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Dettaglio seduta n.182 del 05/02/02 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 10.15 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(La seduta ha inizio alle ore 10.45)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ghigo, Pozzo, e Vaglio.


Argomento: Varie

Saluto agli alunni e agli insegnanti della Scuola "Agnelli" di Torino.


PRESIDENTE

Rivolgo un cordiale saluti agli alunni e agli insegnanti della Scuola Media "Agnelli" di Torino, a cui auguro una buona mattinata.
Buona permanenza e buona visita a Palazzo Lascaris.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi



CHIEZZI Giuseppe

Sulle comunicazioni del Presidente, relativamente ai congedi, segnalo al Presidente del Consiglio e ai colleghi l'opportunità di regolare il calendario delle riunioni del Consiglio regionale in base alle esigenze del Presidente della Giunta regionale, cioè di organizzare i nostri lavori in giorni, da concordare con il Presidente Ghigo, nei quali il Presidente Ghigo sia presente.
Dato che il disordine degli orari e dei giorni dedicati al nostro lavoro in questa legislatura è stato massimo, non riusciamo nemmeno a fissare una volta per tutte, in linea di massima, la Conferenza dei Capigruppo, che ogni settimana è spostata di giorno e d'orario, quasi a casaccio. Segnalo al Presidente se, per cortesia, non ritiene opportuno d'ora innanzi - domani solleverò la questione ai Capigruppo - regolare le date dei Consigli in base alla presenza, di massima, del Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, le devo una risposta.
Le sedute del Consiglio regionale si svolgono il martedì non so da quanti anni.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Cambiamo il giorno!



