Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.186 del 19/02/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 11.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico: che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 23 (nn.
142 e 143), 24 (nn. 144 e 145), 30 (nn. 146 e 147), 31 (nn. 148 e 149) ottobre - del 6 (nn. 150 e 151), 8 (n. 152), 13 (n. 153), 14 (nn. 154 e 155), n. 15 (156), 27 (nn. 157 e 158), 29 (nn. 159 e 160) novembre - e del 4 (nn. 161 e 162), 10 (nn. 165 e 166), 12 (nn. 167, 168 e 169) dicembre 2001.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Casoni, Ghigo, Godio Marengo, Scanderebech.


Argomento:

Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, voglio portare in evidenza all'Assemblea un fatto di grande rilevanza ed estrema gravità, che si collega ad un ordine del giorno approvato dall'Assemblea stessa due settimane fa: la decisione di non tenere il Salone dell'Auto a Torino. E' un ulteriore segnale di grande difficoltà del settore dell'auto ed è penoso vedere che qualche amministratore sostiene che comunque ci sono le Olimpiadi del 2006! Le chiedo, Presidente, se non ritenga opportuno che, nell'ambito di questa giornata, l'Assemblea si posizioni e si esprima rispetto ad un fatto che anche nella stampa quotidiana ha avuto un grande risalto.
Concludo dicendo che, a questo proposito, ho presentato un ordine del giorno nel quale stigmatizzo la gravità del fatto e invito la Giunta regionale all'assunzione di alcune responsabilità.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli altri colleghi Consiglieri, devo dirle Consigliere Tapparo, che concordo sulla necessità di trovare uno spazio per discutere questo punto ed eventualmente approvare un ordine del giorno.
Anch'io nella giornata di ieri ho dichiarato di considerare questo fatto molto grave e da non sottovalutare assolutamente.
Sono, quindi, favorevole a discutere il documento presentato dal Consigliere Tapparo, magari in apertura della seduta pomeridiana, con la presenza dell'Assessore Pichetto.
Prego, Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi associo alla richiesta del collega Tapparo e concordo sull'opportunità di discuterne in apertura della seduta pomeridiana.
Chiedo, Presidente, se può distribuire l'ordine del giorno in modo da poterlo valutare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Mi associo alle richieste avanzate dai colleghi Tapparo e Papandrea.
Chiedo, inoltre, che l'Assessore D'Ambrosio faccia una comunicazione...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Io stesso ho chiesto di poterla fare...



RIGGIO Angelino

Allora diamo un'informazione all'Aula sul commissariamento di dodici Aziende sanitarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Presidente, mi associo alle richieste dei colleghi Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, chiunque abbia letto i giornali stamattina o meglio, abbia appreso la notizia ieri pomeriggio, riguardo alla possibilità - che è ormai una certezza - che il Salone dell'Auto non si svolga più a Torino, è rimasto attonito e preoccupato, non solo per il futuro economico della nostra città e regione, ma anche per un impatto psicologico molto preoccupante.
In questo senso, abbiamo formulato un ordine del giorno, che presenteremo, perché è importante che il Consiglio regionale affronti questo tema.
La politica si deve riappropriare dei fatti importanti che vengono gestiti solo dai poteri economici, con valutazioni che non sono e non possono essere più solo quelle del profitto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Per sollecitare questo dibattito e aggiungere un aspetto. Per quanto riguarda il Salone dell'Auto, il mio atteggiamento è di sorpresa - come per tutti - ma è anche quello di voler discutere subito la questione, senza rinunciare all'idea che il Salone dell'Auto possa tenersi a Torino.
E' un po' indigesto bere, senza alcun preavviso, una decisione di questo genere.
La mia voce, pertanto, è una voce che chiede di non dare per scontato che il Salone dell'Auto non si terrà a Torino. Ritengo che questo sia l'atteggiamento giusto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera D'Onofrio.



D'ONOFRIO Patrizia

Anche il Gruppo di Alleanza Nazionale si associa alla richiesta del dibattito, vista l'importanza del tema. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Anche noi, come Forza Italia, consideriamo importante affrontare il dibattito in apertura dei lavori pomeridiani o quando la Presidenza riterrà opportuno.
E' un fatto importante, evidenziato nella giornata di ieri e ripreso ampiamente oggi, con le posizioni di alcuni soggetti istituzionali e politici , dagli organi di informazione.
Sottoscriveremo l'ordine del giorno presentato dal collega Angeleri che sarà quindi un elemento di discussione nel dibattito che riteniamo utile ed indispensabile in questo momento delicato per la nostra città e regione.



PRESIDENTE

Colleghi, ritengo che il dibattito si possa svolgere nel pomeriggio in apertura di seduta.
Chiedo al Consigliere Angeleri di farmi avere al più presto l'ordine del giorno che è stato annunciato, cosicché possa distribuirlo con anticipo e magari oggi si arrivi ad una presa di posizione del Consiglio il più possibile condivisa.
Ha chiesto di parlare per comunicazioni l'Assessore D'Ambrosio; ne ha facoltà.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente. Cortesi colleghi, ieri la Giunta regionale ha nominato un nuovo Direttore generale dell'Azienda sanitaria ospedaliere Molinette, nella persona del dott. Giovanni Monchiero. Tale nomina è avvenuta d'intesa con il Magnifico Rettore, prof. Rinaldo Bertolino, dopo che allo stesso era stata formulata una rosa di nomi con la disponibilità da parte regionale, ad eventuali ulteriori indicazioni da parte dell'Università.
Ieri stesso, in mattinata, il Magnifico Rettore dell'Università di Torino ha inviato al Presidente Ghigo e al sottoscritto la seguente comunicazione: "In riscontro alla cortese loro nota, mi è gradito trasmettere il parere positivo di quest'Ateneo in relazione alla nomina del dott. Giovanni Monchiero a Direttore generale dell'Azienda sanitaria ospedaliera San Giovanni Battista di Torino, come previsto dall'art. 11, comma due, della legge regionale n. 10/95".
Mi pare doveroso per i colleghi dire brevemente chi è il dott. Monchiero.
Il dott. Giovanni Monchiero è nato 55 anni fa a Canale, in provincia di Cuneo, ove risiede. Sposato, con tre figli.
Laureato in Scienze Politiche presso l'Università di Torino con 110 lode e dignità di stampa.
Funzionario regionale, collabora con l'Amministrazione da oltre 27 anni.
Responsabile, negli anni '80, della Sezione di Alba-Bra del Comitato Regionale di Controllo, si distinse per la capacità di intrattenere rapporti di collaborazione con gli Enti Locali del Circondario, creando un clima particolarmente positivo nelle relazioni, tendenzialmente conflittuali, fra controllori e controllati.
Dal 1 luglio 1991 viene nominato Amministratore Straordinario dell'USSL n. 65 di Alba, partecipando, fin dal primo momento, a quel complesso processo di riforma che, per tappe successive, ha portato all'aziendalizzazione della sanità.
Nominato, a far tempo dal 1/1/1995, Direttore generale dell'Azienda USSL n. 18 di Alba-Bra, nata dall'accorpamento delle USSL n. 64 di Bra e n.
65 di Alba, gestisce con determinazione non disgiunta da prudenza la fusione delle due realtà organizzative, evitando l'insorgere di risentimenti campanilistici, al punto che le due città decidono di dotarsi di un unico ospedale, che dovrà sorgere in posizione baricentrica, con la dismissione dei due antichi presidi cittadini. Il merito va sicuramente sia al Direttore generale, dott. Monchiero, sia ai Sindaci delle due città che vincendo vecchi campanilismi, sono arrivati a questa determinazione.
Nell'agosto del 1995, a seguito della nota vicenda dell'annullamento da parte del TAR, delle nomine dei Direttori Generali, rientra in Regione dove viene nominato prima Responsabile del Settore Informatica e poi del Settore Patrimonio.
Dal 1/4/1996 viene chiamato dal nuovo Direttore generale dell'ASL 18 a svolgere le funzioni di Direttore amministrativo di quell'Azienda.
Dal 10/12/1997 regge l'ASL 18 come Direttore generale supplente, per poi essere nominato, dal 1/10/1998, Direttore generale, incarico che ricopre tuttora. Sotto la sua Direzione, l'Azienda si caratterizza per correttezza ed economicità della gestione, nonché per la capacità di aderire in modo sostanziale ai grandi cambiamenti imposti dal processo di aziendalizzazione.
L'ASL 18 è stata una delle prime ad adottare gli strumenti propri del controllo di gestione e a produrre, fin dal 1996, una puntuale reportistica dei costi sostenuti e della produzione effettuata da ogni struttura operativa. Quindi è la prima Azienda del Piemonte che ha una contabilità per centri di costo. Col tempo tale reportistica si è tradotta in un vero e proprio sistema di "budget", ove tutte le risorse utilizzate e i volumi di attività attesi sono predefiniti, contrattati tra Direzione aziendale e Responsabili delle UU.OO.AA., e monitorati mensilmente.
Per quanto riguarda i profili della motivazione dei collaboratori l'ASL è stata il primo Ente pubblico, in Italia, a dotarsi di una "Carta Etica Aziendale", concepita e redatta attraverso una complessa attività seminariale, rivolta a tutti i Dirigenti responsabili di U.O.A. e a quei dipendenti che, pur in assenza di qualifica dirigenziale, rivestono un ruolo di leadership formalmente riconosciuto. A seguito di questa iniziativa - che ha avuto vasta eco sui quotidiani nazionali, tanto che "Il Sole - 24 Ore" ha pubblicato, nel febbraio del 2000 il testo integrale del documento - è stato istituito il "Laboratorio della Carta Etica" come luogo permanente di riflessione e formazione attorno ai temi emergenti che coinvolgono la sfera dei comportamenti degli operatori in sanità.
Da un'attenta valutazione del curriculum (a vostra disposizione, se ritenete) e delle referenze presentate, unitamente all'oggettiva presa d'atto dei risultati ottenuti negli incarichi finora svolti, risulta che il dott. Giovanni Monchiero è in possesso di tutti i requisiti professionali indispensabili per dirigere una struttura importante e complessa come le Molinette.
Il dott. Monchiero - così com'é stato già comunicato - si avvarrà di quello che è l'organo di indirizzo previsto dal D.Lgs. n. 517/99; come sapete, del Comitato d'indirizzo faranno parte due esponenti indicati dalla Regione e due dalle Molinette. Entro il 30 giugno - ha assicurato sia il Rettore che il Presidente della Giunta - tale Comitato presenterà un piano di attività completo, ovviamente cercando in tutti i modi la sinergia tra gli ospedalieri e l'Università.
Oltre a questa comunicazione, sintetica ovviamente, debbo dire che nella riunione di Giunta che si è tenuta ieri sono state fatte anche le nomine di Commissari in 10 ASL ove il contratto del Direttore generale era scaduto.
Perché la nomina di Commissari a termine, ovviamente, fino al 31 dicembre di quest'anno? Perché non si voleva ingessare l'assetto istituzionale del sistema sanitario regionale con impegni contrattuali a lungo termine, a fronte dell'evidente riorganizzazione del sistema stesso previsto dal nuovo Piano socio-sanitario regionale.
Al Direttore generale dell'ASL 4, la Giunta regionale, su mia proposta non ha rinnovato il contratto e non lo si è quindi nominato Commissario in quanto, pur avendo notevoli capacità di implementazione dei servizi sanitari ospedalieri, pur avendo determinato implementazioni dei servizi sanitari ospedalieri, ha svolto il proprio ruolo in modo molto autonomo disattendendo a più riprese gli indirizzi regionali con il risultato di amministrare l'Azienda verso obiettivi diversi rispetto alla funzione propria di un'azienda territoriale.
L'incremento esasperato della complessità delle funzioni ospedaliere ha comportato l'evoluzione del presidio San Giovanni Bosco verso attività tipiche delle Aziende ospedaliere, sottraendo così le necessarie attività di base alla popolazione di riferimento e creando una inopportuna competizione con gli altri nosocomi torinesi deputati alle alte specialità.
Il merito che va riconosciuto al dott. Rissone è quello di aver istituito il secondo polo dell'emergenza in quella struttura, mentre il problema grosso è che dal punto di vista economico la situazione creata dal Direttore, in contrasto con tutte le previsioni programmatiche regionali, è risultata disastrosa: il deficit finanziario dell'Azienda, in costante vertiginoso aumento, avrebbe raggiunto la cifra di oltre 106 miliardi per l'anno 2002.
Debbo così sottolineare, per inciso, che il disavanzo dell'ASL 4 è stato di 18,492 miliardi nel 1999, di 71,827 miliardi nel 2000, di 72 miliardi circa (il consuntivo non è ancora pronto) per il 2001 e, come ho detto poc'anzi, c'é stata una richiesta da parte del Direttore di 106 miliardi in più rispetto al budget previsto per l'Azienda stessa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

