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Dettaglio seduta n.183 del 05/02/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 15.13)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richiesta verifica numero legale


PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, può procedere alla verifica del numero legale? Grazie.



PRESIDENTE

Sì, Consigliere Chiezzi.
Invito i Consiglieri presenti all'esterno dell'emiciclo ad entrare in aula, per procedere, come richiesto dal Consigliere Chiezzi, alla verifica del numero legale.
Mentre i Consiglieri ritirano il proprio badge, procedo alle comunicazioni.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Ghigo, Rossi Giacomo Rossi Oreste, Scanderebech e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

A questo punto, possiamo procedere alla verifica del numero legale, per appello nominale, mediante procedimento elettronico.
Il Consiglio non è in numero legale, essendo presenti in aula n. 16 Consiglieri.
La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15.45.



(La seduta, sospesa alle ore 15.15 riprende alle ore 15.48)


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Proseguimento esame ordine del giorno n. 442 inerente a "Siccità: preoccupante situazione nel Novarese e VCO"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nell'iniziare i lavori, ripropongo la votazione dell'ordine del giorno n. 442, presentato dai Consiglieri Valvo, Botta Marco, Galasso, D'Onofrio e Godio, inerente a "Siccità: preoccupante situazione nel Novarese e VCO", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
La votazione non è valida.
Pertanto, in base all'art. 52, comma 4, del Regolamento, che recita: "Il Presidente, qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza del numero legale, rinvia la prosecuzione del dibattito sull'oggetto in esame ad una successiva seduta. Passa quindi ad altro argomento dell'o.d.g. o sospende la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti, qualora lo richieda un Gruppo consiliare", propongo di proseguire l'esame del punto 3) all'o.d.g.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Avevamo sospeso il dibattito in merito agli ordini del giorno relativi alla crisi di molte industrie del settore indotto auto.
Dopo la relazione dell'Assessore Pichetto, è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Forse non vi siete passati le consegne: c'è un altro ordine del giorno prima della ripresa del dibattito sulla FIAT.



PRESIDENTE

Il Consigliere Contu ha ragione. Faccio le mie scuse a lei e all'aula.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 448 inerente a "Riconoscimento continuità territoriale Piemonte-Sardegna ed oneri di servizio pubblico sulle rotte aeree Torino-Cagliari, Torino-Alghero, Torino-Olbia e viceversa"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'ordine del giorno n. 448 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea, Moriconi, Tapparo, Saitta, Caracciolo Giordano, Muliere, Riba, Suino, Marcenaro, Ronzani, Manica, Chiezzi e Palma, di cui al punto 5) all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso: che nella regione Piemonte vive una folta rappresentanza di immigrati sardi che hanno scelto questa terra come luogo di vita e lavoro che una stima approssimativa indica in almeno 50.000 capifamiglia i Sardi residenti nella nostra regione visto il Regolamento CEE n. 2408/92 del 23 luglio 1992 e, in particolare l'art. 4 che prevede la possibilità per gli Stati membri di imporre su determinate rotte oneri di servizio pubblico visto l'art. 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144, che, al fine di assicurare la continuità territoriale della Sardegna, prevede l'istituzione di oneri di servizio pubblico conformi alle conclusioni della Conferenza dei Servizi indetta dal Presidente della Regione Sardegna su delega del Ministro dei Trasporti e della Navigazione visto il DM n. 101-T/2000 in data 1 agosto 2000, con cui sono stati determinati, a seguito dell'esito della Conferenza dei Servizi tenutasi il 28 febbraio 2000, i contenuti degli oneri di servizio pubblico sulle seguenti rotte: Cagliari-Roma e viceversa; Cagliari-Milano e viceversa Olbia-Roma e viceversa; Olbia-Milano e viceversa; Alghero-Roma e viceversa Alghero-Milano e viceversa accertato che sia il decreto precedente che quelli successivi del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno ignorato nella messa a bando pubblico le tratte aeree fra il Piemonte e la Sardegna e viceversa considerato che l'applicazione di tariffe agevolate a favore dei Sardi sulle rotte aeree fra la regione Piemonte e la Sardegna, oltre a consentire agli immigrati il rafforzamento dei legami affettivi con la propria terra rappresenterebbe un volano di scambio culturale, sociale, turistico e commerciale di rilievo, stante anche i rapporti che storicamente insistono fra le due regioni tutto ciò premesso, visto, accertato e considerato invita il Presidente della Giunta anche nel suo ruolo di Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, a sviluppare una forte iniziativa nei confronti del Governo nazionale e del Ministero competente, affinché riconoscano la continuità territoriale fra la regione Sardegna e il Piemonte, applicando oneri di servizio pubblico sulle tratte aeree Torino-Alghero, Torino-Cagliari Torino-Olbia e viceversa, al fine di favorire il trasporto a tariffe agevolate per i Sardi residenti e non, quale necessario impulso ai rapporti sociali, economici, turistici e culturali fra le due regioni".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 453 inerente a "Situazione del sistema economico produttivo e indotto FIAT - Iniziative per rafforzare la struttura industriale del settore auto e indotto" Ritiro ordini del giorno n. 360 inerente a: "Cassa integrazione alla FIAT" n. 361 inerente a: "Conferenza sull'occupazione in Piemonte" n. 380 inerente a "Crisi di molte industrie del settore indotto auto e prospettive preoccupanti per FIAT Auto" n. 453 inerente a: "Situazione del sistema economico produttivo e indotto FIAT - Iniziative per rafforzare la struttura industriale del settore auto e indotto" (collegate interrogazioni ed interpellanze n. 757, n. 828, n. 846, n. 952, n. 967, n. 999, n. 1008, n. 1067, n. 1070, n. 1076, n. 1085 n. 1099, n. 1127, n. 1148, n. 1159, n. 1184, n. 1185, n. 1187, n. 1189, n. 1199, n. 1201, n. 1219, n. 1220 e n. 1256)


