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Dettaglio seduta n.187 del 19/02/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


BOTTA MARCO



(Alle ore 15.24 il Consigliere Segretario Botta Marco comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.45)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.49)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Brigandì, Cantore, Casoni Cavallera, D'Ambrosio, Gallarini, Godio, Marengo, Rossi Giacomo, Rossi Oreste, Scanderebech e Toselli.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 270 "Approvazione del piano territoriale della Provincia di Alessandria ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 270, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Due parole di commento alla - speriamo prossima - approvazione di questo Piano territoriale di Alessandria, che si inquadra in questa esigenza di pianificazione, che parte dal lontano '77, dalla legge n. 56 ma che trova poi la sua esplicazione in una legge del '94, che fissa le modalità della pianificazione territoriale e provinciale, quindi i tempi non sono eccessivamente larghi.
Chiarisco subito che non mi ascrivo al partito dei nostalgici dei piani, che vede il collega, Consigliere Chiezzi, tra i massimi assertori ma ritengo che anche dal centrodestra sia evidente una richiesta di regolazione, seppure non sicuramente eccessiva ed ultra puntuale come magari qualcuno -ripeto, con nostalgia ottantennale - potrebbe pensare.
La Regione Piemonte ha bene ottemperato, a suo tempo, creando il piano territoriale regionale, che ha il merito di essere un piano a maglia larga che lascia, quindi, la massima autonomia agli Enti sott'ordinati.
La provincia di Alessandria, che è una delle poche province ancora governate dal centrosinistra, bene ha fatto ad arrivare, con una certa rapidità, all'elaborazione del suo piano territoriale, piano territoriale che viene portato all'approvazione della Regione Piemonte. In questo modo dimostriamo di non essere una Regione partigiana, ma una Regione che ha un rapporto serio e costruttivo con gli Enti sott'ordinati, proprio perch anch'esso, a sua volta, è un piano a maglie larghe; un piano che, anche se discusso e concertato con tutte le autonomie locali , lascia ancora spazio a quest'ultime. E' un piano non puntuale e non preciso, che non codifica ed ingessa ogni cosa.
Il modello che si intende approvare è un modello chiaro che dovrebbe essere bene evidente anche per le prossime possibili approvazioni.
Devo dire, confutando un po' il collega nostalgico della pianificazione assoluta, che non saranno soltanto le amministratori di centrosinistra a portare i loro piani in approvazione in quest'aula da qui a qualche mese perché anche tante Province rette dal centrodestra (e non da molti anni essendo state nel 1999 le ultime elezioni) stanno approntando i loro piani.
Speriamo che entro la fine di quest'anno si possano discutere e approvare in quest'aula, per confermare la chiara volontà del centrodestra di dare delle regole e delle indicazioni alle amministrazioni comunali, per lo svolgimento delle loro pianificazioni territoriali.
Prima di me è intervenuto qualche Consigliere dell'alessandrino che ha rilevato l'importanza di questo Piano per lo sviluppo della Provincia di Alessandria. Alessandria è una provincia cerniera, una provincia importante perché di passaggio. Chi ha analizzato la provincia di Alessandria ha visto, in questa sua vocazione, quella da svilupparsi.
Capisco che alcuni Consiglieri, in particolari quelli del centrosinistra, possano non essere d'accordo su questa vocazione. Qualche Consigliere del centrosinistra si sente un po' frustrato anche da alcune affermazioni dello stesso Presidente della Provincia di Alessandria, di centrosinistra, che ha definito "asini" i Verdi e coloro che hanno impedito un certo modo di sviluppo legato al terzo valico, a certe esigenze di infrastrutture di quel territorio.
Il Piano della Provincia prevede queste ipotesi di sviluppo infrastrutturali, che sono assolutamente fondamentali. I provvedimenti governativi legati in particolare all'obiettivo danno la possibilità oggi alla volontà del Governo e alla volontà degli Enti locali interessati, la Provincia in primis, di partire con questi grandi processi di sviluppo e di metterli in moto.
Presidente, andiamo pure ad analizzare, facciamolo anche sollevati da qualche momento di tensione o di critica che potrebbe esserci, ma riconosciamo che la Provincia di Alessandria, anche con il consenso di tante amministrazioni locali, ha lavorato su un Piano a maglia larga significativo, che ha lasciato spazio all'imprenditoria di svilupparsi alle comunità locali di fare le loro scelte. Diamo anche atto alla nostra Regione di avere bene operato per arrivare rapidamente all'approvazione del Piano stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi per fatto personale.



MORICONI Enrico

Non so se dopo le parole del Consigliere Botta devo parlare oppure ragliare.
Infatti, essendo un ambientalista, iscritto al partito dei Verdi ed essendo stato riferito che i Verdi sono degli asini, dovrei esprimermi in quel modo. Credo che ci sia una grossa forma di polemica nei miei riguardi e un attacco personale al gruppo dei Verdi. Non credo che l'ambientalismo forse non capito, non letto e non approfondito, possa portare a queste affermazioni.
Gli ambientalisti non sono contro l'economia, ma a favore di una economia rispettosa dell'ambiente. Definirci asini per queste affermazioni significa non conoscere nulla delle tematiche. Asino è chi non legge e non approfondisce certe tematiche, non chi, da anni, segue alcune problematiche approfondendole e cercando di conoscerle il più possibile.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Volevo approfittare di questa opportunità per esprimere il nostro voto su questa proposta.
Rilevo un errore di percorso. Credo - ed è il punto di riferimento e sollecito in questo senso il Presidente della Commissione competente - che questo sia il primo Piano provinciale territoriale che viene sottoposto all'attenzione dell'aula. Credo che dovremmo essere molto più cauti, gli atti normativi di riferimento, come ricordava il Consigliere Botta, sono del '94, questo è un piano del '97 e gli avvenimenti, anche recenti, ci impongono di adeguare continuamente la propria analisi sulle tendenze nate sul territorio.
Dalle scelte di politica urbanistica, derivano i destini dello sviluppo di quelle aree. Da quelle dipenderanno le valutazioni improntate alla valorizzazione delle economie locali e alla valorizzazione delle risorse, della diversificazione produttiva e quindi della trasformazione di una destinazione di tipo agricolo, a destinazione prevalentemente industriale.
Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che non ho toccato nel mio intervento: che dire del nodo intermodale? Come questo nodo si rapporta in relazione al Piano regionale dei trasporti, ai piani interregionali, e soprattutto internazionali, che collocano quel nodo nell'ambito della rete dei trasporti, a livello europeo. Questo è un aspetto. Ma poi ce n'è un altro quello della viabilità secondaria, non assolutamente secondario per l'importanza che potrà assumere, che richiamo solo come titolo, la Pedemontana, sulla quale la scelta di un tracciato del Piano non può essere demandato a successive scelte che possono, con quel Piano stesso, entrare pesantemente in contrasto.
Ci auguriamo che nel prosieguo dell'esame di questi atti, si imbocchi decisamente un'altra strada, se ne verifichi l'attualità con gli attori, se ne verifichi l'attualità con gli Enti proponenti, in relazione alle lungaggini della burocrazia che, necessariamente, portano all'approdo del voto e quindi all'atto decisivo, il finale che libera quel Piano, anche a distanza di otto anni, dalla sua stesura.
E su questo che dovremmo riflettere, su questo dovremmo cooperare con attenzione come assemblea legislativa, con la Commissione competente. Se si tratta di operare una scelta coraggiosa, che è quella di restituire il Piano al committente affinché lo possa riesaminare e riproporre anche sulla base delle indicazioni di un lavoro serio e approfondito di analisi di merito, allora vuol dire che abbiamo fatto un passo avanti.
Con questa premessa e con queste dichiarazioni, annunciamo il nostro voto contrario al Piano, auspicando che il prosieguo della trattazione di argomenti come questi, venga anche supportato da un aspetto che richiamava il Consigliere Moriconi.
Presidente, modernizziamoci. Abbiamo le attrezzature informatiche abbiamo gli strumenti; non escludiamo, soprattutto su atti come questi, che l'aspetto riassuntivo, toponomastico e cartografico possa essere illustrato in modo adeguato ai Consiglieri, affinché si arrivi ad un voto sufficientemente meritato e consapevole, nell'approvazione o meno di un Piano. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Contu.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Il voto che esprimerò, come Gruppo, rispetto a questa proposta di deliberazione sarà di astensione. Siamo consci dell'importanza di arrivare a una pianificazione e riteniamo opportuno condividere l'iter che ha portato alla discussione di questo documento. Rimangono, però, troppi punti oscuri e non chiariti che abbiamo già provato a sollecitare.
Come è stato detto dal Presidente Contu, credo sia a conoscenza dell'Assessore e degli organi competenti la possibilità di avere una fotografia delle tavole con mezzi digitali e la riproduzione delle stesse su un documento informatizzato, ad esempio un CD, che ha un costo contenuto.
Non mi sembra una richiesta fuori luogo quella di poter disporre di un supporto informatico, soprattutto quando si devono affrontare argomenti di questo genere, che permetta di avere una conoscenza completa degli argomenti.
Vorrei poi sottolineare che non è stata data risposta ai dubbi che ho sollevato, in quanto l'Assessore non ha detto se queste prima osservazioni d'istruttoria sono state recepite e a che livello.
Rispetto a molti articoli c'è una dichiarazione di non conformità o di non attuazione delle direttive. Resta da capire, in questi casi, come ci si regola.
Il termine di conformità vale solo quando è positivo e quando non è conforme va tutto bene ugualmente? In questo caso, allora, è inutile definire una conformità o una non conformità, se la non conformità non dà luogo ad azioni conseguenti.
A proposito del discorso sullo sviluppo e la fruibilità dei territori sovente abbiamo un'idea di sviluppo dei territori legata unicamente alle infrastrutture.
Quando i Piani sanno guardare la realtà in modo complessivo, hanno anche la possibilità di salvaguardare le ricchezze naturali; ricchezze naturali che sono alla base delle attività preminenti in un Paese turisticamente apprezzato come l'Italia, cioè le attività turistiche.
Spesso le possibilità turistiche non vengono sufficientemente prese in considerazione, mentre potrebbero offrire un lavoro più duraturo e preservare il territorio, che è la ricchezza per chi verrà dopo di noi.
Questo, evidentemente, ha poca importanza; è più importante costruire una bella linea ferroviaria ad Alta Velocità che distruggerà la Val Borbera! Ritengo che questo Piano rappresenti davvero un'occasione perduta perché, in nome di un interventismo un po' cieco, si pensa solo all'oggi e non al domani, vanificando le possibilità di lavoro e sviluppo della nostra regione, sia in senso turistico sia in senso naturalistico.
Queste sono risorse che dovremmo tenere ben presenti e che invece continuiamo a distruggere e insultare.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Moriconi.
Se non ci sono altri interventi, procediamo con la votazione. E' stata richiesta, da parte di tre Consiglieri, la votazione per appello nominale il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sulla proposta di deliberazione n. 270.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 Consiglieri hanno votato SI 31 Consiglieri hanno votato NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 16) all'o.d.g., relativo a "Nomine".
Si distribuiscano le schede per la seguente nomina:


Argomento: Nomine

IRRE - Istituti Regionali di Ricerca Educativa (art. 4 DPR 6 marzo 2001, n. 190) - Consiglio di Amministrazione - designazione di 2 componenti


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Scusi Presidente, vorrei che restasse a verbale che, per quanto riguarda la votazione dei componenti IRRE (ex IRSAE), secondo la legge spetta al Consiglio regionale la votazione e l'elezione di un rappresentante, mentre l'elezione del secondo spetta al Consiglio scolastico.
Vorrei che questo fosse a verbale perché, nel momento in cui il Consiglio scolastico verrà insediato, avrà il diritto di nominare il proprio rappresentante.
Questo punto deve essere chiarito.



PRESIDENTE

Ho preso atto della sua dichiarazione, collega Marcenaro.
Faccio presente che al Consiglio regionale è pervenuta la richiesta di due nominativi. La ringrazio comunque, perché la sua osservazione è molto opportuna e la verificheremo.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. L'intervento del Consigliere Marcenaro mi spiazza un po'; ritengo opportuno sospendere quest'eventuale designazione e invito l'Assessore Leo, per competenza, ad approfondire tale questione.
Probabilmente l'organismo competente non è più il Consiglio scolastico provinciale, che è ente abolito, ma è il Comitato Scientifico.
Probabilmente dovrebbe esserci un nuovo organismo a livello regionale di cui bisognerebbe comprendere la portata. Valuti la maggioranza, perch non c'é motivo di decadenza se e qualora oggi quest'assemblea non dovesse designare il rappresentante, perché magari l'Assessore Leo possa riferire all'aula sull'opportunità o meno di procedere a queste nomine. E' sempre spiacevole dover revocare l'incarico a qualcuno, perché non era materia di sua competenza. Quindi, suggerirei un approfondimento tecnico-giuridico con il Direttore regionale del Provveditorato agli Studi, che è l'ente e l'organismo che dovrebbe fare una valutazione.



PRESIDENTE

Mentre lei stava parlando ho parlato al telefono con la prof.ssa Bertiglia, la quale mi ha confermato che noi dobbiamo indicare per il momento due rappresentanti, perché è in vigore la disciplina transitoria.
Quando cesserà il vigore della disciplina transitoria, scatterà il solo rappresentante. Mi è stato confermato che dobbiamo provvedere rapidamente anche perché siamo l'ultima Regione d'Italia così in ritardo. Procediamo quindi all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo designati i signori Maria Cristina Bonansea e Aldo Mola.