In merito a questa comunicazione dell'Assessore, volevo soltanto far notare che alcune considerazioni che avevamo svolto già qualche settimana fa in ordine alla modalità di designazione del Direttore delle Molinette per noi continuano ad essere valide.
Avevamo evidenziato, appunto, che per un problema eccezionale come quello delle Molinette occorreva in qualche maniera la definizione di un criterio di carattere eccezionale, e avevamo fatto riferimento anche a un soggetto terzo per l'individuazione e la scelta del candidato.
Così non è avvenuto e ce ne rammarichiamo; noi continuiamo ad essere dell'opinione che quella era la strada giusta.
L'altra considerazione è quella relativa al fatto che la Giunta Regionale ha deciso di nominare dei commissari. Quindi, ha scelto una procedura eccezionale in attesa dell'approvazione del piano sanitario e del disegno di legge presentato allo scopo di dare attuazione a quel piano.
Noi contestiamo questo fatto, perché il commissariamento viene fatto da parte della Giunta sulla base non di una legge esistente, ma su una proposta di legge, per la quale non si capisce neppure quali sono i tempi di approvazione e neppure il contenuto. Anche perché per quello che abbiamo letto sui giornali è stato contestato anche all'interno della maggioranza laddove si è detto che occorre ristabilire un rapporto con i Comuni.
Quindi, viene proposto il commissariamento, che non risponde a nessuna logica di carattere normativo. Il Presidente potrà verificare che, dal punto di vista normativo, non ci sono i requisiti e gli elementi per un commissariamento. Queste due questioni le contestiamo, così come vogliamo capire bene - e concludo - anche i criteri che sono stati adottati per la riconferma relativa ai bugdets. Ad un certo punto occorrerà fare luce, e capire concretamente se questi criteri sono stati adottati per tutte le conferme.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Assessore D'Ambrosio, penso che nella vicenda delle nomine e nelle decisioni e determinazioni a cui la Giunta è pervenuta ieri, permanga una questione di fondo, che noi avevamo posto attraverso una interrogazione.
Avevamo chiesto alla Giunta, al Presidente della Giunta e a lei, Assessore se non riteneste di arrivare ad un modo nuovo e diverso per procedere alla vicenda delle nomine in sanità. Inoltre avevamo chiesto se tutto quanto era avvenuto in questi ultimi tempi, ma anche in tempi precedenti, non ci portasse all'individuazione di un metodo - che può essere individuato da subito in attesa che si definisca una legge - attraverso il quale si esponessero criteri pubblici e si affidasse eventualmente ad un soggetto terzo la valutazione delle professionalità per procedere alle nomine. A cosa ci troviamo davanti? Ad una serie di commissariamenti che non sono neanche nomine, si procede a commissariamenti in una serie di aziende molto numerose. Si dà alla questione delle Molinette la soluzione che si dà nonostante si fosse stati interpellati da più parti sulla definizione di metodi diversi e sulla necessità di coinvolgere soggetti diversi. Quindi si lascia sostanzialmente tutta la vicenda delle nomine nel quadro precedente, che è pesantemente viziato di una perplessità e di un sospetto: quello per cui le logiche dell'appartenenza forse premierebbero rispetto ad altre. Anche il caso dell'unico Direttore generale, che viene sostituito dà la sensazione nelle letture dei giornali che fosse l'unico che aveva il minor numero possibile di protezioni politiche. Magari ha anche dei problemi relativi all'azienda, ma ce ne sono tanti, e la discussione era aperta su molti, ad esempio Scarabosio ed altri ancora, che poi invece sono rimasti al loro posto. Questo è l'ordine di lettura che potrebbe sorgere.
Siccome questa non è la lettura che noi vogliamo dare, Assessore, saremmo stati certi che tutta la Giunta e noi tutti saremmo stati esenti nella misura in cui si fosse seguito il metodo che avevamo proposto in quest'aula, e che rimane, a nostro avviso, una questione aperta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Non ripeto le cose dette dalla Capogruppo Manica per quanto riguarda i criteri. C'interessa come Consiglieri regionali, e soprattutto come Consiglieri della IV Commissione, conoscere il programma del nuovo Direttore delle Molinette e che al più presto venga ripresa l'attività di contrattistica e l'operatività delle Molinette e, in particolare, del San Giovanni antica sede, che ha conosciuto un passaggio di proprietà e di appartenenza di azienda sanitaria proprio in questo periodo. C'interessa conoscere le caratteristiche del Comitato d'indirizzo, e non ci basta che questo sia costituito esclusivamente da esponenti della Regione e dell'Università, perché pensiamo che il Comune di Torino debba essere coinvolto. Per quello che riguarda la vicenda della nomina dei commissari al di là dell'anomalia di Rissone - che viene punito ed è l'unico Direttore di azienda non allineato - mi sembra che si voglia premiare una certa filosofia nel modo di gestire la sanità. Cioé non si premia chi punta sulla qualità, ma si premia chi punta sulla quadratura di bilancio, senza fare un bilancio globale. Questo è estremamente negativo come messaggio che mandiamo sul tipo di sanità che si ha in mente. D'altra parte, nel nuovo piano sanitario si parla di diritti alla salute compatibilmente con le risorse economiche. La seconda questione relativa alla nomina dei Commissari è il fatto che questo è un atto ingiusto che prefigura quella parte del nuovo piano sanitario, in cui si parla della cosiddetta fase intermedia rispetto alla nuova organizzazione delle aziende sanitarie dando per scontato che il piano sia stato approvato. Io paragono questo atto, che è illecito, alla delibera del 21 dicembre e alla delibera del 21 gennaio, tutti e tre atti che sono compiuti come se il nuovo piano sanitario fosse già stato approvato. Questo è vergognoso ed assolutamente irresponsabile da parte della Giunta, perché sta creando una situazione d'incertezza nelle aziende sanitarie. Il piano sanitario è tutt'altro che approvato, anzi nelle consultazioni che abbiamo avuto ha ricevuto una raffica quasi unanime di no, con la sola eccezione dell'associazione italiana dell'ospedalità privata; il che la dice lunga sulle intenzioni della Giunta Regionale. Preannuncio che su questo argomento presenteremo un ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sulla prima questione relativa alla nomina del Direttore generale delle Molinette, la Giunta non ha seguito i consigli e si è assunta in pieno e in toto la responsabilità sulla base di propri criteri e di propria fiducia.
Aspettiamo, quindi, il nuovo Direttore generale alla prova dei fatti. Sul problema della caduta del Direttore generale Rissone, al quale potevate anche dire qualcosa - quindi vi è anche un problema di stile di un'istituzione, perché il vostro stile è un pò volgare - vi sono dubbi sul motivo di questa caduta, visto che il criterio economico non può essere l'unico criterio politicamente accettabile, almeno per la parte che rappresento. La terza questione riguarda i commissari. Questa è proprio bella, arrogante e pericolosa per le aziende, perché il commissario sarà qualcosa di diverso dal Direttore generale, perché il commissario e' persona legata all'ordinaria amministrazione, non alla progettualità e alle strategie. Quindi, gli si dice: "sei un commissario e stai lì".



(Commenti dell'Assessore D'Ambrosio)



CHIEZZI Giuseppe

Come no? Assessore D'Ambrosio, non ci racconti delle bugie. Lasci stare quello che loro sottoscrivono, perché ci sarebbe anche da chiedersi come mai un Direttore generale accetta di essere passato al semplice ruolo di commissario. Ma quelli sono affari del Direttore generale, che passa da un ruolo strategico ad un ruolo commissariale di gestire le cose così come stanno. A meno che, Assessore, il commissario sia il modo in cui lei risolve i suoi problemi di lottizzazione degli incarichi all'interno della maggioranza. Allora, questa può essere un'altra lettura.
Dato che il Commissario non esige alcuna prassi per concordare alcunch all'interno della maggioranza, scegli quella cosa. Ma "Commissario" vuol dire senza strategia e senza criteri; significa mettere le aziende senza avere una direzione con la vista lunga. Si tratta di tre fatti negativi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Enrico Costa.