PRESIDENTE

A questo punto, possiamo passare al dibattito in merito alla situazione FIAT e del settore indotto auto.
Questa mattina era già stata svolta la relazione da parte dell'Assessore Pichetto.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Invito cortesemente i colleghi Consiglieri a parlare sottovoce, visto che il dibattito è stato richiesto da più Consiglieri ed è di interesse generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, si vede che la politica incide sempre di meno sulle vicende economiche, perché attorno ad un tema come le prospettive della FIAT, dell'indotto auto, dei processi economici che trascina, non c'è l'interesse che c'è magari su un dibattito sull'enogastronomia, oppure sulle lumache o su altri temi, certamente molto importanti per il Piemonte.
Noi assistiamo...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Tapparo. Comprendo che forse oggi pomeriggio si cerchi di dialogare con voce un po' più accentuata, però mi è difficile ascoltare il Consigliere Tapparo, come mi sarà difficile ascoltare gli altri interventi.
Poiché ritengo che l'aula debba avere un minimo di dignitoso comportamento, vi prego di abbassare il tono di voce... Colleghi, sto chiedendo di abbassare il tono di voce, per cortesia! Non è ammissibile che un Consigliere che interviene non possa essere ascoltato da chi non gli è vicino, per esempio il sottoscritto, ed è interessato ad ascoltare. Chiedo cortesemente un po' di buon senso! Non vi chiedo di non parlare: vi chiedo di abbassare il tono di voce! E' solo una questione di rispetto nei confronti di chi sta intervenendo! Prego, Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Grazie, Presidente. Come dicevo, è una conferma che ormai la politica non è più in gioco su queste vicende e quindi non "morde" a sufficienza: FIAT, Unione Industriale, dormono sonni tranquilli, perché sanno che non verranno disturbati se non per l'operatività ordinaria di stanziare fondi per interventi vari nel sistema economico o nella formazione professionale.
Mentre noi diciamo questo, c'è un processo di grande trasformazione nel sistema economico; c'è una progressiva marginalizzazione dell'auto. Solo dieci anni fa l'auto aveva un ruolo centrale nell'economia piemontese oggi l'Assessore ci riferiva dei dati che dovrebbero in qualche modo accendere una qualche preoccupazione.
Sono varie le cause, ma non è qui il caso di approfondirle. Certamente cresce la necessità di investimenti; la FIAT dimostra, per esempio, sulla nuova gamma di prodotti che non sono solo carrozzeria, modello, ma sono motori, ecc., di non avere una forza di investimento come hanno altre case automobilistiche. La FIAT stessa, considerando il settore a redditività non elevata, cerca di diversificarsi.
Noi, oggi, colleghi, abbiamo la seguente sensazionale situazione: che in quattro-cinque siti industriali della FIAT, del settore auto, ci sono domande del Gruppo FIAT per costruire centrali elettriche: Rivalta Crescentino, Carmagnola e Verrone.
In sostanza, questo è anche il segno di una trasformazione. Poi, a volte, nel misurare i fatti economici non ci allarmiamo, perché ci dicono che ci sono gli ammortizzatori sociali, che se dove sorgeva uno stabilimento sorgerà una centrale elettrica, la trasformazione avverrà senza disoccupati, ma io credo che vada fatta un'analisi ben diversa.
L'Assessore nella relazione ci ha mostrato come la FIAT e altre aziende applicano l'outsourcing, cioè l'esternalizzazione di molte funzioni, che sappiamo che non restano nel territorio, ma che, in qualche modo, possono anche disperdersi in aree territoriali diverse. L'internazionalizzazione e la politica per il Mezzogiorno, per la quale ci siamo battuti negli anni '60/'70, hanno contribuito a risucchiare questi aspetti. Oggi dagli stabilimenti Iveco di Stura non esce un camion finito, ma tutta una serie di elaborazione di componenti, cosa che solo quindici-vent'anni fa era il cuore della produzione dello stabilimento produttore di autocarri.
Ci sono quindi dei segnali preoccupanti che nel Piemonte danno un effetto di forte declino della presenza dell'auto. Anche l'indotto patisce abbastanza, seppure non in modo così marcato perché le industrie del primo e del secondo livello dell'indotto sanno rispondere alla domanda internazionale, perché nella filiera a cascata il terzo e il quarto livello non si trovano più nella nostra Regione, ma in Romania, in Polonia, in Brasile o in altri Paesi.
Quindi, credo che ci siano dei segnali pericolosi.
L'Assessore ha detto che l'indotto si è nobilitato, cioè ha sviluppato ricerca e sviluppo. Ma questo è avvenuto solo in alcuni ambiti del primo livello, perché in altri, invece, si è impoverito.
La FIAT ci parla di una riorganizzazione su quattro unità di base.
Potrebbe essere uno "spezzatino" comodo per venderne dei pezzi in futuro.
Ancora ieri il Presidente Fresco si è affannato a dire che esclude la vendita di FIAT a General Motors, e ha fatto seguire questa affermazione con una frase molto significativa: "Se dovessi decidere oggi, la terrei, ma domani non si sa"; con una soluzione a comparti potrebbero essere lasciati alcuni comparti.
Poi vorrei anche significare che le scelte internazionali della FIAT sono particolari. Siccome era molto esposta a livello internazionale, la ristrutturazione tocca sedici dei diciotto stabilimenti, ma, ad esempio sia nel settore auto, sia nel settore autoveicoli, penalizza l'Argentina pesantemente.
Noi sappiamo che nel settore auto si manterrà solo un presidio a Cordoba dopo un investimento gigantesco, e nel settore veicoli industriali probabilmente si sbaracca completamente e si va in Brasile, alla faccia delle declamazioni di solidarietà che il Primo Ministro, nonché Ministro degli Esteri, Berlusconi, ha rivolto al Ministro degli Esteri argentino! Ha parlato della grande attenzione dell'Italia, della sua industria e di tutti rispetto a questi problemi! Ha preposto anche il Sottosegretario Tanzi a curare questi aspetti, ma qui sono "mazzate" durissime per l'Argentina.
Voglio segnalare che l'Ufficio acquisti della FIAT Auto non è più in Piemonte, ma è presso l'Opel, e questo è uno dei motori del rapporto con l'indotto.
Nella relazione, e soprattutto da quanto l'Assessore ci ha consegnato nella relazione allegata, quasi ci indica di non allarmarci, che la struttura economico-produttiva si espande verso il terziario, ma qui mi pare che ci sia un'analisi quantitativa e non qualitativa, come sull'occupazione.
Noi dobbiamo incominciare ad analizzare i problemi, i livelli e i dati quantitativi dell'occupazione anche disaggregandoli e vedendoli sul piano qualitativo, come anche lo sviluppo del terziario. Con la vicinanza di Milano, alcune espansioni del terziario forte, che non siano il commercio o i settori tradizionali, diventano difficili. Infatti abbiamo visto in questi ultimi mesi Telecom spostare a Milano non proprio il cuore, ma certamente un elemento significativo della propria attività, anche per il riverbero fiscale nella nostra comunità; e vediamo l'Olivetti disarticolarsi completamente. Dico sempre che se una tale disarticolazione fosse avvenuta in altre epoche, ci sarebbe stata una sollevazione nel Canavese, però abbiamo visto disarticolare l'apparato economico. Certo qualcosa lì è cresciuto, perché c'è una comunità viva, ma è mancata la presenza di nuclei forti capaci di avere spinte innovative che vanno al di là di quelle che le piccole imprese possono determinare.
Ora, che fare da parte nostra? Solo contare queste situazioni? Registrare il fatto che non incidiamo in questi processi, e quindi ci è indifferente il mondo esterno, perché sa che non possiamo incidere? Facciamo le solite cose: un po' di formazione professionale, interventi per la piccola e media impresa, infrastrutture. Parliamo di un tavolo istituzionale, ma un tavolo istituzionale a che cosa? Qual è il disegno dell'Assessore? Qual è l'obbligo? Solo riunirci per sentire la FIAT e l'Unione Industriale che ci spiattellano le loro esigenze? Parliamo di ammortizzatori sociali e di riqualificazione, ma mi sembra una vecchia visione, nella quale siamo contenti quando in una ristrutturazione non ci sono disoccupati. Ma c'è una perdita secca di unità lavorative! E' quello che ci deve allarmare! Certamente, attenuare il costo sociale dei processi di trasformazione è giusto e benemerito, ma noi dobbiamo allarmarci. Io ho visto in questi ultimi tempi una serie di aziende che si sono ristrutturate, ma hanno registrato una perdita secca di posti di lavoro. Alla faccia del federalismo! Tra l'altro, in materia energetica vergognosamente il Governo ha approvato un decreto sblocca centrali, cioè togliere quel poco di competenza che avevano le Regioni nel controllare i processi autorizzativi per le centrali nelle Regioni, e centralizzarli tutti nel Ministero dell'Industria, nel momento in cui una modifica della Costituzione pone l'energia come materia concorrente. Anche qui avendo noi delle competenze sulle attività produttive, materia esclusiva e concorrente sulla ricerca ed innovazione, dovremo, in qualche modo, porci sul campo in modo diverso da come ci ponevamo solo dieci mesi fa, perché abbiamo competenze e poteri maggiori. E quale potrebbe essere? Non lo so, ma si potrebbe valutare. Ad esempio, cercare la costruzione di un distretto dell'auto che possa avere una serie di sinergie di sistema, una serie di economie di sistema tale da aumentare la competitività in modo da dare maggiore stabilizzazione alla presenza della FIAT nel nostro territorio e rafforzare e portare avanti la capacità dell'indotto auto. Ma ci vuole un disegno politico: prima del tavolo, dobbiamo stabilire, dobbiamo sentire dal Governo che idea ha e qual è il percorso che vuole seguire.
Ed è questo che mi pare manchi nella relazione pregevole per dettaglio un po' meno per indicazione politica, da parte dell'Assessore all'industria della Regione. Noi abbiamo una competenza forte nell'industria: facciamola valere, altrimenti fra cinque o sei anni potremmo piangere amaramente su una destrutturazione del settore auto nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Ho trovato interessante la relazione del dott. Lanzetti e del prof.
Enrietti; meno condivisibili, invece, le conclusioni politiche dell'Assessore Pichetto e della Giunta regionale a seguito di questa analisi.
C'è un punto fondamentale dello scenario, che credo voi tutti conosciate, che è rappresentato da un dato: l'Italia, che fino al 1987/1988 è stato un Paese esportatore di automobili, gradualmente è diventato un Paese importatore. Se noi oggi esaminassimo la bilancia dei pagamenti italiani, noteremmo che la voce "automobile", dopo la voce "agricoltura" ed "energia", è la terza voce in passivo della nostra bilancia dei pagamenti.
Questo processo ha origini molto lontane. Si è verificata una situazione che abbiamo visto ripetersi molto spesso: aziende che invocavano la concorrenza per gli altri e il protezionismo per se stesse e la FIAT che ha sempre rivendicato di rimanere l'unico produttore italiano di un mercato che si apriva, con tutte le conseguenze che questo ha comportato.
Ci sono errori o scelte che risalgono ad un passato lontano. Penso al modo in cui fu gestito il processo di privatizzazione dell'Alfa Romeo nel 1986 e l'occasione che allora fu perduta di portare in Italia un secondo produttore di automobili. In questo scenario, abbiamo avuto una profonda trasformazione e i dati riportati nella relazione, compresi quelli del prof. Enrietti e del dott. Lanzetti, danno solo parzialmente ragione.
Assessore Pichetto, il Consigliere Tapparo conosce bene questa realtà per essersene occupato, ma quando si dice che la quota della FIAT sul mercato nazionale è del 35%, si parla di un dato che coglie solo un aspetto della realtà. Questa quota viene calcolata sul numero di vetture FIAT, sul numero di vetture immatricolate, ma se, come normalmente si fa in economia questo calcolo, anziché sull'unità di vetture immatricolate, lo si facesse in soldi, cioè guardando qual è la quota, dal punto di vista delle risorse effettivamente disponibili, risulterebbe che la quota della FIAT sul mercato nazionale è drasticamente inferiore. Stiamo parlando di un'azienda che concentra la maggior parte delle sue vendite, nella fascia media o medio-bassa del mercato, con un valore unitario delle vetture vendute nettamente inferiore. I calcoli che normalmente si fanno oggi attribuiscono alla FIAT una quota reale, calcolata in capitali, in valore, come si calcolano i dati in economia, che è poco al di sopra del 25%.
Questo quadro ha visto, negli ultimi anni, l'evoluzione di una crisi che non ha trovato punti di soluzione dal punto di vista delle prospettive produttive.
C'è un punto molto importante che va riconosciuto e indagato. In un mercato nel quale tutti pensano ad un'ulteriore selezione dei grandi produttori in grado di durare in futuro, tutti sanno che è quasi impossibile pensare a grandi gruppi che non si affermino su tutte le fasce e le nicchie di produzione e che rimangano, invece, ancora caratterizzati sostanzialmente, in Europa e in Italia, come produttori di utilitarie. Da questo punto di vista, alcuni mesi fa giudicammo l'accordo con la General Motors come un'occasione, come una possibilità aperta. Era importante l'esigenza che si determinassero alleanze internazionali che consentissero ad un'azienda come la FIAT di ampliare il proprio campo di possibilità. Non siamo mai stati convinti di una logica che puntasse a ripetere lo stesso modello interno nel processo di globalizzazione. La FIAT, anche nella sua proiezione nel mondo, tendeva soprattutto a caratterizzarsi per portare in diversi Paesi lo stesso tipo di vettura con la quale aveva avuto successo in Italia. Pensavamo che l'ingresso in una partnership più ampia potesse essere l'occasione, in particolare per quel vasto settore della componentistica legato alla FIAT, naturalmente in un processo competitivo che diventava più difficile, per acquisire mercati potenzialmente più ampi e un campo di espansione.
Se si guardano le dinamiche produttive e occupazionali degli anni '90 risulta evidente una differenza. Mentre vi è stata una caduta per quanto riguarda l'occupazione diretta nella FIAT e, in particolare, una caduta rilevante dell'occupazione diretta negli stabilimenti piemontesi, per quanto riguarda, invece, la componentistica, la tenuta è stata, negli anni scorsi, nettamente superiore. Basta vedere gli indici, i dati e le comparazioni occupazionali di quegli anni e il dato che emerge è questo. Si trattava di un settore sottoposto ad una forte sfida, quindi sollecitato ad un forte salto sul piano della sua capacità produttiva e della sua capacità di autonomizzazione. In parte era avvenuto questo. C'era, e c'è tuttora bisogno di politiche forti, di sostegno a questa capacità competitiva.
Politiche forti i cui soggetti non potevano più essere solo lo Stato o gli Enti pubblici: i soggetti non potevano essere che i diretti protagonisti, a partire dalla FIAT.
L'idea, che condivido, di ripresa di un discorso su una politica distrettuale dell'auto non è stata elaborata semplicemente come l'idea di un altro modo di chiamare le politiche pubbliche. Era un'idea in cui il pubblico, il Governo e la Regione, che, come è stato ricordato, ha poteri crescenti in questa materia, agisse come sollecitatore e come regista di un impegno di politiche di sviluppo che ha come protagonisti i responsabili fondamentali del settore, a partire dalle grandi imprese. Non esiste, in questo campo, una politica della piccola e media impresa che sia separata dall'impegno e dalla responsabilità della grande azienda. Le politiche crescono con un outsourcing qualificato.
In questo quadro, c'è la possibilità di un intervento che cerca di qualificare i processi in corso, affinché non siano orientati solo a logiche di riduzione dei costi, e quindi di una competitività che avviene a livello più basso della scala, ma producano imprese, attraverso processi di qualificazione e di autonomizzazione, in grado di essere presenti sul quadro di riferimento del mercato. Questo punto vive ancora oggi. Bisogna decidere se si fanno delle scelte oppure no e, se si hanno degli indirizzi si cerca di perseguirli. Se si fanno delle scelte, i tavoli possono essere utili, come possono essere utili se si perseguono delle politiche e se si orientano in questo senso le risorse a disposizione. Se tali scelte non vengono compiute, i tavoli diventano francamente inutili.
Questo problema si pone adesso, in una fase di drammatizzazione. I processi di mobilità fino ad oggi descritti sono questi. Ma se osserviamo la fase che si sta aprendo, dalle valutazioni che mi pare di essere in grado di fare e dalle informazioni che ho, ci troviamo in un quadro che vedrà una richiesta di riduzione della capacità produttiva media nelle aziende della componentistica automobilistica tra il 30% e il 35%, con effetti che potrebbero essere drammatici sul piano occupazionale.
Questo è un punto molto importante, perché quando lei dice che si sta discutendo sull'8% dell'occupazione piemontese, dai dati che voi offrite discutiamo su dati decisivi per la vita di intere aree, a partire da quella torinese, di una situazione che può avere effetti enormi (sto parlando del dato aggregato, considerato nel suo insieme, nelle sue ricadute). Qui si discute e si spendono i mesi e gli incontri internazionali su percentuali di crescita del PIL dello 0.3%, 0.4% o 0.5% in più o in meno, ma questi numeri non devono farci dimenticare che non si tratta di un gioco.
Noi chiediamo che su questo punto ci sia un impegno, che auspichiamo incontri l'adesione delle parti. Ma l'adesione delle parti non ci sarà senza una politica che si assuma le proprie responsabilità e solleciti gli altri livelli della politica nazionale ad assumersele, avanzando delle proposte.
