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Dettaglio seduta n.184 del 12/02/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 10.20 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(Alle ore 10.37 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(La seduta ha inizio alle ore 10.45)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Nomine (rinvio)


PRESIDENTE

Comunico che in merito al punto 13) all.o.d.g. "Nomine", avente ad oggetto le nomine urgenti che vi ho precisato in sede di Commissione Nomine e che ho trasmesso con successivo promemoria a tutti i Capigruppo, le relative procedure di votazione saranno effettuate all'inizio della seduta pomeridiana.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bolla, Cantore e Ghigo.


Argomento: Gruppi consiliari

b) Variazione Vicepresidenza Gruppo Democratici di Sinistra


PRESIDENTE

Comunico una variazione nella Vicepresidenza del Gruppo Democratici di Sinistra: la Consigliera Marisa Suino è stata nominata in data 30 gennaio 2002 Vicepresidente del Gruppo.


Argomento:

c) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 23 (nn. 142 e 143), 24 (nn. 144 e 145), 30 (nn. 146 e 147), 31 (nn. 148 e 149) ottobre - del 6 (nn. 150 e 151), 8 (n. 152), 13 (n. 153), 14 (nn. 154 e 155), 15 (n. 156), 27 (nn. 157 e 158), 29 (nn. 159 e 160) novembre - e del 4 (nn. 161 e 162), 10 (nn. 163 e 164), 11 (nn. 165 e 166), 12 (nn. 167, 168 e 169) dicembre 2001, i quali verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Intervengo sull'ordine dei lavori.
Siccome per questa mattina era stata annunciata la presenza del Presidente della Giunta regionale per l'interrogazione che avevamo avanzato e adesso lei ha letto il nome del Presidente Ghigo nel novero dei congedi previsti, chiedo, a nome della minoranza, la sospensione di un quarto d'ora della seduta per valutare la situazione e le nostre iniziative.



PRESIDENTE

Consigliere Marcenaro, prima della sospensione, le devo una risposta.
Nella Conferenza dei Capigruppo, da parte del Presidente Ghigo, non c'era stato alcun impegno ad una risposta. C'era stata la richiesta da parte di alcuni Consiglieri della minoranza di comunicazioni del Presidente Ghigo e non un impegno del Presidente Ghigo. Dico questo soltanto a titolo d'informazione e per la precisione.
La parola al Consigliere Saitta sull'ordine dei lavori.



SAITTA Antonio

Presidente, continuo a ripetere ciò che ho avuto modo di dire nella riunione dei Capigruppo. Certo, la richiesta c'è stata, ma soltanto per confermare un impegno che il Presidente Ghigo autonomamente aveva assunto in dichiarazioni giornalistiche di riferire nella seduta odierna relativamente ai criteri che intende adottare per la nomina del Direttore delle Molinette. Quindi, c'era questo dato di fatto. La richiesta era per ricordare al Presidente un impegno che si era assunto, per cui mi associo alla richiesta del collega.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, mi associo alla richiesta di sospensione e ripeto qui, in modo che risulti a verbale, quanto ho già proposto in sede di Conferenza dei Capigruppo. Chiedo che nell'organizzazione nei nostri lavori si tenga presente l'obiettivo di svolgere il Consiglio regionale quando il Presidente Ghigo dà la propria disponibilità ad essere presente. Dato che in questo arco di legislatura il Presidente Ghigo è stato assente circa il 46% delle convocazioni del Consiglio regionale, ritengo questo comportamento incongruo rispetto al ruolo del Presidente Ghigo e anche irrispettoso nei confronti del Consiglio regionale.
Questa è la mia proposta: convocare il Consiglio con la sicurezza che il Presidente Ghigo si degni di essere presente.



PRESIDENTE

Ho sempre concesso la sospensione quando è stata richiesta da diversi Consiglieri, quindi, concedo dieci minuti.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Perché è una piccineria? CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Perché ha chiesto un quarto d'ora.



PRESIDENTE

Allora, vi concedo un quarto d'ora, però, vi chiedo di essere puntuali alle ore 11.05 riprenderà la seduta.
Normalmente, se la richiesta proviene da un gruppo di Consiglieri per motivi di carattere politico, una sospensione di qualche minuto viene sempre concessa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.50 riprende alle ore 11.24)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 1218 presentata dal Consigliere Giordano inerente a "Proprietari di nulla"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1218, presentata dal Consigliere Giordano.
Risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Con riferimento all'interrogazione n. 1218, si comunica che successivamente alla messa in liquidazione coatta amministrativa della Cooperativa Antonelliana, si sono svolti diversi incontri con i commissari liquidatori, il Comune di Torino, il Prefetto ed i rappresentanti degli acquirenti degli alloggi al fine di valutare congiuntamente le eventuali possibili soluzioni.
Alla Cooperativa Antonelliana è stato attribuito un finanziamento per un importo di mutuo agevolato, ai sensi della legge 457/78, di lire 540 milioni per nove alloggi, mentre l'intervento edilizio realizzato è di quattordici alloggi.
L'Istituto Bancario interessato è il San Paolo di Torino, il quale, a fronte dell'importo di mutuo attribuito, ha erogato alla Cooperativa solamente 97 milioni. La Giunta regionale può pertanto mettere a disposizione degli acquirenti la parte restante di mutuo agevolato pari a lire 353 milioni, inoltre può essere verificata la possibilità di concedere un mutuo agevolano anche agli acquirenti che attualmente non ne usufruiscono, ciò qualora siano in possesso dei requisiti soggettivi previsti per l'accesso all'edilizia agevolata.
Tali possibilità sono già state illustrate ai soci della Cooperativa nel corso dell'ultimo incontro avvenuto nel mese di novembre scorso.
Occorre, infine, rilevare che purtroppo, ad oggi, la normativa regionale, e soprattutto quella statale, non disciplina la casistica relativa al fallimento dell'impresa edilizia, alla cui fattispecie l'Antonelliana appartiene, essendo una cooperativa di produzione lavoro, e di conseguenza non è possibile prevedere lo stanziamento di finanziamenti regionali da destinare agli acquirenti in difficoltà.
Voglio concludere ricordando che recentemente ho incontrato, proprio in Consiglio regionale, a Palazzo Lascaris, i rappresentanti dell'Associazione CO.NA.F.I., che intendono a rappresentare, sia a livello regionale che a livello nazionale, le cosiddette "vittime dei fallimenti immobiliari".
A tal proposito, è stata recentemente presentata dal Gruppo consiliare di Alleanza Nazionale, con la Consigliera D'Onofrio come prima firmataria una proposta di legge che tende ad offrire un contributo per quanto riguarda le cosiddette vittime dei fallimenti immobiliari.
Ritengo, tuttavia, che il problema debba essere portato a livello nazionale. Come Assessori regionali, avevamo già provveduto a segnalare al Governo, in occasione di un incontro nel settembre dello scorso anno, la questione di incidere, a nostro avviso, sul Codice Civile: cioè studiare la possibilità di garantire meglio i prossimi acquirenti proprio nel momento della stipula dei contratti preliminari.
Ovviamente questo significa spostare la garanzia, o comunque incaricare di più dell'onere della garanzia per esempio le banche, come succede nella legislazione francese.
Una soluzione come quella proposta a livello regionale, potrebbe, a mio giudizio, in prima battuta, essere utile a livello regionale con una misura di complemento a livello nazionale, incidendo nel Codice Civile, in modo tale che per il futuro si garantiscano maggiormente i promissari acquirenti nel momento in cui stipulano un contratto preliminare, e per il recente passato si possano ipotizzare effettivamente delle soluzioni con le compatibilità di bilancio del nostro bilancio regionale.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Botta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Assessore, capisco che lei non abbia molti strumenti giuridici per cercare di dare una mano a queste quattordici famiglie. Tuttavia, come istituzione e come Regione, si potrebbe attivare il nostro Difensore Civico, per vedere se effettivamente esiste la possibilità di poter far rogitare i quattordici appartamenti a questi signori. È gente che ne ha veramente bisogno.
Questa è la segnalazione che intendevo fare.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza n. 1136 del Consigliere Contu inerente a "Grave carenza di borse di studio - art. 1 comma 9 legge n. 62/2000 - riapertura dei termini per la presentazione delle domande" e interpellanza n. 1110 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerente a "Borse di Studio - art. 1 comma 9 Legge 62/2000 - riapertura dei termini per la presentazione delle domande"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interpellanze n. 1110 e n. 1136, alle quali risponde congiuntamente l'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Vuole che risponda prima all'interpellanza relativa sulle borse di studio universitarie o all'altra?



PRESIDENTE

Tutte e due insieme.
CONTU Mario (fuori microfono) No, sono diverse.



PRESIDENTE

Va bene, scelga lei l'ordine.



