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Dettaglio seduta n.197 del 19/03/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 15.45 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.15)



(La seduta ha inizio alle ore 16.15)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 10) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota e Rossi Giacomo.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento esame disegno di legge n. 181 (ex d.d.l. 423) "Cessione quota di partecipazione al Centro di eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 181. Ricordo che su tale provvedimento è già stata svolta, in precedenza, la relazione dal Consigliere Gallarini. Dichiaro quindi aperta la discussione. Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Vorrei qui ricordare che la Regione Piemonte, all'inizio degli anni '90, aveva fatto una scelta d'intervento qualificato, considerando questi tipi di centri di calcolo scientifico con i grandi computer, come un elemento importante per favorire i processi d'innovazione. Allora si dibatteva molto sul fatto che nelle Regioni e, in alcune realtà il possesso e la presenza di supercalcolatori, erano in qualche modo uno sportello che dava, sia al settore industriale che alla ricerca che all'Università, un elemento in più. Si era fatta questa scelta, presentandola, allora, come una delle componenti legate ad una politica per l'innovazione.
Ora l'evoluzione della tecnologia informatica ha cambiato certi scenari; oggi con gli accessi attraverso le telecomunicazioni, con Internet, le forme nuove e anche l'evoluzione nella potenza dei mezzi di calcolo degli elaboratori, lo scenario, dopo quasi 10 anni, si presenta in forme diverse.
Quindi, non discuto sul fatto che sia giusto assumere questa decisione e che la Giunta ci proponga questo disegno di legge; mi sarebbe piaciuto avere, da parte della Giunta Regionale, un intervento che qualificasse questa scelta, che la spiegasse, che dicesse in che contesto si colloca perché si costruisce qualcosa di diverso attraverso il CSI oppure se si tratta della semplice uscita da un'esperienza. In ogni caso, occorre motivarla anche nei confronti della comunità scientifica e del sistema economico.
Questa mattina, quando sono intervenuto sul provvedimento di cui era primo firmatario, il Consigliere Brigandì diceva che era per guadagnare tempo. Io non voglio assolutamente guadagnare tempo.
Spero che i colleghi non s'infastidiscano di questi miei numerosi interventi, però -pur con il massimo rispetto del Consigliere Gallarini che ritengo persona seria e capace - la relazione mi sembra, francamente breve, sintetica e telegrafica, mentre l'argomento meriterebbe collocazione in una dimensione più vasta.
In Commissione avevo ricordato alla Giunta la necessità di poter avere della documentazione. Si esce dal Centro di Calcolo scientifico e tecnologico: cosa significa anche per il centro stesso? Resta in una situazione carente? E' significativa la nostra uscita oppure è indifferente? In materia di calcolo scientifico e tecnologico - in allora si trattava della tecnologia dei grandi computer, oggi probabilmente vi è una configurazione diversa - sarebbe bello sentire dalla Giunta e dall'Assessore preposto all'innovazione qualche cosa in merito.
Da parte mia, non c'è alcun intento di ostilità verso il provvedimento vorrei solo, per me, ma anche per i colleghi e soprattutto per quelli più giovani, comprendere in quale contesto viene fatta questa scelta, con quali conseguenze e per quali altre scelte alternative.
La Giunta potrebbe dire: "Noi usciamo da questa struttura scientifica di calcolo per attestarci in un'altra dimensione", oppure qualcos'altro.
Però mi sembra che se, il dibattito non ha questo tipo di impostazione rimanga un po' monco ed anche un po' mortificante. Ma tutto è possibile.
Spero quindi che si accolga il mio intervento e la mia sollecitazione non come una forma di ostruzionismo o di disturbo di questo processo.
Spero invece di venire considerato semplicemente come un Consigliere che cerca di capire i processi che si stanno determinando in questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

In effetti, per onestà intellettuale e per correttezza, le cose dette dal Consigliere Tapparo corrispondono al vero.
In Commissione, non solo da parte del collega Tapparo, ma anche da parte di altri colleghi, prima di passare al voto si disse all'Assessore pro tempore: "E' necessario che, prima di andare in aula, ci sia la collocazione di questo tassello nell'ambito della cornice di un mosaico più complessivo". L'Assessore ovviamente assentì alla richiesta.
Successivamente alle dimissioni dell'Assessore Burzi quelle deleghe sono passate in parte in capo al Presidente e in parte in capo all'Assessore Pichetto. Credo che se la Giunta (nella persona dell'Assessore Pichetto, essendo l'unico, tra il Presidente e l'Assessore prima citati, ad essere presente in aula) ritenga opportuno un approfondimento, vista la disponibilità manifestata in Commissione.
Relativamente a questo provvedimento, il Consigliere Tapparo prima ha ricordato come in Commissione era stato promesso che, prima di affrontare la questione in aula, sarebbe stata fornita documentazione integrativa, in modo tale da collocare questo tassello in un mosaico più complessivo.
Ovviamente in allora le deleghe erano in capo all'Assessore Burzi, mentre adesso in parte sono in capo all'Assessore Pichetto e in parte al Presidente. In ogni caso - per quanto possano valere le mie parole come Presidente pro tempore della Commissione - ritengo che ci possa essere uno slittamento di qualche giorno per farsì che la documentazione promessa venga fornita ai membri della Prima Commissione. Dopodiché, per quanto vissuto in Commissione, credo che non sussistano problemi affinché il provvedimento venga approvato in tempi brevissimi nell'arco di una seduta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Stiamo discutendo di un provvedimento che, se non ricordo male (in tal caso chiedo venia ai colleghi) è all'esame di questo Consiglio regionale sin dalla passata legislatura. La Regione, nel 1989, aveva acquistato delle quote di partecipazione del Centro di Eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico (come ricordava poco fa il consigliere Tapparo), sulla base di un disegno volto a marcare la presenza dell'Ente Regione dentro una struttura con quelle finalità e caratteristiche.
Recentemente, la Regione Piemonte e il Comune di Torino (che continuano ad avere una partecipazione con una quota circa dell'11% all'interno del Centro) e la stessa Provincia di Torino (che invece non ha più alcuna partecipazione all'interno del Centro di Eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico), hanno deciso di cambiare la mission di questo Istituto, di questa società, privilegiando l'attività scientifica e di ricerca.
L'atto successivo è il provvedimento presentato, cioè cedere le quote al CSI, del quale, peraltro noi come Regione ne facciamo parte. Il punto da chiarire è esattamente questo: noi, in verità, ci stiamo defilando come Ente Regione in quanto Istituzione, ma seguitiamo a mantenere una partecipazione e un controllo di fatto sulla società.
Per quanto ci riguarda, quindi, non vi è alcuna obiezione di principio affinché venga approvato questo provvedimento, giacché - ripeto - non stiamo ridefinendo il ruolo della Regione, semplicemente ci disimpegniamo come Regione, essendo duplice la sua presenza nella società: una della Regione in quanto azionista e l'altra del CSI.
Credo che comunque una considerazione vada fatta. Pur non avendo nulla in contrario, per le ragioni già prima ricordate, a che venga approvato questo provvedimento, rimane l'esigenza di dare seguito alla discussione avviata in Commissione, sulla base di un'informazione dell'Assessore Burzi relativa alle linee guida di una politica volta a riorganizzare la partecipazione della Regione all'interno delle partecipate.
Sia chiaro che non intendo far dipendere da una discussione sulle linee strategiche un provvedimento privo di queste caratteristiche. Il problema posto dal Consigliere Tapparo, però, esiste: conoscere quali sono le linee sulla base delle quali la Regione ritiene di ripensare, riorganizzare ridefinire la propria presenza all'interno delle partecipate regionali.
Fermo restando che il nostro Gruppo voterà a favore di questo provvedimento, per le ragioni prima ricordate, vorrei porre questa questione all'Assessore Pichetto. Non posso far carico l'Assessore del fatto che non sia stata affrontata la questione, da un punto di vista della cornice legislativa, perché in allora non era Assessore, però onori e oneri: oggi segnalo questa questione al Presidente della Giunta, perch abbiamo discusso in Commissione, sulla base di documenti presentati dall'Assessore, di una traccia degli orientamenti della Giunta su questa questione. Ricordo che quando cominciammo le audizioni delle partecipate in Commissione, tutti insistemmo sull'esigenza di avere una cornice legislativa dentro la quale collocare i nostri ragionamenti.
Oggi corriamo il rischio di continuare a procedere - e questo è un rischio che pur vedendolo non mi spinge a votare contro al provvedimento ma lo segnalo perché non si potrà continuare in questo modo - in "spizzichi e bocconi", sulla base di provvedimenti che hanno, sì, una loro giustificazione (perché è difficile contestare il fatto che la Regione si disimpegni dal Centro di calcolo vendendo le quote al CSI dove noi siamo presenti come Ente Regione), ma tuttavia è giusto, e richiede un minimo di programmazione nella visione della politica delle partecipate della Regione, pretendere che vi sia una discussione complessiva. Mi permetto di sollecitare e di chiedere (tanto più che adesso è cambiata la responsabilità dell'Assessore) quali sono gli orientamenti della politica regionale in questo settore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Le deleghe sulle partecipazioni hanno avuto una sorte molto avventurosa in questo inizio di legislatura. Sono finite progressivamente in capo a quattro Assessori diversi: sono partite con un oratore, sono transitate all'Assessore Pichetto, sono giunte all'Assessore Burzi e poi sono tornate al Presidente dopo le dimissioni dell'Assessore Burzi.
Tutto quello precedentemente sostenuto dai miei colleghi indubbiamente vero. Solamente verso la fine della gestione Burzi sembrava emergere un disegno strategico di riassetto delle partecipazioni con una serie di atti secondo me abbastanza promettenti, presentati in Commissione Bilancio.
Non c'é dubbio, però, che tutto questo continui a mancare e che la Giunta sembra continui ad emergere indirettamente da alcuni provvedimenti anziché precedere, come discussione strategica, con i provvedimenti che di volta in volta andiamo ad adottare.
Ciononostante, ritengo che all'ordine del giorno della seduta di oggi ci siano tre provvedimenti non tutti sostanzialmente condivisibili nel merito, ma tutti e tre inseriti in quella chiamiamola eufemisticamente "linea di orientamento" delle politiche sulle partecipazioni, che tendono da una parte, a ridurre il peso diretto della Regione nella gestione delle partecipazioni, e, dall'altra parte, ad evitare che le partecipazioni dirette della Regione diventino un vincolo di natura politica anziché uno stimolo di natura economica nei confronti delle società che vengono partecipate.
Questo è un classico disegno di legge sulla partecipazione, e non sulla società partecipata, nel senso che non c'é dubbio che questo rientri nella riorganizzazione del sistema delle partecipazioni e non nell'attività che la Regione svolge, come attività di promozione e di controllo, sulle società a cui partecipa direttamente o attraverso proprie partecipate.
Essendo la quota di partecipazione sostanzialmente irrisoria, e non mutando il quadro di questo provvedimento - la capacità di controllo che la Regione continua ad esercitare è assicurata dal fatto che la partecipazione è ceduta al CSI, cioè ulteriormente ad una partecipata della Regione - non riterrei utile un approfondimento sull'attività del Centro di eccellenza perché non si tratta in questa sede, su questo provvedimento, di definire le strategie rispetto a questa società a cui si partecipa, ma semplicemente di risistemare e razionalizzare in maniera coerente il sistema delle partecipazioni.
Visto che, ripeto e concludo, andiamo ad affrontare tre provvedimenti che riguardano non le società partecipate ma le partecipazioni regionali che sono evidentemente una cosa diversa, ritengo che su questo obiettivamente, si possa procedere.
Sono quote del valore nominale di dieci milioni. Non è niente di fantasmagorico.
Questo non toglie nulla alle considerazioni che altri colleghi hanno fatto, ma, rispetto ad un piano di riflessione, è sicuramente più vasto e non si può limitare alla discussione di un provvedimento di questa natura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il mio intervento di carattere generale, come quello dei colleghi che mi hanno preceduto, sarebbe rispettoso avvenisse in presenza del diretto responsabile politico di tali questioni, che è il Presidente Ghigo, il quale, tanto per cambiare, è assente.
Chiederei, proprio per rispetto alla funzione, di sospendere cinque minuti il Consiglio, in attesa che il Presidente Ghigo possa essere tra noi, in modo che senta direttamente - si sa che le cose riportate hanno sempre un altro profumo - le ragioni dell'intervento del sottoscritto visto che già ha dovuto purtroppo perdere l'audizione delle ragioni degli altri colleghi.
Io non sono disponibile a compiere questo atto di non considerazione dell'importanza della presenza del Presidente Ghigo. Per me è importante che sia presente, perché, come dice il collega Palma, dopo avere fatto "roteare" queste deleghe un po' qui e un po' là, adesso che le ha saldamente in pugno, ne risponda.
Se concede dieci minuti di sospensione io la ringrazio.



