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Dettaglio seduta n.189 del 26/02/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


BOTTA MARCO



BOTTA MARCO

(Alle ore 15.19 il Consigliere Segretario Botta Marco comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.45)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.45)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Cattaneo, Ghigo, Marengo Rossi Giacomo e Scanderebech.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Proseguimento esame disegno di legge n. 374: "Disposizioni per la rinegoziazione e per l'estinzione anticipata dei mutui per l'edilizia residenziale agevolata"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 374, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Eravamo in fase di votazione dell'art. 1, sul quale occorre ripetere la votazione. Invito, pertanto, i colleghi Consiglieri a prendere posto.
Indìco pertanto la ripetizione della votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1.
La votazione non è valida, in quanto non è presente il numero legale.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.47 riprende alle ore 16.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Indìco nuovamente la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'art. 1.
Il Consiglio approva.
ART. 2 2.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: dopo le parole "nella stessa misura", aggiungere la parola "percentuale".
Tale emendamento è ritirato dai proponenti.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 2.
Il Consiglio approva.
Emendamento aggiuntivo presentato dai Consiglieri Riba, Muliere, Marcenaro e Riggio: è aggiunto il seguente nuovo articolo: "Art. 2 bis.
I fondi economizzati con la rinegoziazione di cui ai precedenti articoli devono essere reimpiegati per interventi di edilizia agevolata".
La Giunta accoglie tale emendamento.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento che diventerà art. 3.
Il Consiglio approva.
ART. 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 3 che diventerà art. 4.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno votato SI' 31 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Esame proposta di deliberazione n. 255: "Rideterminazione dei distretti industriali del Piemonte di cui alla DCR n. 250-9458 del 18 giugno 1996"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 255, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore all'industria

I distretti industriali erano stati individuati a seguito della legge n. 317 del 1992 in base al vecchio censimento, pertanto era necessario procedere alla verifica decennale.
Dalla verifica parametrica sono scaturite, come valutato in modo attento anche dalla Commissione, alcune modifiche territoriali. Ciò che ritengo rilevante da segnalare all'aula in queste modifiche territoriali è che, da un lato, si aggiungono nuove realtà che si sono create, come ad esempio Borgomanero, e, dall'altro, escono alcune realtà che comunque hanno dimostrato di non avere le caratteristiche, perché non avevano mai attivato i precedenti Comitati di distretto né alcuna iniziativa in merito.
Questa delibera è propedeutica ad una revisione complessiva della legge n. 24 del 1997, attraverso un adeguamento sia alle nuove competenze che la Costituzione (modifica al Titolo V della Costituzione) attribuisce alle Regioni, con competenza esclusiva peraltro, sia per la necessità di integrarlo con le nuove esigenze che territorialmente emergono. Occorre correttamente osservare, tuttavia, che i risultati della legge n. 24 sono stati comunque rilevanti e all'avanguardia sullo scenario nazionale, perch la progettualità è stata di altissima levatura.
Con la delibera, quindi, prendiamo atto di quelle che sono le modifiche territoriali dei distretti, anche con una previsione di periodo transitorio per le aree che escono.
Ricordo che escono le aree di Carpignano Sesia e La Morra, mentre entra l'area di Borgomanero nella provincia di Novara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

In effetti, la delibera che stiamo esaminando oggi, sulla quale peraltro, è stato espresso il parere positivo da parte della Conferenza Regioni-Autonomie locali, ridetermina la lista dei distretti.
Come ricordava poc'anzi l'Assessore Picchetto, sono stati individuati quattro nuovi distretti, mentre ne sono stati esclusi in un primo tempo due, immaginando, per le realtà che erano state dichiarate eleggibili come distretti, una sorta di Phasing out, cioè una politica di uscita e di "atterraggio morbido".
Anch'io ritengo che questo adempimento prenda atto di una situazione che di fatto si è modificata e tenga conto di realtà che sono e devono essere dichiarate eleggibili ai sensi dei criteri che la legge e gli atti successivi prevedono.
Soprattutto, credo sia giunto il momento di porre mano ad una riforma della legge n. 24. Mi pare sia questa la questione che dovremmo esaminare prossimamente in Commissione e poi in aula. Certo, la legge in questi anni ha dimostrato di avere fondamentalmente un impianto condivisibile. Ricordo ai colleghi e a me stesso che l'obiettivo della legge non era quello di concedere finanziamenti ad ogni singola impresa, ma di contribuire e favorire la specializzazione attraverso lo strumento dei distretti e dei processi di aggregazione delle imprese.
Tuttavia, credo anch'io che si avverta l'esigenza di andare ad una riforma della legge n. 24, che, anche nel quadro del riordino delle competenze in materia di politiche industriali che ci sono state assegnate con la riforma del Titolo V, possa costituire, sia pure riformato, uno degli strumenti con i quali immaginiamo uno sviluppo della politica industriale della nostra Regione.
Da questo punto di vista, ovviamente, il bilancio lo faremo nel momento in cui si discuterà la riforma della legge n. 24. Tuttavia, ritengo di cominciare a porre, a titolo di riflessione, sia pure brevemente, alcune questioni.
Innanzitutto, credo che dovremmo riflettere su come rilanciare l'attività dei Comitati di distretto. Non tutte le esperienze sono le stesse, dunque una riflessione sul ruolo che essi hanno avuto, sulle competenze e sul modo con il quale le hanno esercitate, ma soprattutto sulle funzioni che pensiamo possano e debbano avere in un prossimo futuro credo che sia un tema sul quale varrà la pena di ragionare e di riflettere in sede di riforma della legge n. 24.
Per quanto riguarda gli interventi, per esempio, credo che valga la pena di ragionare sulle possibilità di sostenere e incentivare le nuove tecnologie dell'informatica e della telematica. Penso a tutto il campo del commercio elettronico, ma mi fermo qui perché sarebbe un campo sul quale vale la pena di discutere.
In questo contesto, credo che sarebbe opportuna una riflessione - non qui, ma in sede di riforma - su tale questione, che molti hanno sollevato durante la discussione sulle vicende FIAT nei giorni scorsi, cioè sulle questioni relative a quale tipo di contributi ed incentivi possiamo dare (se possiamo e se dobbiamo dare) alle imprese che, pur non essendo localizzate in distretti specifici, fanno però parte di una medesima filiera. È un tema che sfioro solamente, ma sul quale ritengo che valga la pena ritornare.
In ultimo, credo che dovremmo ragionare sulla questione che riguarda le risorse, perché si tratta di uno dei problemi con i quali dovremmo, in futuro, misurarci. Voglio fare solo un esempio per dare la dimensione del problema di come dotare di risorse adeguate la politica e gli strumenti della politica. Noi realizzeremo, credo con i fondi europei, nei prossimi anni, investimenti dell'ordine di 6.000 miliardi, grosso modo, in una Regione che ogni anno realizza investimenti per 30.000 o 32.000 miliardi.
Questo darà la misura dell'ordine di grandezza dei problemi che dobbiamo affrontare, ma anche, io credo - e ho concluso su questo punto dell'esigenza di cominciare a ragionare su una legislazione unitaria per quanto riguarda gli strumenti di politiche industriali, non solo perch questo è imposto dalla riforma del Titolo V, ma anche perché, a mio giudizio, quella riforma, che deve trasferire competenze in materia industriale alle Regioni, può essere utilmente utilizzata da noi per immaginare, a fianco di politiche industriali e di sviluppo, una legislazione che sia unitaria e omogenea e, soprattutto, che ci consenta di offrire al sistema delle imprese strumenti di facile accesso.
Qui c'è tutto un capitolo che oggi non affronto, ma che ho già posto in Commissione, che riguarda l'esigenza di fare in Commissione il punto sullo stato della discussione per quanto riguarda la riflessione che le Regioni stanno compiendo o devono compiere o hanno compiuto alla luce del fatto che noi saremo chiamati ad esercitare, nel giro di pochissimo tempo, su materie come queste, una competenza esclusiva.
Ciò detto e sottolineando la necessità che anche noi condividiamo una riflessione e una riforma della legge n. 24, Presidente, approfitto del fatto che ho la parola per dichiarare il nostro voto favorevole alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, Assessori e colleghi, la politica dei distretti è una delle più peculiari caratterizzazioni della politica dello sviluppo nazionale.
Sembra banale, ma in altri Paesi, per esempio, questo tipo di organizzazione non è scontata, ma è un elemento di forza che ha permesso a molte realtà del nostro Paese di avere un qualcosa in più nel suo sviluppo ha favorito l'economia di sistema, perché in un dato territorio insistevano delle industrie con una certa specializzazione. Sono quasi venticinque anni che esiste questo tipo di caratterizzazione, che si è materializzata ed è stata teorizzata e, probabilmente, mostra segni di invecchiamento, però ci sono degli innesti che possono essere fatti.
Il primo è quello di considerare le politiche di distretto strettamente correlate a tutta una serie di altre politiche che le Regioni possono manifestare. Penso alle politiche nel settore della ricerca; tra l'altro con le nuove competenze, questa forza per le Regioni è accresciuta. Con le politiche del mercato del lavoro, con la formazione, con la politica per le aree industriali, con la stessa programmazione negoziata, l'intreccio con la politica dei distretti non è stata, nella fase di sviluppo dei Patti Territoriali in Piemonte, sufficientemente raccordata. Quindi, la nostra legislazione, seppur non vecchia, avrebbe bisogno di un aggiornamento per rendere più forte questo valore.
L'altro elemento che vorrei sottolineare, Assessore, riguarda il fatto che il Piemonte noi non lo vediamo come una distrettualizzazione territoriale, ma come una distrettualizzazione funzionale, cioè orizzontale, andando ad individuare sul territorio regionale una serie di imprese specializzate, leader, di eccellenza e che non insistono in un unico punto, ma che potrebbero, avendo un filo conduttore che le lega trovare una forma innovativa di distrettualizzazione orizzontale.
Capisco che si tratta di un fatto che fa a pugni con la visione tradizionale del distretto come fatto esclusivamente territoriale.
L'elemento innovativo è individuare magari quelle dieci imprese di un settore di punta o molto caratterizzate e riuscire a legarle insieme ad una politica. Dobbiamo anche disincentivare la logica che sta dentro al distretto pensando ad una forma di ombrello per ricevere i finanziamenti.
Per questa ragione, specializzerei ulteriormente i distretti. Potrebbero anche ridursi di numero, ma occorre incentivare fortemente la specializzazione e offrire a coloro che escono fuori dalla distrettualizzazione altre forme di intervento come si fa nelle due zone che, con questa deliberazione, vengono estromesse, in modo morbido dall'operazione di distrettualizzazione.
Un ultimo punto che voglio sottolineare riguarda il fatto che ci sono dei distretti di frontiera che si stanno impoverendo al punto tale che, con lo schema attuale, rischiano di uscire fuori dalla distrettualizzazione.
Dovremmo fare politiche attive. Cito solo il caso del Chierese, che è un vecchio distretto del tessile-cotoniero (tra l'altro, una delle aziende leader del Chierese per un grave incendio è stata messa in ginocchio).
Mi sembra che l'Assessore, in questo momento, non debba fare la tradizionale politica di intervento per gli ammortizzatori sociali, come si fa solitamente. Vi è un tavolo - mi pare - in Provincia, dove è stata invitata la Regione per garantire che i lavoratori abbiano il prepensionamento, la cassa integrazione o i vari ammortizzatori. La qualificazione della Regione, Assessore Pichetto, su questa vicenda, che è all'interno di un distretto, è quella di misurare la proprietà per vedere se con la tastiera ampia di cui dispone la Regione ci può essere un'azione per il recupero produttivo, per non perdere questo pezzo, perché magari la proprietà potrebbe farsi due conti, decidendo che non è più conveniente riprendere o riprendere parzialmente o avviare una piccola attività.
Cito questo caso perché anche la politica sulle vertenze o sui casi che la Regione Piemonte fa dovrebbe essere vista all'interno di questo caso.
Non vorrei citare il nome perché ho paura di sbagliarlo, ma ho presentato un'interrogazione in merito. Tra l'altro, è un caso di emergenza, infatti ho chiesto prima che percorsi hanno le interrogazioni, perché dal momento che la presento al momento che arriva sul tavolo dell'Assessore impiega più giorni rispetto alla gravità e alla necessità della rapidità dell'intervento.
Occorre porsi in quella politica vedendo tutto l'insieme: la politica distrettuale e i vari interventi che si fanno.
Il mio voto rispetto alla deliberazione è positivo, ma dicendo che lo si fa positivamente, perché non si vogliono creare difficoltà a nessuno.
Però mi sembra che il nostro approccio, oggi, per quanto arricchito da conoscenze e da nuove sensibilità, potrebbe fare un salto in avanti sia nella legislazione, sia nei comportamenti. Quella dei comportamenti è in mano soprattutto a lei, Assessore, che è la possibilità di vedere l'insieme degli interventi capaci di fare delle convergenze nei distretti o comunque, di far sì che i distretti siano all' interno di una politica unitaria. Fare in modo che ci sia una sinergia tra i vari punti. Per esempio, questo punto vertenziale - chiamiamolo così - di quell'azienda del Chierese può essere un modo di atteggiarsi della Regione non solo per intervenire in un'azienda che si è incendiata, con tutta una serie di problemi, ma si può intendere come azione per non impoverire un distretto che è un po' al limite come specificità nel settore tessile-cotoniero e che rischia, con la fine di quattro/cinque unità produttive, di perdere tale specificità e di perdere un elemento di forza, di conoscenza, di tipo di imprenditorialità, di professionalità dei lavoratori, di economia e di sistema che si erano nei decenni determinate in quel distretto.
Riconfermo il mio voto positivo, ma a condizione che si lavori su questo terreno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Anch'io, come il collega Tapparo, faccio qualche osservazione relativamente alla parziale inattualità di questa deliberazione rispetto ad una situazione che potrebbe essere affrontata con maggiore capacità di presa sul problema.
Per questo motivo, penso di esprimere un voto di astensione aggiungendo un altro elemento che mi sarei aspettato dall'Assessore in occasione di questa determinazione dei distretti industriali, un raccordo tra questa deliberazione che ha elementi vecchi, inattuali, un po' di routine, di trascinamento per inerzia di vecchie logiche.
Proprio per quello, mi sarei aspettato un collegamento con la decisione che abbiamo assunto in Consiglio regionale relativamente all'indicazione del distretto dell'auto, che, invece, non viene trattato in alcun modo.
Mi sarei aspettato un accenno nella relazione o nella deliberazione visto che, anche leggendo il testo dell'allegato A, si capisce chiaramente che ci portiamo dietro cose molto vecchie delle quali non abbiamo saputo disfarci per varie considerazioni, anche opportune. Mi stupisce la mancanza di quanto maturato anche in quest'aula con l'approvazione dell'ordine del giorno - mi sembra che il primo firmatario fosse il Consigliere Tapparo relativamente al distretto dell'auto.
Questa segnalazione è un ulteriore elemento di insufficienza della deliberazione e per questo motivo mi astengo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist. - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame disegno di legge n. 167: "Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale e promozione delle attività delle Associazioni sportive storiche del Piemonte" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il disegno di legge n. 167, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Pozzo.