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Inizio dall'interrogazione relativa alle borse di studio universitarie.
Si tratta di un'emergenza che, giustamente, è stata portata all'attenzione del Consiglio, perché si è registrata, nel corso degli ultimi cinque anni, una crescita esponenziali degli aventi diretto alle borse di studio universitarie - devo dire che nell'interpellanza questo è riprodotto con estremo dettaglio, precisione e veridicità - passando dai 3.000 del 1994 ai 7.000, cari colleghi, dell'anno accademico 1999-2000 agli attuali 12.000 dell'anno 2001-2002, determinando una crescita della spesa da 12 a 53 miliardi.
Abbiamo richiesto sia all'Osservatorio Regionale Universitario, sia all'Ente Diritto allo Studio, un esame approfondito per comprendere le ragioni di questo processo. L'indagine è tuttora in corso ma si possono già identificare alcune motivazioni del fenomeno che coincide anche con un incremento delle iscrizioni all'università in una pluralità di concause.
Sicuramente la riforma universitaria ha dei cicli "del 3+2" che ha riportato all'interno del corso di studi persone che avevano abbandonato gli studi e che grazie al riconoscimento dei crediti hanno ritrovato le ragioni di un impegno finalizzato al conseguimento di una laurea "breve" andando su una dimensione più europea.
Un secondo fattore deriva da un ritorno di interesse per il conseguimento della laurea dopo un periodo di sottovalutazione da parte dell'opinione pubblica della validità e dell'efficacia, a fronte di un inserimento nella vita lavorativa.
Altra motivazione è da ricercarsi nei criteri del nuovo DPCM, che ha esteso i requisiti per l'ammissibilità alle borse di studio. A questo proposito un fenomeno in fase di studio è l'equiparazione degli studenti extracomunitari agli studenti europei, riconoscendo a tutti gli stessi diritti. Ha anche inciso in questa fase il decentramento operato in Regione Piemonte delle sedi universitarie, che ha favorito l'allargamento del bacino di utilizzo avvicinando l'università agli studenti, e che, grazie all'efficienza dell'EDISU piemontese, cosa che peraltro il collega Contu riconosce, avendo garantito a tutti, tempestivamente, l'erogazione delle borse di studio, ne ha in qualche modo determinato un incremento di aspettativa.
Poiché è evidente che il bilancio regionale non è in grado di coprire con un incremento di decine di miliardi - oggi diremmo di milioni di Euro all'anno tale evoluzione, si rende necessario reimpostare, anche attraverso nuove forme, la politica del diritto allo studio universitario. Un percorso che si potrebbe percorrere pare questo: Fissare nel mantenimento dei 38,5 miliardi di lire, l'attuale livello di spesa; il tetto dei finanziamenti destinati alle borse di studio per i prossimi due o tre anni, dando in questo modo una certezza agli sia all'EDISU che agli studenti delle disponibilità di risorse. Questo consentirebbe anche di monitorare il fenomeno e vedere se alcune delle tendenze abbiano un carattere transitorio e dall'altra parte determinare quale sia il livello di assestamento tendenziale. Per raggiungere tale livello è però necessario reperire già nel bilancio regionale ulteriore risorse per almeno sette milioni e mezzo di Euro nel corso del 2002. Per il reperimento di tali risorse non si può che provvedere con il bilancio regionale, mentre dall'anno accademico 2002-2003 si potrà studiare altre forme, quali, ad esempio, l'adeguamento della tassa regionale universitaria ad almeno 100 Euro, come peraltro previsto da molte Regioni del centro-nord; inoltre sarà opportuno ricercare l'eventuale collaborazione con le fondazioni bancarie.
Sul piano più generale, credo che sia necessario mettere mano ad una revisione legislativa che, anche tenendo conto delle modificazioni al Capo V della Carta Costituzionale, dovrebbe consentire una maggiore autonomia della Regione. Si tratta in primo luogo di avviare un negoziato con il Governo per una revisione sostanziale del DPCM, che non può essere così di dettaglio, impedendo qualunque forma di politica regionale, ma dovrà fissare i requisiti minimi di ammissibilità lasciando poi alla Regione la definizione dettagliata delle provvidenze e delle modalità.
Si potrà introdurre il "prestito d'onore" in forma ampia ed in particolare per il primo anno di iscrizione ed eventualmente, una volta che sarà attuato, per il biennio di laurea specialistica.
Un'idea alla quale stiamo lavorando è quella di superare l'attuale meccanismo di graduatorie annuali, ma, attraverso lo studio di soluzioni fattibili e semplici, poter offrire fin dalla fase di iscrizione garanzie di sostegno che da una parte svolgano la funzione sociale per la quale era prevista la borsa di studio e, dall'altra, accompagnino l' avente diritto per tutto il suo cammino universitario.
Aggiungo ancora delle considerazioni politiche.
Considero meritevole il fatto di aver sollevato questa questione di estrema importanza. Penso che sarebbe opportuno, come richiesto nell'interpellanza, un'audizione con le EDISU. Dovremmo dedicare addirittura, un convegno, un momento di studio combinato tra Assessorato e Commissione per esaminare queste problematiche che hanno questa rilevante importanza.
E' un problema che è stato giustamente sollevato e che oggi è fortemente analizzato dall'Assessorato, dalle EDISU, dall'osservatorio regionale e nel rapporto con le Università, ma che merita un convegno che metta intorno le componenti universitarie (rettori, Università stessa, ente per il diritto allo studio e Consiglio regionale).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Devo darle atto, Assessore, della puntualità con la quale ha risposto a questa interpellanza. Bene ha fatto ad evidenziare il dato statistico sulla evoluzione della domanda. I dati sono quelli che lei ha riportato, però i dati sono asettici, per loro natura.
Vorrei che lei, Assessore, prendesse atto di una consapevolezza. Dietro a quei numeri, dietro a quelle posizioni in graduatoria ci sono, prima di tutto, delle persone e ci sono dei giovani che attendono delle risposte da questa amministrazione. Provo ad esaminare le risposte che lei ha dato perché è il dato dal quale dobbiamo partire.
La sua risposta si articola su diversi punti. Innanzitutto, per affrontare un problema bisogna conoscerlo. Lei dice che è d'accordo sulle elezioni delle EDISU. Le comunico che la Commissione, presieduta da Rossi ha già fissato l' audizione per il 20 febbraio, su richiesta del Gruppo di Rifondazione Comunista. Mi auguro che lei in quella occasione garantisca la sua presenza.
L'altra questione riguarda il convegno. Se l'approccio è quello (per il risolvere il problema bisogna conoscerlo) il momento del convegno potrebbe essere il punto di approdo di un percorso, rispetto alla quale le chiedo formalmente di fornire alla Commissione una risposta dettagliata, che pu essere atto istruttorio anche per la Commissione in relazione al percorso che la Commissione stessa potrà valutare.
Questo è il primo approccio della conoscenza. Ciò che però sconcerta è che lei non ha consapevolezza della gravità dell'emergenza. Lei, quale soluzione indica? Indica di fissare in 38 miliardi il trasferimento. Noi a bilancio questa cifra non ce l'abbiamo ancora.
La risorsa che intende destinare alle EDISU è di 38 miliardi. I 15 miliardi dei quali parla non sono quelli che consentono di raggiungere 53 miliardi, ma sono quelli che consentono di raggiungere 38 miliardi, perch il fabbisogno accertato è di 33 miliardi. Guardi che coincidenza: la somma di 35 miliardi è lo stanziamento che lei destina nel fondo di riserva per il finanziamento delle leggi in via di approvazione per i buoni scuola.
Assessore, posso dirgliela molto serenamente: questo è il momento del coraggio e delle scelte. Lei deve avere il coraggio dei fare delle scelte.
Se ha attenzione al problema del diritto allo studio universitario deve scegliere fra un dato di civiltà, perché di questo si tratta, oppure deve operare la scelta, stabilendo un' agenda di priorità tutta politica, di destinare 35 miliardi di queste risorse a sostegno delle famiglie che hanno scelto la scuola privata.
Io, Assessore, le chiedo un atto di coraggio. La "coperta" è quella e non può essere l'altra soluzione che lei indica. Di fronte a una legittima richiesta e una legittima domanda, lei propone la terza soluzione: modifichiamo il DPCM che è troppo estensivo e aumentiamo le tasse universitarie.
In questo devo dire, Assessore, mi sconcerta, magari anche il voto unanime del Consiglio di amministrazione dell'EDISU, perché in quella sede è rappresentata sia la maggioranza che la minoranza. Il nostro Gruppo non è rappresentato, però devo dire che questo per me è motivo di sconcerto sul quale indagare.
Voglio citare un caso che qui è riportato nell'interpellanza. Non siamo in presenza di esclusioni legate a redditi alti.
Casualmente ho provato a puntare il dito su quella graduatoria e sono andato a verificare gli atti. Lei mi deve spiegare, Assessore, come mai una famiglia monogenitoriale (un componente iscritto al primo anno dell'Università, alla facoltà di Agraria) con un reddito di 35 milioni casa in locazione, fuori sede, posizionata al centosessantesimo posto in graduatoria, idonea per la borsa di studio, che è una somma di circa sette milioni, che vuol dire la possibilità di frequentare, è trecentoventesima in lista di attesa per l'alloggio.
Questa - dicevo prima - non è civiltà, ma è un passo indietro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