PRESIDENTE

Colleghi, vi posso dire che il Presidente Ghigo, dai cenni che mi fanno, è già qui. Credo non sia necessario sospendere. Pertanto continuerei sul dibattito generale.
Presidente Chiezzi, se mi permette, le ridarei la parola sul dibattito generale, visto che ne abbiamo l'opportunità, essendoci il Presidente. Lei potrà svolgere il suo intervento, così per gli altri colleghi Consiglieri visto che è stato richiamato da più parti.
Se vuole intervenire, il Presidente Ghigo è in arrivo. Quindi, non intendo sospendere il Consiglio come richiesto. Intanto c'è il Vicepresidente Casoni in rappresentanza della Giunta, credo che abbia la stessa valenza, pur non avendo delega, ma rappresentando lui il Governo regionale. Credo che possiamo continuare con altri interventi sempre sul dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Per aiutarla a togliersi d'impaccio, chiederei cinque minuti di sospensione al fine di consultarmi col centrosinistra più Rifondazione sul da farsi.



PRESIDENTE

Accolgo la sua richiesta, pertanto sono accordati cinque minuti di sospensione.



(La seduta, sospesa alle ore 16.38 riprende alle ore 16.43)



PRESIDENTE

Possiamo riprendere il dibattito generale sul provvedimento n. 181. Si sono già svolti alcuni interventi da parte dei Consiglieri Tapparo Gallarini, Ronzani e Palma.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente Ghigo, noi siamo sempre qui ad aspettarla e quando lei viene, siamo contenti di averla tra noi. In particolare, lo siamo su un provvedimento...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

L'importate è che lei si auguri che io rimanga fra voi!



CHIEZZI Giuseppe

Mi auguro che lei rimanga a lungo oggi in aula, perché quando viene dopo cinque minuti si alza e scompare. Mi auguro che rimanga a lungo su quella poltrona oggi! Siamo felici perché questo disegno di legge e i due successivi sono competenze che lei ha trattenuto per sé dopo avere "ruotato" queste competenze, quasi come David faceva ruotare la pietra nella sua fionda, di qua e di là, ora lei le tiene in pugno. E siamo interessati, come hanno detto prima altri colleghi, che mi spiace veramente lei non abbia sentito di cui non potrà che, in questo momento, sentire dei riassunti successivamente anche leggere il testo originale, ma insieme ad altri colleghi io voglio segnalarle due questioni.
La prima questione è che questi tre provvedimenti dovrebbero essere inseriti in una strategia della Regione Piemonte per quanto riguarda le partecipate. Il collega ha sottolineato in particolare questo elemento: stiamo parlando di politica delle partecipate.
Vorremmo avere una linea di indirizzo strategico in questo senso.
Il secondo problema è puntuale, ed è stato sollevato soprattutto dai Consiglieri Tapparo e Ronzani. Capire, perché non c'è una preostilità su questo disegno di legge, cosa sia cambiato rispetto al 1989 quando sappiamo vi era un'altra situazione politica, economica e sociale. Quando gli enti pubblici, la Regione Piemonte, intendevano attuare interventi massicci, in vari settori di interesse comune. Erano anni in cui si acquistavano immobili, si acquistavano castelli e si immettevano risorse per costituire società di scopo, come questa, mirate ad inserire la Regione Piemonte - a pieno titolo, in questo caso - all'interno del nuovo sistema di elaborazione dei dati che, allora vedeva nel grande cervellone super calcolo, uno degli elementi per i quali valeva la pena che l'Ente pubblico spendesse risorse. Così facendo, si inseriva nella comunità regionale un elemento di innovazione forte, che avrebbe riprodotto numerosi benefici in molte direzioni. Questo era il senso della politica di allora.
Si ricordi, Presidente, che era una politica non casuale, ma sempre inserita in un progetto, in un programma, che era riassunto all'interno del Programma Regionale di Sviluppo, che era il fuoco di ogni iniziativa. Era il luogo in cui chi governava indicava le proprie strategie, i propri progetti, le risorse e i risultati attesi. E' inutile ricordare al Presidente che la situazione è parecchio diversa anche da questo punto di vista, in quanto, da quando lei governa, la Regione Piemonte non ha avuto la fortuna di essere dotata di un Programma Regionale di Sviluppo. Questo non può avvenire oggi pomeriggio.
Certo, siamo in una situazione diversa e, tra le diversità di cui la Regione Piemonte è direttamente responsabile, vi è quella che, ahimè comunque vada, qualunque informazione ci dia il Presidente oggi, noi siamo privi di un Programma Regionale di Sviluppo.
Tuttavia, ciò non ci esime dal richiedere al Presidente, comunque, di fare il punto anche sulla specifica situazione dei centri di calcolo e del perché noi usciamo da questo centro di eccellenza. Una informazione su cosa sia oggi questo centro di eccellenza, quindi, quali potenzialità abbia, di quali strutture sia dotato, quale avvenire sia individuato per questo centro di eccellenza. Spiegare i motivi per cui si esce, che possono essere di varia natura: si esce perché non interessa più, oppure perché interessa moltissimo, ma la struttura di governo di un centro di eccellenza, non richiede più la presenza della Regione Piemonte.
Ultima cosa. Noi cediamo al valore nominale di 10 milioni: ci dica anche qualcosa su questo, Presidente. Se la cifra è congruente con il valore effettivo che una quota nominale di 10 milioni, allora sottoscritta ancora oggi ha un senso; se invece oggi il centro di eccellenza per strutture e capacità, sul mercato dei centri di calcolo ha assunto un valore non nominale; ma di fatto, di mercato diverso, noi vorremo sapere perché si cede a 10 milioni.
Nell'ipotesi in cui il valore nominale sia molto sottostimato di fronte al valore reale di mercato, non vogliamo dire, pregiudizialmente, siamo contrari a fare un regalo al CSI, possiamo anche essere d'accordo, ma dobbiamo saperlo.
Se mette un po' a fuoco, Presidente, anche la congruità della cessione a 10 milioni, di questa partecipazione al centro di eccellenza.