PRESIDENTE

La riunione dei Capigruppo è convocata per domani alle ore 16.00 perché domani mattina ci sono delle consultazioni a Cuneo, quindi non c'è il tempo sufficiente per poter rientrare a Torino.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazione della Giunta regionale in ordine agli indirizzi per la razionalizzazione delle attività e il recupero e di efficienza gestionale ASL e ASO (legge 405 del 2001). Interrogazione n. 1230 "Riorganizzazione del servizio di neuropsichiatria infantile della ASL 1" e interrogazione n. 1236 "DGR n. 11-4878 (D.L. 18 settembre 2001, n. 347 convertito con legge 405 recante 'Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria. Indirizzi per la realizzazione delle attività ed il recupero di efficienza gestionale'" Presentazione ed esame ordine del giorno n. 450 inerente a "Richiesta di sospensione della DGR n. 11-4878. Interventi urgenti in materia sanitaria"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazione della Giunta regionale in ordine agli indirizzi per la razionalizzazione delle attività di recupero e di efficienza gestionale ASL e ASO" e all'esame delle interrogazioni n. 1230 presentata dai Consiglieri Placido, Marcenaro Riggio e Suino e n. e 1236 presentata dai Consiglieri Giordano, Suino Chiezzi, Contu, Saitta, Muliere, Manica, Riggio, Marcenaro e Caracciolo.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Signor Presidente e cortesi colleghi, rispondo all'interpellanza n.
1236 di molti Consiglieri dell'opposizione. L'interpellanza fa riferimento alla delibera di Giunta del 21 dicembre scorso, inerente a "Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria. Indirizzi per la realizzazione delle attività ed il recupero di efficienza gestionale".
Prima di rispondere nel dettaglio ai quesiti degli interpellanti ritengo opportuno fare alcune considerazioni di carattere generale che attengono al perché di questa delibera e che in realtà costituiscono già risposta ad alcuni quesiti posti con l'interpellanza.
La deliberazione di Giunta regionale n. 11-4878 del 21 dicembre, che contiene le indicazioni e, più propriamente, gli indirizzi per la razionalizzazione delle attività e il recupero di efficienza gestionale trae fondamento giuridico dalle previsioni del decreto legge del 18 settembre 2001, n. 347, convertito con legge 16 novembre 2001, n. 405 recante: "Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria", ma s'inserisce nell'ambito di un percorso amministrativo ampiamente "consolidato".
I caratteri precettivi, che accompagnano la manovra, sono assolutamente coerenti con le esigenze di sviluppo dell'efficienza dei servizi e si collocano in uno scenario più generale di ricerca di compatibilità tra risorse impegnabili e quantità-qualità delle prestazioni.
Com'è noto, la legge n. 405/2001, in linea con le previsioni della recente legge costituzionale del 18 ottobre 2001 n. 3, ha disposto importanti modifiche ai contenuti del decreto legislativo 30 dicembre 1992 n. 502, stabilendo, tra l'altro, che le amministrazioni regionali adottino le disposizioni necessarie ad assicurare l'equilibrio economico delle aziende sanitarie regionali (locali e ospedalieri), individuando le tipologie dei provvedimenti di riequilibrio, e determinano le misure a carico dei direttori generali, nell'ipotesi di mancato raggiungimento dell'equilibrio economico stesso.
Il medesimo decreto legge contiene, inoltre, indicazioni modificative delle previsioni dell'art. 2, del comma 5, della legge 28 dicembre 1995, n.
549, disponendo che le Regioni adottino lo standard di dotazione media di cinque posti letto per mille abitanti, di cui l'un per mille riservato al post-acuzie.
In sintesi, la previsione normativa sancisce l'obbligo per le amministrazioni regionali, di adottare le "disposizioni" necessarie a garantire le condizioni di equilibrio economico assumendo i "provvedimenti" di riequilibrio.
Tutto ciò avendo riguardo alla opportunità di garantire una dotazione media di posti letto non superiore al 5 per mille.
Il legislatore nazionale ha quindi il fissato principio (obbligo di equilibrio) e ha definito il conseguente "iter procedimentale", disponendo le forme (amministrative) attraverso le quali tali interventi debbono esplicitarsi (provvedimenti di riequilibrio, provvedimenti nei confronti dei direttori generali inadempienti). D'altro canto il principio della necessità di equilibrio delle aziende è condizione già ben presente nella legge di riforma del Servizio Sanitario Nazionale.
La legge n. 405/2001 è di poco successiva alla deliberazione di Giunta Regionale n. 65-4215 del 22 ottobre 2001 recante "finanziamento delle ASR per l'anno 2002, primi indirizzi di programmazione. Assegnazione definitiva dei finanziamenti per l'anno 2001" che, in linea continuità con gli indirizzi già fissati con deliberazione n. 217-1912 del 7 gennaio 2001 "programmazione sanitario: determinazione per la gestione del servizio sanitario regionale nell'anno 2001", definiva i criteri ed i metodi per la valorizzazione dei costi e per il riparto (2002) delle risorse.
Nella deliberazione n. 65-34215 del 22 ottobre era già stato richiesto alle aziende sanitarie regionali di "argomentare", entro un termine fissato con lo scorso mese di novembre, mediante la descrizione delle azioni e la quantificazione dei risultati attesi, il perseguimento del percorso aziendale finalizzato al pronto recupero dell'efficienza gestionale.
Nell'ambito di queste azioni congiunturali si sono venute ad inserire anche le previsioni della legge n. 405/2001, che evidenzia la prioritaria preoccupazione di assicurare l'equilibrio economico delle aziende e la necessità di salvaguardare (con la dovuta tempestività) l'adozione delle necessarie azioni correttive.
Come detto, la legge 16 novembre 2001, n. 405, per le finalità della medesima perseguite (raggiungimento delle condizioni di equilibrio gestionale), fa sì riferimento alle disposizioni della legge 28 dicembre 1995 n. 549, ma cronologicamente si pone nell'ambito di un percorso normativo, estremamente articolato, che a partire dalla legge di riforma del S.S.N., attraverso le leggi 23 dicembre 1994 n. 724 e 23 dicembre 1996 n. 662 (solamente per citare le norme più significative), sancisce il potere/dovere delle Regioni di definire tassi minimi di occupazione dei posti letto per singole specialità, imponendo ai direttori generali delle aziende sanitarie ospedaliere o delle aziende sanitarie locali di provvedere alla riduzione del numero dei posti letto in dotazione alle unità operative con le conseguenti ridefinizioni delle dotazioni organiche e rassegnazioni di personal, anche facendo ricorso alla mobilità endoregionale.
In questo quadro di riferimento, alle amministrazioni regionali è sempre stata comunque garantita la possibilità di individuare tassi di occupazione dei posti letto diversi rispetto a quelli individuati dalle indicazioni nazionali. Tassi superiori ai limiti stabiliti, ovvero inferiori, in relazione, ad esempio, a particolari caratteristiche dell'attività della singola ASL, possono essere adottati.
La previsione normativa si colloca, pertanto, nell'ambito di un 'percorso di ricerca di ottimale efficienza ospedaliera finalizzato anche ad assicurare in necessario equilibrio economico che appare assolutamente coerente con le esigenze di riordino delle attività aziendali che sono alla base di una puntuale e realistica riduzione dei costi di gestione.
Così, con il provvedimento di Giunta Regionale di cui oggi si discute in coerenza con le previsioni medesime, si sono voluti stabilire i parametri di riferimento cui le aziende debbono opportunamente rapportarsi per lo studio, elaborazione e formalizzazione di proposte operative finalizzate al pronto recupero delle condizioni di piena efficienza gestionale.
La stessa terminologia utilizzata come provvedimento evidenzia, con immediatezza, come il provvedimento stesso non si configuri come atto definitivo ma si inserisca, nella sua forma di atto di impulso, nell'ambito di un procedimento complesso che vede congiuntamente impegnati i vari soggetti istituzionali.
Le aziende sanitarie regionali sono quindi impegnate a definire, in applicazione dei parametri indicati, le conseguenti proposte di azioni riorganizzative. Subito dopo, la Regione e le aziende medesime si confronteranno nell'esame di compatibilità tecnico-politica delle proposte e nella definizione di budget, "sostenibili" con la dotazione finanziaria complessiva regionale. L'iniziativa tornerà poi alle aziende sanitarie regionali chiamate a formare, con le modalità di rito, le proposte definitive (piani di attività) ed infine alla regione, che nelle altrettanto necessarie modalità di rito, dovrà determinarsi in ordine alla definitiva approvazione dei percorsi di razionalizzazione.
Il direttore generale di ogni singolo azienda, una volta predisposto il piano di attività aziendale, si confronterà con gli enti locali e con le forze sociali, così come previsto dalla normativa. Ovviamente, mi impegno fin d'ora a portare all'attenzione della 4° Commissione consiliare i piani di attività aziendale così predisposti.
Come si vede, si tratta di un percorso amministrativo consueto, già sviluppato in passato e che rispetto agli anni precedenti deve solo essere perfezionato.
Il provvedimento della Giunta Regionale reca in allegato una tabella che definisce i valori attesi delle degenze mediche e dei tassi di occupazione per singole specialità. La tabella modifica quella a suo tempo approvata con deliberazione di Giunto regionale n. 185-18990 del 5 maggio 1997, proprio in virtù delle previsioni della legge 23 dicembre 1996 n.
662 e posta a base delle indicazioni programmatiche per gli interventi di revisione assunti con deliberazione di Giunta Regionale n. 85-25270 del 5 agosto 1998.
evidente come, a cinque anni di distanza, la tabella fosse da rivedere alla luce, soprattutto, dei migliorati margini di operatività delle strutture del servizio sanitario regionale.
Il dato tecnico riportato nelle tabelle reca due distinte previsioni entrambe assolutamente coerenti con le previsioni normative.
Da un lato viene confermato che, nelle aziende sanitarie locali nelle quali, nell'anno 2000, si è registrato un tasso di ospedalizzazione totale superiore a 160 ricoveri (DO e DH) per 1000 abitazioni, la dotazione di posti letto deve essere rideterminata in coerenza con l'obiettivo di contenere i ricoveri entro tale soglia.
Tale previsione ha oggi un carattere "storico", atteso che tale limite era previsto da tempo (es. 1. 662/1996), era già stato oggetto di ripetuti provvedimenti regionali (es. n. 185-18990 del 5 maggio 1997. n. 85-25270 del 5 agosto 1998, n. 71-25766 del 26 ottobre 1998, n. 32-29522 del 1 marzo 2000) e trova piena compatibilità con le previsioni di cui agli artt. 6 e 15 della legge n. 61/1997 atteso che il valore "vincolante" della legge è formalmente attribuito (oltre che alle funzioni esercitabili dalle aziende) solamente al numero complessivo massimo di posti letto per degenza ordinaria attribuiti a ciascuna azienda.
Ricorrono nelle altre previsioni di piano gli evidenti valori di "indirizzo", da leggersi pertanto non in modo prescritto (tale non pu essere evidentemente il contenuto di ciascuna delle 250 pagine che compongono il testo) ma armonico con lo sviluppo normativo e gestionale, e sempre nella necessità ottica di miglioramento del servizio.
Così, tutte le aziende sanitarie (territoriali e ospedaliere), con le modalità previste dalla legge nazionale (la legge n. 662 del 1995) sono poi chiamate a ripensare alla dotazione di posti letto di ciascuna unità organizzativa sulla scorta di degenza media e tassi di occupazione che come detto, sono assolutamente coerenti con i migliori margini di efficienza operativa delle strutture.
Rispetto alle precedenti previsioni, ulteriori miglioramenti sono auspicati in termini di occupazione totale dei posti letto (il tasso di occupazione viene mediamente fissato nell'85% con un minimo del 60% per le malattie infettive ed un massimo del 90% nelle UU.OO di RRF) così come miglioramenti sono attesi in termini di riduzione delle degenze medie per specialità.
Questi interventi incideranno sulla efficienza complessiva del sistema liberando risorse, anche di personale, a favore di altre prestazioni e servizi. Da essi ci si attendono anche indubbi miglioramenti in termini di accessibilità delle strutture e di riduzione dei tempi di attesa a tutto vantaggio dei livelli di qualità delle prestazioni.
Le indicazioni contenute nella tabella, ma anche i criteri assunti con la deliberazione di Giunta Regionale n. 27-1912 del 7 gennaio 2001, più volte rivisitata (da ultima la D.G.R. n. 65-34215 del 22 ottobre 2001), le previsioni della deliberazione di Giunta Regionale n. 80-1700 dell'11 dicembre 2000 che ha disciplinato, a norma dell'art. 3, comma 1 bis del d.lgs. n. 502/1992 i principi e criteri per l'adozione degli atti aziendali di organizzazione e funzionamento delle Aziende e, più in generale, le vigenti disposizioni normative, costituiscono il riferimento sul quale fondare la costruzione dei "percorsi" di riorganizzazione aziendale.
Naturalmente, nella formalizzazione dei percorsi di riorganizzazione aziendale, occorrerà opportunamente considerare le ulteriori variabili che ai percorsi medesimi sono strettamente correlate, ivi compresa, come detto i migliorati margini operativi dell'intero sistema sanitario regionale.