L'interpellanza dei Consigliere Contu e Papandrea inerente a "Borse di studio", ma non equivochiamo riguarda le borse di studio per le scuole superiori, è stata - collega Contu - provvidenziale, perché è servita a porre un problema agli uffici, che hanno affrontato in questo modo l'apertura dei termini per la presentazione delle domande. L'Assessorato sulla base di intesa scaturita in sede consiliare ha poi provveduto tempestivamente a diramare un comunicato stampa per prorogare i termini per la presentazione da parte dei Comuni delle comunicazioni sui dati relativi alla richiesta di borse di studio.
Tale comunicato è stato divulgato tramite quotidiano e pubblicato sui siti della Regione e della direzione regionale.
Inoltre gli uffici hanno contestualmente inviato il comunicato stampa ai Comuni mediante posta elettronica (lei ci aveva suggerito l'utilizzo della posta elettronica) e hanno sollecitato direttamente i Comuni che non avevano provveduto all'inoltro della comunicazione richiesta.
La proroga al 26 novembre 2001 ha consentito di soddisfare ben ulteriori 1.265 domande, quindi 1.265 persone che senza la sollecitazione consiliare e la risposta non avrebbero usufruito di un diritto a loro molto necessario. Per quanto attiene solo al Comune di Torino sono state inoltrate 373 richieste, per un totale di richieste pari a 25.003.
Da una verifica effettuata presso alcuni Comuni è emerso che è stata data diffusione di intervento, anche mediante l'affissione di manifesti (devo precisare che alcuni Comuni sono stati più puntuali e più sensibili e quindi vorremmo avere una forma di particolare attenzione verso questi Comuni anche nelle politiche complessive) e che, presumibilmente, il punto critico della divulgazione attiene all'anello scuola-famiglia e alunno famiglia su cui, quindi, dovremmo intervenire in maniera più massiccia.
Per il prossimo anno scolastico, quindi, si estenderanno gli strumenti di divulgazione, utilizzando anche spazi pubblicitari sui maggiori quotidiani e su riviste scolastiche, studiando altre eventuali forme che io, per avere un contributo come quest'anno, porterò in preventiva ad illustrazione in Commissione Consiliare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Posso confessarle una cosa, Assessore? Ieri, discutendo con alcuni colleghi, mi sono posto il problema se fosse ancora il caso di praticare quest'aula o, meglio, se non fosse più opportuno limitare l'azione del Consiglio (in questo caso del Consigliere) all'unica e residuale competenza che è data da quest'aula: il Sindacato Ispettivo (e la sua risposta di oggi mi conforta).
Dovremmo, forse, perdere meno tempo in quest'aula (ma lo dico ai miei colleghi) a volte in un vago attendere e a volte più a servizio dei media per concretizzare la nostra azione sul controllo degli atti che l'esecutivo compie senza passare - si guardi bene - neanche nella competente Commissione consiliare, perché qui un rimprovero diretto e una responsabilità politica gliela devo rivolgere in quanto lei, Assessore, non ha affrontato la questione delle borse di studio in Commissione e ha assunto, come atto deliberatamente di Giunta (anzi, di esclusiva competenza dirigenziale) tutti gli atti conseguenti.
Le posso anche dire che per questo inconveniente di percorso, se lei doverosamente, avesse informato la competente Commissione, con l'aiuto di tutti avremmo potuto trovare una strada che avrebbe consentito, non solo di raggiungere quell'obiettivo per il quale esprimo soddisfazione per il lavoro svolto (e mi auto congratulo col gruppo ma anche con supporto dei Consiglieri della minoranza che hanno prestato attenzione alle nostre argomentazioni nella competente Commissione), perché abbiamo raggiunto un obiettivo significativo:oltre 1200 famiglie escluse sono rientrate nel beneficio.
A parte questo, Assessore, c'é ancora molta strada da percorrere perché è ancora molto alto il divario fra i beneficiari della semigratuità dei libri di testo e gli aventi diritto alla borsa di studio, che non si elidono a vicenda perché sono benefici accumulabili.
Devo comunque precisare, Assessore, nell'esprimere soddisfazione per la tempestività con la quale lei di fronte ad un'interpellanza ha colto il problema e ha sanato questo ritardo dell'Amministratore per problemi legati alla comunicazione scuola-famiglia e Comune-scuola-famiglie, che mi attendevo un'altra risposta e, quindi, la sprono, Assessore, perché qui c' bisogno di un atto di coraggio. Qualcuno dice che se non ha il coraggio non se lo può dare, ma io confido sulle sue doti e capacità nascoste.
Sa qual è il modo per sanare il conflitto oggi esistente fra la norma 62/2000 della borsa di studio, la norma relativa alla semigratuità dei libri di testo, le fondazioni che hanno titolo ad intervenire in relazione al sostegno per il diritto allo studio, gli Enti vari che operano su questo settore e la questione della libera scelta educativa? Bisogna avere il coraggio di risolverlo, Assessore, di proporre una modifica della legge 49 che sia il testo unico - chiamiamolo in questo modo per semplificare - sul diritto alla studio, perché se non si fa questa operazione, io sono pronto Assessore, a sollecitare di nuovo il problema il prossimo anno scolastico perché non è possibile chiedere alle famiglie di presentare tre domande diverse per avere benefici differenziati. Non ha senso; c'é bisogno che il legislatore - e questa Assemblea ha le sue competenze - normi tutta la materia e la ponga sotto un testo unico sul diritto allo studio.
D'altronde lei lo ha promesso, Assessore: lo ha promesso in quest'aula l'ha promesso in Commissione, lo ha detto ai media e ha fatto le conferenze stampa: questa cosa qui è indilazionabile perché ne va di mezzo la possibilità, da parte delle famiglie, di poter accedere ai benefici previsti dalla legge e, soprattutto, ha il vantaggio di dare organicità ad un settore che oggi è assolutamente lasciato ai tempi burocratici che ancora una volta non pongono al centro le cure che bisogna avere; quindi non bisogna solo fornire statistiche perché si tratta di riconoscere alle famiglie un diritto a loro sancito dalla legge.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interpellanza n. 611 del Consigliere Di Benedetto inerente a "Situazione rete idrica della Regione Piemonte, qualità delle acque potabili e minerali"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 611, alla quale risponde l'Assessore D'ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Prima di rispondere dettagliatamente ai singoli quesiti posti dal consigliere Di Benedetto con la sua interpellanza n.611, avente per oggetto "Situazione rete idrica della Regione Piemonte, qualità delle acque potabili e minerali", ritengo opportuno fare una premessa di ordine generale: La risposta relativa alla qualità dell'acqua potabile erogata alla cittadinanza piemontese non può esulare dalla descrizione sintetica di quale sia il ruolo istituzionalmente affidato all'Assessorato alla Sanità ed alle Aziende Sanitarie Locali e di come le competenze sanitarie vengano frequentemente ad incrociarsi e sovrapporsi con le competenze attribuite in materia di infrastrutture all'Assessorato Ambiente.
La qualità delle acque, dal punto di vista sanitario, è infatti funzione di molte variabili quali: qualità delle risorse idriche da cui si attingono le acque destinate al consumo umano, ovvero falde ed acque superficiali: per quanto riguarda il Piemonte l'approvvigionamento idrico deriva per il 65% da sorgenti, il 33% da pozzi e il 2% da acque superficiali qualità delle strutture e degli impianti acquedottistici, della loro gestione e manutenzione e del materiale utilizzato per le condotte di adduzione e distribuzione tipologia di gestione e quindi economia di scala della stessa: nella regione sono stati censiti nell'anno 1999 circa 2534 acquedotti di cui il 70% comunali, il 20% consortili, il 5% rurali ed il 5% privati.
adeguata sorveglianza e controllo sanitario dell'acqua erogata in rete alla popolazione.
Il ruolo istituzionale affidato e svolto dalla Sanità Pubblica interviene sia a monte che a valle delle variabili o condizioni su citate tramite le attività di controllo, previste dall'art. 12 del D.P.R. 236/88 e svolte dai Servizi di Igiene dell'Alimentazione e della Nutrizione (S.I.A.N.) dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali.
Tuttavia la qualità finale dell'acqua destinata al consumo umano è la risultante della gestione e della programmazione degli interventi di miglioramento inerenti gli aspetti riportati ai punti 1, 2 e 3, riferiti poc'anzi.
Detti aspetti sono di competenza della Direzione Ambiente: il Decreto legislativo n. 152/99 ha infatti definito per i corpi idrici criteri di monitoraggio ed obiettivi, sia di qualità generale sia di qualità per specifica destinazione d'uso tra cui quello idropotabile e la legge nazionale sul Servizio Idrico Integrato n. 36/94 e quella regionale n.
13/97 hanno riorganizzato detto servizio sulla base di ambiti territoriali ottimali da cui origina la risorsa acqua, in modo da garantirne efficienza ed economicità e da ridurre progressivamente la frammentazione gestionale e la vetustà strutturale di buona parte degli impianti acquedottistici.
Ciò premesso, rispondo ora ai quesiti posti dall'interpellante.
Il primo quesito è se l'Assessorato alla Sanità è in possesso di dati sulla qualità dell'acqua distribuita dagli acquedotti della Regione.
Dal punto di vista strettamente igienico-sanitario, le acque erogate dagli acquedotti alla cittadinanza piemontese sono buone; le frequenze dei controlli previsti dal D.P.R. 236/88 vengono rigorosamente applicati dalle ASL e i risultati analitici dei controlli permettono, inoltre, di evidenziare nella media qualitativa punte di qualità ottima nelle aree pedemontane, le cui acque all'origine, generalmente provenienti da sorgenti o pozzi che pescano in falda, non subiscono inquinamenti chimici, ma sporadici inquinamenti microbiologici causati da precipitazioni atmosferiche, dall'uso delle vicine aree montane (allevamenti in quota) nel periodo estivo-autunnale e da vulnerabilità delle captazioni a volte non ottimali sotto il profilo strutturale.
Vi sono poi aree geografiche di pianura in cui l'approvvigionamento idrico è garantito con il prelievo da corpi idrici superficiali di acque altamente inquinate già all'origine (quali il fiume Po): nonostante ciò la presenza di Aziende o Consorzi dotati di efficienti impianti di depurazione permette l'erogazione alla popolazione di acque salubri, ovvero prive di batteri patogeni e sostanze tossico-nocive.
Tuttavia, a causa della generale vetustà delle strutture acquedottistiche, nel comparto idrico delle acque condottate si possono a volte verificare fenomeni che comportano trasformazioni di acque di ottima qualità all'origine in prodotti di qualità inferiore, ovvero avvertita dall'utente "cattiva", a causa di processi di biofouling o ricrescita batterica di microrganismi di origine ambientale, non patogeni per l'uomo.
Dette trasformazioni dipendono dagli aspetti strutturali degli impianti di distribuzione e sono, quindi, di natura essenzialmente economica: gli interventi di ri-ammodernamento e razionalizzazione delle strutture acquedottistiche si riallacciano al punto c) citato in premessa e vengono programmati dall'Assessorato Ambiente sulla base delle leggi relative al servizio idrico integrato e mediante l'istituzione delle Autorità d'ambito.
In altri casi, invece, è la conformazione geologica dell'area di cui è tributaria la risorsa idrica a determinare l'aumento nell'acqua all'origine di sostanze indesiderabili quali ferro, manganese e solfati.
L'art. 17 del D.P.R. 236/88 prevede, tra le competenze della Regione la facoltà di disporre deroghe per la presenza in acque potabili di parametri chimici, non tossici, con concentrazione superiore a quella stabilita dalla normativa stessa in situazioni geologiche particolari e in casi di eventi eccezionali quali alluvioni e terremoti.
In questi casi il valore massimo ammissibile è determinato dal Ministero della Sanità di concerto con il Ministero dell'Ambiente e su parere del Consiglio superiore di Sanità.
Gli atti di deroga vengono disposti per periodi di tempo limitato e condizionati alla programmazione di piani di intervento e di risanamento quali apertura di nuovi pozzi o installazione di impianti di deferrizzazione e demanganizzazione o miscelazione con acque a minor tenore di ferro, manganese e solfati.
Un evidente segnale della qualità dei controlli effettuati dalle ASL e quindi della salubrità microbiologica delle acque destinate al consumo umano è indubbiamente il fatto che nella Regione non si sono mai verificati episodi di epidemie da malattie infettive a trasmissione orofecale, quali tifo o salmonellosi, anche a fronte dei gravi e recenti eventi alluvionali del novembre 1994 e dell'ottobre 2000, che hanno impegnato i S.I.A.N. in controlli aggiuntivi con mole di lavoro a volte triplicato rispetto a quello ordinario, e che comunque i referti non conformi sono molto limitati.
La presenza nelle acque potabili di particolari composti chimici, quali fertilizzanti o altri fitofarmaci, viene controllata in quelle aree a forte sviluppo agricolo; ciascuna ASL è a conoscenza delle criticità peculiari del proprio territorio, derivanti da allevamenti, agricoltura intensiva attività produttive o altri centri di rischio presenti intorno ai punti di captazione e predispone programmi di campionamenti mirati alla ricerca di determinati parametri tra cui pesticidi e nitrati.
Punto 2 dell'interpellanza (A quando risalgono questi dati e con quale frequenza vengono aggiornati) Nello specifico i dati di cui dispone l'Assessorato alla Sanità sulla qualità dell'acqua distribuita dagli acquedotti della Regione Piemonte vengono inviati annualmente dalle ASL competenti: si riferiscono al numero totale di acquedotti censiti, al numero di pareri preventivi espressi, al numero di prelievi per la classificazione delle acque superficiali destinate al consumo umano, al numero di controlli ispettivi presso gli impianti di acquedotto, al numero totale di campionamenti eseguiti ed al numero di provvedimenti messi in atto a seguito del superamento delle concentrazioni previste dalla normativa vigente.
Per l'anno 2000 i dati riepilogativi sono riportati, per ciascuna ASL e per Regione, nella tabella 1 allegata alla presente.
I dati relativi ai referti dei campionamenti effettuati mostrano che l'indice medio di potabilità regionale si attesta per l'anno in corso sul 90%, con un trend positivo rispetto agli anni precedenti e che i risultati sfavorevoli riguardano, nella maggior parte dei casi, parametri microbiologici quali coliformi totali e cariche batteriche, imputabili all'alluvione dell'ottobre 2000, alla cronica vetustà strutturale di piccoli impianti acquedottistici gestiti in economia dai Comuni ed ai sporadici inquinamenti locali determinati da forti piogge primaverili ed autunnali.
I controlli successivi effettuati dalle ASL hanno rilevato risultati analitici favorevoli ovvero con parametri batteriologici rientrati nella norma a seguito delle ispezioni condotte dai Servizi e degli interventi di corretta pulizia e adeguata manutenzione prescritti ai Comuni ed ai Gestori degli acquedotti.
Per quanto attiene i parametrici chimici, i pochi campionamenti con esito negativo riguardano sostanze né tossiche né nocive per la salute dei cittadini: in questo caso i Comuni hanno richiesto all'Assessorato Ambiente ed all'Assessorato Sanità i provvedimenti di deroga, che sono stati emanati in via temporanea e, comunque, sempre vincolati a calendari precisi di opere di risanamento, comprensivi di costi e tempi di attuazione.
Punto 3 interpellanza (quali dati sono in possesso dell'Assessorato alla Sanità relativamente alla qualità delle acque minerali prodotte ed imbottigliate sul territorio della Regione Piemonte) Per quanto attiene le acque minerali, le ASL effettuano regolari controlli analitici ed ispezioni presso le sorgenti e presso gli stabilimenti di produzione al fine di verificarne qualità e rispondenza igienico-sanitaria alla vigente normativa: i risultati vengono inviati all'Assessorato Sanità con frequenza semestrale per quanto riguarda le ispezioni e con frequenza annuale per i controlli analitici.
Si allegano alla presente le tabelle 2, 3 e 4 riepilogative delle ispezioni, dei risultati delle analisi microbiologiche e chimico-fisiche effettuate da ogni singola ASL nel cui territorio insistono sorgenti e stabilimenti di produzione.
Si ritiene comunque che la tendenza in aumento del consumo di acque minerali da parte dei cittadini sia dovuto non ad una cattiva qualità dell'acqua erogata mediante acquedotto ma a ragioni di mercato e di preferenze particolari della popolazione.
Tale attitudine ha necessariamente comportato un notevole incremento dell'attività di controllo operata dai Servizi nel ciclo della produzione e distribuzione.
Consideriamo le attività su citate il primo ed indispensabile passo per garantire la salubrità del prodotto messo in commercio e tutelare la salute dei consumatori di acque minerali.
Punto 4 dell'interpellanza (Quanti litri all'anno prelevano dalle sorgenti, quale fatturato producono le aziende del settore che operano in Piemonte) Dai dati in possesso della Direzione regionale Risorse Idriche acquisiti nel corso del lavoro di ricognizione delle infrastrutture idriche e fognarie della nostra Regione, sono stati ricavati i dati relativi ai volumi prelevati da sorgente, ai volumi estratti totali ed ai fatturati complessivi delle aziende del settore, distinti in Ambito Territoriale Ottimale, riportati nella tabella che fornirò agli interessati.
Tali dati sono contenuti nella pubblicazione "Infrastrutture del servizio idrico in Piemonte - Situazione attuale e prospettive future" inviata a tutti i consiglieri regionali nel mese di giugno 2000 e dalla quale è possibile ricavare ulteriori informazioni sulla consistenza dei servizi idrici della Regione Piemonte.
Punto 5 dell'interpellanza (Quante sono e che durata hanno le concessioni per lo sfruttamento delle sorgenti della Regione Piemonte) Dal catasto delle utenze idriche, aggiornato al 1999, risulta che in Piemonte i prelievi da sorgente destinati all'uso potabile assoggettati al regime di concessione di derivazione d'acqua pubblica, sono appena 168 di cui circa 1/3 in corso di rinnovo. Ad essi va sommato un numero pressoch analogo di istanze di concessione (156) la cui istruttoria non si è ancora conclusa con un formale procedimento da parte della Provincia.
Di 52 prelievi da sorgente le cui concessioni sono scadute senza che sia stata presentata istanza di rinnovo si è in attesa di conoscere l'esito della verifica circa l'effettiva cessazione della derivazione.
