Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.195 del 18/03/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 12.07)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Cota, Ghigo e Rossi Oreste.


Argomento:

b) Rinuncia al ricorso alla Corte Costituzionale


PRESIDENTE

Comunico inoltre che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha rinunciato al ricorso, conformemente alla deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione dell'11 gennaio 2002, in considerazione della sopravvenuta modifica del Titolo V, Parte II, della Costituzione avverso la deliberazione legislativa del Consiglio regionale del Piemonte riapprovata il 29 febbraio 2000, concernente "Regolamentazione sull'applicazione di terapia elettroconvulsivante la lobotomia prefrontale e transorbitale ed altri simili interventi di psicochirurgia".
Si resta in attesa del pronunciamento definitivo della Corte Costituzionale, segnalando che pressoché identica questione è stata prospettata in recente ricorso avverso legge della Regione Marche depositato a fine gennaio 2002.


Argomento: Psichiatria

Richiesta di chiarimenti in merito alla precedente comunicazione del Presidente del Consiglio regionale relativa alla rinuncia al ricorso alla Corte costituzionale avverso la deliberazione legislativa del Consiglio regionale del Piemonte, concernente "Regolamentazione sull'applicazione di terapia elettroconvulsivante la lobotomia prefrontale e transorbitale e da altri simili interventi di psicochirurgia"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Cedo un minuto la parola alla collega Suino.



SUINO Marisa

Intervengo nel merito della sua comunicazione, Presidente.
Se abbiamo capito bene, è stato approvato il provvedimento e di fatto diventa esecutiva la legge che vieta l'elettroshock nella nostra Regione.
La legge che vieta l'elettroshock è stata riconosciuta, approvata a livello nazionale e quindi il procedimento si è interrotto. Voglio sottolineare questo fatto perché rappresenta un risultato importante. E' anche giusto riconoscere il merito, nella passata legislatura, dei Consiglieri di destra e sinistra che sostennero questa iniziativa, in particolare il Consigliere Deorsola. Credo sia anche doveroso ringraziare gli uffici per il lavoro svolto e in particolare un funzionario regionale che ha seguito tutto l'iter del provvedimento.
E' una soluzione importante e utile, che a questo punto credo faccia scuola nel nostro Paese, per cui era giusto sottolineare con l'enfasi necessaria che si tratta di un provvedimento la cui bontà deve essere riconosciuta da parte di tutti.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliera Suino. Credo che tutta l'aula si accomuni in merito alle sue dichiarazioni e le condivida. Rimaniamo ovviamente in attesa della promulgazione tecnica.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)". Presentazione richieste di inserimento di nuovi punti e di inversione di punti iscritti all'o.d.g. Richiesta chiarimenti in merito al pronunciamento della Commissione per il Regolamento sugli emendamenti presentati


PRESIDENTE

A questo punto, riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 252, di cui al punto 2) all'o.d.g., in merito al quale chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Care colleghe e cari colleghi, riprendiamo i nostri lavori, che - come ricorderete - sono stati sospesi dal Presidente Cota in occasione dell'avvio della discussione del disegno di legge n. 252 relativo ai cosiddetti buoni scuola.
Il Presidente del Consiglio sospese la riunione perché dichiarò di trovarsi in un certo imbarazzo nell'interpretazione delle procedure da mettere in moto per esaminare la ricca messe di emendamenti giacenti in aula sul disegno di legge n. 252.
Abbiamo svolto tre riunioni di Commissione per il Regolamento, che, in applicazione dell'art. 17 del Regolamento, il Presidente del Consiglio ha invitato a convocare.
Nella prima riunione era presente anche il Presidente del Consiglio, il quale ha esposto a voce alcuni problemi in essere. Alla fine di tale riunione è stato richiesto dal sottoscritto, ma anche da altri, al Presidente del Consiglio, per cortesia, di voler mettere per iscritto i contenuti del parere che richiedeva, in modo da poter dare dei contributi.
Comincio a segnalare che in quella seduta era già stato consegnato uno zelante documento che prevedeva un parere su questioni che però non erano ancora all'o.d.g.
Il Presidente ha inviato il suo documento; insieme ad altri colleghi ho formulato un parere sul documento stesso e, nella riunione successiva l'ultima (la terza), abbiamo affrontato l'insieme degli argomenti confrontando i pareri.
Non voglio dilungarmi - i due-tre minuti che ho a disposizione non lo consentono - però la seduta si è poi chiusa. Penso che la Presidente Rosa Anna Costa abbia riferito l'andamento della seduta, che si è chiusa in un modo sul quale io chiedo una comunicazione del Presidente del Consiglio regionale, perché a mio modo di vedere in quella seduta sono avvenuti fatti istituzionalmente gravissimi e altri fatti politicamente parecchio interessanti.
Vorrei poter affrontare il nuovo inizio di questo Consiglio regionale conoscendo quali valutazioni il Presidente del Consiglio dà sui lavori complessivi, compreso l'esito finale, della Commissione per il Regolamento.
Tengo a precisare che nell'esito finale c'è stata anche una chiusura di maggioranza un po' brusca, che non ha consentito di lavorare neppure ai propri testi, una chiusura d'ufficio, autoritaria, ope legis, la chiusura che ha la forza dei numeri, ma non la ragionevolezza e che quindi ha lasciato, almeno parte della minoranza, in una situazione di impossibilità a procedere ad ulteriori proposte.
Le chiederei, Presidente, di capire, perché se non si capisce quello diventa difficile anche capire come si può procedere nei nostri lavori.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Siamo ancora nella fase delle comunicazioni, quindi formalmente la seduta è aperta, ma su questa questione chiedo un chiarimento a lei, Presidente.
Volevo sottoporre all'attenzione dell'aula un fatto che, dal punto di vista istituzionale, rischia di mettere in discussione la dialettica all'interno dell'assemblea consiliare: le opposizioni, in occasione dell'ultima seduta dei Capigruppo, hanno abbandonato la seduta, comunicando ufficialmente che sulle questioni relative all'interpretazione, e in relazione alla controversa questione sollevata dal Consigliere Chiezzi e credo sufficientemente presentata all'aula, il motivo del contendere sostanzialmente è questo. Provo a sintetizzarlo così: siamo in presenza di un Regolamento che definisce delle regole. Le regole sono anche soggette ad interpretazione, ma ciò che non si può assolutamente modificare è il testo letterale dell'articolato del Regolamento. Quindi, di fronte a questa considerazione, e in considerazione anche del fatto, collega Chiezzi, che questa mattina il Presidente Cota ha chiesto di interloquire perché si è riunito l'Ufficio di Presidenza, credo che sia opportuno che il Presidente di turno comunichi all'aula qual è lo stato dell'arte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Voglio ricordare, Presidente, che alla fine della riunione della Commissione per il Regolamento, il Presidente Cota affermò opportunamente che quella che poteva essere la decisione della Commissione per il Regolamento, da parte sua sarebbe stata un'indicazione. Tra l'altro aggiunse, con una rapida serie di rapporti informali con alcuni Capigruppo di arrivare a una determinazione in una materia estremamente delicata, come i colleghi capiscono e lei, Presidente, certamente sa.
Io non sono stato toccato da questi rapporti informali, ma mi aspettavo che questa mattina, in apertura dei lavori, il Presidente Cota - che avevo visto essere presente, ma certamente lei, Vicepresidente, autorevolmente lo può rappresentare - dicesse qual è la determinazione a cui era giunto su un passaggio regolamentare estremamente delicato.
Ho letto anche un'intervista del Presidente Cota che, al di là della solita vicenda dell'inadeguatezza del nostro Regolamento, sulla quale posso anche personalmente convenire, non diceva nulla in merito alle determinazioni su un punto chiave per aprire questi lavori. Quindi, spero che lei sia in questo momento in condizione di fare tale comunicazione.
Credo che sia essenziale alla partenza dei lavori, come auspico che si facciano, sulla norma in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Ritengo di intervenire per un dovere di chiarezza e di verità. Poi vedremo, dopo le comunicazioni del Presidente, se sarà o meno il caso di un ulteriore intervento.
E' chiaro ed è bene precisare che i lavori in Commissione hanno reso impropri i termini utilizzati dagli intervenuti finora di maggioranza ed opposizione. Innanzitutto, perché uno dei protagonisti positivi, anzi, il principale protagonista è stato il Consigliere Palma, che è Consigliere di minoranza.
Vi è da aggiungere che almeno altri tre o quattro Gruppi di minoranza non hanno partecipato ai lavori di Commissione, e non hanno partecipato ritengo io di poter interpretare senza alcuna audacia - per la semplice ragione che sulla vicenda buoni scuola hanno una posizione confliggente con il resto dell'opposizione. Mi pareva doveroso precisare questo fatto, poi eventualmente ci riserviamo di fare altre considerazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Effettivamente è toccato a me nella riunione dei Capigruppo formalizzare la posizione dell'opposizione ad abbandonarne i lavori proprio per la scelta fatta, che giudicavamo non rispondente ad un percorso democratico che era stato seguito in tale riunione.
Devo dire, Presidente, che la vicenda della Commissione per il Regolamento ci ha instillato molti dubbi sull'effettiva gestione super partes da parte della Presidenza e della Commissione per il Regolamento.
Concordiamo sul fatto che potrebbe esserci un'inadeguatezza del Regolamento, ma riteniamo che la strada che si è voluta scegliere non sia una strada assolutamente condivisibile da un punto di vista democratico.
Anche noi contestiamo il fatto che, in apertura di seduta, non ci sia stata una comunicazione ufficiale da parte del Presidente dell'assemblea sulle decisioni che intende assumere per la gestione della stessa.
Devo però sottolineare un particolare: anche dopo le dichiarazioni del Consigliere Galasso, credo che in seno a quest'aula vada trovata un'altra collocazione per i Consiglieri del Gruppo Radicale. Ritengo inopportuno che i Consiglieri del Gruppo Radicale continuino a stare nei banchi dove non hanno diritto a stare non essendo di opposizione. In ogni caso, questa situazione sarà sollevata non solo da me, ma anche da altri rappresentanti in quanto è veramente inaccettabile che la maggioranza si faccia rappresentare da una parte della minoranza.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Mellano)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Avendo sentito parlare di dovere di chiarezza e di verità, mi sento in dovere di fare analoga parte dai banchi dell'opposizione, convinta di poter dare un contributo, per lo meno analogo a quello che ha dato il collega Galasso, a proposito di chiarezze e di verità. Collega Galasso, lei era presente e lo sa benissimo, ma lo diciamo ai colleghi che non erano presenti. Noi abbiamo, come minoranze abbandonato la Commissione per il Regolamento, lasciando soli i colleghi del Gruppo Radicale. Il motivo per il quale abbiamo abbandonato la seduta della Commissione per il Regolamento è che ci siamo sentiti assolutamente impediti nel ruolo che spetta alle minoranze in questo Consiglio. Con la procedura che è stata avviata, di comune intesa tra il Presidente Cota e il Consigliere Palma, ci siamo ritrovati, di fatto, dinnanzi alla modifica dell'art. 80. Con tale modifica si inibiscono le prerogative che sono doverosamente da riconoscere ai Consiglieri di minoranza in un'assise democratica come questa.
Tutto ciò l'avete fatto con un voto. Abbiamo ripetutamente insistito chiedendo la cortesia, anche alla Presidenza della Commissione, di non ricorrere ad un voto perché era doppiamente dispregiativo nei confronti delle minoranze, in quanto vi era un uso di forza, quasi violento, in questa situazione. Vi siete comunque avvalsi di un voto e con questa paginetta oggi ci ritroviamo - di fatto - con un emendamento che ha modificato l'art. 80 e che imbavaglia le minoranze. Ecco perché siamo qui a chiedere quale sia stato l'esito. Abbiamo abbandonato la seduta per questo motivo, perché c'é un vulnus alla democrazia. È nostro dovere dirlo urlarlo e fare di tutto per impedire che tutto ciò abbia un seguito.



GALASSO Ennio Lucio (fuori microfono)

Ma metà dell'opposizione è d'accordo!



SUINO Marisa

No, Consigliere Galasso, la chiarezza e la verità non stanno solo da una parte, stanno anche dall'altra. Per questo motivo chiediamo Presidente, di conoscere come intendete procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo sui lavori della Commissione per il Regolamento, pur tralasciando problemi relativi sia alla serie di proposte di legge avanzate, sia alla collocazione dei diversi Gruppi, di maggioranza e di minoranza, rispetto a tali proposte.
Il lavoro che personalmente ho cercato di condurre è stato quello di essere "Commissione della Commissione" e non un esponente di maggioranza o minoranza, tanto più che non mi veniva richiesto di lavorare sulla modifica di un testo, bensì su una sua interpretazione. L'atteggiamento adottato è stato quindi propositivo, vista la questione delicata e spinosa sulla quale sono state avanzate interpretazioni diverse, in modo che il Presidente assumesse, nel pieno del suo ruolo, decisioni in merito.
Preciso, proprio per spiegare il metodo con cui personalmente (così come altri Consiglieri) ho lavorato, che anch'io ho espresso, insieme alla Consigliera Suino, un parere che ho fatto mettere agli atti, su richiesta del Presidente della Commissione. Tale parere intendeva riportare il lavoro della struttura della Commissione e degli uffici nei binari del quesito proposto. Nonostante alcune perplessità, ritenevo comunque che fosse un lavoro ben svolto.
Nello stesso tempo, ritenevo un errore parlare di maggioranza e di minoranza, e sollevare problemi politici di fronte ad un problema che è di interpretazione regolamentare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Il mio intervento è sull'ordine dei lavori del Consiglio e non della Commissione per il Regolamento. Non penso, infatti, che lei possa consentire una discussione di due minuti su un argomento che ha occupato tre sedute di Commissione per il Regolamento. Se ne esistono i termini e le possibilità, ben venga una discussione d'aula articolata e possibilmente non ad uso giornalistico. Per il resto, chi interviene sull'ordine dei lavori, non lo faccia per riassumere - ripeto ad uso dei giornalisti quanto ha sostenuto in Commissione per il Regolamento.
Intervengo associandomi alla richiesta di altre opposizioni per richiedere alla Presidenza, e a lei come Presidente dell'assemblea, di comunicare al Consiglio le sue determinazioni in ordine ai problemi che aveva sollevato e al parere che la Commissione per il Regolamento ha fornito.
Per ragioni di precisione, che però attengono in parte anche alla decenza dei lavori istituzionali, deve essere sempre chiarissimo a nome di quali minoranze si parla, essendo i termini minoranza e maggioranza determinati, malgrado il pensiero del Consigliere Moriconi, dal risultato delle elezioni e non dal parere di Consiglieri (pur essendo molte le minoranze presenti all'interno di questo Consiglio regionale).
E' semplicemente falso - e vorrei che il Presidente lo riferisse all'aula - sostenere che quanti hanno abbandonato la seduta di Commissione lo hanno fatto a nome di tutte le opposizioni - o di tutte le opposizioni esclusi i Radicali.
I Capigruppo di alcuni Gruppi rappresentati in questa assemblea (li enumero: SDI, UDeuR, PPI e Margherita) mi hanno informalmente confermato di non essere stati rappresentati dal Consigliere Moriconi, né nella Conferenza dei Capigruppo (visto che in tale sede il collega Moriconi ha detto di parlare a nome di tutte le opposizioni), né dalla posizione che in modo del tutto legittimo, alcuni Gruppi hanno sostenuto sul parere chiesto dal Presidente alla Commissione per il Regolamento Vorrei che emergesse con chiarezza, perché si tratta di questione istituzionalmente molto delicata, che, al di là del parere di merito sul provvedimento, su cui si registreranno in seguito consensi e dissensi l'attentato alla democrazia denunciato da alcuni Gruppi non era affatto condiviso dalla totalità dei Gruppi di opposizione.



PRESIDENTE

Essendo stato chiamato in causa, Consigliere Moriconi, le do la parola per una replica.



MORICONI Enrico

Forse il Consigliere Palma non era presente alla Conferenza dei Capigruppo quando ho elencato i nomi dei Gruppi a nome dei quali parlavo.
Non ho elencato alcuno dei Gruppi che il Consigliere Palma ha test nominato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

L'intervento del Consigliere Moriconi in parte mi dà già una risposta a quanto volevo sollevare in quanto nasce un problema politico, perché se nella Conferenza dei Capigruppo fosse stata rappresentata una questione a nome di Gruppi che non lo sapevano, quindi a loro insaputa, sarebbe stato un fatto politico estremamente grave, di grande rilevanza.
Credo che il chiarimento del Presidente Moriconi, che per quanto mi riguarda non può che essere sincero, lo abbia ampiamente chiarito.
Volevo, inoltre, ma non formalmente, esprimere solidarietà al Gruppo Radicale, perché ho sentito dei toni veramente molto forti, Presidente, in quest'aula, che nemmeno forse immaginavo di poter ascoltare. Dire che dei Gruppi consiliari di minoranza non sono degni e non dovrebbero nemmeno sedere nei banchi della minoranza, o addirittura fra i banchi del Consiglio, in modo surrettizio, è un fatto politico grave che forse è sfuggito a qualcuno, ma che mi ha particolarmente colpito.
Vorrei, dunque, esprimere solidarietà umana e politica a questo Gruppo che peraltro è un Gruppo consiliare serio, che si è sempre distinto, a cui tutti abbiamo sempre riconosciuto un'azione politica corretta all'interno di quest'aula e nelle Commissioni.
Ci tenevo a farlo per controbilanciare e per dire che non tutti la pensano come il Consigliere Moriconi.
Ciò detto, sull'ordine dei lavori vorrei ascoltare anch'io il Presidente, perché non vorrei che la prima ora e mezza di avviamento fosse dedicata, in via esclusiva, ad ascoltare il parere sull'ordine dei lavori di ogni Consigliere.
Vorrei capire anch'io, dal Presidente Toselli, a questo punto, qual è la procedura e qual è, quindi, l'intendimento della Presidenza per la gestione di questo importante provvedimento negli odierni lavori d'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Siccome sono stato coinvolto e non ero presente, volevo precisare quanto segue.
Io non ero presente nella Commissione per il Regolamento, sono arrivato a tempo scaduto. Pertanto, ritengo che qualsiasi affermazione sia soltanto riferita ad illazioni. Non si possono fare processi alle intenzioni di nessuno, né a favore né contro.
Per quanto mi riguarda, penso che il Presidente del Consiglio abbia dei poteri per interpretare e decidere sugli emendamenti, quindi non serviva coinvolgere la Commissione per il Regolamento. Tuttavia, non sono stato chiamato ad esprimermi in quanto non ero presente.
Sul comportamento dei Consiglieri Moriconi e Palma, penso che siano maggiorenni sia come età che come maturità politica, per cui decidano loro di dire ciò che gli pare e piace, senza coinvolgere il sottoscritto.
Vivaddio, io sono libero e quando devo dire una cosa ufficialmente è quella che dico, non quella che dicono gli altri!