Nel disegno di legge regionale n. 348, nuovo Piano Sanitario Regionale 2002-2004 (art. 21) come per tutela dei pazienti, attraverso il perseguimento di un migliore livello qualitativo delle prestazioni, oltre che per realizzare economie mediante la razionalizzazione delle attività occorre considerare alcuni fattori strategici, così riassumibili: ridotta dimensione del presidio e ridotti volumi di attività (questo in caso di riconversione), vicinanza di altro presidio ospedaliero facilmente e velocemente raggiungibile, ridotto tasso di utilizzo delle prestazioni e dei servizi da parte delle popolazioni nell'ambito territoriale di riferimento, ridotti volumi di attività riferiti all'emergenza urgenza.
La valutazione di tali parametri, unitamente all'applicazione delle indicazioni, delle previsioni e dei criteri di riferimento di cui sopra sono alla base delle proposte di riorganizzazione cui sono chiamate le direzioni aziendali.
Evidentemente, gli interventi di razionalizzazione delle funzioni legati al perseguimento di una necessaria condizione di economicità nella gestione delle attività, devono poi tenere in adeguata considerazione gli interventi ipotizzabili sulle strutture medesime, in relazione allo sviluppo dei procedimenti di accreditamento di cui alla deliberazione del Consiglio regionale 22 febbraio 2000, n. 616-3149 "Decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 recante atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private - disposizioni di attuazione".
Tale ulteriore considerazione deve coinvolgere sia gli aspetti legati alla consistenza, complessità e onerosità degli interventi che sulla struttura medesima devono essere operati ai fini del rispetto dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi previsti dalla disciplina medesima sia la coerenza con il progetto aziendale di accreditamento e più in generale con la specifica "missione" aziendale.
In sintesi, alle direzioni aziendali (direttori generali e commissari) è richiesto di provvedere alla revisione degli assetti organizzativi finalizzati all'esercizio della funzione di ricovero ospedaliero e di quantificare l'entità del fabbisogno finanziario conseguente alla realizzazione degli interventi di riorganizzazione ipotizzati. Certamente tale attività di revisione potrà portare alla formulazione di proposte coinvolgenti l'attività di intere strutture e non solamente di semplici unità organizzative.
Altre Regioni ci hanno preceduti su questa strada e altre seguiranno in un percorso assolutamente inevitabile, la cui importanza è sancita dall'impegno che viene richiesto alle direzioni aziendali e alle responsabilità (economiche e di funzione) che alle direzioni medesime vengono attribuite.
Questa doverosa e ampia premessa costituisce già risposta ai molti quesiti degli interpellanti. Ritengo però opportuno puntualizzare ancora quanto segue: nell'immediato non vi è ricaduta alcuna perché ogni singola Azienda presenta la sua previsione di utilizzo dei fattori produttivi che diventa la base per la definizione dell'assetto efficiente dell'Azienda e conseguentemente, della piattaforma programmatica per la negoziazione del budget. Pertanto, non è possibile oggi fornire una risposta puntuale e quantificare nel dettaglio la ricaduta della DGR, in assenza degli atti successivi che sono in via di definizione e che presumo potranno essere pronti per fine mese. Come molti di voi sanno, c'è stato un primo incontro con tutti i direttori generali e si è parlato dell'impostazione del loro piano di attività e del budget che loro richiedevano. In particolare, la puntuale ricaduta degli indirizzi programmatici disposti dalla DGR saranno recepiti, sulla base della definizione dei budget, dai piani di attività aziendali. Il direttore generale di ogni singola Azienda aprirà il confronto sul proprio piano di attività aziendale con Enti locali e con le forze sociali, così come previsto dalla normativa. Mi impegno sin d'ora come ho detto poc'anzi, a portare all'attenzione della Commissione consiliare i piani di attività aziendali così predisposti.
La Giunta regionale non si è posta l'obiettivo di fare delle azioni nei confronti dell'aspetto occupazionale, bensì quello di rispondere razionalmente, con la DGR in oggetto, alla domanda di salute.
Rappresenterebbe una contraddizione nei termini l'emergere di una domanda non soddisfatta. Nel provvedimento, infatti, non è indicata riduzione di attività bensì la razionalizzazione dei fattori produttivi impiegati.
La previsione è che i tempi di attesa, a fronte della succitata razionalizzazione che consentirà l'incremento dei volumi di produzione a parità di risorse (prestazioni appropriate ed erogate con efficienza inducono un recupero di risorse che possono essere impiegate senz'altro per potenziare le attività di ricovero diurno e territoriali), tenderanno certamente a ridursi. Secondo noi, dunque, le liste d'attesa tenderanno a ridursi già con questa razionalizzazione, ma ovviamente devo aggiungere che, oltre a questo fattore, ritengo fondamentale per una riduzione dei tempi d'attesa la realizzazione del Centro di Prenotazione Unico Regionale (Sovracup), in uno con l'informatizzazione degli studi dei medici di famiglia e l'attuazione del progetto "Sanità in rete". Attraverso il Sovracup regionale sarà possibile prenotare le prestazioni sanitarie avendo la visibilità dell'intera offerta regionale del pubblico e del privato accreditato. Quanto ho sottolineato non è un'ipotesi, perché la procedura sta andando avanti. Sia per quanto attiene il Sovracup sia per quanto riguarda l'informatizzazione dei medici di famiglia abbiamo fatto la prima sperimentazione in tre ASL e passeremo gradualmente all'informatizzazione degli studi medici di famiglia, una volta definita la convenzione con i medici di famiglia stessi.
Prima di concludere, ritengo opportuno chiarire due considerazioni, che ritengo errate, degli interpellanti.
La DGR del 21 dicembre 2001 non è in contrasto con quanto previsto dalla legge di piano n. 61/97, anche perché le azioni che vengono proposte dalla DGR sono propulsive di un sistema efficiente che non modifica il volume di prestazioni, ma lo effettua con un utilizzo razionale dei fattori produttivi. Siamo in presenza,quindi, di un'evoluzione tecnica sull'organizzazione per svolgere i percorsi clinico-assistenziali in maniera ottimale. Tale evoluzione si sostanzia essenzialmente nella trasposizione dei ricoveri ordinari impropri in ricoveri diurni o in strutture alternative.
L'altra considerazione, che ritengo impropria, è che la DGR potrebbe essere in contrasto con la legge n. 5 del 15 marzo 2001, istitutiva della Conferenza permanente per la Programmazione Sanitaria e socio-sanitaria regionale. Ciò non è vero. Le competenze della Conferenza sono puntualmente elencate nell'art. 3 del Regolamento, con riguardo alle previsioni del decreto legislativo 502/1992 e s.m.i.
Tra le competenze non risulta compreso l'esame preventivo degli atti di programmazione regionale anche perché lo stesso decreto legislativo all'art. 3, comma 14, evidenzia che le modalità attraverso le quali i Sindaci, tramite le loro Conferenze (ovvero i Presidenti di Circoscrizione), partecipano all'esercizio della funzione di indirizzo e controllo nelle Aziende, pertanto questa funzione viene svolta dai Presidenti delle Circoscrizioni e dalla Conferenza dei Sindaci.
La materia è analogamente disciplinata dall'art. 15 della legge regionale 10/1995. Tale intervento dei rappresentanti degli Enti locali potrà quindi esplicarsi in sede di formalizzazione da parte delle Aziende e dei piani di attività. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore D'Ambrosio. Una precisazione ai colleghi: abbiamo deciso di collegare le comunicazioni agli atti di sindacato ispettivo presentato su questo punto e di prevedere un tempo determinato; infatti per le 11.30 è prevista un'altra seduta. Abbiamo iniziato la seduta con un po' di ritardo e di questo terremo conto.
Ho deciso di accedere alle richieste di alcuni Consiglieri che non hanno firmato le due interpellanze e che chiedono di poter intervenire pertanto stabilisco un termine di cinque minuti anche per i Consiglieri che non hanno firmato le interpellanze, ma che intendono intervenire.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Signor Presidente, signor Assessore, noi abbiamo chiesto una comunicazione su questa deliberazione del 21 dicembre della Giunta regionale, perché riteniamo rappresenti un autentico colpo di mano rispetto alla programmazione sanitaria.
Con il nuovo Piano Sanitario Regionale voi chiedete una delega in bianco al Consiglio regionale e a tutti coloro che si occupano di sanità in Piemonte, dai Sindaci alle Organizzazione sindacali, alle Organizzazioni di categoria e alle Associazioni di tutela e alle Associazioni di volontariato. Per fortuna, questo Piano non è ancora passato e, a giudicare dalle audizioni che stiamo avendo sul territorio, state solo ricevendo una sfilza di no.
Questo Piano deve essere sicuramente ritirato, ve ne siete resi conto però, di fronte a questo, che cosa volete realizzare con deliberazioni come quella del 21 dicembre, che noi riteniamo particolarmente grave? Con questa deliberazione del 21 dicembre vi comportate come se il Piano fosse già stato approvato, come se la Giunta avesse già avuto questa delega in bianco, per potere deliberare in merito alla programmazione.
Ora, Assessore, una delega in bianco è sempre una cosa piuttosto brutta, ma nel vostro caso è un'autentica porcheria, perché voi siete responsabili di aver peggiorato i servizi in Piemonte, aumentato le code ed i tempi d'attesa in una maniera esagerata. Avete creato un disavanzo di dimensioni colossali e, da ultimo, ci avete regalato lo spettacolo delle tangenti alle Molinette. Chi ha un trascorso di questo genere dovrebbe guardarsi dal richiedere una delega in bianco! Invece voi vi ostinate a portare avanti questo Piano sanitario e, quel che è peggio, con questa delibera del 21 dicembre vi comportate come se il Piano fosse già passato.
La delibera del 21 dicembre è una variazione della tabella 12 dell'allegato A del Piano Sanitario Regionale vigente, che è tuttora legge regionale vigente.
Noi abbiamo sollecitato dal Presidente del Consiglio regionale una presa di posizione perché questa deliberazione contraddice una legge. Non si può modificare una parte di una legge con una deliberazione; non si pu prescindere assolutamente dal ruolo che devono avere le Conferenze dei Sindaci, perché tutto questo determinerà sul territorio situazioni gravissime; significa che voi, di fatto, ponete le condizioni per chiudere interi reparti e interi ospedali o, quel che è peggio, create dei miraggi nel territorio, in pratica ospedali che apparentemente restano aperti ma che sono simulacri completamente vuoti. Cosa ancora più grave, voi create con questa operazione, un meccanismo che non sa rispondere ai cittadini perché noi non abbiamo nulla in contrario alla revisione del meccanismo dell'occupazione dei posti letti, ma ci dica l'Assessore qual è l'alternativa: si crei questa alternativa, che esiste sul territorio e che si sarebbe potuta creare.
Assessore, noi adesso stiamo discutendo del disavanzo del 2000. Sono 1.200 miliardi, con 1.200 miliardi noi avremmo potuto realizzare, in ogni distretto del Piemonte, un poliambulatorio superattrezzato con day-service day-hospital, day-surgery, country-hospital, strutture di riabilitazione e di post-acuzie, che avrebbero potuto intercettare le patologie sul territorio, avrebbero potuto diminuire notevolmente l'occupazione dei posti letto e, tra l'altro, avrebbero permesso, di innalzare il livello tecnologico e professionale. Invece adesso noi pagheremo più tasse e ci carichiamo di un mutuo di dimensioni colossali. Sono 1.000 miliardi! Sono 100 miliardi di rateo l'anno tra la Regione e le ASL (poi vedremo come dovrà essere ripartito); 100 miliardi l'anno per quindici anni, per avere nulla, per avere permesso a voi di vincere le elezioni, raccontando bugie alla gente.
Questa deliberazione merita solo una fine: deve essere ritirata, perch è illegittima e perché è dannosa nei confronti delle popolazioni piemontesi e della salute dei cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, ricordo che all'indomani della presentazione della proposta di Piano (così definita), alcuni colleghi della maggioranza avevano espresso qualche perplessità in ordine al fatto che certe scelte non erano compiute nel Piano ma c'era una delega. E infatti mi pare che qualche collega - è comparso anche sui giornali, penso a rappresentanti di Forza Italia e non solo - avesse detto qualcosa del genere: "Poi, durante la discussione, si farà in modo di costringere l'Assessore e la Giunta a dare un po' di contenuto, soprattutto sugli ospedali da riconvertire". Mi pare che fosse stata questa la posizione espressa da Enrico Costa, espressa anche dal collega Deorsola e da altri colleghi.
Che cosa succede con questa delibera? Con questa delibera avviene un golpe. E' così. Che cosa sta avvenendo? Quella delibera di Piano - era una delibera generica - non dava nessuna indicazione puntuale sugli ospedali da riconvertire, sugli ospedali da riclassificare. Sta avvenendo la consultazione, quindi un percorso normale. Sono emersi dei giudizi negativi, ma che cosa fa la Giunta? Ignora quel percorso, anticipa in questa delibera la scelta degli ospedali da riconvertire, e non li indica.