PRESIDENTE

Si distribuiscano ora le schede per la seguente nomina:


Argomento: Nomine

Comitato promotore Prusst 2010 PLAN (art. 12 dello Statuto) - Collegio dei Revisori. Nomina di 1 membro effettivo


PRESIDENTE

Si proceda alla votazione a scrutinio segreto per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo nominato il signor Pietro Agostino Viotto.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Dibattito sull'annullamento dell'edizione del Salone dell'Auto a Torino. Esame collegati ordini del giorno nn. 473, 468, 469, 470, 471, 472


PRESIDENTE

Comunico che sul tema del Salone dell'Auto sono giunti parecchi ordini del giorno, e che dal dibattito sarà considerata assorbita l'interrogazione del Consigliere Giordano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Premetto che è intenzione del mio Gruppo giungere ad un coordinamento di questi ordini del giorno per vedere se è possibile predisporne uno unitario. In modo molto schematico, di fronte ad una notizia veramente stupefacente, esprimo alcune semplici osservazioni. Ritengo sorprendente e per certi versi, offensivo che il manager Cazzola, che si è presentato a Torino e in Piemonte quasi come una sorta di salvatore della patria e di persona, per esperienza e capacità, in grado di rilanciare il Centro Fieristico internazionale del Lingotto in modo adeguato, togliendolo a gestioni di carattere medio basso, parassitarie ed incapaci di avere la vista lunga - quindi facendo abbondanti dosi di pragmatismo, inventiva e creatività legate all'esperienza nel settore privato - che questa persona presentatasi come salvatore della patria, poi sia la persona che senza nessun avvertimento, perché la Giunta Regionale non ci ha informato, senza quindi coinvolgere, in alcun modo, una delle istituzione che ha assistito alla consegna del Lingotto nelle sue mani, senza avvertirla di preoccupazioni o problemi che potessero ipotizzare una contraddizione grandiosa con le promesse che il Dottor Cazzola aveva fatto anche nella sede del Consiglio regionale, lascia veramente esterrefatti e delusi. Non ci si comporta in questo modo. Per questo, Presidente, la prima reazione che ripropongo è di non bercela! Il Dottor Cazzola venga qui e faccia almeno i conti con se stesso, con le promesse che in Sala Morando aveva fatto illustrando il suo bellissimo programma, perché è veramente un fatto insopportabile che questa gestione tenda a cancellare uno degli elementi di identità del nostro territorio della nostra cultura e della nostra attività economica, che è il Salone dell'Automobile di Torino. È un fatto da respingere, che non può non generare delle conseguenze. Fine della prima osservazione.
Seconda osservazione: ma la FIAT in tutto questo cosa c'entra? C'entra qualcosa o no? Il fabbricato del Lingotto è una ex fabbrica FIAT. Io non so che rapporti ci siano tra il Dottor Cazzola e il Management FIAT, non ho conoscenze in proposito. Mi chiedo: la FIAT, che sul Salone dell'Automobile di Torino è vissuta, che sui territori della città di Torino è vissuta, che sugli abitanti di Torino, sia quelli indigeni che quelli emigrati da tutta Italia per fare crescere la fabbrica FIAT, ha qualcosa da dire in proposito su questo tema? La FIAT, che ha visto trasformato il proprio stabilimento obsoleto del Lingotto in una sorta di monumento moderno, questa FIAT, che ha ottenuto di trasformare tutti i manufatti del Lingotto, sia quelli di pregio architettonico (la palazzina, la sede delle attività meccaniche con la pista sul tetto) e sia quelle strutture o quei manufatti edilizi privi di alcun pregio architettonico (come la sala presse, un edificio di un'assoluta banalità), questa FIAT, che ha avuto dal territorio piemontese e dalla città di Torino la possibilità valorizzare quel centro come Centro Fieristico di carattere internazionale, cercando di superare eventuali handicap di carattere strutturale dal punto di vista della bellezza attraverso un concorso internazionale che ha visto vincitore un grande architetto che ha cercato, in qualche modo, di dare dignità moderna ad un edificio e ad una situazione per molti versi vecchia e superata, questa FIAT, che ancora adesso, in occasione delle Olimpiadi, ottiene dalla città di Torino, che il sito, oggi occupato da una fabbrica Avio, venga smantellato, che la fabbrica Avio trasporti le proprie produzioni in quel di Rivalta, e che in quel di Rivalta si trasportino le produzioni di Mirafiori, questa FIAT, che ottiene in questo modo di certo una valutazione del valore e delle possibilità di sviluppo di quell'area, non certo deprimenti per la sua economia, questa FIAT la sentiamo? Vogliamo capire se ha avuto voce in capitolo, se è interessata o se è interessata a contrastare questa vicenda? Se è interessata a far quadrato e dire di no in modo chiaro e netto, e cercare di recuperare, se è ancora possibile, la situazione per l'oggi e, comunque sia, per gli anni avvenire? Terza osservazione: la Regione che fa? Questa Regione, questa Giunta Ghigo e questi Assessori, che quando è venuto il Dottor Cazzola, a fronte di domande che alcuni di noi hanno posto, di perplessità e di nostre preoccupazioni - "Ma sarà vero? Non sarà, poi, che Automotor si mangia Torino? - si sono appiattiti, Assessori e Presidente della Giunta, dicendo: "No, questa è una grande scelta! Promark è stata un fallimento, adesso arriva il manager privato che farà di Torino uno dei pochi centri internazionali a livello europeo".
Tutti costoro, che hanno affidato una politica fieristica evidentemente al solo manager Cazzola, tutti costoro, che non sono stati capaci di costruire, in questi anni, una Regione Piemonte con una forte ossatura progettuale, forte di un Piano regionale di sviluppo che incastonasse anche il settore fieristico in un programma strutturalmente forte e adeguato alla realtà piemontese, che ponesse il Piemonte e Torino al centro di una visione di sviluppo, tutti costoro, che sono stati zitti in questi anni delegando ad un manager privato, che, evidentemente, aveva altri interessi prevalenti rispetto allo sviluppo di un Salone dell'Automobile a Torino tutti costoro che ci dicono adesso? Pensate di passarla indenni da responsabilità politiche, delega totale ad una situazione che si rivela fortemente lesiva degli interessi generali della città di Torino, una situazione che continua a vedervi privi, anche in questo settore, di un programma credibile e, come tali, deboli nelle contrattazioni? Certo che ci vorrebbe una Regione Piemonte in grado di trattare, con pari forza di argomenti, con i privati che si occupano del Centro Fieristico, con grande forza di argomenti verso una grande industria automobilistica, e verso le altre grandi industrie automobilistiche.
Una Regione assente, una Regione priva di un progetto come questa, che delega in tutto la vicenda relativa alla possibilità di realizzare un Salone dell'Auto a Torino, consegna questo tema alle dure, nude, crude e ciniche leggi del mercato. Certo che le grandi case automobilistiche possono dire: "Torino contiene" o "Torino non contiene", e fanno un abaco delle scelte, dei costi e delle convenienze, e le case automobilistiche decidono su quella base. Ma la forza di una comunità è anche quella di indurre delle politiche capaci di convincere, di portare delle convenienze di dare delle linee di indirizzo interessanti alle case automobilistiche di fare dei progetti, di invitarle, di avere politiche di convenienza rivolte alle grandi case automobilistiche. Non basta dire: "La Chrysler non viene", "La Mercedes non viene", "La Renault non viene". Cosa si è fatto? Cosa ha fatto la Regione Piemonte, per tempo, per individuare eventuali problemi, proporre soluzioni e lanciare un'area di Torino e un Salone che storicamente, era uno dei più belli esistenti in Europa? Adesso patiamo la concorrenza anche di quello di Ginevra, che venti o trent'anni fa era veramente la "Cenerentola" nel campo dei saloni internazionali! Per Torino questa sarebbe una gravissima perdita. Per questo, colleghi ho presentato anch'io, come moltissimi altri Gruppi, un ordine del giorno.
Non è una Bibbia, come penso neppure quello degli altri Gruppi. Per sul tema facciamo di tutto, perché noi rifiutiamo questa resa di fronte ad una comunicazione tardiva da parte del Dottor Cazzola, che fa perdere alla nostra comunità non solo un valore economico e di prospettiva, ma fa perdere anche un logo, un nostro genius loci, una nostra caratteristica.
Non possiamo permetterci di perdere, in questo modo, anche questa iniziativa di carattere economico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il fatto che si è verificato ieri è uno dei punti di crisi che si sta manifestando per il Piemonte. Voglio ricordare che alcune settimane fa si è messa forse una pietra tombale su Polo Moda, che era uno dei punti di forza del sistema non solo produttivo del Piemonte, la fuoriuscita da Torino della sede legale della Telecom, insomma una serie di eventi che dovrebbero allarmare i nostri governanti e i nostri amministratori.
sconfortante vedere, in un dibattito che dovrebbe avere un certo rilievo, la non presenza dell'Assessore competente o del Presidente.



RACCHELLI Ettore, Assessore alle fiere (fuori microfono)

Sono qui!



TAPPARO Giancarlo

Sto parlando dell'Assessore alle attività economiche, perché non è solo un elemento...



RACCHELLI Ettore, Assessore alle fiere (fuori microfono)

La FIAT dipende da me, e sono qua.



PRESIDENTE

La delega è all'Assessore Racchelli.