La durata delle concessioni di derivazione d'acqua ad uso potabile un tempo variabile fino ad un massimo di 30 o 60 anni a seconda della specie della derivazione piccola o grande è stata limitata a 30 anni dall'art. 23 comma 8 del D.Lgs. 152/99 che, tuttavia, consente ai titolari di grandi derivazioni di proseguire nell'esercizio fino alla data di concessione come in origine stabilita, ove questi abbiano presentato istanza entro il 31/12/2000.
Punto 6 dell'interpellanza (Quanto pagano complessivamente alla Regione le aziende titolari delle concessioni) Per quanto riguarda gli introiti derivanti dal canone demaniale introitati dallo Stato fino al 31/12/2000, non è dato sapere a quanto ammonti la quota relativa all'uso potabile delle acque prelevate da sorgente.
Si segnala che, a norma delle vigenti destinazioni, il canone per l'uso d'acqua pubblica al fine potabile è di 3.270.100 lire/modulo (1modulo=100 l/sec) con un minimo di 545.026 lire per ogni concessione.
Poiché il minimo è calcolato in relazione alla concessione e non è riferito ai singoli acquedotti, ne consegue che, ove un acquedotto sia stato legittimato a prelevare acqua, con provvedimenti distinti pagherà tanti canoni quanti sono i provvedimenti.
Punto 7 dell'interpellanza (Quali interventi sono stati predisposti per tutelare la salute dei cittadini relativamente al consumo di acqua potabile) La conoscenza dello stato complessivo delle infrastrutture idriche sul territorio piemontese è uno dei compiti più importanti svolti dalla Direzione Risorse Idriche che si è fatta parte attiva nel proporre agli enti gestori di acquedotti di pubblico interesse le soluzioni ottimali per razionalizzare i sistemi idropotabili e per migliorare la qualità tecnica delle strutture, al fine di migliorare la qualità e la quantità delle acque fornite all'utenza.
L'attuazione dei programmi di miglioramento è stata resa possibile dalle disponibilità finanziarie e dai piani di intervento che nel corso degli anni hanno consentito di porre la Regione Piemonte all'avanguardia su scala nazionale, della soluzione del problema acqua, in conformità alle necessità di mantenimento, di tutela e di controllo delle fonti idriche.
L'aspetto qualitativo delle acque potabili è oggi regolamentato dal D.Lgs 31/2001 che ha sostituito il D.P.R. 236/88 sulle norme di tutela a garanzia della qualità delle acque potabili destinate al consumo umano.
Le norme di tutela hanno trovato applicazione nei controlli periodici di qualità delle acque effettuati dalle competenti Autorità Sanitarie Locali, in conformità alle indicazioni del Decreto 26 marzo 1991 di prima attuazione del DPR 236/88.
Nei casi in cui le acque sono risultate non conformi e con valori di sostanze superiori ai limiti previsti dalla norme, sono stati posti in essere tutte le condizioni necessarie a realizzare gli interventi di risanamento e di rientro dei parametri richiesti. Gli interventi sono stati compiuto senza effettuare la sospensione del servizio idrico, attraverso l'istituzione da parte della Regione Piemonte e della deroga ai valori di concentrazioni massime ammissibili previste, e per il tempo strettamente necessario a realizzare gli interventi di miglioramento nel rispetto del valore massimo consentito per dette sostanze come previsto dallo stesso DPR a garanzia di non costituire in alcun modo rischio per la salute.
Gli interventi predisposti per tutelare la salute umana, oltre a quelli citati relativamente ai provvedimenti di deroga attuati di concerto con l'Assessorato Ambiente, si riferiscono alla piena e rigorosa attuazione del D.P.R. 236/888 da parte delle ASL piemontesi.
I S.I.A.N., in ottemperanza alla normativa su citata, effettuano campionamenti prelevando aliquote di acqua ai punti di approvvigionamento ( pozzi, sorgenti, acque superficiali ), alle condotte di adduzione e di accumulo, agli impianti di potabilizzazione ed alle reti di distribuzione.
Vengono controllati tutti gli acquedotti pubblici e privati territorialmente competenti, con una frequenza di prelievi proporzionale al numero della popolazione servita e per 64 parametri, organolettici, chimico fisici, microbiologici e relativi a sostanze indesiderabili e tossiche.
Il D.P.R. 236/88 prevede 4 tipologie di controllo: controllo minimo C1 con l'analisi di parametri organolettici (colore odore, sapore) e chimico-fisici di base quali pH, conducibilità, cloro residuo libero e batteri coliformi totali e fecali: la frequenza del controllo sugli acquedotti che servono città con popolazione dai centomila fino al milione di abitanti è di 360 all'anno, ovvero tutti i giorni dell'anno controllo normale C2: prevede oltre i parametri previsti dal controllo minimo anche l'analisi di altri parametri chimici quali azoto ammoniacale nitrico e nitroso e degli streptococchi fecali: viene effettuato per tutti gli acquedotti e per quelli che erogano acqua a popolazioni che vanno da centomila fino al milione di abitanti la frequenza va dalle 36 alle 180 volte all'anno controllo periodico C3: prevede oltre i parametri previsti dal controllo normale il controllo dei parametri indesiderabili (ferro, fosforo totale) e dei parametri tossici (cadmio, cromo, piombo): viene effettuato per acquedotti che erogano acqua a popolazioni che vanno dai diecimila fino ai cinquecentomila abitanti 12 volte all'anno e dai cinquecentomila fino ed oltre un milione di abitanti 20 volte all'anno controllo occasionale C4: prevede l'analisi di parametri microbiologici chimici, indesiderabili e tossici quasi completa, includendo composti organo-alogenati, antiparassitari, idrocarburi policiclici aromatici. La frequenza del controllo è demandata all'autorità sanitaria competente sulla base delle particolari condizioni locali connesse a fenomeni naturali o antropici, quali la presenza di attività agricole e industriali.
I Servizi competenti segnalano tempestivamente all'autorità sanitaria locale i casi di superamento della concentrazione massima ammissibile, non solo per acque erogate da acquedotti, ma anche per acque fornite da fontanelle pubbliche e per acque utilizzate da industrie alimentari non collegate agli acquedotti e prescrivono gli opportuni provvedimenti da mettere in atto al fine di tutelare la salute pubblica.
Dal punto di vista preventivo, inoltre, il ruolo svolto dai S.I.A.N. è comprensivo dei pareri igienico-sanitari espressi sui nuovi progetti di acquedotto, mediante l'esame dei possibili centri di rischio, sulla idoneità idropotabile della risorsa idrica e mediante i sopralluoghi ispettivi condotti presso gli acquedotti durante tutto l'anno. In taluni casi i Servizi rilasciano pareri attinenti a procedure di valutazione di impatto ambientale per progetti di acquedotti in zone con vincolo naturalistico.
Punto 8 interpellanza (quali iniziative di informazione sono state predisposte o attuate per informare i consumatori sulla normativa che riguarda le acque minerali) Non è stata predisposta o attuata alcuna iniziativa informativa rivolta ai consumatori, per quel che riguarda la normativa sulle acque minerali, in quanto questa attività non rientra nei compiti d'istituto delle AA.SS.LL.
Collega Di Benedetto, penso che sia necessario che lei prenda visione della risposta con tutti gli allegati, per cui gliela trasmetto sollecitamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere segretario Di Benedetto; ha facoltà d'intervenire in qualità del Consigliere.
DI BENEDETTO Alessandro Lo sforzo dell'Assessore è di aver cercato, in pochissimo tempo, di dare delle risposte ad un problema così complesso, un problema che probabilmente potrà avere anche delle conseguenze di natura penale, perch come associazione ADUSBEF è stato già fatto un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica (tra l'altro, il P.M. che se ne sta occupando è il dott. Ferrando).
A questo punto chiedo all'Assessore di farmi avere copia delle risposte il più presto possibile e, nel caso non vi siano stati i controlli come richiesto dall'interpellanza, è chiaro che verranno trasmessi alla Procura della Repubblica.
Vede, Assessore, questo non è solo un problema dell'Assessorato all'ambiente: qui c'è un problema di tutela della salute dei cittadini. Non è concepibile che la Regione Piemonte assegni con gare d'appalto - non so come funzioni esattamente - lo sfruttamento delle nostre falde acquifere senza sapere esattamente che tipi di prodotti vengono inseriti all'interno delle acque da parte di chi produce l'acqua minerale sfruttando queste falde acquifere; acque che spesso vengono utilizzate e consumate in particolare da persone anziane e bambini.
Vi leggo brevemente parte dell'esposto fatto alla Procura della Repubblica con una ricerca scientifica che probabilmente, a questo punto dovrebbe farla preoccupare più di quanto non si è preoccupato, vista l'attesa (quasi un anno) della risposta a questa interpellanza.
D'AMBROSIO, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono) Collega, io l'ho avuta solo cinque giorni fa, l'interpellanza.
DI BENEDETTO Alessandro Un anno e cinque giorni.
Allora, Assessore, stia attento a questa parte dell'esposto-denuncia che è stato fatto. Qui si denuncia in particolare la presenza dell'arsenico e lei è un medico - "in quantità superiori ai 50 milligrammi per litro rende pericolosa l'acqua di rubinetto, mentre può essere presente fino ad una concentrazione di 200 milligrammi per litro nelle acque minerali che vengono prodotte con lo sfruttamento delle falde acquifere".
Nell'interpellanza le chiedo se lei sa le aziende che stanno sfruttando le nostre falde e che producono acqua minerale, con la concessione della Regione, se per caso, visto che se non supera questa percentuale non c'é l'obbligo di indicarlo in etichetta, se lei sa che percentuale hanno. Il cadmio rende non potabile l'acqua del rubinetto sempre per legge, se presente oltre i 5 milligrammi per litro; mentre per l'acqua minerale può essere disciolto senza neanche incorrere in obblighi di comunicazione in percentuali sino a 10 milligrammi per litro. Sempre da questa ricerca scientifica fatta da un'associazione internazionale è stato accertato che vi è un rapporto tra l'ingestione di arsenico ed alcune patologie particolarmente gravi, quali i tumori alla prostata, alla pelle ai reni e ai polmoni ed altri. Sempre andando avanti nell'esposto sono stati osservati effetti sui sistemi cardiovascolari in bambini che hanno consumato per un periodo medio di sette anni acque contaminate da arsenico di concentrazione media dello 0,6 milligrammi per litro.
Uno studio sempre sulla relazione ecologica tra il livello di arsenico nelle acque minerali e la mortalità per varie neoplasie maligne, ha rilevato una significante associazione con il livello di arsenico nelle acque primarie per il cancro al fegato, alla cavità nasale, ai polmoni alla pelle, al sangue e ai sia nei maschi che nelle donne, e per il cancro alla prostata nei maschi adulti. In questo esposto, che è stato presentato un anno fa, dopo la risposta che mi ha dato a questa interpellanza, mi pare di capire che lei si attiene al fatto che: la potabilità delle nostre acque rilevata dalle ASL è del 97%. Adesso bisogna capire qual è il tasso all'interno delle acque minerali che vengono prodotte da queste falde acquifere dalle aziende che sono concessionarie, se quei prodotti che citavo prima hanno superato il livello, se sono in questa fascia oppure non l'hanno superata. Le chiedo molto velocemente - spero di non aspettare un ulteriore anno - di avere tutti i documenti degli Assessori interessati compreso quello che stava cercando di leggere nella sua relazione, in modo che possiamo verificare se da parte dell'Assessore alla sanità in particolar modo, c'é stata un'attenzione o meno.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 905 inerente a "La Porte Italia S.p.A. - Divisione Silo situazione ambientale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 905 presentata dai Consiglieri Placido, Suino, Moriconi, Chiezzi e Contu, cui risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In data 28.12.90 l'azienda LAPORTE ITALIA S.p.A. del gruppo SILO ha presentato la dichiarazione in ottemperanza agli obblighi previsti dall'art.6 del DPR 175/88 per gli impianti di produzione di pigmenti inorganici. Ricordo che il DPR 175 è la famosa "legge Seveso".
L'Unità Flessibile per le industrie a rischio di incidente rilevante che opera dal febbraio del 1993 secondo quanto disposto dalla legge regionale 30 giugno 1992, n°32, ha sin da subito avviato gli approfondimenti istruttori di propria competenza, con il supporto del Comitato Tecnico Scientifico previsto dalla stessa Legge Regionale.
A seguito degli approfondimenti, con l'aggiornamento triennale del Rapporto di sicurezza del dicembre 1993 l'azienda ha comunicato una serie di interventi migliorativi quali ad esempio, la dismissione delle linee produttive del cromato di stronzio, la conseguente razionalizzazione e la concentrazione su un'unica linea di produzione degli altri cromati, con il vantaggio del dimezzamento degli impianti coinvolti e conseguentemente con una proporzionale riduzione delle probabilità di guasti o di incidenti inoltre la realizzazione della doppia filtrazione sulle polveri e l'installazione di un doppio sistema di allarme e blocco compressori sui silos ha ulteriormente migliorato la sicurezza dell'impianto.
In relazione agli eventi alluvionali del '94 l'allora USL 1, a seguito della apposita richiesta d'informazioni da parte dell'unità flessibile, ha riferito che in base ad un sopralluogo effettuato presso lo stabilimento emergevano esclusivamente difficoltà nello scarico delle acque reflue nella rete fognaria, situazione che l'azienda aveva superato rallentando la produzione e riducendo in tal modo la quantità di acqua immessa nelle vasche di raccolta.
Successivamente la Regione a seguito di un proprio sopralluogo effettuato in data 06.09.96, alla luce dei nuovi elementi conoscitivi in ordine ai rischi collegati alla produzione di ossidi di ferro giallo e rosso anche se non soggetti al DPR 175/88 e quindi non evidenziati nel RDS ha richiesto all'azienda di garantire con idonei apprestamenti tecnico impiantistici la tempestiva rivelazione d'atmosfere infiammabili all'interno dei tini di produzione e la conseguente attivazione dei sistemi finalizzati alla messa in sicurezza del processo.
Con la stessa richiesta ha inoltre invitato l'azienda, per quanto riguarda la riscontrata assenza di sistemi di contenimento presso i serbatoi, a voler garantire, a seguito di valutazioni, che in caso di spandimento accidentale delle sostanze contenute nei serbatoi stessi non si determinino situazioni di pericolo in termini di inquinamento della falda acquifera, coinvolgimento di impianti ed apparecchiature di processo miscelazione accidentale di sostanze incompatibili, sicurezza per gli operatori chiamati ad intervenire in tali circostanze.
Per quanto riguarda gli eventi alluvionali dei giorni 14,15,16 ottobre 2000 il settore Grandi Rischi Industriali ha immediatamente predisposto una lettera circolare di richiesta urgente di informazioni che è stata trasmessa il giorno 16 via fax alle 118 industrie presenti nell'elenco delle aziende regionali a rischio ai sensi del DPR 175/88. Nelle stessa giornata l'azienda ha comunicato che lo stabilimento non ha subito allagamenti, non vi è stato alcun danno agli impianti né tanto meno dispersione di sostanze chimiche pericolose. Gli impianti produttivi non hanno subito interruzione di erogazione di energia elettrica, di gas e del sistema di comunicazione telefonica. Il piano di emergenza interno si è attivato per la parte relativa agli impianti di depurazione rinforzando il presidio per tutta la durata dell'emergenza.
A ulteriore conferma, dall'esame della cartografia specifica riportante gli effetti di piena registrati sulla Stura di Lanzo nell'evento dell'ottobre 2000 si desume che l'impianto in oggetto, non è stato interessato da fenomeni di esondazione del corso d'acqua; in particolare le esondazioni sembrano essere state contenute all'interno del dominio fluviale individuate con il Piano Stralcio Fasce Fluviali (Fasce A e B) modesti allagamenti, dovuti presumibilmente alla rete di scolo minore avrebbero interessato aree più prossime al sito.
Con riferimento agli strumenti di pianificazione di bacino vigenti, si rileva che l'area in oggetto risulterebbe essere potenzialmente coinvolta da eventi di piena catastrofici (Fascia C del Piano Stralcio Fasce Fluviali); per detti territori, il Piano persegue l'obiettivo di integrare il livello di sicurezza mediante la predisposizione di Piani di Protezione Civile ai sensi della legge n. 225 del 92, demandando alle Regioni e agli Enti locali, attraverso gli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, il compito di regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti.
Inoltre, ai sensi del decreto n .334 del 1999, l'azienda ha trasmesso rispettivamente alla Regione e al Comitato tecnico regionale dei Vigili del Fuoco, la notifica e il rapporto di sicurezza. Rispetto a quest'ultimo, la competenza è attualmente affidata allo stesso CTR dei Vigili del Fuoco.
Infine, l'Azienda ha comunicato che, a far data dal 15 febbraio u.s. è variata la denominazione sociale in Rockwood ITALIA S.p.A.
Si può concludere, sotto il profilo ambientale, che il rischio di un potenziale coinvolgimento dell'intero stabilimento in occasione di forti precipitazioni che avrebbero come conseguenza il possibile rilascio di sostanze pericolose per l'ambiente, è limitato al caso di eventi di piena catastrofici corrispondente, nella cartografia specifica, al limite di fascia C del Piano stralcio fascia fluviale.
All'interno dello stesso, non possono che operare i vincoli e le misure specifici stabiliti nell'ambito degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica.
In sostanza, un'eventuale rilocalizzazione dell'impianto non è postulato direttamente dal Piano delle fasce fluviali perché questo prevede l'obbligatorietà delle rilocalizzazioni per le fasce A e le fasce B.
Per quanto riguarda le fasce C è possibile la coesistenza, a patto che ci sia un piano di protezione civile rinforzato. In questo caso, ci troviamo di fronte ad una industria a rischio quindi, per sua natura intrinsecamente è già dotata di rapporto di sicurezza e di piani specifici.
Ciò non toglie che l'Ente preposto a redigere il Piano territoriale provinciale, la Provincia, non possa prevedere nello stesso eventuale rilocalizzazione dell'impianto (sono a conoscenza che il Piano territoriale della Provincia di Torino ha ipotizzato questo anche per altre realtà).