POZZO Giuseppe, relatore

Signori Consiglieri, la storiografia sportiva riconosce al Piemonte il ruolo indiscusso di "culla" del movimento sportivo italiano.
Accanto agli uomini e alle donne che lo hanno creato ed animato spesso autentici pionieri della "ginnastica" prima, degli sport "all'inglese" successivamente - sono state le Società sportive le vere protagoniste di questa storia, una forma organizzativa della "società civile" - diremmo oggi - cresciuta di pari passo con la coscienza nazionale e con l'organizzazione democratica dello Stato, ma nata nel Regno Sabaudo pre-unitario, cioè in Piemonte.
Non sono poche le Società sportive nate in Piemonte tra l'800 e i primi decenni del '900. Alcune di queste, non molte purtroppo, sono tuttora attive nelle loro sedi "storiche". E' il caso, per fare solo pochi esempi torinesi, delle quattro antiche Società remiere sul Po: Armida, Eridano Esperia, Cerea o, prima società in Italia, la "Reale Società Ginnastica Torino" di Via Magenta, nata nel 1844.
L'attività di queste Associazioni, la loro storia, tutti i materiali d'epoca di cui ancora dispongono, la loro stessa sede, in taluni casi costituiscono momenti di una storia del Piemonte e dell'Italia ancora non scritta, se non per episodi, ricca di idealità e di valori. Una storia che colloca il Piemonte in un contesto di scambi culturali europei e che assegna alla nostra Regione il merito di avere dato i natali e formato dirigenti sportivi cui la nascita del movimento Olimpico, non solo Italiano, deve molto.
Manca purtroppo oggi un censimento attendibile di questi storici sodalizi (anche a questo mira la presente legge), ma non v'è dubbio che il loro patrimonio di strutture e di arredi, di attrezzi e di archivi, di libri e di trofei, costituisce un bene di interesse collettivo al pari di altri già tutelati da leggi regionali come per le Società di Mutuo Soccorso o i locali storici.
Un patrimonio da conoscere, catalogare, difendere e valorizzare.
Oggi, purtroppo, la conservazione e la gestione di un tale patrimonio rappresenta una ricchezza solo potenziale per chi la detiene; una ricchezza che, in realtà, si traduce per le Società in oneri e costi aggiuntivi sempre più difficili da sostenere.
La legge intende venire incontro a tali esigenze.
Ne beneficeranno le Associazioni sportive storiche costituite da almeno 70 anni e, in misura maggiore, quante fra esse hanno sede da almeno 50 anni nel medesimo edificio il quale, per ciò stesso, assume spesso il valore di un bene storico e culturale.
La legge prevede la creazione di un Albo regionale delle Associazioni sportive storiche del Piemonte.
I sodalizi in possesso dei requisiti "anagrafici", impegnati nella salvaguardia e valorizzazione del proprio patrimonio storico e nel mantenimento del loro impegno sportivo e sociale, potranno beneficiare di contributi della Regione Piemonte.
Per quelle che operano da almeno 50 anni nella medesima sede, gli investimenti sono mirati anche a sostenere i lavori di recupero, restauro ristrutturazione dell'edificio e degli arredi, la messa a norma degli impianti e così via, con l'obiettivo di ripristinarne e salvaguardarne il valore storico-architettonico, ma, al tempo stesso, di garantirne la funzionalità e la fruibilità, il che equivale ad assicurare loro le condizioni minime di sopravvivenza anche sul piano economico.
Per tutte le Associazioni sportive storiche, comprese quelle che non hanno la disponibilità di una sede "storica", gli interventi sono volti a favorire la conservazione, il restauro, la valorizzazione del patrimonio storico, degli archivi, ecc.
Per effetto della legge, materiali e sedi storiche potranno essere resi disponibili alla conoscenza di studiosi ed appassionati e fornire una chiave di lettura diversa della storia del Piemonte fra XIX e XX secolo anche a beneficio della scuole.
Questa legge assume particolare rilievo nell'ambito delle politiche regionali per lo sport, che hanno goduto da parte della Regione Piemonte negli ultimi anni, di attenzione e di disponibilità economiche senza eguali fra le Regioni italiane.
La Regione Piemonte dovrà nei prossimi anni impegnarsi in molteplici interventi di valorizzazione dell'immagine sportiva - oltre che turistica e culturale - di tutto il territorio regionale in preparazione dei Giochi Olimpici Invernali del 2006.
Proprio l'immagine sportiva, soprattutto in chiave storico-culturale può costituire un punto di eccellenza nella promozione del territorio piemontese, data l'innegabile specificità di cui si è fatto cenno.
Questa legge costituisce un valido strumento per raggiungere tale obiettivo.
Si stima, sulla base di dati raccolti, grazie alla disponibilità di Presidenti di Federazioni sportive, di Comitati CONI, di alcuni Panathlon Clubs, che le Associazioni sportive storiche piemontesi possano essere alcune centinaia (200/300); di queste forse il 10-15% dotate di Sedi storiche.
Le risorse finanziarie per l'applicazione della legge sono recepite nell'ambito della disponibilità della L.R. n. 93/95; il provvedimento costituisce perciò un utile completamento degli impegni regionali in favore dello sport, inteso non solo come fatto agonistico, ma come fenomeno culturale di prima grandezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Utilizzo qualche secondo del tempo che ho a disposizione per riordinare, non solo le carte, ma anche il ricordo che va indietro di molti mesi, a quando, cioè, è stato presentato questo disegno di legge in Commissione.
Tornando indietro con la memoria, ci siamo trovati molti mesi fa a discutere, nella competente Commissione, del disegno di legge "Valorizzazione del patrimonio storico-culturale e promozione delle attività delle Associazioni sportive storiche del Piemonte", dopo un'audizione con i rappresentanti di molte di queste Società che hanno segnalato alcuni aspetti condivisibili, altri apprezzabili e altri discutibili.
Vengo ora ad uno dei punti più significativi che, per qualche verso, ha determinato il comportamento - mio come Consigliere, ma voglio parlare al plurale - di presentare, insieme ad altri colleghi, un adeguato numero di emendamenti, ritenendolo un tema importante, con soggetti altrettanto importanti. È il modo con il quale è stato presentato che non rende giustizia all'argomento e ai soggetti che in questo disegno di legge sono indicati e che sono interessati a quanto questo disegno di legge prevede.
Non se ne capiva l'urgenza, forse perché eravamo in campagna elettorale e quindi bisognava, tutto d'un colpo, convocare una Commissione per far passare un disegno di legge che sembrava importante, urgente e indispensabile per la vita di queste Società.
Da allora è passato quasi un anno, quindi forse così urgente e importante non lo era; sicuramente utile, ma non così indispensabile da dover, in quel momento, sopravanzare gli altri argomenti. Mi sarei aspettato - ci saremmo aspettati - di ritrovarlo in quest'aula a tambur battente e ci eravamo preoccupati di preparare di corsa una serie di emendamenti (qualcuno magari non indispensabile, ma alcuni senz'altro significativi e importanti).
Tali emendamenti, che non ricordo neanche quanti fossero, abbiamo fatto fatica a cercare in quale cassetto li avevamo messi, perché ormai erano passati sei-sette mesi (tra l'altro, non dimentichiamo che dopo questo ci sono stati gli emendamenti e tutto il lavoro rispetto alla legge dei buoni scuola al punto che, ad un certo punto, abbiamo dovuto cercare nella memoria le Società sportive storiche).
Gli emendamenti li abbiamo trovati e contiamo di discuterli tutti oppure, forse non è il caso, di approfondire la discussione nella competente Commissione, per riparare ad una fretta inesistente, perché non ci si comporta, ritengo, in quel modo.
Veniamo nel merito del disegno di legge. L'audizione cui ho partecipato mi ha portato, personalmente, ad approfondire le mie conoscenze in materia.
Per chi abita a Torino, parlare di Società sportive storiche significa fare riferimento a qualche Società remiera che ha sede sulle rive del Po (Armida, Cerea, Esperia) o a quelle della scherma e della ginnastica: è stato utile. Se ricordo bene, c'era anche il Club Alpino Italiano che ha presentato una serie di osservazioni verbali (e a seguito dell'audizione c'è stato uno scambio di opinioni con alcuni degli auditi) che hanno integrato quanto era stato presentato quella mattinata.
Su questo abbiamo preparato alcuni emendamenti che entrano nel merito dell'articolato, in particolare sui beneficiari, sulla durata della proprietà delle sedi, sulla cura, sul recupero dei cimeli storici sull'archiviazione e catalogazione dei libri e dei documenti che molte di queste Società custodiscono nelle loro sedi. Avevamo ragionato su quanti anni devono passare dall'acquisizione della sede societaria, sapendo che naturalmente ragionando su diverse decine di Società, ci sono situazioni molto diverse tra loro, perché ci sono Società che sono proprietarie delle sedi, altre che sono affittuarie con soggetti diversi, pubblici o privati che modificano molto la situazione tra una Società e l'altra.
Ho voluto dire questo nel mio intervento, in quanto avevamo, a suo tempo, discusso di tali argomenti. Ho dovuto fare uno sforzo per ricordare questo episodio che era così urgente allora e che invece forse urgente non era, ma visto che il provvedimento è arrivato finalmente in Consiglio regionale, penso che sia utile entrare nel merito e la mia intenzione è quella di farlo nella maniera più compiuta. Confido nell'attenzione e nel contributo dell'Assessore che ha presentato il disegno di legge, non solo del relatore, che ci permetta di fugare i dubbi e qualche preoccupazione e possibilmente, dare un contributo, perché se alla fine dovrà essere votato esca il miglior disegno di legge possibile.
Le Società sportive storiche piemontesi senz'altro - e noi su questo condividiamo - meritano l'attenzione del Consiglio regionale, che in qualche modo dovrebbe contribuire, in particolare, alla tutela e alla valorizzazione del loro patrimonio storico.
C'è un dubbio che avevamo già allora, ma che nel corso del dibattito potremmo risolvere, cioè se alcune proposte di questo disegno di legge siano già previste in altri Assessorati; in particolare, penso all'Assessorato alla cultura, che svolge, per certi versi, già alcune funzioni relative alla catalogazione (mi riferisco alla parte museale) e alla conservazione di reperti, cartacei e non (cimeli, coppe, medaglie e bandiere).
Nella discussione dei vari articoli e nell'illustrazione degli emendamenti che su questo aspetto insistono maggiormente, ci sarà l'occasione e l'opportunità di approfondire il discorso e, da parte nostra di dare un contributo - che ci auguriamo significativo - a questo disegno di legge, per far sì che i soggetti interessati possano usufruirne nel miglior modo possibile. Credo che questo sia l'intendimento e l'obiettivo non solo dei Consiglieri dell'opposizione, ma anche della Giunta e dei Consiglieri di maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Penso che con questo disegno di legge l'Assessore Racchelli abbia occasione di dare prova di intelligenza e sensibilità politica. Ricordo all'Assessore che il modo con cui questo disegno di legge è stato licenziato dalla Commissione, e rimasto iscritto all'o.d.g. per circa un anno senza mai essere trattato, è la conseguenza di una certa fretta che l'Assessore aveva nel trattare questi argomenti.
Non entro nel merito delle ragioni che determinarono, allora, una certa fretta e un'insofferenza verso l'esame del provvedimento che consentisse di entrare nel merito e di approfondire. I toni un po' sbrigativi che l'Assessore usò in quella circostanza ebbero senz'altro la conseguenza di portare a casa, come diciamo in gergo, il provvedimento, ma di portarlo a casa, come si è poi visto alla prova dei fatti, in modo del tutto non utile. Quel modo un po' perentorio con cui la maggioranza ha fatto valere la forza dei numeri ha fatto sì che la legge arrivasse in aula e che lì rimanesse inchiodata fino ad oggi.