Argomento: Varie

Saluto agli alunni e insegnanti della Scuola elementare "Sclopis" di Torino


PRESIDENTE

A nome dell'assemblea consiliare, rivolgo un cordiale benvenuto agli alunni e agli insegnanti della Scuola elementare "Sclopis" di Torino, a cui auguro una buona giornata.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)". Presentazione richieste di inserimento di nuovi punti e di inversione di punti iscritti all'o.d.g. Richiesta chiarimenti in merito al pronunciamento della Commissione per il Regolamento sugli emendamenti presentati


PRESIDENTE

In merito a quanto richiesto dai colleghi Consiglieri regionali sull'ordine dei lavori e a quanto è emerso dalla Commissione per il Regolamento, devo far presente che stamane, unitamente al Vicepresidente Riba e al Presidente del Consiglio Cota, si è pensato, rispetto ai lavori d'aula, di applicare la normale interpretazione del Regolamento, così come si è sempre fatto. Non si è presa una decisione in merito, in quanto l'Ufficio di Presidenza non è stato convocato soltanto perché la Commissione per il Regolamento si è svolta a fine settimana e si è pensato invece, di andare a verificare, rispetto, per esempio, agli articoli, i vari emendamenti e quanto era ricompreso all'interno. Si è stabilito di vedere l'andamento, rispetto all'inizio dei lavori d'aula, per procedere nel modo in cui vi ho riferito. Questo è quanto è avvenuto questa mattina.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Chiedo scusa, Presidente, ma il Regolamento è una cosa seria. Il Regolamento aveva un dubbio interpretativo che è stato rilevato. Tale dubbio interpretativo, secondo le procedure previste dal Regolamento e dallo Statuto, è stato risolto attraverso un pronunciamento della Commissione, che è l'organismo deputato a ciò fare.
A questo punto, lo si mette nel cassetto e si applica un Regolamento secondo l'interpretazione che la Commissione, organismo deputato a interpretarlo, ha formulato: "Era interpretato male fino ad oggi". È una contraddizione forte! una contraddizione forte, perché, attraverso la Commissione quest'aula, nelle forme di legge, ha indicato un percorso. Qui non si tiene presente quello che è stato il percorso indicato dalla Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente, ma bastano anche meno di due minuti sulle sue comunicazioni.
Abbiamo appreso, con soddisfazione, che il Regolamento, così com'è, è stato interpretato in maniera corretta, almeno a mio parere.
Per questo motivo, Presidente, a seguito delle sue comunicazioni, le chiedo dieci minuti di sospensione tecnica per proseguire nel lavoro, in modo da poter presentare i nostri emendamenti in seguito alla sua comunicazione, perché fino alla sua comunicazione noi avevamo certezza nel Regolamento, ma non dell'interpretazione del Presidente.
Dopo la sua comunicazione, chiediamo dieci minuti per poter presentare degli emendamenti che siano, come dire, corretti nella forma e nella presentazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, ovviamente rispetto la richiesta del collega Placido, che può essere opportuna per l'operatività del suo Gruppo dinnanzi alla comunicazione che lei ha fatto.
Vorrei sottolineare, dopo l'intervento del collega Marengo, che la rappresentanza complessiva dell'assemblea è data dal Presidente di questa assemblea, il quale si spoglia, quando viene eletto, delle appartenenze.
Questa è un'assemblea piccola, quindi pesa il voto del Presidente, il quale spesso non si sottrae all'incombenza, ma nelle assemblee più grandi i Presidenti non votano. I Presidenti Casini e Pera non votano. Si spogliano in qualche modo, delle appartenenze non partecipando alla disputa, cercando di rappresentare l'interesse complessivo dell'assemblea. Se noi deleghiamo ad una Commissione di procedere, nella quale invece l'interpretazione è legata agli schieramenti e ai rapporti, non alla garanzia istituzionale verrebbe meno.
Non a caso il Presidente Cota, nella Commissione per il Regolamento - e nessuno ha sollevato alcunché su tale dichiarazione, né il Presidente della Commissione per il Regolamento che ne aveva titolo, né i componenti disse: "Bene, c'è questa espressione da parte della Commissione per il Regolamento. La recepisco. Mi riservo di farne una valutazione". Disse anche: "Sentirò informalmente alcuni Capigruppo e poi arriverò alle determinazioni", proprio perché arriva alle determinazioni di garanzia istituzionale. Altrimenti tutto si gioca in quel tipo di rapporto.
per questo motivo che noi abbiamo accolto la dichiarazione, che suppongo sia quella del Presidente Cota e dei due Vicepresidenti, di procedere nell'utilizzo dell'attuale Regolamento con una valutazione nel proseguimento dei lavori da parte del Presidente Cota e dell'Ufficio di Presidenza. Parlo del Presidente Cota, ma anche di chi in questo momento lo sta sostituendo, come figura di garanzia.
Mi inchino a questo tipo di decisione e rispetto anche il fatto che dinnanzi a tale decisione il collega Placido - penso in nome del suo Gruppo abbia chiesto i termini a difesa per aggiustare in qualche modo l'iniziativa del suo Gruppo nel procedere dei lavori come si stanno delineando.
Ripeto, mi inchino a questa decisione e affermo che il Presidente aveva in sé i poteri per assumere delle decisioni in questa materia e poteva certamente ricorrere all'ausilio della Commissione per il Regolamento, ma non ha voluto e potuto, dalle sue dichiarazioni, delegare alla Commissione per il Regolamento la definizione della querelle che si è determinata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, lei sa che non è usuale da parte del nostro Gruppo polemizzare su queste questioni, però vorrei che lei si facesse portavoce a nome del nostro Gruppo presso il Presidente Cota, nel senso del rispetto per la scelta da lui operata. Credo di poter esprimere ciò anche da parte di altri colleghi della minoranza, perché sono successi due fatti importanti.
Il primo è che è stato sconfitto in questa fase, come almeno noi pensiamo, un tentativo liberticida di delegittimare le prerogative dei singoli Consiglieri così come normate dal nostro Regolamento.
Il secondo fatto riguarda il Consigliere Palma, che stimo rispetto all'impegno e allo zelo con il quale affronta le questioni, anche con grande senso del dovere istituzionale, però tanto zelo in questa occasione non aveva ragion d'essere. Tale zelo era giustificato nell'ambito delle proprie prerogative, ma certamente era eccessivo nei confronti delle prerogative di una maggioranza che non sono sancite dal Regolamento. Non si sa mai come cambieranno le cose. Un domani - lo auspichiamo - potrebbero ritrovarsi nella condizione di essere minoranza in questa assemblea consiliare, e allora io mi batterei perché quelle prerogative siano riconosciute. Credo che questo nobiliti la nostra assemblea consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, considero saggia la decisione assunta dall'Ufficio di Presidenza per diverse ragioni.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, l'Ufficio di Presidenza non si è riunito nel merito.
Questa mattina c'è stato un incontro con il Presidente Cota e il Vicepresidente Riba. Analizzando inizialmente nel merito il provvedimento si è deciso di applicare la normale interpretazione del Regolamento.
Il Presidente non ha ancora espresso un parere, evidentemente, perch non ha ancora avuto il tempo necessario per approfondire ciò che si è deciso all'interno della Commissione per il Regolamento, per poi comunicare le sue decisioni, così come previsto dagli artt. 5 e 17 del Regolamento.



RONZANI Wilmer

Presidente, nonostante la sua opportuna precisazione, ripeto quello che stavo dicendo.
Considero saggia la decisione che lei ha comunicato testé all'assemblea regionale per tre ragioni.
La prima è perché non mi sembra opportuno - pongo intanto un problema di opportunità - cambiare le regole anche se in questo caso parlavamo di un'interpretazione dell'art. 80, mentre è in corso la discussione che ha queste implicazioni sui buoni scuola. Non è un normale provvedimento, ma è una discussione che sta dividendo l'aula del Consiglio regionale.
E' opportuno e saggio aver evitato una forzatura interpretativa nel momento in cui sta iniziando una discussione impegnativa per i lavori del nostro Consiglio.
La seconda ragione è perché credo che gli articoli del Regolamento non si cambino neppure con le interpretazioni e con un voto di maggioranza.
Naturalmente, questo può essere fatto, ma si configura come uno strappo dal punto di vista istituzionale che non può non avere conseguenze nei rapporti politici interni a questo Consiglio tra i Gruppi di maggioranza e i Gruppi di opposizione.
La terza ragione è più politica, perché non è possibile, secondo me sopperire alle difficoltà che la maggioranza ha nel portare a termine la discussione sui buoni scuola; difficoltà che abbiamo tutti constatato nelle settimane passate e che si sono palesate anche la settimana scorsa quando è mancato il numero legale per responsabilità della maggioranza. Non si pu sopperire a difficoltà politiche con forzature regolamentari, mi pare sbagliato. Per questo motivo, considero saggia la decisione che ci ha comunicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Ritengo che questa sia una discussione odiosa, perché i lavori avrebbero dovuto riprendere con una comunicazione della Presidenza sul parere chiesto alla Commissione per il Regolamento.
Il parere della Commissione può piacere o no, ci si può adeguare o no ma altro è il problema.
Il Presidente può decidere autonomamente, è un parere che non è vincolante. La comunicazione testé fatta dal Presidente facente funzioni qual è? E' una forma elegante per invitare il Consiglio a responsabilizzarsi e a condurre i lavori in un certo modo? Se è così, la prendo sotto questo profilo. Devo però dire che l'intervento successivo del Consigliere Placido smentisce subito un'impostazione di questo genere.
Ne faccio un'altra: quella comunicazione è nell'attesa di maturare un convincimento e, quindi, una decisione da parte del Presidente per non far soprassedere ai lavori, dicendoci: "Procedete pure".
Questa è l'interpretazione che posso dare. Per questo motivo, ritengo comunque questa discussione assolutamente inutile.
Per quanto riguarda le ipotesi liberticide, non voglio praticare criteri linguistici retributivi, voglio semplicemente dire che dobbiamo rientrare negli alvei della misura e della ragionevolezza.
Sono dei pareri che hanno avuto delle prese di posizione trasversali come si suol dire, quindi non c'è alcuna tracotanza, non c'è alcuna arroganza: si tratta di una presa di posizione, punto e basta. Allora, o ci atteniamo a questi criteri formali dialettici di discussione o continuiamo a fare - lo ripeto per l'ennesima volta - un discorso assolutamente infecondo.
Di conseguenza, o la Presidenza fa la comunicazione o la Presidenza ci chiarisce in che termini intendeva procedere. Abbiamo discusso i lavori della Commissione, ora dobbiamo discutere non la comunicazione, ma le idee o le prospettive di una comunicazione; dobbiamo semplicemente adeguarci e operare.



PRESIDENTE

Credo che la Presidenza abbia comunicato in modo chiaro e inequivocabile rispetto a quanto è stato richiesto, perché nel merito e nel parere della Commissione per il Regolamento, in base agli artt. 5 e 17 del Regolamento stesso, è il Presidente che deve decidere.
L'art. 17 recita: "La Commissione può inoltre essere consultata dal Presidente del Consiglio, a cui spetta decidere, sia in caso di conflitti di competenza tra le Commissioni, sia nel corso delle sedute di Consiglio allorquando insorgano questioni controverse di interpretazione del Regolamento".
Il Presidente intende applicare l'art. 17. Stamani non si è proceduto a decidere nel merito perché il Presidente non ha preso una decisione e si è detto, con il Vicepresidente Riba e il Presidente Cota, di iniziare la discussione valutando come si sarebbero svolti i lavori dell'aula in merito al disegno di legge in questione. Questo è quanto.
Rispetto al richiamo del Presidente Galasso, che condivido, ovvero di iniziare i lavori, mi permetto di suggerire ai presenti di rialzare il livello istituzionale al quale siamo chiamati nell'affrontare le sedute di Consiglio, di entrare nel merito della questione ed iniziare a discutere.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

La ringrazio, Presidente, e le chiedo di seguirmi con attenzione.
L'unica cosa chiara che lei ha detto è che il Presidente non ha deciso: questo è chiaro. Non è affatto chiaro, invece, quello che lei ha aggiunto.
Lei ha aggiunto che, visto che l'interpretazione per il Presidente continua ad essere controversa, il Presidente si riserva di decidere, ma nel frattempo invita l'aula a procedere, secondo un'interpretazione ordinaria che io non posso ritenere ordinaria se il Presidente ha chiesto il parere della Commissione per il Regolamento esattamente sul punto contestato e, soprattutto, pregiudicando l'esame del provvedimento.
Faccio presente ai Vicepresidenti Toselli e Riba che se noi oggi iniziamo a discutere e giungiamo a un certo subemendamento che alcuni colleghi auspicano, non è che la prossima settimana arriva il Presidente dichiara che ha deciso ed ex post dichiara inammissibili emendamenti che magari sono stati votati ed approvati. Di conseguenza, l'unica cosa decorosa che la Presidenza può fare, se davvero la Presidenza non ha deciso, è chiedere la Presidenza stessa la sospensione dell'esame di questo provvedimento, riservandosi di decidere nel merito.
L'unica cosa chiara, Presidente Toselli, che lei non può fare è mettere oggi in votazione il subemendamento e domani dire che finalmente il Presidente ha deciso e dichiarare, a posteriori - posto che il Presidente decida in questa direzione, perché ovviamente si sta ragionando in astratto inammissibile quell'emendamento. Quindi, se lei ritiene di comunicare in questo modo una decisione già assunta dal Presidente - ma mi pare che non si intenda farlo - iniziamo l'esame del provvedimento non con l'interpretazione ordinaria, ma con un'interpretazione diversa rispetto a quella votata dalla Commissione per il Regolamento.
In caso contrario, la Presidenza sospende l'esame del provvedimento non invita a continuare l'esame del provvedimento secondo delle regole che non sono state decise e che il Presidente stesso ritiene di non poter asseverare.
Se dobbiamo fare circo, facciamo circo e parliamo per altri 25 minuti ma la prego, Presidente, di non mettere in discussione degli emendamenti se ritiene di non poter sciogliere la riserva su questo punto. Quindi, anche formalmente, Presidente Toselli, chiedo la sospensione dell'esame del provvedimento fino alla determinazione non dell'Ufficio di Presidenza, che per me non significa nulla rispetto all'applicazione dell'art. 17, ma rispetto alla decisione del Presidente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente, anch'io ritengo che la decisione assunta nell'incontro tra il Presidente del Consiglio e il Vicepresidente Riba abbia il pregio, da un lato, della saggezza e, dall'altro, della possibilità di consentire a quest'aula di lavorare.
Leggo su La Stampa di oggi un accorato appello del Presidente del Consiglio regionale, dal titolo "Il Consiglio è alla paralisi, non si votano più leggi, non si riesce più a fare niente". E' anche per prendere in parola il Presidente del Consiglio che respingerei la richiesta del collega Palma di non procedere con l'esame degli emendamenti. Per conto mio, procederei nella linea definita questa mattina dal Presidente del Consiglio e dal Vicepresidente, perché consente non solo di esaminare il provvedimento, ma di mantenere quell'interpretazione del Regolamento che definisce una prassi ordinaria nella misura in cui è da sette legislature che viene applicata così: se non è ordinaria un'applicazione del Regolamento che si sussegue in quest'aula da circa trent'anni, vorrei capire come la potremmo definire! Direi che invece ha delle caratteristiche straordinarie il parere votato dalla Commissione per il Regolamento e sottoposto alla Presidenza del Consiglio; ha caratteristiche straordinarie, perché quello è un parere che modifica nei fatti un Regolamento senza dichiararlo esplicitamente.
C'è una strada per modificare i Regolamenti, ed è quella di mettere mano al nuovo Regolamento come di mettere mano al nuovo Statuto. C'è una maggioranza che ha 40 Consiglieri e tutto l'onore e l'onere della proposta: se su quel terreno vogliamo andare, quel terreno deve essere chiaro ed esplicito. Noi, come opposizioni, su quella questione abbiamo un'opinione ben chiara che abbiamo già espresso da molto tempo.
Ad ogni modo, mi sembra che la decisione assunta questa mattina riporti semplicemente le questioni in un'assoluta normalità e ordinarietà di funzionamento della seduta, talmente ordinaria ed usuale che è sempre stata l'interpretazione seguita per trent'anni in questa Regione dal momento in cui quel Regolamento è stato scritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Presidente, innanzitutto credo che più che parlare di ordinarietà ancorché siano sette legislature, forse si può parlare di interpretazione usuale. Comunque, se il Presidente deve decidere, vedremo quali sono le decisioni del Presidente.
A questo punto, però, vorrei avere un'interpretazione dell'art. 17 perché non nascondo che sono in difficoltà; da come lo leggo, credo che sia la Commissione a dover decidere, perché è il Presidente - il Presidente Toselli, in questo caso - che decide se consultare o meno la Commissione ma poi è la Commissione stessa, in base all'art. 17, a decidere. Quindi noi siamo fermi su questa interpretazione e se si vuole procedere nei lavori è un nodo che bisogna certamente dipanare, altrimenti si può solo procedere con grande ed evidente difficoltà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Ho l'impressione che oggi in quest'aula ci si stia prendendo un po' per il naso. Personalmente, questo non mi piace molto, quindi vorrei chiedere di sospendere la seduta fino a quando il Presidente del Consiglio Cota non sarà disponibile a venire in aula per dare la sua interpretazione rispetto a questa vicenda. Anche perché abbiamo letto tutti l'accorato appello fatto sui giornali e in televisione dal Presidente stesso rispetto alla paralisi dell'aula. Quindi, è giusto che il Presidente Cota venga in aula e dia la sua interpretazione autentica, sulla base della quale potremo riprendere a lavorare e a dare un esito maggiormente positivo ai nostri lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghi, tornate in voi! Il Presidente del Consiglio Cota non è presente; c'è il Vicepresidente Toselli, ma è uguale...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Cattaneo)



CHIEZZI Giuseppe

No, collega Cattaneo, qui non si è mai alzato qualcuno con il Presidente Ghigo assente, dicendo: "Io, a nome del Presidente Ghigo vi dico che...". Non è mai successo. Mentre Toselli ha detto: "Il Presidente Cota che io oggi fungo" - nessuno può fungere Ghigo - "ha detto: colleghi procedete". L'altro ieri il Presidente ci aveva detto: "Fermatevi, perch ho bisogno di un parere". E ci siamo fermati. La Commissione si è riunita e ha dato al Presidente il parere; ricevuto il parere, il Presidente cosa dice? Dice: "Procedete". Cosa vuol dire questo? Il Presidente, art. 5 comma 4, decide in via definitiva; non decidiamo noi della Commissione per il Regolamento e il Presidente, dicendoci "Procedete", ha deciso.