PRESIDENTE

Se non vi sono ulteriori interventi in merito al dibattito generale possiamo passare alla replica della Giunta.
La parola al Presidente della Giunta, On. Enzo Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Chiezzi ha fatto riferimento al disegno di legge n. 181.
Mentre ci sono, farei due brevi accenni anche agli altri due argomenti, se l'aula me lo permette, ovvero il disegno di legge n. 334 e la proposta di deliberazione n. 222, perché, in un certo senso, anche se l'intervento del Consigliere Chiezzi è specificatamente orientato ad avere delucidazioni sul perché sia prevista questa cessione del Centro di supercalcolo, questi provvedimenti rientrano, nel loro insieme, in un progetto di riorganizzazione e di razionalizzazione delle partecipate.
Su questo specifico argomento, al di là dell'aver "roteato" per tutti questi sette anni la delega delle partecipate, come il Consigliere Chiezzi ricordava, c'é stato un periodo - quello di inizio legislatura passata - in cui mi sono specificatamente interessato alla questione del Centro supercalcolo, perché in quel momento era un tema particolarmente caldo, in quanto, appena insediato, fui coinvolto su questa problematica.
Era una problematica relativa ad una perdita di questa società, della quale la Regione Piemonte era socia (se ricordo bene, nel Centro di supercalcolo c'erano l'Università, il Comune, la FIAT, l'Unione Industriale e altri privati).
Questa iniziativa, a suo tempo, venne intrapresa per dotare la nostra città e la nostra Regione di un supercalcolatore, diciamo così.
Mi venne spiegato, in seguito, che tale iniziativa, giudicata molto innovativa nel momento in cui fu assunta, risultò poi essere, in un certo senso, come a volte avviene in settori di grande espansione tecnologica, un po' sovradimensionata e po' slegata dal reale bisogno che la società piemontese poteva esprimere.
Vi è da dire, inoltre, che a suo tempo mi venne rappresentata insufficiente risposta da parte dei soggetti privati che avevano dato un avallo a questa iniziativa, i quali, in realtà, nel momento in cui si realizzò questo Centro di supercalcolo, acquistarono i servizi che questo Centro di supercalciolo doveva fornire da altri soggetti che nel frattempo sul mercato si erano via via presentati.
In buona sostanza, questa iniziativa non aveva sostenibilità economica. Era una di quelle società che nell'Amministrazione Pubblica forse molto nel passato, oggi meno (ma non è un giudizio, è solo una constatazione), trovava, in certo senso, l'obiettivo di fare da start-up in un sistema e in un settore che la Regione riteneva necessario sviluppare dal punto di vista politico, ma che poi, in realtà, non riuscivano, dal punto di vista economico, a rimanere sul mercato. Tanto è vero che, a fronte di un certo numero di anni di passività che questo Centro di supercalcolo ormai produceva - io non ho memoria storica, ma il Consigliere Chiezzi probabilmente se lo ricorderà - immagino che fossero stati necessari degli aumenti di capitale nel corso degli anni per ripianare i debiti che tale società andava realizzando, anzi, più che debiti, i mancati introiti e i mancati profitti. Si era verificata la situazione in cui questo Centro, che rappresentava un impegno di capitale non indifferente non riusciva a vendere il prodotto sul mercato: non c'era domanda.
A suo tempo si cercò di trovare una via d'uscita plausibile. Adesso lei mi ha fatto venire in mente tutta la storia che non avevo neanche raccontato all'Assessore Picchetto, il quale mi delucidava su questo provvedimento.
Si decise, insieme all'Università, al Comune, alla Provincia all'Unione Industriale e forse anche alla Camera di Commercio, cioè gli Enti di Governo ma anche le Autonomie funzionali, di trovare una soluzione per chiudere questo Centro, in modo che la passività che ogni anno veniva ad essere esercitata non dovesse più essere ripianata con aumenti di capitale. Il soggetto che a noi sembrò più idoneo ad assorbire il Centro fu il CSI, tant'è vero che facemmo una cessione al Centro di supercalcolo.
La cessione avvenne per la cifra simbolica di 10 milioni. In realtà quando si cede un'attività in perdita è già tanto che chi riceve questa cessione accetti di attribuirle un simile valore simbolico: se si cede un'attività in perdita, è probabile che l'acquirente chieda che si paghino almeno le perdite.
In buona sostanza, credo che il provvedimento chiuda un ciclo molto lungo e sani una situazione che, dal punto di vista delle scelte politiche è stata già sanata parecchi anni fa, tant'è vero che - onestamente - devo dire che del Centro di supercalcolo non avevo più sentito parlare: nel '96 '97, la questione fu chiusa con l'assorbimento da parte del CSI dell'attività stessa. La conclusione che non si può non trarre, a futura memoria per le conclusioni che eventualmente si potranno trarre o le decisioni che si dovranno assumere per altri settori, è che, in un settore a forte sviluppo tecnologico, forti investimenti da parte di un ente pubblico sono piuttosto rischiosi. Lo sviluppo tecnologico, visti i tempi del "pubblico", rischia di mettere fuori mercato il pubblico stesso.
Infatti, pur essendo stati sollecitati per altre realtà di questo genere siamo stati molto più cauti per evitare di trovarci in questa situazione.
Spero di averle rappresentato quello che richiedeva. Non so se lei volesse un'ammissione o una semplice ricostruzione dei fatti, ma è indubbio che quell'iniziativa fu a suo tempo encomiabile dal punto di vista della scelta politica, per poi non risultare molto positiva. Non voglio, dicendo questo, identificare responsabilità o colpe da parte di nessuno, ma sta di fatto che si dovette poi chiedere al CSI di assorbire il Centro per ridurne al limite minimo le perdite.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato. Vi è un emendamento; io non lo considererei tale, ma in fase di votazione sull'art. 1 lo diamo per approvato.
L'emendamento recita: "all'art. 1, comma 1, l'importo di 10 milioni è convertito in Euro 5.165". Specifica solo che dai milioni di lire si passa in euro. Quindi, votando l'art. 1, lo diamo per acquisito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Solo un breve accenno, perché penso che altri colleghi sono più capaci di me a trattare questi argomenti. Dalla relazione del Presidente Ghigo ho capito che quest'iniziativa non ha avuto dei ritorni economici per vari motivi, soprattutto per mancata risposta del mercato. E va bene. Però il Presidente Ghigo non ha detto nulla sulla decisione di scaricare al CSI questa patata bollente. Ci spieghi, Presidente Ghigo, non solo le ragioni per le quali ci disfiamo di una partecipazione che ha solo avuto costi, ma anche delle ragioni per cui questa partecipazione la scarichiamo al CSI che è un ente al quale la Regione non è del tutto estranea. Ci vuole fare capire il dopodomani? Diamo un bidone al CSI? E perché? Oppure non è un bidone, ma, stando a quello che lei ha detto, è un'iniziativa economicamente fallita, non ne vogliamo più sapere, non vogliamo ripianare e, alla fine, abbiamo trovato il soggetto cui lasciare il cerino acceso. Ci parli di questo cerino. Rimarrà acceso, avrà una nuova vita, il CSI dovrà liquidare tutto? Ci dica qualcosa, perché non sono nemmeno d'accordo a dire: "Ci salviamo noi, ci danno 10 milioni, dovrebbero chiederci dei soldi per tenere queste partecipazioni". Non mi basta, siamo arrivati ad un punto. Perché vendiamo al CSI, poiché vendiamo una partecipazione che ha più oneri che onori? Quindi, chiederei se potesse illustrare il tragitto successivo, anche perché la politica del CSI dipende sempre da noi, in buona parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Questo è un classico provvedimento non solo finanziario, ma permette anche, nel gergo della VII Commissione, di capire qual è la politica dell'innovazione di questo governo regionale e quali sono le sue strategie.
Certo mancano dei pezzi d'insieme che possono essere utili, e il nostro Statuto lo indica quando parla di Piano regionale di sviluppo, ma potrebbe in parte essere sostituito dal Documento di programmazione economico finanziaria, per spiegarci dove si sta andando.
Volevo dire al Presidente Ghigo che non è che dovevamo avere un ritorno di questo investimento in termini economici, ma l'iniziativa rappresentava in qualche modo, un impegno a favore dell'innovazione, il cui valore consiste nel generare nella società sviluppo ed avanzamento tecnologico.
Avevo già detto in precedenza che l'intuizione dell'impegno nel grande calcolatore - giusto o sbagliato che fosse allora - era determinata dal fatto che, in alcune realtà come Roma, Bologna e Milano in particolare, la presenza di supercalcolatori aveva favorito quelle realtà sia nel calcolo economico sia nel calcolo scientifico sia nel calcolo di progettazione economica. Ed erano stati non solo gli imprenditori, ma la comunità scientifica piemontese a sollecitare di poter installare uno di questi grandi computer. Tra l'altro, sarebbe interessante conoscere che tipo di hardware e di software c'è ancora in quella struttura. C'è ancora una macchina, c'è qualcosa? Che cos'é quello? E' un contenitore vuoto che utilizza delle ore-macchina di qualche altro grande calcolatore installato da qualche altra parte? Quando prendiamo queste decisioni, non abbiamo molti spazi come opposizione, ma sarebbe bello almeno poter essere informati. Inoltre questa è una scelta legittima da parte del governo regionale: stare dentro questa struttura - ora questa forse è inagibile - ma perché si vuole avere una presenza del governo regionale in una serie di partecipazioni per dare degli orientamenti. Nel momento in cui si fa la scelta diversa, cioè di dare ad un ente strumentale - tra l'altro con carattere consortile, quindi con copartecipazione - come il CSI, qual è la missione che affidiamo al CSI in quella situazione? Il ragionamento che tento di fare, Presidente Ghigo, vale anche per altre partecipazioni che ora affrontiamo. Rispetto alla Socotras forse la Regione ha esaurito il suo ciclo. Sono molto scettico a delegare, sempre alla Finpiemonte, tutta una serie di funzioni, quando ha ancora una rilevanza politica oltre che tecnica. In questo caso non mi è chiaro se la presenza del governo regionale, all'interno di questa struttura, è preferibile a quella del CSI, perché non è stata chiarita la missione data al CSI, che non può essere semplice funzione tecnica ("... è una questione di informazione e allora se ne occupa il CSI"). Mi manca una parte in questo ragionamento, perché è stato solo fugacemente detto durante il suo intervento di insediamento al Consiglio regionale quando ha parlato dell'innovazione e delle prospettive, ma in questo campo però (tra l'altro c'è anche un Assessore alla New Economy) sarebbe meglio avere un documento di scenario in cui spiegate dove volete andare, quali sono le vostre priorità e le vostre scelte.
Questa occasione è stata colta, da noi dell'opposizione, proprio per evidenziare questa lacuna e per approfittare di questa discussione per darle opportunità di esprimersi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani per dichiarazioni di voto; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Innanzitutto confermo, da parte del nostro Gruppo, il nostro voto favorevole su questo provvedimento per tre ragioni. Primo, perch condividiamo la decisione, assunta dal Comune di Torino, dalla Provincia e dalla Regione, di cambiare la mission del Centro di calcolo, anche se ritengo - e su questo ha ragione ha il collega Chiezzi - che sarebbe giusto che la discussione approfondisse di più le strategie che noi pensiamo debba avere la nuova società. Tuttavia condividiamo l'idea che ciò che era nato per fare una certa attività, si trasformi e faccia un altro tipo di attività.
La seconda ragione è perché è un intervento di mera razionalizzazione della presenza della Regione: fino a ieri presente nella società denominata "Centro di calcolo" attraverso una propria partecipazione diretta alla società, da domani presente nella società attraverso il CSI, nel quale sono presenti, come i colleghi sanno, Regione, Provincia e Comune di Torino.
Tutto ciò dà la misura del fatto che si tratta di un intervento di razionalizzazione.
La Terza ragione è perché, ferma restando l'esigenza che hanno posto i colleghi Tapparo e Chiezzi, di una discussione che non vi è stata, neppure da parte del Presidente Ghigo (che ci ha parlato del Centro di calcolo senza chiarire, peraltro, il fatto che siamo di fronte ad un passaggio di finalità e dismissione di questa società), ferma restando l'esigenza di fare il punto sulla politica delle partecipate da parte della Regione questo provvedimento stabilisce quali presenze consideriamo strategiche come Regione e sulla base di quale valutazione le consideriamo tali e quali dismissioni consideriamo necessarie, una volta stabilite non più strategiche certe presenze. Stabilito quale intervento è strategico e quale non lo è, possiamo pensare di riorganizzare la presenza e la politica della Regione nelle partecipate, sulla base di un disegno e di una coerenza tra questa presenza della Regione nelle società partecipate e le politiche di sviluppo della nostra Regione.
Deve essere chiaro che non possiamo, in futuro - e su questo punto vorrei essere chiaro, colleghi della maggioranza e Presidente Ghigo pensare di continuare ad affrontare queste questioni con provvedimenti tampone e isolati. Si deve aprire, invece, una discussione di cornice per capire dove si collocano questi provvedimenti. Votiamo, quindi, questo provvedimento perché, pur limitandosi ad un intervento di razionalizzazione della presenza della Regione, compie e configura un'operazione che condividiamo.



PRESIDENTE

Non registrando altri interventi o dichiarazioni di voto, procediamo con la votazione dell'articolo 1, precisando che all'articolo 1, al comma 1, l'importo di 10 milioni è convertito in euro 5165.
Indico la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1 Il Consiglio approva.
ART. 2 2.1) Emendamento sostitutivo presentato dalla Giunta Regionale: L'art. 2 è sostituito dal presente: "Le somme ricavate dall'operazione di cessione sono iscritte nel bilancio regionale per l'anno finanziario 2002 nello stato di previsione dell'entrata, l'UPB 0902 (bilanci e finanze) e ad integrazione dell'UPB 09012 (bilanci e finanze) per la spesa".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'emendamento 2.1), interamente sostitutivo dell'art. 2.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano per dichiarazione di voto sull'intero testo di legge; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Volevo richiamare l'attenzione del Presidente Ghigo per dichiarare, a nome del Gruppo Radicale, il nostro voto favorevole su questo disegno di legge, ma anche per sottolineare le motivazioni con le quali ha argomentato l'urgenza e la necessità di passare al voto favorevole di questa legge.
Le motivazioni che ha fornito all'aula sono le stesse per le quali saremmo favorevoli ad un suo intervento rispetto al CSI.
Lei, più volte ha avuto, anche in campagna elettorale - non so se il coraggio o la sfrontatezza - l'occasione di dichiarare quanto il CSI si configuri come un grosso carrozzone. Proprio in un ambito come questo, di innovazione tecnologica e di New Economy, dove la concorrenza privata potrebbe favorire interventi più economici, più mirati e più attenti all'evoluzione del mercato, ci troviamo ad avere un carrozzone pubblico che ci portiamo dietro come una zavorra al piede.
Con le stesse motivazioni con cui il Presidente Ghigo in quest'aula ha argomentato, giustamente, sul perché bisogna votare a favore questo piccolo provvedimento, noi oggi votiamo favorevolmente, in attesa di poter votare favorevolmente un provvedimento più importante che riguarda il CSI, a cui affidiamo il Centro di Eccellenza per il calcolo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 41 hanno votato SI' 37 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 222 "Permuta del pacchetto azionario regionale in So.Co.Tras. S.p.A. con azioni della società S.I.To S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 222, di cui al punto 13) all'o.d.g.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: Al secondo punto del dispositivo dopo le parole: "Regione - Finpiemonte s.p.a.", aggiungere le parole: "con la conseguente attribuzione della intera partecipazione della Regione in S.I.To a Finpiemonte".
La parola al Consigliere Palma per l'illustrazione dell'emendamento.