Assessore, come dicevo all'inizio: "prova di intelligenza e sensibilità politica".
Non penso che in quest'aula ci sia qualcuno che, pregiudizialmente ponga questioni sul fatto che facciano parte della storia e del patrimonio culturale e storico del Piemonte anche tutte quelle attività che, in forma associata, dal 1800 ad oggi, sono nate e si sono svolte in Piemonte.
Attività che hanno arricchito la nostra Regione di volontà, di finalità condivisibili, di promozione dello sport, che hanno non solo prodotto una diffusione dello sport a volte anche laddove altri soggetti pubblici non arrivavano, ma portato lustro alla Regione.
Sono cresciuti quadri di direzione dello sport importanti, oltre che "allevare", sin delle prime ore, persone che poi hanno dato risultati sportivi del tutto apprezzabili. Comunque sia, in questi anni, le iniziative sportive hanno determinato luoghi di incontro, svolgimento di attività meritevoli dal punto di vista del piacere, del benessere e della crescita culturale, che anche attorno allo sport è una crescita del tutto apprezzabile. Non vi è, quindi, alcun pregiudizio che la Regione Piemonte possa occuparsi di come rivolgere una propria attenzione legislativa a questo insieme di Associazioni.
E' utile che la sede naturale in cui tale confronto possa avvenire quello della Commissione, tornasse ad essere la sede di confronto che non è più pressato da alcunché: non ci sono elezioni alle porte, quindi nessuno può essere invogliato, da scadenze prossime, ad assumere atteggiamenti partigiani in qualunque direzione, mentre consentirebbe di capire quello che, dal mio punto di vista, è un elemento da approfondire.
L'elemento consiste in questo. Di certo, queste Associazioni sportive quelle che hanno una vita associata da oltre settant'anni e che hanno svolto per settant'anni un'attività, hanno sicuramente un valore storico relativo all'attività svolta. Faccio semplici esempi: hanno settant'anni di registri, settant'anni di premi. Hanno materiali costitutivi della loro Associazione che, di per sé, valgono già un'attenzione. Materiali di vario tipo legati alle vittorie, alle organizzazioni amministrative, a tutte le iniziative che nascono all'interno delle Associazioni: pergamene attestati, gagliardetti, ecc. Questo è un aspetto che la legge dovrebbe trattare.
Aspetto diverso, Assessore - le cose non sono così separate, sono tutte nel mucchio - è decidere di occuparsi anche delle sedi, perch dobbiamo usare più attenzione e maggior discernimento. Ci possono essere Associazioni che sono proprietarie di un immobile da oltre cent'anni, dalla data di costituzione delle stesse e che, in tutto questo periodo, hanno svolto la propria attività all'interno dello stesso. Questi immobili, in forza delle leggi nazionali di tutela, possono avere un valore storico addirittura vincolato, oppure sono di indubbio valore storico, anche se non vincolato, ai sensi della legge n. 1089 e della legge n. 1497. Si tratta di fattispecie che dovremmo essere in grado di capire, di osservare e, se il caso, di normare con articoli ad hoc.
Inoltre, ci sono Associazioni che da settant'anni svolgono la loro attività, che hanno una certa documentazione, che hanno del materiale prodotto di pari livello a tutte le altre, ma che, per vari motivi, hanno esercitato la loro attività all'interno di una sede che non è né storica né di valore, né di alcun interesse. Per questo tipo di Associazione mentre deve continuare a valere una legge che si occupa del modo in cui hanno gestito l'attività e dei materiali che hanno prodotto, si potrebbe benissimo non prevedere alcun interesse che riguardi la propria sede.
Assessore, ho usato due estremi per dire che questa legge, così com'è confezionata, risente sia di una prima elaborazione, sia dell'impossibilità avuta in Commissione di dettagliare e confrontarci sugli argomenti che ho richiamato adesso.
E' una legge da correggere perché non separa questi due elementi e perché gli aspetti immobiliari sono descritti in modo grezzo e in modo da potersi prestare a parecchi equivoci e incomprensioni.
Con questa dichiarazione di non pregiudiziale ostilità, la invito Assessore Racchelli, a consentire al mio e ad altri Gruppi di poter tornare a confrontarci su questa legge con tempi congrui, in Commissione, in modo da poterci scambiare i nostri punti di vista. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Spero che l'invito rivolto dal Consigliere Chiezzi venga considerato favorevolmente e con attenzione da parte dell'Assessore.
Le argomentazioni formulate hanno un'indubbia validità e ad esse vorrei aggiungere qualche contributo.
Innanzitutto, il non approfondimento del tema che riguarda la legge si può verificare anche su altri punti, ad esempio laddove si parla di dare contributi alle Associazioni sportive anche per la realizzazione di interventi quali la pubblicazione, le ricerche, le mostre, i convegni, che sembrano afferire maggiormente all'Assessorato alla cultura che non all'Assessorato al turismo.
Dobbiamo, poi, verificare come questo disegno di legge, conformemente a molte altre proposte della Giunta regionale, continui in quell'opera di svuotamento delle prerogative e del ruolo del Consiglio regionale.
Il Consiglio approva semplicemente il fatto di riconoscere le Associazioni sportive in base a criteri anagrafici o storici; sono riconosciute le Associazioni costituite da settant'anni, che abbiano o non abbiano una propria sede da almeno cinquant'anni.
Questo è ciò che viene lasciato alle competenze del Consiglio regionale, mentre tutte le decisioni operative vengono demandate alle prerogative della Giunta che, nel tempo stabilito di 120 giorni dall'entrata in vigore della legge, approverebbe il Piano triennale degli interventi.
Tutte le scelte attuative vengono pertanto affidate alle competenze della Giunta regionale.
Stiamo assistendo, in questi anni, alla sottrazione del ruolo legislativo, ma anche del ruolo di controllo, del Consiglio per affidarlo alla Giunta.
Nel disegno di legge non vengono nemmeno precisati i confini entro i quali la Giunta regionale può muoversi per deliberare le competenze che le sono riservate; il Consiglio regionale deve approvare il concetto dell'anzianità delle Associazioni, ma non può intervenire sulla parte più sostanziale, cioè le modalità con le quali si interviene per concedere i contributi che la legge prevede.
Ritengo, dunque, ci sia un grande svuotamento del potere del Consiglio e soprattutto che quest'ultimo non venga garantito dal passaggio annuale che la Giunta dovrebbe essere impegnata a fare alla competente Commissione consiliare.
Come ha specificato il Consigliere Chiezzi, il Consiglio non ha la possibilità di esprimersi in merito ai dubbi che possono sorgere sulla diversa valenza e importanza degli edifici oggetto dell'intervento di questa legge. Tutto viene lasciato al potere decisionale della Giunta.
Vi è, poi, una motivazione anche culturale che dovrebbe far riflettere l'Assessore e indurlo ad accogliere favorevolmente la proposta di un ritorno e un riesame in Commissione.
Quando si parla di ambito sportivo, occorre riflettere e non associare automaticamente il termine "storia sportiva" al termine "cultura sportiva".
Ritengo che su questo punto occorra fare un approfondimento culturale.
La storia dello sport è un concetto di un certo tipo ed è un valore importante che le Associazioni storiche sono titolate a promuovere valorizzare e difendere.
Il concetto di cultura sportiva sta radicalmente cambiando in questi ultimi anni. E' un concetto che va difeso, ma occorre anche capire qual è il termine di cultura sportiva che intendiamo difendere.
Negli ultimi anni, la pratica sportiva è diventata sempre più competitiva, ha perso del tutto quel minimo di competizione leale e franca esistente tra gli sportivi e sta diventando sempre più una pratica mirata a raggiungere l'obiettivo di primeggiare rispetto ai concorrenti.
Negli ultimi anni, la ricerca dell'obiettivo ha portato ad un'invasione, nell'ambito dello sport, di aiuti farmacologici sempre illegali. La pratica sportiva sta diventando un argomento sul quale tutto il mondo dovrebbe soffermarsi a riflettere: dovremmo riflettere come politici e come addetti ai lavori su cosa significa oggi lo sport, su cosa ci attendiamo oggi dallo sport e su cosa lo sport, e quindi la pratica sportiva, può insegnare ai giovani che, com'è noto, sono quelli che più lo tengono in vita.
Anche per questi argomenti credo che il testo del disegno di legge non possa limitarsi ad una semplice enunciazione di argomenti, senza tentare di definirli in pratica e senza valutare che lo sport, la difesa dello stesso e la difesa del valore storico, non possono passare semplicemente attraverso la restaurazione di un immobile. Anche la restaurazione di un immobile è importante, tuttavia dobbiamo inserire questo discorso in una riflessione più ampia sul valore dell'attività sportiva.
In questo senso, concludo chiedendo all'Assessore di accedere alla richiesta che è stata formulata di un ritorno in Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore allo sport

Non vorrei, Consigliere Chiezzi, dare una dimostrazione troppo alta di intelligenza politica, perché non vorrei colpirla! Però, siccome un minimo di intelligenza mi è rimasta...



RACCHELLI Ettore, Assessore allo sport

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



RACCHELLI Ettore, Assessore allo sport

Anche l'insperabile può avvenire!



RACCHELLI Ettore, Assessore allo sport

Lei è troppo simpatico! Non accetto alcune considerazioni che sono state fatte, che respingo al mittente, perché questo non è un disegno di legge presentato per le elezioni politiche o amministrative. Si tratta di un disegno di legge ahimé! - che era stato presentato nella precedente legislatura e discusso nella Commissione della precedente legislatura.
Successivamente, era stato chiesto di non portarlo in approvazione perché vi erano le elezioni di mezzo. E non l'abbiamo fatto. Tra l'altro le Società storiche, essendo storiche, potevano durare un anno in più.
Respingo anche al mittente le considerazioni sulla necessità di portare in Commissione ed approvare velocemente un testo che, francamente, come si evince, ha impiegato un anno a scendere tre rampe di scale! Francamente, posto che nelle Società storiche sono rimasti "quattro gatti", non penso che incidessero sulle elezioni in modo tale da poterne cambiare gli esiti.
Se la richiesta è talmente di alto livello per cui ci è sfuggito qualcosa o vi è un testo da migliorare, sono disponibile - per carità! - a tornare in Commissione. Ma si vede che abbiamo tutti le idee chiare e che in Commissione, con un lavoro serio di una settimana o dieci giorni, si possa sistemare la questione.
Siccome vorrei un testo veramente ben fatto, sono disposto a recepire tale richiesta. Tra parentesi, avevo alcuni emendamenti che andavano in tal senso, giacché in Commissione si sono svolte alcune discussioni che poi approfondite, mi hanno portato a fare delle considerazioni diverse, che riallineavano il testo in un certo modo, perché nella fretta alcuni errori sono stati commessi. Si potrebbero fare tranquillamente qui queste correzioni; tuttavia, di fronte ad una dimostrazione di grande intelligenza, non mi posso sottrarre.
La richiesta che rivolgo, però, è quella di stabilire un tempo definito, perché le Società storiche potrebbero morire.



PRESIDENTE

Facciamo dieci giorni, se l'aula acconsente.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, l'aula non acconsente a niente!



PRESIDENTE

Per Regolamento dobbiamo stabilirlo. Lei, che è un esperto di Regolamenti!



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

una "maglia bernarda"!