Quindi è un golpe a tutti gli effetti, con una riduzione della gerarchia normativa, nel senso che quelle indicazioni, seppure in termini generici erano contenute in un disegno di legge; voi le avete abbassate al livello di una delibera di Giunta. Con questa delibera di Giunta voi sostanzialmente dite ai Direttori: "Riconvertite in lungodegenze 14 ospedali!". Questo è il dato di fatto. Quattordici ospedali! E continuate a non avere il coraggio politico di dirlo chiaramente! Date questa missione ai Direttori.
Colleghi della maggioranza, sappiatelo! La Giunta sta compiendo una scelta che non è stata mai discussa e che non era neppure contenuta nel Piano; ha dato mandato, con questa delibera, di riconvertire in lungodegenza degli ospedali. Quando discuterete di queste cose a Novi Ligure, a Mondovì o a Venaria, sappiate che questa è la scelta che è stata compiuta dalla Giunta. E' una scelta molto chiara, contenuta in una delibera formalmente con un linguaggio molto burocratico, ma che in realtà vuol dire questo, anche perché in questa delibera, se si legge bene, viene anche addirittura richiamato il Piano, sono richiamati quei criteri a pag.
5, dove si dice "ridotta dimensione del presidio... ridotto il numero di attività... vicinanza ad un altro Presidio..." e via di questo passo. Si dà il via libera ai Direttori di fare questa scelta e si lascia ad intendere: "Se i Direttori non ridurranno il numero dei Presidi - sostanzialmente è così - i Direttori saranno licenziati". Questa continua ad essere la risposta banale, da parte della Giunta, ad un problema complesso.
Assessore, lei ha detto le stesse cose ormai quattro-cinque anni fa: stesso tono, stessa voce, stessa distrazione da parte del Consiglio. Lei pensa di risolvere problemi così complessi con soluzioni banali. Non ci sarà una soluzione: lei continua a compiere delle scelte che stanno riducendo la qualità dei servizi sanitari.
Per quanto riguarda la parte economica, qui non è stato detto, ma continuate ad ignorare un dato di fatto, come diceva prima il collega Riggio: 2000, 1.000 miliardi di disavanzo al netto dei 200 che ha dato lo Stato; mutuo, che viene caricato in parte sulle ASL, il che vuol dire una riduzione ulteriore della spesa; 2001, 400 miliardi di imposte; 2002, voi volete dire ai Direttori di mantenere la stessa spesa del 2001 (per il 2002!). Questa è una cosa impossibile, perché non tiene neppure conto dell'inflazione e non tiene conto del fatto che dovranno sobbarcarsi le rate di ammortamento per una parte del mutuo.
Allora, che cosa sta avvenendo, in realtà? Sta avvenendo che volete superare il bilancio, senza compiere un'altra scelta, perché sapete - lo sapete chiaramente - che queste indicazioni non sono applicabili. Si arriverà al mese di aprile, quando l'Assessore al bilancio Burzi l'Assessore D'Ambrosio, il Presidente Ghigo verranno a dirci (d'altronde è cinque anni che si ripete la stessa storia): "Quella manovra non è stata possibile, dovremo di nuovo applicare l'aumento dell'IRPEF per il 2002" (ancora 400 miliardi).
Probabilmente verrete anche a dirci che quella manovra non sarà sufficiente - perché non sarà sufficiente - e quindi ci proporrete ciò che è stato anticipato da parte del Presidente Ghigo: l'introduzione del ticket sul Pronto Soccorso - anche questo sarà insufficiente, perché permetterà alle casse regionali di introitare soltanto 9-10 miliardi - e un aumento dell'addizionale sulla benzina.
Situazione drammatica: ritirate questa delibera perché è un golpe vero e proprio. Se le Amministrazioni del Piemonte vi hanno criticato per quel Piano, su questo golpe l'opposizione sarà sicuramente molto più dura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Una riflessione su questo tipo di delibera è stata da noi già fatta e questa delibera, a nostro giudizio, vuole privatizzare la sanità attraverso il tipo di analisi che sto per indicare e che, in qualche modo l'Assessorato aveva già evidenziato.
Capisco che per migliorare la sanità qualcosa bisogna fare, però le cose devono essere, a mio parere, trasparenti.
L'obiettivo di questa delibera, a mio giudizio, è quello della privatizzazione di 15 ospedali mentre la Giunta ha più volte parlato di ristrutturazione della rete ospedaliera; per 15 ospedali è prevista la riqualificazione, quindi avremo 15 ospedali nuovi e 15 da ristrutturare e riqualificare.
Il nocciolo del discorso riguarda i 15 impianti nuovi.
In essi si prevede l'ingresso dei privati sia in termini di finanziamento che in termini di gestione. In questo senso lei, Assessore sta svendendo ai privati il 50% della sanità.
In questo Piano è emerso che Lei prevede, con il criterio di un ospedale ogni 140 mila abitanti, di creare una portata complessiva di 650 700 mila contatti all'anno e di questa operazione in qualche modo qualcosa deve riferire. Di questo programma sicuramente qualcosa potrà essere anche condivisa, però le cose devono essere approfondite in un modo corretto.
In questo Piano si prevedono 15.000 posti letto per acuti, 5.000 post acuti, 25.220 posti letto in strutture residenziali per lungodegenti, 8.400 posti letto in strutture semi-residenziali, 4.000 poliambulatori, 300 consultori, 3.600 ambulatori, 28.000 persone l'anno assistite dalle cure domiciliari, 1.450 farmacie, 140 punti di guardia medica, 350 mezzi di soccorso.
Può essere condiviso l'obiettivo complessivo che porterà all'ottimizzazione dei costi e del miglioramento del servizio, però questa delibera, nella quale si parla di ristrutturazione della rete ospedaliera a mio parere nasconde qualcosa.
Dietro questa delibera è presente solo l'obiettivo di privatizzare il 50% della sanità, costruendo 15 ospedali nuovi con l'intervento dei privati non solo in termini finanziari, ma anche in termini di gestione.
Allora, se l'obiettivo è questo, egregio Assessore, Lei deve dire in quest'Aula che tale è la volontà, dopodiché esamineremo tutto quanto il ragionamento. Ma questo modo di operare indirettamente, costituisce una grande truffa per tutti quelli che si occupano di politica ed in modo particolare per i cittadini di questa Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Assessore D'Ambrosio, io vorrei arrivare all'essenziale della sua deliberazione.
La sua deliberazione taglia oggi circa 1.400 posti letto in Piemonte 1.400 posti letto in Piemonte non di ricoveri impropri o di eccessi e di esuberi di ricovero rispetto alle necessità invece di altri interventi, ma 1.400 posti letto veri e propri.
A fronte del taglio di questi 1.400 posti letto, lei contestualmente blocca le assunzioni del personale, con un atto ulteriore, fino al 30 giugno di quest'anno. Ha appena terminato di verificare con le Aziende Azienda per Azienda - e l'Assessorato l'entità e la ricaduta dei suoi tagli e delle possibili deroghe per non configurare vere e proprie omissioni di soccorso negli ospedali piemontesi. I suoi dati sui posti letto erano difformi rispetto a quelli che i Direttori generali le hanno presentato.
Alla fine avete chiuso con dei dati che più o meno riassumono quelli della sua deliberazione, e le dico che cosa sta già succedendo in Piemonte per dimostrarle l'inefficacia e l'ingiustizia della sua deliberazione.
La sua deliberazione è ingiusta per una prima ragione di fondo: non si tagliano indiscriminatamente posti letto sia a chi ne aveva bisogno che a chi ha sprecato nella misura in cui non si offre l'alternativa sul territorio, perché si creano disagi ai cittadini e si aumentano le liste di attesa, che noi sappiamo molto alte in Piemonte. Prima si determinano le alternative sul territorio a ricovero, dopo si tagliano i posti letto. Lei lo sa benissimo, perché conosce la vicenda della chiusura degli ospedali psichiatrici: non si sarebbe potuta fare neanche in vent'anni diversamente.
Nello stesso tempo lei ha già determinato una situazione grave non solo per i cittadini, ma per la spesa sanitaria, perché quando un cittadino non trova la soluzione che sia il ricovero o altra risposta ai suoi bisogni sanitari nel territorio in cui abita, fa una cosa molto semplice: si reca dove quella risposta a quel bisogno si trova, e cioè in Lombardia.
Lei ha già determinato una fuga di pazienti verso la Lombardia molto grave e molto onerosa. Dopodiché ciò che lei credeva di risparmiare, lo ha già speso, il doppio, in questi giorni e in queste settimane. Vada Assessore D'Ambrosio, a verificare i dati.
Noi ci troviamo quindi davanti ad una deliberazione che taglia in modo indiscriminato a tutti nello stesso modo, sia a chi ha risparmiato sia a chi ha sprecato; che non crea alternative territoriali al ricovero; che costringe i cittadini piemontesi a una dolorosa migrazione verso le strutture sanitarie di altre Regioni che non solo offrono la prestazione ma in questo momento si arricchiscono anche. Nello stesso tempo lei non fa altro, oltre che dare questo disagio, che aumentare, consolidare o stabilizzare il deficit che lei ha già contribuito a costruire in questi anni e in questi mesi.
Questa è la situazione che lei ha determinato con la delibera del 21 dicembre; questa è la cosa che tutti i Direttori generali sanno e mormorano nei corridoi, ma non dicono perché ormai la normalizzazione rispetto alle indicazioni della Giunta deve essere totale, altrimenti si va a fare il Direttore generale da un'altra parte e non in Piemonte (e forse, oggi come oggi, sarebbe anche una condizione fortunata).
Assessore D'Ambrosio, ritiri questa deliberazione perché è una deliberazione che la farà spendere di più, oltre a creare dei grossi problemi e disagi ai cittadini piemontesi e a configurare vere e proprie situazioni di emergenza.
E' su tutti i giornali di questi giorni - anche su La Stampa di oggi in tutte le pagine delle Province - l'appello disperato dei Sindaci. Oggi c'è quello del Sindaco di Verbania, il quale chiede che si facciano deroghe per quanto riguarda il personale, nonché il ripristino di alcuni posti letto, in quanto la situazione di assistenza è all'intollerabile e al precario.
I Sindaci, autorità sanitaria a termine di legge 833, stanno denunciando drammaticamente tutto questo, e nello stesso giorno lei assume queste misure. Le faccio l'esempio di quella Provincia in cui al momento in cui dovevate razionalizzare i reparti di pediatria, ne avete riconcessi due da tutte le parti, avete doppiato i reparti da tutte le parti, e adesso tagliate in questo modo.
Mentre tagliate in questo modo - e concludo - avete promesso 15 nuovi ospedali in Piemonte, magari in tutti i Comuni dove si vota. Io ho conteggiato sommariamente questa cosa, sono 15 quelli all'interno delle Province, progettati dal dott. Sergio Morgagni nella stragrande maggioranza (10 miliardi all'Agenzia sanitaria, 500 miliardi mal contati per ogni ospedale).
Assessore D'Ambrosio, avete promesso 8.000 miliardi d'ospedali in Piemonte: togliete di torno le bugie sugli ospedali e ritirate questa deliberazione, ripristinando i servizi territoriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Ascoltando come spesso accade le relazioni e le comunicazioni dell'Assessore D'Ambrosio, l'impressione è quella di non trovarsi di fronte all'Assessore alla sanità, ma all'Assessore al gerundio. Io da un anno e mezzo sono in quest'aula, ed ogni volta sento l'Assessore D'Ambrosio dire: "stiamo facendo, stiamo razionalizzando, stiamo risparmiando". Quando cambia modo verbale e passa all'indicativo, passa immediatamente all'indicativo futuro, mai all'indicativo presente e, meno che mai, ad una forma passata del verbo, perché non rende mai conto di quanto via via sta avvenendo sulla base delle sue scelte, ma illumina l'aula evocando i magnifici scenari che si prospettano sulla base delle razionalizzazioni che questa Giunta in qualche modo ha teso ad impiantare nella politica sanitaria regionale. Io ho già detto più volte, Assessore D'Ambrosio, che il limite di fondo dei suoi ragionamenti è un limite concettuale. Lei e la sua Giunta pensate di fare la politica sanitaria attraverso la politica di bilancio. Nessuno può cadere in un'illusione di questo tipo, e lei continua a ribadire questo teorema, che è concettualmente illogico, secondo cui si può mantenere inalterato il volume di attività delle aziende sanitarie riducendo contestualmente le spese senza modificare l'impianto, l'assetto e i meccanismi di funzionamento del servizio sanitario regionale. Pur non condividendo pressoché nulla dell'impostazione di fondo dei miei colleghi del centrosinistra, questa critica mi sento di condividerla. Si possono fare scelte anche molto coraggiose in direzioni diverse di quelle che l'interpellanza dei miei colleghi ha suggerito. Si possono fare scelte di razionalizzazione anche molto drastica della rete ospedaliera, che io auspicherei. Si possono fare razionalizzazioni molto pesanti dei posti di degenza, ma in un quadro sistemico che consenta di rispondere alla domanda sanitaria esistente attraverso dei meccanismi di compensazione di cui i cittadini possano usufruire. Se lei dice: "io mantengo l'impianto così com'é e non cambio la legge di ordinamento, non faccio una legge di piano, ma in realtà faccio una legge di rinvio a provvedimenti di Giunta perché questa è la legge del piano sanitario regionale", o date una consulenza al Mago Otelma o al Mago Do Nascimiento, oppure mi dovete spiegare in che modo, senza modificare nulla dell'impianto del sistema sanitario regionale, potete da una parte ridurre le spese e gli stanziamenti e dall'altra parte mantenere inalterati i volumi di attività.
