello Statuto dei lavoratori può avvenire in forme anche decise e forti, se l'azione di trasformazione dello Statuto dei lavoratori può avvenire in forme decise e forti, proprio questa dialettica forte rappresenta la barriera di difesa nei confronti del terrorismo. Questo scontro sociale e politico, anche su grandi valori, deve avvenire con la chiarezza e la distinzione degli schieramenti.
Sarebbe un regalo al terrorismo rispondere a questa tragedia con quote e dosi di consociativismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi associo alle parole di cordoglio, pronunciate a nome di tutti, dal Presidente del Consiglio.
Come Gruppo dei Comunisti Italiani voglio aggiungere alcune considerazioni.
Questo terzo assassinio politico ha potuto realizzarsi. Alle idee, in questo caso del prof. Biagi, si è risposto con le pallottole. È stata una violenza mirata e puntuale. E' stata una violenza che ha potuto realizzarsi per la terza volta.
Questo è un attacco alla democrazia. Dispiace che, a fronte di questo terzo attacco consecutivo, si sia anche dovuto assistere alla volgarità di una speculazione strumentale che anche questa mattina, sentendo la radio e i mezzi di informazione, viene riproposta tra scontro sociale e terrorismo, quasi che l'inasprirsi di un giusto scontro sociale debba proporre idee e prassi terroristiche.
Biagi era senza scorta. Colleghi, c'è del marcio al Viminale, perch non è possibile che un gruppo possa continuare ad agire negli stessi modi negli stessi tempi e con le stesse finalità così a lungo.
Auspico, come Gruppo, che il disegno di un certo potere e dei suoi servi di restringere gli spazi di democrazia, di far vedere lo scontro sociale come uno scontro disordinato e destabilizzante, sia sconfitto. Per fare questo noi dobbiamo continuare a procedere come se nulla fosse dal punto di vista del potere di intimidire, di dividere, di atomizzare questa società.
Abbiamo di fronte una grande giornata, quella di sabato prossimo, in cui le forze sociali si sono mobilitate per contrastare un progetto di governo: rafforzare questa giornata e riconfermare la forza e il valore delle lotte sociali è la migliore risposta agli atti terroristici. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. E' un evento drammatico, e il pensiero del mio Gruppo, già espresso dal Presidente Cota, va subito ai familiari e agli amici di Marco Biagi, ai quali rivolgiamo il nostro cordoglio e la nostra solidarietà.
Il Presidente Ghigo - oggi dispiace la sua assenza, ma credo sia motivata da ragioni istituzionali - ha invitato ad abbassare i toni e abbiamo ragione di credere che si riferisse ad alcune frasi pronunciate in questi giorni.
Occorre fermare i linguaggi funesti da guerra civile; il clima si è fatto esasperato, le parole spesso diventano pallottole e - ahimè! - in un recupero di linguaggi bellici, su Radio Padania in questi giorni un leader autorevole di quella formazione sulla questione dell'immigrazione ha detto: "Una bella cannonata, ci vuole: boom e affondarli tutti!".
Quindi, probabilmente l'appello del Presidente Ghigo era rivolto ad abbassare i toni. Ma c'è qualcuno - lo diceva già il Consigliere Chiezzi che è andato oltre e che ha voluto coniugare l'equazione "conflitto sociale e lotte sindacali per la difesa dei diritti = terrorismo".
Tuttavia, non sfuggirà a nessuno che il vile attentato di Bologna si colloca alla vigilia di una grande manifestazione sindacale, in un contesto di ripresa della partecipazione democratica e del protagonismo sociale dei lavoratori entro un quadro di lotte democratiche di massa. Bene ha fatto la CGIL a confermare la manifestazione di sabato.
Dice e scrive Curzi stamani nel suo editoriale su Liberazione: "Nessuno di quel milione di persone che si accingono a venire a Roma sabato 23 marzo nutre odio o desiderio di vendetta, nessuno di loro costituisce un'arma per togliere non già la vita, ma neppure la parola a chi è di diverso avviso.
Per ognuno di quel milione di persone il vile assassinio di Marco Biagi rappresenta una vergogna e un'offesa personale".
Allora, mi rivolgo di nuovo al Presidente Ghigo: sì, abbassiamo i toni ma manteniamo alto il confronto sui contenuti, perché della democrazia, che è un bene che ci ha lasciato in eredità la Resistenza, a nessuno è dato di abusarne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Signor Presidente e colleghi, pensiamo che il modo migliore per rendere omaggio alla memoria del prof. Biagi sia quello di continuare, ciascuno con le proprie idee, a fare il proprio mestiere e ad animare un dibattito essenziale per i destini del nostro Paese, proprio a partire da quei temi su cui spesso il prof. Biagi si era così tenacemente applicato.
Fra le tante sventure del nostro Paese vi è anche quella di avere un terrorismo "rivoluzionario", ma a servizio dello status quo. Questo terrorismo è una sventura per due diverse ragioni: la prima è ovviamente il pericolo a cui questo terrorismo espone tutti i riformatori e tutti coloro che vogliono mettere mano agli aspetti più iniqui del welfare italiano (si ricordava D'Antona, oggi Biagi); la seconda ragione è più indiretta, ma altrettanto grave: il pericolo che, a causa del rischio terroristico, si sospenda o che qualcuno chieda di sospendere e che altri accettino di sospendere lo scontro politico e sociale attorno ai termini della riforma civile, sociale ed economica, per ragioni di sicurezza ed in nome di una malintesa unità.