TAPPARO Giancarlo

Guardi, questa visione è quella che porta molti amministratori ad una mitica visione delle Olimpiadi 2006 come un fatto risolutivo per le fortune del Piemonte.
Qui, noi stiamo perdendo dei pezzi di sistema economico. L'effetto Salone dell'auto di questa tornata rappresenta un decimo degli effetti indotti che le Olimpiadi 2006 possono determinare.
Questo elemento non può essere affrontato solo dal versante turistico alberghiero del soggiorno, ma è un elemento legato al ruolo, alla permanenza e ai caratteri della FIAT a Torino.
E' sconfortante aver appreso che il primo Gruppo che ha rifiutato l'invito al Salone di Torino è proprio la General Motors - Opel, che è legata da un sodalizio, pare molto forte, con la FIAT.
Voglio anche significare - chiedo se il Presidente Ghigo non riscontri eventualmente ricorso alla Magistratura per un conflitto di interessi - che colui che ha detto "no" al Salone dell'automobile ha un conflitto di interesse con il riverbero positivo sul Salone di Bologna. Se dai un tema tipo "L'auto del futuro" e se non fai nulla per spostare la data in cui era collocato il Salone dell'automobile che stava stretto, si vedeva palesemente, rispetto al Salone di Ginevra, ci si può anche far dire un no non direttamente, ma indirettamente.
Mi chiedo se non sia anche il caso di presentare un esposto alla Magistratura per un conflitto di interesse. Il soggetto che avrebbe dovuto gestire questo salone avrebbe dovuto avere delle cautele e, invece, noi vediamo che il riverbero positivo si riflette in questo senso, spero solo per questa tornata, che non sia la pietra tombale per il Salone dell'automobile di Torino.
Mi pare che il segnale di allarme sia forte e grande, perché è connesso anche all'attività della FIAT. Il rifiuto del Gruppo General Motors, oggi legato alla FIAT, anche per quanto riguarda l'aspetto simbolico, mi sembra francamente uno schiaffo nei confronti del partner FIAT; poteva anche avere il buon gusto di essere il secondo, il terzo o il quarto.
Nella nostra società, c'è un'aria che quasi ricorda il Mezzogiorno dei lavori pubblici, dello sviluppismo connesso ai lavori pubblici. Quindi oggi, si dicendo: "Non lasciamo finire gli effetti dei lavori delle Olimpiadi, creiamo un volano perché abbia anche dopo" si rappresenta il classico sviluppiamo; una volta si parlava di "partito dei lavori pubblici".
Noi, invece, dobbiamo difendere fortemente la natura, il carattere industriale e produttivo della nostra Regione.
E' per questa ragione che, in qualche modo, dovremo cogliere il senso dell'ordine del giorno approvato da questo Consiglio due settimane fa: mettersi subito al lavoro per rafforzare fortemente quello che dovrebbe essere un distretto dell'auto che ha forti economie di sistema, che rende molto competitivo avere l'attività che si sviluppa e che si svolge nella nostra Regione o che può trovare, aprendo e attivando nuove iniziative o trasferendole nella nostra Regione, delle condizioni molto importanti.
Presidente Ghigo, credo che debba non solo con una preoccupazione di maniera, ma con forte preoccupazione di sostanza, capire che questo potrebbe essere il gorgo in cui finisce la significativa presenza FIAT nella nostra Regione.
Dobbiamo anche interrogarci sui caratteri dello sviluppo. In tutti gli stabilimenti FIAT del Piemonte, salvo che a Mirafiori, la FIAT ha fatto domande per costruire centrali elettriche. Questo dovrebbe essere un elemento di preoccupazione. Il Presidente Ghigo, in una sua intervista dice che è bene che la FIAT diversifichi, ma non può diversificare rivolgendosi al settore dell'energia a scapito delle radici e della presenza industriale. Tutti gli stabilimenti (Rivalta, Carmagnola Crescentino, Verrone) trovano domande della FIAT per costruire centrali elettriche.
Questa dovrebbe essere una grave preoccupazione; dovrebbe essere una ragione per la quale il Presidente Ghigo chieda alla FIAT il significato e la strategia che sottende, perché in questo caso non si tratta di diversificazione positiva, è andare in una nicchia comoda, quella connessa alla liberalizzazione del mercato elettrico, in alternativa ad un forte impegno nel settore industriale, quindi giocarci. Per questo dicevo che non si tratta di un problema dell'Assessore al turismo; è un problema dell'industria, dell'iniziativa e della grande prospettiva produttiva industriale del Piemonte.
Se sottovalutiamo questo passaggio, commetteremmo una grave leggerezza.
Non solo ritengo che ci sia un comportamento scorretto, che vada visto anche a livello di Magistratura, da parte di colui che doveva rilanciare e valorizzare il Salone dell'auto; ma c'è anche una parte legata alla prospettiva industriale della nostra Regione in cui la Regione Piemonte per le nuove competenze ottenute con la riforma costituzionale, deve far sentire più di ieri la sua voce. Quindi, Presidente Ghigo, questo è un momento particolare non solo per fare dichiarazioni, ma per operare scelte politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Presidente, innanzitutto, la ringrazio per aver accolto l'invito di questa mattina, avanzato dal nostro Gruppo e da tutta la maggioranza, a voler dibattere di un problema che appare molto più grave di quello che è in realtà.
E' sicuramente un duro colpo per il Piemonte, ma soprattutto un'amara sorpresa un po' per tutti noi. Mi riferisco non soltanto all'evidente e importante penalizzazione economica che incide in modo negativo su diversi soggetti. Non è solo un dato occupazionale in generale, ci sono più soggetti che vengono coinvolti in questa penalizzazione che riguarda la nostra Regione.
Quindi, non solo per questo, ma anche perché è un'assenza che abbatte uno dei simboli del successo e delle capacità mondiali della nostra città capoluogo dei torinesi. Certo, si può anche stare senza il Salone dell'auto, però, si deve fare attenzione perché questa, come anche altre manifestazioni della nostra Regione, ci fornisce un elemento caratterizzante, sicuramente un quid di qualità, un valore aggiunto, al nostro essere Piemontesi.
Questa assenza ci apre gli occhi una volta di più sul drammatico impatto occupazionale dovuto alla crisi FIAT. Il recente riassetto dei vertici aziendali FIAT e la cessione del 20% di azioni alla General Motors sono la cartina al tornasole della crisi della nostra più importante azienda. Proprio la General Motors - lo diceva prima il collega Tapparo - è stata la prima a rifiutare l'invito ad essere presente qui a Torino.
Ritornando al Salone, non si possono non denunciare evidenti errori nell'ente che gestisce il Salone, la vicinanza di questa manifestazione a quella di Ginevra, il Motorshow di Bologna.
Il tema di quest'anno impregnato sull'auto del futuro non è tra i più felici. Hanno fatto scappare da Torino tutte le grandi marche automobilistiche straniere.
Vorrei, purtroppo, ricordare un intervento che il nostro Gruppo fece nella scorsa legislatura, in cui questa situazione veniva preannunciata.
Presentammo una interrogazione che delineava fortemente una nostra preoccupazione sul futuro di questa realtà espositiva piemontese. Mi riferisco alla cessione dei marchi che faceva, già qualche anno fa intravedere un futuro non certo roseo non solo per la società in questione ma per tutta la nostra Regione.
Oggi, puntualmente, questo problema emerge in tutta la sua grandezza facendo riflettere, mi auguro, questo Consiglio regionale. Per questo motivo abbiamo presentato un ordine del giorno, devo dire, molto stringato ma che rileva ciò che ritenevamo essenziale nella passata legislatura e riteniamo essenziale in questa, ossia che sono necessarie - mi rivolgo al Presidente Ghigo e agli Assessori che si occupano di questa materia sicuramente gli Assessori Racchelli e Picchetto - tutte le possibili azioni, e devono essere valutate con attenzione, per far rientrare l'istituzione regionale negli assetti societari dell'ente promotore del Salone dell'Auto.
Penso che la politica debba ritornare a riappropriarsi della costruzione e della delineazione del futuro. Questa considerazione viene fatta da una persona che guarda al privato con estrema attenzione, ma guarda anche alle prospettive di una Regione che ha tracciato la storia economica del nostro Paese e che oggi sta tracciando esattamente la storia in modo contrario. Questo avviene non per volontà della politica, ma per volontà di una parte della nostra società economicamente rilevante, ma che non mi pare rappresenti la nostra Regione, almeno da un punto di vista numerico.
L'istituzione regionale deve farsi carico necessariamente di tutto il territorio piemontese e di tutti gli abitanti che gravitano in questa Regione, ma deve farsi carico, soprattutto, di un'immagine che non è solo nella testa degli italiani, ma è sostanza ed è sicuramente ciò che ci ha caratterizzato nel mondo per la grande capacità e professionalità con cui questa Regione ha lavorato sul mercato dell'auto e sulla materia espositiva.
Per questo motivo abbiamo voluto presentare quest'ordine del giorno che è sicuramente sintetico, ma traccia una linea molto precisa dell'intendimento di chi l' ha firmato. L'ordine del giorno porta le firme non solo del nostro Gruppo, ma anche degli altri Gruppi che compongono la maggioranza.
Questo Consiglio, quindi, invita il Presidente Ghigo e gli Assessori competenti a riflettere, per dare una mano sostanziale alla nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che non si tratti solo e tanto di una questione di fiere, anche se riguarda la chiusura definitiva del Salone dell'Auto a Torino. Penso che non ci sarà più una sessantanovesima edizione del Salone dell'Auto a Torino se non succedono dei cambiamenti molto forti. Dietro la chiusura del Salone dell'Auto non c'é solo il fatto che hanno ricordato vari Consiglieri, cioè che la Regione ha assecondato la volontà della FIAT di vendere il settore espositivo del Lingotto e i marchi del Salone dell'Auto. Ricordiamo che la Fiat ha voluto fare questo già allora vendendoli a un imprenditore che organizzava una fiera analoga e competitiva, non stupendo nessuno, tant'è vero che, quando abbiamo discusso di questa vicenda alcuni anni fa, è stato detto che uno degli effetti probabili, se non certi, di quella vendita sarebbe stato esattamente l'abbandono del Salone dell'Auto a Torino.
Quindi è avvenuto un non evento. Nel frattempo, però, è avvenuto qualcosa di più importante: non un accordo tra FIAT e General Motors, ma la decisione della famiglia Agnelli di abbandonare il settore auto e di venderlo alla General Motors.
Si continua a credere alle dichiarazioni di manager che dicono che non è vero, ma credo che la credibilità di questi manager americani è simile a quella di altre aziende americane che, in questi giorni, sono sotto processo per aver svenduto i fondi pensione delle loro aziende. Questi manager hanno fatto di tutto, mentendo fino all'ultimo momento e violando norme di legge distruggendo i documenti. Questi sono i manager con cui abbiamo a che fare e che ci tranquillizzano per non farci preoccupare perché se prendessimo coscienza di ciò che può succedere potrebbero esserci delle reazioni e iniziative.
Ritengo che sia incredibile che la stampa e non solo i politici credano alle favole che vengono raccontate. Se si analizza quanto è avvenuto negli ultimi anni dopo l'accordo, ossia una vendita dilazionata del settore auto da parte della famiglia Agnelli nei confronti della General Motors, si pu dedurre una interpretazione del tutto lineare.
Da allora si è assistiti a uno smantellamento progressivo, ma accentuato del settore auto, di cui uno dei pezzi è il Salone dell'Auto.
In particolare, per quanto riguarda l'indotto auto, abbiamo assistito a una serie di cessioni e chiusure. L'ultimo caso riguarda la chiusura della Ficomirrors avvenuta con un accordo di accompagnamento, ma è pur sempre una chiusura.
La famiglia Agnelli ha venduto l'indotto ad un'azienda spagnola, dando a loro il compito di chiudere, così come ha fatto per il Salone dell'Auto cedendolo a Cazzola.
La mia preoccupazione è che non abbiano fatto la stessa operazione con la General Motors e non dovrebbe essere una preoccupazione solo mia. In queste settimane sta chiudendo la fabbrica di Rivalta e noi facciamo finta che tutto ciò non avvenga, perché prima trasferiscono in quel sito una parte della FIAT AVIO e poi la chiudono. Con la chiusura della FIAT AVIO e di Rivalta non è che Mirafiori sia cresciuta, anzi è diminuita. Se facessimo una visita agli stabilimenti di via Settembrini - diciamo la parte sud, dove già una volta abbiamo fatto una visita come Regione al momento del lancio pubblicitario della Marea - troveremmo solo delle officine chiuse con dentro dei rottami, perché ormai anche quella parte è chiusa. Siamo, quindi, di fronte ad un ridimensionamento della FIAT, della nostra regione, di dimensione incredibile, che mette in discussione la stessa esistenza di tutto Mirafiori; ma - ripeto - sono scelte che probabilmente non competono più agli Agnelli, dal momento che hanno ceduto.
Credo, quindi, che sia il caso che negli ordini del giorno che vengono oggi approvati, non si parli soltanto del Salone dell'Auto, ma anche di questo fatto e, quindi, incominciare a pensare come comportarci perch finora - ripeto - si è creduto tranquillamente alle favole che venivano raccontate, si è creduto alle assicurazioni, ma non si è visto questo processo che nel frattempo avveniva, con una forza sempre maggiore.
Penso che si possa e si debba reagire, nel cercare di mantenere, per la nostra regione, quella che è la sua vocazione produttiva: cioè si deve reagire per far sì che Torino continui ad essere una città produttrice di mezzi di trasporto. Tutto questo, però, richiede prima di tutto di incidere sulle attività che ci sono ancora, perché non è possibile pensare di mandare via anche quelle e poi pensare che arriverà qualcun altro. E' necessario, quindi, agire senza accettare l'ineluttabile, cioè avere una capacità di intervento su quanto è avvenuto e avviare una politica del distretto dell'auto. Tutto ciò, però, ha senso solo se ci si sforza e si cerca di mantenere l'esistente.
Non mi pare che stia avvenendo qualcosa del genere, anche perch bisognerebbe - e penso che vada posto negli ordini del giorno - avere finalmente il coraggio di andare a trattare con chi decide, cioè avere un'apertura di trattativa con chi sta decidendo (quindi con chi sta a Detroit). Bisogna, quindi, avere coraggio, perché non si può fingere che non sia così.
Credo che la Giunta regionale e il Governo (perché abbiamo di fronte una delle più grandi multinazionali del mondo e non un potere secondario) dovrebbero oggi, prendendo a pretesto la chiusura del Salone dell'Auto aprire finalmente questo confronto. Si sono persi anni, si sono susseguiti vari Governi e l'atteggiamento è stato identico. Si sono persi degli anni e credo che non sia più possibile perderne altri, altrimenti ne discuteremo quando arriveremo all'ultimo atto di un percorso che potrebbe essere inarrestabile. Penso che si possa arrestare, ma richiede, da parte delle istituzioni pubbliche, un fortissimo ruolo, perché non si può continuare ad affidare a chi si è dimostrato inaffidabile. Proprio il gruppo dirigente FIAT si è dimostrato totalmente inaffidabile, perché sono venuti in Consiglio regionale sistematicamente a raccontarci frottole; sono venuti il mercoledì e il venerdì vendevano pezzi di azienda, senza che noi sapessimo niente Credo, quindi, che non sia più possibile affidarci a loro, perché non hanno una credibilità, da questo punto di vista, ma bisogna avere il coraggio, da parte del Governo, di entrare oggi in una trattativa con la reale proprietà di questa azienda, per cercare di capire quali sono le sue prospettive e i suoi progetti di investimento e per capire se, dato che stanno ultimando la produzione dei motori a Torino (e credo che, dopo la produzione di motori, rischiamo di perdere tutto il resto), ci sono nuovi progetti di investimento per il rilancio di modelli e prospettive di produzioni concrete.
Se tutto ciò non esiste, continuiamo a raccontarci delle frottole perché credo che il confronto vada fatto seriamente e - ripeto - mi pare che sia importante, a questo punto, un confronto congiunto con il Governo.
Credo che un ordine del giorno, approvato unanimemente dal Consiglio debba contenere almeno queste richieste, altrimenti discutiamo di altro perché il Salone dell'Auto, se non facciamo quel che dicevo, è morto e sepolto definitivamente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Abbiamo rilevato, appena è apparsa questa notizia, una grande sorpresa per questa decisione estremamente grave, come è già stato messo in rilievo dai colleghi che mi hanno preceduto.
E' una scelta che appare come una semplice presa d'atto, a livello ragionieristico e contabile, di una situazione di difficoltà del settore auto. E' mancata, in chi ha la responsabilità della programmazione e progettazione di questi saloni, la progettualità e la capacità di mantenere l'evento a Torino.
Rileviamo con grande preoccupazione che forse non sono state esperite tutte le possibilità e contattati, nel modo adeguato, tutti i soggetti interessati all'evento.
Chiediamo, quindi, che vengano prese delle iniziative per mantenere il Salone dell'auto a Torino, essendo, il Salone dell'auto e Torino, legati in modo quasi indissolubile. Difatti, in tutto il secolo passato, solo in occasione della due guerre mondiali questo Salone non si è tenuto. Se dobbiamo pensare che siamo nuovamente in una guerra (oggi, fortunatamente economica, perché non miete vite umane, ma le capacità future di trovare lavoro e di avere delle occasioni di iniziativa e di prospettive personale), diciamo "no" alla resa.
La richiesta che abbiamo formulato come Gruppo, firmando, noi Consiglieri del CDU, un ordine del giorno insieme ad altri colleghi di maggioranza, è quella di individuare un'iniziativa progettuale concreta anche attraverso il recupero del controllo dello strumento Ente promotore del Salone, per permettere lo svolgimento del Salone.
Rilevo che gli ordini del giorno oggi presentati non siano incompatibili e, quindi, chiedo che ci sia una sforzo per unificare questi documenti, perché la votazione unitaria di un documento farebbe constatare che c'é una volontà, da parte di tutto il Consiglio, di mantenere questo evento; una volontà sicuramente più significativa che non una votazione di ordini del giorno diversi, ancorché compatibili e simili.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Inizio il mio intervento facendo notare come ci sia un paese reale che nota questo grande problema del Salone dell'auto, essendo una notizia ormai pubblicata su tutti i giornali d'Italia, mentre qui in Consiglio regionale c'é una certa distrazione. Tale notizia richiederebbe un'attenzione puntuale e precisa; richiederebbe un dibattito e l'individuare di una proposta per affrontare il tema.
Se ci illudiamo che questioni complesse, come quella del Salone dell'Auto, siano risolvibili con qualche dichiarazione stampa preoccupata abbiamo sbagliato. I problemi non si risolvono con le dichiarazioni stampa.
Ho letto la dichiarazione, ad esempio, dell'Assessore Racchelli: dichiarazione condivisibile; la preoccupazione del Presidente Ghigo quando parla di diversificazioni: condivisibile. Ma, una volta fatta la dichiarazione, che cosa facciamo per mantenere il Salone dell'Auto a Torino? Cosa facciamo per dare una risposta, per quello che può la Regione Piemonte, al problema della crisi dell'auto? Questi sono i temi enormi che noi discutiamo con una disattenzione, sentendo quasi l'impotenza.
Non credo che siamo impotenti rispetto a questi temi, qualche responsabilità, forse, l'abbiamo avuta sulle scelte compiute, ad esempio sul sistema fieristico. Ha ragione il Consigliere Angeleri a ricordare quel dibattito che occupò il Consiglio regionale per parecchi mesi. Nell'autunno del '98, forse ancora prima, dedicammo diverse sedute su quel tema e allora l'Assessore competente, l'Assessore Pichetto, ci assicurò relativamente a Expo 2000 quando contestammo l'aumento di capitale - ho qui i suoi interventi - che il privato avrebbe risolto il problema. Con l'arrivo del signor Cazzola avremmo superato le difficoltà nella gestione dei saloni non contestammo questa scelta, ma, ricordo un intervento simile anche del Consigliere Cavaliere, contestammo il fatto che la trattativa fu fatta solo con un privato.
L'Assessore ci assicurò che la Regione avrebbe mantenuto dei sistemi di controllo, affinché i grandi saloni torinesi rimanessero a Torino. Tutte parole al vento. Con le delibere che allora assumeste come Giunta assegnavate al rappresentante della Giunta in Expo 2000 il compito di presentarsi all'assemblea degli azionisti per dire "cediamo il ramo aziendale di Expo 2000 e apriamo una trattativa per il quarto padiglione".
L'impegno era di fare in modo, attraverso la trattativa, che ci fossero delle garanzie da parte dei privati, per il mantenimento del Salone.
Ricordo che molti Consiglieri, allora, contestarono il fatto che attraverso una deliberazione di incarico ad un componente azionista, cioè al nostro rappresentante, venisse modificata la legge regionale sul sistema fieristico (la n. 47 dell'87), perché cedevamo ad un privato un compito sull'attività fieristica tutto della Regione Piemonte. Ricordo ancora i parere legali e le discussioni di allora.
Con il senno di poi, constatiamo che tutte quelle assicurazioni che l'Assessore Pichetto e il Presidente Ghigo ci fecero, sono state parole al vento. Così come sono state parole al vento, quelle pronunciate dal signor Cazzola quando venne in Commissione e ci assicurò che tutta l'operazione era fatta per mantenere i grandi saloni a Torino, a partire da quello dell'auto che aveva caratteristiche non solo torinesi, non era Idea Sposa ma aveva caratteristiche diverse.
Anche il Presidente di Expo 2000, Coral e l'amministratore delegato Tessa, che avevano avuto delle trattative con voi, vennero a dirci, in quella Commissione, che il piano aziendale era tale per cedere questa parte, in cambio delle assicurazioni: era capitale fresco, che avrebbe consentito di mantenere il Salone a Torino.
Avete fatto delle scelte sbagliate, non avete garantito la Regione Piemonte per il mantenimento del Salone dell'Auto a Torino, questo è il dato di fatto. Dopodiché, il problema dell'auto esiste, ma le scelte sul sistema fieristico, sono state scelte che avete compiuto voi: lei Assessore Pichetto, che aveva quella delega e lei, Presidente Ghigo, che ci fece quelle assicurazioni.
Li voglio ricordare questi fatti perché, in questo modo in cui c'é la più grande incoerenza, in cui è possibile oggi dire tutto e poi cambiare opinione, io rispondo che ho i verbali, ho le delibere che confermano le vostre assicurazioni.
Così come ci avete dato un'altra assicurazione, che vi voglio ricordare. L'Assessore Picchetto ci aveva detto che Expo 2000, per la parte che restava, avrebbe continuato l'attività fieristica: non è stata realizzata nessuna di quelle 10 fiere, perché Expo 2000 ha limitato la sua azione all'attività congressuale. Ci avevate assicurato che era pronto un piano con la Provincia e il Comune di Torino per continuare l'attività fieristica: non c'è assolutamente nulla. Expo 2000 sta morendo, perché non sta realizzando nulla.
Queste sono responsabilità precise. Dopodiché vanno bene le dichiarazioni preoccupate del Presidente Ghigo e le proposte di diversificazione, ma avete scelto una strada non perché c'era un privato ma perché il vostro modo di intendere il rapporto con il privato, è la libertà più completa senza regole. Non avete neppure applicato la legge n.
47 che dà alla Regione il compito di programmare le fiere. Ma come è possibile che il Presidente Ghigo sappia, dall'oggi al domani, che Promotor decida di non allestire più il Salone dell'Auto? E' possibile che la Regione, che ha delle competenze nel sistema, venga informata dai giornali? Assessore le sembra una cosa possibile? Vuol dire non esserci stati, vuol dire aver rinunciato ad un ruolo, questo è quello che noto in termini preoccupati.
Il sistema che avete messo in piedi, in realtà, ha messo in piedi un meccanismo di carattere privatistico. Lo avevamo anche detto: "Cazzola gestisce il Motor Show", lo sapevamo, probabilmente è una logica di tipo economicistica, ma è logico che Cazzola preferisca la città di Bologna, là dove gli rende di più.
Il fatto è che voi sapevate che Cazzola gestiva già il Motor Show: avete dato la gestione del sistema, ad un concorrente del Salone dell'Auto.
Questo è quello che è capito, queste sono le vostre responsabilità politiche. Non so come sia possibile risolvere questo problema.
Certamente, il problema della crisi dell'auto è reale. Un problema complesso che non ha mai avuto risposte di nessun tipo, se non dichiarazioni di carattere generale: "bisogna diversificare, l'innovazione i settori alternativi, ecc", dove molto spesso si sono rivolti il turismo l'enogastronomia e cose simili, quasi ignorando la complessità delle questioni. I comportamenti concreti, per quanto riguarda le vere alternative industriali al settore auto, sono sempre state molto parolaie non finalizzate all'obiettivo che non è stato mai definito.
L'assessore Racchelli ha svolto bene il suo lavoro come Assessore al turismo, probabilmente anche l'Assessore Pichetto, ma, complessivamente l'assegnazione di una visione nuova a Torino, alla sua area metropolitana al Piemonte, non è mai avvenuta. Sono responsabilità tutte vostre..
Ciò che è capitato era scritto nelle scelte che avete compiuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlar il Consigliere Valvo; ne ha facoltà.