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Abbiamo apprezzato la serie di informazioni, tuttavia faccio rilevare che, da quando abbiamo presentata l'interpellanza - luglio 2001 - c'é stato un cambio societario. Mi ritengo soddisfatto per la serie di notizie, ma insoddisfatto per il contenuto.
Siamo di fronte ad un'azienda che produce particolari sostanze chimiche (pigmenti per la colorazione delle vernici) che si trova a ridosso di un notevole insediamento urbano nella città di Torino. Non riesco a capire la collocazione in fascia C. Pongo il problema perché poi faremo i passi necessari considerando che l'AGIP di Robassomero è ad una distanza decisamente superiore alla Rockwood rispetto al fiume Stura e viene considerata in fascia C.
Siamo di fronte ad un'azienda che periodicamente emette pulviscoli colorati che "colorano" le case, le macchine e l'aria che i cittadini di quelle zona respirano, che immette dentro il torrente Stura sostanza colorate. Chiunque può andare lì e verificare che gli scarichi di materiale, acciaio, ferro, hanno cambiato colore così come il terreno adiacente.
Siamo di fronte ad un'azienda in crisi, che non sa cosa fare; siamo di fronte ad un deposito a cielo aperto di sostanze tossico nocive, ricordo ancora che il muro di cinta della Rockwood è sul ciglio del torrente Stura.
Ecco la difficoltà a capire come possa essere definita in fascia C un'azienda che è sul ciglio del torrente Stura, quando l'Assessore sa meglio di me che l'ultima alluvione ha interessato principalmente il fiume Dora e meno il torrente Stura.
Facendo uno studio delle piene cicliche o storiche, il torrente Stura è arrivato a livelli ampiamente inferiori a quelli che le piene storiche possano arrivare.
Ripeto, ci troviamo di fronte a tonnellate di deposito tossico nocivi che sono nel cortile di un'azienda il cui mura di cinta da direttamente sul torrente Stura.
Ecco da dove deriva l'insoddisfazione. Io e la Consigliera Suino non solo siamo vicini di sedia in quest'aula e apparteniamo allo stesso partito, ma abitiamo da quelle parti per cui conosciamo bene la zona.
La preoccupazione è se servono anche le proteste degli abitanti della zona che vivono una situazione insostenibile nell'avere un'azienda di questo tipo a ridosso delle loro abitazioni, che emette fumi colorati che si spandono su tutto il territorio, che scarica sostanze, non certo depurate, all'interno del torrente Stura, dove i livelli di sicurezza, sono dimostrati anche nella relazione dell'Assessore, sono al di sotto della legge prevista.
L'ARPA e l'Ufficio di Igiene hanno sanzionato l'azienda perch emetteva sostanze in polvere senza nessuna copertura che il vento poi disperdeva sul territorio. Questa è un'azienda assolutamente al di sotto di qualsiasi norma di sicurezza. Tra l'altro lì non è mai stata realizzata nessuna prova di evacuazione in caso di calamità, previsto anche da legge.
La notizia di un incidente occorso in un'azienda simile in Francia è solo di pochi mesi fa.
Assessore Cavallera, le chiedo di approfondire l'argomento perché, per quanto ci riguarda, metteremo in campo tutte le iniziative, in qualsiasi direzione, a cominciare dall'ulteriore informazione e sensibilizzazione dei cittadini della zona nord di Torino, che ormai da troppi anni convivono con un pericolo incombete per la loro salute.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione della signora Frida Malan, ex partigiana, scomparsa a Torino il 3 febbraio 2002