COSTA Enrico

Grazie, Signor Presidente.
Quella del nuovo Direttore delle Molinette è una scelta che probabilmente andava fatta, e anche con urgenza.
Sotto questo profilo, ritengo che andare a stendere, in questo momento una carta dei criteri, sarebbe stato probabilmente molto difficile. Quello che però mi sarebbe piaciuto sentire era, quantomeno nel caso specifico un'enunciazione dei criteri che hanno portato a tale scelta, al di là di quello che è il curriculum vitae e professionale di una persona di tutto rispetto.
Infatti sono stati evidenziati una serie di meriti e di fatti che hanno caratterizzato la vita professionale di una persona. Ma non è stato individuato quella che può esser una caratteristica di questa persona ad un mandato che possa essere dato, a degli obiettivi che possano essere raggiunti.
Sarebbe bene, a mio giudizio, anche per il futuro, andare a operare queste scelte sulla base dei risultati acquisiti. A tal riguardo, so che la Giunta, in passato, ha fatto dei monitoraggi (e ha fatto bene) sull'attività dei Direttori Generali. Se non erro, un Direttore Generale era stato addirittura rimosso per non avere raggiunto gli obiettivi, o comunque per non essere rimasto nei parametri. Altri Direttori Generali avevano ricevuto una sorta di censura, una sorte di "cartellino giallo" da parte della Giunta.
Mi piacerebbe capire se questi elementi sono stati presi in considerazione per operare questa scelta, perché - attenzione - sarebbe assai contraddittorio che un manager "bollato col cartellino giallo" pochi mesi prima venisse poi mandato nel più grande ospedale piemontese.
stata fatta, quindi, un'analisi di questa managerialità correlata a tali aspetti? Ci sono degli elementi? È stata operata una scelta solo concordata con l'università o è stata imposta dall'università? Mi piacerebbe che venissero espressi tutti questi elementi.
Probabilmente non per la scelta urgente che è stata fatta oggi, ma quantomeno per il futuro.
Ecco perché ho apprezzato alcune proposte che sono nate in Consiglio come quella, se non erro, del Gruppo Radicale, tesa a chiarire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Credo che questa discussione ci riporti, di nuovo, al punto dell'altra settimana. Si chiedevano criteri per la valutazione dell'indicazione del Commissario delle Molinette, e questi criteri non sono stati forniti.
stato detto che è a disposizione un curriculum vitae.
"Criteri per la valutazione" significa poter ponderare e valutare, fare delle correlazioni. Questo non è possibile. Il Consiglio non è messo in questa situazione.
Credo che l'Assessore debba al Consiglio anche una risposta sugli inquietanti interrogativi che poneva il Consigliere Costa: è vero o no come si potrebbe supporre dalle parole del Consigliere, che Monchiero ha ricevuto questo "cartellino giallo"? É vero o no che era stato richiamato ad una maggiore attenzione nella gestione? Se così fosse, come mai è stato messo a capo del più importante ospedale della Regione Piemonte? Questo mi pare un interrogativo importante, al quale l'Assessore dovrebbe rispondere.
Per concludere nei due minuti che ho a disposizione, credo che la non conferma del Direttore Generale del Giovanni Bosco, Rissoni, sia un atto particolare molto grave. Rissone ha dimostrato di saper operare: ha aperto nove nuovi reparti, ha creato un centro di emergenza di eccellenza per tutta la sanità piemontese.
La risposta dell'Assessore è stata la sua rimozione, forse perché si preferisce chi opera in altre direzioni, chi opera per costruire il modo per poter regalare degli orologi e non chi opera, invece, per garantire dei centri di eccellenza.
Questa è una scelta veramente grave da parte dell'Assessore che non possiamo che stigmatizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, signor Presidente e signori colleghi.
Intervengo per esprimere l'ennesima amarezza nei confronti del problema che si chiama "sanità".
L'occasione Odasso, l'occasione Molinette era quella di tranquillizzare un pochino gli animi affinché la gestione di questo evento e di questo argomento avvenisse in piena democraticità.
Mi dispiace, Assessore, ma questo non è avvenuto. Noi continuiamo ad apprendere notizie dai giornali; poi lei viene in aula e ci spiega. Va bene anche questo, ma vorrei sottolineare che lei e il Presidente di questa Giunta avete perso una grande occasione per poter riflettere e offrire effettivamente, un gesto di democrazia.
Vi è stato un incidente di percorso, si sono verificati questi fatti che ci hanno portato quasi sul lastrico, in termini di immagine, come Consiglio e come Giunta regionale.
Era un'occasione d'oro per poter dire che non è vero che noi insistiamo su certi argomenti e vogliamo mettere solo ed esclusivamente gli uomini che ci fanno comodo. Facciamo la scelta insieme, perché le Molinette sono una gestione particolare. E comunque, a mio giudizio, un uomo da solo non ce la fa, perché è troppo grande come organizzazione ospedaliera.
Questa poteva essere un'occasione leale e corretta per dire che le cose si fanno sempre in buona fede e in armonia, quando è possibile, con la minoranza.
Invece, come al solito, si predica bene e si razzola male.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Alcune volte, affrontando i problemi relativi alla sanità, abbiamo posto in rilievo l'aspetto che non si dovessero affrontare esclusivamente sotto un'ottica finanziaria, che è una delle componenti. L'Assessore alla sanità non è l'Assessore alla finanze: prima di tutto si dovrebbe occupare della salute dei cittadini, e secondariamente anche di far quadrare i conti.
Ritengo che portare a giustificazione di scelte fatte un elemento esclusivamente contabile e finanziario sia una cosa incomprensibile, perch credo che il Direttore di una struttura debba essere giudicato soprattutto in virtù di quello che è il suo compito, cioè la cura della salute dei cittadini, verificando, all'interno di questo compito, quali sono i motivi per cui non è stato dentro ai parametri finanziari. Altrimenti, ritengo che potremmo abolire tranquillamente l'Assessorato alla sanità e accorparlo all'Assessorato al bilancio. Questo sarebbe un drammatico errore. Mi pare che tali scelte tendano a svilire addirittura l'operato dell'Assessore stesso e della sua struttura. A maggior ragione, da questo punto di vista le riteniamo incomprensibili, come hanno già sottolineato altri Consiglieri, alla luce di ciò che è avvenuto in Piemonte in tutto questo periodo e di cosa è emerso in alcuni casi, perlomeno in un caso, dietro le gestioni finanziarie apparentemente migliori di quelle che riguardano il caso in questione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera D'Onofrio



D'ONOFRIO Patrizia

Il Gruppo di Alleanza Nazionale manifesta la propria soddisfazione per la risoluzione del problema delle Molinette con la nomina del dott.
Monchiero. Oggettivamente un valido professionista, al quale vanno, sin da ora, i nostri auguri di buon lavoro.
Per quanto riguarda le nomine dei Commissari, tale procedura è senz'altro giusta e permetterà di porre in essere i piani aziendali previsti. La scadenza del mese di dicembre 2002 è opportuna perché se per tale data sarà approvato il nuovo piano sanitario vi sarà la nomina dei nuovi direttori generali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Noi abbiamo inviato a lei e al Presidente Ghigo, come Capogruppo del centrosinistra e di Rifondazione, una richiesta di incontro urgente prima dei termini delle consultazioni sul piano sanitario, prima che si avvii l'iter in IV Commissione e, poi, successivamente in aula. Riteniamo che qualche considerazione rispetto all'andamento di quelle consultazioni, che può determinare un ordine, un calendario dei lavori in questa direzione sia assolutamente urgente ed indispensabile.
Chiederemmo a lei e al Presidente della Giunta di poter avere la data e fissare il momento dell'incontro entro questa mattinata, in modo che la conclusione di questo dibattito dia anche la possibilità di incontrarci e di discutere i punti che abbiamo sollevato all'interno della lettera, per comprendere quale sarà l'iter successivo in ordine a questa direzione.
Abbiamo discusso le nomine, ma fortemente intrecciata a questa questione c'è l'altra questione relativa all'iter del piano sanitario.



PRESIDENTE

Consigliera Manica, nella giornata di ieri ho dato incarico ai miei uffici di stabilire una data compatibile con le esigenze di tutti.


Argomento: Personale socio - assistenziale

Interpellanza n. 1212 del Consigliere Brigandì inerente a "Associazione per la prevenzione e cura dei tumori"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) dell'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1212, presentata dal Consigliere Brigandì.
Viene concordata la risposta scritta.


Argomento: Fondi sanitari

Interrogazione n. 1238 dei Consiglieri Saitta, Giordano, Di Benedetto inerente a "Licitazione privata per la fornitura di pigiami e mutande all'Azienda Sanitaria Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1238, alla quale risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Premesso che la gara a licitazione privata è stata indetta per un importo presunto biennale di Lire 500.000.000 I.V.A. esclusa (pari a annui Lire 250.000.000 I.V.A. esclusa) ed è stata aggiudicata per un importo biennale di Lire 690.000.000 I.V.A. esclusa (pari a annui 345.100.000 I.V.A. esclusa), si riferisce quanto segue: 1. "Se la quantità della fornitura risponde alle reali esigenze dell'Azienda Ospedaliera soprattutto in relazione ai consumi degli anni precedenti".
Già nel gennaio 1998 il fabbisogno di acquisizione di pigiami necessario alle Dermatologie dell'Azienda era stato quantificato, a prezzi del 1995 in Lire 500.00.000 I.V.A. esclusa per 12 mesi (quindi in Lire 1.000.000.000 I.V.A. esclusa per 24 mesi), come da precedente delibera di indizione nr.
2400/246/60/98 del 25/08/1998, a sua volta revocata in quanto, come riportato nella delibera di non aggiudicazione nr. 544/26/61/98 del 23711/1998: la Direzione Sanitaria con nota del 23/10/1998, aveva richiesto in corso di gara che la fornitura di pigiami fosse priva di bottoni etc. e cioè con una foggia diversa da quella prevista dal Capitolo Speciale di gara una ditta concorrente alla gara in data 09/10/1998 aveva lamentato l'assenza nel Capitolato Speciale di Gara di caratteristiche tecniche descrittive del tessuto.
Stante che fino dal 1994, come affermato dalla Direzione Sanitaria prot. Gen. Nr. 1390 del 13/02/1997, i pigiami celesti per mancanza di espletamento di gara venivano comprati in economia ( il cui ultimo acquisto in economia risale al 1997 per nr. 200 pigiami), con delibera di indizione nr. 756/30/61/98 del 04/12/1998 veniva indetta gara per un importo presunto biennale di Lire 500.000.000 I.V.A. esclusa (pari annui Lire 250.000.000 I.V.A. esclusa), e cioè per gli stessi quantitativi espressi nella precedente delibera di indizione del 1998 ma per un importo presunto di gara dimezzata.
Ne consegue che, all'atto dell'indizione e successiva aggiudicazione, i quantitativi di gara sono stati valutati congrui per le esigenze aziendali tenuto conto: che i medesimi quantitativi erano già stati richiesti dagli utilizzatori nel 1997 che i pigiami e le mutante celesti dovevano essere utilizzati "monopaziente" in quanto in presenza di macchie indelebili sugli stessi, si voleva non inviarli al lavaggio presso il servizio di Lavanderia dell'Azienda perch inutilizzabili, ma sostituirli con maggiore frequenza con capi nuovi a tutela dell'igiene e del confort del paziente (che non si trovava più ad indossare pigiami usati da altri, macchiati indelebilmente e maleodoranti per l'uso di pomate particolari es. a base di catrame).
Infatti più correttamente detti pigiami e mutande avrebbero dovuto essere definiti "monopaziente" anziché "monouso" che dall'1/1/1999 ha avuto luogo una razionalizzazione dei ricoveri che ha portato ad una riduzione di poco più di 30.000 giornate di degenza per parte delle quali era previsto l'uso dei pigiami.
A seguito di verifica sull'andamento dei consumi effettuata dall'Ufficio istruttore della gara con lettera del 07/12/2000 gli utilizzatori hanno rettificato in diminuzione i fabbisogni iniziali.
A seguito del sollecito di acquisizione da parte della ditta affidataria dei pigiami deliberati, in data 08/03/2001 è stata con essa conclusa una transazione, senza alcun onere per l'Azienda, che ha rideterminato l'importo di fornitura da Lire 690.200.000 IVA esclusa a Lire 284.000.000 IVA esclusa.
2. "Se ritiene legittimo che la fornitura sia stata aggiudicata ad un prezzo notevolmente superiore a quello della base d'asta".
Si fa presente che nel Capitolato Speciale di gara l'aggiudicazione era prevista a favore dell'impresa che avrebbe effettuato complessivamente il prezzo più basso, così come previsto dall'art. 19, comma 1, lettera a) del D. Lgs. 358/92. Ne consegue che la procedura di aggiudicazione non era secondo il criterio del massimo ribasso su una base d'asta predeterminata dall'Amministrazione in sede di bando, quanto piuttosto sul minor prezzo espresso dalle ditte concorrenti.
Si osserva infatti che l'importo dichiarato in sede di indizione gara è presunto e soddisfa principalmente un principio di pubblicità, essendone prescritta l'indicazione dal citato D. Lgs. 358/92 e non costituisce base d'asta se non nei casi in cui sia espressamente previsto che l'aggiudicazione avvenga a favore della ditta che abbia effettuato il maggior ribasso.
3. "Se il Collegio dei Revisori dei conti dell'Azienda Ospedaliera ha formulato rilievi sulla deliberazione di aggiudicazione".
No, nessun rilievo: il Direttore Regionale della Programmazione Sanitaria mi ha segnalato, con nota prot. n. 1342/28/28.5 del 28/01/2002 che nella relazione semestrale del Collegio Sindacale dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera "S. Giovanni Battista " di Torino, inviata come di norma alla sua attenzione, non risultano rilievi relativi alla deliberazione aziendale n. 203/6/61/2000 del 24 gennaio 2000.
Alla risposta testé letta allego la documentazione pervenutami dall'Ufficio Economato a firma della responsabile della struttura complessa economato, dott.ssa Ferro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Mi riservo evidentemente di leggere con attenzione la risposta che è stata letta.
Suppongo, Assessore, che l'opinione che lei ha espresso sia l'espressione del funzionari delle Molinette, non credo la sua.
Vorrei sapere se questa è la sua opinione in ordine alle procedure di appalto e in ordine, soprattutto, al secondo quesito relativamente alla differenza tra il prezzo a base d'asta e il prezzo di aggiudicazione...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Sono dati inconfutabili.



SAITTA Antonio

...perché la differenza è sostanziale. Poi leggerò con attenzione ci che lei ha letto.
Mi interessa sapere - se può dirlo in questa sede - se questa è la sua opinione o di chi ha fatto l'appalto.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

E' un'opinione condivisa, condivisa anche da parte mia, alla luce di quanto mi è stato detto.