(Commenti in aula)



CHIEZZI Giuseppe

Il Presidente ha detto "Procedete", sì o no? Sì, lo ha detto. Se ha detto "Procedete" vuol dire che, forte del parere del Regolamento, ha deciso che si può procedere, e dato che nella Commissione per il Regolamento c'era un parere, quello del sottoscritto, in cui si dava questa interpretazione, io arguisco che dicendo "Procedete", si può procedere, e che probabilmente il mio parere è stato tenuto in conto.
Il Presidente non tiene conto del parere della Commissione per il Regolamento a maggioranza: il Presidente decide in via definitiva. Questo dà fastidio a qualcuno. Pazienza per chi si è speso tanto per trovare il modo - come il Consigliere Palma - per fare quella che lui stesso ha chiamato una "furbata", che ha generato anche dei momenti di difficoltà e di incomprensione. Il Consigliere Palma sembrava il ventriloquo della maggioranza. Se io devo parlare con la maggioranza, oppure ho dei problemi parlo con la maggioranza e non con il suo ventriloquo. Quindi, quando si parla di circo, vediamo un po' chi fa cose da circo! Dentro al circo c'è anche la richiesta del Consigliere Palma che dice: "Non facciamo più niente di niente"; cioè fino a che il Presidente non ingoia il parere a maggioranza - un parere, secondo me, liberticida e di regime - non si fa più niente.
Noi siamo contrari a questo ultraostruzionismo proposto dal Consigliere Palma e dai suoi - i suoi sono quelli della maggioranza - in quest'aula quindi, visto che si può procedere, si proceda.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo per mozione d'ordine ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Colleghi, mi pare che ci stiamo avvitando attorno a una situazione che rende poco producente la nostra presenza.
Presidente, credo che siano emerse due chiare posizioni: quella di sospendere la discussione del provvedimento in attesa di una chiarificazione e quella, invece, di procedere - il collega Chiezzi lo ha appena invocato - secondo quanto lei ci ha informato. Metta ai voti questa querelle, che è molto chiara e netta, non c'è una subordinata, e vediamo quelli che vogliono sospendere i lavori e quelli che vogliono procedere. E' semplice, Presidente. Quindi, mozione d'ordine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Credo che bisognerebbe sospendere il Consiglio fino a quando non ci sarà una decisione da parte della Presidenza. Fermo restando che forse c'è una virgola in più, perché non si capisce se "a cui" sia riferito al Presidente o alla Commissione. Finora l'interpretazione che si è data è che sia riferito al Presidente, però venga a dirlo lui stesso.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente del Consiglio, Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Il mio intervento è del tutto aggiuntivo a quello del Vicepresidente e Presidente effettivo, nonché vicario in questo periodo, Toselli. E' per sottolineare il carattere operativo del lavoro svolto con il Presidente del Consiglio Cota, sulla base della valutazione di due termini del nostro Regolamento, relativamente alle funzioni del Presidente.
Nell'art. 5, comma 4, la questione è espressa in modo chiaro naturalmente mi inchino di fronte ad altre interpretazioni, soprattutto se di autorevoli forensi sia piemontesi, sia partenopei e delle diverse scuole a confronto.
Vorrei anche comunicare al Consiglio una consolidata prassi, che sono in grado di testimoniare essere operante negli ultimi quindici anni relativamente all'interpretazione del Regolamento.
Sulle questioni di interpretazione del Regolamento, in qualsiasi caso in via definitiva decide il Presidente. Questo per quanto riguarda l'art.
5, comma 4.
Per quanto riguarda l'art. 17, non ci sono dubbi, e credo di poterlo dire a nome dell'Ufficio di Presidenza - tra l'altro, anche il Presidente Cota ha un titolo di competenza forense. In quel caso, compete al Presidente di sentire la Commissione per il Regolamento, ma di sentirla in via consultiva, fermo restando che sulle materie deve decidere il Presidente.
Raccolgo la valutazione che ha espresso tra le righe il collega Galasso, perché ha detto una cosa che vorrei riportare.
Nell'assumere questo orientamento, come è suo dovere, il Presidente confortato dall'opinione dei due Vicepresidenti, ha tenuto anche conto di ciò che meglio corrisponde, pur in presenza di un suggerimento da parte della Commissione per il Regolamento, alla conduzione del dibattito ritenendo che l'art. 80 e l'utilizzazione normale del Regolamento ci possa consentire di affrontare e di portare avanti, con la speditezza che la complessità della materia consente, l'operazione meglio che utilizzando altre interpretazioni.
Colleghi, su un punto dobbiamo essere certi: non si tratta di pareri. I pareri restano sempre tali e sempre l'interpretazione del Presidente è la decisione del Presidente.
Non voglio fare l'esegeta del Presidente Cota, però, condividendo la sua opinione (sottolineandola anche come mia), non si tratta di non avere adeguatamente presente, con l'adeguato rispetto, tutto ciò che è intervenuto in termini di proposta dal Consigliere Palma e in termini di valutazione da parte della Commissione, ma si tratta di ripristinare un equilibrio tra i poteri del Consiglio, che attribuiscano al Presidente il massimo di potere e anche il massimo di responsabilità nella conduzione dei lavori dell'aula.
Credete, qualsiasi deliberazione è sempre sovrana e legittima, ma con altre interpretazioni la valutazione è che non si verrebbe incontro all'esigenza di procedere speditamente.
Aggiungo che in quella stessa riunione si è anche addivenuto, con la condivisione dei due Vicepresidenti, sull'opportunità di accorpare gli emendamenti che hanno carattere assolutamente analogo, al fine di poter anche per quella strada, pervenire ad una discussione che abbia un carattere sostanziale e non un carattere di, sia pure parziale intrattenimento politico.
Questo è quanto volevo sottolineare a conforto di quanto aveva bene espresso il Presidente Toselli comunicando l'opinione del Presidente Cota.
Quindi, non chiedeteci (naturalmente c'è una sovranità in questo) di sospendere la trattazione della materia, perché la posizione espressa dal Presidente Cota e adottata non sarebbe chiara. È chiara ed è stata assunta nella piena consapevolezza delle diverse responsabilità, comprese quelle che competono al Presidente, e credo che non potrebbe essere modificata.



PRESIDENTE

Sarà il Presidente Cota a fare la comunicazione rispetto alla decisione in merito.
A questo punto, ho due richieste: una del collega Placido di sospensione del Consiglio di dieci minuti. Mantiene la richiesta?



PLACIDO Roberto

No, la ritiro.



PRESIDENTE

Sono pervenute alcune richieste, da parte dei Consiglieri Cattaneo e Angeleri, di sospendere il Consiglio, e, da parte dei Consiglieri Palma e Mercurio, di sospendere il provvedimento in attesa che il Presidente del Consiglio formuli, in via definitiva, la sua decisione.
Questo è quanto è emerso dagli interventi dei colleghi che riporto all'aula per una questione di correttezza.
Vi è inoltre una proposta del Consigliere Cattaneo, a cui chiedo di formalizzarla.



CATTANEO Valerio

Come maggioranza, chiediamo la sospensione di cinque o dieci minuti dei lavori dell'aula.
Vorrei anche precisare che non è corretto quanto è stato detto, in parte da alcuni colleghi e in parte ripreso dal Presidente Riba, sul fatto che il Presidente ha deciso, perché ascoltando le comunicazioni del Presidente Toselli ho appreso (e il verbale stenografico potrà certamente darmi ragione) che il Presidente non ha ancora deciso, ed ecco perch chiedo la sospensione.
Il Presidente non ha ancora deciso a proposito dell'interpretazione dell'art. 17, o meglio, all'interpretazione che su di esso ha dato la Commissione per il Regolamento.
Abbiamo richiesto una sospensione per il semplice fatto di poter trovare una proposta da presentare all'aula, tenendo conto del dibattito e della comunicazione del Presidente Toselli e tenendo conto che vorremmo certamente lavorare oggi.
Siccome sono comunque inconciliabili alcune posizioni, volevamo semplicemente confrontarci tra colleghi di maggioranza; per poi prendere una posizione, che sia della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliere Manica.



MANICA Giuliana

Secondo me, bisognerebbe fare mente locale sulle questioni di ordine procedurale e sulle ammissibilità alle richieste che noi stiamo formulando.
In questo momento, ci stiamo trovando in una fattispecie particolare: non voglio interpretare le sue parole, però, Presidente, se lei desse un chiarimento delle stesse non creerebbe al collega Cattaneo l'imbarazzo in cui l'ha messo.



MANICA Giuliana

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



MANICA Giuliana

Non c'è alcun imbarazzo.



MANICA Giuliana

No, dico che se lui chiarisce non la mette in imbarazzo sull'interpretazione delle sue parole.
Il Presidente aveva detto (indipendentemente dalle interpretazioni se domani il Presidente deciderà una cosa diversa, se si è riservato di procedere in questo modo perché ha deciso definitivamente, o in via transitoria, ciò che il Presidente ha deciso, con l'Ufficio di Presidenza) che oggi si sarebbe proceduto secondo l'interpretazione ordinaria di questo Regolamento applicata da trent'anni a questa parte. Punto.
Questa è la prerogativa che gli attribuisce l'art. 5 quando dice:" Il Presidente giudica della ricevibilità formale dei testi, delle mozioni o di altre proposte fatte al Consiglio". Punto.
Il Presidente, al di là delle letture dietrologiche, se l'ha fatto per ora, se l'ha fatto per sempre, se lo rifarà, se lo farà in altro modo, ha deciso che nella seduta di oggi si sarebbe proceduto in quei termini e lo ha fatto nei termini delle prerogative a lui demandate dall'art. 5. Non c'è alcuna sede, alcuna sospensione che possa intervenire e modificare la prerogativa del Presidente in quelle due righe dell'art. 5. Dopodomani il Presidente potrà assumere un'altra decisione sulla base delle sue prerogative, ma oggi ha assunto questa.
Se qualcuno vuole sospendere il Consiglio per altre ragioni che non riguardano la decisione del Presidente, ma che riguardano una propria necessità di confrontarsi, è un'altra cosa, perché non sono possibili sospensioni - e chiedo alla Presidenza di renderle, in quanto tali inammissibili - per mettere in discussione la prerogativa del Presidente all'art. 5 e il fatto che lui abbia deciso, nella sua piena facoltà e nella pianezza dei suoi poteri, di continuare oggi la seduta secondo l'andamento ordinario.
Quindi, su questo punto è chiaro, com'è chiara la decisione del Presidente in ordine a questo. Le Commissioni per il Regolamento danno i pareri, il Consiglio può dire altre cose, ma non può mettere in discussione gli articoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Vorrei precisare che abbiamo chiesto la sospensione, Consigliere Manica, quindi non faccia mistificazioni in aula, semplicemente per confrontarci nella maggioranza e prendere una posizione in maggioranza.
Quindi, la sospensione è ammissibile e deve essere messa ai voti. Non è corretto che a distanza di 60 secondi, o poco più, si vada a cambiare le carte in tavola solo per fini politici o propagandistici: è inaccettabile.



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, il Presidente del Consiglio Cota - lasciatemi passare il termine - non si è ancora applicato sul comma 4 dell'art. 5 e quindi non ha deciso nel merito di quanto uscito dalla Commissione per il Regolamento.
Dopodiché, stamane, per iniziare i lavori sul provvedimento, si è pensato di applicare la normale interpretazione del Regolamento vigente, e cioè di procedere sugli articoli entrando nel merito.
Questo ci sembrava un inizio di discussione per affrontare i plichi giacenti in Presidenza. Dopodiché, sospendo per quindici minuti il Consiglio, se l'aula acconsente, come richiesto dai Consiglieri Cattaneo e Angeleri.
L'aula acconsente a tale richiesta o devo metterla ai voti? Acconsente, grazie.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13.22 riprende alle ore 14.02)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Invito i Consiglieri a prendere posto in aula.
Credo di aver concesso qualche minuto in più rispetto alla richiesta formulata dai Consiglieri Cattaneo e Angeleri.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Ringraziamo anche per la sospensione.
Mi sembra che si possano affrontare i lavori sul provvedimento pertanto chiediamo di procedere all'esame dello stesso.
Mi sembra che siano depositate anche delle richieste di inversione dei punti all'o.d.g. Quindi, cominciando da quelle, per arrivare al provvedimento, possiamo procedere.



PRESIDENTE

Così è. Infatti il Presidente intende porre in votazione le richieste di inversione di punti all'o.d.g.
Nel frattempo, è giunta una richiesta per l'inserimento del seguente nuovo punto all'o.d.g.:"Appreso dai giornali della nuova situazione di deficit del comparto sanità, si richiede che in apertura di seduta il Presidente riferisca all'aula".
Io mi pregio di segnalare tale richiesta ai Capigruppo, al fine di valutare un'eventuale comunicazione da parte del Presidente.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Da chi è firmata?



PRESIDENTE

firmata dai Consiglieri Contu, Muliere, Placido, Chiezzi e Moriconi.
Il Presidente ha appena riferito, rispetto ad una richiesta di comunicazione su quanto appreso dai giornali in materia di sanità, di portare tale richiesta all'attenzione dei Capigruppo, al fine della decisione, da parte degli stessi, di inserire il punto all'o.d.g.
Vi è inoltre una richiesta di inversione dei punti all'o.d.g. della seduta odierna in base all'art. 51.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, chiedo la parola per chiarimenti!



PRESIDENTE

Consigliere Contu, non vedo perché debba chiedere chiarimenti quando non ho da chiarire nulla essendo stato chiaro.
Mi sembra di essere stato talmente chiaro da non poterle dare chiarimenti, abbia pazienza!



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Posso dire che è presuntuoso?



PRESIDENTE

No, non è questione di essere presuntuosi. Lei sa che non lo sono! Lei sa che non sono una persona presuntuosa, però mi aiuti a proseguire nei lavori.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Le chiedo scusa per l'accusa di presunzione.



PRESIDENTE

Ci mancherebbe! So che lo ha fatto in modo simpatico.
CONTU Mario (fuori microfono) Le porgo le mie formali scuse.



PRESIDENTE

Non me le deve chiedere, perché so che l'ha detto in tono simpatico.
Prego, Consigliere Contu.



CONTU Mario

L'atto di presunzione è questo, Presidente: sono io che non ho capito e chiedo dei chiarimenti.
Se non ho inteso male, lei ha detto che rubricherà quella comunicazione, diciamo così, come una richiesta, da parte di un certo numero di Capigruppo, al Presidente del Consiglio affinché la esamini.
Io non so come si possa formulare in modo diverso questa richiesta però ci proverei a farlo in tal senso: oggi apprendiamo dai giornali una notizia che per me, che sono all'opposizione, rappresenta una grande novità rispetto alle certezze manifestate sulla situazione del deficit della sanità.
Credo che sia un segno di rispetto per l'aula che il Presidente, o chi per esso, magari un rappresentante della Giunta, possa esprimere una ratifica o una conferma. Lo chiedo formalmente, magari con l'aiuto di un funzionario dell'aula, perché non so come si possa chiedere formalmente che si metta ai voti la richiesta di comunicazione da parte di un rappresentante della Giunta. Me lo suggerisca.
Se esiste un'altra modalità, a fronte delle notizie che oggi abbiamo appreso dai giornali, sollecito la Giunta, che qui è rappresentata, a riferire in merito a quanto è emerso dalla lettura dei quotidiani.
Chiedo che venga messa ai voti la richiesta di comunicazioni da parte della Giunta in relazione alle notizie apprese dai giornali di questa mattina.



PRESIDENTE

Posto che oggi vi sono diversi congedi - in modo particolare riferiti ai colleghi che hanno per delega il bilancio, Assessore Pichetto, sanità Assessore D'Ambrosio, nonché il Presidente Ghigo - ritenevo di interpretare correttamente la richiesta di comunicazione non mettendola ai voti, perch forse sarebbe stato controproducente, rimettendola ai Capigruppo al fine di calendarizzare eventualmente con i colleghi presenti la discussione di questo punto all'o.d.g. Ringrazio i colleghi e il Consigliere Contu se possiamo procedere in tale direzione.
A questo punto, possiamo passare alle richieste di inversione dei punti all'o.d.g. in base all'art. 51, comma 2, del Regolamento consiliare Richiesta n. 1 - presentata dal Consigliere Contu: "In ordine ai lavori della seduta odierna si richiede l'inversione del punto 8) dell'o.d.g. al punto 2)".
Può intervenire un Consigliere a favore e uno contro.
Credo che il Consigliere Contu voglia intervenire a favore, essendone il firmatario.