PRESIDENTE

Va bene, fissiamo un termine di dieci giorni.
L'aula, unanimemente, acconsente.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Esame proposta di legge n. 268: "Compensi spettanti ai componenti della Commissione di cui alla L.R. 20 dicembre 1990, n. 55 - Titolo II 'Commissione consultiva per i procedimenti di iniziativa popolare e degli Enti locali e di referendum'"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di legge n. 268, di cui al punto 6) all'o.d.g..
La parola al relatore, Consigliere Pozzo.



POZZO Giuseppe, relatore

La L.R. 20 dicembre 1990, n. 55 che reca "Modificazioni alla L.R. 16 gennaio 1973, n. 4 in materia di iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali e di referendum" prevede al Titolo II l'istituzione della "Commissione consultiva regionale per i procedimenti di iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali e di referendum", quale organo consultivo della Regione sulle questioni tecnico-giuridiche che concernono l'interpretazione e l'applicazione al caso concreto delle norme dello Statuto e delle leggi regionali in materia di iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali e di referendum, nonché delle altre leggi nazionali e regionali per cui si renda necessaria l'interpretazione o l'applicazione nel corso dei predetti procedimenti.
La Commissione è composta da cinque Professori di ruolo di materie giuridiche presso gli Atenei del Piemonte, scelti fra quindici designati dai Rettori e da quattro Avvocati iscritti all'Albo speciale per il patrocinio davanti alla Corte di Cassazione, scelti tra quelli designati dai Presidenti degli Ordini degli Avvocati del Piemonte.
L'art. 11 della L.R. n. 55/90, così come modificato dalla L.R. n. 25/92 e dalla L.R. n. 32/97, prevede che ai Componenti della Commissione venga corrisposto lo stesso compenso stabilito per i componenti del Comitato regionale per la comunicazione e l'informazione istituito con L.R. 2 gennaio 1997, n.1.
A seguito dell'abrogazione della L.R. n. 1/97 ad opera della L.R. n.
1/01 è venuto meno il riferimento normativo stabilito dall'art. 11 della citata legge regionale in materia di compensi e rimborsi spese ai componenti della Commissione; risulta pertanto necessario colmare il vuoto normativo creatosi.
Il calcolo dell'importo del gettone di presenza erogato ai componenti del Comitato regionale per la comunicazione e l'informazione era effettuato utilizzando come base lo stesso importo del gettone di presenza attribuito ai Consiglieri regionali, quale rimborso spese ai sensi dell'art. 2 della L.R. n. 10/72 e successive modificazioni.
Lo stesso criterio è stato adottato nella formulazione della presente proposta di legge regionale che prevede l'erogazione per ogni seduta dell'80% dell'indennità di presenza corrisposta ai Consiglieri regionali e del 90% della stessa per il Presidente della Commissione.
altresì prevista la corresponsione di un rimborso spese viaggio calcolato forfettariamente, nella misura del doppio della distanza tra il domicilio dei componenti e la sede della Commissione moltiplicato per un quinto del prezzo di un litro di benzina verde, individuato secondo le modalità di attuazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei dipendenti pubblici, area dirigenza. I Commissari con domicilio nel Comune in cui ha luogo la riunione della Commissione non ricevono il rimborso chilometrico.
L'VIII Commissione ha esaminato il provvedimento nelle sedute del 4 e 25 giugno 2001, acquisito il parere favorevole della I Commissione in ordine alla norma finanziaria; ha inoltre provveduto ad apportare al testo modifiche di carattere tecnico, al fine di armonizzare le disposizioni inerenti al rimborso delle spese di viaggio alla disciplina applicabile al personale dipendente, attualmente prevista dalla contrattazione collettiva nazionale e dai relativi provvedimenti attuativi.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 1.1) Emendamento presentato dal Presidente Cota: all'art. 1, comma 1, le parole "1 gennaio 2001", sono sostituite dalle parole "1 gennaio 2002".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1 come emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 2 2.1) Emendamento presentato dal Presidente Cota: l'art. 2 della proposta di legge n. 268 è sostituito dal seguente: "Agli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge, stimati per l'anno 2002 in 5 mila euro, si fa fronte con lo stanziamento della U.P.B.
'Spese del Consiglio regionale', istituito ai sensi del comma 4 dell'art.
42 della L.R. 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 2 come emendato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno votato SI' 33 Consiglieri Il Consiglio approva.
Chiede di intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Lei, Presidente, ha fatto un appello affinché si votasse un emendamento tecnico; io l' ho votato.
E' vergognoso inceppare l'aula, ma è altrettanto vergognoso che molti Consiglieri e molti Assessori ricevano i loro clienti nel transatlantico mentre in aula si lavora.
Presidente, si assuma questa responsabilità, oppure non può chiedere alla minoranza di garantire il numero legale e, meno ancora, può fare appello al senso di responsabilità della minoranza mentre la maggioranza fa i propri affari elettorali, se non peggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Scusi, Presidente. Quando ha finito di sbuffare, le chiedo solo di far rispettale le norme che lei ha stabilito, che riguardano il fatto che i Consiglieri e gli Assessori non possono ricevere nei corridoi delle persone esterne, ma solo negli uffici ai piani superiori. La prego di far rispettare questa norma che lei ha stabilito.
Le persone si ricevono sopra, in modo che si possa capire chi è presente in aula e chi non lo è. Si era stabilito questo, o sbaglio?



PRESIDENTE

Da una verifica effettuata, devo dire che non c'è alcun Consigliere in corridoio.
La ringrazio per la sollecitazione. Ha, comunque, ragione.


Argomento:

Richiesta inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Presidente, chiedo la sua attenzione e quella dell'aula per proporre l'opportunità di fare un'inversione dei punti all'o.d.g.
Vorrei che l'aula potesse discutere i due ordini del giorno di cui ai punti 13) e 14) all'o.d.g., rispettivamente sull'Argentina e sull'Unione Europea, dato che sono argomenti di un certo respiro.
Non comincerei adesso l'esame del disegno di legge n. 169, perché ci porterebbe a discutere in minima parte di tale argomento e poi sarebbe sacrificato del tutto il dibattito sugli ordini del giorno.
Credo che sia una cosa ragionevole, per cui, Presidente, chiedo la sua attenzione in tal senso.



PRESIDENTE

Consigliere Mellano, sicuramente tengo conto della sua richiesta e la porrò ai voti, però ho avuto una serie di colloqui che mi hanno rappresentato il fatto che il disegno di legge sui tartufi avrebbe potuto passare tranquillamente.
La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Volevo precisare che nessuno del mio Gruppo e della maggioranza sta qui a fare affari elettorali né affari di alcun altro genere, come si legge dai giornali di cronaca.
Piuttosto ho un problema, perché questi toni mi mettono paura. Io sono molto impaurito e non riesco a seguire con attenzione i lavori di quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Presidente, in relazione alle sue dichiarazioni sul disegno di legge relativo alla conservazione, raccolta e commercializzazione dei tartufi devo dire che tale provvedimento ha sicuramente bisogno di un percorso d'aula con un minimo di discussione, in quanto ci sono alcuni punti da chiarire e da approfondire. Bisogna tenere in considerazione la proposta avanzata dal Consigliere Mellano.



PRESIDENTE

Consigliere Moriconi, tengo conto della sua considerazione, anche perché è imminente il viaggio che alcuni colleghi devono fare in Argentina.
Seguiamo, però, l'ordine dei documenti: prima quello relativo all'Argentina, poi quello sulla riforma delle istituzioni europee e infine quello relativo alle malattie infettive.
Mi pare che i suddetti ordini del giorno siano di ampia convergenza.