Questo è il nodo sostanziale della partita; lei non può ogni volta presentarsi qui dicendo che i dati sono approssimativi, che mancano delle rilevazioni, che in prospettiva la sanità regionale funzionerà meglio perché - le ripeto - lei si muove in un quadro logico e concettuale assolutamente insostenibile. Voi avete fatto manovre di razionalizzazione della spesa unicamente attraverso la politica di bilancio sul versante delle uscite, ma avete fatto manovre di razionalizzazione - per così dire della spesa anche rispetto alle entrate. Difatti anche rispetto al finanziamento delle prestazioni sanitarie, voi siete unicamente capaci d'incidere o sulla leva fiscale oppure, in prospettiva, sulla leva dei ticket e della compartecipazione alla spesa, ma non siete capaci di ridisegnare complessivamente l'assetto della sanità regionale. Sono assai poco appassionato di questioni singole, e in realtà in quest'aula assai poco vorrei parlare di quello che succede all'ospedale di Verbania, non meno che all'ospedale di Fossano, perché sono questioni sicuramente rilevanti, ma ritengo che in quest'aula anziché parlare di una sommatoria di casi singoli, che descrivono il fallimento e la bancarotta della sanità piemontese, dovremmo probabilmente discutere dell'assetto e dell'impianto più generale che volete dare alla sanità. Voi avete di fronte due strade: una è la strada che i colleghi del centrosinistra in qualche modo vi suggeriscono, che è quella di razionalizzazione e di potenziamento del modello esistente. E' una strada che non condivido, ma è una strada che viene suggerita. Dall'altra parte, avete la strada di modificare la sanità piemontese secondo il modello lombardo - e lo dico in termini molto schematici perché sono alla fine del mio tempo. Voi non è che potete stare qui con un piede da una parte e un piede dall'altra, lavorando sulla politica sanitaria unicamente con la politica di bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Credo che già molti interventi, quello ultimo della Consigliera Manica e anche considerazioni che, da un punti di vista diversi, faceva il Consigliere Palma, abbiano in qualche modo detto con precisione quali sono le conseguenze della deliberazione che il 21/12 avete assunto. Voglio dire solo questo: come sapete questa deliberazione s'inserisce in un quadro che è bene ricordare. Questo quadro è quello dato dal deficit generale sulla sanità, è il quadro dato dalla decisione che ha caratterizzato tutto il 2001 di una forte indicazione per la riduzione della spesa dei servizi, di un aumento della pressione fiscale, della decisione che è stata ricordata in una legge - che prima o poi discuteremo - che riguarda l'accensione di un mutuo per la copertura del deficit del 2001. In questo contesto è emerso un piccolo problema intorno alla questione Odasso e al vostro modello di gestione della sanità, del quale portate una responsabilità, che mi pare si sia chiarita agli occhi dei cittadini.
Voi vi muovete in questa situazione, come ricordavano altri colleghi preparando decisioni che, nei prossimi mesi, noi ci troveremo a discutere e i cittadini piemontesi a sopportare.
Queste decisioni sono quelle di una riduzione della spesa sanitaria che viene perseguita fuori da qualsiasi logica sistemica, con le conseguenze delle quali parlava il collega Riggio dal punto di vista della quantità e della qualità dell'assistenza che viene fornita. Voi vi preparate a chiedere tra qualche settimana o tra qualche mese una reiterazione del provvedimento di aumento dell'IRPEF anche per il prossimo anno. Voi vi preparate all'introduzione di nuovi ticket sulle prestazioni, e vi preparate ad ulteriori misure d'imposte sulla benzina o su altro. Questo è il quadro e lo scenario che si delinea e questo in un contesto nel quale - voi lo sapete meglio di noi - la vostra proposta incontra un'opposizione maggioritaria e crescente da parte delle popolazioni piemontesi e delle istituzioni che li rappresentano. Voi non potete sottovalutare il senso, il peso e l'importanza del pronunciamento che ha riguardato associazioni, organizzazioni, istituzioni a partire dai sindaci direttamente eletti, come il Presidente della Regione, nel nostro Piemonte. Ora voi potete ancora andare avanti in questo modo affannoso, in questo modo che vi mette nella situazione in cui lei parla, caro Assessore D'Ambrosio, ogni volta che viene in quest'aula con la cattiva coscienza di chi sa che viene a raccontare bugie. Potete continuare su questa strada. E' una strada che porta ad avvitarvi in una situazione senza sbocco e senza soluzioni. Oppure potete fare una scelta più ragionevole, che è quella di smetterla di ritirare, di prendere atto della crisi di una politica dell'incapacità che avete dimostrato di affrontare e risolvere il problema principale che riguarda il governo di questa Regione e di ritirare la deliberazione, di ritirare quella proposta di piano sanitario già bocciata dalla grande maggioranza del Piemonte e di aprire un'altra fase che, coinvolgendo in primo luogo le istituzioni locali, e in secondo luogo gli operatori della sanità, ricostruisca un'altra prospettiva e un'altra possibilità. Se farete questa scelta, vi aprirete una strada nuova altrimenti vi renderete responsabili del profondo aggravamento di una crisi che è sotto gli occhi di tutti e che, dall'insieme degli elementi che prima indicavo, segna un punto di assoluta gravità.
Vi chiediamo un atto politico: ritirate la delibera e il Piano sanitario; dimostrate di imparare dalla lezione dei fatti e aprite una nuova fase. Anche dal punto di vista politico, l'unica conseguenza sarà quella acutizzazione della crisi politica che già attraversa, in modo così evidente, la maggioranza in tutte le sue espressioni pubbliche, che non siano solo i voti in quest'aula e la conservazione del proprio ruolo di Consigliere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Assessore D'Ambrosio, la delibera del 21 dicembre ha provocato un altro giro di vite nella grande maggioranza delle ASL: posti letto e prestazioni in meno. Faccio un esempio (non me ne voglia il Consigliere Palma se parlo di una realtà che conosco). A gennaio di quest'anno, per iniziativa del dipartimento dell'ASL di Biella, i chirurghi, i reparti di quella azienda hanno ricevuto una lettera con la quale gli si comunicava che veniva ridotto l'utilizzo delle sale operatorie. Lo sa, Assessore, cosa è capitato in quella azienda? (lo potrà accertare di persona). Alcuni pazienti, con patologie gravissime, che erano in lista di attesa per un intervento e che avevano già eseguito una serie di esami, hanno ricevuto la seguente comunicazione: "l'operazione è rinviata a data da destinarsi". Ripeto: l'operazione è rinviata a data da destinarsi.
Questo è quello che, in concreto, è successo in una ASL, ubicata a Biella, nei reparti di chirurgia vascolare, urologia, ecc. La prego di accertare questa informazione, Assessore D'Ambrosio.
Non parlo della riduzione dei posti letto, altra questione che si è determinata. Considerate inappropriati alcuni ricoveri, decidete di ridurre i tempi di degenza, peccato che, in questa realtà, per un anziano che non ha alcun familiare in grado di ospitarlo, essere dimesso in quelle condizioni, significa non sapere a che sento rivolgersi. Non esistono sul territorio servizi alternativi, che possono rappresentare un'alternativa alle dimissioni dall'ospedale. L'Assessore sa che, in quella realtà, esiste un unico reparto di lunga degenza di sedici posti letto (che stavate per chiudere o per vendere ai privati), e l'esistenza di almeno 160 posti letto per post-acuzie.
Prima che la Giunta adottasse la delibera del 21 dicembre, i direttori generali avevano inviato i piani di attività e lo hanno fatto l'Assessore D'Ambrosio lo sa meglio di me, in spregio alle leggi regionali.
Infatti, due leggi regionali stabilivano che i piani di attività annuale e ovviamente il bilancio di previsione, venissero discussi con la Conferenza dei sindaci. I direttori generali vi hanno inviato i piani di attività, li avete considerati inadeguati e li avete rispediti al mittente. Avete adottato una delibera che obbliga le ASL che non hanno discusso quei piani con i Sindaci, a rifarli e in questi giorni avete fissato i budget con le ASL, prescindendo totalmente da ogni ragionamento sulla politica sanitaria delle ASL di quel territorio, qualunque esso sia, in qualunque ASL del Piemonte. Il budget viene definito a prescindere. Prima discutiamo dei budget, poi del resto.
Per l'ASL di Biella sa questo cosa significa, Assessore D'Ambrosio? Il 7 gennaio dello scorso anno avete adottato una delibera, immaginando che la Regione rientrasse dal disavanzo, ma quel taglio ha comportato 30 miliardi di minor risorse trasferite a quella ASL. L'ASL di Biella lo scorso anno ha chiuso il bilancio con un buco di 41 miliardi, nonostante i tagli che avete operato.
Quest'anno pensate ad un budget di 335 miliardi - che servirà a malapena a gestire la situazione esistente - ma già pensate di ridurre il prossimo anno quel budget di 15 miliardi. Questo vuol dire che quella ASL sarà costretta a ristrutturare e a tagliare altre prestazioni sociali senza nemmeno discutere con i sindaci.
C'é un'ultima questione, la più grave: avete anticipato l'attuazione del Piano sanitario regionale. Il Piano era in discussione con gli amministratori piemontesi, avete raccolto una serie di critiche incredibile ed enormi, avreste dovuto, per coerenza, discutere e rivedere quel Piano con la delibera, invece anticipate l'attuazione del Piano stesso.
Avete preso in giro i piemontesi e gli amministratori. Nello stesso momento in cui discutevate della Programmazione sanitaria regionale adottavate una delibera - che vi chiedo di ritirare - che, di fatto anticipava quel Piano. Vi domando: a cosa servono le consultazioni se poi con un atto amministrativo, avete deciso di agire da soli e nel momento in cui avete accettato di confrontarvi con gli amministratori piemontesi per discutere il Piano che avete anticipato con la delibera.
Questo lo considero un fatto gravissimo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Assessore, lei è sempre più solo in quest'aula! Quando discutiamo di sanità, intervengono solo i Consiglieri di minoranza, non c'è nessun Consigliere di maggioranza che intervenga per appoggiare le delibere e gli atti della Giunta.
Non c'è nessun Assessore che ascolta quello che lei dice e che sta cercando di difendere, anche con coraggio, le posizioni che la Giunta assume.
L'aspetto più grave é che lei è sempre più solo non solo in quest'aula, ma in tutta la regione. E' solo perché in queste settimana e in questo ultimo anno, dopo la delibera del 7 gennaio che ha sollevato critiche e dopo le consultazioni, non c'è un sindaco, un'organizzazione sindacale, un ordine professionale, un'associazione di volontariato, che appoggi quel Piano. Assessore, ha un'ultima occasione: ritiri quel Piano.
Se non lo fa, quel Piano verrà seppellito dalle critiche che si stanno sollevando in tutta la regione. Ha quest'ultima occasione.
Invece di cogliere questa occasione, con la delibera, come ha detto qualche collega, avete anticipato l'attuazione di quel Piano perseguendo una linea sbagliata, quella dei tagli. Con la delibera del 7 gennaio,avete detto "tagliamo 750 miliardi, ma non i servizi". I fatti ci dimostrano il contrario, avete tagliato i servizi, i posti letto e avete ridotto le prestazioni.
La delibera di oggi alimenta una fuga verso altre regione che si è già verificata in questo ultimo anno, i dati lo dimostrano. Le faccio l'esempio della provincia di Alessandria, una provincia di confine verso altre regioni dove molti cittadini, che non hanno risposte dalle strutture ospedaliere sanitarie della provincia, vanno verso la Liguria, la Lombardia. Con questa delibera continuano ad andare in questa direzione.
Ritengo che sia una strada sbagliata per risolvere i problemi, che non porta da nessun'altra parte, se non a ridurre le prestazioni e spingere quei cittadini che hanno bisogno di risposte a rivolgersi ad altre strutture.
Cos'è accaduto, in quest'ultimo anno, ad alcuni ospedali, come quello di Alessandria, che è un'Azienda nazionale che svolge attività specialistiche di alto livello? Di fronte alla necessità di "tagliare", i Direttori generali, come ha detto il collega Ronzani, hanno fatto un "giro di vite", evitando di elevare il numero delle prestazioni. Naturalmente, tutti si sono riversati verso l'ospedale di Alessandria, che ha dovuto sopperire alla mancanza degli altri presidi ospedalieri presenti in provincia di Alessandria.
Ecco perché credo che questa delibera sia sbagliata, perché continua ad andare in una direzione che non porta a risultati positivi né dal punto di vista economico, né, soprattutto, dal punto di vista qualitativo.
vero che il Piano ha molti difetti, tra i quali quello di non dire nulla di particolare sulle scelte che dovranno essere compiute nella nostra Regione in campo sanitario. Io credo che una delega in bianco, a chi ha gestito in questo modo la sanità in questi anni, non si possa firmare.
una richiesta che proviene da tutto il Piemonte, dalla società civile di questa nostra Regione, da chi ha bisogno di risposte in questo campo e in questa direzione.
Assessore, colga la possibilità che le viene offerta da questa richiesta che noi portiamo in quest'aula, ma che proviene dal territorio piemontese: ritirate questa delibera, ma soprattutto ritirate il disegno di legge sul piano regionale e socio-sanitario.
Questa è un'occasione che potete cogliere e rilanciare, aprendo di nuovo un confronto sul territorio, per costruire un Piano che definisca le linee e le indicazioni precise sulle quali poi lavorare nei prossimi anni.