Auspico - e ho concluso - che questa proposta, che poco tempo fa indicammo in un accordo che lei, Assessore Pichetto, ha peraltro sottoscritto insieme al Presidente della Giunta, Ghigo, e che faceva della questione del distretto dell'auto uno dei punti delle politiche di sviluppo da scegliere, continui ad essere un elemento fondamentale su cui riaprire un confronto e una discussione, al fine di prendere rapidamente un'iniziativa adeguata ad una tendenziale drammatizzazione dei processi e dei problemi in corso.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Marcenaro.
La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Grazie, Presidente.
I recenti dati trimestrali ISTAT sull'occupazione hanno rilevato come a livello nazionale, nel periodo tra gennaio ed ottobre, si sia registrato un aumento dell'occupazione per un valore tendenziale di poco superiore al 2%.
Nel Nord-Ovest della penisola questo dato si riduce all'1.3%, pari a circa 80.000 nuovi posti di lavoro.
Ma vi è un'altra notizia di non poco valore per il dibattito sui problemi del lavoro. La notizia è che questi posti di lavoro sono stati in gran parte creati nei settori tradizionali con contratti a tempo indeterminato: per intenderci, quei settori dove generalmente vige l'art.
18. Ciò dovrebbe far riflettere coloro che dicono di perseguire il bene pubblico schierandosi dalla parte delle richieste corporative della Confindustria.
Fin qui, anche se un po' in ombra per la nostra Regione, le buone notizie. Ma vi sono anche altre notizie. E purtroppo sono di segno opposto.
Sono notizie che questa volta parlano di disoccupazione.
Infatti, a pochi giorni dalla pubblicazione di questi dati, sono stati resi pubblici altri dati relativi alla congiuntura, da parte della Unione Industriale di Torino. Dati che ci prospettano un quadro a tinte fosche e che prevedono un peggioramento drastico della situazione occupazionale per il Piemonte in seguito ad un forte rallentamento dell'attività produttiva.
E non poteva essere meno. Gli effetti negativi della difficile congiuntura internazionale cominciano a farsi sentire anche nella nostra Regione. Si parla di almeno 13.500 cassaintegrati per la sola provincia di Torino e decine sono le aziende che ormai si trovano sull'orlo della crisi. È da mesi che non manca giorno che sui quotidiani vengano pubblicati dati relativi a piccole e medie aziende che fanno ricorso alla cassa integrazione e che addirittura licenziano, respingendo qualunque tentativo di mediazione, com'è il caso recente della Ficomirrors.
Ed è proprio quest'ultimo caso che ci deve far riflettere. Infatti la Ficomirrors rappresenta uno spaccato evidente, una sintesi illuminante della situazione attuale: una multinazionale che lavora nell'indotto dell'auto (a questo proposito, sarebbe interessante sapere quante sono le Ficomirrors presenti della nostra regione: quante sono le multinazionali che operano nei settori dell'indotto auto e che rappresentano un rischio di replica della vicenda).
Anche le decisioni nei settori industriali, e tanto più nelle multinazionali, essendo ormai totalmente affidate agli analisti finanziari si prendono esclusivamente sulla base di cifre e di numeri. Poco importa se dietro a questi numeri vi sono uomini, donne, bambini e intere comunità. Il titolo scende perché il settore non tira più? Bene, si chiude. Si cercano settori più remunerativi, magari in aree geografiche dove la manodopera viene pagata a prezzo di svendita. Si controllano gli indici azionari: se il prezzo dei titoli sale, si va avanti, altrimenti si provvede a sostituire anche i manager, e via di seguito. È così che si prendono le decisioni nelle multinazionali, ed è così che prende le decisioni la FIAT quando annuncia la chiusura degli stabilimenti sparsi per il mondo.
Il caso FIAT, essendo ancora la FIAT, nostro malgrado, il perno su cui poggia il sistema industriale regionale, meriterebbe una riflessione ben più approfondita. Ma, in seguito alle recenti vicende e decisioni manageriali, non possiamo certo limitarci ad esorcizzare le preoccupazioni sostenendo, come ha fatto sui giornali l'Amministratore Cantarella, che nonostante il ridimensionamento in corso e la previsione di tempi ancora ben più difficili, ciò avrà conseguenze modeste per il nostro Paese, perch verrà fatto uso di ammortizzatori sociali.
Certamente, per l'immediato va fatto un uso adeguato di tutti gli strumenti a disposizione che servono ad evitare che siano ancora una volta i lavoratori a dover subire le conseguenze più drammatiche delle scelte e delle decisioni aziendali. Ma il problema è tale per cui la politica non può esimersi dal farsi carico. Infatti, ciò che più preoccupa è la prospettiva che, da qui in avanti, si potrebbe aprire.
Non è ancora chiaro a nessuno che cosa avverrà nel 2004, quando verranno a termine gli accordi con la General Motors. Abbiamo assistito ad un avvicendamento di vertici e ad un'intensa attività di tipo finanziario da parte del gruppo. Sappiamo dai giornali che in casa FIAT, nel settore auto, sono drasticamente diminuiti i profitti nonostante l'andamento positivo delle vendite. Sappiamo che qualcosa di strutturalmente grave si è incrinato nei rapporti con il mercato e che, molto probabilmente, si sta avviando un processo di revisione delle strategie industriali per il gruppo e, in particolare, per il settore auto. Ma, a tutt'oggi, siamo di fronte soltanto a reticenze e non è per niente chiaro quali saranno le strategie a venire.
Certamente, non chiediamo di sapere quali saranno i piani industriali dell'azienda. Ma altrettanto chiaro è che la Regione non può rimanere indifferente di fronte a questi problemi o limitarsi a fare da notaio degli avvenimenti. Urge un atto di responsabilità da parte di tutti, un atto di responsabilità di cui la politica e le istituzioni, per la loro specificità, devono essere i promotori e gli artefici.
Certamente, non si vogliono qui mettere in discussione i processi di globalizzazione poiché insieme ai costi sociali, di cui tutti dobbiamo farci carico, vi sono anche i molti benefici che essa apporta.
Ma per godere dei benefici bisogna che essa sia governata: governata certamente nelle sue dimensioni, per così dire, globali; ma governata anche e soprattutto a livello regionale e locale, perché è a questo livello che l'intervento delle istituzioni e delle comunità può far sentire i propri condizionamenti e imporre un indirizzo a questi processi.
Voglio ricordare che una delle più ricche regioni europee con minore tasso di disoccupazione, la Baviera, è anche la regione che destina la più alta percentuale di investimenti alla ricerca. E quando parlo di ricerca non intendo soltanto quella rivolta allo sviluppo dell'alta tecnologia, ma ricerca è anche quella rivolta all'innovazione del prodotto all'innovazione dei processi di produzione e dell'organizzazione efficiente del lavoro anche nell'ambito della formazione professionale.
Sarebbe tempo che anche la Regione Piemonte si attrezzasse con una politica organica di sostegno alla ricerca all'interno di un quadro teso a valorizzare l'operatività e l'iniziativa di quelle piccole e medie imprese siano industriali, artigiane, agricole o di servizi più o meno terziarizzati, che rappresentano il sistema più vitale e innovativo del nostro sistema economico, che più hanno contribuito alla crescita occupazionale del nostro Paese.
In questo senso, sarebbe da scongiurare il rischio che all'interno della realizzazione del federalismo amministrativo si possano innescare dei processi che, conducendoci a degli eccessi di legislazione, si potrebbero configurare come ostacolo, sia per una sana competizione di mercato, sia per gli scambi interregionali in ambito di risorse, esperienze e di conoscenze specifiche. Piuttosto sarebbe da pensare ad una legge quadro nazionale che non solo compensi, ma che addirittura agevoli e stimoli lo sviluppo di questi settori, eliminando gli ostacoli burocratici, le contraddizioni, le carenze, della regolamentazione locale delle infrastrutture. Questo sì che potrebbe essere un contributo determinante alla modernizzazione del Paese e all'innovazione di quel sistema economico industriale troppo spesso carente di fronte alle sfide della competizione internazionale e nei confronti dell'innovazione, e sempre ossessivamente concentrato sulla riduzione dei costi. E questo potrebbe essere il senso profondo della realizzazione di un governo dei processi innescati dalla globalizzazione.
Noi siamo certamente dalla parte del progresso, perché progresso vuol dire miglioramento delle condizioni umane, la sinistra riformista si è costituita per favorire il progresso. Noi siamo per la modernizzazione del Paese, ma ciò non vuol dire che bisogna soggiacere supinamente alla legge dei numeri come se questi fossero una nuova e inesorabile legge della storia. Né tanto meno si può pensare che modernizzazione vuol dire riscrivere le leggi della convivenza sociale sulla base della premessa che siano l'impresa e l'imprenditore il centro del progresso e della vita sociale, come vorrebbe il Governo attuale, perché noi non ci assoggetteremo mai all'idea che esista una legge ferrea che governa e dirige la società e la storia, sia essa un'ideologia, una legge economica o altro. La modernità e il progresso sono frutto di un'impresa cooperativa che riguarda tutti e non solo alcuni soggetti. Io credo che si debbano governare e dirigere questi processi e non per sottomettere la società alla loro inesorabilità penso invece che vi sia un margine di intervento per le istituzioni e per la politica che non vuol dire semplicemente assecondare e promuovere, come invece vorrebbe una certa cultura commerciale purtroppo ormai dominante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Signor Presidente e colleghi, in Piemonte, in questo periodo, stiamo vivendo la crisi più grave degli ultimi vent'anni per quel che riguarda la vita dei lavoratori metalmeccanici.
Nella sola provincia di Torino, nei primi nove mesi del 2001, sono fuoriusciti dal mercato del lavoro quasi 3.000 persone. Più della metà dei licenziamenti si è registrata nell'industria dell'automobile.
In base ai dati forniti dalla Camera del Lavoro torinese, il quadro negativo non si limita al settore metalmeccanico, ma è esteso a tutto il comparto produttivo.
Il settore che mi desta maggiore preoccupazione è quello della componentistica, che è colpito da fattori di crisi produttiva che vanno al di là dell'attuale contingenza aggravata dagli effetti economici che hanno seguito l'11 settembre, perché è in atto una riduzione dei volumi produttivi nell'ordine del 30%.
Segnali preoccupanti arrivano anche da altri settori, quali quello siderurgico e quello della metallurgia non ferrosa, e dal settore dei beni strumentali, che registra un rallentamento della domanda, in particolare nel distretto biellese, del meccanotessile, dove vi sono le prime richieste di cassa integrazione, dovute ad una diminuzione della produzione come non accadeva più dal 1998.
franata anche la domanda nella produzione dei beni di consumo, quali le rubinetterie del Novarese e il comparto orafo-argentiero dell'Alessandrino.
Peggiora di giorno in giorno la situazione dell'indotto torinese dell'automobile e si registrano ormai quasi quotidianamente fusioni incorporazioni, trasferimenti di sede, richieste di cassa integrazione e di mobilità, esuberi, licenziamenti e chiusure di aziende in questo settore.
Tutti questi provvedimenti comportano, all'atto pratico, una notevole riduzione di posti di lavoro.
In quanto Consigliere regionale, ritengo che nel processo in atto a livello territoriale di modernizzazione e diversificazione dell'apparato produttivo e dei servizi, la Regione debba avere un ruolo attivo e propositivo, finalizzato a garantire il confronto fra le parti sociali, che serve a porre le basi istituzionali per la difesa dell'occupazione e per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Fra le Regioni del Centro-Nord, il Piemonte, in questi anni di Giunta Ghigo, è la Regione che ha registrato la crescita più contenuta del Prodotto Interno Lordo. I settori economici trainanti sono stati principalmente quelli del terziario: trasporto e comunicazione, credito ed assicurazione, servizio alle imprese. Purtroppo il numero degli occupati è sensibilmente diminuito in agricoltura e il comparto industriale risulta essere interessato da processi di diffusa ricollocazione di strutture produttive al di fuori del territorio regionale, mediante fusione incorporazione e trasferimento di sede.
per questo che ritengo che la Regione debba intervenire, ponendosi come primo interlocutore delle parti sociali. Come esempio, vi dico che per il periodo di programmazione 1994/1999 erano stati assegnati al Piemonte fondi europei per complessivi 1.630,65 milioni di euro, vale a dire 3.157,39 miliardi di lire.
Secondo i dati forniti dal Ministero dell'Economia alla Commissione Europea, risultano essere stati utilizzati dalla Regione Piemonte 1.240 milioni di euro, cioè 2.486,17 miliardi di lire, che corrispondono ad una percentuale del 78,74% delle risorse complessivamente assegnate. Questo vuol dire che la Giunta Ghigo non ha utilizzato fondi che sono andati persi alla data del 31 dicembre 2001, pari a 346,65 milioni di euro, equivalenti a 671, 21 miliardi di lire.
Come Consigliere dell'opposizione ho chiesto spiegazioni, al Presidente della Giunta ed agli Assessori competenti, sul mancato impiego di tali fondi che sono purtroppo andati perduti, ma non ho avuto alcuna risposta e ho anche suggerito che la Regione si doti di un sistema di controllo interno per la valutazione dei progetti di investimento.
Ho osservato che la maggior parte delle nuove assunzioni sta avvenendo tramite forme contrattuali di lavoro flessibile, nella misura del 70% per quel che riguarda il tempo determinato e del 20% per il part-time, e ho deciso di avviare una serie di incontri informali con tutti gli operatori del mercato del lavoro e, in particolare, con le agenzie di lavoro interinale, che svolgono oggi una fondamentale opera di mediazione tra domanda ed offerta del lavoro.
Soltanto capendo i problemi e le esigenze del mercato del lavoro si pu intervenire normativamente per orientare i percorsi formativi, al fine di ottenere una maggiore risposta tra domanda ed offerta di lavoro, in un mercato in cui flessibilità, atipicità e deregulation comportano indubbiamente, una maggiore incertezza lavorativa, ma questa incertezza deve diventare sinonimo di maggiore opportunità.
Questo è il contributo che il Gruppo regionale della Margherita intende dare, che da sempre ritiene che il lavoro sia un alto valore sociale e morale e che contribuisca al pieno e compiuto sviluppo della persona umana.
Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Ho ascoltato l'intervento dell'Assessore Pichetto e devo dire che dalla sua relazione si evince un quadro che, per chi vive nella nostra regione, è abbastanza chiaro nella sua completezza, ovvero il fatto che si assiste ad un disimpegno della FIAT dal settore auto.
Il problema, però, qual è? A mio modo di vedere, rimangono insoluti alcuni punti: innanzitutto - e anche la relazione lo conferma - benché la FIAT ridimensioni fortemente l'impegno nel settore auto, mentre si realizza questo ridimensionamento, che viene evidenziato dai dati che descrivono l'occupazione calante, e il minore intervento percentuale sulla creazione del prodotto interno lordo, c'è ancora la sensazione di una regione e di una città ancora molto legate e fondate sulle scelte che la FIAT, come impresa, intraprende.
Mi sembra che la relazione, come è già stato detto, contenga, per certi versi, una prima parte che è tutta una proposizione delle soluzioni che la FIAT intende adottare.
Detto questo, mi sembra che manchi quella che è la parte politica che spetta alla Regione, ovvero l'Assessorato regionale dovrebbe avere il compito precipuo di dettare delle linee di indirizzo, di guidare il cambiamento e di intervenire politicamente per promuovere linee di sviluppo diverse e alternative.
Per restare semplicemente nel campo dell'attività principale della FIAT, che è quella della autotrazione, si può, a livello regionale, pensare all'utilizzo di materie energetiche diverse, (produzione di sistemi integrati di trasporto, incremento del mezzo pubblico), cioè tutti sistemi che, come si è visto in questi mesi, avrebbero anche delle favorevoli conseguenze sulla salute dei cittadini.
La Regione, invece, in carenza di un indirizzo politico, accetta le soluzioni proposte dalla FIAT, che vengono presentate come positive, senza alcuna valutazione oggettiva, cioè le stesse scelte dell'impresa, ad esempio, in campo energetico.
Come è già stato detto, in particolare dal Consigliere Tapparo, la scelta di impegnarsi in campo energetico da parte della FIAT avrà conseguenze pesantissime per quanto riguarda l'ambiente della nostra regione. Sappiamo che c'è un problema di risorse energetiche per la Regione Piemonte, ma sappiamo anche che ci sono diversi modi di affrontare questo discorso, a partire dal tema fondamentale dell'istituzione di valide forme di risparmio dell'energia.
In mancanza di tutto questo, la Regione come si comporta? Si limita ad accettare il piano della FIAT proponendo, come favorevole, una linea di sviluppo che riempirà il Piemonte di centrali termoelettriche; centrali che daranno, come conseguenza, un'emissione altissima di ossidi di azoto nell'atmosfera. Mi sembra una relazione più "fiatcentrica" che non una relazione di tipo politico della Regione, data la sproporzione che intercorre tra la parte relativa alle soluzioni della FIAT, rispetto agli impegni regionali; ad esempio, si ribadisce una visione meccanicistica, in termini di causa ed effetto, con problemi legati all'evoluzione delle imprese FIAT, le cui soluzioni non possono che essere quelle individuate dalla stessa impresa (ad esempio, ad un certo punto si pensa di richiedere alla FIAT di sviluppare attività di alto livello per una maggiore qualificazione del tessuto economico ed occupazionale, e si pensa anche all'istituzione di un tavolo per discutere di questo problema).