Argomento: Questioni internazionali

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 481


PRESIDENTE

Propongo inoltre di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 481 inerente a "Rapimento della candidata colombiana alle presidenziali Ingrid Betancourt".
L'ordine del giorno è iscritto con il consenso unanime dei Consiglieri presenti.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 476 inerente a "Iniziative di solidarietà per l'Argentina da parte della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 476 a firma dei Consiglieri Cota, Tomatis, Costa Rosa Anna, Mellano, Riba, Contu, Tapparo, Angeleri, Giordano, Toselli Chiezzi e Bolla, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la gravissima crisi politico-economica che sta attraversando l'Argentina ha indotto il governo di tale Paese a decretare l'emergenza nazionale nei settori dell'occupazione, alimentare e sanitario tenuto conto dei consolidati rapporti tra Regione Piemonte e Comunità Piemontesi locali, nonché della L.R. n. 1 del 1987 e successive modifiche inerenti gli interventi regionali in materia di migrazione visto l'ordine del giorno n. 424 del 27 dicembre 2001 con il quale il Consiglio regionale del Piemonte impegnava la Giunta regionale ad attivare tutti gli interventi possibili di solidarietà immediata, di cooperazione e di sviluppo verso l'Argentina con speciale attenzione all'esigenza di attenuare le difficoltà delle famiglie degli emigrati piemontesi preso atto degli indirizzi emersi nella seduta del Consiglio regionale del 29 gennaio 2002 circa le iniziative a favore dell'Argentina preso altresì atto delle iniziative di concreta solidarietà a favore dei piemontesi d'Argentina intraprese dalla Regione Piemonte, tra cui la creazione di un 'Borsino regionale per il lavoro' e l'assegnazione di borse di studio per consentire il completamento dei corsi di laurea a giovani argentini che versino in condizioni economiche disagiate rilevato l'intendimento della Giunta regionale di finanziare alcuni progetti di intervento promossi in Argentina con il concorso delle associazioni umanitarie e delle organizzazioni non governative che già vi operano considerato che il Comitato regionale di solidarietà, nella riunione del 7 febbraio 2002 per l'esame dei possibili interventi a favore dell'Argentina ha deciso di destinare i fondi previsti sul capitolo 11010, attualmente di circa un miliardo, pari a euro 516.400, per fare fronte alle iniziative di emergenza in Argentina, tenendo conto, in particolare, delle priorità in campo occupazionale, alimentare e sanitario rilevata altresì la necessità emersa nel corso della medesima riunione che in sede di approvazione del bilancio 2002 - il capitolo 11010 sia dotato di ulteriori risorse finanziarie adeguate a fare fronte ad altri eventuali interventi di emergenza e solidarietà si impegna a destinare i fondi previsti sul capitolo 11010, attualmente di circa un miliardo, pari a euro 516.400, al finanziamento delle iniziative di emergenza a fronte dell'attuale crisi argentina, secondo gli orientamenti che saranno espressi dal Comitato medesimo impegna la Giunta regionale del Piemonte a integrare, in sede di approvazione del bilancio per l'anno 2002, il capitolo 11010 di adeguate risorse finanziarie per fare fronte ad altri eventuali interventi di emergenza e solidarietà".
Puntualizzo che per quanto riguarda le iniziative a fronte dello stanziamento che compete al Comitato di solidarietà, lo stesso nell'ultima seduta, dopo aver svolto un ampio e approfondito dibattito, ha deciso di dare mandato ai Consiglieri regionali che partiranno nella giornata di domani per la missione in Argentina di sottoporre al Comitato medesimo le linee, emerse nel dibattito dell'ultima seduta, di intervento per la situazione argentina, tenendo conto dell'esigenza di indirizzarci su diversi fronti: le borse di studio, l'assistenza sanitaria, la formazione professionale e l'assistenza per le prime necessità ai piemontesi bisognosi.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, giustamente si è ricavato uno spazio almeno sufficiente per trattare questo ordine del giorno.
Alcuni colleghi partiranno domani; si tratta di una visita molto delicata, perché ci sono delle attese: non può essere la tradizionale visita per prendere nota delle diverse istanze, ma si deve in qualche modo operare.
Credo che occorra arrivare in Argentina parlando di atti specifichi e l'ordine del giorno è un elemento preliminare ad atti specifici. Quando Presidente Cota, si parla di sanità, noi sappiamo che abbiamo degli atti concreti: arrivando a Buenos Aires, si potrà parlare con i rappresentanti dell'Ambasciata, degli ospedali italiani, che sono un sensore importante e che permettono una canalizzazione immediata e corretta degli aiuti.
Quando si parla del "borsino del lavoro", torno a ripetere, anche se è inserito all'interno dell'ordine del giorno richiamato, noi abbiamo alcune aree di domanda immediata, come il settore degli infermieri, ma possono esservene altri, perché se si va a Buenos Aires e si parla di questo "borsino", loro vorranno una risposta in tempi sufficientemente rapidi, non una costruzione per il futuro.
Per quanto riguarda l'iniziativa, non voglio togliere nulla al carattere di solidarietà, ma l'Argentina si aspetta una solidarietà che dia una mano al sistema dell'economia reale, che è il punto più critico per la ripresa del Paese e che, con tutti i limiti del Governo attuale, si cerca di privilegiare, e lo slogan è: "Meno attenzione all'economia di carta, più attenzione all'economia reale".
Sono veri le ONG e tutti questi progetti, ma avevo indicato nel pacchetto dei progetti che erano stati presentati alla Commissione di Solidarietà anche quelli che erano in fondo all'elencazione, nella quale si parlava di iniziative concrete, per esempio, per far lievitare nuova imprenditorialità per sostenere il sistema delle piccole imprese. Questo per dare concretezza a una delegazione della Regione Piemonte, una delle Regioni più industrializzate d'Italia che si reca in Argentina non solo per ragioni di solidarietà (persone, ecc.), ma anche per il sostegno all'economia.
Invito caldamente i colleghi che andranno in Argentina a porsi di fronte agli interlocutori in questo modo, facendo attenzione ai meccanismi di sviluppo.
Per quanto riguarda il fenomeno dei rientri, sono in corso rientri importanti, anche di persone portatrici di professionalità, ma, per una serie di ragioni, oggi potrebbero trovare difficoltà a impiantarsi di nuovo in Italia. Dobbiamo garantire a queste persone una solidarietà concreta efficace, perché ci giochiamo molto della nostra immagine. Anche questo è un aspetto al quale l'ordine del giorno accenna in modo molto sommario e noi dovremmo, andando in Argentina con i nostri colleghi, essere chiari in merito, altrimenti ci giochiamo la nostra credibilità. Se non rispettiamo questi aspetti, concretamente potranno dire che è una delle solite tante visite che delegazioni del Consiglio regionale e della Giunta hanno effettuato negli ultimi vent'anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Sulla linea dell'intervento del Consigliere Tapparo, voglio anch'io sottolineare l'importanza della visita che partirà nei prossimi giorni.
Devo dire che personalmente non invidio il ruolo che dovranno svolgere in questi giorni i colleghi (che mi risultano essere i Consiglieri Toselli Muliere e Bolla), perché credo che sia un ruolo delicato, forse il più delicato tra le visite ufficiali del Consiglio regionale.
Il Comitato di Solidarietà ha deciso, secondo me opportunamente, di non fare preventivamente una scelta delle varie proposte di iniziative presentate al Comitato, su come investire opportunamente i soldi a disposizione. Il Comitato di Solidarietà, quindi, è in attesa che i Consiglieri tornino dalla visita ufficiale con quei contatti, quelle sensazioni e quelle informazioni che possano permettere di compiere le scelte più opportune.
I soldi a disposizione non sono tanti, ma sono tutti a disposizione del Comitato per quest'anno e, quindi, apprezzo che nella versione presentata in aula sia previsto anche il sollecito di integrare il fondo per il Comitato di Solidarietà, proprio per provvedere, a febbraio, con altri soldi per altre eventuali - speriamo di no! - emergenze o urgenze.
Il dato importante della visita è quello di cercare di mettere a frutto quella rete di contatti e di conoscenze che già nelle visite precedenti come ricordava il Presidente Cota - sono stati incardinati.
Credo, quindi, che sia opportuno, per chi partirà per l'Argentina avere un momento di confronto, magari preventivo, con chi nei mesi scorsi è già stato in visita in Argentina, come rappresentanti della Regione Piemonte, per avere quei riferimenti e quei suggerimenti (sicuramente il Presidente Cota, ma anche chi l'ha accompagnato nelle scorse visite ufficiali) che rendano la visita davvero proficua e utile.
molto difficile, per noi che rimaniamo in Italia, cercare di leggere con attenzione e con validità una realtà complessa come quella dell'Argentina in questo momento, perché ci sono interpretazioni ideologiche che, in qualche modo, offuscano la verità dei fatti e occorre davvero, cercare di capire qual è l'intervento più opportuno che l'Italia (in particolare il Piemonte) può fare in Argentina.
Ritengo sia da sottolineare anche un altro dato, già ricordato dal Consigliere Tapparo: farei molta attenzione a richiamare aiuti esclusivi per i cittadini di origine piemontese, non per un buonismo generalizzato ma perché sappiamo benissimo che i nostri emigrati in Argentina intrecciandosi con emigrati di altre Regioni, hanno costruito solide famiglie. Sicuramente, c'è un'attenzione in generale rispetto all'Italia piuttosto che rispetto al Piemonte come terra di origine; quindi, anche su questo occorre capire bene come si va ad intervenire, senza paramenti ideologici e senza schemi già preconfezionati, ma mettendo a punto, il più possibile, la rete dei rapporti già esistente.
Occorre, inoltre, cercare di costruire, partendo da questo intervento straordinario, un rapporto consolidato che ci porti ad usare al meglio le risorse in campo.
Credo che per molti aspetti la situazione in Argentina ci interpelli.
Già negli anni passati in quest'aula se n'è discusso - dai diritti civili alla vicenda dei desaparecidos - e sono stati approvati ordini del giorno che hanno impegnato il nostro Consiglio ad un'attenzione particolare. E' un'attenzione sicuramente generalizzata, ma occorre saper fare delle scelte per non dare luogo a interventi a pioggia, incapaci di portare a risultati significativi: la questione degli ospedali italiani, che è una delle tracce emerse nella discussione del Comitato di Solidarietà, può essere una strada.
Anche su questo, mi attendo, dai colleghi che partiranno, delle risposte, perché ovviamente le interpretazioni, vedendo dall'Italia la situazione, possono essere di vario tipo e non sempre sono concordi.
Credo che l'ordine del giorno rispecchi in modo adeguato l'intervento del Consiglio regionale e credo che dovremmo attendere con fiducia il ritorno di una delegazione che - penso - saprà fare un buon lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Concordo con la decisione assunta in sede di Comitato di Solidarietà di non anticipare a tavolino gli interventi che la Regione Piemonte deciderà di avviare verso la popolazione argentina, in particolare di origine piemontese. In una situazione così complicata è meglio andare a vedere direttamente sul posto e mi auguro che il difficile compito che attende i nostri colleghi possa dare dei buoni frutti.
Sicuramente l'Argentina può essere presa come esempio da analizzare a fondo, in relazione a come gira il mondo in questi tempi, un mondo sotto la spinta di logiche che, legate alla cosiddetta globalizzazione, hanno colpito quel Paese in modo emblematico; un Paese che ha seguito ricette che il mio Gruppo, insieme a tanti altri, contesta (quella del Fondo Monetario Internazionale). Paese che, anche per bocca dei suoi attuali dirigenti, non ha avuto a disposizione delle classi dirigenti di governo adeguate (questa è una dichiarazione resa dell'attuale Presidente eletto).
Auspico che l'intervento della Regione Piemonte, che ha le caratteristiche della straordinarietà in forza di una continuità di routine, possa inserirsi senza sprechi e portare, nella misura del possibile (piccola quindi, perché la cifra impegnata è esigua), una dimostrazione di interesse e un atto di solidarietà concreta verso quella popolazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ritengo necessario, pur condividendo l'ordine del giorno, fare alcune valutazioni.
La prima perplessità riguarda l'uso di tutti i fondi del capitolo che riguarda il Comitato di Solidarietà. Sicuramente in questo momento l'Argentina vive una difficoltà economica e sociale forte, ma non mi pare che, dal punto di vista umanitario, la catastrofe possa essere paragonata alla vicenda africana che ha visto l'eruzione di un vulcano colpire una città intera provocando danni e disastri ben superiori.
La scelta di prosciugare tutto il fondo, in una crisi che ha più caratteristiche socio-politiche che umanitarie, mi lascia perplesso.
Mi rendo conto della sensibilità che deve avere un Consiglio regionale nei confronti di un Paese dove vive un gran numero di emigrati piemontesi ma non dobbiamo prosciugare il fondo, perché possono accadere eventi più drammatici.
La seconda considerazione è legata alla questione a cui facevo riferimento poco fa. Siamo di fronte ad una situazione di gravissima crisi politica, sociale ed economica. Ci sono aziende che hanno deciso di abbandonare l'Argentina e di trasferire gli stabilimenti altrove. Molte aziende di piemontesi, non di emigrati piemontesi, in questi mesi hanno contribuito a determinare quella situazione. Credo che varrebbe anche la pena di interrogarci sul motivo per cui si è arrivati dove si è arrivati: determinate politiche sono state suggerite e stimolate da istituzioni al cui interno l'Italia ha un ruolo - penso al Fondo Monetario Internazionale alla Banca Mondiale, ecc. - ma hanno spinto verso certe politiche. Tali istituzioni sono responsabili di questa situazione. Ricordo che un immigrato piemontese è stato Ministro dell'Economia per molti anni, forse il più importante, ed è stato l'ispiratore della politica monetaria e finanziaria che ha portato l'Argentina al collasso. Noi lo abbiamo premiato; se non sbaglio, gli abbiamo dato anche più di un premio, e il Piemonte lo ha accolto con tutti gli onori, senza ricordare che in passato ha applicato le politiche di cui oggi vediamo le conseguenze.
C'è un'emergenza, va bene, discutiamone e interveniamo, ma varrebbe la pena di ricordare anche il contesto che ha determinato l'emergenza. Non si tratta di un evento catastrofico improvviso, dell'eruzione di un vulcano o di un terremoto. Quello che vivono gli argentini è la conseguenza di scelte fatte da Governi e di politiche ben precise, che hanno portato una Nazione al collasso, che ha portato i cittadini di quella Nazione a trovarsi improvvisamente poveri, dopo aver perduto i risparmi di anni (per chi ha avuto la fortuna di accumularne).
Esprimo tutta la mia solidarietà al popolo argentino - io sono calabrese e anche la Calabria vanta parecchi immigrati verso quella Nazione però quando catastrofi di questo genere colpiscono Paesi in cui non vivono cittadini di origine piemontese, ma esseri umani che si trovano in una situazione analoga e che ambiscono a venire in Europa o nel nostro Paese per trovare una possibile via d'uscita dall'inferno in cui vivono essi hanno comunque il diritto di essere accolti con un minimo di umanità.
Non devono essere considerati essere umani di altra natura, di serie B o addirittura di serie C ed essere respinti alle frontiere, solo perché non hanno nel loro DNA un parente di origine piemontese!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Il nostro Gruppo è favorevole a questo ordine del giorno, tuttavia ritengo di dover evidenziare alcuni aspetti.
A fronte della tragedia che ha colpito l'Argentina, dobbiamo avere un'attenzione particolare non solo verso i cittadini di discendenza piemontese, ma italiana in generale. Lo stanziamento di circa un miliardo che è l'intera consistenza del fondo per iniziative di emergenza in campo occupazionale, alimentare e sanitario, ritengo sia inadeguato. L'Argentina è un Paese molto vasto, la popolazione argentina assomma dai 35 ai 40 milioni di abitanti, ragion per cui un miliardo rischia di essere diluito senza particolare apprezzabile significatività dell'intervento.
Oltre ad iniziative nel campo occupazionale ed occasioni di lavoro per i giovani argentini, credo che debba essere posta particolare attenzione al settore sanitario, in particolare al settore provvista di farmaci.
Nell'anno passato, in occasione di una visita che il Consiglio regionale ha effettuato in Argentina, abbiamo potuto sentire, dalla viva voce dei responsabili locali, che spesso il loro servizio sanitario nazionale non forniva medicine anche semplici. Credo che il primo intervento debba essere indirizzato in quel settore. Occorre un chiarimento su come dobbiamo leggere questo ordine del giorno, per capire se gli altri eventuali interventi di emergenza e solidarietà riguardano ancora l'Argentina, oppure se debbano essere intesi come secondi interventi e non come interventi relativi ad altri Paesi o altri settori.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