PRESIDENTE

TAPPARO Giancarlo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Si dovrebbe prima illustrare la proposta, e poi può intervenire uno a favore e uno contro.



PRESIDENTE

No, colui che la illustra viene già inteso a favore, Consigliere Tapparo.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono) un'interpretazione regolamentare?



PRESIDENTE

l'applicazione "papale papale" del Regolamento, non cambio una virgola.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Se è validata dal Presidente...



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione della richiesta di inversione, che interviene quindi a favore, visto che è il primo firmatario.



CONTU Mario

Presidente, noi chiediamo, anzi, chiedo, visto che sono l'unico firmatario, di dare un ordine di priorità, e mi rivolgo all'Assessore richiamando le nostre discussioni.
Assessore, non so quando quest'aula riuscirà ad approvare la legge sui buoni scuola. Ho ancora in mente - e questo mi preoccupa - il grande pasticcio che abbiamo commesso in relazione alla mancata approvazione della legge entro i termini previsti dal bilancio in relazione all'utilizzo dei 13,5 miliardi da parte del suo Assessorato, che ha dovuto conciliare la coerenza del disposto di legge n. 58 con la necessità politica, perch l'accordo di maggioranza era quello di poter erogare questa somma nei tempi utili affinché tale risorsa economica non finisse nel fondo di riserva o nell'avanzo di bilancio. Mi pare che l'ipotesi fosse che rischiavamo di perdere la risorsa o, almeno, che non ci fosse l'atto di accompagnamento nel fondo di riserva. Successivamente, gli uffici dell'Economato mi hanno confermato che ci poteva essere un percorso di maggiore tranquillità.
Forte di questa preoccupazione, Assessore, le suggerisco questo: la proposta di legge n. 340, sottoscritta da diversi Consiglieri di minoranza le propone un percorso sicuro, che non inficia la volontà di raggiungere l'approvazione del disegno di legge n. 252, che potrà seguire il suo iter ma manifesta una preoccupazione.
Se non riusciamo ad approvare il disegno di legge n. 252 in termini utili ricadiamo negli errori dell'anno scorso, ma siamo ancora in tempo per farlo.
Esiste una modalità diversa di impegnare 35 miliardi sulla questione al diritto allo studio? Noi abbiamo indicato la strada, e abbiamo detto che tale modalità esiste. Se i 35 miliardi li impegniamo per garantire tutti questa è la grande novità - gli studenti della Regione Piemonte che versano in condizioni disagiate dal punto di vista economico e che frequentano le scuole dell'obbligo, non inseriamo neanche dei distinguo fra scuole paritarie e scuole pubbliche. Per noi che abbiamo contrastato quella legge è un grande passo avanti.
I Consiglieri di maggioranza devono sapere che questa legge permetterebbe a tutte le famiglie, che hanno figli che frequentano le scuole dell'obbligo, di godere della semigratuità dei libri di testo. Tutte le famiglie, a prescindere dalla scuola di appartenenza, a prescindere dalla situazione reddituale, potranno beneficiare della gratuità dei libri di testo. Vuol dire che i figli di Agnelli - non so se ha figli in età di scuola dell'obbligo, mi pare di no; magari Pininfarina sì - potranno beneficiare della gratuità dei libri di testo, applicando l'art. 34 della Costituzione.
Potremmo fare un bel passo di civiltà in avanti.
Siamo disponibili a recepire e a concordare eventuali emendamenti che spostino il tiro, per esempio, sulla questione reddituale, riconoscendo che, prima ancora dell'applicazione dell'art. 34, ci si può rivolgere alle famiglie meno abbienti e quindi inserire nella legge un innalzamento della soglia.
Nella regione Piemonte hanno i libri gratuiti tutte le famiglie che hanno un reddito fino a 50 milioni e i cui figli frequentano le scuole dell'obbligo, come peraltro avviene nelle scuole elementari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

A nome della maggioranza, esprimo la nostra contrarietà alla filosofia espressa, anche in questa occasione, dal Consigliere Contu.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima richiesta di inversione di punti all'o.d.g.
Il Consiglio non approva.
In ordine ai lavori della seduta odierna, vi è una seconda richiesta di inversione di punti all'o.d.g.: Richiesta n. 2 presentata dal Consigliere Contu: "In ordine ai lavori della seduta odierna, si richiede l'inversione del punto 7) dell'o.d.g. al punto 2)".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Chiedo cinque minuti di sospensione per valutare l'opportunità o meno di presentare degli ordini del giorno e per agevolare il percorso della legge sui buoni scuola.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, se l'aula non acconsente, devo mettere in votazione la sua richiesta di sospensione.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Presidente, in termini di agevolazioni non possiamo che ringraziare la sensibilità dell'opposizione, perché ci siamo resi conto che questo cambiamento, in effetti, agevola il percorso del nostro disegno di legge quindi non possiamo che esserne lieti.
Ciò detto, il Presidente Contu deve motivare la richiesta di sospensione, come peraltro ci è stato chiesto di farlo a nostra volta quando ci è stata concessa.
Voi sapete che quest'aula mai si è permessa di non concedere, di fatto le sospensioni se motivate. Certo, la motivazione del Consigliere Contu, se rientra non proprio in un'azione strumentale ed ostruzionistica (o poco meno) dell'opposizione, quanto meno ha delle caratteristiche, a nostro giudizio, di debolezza che ci pongono nella condizione di dire con grande serenità di essere contrari alla sospensione stessa.



PRESIDENTE

Mi sembra che il Consigliere Contu intenda motivare la sospensione.Per cortesia, Consigliere Contu, motivi la richiesta di sospensione; vedremo se l'aula acconsentirà di metterla in votazione.



CONTU Mario

Come maggioranza, avete chiesto una sospensione di un quarto d'ora e vi è stata concessa. Sottolineo che il mio non è un tentativo di prendere tempo, semplicemente chiedo cinque minuti - cinque minuti, non mezz'ora perché ho bisogno di conferire con la minoranza in relazione a come operare.



PRESIDENTE

Penso che l'aula possa acconsentire. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14.20 riprende ore 14.37)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Contu che l'illustra la seconda richiesta di inversione di punti all'o.d.g.



CONTU Mario

Presidente, siamo alla richiesta di inversione dell'o.d.g. in ordine all'opportunità che ritiene l'Assessore. Devo dire che sono rimasto un po' deluso, perché mi attendevo una sua risposta sul punto.



(Commento fuori microfono dell'Assessore Leo)



CONTU Mario

Come dice, Assessore? Ho capito, darà una risposta globale alla fine.
Alla fine dell'approvazione del provvedimento, forse? La nostra richiesta di inversione è centrale, perché noi, prima ancora che si possa discutere di un aspetto molto particolare del diritto allo studio, che è la libera scelta educativa, aspetto comunque presente anche come domanda nel nostro Paese, riteniamo che sia più utile partire da una proposta di legge che si è posta un compito un po' più ambizioso, ovvero la proposta di legge n. 288, dal titolo "Norme in materia di diritto allo studio".
Come ben comprenderà, Assessore, si esula da un aspetto particolare ovvero dal fatto di rivolgersi ad una platea di riferimento piccola. Non è che io non sia assolutamente d'accordo sul fatto che le minoranze - io appartengo a una minoranza linguistica, l'ho già detto più volte - non debbano avere titolo, ma si tratta di stabilire delle priorità, stante l'attuale panorama che è molto complesso in materia di diritto allo studio.
Voglio solo ricordarlo qui, poi avremo modo di affrontarlo tante altre volte. La materia "Diritto allo studio" non è solo quello strumento che consente di normare o vincolare i trasferimenti delle risorse dalla Regione ai Comuni, ma deve porsi un obiettivo un po' più alto: quello, sulla base di finalità precise, di ristabilire il principio che è meglio che ci sia un Testo Unico normativo di riferimento per tutta la materia del diritto allo studio. E lei sa, Assessore, che questo impegno se l'era assunto, ed è un impegno dal quale nessuno può prescindere.
Debbo dire, grazie alla collaborazione dei funzionari e su loro segnalazione, che nella Regione Liguria di fatto si sta procedendo ad approvare la legge sui buoni scuola con l'impegno della Giunta, entro 60 giorni, di presentare la normativa. Lo dico per il mio Gruppo, poi ovviamente ognuno è libero, ma non credo che questa sia la strada da seguire, anche perché la situazione ligure, a differenza di quella piemontese, ha una particolarità. La particolarità è che è un bilancio assolutamente asfittico e allora, quando si tratta di stabilire l'ordine delle priorità, questo deve essere sempre molto presente nei nostri ragionamenti.
Sulla base di questa ragione, noi partiamo da un testo di legge, fra tutti quelli approdati in aula, che è molto più avanzato rispetto a quella platea limitata alla quale si rivolge la proposta di legge della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Ho ascoltato l'intervento del Consigliere Contu, che mi sembra non sia cambiato. Di conseguenza, anche noi, essendo estremamente convinti del provvedimento, siamo costretti, nostro malgrado, a votare contro la seconda richiesta di inversione di punti all'o.d.g.



PRESIDENTE

Indìco dunque la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda richiesta di inversione di punti all'o.d.g.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14.45 riprende alle ore 15.19)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo con la votazione in merito alla richiesta del collega Contu circa l'inversione del punto 7) all'o.d.g. con il punto 2).
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda richiesta di inversione di punti all'o.d.g.
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla terza richiesta di inversione di punti all'o.d.g.: Richiesta n. 3, presentata dal Consigliere Contu: "In ordine ai lavori della seduta odierna si richiede l'inversione del punto 6) dell'o.d.g. al punto 2)".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Presidente, vorrei ritirare tutte le richieste di inserimento di nuovi punti all'o.d.g. Vedo che in aula c'è una platea sufficiente per poter entrare nel merito del provvedimento. Ritiro inoltre tutte le richieste di inversione di punti all'o.d.g.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Contu.
Possiamo dunque entrare nel merito dell'articolato del disegno di legge n. 252.
ART. 1 Vi sono richieste di intervento?



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Siamo all'esame dell'art. 1. Il dibattito generale è già stato espletato ed è stato concluso il 30 ottobre, mentre il 15 novembre vi è stata la comunicazione dell'Assessore Leo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, è solo per rinfrescare la memoria. Il 30 ottobre è terminato il dibattito generale sulla legge. Può dire all'assemblea se al termine del dibattito generale l'Assessore Leo ha replicato? Chiedo cioè se il dibattito generale si è concluso con un intervento dell'Assessore Leo perché partiremmo dalle cose che ha detto l'Assessore in chiusura.



PRESIDENTE

Per correttezza, riporto quanto è a mie mani.
Il dibattito generale si è concluso il 30 ottobre e, rispetto alla domanda appena formulata dal Consigliere Chiezzi, agli atti non risulta una replica dell'Assessore Leo, avendo fatto la relazione iniziale in quanto era stato richiamato in aula. Successivamente, il 15 novembre, oltre all'intervento dell'Assessore Leo per comunicazioni, sono intervenuti i Consiglieri Contu, Tapparo, Cattaneo e Placido (poi era entrato in aula il Consigliere Mellano, appena tornato da un viaggio).
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Qualche giorno fa ho partecipato, insieme con la collega Rosa Anna Costa, ad un bellissimo dibattito sul buono scuola in un quartiere (era presente anche il Consigliere Contu) e mentre si svolgeva l'assemblea ho capito che il tempo trascorso, come sempre, muta un po' le situazioni di fatto e le posizioni ne devono tenere conto.
Proporrei all'Assessore Leo, se ritiene, di dare avvio alla discussione sull'art. 1 tirando un anello di congiunzione (che dovrebbe riempire il periodo trascorso fra il 30 ottobre e oggi) con un suo intervento conclusivo in estensione al dibattito generale che vi è stato. Tutto ciò mi parrebbe un input interessante perché comunque le questioni vanno discusse.
Quindi, l'Assessore Leo potrebbe, se il Presidente ritiene, non dico concludere formalmente un dibattito, ma svolgere un proprio intervento in apertura del riesame - finalmente - di questa legge, in modo tale che l'Assessore, una volta trascorso il tempo in cui sono emersi problemi e situazioni, possa dare un'impronta a questo inizio.
Ho richiamato l'incontro avuto insieme con la collega Costa perché mi è sembrato molto utile dire: "Va bene, è un anno che questo provvedimento è fermo; abbiamo discusso, abbiamo fatto questo, allora adesso si incomincia: siamo alle soglie dell'art. 1, l'Assessore Leo si alza e dica: 'Cari colleghi, è passato parecchio tempo, le posizioni sono di questo tipo e aggiungo queste considerazioni'". Non è una richiesta formale all'Assessore Leo di concludere un dibattito, ma è una proposta politicamente molto più sostanziosa.
L'Assessore Leo è in grado di alzarsi e di fare un intervento al Consiglio regionale che dia il segno di un'impronta e - spero - di una novità?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Mi sollecita l'intervento del Consigliere Chiezzi che chiede all'Assessore Leo di fare un passaggio con il luminol per vedere se salta fuori qualche impronta, perché alla fine credo che quanto detto dall'Assessore Leo - e soprattutto il dibattito espletato in quest'aula sia veramente il massimo di quanto si potesse fare per avere un quadro generale sul provvedimento.
Rimane il fatto che formalmente l'Assessore Leo ha fatto una replica nella seduta del Consiglio regionale del 15 novembre e, quindi, sotto l'aspetto procedurale, e tenuto conto del Regolamento, l'Assessore Leo (e in senso più generale la Giunta regionale) ha adempiuto ad un proprio dovere. L'aula, quindi, è pronta per procedere.
Se poi l'intervento ben articolato e motivato da parte del Consigliere Chiezzi sollecita la coscienza dell'Assessore Leo (che già tanto ha fatto in questi termini su questo argomento), per quanto ci riguarda certamente non ci metteremo di traverso per impedire al collega Leo, nella sua veste di Assessore, di rivolgersi all'aula. Questo lo lasciamo alla sua sensibilità in modo che l'Assessore, e la Giunta regionale in senso più complessivo, possano valutarne l'opportunità ed acconsentire.



PRESIDENTE

Colleghi, mi sembra che quanto richiesto dal Consigliere Chiezzi sia: "Siamo sull'art. 1 e quindi facciamo gli interventi di carattere generale su tale articolo; però chiedo all'Assessore Leo, mentre illustra l'art. 1 di raccontarci quanto è accaduto in questi mesi". Questa è la sua richiesta, Consigliere Chiezzi? Il parere della Giunta?



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Ho sentito Chiezzi e il mio Capogruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Voglio porre un problema di interpretazione regolamentare, che magari qualcuno potrà intendere come l'ennesimo tentativo liberticida del Gruppo Radicale, ma che mi sembra rispecchi i canoni della logica formale.
Il nostro Regolamento dice che devono essere discussi e votati gli emendamenti prima del testo e i subemendamenti prima degli emendamenti. Mi pare, sulla base del nostro Regolamento (se poi il Presidente è in grado di citare un articolo a suffragio della sua tesi ovviamente cambierò idea) che non esista alcun principio che stabilisce che la discussione generale su un articolo debba essere svolta prima della discussione degli emendamenti, per un fatto logico abbastanza semplice da comprendere.
Laddove gli emendamenti modificano sostanzialmente il testo dell'articolo è evidente che la discussione sull'articolo deve seguire alla discussione sugli emendamenti e non può precederla.
Cerchiamo pertanto di capire come vogliamo procedere, perché già dall'art. 1 mi pare che si procederà in questo modo: faremo una discussione generale su un articolo che sarà abrogato, partendo da un emendamento abrogativo che sarà accettato. La discussione su quell'articolo, quindi dovrà necessariamente tenere conto dell'emendamento che andrà ad abrogare l'articolo stesso.
In termini formali, allora, vorrei capire sulla base di quale articolo del Regolamento si procede in tal modo...



(Commenti in aula)



PALMA Carmelo

Sulla base della prassi?



PRESIDENTE

La prego di continuare, Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

In modo tale che possa replicare al problema che ho posto.