VALVO Cesare

Francamente, non sono convinto che la notizia che il 69° Salone dell'Auto di Torino non si potrà realizzare, sia un vero e proprio fulmine a cielo sereno. Perlomeno, non lo dovrebbe essere per gli addetti ai lavori. Ritengo invece, dalla breve analisi, che tenterò di fare, che il Salone dell'Auto di Torino sia morto di morte naturale.
Mi è parso, da una lettura sommaria e veloce dei giornali di oggi, che tutti gli osservatori concordino nel ritenere che la mancata adesione della gran parte delle case automobilistiche straniere al Salone di Torino è dovuta a tre circostanze precise.
La prima è sicuramente rappresentata dalla forte crisi del settore dell'auto. L'amministratore delegato della Renault, ha dichiarato, in un'intervista, che nessuno oggi in Europa si attende una ripresa del settore dell'auto a breve o medio termine. Si parla, nel 2002, di un calo di vendite che va dal 4,7%, nelle previsioni più ottimistiche, al 7,8 contro un calo di vendite negli Stati Uniti che va dal 5 al 9%.
In questo quadro, tutte le case automobilistiche, considerato il ridotto budget a disposizione per la promozione, hanno dovuto selezionare i palcoscenici e le vetrine nelle quali esporre le loro novità. Non dimentichiamo che partecipare al Salone dell'Auto costa, alla casa automobilistica, diversi miliardi.
Le case automobilistiche, dunque, si sono trovate di fronte a una scelta: in Europa c'è il Salone di Ginevra, mentre in Italia ci sono, ogni due anni, due grosse manifestazioni, rappresentate dal Salone dell'Auto di Torino e dal Motor Show di Bologna.
Normalmente, le novità del settore automobilistico vengono presentate a ridosso della fine dell'anno o all'inizio dell'anno nuovo, pertanto la scelta delle case automobilistiche è chiara nel voler privilegiare Ginevra rispetto a Torino.
Torino che, peraltro, quest'anno puntava a un Salone dell'Auto diverso dal solito, cioè un Salone dell'Auto improntato sulla presentazione dei prototipi, dell'alta tecnologia, quest'ultima non sempre facilmente riconducibile nell'angusto stand fieristico.
Contro la scelta di Torino ha giocato altresì il fatto che il Motor Show di Bologna è una manifestazione diversa dal tradizionale Salone dell'Automobile. Il Motor Show di Bologna, infatti, è nato con una connotazione fortemente sportiva ed è una grossa attrazione per i giovani i quali sono sempre stati, per le case automobilistiche, una fascia di mercato particolarmente interessante.
Al Motor Show di Bologna si svolgono manifestazioni organizzate con campioni dello sport, del motociclismo, della Formula Uno, del rally e, a latere, piano, è stato anche affiancato l'aspetto espositivo.
Il Motor Show di Bologna attira, ogni anno, qualcosa come 1.200.000/1.300.000 visitatori, cosa che il Salone dell'Auto di Torino non ha mai avuto la fortuna di vedere.
Occorre porsi, allora, qualche domanda sull'organizzazione di un Salone dell'Auto come quello di Torino, "vecchia maniera".
Sessant'anni fa i tempi di presentazione dei nuovi modelli di auto erano abbastanza lunghi: un modello ogni tre, quattro, cinque anni; oggi le case automobilistiche presentano più novità nel corso dell'anno.
I nuovi modelli vengono presentati al pubblico in televisione, vengono divulgati tramite Internet e, successivamente, tramite la carta stampata quindi gli automobilisti interessati vengono a conoscenza dei nuovi modelli e delle loro caratteristiche molto tempo prima dell'esposizione nei vari saloni.
Da questa sintetica analisi emerge che probabilmente un Salone dell'Auto come quello di Torino, organizzato in modo tradizionale, non ha più senso.
Potremmo, poi, inserire il discorso delle responsabilità.
Di chi sono le responsabilità? Sono degli organizzatori, che non sono stati capaci di interpretare questa situazione? Sono degli amministratori locali? Mi pare che a Torino, chi ha scarsa attitudine a darsi da fare venga soprannominato "bogia nen"; ci sono degli amministratori "bogia nen", a Torino, che non hanno capito come si evolveva la situazione e quindi non hanno verificato se la struttura del Lingotto fosse ancora attuale o potesse rispondere al fabbisogno fieristico internazionale o fosse una struttura non adeguata? Questo Salone dell'Auto, per le motivazioni che dicevo, ha ancora un senso oppure non è più appetibile per le case automobilistiche, essendo calendarizzato tra il Salone di Ginevra - che mi pare venga organizzato qualche mese prima di quello di Torino - e il Motor Show di Bologna? Stamattina ho letto un articolo di Gramellini su "La Stampa", che mi ha fatto sorridere e che in parte condivido. Lo leggo per non sbagliare: "Chi parla oggi di catastrofismo è un piagnone fuori luogo. E' giusto ricordarlo" - riferendosi al Salone dell'Auto di Torino - "è umano rimpiangerlo, è sbagliato deprimersi per la sua scomparsa dovuta a cause naturali".
Probabilmente le responsabilità vanno individuate proprio in questi fatti...



VALVO Cesare

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



VALVO Cesare

E' pagato dalla Fiat anche lui...



VALVO Cesare

Non è pagato dalla Fiat, collega! Ritengo di aver fatto un'analisi obiettiva della situazione e concludendo, ritengo che la strada da percorrere non possa che essere quella percorsa da centinaia di imprese dell'indotto Fiat.
I colleghi di Torino ricorderanno la grave crisi dell'auto che ci fu dieci-dodici anni fa e la grave situazione in cui versava la microimprenditoria torinese, sia industriale sia artigiana.
La Fiat arrivò a pagare i committenti a 160-180-200-240 giorni, ma questi non si piansero addosso; superato il momento di crisi diversificarono la loro produzione, perché capirono che non era più necessario essere "FIAT dipendenti".
Oggi, un macchinario nel settore dell'indotto della meccanica pu costare 400-500 milioni e le microimprese artigianali o industriali potrebbero non riuscire più a sostenere investimenti di quella portata lavorando esclusivamente per la Fiat. Condivido, allora, il pensiero di chi stamattina ha dichiarato che la strada da percorrere è quella della diversificazione della produzione, della diversificazione dell'economia di questa regione, per evitare di essere costantemente fiatdipendenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valvo. Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Constato che un argomento di grande importanza viene nuovamente dibattuto con una ridottissima presenza di Consiglieri.
Probabilmente sono in corso delle iniziative concomitanti, ma anche in precedenza l'impegno e la partecipazione dei Consiglieri non è stato corrispondente alla gravità del problema che tutti, a parole, affermano esistere.
Credo che si debba ancora riflettere sulla scelta della General Motors di non partecipare a questa manifestazione, anzi di essere stata tra le prime grandi case automobilistiche a dire che non avrebbe partecipato. Il Salone dell'Auto di Torino è sempre stato ritenuto una vetrina per la produzione italiana, che si confrontava con le produzioni degli altri Paesi, ma chiaramente era un segno specifico dell'attività dell'industria e dell'auto in Piemonte. Se la General Motors è comproprietaria della FIAT questa scelta che cosa significa? Significa che la General Motors ha già scelto di abbandonare la FIAT? Com'è possibile che un'industria associata ad un'altra, e che ha chiaramente un particolare interesse a che si mantenga un Salone come quello di Torino, si defili e non si schieri con la FIAT in questo momento? Si potrebbe dire che, con questa scelta, la General Motors si sia schierata contro la FIAT. Quindi, questo apre degli inquietanti interrogativi sul prosieguo della collaborazione tra General Motors e FIAT. Credo che dobbiamo ricordare come i tentativi di spostare il Salone dell'Auto da Torino risalgano forse agli anni '70; c'erano state delle prove per spostare il Salone a Milano, ma forse non lo ricordiamo.
Credo che adesso il tentativo invece è riuscito, grazie ad una scelta sbagliata del governo di centrodestra della Regione. Com'é già stato ricordato credo che il governo della Regione non possa chiamarsi fuori e affermare che si tratta di una morte naturale, e poi non riconoscere che è una perdita grave per Torino e per la Regione, perché avrà delle ricadute e delle conseguenze su tutta l'industria dell'auto e sull'indotto. Perch c'é una responsabilità della Regione? Perché è alla Regione che è spettata la scelta del manager. La scelta del manager Cazzola era corretta? Era ipotizzabile scegliere un imprenditore che aveva già una sua manifestazione, il suo motor show? Era possibile che questo imprenditore venisse a Torino ad investire ed operare per un'iniziativa che chiaramente non era prioritaria nel suo impegno? Inoltre stanti i titoli giornalistici essenzialmente del giornale di cui è proprietaria la stessa proprietà che ha in mano la maggioranza delle azioni FIAT - e se sono corrette le notizie dei giornali degli anni scorsi, è sempre stato sostenuto che il Salone ha rappresentato un buon ritorno in termini di visitatori. Quindi, viene da chiedersi: migliaia di visitatori valgono un sforzo per riproporre l'organizzazione o no? E' al contrario: siamo certi che nelle scelte di rinuncia, visto appunto il successo che è sempre stato declinato sui giornali, non ci sia proprio una manovra interessata di chi, invece di rilanciare l'iniziativa, l'ha deliberatamente svuotata, e di chi non ha saputo promuovere ed incentivare la partecipazione delle case automobilistiche a questa manifestazione? Credo che su questo dobbiamo interrogarci, e anche sul fatto se con questo Salone non si chiuda o non incominci a chiudersi un capitolo dell'auto a Torino. Questa vicenda dovrebbe indurre, per chi ha voglia di fare questi ragionamenti, a ripensare alle scelte compiute in questi anni a Torino. Come ha ricordato il Consigliere Tapparo, stiamo accettando un'idea di sviluppismo tutta centrata su proposte di cui non sappiamo, non riusciamo e non vogliamo valutare le conseguenze. Torino sarà la città delle Olimpiadi, poi sarà forse la città del 150' anniversario dell'Unità d'Italia, e così con un po' di ristrutturazione arriveremo fino al 2011 e vedremo cosa fare dopo. Ma intanto abbiamo garantiti una decina di anni di costruzioni allegre.
Faremo delle scelte di centrali termoelettriche che riempiranno l'atmosfera di ossidi d'azoto, che si mescoleranno alle emissioni delle automobili e dei mezzi pesanti. Le conseguenze per la salute andremo poi a leggerle quando avremo a disposizione i dati epidemiologici, se cortesemente qualcuno li vorrà raccogliere. Pensiamo un momento, se vogliamo veramente immaginare scelte diverse, che cosa avrebbe significato a livello di occupazione, di sviluppo, di qualità dell'ambiente avere politiche di trasporto diverse, che si fanno anche, ad esempio, scegliendo combustibili alternativi, favorendo il trasporto pubblico - laddove è possibile - e scegliendo un determinato sistema di mobilità delle persone, in modo che queste non siano forzatamente obbligate all'uso dell'automobile. Tutte queste scelte andrebbero al contrario di quanto viene talvolta pensato andrebbero a favore di uno sviluppo, della creazione di posti di lavoro durevoli e di scelte economiche che coniughino veramente le scelte ambientali con quelle di un'economia sostenibile; e non invece con quelle definizioni spurie e che non trovano giustificazione di ecocompatibilità che, se non viene specificata, significa nulla o poco più. La fine del Salone dell'Auto indica una mancanza d'iniziativa pubblica da parte della Regione Piemonte a favore di scelte privatistiche. Non si vuole assolutamente riflettere, come sempre, sui possibili errori, sulle scelte sbagliate e sulle conseguenze che tali scelte comportano. Indica inoltre una mancanza di progettualità da parte della Giunta e l'incapacità di leggere le conseguenze negative delle scelte fatte. Vi è anche la riflessione inevitabile sul fatto che, in questo momento, il Salone di Ginevra abbia sorpassato - com'é stato detto - il Salone di Torino. Su questo s'inserisce anche il problema che forse la scelta di una città nella quale non ci sia un'attività produttiva, potrebbe indurre le aziende produttrici ad investire maggiori risorse laddove non c'é una diretta concorrente. Proprio questo doveva fare riflettere la Regione Piemonte la quale, anziché fidarsi della scelta di un manager, doveva mantenere una gestione pubblica per poter eventualmente correggere e proporre soluzioni alternative per tenere in vita il Salone. Affidarsi semplicemente al mercato significa subirne globalmente le conseguenze, e le conseguenze le stiamo vivendo oggi, le vivono e le vedono tutti i cittadini piemontesi.
Credo che non sarà possibile, ma l'unica possibilità per un discorso che dovrebbe riaprirsi non può che essere quello di una ripresa dell'iniziativa regionale, una ripresa che deve vedere in campo la Regione con le sue forze e le sue capacità imprenditoriali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera D'Onofrio.