E' una discussione necessariamente politica di un ordine del giorno aperto nelle sue interpretazioni, suscettibile delle interpretazioni più vaste e politiche, come ha fatto il Consigliere Papandrea, e altre più legate agli impegni della Regione Piemonte.
Volevo semplicemente auspicare - con il massimo della benevolenza - che la delegazione che andrà in Argentina non vada per processarne la storia come, da un certo punto di vista, invitava a fare il Consigliere Papandrea.
Ritengo anch'io che si possa approfondire, in altre sedi e con altri strumenti, una serie di sviluppi della politica economica del Sudamerica che hanno caratteristiche sicuramente allarmanti, dal mio punto di vista ma non direttamente riconducibili ai modelli che il Consigliere Papandrea individuava come forieri di disastri sociali ed economici. Se vogliamo andare su quel piano, il mix della politica economica argentina è tutt'altro che un mix di strumenti liberisti. E' una politica di grande indebitamento estero pubblico, cioè esattamente il contrario dell'assioma economico-liberista; è una politica iperfiscalista rispetto al reddito degli argentini; è una politica di altissima spesa pubblica, ed è anche una politica in cui inevitabilmente si sono ingenerati, nel corso degli anni fenomeni di corruzione e collateralismo fra mondo politico e mondo economico che hanno attraversato disgraziatamente tutti gli schieramenti politici, con maggioranze cosiddette radicali (Alfonsin, per intendersi) e maggioranze peroniste sostanzialmente allineate sulla stessa politica di spesa pubblica e iperstatalismo economico.
Questi sono i caratteri della politica economica argentina che hanno portato all'attuale disastro.
La mia impressione - e su questo mi fermo - è che il mandato della nostra delegazione sia un po' più ristretto, ma certamente non per questo meno importante.
Occorre individuare le forme con le quali dare corso alle politiche di solidarietà rispetto al dramma argentino - contraddicendo in parte quanto diceva il Consigliere Deorsola - rispetto a ogni situazione che possa vedere un impegno di solidarietà diretto ed efficace della Regione Piemonte nei confronti degli immigrati di origine italiana e piemontese, secondo un principio più generale che è quello dell'efficacia dell'intervento che la Regione può assicurare.
E' chiaro che strumenti di questo tipo non valgono per l'Argentina o per gli immigrati piemontesi in Argentina; valgono laddove essi danno risultati efficaci e non hanno risvolti unicamente propagandistici, che servono forse a consolare la buona coscienza a buon mercato di qualche amministratore, ma che non cambiano di una virgola il corso degli eventi nei Paesi in cui si decide di intervenire, per un insieme di ragioni legate innanzitutto a sistemi di relazioni internazionali.
C'è la ragionevole speranza che l'intervento della Regione Piemonte in Argentina possa portare qualche risultato e per questa ragione votiamo a favore dell'ordine del giorno, dando un'interpretazione un po' più misurata e pertinente allo strumento che si è scelto di utilizzare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Preannuncio il voto favorevole del nostro Gruppo. Vorrei fare, per alcune considerazioni come ho già avuto luogo di riferire in sede di Comitato di Solidarietà.
Parto da una considerazione: le ragioni della crisi argentina sono note. Sicuramente il Fondo Monetario Internazionale ha una grossa responsabilità; vi sono pesanti responsabilità in relazione alle scelte di politica interna, ma in questo momento deve diventare prevalente, per la nostra Regione, l'attenzione che giustamente dobbiamo dare ai cittadini di origine piemontese che hanno contribuito alla prosperità di quel Paese.
La connotazione degli aiuti non deve essere indirizzata prevalentemente ad importare le migliori competenze e professionalità che in quel Paese ci possono essere; abbiamo la consapevolezza che i cittadini argentini di origine piemontese sentono a pieno titolo quella Patria come la loro Patria.
E' evidente che gli interventi devono essere mirati ad aiutare le popolazioni locali a superare questo momento di difficoltà, guardando al futuro.
Su questo, Presidente, chiedo la sua attenzione.
Rispetto al problema sollevato dalla delegazione, lei non ha gradito che la questione sia comparsa sui giornali.
Le propongo una sorta di ammenda con la quale il Consiglio regionale può, in parte, rimediare.
Al di là dell'aspetto scandalistico, la questione non è solo quella descritta dai giornali, pertanto avanzo una proposta da assumere come atto di indirizzo del Consiglio (e mi rivolgo anche al Vicepresidente Riba e all'Ufficio di Presidenza).
La scelta operata ha consentito di risparmiare delle risorse quantificabili in 30 milioni, stimati per difetto, per quanto riguarda il Consiglio regionale, e in 45/50 milioni, per quanto riguarda la Giunta regionale.
Propongo di accompagnare questo atto - trovando la forma per integrarlo con il risparmio derivante dalla riduzione dei componenti la delegazione stornando la parte di bilancio dell'Ufficio di Presidenza e la parte di bilancio delle spese di rappresentanza dell'Assessorato competente nelle cifre indicate (45/50 milioni per la Giunta e 30 milioni per il Consiglio) utilizzandole in modo mirato, magari per adozioni a distanza.
Non so, Presidente, se ha colto il senso dell'emendamento e vuole provare a inserirlo nel testo coordinato come forma di raccomandazione.
Forse oggi possiamo compiere un atto esplicitamente simbolico, che rappresenta, però, un aiuto concreto e vitale per i destinatari.



PRESIDENTE

Chiedo il parere dei colleghi dell'Ufficio di Presidenza.
Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 18.19 riprende alle ore 18.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Consigliere Contu, come ha visto ci siamo riuniti seduta stante e abbiamo deciso, come Ufficio di Presidenza, di accogliere il suo suggerimento. Troveremo tempi e modi per attuarlo.
Questa dichiarazione rimane a verbale, perché ovviamente dovremo presentare la proposta al Comitato di Solidarietà e fare i necessari aggiustamenti nel bilancio.
Il dato è, dunque, che lei ha fatto una proposta e che l'Ufficio di Presidenza si è riunito; alla luce del dibattito, verranno assunte le opportune iniziative.



CONTU Mario

Si può avere il parere della Giunta?



PRESIDENTE

Questa è competenza nostra; il bilancio è nostro...



CONTU Mario

Chiedo sulla parte relativa alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

L'Assessore non ha spese di rappresentanza, com'è noto. Il discorso è della Giunta, per cui riferirò in Giunta. Non era possibile riunirla velocemente.
Personalmente, sono più che d'accordo con il discorso del "sostegno a distanza", anzi, tutto il Consiglio si è trovato d'accordo quando ha approvato la legge per le adozioni internazionali e la creazione dell'Agenzia, e lì si è parlato anche del sostegno a distanza. È uno dei tre progetti per cui, personalmente, mi reco a Buenos Aires e a San Paolo del Brasile.
Mi riserverò di rispondere sentita la Giunta.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Cotto.
A questo punto, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 476, di cui ho dato precedentemente lettura.
Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 252 inerente a "Incentivi alla lotta mondiale contro la mortalità da malattie infettive"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 252, presentato dai Consiglieri Toselli, Cattaneo, Di Benedetto, Tapparo, Riggio, Caracciolo, Tomatis Mellano, Suino, Angeleri, Riba, Ghiglia, Contu, Chiezzi, Deorsola, Brigandì e Costa Enrico, di cui al punto 12) all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che ogni anno nel mondo circa 15 milioni di persone muoiono a causa di malattie infettive e il 90% delle morti si registra nei Paesi in via di sviluppo le infezioni respiratorie ed intestinali, tubercolosi e malaria rappresentano la principale causa di mortalità e morbilità in Africa, Asia ed America Latina, soprattutto per i bambini al di sotto dei cinque anni il 95% dei 34 milioni di persone affette da HIV/AIDS non può avvalersi delle terapie esistenti per allungare la vita un terzo della popolazione mondiale - 2 miliardi di individui - non ha ancora accesso alle cure sanitarie visto inoltre che l'accesso ai farmaci essenziali ed efficaci è negato ai poveri a causa del prezzo proibitivo dei nuovi farmaci sotto brevetto la ricerca e lo sviluppo trascurano le malattie dei poveri, mentre i farmaci attualmente in uso sono ormai inefficaci per la diffusione di microrganismi resistenti la produzione dei farmaci pur efficaci è insufficiente o abbandonata perch i pazienti non garantiscono un profitto impegna la Giunta regionale affinché inviti il Governo e il Parlamento italiano ad un forte ed autorevole impegno nelle sedi internazionali volto a promuovere e garantire la salute nei Paesi a basso reddito a sostenere i progetti dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie che affliggono un terzo della popolazione mondiale dimenticato".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 482 inerente a "Riforme delle istituzioni dell'Unione Europea (Consiglio europeo di Laeken)"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 482, presentato dai Consiglieri Toselli, Costa Rosa Anna, Tapparo, Galasso, Riba, Vaglio, Di Benedetto, Chiezzi, Caracciolo, Albano, Saitta, Giordano, Angeleri e Mellano, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La parola al Vicepresidente del Consiglio, Toselli, che interviene in qualità di Consigliere.



TOSELLI Francesco

Colleghi Consiglieri, sicuramente ricorderete più di me, per avere frequentato l'aula forse una o due legislature in più, che venticinque anni fa, il 19 luglio 1976, il Consiglio regionale del Piemonte istituiva, primo in Italia, la Consulta europea, con il preciso obiettivo di creare un organo di consultazione permanente che si inserisse nei rapporti tra la Regione e la Comunità Europea.
In questi anni di attività la Consulta ha promosso numerose iniziative per diffondere nell'opinione pubblica i temi dell'Europa unita, per favorire il processo di democratizzazione delle istituzioni comunitarie e per sostenere la nascita e la crescita di uno spirito europeo.
Oggi, in occasione, tra l'altro, del 60° anniversario del Manifesto di Ventotene, ristampato dalla Consulta, ma soprattutto in un momento in cui il problema della Costituzione europea è all'ordine del giorno del processo di integrazione fra i popoli, si sente maggiormente la necessità e l'urgenza di intervenire per sanare il deficit di democrazia.
Ho usato questo concetto avendolo preso dalle parole di un caro collega, il Consigliere regionale Tapparo, che allora era Senatore e relatore della Giunta per gli affari delle Comunità europee, il quale intervenuto in Senato al riguardo della legittimità democratica e della riforma delle istituzioni dell'Unione Europea, ha espresso chiaramente quali siano i difetti strutturali di una realtà sopranazionale che deve comunque garantire ai suoi cittadini diritti europei e un sistema di rappresentanza politica che sia garante per tutti.
In particolare, mi permetto di leggere testualmente dalla relazione del collega Tapparo: "Con l'introduzione dell'Euro dall'1 gennaio di quest'anno si è accresciuta la consapevolezza che è inaccettabile che l'unione economica e monetaria continui ad andare ad una velocità molto più elevata dell'unione politica. A questo proposito, il Parlamento europeo, nella risoluzione sul Trattato di Amsterdam del 19 novembre 1997, ha ribadito che lo sviluppo politico dell'unione tramite il Trattato di Amsterdam è troppo limitato per poter accompagnare efficacemente l'unione economica e monetaria e che devono essere riconsiderati i suoi aspetti istituzionali, in particolare il suo controllo democratico, ed ancora ogni nuova tappa verso l'integrazione europea deve accrescere la qualità democratica dell'unione ed essere, essa stessa, legittimata sul piano democratico. Tuttavia, la risoluzione del Parlamento europeo confida che il superamento del deficit di democrazia stia tutto nell'ambito delle riforme istituzionali. Infatti, deplora la mancanza, nel Trattato di Amsterdam, delle riforme istituzionali che sono necessarie per un funzionamento efficace e democratico dell'Unione Europea ampliata".
Per questi motivi, la Consulta europea ha proposto un ordine del giorno discusso in seduta plenaria, che auspica una volontà della Convenzione di dare all'Unione Europea una Costituzione democratica e federale, che non possa essere bloccata dagli Stati contrari.
Pertanto, ci è parso necessario portare all'attenzione di questo Consiglio un tema fondamentale, quale quello, per i risvolti politici e sociali, della redazione ed approvazione di una Costituzione che dovrebbe superare i diritti di veto nazionali; rafforzare il ruolo del Parlamento europeo e la codecisione paritaria fra lo stesso e il Consiglio dei Ministeri; dare vita ad un Governo europeo fondato sulla volontà dei cittadini; garantire una distribuzione delle competenze in funzione di una sussidiarietà federale. Solo in questo modo potremo avere un'Europa che potrà "...parlare con una voce sola nel mondo e che assicuri l'espressione piena e la convivenza armonica fra l'identità europea e quelle nazionali regionali e locali" .