A questo punto, mi chiedo, politicamente: una volta che la Regione chiede questa iniziativa alla FIAT, cosa fa? Aspetta la risposta? E se la risposta è negativa, quali sono le strategie che la Regione ha intenzione di mettere in campo per incentivare questo percorso? Un'altra delle soluzioni individuate è il solito ricorso al sistema degli ammortizzatori sociali, che sono indispensabili, però non devono diventare o essere il fine, ma devono essere un mezzo per arrivare a soluzioni più appaganti per i lavoratori, sia professionalmente, sia economicamente.
Anche in questo caso, manca una linea di indirizzo su questo punto e si pensa solo di utilizzare gli ammortizzatori sociali come fine ultimo.
Infine, si dice di pensare di favorire una crescita e un rafforzamento dell'intero indotto produttivo con un sostegno alle piccole e medie industrie, però le soluzioni proposte sono di nuovo di tipo tradizionale.
Certo, nessuno mette in dubbio che si debbano adottare tutte quelle misure che servono per ridurre al minimo le conseguenze negative legate al prevedibile e inevitabile ridimensionamento del settore auto della FIAT però nella relazione della Regione non vi è traccia di uno scatto di orgoglio o di un indirizzo regionale che cerchi di indicare una strada diversa.
Tutto questo in che senso? Se il problema che abbiamo davanti è un'ulteriore riduzione dei posti di lavori, quello che la Regione può e secondo noi, dovrebbe fare non è solo la scelta di tutelare e difendere i posti di lavoro che vengono a mancare nel settore, ma dovrebbe essere fondamentale capire che si tratta di promuovere e di mettere in atto nuovi posti di lavoro anche in altri settori. Questo, secondo me, è il ruolo che deve avere la Regione. Lo dice la relazione stessa: così come alcuni posti di lavoro sono stati creati nel terziario, occorre cercare una strada che vada in quella direzione, una strada che crei posti di lavoro anche in quei settori che non sono legati al settore dell'auto.
In questo senso, consideriamo fondamentale legare questa ricerca al grande problema ambientale che stiamo vivendo.
Occorre trovare delle linee di indirizzo per mettere in atto quelle iniziative legate alle attività che si richiamano all'economia sostenibile, ovvero posti di lavoro stabili e duraturi, legati ad attività imprenditoriali non inquinanti e non deterioranti l'ambiente.
Questa linea di indirizzo è assolutamente assente dal programma presentato dall'Assessore Pichetto ed è un punto sul quale riteniamo si debba investire per migliorare la situazione occupazionale, ma anche ambientale, della nostra regione.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Moriconi.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Caro Assessore Pichetto e caro Presidente Ghigo tanto per cambiare, anche oggi assente - in questi sei anni avete ridotto la Regione Piemonte all'ombra dell'istituzione che dovrebbe essere per autorevolezza politica e per scelte amministrative; l'ombra dell'istituzione che è stata in passato, perché la Regione Piemonte, prima del vostro avvento, è stata una Regione capace di imporre la propria presenza, con le proprie politiche, su tutti i temi.
Ricordo che quando era Presidente della Giunta regionale Aldo Viglione, la FIAT non solo veniva ad ascoltare i dibattiti, ma considerava la Regione Piemonte come un partner istituzionale dal quale non si poteva prescindere, perché esisteva una politica della Regione Piemonte.
Si dirà che sono cambiati i tempi, che la globalizzazione non era ancora un processo in atto e che certe decisioni era possibile padroneggiarle in ambiti più limitati (nazionali o regionali), che oggi tutto sfugge e tutto è più grande; la globalizzazione rende impossibile il dominio di alcuni elementi macroeconomici. Questo è vero, Assessore Pichetto, ma quello che non accetto è che il ruolo della Regione Piemonte sia ridotto al lumicino che voi proponete.
Si tratta di avere una statura per affrontare i problemi; una statura propria, non la volontà di occuparsi di questioni di cui devono occuparsi altri.
Cosa fa la Giunta regionale per affermare una statura regionale che affronti questi problemi con i propri mezzi, una statura che permetta alla Regione Piemonte di diventare un interlocutore dal quale non si pu prescindere quando si decidono le politiche? Siete stati consultati dalla FIAT quando ha deciso di fare i quattro comparti? Cosa vi ha chiesto la FIAT? Cosa avete suggerito alla FIAT? Avete suggerito nulla, caro Pichetto, perché il comandamento principale, il ruolo che dovete assumere, senza il quale la voce della Regione diventa un "piu piu", è quello di avere un vostro progetto, un programma di sviluppo per il territorio, che metta insieme e coordini le varie politiche, che faccia delle scelte prioritarie, che inserisca il difficile comparto manifatturiero dell'auto in un progetto di conservazione, miglioramento e innovazione.
Voi questo non l'avete fatto e continuate a non farlo. Riguardo alla programmazione, alcuni di voi, in particolare, si beano e si vantano di essere portatori di una politica che nega i programmi, che nega la validità di avere un progetto, di perseguirlo, di discuterlo insieme alla comunità regionale affinché diventi un elemento dal quale non si prescinde.
Il programma regionale di sviluppo non è stato fatto; la Regione Piemonte è senza un programma regionale di sviluppo.
Come si fa a discutere in quale modo i poteri regionali, limitati, ma molto pervasivi in vari settori dell'economia, possono esplicare un proprio ruolo? Le proposte pervenute dai colleghi, e che non sono contenute nella relazione dell'Assessore, possono avere un futuro se il distretto dell'auto verrà inserito all'interno di un progetto complessivo.
Quanto chiedevano i colleghi Caracciolo, Tapparo e Marcenaro, di investire in ricerca, sviluppo e innovazione, diventa un elemento inserito in un coordinamento di risorse da utilizzare, di territori da privilegiare.
Tutto questo non c'è: andate avanti giorno per giorno.
Allora, caro Assessore Pichetto, la relazione che lei ha presentato nelle intenzioni e nei fatti, è diligente. Lei ha presentato la situazione esistente: come avrebbe potuto fare altrimenti? Lei è stato diligente: ha preparato una descrizione delle cose, sulla base di informazioni, ma tale descrizione si è conclusa in modo politico.
L'Assessore Pichetto ha concluso politicamente, come se fosse seduto sulla sedia del Consiglio di amministrazione della FIAT! La frase che lei ha letto, Assessore, la potevano scrivere gli amministratori della FIAT! Al termine dell'analisi terrificante delle condizioni e delle prospettive della FIAT, l'Assessore ha concluso dicendo che, sulla base di tutta la descrizione che lui stesso ha avuto il coraggio di fare, si pu presumere che la ristrutturazione della FIAT non abbia effetti traumatici sull'occupazione e sull'economia.
L'Assessore ha concluso in questo modo diligente e ossequioso riguardo ad un punto di vista proposto dalla FIAT.
In assenza di idee e volontà progettuali, il padrone è sempre il padrone, comanda lui! Se ha deciso di spezzare la FIAT in quattro e di fare l'accordo con la General Motors, se dà assicurazioni sul fatto che spostare lo stabilimento della FIAT Avio da Via Nizza a Rivalta e prendere le lavorazioni di Rivalta e metterle a Mirafiori - chissà se ci stanno! tutto rimane come prima, caro Assessore Pichetto, questo vuol dire non volersi occupare del problema e non voler disturbare il manovratore! Penso che neppure un bambino possa credere che questa operazione sia a pari condizioni dei livelli produttivi ed occupazionali. Questa è un'operazione che parte, tanto per cambiare, dalla vecchia logica sostenuta dalla Viberti in avanti: utilizzare delle rendite urbane per intascare un po' di risorse da impiegare da qualche altra parte, e questo fa il paio del Lingotto.
Adesso abbiamo la FIAT Avio, che, in occasione delle Olimpiadi, dovrà consentire alla FIAT di cambiare la destinazione d'uso di un'area e di fare qualche "affaruccio", promettendo che nulla cambierà. E Pichetto ci crede.
"Allora, che fare?", diceva il collega Tapparo all'inizio del suo intervento. Io dico: si faccia un progetto. Questa Giunta non l'ha fatto in sei anni e probabilmente non lo farà mai; dal punto di vista dell'opposizione di centrosinistra, si tratta di capire se, in questi anni che ci separano dal rinnovo del Consiglio regionale - sempre ammesso che il rinnovo avvenga a scadenza così come previsto, e non prima - per quanto riguarda il programma regionale di sviluppo, come opposizione, abbiamo la forza, la capacità e l'intento di coesione degli argomenti, soprattutto la capacità di proporre all'elettorato, sia nelle battaglie di tutti i giorni sia nella battaglia finale per il rinnovo del Consiglio regionale, un diverso punto di vista.
In questo lavoro - come diceva prima il Consigliere Moriconi - penso che un punto di vista progettuale, capace di affermare una Regione Piemonte in grado non solo di conservare e qualificare attività manifatturiere, ma anche di attrarre altri tipi di attività, sia quello di inserire con maggiore forza tutti i temi legati all'economia e al rispetto ambientale che sono stati i temi che non hanno caratterizzato lo sviluppo degli anni '50/'60 in Regione Piemonte e che oggi, nei confronti della cosiddetta globalizzazione, sono i temi su cui ritengo occorra fare più leva per uno sviluppo duraturo, che rispetti i diritti.
In questi giorni, si sta discutendo di Porto Alegre. E' una vicenda quella di Porto Alegre, che penso debba essere da noi attentamente valutata e che possa avere parecchie ricadute nella nostra vita di tutti i giorni e nelle nostre proposte. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore, ho seguito con attenzione la sua relazione e debbo dare atto che lei non ha tradito alcuna emozione. Certamente non è facile essere coinvolti: le cose bisogna sentirle.
Mi sembra che oggi abbiamo svolto un "compitino" preparato da altri ma questo non è un suo documento, perché è evidente che lei si avvale di collaboratori - e che a scriverlo non sia stato il politico attento osservatore dei fenomeni e di come vanno le cose in questo Paese, ma chi invece, come potere forte, come potentato industriale, intende dare una lettura dell'esistente.
Vede, Assessore, non vedo, di fronte all'entità dei dati, alcuno scatto di orgoglio. Lei ha esordito dando una panoramica della situazione occupazionale nella nostra Regione; in alcuni passaggi ha espresso quasi una visione trionfalistica: "Stiamo abbattendo gli indici di disoccupazione; abbiamo raggiunto un traguardo per cui, per la prima volta siamo scesi sotto la soglia del 5 %; abbiamo soprattutto incrementato gli avvii al lavoro". Bene, si fermi, Assessore, a questo passaggio della lettura: lei deve fare uno sforzo in più. Disaggreghi il dato: quale occupazione, quale lavoro, quale prospettiva? Perché lì dentro forse troviamo la risposta che, dietro agli avvii al lavoro, abbiamo lavoro temporale, lavoro interinale, lavoro molto spesso - ahimè! - precario e assolutamente non in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini, le esigenze di chi aspira ad inserirsi nel mondo del lavoro o ad essere ricollocato nel mondo del lavoro.
Nella sua analisi, che, a un certo punto, diventa gravida, però per questo assolutamente incontrovertibile perché costituita da dati assolutamente inoppugnabili, lei affronta il problema dell'indotto auto.
Sostanzialmente, ci dice che a Torino il distretto dell'auto rappresenta o ha rappresentato storicamente il volano produttivo di questa Regione.
Ebbene, mi ha particolarmente colpito il fatto che, mentre assistiamo ad un processo di internazionalizzazione della produzione, chiamiamolo pure di globalizzazione, di ricerca di nuovi mercati, ma anche di nuovi luoghi dove produrre merci e dove produrle certamente nella logica del massimo profitto - perché dietro c'è sicuramente la logica dell'abbassamento e dell'abbattimento del costo del lavoro - pesa in modo determinante - e questo è un arido dato statistico - la scelta di diversificazione, di abbandono di quello che è stato per la FIAT un settore tradizionale di intervento perché oggi altri settori, nei quali è possibile operare anche in termini di speculazione finanziaria, sono all'attenzione di questo gigante della produzione dell'auto.
Certo, oggi è più produttivo e più remunerativo intervenire su settori come quello dell'energia, però dietro questo modello di sviluppo ci sono le aspettative, da un punto di vista che noi spesso trascuriamo, di migliaia e migliaia di lavoratori dipendenti e delle loro famiglie che, attorno a queste ipotesi di sviluppo, avevano costruito una prospettiva di vita.
Allora, perché dico che non c'è uno scatto di orgoglio della politica e, in particolare, del ruolo che la Regione può svolgere? Noi dobbiamo uscire da una logica dei risarcimenti; noi dobbiamo uscire da una logica secondo la quale l'intervento dello Stato, pur necessario su alcuni aspetti, diventa oggi il nostro terreno privilegiato. Questa Regione, e in particolare tutto il settore dell'auto, ha professionalità, ha ingegno, ha una forza tale e anche una capacità di autosviluppo, contando sulle proprie forze, che in qualche modo la politica degli Enti locali deve aiutare.
Ebbene, oggi rilancio una proposta. Noi abbiamo presentato un ordine del giorno, Assessore, che rappresenta una sfida alla sua maggioranza, e io sarò curioso di verificare quale sarà l'atteggiamento dell'esecutivo, ed in particolare il suo, rispetto a tale documento. Le leggo il dispositivo finale (un punto è già stato superato nella giornata odierna): "...ad organizzare una conferenza sul tema dell'occupazione, con la partecipazione delle forze sociali, economiche e politiche...". Detto così, non ha assolutamente valenza; provo allora ad esplicarle cosa intendiamo: "Assumere perciò la concorde decisione di uscire in mare aperto e fare finalmente una vera politica estera" - chiamiamola così per comodità.
In tempo di autonomia delle Regioni, noi abbiamo contrastato questo federalismo; forse si pone all'ordine del giorno il ruolo che la politica può giocare nel rapporto con il contesto internazionale. Dinamica spregiudicata capace di non guardare in faccia nessuno, di muoversi senza timori reverenziali nei confronti dei tradizionali poteri forti sul piano regionale e locale, nella consapevolezza di che cosa? Che oggi è possibile operare una scelta di pluralismo produttivo.
Questa Regione, questo territorio è cresciuto e si è sviluppato sotto la cappa di "Mamma FIAT". Nel momento in cui la principale azienda di questa Regione, di questo Paese, leader nel mercato internazionale abbandona questo terreno, si deve avere il coraggio, Assessore, di giocare un ruolo forte.
Apriamo una Conferenza internazionale del distretto dell'auto.
Chiamiamo attorno a quel tavolo produttori concorrenti del settore auto e diciamo una cosa molto semplice: questa Regione ha professionalità competenze nel campo della ricerca applicata, ha competenze nel core business, attorno e nel distretto dell'auto, ha competenza nel campo del design industriale o nel disegno industriale - usiamo i termini giusti che sono sicuramente quelli che più si confanno a noi e meglio ci comprendiamo.
Ha un tessuto produttivo distribuito sul territorio, in un'area sufficientemente infrastrutturata, dove le grandi aree dismesse dell'industria rischiano di essere relegate alla speculazione fondiaria.
Noi oggi dobbiamo fare un'operazione alta se vogliamo guardare avanti: diamo questi territori, diamo queste opportunità, diamo sostegni agli investimenti, chiamando nel settore dell'auto i produttori concorrenti.
Sarebbe un bello schiaffo per tutti, sarebbe un rilancio del settore dell'auto, perché i dati che ci ha fornito, Assessore, sono, nella loro aridità, l'esempio più lampante di quello che potrà succedere.
La FIAT ha operato uno "spezzatino" dei propri settori produttivi, ha preparato e sta preparando la svendita del proprio patrimonio in un settore che tende a dismettere. Fa operare questo lavoro sporco - lei ha vissuto l'esperienza della Ficomirrors - all'ultimo degli acquirenti, perché non si vuole neanche sporcare le mani nel momento in cui decide di dismettere buona parte dei settori di produzione che questa azienda controllava. Noi oggi dobbiamo fare un atto coraggioso: la sfida è questa.
Io proporrei un'integrazione all'ordine del giorno che abbiamo presentato: la Regione si adoperi per istituire al più presto, entro l'anno 2002, una Conferenza internazionale del settore dell'auto e del distretto dell'auto, invitando attorno a quel tavolo le grandi case produttrici a livello internazionale, e sfidare su quel terreno la FIAT, cioè chi, dopo essere stata foraggiata per decenni dalle risorse pubbliche, sta operando su un terreno che rischia di essere devastante per il tessuto produttivo di questa Regione.
Noi possiamo svolgere questo ruolo, la politica lo può fare, la Regione si giochi questo ruolo forte. Esca da una logica assistenzialistica e si ponga anche nei confronti di quegli atteggiamenti tiepidi dei governi di centrosinistra locali, nelle aree interessate, perché forse su questo la politica torna ad essere lo strumento che governa i processi e può svolgere sicuramente un ruolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pier Luigi