D'ONOFRIO Patrizia

Presidente e colleghi, il mio intervento è, almeno in parte, fuori dal coro.
Com'è noto, il Salone dell'Auto ha rappresentato per un secolo un momento di grande risonanza che poneva Torino al centro del mondo: era il simbolo dello sviluppo. Di conseguenza, l'annullamento della manifestazione si ripercuote negativamente sull'immagine della città e sul ruolo di Torino come "città dell'auto". Ma non solo danni all'immagine. Purtroppo ha anche un significativo impatto economico negativo che si traduce in un mancato guadagno per commercianti, albergatori, ristoratori e per tutti gli operatori economici.
pur vero che in un generale periodo di crisi del settore era prevedibile questo destino per un Salone che, da troppo tempo, soffre di un deficit di creatività e che si è ridotto ad un costoso spettacolo locale senza alcunché di nuovo. Invero, le novità sono visibile altrove: a Ginevra e a Bologna.
Va anche detto che questa vicenda trae origine da un concorso di cause: dalla carenza di infrastrutture adeguate ed efficienti, dalla concorrenza di altre quattordici manifestazioni che si terranno durante l'intero anno in tutto il mondo, dalla responsabilità evidente di organizzatori e amministratori locali inerti.
Non si è neppure stati in grado di limitare i danni e di contenere le defezioni delle maggiori case automobilistiche.
Quello che mi preme sottolineare è la gravità delle conseguenze economiche, visto che il Salone muoveva 200 milioni di Euro nel terziario.
Prima d'ora, il Salone, come già ricordato dal collega Deorsola, era stato soppresso solo a causa della guerra nell'arco di centro cento anni di esposizione.
Questi dati oggettivi non devono, però, farci cadere nel pessimismo.
Pur non ignorando le pregresse perdite di Telecom, Rai e GFT, dobbiamo, da un lato, condannare l'inerzie di organizzatori e amministratori, con la conseguente perdita di credibilità politica e amministrativa della città di Torino, dall'altro rimediare a questa grave perdita con l'unica soluzione proponibile e già proposta dal Presidente Ghigo, quella della diversificazione dell'economia piemontese, proprio per evitare di organizzare, in un futuro prossimo, il paventato "Salone della disoccupazione".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

La decisione di annullare il Salone dell'Automobile di Torino in seguito alla mancata partecipazione di molte case automobilistiche, si colloca all'interno di un quadro congiunturale internazionale decisamente sfavorevole per il settore dell'auto, che ha avuto, e continuerà ad avere ripercussioni sulla situazione occupazionale della nostra Regione, che hanno ormai superato, di gran lunga, la soglia dell'allarme: pare infatti, che per i prossimi anni siano quasi 40.000 i posti a rischio nel settore dell'auto e dell'indotto.
Per ciò che riguarda il momento attuale, rilevante è senz'altro il danno economico e di immagine che la decisione di annullare il Salone ha provocato, non solo per il settore del mercato automobilistico, ma anche per ciò che riguarda l'indotto, vuoi dell'auto e vuoi del turismo legato all'evento fieristico, e quindi, complessivamente, per ogni settore dell'industria piemontese, per il territorio e le sue caratteristiche e potenzialità economiche. Non bisogna poi trascurare lo stimolo che tale tipo di manifestazione rappresentano per il rinnovamento dei settori di riferimento e per ricadute generalmente positive che ciò ha per la ricerca e per la spinta verso l'innovazione e la competizione con altre aziende.
Qualcosa di cui oggi Torino e il settore auto si viene a privare.
Il fatto poi che il partner più importante per il futuro del settore auto del Gruppo FIAT, la General Motors, ha fatto mancare la propria partecipazione, contribuisce ad aggravare la nostra preoccupazione: perch lo considero un chiaro segnale che non è vero che tutto sia stato detto su quale sarà il futuro dell'industria automobilistica non solo della nostra Regione ma per tutto il Paese.
Ma ancor più questa decisione assume un significato negativo per ci che riguarda le prospettive future della nostra Regione in riferimento alla capacità di realizzare quei cambiamenti strutturali necessari al rilancio dello sviluppo. L'ottimismo e la fiducia espressa più volte in varie sedi da esponenti responsabili del Governo regionale relativamente alle scelte del Gruppo FIAT e alle ripercussioni, positive, che queste avrebbero per la struttura economica e produttiva del Piemonte, appaiono, oggi, quanto mai fuori luogo: qui si tratta di rimboccarsi le maniche e di lavorare duro tutti. Senza indulgere in atteggiamenti retorici che rischiano di portarci lontani anche dalle potenzialità e dagli effetti positivi a cui potrebbe indurre un evento quale quello delle Olimpiadi del 2006.
Senza volere scadere in polemiche o a vittimismi che sarebbero fuori luogo, bisogna dire che senz'altro sono stati molteplici i fattori che hanno congiurato contro la realizzazione del Salone dell'Auto: la contiguità sia temporale che geografica con il Salone dell'Auto di Ginevra il fatto che il Motorshow di Bologna sia stato trasformato in un vero Salone dell'Automobile che si pone ormai in concorrenza con quello di Torino, la scelta non del tutto felice, vista la difficile congiuntura del settore, di dedicare il Salone al futuro dell'automobile con la presentazione di modelli che non si sa neppure se verranno mai realizzati.
Per questo ritengo sia necessario che venga avviata una riflessione approfondita per valutare i fattori che hanno portato a questo epilogo un evento che era diventato un'istituzione per la città di Torino e per tutto il Piemonte. Bisogna valutare se dietro la decisione di annullare il Salone dell'Auto non vi sia una pressione di strategie volute magari da ambienti industriali e manageriali anche internazionali, sia partner o concorrenti del Gruppo FIAT, in vista di una delocalizzazione dell'evento fieristico verso altre sedi (vedi Bologna) considerate più idonee per ragioni di geografia industriale e dei servizi, e delle comunicazioni.
Ma bisogna innanzitutto, al di là del pur grave caso attuale, pensare ad una strategia alternativa chiara e ad una politica industriale che prenda le misure adeguate di breve e di lungo termine, affinché il Piemonte possa tornare ad essere una Regione e un territorio centrale nelle scelte e nelle decisioni aziendali sia nazionali che internazionali.
Bisogna che vi sia più coinvolgimento istituzionale verso un certo tipo di scelte che si rilevano strategiche per tutto il futuro di un'area e di un territorio.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno assieme all'amico Tomatis che io suggerirei di unire agli altri ordini del giorno in un documento comune, in modo che più incisiva possa essere la nostra azione.
Sono d'accordo, per le conclusioni politiche, con l'ordine del giorno presentato da altri colleghi del centrosinistra, in modo particolare quello firmato dai Consiglieri Chiezzi e Morioni, che ritengo di unificare al mio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Presidente e colleghi, per quanto riguarda questa questione il rischio è di muoversi in una prospettiva di rimpianto, di prevalenza del sentimento, con annotazioni che fanno soltanto nostalgia, mentre, a mio avviso, dobbiamo cominciare a fare un discorso che parta almeno da una considerazione di base sull'argomento che stiamo trattando, cioè la scomparsa, almeno per questo anno, di un momento fieristico specializzato.
Se partiamo da questa considerazione non possiamo che chiederci quali siano i momenti fieristici nazionali e internazionali, riflettendo sul fatto che i momenti fieristici non nascono per caso. Chi ha studiato il significato di questi momenti fieristici specializzati e settoriali sa che essi si possono distinguere in tre grandi categorie: le fiere dei produttori, che si innescano sui luoghi di produzione, e Torino era sicuramente annoverabile in uno di questi momenti le fiere che si svolgono dove ci sono i mercati dei consumatori, e le fiere che si svolgono dove ci sono dei centri, delle reti lunghe, cioè dei luoghi che attraggono per una serie di motivazioni, infrastrutturali, logistiche di divertimento, e così via.
Il motivo per cui non ci sono più gli spazi per la fiera dell' automobile di Torino deriva direttamente dal fatto che Torino ha perso la sua caratteristica di luogo di produzione dell'automobile, che la FIAT è tutta al più una marca della General Motors e che ormai è assodato il disimpegno dal pianeta automobile di FIAT.
Quindi, il piangere, il pensare di far risuscitare una fiera come quella che oggi non riusciamo a svolgere, risulta un tentativo assolutamente vano e privo di senso.
Se dobbiamo porci un interrogativo serio c'é da chiedersi perché non dobbiamo disperdere una tradizione, un senso di appartenenza che è quello legato al mondo dell'automobile, ma che non si può assolutamente rinverdire con uno strumento come il Salone dell'Automobile, ma non perché il Salone dell'Automobile di Torino sia in concorrenza con il Motorshow, perché sono due manifestazioni totalmente diverse. Il Motorshow è una grande sagra popolare, che attira 1.200.000 persone e dove c'é di tutto e di più. Non è un Salone specializzato.
Il fatto è che Torino non è più in grado di ospitare un Salone specializzato di quel tipo, come invece Detroit e, per altri versi continuerà a essere Ginevra.
Per non mandare al macero questo grande patrimonio di tradizioni, è chiaro che dobbiamo, a mio avviso, aprire un grande tavolo, tenendo presente che c'é un sistema che non è solo dato dal Salone dell'Automobile ma può essere legato al Museo dell'Automobile, all'artigianalità dei nostri carrozzieri di alto livello, allo sviluppo di prototipi con un design all'avanguardia.
Tentare di risuscitare o cercare di far rivivere un Salone come quello attuale è assolutamente perdente, fuori da qualsiasi logica non di mercato ma di sistema, perché nessuno si presterebbe a un'operazione del genere, e ci farebbe solo perdere del tempo.
L'invito è, rispetto all'Assessore competente e al Presidente della Giunta, di valutare la possibilità di aprire un tavolo con Cazzola e gli organizzatori della Promotor per creare qualcosa di diverso, perché le condizioni per far rivivere un Salone dell'Automobile, così come lo vedevamo, non ci sono più, probabilmente non torneranno più e non è dovuto né all'amministratore locale né alla cattiva organizzazione del singolo organizzatore, ma è una questione di sistema che non possiamo certo fermare.



PRESIDENTE

Proviamo a razionalizzare l'ordine degli interventi, in modo da verificare se è possibile giungere alla definizione di un unico ordine del giorno.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Non vedo nessuno dei nostri interlocutori della Giunta, né l'Assessore al lavoro né il Presidente Ghigo, ma mi accontento di una rappresentazione fisica del potere.
Presidente, vorrei provare a cantare fuori dal coro - mi sta succedendo spesso in questo periodo. Il fatto è che buona parte della nostra discussione si sta trascinando sulla questione espositiva. Qualcuno, dice: "Colpa di Cazzola".
L'accusa nei confronti di questa persona mi sembra puerile, non improntata al senso dell'analisi, che è di tipo economico. Se il Salone dell'Auto rendeva, l'imprenditore Cazzola non solo l'avrebbe favorito ma ne avrebbe fatto anche, nel corso dell'anno, una seconda edizione.
Provo a pensare allo scenario opposto, che poteva essere la gestione pubblica del Salone. La gestione pubblica del Salone cosa ci avrebbe garantito? Sicuramente avremmo socializzato le perdite.