PRESIDENTE

La ringrazio. Ha chiesto la parola il Consigliere Costa Enrico.



COSTA Enrico

Questo dibattito, a mio giudizio, è un pochino tardivo rispetto a quelli che sono stati gli effetti, e rispetto a quella che è stata la famosa delibera del 21 dicembre.



COSTA Enrico

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



COSTA Enrico

Dovevi chiederlo prima! Sei qua per questo.



COSTA Enrico

Non essere così polemico!



COSTA Enrico

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



COSTA Enrico

Potevi chiederlo, aspettavamo questa richiesta!



COSTA Enrico

Voi avevate cose più importanti da far trattare a questo Consiglio. Mi sembra che questo Consiglio sia un pochino in balia di quelle che sono le vostre...
Comunque, ritengo che il dibattito odierno sulla delibera sia utile anche perché consente di valutare quelle che sono le prospettive e quella che è stata la politica sanitaria fino ad oggi.
Non vi è stata un'analisi nel merito del provvedimento. Tuttavia, è emerso un elemento: manca una riforma organica. Due date hanno evidenziato due provvedimenti fondamentali di politica sanitaria: il 07 gennaio e il 21 dicembre. Si è trattato di due provvedimenti di Giunta che non sono stati valutati con le forze politiche; questo devo dirlo. Sono stati, forse valutati coi Capigruppo, ma non dai Consiglieri regionali. Manca una prospettiva di riforma organica della sanità.
Non sono d'accordo col collega Marcenaro quando dice: "Ritirate la delibera e ritirate contemporaneamente il Piano Sanitario", perché il Piano Sanitario può far intravedere una prospettiva di riforma organica della sanità, di cui abbiamo bisogno. Ne abbiamo assoluta necessità.
Quello che, invece, non vogliamo più, è che si debba ricorrere a provvedimenti urgenti dettati dalla necessità di tamponare delle emorragie continue. Questo non lo voglio personalmente (oggi non parlo a nome del Gruppo). Mi rendo conto di quelle che sono le reazioni, le conseguenze e gli effetti sul territorio. E mi rendo altresì conto di non aver assolutamente contribuito a questi provvedimenti, né nel bene né nel male.
Dunque, oggi mi sento di fare anche uno sfogo nei confronti della politica di questa Amministrazione e di questa Giunta, una politica che probabilmente richiede che il Consiglio faccia da argine di fronte agli assalti delle opposizioni, di fronte agli assalti delle Associazioni di Categoria e di fronte agli assalti dei pazienti, senza, però, avere coinvolto nessuno prima.
Quello che ci vuole, è un'accelerazione di questo Piano Sanitario Regionale, un'accelerazione di una riforma organica che coinvolga il Consiglio regionale, perché così come Consiglieri regionali non siamo stati coinvolti prima sui provvedimenti della Giunta, non mi sento di dare una delega in bianco per fare il Piano Sanitario Regionale.
questa, a mio giudizio, la questione utile da affrontare in questa sede, senza andare a fare strumentalizzazioni politiche su quella che è la sanità. Riconduciamo un attimo il dibattito ai provvedimenti, alle esigenze del territorio, a quello che può essere un discorso di largo respiro.
Ho sentito anche dire, forse dal Consigliere Saitta, che probabilmente si dovrà nuovamente ricorrere all'addizionale IRPEF: no, l'addizionale IRPEF è una tantum e il Consiglio regionale l'ha votata come tale. Nel caso in cui si debba tornare a ricorrere all'addizionale IRPEF, ci sarà qualcuno che dovrà trarre le dovute conseguenze. Questo per quanto riguarda la nostra politica, perché l'addizionale IRPEF, almeno come legge attinente al bilancio, è stata presentata come una tantum, per cui, come Consiglieri regionali, l'abbiamo votata come tale.
Chiedo pertanto alla Giunta e alla Commissione alla sanità un'accelerazione di questo provvedimento, del Piano Sanitario. Chiedo che si possa riuscire davvero a voltar pagina e a non usare soltanto i pannicelli caldi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Credo che non possiamo subire, in qualche modo, il vincolo di bilancio nel delineare una politica sanitaria, occorre rovesciare, più correttamente, i termini del problema, stabilendo quali siano, per questa comunità e per questo Piemonte, gli standard di tutela della salute e i criteri di salvaguardia, sia dal lato della prevenzione che da quello della cura..
C'è il rischio - e lo dico anche ai colleghi dell'opposizione - di lavorare "per il Re di Prussia", nel senso di dimostrare che siamo soggetti ad una specie di vincolo di bilancio che può schiacciare, da un lato, le prestazioni, e dall'altro la caratteristica del servizio, la sua accessibilità.
La discussione che si sta aprendo con le consultazioni, entrando nel merito del Piano Sanitario, è importante. Non mi spaventa questo Piano Sanitario, che ha i caratteri della legge delega, a maglia larga permettendo un forte completamento autonomo da parte della Giunta. Non mi spaventa se abbiamo, però, la forza di stabilire democraticamente in Assemblea una serie di obiettivi generali molto precisi, che vincolano successivamente le politiche gestionali, le politiche della ricerca di efficienza e le politiche di economicità di gestione delle ASL e ASO.
Ovviamente questo aspetto sarà da giocare nella discussione.
A me pare effettivamente che lo schema di questo piano sia troppo a maglie larghe per rispondere a queste esigenze di quadro, però dovremo giocarcelo nei prossimi giorni e nei prossimi tempi.
Mi sembra che nel rapporto tra pubblico e privato, che non è mai chiarito, vi sia uno dei punti fondamentali per stabilire qual è l'obiettivo generale. C'è il rischio che in qualche modo, attraverso il processo d'intervento sulla ridefinizione degli ospedali e sugli accorpamenti, si possano produrre dei cedimenti tali da comportare la privatizzazione di funzioni pubbliche, magari senza volerlo. So che l'Assessore è vigilante su quest'aspetto, ma potrebbe sfuggire alla sua volontà di controllo, quindi occorre stabilire preventivamente i livelli di definizione della domanda sanitaria inerenti alla nostra comunità, che per la sua struttura demografica ha certe caratteristiche.
Dobbiamo ribadire la volontà di una copertura sanitaria universale e pubblica. Dobbiamo evitare la minimizzazione degli accessi. Quando si parla di accorpamenti, di macro ASL e quant'altro, dobbiamo tener conto che è un tipo di comunità con un'età media molto alta, forse la più elevata d'Italia dopo la Liguria. Devono entrare in campo valutazioni alle limitazioni alla mobilità, cioè l'efficientismo non può pregiudicare l'equilibrio sociale della configurazione della risposta sanitaria sul territorio. Sta poi alle tecnologie e alle tecniche gestionali dare altre risposte. Altrimenti succede un po' quello che è capitato al Palazzo RAI di Via Cernaia, che poco per volta, è stato svuotato di funzioni, tanto che, ad un certo punto si è affermato che non aveva più ragion d'essere: molte funzioni non esistevano più, non avevano più massa critica e potevano essere concentrate a Roma. Analogamente per la sanità è in corso una politica priva di un disegno organico, che svuota in malo modo le strutture delle loro funzioni e che, a cascata, si ripercuote sul territorio, in assenza di un qualsiasi governo democratico di processi soltanto subiti dalla comunità.
Non vorrei entrare nel merito dei meccanismi microaziendali, ma l'autonomia dei direttori generali è legittima se riesce a suscitare una partecipazione adeguata degli operatori sanitari, se il direttore generale non si comporta come un piccolo viceré che si muove senza controlli. Se fissiamo gli obiettivi e stabiliamo i criteri generali di economicità possiamo impostare correttamente la dimensione finanziaria. Se invece rovesciamo questi termini, subiamo la successione di tagli che determinano politiche sanitarie non più democraticamente controllabili.
Questo è l'aspetto sul quale dobbiamo - lo dico soprattutto ai colleghi dell'opposizione - esercitare un alto grado d'opposizione per conquistare un adeguato controllo democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'Assessore D'Ambrosio è al corrente, come tutti noi, che la situazione nella gestione del servizio sanitario non è più quella di prima; che sta peggiorando il servizio e stanno peggiorando le condizioni di salute di molti cittadini piemontesi che si rivolgono alle aziende sanitarie. Lo so all'Assessore D'Ambrosio questa situazione peserà come a tutti noi e forse un po' di più, perché, come medico, penso che sappia quanta falsità ipocrisia e violenza al ragionare sia dietro alle parole, che pure lui ha pronunciato, perché contenute in un documento che qualcuno gli ha scritto secondo cui bisogna eliminare i ricoveri impropri.
Assessore D'Ambrosio, lei è un medico. Sa benissimo che i medici l'apparato sanitario e anche ausiliario non hanno mai commesso atti contrari al buon andamento di una cura. Quelli che in quel testo sono chiamati con cinismo "ricoveri impropri" sono ricoveri di saggia prudenza della gestione della cura.
Lei lo sa benissimo, non ci sono ricoveri impropri, ma si prendono, a giudizio dei medici, degli assistenti e degli infermieri, delle decisioni a tutela del buon andamento della cura. Tutto questo, per certi momenti e per molti malati, può presupporre l'utilizzo di un letto anche per la notte successiva a quella che oggi, viceversa, è ritenuta impropria.
Questo fatto avviene, come lei ben sa, perché, come ricordava anche Enrico Costa, nei modi in cui può ricordarlo un Consigliere di maggioranza non c'è stata programmazione sanitaria, perché la gestione di questa sanità è stata fallimentare e perché sulla gestione della sanità si sono abbattuti due provvedimenti (quello del 7 gennaio 2001 e quello dell'11 dicembre 2001) che, come mannaie, hanno improvvisamente turbato la gestione del servizio sanitario. Ci si presenta negli ospedali con dei malanni e si viene accolti con la risposta: "Non c'è il posto letto, torni a casa".
Qualcuno sta peggio e qualcuno così anche muore. Questo si chiama aver turbato l'erogazione di un servizio pubblico.
Sono ben convinto di aver fatto una cosa giusta a denunciare l'Assessore D'Ambrosio e il Presidente Ghigo alla Magistratura per questo specifico motivo. Noi possiamo estendere le cose che ha detto il Consigliere Ronzani a proposito dell'ospedale di Biella a tutti gli ospedali. Il Tribunale del diritto del malato ha fatto un censimento e sulla base dei fatti che lo dimostrano, il servizio è peggiorato ed è peggiorato in virtù di una vostra decisione.
Assessore, mi sto domandando se valga la pena chiedere nuovamente le sue dimissioni, perché all'inizio dell'intervento ho detto: "Secondo me l'Assessore D'Ambrosio si rende conto della gravità della situazione come politico e come medico". Mi sto chiedendo fino a quando lei sosterrà la posizione che tiene e quando, viceversa, di fronte a un fallimento che è davanti a tutti e che rappresenta giunge il capolinea della vostra politica, deciderà di andarsene. Voi perderete questa battaglia, ritirerete il piano sanitario e dovrete riconoscere gli errori commessi.
Fino a quando deciderà di rimanere in quella sedia? Non è giusto che lei decida, con uno scatto di orgoglio, di mollare una situazione che forse sta reggendo più di quanto lei pensa? Finché la sorregge, lei ne è pienamente responsabile. Fino a quando lei intende reggere questa situazione? Non è il caso che lei, in prima persona, decida di rompere con questa sua condizione di connivenza con una cattiva gestione della sanità?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Il mio intervento è per ricordare, a me stesso prima che ai Consiglieri, un episodio che mi aveva molto colpito.
Era l'inizio di ottobre e, dopo varie sollecitazioni, interventi richieste, indecisioni, era stata convocata ufficialmente una riunione presso il palazzo della Giunta in piazza Castello, per discutere dell'ospedale di Fossano.
In quell'occasione erano presenti tutti i Consiglieri regionali eletti in provincia di Cuneo, una buona parte dei componenti il Consiglio Comunale di Fossano, esponenti politici della società civile (industriali e persone di spicco della società fossanese), l'Assessore D'Ambrosio e il Presidente Ghigo.
In quella seduta - e lo feci notare subito prendendomi anche l'incarico di renderlo noto ai giornali con dei comunicati, ovviamente non ripresi dagli organi di stampa - il Presidente Ghigo aveva avuto l'onesta' culturale di affermare, in modo molto netto e forte, che lui avrebbe dovuto, parlando al singolare, trovare la forza di chiudere 10/15 ospedali, in base a parametri di economicità e di qualità ma che, però, si impegnava, in quella seduta più che in altri momenti, a discutere con i rappresentanti delle Istituzioni locali per riuscire a trovare una soluzione e che non c'era, comunque, un partito preso ma che si sarebbe potuto discutere.
In tutto questo vi fu un solo risultato: la Giunta (il Presidente Ghigo e l'Assessore D'Ambrosio) ha rinunciato a fare qualsiasi tipo di progetto di politica sanitaria, condivisibile o non condivisibile, imponendo questi parametri ma, di fatto, ha chiesto ai direttori generali di fare loro "il lavoro sporco" e adesso abbiamo (in una zona specifica che più o meno conosco) un piano che non a caso si chiama "programma Fabbricatore" (il programma è del direttore generale, Fabbricatore).
Il commento che porto all'attenzione del Consiglio, soprattutto dei Colleghi di maggioranza (principalmente dopo avere sentito l'intervento del consigliere Costa) e' che c'è sicuramente una sfiducia della classe politica dirigente di questa Maggioranza nella politica, cioè la sfiducia promette, nelle proprie forze, di riuscire a fare delle scelte impopolari per non essere antipopolari e, soprattutto, c'è la rinuncia a dare quegli indirizzi politici e a fare quei piani che poi dovranno essere applicati dai direttori generali.
Si precede al rovescio: si chiede ai direttori generali di individuare quali siano le cose da opere, quali siano gli indirizzi da commisurare con i soldi che non ci sono e si recepisce, in un puzzle complessivo, le indicazioni dei direttori generali.
Per questo motivo rivendico, a questo piccolo gruppo politico (inconsistenze rispetto ai numeri della maggioranza) di avere richiamato questa maggioranza, che si dice essere liberale, ad un progetto liberale di sanità: o si fa questo o non si fa nulla.
Ricordo di avere anche interrotto il Presidente Ghigo in un'altra occasione in cui diceva: "Noi faremo un piano sanitario di Centrodestra" perché non vuole dire nulla, se non il fatto che non si farà nulla cercando di non essere impopolari.
Capisco bene il Consigliere Enrico Costa che oggi prende la parola in modo chiaro e netto, perché le sue difficoltà di andare sul territorio e difendere scelte a cui non ha partecipato e che probabilmente non condivide, perché sono scelte che non sono scelte.
Allora dateci la possibilità di condividere o di suggerire un progetto date la possibilità al Consigliere Costa di tornare in provincia di Cuneo e di dire: "Saranno lacrime e sangue, ma avviamo una prospettiva".
Qui sono lacrime e sangue, ma non ci sono prospettive.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Signor Presidente, non avevo intenzione di intervenire perché dai primi interventi dei colleghi ho colto un modo di procedere un po' come le parallele (sghembe per giunte), ma intervengo più come gesto morale per significare che l'Assessore non è solo, per la ovvia ragione che non ha bisogno di difesa. Per quale ragione? Non perché in assoluto non abbia bisogno, ma perché a fronte di un'interpellanza e a fronte di chiarimenti offerti in modo rigoroso e articolato, il discorso si è sviluppato su un piano di considerazioni di politica generale sanitaria, nulla attenendo all'oggetto in questione.
Si sono sollevate delle questioni di polemica legittima, ma che indubbiamente non pongono questo come il luogo deputato a tanto discorrere.
Gli unici interventi che hanno avuto un aggancio significativo sul punto, sono stati quelli dei Consiglieri Mellano e Palma, che "intingono" il problema che oggi ci occupa.
Anche per l'intervento del Consigliere Costa, che denuncia una mancanza di riforma organica, debbo dire, pur comprendendolo nello spirito, che mi pare che sia inadeguato e per certi versi intempestivo perché oggi non stiamo discutendo di riforma organica o del piano sanitario.
La risposta dell'Assessore D'Ambrosio si articolava muovendo dal precetto normativo, scaturente della legge 16 novembre 2001 n. 405,.
ponendo il problema degli standard di dotazione media: ha evidenziato come fosse obbligo adottare disposizioni di riequilibrio economico, ha evidenziato che il tutto obbedisce ad azioni meramente congiunturali volte ad assicurare l'equilibrio, ha fatto riferimento a come l' iniziativa della deliberazione sia un momento di impulso e non certamente una risposta organica del problema e, quindi, vi sia l'obbligo di adeguarsi al precetto normativo.
A fronte di tutto questo mi sarei aspettato che il criterio seguito l'interpretazione data e l'adeguamento alle norme fossero messi in discussione con un tipo di interpretazione, discutibile ma legittima, di ordine diverso; invece abbiamo sentito riproporre i soliti temi (quello dell'IRPEF applicata, dell'IRPEF da applicare) come se il Piemonte fosse un'isola infelice nel pianeta sanità.
Ricordo per l'ennesima volta - evidentemente se ripetere non giova bisogna insistere - che la Regione Marche, la cui popolazione è di poco superiore alla sola città di Torino, per risanare il debito sanitario, che è pari a quello con cui questo Consiglio regionale si è impegnato per l'addizionale IRPEF dello 0,5%, ha applicato un'addizionale che va dallo 0,9 al 4%...



(Intervento, fuori microfono della Consigliera Manica)