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Signor Presidente, più che altro intervengo per invidia nei confronti del Consigliere Tapparo, che è stato così autorevolmente citato dal Vicepresidente Toselli come promotore, quasi come ideologo, di questa iniziativa. Ovviamente sto scherzando! Mi pare un ordine del giorno importante, che poteva, forse, avere una risoluzione più netta su una serie di passaggi e che mi sembra, tuttavia eludere - lo sottopongo come problema all'attenzione di un'assemblea a dire il vero molto disattenta - il nodo di fondo di Laeken, che non è tanto il rapporto fra Consiglio e Parlamento, ma il rapporto fra Consiglio e Commissione.
Uno dei problemi più grossi dell'assetto istituzionale europeo è quali livelli istituzionali assicurare alla sfera del Governo per assicurare nella stessa sfera del Governo, il passaggio ad un assetto più democratico e non intergovernativo.
In questo ordine del giorno, se non erro, la Commissione europea non è neppure citata. Interpreto liberamente la volontà di promuovere un Governo sovranazionale fondato sulla volontà dei cittadini europei come un'indicazione in tal senso. Però questa è sicuramente la questione istituzionale più rilevante che l'Europa si trova di fronte in questo momento. Il deficit democratico relativamente all'assenza di poteri del Parlamento europeo continua a rimanere, per certi versi, questione vera.
Era questione assolutamente vera prima di Maastricht. Oggi a Laeken il vero problema è se il Governo europeo e il consesso che riunisce i Presidenti del Consiglio dei Ministri dei Paesi membri, il Governo europeo e la Commissione Europea, debbano essere votati direttamente dai cittadini, con un'indicazione diretta rispetto al proprio Presidente.
Sono questioni molto importanti, ma l'ipotesi dell'elezione diretta del Presidente della Commissione Europea va sempre più fortemente affacciandosi nella riflessione attorno ai lavori della Convenzione, anche perché la Convenzione ha di fronte un'alternativa: quella di scrivere una sorta di Carta dei diritti europei, di fare un lavoro a metà fra il politologico e il letterario, oppure di scrivere una vera Costituzione europea innanzitutto definendo i livelli istituzionali di responsabilità non solo nella sfera del legislativo, ma anche nella sfera dell'esecutivo nuovamente attorno al problema della Commissione Europea.
Anche il passaggio delle competenze, così come è scritto, è ovviamente condivisibile, ma nelle linee generali potrebbe essere più proficuamente approfondito. Bisognerebbe comprendere, ad esempio, se l'Europa che ci aspettiamo rimane per l'essenziale il grande ente sovranazionale, gestore delle politiche protezionistiche europee in materia di agricoltura, proprio in ragione dei principi di sussidiarietà che vengono richiamati, che vedono, ad esempio, le politiche agricole risucchiate sui livelli istituzionali inferiori, e diventi (mi riferisco all'attività del Parlamento europeo e della Commissione Europea) un grande strumento di governo delle questioni europee e non della somma degli interessi delle singole politiche nazionali.
Detto questo, è sicuramente apprezzabile che la Consulta europea abbia voluto approfondire questo tema, in modo che quest'aula si approcci ad un tema molto importante votando un documento - ripeto - condivisibile nelle sue linee generali, ma che forse poteva essere, in alcuni passaggi approfondito.
Lamento, per l' ennesima volta, il fatto che, su temi di questa portata (è vero che non investono gli interessi immediati della Regione Piemonte ma, sicuramente, coinvolgono il futuro dell'istituzione regionale), il dato di attenzione - mi diceva il collega Mellano - anche nella Consulta europea, ma più in generale all'interno dell'istituzione regionale, non sia così adeguato né da parte dei Gruppi di maggioranza né da parte dei Gruppi di opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Pur condividendo in parte lo spirito di questo ordine del giorno, in particolare la necessità da parte del Parlamento europeo di maggiori poteri e di varare una Costituzione, a mio avviso dovrebbe contenere una ridefinizione, una precisazione dei diritti sociali e non solo dei diritti politici dei cittadini europei, in modo da riuscire, a livello europeo, a riconquistare una serie di diritti sociali che sono stati smantellati grazie al modo in cui si è costituita l'Unione Europea finora.
Queste sono mie opinioni, ma dovrebbero essere ampiamente discusse e valutate in un'approfondita valutazione della Costituzione. Su questi punti siamo d'accordo.
Detto questo, mi astengo su questo ordine del giorno, perché ritengo che vada oltre.
Questo ordine del giorno introduce una serie di precisazioni che mi lasciano dubbioso e che entrano nel merito dei contenuti stessi della Costituzione. Penso al punto in cui si parla di sussidiarietà. Sono d'accordo sul superamento, ma, se mi si dice superamento senza eccezioni del diritto di veto, vorrei discuterne. Mi sembra un fatto importante che il diritto di un Paese di entrare o meno in guerra possa essere, in questo caso, superato da una decisione collettiva che non riguarda quel Paese così come il fatto che la Costituzione entri in vigore anche a fronte di qualche Paese che non è d'accordo, perché mi pare una forzatura.
Credo che si debba avere il consenso da parte di tutti i Paesi facenti parte dell'Unione Europea, senza obbligare nessun Paese. Penso che il primo passaggio relativo all'entrata in vigore della Costituzione debba essere approvato non solo dall'insieme dei cittadini europei, ma anche dalla maggioranza dei Paesi in ogni singolo Stato, altrimenti rischiamo di partire con un piede sbagliato, lasciando che ci siano spinte di natura contraria che possono trovare peso e demagogia di natura contraria.
Teniamo conto che l'Europa è costituita da entità statali completamente diverse, quindi, secondo me, l'ordine del giorno doveva avere maggior accortezza su questioni non marginali, come l'entrata in vigore della Costituzione, che mi pare un problema di un certo spessore.
Per questo motivo, pur essendo del tutto favorevole al fatto che si inizi la discussione e si determinino i tempi di una Costituzione europea il modo in cui è formulato l'ordine del giorno non mi convince, quindi non voto a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Vorrei, più che entrare nel merito del dibattito perché i tempi non lo permettono, evidenziare all'aula e a lei, Presidente Cota, il fatto che potremo seguire i lavori della Convenzione, che non avranno certamente una durata breve, facendo arrivare degli impulsi e delle sollecitazioni.
Vorrei ricordare che non sono ancora definite le strutturazioni dell'Europa. Si parla di come far sentire la voce dei Parlamenti nazionali ma anche dei Parlamenti regionali.
Proporrei, oltre a questo ordine del giorno che è di impostazione quindi è giusto che venga trasmesso almeno ai rappresentanti italiani nella Convenzione, in modo che sappiano che c'è un'assemblea regionale che sta seguendo questo processo, di dedicare una sessione di questo Consiglio regionale, magari dopo i primi due-tre mesi di avvio dei lavori della Convenzione, che permetta di esprimere una posizione più solida.
Credo che si debba avere la percezione che si avvia un procedimento che è un po' come la Costituente. Domani, con la Convenzione, parte una fase che potrà avere un risultato minimale, ma potrebbe anche arrivare alla formazione di una Costituzione europea. Non so se si chiamerà in questa forma, ma, certamente, sarà una Carta che saprà racchiudere tutte le tappe dell'unificazione europea, dall'Accordo di Roma sino ai vari passaggi (Maastricht, Amsterdam, Nizza) che ci sono stati e che hanno perfezionato gli accordi.
Tra l'altro, voglio ricordare che oggi non ci chiamiamo più Comunità Economica Europea, ma Unione Europea, perché - uso un termine forte - il segno che si vuole dare ha il carattere della nazione europea.
Per quanto riguarda il modo con cui questa assemblea elettiva segue il processo che istituisce una Costituzione e lo marca, Presidente Cota, mi rivolgo a lei: sarebbe bene dedicare una giornata, o un pomeriggio, o una mattina, a una sessione specifica per poter dimostrare che questa assemblea segue la formazione della Carta costituzionale europea e vuol dire qualcosa in questo senso.
Per quanto riguarda un ultimo aspetto, relativamente a come noi traduciamo all'esterno l'atto che questa sera, seppur piccolo e modesto noi facciamo, ho un suggerimento: al di là, ovviamente, dell'Ufficio Stampa che farà la sua parte, direi di riservare un pezzo importante sulla Convenzione a "Notizie Piemonte". Cioè, dare una finestra di argomenti e di ragionamenti affinché questo veicolo abbastanza importante, che è "Notizie Piemonte", possa essere anche un elemento trascinatore nelle assemblee provinciali e comunali, relativamente a questa tematica, che non ci deve essere estranea al di là del merito.
Sul ruolo di chi è l'esecutivo in questo impianto, ho tesi diverse da quelle del collega Palma, ma è un tema aperto, che riguarda la struttura la rappresentanza e la rappresentatività del Parlamento europeo. Mi chiedo se non sia il caso di introdurre una doppia Camera, per esempio, in rappresentanza dei Parlamenti nazionali e regionali. Però come sia possibile far sentire questa voce è un aspetto molto importante. Occorre verificare se eleggere direttamente il governo attraverso il Parlamento europeo, oppure se esprimerlo oggi attraverso il meccanismo delle Conferenze intergovernative e, quindi, in una forma a cui, magari, è più sensibile la Francia rispetto ad altri Paesi.
Concludo l'intervento sperando che ci possa essere un'azione attenta anche di informazione, da parte del Consiglio regionale, che dovrà seguire il percorso della Convenzione che inizia domani a Bruxelles.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Intervengo brevemente per svolgere alcune considerazioni personali rispetto a quanto ha già detto il Capogruppo.
In sede di Consulta europea, l'altro giorno, c'è stato chi ha voluto ricordare - non sono stato io - il ruolo svolto dal Partito Radicale negli anni passati rispetto ad un evento che era stato particolarmente significativo: il referendum consultivo che era stato abbinato alle elezioni per il Parlamento europeo nell'anno 1989. Questo era stato portato come esempio di grande coinvolgimento, anche popolare, sull'iniziativa della costruzione del Governo europeo, di un sistema Europa condiviso. Si trattava di un esempio di iniziativa e di uno stimolo a ragionare anche per il Consiglio regionale e per la Consulta europea del Consiglio regionale su quale ruolo giocare in questa fase che può essere delicata e gravida di felici prospettive.
Ricordo di essere arrivato al Movimento Radicale su due tracce: la giustizia e il federalismo europeo. Ho molto apprezzato la decisione della Consulta europea di ristampare quel bellissimo volume del Manifesto di Ventotene di Spinelli e di Ernesto Rossi, peraltro in un'ottima edizione.
Ricordo che negli anni passati noi avevamo un manifesto molto bello che recitava: "Un Presidente, un governo, un Parlamento".
Questo ordine del giorno è, forse, giustamente vago in questa fase forse, come diceva il Capogruppo Palma, è un ordine del giorno che non entra nei nodi e nei problemi e ci permette, forse con qualche astensione di votarlo tutti coralmente con la convinzione che è davvero generale.
Occorre darci un organismo europeo; è sempre più urgente avere un governo europeo, ma con quella nota critica relativa al deficit democratico che il Consigliere Toselli ha voluto ricordare.
Anche questa Convenzione europea nasce su basi che possono essere di dubbia valenza democratica. Il Parlamento europeo, che in qualche modo è l'organismo eletto a suffragio universale in Europa, ha un ruolo quasi marginale nella determinazione dello sviluppo dei lavori della Convenzione e occorre davvero, per chi ci crede, cercare di dare gambe, forza e coraggio ad una Convenzione che dovrà, se vorrà essere all'altezza dei suoi compiti, avere il coraggio di fare delle scelte anche non condivise e non facili.
Volevo ricordare in questa sede lo stimolo nato nella Consulta europea rispetto ad un ruolo attivo del Consiglio e della Consulta stessa.
Segnalo che ieri, tra i vari inviti che sono arrivati, ho notato anche l'esistenza di un Comitato per la Convenzione che si è riunito presso il Comune di Torino. Volevo far presente che un primo passo consisterebbe nel cercare di mettere attorno ad un tavolo, magari in un momento pubblico come è stato detto dal collega Tapparo, tutte quelle risorse, quegli organismi e quelle associazioni che si muovono verso la Costituzione federalista dell'Europa e coloro che vogliono utilizzare questo tempo in modo proficuo per dare più potere ai cittadini europei per costruire un sistema con "un Presidente, un Governo, un Parlamento".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, il tema dell'Europa e la decisione del Consiglio europeo di Laeken di aprire una Convenzione, che affronterà il tema della riforma delle istituzioni europee e che, in prospettiva, dovrà approfondire il tema fondamentale della necessità di giungere ad una Costituzione unica per i cittadini europei, di certo meritava uno spazio diverso da quello destinato in questo pomeriggio; meritava uno spazio più adeguato e probabilmente, anche un momento più solenne. Ma tant'è, questo è il modo in cui, alla fine, tutti insieme siamo stati capaci di trattare questo argomento! E' un argomento molto importante.
L'ordine del giorno ha caratteristiche anche contraddittorie. Certo, è un ordine del giorno per certi aspetti vago e onnicomprensivo, ma è anche un ordine del giorno che, invece, in tanti punti vago non è e potrebbe benissimo essere soggetto a elementi di distinguo, perché ci sono anche delle forzature al suo interno (ad esempio, si parla di avanguardie federali).
Per quanto mi riguarda, ho firmato l'ordine del giorno - e lo voto perché non mi sembra il caso, in una situazione così poco solenne, ma insieme così importante, di pronunciamento di un Consiglio regionale su questo tema, di sottilizzare e privilegiare elementi di distinzione e di correzione, rispetto al dato fondamentale, per quanto mi riguarda prevalente, che è il dato di fronte al quale si impongono delle scelte.
L'Europa è un'istituzione che noi chiediamo che assuma dei connotati di democrazia, e di livello istituzionale, tali da rafforzare un'identità europea nel rispetto dei popoli; un'identità europea capace, dal punto di vista della democrazia e dell'economia, di svolgere il proprio ruolo, in quanto Europa, nello scenario mondiale a tutti i livelli.
Siccome la mia risposta è senz'altro positiva, assegno, a questo ordine del giorno, questo valore: noi riteniamo che questa nostra Europa debba diventare, sempre di più, un'entità istituzionale, politica ed economica tale da assumere, in forme sempre più unitarie, un ruolo nel mondo (che nell'ordine del giorno è scritto: un ruolo, tra le altre cose, di pace e di stabilità).
Mi attesto a questo livello e non sottilizzo sui numerosi aspetti di cui siamo già a conoscenza e che sono contenuti in questo ordine del giorno.
Se avessimo dato una forma più solenne a questo tema sarebbero emerse tra di noi, probabilmente, alcune divergenze. Per cui non tutto il male viene per nuocere.
un ordine del giorno che fissa alcuni principi cardini e che esprimerà - almeno spero - la volontà di andare avanti, in una strada molto lunga e parecchio accidentata. Ci sarà molto da discutere, ma questo è il primo passo che abbiamo saputo fare e, quindi, prendiamo quel che c'è di buono in questo primo passo.
Sono d'accordo con il Consigliere Tapparo nel fare qualcosa di più, nel senso di aprire dei tavoli di trattativa in cui questa solennità, che non abbiamo dato oggi (che è anche l' approfondimento e il confronto tra le posizioni diverse che ci sono), possa andare avanti in modo concreto risolvendo i problemi che oggi ci fanno dire "Vogliamo la Convenzione vogliamo la Costituzione europea", ma arrivare lì non è semplice. Per arrivarci non possiamo continuare a dire, con ordini del giorno così smilzi, che ci andrebbe bene la Convenzione europea e la Costituzione, ma dobbiamo lavorare molto di più, perché il tema è spinoso e duro.
A questo livello, il voto favorevole del mio Gruppo è un voto convinto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Non ho sottoscritto questo ordine del giorno, ma lo voterò associandomi a quanto è già stato detto negli interventi che mi hanno preceduto, nel senso che mi pare che prendere una decisione, sicuramente molto formale non ha la forza di ragionare sulle implicazioni globali che significa un atteggiamento convintamene europeista.
Dico questo perché il concetto di Europa è un concetto molto recente.
Non dobbiamo ricorrere alla storia, perché quando studiavamo sui libri di scuola il concetto di Europa era talmente lontano, per cui i francesi e i celti erano i nemici di Cesare e l'Impero Romano era quello che dominava su tutto il mondo, in un'epoca in cui non passava neanche l'idea di un rapporto tra le Nazioni che allora erano in lotta e che oggi dovrebbero costituire l'Europa.
Dico questo perché rimangono molti punti irrisolti e probabilmente come affermava il Consigliere Chiezzi, ci sono molte divergenze se noi andassimo ad approfondire queste tematiche. Penso, ad esempio, ai principi alcuni dei quali sono già stati recepiti, ma anche ad altri, come quelli relativi all'allargamento dei principi fondamentali dell'Unione Europea.
In alcuni Stati, soprattutto in quelli del Nord Europa, che sono più attenti alle nuove sensibilità che emergono nella società moderna, si lamenta che nella Carta dell'Unione Europea non sono previsti concetti nuovi ed innovativi, quali appunto la tutela dei diritti, ad esempio, degli animali.
Vi è di più: se pensiamo ad un'Europa unità e ad un'Europa che abbia un ruolo sulla scena mondiale, non possiamo non pensare che c'è bisogno di Europa, di un ruolo indipendente dell'Europa; c'è bisogno di un'Europa che sappia porsi, soprattutto in quegli scenari che in questo momento sono più caldi nella vita politica internazionale, con un suo ruolo specifico, con una sua capacità mediatrice e una sua capacità propositiva.
Non possiamo ignorare, ad esempio, come lo scenario mediorientale avrebbe bisogno di un ruolo dell'Europa, proprio per svolgere una proficua azione di pace.
Per questo motivo, occorre un'Europa che sia conscia del proprio ruolo politico, che sia unita, che arrivi con una riforma che la rafforzi politicamente e che dia effettivamente alle popolazioni la possibilità di eleggere i propri rappresentanti e che questi ultimi possano gestirne la politica.
In questo senso, allora, un'Europa indipendente può giocare un ruolo fondamentale per cercare di ottenere la pacificazione di quell'area da molti anni infestata da gravi problema di guerra come il Medio Oriente.
Credo che se l'Europa saprà fare una scelta di pace, potrà porsi sullo scenario internazionale proprio come un soggetto in grado di giocare un ruolo fondamentale nella pacificazione dei conflitti; un'Europa indipendente, politicamente coesa, non subalterna né dominatrice, ma un'Europa che sappia fare scelte di pace.
Per questo auspico che a questo primo atto, che, come è stato riconosciuto, è labile nei contenuti e non molto deciso nell'indicare le scelte strategiche, il Consiglio regionale ne faccia seguire altri ancora più incisivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Annuncio il voto favorevole all'ordine del giorno che ho sottoscritto perché lo ritengo, già così, significativo e foriero di messaggi, se non proprio del tutto completi.
Vi è da sottolineare l'esigenza, indispensabile, di realizzare democrazia, trasparenza ed efficienza: tre momenti che riempiono di contenuti una qualsiasi attenzione politica, quale la nostra.
Occorre indugiare un po' di più, perché, con l'indugio, riusciamo a dare più solennità (su questo concordo con i Consiglieri che mi hanno preceduto). Dobbiamo riflettere di più anche sul destino dell'Europa, come portare a compimento questa comunità di destino europeo - pur nel rispetto e nell'esaltazione delle diversità e delle identità - non come momento di differenziazione, ma come contributo ad alimentare una dimensione nuova, un destino nuovo.
Ritengo che questo sia un traguardo entusiasmante e, comunque, una nuova scoperta per una nuova dimensione: la costruzione di un nuovo soggetto, seppur ricco di molte identità. E' particolarmente pregnante anche il richiamo alla sussidiarietà, quindi ci dobbiamo porre il problema di come vestirla e di come riempirla di contenuti.
Certo, la convivenza armonica fra l'identità europea, nazionale regionale e locale, come si legge nell'ordine del giorno, deve costituire un primo momento e un primo sicuro impulso. Va ancora sottolineato il dato dell'Europa come fattore di pace e di stabilità e come riferimento per il mondo intero.
Tutto questo non deve e non può costituire soltanto un momento retorico, ma deve costituire un momento di impegno, di studio, di elaborazione e di applicazione, affinché tutti i principi e i valori a cui facciamo riferimento abbiano a trovare serena e concreta applicazione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente del Consiglio, Toselli, che interviene in qualità di Consigliere.