(Commenti in aula)



CONTU Mario

Assessore Racchelli, mi segua bene nel mio ragionamento. A quel punto avremmo dovuto socializzare le perdite.
Assessore Racchelli, vedo che concorda.
Siccome è valso ormai questo meccanismo, nel senso che si privatizza quando si può garantire al privato il massimo del profitto, e invece si mantiene in capo al pubblico quando si devono socializzare le perdite faccio solo questa considerazione: Bologna è per il numero degli spettatori, il terzo Salone a livello internazionale, che supera persino quello di Torino, pur non rientrando nel novero dei saloni internazionali come graduatoria di importanza, si colloca al terzo posto.
Ma chi è stato il primo latitante di questo Salone? Mamma FIAT.
Caro Consigliere Marcenaro, è stata mamma FIAT, che - ahimé - ha un nuovo padrone che si chiama General Motors; e il primo a disertare questo Salone è stata proprio la General Motors.
Se questo ragionamento ha senso, chiederei, a chi oggi piange lacrime di coccodrillo, sulla avanzata fase di deindustrializzazione di Torino, a chi competono le responsabilità dell'aver consentito con le varianti di piano la destinazione delle aree industriali a vocazione residenziale. A chi competono le responsabilità se, anziché rilanciare il distretto dell'auto in determinate aree della città, si è deciso di rilanciare e di esaltare la rendita fondiaria? Qualcuno deve dare delle risposte e certamente grandi responsabilità le ha la politica sia di centrosinistra e sia di centrodestra.
Sono convinto che se fosse stato il centrodestra a governare questa città, probabilmente, quel processo sarebbe avanzato nello stesso grado in cui è avanzato. Cito solo dei luoghi: Lingotto, FIAT Avio, FIAT Ferroviaria; che fine hanno fatto questi contenitori industriali? E l'Alenia che fine farà, visto che lì passerà la metropolitana? Ma ci crede ancora qualcuno che la metropolitana serve soprattutto per trasportare i lavoratori nel modo più facile e accessibile possibile sul luogo di lavoro? O la tendenza in atto delle politiche di piano è quella di trasformare quelle aree in aree industriali? Qualcuno ha pensato al fatto che il futuro di questa città, che occupa il 70% dei lavoratori nell'indotto del distretto dell'auto, non dipende più dalla FIAT? La FIAT ha terziarizzato ha venduto parte del proprio capitale, ha scelto come terreno di intervento privilegiato altri settori, i propri capitali finanziali non sono più canalizzati nel rilancio dell'auto, c'è il nuovo business, c'è l'energia ci sono le fonti alternative e tutto quello che in termini di impresa si pone oggi a risanare i danni di cent'anni di industrializzazione che stanno distruggendo un ecosistema.
Provate ad osservare come il capitale FIAT differenzia la speculazione finanziaria o come i capitali finanziari si spostano su terreni altri che non sono questi. Perché piangere oggi lacrime di coccodrillo? Il dato è questo.
Uso le parole di Claudio Stacchini, segretario FIOM di Mirafiori e Rivalta: è in atto una strategia dell'abbandono dell'area torinese e sottolinea - il ridimensionamento del settore auto dovrebbe portare, nel 2003, la produzione torinese a 371.368 vetture in meno rispetto al 1997 cioè il 65% in meno. Questo rappresenta la perdita di 32.718 posti di lavoro rispetto al 2001 fra gli organici FIAT e quelli dell'indotto.
Qualcuno deve iniziare a contestare queste cifre; noi non possiamo concentrare la nostra attenzione se è colpa della Regione se ha ceduto o meno il Salone.
Qui dobbiamo discutere e riportare i termini di discussione al vero problema: cosa vuol fare la Regione, quali sono le politiche del centrodestra in relazione alla capacità del governo di condizionare le scelte che si operano? Certo che, se da qualche altra parte si favorisce un percorso di dismissione graduale, lo Stato non può intervenire pesantemente nell'economia, ma certamente è necessario svolgere una riflessione.
L'ho detto qui sommessamente l'altra volta, lo ripeto: scelga il Governo della Regione su quale strada vuole imboccare i propri rapporti e la capacità che può avere insieme agli altri enti locali di rilanciare il distretto internazionale dell'auto. Si facciano scelte coraggiose in merito alle nostre aree, alle infrastrutture, all'indotto, che oggi è forte di professionalità invidiataci nel mondo, come nel campo del designer, della progettazione, della componentistica e lo stesso distretto dell'auto l'indotto è la vera risorsa.
Si abbia il coraggio di rendere appetibili gli investimenti in questo settore anche ad altre case concorrenti nel campo dell'auto, perché la FIAT la sua scelta l'ha già operata. Relativamente alla progressiva dismissione dell'interesse in questo settore, compete alla politica il ruolo di valutare in termini di sviluppo strategico se intenda porre fine alla parola "distretto dell'auto" e intenda imboccare la strada illusoria che il futuro di questo Paese e di questa Regione sia la vocazione industriale non ci credo, signori miei! La politica deve fare un atto e deve avere quel coraggio che oggi ha dimostrato di non avere, occorre investire e rilanciare il settore dell'auto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Molte cose sono già state dette, cercherò di non ripeterne alcune.
E' indubbio che questa decisione, a differenza di quanto alcuni hanno sostenuto, non costituisce un fatto naturale. E' uno dei tanti fatti economico-sociali che si tratta di affrontare, naturalmente con i limiti che l'azione di un governo può sviluppare, tuttavia, è possibile intervenire per determinare certe condizioni invece che altre.
Nella situazione verificatasi, si intrecciano molte ragioni.
Francamente, non capisco perché in questo Consiglio regionale dovremmo dividerci tra chi dice che c'è solo la questione che riguarda gli aspetti delle politiche espositive e chi dice che esistono solo i problemi che riguardano i premi strutturali dell'industria dell'auto FIAT.
Indubbiamente, in questa vicenda, c'è una convergenza di vari aspetti alcuni saranno sicuramente più importanti, ma, al tempo stesso, anche più difficili, probabilmente, da affrontare; altri, forse, hanno un minor rilievo strutturale, ma sono anche più vicini a quelle politiche che concretamente la Regione e il resto delle istituzioni possono porre in atto. Sappiamo che è più facile per un governo regionale o per una istituzione locale intervenire sulle politiche fieristiche che sulle scelte delle grandi multinazionali, sulle grandi scelte strutturali, sulle quali ovviamente, non è vero che non si possa fare nulla, ma le nostre possibilità di azione diretta sono più limitate e i nostri poteri meno rilevanti.
Naturalmente, anche qui mi rifaccio a quanto detto dal Consigliere Saitta per quanto riguarda la politica espositiva e fieristica. Il Consigliere Saitta indicava delle responsabilità, ma, anche qualora voi non foste d'accordo su questa analisi delle responsabilità, rimane il fatto che oggi ci sono degli elementi da modificare. Si deve riprendere in considerazione un ruolo pubblico che in questo campo svolga un ruolo di indirizzo e di garante degli interessi di una collettività locale che, lo abbiamo verificato, non sono spontaneamente garantiti dalle dinamiche di mercato. Il fatto che la produzione dell'auto non vada bene, non è una ragione, perché se qualcuno vi spiega che i momenti di difficoltà del mercato dimettono quegli strumenti che dovrebbero promuovere il ruolo e lo spazio delle imprese del mercato (come le fiere), mi pare che si dica una cosa illogica.
Secondo: c'é un problema che riguarda le strutture industriali dell'auto, su cui chiederei a tutto il Consiglio di provare a valutare uscendo degli stereotipi e dalle coalizioni che non sempre aiutano.
Ho l'impressione che più che di fronte ad un disegno della FIAT, come quello di cui parlava il Consigliere Contu pochi minuti fa, siamo di fronte a degli avvenimenti che confermano, insieme ad altri che abbiamo verificato le scorse settimane, una situazione di straordinaria debolezza della FIAT.
Questo - mi pare - è quello che emerge: una debolezza che riguarda dapprima, i premi delle sue politiche produttive; poi la capacità di proporre modelli, soprattutto nelle fasce medio-alte ed è una debolezza che riguarda la sua dimensione finanziaria (con un'esposizione finanziaria molto rilevante, come tutti hanno riconosciuto).
Da tutto ciò, emerge anche una difficoltà della FIAT di interpretare i rapporti internazionali nei quali è impegnata; una difficoltà che soprattutto mi pare emergere dai fatti di questi ultimi giorni, esattamente da quelle dinamiche nei rapporti con Opel, che sono alla base del processo che ha portato tanti produttori a sganciarsi dalla prospettiva del Salone.
Vi è, quindi, proprio una difficoltà, della FIAT, di interpretare in modo paritario questo rapporto con la General Motors (oltretutto, anche per la FIAT non deve essere tanto piacevole annunciare un'iniziativa considerata importante, come la realizzazione a Torino del Centro di Progettazione e di Ricerca sui modelli delle serie medio-basse, e pochi giorni dopo dover subire uno smacco).
In questo rientra un problema che si può concentrare in poche parole: attraverso la vicenda del Salone dell'Auto si hanno conseguenze materiali immediate, perché abbiamo sentito in questi giorni le proteste e le difficoltà dei taxisti, degli albergatori, dei commercianti e di tutti quelli che attraverso questi volumi di lavoro pensano di ricavare il loro reddito.
Ascoltando gli interventi dei Consiglieri del Gruppo di AN, che sono intervenuti in tre, pare di capire che per loro tutta questa situazione in fondo è normale, che il Salone dell'Auto è finito di morte naturale ed è bene quindi metterci una pietra sopra, perché non solo non si fa più l'edizione del 2002, ma non se ne farà più nessun'altra.
Noi non siamo d'accordo, perché pensiamo che si debba lavorare, nelle attuali condizione difficili, per ricostruire i presupposti affinch ritorni il Salone dell'Auto in una città che è consapevole che la sua vocazione ad essere città dell'auto non è in contraddizione con le sue prospettive di innovazione e di diversificazione.
Anche su questo argomento vorrei che il Consiglio regionale non fosse così regressivo, rispetto a tutta la discussione che viene affrontata anche in altre sedi nelle quali si è discusso, con un minimo di competenza, di questi problemi. Nessuna si sogna di contrapporre la diversificazione produttiva all'innovazione e alla valorizzazione di un tradizionale patrimonio industriale, perché tutti sono a conoscenza che il massimo dell'innovazione si è realizzato in questi anni proprio nel modo in cui quella struttura industriale della meccanica si è diversificata ed è riuscita a reggere una fase così delicata e complessa di trasformazione.
Terzo punto - e poi concludo - riguarda questo: tutto questo si gioca nei prossimi anni con politiche che sono, sì, delle politiche che riguardano l'industria dell'auto, ma sono politiche più generali. Quello che capiterà nell'automobile, così come in tanti altri campi, non dipenderà solo da quello che si farà in quel campo, ma dipenderà da quello che si farà negli altri settori e da come si muoverà Torino e la Regione nel suo insieme.
Da questo punto di vista, l'iniziativa che la città di Torino, e il Sindaco in particolare, nei giorni scorsi ha preso, cioè quella di provare a sollecitare e organizzare un'iniziativa che, date le migliaia di miliardi previsti in occasione delle Olimpiadi, costruisca una forte iniziativa, che fino ad oggi è mancata, dell'imprenditoria privata, del mondo economico e finanziario per fare, in contemporanea con questa dimensione importante di risorse pubbliche, un intervento che veda qua le sue forze organizzarsi per grandi interventi nel campo della ricerca e della formazione e di altre forme di infrastrutturazione, a mio parere è una delle cose che, anche indirettamente, possono agire su questo campo.
Per questo quindi, nell'ordine del giorno che abbiamo proposto e che riteniamo possa essere unificato con altri ordini che sono stati avanzati indichiamo questi tre punti: 1) riguarda strettamente le politiche espositive turistiche e le iniziative che in quel campo devono essere assunte, per garantire, a Torino e al Piemonte, una struttura che risponda a bisogni collettivi di questa comunità; 2) affrontare un terreno che sia quello delle politiche generali di investimento in una fase come questa e la possibilità di iniziative che mettano in movimento risorse aggiuntive necessarie (ci riferiamo, ad esempio, all'iniziativa della città di Torino); 3) promuovere un confronto tempestivo, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati (riprendendo anche il documento che questo Consiglio regionale ha approvato, all'unanimità, nella seduta scorsa), per aprire un confronto con tutti i soggetti interessati per verifica le politiche possibili.
Tutto questo è possibile, ma anch'io noto, come già affermato precedentemente dal consigliere Saitta, che vi sia, cari amici della Maggioranza e cari amici della Giunta, una sproporzione tra lo spazio che questa questione occupa oggi sulle prime pagine di tutti i giornali italiani e l'attenzione e l'impegno che la Giunta e la maggioranza dimostrano su questo tema in Consiglio regionale.
A noi pare che tutto ciò sia evidente e, se vogliamo prendere iniziative, bisogna che anche da questo punto di vista ci siano segnali di un'attenzione e un atteggiamento diverso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Sicuramente una riflessione su questo fenomeno deve essere fatta da tutti noi insieme, perché c'é sicuramente una parte di responsabilità da parte di chi ha costruito sempre automobili e che di Torino ha fatto un grandissimo impero, ma che in questi ultimi periodi tende un po' troppo alla diversificazione e, di conseguenza, dà meno importanza al segmento delle auto.
Tutto questo, però, non toglie le responsabilità che spettano, secondo me, alla Giunta.
Approfittando della presenza del Presidente e dell'Assessore Picchetto volevo ripassarmi i cadaveri delle imprese che continuano a chiudere e a trasferirsi. In poco tempo abbiamo visto le sorti di Telecom e Rai, è prossimo lo "sbarcare" della Banca Popolare di Verona nella Banca Popolare di Novara; lo stesso sta avvenendo per quanto riguarda i rapporti tra Unicredito, e SAI e tra le Generali e la Toro.
Volevo anche ricordare Ariagel, una ditta che ha chiuso da poco, la Maggiora, l'Ilpea, la FIAT di Tetti Francesi che sta trasferendo 3500 operai da Rivalta a Mirafiori (chissà cosa verrà fuori, ci prepariamo alla prossima botta). Poi c'è l'APTS, Cantamessa, la Ficomirrors, la Contitech Ages, Filtrauto.
Assessore, la sua è una gestione che non è assolutamente fortunata gli analisti potrebbero dire che la sua gestione sta facendo regredire questo territorio dal profilo manageriale e dal profilo produttivo.
Capisco che sia l'imprenditore privato che fa gli investimenti, per compito di questa amministrazione è quella di osservare e di prevenire, nei limiti del possibile, i fenomeni. Puntualmente le aziende scappano puntualmente noi arriviamo in ritardo e ci accontentiamo delle dichiarazioni.
Leggevo sui giornali che il Presidente Ghigo è preoccupato per quello che è successo, ma, ancora più preoccupato, è l'Assessore Pichetto (l'ho appreso da La Stampa di questa mattina). Il Salone dell'Auto è una manifestazione che, a mio giudizio, è particolarmente importante per una questione di immagine e per una serie di attività che si sviluppano sul territorio. Questa manifestazione l'avete "assassinata" dal momento in cui avete ceduto il ramo d'azienda incassando circa 6 miliardi. E' chiaro che l'imprenditore privato, se non ha un ritorno, se non ci sono estremi per poter fare certe cose, non le fa. Risulta particolarmente grave il fatto che una pubblica amministrazione non si occupi di queste cose. Quello che è successo sicuramente non fa onore a questa Giunta, non fa onore a questo Consiglio e non fa onore a questa Amministrazione, compresi gli organi di minoranza, perché questi fatti sono spiacevoli per tutti. Sicuramente il regresso non giova a nessuno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Sarò molto breve, anche perché non è opportuno ripetere concetti che hanno già espresso altri Consiglieri. Tralascio la parte relativa alla crisi aziendale e strutturale del gruppo FIAT, che si pone con un'esposizione bancaria preoccupante verso i principali istituti nazionali.
Questo è un altro argomento, anche se la crisi del settore e la crisi della Fiat con quanto è successo sono, per certi versi, strettamente legati.
Entro nel merito del problema della non realizzazione del Salone dell'Auto a Torino. Su questo punto chiedo l'attenzione del Presidente Ghigo perché cerco di sollecitarlo nella memoria tornando indietro di circa quattro anni quando ci fu un tentativo, ritengo serio, degli Enti locali (Comune, Provincia e Regione) di trattare con la Fiat, l'acquisizione del Lingotto. Ci fu anche una richiesta, che qualcuno definì ardita, di ricevere lo stabilimento Lingotto gratuitamente dalla FIAT - eravamo a ridosso del centenario - per realizzare quel polo espositivo, quanto mai utile alla città e alla Regione, per tutti i benefici che, di fatto, i grandi convegni portano in termini di reddito, di persone e di mobilità.
Questo non avvenne.
Si ipotizzava la realizzazione di un secondo padiglione verso la ferrovia - sto dicendo delle cose che non solo il Presidente, ma anche alcuni colleghi conoscono molto bene - per mettere il Lingotto nelle condizioni di essere un vero polo fieristico e toglierlo dalla gestione FIAT, che era una gestione ingessata, non dinamica, che non creava utili.
Non fu questa la scelta.
Dissento con qualche Consigliere dell'opposizione sul fatto che la responsabilità vada scaricata soltanto sulla Regione, anche se la ritengo principale, ma riguarda anche gli altri Enti locali piemontesi, nello specifico il Comune di Torino e la Provincia (ricordo che il sindaco era Castellani), fu un errore non aver insistito per creare le condizioni affinché avessimo un importante polo fieristico a conduzione pubblica, cosa che avviene in tutte le altre città.
Torino fece questa scelta assolutamente scellerata. Che fosse sbagliata lo si poteva intravedere subito perché, nel momento in cui si decise di affidare il Lingotto ad una persona assolutamente capace come il signor Cazzola, Presidente della Promotor, che aveva realizzato un innovativo appuntamento a Bologna, il Motor Show, rivolto principalmente alle giovani generazioni, era evidente che, al primo momento di difficoltà in un paese come l'Italia, con un mercato di due milioni di autovetture non si poteva assolutamente reggere due saloni dell'auto o, comunque, del settore motoristico. Tant'è che il primo a chiudere fu il Salone del veicolo industriale. La scelta sbagliata fu allora la responsabilità degli Enti locali, in primis della Regione, fu quella di non realizzare, con una società a partecipazione pubblica, il vero polo fieristico. Questa è la naturale conseguenza nell'aver affidato ad un imprenditore privato, cioè alla concorrenza, il destino del polo fieristico piemontese. Può sembrare incredibile, ma questo è avvenuto, si permise alla Promotor di acquisire una struttura come il Lingotto che, non vorrei ricordare male, era quindici volte il fatturato di quella società. Con un affare, per certi versi più discutibili di quello dell'acquisto dell'Alfa Romeo da parte della FIAT.
Molti ebbero dubbi sulla capacità e sulla solvibilità di Cazzola su un'operazione di quelle dimensioni. Questo avveniva tre anni fa: siamo nel 2002, c'è la crisi del settore auto, è evidente che l'imprenditore Cazzola fa i suoi interessi e sposta e realizza l'unico salone che l'Italia pu come mercato, sopportare e lo sposta a Bologna, dove è nati il Motor Show e dove era comprensibile che questo avvenisse. Non so se ci saranno le condizioni per far ritornare il Salone dell'Auto a Torino in questa situazione, di crisi ancora peggiore del settore e del gruppo FIAT che cede punti percentuali notevolissimi nello stesso mercato nazionale. E' certo che segna un declino preoccupante per la città e la Regione, alla base del quale vi è la responsabilità principale di tutti gli Enti locali e della Regione. In merito alla possibilità di attrarre flussi sia economici che turistici importanti su quella che è una delle scommesse di molte città a livello internazionale, la Regione non ha neanche svolto un'azione di basso profilo o di basso livello. Si è assolutamente disinteressata, non capendo che stava dando un'importante opportunità per la Regione e per la città ad un imprenditore capace, che assolutamente avrebbe privilegiato i suoi interessi e i suoi interessi sono a Bologna e lo hanno portato a difendere quella città.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Placido. Se non ci sono altri interventi, sospendo la seduta e provo a mettere insieme i vari documenti. Ricordo che non è obbligatorio presentare un documento unitario; vi chiedo se siete d'accordo su questa opzione.