PALMA Carmelo

Approfittando anch'io della presenza del Presidente Ghigo come Assessore pro tempore a questa materia, vorrei motivare la ragione che ci ha portato alla presentazione di un emendamento. Un emendamento che, dal punto di vista formale, modifica assai poco il testo della deliberazione ma, dal punto di vista normativo, tende a portare ad effetto gli obiettivi che la deliberazione dichiara di avere nella propria narrativa.
Questo è un provvedimento, che non incide sull'attività della società partecipata, ma incide sul groviglio dell'insieme delle partecipazioni regionali dirette ed indirette, con l'obiettivo, esplicitato al secondo punto del dispositivo, di eliminare il fenomeno della partecipazione congiunta - Regione Finpiemonte - non solo rispetto a S.I.to, ma rispetto al complesso delle società partecipate.
Questo obiettivo viene perseguito attraverso una misura che può essere necessaria nel passaggio, ma non sufficiente, che è quella della permuta del pacchetto azionario detenuto direttamente dalla Regione in So.Co.Tras attraverso azioni per un pari importo di S.I.To. Se l'obiettivo non è quello di risolvere il problema delle partecipazioni dirette ed indirette della Regione in S.I.To - la Regione come azionista, la Regione come azionista di So.Co.Tras, azionista di S.I.To - ma è quello di eliminare la partecipazione congiunta delle azioni regionali da una parte e quelle di Finpiemonte dall'altra, è chiaro che questa permuta deve conseguire un atto di cessione a Finpiemonte delle quote di partecipazione regionali in S.I.To che, a quel punto, dovrebbero essere fornite a Finpiemonte per consentire di sbrogliare definitivamente questa materia. La situazione è quanto mai complessa. Su S.I.To si partecipa direttamente con So.Co.Tras che ha come unica finalità aziendale quella di partecipare in S.I.To e si partecipa indirettamente, attraverso Finpiemonte, che partecipa in S.I.To. Non è possibile risolvere questo groviglio, risolvendo solo il problema: Regione So.Co.Tras.
Questo groviglio può essere risolto attraverso la permuta azionaria che deve essere completato, lo accennavo questa mattina informalmente all'Assessore Picchetto, con la conseguente attribuzione - da ragionare se conferimento o cessione - delle partecipazioni della Regione a Finpiemonte.
Se non si fa questo passaggio, il problema della partecipazione congiunta Regione-Finpiemonte in S.I.To, rimane sostanzialmente inalterato.
Per il resto, nella filosofia generale del provvedimento, mi pare che si proceda sulla linea che già prima dicevo essere promettente: in attesa di capire che cosa si intende fare, sul piano strategico, delle partecipazioni societarie, razionalizzare le partecipazioni esistenti prima di una eventuale riforma.
Per un discorso più generale, mi riservo di intervenire sul provvedimento successivo. Un provvedimento di sistema, che non interviene su singole partecipate o su singole partecipazioni. Un provvedimento di cessione delle partecipazioni non di controllo, che può, in una qualche misura, anticipare una riflessione più vasta che su questo tema il Consiglio Regionale dovrà assumere.
Chiedo al Presidente e Assessore Ghigo di pronunciarsi soprattutto su questo emendamento e di riferire se, anche lui, non ritenga che per completare, nella strumentazione, gli obiettivi di questa deliberazione non si debba procedere non solo alla permuta azionaria, ma anche alla cessione conferimento a Finpiemonte del pacchetto azionario S.I.To di cui la Regione Piemonte entrerà in possesso attraverso la permuta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi che interviene sulla deliberazione, dando per scontato l'emendamento del Consigliere Palma.



MORICONI Enrico

Mi sono accorto solo adesso di un vizio di forma di questa deliberazione. Come ricorderete, in Commissione Regolamento abbiamo avuto una grossa discussione. Nel parere che è stato portato al voto, c'era scritto alla fine che si doveva evitare di proporre degli emendamenti che andassero oltre il testo contenuto nel titolo della deliberazione. La proposta di deliberazione recita: "permuta del pacchetto azionario regionale in So.Co, Tras spa. con azioni della società S.I.To spa".
Rilevo che gli ultimi due punti della deliberazione non riguardano assolutamente la So.Co.Tras e la S.I.To, infatti gli ultimi due punti recitano: "Individuare quale obiettivo irrinunciabile di razionalizzazione del sistema delle partecipazioni societarie regionali ... l'eliminazione del fenomeno della partecipazione congiunta Regione Finpiemonte ... ecc".
Ancora, l'ultimo punto, che non ha nessuna attinenza con il portato del titolo. recita: "Dare mandato alla Giunta Regionale di predisporre una proposta organica di interventi, volti a semplificare l'azionariato regionale". Personalmente non è una terminologia che mi da particolarmente fastidio, però, rispetto a cose sostenute altrove, questa definizione non rientra nella permuta del pacchetto regionale della So.Co.Tras e della S.I.To spa.
Mi sembra che l'ultimo punto della deliberazione, vada ben oltre l'oggetto indicato nel titolo. Si parla di proposta organica e di interventi volti che non possono essere riassunti, si parla di una molteplicità di interventi, ma non di un intervento unico, come invece presuppone il titolo della deliberazione.



PRESIDENTE

Da quanto mi risulta, la Commissione Regolamento non ha deciso in materia di contenuti. Non posso non ritenere ammissibile questo emendamento, così come formulato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi, ne ha facoltà



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento ha lo stesso vizio della deliberazione. La deliberazione ha per oggetto "permuta del pacchetto": questo è l'oggetto della deliberazione, la deliberazione deve essere congruente con l'oggetto. La deliberazione deve semplicemente finire dopo il primo punto: delibera di autorizzare la permuta. Non può anche deliberare di razionalizzare un sistema, questo è oggetto di un'altra deliberazione. Ogni delibera ha un oggetto e non può deliberare fuori dall'oggetto.
Così come il Consigliere Moriconi, sostengo che i due punti sono fuori dall'oggetto, quindi dovrebbero essere trattati in una deliberazione apposita.



PRESIDENTE

Ho compreso, sentirò il parere della Giunta.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Ghigo, ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Se mi permette, visto che ho preso la parola, risponderei prima alla presentazione dell'emendamento da parte dei Consiglieri Palma e Mellano esprimendo, come risposta della Giunta, l'accettazione dell'emendamento.
Per quanto riguarda le considerazioni svolte dai Consiglieri Moriconi e Chiezzi, i due paragrafi successivi delle deliberazione che vengono contestati non fanno, in realtà, altro che cogliere l'occasione per dare atto a considerazioni che, per anni, in quest'aula e nelle Commissioni competenti, si sono svolte in merito alla necessità della razionalizzazione delle partecipate.
Siccome questa è una delibera che chiaramente indica, nel caso specifico, una razionalizzazione relativa ad una società, nello stesso tempo questi due paragrafi offrono un indirizzo di carattere generale che esprime ciò che è stato sempre detto dall'opposizione, ma evidentemente accolto anche dalla maggioranza, nell'ambito delle discussioni relative alle partecipate della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà



PAPANDREA Rocco

Capisco le considerazioni del Presidente, ma è una deliberazione che non ha carattere generale e, anche nei fatti, anche con quelle due frasi non assume carattere generale, ma rimane una delibera che corrisponde al titolo della stessa. Questa delibera si colloca in un contesto ed in una serie di considerazioni che starebbero sopra.
Qui effettivamente non si capisce bene che cosa sia il punto 2) o 3) della deliberazione. Che cos'é? E' un auspicio o un'indicazione generale? Quindi, un conto è fare quello, cioè metterlo sopra affermando che dentro questo quadro si delibera sulla questione che è l'oggetto della delibera.
In questo modo, mi pare che la deliberazione assuma un carattere più confuso, meno chiaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Credo che sia utile aggiungere alcune considerazioni sulla deliberazione. E' vero, è una proposta di deliberazione al Consiglio regionale. Se i colleghi ricordano, l'abbiamo vista il 12 aprile 2001 in I Commissione ed era già un recupero della legislatura precedente. Come membro della I Commissione, mi pare di ricordare che i due punti della proposta di deliberazione cui alludono i Consiglieri Moriconi e Papandrea fossero due impegni specifici richiesti dalle minoranze, e in tal senso recepiti dalla Giunta, di dare mandato alla Giunta di predisporre una proposta organica d'interventi volti a semplificare l'azionariato regionale.
Tengo solo a dire che, anche eliminando il punto - nell'ipotesi che una proposta di deliberazione possa essere emendata, cosa che non credo - è già stato risolto in I Commissione, perché la Giunta ha già provveduto a proporre ai componenti della I Commissione, nell'ottobre scorso, un piano d'interventi organici per quanto riguarda le partecipate. Quindi, anche se non ci fosse il punto 3) della delibera, è già stato svolto, almeno come inquadramento.
Quanto al secondo punto, siccome esiste una serie di partecipazioni regionali incrociate, vi è la proposta di eliminare la partecipazione congiunta Regione-Finpiemonte. Anche questa era una modalità che all'epoca tendeva a razionalizzare il rapporto tra l'ente Regione e le partecipate della Regione e Finpiemonte. Sono due punti che furono messi in deliberazione, come proposta al Consiglio regionale, in esecuzione di compiti che, tra l'altro, anche le minoranze volle suggerire alla Giunta di allora. Questo mi sembra utile come contributo alla discussione, che per avviene nel 2002, cioè un anno dopo la riproposizione di questa deliberazione, rispetto alla legislatura precedente, che si concluse nell'aprile 2000, quando questa proposta di deliberazione e la precedente legge sul CSP furono fatte oggetto di loro intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sull'ordine dei lavori. Chiedo cinque minuti di sospensione perché, come minimo, penso che i due punti citati, il secondo e il terzo, a valle della deliberazione, quindi della formula "delibera" del dispositivo siano incompatibili con l'oggetto della proposta di deliberazione, mentre suggerisco la considerazione che questi sono due punti da mettere nella parte narrativa. Nella narrativa ci stanno, perché mentre faccio una cosa ricordo che ne voglio fare tante altre, ma non delibero, perché l'oggetto della deliberazione è un altro. Quindi, si possono prendere questi punti e metterli nella narrativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