Argomento: Fondi sanitari

Interpellanza urgente n. 1239 dei Consiglieri Saitta, Giordano e Di Benedetto inerente a "Licitazione privata per la fornitura di prodotti cartari all'Azienda Sanitaria Ospedaliera 'San Giovanni Battista' di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1239, alla quale risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Premesso che la deliberazione di aggiudicazione dei prodotti cartari è la n. 1510/32/61/2000 del 04/05/2000, si riferisce che: 1. "Se ritiene legittimo che i quantitativi annuali di materiale cartario del lotto 2 siano stati incrementati successivamente alla conclusione delle operazioni di gara avvenuta il 31.3.2000".
Alla luce della documentazione in mio possesso, documentazione ovviamente disponibile per gli interpellanti e per tutti coloro che ne volessero prendere visione, ritengo legittimo tale incremento in quanto l'incremento dei quantitativi intervenuto tra la seduta pubblica di aggiudicazione e la delibera di approvazione del verbale di gara n.
1510/32/61/2000 del 04/05/2000 è stato effettuato in base: all'art. 3 del C.S.A. (Capitolato Speciale di Appalto), accettato incondizionatamente dalla ditta aggiudicataria, che prevede che la stessa non possa sollevare eccezioni di sorta nel caso di incremento o decremento dei quantitativi non superiore ai limiti di legge all'art. 11 del R.D. (Regio Decreto) 2440/1923 che prevede l'obbligo dell'appaltatore di assoggettarsi all'aumento o alla diminuzione della fornitura entro il limite del quinto del prezzo di appalto all'incremento del fabbisogno segnalato dal Coordinatore della Tipografia rientrante nei limiti di legge e di CSA (Capitolato Speciale di Appalto) sopraccitati.
Il verbale di aggiudicazione è, quindi, provvisorio, e cioè è vincolante per l'azienda aggiudicataria ma non per l'amministrazione, in quanto l'aggiudicazione stessa è subordinata o condizionata all'approvazione degli esiti di gara e del contratto da parte dell'Organo Rappresentativo (Direttore Generale).
2. "Se i quantitativi oggetto della fornitura sono coerenti con le esigenze dell'Azienda Sanitaria, anche in relazione ai consumi degli anni precedenti".
I quantitativi oggetto di gara risultano coerenti ai bisogni dell'Azienda in quanto elaborati sulla base: dei consumi di magazzino previo confronto con gli operatori di magazzino della proiezione delle richieste (annue) dell'Operatore Tecnico Coordinatore Tipografia interna e sono risultati comunque insufficienti, a fronte delle nuove ulteriori attività dell'Azienda (attività di comunicazione esterna ed interna).
Infatti, per alcuni di essi, ne è stata richiesta integrazione sia con nota n. 2005/A del 21/04/2000 (cartoncino bianco, carta e cartoncino colorato per n. 238.000 fogli) sia con note n. 3752/A e n. 4094/A, pervenute rispettivamente in data 04/07/2001 e in data 23/07/2001 (carta A3 cartoncino telato, carta colorata, cartoncino bianco e colorato).
Quest'ultima integrazione, sommata alla prima, rientra abbondantemente nel limite del quinto del prezzo di appalto previsto dall'art. 11 del R.D.
2440/1923 (vedi punto1).
3. "Se è a conoscenza che non sempre la fornitura di carta è compatibile con le attrezzature degli uffici dell'Azienda".
Per quanto riguarda l'esecuzione del contratto di cui alla deliberazione n.
1510/32/61/2000 del 04/05/2000, n. 2319/49/61/2000 del 30/06/2000 e successiva integrazione n. 2471/40/61/2001 del 02/08/2001, non risultano agli atti segnalazioni di disservizi o di non conformità derivanti dalla fornitura dei prodotti di cui al lotto 2, utilizzati dal servizio di Tipografia interna né dagli altri uffici dell'Azienda Molinette.
Queste incompatibilità possono sicuramente esserci, ma, da quanto mi segnalano, non è successo per le forniture a cui si fa riferimento.
Allego alla risposta ai quesiti degli interpellanti la relazione relativa alla fornitura di prodotti cartari, fornitami dalla direttrice della struttura complessa economato (Dott.ssa Ferro), utile per un completo approfondimento tecnico.


Argomento: Varie

Saluto alla Scuola Media "Casalegno" di Torino


PRESIDENTE

Saluto la Scuola Media "Casalegno" che è venuta a farci visita.


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 911 dei Consiglieri Chiezzi, Morioni, Caracciolo Giordano, Tapparo, Di Benedetto, Saitta e Contu inerente a "PRU - Praia S. Lazzaro - Asti, insediamento commerciale"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 911, alla quale risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore all'industria

Con l'interpellanza n. 911, i Consiglieri Chiezzi, Morioni, Caracciolo Manica ed altri, avente per oggetto "Praia S. Lazzaro di Asti, insediamento commerciale", premettevano che il Consiglio comunale aveva approvato a maggioranza, in data 13 febbraio 2000, la variante parziale PRG, che vi erano ulteriori modifiche alla viabilità esistente, che la procedura seguita dall'Amministrazione di Asti in relazione alla localizzazione commerciale in oggetto era, a parere degli interpellanti, illegittima perché in contrasto con il dettato normativo introdotto dal decreto legislativo.
La loro eccezione era motivata dal fatto che l'Amministrazione comunale di Asti non aveva provveduto entro il termine del 18 maggio 2000 all'adeguamento del Piano Regolatore Generale, perciò interpellavano il Presidente della Giunta regionale e gli Assessori competenti in materia di urbanistica e commercio se erano informati dei fatti, tenuto conto che l'atteggiamento di questa mega iniziativa commerciale nella città di Asti sta suscitando molta preoccupazione. Si ritiene di dover dare mandato agli uffici competenti, affinché siamo approfonditi gli strumenti urbanistici.
Di dover dare mandato agli uffici regionali competenti, Vigilanza Urbanistica, affinché siano verificati i motivi per i quali l'amministrazione comunale di Asti non ha provveduto ad adeguare il piano regolatore generale secondo le normative e per quale ragione non si è svolta una riunione di verifica congiunta tra gli Assessori regionali all'urbanistica e al commercio, prima di organizzare la Conferenza di servizio regionale. Chiedeva, inoltre, se l'Assessorato all'urbanistica nella nuova approvazione della legge urbanistica, il Presidente della Giunta regionale non riteneva predisporre un decreto che prevedesse la verifica, anche sommaria, di tutte le Varianti non strutturali, predisposte dagli Enti locali piemontesi.
In merito alla parte commerciale e alla parte di definizione della procedere commerciale, si comunica che il decreto legislativo 114, all'art.
6 comma 5, prevede che le Regioni stabiliscano un termine, non superiore a 180 giorni, entro il quale i Comuni sono tenuti ad adeguare i propri strumenti urbanistici generali ed attuativi agli indirizzi generali, e ai criteri di programmazione urbanistica regionale, per l'insediamento delle attività commerciali.
Al comma 6 è previsto che, in caso di inerzia da parte del Comune, le Regioni procedano in via sostitutiva, adottando le norme necessarie che restano in vigore fino all'emanazione delle norme comunali.
Conformemente al dettato del legislatore, la Regione Piemonte ha stabilito, con l'art. 4 della legge regionale 28/99 (la riforma del commercio), il termine del 18 maggio 2000, entro il quale i Comuni erano tenuti ad adeguare i propri strumenti urbanistici generali ed attuativi ed i regolamenti di polizia locale, nonché ad adottare i criteri per il rilascio delle autorizzazioni.
Con l'art. 30 della D.C.R. n. 563 - 13414 del 29/10/1999, la Regione ha previsto le norme sostitutive che entrano in vigore nel caso in cui i Comuni non abbiano dato corso all'applicazione degli indirizzi e criteri regionali o li abbiano applicati difformemente.
Tale norme sostitutive hanno efficacia limitatamente al riconoscimento degli addensamenti commerciali e delle localizzazioni commerciali e si applicano, esclusivamente, in sede di esame delle richieste di autorizzazione commerciale, concessione o autorizzazione edilizia per medie e grandi strutture di vendita.
Il riconoscimento degli addensamenti e delle localizzazioni avviene sulla base dello stato di fatto dei luoghi al momento in cui è avanzata la richiesta di autorizzazione.
Le aree e gli edifici ubicati nell'ambito degli addensamenti e delle localizzazioni, che abbiano la destinazione d'uso commerciale e che soddisfino i requisiti relativi allo standard e fabbisogno di parcheggi e di altre aree per la sosta, nonché quelli relativi all'impatto ambientale e sulla viabilità, sono considerati conformi per la realizzazione di insediamenti commerciali, nel rispetto delle norme sulla compatibilità territoriale dello sviluppo.
Il procedimento amministrativo di richiesta di autorizzazione per la grande struttura di vendita, ad iniziativa della Soc. TRADITAL S.p.a. nel Comune di Asti, si colloca nell'ambito del descritto quadro normativo.
Il Comune di Asti non risulta avere adeguato i propri strumenti urbanistici, ai sensi del decreto legislativo 114. A questo proposto è utile precisare che sia la Variante 1, che il Progetto Preliminare della Variante Parziale 2 al PRGV, non sono Varianti di adeguamento ai sensi del decreto legislativo 114/98.
La domanda è stata istruita applicando l'art. 30 dei Criteri regionali ovvero le norme sostitutive.
La Società ha provveduto all'autoriconoscimento della zona di insediamento commerciale, individuando una localizzazione L2, conformemente ai criteri per il suo riconoscimento, così come previsti all'art. 14 della D.C.R. del 1999.
Verificata, pertanto, la compatibilità alla normativa regionale per quanto attiene la localizzazione L2, ovvero il previsto soddisfacimento di tutti i parametri previsti dalla normativa, nonché la destinazione d'uso dell'area così come prevista dalla Strumentazione Urbanistica del Comune il soddisfacimento dello standard e il fabbisogno dei parcheggi e, da ultimo, la compatibilità territoriale dell'iniziativa, la Regione, nella seduta di Conferenza dei Servizi del 7 giugno 2001, non ha potuto che esprimere parere favorevole, in merito al procedimento amministrativo per il rilascio dell'autorizzazione commerciale alla Soc. TRADITAL S.p.a..
Si precisa che la Conferenza, prevista dall'art. 9 del decreto legislativo 114/98, non ha competenza rispetto alle Varianti al PRG adottato dal Comune, neppure se costituenti l'adeguamento ai sensi del decreto legislativo 114.
In sede di Conferenza anche il Comune e la Provincia si sono espresse favorevolmente, quest'ultima chiedendo che la soluzione progettuale definitiva ed esecutiva, relativa alla viabilità, fosse definita di concerto con la stessa, per gli aspetti di maggior dettaglio non contemplati dal progetto preliminare.
Il Comune ha ribadito la conformità urbanistica dell'intervento precisando che il Servizio Pianificazione Territoriale della Provincia di Asti aveva richiesto alcune limitate modifiche alla viabilità esterna al PECLI, attualmente in fase di approvazione da parte del Comune, tramite varianti parziali al PRGC, ai sensi dell'art. 17 comma 7 della L.R. 56/77.
Il PECLI presentato dalla Società è stato approvato dalla Commissione igienico-edilizia e dalla Commissione consiliare urbanistica ed accolto dall'Assessore all'urbanistica, appositamente delegato dal Sindaco.
Il Comune ha, altresì, sottolineato che l'iniziativa è di grande rilievo e servirà anche alla qualificazione della zona "S. Lazzaro Praia" oggetto di piano di recupero.
Al di là delle generiche valutazioni di opportunità o meno dell'intervento in questione, giova evidenziare che l'individuazione della localizzazione L2 è derivata dall'applicazione dei criteri di urbanistica commerciale, in virtù delle norme sostitutive, conformemente alla normativa regionale e così come previsto dal decreto legislativo 114/98.
Nell'ambito interessato dalle domande di autorizzazione, si è concretizzata la possibilità di realizzazione dell'intervento, anche grazie alla sussistenza della conformità urbanistica delle aree, in relazione alla previsione del piano regolatore.
Va, infine, sottolineato che il legislatore nazionale non ha dettato alcuna norma sanzionatoria nei confronti dei Comuni inadempienti limitandosi alla previsione dell'intervento in via sostitutiva delle Regioni, fino alla emanazione delle norme comunali e, ciò, all'evidente scopo di non penalizzare le iniziative imprenditoriali con un ulteriore blocco nel rilascio delle autorizzazioni per le medie e grandi strutture di vendita, in aggiunta a quello già previsto nelle disposizioni transitorie e fra la pubblicazione del Decreto 114 e l'adozione delle disposizioni regionali.
L'ufficio Urbanistica del Comune di Asti, sentito informalmente dall'Assessore regionale dell'urbanistica, ha segnalato quanto segue: "Il P.R.U., in fase di attuazione da parte del Comune di Asti coinvolge più le aree normative dello stesso Piano con caratteristiche diverse, e si estende a nord di Corso Alessandria fino a Corso Casale e ad est fino alla ferrovia di Asti-Casale.
L'obiettivo del P.R.U. è quello di rivitalizzare una zona depressa periferica della città (quartiere Praia) attraverso una pluralità di interventi, dell'insediamento di nuove e medie strutture commerciali, al recupero di parti degradate del tessuto edilizio sia residenziale che produttivo da rilocalizzare, al reperimento di nuovi spazi pubblici per le attività rionali, alla realizzazione di grandi impianti sportivi tra cui il nuovo palazzetto dello sport, il bocciodromo, il bowling ecc., alla riqualificazione e al completamento delle infrastrutture e delle opere di urbanizzazione del quartiere con conseguente riorganizzazione della rete viaria di collegamento.
Le varianti urbanistiche parziali approvate dal Comune di Asti con le procedure del 1 comma dell'art. 17 della L.R. 56/77 s.m.i. (variante 1 e 3) oltre e esplicitare alcune norme attuative del P.R.G.C. si sono rivolte principalmente a modificare l'assetto viario della zona per creare una continuità di flussi con il resto della città, per favorire il passaggio in una zona che rischia di essere emarginata e nel contempo per favorire alle strutture commerciali di nuovo insediamento e riordino dei necessari e adeguati svincoli, rotatorie e accessi veicolari per il traffico pesante.
Rimangono parzialmente insoluti i problemi sull'adeguamento del P.R.G.C. alle vigenti normative commerciali sulle quali il Comune sta riconducendo le iniziative preliminarmente attivate.
Di fatto è stato applicato regolarmente l'articolo che prevede l'intervento sostitutivo. Vorrei ricordare che con il potere sostitutivo regionale, si applicano rigorosamente tutti i parametri previsti dalla delibera di programmazione commerciale. E' da ricordare che i soggetti di programmazione locale - Comune e Provincia - hanno votato a favore in Conferenza dei Servizi, hanno valutato positivamente questa iniziativa.
In merito al fatto che il Comune di Asti non abbia ancora approvato la delibera di Piano regolatore comunale in merito all'individuazione degli addensamenti e le localizzazioni, non so dire se sia per ragioni procedurali-tecnico o per una valutazione politica che il Comune di Asti ha ritenuto di fare. Il fatto che il Comune di Asti abbia dato voto favorevole, oltre all'individuazione dell'area a destinazione commerciale che è una individuazione fatta dallo stesso Comune (il potere sostitutivo è intervenuto su un'area che aveva quella destinazione) determinano una condizione di attività e non di passività, rispetto alla questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi, ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Sono del tutto insoddisfatto della risposta, ragion per cui chiedo di disporla in forma scritta, per valutarla attentamente e prendere eventuali altri provvedimenti.
Segnalo un aspetto che mi sembra sia rimasto inevaso e che non è irrilevante. Mi riferisco alla domanda posta all'Assessore circa l'inadempienza, da parte dell'amministrazione comunale di Asti, relativa all'adeguamento del Piano regolatore generale secondo le norme vigenti adottando i criteri fissati dalla Regione per il rilascio delle autorizzazioni alle strutture di vendita. Queste vicende, per questo chiedo il testo scritto in modo da poterlo leggere con attenzione, sono, dal punto di vista della procedura e dell'interpretazione delle norme, piuttosto complesse.
Alla fine delle procedure, della complessità e dei rinvii, delle interpretazioni, ci sono degli aspetti chiari. L'aspetto chiaro è che la localizzazione concessa alla sola società TRADITAL per un gigantesco centro commerciale, lascia un po' perplessi. E' una grossa localizzazione che cambia strutturalmente l'equilibrio delle attività commerciali colpendo le piccole e minute attività commerciali.
Il tutto avviene con procedure che non sono leggibili, in modo univoco, come rispettose di tutte le leggi e i regolamenti, quindi c'è qualcosa in sospeso. Nessuno né la Regione né il Comune di Asti e nemmeno la Conferenza dei Servizi, possono determinare comportamenti nella pubblica amministrazione che generino squilibri che sfuggono a qualsiasi strumento.
L'interpellanza dice "attenzione, ci troviamo di fronte ad una variazione strutturale dell'assetto commerciale". E' vero oppure no? Certo che c'è un margine grigio che può coprire un'area, ma non un'area così vasta di interpretazione come quella che comprende questo centro commerciale.
La ringrazio Assessore, ma mi riprometto di ritornare in ogni sede sull'argomento, per verificare se non sia stata compiuta qualche irregolarità o della Regione o del Comune di Asti sulla quale la Regione potrebbe avere una facoltà e un potere di intervento.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist. - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interrogazione n. 930 a firma dei Consiglieri Di Benedetto, Marcenaro Saitta, Chiezzi, Caracciolo, Placido, Tomatis, Manica, Suino, Giordano Tapparo e Muliere inerente a "Ricezione turistica Olimpiadi 2006, Secondo case"; Interrogazione n. 931 a firma dei Consiglieri Placido, Tomatis Suino, Giordano, Muliere, Di Benedetto, Caracciolo, Ronzani, Chiezzi Manica, Moriconi, Marcenaro e Saitta inerente a "Olimpiadi 2006"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni n. 930 e n.931 alle quali risponde l'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore all'accoglienza ed offerta Olimpiadi 2006