(La seduta, sospesa alle ore 18.22 riprende alle ore 18.26)



PRESIDENTE

Assessore Pichetto, può fare una breve replica, così risponde anche all'interrogazione del Consigliere Giordano?



PICHETTO Gilberto, Assessore all'industria

Grazie, Presidente. In replica o come contributo alle valutazioni che i diversi colleghi hanno portato nei loro interventi, volendo distinguere per quanto distinguibile, la questione Fiat e auto e indotto dell'auto oggetto di un ampio dibattito in quest'aula una quindicina di giorni or sono, e la decisione delle case automobilistiche straniere di non aderire all'iniziativa del Salone dell'Auto, ritenendo che questo sia un indicatore del momento difficile che vive il sistema dell'auto e del suo indotto, a livello mondiale ed europeo. Probabilmente è anche frutto di errori nelle strategie di individuazione del periodo e delle modalità di presentazione del Salone stesso.
L'Assessore Racchelli, se lo riterrà, potrà essere più preciso ritengo che il pacchetto "Salone dell'Auto" fosse un pacchetto congiunto con il Motor Show di Bologna, quindi fosse un'offerta vantaggiosa.
Personalmente non credo che il signor Cazzola abbia deciso di perderci laddove voleva guadagnarci, se questo era possibile.
Il ragionamento è molto più profondo e ringrazio i colleghi che l'hanno sollecitato.
Questo è uno degli indicatori che si inserisce nella valutazione avvenuta la volta scorsa: un grande cambiamento del sistema della produzione dell'auto; un eccesso di produzione a livello mondiale ed europeo; la necessità di ridurre le occasioni di promozione e probabilmente, per le imprese straniere, non promuoverle a casa di un concorrente.
Naturalmente, poi, dobbiamo stare alle motivazioni ufficiali che i diretti interessati hanno dato.
Ancora alcune considerazioni: ho sentito in quest'aula parole di fuoco mi pare da parte del collega Saitta - sul fatto che la Regione abbia rinunciato al proprio ruolo di promozione e programmazione.
Mi permetta, collega: quanto lei ha affermato non è assolutamente vero.
Piuttosto può dirlo ai suoi colleghi della Provincia e del Comune, che hanno ricevuto più volte l'offerta per rendere mista Expo 2000, ma che hanno deciso di non parteciparvi.
Apprendo ora che la notizia sta diventando d'attualità e mi fa piacere che oggi ci sia stata la proposta, da parte della Provincia di Torino, di costituire una società mista per svolgere quel ruolo che era previsto al momento della cessione dell'immobile del Lingotto da parte della Fiat al signor Cazzola, quindi di chiedere la realizzazione di una serie di fiere per mantenere una società che svolgesse il ruolo di integrazione, come soggetto pubblico, di promozione e di intervento su alcune aree di mercato.
In quell'occasione non è stato possibile realizzare tutto questo perch sono mancati gli altri interlocutori pubblici, cioè la Provincia e il Comune di Torino.
Normalmente non sono una persona che punta il dito, però in questo caso ritengo opportuno dirlo, perché il ragionamento fatto in quest'aula - cari signori, andate a leggere i verbali - era l'apertura di Expo 2000 con delle quote a favore di Comune di Torino e Provincia di Torino e i funzionari regionali hanno trattato la questione con i funzionali della Provincia e del Comune, proprio per creare una struttura che integrasse.
In allora è andato bene non parteciparvi, mentre oggi lo si richiede.
Evitiamo di arrivare a questi eccessi accusatori, che non hanno senso! Molto più seri - e li apprezzo - sono stati gli interventi e gli ordini del giorno di molti colleghi, anche dell'opposizione, che hanno colto quest'evento negativo in senso propositivo, per portare avanti proposte che vedano coinvolti congiuntamente i soggetti pubblici (Regione, Provincia e Comune) e i soggetti privati o gli attori associati dei soggetti privati che svolgono funzioni importanti in questa città.
Non assumiamo sempre atteggiamenti di lamentela! Certo, Telecom va a Milano, perché è stata comprata dai milanesi! La Regione Piemonte avrebbe dovuto fare assistenza anche rispetto al comprare o al non comprare Telecom? Il Salone dell'Auto non ci sarà: dobbiamo intervenire come Regione? Penso che, al limite, si debba intervenire con soggetti pubblici, ad integrazione, in alcune fasi. Un intervento può anche essere preso in considerazione, ma in una logica di rilancio e non di assistenza! Altrimenti, davvero, torniamo ai moti del 1870, dimenticando che dopo il 1870 fortunatamente ci sono stati 40 anni in cui questa città è esplosa: in cinque anni è riuscita a costruire quattro ponti, uno stadio e anche a demolirlo e a costruirne un altro! Ritengo davvero opportuno chiedere un po' di spina dorsale a tutti! Il ruolo della Regione, anche a seguito dell'ordine del giorno approvato in aula il 5 febbraio, è quello di andare avanti, immediatamente chiedendo un confronto con la Fiat, che svolge un ruolo di collegamento con l'oligopolio delle case automobilistiche.
Ho visto un ordine del giorno, mi pare del collega Caracciolo, che chiede di fatto quanto è già stato votato; lo condivido, ma non so come integrarlo con gli altri. Come Giunta chiedo, al limite, di rivederlo o ritirarlo; il Presidente del Consiglio deciderà se votare un ordine del giorno identico al precedente, già approvato.
Nei prossimi giorni il Presidente della Giunta e l'Assessore delegato il collega Racchelli, potranno valutare quali iniziative assumere nel campo del sistema fieristico, rispetto non solo alla ricaduta d'immagine a livello internazionale, ma anche alla ricaduta più immediata, che un indotto di sistema porta sul territorio.
Ricordando che, al di là del Salone dell'Auto il Lingotto ha fiere tutto l'anno, ha manifestazioni tutto l'anno; quindi, è un circuito che funziona tutto l'anno. Quindi, è mancata questa grande occasione, e dobbiamo analizzare bene il motivo, ma ricordiamoci che funziona, perch non fa otto fiere all'anno come faceva tre o quattro anni fa. Andiamo a conoscere e a vedere quali sono le condizioni.



PRESIDENTE

Ho cercato di fare un lavoro che comprendesse i concetti dei diversi ordini del giorno, compresi gli emendamenti presentati dai Consiglieri Papandrea e Contu. Quindi, avrei predisposto il seguente testo: "Il Consiglio regionale Premesso che l'annullamento del Salone dell'Auto arreca a Torino ed alla Regione un danno gravissimo da un punto di vista materiale e d'immagine oggi si pagano da un lato una crescente debolezza strutturale dell'industria automobilistica piemontese e dall'altro la debolezza strutturale di scelte politiche espositive che non mettono al centro gli interessi della città e della Regione il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato un ordine del giorno in tema di politica industriale per il settore auto nella seduta del 5 febbraio 2002. Premesso tutto ciò impegna la Giunta regionale: ad attivarsi prioritariamente perché il Salone dell'Auto rimanga a Torino; ad indirizzare le scelte di politica espositiva nella direzione di un nuovo ruolo pubblico in questo campo, in particolare valutando il rientro della Regione negli assetti societari dell'ente promotore del Salone dell'Auto che garantisca alla città e alla Regione strutture adeguate ed una gestione coerente con i prioritari interessi della nostra collettività a rispondere positivamente alle sollecitazioni in ordine alla mobilitazione di nuove risorse finanziarie per investimenti nel campo della ricerca della formazione e della infrastrutturazione nel settore auto a promuovere unitamente al Governo nazionale un tempestivo confronto con la Direzione della FIAT Auto Spa e della General Motors in merito al futuro della produzione della FIAT Auto nel nostro Paese e nella nostra Regione".
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

C'é una questione che è semplicemente di precisione istituzionale, cio dove si parla di città di Torino e di Regione Piemonte, sarebbe il caso di nominare anche la Provincia di Torino. Vi è inoltre una seconda questione: quando sul terzo punto e sul primo si cita il settore dell'auto, il Salone e la ricerca di infrastrutturazione, sarebbe il caso di inserire un concetto più generale, che non riguardi solo quello.



PRESIDENTE

Quindi, aggiungiamo anche la Provincia, mentre più avanti potremmo mettere "interessi del territorio". Ho fatto la seguente variazione: "l'annullamento del Salone dell'Auto arreca alla città di Torino, alla Provincia ed alla Regione un danno gravissimo da un punto di vista materiale e d'immagine. Oggi si pagano, da un lato, una crescente debolezza strutturale dell'industria automobilistica piemontese, e dall'altro scelte politiche espositive che non mettono al centro gli interessi del territorio; che il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato un ordine del giorno in tema di politica industriale per il settore auto nella seduta del 5 febbraio 2002. Premesso tutto ciò impegna la Giunta regionale: ad attivarsi prioritariamente perché il Salone dell'Auto rimanga a Torino ad indirizzare le scelte di politica espositiva nella direzione di un nuovo ruolo pubblico in questo campo, in particolare valutando il rientro della Regione negli assetti societari dell'ente promotore del Salone dell'Auto che garantisca nella nostra Regione strutture adeguate ed una gestione coerente con i prioritari interessi della nostra collettività;".
Il resto rimane invariato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Credo che l'ordine del giorno si possa votare, però chiedo anche che ci sia un impegno suo e del governo entro 15 giorni di dirci, rispetto all'ordine del giorno, che fine faranno gli impegni assunti. Non vorrei che votato l'ordine del giorno sia finita la questione. Data l'importanza della questione, vorrei capire che cosa viene fatto concretamente affinch quest'ordine del giorno abbia delle gambe, altrimenti diventa una cosa fatta tanto per chiudere una discussione in modo unitario, e fingere che ci occupiamo della questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Proporrei, visto che si fa riferimento all'ordine del giorno del 5 febbraio, laddove dicevamo che la Regione Piemonte s'impegna con scelte di politica industriale tese a determinare quel processo di distrettualizzazione del settore dell'auto, laddove lei cita "innovazione infrastrutturazione..." e il Consigliere Marcenaro ha fatto togliere la parola "il settore dell'auto", comunque è opportuno che ci sia un accenno e un riferimento all'impegno specifico della Regione e al processo di distrettualizzazione. Mi sta bene che sia stato tolto il settore dell'auto in quanto è un'azione generale di sistema, ma c'é una specificità, perch nel momento in cui ci porremo come interlocutori con la FIAT e General Motors, diciamo anche che stiamo facendo delle politiche per accrescere la competitività del sistema auto nella nostra Regione. Le chiedo se è possibile nella parte dispositiva inserire l'accenno ad un impegno di politica industriale, che favorisca la distrettualizzazione del settore auto.