PRESIDENTE

Consigliere Palma, il Regolamento vigente non norma quanto lei sostiene e diciamo che, per prassi instaurata - da quanto mi è stato riferito dagli uffici - quando si passava all'articolato si è sempre iniziato a dibattere in modo generale l'articolato stesso; poi, chi vuole può anche illustrare i propri emendamenti.
La ringrazio, Consigliere Palma, però non ho alcun punto del Regolamento che mi permetta di poter dare un'interpretazione che vada nella direzione da lei auspicata. Pertanto, non posso permettermi di farlo.
Ripeto che vi è una prassi sostanzialmente instaurata e intendo seguirla per non innovare. Preferirei non innovare oggi.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Se crede, mi interrompa pure ogni secondo, perché personalmente non mi interessa. Tuttavia, dato che il collega Palma ha sollevato una questione a cui lei ha risposto - e condivido tale risposta - aggiungerei solo che è la politica, è la sostanza delle cose che conta.
Il fatto è che il collega Palma ha preso probabilmente una sbandata per i Regolamenti. La legge entra in aula con i suoi articoli. Quando si giunge ad esaminare l'art. 1, in quel momento l'articolo vive, e in quel momento un collega Consigliere può esprimere la propria opinione su quell'articolo anche se ci sono mille emendamenti abrogativi allo stesso.
Ma l'inizio della discussione è sul merito del contenuto giunto in aula e non sul merito delle proposte che i colleghi Consiglieri, di vario tipo possono avere su quel merito. Non si può mettere le braghe al mondo collega Palma. Le tue braghe, poi! Il mondo della politica è un mondo di confronto politico, non è un mondo che sta al guinzaglio di Regolamenti o, peggio ancora, di interpretazioni di Regolamenti. Letto un Regolamento, lo si può leggere in mille modi diversi. Il problema è la politica, che vive di confronto.
Quando si arriva all'art. 1, si discute dell'art. 1. Poi si discute di tutte le modifiche - abrogative, aggiuntive, sostitutive o modificative che sono state presentate.
Quindi, Presidente, c'è una ratio logica in questo, non è solo prassi: è rispetto politico del fatto che si comincia a discutere il testo com'è giunto in aula. Poi si discute tutto il resto.
Altrimenti, voi capite che gli articoli si potrebbero non più discutere, perché con l'emendamento abrogativo uno non riesce mai a discutere l'articolo per intero. Invece il valore del confronto politico parte da un dibattito sull'articolo in quanto tale, perché anche dalle motivazioni e dalle argomentazioni sull'articolo in quanto tale si formano le opinioni e i confronti politici. Teniamo conto che si può sempre cambiare idea, anche dopo aver presentato un emendamento. Allora, il confronto deve essere il più libero possibile. Arriva l'articolo e si discute: chi vuole dire qualcosa sull'articolo così com'è, interviene.
Perché parlando si può anche convincere qualche collega che l'articolo non va più toccato, anche se si pensava di emendarlo.
Quindi, la difesa, l'illustrazione e il dibattito sull'articolo è veramente il punto di inizio di un confronto politico democratico irrinunciabile. Gli altri sono "trucchetti" da Regolamento.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non sto chiedendo un attimo di sospensione, ma soltanto di pazienza.
Assessore Leo, se vuole cortesemente intervenire sull'art. 1 le do la parola.
(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non ho assolutamente sospeso.
Colleghi, non vi è da chiarire la questione, in quanto ho già riferito che si entra in discussione nel merito dell'art. 1.
C'è una richiesta del Consigliere Chiezzi che dice: "Stiamo sull'art.
1".
Chiedo cortesemente all'Assessore, mentre illustra l'art. 1, di dirmi anche cosa è capitato. L'Assessore Leo dice: "Sono d'accordo, intervengo per qualche minuto", quelli che avrà necessità di usufruire; dopodich essendo, di fatto, già aperto il dibattito sull'art. 1, i colleghi Consiglieri si iscriveranno e interverranno nel merito dell'art. 1.
Pertanto, non devo sospendere nulla. Credo che possiamo continuare così.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Consigliere Chiezzi, credo che sia utile, anche perché mi permette di dare al Consiglio regionale alcune notizie che altrimenti avrei dato magari frammentariamente.
Partirei dall'art. 1 e aggiungerò, alla fine, alcune notizie politiche fra virgolette - sul dibattito.
L'art. 1 del disegno di legge n. 252, approvato dalla Giunta regionale nel gennaio scorso, proponeva la sostituzione del titolo della L.R. n.
49/85: "Norme in materia di diritto allo studio". Nei mesi successivi, il quadro normativo nazionale è mutato. Ho avuto occasione più volte di dire che siamo in una situazione dinamica in continua evoluzione. In particolare, si è modificato profondamente il contesto di riferimento delle competenze regionali che non riguardano più solo l'edilizia scolastica e l'assistenza. Ricordo, in particolare, il D.lgs. n. 112 del 1998, la cui attuazione è stata differita per quanto attiene l'istruzione e soprattutto la legge di revisione del Titolo V della Costituzione che modifica l'assetto delle competenze legislative, conferendo alle Regioni potestà legislativa concorrente in materia di istruzione, e non solo più potestà in materia di assistenza scolastica.
Ricordo che detta potestà può essere esercitata dalle Regioni anche in mancanza dell'emanazione di leggi quadro statali, a condizione che siano rispettati i principi generali delle legislazioni statali.
L'art. 138 del D.lgs. n. 112 "Deleghe delle funzioni amministrative alle Regioni", nel conferire alle Regioni, a titolo di delega, funzioni non rientranti nell'ambito dell'ex art. 117 della Costituzione, dà ad esse la potestà di emanare norme attuative Con la revisione costituzionale del Titolo V della Costituzione, che come ha ribadito con ragione il collega Chiezzi, non c'era quando è iniziato questo dibattito (è opportuno questo riferimento), le Regioni hanno potere legislativo concorrente in materia di istruzione. Pertanto, il quadro di riferimento normativo dell'art. 138 dovrà trovare una sua armonizzazione con le nuove previsioni costituzionali.
In questa situazione si è scelto di mutare la struttura formale del disegno di legge, che, da modifica della vigente L.R. n. 49/85, assume caratteristiche di proposta autonoma.
I colleghi della Commissione ricorderanno che questo fu un suggerimento forte, poi concretizzatosi, che venne dato dalla Commissione, che propose e suggerì di scorporare. Da questo nacque la nostra modifica di emendamento.
Sul discorso generale del diritto allo studio, sul quale tornerò in seguito, ho intanto insediato un tavolo con i sindacati e altre organizzazioni, di cui parlerò subito dopo, anche questo suggerito dalla Commissione e dal Consiglio.
La Giunta ha recepito le indicazioni dei vari Consiglieri. Ricordo che anche il Consigliere Palma aveva dato un contributo in tale direzione.
La scelta della maggioranza e della Giunta è quella di recepire le indicazioni, cioè lo sganciamento dei provvedimenti sulle borse di studio e sui contributi dell'educazione scolastica dalla legge sul diritto allo studio. Si era detto che questo avrebbe sgomberato il campo da una serie di equivoci e ambiguità interpretative.
Questo era stato detto da molti Consiglieri in Commissione, anche Consiglieri della minoranza.
Questa scelta se, da un lato, contribuisce ad una maggiore chiarezza interpretativa, dall'altro, consente di approfondire la revisione di tutta la disciplina relativa al diritto allo studio, che - ripeto ancora una volta - continua ad essere al centro dell'attenzione politica della Giunta e di tutta la maggioranza.
Se le nuove competenze legislative e amministrative e la nuova accezione al diritto allo studio richiedono un ulteriore approfondimento la necessità di procedere mediante un testo unico presuppone un corpus normativo quanto meno ben definito.
Da qui la proposta di avviare un discorso sostanzioso di riforma dell'istruzione, chiamando al tavolo di lavoro e di consultazione il sindacato, le forze studentesche, le forze sociali, in modo da concretizzare, nell'arco di un anno - avevo detto a suo tempo - la predisposizione di un testo unico in materia di istruzione e di diritto allo studio.
Questo era l'intendimento emerso dal dibattito in Commissione, quando si era detto: "Non modifichiamo la L.R. n. 49/85, ma facciamo chiarezza".
Con il suggerimento forte da parte della Commissione di procedere in tal senso, ho concordato e firmato un accordo con le Organizzazioni sindacali per istituire un tavolo di studio e di lavoro, al quale pensiamo di invitare anche i rappresentanti delle forze studentesche, della dirigenza scolastica e quant'altro.
Ha ragione il Consigliere Chiezzi ad aver chiesto degli aggiornamenti perché, la volta scorsa, il tavolo di lavoro non era ancora stato previsto.
Non ricordo la data della prima convocazione, perché è stata concordata con tanti soggetti, ma sicuramente la prima convocazione si terrà nel mese di aprile. Successivamente, devo dire, c'è stato un grande fermento.
Il Consigliere Contu ha ricordato quello che era avvenuto per i POF.
Per evitare una vicenda frettolosa come quella dell'anno scorso - a nostra giudizio necessaria, ma frettolosa - abbiamo anche accettato un confronto con rappresentanti della dirigenza scolastica per ragionare su ipotesi che verranno poi sottoposte alla Commissione, con tutti i tempi necessari.
Anche questa era una questione che era mio dovere comunicare.
Infine, ho avuto alcuni incontri con rappresentanti del Governo, oltre che con il Ministro Moratti, anche con i Sottosegretari Siliquini e Aprea per chiedere che l'edilizia scolastica sia fortemente reinserita nei provvedimenti del Governo e che vengano aumentate le risorse per le borse di studio, che sono state erogate in larga misura anche grazie agli interventi dei Consiglieri regionali che hanno sollecitato in tale direzione.
L'intuizione che si ebbe in Commissione e la proposta che fece il Consigliere Palma, in particolare di scorporare e di separare, fu un dato importante, che ci permette, oggi, mentre non avrebbe permesso diversamente, di procedere.
Il nostro intendimento è di approvare la legge sui buoni scuola e contemporaneamente, proseguire questo lavoro che potrebbe avere ricadute in Commissione, se lo si volesse, di confronto ampio con le forze sociali, di discussione sul diritto allo studio e di centralizzazione, nel senso di dare un ruolo centrale a questa partita.
Mi riprometto di riferire in Commissione sui passaggi e di stabilire modalità di lavoro.
Rimane fermo il nostro intendimento di arrivare all'approvazione di questo provvedimento, quindi non solo doppio binario in Consiglio per i provvedimenti, ma anche un grande lavoro che è già iniziato (c'è stato un primo incontro con le forze sociali in cui si è stabilito il tavolo, ecc.) sul diritto allo studio complessivamente, come aveva già suggerito il Consigliere Tapparo quando si era iniziato a parlare di questa materia.
Ringrazio il Consigliere Chiezzi per avermi dato l'opportunità di riferire in merito ai contatti avuti con il Governo, che non pensa purtroppo - di avviare discorsi di parità prima di due o tre anni e ci invita a proseguire su questa strada.
Aggiungo ancora un'informazione che alcuni colleghi hanno già appreso.
La Regione Liguria ha votato un ordine del giorno che prevede, entro un determinato periodo, l'approvazione di una legge regionale complessiva sul diritto allo studio. Questa proposta era già stata formulata dal Consiglio regionale del Piemonte ed era stata accolta.
La Regione Piemonte ha fatto un passo che la Regione Liguria non ha fatto, cioè pensare ad un tavolo con la presenza delle forze sindacali e sociali.
L'emendamento abrogativo all'art. 1, firmato dai Consiglieri Tapparo Contu e Papandrea, lo accogliamo per logica giuridica e per le ragioni che ho enunciato adesso.
Presenterò un emendamento modificativo al titolo del disegno di legge n. 252 che, come d'uso, verrà discusso al termine della votazione dell'articolato, come risultante delle disposizioni approvate.
Quindi, questa relazione mi ha permesso di rifare il punto e di dire che accogliamo l'emendamento abrogativo.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Leo.
A questo punto, possiamo entrare nel merito dell'esame degli emendamenti.
1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Tapparo, Contu e Papandrea: "L'art. 1 è abrogato".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Quanti minuti ho a disposizione per illustrare l'emendamento?



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, essendo stato proposto un emendamento dall'Assessore Leo, non mi sembrava sbagliato poter fare in modo di illustrarlo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Non avendo avuto una risposta, vorrei sapere se gli emendamenti sono stati accolti.



PRESIDENTE

La Giunta ha accolto l'emendamento abrogativo presentato dai Consiglieri Tapparo, Contu e Papandrea. L'Assessore Leo ha dichiarato di accoglierlo.



CONTU Mario

Ho presentato degli emendamenti, che formalmente sono stati accolti. Si tratterà solo di verificare eventuali accorpamenti in relazione al testo.



PRESIDENTE

Stamane, Consigliere Contu, proprio richiamandomi all'incontro con il Presidente Cota e il Vicepresidente Riba, avevamo inteso che sull'art. 1 nel merito degli emendamenti che lei ed altri colleghi avete presentato proprio per dare un ordine ai lavori, alcuni rimangono emendamenti singoli perché vanno da sé. Quindi, si discuterà nel merito dei singoli emendamenti. Altri emendamenti, per organicità, sono stati accorpati e si è fatto meramente un lavoro tecnico con gli uffici, perché leggendoli si è addivenuti a questa soluzione.
In questo momento, ci riferiamo all'emendamento abrogativo che lei ha presentato unitamente ai Consiglieri Tapparo e Papandrea.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

E' stato chiesto se gli emendamenti sono stati tutti accolti. Se non sono stati accolti, di volta in volta la Giunta darà il parere quando andrà in discussione l'emendamento, perché sicuramente non darà un parere preventivo sull'accoglimento in blocco di tutti gli emendamenti. Questo è il mio parere, Presidente; la invito quindi a riformulare la risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, l'Assessore Leo ha dato una duplice risposta: una generale di filosofia, raccontando anche come intende sviluppare i lavori e con quali finalità; poi in coda ha anticipato un giudizio sul mio primo emendamento.
E' chiaro che se io oggi avessi lo spazio per dare la risposta o dire qualcosa rispetto alla coda del suo intervento, mi sentirei in qualche modo limitato rispetto ad un discorso generale.
Vorrei capire se siamo in una situazione in cui vi è un dibattito in cui posso rispondere alla parte centrale dell'intervento dell'Assessore Leo, oppure se devo limitarmi al mio emendamento. Mi manca qualcosa per poter commentare quanto l'Assessore Leo ha introdotto. Mi aiuti, in sostanza. Quando lo posso fare questo discorso? Alla fine, cioè nella dichiarazione di voto? Lo dovremmo fare adesso, perché se l'Assessore Leo avesse dato soltanto un giudizio sull'emendamento, allora mi limiterei. Ma l'Assessore Leo ha fatto un discorso di quadro, di filosofia generale, e su questo aspetto vorrei poter dire qualcosa.
Quindi, Presidente, valuti la situazione, anche se alcuni colleghi sostengono che siamo in un passaggio, che non sarà lunghissimo, di discussione generale sull'articolo. Spero che non sia un grave problema.



PRESIDENTE

Se l'aula acconsente, procederei ad interventi di ordine generale sull'art. 1, e chiederei a lei, Consigliere Tapparo, mentre ci parla nel merito dell'art. 1, di illustrare l'emendamento, dando poi l'opportunità ai colleghi di intervenire in merito. Credo che questa condizione possa essere accettata dall'aula, quindi le do la parola nel merito dell'art. 1 e dell'emendamento.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, dovrei avere il tempo per fare l'intervento generale insieme all'illustrazione dell'emendamento.
Richiamo l'Assessore Leo affinché ricordi che non è in un Consiglio comunale e non siede nei banchi di una Giunta comunale, ma è in una dimensione dove esiste un potere esecutivo, che lui incarna in questo momento per questo provvedimento, e c'è un potere legislativo. Quando lei dice che sta lavorando a riconfigurare il diritto allo studio, che ha istituito un tavolo e ha sottoscritto un accordo con le parti sociali per questo tavolo, vorrei ricordare che quella è una parte dell'iter e della procedura. Non è facile - per lei magari è facile - ma se il meccanismo è congegnato in modo tale, al Comune di Torino poteva funzionare ed essere esaustivo. Qui è chiaro che c'è una dimensione del potere legislativo che noi incarniamo, che è quella di avere una dimensione non da tavolo, perch nel processo legislativo ci sono le consultazioni, che sono un momento centrale di rapporto con la società. Quindi, lei deve sempre ricordare questo è molto importante perché fa parte del gioco della democrazia - che quelle forze che avrà al tavolo saranno chiamate poi a lavorare ed esprimere un loro giudizio nella dimensione con un altro potere, che non rappresenta più lei. Questo credo che sia un aspetto che non è stato ancora inverato nella cultura delle forze sociali e della società civile. Quindi lei ci può aiutare in questo senso.
Inoltre, lei ha colto - credo giustamente - la necessità di estrapolare dal provvedimento originario da lei presentato, che sommava l'operazione dei buoni scuola con il diritto allo studio. Ricorda com'era il provvedimento base, che, tra l'altro, è quello a cui il mio emendamento fa riferimento? Lei, dopo una discussione seria, ha accolto la validità di questa proposta. Ma la proposta - e io l'avevo fatta, e non voglio avere la primogenitura, perché l'hanno fatta anche altri colleghi - aveva in sé il principio che questa trasformazione, che lei sta introducendo con i buoni scuola, non poteva essere fatta rinviando a un domani - lei parla di un anno di lavoro - a un domani incerto dal quale ci divide un lasso di tempo denso di operatività, qualora venga approvato il buono scuola, e c'è ancora la vecchia strutturazione del diritto allo studio. Sarebbe più logico che lei (dato che ha già immagazzinato conoscenze e i suoi uffici hanno un know how di primario livello su queste questioni) accorciasse i tempi e mettesse in parallelo i due provvedimenti.
Mi spiego: se lei qui sta facendo delle operazioni che influiscono (perché addirittura le aveva inserite insieme nel suo originario provvedimento) sull'impianto del diritto allo studio, è chiaro che la non contestualità lascia uno spazio vuoto (che politicamente può avere una rilevanza), oppure menoma la possibilità di attuare una riforma del diritto allo studio più libera, meno condizionata.
Questo non è un problema di tempi, perché è un provvedimento che sarà operativo dal prossimo anno scolastico. Oggi come oggi, se non per un fatto politico di principio, approvarlo a giugno, approvarlo ora o ad aprile, non ha più rilevanza di operatività, perché diventa solo un emblema politico al quale do un rilievo.
Se fossi al posto dell'Assessore o del Consigliere Cattaneo, cercherei anch'io di accelerare per avere l'acquisizione di un punto, che è stato posto dalla Casa delle Libertà durante la campagna elettorale, qualificante del suo programma.
Se l'Assessore Leo volesse fare "un colpo d'ala" sapendo che ormai siamo entrati nell'articolato - e lei oggi festeggerà: non so se andrà dal Vescovo o da chi a festeggiare, perché finalmente il provvedimento è incardinato; può anche essere rinviato di dieci sedute, ma non sfugge più al percorso d'aula - mi chiedo se lei, a questo punto, non ritenga più corretto attuare un parallelismo dei due provvedimenti che ha reso concatenati con un'elaborazione legislativa nel suo disegno di legge di forte correlazione.
Entrando nel merito... Chiedo scusa, Presidente, ma certamente la cadenza del tempo dell'orologio era molto utile perché non so a che punto sono arrivato.



PRESIDENTE

Ha ancora sei minuti e dieci secondi.



TAPPARO Giancarlo

Perfetto. Mi scusi e sollecito, tra l'altro, una soluzione del problema degli orologi: potreste fare come i computer che hanno una doppia unità centrale.