L'esigenza di affrontare il problema connesso alle "seconde case" al fine di incrementare la ricettività turistica in vista delle Olimpiadi 2006, è stato più volte dibattuto all'interno della Giunta regionale e nell'ambito della Struttura regionale Turismo, Sport. Il problema è stato affrontato, recentemente, ufficialmente e formalmente anche nel corso del Convegno organizzato dall'Agenzia di accoglienza e promozione turistica locale nell'ambito 2 "Montagne doc", in data 29 giugno 2001 tenutasi a Bardonecchia, ed al quale come Assessore delegato al Turismo e alle Olimpiadi 2006, sono stato invitato a partecipare.
Entrando nel merito dell'argomento, occorre subito premettere che, da una indagine del 1999, commissionata dall'Amministrazione Provinciale di Torino ad una società privata torinese, emerge che nell'insieme dei comuni della Val Sangone e della Bassa Val di Susa esistono solo 571 posti letto alberghieri contro ben 47.290 posti letto in case di vacanza; nelle Valli di Lanzo a fronte di poco meno di 1000 posti letto in esercizi alberghieri ci sono quasi 70.000 posti letto in seconde case.
Tali strutture rimangono vacanti per la maggior parte dell'anno creando molteplici conseguenze negative tra le quali: un degrado edilizio urbanistico, generato dallo stato di precaria manutenzione di molti edifici, per lo scarso utilizzo e la mancanza di flussi di reddito per coprire e giustificare le spese necessarie.
Per recuperare l'utilizzo del vasto patrimonio composto dalle seconde case, sparso su tutto il territorio regionale con specifica ubicazione nelle aree montane, è necessario creare delle opportunità che spingano i proprietari ad immettere tali strutture nel circuito della locazione.
E' in quest'ottica che la Direzione regionale del Turismo competente sta predisponendo - devo dirvi che lo ha predisposto e verrà presentato in Giunta lunedì - un disegno di legge regionale finalizzato a potenziare la capacità turistica extraricettiva, in vista delle Olimpiadi 2006.
Specificatamente, il disegno in oggetto, pur costituendo un provvedimento legislativo ex novo e prevedendo una nuova tipologia di ricettività, esso va a integrare la già esistente e variegata disciplina delle strutture ricettive extralberghiere, prevista dalla l.r. 31/85.
In effetti, il nuovo disegno di legge va ad integrare, mediante l'introduzione di nuovi articoli, la vigente l.r. 31/85, allargando il ventaglio delle possibilità di scelta delle strutture ricettive extralberghiere per il turista che intende soggiornare in Piemonte.
Il d.d.l., che allo stato attuale si compone di sette articoli, prevede: la superficie massima dell'alloggio da adibire a locazione i servizi igienici essenziali che devono essere assicurati i soggetti competenti a gestire gli alloggi la concessione di contributi in conto capitale per favorire lo sviluppo di tale forma di ricettività i soggetti beneficiari i vincoli di destinazione.
Gli obiettivi che la Giunta regionale si pone, pertanto, di perseguire con l'adozione di tale provvedimento legislativo, sono i seguenti: sfruttare il vasto patrimonio immobiliare delle seconde case, attualmente sottoutilizzato creare opportunità di reddito per i proprietari delle seconde case, con conseguente incentivo al miglioramento delle condizioni delle stesse risolvere l'annoso problema della capacità ricettiva del Piemonte, anche e soprattutto in vista delle Olimpiadi 2006.
Si comunica, infine, che non appena il d.d.l. sopraccitato sarà completato, è dovere della Giunta regionale presentarlo per la discussione e l'approvazione nelle sedi competenti".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Chiedo gentilmente all'Assessore di avere copia della risposta.
Abbiamo presentato quest'interrogazione il 18 luglio, in seguito ad alcune iniziative dell'ATL, dove venivano annunciati provvedimenti e contributi per affrontare il problema della legittimità legata alle Olimpiadi 2006, ma non solo, dove la situazione del Piemonte vede una scarsissima offerta alberghiera e un problema di seconde case.
Siamo in attesa di valutare il disegno di legge che è stato annunciato stamattina. E' evidente che siamo insoddisfatti della tempistica; sono passati otto mesi dalle dichiarazioni fatte durante il Convegno e, dopo otto mesi, ci troviamo di fronte a un disegno di legge che va in quella direzione.
Ci troviamo di fronte - ma avremo molte occasioni per entrare nel merito - a dichiarazioni annunciate dalle varie Amministrazioni interessate all'evento olimpico, di risorse e iniziative.
Non possiamo che rilevare la mancanza di contributi, su qualsiasi voce da parte di questa Giunta regionale, al di là delle risorse stanziate dal Governo nazionale e, in parte, dalla Provincia e dal Comune di Torino.
Ho ampliato la risposta dell'Assessore perché rimane una costante.
Siamo di fronte a continue enunciazioni, sugli organi di stampa o durante gli incontri, di investimento di risorse, creando grandissime aspettative in tutte le vallate, anche al di fuori della provincia di Torino.
Ad oggi rileviamo l'assoluta assenza di stanziamenti per le Olimpiadi 2006 - e se c'è stata qualche novità invito l'Assessore a comunicarlo - da parte della Giunta regionale.
Aspettiamo il disegno di legge per dare una valutazione nel merito.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli, per una breve replica.