TOSELLI Francesco

Desidero ringraziare tutti i colleghi che hanno voluto firmare l'ordine del giorno. In particolare, coloro che fanno parte della Consulta europea e coloro che partecipano all'assemblea plenaria (che si è riunita poco tempo fa e che ha deciso di proporre quanto oggi stiamo discutendo). Desidero soprattutto porre l'accento sugli interventi e perché oggi si è dimostrata la necessità di discutere di Europa, soprattutto da quando, attraverso un'indagine conoscitiva tra 100 mila giovani tra i 15 e i 25 anni appartenenti ai Paesi della Comunità Europea, si è evidenziato che i giovani di oggi sono disaffezionati alla vita pubblica.
La Comunità Europea, comprendendo l'importanza del dibattito, ha ritenuto necessario investire in risorse, in termini di comunicare all'esterno le questioni europee, su un settore in ritardo rispetto all'era della globalizzazione: il volontariato.
E' bene che si discuta di Europa ed è bene che un ordine del giorno che vuole essere l'inizio di una discussione più ampia, venga inviato a tutti i Comuni e le Province della Regione Piemonte affinché lo facciano proprio e lo votino.
Una volta fatto ciò, la Consulta europea potrà essere davvero rappresentante di una comunità molto più ampia, in quanto non è solo l'istituzione Regione che rappresenta il territorio, ma sono i territori che invitano la Regione Piemonte a proseguire su questo indirizzo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 482, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale saluta l'apertura, il 28 febbraio 2002, della Convenzione incaricata, dal Consiglio europeo di Laeken, di proporre le riforme delle istituzioni dell'Unione Europea indispensabili per realizzare più democrazia, più trasparenza e più efficienza; in vista di un allargamento, che va sostenuto dal rilancio della politica di coesione economica e sociale, la Convenzione dovrà, in particolare, rispondere al quesito se queste riforme non debbano portare a una Costituzione per i cittadini europei vede in questa decisione il riconoscimento che l'unità europea non può più essere costruita con il solo metodo delle trattative intergovernative bensì richiede l'effettiva partecipazione dei cittadini, attraverso i loro rappresentanti europei e nazionali, delle Regioni, degli Enti locali, delle parti sociali e della società civile è convinto che la realizzazione di istituzioni più efficienti, più democratiche e più trasparenti e, quindi, di una Costituzione per i cittadini europei, richieda: il superamento senza eccezioni del diritto di veto nazionale, ivi comprese la procedura decisionale che la Convenzione dovrà adottare e la procedura di ratifica della Costituzione europea il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e la codecisione paritaria fra Parlamento europeo e Consiglio dei ministri un governo sovranazionale fondato sulla volontà dei cittadini europei una distribuzione delle competenze fondata sul principio federale della sussidiarietà, che permetta all'Europa di parlare con una voce sola nel mondo e che assicuri l'espressione piena e la convivenza armonica fra l'identità europea, le identità nazionali, le identità regionali e le identità locali ritiene che la realizzazione di una Costituzione europea che rifletta le esigenze dei cittadini europei sia la condizione imprescindibile per rendere irreversibile l'unificazione europea e fare dell'Europa un fattore di pace e di stabilità e un punto di riferimento per il mondo intero auspica che la volontà della Convenzione di dare all'Unione Europea una Costituzione democratica e federale non possa essere bloccata dagli Stati contrari e che pertanto si debba essere pronti a dare vita a un'avanguardia federale all'interno dell'Unione e aperta a tutti gli Stati che vorranno in seguito aderirvi".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 481 inerente a "Rapimento della candidata colombiana alle presidenziali Ingrid Betancourt"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'ordine del giorno n. 481, presentato dai Consiglieri Caracciolo, Cota, Giordano, Riba, Galasso, Tomatis, Di Benedetto, Marcenaro, Toselli, Tapparo, Saitta, Palma e Chiezzi precedentemente iscritto all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale viste le drammatiche notizie sul sequestro, da parte di forze guerrigliere del FARC in Colombia, della candidata alle presidenziali Ingrid Betancourt che riempiono di costernazione tutti i seguaci della democrazia e della difesa dei diritti umani nel mondo considerato che: 1) la signora Betancourt si presenta come una candidata indipendente il cui obiettivo è la bonifica politica, morale e ambientale del proprio Paese e che non per caso ha chiamato il suo movimento 'Ossigeno'. E' nota la triste condizione della Colombia, Paese funestato da quasi quarant'anni di endemica guerra civile, in cui la durezza della guerriglia e del terrorismo si rispecchia nella durezza delle repressioni militari e in cui il nesso ormai inestricabile tra violenza politica, criminalità e corruzione rende sempre meno decifrabile la natura del conflitto e vana ogni reiterazione di una democrazia elettorale necessariamente sempre più formale 2) contro questo stato di cose sempre più incancrenito, Ingrid Betancourt ha coraggiosamente voluto presentare una candidatura apparentemente senza speranza, ma che pone, usando le sole armi disarmate della non violenza e della democrazia, le questioni cruciali della fine della guerra civile della violenza politica e istituzionale, del perverso intreccio tra criminalità e corruzione, oggi trasversale ad entrambe le parti in conflitto 3) ogni sforzo a livello internazionale andrebbe fatto per ottenere l'immediata liberazione della Betancourt e dei suoi collaboratori 4) l'Europa avrebbe molto da proporre e da offrire per spezzare quel circolo vizioso di violenza e di rassegnazione, così come le grandi forze politiche presenti nel Parlamento europeo potrebbero utilmente attivare iniziative politiche di rilievo in ambito internazionale 5) ogni sede, locale e nazionale, è oggi utile e forse preziosa per liberare dalla sua crudele e iniqua prigionia la coraggiosa Ingrid Betancourt e con lei aiutarla a liberare il suo infelice Paese dal carcere brutale di violenza e ingiustizia in cui è rinchiuso.
Per tutto quanto detto, il Consiglio regionale invita Il Governo nazionale ad attivare e a promuovere, nelle sedi e nelle forme idonee e opportune, ogni azione utile per ottenere la liberazione di Ingrid Betancourt e l'avvio di un'iniziativa diplomatica, politica ed economica in ambito europeo e internazionale a favore della pace e della democrazia in Colombia".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.07)



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