PRESIDENTE

Già fatto e sollecitato.



TAPPARO Giancarlo

Ma per metterne due, perché non è che se la sveglia si guasta, in casa più nessuno si sveglia!



PRESIDENTE

Ha ragione, lo stiamo facendo.



TAPPARO Giancarlo

Almeno in aula ci possono essere due orologi.
Veniamo al merito del provvedimento.
La ragione per la quale avevo cercato di presentare un emendamento abrogativo, è perché politicamente (poi potrebbe essere discutibile, ma mi sottopongo al giudizio dell'elettorato e non dell'Assessore Leo in questo senso) ritengo che questo provvedimento, dal mio punto di vista, sia strutturalmente sbagliato. Oggi, inoltre lo vediamo anche con la riforma Moratti.
Voi sapete che la riforma Moratti riproduce meccanismi che, dal mio punto di vista, segmentano la società, ricreando divisioni sociali che si pensava fossero state abbattute quando vi era stata la grande divisione di classe della scuola con l'avviamento professionale.
Intere generazioni di giovani, oggi miei coetanei, che hanno vissuto nelle barriere di Torino, non avevano nemmeno fisicamente la scuola media ma avevano gli avviamenti professionali, che, guarda caso, non erano nel centro della città, ma nella prima cintura della provincia e nelle estreme periferie della città (in Corso Grosseto, a Mirafiori Sud e così via).
Sicuramente l'Assessore Leo, nel dire che non bisogna elevare steccati nella società, per non creare una divisione di classe con quartieri di serie A o di serie di B, ma che si devono creare momenti di incontro e di sintesi, dimostra una certa sensibilità. In questo modo, però, si rischia di riprodurre divisioni, perché aumenterà la comunità musulmana, si insinueranno altre espressioni di interessi (magari la Confindustria ecc.). Lei ne è a conoscenza, perché le associazioni dei genitori che le sono vicine, quando sono venute qui a dibattere, hanno detto che questo è solo il primo passo, cioè non hanno detto che l'operazione proposta dall'Assessore Leo è un'operazione che soddisfa o non soddisfa, ma che questo è un primo passo. Quindi, se è un primo passo, evidentemente è un processo che tende ad espandersi e se si espande può proprio riprodurre l'opportunità, per i sistemi di interesse (magari confessionali o organizzati), di avviare, qualora la sua proposta iniziale possa implementarsi nel tempo, un meccanismo di segmentazione della società: ci sarà il segmento confessionale cattolico, poi quello dei Valdesi, quello del Reverendo Moon, quello dei musulmani, quello del pensiero unico della Confindustria, quello della scuola pubblica, ecc.
Proprio lei, Assessore, che è un portatore di cultura unitaria (quando parla di certi temi, perché non accetta la logica degli steccati) introduce un principio, forse senza volerlo, che può generare steccati.
Il secondo aspetto è che proprio il valore della contaminazione delle culture avviene più fortemente nella scuola pubblica, dove c'è una selezione del corpo insegnanti. Badi, Assessore, si potrebbe trovare una soluzione alle scuole confessionali, come avviene in Francia, dove il corpo insegnante è operativo in base alla selezione concorsuale pubblica, perch spostano la dimensione dell'incontro delle diverse culture che si generano attraverso il corpo degli insegnanti in un'espressione laica di questo Stato. Non voglio usare la formula "libera chiesa in libero Stato", perch non si tratta di questo, ma quel principio incarna questo aspetto e il rapporto laico dei termini e dei confronti ha una certa dimensione.
L'altro elemento di critica che svolgo - ed è per questo che ho proposto il giudizio negativo sull'art. 1 - è il fatto di non riconoscere che nella scuola pubblica avvenga questa contaminazione di culture che soltanto il principio laico dell'insegnamento può garantire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Credo che abbia fatto bene il Consigliere Chiezzi a chiedere all'Assessore Leo di fare il punto della situazione.
Questa opportunità mi consente di sollevare, e di sottoporre all'attenzione dell'aula, un problema non da poco, che, sotto il profilo giuridico, mi riserverò di approfondire e magari di sottoporlo come quesito all'aula nella prossima riunione del Consiglio regionale.
Riepilogo brevemente. Il D.lgs. n. 112 del 1998, la cui attuazione è stata differita per quanto attiene l'istruzione, definisce nuove competenze per le Regioni e le norma. Tuttavia, il fatto nuovo rilevante è il Titolo V della Costituzione, che, permettendo alle Regioni di operare come legislazione concorrente, concede il potere di emanare norme attuative in materia di diritto allo studio, superando gli ambiti del DPR n. 616 relativi all'assistenza scolastica, e quindi, sostanzialmente, quelli relativi alle competenze attribuite alle Regioni di trasferire le risorse dallo Stato alle Regioni e, con vincolo di destinazione, ai Comuni. Era questo il profilo nel quale si trovava.
Noi allora avevamo eccepito sul tentativo di creare una legge sulla libera scelta educativa. Poteva avere rilevanza di illegittimità costituzionale alla luce del fatto che la Costituzione non era stata modificata.
Dall'inizio della nostra discussione ad allora, vi è stato il referendum che ha sancito definitivamente che la modifica del Titolo V della Costituzione veniva assunta, e quindi operava.
Nel frattempo, però, Assessore, c'è un aspetto non da poco. Lei dice: "Proponendo la modifica alla legge con un emendamento che sposta la portata del nostro provvedimento da una cassazione della L.R. n. 49/85" - perch poi l'avrebbe cassata e, come mi pare, la riscriveva di fatto o la emendava "mi limito alla libera scelta educativa e scendo nel terreno della legislazione concorrente". Ho capito bene? Però, nello stesso tempo, ci suggerisce un altro percorso. Dice: "Questo è il quadro di riferimento". C'è un piccolo particolare, però: la normativa regionale non recepisce questa attribuzione, perché l'art. 138 era stato recepito secondo quell'impostazione (faccio riferimento a quello che lei dice). Ora, con la revisione del Titolo V della Costituzione, le Regioni hanno potere legislativo concorrente in materia di istruzione.
Pertanto, il quadro di riferimento normativo dell'art. 138 dovrà trovare una sua armonizzazione con le nuove previsioni costituzionali.
Assessore, glielo suggerisco come percorso. Lei deve fare, nell'ambito della legittimità, l'atto dovuto di recepimento della normativa Bassanini tenendo conto delle nuove prerogative, perché la Regione ha titolo ad operare non arrogandosi questa competenza, ma in virtù di una legge che recependo anche le innovazioni intervenute sul quadro costituzionale, possa darle titolo ad operare in materia di legislazione concorrente. Perché non è che uno si alza al mattino e dice: "È legislazione concorrente, io faccio la legge".
Per certo, sappiamo che ogni atto della Carta Costituzionale deve essere recepito, nell'ambito delle competenze legislative, dalle leggi che incardinano queste competenze. Sono così fuori strada, Assessore? Ho letto così male la sua interpretazione? L'impressione è, sostanzialmente, che noi non possiamo procedere nell'ambito di una nuova competenza, che è normata dal Titolo V della Costituzione, senza l'atto di recepimento formale che definisca la legge regionale in termini di attribuzione alle competenze regionali. Oggi stiamo operando senza attribuzione di competenze nel recepimento di quanto previsto dall'art. 138 della legge Bassanini. Secondo me, non è assolutamente sufficiente affermare: "Lo dice la Costituzione".
Probabilmente, dobbiamo normare la materia sotto il profilo giuridico consentendo, poi, di poter attribuire o autoattribuirsi questa competenza.
Forse, a quel punto, potremo eccepire che l'interpretazione letterale della lettura del disposto del Titolo V della Costituzione risponda o meno.
Credo che oggi ci troviamo in questa fattispecie. E bene ha fatto l'Assessore a ricordarlo all'aula. Cioè noi stiamo operando, in virtù della riforma del Titolo V della Costituzione, senza aver recepito, mediante una legge regionale, l'attribuzione delle competenze.
Le ragioni stanno nel fatto, Assessore, che è in corso un dibattito proprio per quanto concerne l'interpretazione del Titolo V della Costituzione sulla definizione di quanto può rientrare nell'ambito della legislazione concorrente o di quanto è e sia competenza di legge dello Stato.
Dispiace - e mi rivolgo ai colleghi del Gruppo consiliare di Alleanza Nazionale - che non sia presente il Presidente della Commissione Statuto.
Anzi, mi correggo perché vedo che è presente.
Consigliere Galasso, mi rivolgo a lei, oltre che all'aula: è stato sollevata una questione che non concerne l'ambito statutario, per chiedevamo se, alla luce delle sue competenze di Presidente, ci potesse aiutare a coglierne la sua portata.
in corso un passaggio di transizione di competenze in virt dell'approvazione del Titolo V della Costituzione per quanto riguarda la legislazione concorrente in capo alle Regioni che supera, per certi aspetti, il D.lgs. n. 112 Bassanini, che già delegava una serie di attribuzioni. Manca però un atto di recepimento che normi, attraverso una legge regionale, le competenze.
Siccome sappiamo che la legislazione concorrente è materia nella quale si stanno cimentando anche la Conferenza delle Regioni e la Conferenza Stato-Regioni, suggerirei di esplorare tale prospettiva, perché forse questa ci darà la possibilità, insieme, di definire l'ambito di legge concorrente, diciamo così, vista la scelta che ha operato. Perché lei, a questo punto, potrebbe anche operare una scelta al contrario, Assessore: non si cimenti in materia di legislazione concorrente, come le avevamo chiesto noi, in attesa del recepimento, da parte della Conferenza Stato Regioni, dell'ambito delle attribuzioni, ma torni alle origini.
Si modifichi la L.R. n. 49/85. Questa sì che è materia delegata alle Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente, ritorniamo a discutere del buono scuola dopo qualche mese e nel frattempo - l'ha detto precedentemente anche l'Assessore - la situazione è cambiata perché, ad esempio, è stato comunicato che la Regione Liguria ha deliberato l'approvazione del buono scuola.
Mi permetto di ricordare all'Assessore, che ne è informato - lo so con certezza - ma anche agli altri colleghi, che la Regione Liguria ha stanziato per il buono scuola, se non sbaglio, poco più di un miliardo-un miliardo e mezzo.
Voglio segnalare ai colleghi la differenza circa l'entità della cifra pur nella differenza della popolazione - peccato che non sia presente il collega Marcenaro che, essendo ligure, poteva intervenire come parte in causa e con dovizia di informazioni particolari sulle caratteristiche dei liguri - però la sproporzione è evidente.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Va bene, però si tratta di mettersi d'accordo quando si possono prendere a paragone esempi vicini e quando no, perché, se si possono prendere a paragone i vicini, c'è la Regione Emilia Romagna che ha votato un provvedimento sul buono scuola che ha caratteristiche molto diverse da quelle che si vogliono definire in Regione Piemonte.
L'Assessore ha ricordato il provvedimento del Consiglio regionale della Liguria, ma sono passati alcuni mesi ed è anche cambiato lo scenario nazionale. Ci troviamo di fronte ad un Governo nazionale che ha bloccato e annullato con un provvedimento ad hoc la legge nazionale sulla riforma dei cicli, se ricordo bene la n. 32, che prevedeva un cambiamento notevole del sistema scolastico nazionale e ha emanato la famosa legge Moratti, dopo un percorso faticoso e accidentato non solo per le opinioni diverse del mondo della scuola, degli studenti e dei partiti del centrosinistra, ma anche con molte perplessità e riserve da parte delle stesse Regioni, della Conferenza dei Presidenti di Giunta regionale e delle Regioni in quanto tali, che, in quel momento, avevano espresso, relativamente alla prima versione perplessità e riserve.
Adesso - e ringrazio il Presidente del Consiglio e l'Assessore che ha voluto ripartire da un'opportuna ed utile illustrazione generale - è trascorso qualche mese e ci apprestiamo ad entrare nel merito della questione.
E' utile fare il quadro generale perché ci permette di verificare la situazione della Regione Liguria, che ha votato un provvedimento, e il quadro nazionale che è cambiato.
Il quadro nazionale è cambiato con la riforma, o controriforma, Moratti ognuno la chiama come vuole - che stabilisce tutta una serie di provvedimenti. In questo momento, non entro nel merito con valutazioni personali relative alla legge Moratti, poiché avremo occasione di discuterne nelle prossime sedute consiliari che dedicheremo al buono scuola. Però, voglio solo accennare alcuni riferimenti oggettivi e alcune modifiche su provvedimenti che in parte sono legati al Titolo V, la riforma Moratti stessa, che cambiano questo scenario, e sul cambiamento, per esempio, nella Moratti, delle competenze sugli studi professionali, al di là del fatto che scomparirebbero gli studi tecnici e che io a ciò sono quanto mai sensibile, avendo frequentato con il collega Tapparo per due anni il più prestigioso Istituto tecnico della Regione Piemonte: l'Amedeo Avogadro di Torino, il più prestigioso in assoluto. Sono pronto con ampia facoltà di prova...



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Non conosco neanche il nome, quindi faccio fatica a pensare quanto possa essere prestigioso l'ITIS di Verbania, ma lo dirò al professor Rattazzi, essendo indigeno del Cusio Ossola, che è stato promosso ad incarico più prestigioso, quale Preside dell'Avogadro.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

E' vero, scusate.



PRESIDENTE

Prosegua, Consigliere Placido.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Questa volta devo dire che non erano interruzioni; era un interloquire quanto mai utile per avere maggiori informazioni.
Per esempio - l'Assessore ne è a conoscenza - al di là della cosiddetta scomparsa degli Istituti tecnici, che quanto mai mi lascia perplesso e mi preoccupa, le competenze degli studi professionali passerebbero alle Regioni.
Non entro nel merito se si creano scuole di serie A e scuole di serie B: ci sarà una scuola che torna indietro, classista e quanto altro, ma non è questo.
Cerco - mi auguro di riuscirci - di svolgere un ragionamento che porti ad una conclusione.
C'è una materia in grande trasformazione, come l'Assessore saprà: le competenze sull'edilizia scolastica dei Comuni con meno di 5 mila abitanti passano alle Province. Peccato, Assessore, che non ci siano le risorse: i Comuni sotto i 5 mila abitanti non hanno le risorse per intervenire su questo aspetto. Le stesse competenze delle Province sugli istituti superiori erano sostenute da interventi economici; la Finanziaria destinava 80 miliardi alla materia, per il Piemonte 10 miliardi. Peccato che nella Finanziaria 2002/2004 queste risorse siano scomparse, ma le esigenze e le necessità delle Province sulle scuole medie superiori continuano a restare presenti e quanto mai necessarie.
Tutto questo, Assessore e colleghi, è in un quadro di grande cambiamento. Noi siamo qui a discutere sul buono scuola regionale e faccio fatica a pensare che - ritorno al treno che ci ha appassionati per qualche seduta - in presenza di un convoglio nazionale importante, che io non condivido, esiste una Regione che pensa di utilizzare un convoglio più piccolino, una carrozza, una tradotta, una littorina, così è contento anche il Presidente Galasso.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Il Presidente Galasso non si arrabbia perché ho il ricordo dell'infanzia.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