RACCHELLI Ettore, Assessore all'accoglienza ed offerta Olimpiadi 2006

Come principio non facciamo enunciazioni, ma diciamo i fatti reali perché solitamente dobbiamo attenerci alle leggi dell'ordinamento regionale.
Non abbiamo mai detto di avere a disposizione i contributi per le seconde case o per le case a rotazione; abbiamo detto - e lo confermo - che abbiamo a disposizione diverse risorse del sistema turistico, nel bilancio regionale dell'anno scorso e in quello di quest'anno, per la legge 18. E' una legge che ha degli articoli, una normativa, dei bandi annuali e che la settimana prossima verrà pubblicata relativamente all'ultimo bando, alle verifiche fatte dagli uffici competenti, quindi alle istruttorie con le graduatorie per poter essere operativi, quindi finanziabili in termini di intervento regionale.
Sono finanziamenti destinati all'area olimpica, perché non sfugge a nessuno che gli investimenti sono previsti per tutto il Piemonte, con particolare attenzione - come riferisce il bando - all'area olimpica.
Non annuncio finanziamenti da parte della Provincia, del Comune o di altri Enti, se non quelli del Governo, che ha raddoppiato gli stanziamenti per le Olimpiadi, relativamente agli ultimi interventi della Finanziaria.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 314 "Legge regionale 32/2001. Relazione della Giunta delle Elezioni sull'istruttoria della valutazione di insindacabilità, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del Consigliere Enrico Moriconi"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione relativa alla legge regionale 32/2001, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta delle Elezioni, Bruno Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Oggi si è riunita la Giunta delle Elezioni; è la seconda puntata dell'analisi di un caso che riguarda il collega Enrico Moriconi, rispetto a una procedura d'insindacabilità delle opinioni espresse dal Consigliere stesso.
Vi leggo il testo che abbiamo predisposto, la motivazione per cui la Giunta delle Elezioni, all'unanimità, chiede di votare per garantire l'insindacabilità dei pareri espressi dal collega.
"La Giunta delle Elezioni, in ottemperanza dell'art. 4 della legge regionale 19 novembre 2001, n. 32, è l'organismo interno consiliare che ha il compito di procedere all'istruttoria della valutazione d'insindacabilità e di riferire al Consiglio.
La Giunta delle Elezioni, su richiesta del Presidente del Consiglio regionale, del 5 febbraio 2002, deve procedere all'istruttoria per riferire al Consiglio sull'insindacabilità concernente il Consigliere regionale Enrico Moriconi, con riferimento ad un procedimento civile pendente nei suoi confronti presso il Tribunale di Pinerolo, ove il Consigliere è convenuto.
La pretesa risarcitoria azionata dal suddetto procedimento trae origine da dichiarazioni ritenute diffamatorie da parte del Consigliere regionale Enrico Moriconi, nei confronti dell'Ente Tutela Lupo Italiano (ETLI).
Il giudizio è stato promosso dal signor Mario Messi, rappresentante legale dell'ETLI per aver espresso dichiarazioni ritenute lesive nei confronti dell'Ente.
Il Presidente, in sede di Giunta delle Elezioni, riassume brevemente i fatti: 1. Il Consigliere Moriconi è stato citato in giudizio dal signor Mario Messi, rappresentante legale dell'ETLI, per aver espresso dichiarazioni ritenute lesive nei confronti dell'Ente (Atto di citazione presso il Tribunale di Pinerolo del 19 settembre 2001).
2. Dagli atti si evince che in data 25 settembre 2000 il Consigliere in qualità di Presidente dell'Associazione culturale veterinaria di salute pubblica, aveva segnalato ai membri della Commissione agricoltura della Camera dei Deputati la questione della specificità della razza del lupo italiano e dell'allevamento sito in Cumiana, gestito dall'ETLI.
In data 11 ottobre 2000, 26 ottobre 2000 e 27 ottobre 2000 il Consigliere Moriconi, in occasione dell'approvazione del bilancio regionale, era ripetutamente intervenuto contro l'ETLI e contro gli aumenti dello stanziamento previsto nel bilancio in discussione, portando le stesse argomentazioni oggetto della nota citata.
I giornali l'Eco del Chisone e Torino Sera, nelle edizioni del 23 novembre 2000 e del 16 dicembre 2000 avevano riportato le dichiarazioni del Consigliere fatte in aula.
La Giunta, avendo esaminato in due sedute il caso, ha ritenuto che la fattispecie rientra sia nella legge regionale n. 32/2001 sia nel comma 4 dell'art. 122 della Costituzione e, di conseguenza, che il Consigliere Moriconi abbia legittimamente esercitato il suo diritto di critica come Consigliere regionale in ordine a questione di indubbio rilievo pubblico tra quelle attività che possono senz'altro definirsi prodromiche e/o conseguenti gli atti tipici del mandato consiliare.
Questo è il testo dell'estratto di verbale che questa mattina ho provveduto a trasmettere al Presidente Cota.
Mi corre l'obbligo, in questa fase, di segnalare anche una certa difficoltà della Giunta delle Elezioni per riunirsi e affrontare con la dovuta cura ed attenzione casi che comunque sono molto delicati rispetto alla sindacabilità delle opinioni dei Consiglieri. Quindi mi farò anche carico di segnalare questa difficoltà di riunione della Giunta delle Elezioni al Presidente Cota; lo faccio già adesso in aula, ma lo farò anche per iscritto nei prossimi giorni.
Questo è quanto dovuto; a lei, Presidente.



PRESIDENTE

Mi aveva già anticipato di questa difficoltà e io invito i colleghi della Giunta delle Elezioni a osservare una puntualità nelle presenze altrimenti non si riescono a rispettare gli adempimenti di legge.
Chiedo se ci sono interventi sul punto.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Brigandì ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente. Ci tengo a effettuare la dichiarazione di voto perché questi sono i primi pronunciamenti del Consiglio regionale in materia e credo che abbiano abbastanza rilevanza, in quanto formeranno poi la giurisprudenza di questo Consiglio regionale.
Penso che il principio generale, peraltro recepito dalla Camera dei Deputati, sia quello che qualsiasi affermazione il Consigliere regionale faccia con fini politici, quindi in favore delle proprie tesi politiche, in qualsiasi posto la faccia, non possa che essere ricompresa in quella che è l'attività di Consigliere regionale, tutelata dalla Costituzione.
In questo caso noi ci troviamo a un'ipotesi ancora più tutelante quella sulla quale mai nessuno ha discusso, cioè un'illustrazione intervenuta ad un intervento fatto in aula. Quindi credo che questo fatto sia ancora più tutelante e non ritengo ci sia dubbio sul voto che non pu che essere per l'accoglimento dell'insindacabilità. Grazie.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, invito i Consiglieri a procedere alla votazione. Preciso che chi vota sì, vota a favore del parere della Giunta delle Elezioni, che ha valutato insindacabili le espressioni utilizzate dal Consigliere Moriconi, quindi sì per la insindacabilità.
Do atto che il Consigliere Moriconi è assente dall'aula.
Indico dunque la votazione mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 270: "Approvazione del piano territoriale della Provincia di Alessandria ai sensi dell'art. 7 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g., che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 270.
La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica e pianificazione territoriale