Il terrorismo è contro la democrazia e bisogna rispondervi, però, con la democrazia. Questo significa anche evitare la retorica dell'emergenza.
Al terrorismo bisogna rispondere con la fermezza, ma la fermezza è anche il rifiuto di annullare le profonde differenze che si profilano attorno ad alcuni temi e alla riforma dell'art. 18 innanzitutto.
Al terrorismo bisogna rispondere con una vera unità civile, ma questa unità è anche la garanzia del diritto di procedere, per chi vuole procedere, su una strada che non può essere sbarrata dagli attentati, dagli omicidi e dalla paura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, penso sia giusto oggi ritrovarci qui, come Consiglio regionale straordinario, per esprimere almeno l'umano cordoglio nei confronti di una famiglia che ha visto una vita spezzata ed esprimere il senso dell'umana solidarietà alla moglie e ai figli, quell'umana solidarietà che proprio il prof. Biagi - leggendo i giornali, perch personalmente non ho avuto la fortuna di conoscerlo - con la sua azione di supporto e di consulenza nei vari Governi, ha cercato di mettere in pratica.
Penso che la risposta di questo Consiglio regionale, che ci vede dire "no" tutti insieme al terrorismo, sia un atto dovuto e credo che, fra le parole che abbiamo sentito in questi giorni e che abbiamo letto sui giornali, quelle più giuste, in un momento come questo, siano in fondo quelle che ha pronunciato il Papa e che sono oggi riportate sui giornali quando auspica che si affermi nella nostra Nazione un clima d'intesa tra le parti sociali.
Penso che questa sia la sintesi che noi auspichiamo e che uniamo ovviamente al cordoglio e all'umana solidarietà che dobbiamo nei confronti di un uomo che ha dato la vita per questi valori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Siamo qui a commemorare, ma non solo. Siamo qui anche per deprecare. Un uomo giusto, un economista intelligente, che si è dedicato alle riforme sociali nel mondo dell'Università e del lavoro, è stato assassinato.
Questo atto gravissimo rivela la persistenza, attiva ed insidiosa, di un fenomeno terroristico che appare e scompare (e mi riferisco all'omicidio D'Antona) in un diabolico gioco. Questo è certamente un omicidio politico.
Questo omicidio nasce perché è stato dato spazio politico agli assassini lo spazio politico sorto dal deserto ideologico seguito dal crollo del muro di Berlino. Quella parte politica è oggettivamente sconfitta: si vergogna del proprio nome, che viene mantenuto da patetiche minoranze; scopre che la propria ideologia è sbagliata. La strategia muore, ma resta solo la tattica, una tattica sterile: servire per tradire il capitalismo, la tattica del tradimento. I nemici di classe non sono uomini.
Così trova giustificazione l'omicidio Biagi; uomo non di destra, che aveva avuto il coraggio di dire, sull'art. 18: "La CGIL mente, nessuno vuole la libertà di licenziare".
Ma questa menzogna, la libertà di licenziare, è stata detta e ripetuta al punto di eccitare gli animi e al punto di lasciare spazi alla logica che abbiamo conosciuto negli anni '70.
Troppi i messaggi di delegittimazione dell'avversario, sia in modo diretto che indiretto. Abbiamo sentito urlare che bisogna rimpossessarsi della giustizia, ma se questo viene urlato in un consesso di partito si ha la prova provata che la giustizia viene considerata cosa di partito.
Abbiamo sentito urlare che bisogna rimpossessarsi della scuola e delle questioni sociali, contro il Governo a qualsiasi costo. La lotta viene pateticamente idealizzata contro un fascismo ormai scomparso e viene indirizzata con le bugie.
Alla fine, ci troviamo con reazioni come queste.
Bisogna rifuggire eccessi di demagogia che alcune volte caratterizzano tutti noi. Dobbiamo fare attenzione a questi atteggiamenti, altrimenti le conseguenze sarebbero devastanti. Bisogna evitare sistematicamente la falsificazione dell'informazione; bisogna allontanare definitivamente la pur minima affinità o contiguità, anche solo ideologica, con quei bastardi e vigliacchi che hanno premuto il grilletto. Questi, senza ragione, hanno una stroncato una vita onesta.
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Provocatore e razzista! ROSSI Oreste (fuori microfono) La verità fa male!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

A nome di Alleanza Nazionale, la nostra umana e cristiana solidarietà alla famiglia Biagi.
Esprimiamo l'approvazione per il documento che lei, Presidente, ha letto e voglio solo ricordare che alla radicalità delle posizioni pu giovare, comunque, un linguaggio e una condotta moderata.
La grinta non è nelle esasperazioni verbali e comportamentali; la grinta si trova nella tenacia e nella fermezza con cui si perseguono gli scopi nell'interesse del popolo che rappresentiamo.