GALASSO Ennio Lucio

Vi fornirò la legge. Questo è quanto è avvenuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Grazie Presidente. Sulla vicenda IRPEF, il riferimento che faceva il collega Galasso era complessivo e non specifico sulla sanità. E' questa la differenza, collega Galasso: l'incidenza non è specifica sulla sanità! Detto questo, mi spiace che abbiate un'effettiva difficoltà a sostenere e difendere questo provvedimento, perché vi rendete conto del danno che esso provoca e quindi, in assenza di argomenti, dovete avvalervi di questa povertà di riferimenti.
Cosa farà l'Assessore D'Ambrosio, che quattro mesi fa è andato nella città di Carmagnola e in una pubblica assemblea ha concordato con il Sindaco e il Consiglio comunale che quell'ospedale non sarebbe stato chiuso? Lo stesso Partito di riferimento dell'Assessore D'Ambrosio Alleanza Nazionale, si è sentito in dovere di scrivere una lettera pubblica, che è stata distribuita attraverso volantini e manifesti, una lettera con la quale si ringraziava l'Assessore D'Ambrosio per il suo impegno straordinario.
In quelle settimane, nell'Assessorato dell'Assessore D'Ambrosio si pensava già a questo provvedimento. Allora: delle due, una! Non potete andare sui territori e dire alla gente di non preoccuparsi, che ci penserete voi, che quell'ospedale non si chiuderà, e poi predisporre dei provvedimenti di questo tipo! Ci spaventa, poi, il fatto che non siete allarmati - e mi rivolgo ai colleghi della maggioranza - ci spaventa la mancanza del senso di difesa delle elementari necessità. Stiamo parlando del diritto assoluto alla salute! Rispetto a quanto diceva il mio compagno e collega Ronzani, non so Assessore - se lei era informato o meno, perché non la penso persona malvagia - anzi, ho tutt'altro giudizio - quindi certamente questo le è sfuggito. Le chiedo, però, di mettersi nei panni delle persone che da mesi sono in attesa per un intervento chirurgico; qualche intervento è più leggero, qualche altro è un po' più serio, qualcuno magari sta aspettando di conoscere l'esito di un esame importante. Sono fatti che nella vita possono capitare, anche nel proprio nucleo familiare; noi magari siamo tutti fortunati in salute, abbiamo un buon stipendio e quindi pensiamo che la vita sia fatta di altre cose, ma gli avvenimenti spiacevoli capitano nella vita! Immagini, Assessore, la gente che aspetta da sei, sette mesi l'intervento chirurgico e riceve una lettera che dice: "Caro cittadino utente, cliente, sei quello che paghi" - ma in questo caso lo dimentichiamo "il tuo intervento chirurgico è saltato e, se nel frattempo avevi bisogno di ricevere una risposta legata alla tua vita, ne riparliamo in un'altra vita! Adesso privatizziamo la sanità, in fondo c'è la delibera...".
Colleghi della maggioranza, il segnale del collega Costa è apprezzabile; non è possibile che non ci sia un senso civico e di difesa! Si possono fare anche delle manovre ed operazioni da centrodestra, ma non in questo modo! In questo modo sono selvagge, perché quello che avete disposto, in assenza di leggi vigenti, è di dire ai direttori: "Signori chiudete e fatelo come volete, ma guardate che se non chiudete perdete il posto, perdete i vostri 20-30 milioni di stipendio!".
E' questo che avete detto! Poiché il tempo è tiranno, concludo in questo modo: Assessore, capisco l'imbarazzo di ritirare un provvedimento, ma occorre considerare anche gli altri malesseri. Lo faccia per il bene della salute dei piemontesi: non ritiri il provvedimento, lo sospenda in attesa di procedere con l'approvazione del Piano sanitario.
Lo sospenda: è una mediazione da buon politico che aiuta lei e soprattutto la salute dei piemontesi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Suino. Comunico all'assemblea che è giunto a questa Presidenza l'ordine del giorno n. 450, presentato dai Consiglieri Manica Saitta, Tomatis, Giordano, Marcenaro, Ronzani, Moriconi, Riggio, Suino Contu, Placido, Tapparo, Chiezzi e Muliere, la cui parte dispositiva richiede alla Giunta regionale di sospendere la DGR n. 11-4878 "Indirizzi per la razionalizzazione delle attività e il recupero di efficienza gestionale", in attesa dell'approvazione del nuovo Piano sanitario.
Non dovrei ammetterlo, ma lo faccio con l'intesa che si passi subito alla votazione, essendo stato ampiamente illustrato nel corso degli interventi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Ho ascoltato, tra gli altri, l'intervento del Consigliere Galasso, il quale sosteneva che non si è parlato nel merito delle affermazioni dell'Assessore D'Ambrosio.
Ritengo, invece, si sia entrati anche nel merito di questa discussione la ricetta che propone l'Assessore D'Ambrosio, oltre ad essere ingiusta non può funzionare, perché si basa su un assunto sbagliato. Affronta infatti, il problema del deficit della gestione sanitaria in Piemonte partendo dall'ultimo livello, cioè dal momento del ricovero ospedaliero.
Ogni posto letto ha un costo giornaliero superiore al milione e si pensa di risolvere il problema del debito diminuendo semplicemente i posti letto.
L'Assessore l'ha confermato nuovamente questa mattina, dicendo che diminuirà il numero dei posti letto e, in maniera proporzionale, il numero degli operatori.
In questo modo, si pensa di risolvere il problema del debito.
L'Assessore, però, sa che non è così, perché le voci di debito della sanità piemontese sono essenzialmente quattro voci e non vengono mai citate. Per cui si pensa di risolvere una situazione grave adottando una soluzione che è solo ingiusta per i cittadini e che, come si è visto anche sui giornali di questa mattina e come è stato ampiamente ricordato, aumenta i disagi delle persone ammalate, aumenta la carenza dei servizi. E' inevitabile, e l'Assessore essendo medico lo sa: se noi diminuiamo il numero dei posti letto, che cosa aumenta? Aumenta la rotazione di questi stessi posti ovvero ci saranno delle dimissioni più veloci, più precoci con conseguente responsabilità del medico che dovrà gestire queste dimissioni veloci rispetto allo stato di salute di chi in quel momento occupa il letto.
La soluzione che viene prospettata ammette implicitamente che si continui a non fare programmazione sanitaria in questa Regione; si invertono semplicemente le azioni che si dovrebbero fare, andando all'ultimo passo di quello che è il percorso della malattia, invece di ripensare a tutto il percorso della malattia, invece di ripensare a quello che si deve fare a partire dall'assistenza del medico di base al distretto per poi arrivare in fine, in ultimo, all'ospedale, e non agire solo e soltanto sull'ospedale.
Rimane inoltre assolutamente non condivisibile l'idea di spostare tutta la responsabilità sui Direttori delle ASL. Viene deciso che la programmazione regionale si effettua semplicemente obbligando i Direttori delle ASL a prendere delle decisioni che vanno contro gli interessi della difesa della salute dei cittadini. La soluzione migliore che scaturisce da questa discussione, a mio parere (insieme alle altre soluzioni prospettate), è quella del ritiro della delibera che la Giunta ha presentato; ritiro della delibera come noi chiediamo, in attesa che venga emanato un nuovo Piano Sanitario Regionale.
Non credo questa maggioranza raccoglierà gli inviti, perché constatiamo ogni giorno che l'idea che c'è alla base è quella di una gestione della sanità che si indirizza verso la privatizzazione e quindi verso una diminuzione del servizio pubblico.
Inoltre, la maggioranza ragiona con i numeri; pur avendo il consenso di meno della metà dei cittadini piemontesi, vuole imporre una soluzione ingiusta a tutti.
Io credo che le ingiustizie, anche se non sono subito e immediatamente visibili, alla lunga vengono giustamente valutate. Quindi invito la maggioranza a non insistere in un atteggiamento gravemente antidemocratico e la invito caldamente a ritirare la delibera, in attesa di un nuovo Piano Sanitario Regionale, pensando a tutti i cittadini piemontesi e non solo ai suoi elettori.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che: con la Delibera della Giunta regionale n. 11- 4878 ( D.L. 18 settembre 2001 n. 347 convertito con legge n. 405/2001 recante "Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria") Indirizzi per la razionalizzazione delle attività ed il recupero di efficienza gestionale, si è dato corso ad una riparametrazione della attività di degenza tale riparametrazione è pesantemente al ribasso è si è quindi di fronte ad un intervento di ristrutturazione dell'intero sistema ospedaliero piemontese tale delibera è stata varata in contrasto nel merito con quanto previsto dalla legge del Piano regionale Sanitario vigente (L.R. 61/1997) e nel metodo con la Legge del 2001 di istituzione della Conferenza Permanente per la Programmazione Socio-sanitaria la ricaduta di tale D.G.R. significherà l'annullamento di 1400 posti letto e di almeno quattordici ospedali dal punto di vista occupazionale la ricaduta sarà gravissima tutto questo avviene senza che sia stata costruita una alternativa di offerta sul territorio con Poliambulatori strutturati (day service- day surgery-day hospital, ecc....) tutto ciò provocherà nuovo disavanzo ed un ulteriore allungamento dei tempi e delle liste d'attesa tale provvedimento non produrrà salute ma danneggerà i piemontesi e la sanità pubblica di fatto tale provvedimento renderà vuoto il nuovo Piano Sanitario ed annullerà i rapporti con le amministrazioni locali e le parti sociali richiede alla Giunta regionale di sospendere la Delibera della Giunta regionale n. 11- 4878 ( D.L. 18 settembre 2001 n. 347 convertito con legge n. 405/2001 recante "Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria") Indirizzi per la razionalizzazione delle attività ed il recupero di efficienza gestionale, in attesa dell'approvazione del nuovo Piano Sanitario".
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno votato SI' 16 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri Il Consiglio non approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Presentazione ordini del giorno n. 380: "Crisi di molte industrie del settore indotto auto e prospettive preoccupanti per FIAT Auto" n. 360: "Cassa integrazione alla FIAT" n. 361: "Conferenza sull'occupazione in Piemonte" e n. 439: "Chiusura dello stabilimento Ficomirrors di Venaria" e presentazione interrogazioni ed interpellanze collegate (seguito e rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 3) all'o.d.g. che prevede l'esame congiunto degli ordini del giorno n. 380 del Consigliere Tapparo, 360 del Consigliere Chiezzi, 361 dai Consiglieri Papandrea, Contu e Moriconi e n.
439 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerenti alla crisi occupazionale nel settore Auto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Chiedo di poter acquisire il verbale di questa votazione, perch porteremo a conoscenza nei territori come hanno votato i singoli Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

E' pubblico, però. Faccio una precisazione: qualunque Consigliere pu chiedere il verbale e farne l'uso che crede.



(Commenti in aula)


Argomento: Varie

Saluto agli alunni e insegnanti dell'Istituto Scolastico "Denina" di Saluzzo.


PRESIDENTE

Rivolgo un cordiale saluto agli alunni e agli insegnanti dell'Istituto Scolastico Denina di Saluzzo, a cui auguro una buona mattinata.
Buona permanenza e buona visita a Palazzo Lascaris.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Presentazione ordini del giorno n. 380: "Crisi di molte industrie del settore indotto auto e prospettive preoccupanti per FIAT Auto", n. 360: "Cassa integrazione alla FIAT", n. 361: "Conferenza sull'occupazione in Piemonte" e n. 439: "Chiusura dello stabilimento Ficomirrors di Venaria" e presentazione interrogazioni ed interpellanze collegate (seguito e rinvio)


PRESIDENTE

Diamo dunque inizio al dibattito. Ricordo che su questo argomento vi è una serie di interrogazioni collegate,per cui propongo di far fare la relazione all'Assessore Pichetto sulle interrogazioni collegate, per poi dare la parola ai colleghi che hanno presentato gli ordini del giorno per la relativa illustrazione.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore all'industria e al lavoro