E' entrato nel linguaggio comune.
Si prosegue nel voler discutere ed intervenire su una materia come quella del buono scuola. Personalmente, mi permetto, a livello assolutamente personale, di segnalare se non sia il caso di valutare gli effetti della riforma Moratti, che ho cercato, relativamente a qualche punto, di sottoporre all'attenzione dell'Assessore e dei colleghi.
Aggiungo un ragionamento, e termino per rimanere nei dieci minuti, in merito all'art. 1.
Assessore, noi abbiamo presentato una proposta di legge che abrogherebbe la L.R. n. 49/85, una proposta di legge completa sul diritto allo studio. Infatti, questo è un provvedimento che si svincola dalla L.R.
n. 49/85, è una piccola parte, ma se ne sente quanto mai la necessità, ed è per questo che avevamo presentato la proposta di una legge quadro sul diritto allo studio che lei si era impegnato a presentare e che noi auspichiamo; quindi, siamo pronti a concorrere in quella direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Il mio non è un intervento, ma una banale constatazione.
Le pongo una domanda, Presidente: la discussione generale o, meglio, la discussione in generale, quante volte deve essere reiterata? E' una domanda che le pongo.
Io constato, almeno su due dei tre interventi ascoltati, che non siamo sul tema, e neppure nell'ipotesi se volessimo ignorare l'emendamento del Consigliere Tapparo, che invece dobbiamo considerare.
Se sull'emendamento Tapparo l'Assessore dice che la Giunta dà parere favorevole, l'oggetto della discussione diventa quello, altrimenti non avrebbe alcun senso. Tant'è che - ripeto - ci stiamo avvitando in una discussione che è assolutamente inconferente al tema che dovremo decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Non mi sembrano giustificate le osservazioni avanzate dal Consigliere Galasso, in quanto il testo che andiamo ad esaminare parla di diritto allo studio e, seppure come seconda definizione anche il testo che la Giunta presenterà riguarda il diritto allo studio.
Credo invece che il diritto allo studio sia un momento centrale nella nostra discussione, in quanto tutti concordiamo sul fatto che quando si parla di diritti, si parla di realizzare anche quelli che sono i bisogni dell'individuo, della persona. Il bisogno del cittadino è quello di avere la possibilità di formarsi; il bisogno, e quindi il diritto allo studio, è il diritto per il cittadino di potersi formare.
Diversamente, con questa proposta di legge, non si parla di diritto, e quindi di diritto alla formazione, bensì di una libertà di scelta. Ma la libertà di scelta è già garantita dalla nostra Costituzione, nel momento in cui si dice che sono permesse le scuole private. Quindi, il diritto allo studio sarebbe il diritto e il bisogno di formarsi degli individui, mentre la libertà è un'altra cosa, ed è già garantita dallo Stato.
Lo stesso problema si pone quando affrontiamo il problema della salute e della sanità. Un conto, è il diritto alla salute e alla cura, che deve essere garantito dallo Stato; altro discorso, è quello di garantire invece la libertà di scegliere dove e come curarsi.
E' chiaro che si tratta di due discorsi diversi, ed è chiaro purtroppo che c'è una certa parte politica che crede che sia giusto, invece di garantire a tutti la libertà di formarsi e, allo stesso modo, il diritto alla cura presso strutture pubbliche, introdurre il privato a gestire sia la sanità, sia la formazione. E' un po' come era stato già detto: lo Stato può garantire la libertà di spostarsi, ma non per questo deve acquistare per tutti i cittadini un'auto privata.
Dalla relazione dell'Assessore Leo apprendiamo la creazione di un tavolo di studio e di lavoro tra vari soggetti. Si tratta di un tavolo di lavoro che prevede tempi lunghi di risposta, anche un anno di lavoro. Per a questo punto, la domanda che aveva posto il Consigliere Tapparo torna in discussione: se quel tavolo non ha ancora terminato il suo iter di lavoro come potremo noi, anticipando una legge, recepire quello che eventualmente uscirà fuori da quel confronto? Mi sembra che sia nella logica della discussione procedere, come è stato richiesto dal Consigliere Tapparo, con un certo parallelismo. Per cui il discorso che stiamo facendo sul disegno di legge dovrebbe quanto meno svilupparsi in contemporanea con i risultati del tavolo di lavoro, di cui apprezziamo lo sforzo dell'Assessore nell'istituirlo. Anche perché penso che, dopo mesi di lavoro, le domande che abbiamo posto all'Assessore altre volte non possono continuare ad essere ignorate, così come non è neanche totalmente impossibile ignorare gli esempi che ci arrivano da altre Regioni.
Sappiamo che altre Regioni hanno già seguito questa strada, e purtroppo abbiamo già visto delle conseguenze, notevolmente negative a nostro giudizio. In Lombardia, su 46 mila assegni, solo 600 sono andati alle famiglie di ragazzi che frequentavano le scuole pubbliche. Sempre in Lombardia l'assegno medio è di 25 mila lire per i ragazzi che frequentano la scuola pubblica, e si arriva ai 2/3 milioni per i ragazzi che frequentano le scuole private.
Tralasciamo il caso emblematico del Veneto, dove era stato segnalato il caso della figlia di un noto imprenditore che aveva avuto accesso ai buoni scuola. Contestualmente era stato affermato dall'Assessore che parallelamente al nostro discorso regionale, procedeva un discorso nazionale con il Ministro Moratti.
Credo che l'Assessore non ignori che le scelte del Ministro sono oggetto di forti contrapposizioni nell'ambito della società. Sappiamo che ci confrontiamo su posizioni diverse; credo che l'Assessore, che tanto tiene a questo disposto legislativo, faccia male ad ignorare come questa legge segnerà di fatto una spaccatura nella società. Credo che questa legge finirà per aumentare la distanza tra parti diverse della nostra società perché inevitabilmente creerà l'idea di privilegi per alcuni e di ingiustizia per altri, creando anche dei motivi di discussione laddove in questo momento non sono auspicabili.
Credo sinceramente che questo progetto, a cui l'Assessore tiene tanto rappresenti il desiderio di una parte della popolazione piemontese, ma sicuramente non rappresenta un buon atto amministrativo che servirà a tutta la popolazione piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'art. 1, proposto dall'Assessore Leo, prevedeva una modifica alla legge sul diritto allo studio della Regione Piemonte in vigore dal 1985.
E' una scelta che, in seguito a una discussione in Commissione su alcune richieste di vari Gruppi, è stata politicamente abbandonata dallo stesso Assessore che anche oggi, nel richiamo generale di questa lunga e faticosa vicenda, ha riconfermato.
Questo elemento, aggiunto alle importanti informazioni recepite dall'Assessore circa la volontà di affrontare, in modo organico, la riforma complessa del diritto allo studio, e accanto alle informazioni forniteci di voler attuare tutto ciò non più in termini di isolamento nella gestione del potere legislativo, ma attraverso un complesso rapporto con le Organizzazioni sindacali (e ogni altra componente meritevole di attenzione e capace di dare contributi di merito ha aggiunto l'Assessore), ha dato l'avvio ad una discussione su questo rimasuglio di legge in termini corretti.
Vedremo in seguito l'emendamento, ma parto proprio da questo elemento: vi è un articolo, che prevedeva la modifica di una legge al diritto allo studio, ma - dice l'Assessore - non più attuale.
Primo codicillo: caro Assessore, si rende conto che un cambiamento di rotta di questo genere potrebbe anche essere letto come un abbandono di questo disegno di legge a favore di un altro disegno di legge più complessivo? Non sollevo la questione in termini formali e regolamentari (che mi interessano sempre poco), ma la sollevo in termini di sostanza politica; in effetti, si potrebbe anche dire che si sta scegliendo tutt'altra strada rispetto a quella messa in moto dalla Giunta, esaminata dalla Commissione andata in consultazione e così via.
Non dimentichi questo fatto, Assessore, perché questa legge - come anche lei, Assessore - rimane in una situazione difficile. Bisogna cercare di trovare delle strade (intanto per discutere passo passo ciò che finalmente adesso si è riusciti a fare) che non escludano a priori alcun tipo di conclusione.
Questa è una questione sulla quale dire qualche parola chiara ed esplicita aiuterebbe a capire: l'Assessore è pronto a inserire il dibattito, le sue prese di posizione, in una dichiarazione in cui pregiudizialmente, a seguito di questo confronto, non esclude alcun tipo di soluzione? Per quanto mi riguarda, dico di sì. Questa legge può finire in un'ora finire in più tempo, finire con il mio voto contrario, ma l'Assessore dovrebbe affrontare la discussione dicendo: "Posso anche non escludere, nel corso di una discussione, che questa legge possa seguire un altro percorso". Valuti questo elemento, Assessore Leo, perché è inutile nascondercelo: lei è in forte difficoltà per diverse questioni.
Questa legge, alla fine, è stata caricata tutta su di lei e la sua maggioranza c'è e non c'è. Sinora, il più delle volte, non è stata presente e, quindi, una certa solitudine nel dire: "Sì, sì, vai, Leo, vai tranquillo, noi seguiremo", l'ha vista sia il mio Gruppo che lei stesso Assessore. Non presti fede alle pacche sulle spalle che le sta dando il Capogruppo Cattaneo, quelle non si negano a nessuno.
Lei, quindi, è abbastanza solo in una maggioranza che, nei fatti e non a parole, non è così coesa. Lei è in difficoltà perché tutta la maggioranza è in difficoltà sul piano delle risorse. Questo è un provvedimento di spesa: lei è in difficoltà nella maggioranza perché l'intera maggioranza ha un gigantesco problema di risorse. Abbiamo letto che l'Assessore D'Ambrosio poche ore fa non aveva ancora presentato i conti, quindi lei ha questo gigantesco problema. Valuti questo elemento.
Questo mio appello, Assessore Leo, non è teso ad infierire su chi è politicamente in difficoltà, non c'è bisogno di infierire su di lei, perch bastano già le cose, senza spingerle, a segnare una sua difficoltà.
Io sto cercando, sempre che ci siano atteggiamenti non pregiudiziali di ragionare pubblicamente - perché non lo faccio mai nei corridoi - con un avversario politico, portatore di un progetto che, a mio giudizio, è sbagliatissimo, non per vincere, stravincere o umiliare, ma per capire quale potrebbe essere la strada.
Lei è in fortissima difficoltà e di certo non trova aiuto nella sponda del collega Palma, che, preso ormai nel labirinto del Regolamento, le dà una sponda che, alla questione che è in gioco, imprime un effetto che rende la questione ancora più difficilmente controllabile nel suo procedere.
Quindi, se ha alleati da una certa parte, mi sembra che costoro le "svergolino" la questione, che rimbalza da tutte le parti.
Valuti, pertanto, questo elemento. In particolare - e ci torner successivamente - valuti quanto ha detto il collega Tapparo, il quale le ha indicato una strada in cui ognuno potrà affermare un proprio punto di vista e un merito di lavoro svolto.
Scusi, ma riprenderò questo ragionamento in seguito, perché l'interesse che ho è di ragionare per uscire da questa vicenda.



PRESIDENTE

Se vuole terminare, le concedo un minuto in più.



CHIEZZI Giuseppe

La ringrazio per ora.
Concludo dicendo che riprenderò l'intervento del collega Tapparo.
Secondo me, è importante e su quella falsariga bisogna che tutti ci collochiamo e ragioniamo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Assessore, siamo un po' sbalorditi da quanto abbiamo sentito. Il disegno di legge, a questo punto, ha iniziato il suo corso. Magari si impiegherà un po' di più di tempo, ma è definita una conclusione. Si arriverà ad un voto finale, si potranno impiegare dieci, cento o mille sedute, ma ormai ci siamo.
L'art. 1 di questo provvedimento, che abbiamo cercato in vario modo di fermare e di contenere, anche sforzandoci e quindi presentando dei provvedimenti alternativi o integrativi, convinti della bontà di quell'operazione, è l'articolo che, se abbiamo inteso bene, incardinava legava e collegava questo provvedimento alla legge quadro - chiamiamola così - della Regione, quindi alla n. 49. Questo ci metteva un po' in imbarazzo, perché, di fatto, riconosciamo alla legge n. 49 una significativa e positiva esperienza accumulata negli anni.
Certo, è una legge che ha quindici anni e quindi necessita di ammodernamenti - è una legge che deve essere rivista alla luce delle nuove modifiche del Titolo V, a maggior ragione, adesso, che ci sia o no la riforma Moratti - ma era il pilastro di tutta la parte relativa all'istruzione che fa capo al suo Assessorato.
Sentire la disponibilità dell'Assessore Leo ad accogliere l'emendamento proposto dal collega Tapparo, che abroga l'art. 1, ci ha veramente creato stupore e scompiglio.
Siamo anche preoccupati, perché nel momento in cui viene abrogato l'art. 1 - che, in teoria, è l'articolo fondamentale, quello che inquadra di fatto la Giunta esecutiva e l'Assessore rinunciano alla massima potenza della loro legge, perché l'art. 1 è quello che dà le linee guida. Di fatto ci ritroviamo davanti ad una rinuncia di questa impostazione. Dopodich negli articoli successivi, i riferimenti sono continui.
Capisco, da quanto sta dicendo adesso il Vicepresidente Toselli al Consigliere Chiezzi, che con altri emendamenti si potrà, in qualche modo andare...



PRESIDENTE

No, parlavamo di altro. Non parlavamo di questo, Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Abrogando l'art. 1 vengono a mancare tutti i riferimenti alla L.R. n.
49/85, come pure negli articoli successivi.
E' un po' come se si dicesse che questa Regione ha talmente necessità di varare le norme sui buoni scuola agli istituti privati, o quello che è che rinuncia al diritto allo studio, rinuncia ad apportare delle migliorie: non importa come esce questa legge, basta che esca! L'ho detto male, ma così forse ho richiamato un attimo di più l'attenzione.
Non deve commettere questo errore, Assessore Leo! Si svincoli da questo contesto nel quale si è ritrovato giocoforza costretto, perché il risultato sarà che lei uscirà con un provvedimento che sarà pessimo, perché, da una parte, scopre e svuota di contenuti e di potenzialità il diritto allo studio, dall'altra, non onora quello che lei vuole fare, cioè andare a sostenere tutta una realtà di libertà di scelta (e quindi la realtà privata). Obbligherà la sua maggioranza - perché, ad un certo punto, la vicenda diventerà assolutamente non più percorribile - a votare un provvedimento che è pessimo, che disonorerà una Regione in cui, invece, per quindici anni, c'è stata una buona legge sul diritto allo studio.
In questa fase, nel momento in cui accetta di abrogare l'art. 1, lei non sta dicendo: "Sì, perché nel frattempo c'è il tale provvedimento di modifica e implementazione della L.R. n. 49/85; perché nel frattempo c'è quell'altro...". No, lei dice: "Abrogando l'art. 1, io abrogo la L.R. n.
49/85". E' un'estensione un po' esagerata, ma potremmo ritrovarci a dire: "Spoglio o, comunque, svuoto di contenuto la L.R. n. 49/85 e faccio uscire un provvedimento che, di fatto, sono quattro norme in croce che consentono di dare quattro soldi a quattro realtà. E con questo ho concluso. Ci sono stato due anni".
chiaro che sosteniamo l'emendamento, ma siamo fortemente preoccupati.
Infatti, la proposta di legge, che noi avevamo presentato e che non ha avuto ancora il piacere di essere esaminata e discussa - lo faremo prima o poi con un ordine del giorno, non so quale forma troveremo - partiva proprio da questo ragionamento: la L.R. n. 49/85, anche se modificata con la legge n. 26/90, risente di quindici anni di applicazione, ma ha rappresentato un indubbio elemento di progresso civile rispetto alla fase precedente.
Nella fase precedente, noi avevamo caratterizzato gli interventi sulla scuola soprattutto per aspetti assistenzialistici, qualche volta anche socialmente discriminatori o discriminanti, incentrati su un'erogazione di sussidi individuali, a fronte di quelle che potevano essere situazioni di gravissima o grave necessità.
Ha fondato le politiche di aiuto individuali e collettive sul solido terreno dei diritti costituzionali e, nel contempo, ha prospettato la promozione di interventi collettivi di qualificazione e differenziazione del servizio di istruzione come viatico per favorire l'accesso e la frequenza nel sistema scolastico.
A distanza di quindici anni, questa grande regia necessita di un ammodernamento? Certo. C'è una serie di limiti, ma allora interveniamo su quei limiti e prevediamo modifiche e implementazioni.
Si è registrata una riduzione quantitativa delle risorse. In questo settore, Assessore Leo, il problema delle borse di studio è ancora aperto.
I 35 miliardi necessitano di una risposta e fra qualche giorno arriveremo al bilancio. Da una parte, abbiamo un buco macro in sanità; dall'altra abbiamo un buco significativo sulle borse di studio, sui diritti acquisiti e non riconosciuti in questa fase e, quindi, come faremo a giungere ad una soluzione in tempo reale sul bilancio quando ci ritroviamo, ad esempio nella fattispecie che la riguarda, con una voragine di questo tipo, in assenza di risposte? E' chiaro che non può che spaventarci la sua risposta: "Pur di andare avanti con questa legge, accetto emendamenti".
In questo momento, lei non ci ha ancora detto cosa intende fare sulla L.R. n. 49/85. Rivendichiamo il diritto di poter comprendere se la Regione Piemonte intende ancora avere un pilastro sul diritto allo studio, oppure se, in virtù di questa "robina" che uscirà da questo Consiglio tra molti mesi, vi sentirete accontentati così. Noi no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo brevemente. L'ho già detto varie volte. Credo che nella situazione attuale si dovrebbe invitare l'Assessore Leo e la Giunta - non credo sia un problema personale dell'Assessore Leo, è un problema della Giunta - a riflettere sull'opportunità di questa legge.
Come ricordava il Consigliere Chiezzi, nella nostra Regione ci sono problemi abbastanza esplosivi che sarà difficile conciliare, da una parte con i problemi di bilancio e, dall'altra, con l'aumento delle spese.
Questa situazione ci preoccupa perché, se si redige una legge promettendo in qualche modo di operare in quel contesto e non ci sono risorse aggiuntive da introdurre, si devono cercare risorse nuove e si devono aggiungere tassazioni alle tassazioni già minacciate e in atto su tutti i cittadini piemontesi, oppure si riducono le risorse in altri campi: non c'è una terza via rispetto a questo.
Siamo preoccupati per un provvedimento di questo genere, ritenendo oggi difficile la prima strada, cioè un'ulteriore spremitura dei cittadini piemontesi attraverso tassazioni, perché è una strada che è già stata percorsa e che contrasta con il programma elettorale presentato dalla maggioranza di centrodestra.
Il rischio è che, ad un certo punto, siano altri settori a dover subire un taglio delle entrate per poter finanziare questa legge; credo che non sia un rischio campato per aria.
D'altro canto, i settori di cui si occupa l'Assessore Leo sono già pesantemente penalizzati da riduzioni di varia natura, compreso il fatto che se non si ricorre ad un aumento per coprire almeno l'inflazione nei fatti si riduce l'investimento.
Questo problema è già presente e gli altri settori che dovevano essere finanziati, in particolare la scuola pubblica, sono oggi fortemente penalizzati e rischiano di subire un'ulteriore penalizzazione.
La scorsa settimana ho appreso, ascoltando una trasmissione radiofonica, alcuni dati di un'indagine ISTAT: le nostre scuole risultano tra le peggiori in Italia dal punto di vista dell'edilizia e necessitano di profondi interventi in tal senso.
Mi preoccupa che con questa situazione, invece di tentare di affrontare l'esistente e magari di risolverlo, si voglia allargare il campo di intervento da parte della Giunta.
Aggiungiamo che ci troviamo in un contesto di riflessione più generale a livello nazionale della legge sulla scuola che ha due caratteristiche. Da una parte, si è voluta evitare una forzatura costituzionale e ci si è resi conto di non poter forzare oltre un certo livello il problema, quindi, si è momentaneamente accantonato il discorso sulla parità; dall'altra parte nella riforma Moratti, che non è più vaga, ma è una proposta depositata vengono introdotti degli aspetti che mi pare peggiorino profondamente il funzionamento della scuola.
Alcune materie essenziali, come educazione fisica, vengono praticamente messe da parte e si delega alle famiglie. Si tratta di una scelta molto negativa. Ho due figli in età scolastica e credo che privare dell'educazione fisica - è soltanto uno degli aspetti, non è l'unico - sia una scelta sicuramente impopolare tra gli studenti stessi perché è uno dei momenti più graditi, naturalmente dove esistono le strutture adeguate. Il non fare educazione fisica crea problemi di scontento tra gli studenti stessi, ma, secondo me, al di là del gradimento, era una materia estremamente utile, non era un momento al di fuori dell'educazione dei giovani, perché all'interno dell'educazione c'è un processo di crescita dei giovani che è necessario tenere in considerazione ed è un'attività non secondaria, ma utile per creare una certa mentalità.
Penso che magari si riuscirà a contrastare queste scelte, ma non è detto, perché, evidentemente, se andranno in porto, si riverseranno sull'intera scuola, quindi, sulla scuola pubblica, che è la scuola più importante. Altrimenti, ci saranno ulteriori problemi perché si creeranno disparità all'interno della scuola pubblica, tra famiglie che potranno sostenere determinate attività del figlio e famiglie che non saranno in grado di farlo.
Quindi, secondo me, si dovrà porre anche un problema di sostegno alle famiglie, in gran parte con figli frequentanti la scuola pubblica, per poter far sì che anche i ragazzi in condizioni difficili possano svolgere attività fisica all'interno di un quadro comunque garantito dalla scuola anche se finanziato dalle famiglie stesse.
Anche da questo punto di vista, se osserviamo il quadro esistente, non c'è la necessità, a mio avviso, di introdurre un nuovo problema che verrà poi, in qualche modo subìto dagli altri. Secondo me, è una scelta difficilmente gestibile allo stato della situazione. Si potrebbe pensare proprio in funzione di questo, a qualche provvedimento successivo, mettendo tutti gli studenti sullo stesso piano per poter svolgere queste attività.
Quindi, fornire il servizio e pensare ad un progetto con il quale la Regione Piemonte sovvenziona una serie di strutture a cui potranno accedere tutti gli studenti. Però, secondo me, in questo caso, senza fare un grande sforzo, si andrebbe incontro al tipo di problema che ha in mente l'Assessore Leo. Quindi, visto che siamo all'art. 1, siamo in tempo, oltre a cambiare il titolo della legge, a ripensare tutto il provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, credo che accogliendo l'emendamento presentato dal Consigliere Tapparo sgomberiamo almeno formalmente - dimostrerò che non è così nei fatti - il campo da un equivoco: l'equivoco che, insieme al tentativo di istituire i buoni scuola, passasse anche quello di riscrivere completamente la L.R. n. 49/85 sul diritto allo studio. Questo non è.
Questa è la motivazione con la quale l'Assessore ha accolto l'emendamento presentato dal collega Tapparo. Tuttavia, Presidente e Assessore, credo che la sua argomentazione (la tesi secondo la quale accogliendo l'emendamento abbiamo voluto tenere distinti i due provvedimenti: da una parte, quello che riguarda i buoni scuola e, dall'altra, la L.R. n. 49/85 per la quale lei dice - confermiamo la validità dell'impianto di questa normativa regionale) alla prova dei fatti mostri la corda. Non solo perché lei qui ha riferito della proposta che ha avanzato di dare vita ad un tavolo in cui affrontare queste questioni. Non nego l'importanza di questo tavolo, lei però mi insegna che un tavolo non si nega a nessuno in momenti come questi.
Ci mancherebbe che, in una fase di scontro sulla scuola e sul valore della scuola pubblica, noi non ci ponessimo il problema di interloquire con il mondo degli insegnanti, con il sindacato, con le amministrazioni e con le istituzioni! Ho letto un comunicato del sindacato, in cui questa questione veniva posta con grande forza. Però credo che, al di là della disponibilità a discutere per affrontare alcuni problemi che riguardano il diritto allo studio nella scuola pubblica, nei fatti depotenziamo il diritto allo studio nella scuola pubblica. Perché vi è un paradosso nel quale ci troviamo Assessore Leo: credo che lei sia consapevole di questo.
Il paradosso è rappresentato dal fatto che, nel momento in cui stabiliamo di voler valorizzare, comunque sia, la centralità della scuola pubblica - lei ha detto più o meno queste frasi - noi scopriamo che attraverso gli interventi legislativi di questa Giunta e di questa maggioranza, di fatto depotenziamo la scuola pubblica. L'avrei seguita nel suo ragionamento - pur avendo una serie di riserve di fondo circa l'idea che sia possibile creare un buono scuola - se avessimo impostato questo provvedimento e questa politica nel quadro di scelte con le quali, in realtà, innanzitutto stabilivamo un prima e un dopo. Il prima era rappresentato dalla volontà della Giunta di destinare risorse allo sviluppo della scuola privata, in modo che risultasse chiaro alle famiglie, agli studenti, a noi in quest'aula e agli insegnanti che la politica regionale in nessun modo avrebbe messo in discussione la centralità della scuola pubblica, e se risultasse chiaro che la Giunta avrebbe destinato le risorse residue per creare provvidenze, agevolazioni e contributi a favore della scuola privata.
Siccome così non è, e c'è una sproporzione tra le risorse che destiniamo al diritto allo studio di una scuola pubblica e quelle che viceversa, destiniamo allo sviluppo della scuola privata, attraverso i buoni scuola, lei capisce, Assessore, che devo considerarla un Assessore che in quest'aula ha mentito o ha semplicemente taciuto una parte della verità. In sostanza, ha detto una verità che non è una verità, perché se ha ragione il collega Placido quando sostiene che destinate alla scuola pubblica 20 miliardi, a fronte di uno stanziamento che riguarderà le scuole private di 35 miliardi, voi state cambiando la filosofia della politica scolastica di questa maggioranza e di questa Regione.
Questo è il punto, e quindi nasce da qui l'azione di contrasto che svolgiamo in quest'aula, in una fase nella quale le risorse saranno sempre meno disponibili. Ho già fatto prima il riferimento al fatto che sarebbe giusto stabilire delle proporzioni; se la scuola pubblica rimane centrale voi avreste dovuto rovesciare i termini del problema per quanto riguarda le risorse stanziate. E voi questo non lo fate! Infatti, pur di giustificare gli interventi, i famosi 35 miliardi a sostegno della scuola privata, avete continuato, anche nel bilancio di cui dovremo discutere, a depotenziare, o comunque a non aumentare gli stanziamenti per la scuola pubblica. Già questo è un problema che la dice lunga sulla vostra politica scolastica.
Poi c'è un'altra questione: stiamo discutendo di un bilancio in cui le risorse libere sono 100 miliardi.
Dovremo discutere con categorie, con certi pezzi della società piemontese, imprese, artigiani, commercianti, famiglie di studenti, perch c'è un problema di penuria di risorse. Oggi abbiamo letto i giornali e scopriamo che la sanità è una voragine, di cui nessuno conosce l'ampiezza.
E, nonostante questo, discutete della scuola come se foste dentro una campana di vetro, a prescindere da ciò che è successo da quando avete presentato il provvedimento, ignorando persino che avete, nel frattempo conquistato il governo centrale e che un vostro Ministro sta facendo a pezzettini la scuola pubblica. Il che francamente, Assessore Leo, se non fosse per l'entità delle risorse, rende il vostro provvedimento - me lo consenta - datato, molto datato, quasi una cambiale che si paga perché si è contratto a suo tempo un impegno elettorale, mentre è un provvedimento che dovreste quanto meno ricondurre dentro quella politica scolastica. Perch noi stiamo, in verità, cambiando il sistema scolastico del nostro Paese con conseguenze molto serie sull'insegnamento e su alcune centinaia di migliaia di giovani che dovranno decidere a 13 anni cosa faranno a 25/27 con ciò facendo strage di tutti i ragionamenti sulla cultura unitaria che abbiamo fatto in tutti questi anni.
Per questo ritengo che se lei accoglie l'emendamento presentato dal Consigliere Tapparo, dichiara di volere sostenere la validità della L.R. n.
49/85, mentre gli atti successivi che avete compiuto in termini di destinazione delle risorse dimostrano che, in verità, avete in mente una politica scolastica che è giusto, in quest'aula, contestare aspramente.