Certo, il problema FIAT è un problema importante, è un problema che il nostro territorio sta vivendo, in particolare il territorio torinese, in ambito regionale: lo sta vivendo e lo sta soffrendo non da oggi.
Mi sembra che la relazione dell'Assessore sia molto ricca di dati sul punto, cioè il processo di impoverimento del mercato occupazionale legato in linea diretta o indiretta, a FIAT, ormai data oltre dieci anni. E' un processo inarrestabile, è un processo che, di anno in anno, si è in qualche modo addirittura incrementato nella sua negatività, un processo che ha radici di varia natura. Possiamo fare tutte le analisi che vogliamo, ogni analisi darà una sua spiegazione: la globalizzazione, la crisi dell'auto il minore consumo di auto, la capacità forse di stare sul mercato del Gruppo FIAT negli anni '90, magari con alcuni prodotti non proprio azzeccati sotto il profilo commerciale.
Mi sembra che proprio in questo ultimo periodo qualche decina di migliaia di auto prodotte siano state richiamate per problemi di fabbricazione. E' una notizia che non do per certa, ma mi pare che corrisponda al vero.
Quindi, c'è tutta una serie di elementi che fa sì che il Gruppo FIAT abbia in qualche modo perso capacità economica e capacità produttiva, e conseguentemente abbia perso capacità occupazionale. Non solo. Ultimamente sembra che i vertici della grande casa automobilistica del grande gruppo torinese abbiano privilegiato una politica diversa da quella della produzione.
Oggi sono molto di moda i termini inglesi per descrivere questi fenomeni gestionali e di organizzazione. In realtà, mi sembra che si possano usare tranquillamente dei termini italiani, dicendo che i vertici del gruppo hanno privilegiato una politica finanziaria rispetto ad una politica di produzione. Stanno orientando il loro portafoglio su una politica finanziaria rispetto a quella che fino a qualche anno fa era invece la politica di produzione.
Tutto giusto, tutto criticabile, tutto apprezzabile a seconda di come si guarda il fenomeno, ma certamente tutto al di fuori di quella che pu essere la competenza di questo Consiglio o di questa Giunta. Non riesco a capire la critica sollevata all'Assessore circa l'incapacità di incidere sulle scelte della FIAT. E' vero che se noi andassimo a contare il soldo pubblico, di cui ha beneficiato la FIAT dalle origini fino ai giorni nostri, dovremmo forse avere l'80-90% del capitale sociale in mano pubblica. Infatti, se contiamo i soldi versati a vario titolo - mi sembra anche qualche denaro versato a seguito di un accordo avvenuto un certo mercoledì, e si votava alla domenica, del 1997 tra il Presidente D'Alema e l'Avvocato Agnelli che, se non erro, era sulla voce rottamazione... Quindi quando sento dire: "il padrone, il capo...", se padrone è, se capo è, il gruppo non lo è certo di una parte politica. Semmai lo è di un intero sistema politico che forse il gruppo ha saputo condizionare negli anni, e questi anni partono dal ventennio, non da ieri. Quindi, il dato vero è che non abbiamo quote di capitale: non mi risulta che l'Assessore Pichetto faccia parte del Consiglio di amministrazione del gruppo. Non mi sembra che l'Assessore, il Presidente o la Giunta, possano incidere sui piani di riorganizzazione del gruppo. E' vero, i dati sono brutti, indicano una crisi nel settore industriale, ma, dall'altra parte, indicano anche ottimismo. A fronte di una perdita occupazionale significativa nell'ambito dell'industria, abbiamo una crescita occupazionale ancora più significativa nell'ambito di altri settori, forse proprio collegata alla riorganizzazione del Gruppo FIAT, la quale ci ha dato tanto, in certi anni ci ha dato sopravvivenza: stipendi, da operai; benessere, basso. In qualche modo, ha impedito lo svilupparsi di un sistema, di un mercato e di un'economia di alto livello, più concorrenziale, più pronta ad essere sui grandi scenari internazionali e nazionali. Tant'è che Torino, proprio sul fenomeno FIAT sulla monocultura dell'auto, si è impoverita (è riconosciuto da tutti) in ambito di capacità di incidere sui processi economici nazionali e internazionali. Il ridimensionamento della presenza auto nella nostra economia ha, in sé, una criticità di immediato e una potenzialità di sviluppo futuro.
Proprio su questa base, credo sia opportuna una forte politica regionale, per saper cogliere e per saper stare nella potenzialità futura.
Occorre affrontare la criticità mediante un contatto diretto, costante e continuo con il Gruppo FIAT. E' opportuno che la FIAT non determini e non decida i suoi piani di riorganizzazione con la Giunta, ma che comunichi alla Giunta quali sono i tempi della sua riorganizzazione, al fine di consentire una politica mirante alla ricollocazione e riqualificazione del personale eventualmente in esubero a chi, per mestiere, fa questo mestiere: l'Assessore regionale.
E' opportuno instaurare rapporti su questo punto, non ovviamente sulle scelte strategiche del gruppo, ma che la Giunta possa essere informata e concordare i tempi della riorganizzazione del sistema. Questo per quanto riguarda le criticità.
La vera importanza della politica sta nella capacità di creare strumenti in ambito regionale e, in particolare, in ambito della Città di Torino e Provincia di Torino, laddove il problema auto è più sentito: la capacità di generare degli strumenti per creare occupazione sui cosiddetti nuovi mercati. Penso alla ricerca, penso alle nuove tecnologie, penso, in particolare, ai servizi alla persona: questa deve essere la politica regionale.
Dalla relazione dell'Assessore Pichetto, credo che ci sia una chiara indicazione in questo senso. Ho letto quella relazione e forse un po' di critica può esserci per il modo un po' superficiale con cui è stato affrontato il problema FIAT. Ma sicuramente c'è un forte approfondimento sugli obiettivi che deve avere la Giunta, ossia creare un'alternativa al sistema manifatturiero, in particolare auto, attraverso una politica capace di generare nuovi tipi di lavoratori a loro volta capaci di divenire eccellenza in nuovi settori che, forse, proprio il venir meno di una schiacciante monocultura del sistema auto renderà possibile sul nostro territorio piemontese.
Una controprova l'abbiamo laddove valutiamo che, nelle province dove il sistema auto non è così presente come in provincia di Torino, questo processo è già iniziato. Questo processo non solo è iniziato, ma si è già sviluppato. Penso al Cuneese, al Biellese, province dove vi è una capacità occupazionale, una capacità economica, ormai consolidata, che prescinde dal vecchio sistema della produzione pesante, della produzione sul ferro e della produzione meccanica. Credo che questa relazione sia assolutamente condivisibile, credo che debba esservi un plauso su quello che ci dà come progetto.
In questo senso, ho depositato, con altri Consiglieri, un ordine del giorno in cui si chiede quello ho cercato di illustrare verbalmente. Non sono certo un amico FIAT, tuttavia credo che il problema FIAT non lo si affronti né con le barricate e nemmeno con il servilismo.
E' un problema che deve essere affrontato in senso oggettivo, consci delle competenze che abbiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Volevo fare alcune riflessioni sul dibattito di oggi. Condivido l'impostazione iniziale del Consigliere Tapparo rispetto alla paradossalità del dibattito così atteso, così più volte richiamato (ventitre interrogazioni depositate, la relazione che l'Assessore ha illustrato).
Condivido gran parte delle cose dette dal Consigliere Marengo. Finisce che il Consiglio viene chiamato ad una discussione su massimi sistemi in un momento in cui, sulle questioni singole e specifiche di nostra competenza abbiamo trascurato di impegnarci, oppure, quando ci siamo impegnati abbiamo dato prova di un impegno politico davvero scarso.
Voglio essere più chiaro. La bontà del lavoro di questo Consiglio anche rispetto ad un tema importante come quello della questione FIAT e della crisi del settore, si deve misurare sulle politiche del collocamento sulle politiche attive del lavoro; si deve misurare sulla nuova economia si deve misurare su un assetto nuovo, di impostazione nuova rispetto al mercato del lavoro. Non è perché accetto, in modo acritico, le leggi dell'economia che, in qualche modo, si risolve tutto dicendo che non si pu incidere sul mercato del lavoro e sulle situazioni specifiche. Al contrario, credo che abbiamo inciso pesantemente, in questi anni, sulla situazione che si è prodotta con le scelte politiche - di politica anche spicciola - che abbiamo preso a livello locale, a livello regionale e a livello politico, andando a costruire quel sistema così pieno di bardature e di difficoltà economiche che hanno poi prodotto dei disastri. Hanno prodotto un sistema per cui, alla fine, il mercato economico del lavoro è un mercato vecchio. Le nostre sono regole vecchie, che non rispecchiano più l'impostazione attuale, impostazione di cui avremo bisogno per offrire delle risposte positive ai problemi del mercato del lavoro.
Prendendo spunto dalla battuta che, per esempio, ha fatto il collega Marcenaro richiamando il caso dell'Alfa Romeo. Noi abbiamo attuato quella politica del lavoro, per cui l'intervento partitico di governo sul mercato del lavoro e sul mercato dell'auto è stata la vendita di Alfa Romeo alla FIAT. Abbiamo fatto una politica in cui un'ottima legge, come quella dello Statuto dei lavoratori degli anni '70, è un tabù, è un totem intoccabile tanto che l'ottimo collega Caracciolo, dovendo parlare di questo problema cita l'art. 18 come articolo cardine, il tabù o il totem intoccabile.
Purtroppo, bisogna dirlo, colleghi e amici della maggioranza: anche le proposte su cui si va ad uno scontro sociale, le proposte Maroni, sono ridicole, totalmente insoddisfacenti, una proposta di riforma temporanea di quattro anni per alcune limitatissime fasce di lavori che dovrebbero emergere dal nero, oppure trasformarsi da lavori atipici a lavori normali con l'esclusione dell'art. 18.
Forse, in modo molto modesto e inadeguato rispetto alla grave questione, occorre che questa istituzione si faccia carico del problema degli ammortizzatori sociali che non ci sono.
L'Italia è un Paese che spende tantissimo in cassa integrazione sottoscritta e richiesta da tutti i sindacati possibili e immaginabili, ma che non ha assegni di disoccupazione né strumenti veri di intervento per chi è disoccupato magari da lungo tempo. È un'Italia che ha il tab dell'art. 18 per tutte le ditte che producono, ma non per i partiti o per i sindacati. Ha un sistema politico che vuole dire chi vende a chi, e che cosa, e poi vuole intervenire sul mercato del lavoro pensando di poter, in qualche modo, deviare le scelte che l'economia produce, senza farsi carico invece, di una riforma come quella del collocamento, che ha visto quest'aula - noi non c'eravamo - produrre una vecchia legge sul collocamento pubblico, dettata dai sindacati, per difendere le posizioni di un impiego pubblico intoccabile e che produce ancora adesso assenza di politiche attive del lavoro.
Non abbiamo interventi di politiche attive del lavoro. Questo sarà il problema dei prossimi anni, quando la FIAT licenzierà! Non avremo nessuno che sarà in grado di aiutare la ricollocazione. Non avremo nessuno che sarà in grado di intervenire, in modo efficace, non solo per attutire la caduta ma per offrire, in quel cambiamento di posizione, la possibilità di una chance di miglioramento. Perché anche questo è "crisi". La crisi può essere anche positiva se riusciamo a trovare, come diceva il collega Moriconi, con il quale raramente sono d'accordo, lo stimolo e l'idea di dire: "Studiamo qualcosa di diverso". Ci sono ampi campi su cui poter intervenire e fare utilmente, di una situazione di crisi, una situazione di cambiamento in positivo.
Noi invece siamo qui a discutere sui massimi sistemi, a pensare che forse possiamo mettere attorno ad un tavolo delle persone che attorno a quel tavolo non ci vogliono stare, persone che sanno benissimo con chi contrattare, da Mussolini a Berlusconi, diciamolo pure, passando con tutti quelli in mezzo, perché sostanzialmente è là che poi si va a trattare la cassa integrazione o la rottamazione, ed è là che si va a trattare l'appoggio a questo o a quel Governo, in cambio dei grandi assegni staccati dallo Stato a questa nostra cara industria torinese, cara soprattutto alle casse dello Stato! Allora, il mio invito, modesto, come ripeto, è quello di fare il nostro dovere di legislatori regionali; modifichiamo le leggi su cui possiamo incidere sul collocamento e sulle politiche attive del lavoro. Facciamo la nostra azione politica - perché il ruolo della politica è importante dicendo, per esempio, al collega leghista Maroni che ci vuole coraggio se si vuol fare davvero una riforma dell'art. 18, perché si rischia il sollevamento popolare nelle piazze per apportare una modifica del tutto inconsistente, temporanea e ridotta a pochissimi settori.
So che non è un argomento popolare. Come ho detto questa mattina, è un argomento che rischia di essere antipopolare. Se voi, partiti politici qui rappresentati, ci costringete, in qualche modo, ad un dibattito sui massimi sistemi non chiamandoci a scelte proprie di quest'aula, su argomenti propri di quest'aula, rischiamo di dover gestire, senza strumenti, delle crisi che il mondo del lavoro che cambia ci porterà, non avendo aiutato quella nuova economia e non avendo creato quello spazio di libertà entro il quale si creano le occasioni di lavoro.
Allora, con questo richiamo e con l'appello ad usare anche questo pomeriggio per fare l'elenco delle cose importanti che quest'aula può fare le leggi importanti che possiamo cambiare, personalmente mi impegno, anche politicamente fuori da quest'aula, a cambiare quelle leggi sul mercato del lavoro che hanno creato questa situazione.
paradossale che il collega Contu in qualche modo richiami e rigetti in faccia alla classe politica italiana tutto il sostegno che è stato dato alla FIAT in questi anni, sostegno economico, di cassa integrazione ed altro, dicendo: "Adesso dovete, in qualche modo, starci ad ascoltare adesso dovete, in qualche modo, sedervi ad un tavolo per decidere con noi cosa fare".
Non è così. Così non sarà. Quindi, è un richiamo alla responsabilità di ciascuno per fare quel centimetro nella direzione giusta che è di nostra competenza.