PRESIDENTE

Colleghi, oggi abbiamo scelto di commemorare una figura emblematica e significativa per la vita democratica delle istituzioni piemontesi.
Per tanti anni componente attiva della nostra Consulta femminile e della Consulta europea del comitato per la Resistenza.
Abbiamo scelto di commemorarla in aula per questi motivi, abbiamo convenuto che gli interventi verranno fatti non dal Presidente, ma da alcuni Consiglieri che hanno conosciuto Frida Malan: la Consigliera Manica il Consigliere Mercurio, il Consigliere Caracciolo e il Consigliere Tapparo.
Prima di dare la parola ai Consiglieri, desidero esprimere, a nome di tutta l'assemblea, le condoglianze ai famigliari della signora Frida Malan pertanto desidero chiedervi di osservare un minuto di silenzio



(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La parola alla consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi, voglio iniziare l'intervento con le parole della stessa Frida Malan in un importante saggio raccolto nel libro "1945: il voto alle donne", edito dal Consiglio regionale del Piemonte nella scorsa legislatura.
"Sono nata a Catania il 10 marzo 1917, figlia di un pastore valdese allora in Sicilia. Ho trascorso i miei primi anni di vita secondo i cambiamenti di sede di mio padre: Palermo, Pisa, Como. Questi anni passati in varie città sono stati una grande forza per me perché mi hanno fatto capire sensibilità e umanità diverse. La professione - la missione come lui la considerava - di mio padre e di mia madre, che collaborava sempre con lui, mi ha dato la possibilità di conoscere questi ambienti diversi. Mi portavano con loro durante le visite alle persone di cui mi occupavo.
Quindi, da bambina, ho avuto modo di osservare a Palermo i pescatori, gli operai, le ricche famiglie di protestanti americane e inglesi che possedevano ville e ho avuto sempre la sensazione e la certezza che gli esseri umani si distinguano solo per le loro capacità, la loro onestà e la loro verità".
Frida Malan, figlia di un pastore, educata con il classico rigore delle famiglie protestanti del tempo, manifesta presto delle marcate tendenze come diremmo oggi, femministe e, quel che può stupire, repubblicane.
Infatti, ancora dodicenne, a Pisa, si innamora delle idee mazziniane. Più tardi scoprirà la repubblicana città di Ginevra e in essa, a vent'anni riceverà le prime influenze socialiste che lì conosceva degli importanti momenti. Ma gli anni decisivi sono quelli passati a Torino come studentessa universitaria (1935-1940): qui la raggiunge lo shock delle leggi razziali aggravato dai contatti che intrattiene con molte giovani ebree tedesche secondo la consuetudine cosmopolita propria della classe dirigente valdese.
A ciò si aggiunga l'influenza dell'Unione cristiana delle giovani organizzazione ecumenica di origine protestante, presente in Torino fin dal 1894.
Questo complesso di influenze la porta con naturalezza a militare nella Resistenza fin dall'8 settembre: amica di Galante Garrone, Foà, Venturi Ada Gobetti, la Malan è attiva sia nelle formazioni GL (come staffetta) sia nel Partito d'Azione. Seguendo la sua originaria ispirazione femminista, Frida partecipa con passione ai "Gruppi di difesa della donna e assistenza ai combattenti per la libertà". Dopo un soggiorno nella famigerata caserma-carcere di via Asti (estate 1944), il Partito d'Azione la incarica di seguire il lavoro femminile in fabbrica, nel quadro del tentativo azionista di disputare ai grandi partiti le masse operaie.
Alla fine, la Malan riceve il titolo di capitano dell'esercito di Liberazione, ma, pur avendo una professione (l'insegnamento), non abbandona la politica, anzi, vi trova la sua vera vocazione: militerà successivamente nel Partito d'Azione, in Unità popolare (1953) e, poi, nel Partito socialista. Siederà a lungo nel Consiglio comunale di Torino (1960-1975) e soprattutto, sarà la prima donna Assessore alla Igiene e sanità in una metropoli italiana (1966-1972), anche qui una pioniera. In questa veste procederà all'edificazione del nuovo ospedale Martini; Assessore al Patrimonio e ai Lavori pubblici (1973-1975) curerà l'acquisizione dell'ex manicomio femminile di via Giulio e darà una sede ad ogni Comitato di quartiere. Intanto, ha fondato con altre donne il Caft (Comitato associazioni femminili torinesi). Dal 1987 al 1996 sarà membro (e nel 1988 89 Presidente) della Commissione pari opportunità uomo-donna della Regione Piemonte, mentre continua il suo impegno all'interno dell'Unione cristiana delle giovani, organizzazione di frontiera tra il mondo protestante e quello laico e cattolico.
Sempre per usare le parole di Frida, vorrei concludere con questo ricordo che noi, in particolare, abbiamo molto forte di lei, in particolare come Consulta delle Elette. In una delle ultime riunioni della Consulta lei ci incitò ad andare avanti, fortemente preoccupata della sempre più scarsa presenza delle donne nelle istituzioni, in questi anni, quasi ritornati a livelli iniziali, che lei aveva conosciuto nel primo dopoguerra. Ci incitava a non fermarci, ad andare avanti e a continuare in questa azione importante che noi, a suo avviso, stavamo compiendo in Piemonte.
Noi la vogliamo ricordare così, con queste sue ultime parole di incitamento alla presenza delle donne e a continuare in questa direzione.
Vogliamo che le sue parole siano un elemento di riflessione per questa istituzione e per il complesso delle istituzioni democratiche, perch soltanto una democrazia di donne e di uomini può rendere normali le nostre istituzioni e la nostra democrazia. Anche di questo e anche per questo abbiamo un forte debito di riconoscenza nei confronti di Frida e in questo modo la vogliamo ricordare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente e colleghi, conobbi Frida Malan alla fine degli anni '60. In quegli anni, Frida, come ricordare la collega Manica, era Assessore al Comune di Torino e faceva parte del gruppo dirigente di autonomia socialista che in quegli anni comprendeva molte donne e uomini della Resistenza. Per noi, giovani di quegli anni, figure come la Malan e come tanti altri che non voglio citare, perché sarebbero molti, rappresentavano i valori che noi pensavamo di portare avanti, specialmente per chi, come me, era immigrato a Torino e vi risiedeva da qualche anno e vedeva in questi uomini e in queste donne una parte della storia del Piemonte e del nostro paese. La Malan rappresenta sicuramente un pezzo di storia soprattutto nella Resistenza in Piemonte, e con essa rappresenta quei valori richiamati poc'anzi di tolleranza, di civiltà e di libertà, che Frida Malan portò avanti come partigiana combattente, se non vado errato nelle formazioni di "Giustizia e Libertà".
Frida Malan era anche legata alle tradizioni delle formazioni Matteotti, perché collaborò per moltissimi anni con Pinuccia Scotti alla Fondazione Matteotti.
Il mio ricordo di lei è di una donna splendida, una donna serena, una donna molto curiosa che domandava sempre con molta serenità e tranquillità senza mai mettere in difficoltà l'interlocutore, specialmente se giovane la sua attività e le sue letture. Mi ricordo una volta che mi chiese cosa stavo leggendo. Io avevo l'abbonamento all'Einaudi, come tanti altri in quegli anni, e lei mi disse: "Bravo, bravo, bravo".
Ciò che mi colpiva maggiormente di Frida era la sua tranquillità e la sua serenità, il suo sorriso; anche in quegli anni di subbugli nel partito socialista, l'ho sempre vista molto tranquilla e modesta. Era una donna molto femminile, ma, nello stesso tempo, molto rigida e molto ferma nella sostanza delle cose, sui valori e sulle cose importanti. In tutti quegli anni Frida Malan si è comportata come una donna splendida, così come la sua storia e il suo ruolo richiedevano, e così come i valori che lei rappresentava richiedevano.
In quegli anni, i giovani di allora, che adesso, come me, hanno qualche anno in più, si sono formati o hanno cercato di formasi nel solco di quell'insegnamento, o, meglio, di quegli insegnamenti, perché, come ripeto alla fine degli anni Sessanta erano molti gli uomini e le donne che provenivano dal mondo della Resistenza e dell'Antifascismo.
Frida viene ricordata spesso per il suo ruolo nell'Associazionismo femminile, come Presidente delle Pari Opportunità, nella Consulta regionale e nella Consulta europea.
Ma Frida Malan credo che debba essere ricordata soprattutto come appartenente- non so a che livello - al Comitato per l'Affermazione dei Valori della Resistenza e della nostra Costituzione, perché il filone è Resistenza-Costituzione. Ancora oggi - e lo voglio ripetere proprio nel momento in cui questo Consiglio regionale sta lavorando al nuovo Statuto regionale - i valori della Costituzione sono una continuazione logica alla lotta per la Resistenza.
Pertanto, io concludo ricordando Frida non solo come testimone, ma come combattente per i lavori della Resistenza e della nostra Costituzione.
Personalmente, sento il dovere morale di mantenere vivi questi valori perché sono quantomai attuali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Grazie, Presidente.
Avevo presentato, in data 5 febbraio, un ordine del giorno con cui chiedevo un impegno del Presidente della Giunta a ricordare la figura di Frida Malan attraverso un'iniziativa riferita ai giovani, che coinvolgesse il Comitato della Resistenza, d'intesa con gli istituti culturali.
Tale richiesta è stata sottoscritta anche dal Presidente del Consiglio Cota, che voglio ringraziare pubblicamente per la sua spiccata sensibilità ed umanità.
Alla luce dello spirito con cui è stata programmata e si sta svolgendo questa commemorazione, e al messaggio che sicuramente da essa arriverà all'esterno, ritengo giusto che quest'occasione sia riservata esclusivamente al momento commemorativo, che io mi accingo a compiere come un atto di dovere e di gratitudine verso una compagna indimenticabile qual è stata Frida Malan, ricordando una massima: "Fa ciò che devi, accada ci che può".
Questa massima, che scandì il formarsi del principio morale della libertà di coscienza e di fede secondo l'etica della convinzione che fu propria della tradizione protestante, corrisponde pienamente alla personalità e alla biografia politica di Frida Malan.
Frida ci ha lasciati per sempre pochi giorni fa. Eravamo in tanti istituzioni, vecchi partigiani, compagni di Partito, amici e semplici cittadini a salutarla al Cimitero in quella mattina ancora gonfia di neve e di pioggia fredda.
Sarebbe facile dire adesso che la sua è una perdita insostituibile, che ci mancherà irreparabilmente una cittadina, una compagna, una combattente per la libertà della giustizia come lei seppe essere. Ma a Frida non piacerebbe sentire queste parole.
Lei aveva una fiducia profonda nella capacità delle persone di crescere, di rigenerarsi, di affrontare anche i rischi più gravi pur di sostenere il valore di una causa che lo meritasse, e quindi aveva una grande fiducia e speranza nei giovani.
E di questo ci ha lasciato qualche anno fa una bella testimonianza in quel film autobiografico girato con una giovanissima regista. Credeva davvero che loro - i giovani - avrebbero comunque saputo trovare la strada giusta, pur nelle mutate condizioni storiche e culturali, come lei seppe trovare la sua, fin da quando, giovanissima, aderì ai gruppi antifascisti e poi alla Resistenza come partigiana combattente e poi imprigionata nelle terribili carceri di Via Asti a Torino.
Di quell'esperienza nella formazione di Giustizia e Libertà le fu riconosciuta la Croce al Valore Militare, proprio a lei, valdese figlia di un pastore, che nell'ideale evangelico della pace era cresciuta e che non mancò infatti di testimoniare per tutta la sua vita.
Una volta disse: "Ho incontrato Mazzini. in IV Ginnasio, sull'Antologia del Lipparini, dove si parlava della 'tempesta del dubbio' e dai suo scritti emerse il mio intimo imperativo categorico: 'Ognuno deve cercare la sua via'".
Durante la Resistenza, disse un'altra volta Frida: "Noi discutevamo sulla nuova realtà, su come avrebbe dovuto essere il mondo del nostro domani. si sentiva l'impegno come ineluttabile dovere.Devi e speri. Era come un motto. Si combatteva fianco a fianco con tanta speranza. La Resistenza è una libera scelta. Io l'ho maturata dentro di me e sui libretti clandestini del Partito d'Azione".
L'impegno politico nel Partito Socialista fu poi l'impegno di tutta un'esistenza. Le lotte per la pace, la giustizia sociale, la piena emancipazione delle donne accompagnarono il percorso di una militanza, come allora si diceva, in cui lei dette il meglio di sé, la sua cultura, il suo carattere tenace, il suo slancio intriso di una vivacità provocatoriamente adolescenziale che la seguì e la segnò sino alla fine.
Eletta in Consiglio comunale, fu la prima donna Assessore alla sanità in una città importante come Torino, nel 1966.
Ancora di recente, parlando di quella lontana esperienza, ne ricordava il fervore e l'entusiasmo con cui l'aveva vissuta e che tutti, funzionari e impiegati, con lei condivisero per offrire un servizio cruciale per la qualità della vita dei cittadini.
"Quando sono arrivata in Assessorato - diceva - sembravo Alice nel Paese delle Meraviglie! Ne ho fatte di tutti i colori, era pieno di regole che non conoscevo; ho lavorato moltissimo in quegli anni, e quante realizzazioni!".
Lavorò anche intensamente nella Commissione Regionale per le Pari Opportunità, di cui fu la prima Presidente, nella Consulta Regionale Femminile e nel Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza dove portò il contributo della sua esperienza e della sua capacità propositiva.
Ma non era una persona facile, non era banalmente conciliante con l'interlocutore, la nettezza dei suoi giudizi poteva persino irritare, la molteplicità dei suoi interessi culturali e sociali poteva talora sconcertare.
Ma questa era Frida.
Non poteva né voleva essere diversa.
L'avevo conosciuta per la prima volta leggendo una sua succinta nota biografica scritta per una campagna elettorale di tanti anni fa. Quella sua esperienza di politica di vita, che in lei si sovrapponevano anche senza coincidere, mi colpì. In quelle schematiche parole mi sembrò di intravedere la ricchezza umana e politica di una personalità non comune, al punto che volli darle il mio voto di preferenza, pur senza averla mai vista n sentita.
Ho visto Frida per l'ultima volta a luglio dello scorso anno al Sacrario del Montoso per il cinquantesimo anniversario della Liberazione.
Io rappresentavo la Regione, pronunciai un breve discorso commemorativo e Frida era sul palco vicino a me, quasi avvolta dagli stendardi partigiani.
Alla fine mi abbracciò, mi disse che voleva il testo di quel discorso.
Adesso che se ne andata così all'improvviso, con quel suo stile brusco e ironico insieme, quasi per sorprenderci ancora una volta, per l'ultima volta.
Sappiamo che è stata fortuna per tutti noi conoscere una donna, una compagna, una cittadina che aveva fatto della dignità morale e civile la cifra autentica della sua diversità Lei ci ha ricordato, come diceva un'altra massima della sua tradizione protestante, che "non è necessario sperare per intraprendere, né riuscire per perseverare".
Se almeno un poco riuscissimo a comportarci come se lo credessimo anche noi, adesso, Frida ne sarebbe contenta. Ci approverebbe con quel suo sorriso divertito, con il bagliore del suo sguardo, rimasto azzurro sino all'ultimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, pochi giorni prima della scomparsa di Frida Malan ho avuto modo di incontrarla in questo Palazzo, chiedeva informazioni in merito a una riunione e mi diceva di registrare un suo nuovo indirizzo perché, oltre alla casa di via S. Secondo dove abitava, voleva ricevere anche lì le informazioni di quello che potevo fare. Quindi, mi parlò della Casa Valdese delle Diacone, che era la sua sede finale di questo percorso intenso di vita.
A pochi giorni dalla sua scomparsa, mi dimostrò ancora la vitalità di una combattente con idee chiare, forti, sostenuta da grandi valori.
Il filo conduttore della vita di Frida Malan si intreccia tra resistenza, azionismo, socialismo, intensa attività amministrativa.
Ricordo che nel mio partito altri uomini interpretarono quel percorso nell'intreccio tra l'esperienza azionista, di giustizia e libertà e quella socialista. Come Riccardo Lombardi, Tristano Codignola e Paolo Vittorelli anche Frida Malan fece questo tipo di percorso e portò nel partito socialista quei valori forti, quelle peculiarità che coloro che arrivavano dall'esperienza azionista avevano.
Era una donna con un ruolo conquistato, non era nella quota donne.
Nella sua battaglia voleva negare questo meccanismo, cioè voleva favorire il lievitare delle energie, delle forze, delle idee e della creatività delle donne conquistata sul campo, legittimata nel rapporto con la società non regalata da nessun meccanismo.
Non era una donna delle quote donne. Era una donna che si è guadagnata sul campo la legittimazione di avere un ruolo forte e alto nella politica.
Era un personaggio scomodo nel partito, perché non accettava molto la gerarchia tradizionale, ma accettava la gerarchia di quelli che erano legittimati proprio dai loro rapporti. Era più per una gerarchia funzionale, se vogliamo usare un termine aziendalistico.
Seppe portare questo suo spirito, a volte duro - già il collega Caracciolo accennava a questo carattere pungente, che non accettava facili mediazioni - in tutte quelle realtà associative dove lei ha segnato fortemente e le ha caratterizzate negli ultimi quindici, venti anni della sua esperienza.
Credo che Frida ci ha lasciato un messaggio forte. Non dobbiamo lasciarlo disperdere, e come? Dobbiamo aspettare la benevolenza di qualche sistema informativo? Non credo. Sarà relegata in un angolo da francobollo.
Ci sono altri attori, magari più facili, che oggi hanno le pagine, forse anche più tristi, della cronaca dei giornali, quindi deve essere l'istituzione, Presidente Cota, ad impegnarsi in questo senso.
Subito dopo la scomparsa di Frida, avevo, con una interrogazione, come il collega Caracciolo, impegnato la Giunta regionale su questi grandi personaggi, a fare qualcosa di forte e concreto, e non lasciare solo che nella routine delle celebrazioni scompaia lentamente la memoria di Frida Malan.
Dobbiamo lasciare dei segni forti che servono a noi nel percorso politico e amministrativo e che servono alle giovani generazioni.
Evitiamo che queste celebrazioni siano un momento molto rapido tra interrogazioni e proposte di legge, ma siano un segno forte del nostro percorso democratico e di partecipazione della nostra società.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Tossicodipendenza