E' un problema arrivare con emendamenti che montano e smontano lo stesso provvedimento più volte, altrimenti si fanno gli emendamenti sulla base di un certo testo e poi si scopre che una parte di dispositivo finisce in premessa e l'indicazione normativa del dispositivo viene a cadere.
Visto che il secondo punto non è ultroneo rispetto all'oggetto del provvedimento, perché l'oggetto del provvedimento non è semplicemente la permuta azionaria, ma l'intervento rispetto ad un sistema di partecipazioni incrociate, che vede, da una parte, al di là del titolo, la partecipazione diretta ed indiretta della Regione a SITO con o senza SOCOTRAS, ma dall'altra, la partecipazione incrociata Regione-Finpiemonte in SITO senza SOCOTRAS. Visto che la Giunta ha appena accettato un emendamento al dispositivo con un'indicazione normativa, non di premessa, cioè che la permuta non è l'oggetto esclusivo di questo provvedimento, ma si completa con il conferimento e la cessione del pacchetto azionario regionale in SITO a Finpiemonte.
Presidente, lei non può far mettere in premessa un dispositivo normativo, nel senso che se vogliamo mettere in premessa il terzo dispositivo, questo si può ampiamente fare, perché è un'indicazione di prospettive. Ma oggi il secondo dispositivo, così come viene emendato, è una disposizione normativa. E' chiaro che non è immediatamente esecutiva perché l'atto di conferimento e di cessione deve passare attraverso un provvedimento legislativo, ma non è una considerazione narrativa. Quindi una mediazione possibile - mi rivolgo anche al Consigliere Burzi - è quella d'inserire pure in premessa il terzo dispositivo, cioè di dare mandato alla Giunta, se questo crea tanti problemi, ma di mantenere il secondo dispositivo lì dove si trova in questo momento, perché ora, dopo l'approvazione dell'emendamento, viene a contenere una specifica indicazione normativa.



PRESIDENTE

Prima di sospendere la seduta per cinque minuti, così come richiesto dal Consigliere Chiezzi; comunico che è pervenuto alla Presidenza il seguente emendamento: 2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: dopo la parola "delibera" aggiungere "di individuare quale obiettivo irrinunciabile la partecipazione societaria della Regione a società di rilevante interesse individuate con il programma regionale di sviluppo".
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.36 riprende alle ore 17.54)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella premessa è stato presentato un emendamento dai Consiglieri Palma e Burzi. Si aggiunge quindi un settimo periodo nella premessa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma per l'illustrazione; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Illustro il senso del complesso dei tre emendamenti che alla fine verranno distribuiti a tutti i Consiglieri. In primo luogo, per andare incontro agli argomenti sollevati dal Consigliere Chiezzi, abbiamo eliminato l'ultimo punto del dispositivo, inserendolo in una considerazione più generale contenuta in premessa. Abbiamo, nella seconda parte del dispositivo, eliminato l'indicazione di principio di prospettiva, anch'essa ricompresa in premessa, mantenendo un dispositivo normativo relativo a SITO, cioè l'attribuzione, cessione o conferimento delle quote della partecipazione azionaria regionale in SITO a Finpiemonte. Inoltre, abbiamo inserito tutto quello che abbiamo tolto dal dispositivo in un unico paragrafo della premessa, che adesso sarà distribuito. Purtroppo non ho ancora a mano gli emendamenti che ho sottoscritto.



PRESIDENTE

Può ripetere le sue ultime considerazioni, per favore, perché non l'ho sentita.



PALMA Carmelo

Il Presidente e i Consiglieri avranno adesso a mano tre emendamenti, il primo è relativo all'inserimento di un settimo punto della premessa che recita: "Ritenuto obiettivo irrinunciabile la razionalizzazione del sistema delle partecipazioni societarie regionali attraverso una proposta organica di interventi volti a semplificare l'azionariato regionale e ad eliminare il fenomeno delle partecipazioni congiunte Regione Finpiemonte". Questo è il primo emendamento aggiuntivo di un settimo paragrafo della premessa.
Esiste poi un secondo emendamento, sostitutivo del secondo punto del dispositivo, che è la riscrittura dell'emendamento prima presentato da me e dal collega Mellano. E', sostanzialmente, lo stesso testo privato della parte generale "Obiettivi irrinunciabili di razionalizzazione del sistema delle partecipazioni societarie regionali", ma con la medesima indicazione normativa. Tale emendamento è abrogativo del terzo punto del disposto, che è stato ricompresso nel settimo punto delle premesse.
In questo modo il Consigliere Chiezzi ha ritenuto soddisfatte, dal punto di vista formale, le obiezioni che aveva mosso su questo provvedimento. Il dispositivo è, oltremodo, pertinente, perché riguarda due operazioni: permuta e conferimento, entrambe relative al sito. Da questo punto di vista, quindi, penso che si possa procedere rapidamente alla votazione degli emendamenti e poi del provvedimento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Palma ritira l'emendamento 1) e il Consigliere Chiezzi ritira il proprio, il numero 2).
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Burzi: Aggiungere come settimo periodo della premessa: "Ritenuto obiettivo irrinunciabile la realizzazione del sistema delle partecipazioni societarie regionali attraverso una proposta organica di interventi volti a semplificare l'azionariato regionale e ad eliminare il fenomeno delle partecipazioni congiunte Regione Finpiemonte spa".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 3).
Il Consiglio approva.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: Il secondo punto del dispositivo è sostituito dal seguente: "di individuare, come obiettivo, la conseguente attribuzione dell'intera partecipazione della Regione in SITo spa a Finpiemonte spa".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 4).
Il Consiglio approva.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Burzi: "L'ultimo punto del dispositivo è abrogato".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 5).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione (come emendata), il cui testo, a mani dei Consiglieri verrà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Richiesta di chiarimenti, da parte del Consigliere Tapparo, in merito al convegno che si terrà in aula consiliare il 22 c.m. su "Garantire la cittadinanza: un preambolo per gli statuti", organizzato dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali e dalla Fondazione CENSIS


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Volevo consultarmi con lei e con i colleghi, perché oggi è apparso un articolo su un quotidiano torinese.- che ovviamente ci fa onore - che giovedì 22 marzo c.m. si terrà in questa sede la Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali d'Italia, in cui si deciderà la data della convocazione del Congresso delle Regioni e si rinnoveranno gli organi direttivi della Conferenza.
Vi ricordate che attorno alla Conferenza dei Presidenti avevamo sollevato il problema di chi erano i rappresentanti di questo Consiglio ed era stato detto che era una decisione provvisoria in attesa di quella definitiva. Volevo capire che mandato ha il Presidente Cota, per quanto riguarda i componenti della Conferenza del congresso delle Regioni, visto che entrerà a regime.
Volevo solo segnalare questo e capire se lei è già in grado di dirmi se quest'assemblea, o magari nella prima Commissione, si è arrivati, su questo punto, a qualche determinazione collegiale.



PRESIDENTE

Non credo che la prima Commissione sia stata investita del problema Consigliere Tapparo. Dato che domani ci sarà la riunione dei Capigruppo può chiedere direttamente al Presidente Cota lumi sulla questione.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ha il programma, Presidente?



PRESIDENTE

Adesso non ho il programma, però posso farglielo avere, Consigliere Chiezzi.. La parola al Vicepresidente del Consiglio, Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

La riunione che si svolge qui adesso è la riunione dei Presidenti, non è il Congresso delle Regioni. Relativamente al Congresso delle Regioni avevamo, come tutte le altre Regioni, tre posti. Come già sapete (ma colgo l'occasione per ribadirlo) il posto provvisoriamente ricoperto da me, come rappresentante delle minoranze, non è più ricoperto perché io, subito dopo la prima riunione, avevo rimesso questo tipo di incarico, che rimane a disposizione delle minoranze, affinché decidano di coprirlo sulla base di un'intesa che, credo, debba essere raggiunta non immediatamente ma in tempo utile per la riunione del prossimo Congresso che verrà fissata dalla riunione dei Presidenti che si terrà questa settimana.
Scusate se ho ripetuto questa informazione ma mi sembrava necessaria anche perché rimane tutt'ora in sospeso un nostro posto di minoranza nella rappresentanza del Congresso.



PRESIDENTE

Io, peraltro, ne faccio parte in quota alla maggioranza, ma dissi già all'epoca che quanto da occupato in seno al Congresso delle Regioni, lo rimettevo nelle mani della stessa maggioranza, mettendomi a disposizione qualora la maggioranza e il Consiglio decidesse diversamente.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Volevo solo ribadire la posizione del Gruppo Radicale rispetto a questa richiesta di chiarimento del Consigliere Tapparo. Anche noi condividiamo non tanto il problema dei nomi, ma delle modalità di decisione. Nomi ampiamente rappresentati e rappresentativi del Consiglio Regionale sono stati quelli che finora hanno occupato questo importante posto di responsabilità. La questione della richiesta del collega Tapparo, che già allora avevamo condiviso, erano le modalità di decisione e il modo più chiaro possibile di condivisione di queste responsabilità.
Ringrazio il Consigliere Riba di aver voluto richiamare l'aula dandoci qualche informazione in più. Onestamente, non ero a conoscenza del fatto che avesse rinunciato all'incarico subito dopo la prima riunione.
Dobbiamo, prima della formalizzazione del Congresso delle Regioni trovare una modalità comune in cui discutere...



PRESIDENTE

Non certo nel merito della conferenza dei Presidenti che avverrà fra qualche giorno, ma sia che il Consigliere Riba siamo disponibile ad individuare altra metodologia, rimettendoci alla volontà del Consiglio.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento esame disegno di legge n. 334 "Autorizzazione alla dismissione di partecipazioni minoritarie regionali in società per azioni"