MELLANO Bruno

PRESIDENTE.



MELLANO Bruno

La ringrazio, Consigliere Mellano.
Ha ora la parola l'Assessore Pichetto per illustrare la posizione della Giunta.



PICHETTO Gilberto, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, ringrazio i colleghi per i loro interventi, anche per le parti più critiche dei loro interventi, come quelle del collega Chiezzi che dice che in sei anni nulla è stato fatto, anzi, sei anni di ombra. Per fortuna, perché quando c'era il ruolo molto attivo la disoccupazione era al 10 %.
Noi siamo preoccupati dai cittadini piemontesi più che dai tavoli di confronto con la FIAT e con i grandi potentati dell'economia, Presidente Chiezzi. Questi sei anni hanno permesso di avere quindi una condizione di discesa notevole della disoccupazione e un corretto rapporto senza alcuna sudditanza nei confronti di FIAT e di ciò che sta con la FIAT, si tratta di correttezza reciproca.
Questa è la questione del rapporto e la posizione con la quale la Giunta regionale si pone nei confronti della FIAT.
Partendo dall'analisi dell'occupazione e della disoccupazione, vorrei correggere l'intervento di alcuni colleghi, che, probabilmente, avevano l'intervento datato. Parlando di nuova occupazione, vorrei ricordare che gli occupati sono aumentati di oltre 100.000 unità nel corso degli ultimi due anni. I colleghi parlavano di assunzioni a tempo determinato per l'80 e a tempo indeterminato solo per il 20%, quindi un sistema rappresentato da alta precarietà e dalla dequalificazione degli occupati.
I dati sono invertiti: è vero che la prima assunzione avviene per il 70% a tempo determinato, o comunque con quegli strumenti che vengono detti atipici, ma, alla scadenza, l'80% di questi si trasformano in un rapporto a tempo indeterminato. In questa regione, lo strumento di flessibilità, o atipico, di entrata, non è nient'altro che un meccanismo di prova. Una delle forze della nostra economia è rappresentata dalla possibilità di trasformazione della stragrande maggioranza dei contratti atipici (i due terzi o i tre quarti) in un ordinario contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Quindi, la precarietà a cui facevano riferimento alcuni colleghi non esiste. C'è un meccanismo che utilizza un sistema di flessibilità in entrata.
Non replicherò puntualmente a tutte le considerazioni, molte le condivido anche. In particolare, condivido il richiamo del collega Tapparo alla valutazione qualitativa e, naturalmente, anche l'analisi del collega Marcenaro quando dice di stare attenti che, forse, è ancora peggio il rapporto di mercato, perché è il 35% ad unità, ma non è il 35% di fatturato. Questo è vero, perché sul fatturato, probabilmente, il rapporto è uno a tre rispetto alle altre realtà.
Quello che ritengo rilevante, e che si coglie in tutti gli interventi che ho ascoltato, è la proposta di guardare avanti. In parte, questo traspariva dalla relazione, ma anche dalle posizioni e dagli atti che la Giunta regionale ha portato nell'ambito di questo Consiglio, delle Commissioni e di tutte le iniziative che riguardano la politica economica facendo innanzitutto riferimento ad un primo punto che riguarda lo scenario sociale. In questa regione, abbiamo di fronte uno scenario sociale che sta cambiando notevolmente sotto l'aspetto della struttura demografica, anche a causa delle accelerazioni di trasformazione delle strutture industriali quale, ad esempio, la FIAT, e sta cambiando la richiesta di tipologia delle competenze.
Siamo impegnati in una grande sfida nel far crescere culturalmente la gente piemontese, a maggior ragione dell'area di Torino e della cintura dove le criticità, naturalmente, emergono in misura maggiore, in particolare per il tema oggetto della trattazione odierna.
La nostra realtà - questa mattina ho avuto modo di dirlo in un passaggio - presenta ormai il 70% di disoccupazione, cioè la totalità di coloro che necessitano di percorso e che comunque utilizzano percorsi di qualificazione e di riqualificazione con l'utilizzo della formazione professionale, che sicuramente dobbiamo affinare qualitativamente. Di qui la necessità - sottoscrivo in toto l'intervento del Consigliere Mellano di affinare gli strumenti a monte e i meccanismi che, in modo celere e quasi automatico, attraverso l'orientamento, l'incontro e la verifica immediata delle condizioni di disagio, ci permettono di dare indicazioni di massima su dei liberi percorsi. Questo si accompagna ad una dinamicità di cambiamento che è notevole.
Quando ho dato la dimensione del fenomeno rispetto alla complessiva economia piemontese non era mia intenzione sottolineare il dato del 4 relativo al settore auto e indotto come se fosse preoccupante. Il 4% è tantissimo. Giustamente, qualcuno ha fatto notare che addirittura si ragiona su percentuali che si avvicinano allo zero.
Questo è per dire che tale situazione si inserisce in un contesto molto più grande dove lo scenario di cambiamento è enorme. I 330.000 avviamenti al lavoro li possiamo depurare dell'interinale, dei passaggi diretti e intergruppo, ma sono comunque una mobilità di sistema che è enorme e che determina una certa vivacità e qualità. Ciò su cui davvero punto ed esprimo condivisione è la qualità. Poi, naturalmente, il gioco delle parti ci porterà a dire che, da una parte, non c'è abbastanza qualità e, dall'altra perseguiamo la qualità e ci facciamo anche un po' di "gargarismi con la magnesia", così da rendere una maggiore visibilità.
Sicuramente, il filo conduttore di tutta la politica regionale degli ultimi quattro anni nel campo della politica economica e delle attività produttive è rappresentato dalla qualità. Noi, a priori, nelle scelte degli anni 1998 e 1999, ma anche nelle grandi scelte che riguardano le basi che sono passate in Commissione su alcuni disegni di legge e sul documento unico di programmazione, abbiamo scartato le operazioni di dirigismo di massa, nel senso di dire: "Finanziamo tutto o incentiviamo tutto", anche perché non crediamo ideologicamente al meccanismo della mano pubblica che guida le scelte economiche. Crediamo in un meccanismo dove la mano pubblica integra, corregge e crea le condizioni affinché non vi sia il disagio.
Anche per quanto riguarda la partita della disoccupazione, la nostra preoccupazione riguarda l'area di disagio e non l'area ordinaria.
Noi dobbiamo alzare l'area ordinaria e recuperare l'area del disagio.
E' questa la partita che dobbiamo giocare. Allora, la giochiamo su quelli che sono i grandi indirizzi, ovvero l'internazionalizzazione e la grande innovazione, ma l'innovazione si ha con la ricerca. Ricordiamo che il Piemonte è la seconda realtà italiana per la ricerca, ma potrebbe anche essere la prima, se si considera che attualmente è il Lazio a primeggiare in quanto rappresenta le sedi legali. Ricordo che la pioggia dei contributi pubblici cade sulle sedi legali e, ad esempio, il CNR è a livello nazionale come sede legale.
L'utilizzo delle leggi relative al fondo unico sono essenzialmente legate all'innovazione. Lo abbiamo visto in Commissione, la 140, la 341 e la 266 sono tutte norme che hanno come filo conduttore accompagnare un'economia alla sua trasformazione, al grande cambiamento. Il grande cambiamento vuol dire creare le condizioni di una nuova occupazione, più forte e stabile. Anzi, possiamo creare le condizioni affinché cambiare le mansioni non significhi cambiare fabbrica, ma cambiare i processi produttivi. La nostra regione ha settori produttivi che rappresentano l'eccellenza e, anche per quanto riguarda l'innovazione del prodotto, la nostra competitività a livello mondiale è notevole, un quarto del nostro benessere è legato all'esportazione e, quindi, vi è una competitività a livello mondiale.
Adesso, qui, non dobbiamo demoralizzarci quando parliamo di Torino e della sua cintura nel passare dalla sudditanza verso la collina e all'arroganza verso la collina. Questi sentimenti non li sento, è vero. Il Consigliere Contu ha parlato di mancanza di sentimento: no, non ho sentimento, ma ho il massimo rispetto verso una grande azienda che ha fatto molto per questa realtà e penso che possa ancora fare molto, perch comunque rappresenta ancora tantissimo non solo sotto l'aspetto occupazionale, ma rappresenta tantissimo sotto l'aspetto finanziario e della ricerca della novità anche nel settore dell'energia.
Quando parliamo di distretto tecnologico o quando parliamo di creare grandi centri di ricerca mi chiedo: verso quale direzione stiamo andando? Andiamo verso questa direzione, così come richiesto da tutte le parti e così come quando, quale prima regione d'Italia, finanziamo cento lauree professionalizzanti, altamente specialistiche, o gli FTS? Anche qui siamo la prima Regione d'Italia, che, al limite, si pone il problema degli allievi che si defilano prima della fine del corso perché trovano ad impiegarsi a 10 milioni al mese. Questa è anche la realtà.
Quindi, il disegno è quello di un pluralismo. Sì, collega Contu, credo al pluralismo anche dell'impresa automobilistica. Personalmente, mi auguro di vedere quanto prima a Torino anche la Mercedes, la Peugeot e la Toyota.
Peraltro, quell'indotto qualificato, che prima era l'indotto FIAT, divenuto poi indotto dell'auto e ora sistema auto o distretto auto, già lavora per la Toyota, la Mercedes, la Peugeot e per altre aziende; questa diversificazione c'è già e spero che riguardi anche la condizione di produzione diretta. E' anche valutabile la proposta di porre attenzione ad una Conferenza o comunque ad una valutazione di scenario con la controparte non solo a livello seminariale.
Quindi, chiedo che la Giunta regionale segua attentamente la trasformazione in atto nella FIAT e nella realtà della cintura torinese.
Naturalmente, si ritiene che, a partire da quelle che sono le radici storiche e le tradizioni di questa realtà, ci siano tutte le basi per creare una condizione di miglior futuro.
Per quanto riguarda l'espressione di parere in merito agli ordini del giorno, la Giunta esprime un parere di condivisione con l'ordine del giorno presentato dal collega Tapparo, che riguarda l'impegno al dibattito odierno.
In merito all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Papandrea Contu e Moriconi, circa l'organizzazione della Conferenza, in questo momento mi astengo perché è necessaria una valutazione un po' più puntuale anche perché trattasi di una Conferenza che, in questo caso, il Consigliere Contu ha allargato. Qui non siamo più di fronte ad un semplice tavolo di confronto. Peraltro, nella mia relazione ho dichiarato la disponibilità a creare un tavolo con le parti sociali e con la FIAT, poi dobbiamo andare oltre ed effettueremo una valutazione.
Quindi, esprimerei un'astensione da parte della Giunta, così come esprimo l'astensione sull'ordine del giorno n. 360 a firma del collega Chiezzi, più che altro su alcune valutazioni di premessa e non sulla richiesta di garanzia del livello occupazionale, anche perché, forse, si riferisce all'operazione Mirafiori-Rivalta.
Vorrei ricordare che per quanto riguarda il mantenimento dei livelli occupazionali - forse non è stato attento alla relazione che ho svolto questa mattina - ho detto a voce ciò che non era scritto, come dall'accordo con il Comune di Torino e le parti sociali.
Lei, collega Chiezzi, nel Comune di Torino, è rappresentato dalla maggioranza, perciò avrà più informazioni di me per dire se l'accordo è stato serio oppure no.
L'ordine del giorno relativo alla Ficomirrors è stato ritirato.
In ultimo, ho delle note di risposta puntuali, ma questa dovrebbe essere la risposta alle interrogazioni n. 756, n. 828, n. 846, n. 952, n.
967 e n. 999. Le do la distinta di tutte?