Ringrazio perché è il primo piano territoriale provinciale che viene all'attenzione del Consiglio regionale.
Il piano, secondo quanto stabilito dalla legge 142/90 e dalla legge regionale 56/77, costituisce approfondimento del piano territoriale regionale già approvato dal Consiglio regionale nel 1997 nel quadro di riferimento per le scelte di sviluppo della realtà alessandrina, ponendosi quale elemento di un processo pianificatore dinamico basato sul continuo confronto e la permanente collaborazione con le Amministrazioni locali.
Sono, infatti, poche le norme di tipo impositivo, mentre le prescrizioni più pregnanti debbono essere adattate alle esigenze locali, ricorrendo all'applicazione di strumenti attuativi o alla diretta concertazione nell'ambito di apposite Conferenze.
Le scelte fondative del piano si basano su ipotesi di sviluppo dei flussi di relazioni tra i porti dell'arco ligure e il centro-nord Europa con la proposta forte di utilizzare il territorio della provincia di Alessandria come piattaforma logistica naturale privilegiata. Peraltro non si perdono di vista le caratteristiche vocazionali dell'ambiente anch'esso inteso come somma di occasioni sia di tutela sia di sviluppo che di evitamento orientato, quindi con precisa valenza economica.
Accertato quindi che il piano territoriale provinciale è coerente con le previsioni del piano territoriale regionale, la Giunta aveva dato mandato all'Assessorato per la definizione di uno specifico documento che evidenziasse in modo puntuale tutte le varie citazione e riferimenti normativi e regolamentari e i vincoli sul territorio al fine di procedere a conseguenti eventuali correzioni da parte del Consiglio provinciale.
Il documento è stato redatto da un tavolo di lavoro formato dai competenti uffici dell'Assessorato e da quelli della Provincia di Alessandria, che ha svolto l'incarico affidato in due riunioni (21 e 27 giugno 2001).
Devo anche ricordare al Consiglio regionale che le Commissioni tecnico urbanistica e dei beni ambientali, riunite in seduta congiunta in due sedute (in data 22 gennaio e 7 febbraio 2001) hanno espresso parere favorevole all'approvazione del piano territoriale della Provincia di Alessandria e di conseguenza la Giunta regionale ha proposto al Consiglio regionale l'approvazione del piano territoriale provinciale con le conseguenti modifiche e non sono stati formulati emendamenti o altre richieste di modifica in sede di II Commissione permanente a seguito della valutazione degli atti depositati e dei chiarimenti forniti in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Devo dire che apprezzo l'affermazione dell'Assessore Botta sul fatto che è il primo piano provinciale che arriva in discussione. E' un atto importante e arriva in discussione dopo circa 25 anni, dal 1977 al 2002 perché l'iter nasce comunque dalla prima legge.
L'importanza di una pianificazione sovracomunale la riconosciamo tutti e quindi questo è un atto che consideriamo importante. Devo dire che come prima annotazione era già stata sollevata in precedenza, perché questo documento è passato in Commissione, però per i Consiglieri che non erano presenti in Commissione noi veniamo ad approvare una proposta di deliberazione che praticamente consta di una serie di carte e di tavole che al momento non sono accessibili alla consultazione.
Trovo incredibile che nell'era dell'informatica e della computerizzazione si arrivi a discutere di queste cose in Consiglio senza avere la possibilità di vedere quelli che sono gli strumenti delle cose che andiamo a votare.
Se guardate la proposta di deliberazione è una serie di tavole e di elenchi. Mi chiedo chi non ha seguito in Commissione il lavoro per vari motivi come possa votare, perché così si vota sulla fiducia.
Ritengo che sia veramente incredibile che non riusciamo a risolvere questo problema; in molti altri casi su argomenti simili il problema si ripropone e mi sembra veramente grave che non si riesca a dare una soluzione. Ci sono gli strumenti, le possibilità e le tecniche, quindi non capisco perché si rimanga sempre in questa situazione.
Devo dire che tra gli argomenti che suscita questa discussione credo che l'Assessore voglia riflettere un po' sul concetto della conformità.
Sappiamo che questo termine "conforme o conformità" compare anche in alcune delle nuove proposte sulle leggi urbanistiche regionali.
Quindi, dobbiamo capire che cosa significa per "conformità" e che cosa intendiamo in caso di non conformità. Questo lo verifichiamo anche dalla lettura del documento allegato, in quanto viene detto che il terzo valico è conforme al piano territoriale regionale.
Allora, a questo punto, sorge il problema: i cittadini e le popolazioni che vivono su quel territorio come sono rappresentati con questo termine? Se il piano provinciale è conforme a quello regionale, ne discende quasi l'impossibilità per i cittadini che vivono in quelle zone e che sono preoccupati da quello che succederà, di sapere a che livello viene recepito in questo piano territoriale. Questo non è dato a sapere.
C'è il problema di quando viene segnalato che non è data attuazione alle direttive in alcuni punti; ad esempio, l'art. 31 dice: "non è data attuazione alle direttive in quanto il piano territoriale effettua il censimento degli invasi esistenti..." In questo caso cosa succede? Non è data attuazione e il piano territoriale va bene ugualmente? Questo lo chiedo perchè ci sono state delle modificazioni. Mi sembra una decisione che andiamo a prendere che è piena di punti oscuri. Ripeto che dobbiamo prendere delle decisioni solamente sulla fiducia che possiamo riporre in chi propone la deliberazione, ma non abbiamo degli atti concreti su cui ragionare.
Ci sono degli argomenti oltremodo significativi. Abbiamo la rilocalizzazione del casello di Tortona, abbiamo l'individuazione di aree di salvaguardia per la realizzazione di infrastrutture di rilevanza provinciale. Si parla dell'interporto esistente ad Arquata Scrivia come centro intermodale di secondo livello.
Sono tutti argomenti estremamente importanti che vanno a determinare delle ricadute ed anche delle servitù sul territorio, ma sulle quali votando delle tavole senza poterle esaminare in Consiglio non è possibile dare un giudizio completo ed approfondito.
Quindi, ritengo che questo procedimento e anche questa richiesta di affrettare l'iter e di liquidare la deliberazione in maniera affrettata come sembra anche dalle parole pronunciate dal Presidente dell'Assemblea sembra un modo un po' superficiale di esaminare un atto che, a nostro modo di vedere, avrebbe bisogno di un minimo di approfondimento, anche in Consiglio regionale e non solo a livello di Commissione.
Questo pur concordando sul fatto che questo atto è un atto importante.
Per concludere sul tema della conformità o non conformità credo che il concetto di questa definizione debba essere considerato come un messaggio di cui tenere conto quando andremo ad affrontare nel prossimo futuro le leggi regionali urbanistiche, perché proprio definizioni di questo tipo potrebbero indurre dei problemi di lettura, e quindi poi di interpretazione e di applicazione delle leggi.
Credo che il concetto basilare dei piani territoriali sia proprio quello di far convivere quello che ha cercato di dire l'Assessore, cioè di far convivere lo sviluppo, ovvero la possibilità economica delle zone, con la necessaria salvaguardia del territorio.
Credo che questo sia il primo obiettivo che dobbiamo porci, e quindi non dobbiamo partire sempre e solo da un'interpretazione che veda nell'infrastrutturazione e nell'intervento sul territorio di tipo costruttivo l'unico modo per sviluppare un territorio.
Questo è un grave errore che continuiamo a fare, ed è un grave errore ancora di più dal momento che l'Italia - come ben sappiamo - è un paese fortemente antropizzato. Noi non abbiamo le aree sconfinate che hanno altri paesi; noi dobbiamo coesistere con un territorio che è di determinate strutture e di determinate caratteristiche, e la salvaguardia del nostro territorio è di per se stessa anche un'azione utile di sviluppo. Noi continuiamo a non vedere quest'attività come una possibilità, ma continuiamo a considerare il nostro territorio come uno spazio da saccheggiare. Questo è un errore gravissimo che naturalmente alcuni comprendono, mentre altri no. È un modo di distruggere le nostre possibilità attuali e future, invece di costruire valide alternative.
Ribadisco la mia contrarietà al modo in cui si è giunti a questo voto sul Piano territoriale nella giornata odierna.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Devo dire, Assessore, che ha perso un'occasione. Non ha saputo coglierla al volo, non ha saputo cogliere l'attimo, perché nella proposta che avevo formulato in Commissione era intenzione del nostro Gruppo valorizzare un percorso d'aula, un percorso che riguardasse la Commissione competente, e non immiserire l'approvazione di un atto importante come questo, oltretutto il primo Piano Territoriale Provinciale che arriva in aula, nella coda di una mattina di un Consiglio regionale.
Che cosa avevo proposto? Se questo piano è datato, come giustamente ricordava il collega Morioni - perché di questo si tratta - allora perch non si è accolta la proposta che abbiamo formulato, cioè di operare quell'auspicabile decentramento del quale tanto noi parliamo e per il quale la Commissione tornava in quel di Alessandria e, incontrando gli attori del Piano, poteva coglierne gli aspetti e le novità di rilievo? Da questo punto di vista ne sta arrivando un altro, ed è quello della Provincia di Torino. Guarda caso, stanno arrivando in ordine tutti quelli approvati dal centrosinistra. E noi, senza battere ciglio, rinunciamo ad un ruolo, che pure dovrebbe competere a questo Consiglio, quello di verificare il livello di coerenza fra il Piano Regionale e il Piano Territoriale Provinciale che andiamo ad approvare.
Vorrei sollevare soltanto due questioni, una in modo indefinito l'altra certamente in modo più chiaro ed esplicito, che ci porterà ad esprimere il nostro voto contrario nei confronti di questo atto, ed è la questione del terzo valico.
Credo che nell'affrontare la questione dell'infrastrutturazione di questo Paese, troppo spesso i problemi delle infrastrutture e della viabilità rischiano di essere un attentato ad ecosistemi molto fragili.
Noi continuiamo a pensare che la soluzione dei problemi dell'imperante deindustrializzazione sia ancora legata a quanti fori riusciamo a fare nelle nostre montagne o nel sottrarre alcune risorse naturali, e penso, non ultima, a quella dell'acqua. Tutte le volte che affrontiamo la questione di un foro, balza agli occhi di tutti il problema della composizione minerale diciamo così, di queste nostre montagne, l'infrastrutturazione a monte e a valle dei valichi e, soprattutto, quanto si attenti ad una risorsa che non è inesauribile, e lo vorrei sottolineare in quest'aula. Un evento alluvionale ed un indice pluviometrico un po' più alto della media, lascia Torino senza acqua. È incredibile che Torino, città d'acqua, entri in crisi (non è responsabilità della Regione) nell'approvvigionamento idropotabile proprio in occasione di due eventi atmosferici, il primo certamente di più grande portata, l'altro un superamento degli indici pluviometrici stagionali.
Questo Piano, Presidente di turno dell'Assemblea, apre il problema del terzo valico attorno ad un'ipotesi di sviluppo che, attentando alle risorse naturali e alle popolazioni di quelle terre, oggi pone con forza il problema di come delocalizzare una serie di attività industriali collocate oltre l'arco appenninico-alpino di riferimento, aprendo la via verso il mare.
Certo vi è una contraddizione anche nei nostri ragionamenti, perché da sempre abbiamo sostenuto che in questo Paese - non parlo solo della Regione è stato sottovalutato storicamente l'uso delle acque come mezzo di trasporto. Questo è un paese contornato per tre quarti dei propri confini (valutati in termini percentuali costituiscono circa il 90 % dei nostri confini naturali) dall'acqua, e noi questa risorsa non l'abbiamo potuta utilizzare.
Vi é un'apparente contraddizione in ciò che affermiamo, ma noi abbiamo sempre aggiunto nei nostri ragionamenti che occorre trovare, in relazione a questo, un punto di equilibrio fra quelle che sono le vie e le modalità alternative di trasporto delle merci e dei passeggeri.
Allora, qui si coltiva l'illusione di fondo che spostare quell'indotto industriale sul nostro territorio rappresenti, di per sé, il volano, senza assolutamente aver fatto uno studio attento.
In questo, Consigliere Muliere, intendo dire che è datato questo Piano per la repentinità dei cambiamenti, la repentinità con la quale i capitali finanziari decidono di differenziare il proprio intervento in relazione all'area del business, e penso per tutti alla FIAT, perché oggi stiamo cercando di attribuire responsabilità, su quella che è la crisi dell'auto ad altri: molte responsabilità vanno invece ricercate sulle scelte operate ahimé, dagli enti locali.
Da qui l'importanza del Piano, perché quando gli enti locali, nelle loro politiche di piano, privilegiano la rendita fondiaria, la speculazione fondiaria, e quindi l'esaltazione della rendita, anziché lavorare in modo lungimirante al riutilizzo dei vecchi contenitori industriali dimessi pensando di affrontare la questione dell'occupazione spostando il problema da un versante all'altro dell'arco alpino, allora noi diciamo che siamo in presenza di una miopia politica.
Eppure una strada c'è, ed è quella di valorizzare le risorse locali senza illudersi che solo lo spostamento e l'offerta di infrastrutture ricostruendone di nuove, possa essere una modalità nelle quale utilizzare un piano di sviluppo come questo.
Ripeto, Assessore, che abbiamo commesso un errore di percorso. Non so se a questo punto noi bloccheremo questo Piano, perché non ci convince.
Bisognerebbe approfondire. Nella sua relazione, lei non è stato incisivo. Certo presenta qui un Piano di altri, un Piano di enti sovraordinati. Invece, forse, la discussione in quest'aula doveva essere più ispirata a verificare i livelli di coerenza che, si badi bene, nella Commissione tecnico-urbanistica, forse io non conosco bene le leggi, sono organismi consultivi, che non esprimono pareri vincolanti.
L'aula è sovrana. Bisogna mettere - l' ha già sottolineato il Consigliere Moriconi - l'aula in condizione di potere esprimere un voto in scienza e coscienza, cioè la capacità di potere esprimere un voto coerente con una visione che possa anche consentire di approfondire alcuni aspetti relativi alle scelte fatte in un piano non attuale, un piano non datato per la quale noi suggeriamo un percorso - ci dispiace che non sia stato accolto - perché quel passaggio avrebbe consentito di raccogliere quegli indicatori che potevano correggere la portata di questo piano.