PRESIDENTE

Passiamo al proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 334, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Gallarini per la relazione.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Il disegno di legge in oggetto ha la finalità di razionalizzare il sistema delle partecipazioni regionali, in particolare quelle che fin dall'inizio, o a seguito di particolari vicende societarie, non hanno mai avuto o hanno perduto una loro peculiare valenza strategica.
Le fattispecie dismissive menzionate all'articolo 2, sono la cessione e il conferimento. Il conferimento rappresenta solo una delle tante figure negoziali in cui si può concretare la cessione, ma assume particolare rilevanza rispetto all'ordinamento regionale nel cui ambito opera una holding di partecipazioni, quale Finpiemonte S.p.A., cui potrebbe essere conferita in base all'art. 2440 c.c. una qualche quota azionaria oggi direttamente detenuta. E' stato fatto notare in Commissione che questa ipotesi non è prioritaria, giacché pare preferibile una dismissione sostanziale, ma nemmeno da escludere, qualora il management di Finpiemonte dimostri l'utilità dell'operazione.
L'articolo 2 del disegno di legge prevede la coesistenza di tre requisiti necessari ai fini della individuazione delle partecipazioni da cedere o conferire. Si tratta di quelle partecipazioni che, per la loro assai ridotta incidenza quantitativa, per l'assenza di accordi all'interno della compagine societaria in grado di valorizzarle, appaiono "strutturalmente" inidonee a svolgere un qualche ruolo di governo dell'impresa e quindi a rappresentare un utile strumento di intervento in campo economico. Ne consegue che tali partecipazioni non debbono costituire il pacchetto azionario di riferimento, non debbono essere inferiore al 20 del capitale sociale e non debbono concorrere alla formazione del capitale che detiene il controllo, indiretto o di fatto, della società. Dall'ampio dibattito svolto in Commissione, è emerso che le partecipazioni minoritarie caratterizzate congiuntamente dai tre requisiti di cui all'art. 2, sono individuabili nella società GEAC, CAAT, SOCOTRAS, RIVALTA SCRIVIA.
E' stato più volte sottolineato in sede di dibattito che in assenza di remuneratività del capitale investito ed in carenza di condizioni atte a favorire il sorgere di sindacati di voto, riesce difficile comprendere le ragioni per le quali risulterebbe utile continuare a detenere quote azionarie minoritarie di così scarsa rilevanza, a meno che non si ritenga che l'esigenza conservativa risieda in quella potestà di nomina di amministratori o sindaci che spesso viene riconosciuta alla Regione in quanto socio ed indipendentemente quindi dell'entità dell'apporto al capitale.
L'articolo 2 del testo normativo prevede inoltre al comma 3 che in ogni caso resta esclusa la facoltà di alienare quote comprensive di titoli azionari emessi in occasione di operazioni di ricapitalizzazione deliberate nel triennio precedente.
Sono poi previste all'articolo 3 le modalità di alienazione delle quote di partecipazione, escludendo dal campo dell'articolo 2 l'applicazione delle norme di legge regionali vigenti, in particolare la legge regionale 8/1984 in materia contrattuale. L'articolo 3 prevede infatti che la Giunta regionale possa dismettere tali partecipazioni osservando la "trattativa privata diretta" come metodo di scelta del contraente più adatto alla dismissione di partecipazioni marginali quali quelle qui considerate che proprio per la loro scarsa valenza economica, non paiono suscettibili di una pluralità di offerte di acquisto effettivamente concorrenziali bensì piuttosto di occasionali e sporadiche offerte da vagliare con tempestività e prontezza. L'assenza di concorrenzialità pone il problema della valutazione della vantaggiosità economica dell'offerta la quale dovrà essere vagliata alla luce del valore teorico stimato che rappresenterà il provento minimo da ricavare. E' stato fatto notare in sede di discussione che per "trattativa privata diretta" si deve intendere la trattativa anche con unico potenziale acquirente e che il riconoscimento del diritto di prelazione a favore degli enti pubblici di cui al comma 3 dell'articolo 3 trova la sua ragione giustificativa nella salvaguardia delle istanze pubbliche la cui sussistenza è testimoniata dal controllo pubblico della società.
La I Commissione ha quindi approvato a maggioranza il DDL nella seduta di venerdì 25 ottobre 2001.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà



PALMA Carmelo

Ritengo che questo sia il provvedimento più importante che noi affrontiamo nella seduta di oggi. Non si tratta di un provvedimento mirato a risolvere una situazione specifica, ma di un provvedimento che interviene con delle regole generali che determineranno il comportamento della Regione rispetto alle partecipazioni in essere e, in prospettiva, anche rispetto alla non acquisizione di nuove partecipazioni.
Si tratta, ovviamente, non della riforma strategica di cui si accennava già nell'esame dei precedenti provvedimenti, ma di un provvedimento di razionalizzazione secondo una logica che, dal mio punto di vista, è necessaria ma non è, ovviamente, sufficiente per ridisegnare il sistema delle partecipazioni societarie regionali.
In particolare, si ritiene e si esplicita nell'articolato di questo provvedimento, che siano da cedersi, e quindi anche da non acquisirsi quelle partecipazioni che, in virtù della propria entità o in virtù del fatto di non concorrere a determinare il pacchetto azionario di riferimento di una società partecipata, da una parte non consentono ...



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a fare un po' di silenzio.



PALMA Carmelo

...dicevo, partecipazioni che non sono tali da consentire alla Regione di influenzare l'orientamento e l'indirizzo strategico delle società che vengono partecipate che, dal punto di vista economico, non si presentano neppure remunerative per l'ente che partecipa a queste società, per la Regione in primo luogo.
Se questo è un principio assolutamente necessario per ridisegnare l'assetto delle partecipazioni regionali, non è un principio sufficiente.
Sarebbe necessario - lo formulo a titolo di auspicio in un aula che non mi sembra molto attenta ed in grado di recepirla - che il criterio generale di orientamento dell'Ente Regione, rispetto al sistema delle partecipazioni non sia solo quello che emerge da questo provvedimento



PRESIDENTE

Scusate Consiglieri, se non interessa nessuno, il Presidente chiude i lavori del Consiglio. Non ha senso dibattere in un'aula disattenta in cui non si sente chi interviene. Un po' di buon senso, vogliamo abbassare il tono di voce? Ripeto, se nessuna interessa cosa dice il Consigliere Palma, non è obbligato ad ascoltare ma almeno rimanga in silenzio e dia modo, a chi interessa, di ascoltare.
Ricordo che siamo in un'Assemblea, rappresentiamo un'Istituzione e non siamo nelle condizioni di ascoltarci. E' chiaro che molte volte non ci capiamo, semplicemente perché non ascoltiamo.
Prego, prosegua Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

E' necessario un ulteriore criterio per informare l'azione della Regione nel ridisegno, nel riassetto delle partecipazioni regionali che non è solo quello dell'entità quantitativa della partecipazione, non è solo quello della capacità di influenzare l'orientamento strategico della società partecipata, ma è soprattutto quello - varrebbe da dire canonico in senso liberare - di intervenire in maniera moderata, laddove esiste un fallimento del mercato che giustifica ed impone l'intervento regionale e laddove l'intervento regionale non finisce per surrogare, in maniera inefficace ed inefficiente, l'intervento del mercato stesso.
Il problema delle partecipazioni regionali è semplice fino a quando ci fermiamo a provvedimenti come questo dove dismettiamo partecipazioni che non sono remunerative e non sono tali da modificare il corso delle aziende che vengono partecipate.
Diventa molto complicato, invece, quando si parla di partecipazioni particolarmente consistenti dal punto di vista economico, magari anche remunerative. Accade assai raramente in ambito pubblico, ma intervengono in settori, in campi di attività - nel settore generale della produzione dei beni e dei servizi per il mercato e per la domanda pubblica - quasi sempre dove esistono società, dove esiste un mercato privato che potrebbe, in maniera più economica per la domanda pubblica e più efficiente per il funzionamento del mercato stesso, rispondere a quelle domande a cui risponde in maniera inefficiente ed inefficacie, l'offerta pubblica.
Questo è il nodo sostanziale del sistema delle partecipazione, non è solo il problema del dissesto economico e finanziario di quella o quell'altra società, non è solo il problema della partecipazione minoritaria che assicura un posto in consiglio di amministrazione, è un problema di indirizzo strategico della partecipazione. Da questo punto di vista, questo provvedimento, che ha sicuramente tanti pregi, ha, in prospettiva, un difetto. La conseguenza di questo provvedimento rischia di far diventare, operativamente, sempre più, Finpiemonte una holding , una cassaforte di partecipazioni societarie, riducendo il ruolo di Finpiemonte come strumento di promozione e di sviluppo economico per la nostra Regione.
Se Finpiemonte diventa la cassaforte delle partecipazioni e se le attività di razionalizzazione delle partecipazioni significa sostanzialmente mettere in capo a Finpiemonte la gestione di queste partecipazioni, rischiamo di razionalizzare un aspetto del sistema intervenendo in maniera pesantemente negativa su un altro determinante aspetto di questo sistema.
Visto che il sottoscritto - per usare uno slogan - ritiene che Finpiemonte debba occuparsi degli start up tecnologici e non debba occuparsi della gestione economica e finanziaria delle partecipazioni regionali, è chiaro che questa prospettiva, quella delineata da questo provvedimento che vede come tappa pressoché obbligata il conferimento a Finpiemonte di queste partecipazioni, non può portare al consolidamento e alla cristallizzazione in Finpiemonte di queste azioni che, al momento sono detenute direttamente dalla Regione.
Se noi vogliamo, con questo provvedimento, intervenire con una prima misura di razionalizzazione - questo sicuramente può e deve essere fatto ma rimane del tutto aperta la partita più grossa e rimangono da sciogliere i nodi più grossi di questo problema. Lo ricordava prima il Consigliere Mellano: i nodi più grossi non sono le partecipazioni marginali, ma sono le società pesantemente partecipate dalla Regione con un pesante impatto sul sistema economico regionale. Il problema in questo campo non è SOCOTRAS ma è CSI. Il problema rispetto alle partecipazioni non sono le partecipazioni minoritarie, ma quelle maggioritarie laddove queste intervengono rispetto ad un mercato privato che viene pesantemente condizionato dall'intervento pubblico, e non assicura al committente pubblico neppure servizi e prestazioni efficienti. Ho l'impressione che il Presidente Ghigo né questo pomeriggio né nelle prossime settimane sia in grado di formulare indirizzi significativi a questo riguardo, ma ciò non toglie che indirizzi significativi vanno dati. E' vero che esiste un problema di bonifica del sistema delle partecipazioni, è vero che esistono casi singoli su cui occorre intervenire, ma è ancora più vero e più importante che occorre intervenire sulla definizione del ruolo della Regione sul sistema delle partecipazioni. E se sugli aspetti più marginali mi sembra che la Giunta finisca per avere delle idee abbastanza chiare e condivisibili, mi pare abbia idee assai poco chiare sui problemi più rilevanti sollevati nel mio intervento. Concludo, dicendo che il documento presentato dall'allora Assessore Burzi in Commissione bilancio pu considerarsi una traccia, non dico un documento di lettura, ma una traccia d'indirizzo molto importante. E' chiaro che la portata non dico normativa ma anche semplicemente di indirizzo di quel documento rispetto all'attività del Consiglio regionale al momento rimane nulla. Al momento se quel documento e quel piano di indirizzo non trova concretizzazioni in provvedimenti che l'aula, e prima ancora la Giunta decide di discutere e d'iscrivere all'o.d.g., il destino di questa legislatura vedrà passare da una parte ulteriori provvedimenti di capitalizzazione di società in dissesto, e dall'altra parte vedrà archiviare nuovamente, tra le cose non dette e non fatte, i problemi più grossi del sistema delle partecipazioni regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, come recita il testo siamo innanzi a una prima fase di ristrutturazione della strategia delle partecipazioni della Regione. Si tenta, e anche il collega Palma lo faceva, di riuscire ad influenzare un indirizzo politico, forse anche di natura culturale, con il quale ci muoviamo sul tema delicato delle partecipazioni. Io non ho trovato nel testo, ma potrebbe essere implicito o contenuto, laddove si dice "strutturalmente inidoneo a rappresentare un utile strumento d'intervento in campo economico", il fatto che si misuri la scelta di una partecipazione in base alla remunerabilità del capitale investito. La nostra non è una Spa e il nostro spesso è un intervento in molti campi che tende a generare movimenti per lo sviluppo. Sta poi alla valutazione della Regione se dopo la fase di decollo debba ancora stare impegnata nell'iniziativa o lasciare che possa procedere sulle sue gambe o in forma diversa. Il caso del CSI che viene richiamato qui - e che ho visto nascere in quanto allora operavo nel settore dell'informatica - ha rappresentato per la Regione Piemonte un punto qualificato d'intervento. Che poi nel corso del suo sviluppo abbia assunto aspetti diversi da cui era originariamente nata e da cui si era manifestata l'idea, questo è un problema diverso, ma certamente la partecipazione pubblica, e quindi qualificata, della Regione, l'intuizione della Regione per avviare il consorzio del sistema informativo é stato un atto importante, e certamente non c'era la possibilità allora di misurarla attraverso il ritorno dell'investimento. Il ritorno dell'investimento è il valore - cito un caso - è l'unificazione di tutti i record anagrafici di tutto il Piemonte, che allora con dei pacchetti informativi comprati casualmente non permettevano, in qualche modo, di costruire una base di conoscenze comuni, e il CSI tentò di fare un'operazione interessante. Non sto a dire la storia successiva, che condivido solo parzialmente, ma vorrei qui, visto che si stanno mettendo le basi per un indirizzo, evitare che sia sancito il fatto che la partecipazione della Regione avviene solo laddove c'é una possibilità, in un tempo relativamente breve, di vedere il ritorno dell'investimento. L'intervento della Regione è un intervento politico che, in qualche modo, semina per una prospettiva. Vorrei, da quello che possono avere valore gli atti preparatori per questi processi decisionali, solo sottolineare questo aspetto e ribadire che non c' all'interno di questo testo - l'ha accennato in sede di relazione il Consigliere Gallarini, ma vorrei dire che nell'articolato non è presente che un elemento discriminante è quello della remunerabilità del capitale investito. Voglio anche dire che la partecipazione diretta e non attraverso FinPiemonte è importante; lo ribadisco, già in precedenza l'avevo sottolineato, perché il ruolo della Regione dà il contenuto politico alle iniziative, quelle dove la Regione oggi è impegnata. Poi può darsi che dopo si sia determinata della vischiosità - penso a Tecsiglia che era un'idea e in qualche modo intrecciava formazione professionale e fare impresa in un'iniziativa in cui la Regione Piemonte assunse un ruolo leader. Anche lì il ritorno dell'investimento non era misurabile in termini immediati.
Quindi, voterò a favore del provvedimento, ma con questa dichiarazione lo interpreto come un fatto che non taglia le gambe alla presenza della Regione in iniziative di partecipazione e che non si autocastra attraverso un meccanismo che renderebbe impossibile un'operatività significativa sul piano politico, che è quello della valutazione della remunerabilità in tempo ragionevole del capitale investito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Vorrei, evitando tanti giri di parole, venire a quella che mi pare sia la sostanza dei due problemi che, a nostro parere, sono aperti in questo provvedimento, ferma rimanendo l'esigenza ragionevole di andare ad una gestione più efficace, meno dispersiva e più legata a fatti e scelte significative dell'impegno regionale. Mi pare che le due questioni che nel provvedimento rimangono aperte siano la prima, quella che riguarda le modalità che vengono indicate per definire, non interessante e rilevante dal punto di vista della Regione, le partecipazioni definite. Da questo punto di vista la mia opinione è che la pura indicazione di una quota quantitativa del 20% non sia di per sé un fatto significativo, non per le partecipazioni passate e già in essere. C'é un problema che riguarda non solo come vengono definiti i criteri per valutare le partecipazioni scarsamente rilevanti dal punto di vista della Regione, se non rilevanti come veniva detto nella relazione - ai fini di qualche nomina che rendono disponibile. Ho il dubbio che non solo per il passato, cioè per le partecipazioni già in essere, ma anche per quelle future, la definizione del 20% non sia di per sé utile. Questo perché può essere, lo è stato e pu ancora essere in futuro, che la Regione decida d'intervenire con proprie quote e con proprie partecipazioni in progetti che vedono la presenza di numerosi soggetti, consorzi. Questo credo debba avvenire con una Regione capace di dare ordine alla gestione di questa attività, e questo è un problema rilevante. In questo senso la questione del conferimento è cosa diversa da quella dell'alienazione, ma che l'alienazione delle cose passate, e quindi l'esclusione per il futuro di possibilità di partecipazioni al di sotto di questa percentuale, non mi pare, pure in una logica di razionalizzazione che va perseguita, una logica ragionevole.
Chiederei, quindi, che su questo punto si valuti come trovare una formulazione che lascia aperta una soluzione e una risposta alle esigenze che ho cercato di avanzare. La seconda questione: adesso qui negli esempi che vengono indicati nella relazione in realtà si tratterebbe semplicemente di quattro partecipazioni, di cui una è appena stata risolta pochi minuti fa. Se così fosse, sarebbe singolare pensare ad un provvedimento di natura generale e ad una delega. Penso, quindi, che tutto ciò abbia una dimensione, anche operativamente, più complessa di quella qua indicata. E' nostro parere, e sul punto abbiamo presentato un emendamento (mentre su quello che ricordavo prima ci riserviamo di farlo in futuro chiedendo la collaborazione dell'aula per arrivare ad una formulazione più adeguata) proporre che, almeno preventivamente, la Giunta fornisca, discutendone nella competente Commissione, i programmi di alienazione, dismissione e conferimento, individuandone i criteri. Vi sono, però, alcune esigenze, tra cui quella che riguarda la non spogliazione del Consiglio rispetto ai compiti di indirizzo su questo punto, che non possono limitarsi a quelli che, ovviamente in sede di attività di sindacato, sono sempre successivamente consentiti.
Riferendomi ai Consiglieri del Gruppo Radicale, avendo loro sollevato il problema, preciso che il CSI, come tutte le altre strutture azienda, è una risorsa della Regione che può essere migliorata nei suoi progetti e nella sua gestione, anche se si sta riprendendo una campagna, come quelle che abbiamo conosciuto in passato, contro una delle strutture che costituisce uno degli esempi più significativi di una realizzazione positiva da parte della Regione. Avrei anche altri suggerimenti e indirizzi, ma spero di non essere in presenza - perché questo mi preoccuperebbe molto - del ritorno di una vecchia agitazione ideologica che, su questo punto, da molto tempo periodicamente si ripropone.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Noto un'incongruenza nella nostra discussione: affrontiamo adesso una legge che conteneva una deliberazione successiva e quindi sarebbe stato più logica, formando l'ordine del giorno...