PRESIDENTE

No, Assessore Pichetto, ci è stato riferito che sono assorbite dal dibattito odierno.
Comunico inoltre all'aula l'avvenuta presentazione dell'ordine del giorno n. 453 "Situazione del sistema economico produttivo e indotto FIAT" da parte del collega Tapparo, unitamente ad altri colleghi dell'opposizione, i quali concorderebbero, rispetto a quanto lei ha ora a sue mani, al nuovo testo. Credo che il collega Tapparo intenda porlo all'attenzione dell'aula attraverso l'illustrazione, così vediamo se possiamo accedere al ritiro di alcuni ordini del giorno.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Approfittando anche del dibattito serio che alla fine si è riusciti a far emergere, volevo proporre ai colleghi e all'Assessore Pichetto di fare un salto in avanti, cioè presentare un ordine del giorno che, in qualche modo, prenda atto della relazione dell'Assessore e di quanto è avvenuto facendo alcuni piccoli impegni operativi, però politicamente significativi per il futuro.
Leggerei questo ordine del giorno e, se vi fossero delle difficoltà rientriamo nei ranghi.
Assessore, qui, rispetto all'importante azione di offerta tecnologica e innovativa che viene avanzata, si tratta di un'operazione molto più mirata e personalizzata al settore. Certamente, tutto è importante, come le borse di studio per ingegnere, ma qui l'operazione è un po' più mirata, un po' più specifica.
Se lei, Presidente, mi consente, darei una rapida lettura dell'ordine del giorno, perché l'ho scritto rapidamente e forse è illeggibile.
Se i colleghi e gli Assessori ritengono non agibile la proposta, potrei ritirarla e far riemergere gli originali ordini del giorno, altrimenti questa proposta assorbirebbe tutte le altre.
Con il consenso del Presidente do lettura del seguente ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto l'ampio dibattito sulla situazione e le prospettive della FIAT Auto e dell'indotto del settore automobilistico, in cui sono emerse preoccupazioni per il futuro di medio termine preso atto della relazione dell'Assessore Pichetto su tali problemi considerato necessario elaborare un'iniziativa politica, da parte della Regione Piemonte (viste anche le nuove competenze costituzionalmente definite in materia industriale assegnate alle Regioni), per rafforzare la struttura industriale del settore in Piemonte, accrescendone la competitività impegna la Giunta regionale ad elaborare un progetto teso a proporre un'organica politica per definire e dare operatività ad un distretto dell'auto, arrivando a tale definizione con un ampio raccordo con gli Enti locali e le forze sociali, e congiuntamente, avviare i lavori per far svolgere a Torino nel 2003 una Conferenza internazionale dell'auto, che coinvolga le realtà territoriali mondiali in cui insiste una forte presenza dell'industria automobilistica".
L'ordine del giorno è sottoscritto anche dai Gruppi sottoscrittori degli altri ordini del giorno con i quali siamo entrati in questo dibattito. Se l'Assessore e la maggioranza lo accolgono, ritiriamo gli altri ordini del giorno; diversamente, ritiro quest'ultimo documento e chiedo che si proceda ad una votazione articolata, ordine del giorno per ordine del giorno.



PRESIDENTE

La ringrazio, Presidente Tapparo.
Chiedo, colleghi, senza sospendere la seduta, un minuto per poter verificare l'opportunità che sia un ordine del giorno dell'intero Consiglio, ritirando di fatto tutti gli ordini del giorno precedentemente presentati. Chiedo, quindi, di rimanere in aula e invito il Presidente Cattaneo e il Consigliere Marengo, che ha seguito questa fase, a venire presso l'Assessore Pichetto per procedere a tale valutazione.
Ricordo che gli ordini del giorno presentati sono il n. 360 "Cassa integrazione FIAT" del collega Chiezzi il n. 380 "Crisi industrie del settore "indotto-auto" prospettive preoccupanti per FIAT auto" del collega Tapparo il n. 361"Conferenza sull'occupazione in Piemonte" del collega Papandrea e altri il n. 439 "Chiusura stabilimento Ficomirrors di Venaria" del collega Papandrea il n. 443 "Crisi industriale";del collega Giordano.
Vi è, poi, l'ordine del giorno della maggioranza, presentato nel corso della seduta, e l'ordine del giorno presentato dal collega Tapparo, a nome dei Gruppi di opposizione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Ritengo sia stata sollecitata da lei, come Presidente dell'assemblea, ma soprattutto dal dibattito svoltosi oggi su questo importante tema, non una singola posizione rispetto agli ordini del giorno presentati, ma la possibilità di individuare in uno di questi documenti o, meglio, in un nuovo documento, la posizione dell'intero Consiglio, che dia forza all'indirizzo del Consiglio regionale.
L'ordine del giorno del centrosinistra - il cui primo firmatario è il Consigliere Tapparo - che impegna la Giunta regionale a creare le condizioni per svolgere una Conferenza internazionale dell'auto nella città di Torino è senz'altro un documento che, sia nelle parti di premessa, sia nelle parti dispositive, vede la convergenza di questa maggioranza.
Pertanto, se il primo firmatario è d'accordo, non solo voteremo l'ordine del giorno, ma ci piacerebbe addirittura sottoscriverlo.
Sarebbe significativo se gli altri documenti dell'opposizione, sui quali non c'è la convergenza della maggioranza, venissero ritirati.
Naturalmente, anche la maggioranza ritirerebbe il proprio ordine del giorno, auspicando dunque un unico ordine del giorno, votato dall'intera assemblea.



PRESIDENTE

La ringrazio, Presidente Cattaneo, per aver chiarito la posizione della maggioranza in merito alla stesura dell'ultimo ordine del giorno.
Ritengo di poter dare per ritirati i seguenti ordini del giorno: ordine del giorno n. 360 "Cassa integrazione FIAT" ordine del giorno n. 361 "Conferenza sull'occupazione in Piemonte" ordine del giorno n. 380 "Crisi industrie del settore "indotto-auto" prospettive preoccupanti per FIAT auto" ordine del giorno n. 439 "Chiusura stabilimento Ficomirrors di Venaria" ordine del giorno n. 443 "Crisi industriale" ordine del giorno n. 452 "Interventi regionali in materia occupazionale".
Resta in vigore l'ordine del giorno n. 453, presentato dal collega Tapparo. Chi desidera sottoscriverlo, lo può fare qui al mio fianco.
Diventa così l'ordine del giorno dell'intero Consiglio.
Indìco pertanto la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'ordine del giorno n. 453 nel testo di cui ha dato lettura poc'anzi il Consigliere Tapparo.
Il Consiglio approva.
Risultano pertanto assorbite dal dibattito effettuato le seguenti interrogazioni ed interpellanze: interpellanza n. 757 "Crisi occupazionale a Nichelino" interrogazione n. 828 "Crisi occupazionale Torino Sud" interpellanza n. 846 "Accordo Fiat e OO.SS sugli esuberi a Mirafiori e Rivalta" interpellanza n. 952 "Esuberi alla Comau" interpellanza n. 967 "Licenziamenti alla Comau" interrogazione n. 999 "Crisi TEKSID Crescentino" Interpellanza n. 1008 "300 mobilità Crescentino" interrogazione n. 1067 "Crisi di molte aziende dell'indotto auto" interpellanza n. 1070 "Crisi alla Ficomirrors e alla Wecom" interrogazione n. 1076 "Situazione occupazionale Flexider" interrogazione n.1085 "Cassa Integrazione per la Maggiora di Chivasso" interpellanza n. 1099 "Crisi industriale alla Ficomirrors di Venaria" interpellanza n. 1127 "Licenziamenti alla Ficomirrors" interrogazione n. 1148 "Crisi azienda Ilpea - Casellette" interrogazione n. 1159 "Rischio di 90 posti di lavoro all'Ilpea" interrogazione n. 1184 "Piano di riorganizzazione del gruppo FIAT" interpellanza n. 1185 "Ristrutturazione della Fiat Auto" Interpellanza n. 1187 "Ristrutturazione della Fiat Auto" interpellanza n. 1189 "Grave crisi alla APTS di Leinì" interrogazione n. 1199 "Ritiro della Fiat da Rivalta" interrogazione n. 1201 "L'APTS di Leinì va in fallimento" interrogazione n. 1219 "Presidio alla fabbrica di Venaria" interrogazione n. 1220 "Rischio licenziamenti Ficomirrors" interrogazione n. 1256 "Chiusura Teskid Crescentino"


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 270.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, presento una mozione: acquisire in aula le tavole ed esaminare un po' meglio il Piano. E' vero che in Commissione se n'è discusso, ma...