PRESIDENTE

L'emendamento Tapparo è già stato illustrato.
Chiedo se negli interventi sull'emendamento, qualora qualche Gruppo intenda farli, possiamo ricomprendere anche le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ho potuto seguire un importante dibattito e devo riconoscere che la comunicazione dell'Assessore...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Tapparo. Chiederei cortesemente di abbassare il brusìo per riuscire a sentire il Consigliere Tapparo.
Prego, prosegua pure.



TAPPARO Giancarlo

Quanto affermato dall'Assessore Leo ha determinato non un'oziosa discussione guadagna tempo, ma si è entrati nel vivo del problema, sia sul piano del metodo che si intende seguire, sia nel merito.
Resto fermo nel sostenere il mio emendamento, perché il segno simbolico di una tale affermazione cerca di colpire - ovviamente benevolmente l'impostazione di un disegno che sostiene (perché noi lavoriamo ancora sul disegno di legge della Giunta presentato dall'Assessore Leo) la commistione con il diritto allo studio, che l'Assessore ha riconosciuto essere impropria.
In qualche modo, ribadisco l'indispensabilità di una correlazione con il diritto allo studio (ed è questa la ragione del mio emendamento), che comporta la necessità di capire come si sta configurando il disegno della Giunta per la riforma del diritto allo studio.
Spero che nel corso di questa discussione, che sicuramente non sarà brevissima, l'Assessore Leo possa dire qualcosa sulla proposta di tentare un parallelismo tra due provvedimenti: uno che esiste e uno sul quale l'Assessore sta predisponendo in campo le energie e le intelligenze per redigerlo. Mi sembra che sia un elemento monco.
Capisco che ci sono alcuni aspetti simbolici nello scontro politico tra i Gruppi, quindi battere il mio emendamento è un segno per colpire una parte dell'opposizione.
Vorrei che sul campo possa essere stilato questo primo emendamento del disegno di legge Leo, per sancire un patto tra di noi: quello di riconoscere il diritto di questa maggioranza ad approvarsi le leggi che propone, ma anche il nostro diritto di fare pagare un prezzo alto nell'approvazione di un provvedimento sui cui non si è d'accordo e in cui si vede il recepimento di radicali cambiamenti.
Sarei anche disponibile ad avere un rapporto che mi vede impegnato a discutere su ogni singolo emendamento e poi fare dichiarazione di voto utilizzando appieno i tempi a mia disposizione; atteggiamento un po' diverso se vedessi questa operatività concreta sul terreno del parallelismo tra l'uno e l'altro provvedimento.
Assessore Leo, io avrei un atteggiamento se vedessi delinearsi un progetto sul quale resta aperta la mia possibilità di inserimento nella sua proposta (e le ricordavo che se chiude con le forze sociali o con chi lei convoca, il gioco non è finito). In questo modo, mi vede costretto a fare quello che posso fare. Siccome sono finiti gli emendamenti, voi pazienterete nel sentire i miei concioni, ma è l'unica carta che mi resta se non riesco a capire che correlazione c'è tra buono scuola e diritto allo studio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Volevo manifestare il mio disagio nel votare questo emendamento, perch l'avrei modificato in questo modo, Assessore: non sopprima questo articolo ritiri la legge.
Non so se può essere una mozione, un ordine del giorno, però vogliamo aiutarla.
Sa qual è la mia impressione, Assessore? Che la sua maggioranza la stia logorando. E' evidente il problema delle risorse, è ormai sotto gli occhi di tutti. Come si fa, con un bilancio ai limiti del dissesto in campo sanitario, a destinare queste risorse per dare una risposta che la isola all'interno della sua maggioranza? L'impressione è che su questa questione lei non goda di una maggioranza coesa.
Attraverso l'approvazione di questo provvedimento, che è tutto elettorale e si gioca tutto in questa chiave, lei può ricavare una rendita di posizione. Vi è poco di ideale in tutto questo, perché l'avrei compreso in una situazione nella quale il bilancio fosse tale da consentirle di poter fare questa operazione. Però, stante l'attuale situazione, è evidente che questo rischia di essere per lei un gioco al massacro.
C'è un vulnus, un punto debole: 21 miliardi e 400 milioni, Consigliere Ronzani, destinati alla scuola pubblica, ai Comuni e agli Enti locali (peccato che non ho l'elenco di tutti gli ex Sindaci, ex Consiglieri comunali o Consiglieri comunali in carica, ma lo produrrò la prossima volta che faranno parte di questo Consiglio regionale). A fronte di una finanziaria draconiana, si sono trovati nell'incomoda posizione di dover aumentare le tariffe dei servizi a domanda individuale in materia di assistenza scolastica, o di servizi scolastici, perché non ci sono sufficienti risorse per poter operare in condizioni di possibilità di erogare quel servizio a prezzi sociali: 21 miliardi e 400 milioni per l'assistenza scolastica, per il diritto allo studio, 35 miliardi per le scuole private.
L'emendamento soppressivo che accoglierà, Assessore, dice sostanzialmente questo: non mi interessa modificare la L.R. n. 49/85 voglio portare a casa un provvedimento che è antitetico alla L.R. n. 49/85 perché sposta una parte dell'intervento della Regione dalla sua collocazione naturale, quella di trasferire le risorse dallo Stato alle Regioni, anziché utilizzare la fiscalità locale per spalmare e ridistribuire, in termini di diritto allo studio, quello che i cittadini hanno versato come fiscalità locale. Si tratta di questo, Assessore! Noi voteremo a favore del primo emendamento, anche perché ne siamo firmatari.



PRESIDENTE

Si tratta dell'emendamento n. 1.2)?



CONTU Mario

Voteremo a favore.
Gradiamo questa sua adesione, perché viene incontro ad un'esigenza della maggioranza. Tuttavia, le dico, Assessore, che sarei tentato di ritirarlo, per la semplice ragione che le ho poc'anzi illustrato. Lei decide di spostare l'asse dell'intervento dalla L.R. n. 49/85 alla deriva perché di questo si tratta, tutta targata e tutta imperniata sulla sua persona, nei confronti delle famiglie che hanno scelto di iscrivere i loro figli alle scuole private.
Che cosa misera! Si tratta di una cosa misera che forse offende la sua coscienza di cattolico, perché lei sa benissimo di dare queste risorse a famiglie che ne potrebbero fare anche a meno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Dichiarazione di voto favorevole, ma visto l'esito positivo scontato della votazione, quindi l'accoglimento dell'emendamento, penso che questo voto positivo avrà qualche conseguenza anche per l'Assessore. Mediti bene l'Assessore prima di votare, perché non è che...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Chiezzi, non l'ho seguita.



CHIEZZI Giuseppe

Presuppongo che il voto sarà positivo.
Se così sarà, mediti bene l'Assessore se aggiungere il proprio voto positivo, perché non sarà senza conseguenze l'abrogazione dell'art. 1 di questa legge. Operata una scelta, se ne subiscano le logiche, le conseguenze e le relative inerzie.
Sono d'accordo ad abrogare l'art. 1, in quanto, tolta di mezzo questa finalità di ordine generale, ritengo che si aprano tutte le strade possibili per una risoluzione di questo problema, prima fra tutte quella indicata dal collega Tapparo, di riflettere sulla portata che dovrebbe avere un riassetto complessivo delle norme sul diritto allo studio da parte della Regione Piemonte alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione, alla luce della legge n. 62 del 2000 e dell'ormai annoso art.
138 del D.lgs. n. 112. Avrà delle conseguenze.
Sarei interessato, ad esempio, a sentire una dichiarazione di voto dell'Assessore Leo su questo emendamento. L'Assessore Leo vota l'abrogazione dell'art. 1 per i seguenti motivi: che ce li spieghi. Come mai accetta un'impostazione così nettamente diversa da quella che aveva la legge sino ad ora? Alla luce delle riflessioni che continuiamo a fare circa la portata che deve avere la riforma sul diritto allo studio - è lì che c'è il punto di confronto - la mia opinione è che non ci si fermi all'osservazione che ci sono due provvedimenti in parallelo, Assessore Leo. Non mi basta. Il provvedimento, per materia, per finalità politiche, per rilievo sociale, è uno solo, ed è la competenza della Regione Piemonte quale legislatore concorrente con lo Stato in materia di istruzione.
Al momento, siamo in presenza dell'art. 33, non modificato, della Costituzione vigente, e siamo in presenza di una legge dello Stato, la n.
62 del 2000, che tratta tutti i cittadini che frequentano il sistema scolastico nazionale allo stesso modo, con interventi di diritto allo studio legati all'erogazione di borse da suddividere non sulla base di scelte, ma sulla base dei settori scolastici che si frequentano, sulla base di una riforma Moratti che comunque non dice e non tocca nulla a proposito della parità scolastica, nel senso che non affronta il tema, che pure qualcuno continua ad agitare, del finanziamento diretto della scuola pubblica da parte dello Stato. Non l'ha toccato. L'Assessore ha detto: "Ne parleremo fra due o tre anni".
Le coordinate della legislazione regionale concorrente con quella dello Stato sono queste. Valuti l'Assessore questo elemento: a questo punto, nel panorama sia nazionale che locale, legato alla contingenza delle risorse che non ci sono più, valuti l'Assessore, dopo il voto sull'abrogazione dell'art. 1, la portata, la validità e la forza intrinseca di una proposta che dica: "Costruiamo insieme la riforma del diritto allo studio". Questo è quello che abbiamo di fronte.
Questa è la via d'uscita da un confronto che si è protratto troppo a lungo e che si è rivelato inevitabilmente contraddittorio, o comunque legittimamente giudicato in contraddizione con alcuni principi costituzionali ancora vigenti, che vietano, esplicitamente, il finanziamento alla scuola privata, mentre non vietano gli aiuti e il sostegno al diritto allo studio, al di là delle scelte di scuola pubblica o privata che ciascun allievo compie.
Gradirei, e ho terminato - possono essere piccoli passi in avanti - una dichiarazione di voto da parte dell'Assessore Leo. Ognuno può dichiarare il proprio voto, non è il Presidente che può dire all'Assessore Leo di non farlo. Nessuno può dire niente.
Però chiederei all'Assessore Leo una dichiarazione di voto propria.



PRESIDENTE

Io gliela accorderei, ma in base all'art. 64, comma 2, non pu intervenire in seguito alle dichiarazioni di voto.
Ci sono altre dichiarazioni di voto? Non essendovi ulteriori dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'emendamento.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento che propone di abrogare l'art. 1 e per il quale la Giunta ha espresso parere favorevole.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.45)



< torna indietro