Esame proposta di legge n. 373 "Misure urgenti per l'avviamento al lavoro di soggetti tossicodipendenti o alcoldipendenti"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 10) che prevede l'esame della proposta di legge n. 373.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo, relatore

Prima di dare lettura della relazione di questo provvedimento, do atto all'aula che la Commissione, recependo l'urgenza sollecitata dai proponenti, ha ritenuto unanimemente di procedere ad una modifica molto puntuale della legge regionale n. 28/93 , in un certo senso sanando un buco della legge regionale n. 28 che, tra le varie categorie di soggetti svantaggiati da un punto di vista occupazionale, finiva per un difetto sostanzialmente di scrittura, per discriminare i soggetti tossicodipendenti o alcoldipendenti in trattamento.
La proposta di legge che stiamo discutendo, mira semplicemente ad integrare la legge regionale n. 28 con una previsione normativa che consenta agevolazioni anche ad imprese che assumono soggetti tossicodipendenti o alcoldipendenti, come è già previsto per altri tipi di soggetti svantaggiati dal punto di vista occupazionale.
Signor Presidenti e colleghi Consiglieri, la collocabilità di soggetti in condizione di svantaggio socio-occupazionale, in ragione di patologie psicofisiche, non dipende - com'è noto - unitamente dalle loro caratteristiche o abilità professionali, ma anche dall'insieme dei contributi, agevolazioni e incentivi, che la normativa nazionale e regionale mette a disposizione delle aziende disponibili all'assunzione.
In questo quadro, la legge regionale 28/1993 e successive modificazioni (di cui peraltro occorrerebbe profondamente riesaminare la natura ibrida e i meccanismi di funzionamento in parte di incentivo alle assunzioni e in parte di promozione della piccola imprenditoria) risponde a questa esigenza con la previsione di una serie di agevolazioni per le aziende che assumono persone in condizioni di invalidità o con trascorsi di detenzione carceraria.
La legge stessa, invece, al momento non concede alcuna agevolazione per le aziende disponibili ad assumere tossicodipendenti, alcoldipendenti, ex tossicodipendenti ed ex alcoldipendenti, a meno che essi non ricadano contestualmente, nelle fattispecie previste dagli articoli 13/14 e 15 sostanzialmente soggetti con un qualche grado di invalidità o con trascorsi di detenzione carceraria.
Si tratta, com'è evidente, di un buco nella logica del provvedimento che ha, però, la conseguenza di limitare, quando non di pregiudicare, i programmi di reinserimento lavorativo di cittadini ex tossicodipendenti o tossicodipendenti in trattamento.
La questione è tanto più urgente in quanto la Regione Piemonte si accinge ad emanare bandi relativi al finanziamento dei progetti di prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza mediante il fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, di cui alla legge 18 febbraio 1999 n. 45. C'è anche da sottolineare che una parte dei progetti e dei finanziamenti saranno relativi agli interventi finalizzati ad incrementare l'occupabilità o a favorire il collocamento lavorativo di cittadini ex tossicodipendenti o tossicodipendenti in trattamento.
La presente proposta di legge, che non comporta aumenti di spesa o variazioni di bilancio, si limita ad estendere, nell'ambito dell'attuale dotazione di bilancio, gli interventi previsti al titolo 3 della legge regionale 28, anche a questo particolare segmento di svantaggio socio occupazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Il mio intervento è solo per associarmi alle considerazioni appena espresse dal Consigliere Palma e per dire che il nostro Gruppo condivide nel merito, questa proposta, perché interviene su un vuoto normativo e legislativo che impediva la possibilità che gli incentivi venissero dati ad imprese o cooperative che decidessero di assumere soggetti tossicodipendenti o alcoldipendenti.
Questa proposta di legge risolve questo vuoto normativo e legislativo e, pertanto, dichiaro il voto favorevole del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO Gilberto, Assessore all'industria e lavoro