PRESIDENTE

Gliele faccio portare, collega Contu.



CONTU Mario

Nell'attesa di poter esaminare la documentazione, propongo un'inversione del punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Collega, lei chiede l'inversione del punto all'o.d.g., ma come intende sostituirlo?



CONTU Mario

Con quello successivo.



PRESIDENTE

D'accordo.
Chi intende intervenire contro la proposta del Consigliere Contu? Prego, Consigliere Angeleri, prenda pure la parola.



ANGELERI Antonello

Io non intervengo contro, in quanto la richiesta del Consigliere Contu mi sembra legittima; si possono dunque fornire in aula al collega Contu le tavole. Per quanto ci riguarda, possiamo passare al punto 7) all'o.d.g. e riprendere questo punto successivamente.



PRESIDENTE

La Presidenza ha già dichiarato che non ci sono problemi nel fornire quanto richiesto dal collega Contu.
Chiedo scusa, Consigliere Angeleri. E' stata fatta una proposta di inversione dell'o.d.g.; il Consigliere Contu ha chiesto di avere a disposizione il materiale in aula e noi glielo forniamo; in seguito ha proposto l'inversione dell'o.d.g. per avere il tempo di esaminare la documentazione. Adesso ci vuole un intervento contro e poi si può passare alla votazione. Se vi è un intervento contro rispetto a quanto proposto...
Non c'è? Passiamo allora alla votazione.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inversione del punto all'o.d.g.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Chiedo scusa, la Presidenza ha commesso un errore. Il Consigliere Contu ha chiesto l'inversione del punto all'o.d.g., ma non essendoci stato, di fatto, un intervento contrario, non dovevo - e me ne scuso - mettere ai voti tale richiesta. Se l'aula mi scusa rispetto a questo mio comportamento non certo scorretto, ma non riferito alle normative, proseguirei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Sulla questione delle regole. Qualsiasi inversione dell'o.d.g. va sottoposta all'approvazione dell'assemblea. Mi dispiace, Presidente, ma lei deve sottoporre al voto qualsiasi proposta di inversione dell'o.d.g. (anche se vi è unanimità). In sostanza, l'aula, comunque sia, si esprime con un voto. Chiedo conferma.
Presidente, sul piano della procedura, ribadisco che lei ha fatto bene a mettere ai voti l'inversione del punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Il comma 3 dell'art. 51, recita: "Sulla proposta, se non accolta tacitamente dal Consiglio, può chiedere di parlare, dopo il proponente, un eventuale Consigliere contrario. La votazione avviene per alzata di mano".
Siccome la proposta era tacitamente accolta...
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Chiedo scusa, Presidente, ma io penso che in quest'aula occorra anche mantenere un contegno e un comportamento corretto di rispetto nei confronti di tutti i Consiglieri regionali che sono qui seduti a pazientare e ad ascoltare anche le cose che vengono dette senza pensare.
Allora, io sono stato estremamente chiaro quando ho risposto poc'anzi nel mio intervento, dichiarando, a nome della maggioranza, di essere favorevole all'inversione del punto all'o.d.g. Questo significa che si procede senza alcuna votazione.



PRESIDENTE

Possiamo dunque, di fatto, passare al punto successivo all'o.d.g.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame disegno di legge n. 374: "Disposizioni per la rinegoziazione e per l'estinzione anticipata dei mutui per l'edilizia residenziale agevolata"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame del disegno di legge n. 374.
La parola al relatore, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello, relatore

Signori Consiglieri, le disposizioni per la rinegoziazione dei mutui agevolati sono contenute nel comma 1 dell'art. 29 della legge 13 maggio 1999, n. 133, che elenca le tipologie dei mutui per le quali è possibile richiedere la rinegoziazione, tipologie che si riferiscono esclusivamente a leggi statali.
Nel comma 2 si amplia tale possibilità anche ai mutui per l'edilizia residenziale pubblica, di cui alle leggi di agevolazione emanate dalle Regioni - nel caso della nostra Regione tale fattispecie riguarda la L.R.
n. 28 del 17 maggio 1976 - sempreché queste ultime, con apposita normativa prevedano l'applicazione delle disposizioni di cui all'art. 29 succitato e ai propri interventi agevolativi.
E' quindi evidente la necessità di emanare la legge in questione, in quanto senza di essa non sarebbe possibile alcuna rinegoziazione, se non relativamente ai soli mutui agevolati statali. Per procedere materialmente alla rinegoziazione è necessario che il Ministro del Tesoro fissi con apposito decreto il tasso di rinegoziazione, cosa che finora non è stato fatta.
Non conoscendo pertanto detto tasso, che potrebbe anche essere non particolarmente contenuto, anche se pur sempre inferiore a quello applicato ai mutui in questione, è da valutare attentamente il vantaggio economico che comporterebbe ricorrere all'estinzione anticipata dei vecchi mutui e contrarre nuovi mutui ad un tasso oggi particolarmente appetibile.
Si ritiene pertanto utile prevedere tale possibilità nella norma in oggetto. Il tasso attuale dovrebbe essere di circa il 50% inferiore a quello dei mutui in essere, e pertanto comportare una riduzione notevole sulle spese di esercizio.
Saranno comunque da valutare, caso per caso, i vantaggi economici paragonati agli oneri di estinzione, che non sono sempre uguali per ogni operazione di mutuo, oneri di estinzione che devono essere a carico della Regione, in quanto i terzi fruitori del mutuo (cooperative edilizie proprietà indivisa, Comuni e Agenzia Territoriale per la Casa), pagando un tasso prefissato qualsivoglia, sia pure quello originario, non ricavano alcun vantaggio economico dall'accensione di mutui nuovi, essendo il loro onere identico al precedente.
E' inoltre da ribadire nella legge in oggetto che la Regione continua a concorrere al pagamento dei contributi sui nuovi mutui, in quanto trattandosi di una nuova operazione, nessuno possa eccepire che le finalità della legge agevolativa si sono concluse con l'estinzione del mutuo originario.
La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente del Consiglio, Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Presidente, si tratta di una legge tecnica che, in linea di massima potrebbe essere contenuta - se ci fosse - nella Finanziaria con i provvedimenti finanziari di ogni anno.
Questo dovrebbe essere un provvedimento che si configura in quel titolo e in quel provvedimento di natura finanziaria e amministrativa.
Il problema che sollevo brevemente l'Assessore lo conosce, in quanto l'abbiamo posto in Commissione e in quella sede non fu data una risposta.
Noi dicemmo che il provvedimento in sé non sollevava particolari perplessità, ma bisogna vedere la destinazione della risorsa che, in questo modo, si riesce a risparmiare. Possono essere risorse anche significative quando l'andatura dei tassi può diventare, come in questa fase particolarmente favorevole.
In fondo, si tratta di provvedimenti pluriennali (decennali e quindicinali), per cui, rispetto ai tassi originali stabiliti a carico di questi mutui, ovviamente comportano una riduzione di spesa di natura considerevole. Se non si trattasse di un risparmio considerevole, non sarebbe interessante applicarlo, perché rinegoziare i mutui comporterebbe spese bancarie e una serie di procedure che hanno il loro costo.
La questione che poniamo anche al relatore, che si è assunto l'onere di rappresentare la Giunta, in quanto titolare di questo provvedimento, è l'opportunità - credo assolutamente condivisibile - che il risparmio realizzato con queste operazioni sia messo in parte a disposizione degli inquilini e degli assegnatari degli alloggi, perché dovrebbe diminuire anche l'onere a loro carico. In fondo, è diminuito l'onere complessivo e deve diminuire anche l'onere a loro carico. Non avevamo constatato delle opposizioni politiche, piuttosto c'era stata in Commissione una valutazione del tipo: "Vedremo come fare tecnicamente".
A questo punto, se è riconfermata la volontà di riutilizzare queste somme per consentire una riduzione anche del mutuo a carico dell'inquilino cioè degli assegnatari, allora potremo vedere come introdurre le modificazioni del caso e procedere per la parte tecnica del provvedimento.
Però si tratta di vedere se è stato esperito il lavoro necessario per avere questo tipo di opportunità.
Naturalmente, c'era una subordinata, cioè che il risparmio sia reinvestito nelle stesse operazioni di costruzione e assegnazione di alloggi popolari. Ma questa è una subordinata, quindi vorremmo sentire la disponibilità sulla riutilizzazione parziale a favore degli assegnatari.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Botta per la replica.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Presidente, la ringrazio, così come ringrazio il Consigliere Riba.
Devo dire che in Commissione il Consigliere Riba aveva svolto alcune considerazioni che non mi sembravano finalizzate ad arrivare a questo emendamento.
Quindi, l'imbarazzo del Presidente del Consiglio è lo stesso imbarazzo che ha il sottoscritto e la Giunta, nel senso che avevamo già predisposto un emendamento in sede di approvazione del provvedimento che riguardava la rinegoziazione generale dei mutui in aula, con il collega Burzi, e ne avevamo spiegato il motivo.
Dopodiché si era detto che il provvedimento si sarebbe approfondito in Commissione e avevamo dato vita ad un provvedimento autonomo, esaminato in Commissione. Ricordo che il Consigliere Riba aveva fatto una sua riflessione in generale sul discorso del reimpiego; però non ricordo il quesito che adesso pone in modo così dettagliato.
A questo punto, devo scusarmi, ma di questo non ricordo e chiedo al riguardo anche il conforto degli uffici, ma il provvedimento che oggi sottoponiamo al Consiglio regionale e che abbiamo esposto in Commissione è uno strumento in più che la Regione si dà a fronte di una legge nazionale come ha ricordato il relatore, una legge statale, che consente la rinegoziazione dei mutui agevolati, in materia di edilizia pubblica. E' evidente che l'adozione di una legge regionale ci servirà per sederci al tavolo delle trattative con le associazioni bancarie, le quali, altrimenti disconoscerebbero una trattativa formale e non riconoscerebbero nella legge nazionale - frutto di trattative a livello nazionale tra le Regioni e l'ABI stessa - uno strumento in più che ci diamo.
Ho capito il problema posto dal Vicepresidente Riba, ma credo che questo emendamento, che deriva dal suo ragionamento, dovrebbe essere inserito nel provvedimento di bilancio della legge finanziaria in itinere.
Ci diamo uno strumento in più rispetto alle banche che resistono nella trattativa di rinegoziazione dei mutui o di eventuale estinzione. Con il provvedimento che sottoponiamo all'esame del Consiglio regionale ci diamo uno strumento di legge.



PRESIDENTE

Il provvedimento ha carattere esclusivamente tecnico.
A questo punto, possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 La parola al Vicepresidente del Consiglio, Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Nella discussione in Commissione ci sono stati parecchi argomenti che riguardavano la rinegoziazione dei mutui e gli atti di discrezionalità della Giunta che la stessa rivendicava come atti di natura tecnico finanziaria.
Noi, invece, sostenevamo che erano interventi di natura politico amministrativa. Da quella premessa, si era sviluppato un ragionamento successivo che mi pare l'Assessore abbia recepito. Adesso si tratta di verificare dove collocare un'indicazione nell'ambito della legge, che rappresenti un vincolo di destinazione delle somme risparmiate, attraverso questo genere di operazione.
Mi rivolgo ai Consiglieri particolarmente interessati alla materia, ma sarebbe particolarmente inopportuno se si realizzassero delle economie su determinati capitoli che sottendono determinati ordini di politiche e poi venissero messe a disposizione del bilancio che li utilizza per pagare - lo dico senza polemica - i debiti della sanità.
Se siamo orientati a presentare un emendamento, è necessario un articolo aggiuntivo che stabilisca che le somme così risparmiate vengono reinvestite nelle operazioni a favore dell'edilizia agevolata.



PRESIDENTE

Consigliere Riba, questo è un emendamento che attiene all'art. 2 bis.
La ringrazio per averlo anticipato.
Adesso stiamo discutendo dell'art.1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art.1.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Passo ad altro argomento all'o.d.g.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

E' una novità? Non sta presiedendo la Segreteria regionale della Lega.



PRESIDENTE

Io non presiedo la Segreteria regionale della Lega.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Passo ad un altro argomento



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Legga l'art. 52 del Regolamento, Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Quanto gentile è lei a rispondere così!



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere Chiezzi.
Leggo l'art. 52, comma 4: "Il Presidente, qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza del numero legale, rinvia la prosecuzione del dibattito sull'oggetto in esame ad una successiva seduta. Passa quindi ad altro argomento all'o.d.g. o sospende la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti qualora lo richieda un Gruppo consiliare".



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la sospensione della seduta.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.30 riprende alle ore 19.00)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al disegno di legge n. 374 dobbiamo ripetere la votazione sull'art. 1.
Indìco la ripetizione della votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'art. 1.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.05)



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