PRESIDENTE

Siamo d'accordo nel fare quest'aggiunta.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'ordine del giorno n. 473 , il cui testo finale recita "Il Consiglio regionale Premesso che: l'annullamento del Salone dell'auto arreca alla città di Torino ed alla regione un danno gravissimo, da un punto di vista materiale e di immagine oggi si pagano da un lato una crescente debolezza strutturale dell'industria automobilistica piemontese e dall'altro scelte politiche espositive che non mettono al centro gli interessi del territorio il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato, nella seduta del 5 febbraio 2002, l'ordine del giorno n. 453 in tema di politica industriale per il settore auto, con cui si chiedeva un intervento di politica industriale della Regione teso a favorire la distrettualizzazione del settore auto impegna la Giunta regionale ad attivarsi prioritariamente perché il Salone dell'auto rimanga a Torino ad individuare le scelte di politica espositiva nella direzione di un nuovo ruolo pubblico in questo campo, in particolare valutando il rientro della Regione negli assetti societari dell'Ente promotore del Salone dell'auto che garantisca nella nostra regione strutture adeguate ed una gestione coerente con i prioritari interessi della nostra collettività a rispondere positivamente alle sollecitazioni in ordine alla mobilitazione di nuove risorse finanziarie per investimenti nel campo della ricerca della formazione e della infrastrutturazione a promuovere, unitamente al Governo nazionale un tempestivo confronto con la direzione della FIAT Auto s.p.a. e della General Motors in merito al futuro della produzione della FIAT Auto nel nostro paese e nella nostra regione".
Il Consiglio approva.
Nell'approvazione di tale ordine del giorno confluiscono i seguenti ordini del giorno: n. 468 presentato dal Consigliere Tapparo n. 469 presentato dai Consiglieri Angeleri, Cattaneo, Galasso, Mercurio Costa Roberto, Brigandì, e Deorsola n. 470 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Caracciolo n. 471 presentato dai Consiglieri Marcenaro, Suino, Riba, Muliere Manica, Ronzani, Placido e Riggio n. 472 presentato dai Consiglieri Caracciolo e Tomatis.


Argomento: Artigianato

Esame disegno di legge n. 362 "Modifiche della legge regionale 9 maggio 1997, n. 21 'Norme per lo sviluppo e la qualificazione dell'artigianato' come modificata dalla legge regionale 31 agosto 1999, n. 24"


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 362, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Relatrice è la Consigliera D'Onofrio.



D'ONOFRIO Patrizia, relatrice

Do per letta la seguente relazione: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, il presente disegno di legge si pone l'obiettivo della semplificazione dei procedimenti relativi alla composizione, al funzionamento e al rinnovo delle Commissioni provinciali per l'artigianato, così come regolati dalla legge regionale n. 21/1997 sullo sviluppo e la qualificazione dell'artigianato.
Le procedure attuali per la composizione delle Commissioni provinciali, che prevedono il sistema elettivo per i componenti artigiani appaiono particolarmente onerose sia da un punto di vista procedurale sia da un punto di vista finanziario.
Con il presente disegno di legge si intende sostituire il sistema elettivo con il criterio di "nomina" dei componenti artigiani attraverso la designazione da parte delle organizzazioni artigiane provinciali aderenti alle confederazioni sindacali nazionali.
Si tratta di una modifica normativa che comporta un grado assai rilevante di semplificazione sotto il profilo degli adempimenti, delle fasi procedimentali, dell'accelerazione e dell'efficacia del procedimento, oltre a consentire un notevole risparmio sul piano degli oneri amministrativi e finanziari.
Un'ulteriore modifica alla legge regionale n. 21/1997 è relativa anche al numero dei rappresentanti artigiani presenti nelle Commissioni provinciali, che viene fissato da un minimo di 12 ad un massimo di 20 componenti in base alla consistenza numerica delle imprese iscritte agli albi provinciali. Con apposita delibera di Giunta dovrà essere individuato il numero dei componenti per ogni Commissione provinciale.
Inoltre il numero dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali viene ridotto ad uno.
Infine, il presente disegno di legge adegua le competenze per gli atti di nomina e di sostituzione alle disposizioni contenute nella legge 51/1997 sull'organizzazione degli uffici e sull'ordinamento del personale regionale, sostituendo per l'adempimento di tali funzioni il Direttore regionale responsabile per materia al Presidente della Giunta regionale I contenuti del presente provvedimento sono stati elaborati dalla Giunta regionale su proposta delle associazioni di categoria artigiane regionali aderenti alle confederazioni nazionali sindacali dell'artigianato: la Commissione, nel corso dell'esame, decidendo di non svolgere le consultazioni con i soggetti interessati al fine di accelerarne l'iter, ha tuttavia ritenuto opportuno acquisire una nota in cui il comitato di coordinamento delle confederazioni artigiane del Piemonte dichiara di concordare con le disposizioni contenute nel disegno di legge.
Da un punto di vista squisitamente formale e metodologico, in ossequio ai principi di semplificazione e chiarezza delle disposizioni da adottare, ad ogni articolo del disegno di legge corrisponde la modifica o l'integrazione di un articolo del testo unico in materia di artigianato.
Occorre inoltre sottolineare che nella maggioranza dei casi, al fine di perseguire la migliore chiarezza possibile nei confronti del cittadino utente, nel corso dell'esame in Commissione si è valutata l'opportunità di riscrivere interamente gli articoli della legge regionale n. 21/1997 quando gli stessi fossero oggetto di numerose modifiche.
Di seguito si dà luogo ad una breve illustrazione degli articoli che compongono il provvedimento oggetto di esame.
L'articolo 1, modificando l'articolo 48 della legge regionale n.
21/1997, disciplina la nuova composizione delle Commissioni provinciali per l'artigianato, disponendo in particolare il criterio della designazione degli imprenditori artigiani da parte delle associazioni di categoria provinciali aderenti alle confederazioni nazionali artigiane.
Viene altresì variata all'interno delle Commissioni la componente artigiana che, dai 18 membri attuali, è fissata in un numero che si colloca tra un minimo di 12 ed un massimo di 20 titolari di imprese artigiane in proporzione alla consistenza numerica degli iscritti agli Albi provinciali.
Come già ricordato in precedenza, alla Giunta regionale è attribuito il compito di individuare, con propria deliberazione, il numero dei componenti per ogni Commissione provinciale.
Il numero dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali viene ridotto ad uno.
Nello stesso articolo si modifica, al fine di assicurarne una migliore funzionalità, il quorum per la regolarità delle riunioni delle Commissioni in seconda convocazione, disponendo che le sedute siano valide con la presenza di almeno un quarto (attualmente era un terzo) dei componenti.
E' inoltre dichiarata incompatibile la contemporanea appartenenza a più di una Commissione provinciale per l'artigianato.
Considerate le numerose modifiche apportate, l'articolo 48 della legge regionale n. 21/1997 è stato interamente sostituito dalla versione contenuta nel presente disegno di legge.
La nuova stesura dell'articolo 50, comma 1 della legge regionale n.
21/1997, introdotta dall'articolo 2 del disegno di legge, individua all'interno della Commissione regionale per l'artigianato la presenza di almeno un esperto in materia giuridica tra i rappresentanti (tre) spettanti alla Regione.
Il comma 1 di tale articolo è stato sostituito integralmente.
L'articolo 3 del disegno di legge, emendando l'articolo 51 della legge regionale n. 21/1997, disciplina le ipotesi di decadenza e le procedure per la nomina e la sostituzione dei componenti, aggiornando le norme al nuovo sistema, introdotto con il presente provvedimento, della nomina dei rappresentanti artigiani nelle Commissioni provinciali in luogo della loro elezione. Come già accennato, muta anche l'attribuzione di tali funzioni dal Presidente della Giunta regionale al Direttore competente per materia.
A motivo del numero di modifiche apportate, l'articolo 51 della legge regionale n. 21/1997 è stato interamente sostituito.
Con l'articolo 4 si è inteso sostituire interamente, per una migliore fruibilità del testo unico dell'artigianato da parte degli utenti interessati, l'articolo 63 della legge regionale n. 21/1997, mentre il testo originale del disegno di legge si limitava ad abrogarne i primi cinque commi divenuti obsoleti a seguito del nuovo sistema di scelta dei rappresentanti artigiani facenti parte delle Commissioni provinciali.
Attualmente è previsto il rimborso delle spese di missione unicamente per il Presidente delle Commissioni provinciali e regionale. L'articolo 5 modificando l'articolo 64 della legge regionale n. 21/1997, estende anche a tutti i componenti delle Commissioni il rimborso per le spese di trasferta e missione sostenute per lo svolgimento di attività su incarico della Regione connesse al loro ruolo istituzionale. Tale modifica è dettata dall'esigenza di far effettuare dai componenti delle Commissioni controlli e verifiche per il mantenimento dell'eccellenza artigiana, previsti dai disciplinari di produzione e dal regolamento sull'utilizzo del marchio, ai sensi del titolo II, capo VI del testo unico sull'artigianato. Inoltre si stabilisce che la misura del gettone di presenza previsto al comma 1 dell'articolo 64 può essere incrementato, con apposita delibera di Giunta Regionale, per un importo annuale non superiore al 10 per cento.
Con l'articolo 6 viene disposta l'abrogazione del capo III (Elezioni dei componenti artigiani delle Commissioni provinciali per l'artigianato) del titolo III della legge regionale n. 21/1997: tale capo, contenente le modalità per le elezioni dei rappresentanti artigiani all'interno delle Commissioni provinciali, è stato ormai superato dal nuovo modo di scelta (la nomina) previsto nel presente disegno di legge.
Inoltre si è ritenuto che, al fine di una ulteriore "pulizia" del testo della legge regionale n. 21/1997, dovesse abrogarsi anche il comma 7 dell'articolo 65, in quanto la nuova legge regionale n. 7/2001 sull'ordinamento contabile della Regione già consente, all'articolo 24, di apportare variazioni compensative tra capitoli di bilancio con semplice atto amministrativo.
Considerata l'attenta analisi cui il presente provvedimento è stato sottoposto in sede di Commissione consiliare e preso altresì atto della condivisione dello spirito e del contenuto del disegno di legge da parte delle associazioni artigiane, se ne raccomanda una rapida approvazione da parte dell'Aula consiliare, anche avendo riguardo all'importanza che il settore dell'artigianato riveste nell'economia piemontese." Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, siccome si approvano dei provvedimenti senza che i colleghi siano stati nella Commissione di merito, intervengo brevemente per aiutare a capirne il senso.
Qui stiamo svolgendo un'operazione che certamente trova le categorie e le Associazioni Artigiane favorevoli. Ma va vista nel percorso.
Negli anni Ottanta, sulle Commissioni provinciali dell'artigianato, che non venivano elette da età storiche, si era arrivati a sancire un processo democratico: si andava, cioè, a votare i propri rappresentanti, tutta la platea delle imprese artigiane, indubbiamente con un grosso onere. Se non erro, l'organizzazione di queste elezioni costa parecchio e l'Assessore Burzi, probabilmente, vede positivamente questo evento.
Tuttavia, dobbiamo riconoscere che è successo un fatto che ci deve, in qualche modo, porre un interrogativo: siccome l'associazionismo di categoria sindacale è un interlocutore importante della concertazione, e quindi deve avere una sua legittimazione, prendiamo atto che andavano a votare il 5% degli artigiani e quindi diventava uno sforzo enorme per nulla.
L'accordo unanime delle Associazioni Artigiani ha fatto sì che si ritorni (con certi mutamenti) sostanzialmente al passato.
Dunque, in qualche modo, è il riconoscimento che un "pezzo" di strategia è fallita, e si torna a designazione da parte delle Associazioni.
un aspetto che apre un problema rispetto al valore che diamo della concertazione, che deve avere un'alta rappresentatività delle Associazioni.
Comunque, lo pongo solo ai colleghi perché si sappia cosa si sta votando.
Io voterò a favore con questa riserva che ho cercato di esplicitare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, procediamo all'esame dell'articolato.
Emendamento aggiuntivo presentato dall'Assessore Laratore e dalla Consigliera D'Onofrio: prima dell'art. 1, è inserito il seguente articolo: "Art. 01 1. Al comma 4 dell'art. 30 della legge regionale 9 maggio 1997, n. 21 le parole "non oltre il 31 gennaio di ogni anno" sono sostituite dalle seguenti: "nei termini previsti dal piano degli interventi di cui all'art.
20".
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
ART. 1 (che diventa art. 2) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1 così come emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 2 (che diventa art. 3) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 2.
Il Consiglio approva.
ART. 3 (che diventa art. 4) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 3.
Il Consiglio approva.
ART. 4 (che diventa art. 5) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 4.
Il Consiglio approva.
ART. 5 (che diventa art. 6) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 5.
Il Consiglio approva.
ART. 6 (che diventa art. 7) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 6.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, dell'intero testo di legge.
Presenti e votanti 28 Consiglieri Hanno risposto SI 28 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame proposta di deliberazione n. 207: "La legge regionale 42/4/1990 n. 50, 'Istituzione della zona di salvaguardia dell'Alpe Dovero'. D.C.R. n. 618-3421 del 24/2/2000: 'Approvazione del piano peesistico della zona di Salvaguardia dell'Alpe Dovero'. Integrazione, a seguito di accertamento di errore materiale, delle norme di attuazione del piano paesistico della zona di salvaguardia dell'Alpe Dovero"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 207, di cui al punto 10) all'o.d.g..
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale deliberazione.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Prima di chiudere la seduta, informo i Consiglieri che riceverò la delegazione di donne che manifestano sul Piano Socio-Sanitario.
Chiedo ai Capigruppo, se vogliono, d'intervenire.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.56)



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