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è stato redatto dai Capigruppo



PAPANDREA Rocco

Parto da questo fatto perché, nella deliberazione prima presentata (al punto che abbiamo fatto spostare), si diceva di dare mandato alla Giunta regionale di predisporre una proposta organica agli interventi svolti a semplificare l'azionariato regionale. Non siamo di fronte a quel provvedimento. Mi sembra che siamo di fronte ad un provvedimento più semplice in cui dice che tutte quelle sotto il 20% si dismettono. Non corrisponde, quindi, ad una valutazione più generale dei criteri volti a semplificare, perché credo che adottando un criterio puramente quantitativo, rispetto alla partecipazione azionaria, non si riesca a capire di quale società si stia parlando e in quale settore. Un numero in sé e per sé non dice molto, perché può essere che vada a dimettere il 100 di società (tipo quelle esistenti in Val di Susa, che essendo distributori di benzina non si capisce perché sono in carico alla Regione) e ci pu essere una società che invece ha il compito di occuparsi di formazione cioè di un qualcosa che è dentro ai criteri della Regione.
Credo che arrivare con un provvedimento di tipo numerico, che individua alcune società ma che poi è estendibile ad altre, non sia un errore, a meno che non siano le uniche (ma questo non sono in grado di dirlo perché non è specificato nel provvedimento).
C'è quindi questo problema che, in assenza di definizione dei criteri con cui la Regione decide di stare o non stare dentro determinate società credo che non sia accettabile. Occorrerebbe, appunto, un provvedimento più organico, la cui organicità si trova anche nell'affrontare le cose che la Regione intende fare, quali sono le questioni che intende privilegiare quali sono i suoi indirizzi e, di conseguenza, avviare una razionalizzazione. In questo modo mi pare che il criterio sia puramente economico e la partecipazione, essendo piccola, la dismettiamo in quanto tale.
Mi pare che una proposta di questo genere non abbia alcun valore. Per questo motivo penso che bisognerebbe introdurre una modifica che fa sì che non solo si arrivi ad una informazione delle Commissioni, ma ad una discussione in "Commissione-Consiglio", cioè che arrivi in Consiglio seguendo l'iter naturale e che venga poi discussa e valutata.
Dico questo perché non abbiamo, alle spalle, un provvedimento che abbia una sua organicità nell'affrontare le partecipazioni spettanti alla Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Anch'io sono perplesso sul disegno di legge presentato dalla Giunta regionale. I motivi, grossomodo, sono quelli già ripetuti: si tratta di un disegno di legge che ragiona solo in termini strettamente economici tradendo un po' le finalità della Regione Piemonte. Un ente pubblico come la Regione Piemonte, laddove interviene con delle quote di azionariato, è chiaro che non lo fa solo da un punto di vista economicistico, ma riveste anche un ruolo di indirizzo e di sviluppo.
In queste senso, quindi, limitarsi ad un visione e ad una interpretazione puramente ed esclusivamente economica, fa venire meno quel compito di indirizzo fondamentale che spetta alla Regione Piemonte.
Vi è ancora da dire che, così com'è scritto il disegno di legge, non traspare l'interpretazione che dava il Consigliere Palma, il quale affermava che con questo provvedimento si dismettono le partecipazioni senza costituirne altre, sempre ben inteso che siano al di sotto della quota percentuale del 20%. Nel dispositivo del disegno di legge non vi è scritto nulla per quanto riguarda il futuro. Si potrebbe addirittura verificare il caso che adesso emaniamo questo decreto in cui diciamo che a quote inferiori del 20% dismettiamo le partecipate, ma in futuro potremmo addirittura ricomprarle, sempre per una parte minoritaria e contenuta di quote. Quindi, anche su questo punto non è assolutamente chiaro.
Vi è poi una stranezza: leggendo la relazione, sembrerebbe che da questo disegno di legge siano interessate solo quattro società, per una delle quali, la Socotras, abbiamo appena preveduto ad emanare un provvedimento. Mi sembra che in questo caso sia strano prevedere un disegno di legge che abbia un grande impatto, quando poi va a riferirsi solo a tre società.
Infine, come già sottolineato da altri Consiglieri, credo che sia assolutamente fondamentale, invece di prevedere un semplice criterio di tipo economico, prevederne altri che guardino alla funzione che la Regione può svolgere nelle società, in quanto si deve privilegiare il ruolo politico della Regione e non il ruolo puramente e strettamente economicistico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Tenevo solo a contribuire ad un paio di interventi che alcuni colleghi della minoranza hanno oggi fatto, ricordando i lavori che questo disegno di legge ha avuto in Commissione, principalmente all'intervento del Consigliere Palma, che ringrazio per la collaborazione attenta che vi è stata in Prima Commissione, tanto è vero che il testo che è uscito dalla Commissione non è affatto quello che la Giunta vuole deliberare, ma è già stato oggetto di emendamenti recepiti in sede di lavori di Commissione.
Questo, in parte, spiega perché alcuni criteri estesi nell'area della cedibilità o della delega di alienazione che mediante questo disegno di legge verrebbe data alla Giunta, questi criteri sono stati il frutto di un dibattito durato più sessioni, con il Gruppo dei Radicali e con il Gruppo DS, segnatamente con i colleghi Marcenaro e Tapparo.
un disegno di legge che ha avuto, in Commissione, una sua vita non formale. Inoltre, è un disegno di legge che tenta di dare delle generalizzazioni, senza volerle esaurire. Proprio per questo, non è un disegno-provvedimento che risolve un singolo caso, ma offre una linea di indirizzo.
Constatando che si discute sempre fra pochi - ma anche questa non è una particolare sorpresa in questa sede - ci tengo ad aggiungere due passaggi almeno a futura memoria, per interventi che eventualmente poi potranno venir letti, rassicurando il collega Tapparo che in primo luogo non è l'economicità dell'intervento quella che garantisce la necessità o meno dell'intervento stesso, da parte della mano pubblica, bensì decisioni che attengono le strategie dell'ente: la logica di procedere, per esempio, ad interventi in senso lato, utili al mondo delle infrastrutturazioni (non necessariamente soltanto quelle materiali), credo che possano prevedere come in passato, interventi anche pesanti della mano pubblica non necessariamente volti né ad un limite di tempo breve e prevedibile (il CSI ne è un caso autorevole, anche se non l'unico), e non necessariamente remunerativi. Quindi, devono certamente attenere alla strategia dell'ente nella gestione del suo ruolo di coordinamento e programmazione del territorio.
In secondo luogo, è ben vero che non dev'essere un intervento "mordi e fuggi", che mi è parso un timore che ho colto nell'intervento del collega Tapparo, ma non deve neanche voler dire che una volta che l'ente ha creato una partecipazione dandosi delle motivazioni, qualunque esse siano state nel momento in cui il Consiglio regionale volle a ciò provvedere, ciò debba essere considerato in vita eterna, per li saecula saculorum, amen. In altre parole, ogni tanto, da parte dell'ente o del Consiglio, può anche porsi un riesame della partecipazione per verificare, in buona sostanza, se siano state produttrici di utili e di crescita di valore o meno, se la funzione a cui la partecipazione doveva assolvere è stata assolta e, qualora sì procedere ad una dismissione, perché credo che l'ente abbia talmente tante iniziative da finanziare che non si pone il problema di quale, ma eventualmente di darne una priorità. Non esiste sicuramente il problema di dove indirizzare le risorse dell'ente.
Infine, il criterio di economicità non è certamente l'unico: come ho detto poc'anzi, sia per la decisione di partecipare ad un'iniziativa, così pure per la dismissione, i criteri devono essere altri. Ma non credo che l'economicità debba essere disgiunta, non tanto e non solo perché stiamo comunque parlando di denaro pubblico, ma perché oggi parliamo di denaro pubblico nel momento in cui l'ente se ne approvvigiona in maniera onerosa o lo preleva in maniera diversamente onerosa, ma non trascurabile dalle tasche dei contribuenti, siano esse persone fisiche, soggetti di impresa o personalità giuridiche e, quindi, vi è una onerosità implicita anche da un punto di vista politico. Rendere quindi libere le partecipazioni quando lo scopo si è esaurito o la missione non è stata raggiunta, credo che non sia soltanto un'opzione, ma un dovere da parte dell'ente.
In tal senso, questa legge nasce come un tentativo di prima applicazione di un quadro più ampio di riordine delle partecipazioni soltanto per quelle ritenute non strategiche, a seconda dei criteri che la Giunta vorrà utilizzare come indicazione...