Io non ci sto a liquidare atti così importanti solo per spirito di partigianeria, perché per noi sarebbe spontaneo dire: "Quel piano, in fin dei conti, lo propone il centrosinistra. Non facciamoci del male, chiudiamo un occhio e andiamo avanti". No. Mi rivolgo soprattutto alla nostra parte.
Noi abbiamo un dovere che ci è imposto dalla competenza sul piano di questa assise elettiva, cioè dalla capacità che noi abbiamo, al di là delle appartenenze e degli schieramenti, di poter dare un apporto critico non per spirito di parte, ma nell'interesse delle persone e delle popolazioni che abitano in quei luoghi, per i quali è auspicabile una prospettiva certamente di vita e di lavoro rispettosa delle esigenza e della salvaguardia della qualità della vita.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Siamo in un Paese che ha vissuto gli anni della ricostruzione del dopo guerra in modo affannoso, ricostruendo, negli anni della ripresa economica a volte in modo parecchio precipitoso i centri colpiti dai bombardamenti violando i centri storici, il paesaggio urbano, gli ambiti paesaggistici preziosi, i siti montani, costruendo immani periferie senza alcun progetto e piano regolatore, costruendo enormi dormitori.
Questo nostro bel Paese è stato consegnato ad una degradazione dal punto di vista della qualità della vita urbana, sociale e anche della qualità paesaggistica, ma per un certo periodo è risorto da questa situazione e ha tentato di mettere in piede leggi che prevedessero un uso del territorio conforme a interessi generali e non a interessi particolari e di carattere speculativo. Dato che siamo in un Paese nel quale, in ogni caso, non disponiamo di una legge che regola il regime dei suoli; di fronte al fatto che, in questi ultimi lunghi anni, ci misuriamo con una situazione di attacco feroce e indiscriminato ad ogni tipo di regole, un attacco sempre più pesante, teso a modificare le regole, poi ad attenuarle, poi a cancellarle e, anche quando esistono, a derogare ad esse con vari strumenti inventati ad hoc dagli accordi di programma, dalle conferenze dei servizi e dai piani centrali; di fronte a un panorama di questo genere vedere che c'é ancora qualcuno che pensa a costruire dei piani dovrebbe essere un elemento di conforto, dovrebbe costituire un gancio sul quale tenere la speranza che non tutto è perduto.
Certo in politica si può essere miopi, ma si può essere anche ciechi: "Non oculos rex in regno caeorum". Questa mia citazione sarà una poltiglia scorretta, ma il senso è quello.
Quale atteggiamento assumere nei confronti di una amministrazione che in questo panorama disastroso, giunge ad approvare un progetto per la propria comunità? Va segnalato perlomeno un fatto: mi risulta che le uniche amministrazioni che tentano di fare progetti e che sono a buon punto, sono di centrosinistra. Come dice il Consigliere Contu, sono miopi e non capiscono niente. Però devo dire che un tentativo miope lo fanno, ma non sono amministrazioni cieche.
Ci sono amministrazioni che magari erano miopi, come quella di Vercelli, e che le nuove Giunte hanno accecato. Sono passate dalla condizione di miopia a quella di cecità. Ci sono delle amministrazioni che nel centrosinistra avevano costruito dei piani territoriali fino ad un certo punto, ma una volta arrivata l' amministrazione di centrodestra ha dato loro un colpo mortale e le ha accecate al punto che i piani territoriali, belli o meno belli che fossero, non vedono più la luce.
Ho fatto questa considerazione perché mi sembra che, almeno dal punto di vista dell'opposizione di sinistra - se devo levare un forte grido di protesta, comincio a farlo contro la situazione di condanna rispetto a un progetto del proprio futuro che tutte le amministrazioni provinciali di centrodestra perseguono - mi piacerebbe che la sinistra levasse un coro forte di protesta, per mettersi di traverso contro tutte queste amministrazioni indegne, secondo me, di amministrare un territorio secondo criteri di interesse generale.
Di fronte a tutto questo, come atteggiarsi verso questo progetto? E' un progetto carente. Può anche essere un progetto carente, perché uno degli elementi che dà struttura e forza a un piano territoriale provinciale è il piano territoriale regionale. Uno degli elementi di forza è questo, perch la Regione deve avere un suo progetto di assetto territoriale. Quanto è più forte, quanto più è denso di contenuti veri un progetto di piano territoriale regionale, tanto più ciascuna amministrazione provinciale pu arricchire le proprie prospettive.
In questo - l'Assessore Botta lo sa - la mia opinione è che il piano territoriale regionale, che esiste, è un piano territoriale a maglie talmente larghe che forse l'implementazione nello stesso del testo della guida del Touring Club del Piemonte lo arricchirebbe di molto. Siamo sotto la guida del Touring Club; però è un piano.
Ritengo comunque preferibile una situazione in cui un piano esiste a una situazione in cui un piano non esiste del tutto, perché un piano, per cattivo che sia, comunque non può esimersi da dare qualche indicazione, nel senso che, tra le cento indicazioni che dà un piano, magari una buona ce n'è.
Le amministrazioni provinciali lavorano sul nulla, su un piano a maglie larghe. Secondo me - questa è la mia opinione - è un errore che le amministrazioni provinciali usino un po' lo stesso spirito, redigendo dei piani che non fanno delle scelte precise, sapendo che, se non si fanno scelte precise, non si fa del male a nessuno, tranne che alla collettività intesa in senso generale. Se non si fanno delle scelte, è difficile sostenere che si persegue in modo chiaro l'interesse generale.
Quindi, in quanto Piano Territoriale poco cogente, come riferito dall'Assessore, per me non è un elemento di pregio in sé, in sé è un difetto, poi si esaminerà caso per caso.
All'interno di questo piano ci sono problemi aperti di lunga strategia che andrebbero affrontati in modo approfondito in sede di Commissione e poi, qui enunciati.
Tra questi temi di perplessità, che mi porteranno ad astenermi su questo progetto di Piano Territoriale, vi è l'annoso tema del sistema dei trasporti dell'intera Regione di cui Alessandria è un tassello. Da tempo ma anche qui siamo in assenza di un Piano regionale dei trasporti ricordiamocelo tutti - ogni Provincia fa quello che può sulla base di indicazioni di carattere nazionale.
Ritengo necessario un Piano regionale dei trasporti che affronti il problema dei valichi, che decida quali valichi realizzare e quali no, che decida la tipologia dei veicoli, se su gomma o su ferro, e quanto siano potenti questi valichi. Non si è mai fatta una discussione di carattere generale di questo tipo, che dica "sì" o "no" al terzo valico, "sì" o "no" ad altri valichi attraverso le Alpi, che inserisca in questo discorso il Sempione e il Piemonte sud.
Prendo atto che la discussione in Provincia di Alessandria sembra vada nella direzione di prendere questo terzo valico. Più che su questa perplessità, secondo me, fatta della piattaforma di Alessandria una piattaforma forte, mi interrogo sul perché non fare Alessandria e Novara.
Il ruolo tra le due è tutto da discutere. Fatta questa piattaforma e individuato questo fuoco, questo fuoco dove indirizza le proprie energie? E' qui il punto. La mia parte sostiene che dovrebbe indirizzarla verso il Piemonte, però, sappiamo che attualmente la linea ad alta velocità Genova ha come altro terminale Milano. Questa piattaforma che può vivificare l'area di Alessandria, però, può essere anche intesa come momento avamposto dell'economia e delle ragioni di Milano - da non assecondare ulteriormente vista l'attuale congestione - rispetto a Torino.
Questi sono gli elementi che, in sintesi, come si può dire in Consiglio, mi portano a dire, da un lato, che, di fronte ai chiari di luna è meglio che ci sia un Piano Territoriale ad Alessandria, dall'altro lato però, anche su questo fronte si potrebbe ragionare in termini migliori anche a livello di centrosinistra e con Rifondazione, discutendo alcune scelte in modo più approfondito di quanto non abbiamo fatto in questi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Oggi, come hanno detto i colleghi, stiamo compiendo un atto importante.
C'è una questione di metodo e una questione di merito, una questione politica.
La questione di metodo riguarda l'atteggiamento del Consiglio regionale nei confronti delle Province che elaborano ed approvano il loro Piano Territoriale. Può essere soltanto un voto sulla base della fiducia che rivolgiamo nel lavoro delle Province o è un approfondimento ulteriore che noi dobbiamo rifare? Intanto dico che noi non dobbiamo rifare e riscrivere i Piani Territoriali delle Province. Questo non credo sia il nostro ruolo nel momento in cui le Province presentano alla Regione i loro Piani Territoriali.
Se dovessimo decidere di fare questo, credo che, alla fine, il risultato sarebbe quello di non approvare nessun Piano Territoriale.
Oggi abbiamo di fronte il Piano Territoriale della Provincia di Alessandria, che ha iniziato il suo iter nel 1996 ed è terminato nella primavera del 1999 con l'approvazione da parte del Consiglio provinciale.
Siamo quasi nella primavera 2002, credo che sia opportuno approvare questo Piano Territoriale. Sono passati tre anni dall'approvazione del Consiglio provinciale. Vi è la necessità che questo Piano Territoriale diventi operativo, lo chiede non soltanto la Provincia di Alessandria, lo chiedono i Comuni. Siamo in una situazione particolare in cui la Provincia ha approvato, ma il Consiglio regionale non ancora. Sono trascorsi tre anni, mentre da quando è iniziata l'elaborazione del Piano ne sono trascorsi sei, sappiamo che le questioni relative all'utilizzo del territorio si muovono velocemente, quando parliamo di sviluppo. Le scelte che vengono individuate in una data particolare e realizzate magari dopo molti anni possono nuocere o favorire lo sviluppo del territorio.
Credo che tutti i Consiglieri siano a conoscenza del fatto che la Provincia di Alessandria, in particolar modo una parte della Provincia di Alessandria, è diventata nodo strategico dal punto di vista dello sviluppo commerciale. L'Outlet di Serravalle sta diventando un polo commerciale di attrazione nazionale. Lì si sono fatte delle scelte al di là del Piano Territoriale, perché la legge regionale sul commercio prevedeva la possibilità di aprire questi grandi centri commerciali. Dal punto di vista dell'impatto ambientale e dal punto di vista della viabilità, quel grande centro commerciale ha creato grandi problemi.
Credo sia utile discutere del terzo valico; mi rivolgo a chi ha a cuore la tutela ambientale del territorio. Discutiamo moltissimo del terzo valico e, poi, non ci accorgiamo che si fanno delle scelte - non sto discutendo se sono giuste o sbagliate - che dal punto di vista ambientale pesano moltissimo. Non ho mai visto un ambientalista che sia venuto a discutere con chi è d'accordo con la costruzione del terzo valico, se era giusto e meno aprire quel grande centro commerciale, qual era l'impatto ambientale della costruzione di quel centro commerciale sulla vivibilità di quell'area.
Credo che sia giusto rispondere a quella domanda posta da altri colleghi. Questo Piano Territoriale fa convivere lo sviluppo di quell'area con il rispetto del territorio e, soprattutto, della tutela ambientale di quel territorio? Credo si possa rispondere positivamente, non soltanto sulla base dell'elaborazione di quel piano, ma per l'attenzione posta su quell'area da parte non soltanto di alcune forze politiche, ma delle forze politiche che negli anni passati hanno governato le Province e i Comuni. Certo - lo ripeto - ci sono questioni che poi pesano sul futuro e sull'utilizzo del territorio.
Ora - lo ricordava anche il Consigliere Chiezzi - siamo di fronte ad un Piano Territoriale che comunque è uno strumento che può diventare un punto di riferimento per i Comuni della provincia di Alessandria e, quindi, è meglio avere uno strumento, quale un piano territoriale, piuttosto che non averlo, ma credo che poi le garanzie vengano da come è stato elaborato questo piano territoriale: tre anni di incontri, tre anni di discussione e di confronto con tutti i Comuni della Provincia (non soltanto con i Comuni ma con tutti i soggetti che potevano ed erano interessati all'elaborazione del piano territoriale di Alessandria). È stato, quindi, un lungo lavoro che ha portato a fare delle scelte, non ultima quella del terzo valico.
Ricordo che in provincia di Alessandria non è da oggi (e nemmeno da quando vi è stata la proposta della costruzione della linea ad alta velocità Genova-Milano), che si discute del terzo valico, ma sono più di trent' anni.
In quest'aula un Assessore (dapprima Consigliere, poi diventato Assessore della Regione Piemonte) si è molto battuto perché si arrivasse alla costruzione del terzo valico. Innanzitutto perché la provincia di Alessandria ha un ruolo strategico, non soltanto per il suo stesso futuro ma anche per lo sviluppo economico del Piemonte. Il territorio del Piemonte, per la sua vastità, offre un valido contributo alla regione Liguria: questione fondamentale sulla quale aprire una discussione.
Si visiti quel territorio, si venga a vedere cosa significa il passaggio del trasporto su gomma, cosa significa il trasporto delle merci dal porto di Genova verso l'interporto di Arquata o di Rivalta Scrivia. Che cosa significa? Cosa vuole significare il fatto che nel nostro Paese (e anche nel nostro territorio) l'80% delle merci viene trasportato su gomma? Dobbiamo dare delle risposte, da questo punto di vista, se ci sta a cuore il territorio e la tutela ambientale del nostro territorio.
Per quanto riguarda il terzo valico, discuteremo sia sull'ipotesi di tracciato, sia sul suo impatto ambientale.
Il nostro compito è quello di batterci affinché l'ipotesi di tracciato possa avere un impatto ambientale il meno aggressivo possibile.
Da questo punto di vista dovremmo essere molto attenti, ma è chiaro che la scelta del terzo valico è una scelta ormai necessaria, non soltanto per lo sviluppo, ma anche per la tutela ambientale.
Poi possiamo anche discutere di cosa sarà il tracciato, ma non possiamo permettere che la stragrande maggioranza delle merci, che provengono dalla Liguria e che passano dal Piemonte (in particolare dalla provincia di Alessandria), vengano trasportate su gomma.
Credo che questo piano territoriale presti attenzione ad un rapporto equilibra to tra sviluppo della provincia di Alessandria e il rispetto equilibrato del territorio. Ecco perché credo che si possa rispondere positivamente alle domande che i colleghi in quest'aula hanno posto e credo che, da parte del Gruppo dei Democratici di Sinistra, ci sarà voto favorevole a questa deliberazione proposta dalla Giunta, sulla base del piano territoriale presentato e approvato dal Consiglio provinciale di Alessandria.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.48)



< torna indietro