Il livore non giova mai, né a chi è portatore, né a chi è destinatario né a chi assiste alle manifestazioni livide.
Le riforme, come è stato scritto, sono ormai un dovere per tutti, più che una scelta. Alleanza Nazionale afferma che non ci si può far intimidire ed è necessario, quindi, portare avanti progettualità di riforme.
Chi ha ucciso ha voluto partecipare, in modo perverso, ad una disputa ponendosi però, nel contempo, fuori, facendo precipitare il confronto politico finora aspro, ma democratico.
Occorre andare avanti anche se questo momento rende tutto più piccolo di fronte a tanta tragedia.
Noi vediamo, per fortuna, ancora una forte e incolmabile distanza tra il confronto sindacale politico e il terrorismo. Riteniamo, quindi, che il terrorismo non fermerà il cambiamento, perciò fermezza, riforma e dialogo sociale saranno i pilastri su cui Alleanza Nazionale condurrà la propria battaglia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Purtroppo di cosa sia il linguaggio dell'odio e la cultura della violenza abbiamo avuto una prova pochi minuti fa in quest'aula con l'intervento del Consigliere Dutto. Mi dispiace, perché questa era un'occasione nella quale si poteva usare, tra di noi, un linguaggio e un tentativo di comprensione diverso. Siamo di fronte ad un fatto drammatico.
Non ripeterò quanto è già stato detto, le associazioni che tutti qui hanno fatto ad un lutto di una famiglia e di un Paese.
Voglio solo porre una domanda: perché l'azione, che in fondo è un'azione, per quanto tremenda e terribile, di un piccolo isolato gruppo che non può pensare di avere alcun ruolo nella vita politica italiana produce in noi tanta ansia che va al di là del dolore per una vita umana ma che riguarda anche la situazione generale? Perché tanta ansia? Credo che solo insieme possiamo tentare di rispondere a questa domanda se vogliamo affrontare questo problema. Naturalmente, non voglio ripetere quanto già detto, perché penso che ci sia un accordo fra di noi sul fatto che ci sia una dialettica di posizioni che deve andare avanti: guai se il terrorismo modificasse l'agenda o pensasse di imporre qualsiasi cambiamento! Ma perché questa ansia? Credo che ci sia una ragione di fondo. Oggi nella nostra vita politica e nella situazione istituzionale del Paese, c'è una gracilità, una fragilità: il fatto che ancora non abbiamo trovato un equilibrio tra una visione comune delle istituzioni e una dialettica politica, una logica dell'alternanza, la più netta e la più aspra.
Non basta evocare il timore del consociativismo; noi siamo una forza politica che dell'unità istituzionale contro il terrorismo ha fatto una questione di scelta e di principio. In questo quadro, però, si pone un problema, che è davanti alle istituzioni in una fase di passaggio indubbiamente molto difficile, ed è da qui che nasce quell'ansia e quella preoccupazione.
Dobbiamo cercare di rispondere sostenendo le nostre posizioni e facendo valere le nostre ragioni, ma anche ricercando, in un confronto politico e istituzionale, una risposta ad un problema che è ancora irrisolto e che riguarda il futuro della nostra democrazia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Forza Italia, il Gruppo consiliare e il partito si uniscono al cordoglio e alla solidarietà ai familiari del prof. Marco Biagi.
E' un inquietante ed efferato delitto che colpisce lo Stato, la democrazia, la libertà. E' un'azione dei terroristi delle Brigate Rosse che, a distanza di tre anni dal delitto D'Antona, colpisce un servitore dello Stato che credeva nel dialogo e nel confronto democratico per risolvere i problemi.
Il prof. Biagi era un servitore dello Stato apprezzato da tutti, ma, in vita, spesso criticato per la forza delle sue idee e per la sua modernità.
Ci sono state delle polemiche - come ricordato dal Consigliere Chiezzi sulle scorte, così come organizzazioni che, prima, hanno etichettato il Professore come servo della Confindustria, poi piangono e per primi organizzano manifestazioni: tutto quello che abbiamo vissuto in queste ore da una parte e dall'altra.
Basta, in questi momenti si deve reintrodurre il rispetto. Avremo tempo, nella sede del nostro Consiglio regionale, di confrontarci su questi temi.
Noi, politici e rappresentanti delle istituzioni, dobbiamo ritrovare il clima di civile confronto democratico.
Insieme, con fatti, comportamenti e idee, abbiamo il dovere di togliere ai terroristi ogni retroterra. I terroristi - sono d'accordo con il Consigliere Marcenaro - come appare dalle prime informazioni, sono pochi e con un clima di unità istituzionale, noi tutti cittadini abbiamo il dovere di fare attorno a loro terra bruciata. Le istituzioni hanno il dovere di smantellare il terrorismo prima che ci sia un'altra vittima, in quanto in dieci anni ne abbiamo avute tre. Lo Stato ne ha i mezzi e le capacità, come ci è stato dimostrato.



PRESIDENTE

Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti.
Invito i Consiglieri alla riunione del Comitato di solidarietà che si svolgerà in Sala A).
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 10.53)



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