(Commenti del Consigliere Marcenaro fuori microfono)



PRESIDENTE

Prosegua, Assessore Burzi.



BURZI Angelo

Avevo già detto prima che quando era uscito dalla Giunta, il limite era inferiore. È stato esteso durante il dibattito di Commissione, non ricordo se su vostra indicazione o su indicazione del Gruppo dei Radicali, comunque dai banchi della minoranza, proprio per rendere più chiaro, anche perché ci sono norme del codice civile che operano al di sopra. Il 20% è una quota significativa e non determinante perché possa, di per sé, essere ritenuta strategica. Si è voluto porre un limite per dire: "Al di sopra no", perch se siamo al di sopra significa che ci siamo, come ente, per delle motivazioni significative. Quindi porlo come limite massimo. Ripeto che è un limite ritenuto accoglibile in sede di discussione, perché il testo originario era più restrittivo, in quanto la Giunta voleva semplicemente far rilevare, allora, l'idea del provvedimento generalizzante, non di quello che tendesse a risolvere specificamente l'Interporto piuttosto che Gea, piuttosto che Socotras o un altro caso qualunque.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi in merito al dibattito generale.



CHIEZZI Giuseppe

Farò qualche considerazione nel presupposto che su questo provvedimento il Presidente Ghigo assuma un atteggiamento non pregiudizialmente ostile ad un cambiamento di opinione o, come minimo, ad una correzione significativa dell'opinione che sta alla base di questo disegno di legge. Perch l'opposizione a questo disegno di legge, che sarà la più netta possibile ha, come merito, una scelta che, insieme ad altri colleghi, ritengo errata in modo fondamentale.
La scelta che contrasteremo è quella di affidare ai soli numeri il riferimento sulla validità di una politica e di aggiungere a questo stravolgimento del senso della politica il fatto che a decidere ciò debba essere la Giunta regionale e non il Consiglio regionale.
La contrarietà è ad una legge che consegna alla Giunta il potere di decidere, sulla base di una valutazione numerica, cosa sia o meno di interesse della Regione in termini di partecipate. Questo è un errore che noi cercheremo di correggere, perché i soli numeri, Presidente Ghigo, non determinano la qualità e la forza di una strategia politica. In quanto tale, la strategia politica misura la propria qualità non in base ad un'astrazione preventiva fondata sulla certificazione di un numero, ma fonda la propria forza, validità e qualità di strategia dall'esame specifico di quella partecipata per una società che ha quello scopo.
Una volta per tutte, non si può dire che in politica la partecipazione della Regione Piemonte ad una società non è strategica se è inferiore al 20%: è una corbelleria in termini politici! Perché il senso politico di una partecipata può essere strategicamente valido ma non coincidente negli obiettivi, nel senso che può esserci una strategia che prevede la volontà di partecipare ad una società a patto di poter influire direttamente sulle scelte di questa società, oppure, meglio ancora, a patto di poterla governare con una maggioranza di pacchetto azionario. Sono strategie forti e di qualità che prevedono questo. Ma non si può escludere in politica una strategia forte e di qualità - quindi strutturalmente importante all'interno del programma di governo della Regione Piemonte - rappresentata dalla presenza, anche minima, all'interno di una partecipata. La presenza in una partecipata, anche minima, è una presenza importante, al fine di segnalare comunque una partecipazione ad una società che si ritiene meritevole di attenzione, per portare all'interno della Regione Piemonte tutte le informazioni (senza determinarle, ma almeno come livello informativo necessario) inerenti allo sviluppo di una società che non si vuole controllare, anche se la partecipazione è minima, è come se si dicesse: "La Regione è presente". Ed essendo presente e conoscendo, grazie a quella minima partecipazione, le finalità e le prospettive di sviluppo questo è strategicamente importante, perché consente alla Giunta e al Consiglio regionale di seguire, passo per passo, l'evoluzione di una società e quindi, grazie a quella piccola partecipazione, decidere nel tempo se aumentarla, se impossessarsene o se dismetterla del tutto.
Non possiamo ridurre a numeri la politica, perché la politica ridotta a numeri non è più una politica. Come dice l'art. 1 della legge, diventa semplicemente una scelta economica. Ma la Regione Piemonte non ha tra le proprie finalità (altrimenti sarebbe un'azienda) semplicemente quella di capire se le partecipate sono un utile strumento d'intervento in campo economico. La Regione Piemonte è un ente che dovrebbe - non lo è per questa Giunta per i motivi che sappiamo - avere di fronte a sé tutto il campo di una strategia politica di governo di tutti i complessi e fattori economico sociali, culturali, territoriali ed infrastrutturali che stanno nella Regione Piemonte. Presidente Ghigo, la invito a riflettere su questa questione, fondamentalmente su quella se sia giusto ridurre la valutazione sull'opportunità di una partecipata al solo fatto numerico, se questo non debba sempre essere accompagnato da un esame puntuale e di merito sugli scopi di una società partecipata. Inoltre se non ritenga sbagliato sottrarre al Consiglio regionale questa competenza sulle dismissioni, e se non sia viceversa giusto che il Consiglio regionale possa sempre dismettere le proprie partecipate, al di là della percentuale in pacchetto della Regione, ma sulla base di un esame di congruità, di corrispondenza a obiettivi generali che, caso per caso, la Regione Piemonte, forte del proprio progetto di governo, deve attuare sulle varie partecipate. Io la pregherei, Presidente Ghigo, di riflettere su questo fatto, di rivedere il disegno di legge e di correggerlo. Lei, che oggi governa la Regione in prima battuta e fa le proposte, rifletta se non la metterebbe in difficoltà una scelta che costringerà anche lei in partecipate al di sotto del 20% di neppure poter discutere la validità strategica di quella partecipata perché si è fatta approvare una legge che dice che sotto il 20% non è strategica. Questo indebolisce un'azione di governo, e quindi lo ritengo profondamente sbagliato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Tenterò solo di trarre qualche conclusione, perché replicare sull'insieme di considerazioni fatte da tutti i Consiglieri di opposizione e maggioranza sarebbe per me impossibile. Voglio semplicemente fare due ordini di considerazioni: uno che lascio a una riflessione più ampia del dibattito, ormai che si trascina da due anni, sul ruolo tra esecutivo e Consiglio Regionale. Perché il dubbio che questo provvedimento, che io so essere stato discusso a lungo tempo in Commissione, e deliberato dalla Commissione - a maggioranza, ma mi risulta, se ho buona memoria, anche con i voti di un gruppo dell'opposizione - trova in aula un percorso di dibattito e di approfondimento addirittura ancora più lungo di quello che è avvenuto in Commissione - almeno così mi si paventa per quanto riguarda l'ipotesi di presentazione di emendamenti su questo provvedimento. Questa è una riflessione che chiaramente faccio, sapendo che ormai questa procedura si verifica su ogni tipo di provvedimento; si fa un'ampia discussione in Commissione, dopo di che si fa un'altrettanta ampia discussione, se non addirittura superiore, in Consiglio Regionale. Questa chiaramente è una riflessione che lascio ai componenti dell'Ufficio di Presidenza e a tutti i Consiglieri. Se fossi coerente, cosa che cerco di essere, a questa considerazione direi: "caro Consigliere Chiezzi, io non ho nessun ripensamento da fare, perché la mia maggioranza ha votato questo provvedimento in Commissione e, di conseguenza, si prosegua nel dibattito in aula". Nonostante questa ricerca continua di coerenza, nel caso specifico, in funzione del fatto che questa è una delega che esercito in senso temporaneo, e vista l'ora, ritengo sia utile rimandare l'ulteriore approfondimento di questo provvedimento al prossimo Consiglio Regionale, che vedrà in apertura riprendere la parola da parte mia, e comunicare quali sono le eventuali riflessioni che questa settimana di tempo mi hanno portato a fare sul provvedimento. Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo che è convocata per domani 23 marzo la Conferenza dei Capigruppo.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.05)



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