Vorrei esprimere, a nome della Giunta, le condizioni di voto favorevole e di apprezzamento per l'iniziativa, peraltro anche per la disponibilità che si è trovata nella Commissione nel trovare una formulazione più corretta per coprire questa lacuna che la legge n. 28 manifestava.
Il voto di oggi, quindi, ci permette di essere tempestivi per un inserimento immediato con il prossimo bando e, quindi, un grazie al Consiglio regionale per questa approvazione così celere.
Devo anche comunicare che a livello di Assessorato stiamo raccogliendo dati e rielaborando complessivamente i testi a nostra disposizione per una proposta, che verrà portata alla Commissione, di una nuova norma. Essa naturalmente, comprende le esigenze al 2000 rispetto alla modifica avvenuta nel 1995, la n. 22 e, di conseguenza, essere più adeguati nel continuare un'esperienza che è stata positiva, anche perché la modifica della n. 22 e l'inserimento del tutoraggio ci ha permesso di incontro a tutte quelle situazioni di disagio più puntuali, altrimenti vi sarebbe stata, non solo una condizione di emarginazione per i singoli, ma anche una perdita economica di capitale umano per la nostra società.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale provvedimento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 Consiglieri Hanno votato SI' 44 Consiglieri Il Consiglio approva


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 78 "Norme relative alla costituzione, alla nomina e al funzionamento delle Commissioni provinciali espropri"


PRESIDENTE

Passiamo ora al disegno di legge n. 78, di cui al punto 9) all'o.d.g..
Relatore di tale disegno di legge è il Consigliere Gallarini, che ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mano dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, Egregi Consiglieri, com'e' noto l'articolo 16 della legge 22 ottobre 1971, n. 865, che detta norme in materia di espropriazione per pubblica utilità, come novellato dall'articolo 14 della legge 10/1977 (c. d. legge Bucalossi) istituisce in ogni provincia un nuovo organismo - la commissione provinciale espropri - in sostituzione dei periti di cui alla legge fondamentale in materia espropriativa n. 2359 del 1865.
La commissione ha il compito di determinare entro il 31 gennaio di ogni anno, nell'ambito delle singole regioni agrarie delimitate secondo l'ultima pubblicazione ufficiale dell'ISTAT, il valore agricolo medio (VAM), nel precedente anno solare, dei terreni, considerati liberi da vincoli di contratti agrari, secondo i tipi di coltura effettivamente praticati. Ha altresì il compito di determinare, a richiesta di enti pubblici e di soggetti legittimati ad attivare procedimenti espropriativi, le indennità definitive di espropriazione e le indennità d'occupazione d'urgenza.
Le commissioni, che operano in virtù della previsione statale per quanto attiene alla composizione ed ai compiti, si trovano attualmente ad agire con grande difficoltà a causa sia della mancanza di personale assegnato alle segreterie sia per la carenza di disponibilità finanziarie per la corresponsione di emolumenti ai membri che, sovente, devono sostenere personalmente le spese di viaggio per raggiungere la sede della commissione presso l'UTE.
Tali difficoltà, sfociate spesso nella mancata determinazione degli indennizzi espropriativi e di occupazione a causa della mancanza del numero legale delle presenze in seno alla commissione, hanno pregiudicato e pregiudicano la conclusione dei procedimenti amministrativi e comportano anche maggiori costi agli enti pubblici.
Partendo da queste valutazioni e dalla constatazione che altre regioni hanno già legiferato in ordine alle commissioni, è parso necessario alla Giunta regionale proporre al Consiglio un disegno di legge in materia di costituzione, nomina e funzionamento delle commissioni provinciali espropri al fine di porle in grado di svolgere correttamente e celermente le funzioni ad esse attribuite.
E' stato quindi presentato il disegno di legge n. 78, riassunto ai sensi dell'articolo 77 del regolamento del Consiglio regionale, assegnato all'esame referente della 2^ Commissione in data 6 luglio 2000.
Il testo proposto prevede la delega alle province per la costituzione delle commissioni stesse e la nomina dei membri esperti nonché la nomina di altri componenti previsti dalla normativa vigente.
Stabilisce che le commissioni abbiano sede presso le province le quali, per le strutture possedute, possono più puntualmente organizzare gli uffici di segreteria assegnando ad essi il personale necessario.
In particolare per ciò che riguarda la composizione il testo presentato ripropone quanto previsto dalla normativa statale, con le correzioni del caso in relazione sia alla mutata organizzazione del Genio civile sia al processo di delega in atto, e contempla inoltre, a mero titolo consultivo e senza diritto di voto, la partecipazione dell'ente espropriante tramite il legale rappresentante o suo delegato qualora la commissione espropri sia chiamata a determinare indennità relative ad aree edificabili come definite dalla normativa statale.
Nel corso dell'esame del provvedimento la Commissione ha espresso nella seduta dell'8 marzo 2000, parere di massima favorevole al testo che e' stato inviato in 1^ Commissione per l'espressione del parere di competenza. Il parere della 1^ Commissione, favorevole a maggioranza, ha previsto la riformulazione dell'articolo finanziario.
La Commissione ha inoltre valutato con particolare attenzione la scelta discrezionale operata dall'Esecutivo di prevedere la figura dell'ente espropriante in mera funzione consultiva e senza diritto di voto in seno alla commissione espropri ed ha esaminato il Testo unico in materia di espropriazione con relativa relazione di accompagnamento predisposti dall'Adunanza generale del Consiglio di Stato il 29 marzo 2000 ed adottati dal Governo il 4 aprile, per valutarne l'impatto sul testo presentato.
Il testo del disegno di legge, riscritto con le necessarie modifiche di tecnica legislativa e con le indicazioni della 1^ Commissione, e' stato infine licenziato dalla Commissione con parere favorevole a maggioranza nella seduta dello scorso 24 maggio ed io, quale relatore, ne raccomando ora una rapida approvazione da parte di quest'aula".



PRESIDENTE

Non essendoci interventi pongo in votazione l'art. 1.
ART. 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio approva ART 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio approva ART 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio approva ART. 4 Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio approva.
ART. 5 Emendamento presentato dalla Giunta a firma del Vicepresidente Casoni: L'Art. 5 (Disposizione finanziaria) è sostituito dal seguente: "Art. 5 (Disposizione finanziaria) 1. Alle spese di funzionamento connesse alll'esercizio delle funzioni conferite con la presente legge si provvede mediante trasferimenti alle Province. Per l'ammontare di tali trasferimenti, determinati per l'anno 2002 in Euro 51.646,00, si provvede, nello stato di previsione della spesa in termini di competenza e di cassa, con lo stanziamento del capitolo 16005, appartenente all'UPB n. S1071 (Gabinetto di Presidenza della Giunta Funzioni conferite agli Enti locali Titolo I, Spese Correnti) del Bilancio della Regione per l'esercizio 2002.
Per gli anni 2003 e 2004 si provvede con la dotazione finanziaria dell'UPB n. S1071 del Bilancio Pluriennale 2002/2004".
Indìco la votazione mediante procedimento elettronico di tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco ora la votazione nominale dell'art. 5, così emendato, mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio approva.
ART. 6 Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio approva.
Infine, indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico dell'intero testo di legge.
Presenti 42 Consiglieri Votanti 40 Consiglieri Hanno risposto SI' 40 Consiglieri Astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno nn. 435 inerente a "On. Leyla Zana" e n. 437 inerente a "Libertà per Leyla Zana e rispetto della sentenza della Corte di Giustizia per i Diritti Umani di Strasburgo da parte delle Autorità turche"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 12) all'o.d.g.: esame ordine del giorno n. 435 presentato dai Consiglieri Moriconi, Suino, Ronzani, Manica, Saitta Cattaneo, Gallarini, Bussola, Chiezzi, Caracciolo, Tapparo, Contu, Riba Muliere e Placido, inerente a "On. Leyla Zana"; esame ordine del giorno n.
437 inerente a "Libertà per Leyla Zana e rispetto della sentenza della Corte di Giustizia per i Diritti Umani di Strasburgo da parte delle Autorità turche" presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 435, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che: sono sette anni che l'on. Leyla Zana, prima ed ultima donna curda eletta al Parlamento turco nel 1991, è in carcere per reati di opinione e cioè per aver pronunciato, sia in turco che in curdo, lingua allora proibita dalla Costituzione della Turchia, con alcuni colleghi del suo stesso partito all'atto del giuramento di fedeltà alla Repubblica Turca, obbligatorio per i parlamentari di questo Paese all'inizio del loro mandato, le seguenti parole: 'sono stata obbligata ad adempiere alla formalità richiesta, io lotto per la fraterna convivenza del popolo curdo e del popolo turco in un quadro democratico' e per aver successivamente denunciato, in un viaggio con altri membri del Parlamento della Turchia in Europa e negli Stati Uniti d'America, la violazione dei diritti umani in Turchia a danno del popolo curdo per questi fatti Leyla Zana e i suoi colleghi furono accusati di alto tradimento e di separatismo al processo, nel dicembre del 1994, la Procura chiese per essi la pena di morte il Tribunale nell'ultima udienza (la stessa in cui fu pronunciata la sentenza) modificò l'imputazione in quella di 'appartenenza a banda armata', accusando arbitrariamente Leyla Zana di appartenenza al PKK, senza permettere agli avvocati difensori nessuna difesa e tantomeno la convocazione dei testi d'accusa la condanna fu a quindici anni di carcere considerato inoltre: che il Parlamento Europeo ha insignito Leyla Zana nel dicembre del 1996 del Premio Zakharov per la sua lotta a difesa dei diritti umani che a luglio di quest'anno a Strasburgo la Corte di Giustizia per i Diritti Umani, espressione del Consiglio d'Europa, del quale la Turchia fa parte ha condannato la Turchia per quel processo, considerando illegittime sia la composizione del Tribunale (per la presenza nella Corte di membri designati dall'esecutivo e dall'esercito, lesiva della sua indipendenza ed imparzialità), sia le condizioni nelle quali vi potè operare la difesa sia, di conseguenza, la condanna emanata non solo dunque condannando la Turchia al pagamento dei danni alle vittime di quel processo, ma anche a ripristinare nella misura del possibile, secondo lo Statuto del Consiglio d'Europa, le condizioni nelle quali esse erano, cioè a procedere alla loro liberazione considerato infine: che la Turchia ad oggi si è limitata al pagamento dei danni, ma non sta prendendo in considerazione alcuna misura tesa, in una forma o nell'altra, alla liberazione di Leyla Zana e dei suoi colleghi che per questa ragione il caso di Leyla Zana e dei suoi colleghi continua ad essere oggetto di attenzione e di interventi sulla Turchia da parte della Corte di Strasburgo impegna la Giunta e la sua Presidenza: a invitare il Governo e il Parlamento italiani a farsi promotori di interventi presso la Presidenza della Repubblica, il Governo e il Parlamento della Turchia finalizzati all'ottenimento da parte della Turchia del rispetto della sentenza della Corte di Strasburgo e dello Statuto del Consiglio d'Europa a proposito del caso di Leyla Zana e dei suoi colleghi a direttamente dare conto di quest'ordine del giorno alla Presidenza della Repubblica, al Governo e al Parlamento della Turchia".
Il Consiglio approva.
Comunico che l'ordine del giorno n. 437 è assorbito dalla votazione dell'ordine del giorno n. 435.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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