Chiedo al Presidente come procedere, perché le interrogazioni collegate, stante l'elenco in mie mani, sono 23, oltre agli ordini del giorno.
Come d'impegno assunto mesi or sono da parte della Giunta regionale era stata richiesta da parte di molti colleghi, una valutazione globale sulla situazione del sistema economico-produttivo della FIAT e dell'indotto, quindi dell'area dell'automobile.
In data 10 dicembre scorso, il Gruppo FIAT ha annunciato decisioni di rilevanza strategica, in particolare per l'evoluzione del settore autoveicoli. L'articolazione delle misure annunciate e il ribadito impegno degli azionisti di controllo nell'operazione di ricapitalizzatone, portano a valutare con estrema attenzione un piano che mira a rafforzare la tenuta complessiva dell'azienda rispetto alle previsioni negative del mercato auto nel 2002.
In questi ultimi mesi l'intero settore autoveicoli è stato interessato da vertenze aziendali, procedure di mobilità e ricorso ad altri ammortizzatori sociali che, per una valutazione più compiuta, è bene ricondurre al contesto complessivo dell'economia e del sistema produttivo piemontese.
L'Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro ha recentemente provveduto all'elaborazione del dati Istat relativi al 2001, che consentono di operare un primo bilancio sull'andamento del mercato del lavoro in Piemonte nel contesto nazionale.
Il quadro nazionale appare ancora sostanzialmente positivo, con la creazione di 248.000 nuovi posti di lavoro, come conseguenza dell'espansione delle attività terziarie. La media annua si presenta positiva per il Piemonte: nel 2001 si registra un aumento di 16.000 addetti. La flessione in agricoltura (-2.000 addetti) e nell'industria ( 6.000 posti di lavoro) è ampiamente compensata dalla crescita dei servizi (+24.000 unità). Anche se inferiore ai risultati occupazionali del biennio precedente tale risultato è tuttavia da considerare confortante, vista la fase congiunturale non certo brillante.
La disoccupazione registra in Piemonte un'accentuata flessione (-27.000 unità, -22,5%), intensificando il ritmo di decremento degli anni precedenti, quando l'entità del calo non superava le 20.000 unità.
La diminuzione interessa principalmente la disoccupazione femminile ( 21.000 disoccupate) e si distribuisce con una relativa uniformità sulle altre variabili (condizione, età, titolo di studio).
Per conseguenza, il tasso di disoccupazione scende in Piemonte al 4,9 sfondando per la prima volta negli ultimi vent'anni la soglia del 5%, quasi un punto percentuale e mezzo in meno rispetto al 2000, ma è il dato femminile a segnare una caduta senza precedenti, dal 9,7 al 7,1%, mentre quello maschile, che si collocava già su livelli frizionali e ha, in effetti, poco margine di discesa, si riduce di mezzo punto percentuale attestandosi al 3,3%.
In Piemonte, nel settore auto e indotto, nel corso del 2001 e nelle prime settimane di questo nuovo anno si sono concluse 37 procedure di mobilità che hanno interessato 3.650 lavoratori di cui circa il 90% (3.202 lavoratori) operanti in aziende localizzate nella provincia di Torino mentre le altre province piemontesi presentano, sotto questo aspetto, dati più contenuti.
Infatti, le procedure di mobilità hanno interessato: 285 lavoratori nella provincia di Vercelli 88 lavoratori nella provincia di Cuneo 53 lavoratori nella provincia di Asti 22 lavoratori nella provincia di Novara.
I dati della provincia di Torino evidenziano un particolare peso del settore automobilistico e del suo indotto; infatti, il 72% (2.310 lavoratori) dei lavoratori interessati dai provvedimenti di mobilità operava in aziende di questo settore.
Per quanto concerne la situazione delle richieste di intervento della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, le Aziende "automotive" che nel corso dello scorso anno hanno beneficiato di questo ammortizzatore sociale che ha interessato complessivamente 1.195 lavoratori, sono tutte localizzate nella provincia di Torino.
Nell'analisi delle recenti vicende del Gruppo Fiat occorre partire da un dato di lungo periodo che ne ha condizionato le strategie nella seconda metà degli anni '90, ovvero la ridotta redditività dell'attività industriale nei settori autoveicolistici a causa, soprattutto, dell'eccesso di capacità produttiva installata, in particolare in Europa (circa 3 milioni di vetture), rispetto alla domanda: a livello mondiale, l'eccesso di capacità produttiva si attestava, nel 2000, intorno al 30%.
La Fiat individuò allora la necessità di concentrare le risorse finanziarie disponibili sulle attività ritenute qualificanti ed irrinunciabili per l'azienda. Nasce di qui tanto la strategia dell'outsourcing, ovvero di cessione ad imprese esterne d'attività un tempo effettuate all'interno, come lo stampaggio per l'auto, quanto quella di cessione d'intere rami d'attività come le divisioni lubrificanti retrovisori e sistemi termici della Marelli.
Altro effetto di questa strategia è un'ulteriore spinta verso l'internazionalizzazione attraverso le acquisizioni negli Stati Uniti di Case (macchine per l'agricoltura e per l'edilizia), da parte di New Holland, e di Pico e Renault Automation da parte di Comau, volte a rafforzare la presenza internazionale e la competitività in questi due settori.
Di conseguenza, nel 2000 i dipendenti presenti in Italia erano circa il 50% degli addetti totali del gruppo, contro l'80% del 1990.
Infine, un'ulteriore risposta al calo di redditività è stata l'aumento di importanza delle attività di servizio che ancora nel 2000 pesavano solo per il 16% del fatturato del Gruppo. Innanzitutto è stata costituito un nuovo settore, Business Solutions, rappresentato dal raggruppamento di tutte le società Fiat che si occupano di servizi, con l'obiettivo di creare una massa critica per ridurre i costi, aumentare la qualità dei servizi offerti e offrire tali servizi sul mercato. Il contributo del settore dei servizi al fatturato del Gruppo Fiat si prevede che raggiungerà il 40% nel 2003, metà del quale sarà ottenuto con imprese esterne al Gruppo Fiat.
A ciò ha fatto seguito l'ingresso nei servizi di pubblica utilità quali l'energia, con la costituzione di Italenergia e la conseguente acquisizione di Montedison, il rafforzamento della presenza del Gruppo Fiat nel settore assicurativo.
La Fiat si è quindi diretta verso una strategia di diversificazione sui servizi che corrisponde alla necessità di innalzare la redditività di Fiat Gruppo investendo in attività che hanno carattere anticiclico, elevati tassi di crescita, e richiedono un ridotto fabbisogno di capitale investito.
In questo senso, se la strategia raggiungerà gli obiettivi prefissati la Fiat sarà sempre meno una impresa manifatturiera concentrata sui tradizionali settori di attività legati all'automotive.
Prima di affrontare i problemi connessi al piano di ristrutturazione di Fiat Auto può essere utile richiamare alcuni elementi di più lungo periodo.
Innanzitutto la progressiva internazionalizzazione di Fiat Auto.
Il peso degli stabilimenti italiani della Fiat Auto sulla produzione complessiva è andato diminuendo da quasi il 90% del 1986 al 64% del 1999, a favore, essenzialmente, sia del Brasile che della Polonia.
L'internazionalizzazione non è però solo frutto di una crescita della produzione di autoveicoli Fiat in altri Paesi ma anche della diminuzione dei volumi realizzati in Italia: se tra il 1988 ed il 1990 nel nostro paese Fiat Auto aveva prodotto circa 2 milioni di auto l'anno, i volumi scendono a poco più 1.100.000 nel 1993 per poi stabilizzarsi negli anni successivi intorno a 1.500.000 vetture. Si è avuto quindi un calo consistente del peso dell'Italia nell'ambito dei produttori europei di autoveicoli, senza che questo possa essere associato ad effetti di sostituzione da parte di Brasile e Polonia, in quanto le produzioni di questi paesi (Palio e Cinquecento-Seicento) non hanno rappresentato delocalizzazioni di impianti dall'Italia.
Di fronte ad un mercato italiano che, tranne negli anni di crisi tra il 1993 ed il 1996, ha continuato a viaggiare su volumi intorno a 2.400.000 unità di vetture l'anno ne è conseguito anche un calo nella capacità di copertura del mercato da parte della produzione nazionale: se nel 1990 la produzione Fiat corrispondeva all'80% delle immatricolazioni, nel 2000 la quota è scesa a meno del 60%.
Nel contempo è diminuita anche la quota di produzione di Fiat Auto in Piemonte sulla produzione totale Fiat Auto in Italia: da quasi il 63% del 1990 al 33,40% del 2000, a seguito soprattutto del nuovo impianto di Melfi a partire dal 1993.
In sintesi, Fiat Auto è diventata sempre meno "italiana" nel corso dell'ultimo decennio e ciò ha trovato riscontro nella distribuzione degli addetti: nel 2000 il 66% si trovava in Italia contro l'86% del 1991. A livello nazionale, si è poi avuto un consistente mutamento nella composizione territoriale degli addetti Fiat Auto: da una quota del 70% nel 1990 si è passati al 51% del 1998 in Piemonte. Quindi, il Piemonte ha la metà degli addetti italiani rispetto a oltre i due terzi di dieci anni or sono. La Fiat Auto è quindi diventata anche sempre meno "piemontese" sia in termini di addetti che di produzione.
Secondo i dati Istat di contabilità regionale, l'aggregato che comprende i settori della fabbricazione di Macchine ed apparecchi meccanici, di Macchine ed apparecchiature elettriche e di Mezzi di trasporto rappresenta circa il 10% dell'economia regionale, con un peso in calo dal 1995 al 1999 per tutti e tre i comparti considerati. Poiché il peso del settore dei mezzi di trasporto è valutabile a circa il 42 dell'aggregato sopra citato, facendo le debite proporzioni si pu ragionevolmente stimare che il settore dei Mezzi di trasporto abbia un'incidenza del 4% sull'economia regionale, con il comparto degli Autoveicoli che incide sul sistema produttivo piemontese per circa il 3,6 .
La filiera autoveicolistica comprende peraltro altre attività ulteriori rispetto a quelle comprese nella categoria censuaria "Mezzi di trasporto".
Con riferimento ai dati censuari del 1996, si può tentare di procedere ad una stima della occupazione della Filiera auto estesa a comprendere oltre che le citate attività per così dire di Core business (Autoveicoli Carrozzerie e Parti ed accessori), quelle Funzionali (Cuscinetti Accumulatori e apparecchiature elettriche, Pneumatici) per le quali il mercato autoveicolistico presumibilmente costituisce in Piemonte la quota principale della domanda, e quelle Connesse per le quali la domanda autoveicolistica, pur non essendo complessivamente maggioritaria rappresenta comunque uno sbocco significativo.
Applicando tale metodologia, la Filiera auto in senso ampio assommerebbe circa 144 mila addetti, pari a circa il 27% dell'occupazione manifatturiera; ricordando che l'industria manifatturiera rappresenta circa il 30% dell'occupazione regionale, il peso in termini occupazionali della filiera dell'autoveicolo intesa in senso ampio, incide per non più dell'8 sul totale dell'occupazione regionale.
Questo è fondamentale per inquadrare la dimensione.
Occorre ricordare come la filiera auto presenti una forte concentrazione territoriale, con un addensamento decisamente marcato nel comune di Torino (con il 31,5% degli addetti regionali) e negli altri comuni nel Sistema Locale del Lavoro di Torino (con il 28,1% degli addetti regionali: nell'insieme il Sistema Locale del Lavoro di Torino assommava poco meno del 60% dell'occupazione regionale della filiera auto).
A fronte di una situazione di crisi come quella sopra evidenziata, il Gruppo FIAT, ha già tentato di reagire con una serie di iniziative: la Fiat Stilo, lanciata nei principali mercati europei a partire da ottobre, che sembra rivelarsi un significativo successo: a poco più di due mesi dall'avvio della commercializzazione, sono a fine anno 2001 ben 80.000 gli ordini dei concessionari europei l'ulteriore valorizzazione della politica dei marchi di Fiat Auto ha già inciso in modo rilevante sul marchio Fiat e, in ancor maggior misura, sul marchio Alfa Romeo in Brasile, la Fiasa si è stabilmente collocata negli ultimi mesi al primo posto per le vendite è stata accelerata la riduzione degli stock esistenti presso i concessionari rispetto ai livelli di fine 2000 Toro Assicurazioni, che è un assetto strategico del Gruppo, ha ulteriormente migliorato la propria performance, con un risultato operativo positivo.
Sotto il profilo strutturale, il Gruppo FIAT ha deciso di realizzare un impegnativo piano di ristrutturazione e riorganizzazione industriale accompagnandolo con importanti operazioni finanziarie di carattere straordinario.
Tali iniziative comprendono: un ampio piano di ristrutturazione industriale, con costi straordinari accantonati per circa 800 milioni di euro nell'esercizio 2001 e con conseguente impatto negativo sui conti dell'anno la riorganizzazione di Fiat Auto in quattro Unità di Business (Fiat/Lancia, Alfa Romeo, Sviluppi Internazionali, Servizi) ciascuna trasformata in una vera e propria azienda responsabile dei propri risultati economici e finanziari e dotata al proprio interno delle strutture di sviluppo prodotto, produzione, marketing e commerciale. Obiettivo della nuova struttura è la maggiore valorizzazione dei marchi la ridefinizione di un programma di dismissioni per 2 miliardi di euro nel 2002 e di un ulteriore miliardo nel 2003; dismissione che riguarda molte imprese situate nell'ambito piemontese e nella provincia di Torino il lancio di un prestito obbligazionario a medio termine per oltre 2 miliardi di dollari convertibile in azioni General Motors. Obiettivi principali: diversificare le fonti di finanziamento e ridurre il peso degli oneri finanziari nei prossimi anni un aumento di capitale ordinario per circa 1 miliardo di euro offerto in opzione a tutte le categorie di azioni, con contestuale emissione di warrant per la sottoscrizione di azioni ordinarie.
In particolare, nel periodo 2002-2004, il Gruppo intende realizzare un piano che prevede razionalizzazioni degli impianti, ristrutturazioni e chiusure in 18 stabilimenti. Di questi, 2 hanno sede in Piemonte e riguardano, peraltro, scelte già annunciate: il trasferimento di tutta la produzione di autoveicoli da Rivalta a Mirafiori, e lo spostamento di Fiat Avio a Rivalta, anche in relazione all'utilizzo del sito del Lingotto per le Olimpiadi 2006.
Vorrei ricordare che l'accordo prevede che non vi sia sfrido di personale e che venga mantenuto il livello occupazionale (accordo anche con le parti sociali).
Questa azione - che dovrebbe essere condotta in modo da contenerne al massimo l'impatto sociale - comporterà una riduzione degli organici di circa 6.000 persone al di fuori dell'Italia. Per il contenimento degli organici italiani Fiat sta utilizzando tutti gli strumenti di flessibilità disponibili, dalla cassa integrazione al minor ricorso al lavoro temporaneo e interinale.
L'obiettivo è quello di raggiungere nel 2003 il 90% di utilizzo della capacità installata.
E' indubbio che la situazione Fiat deve essere seguita con la massima attenzione, stante la rilevanza che essa assume nell'economia e nella storia dell'economia piemontese. Ciò premesso, non si deve però perdere di vista il contesto socio-economico in cui la situazione della Fiat, in particolare, e del settore auto, in generale si viene a collocare. In tale prospettiva, vi sono buone ragioni che inducono ad evitare inutili allarmismi e a guardare con ragionevole ottimismo al futuro dell'economia piemontese e dei livelli occupazionali della regione, cercando di mantenere il trend di questi ultimi anni.
Il tessuto economico-produttivo piemontese ha mostrato negli ultimi anni segni di notevole dinamicità (aumento dell'occupazione, aumento dell'export, dinamica imprenditoriale, tendenza all'internazionalizzazione) e dovrebbe quindi permettere di mitigare gli effetti negativi delle criticità del settore autoveicolistico.
La struttura economico-produttiva del Piemonte è ormai fortemente orientata verso la terziarizzazione: i settori tradizionalmente forti (il manifatturiero e, al suo interno, il settore degli autoveicoli) sono affiancati ormai da settori nuovi che hanno assunto un peso altrettanto rilevante nell'economia piemontese (ricordo i 18 mila nuovi assunti nel commercio del 2001 e 100 mila negli ultimi due anni e mezzo che sono stati impiegati, nonostante un decremento, nel settore manifatturiero).
Nel settore dell'indotto auto vi sono certamente situazioni di crisi di una certa dimensione ma non sono così numerose da giustificare un atteggiamento di pessimismo sul futuro dell'automotive piemontese che invece, dispone di un livello tecnologico e di una capacità produttiva di prim'ordine ed ha da tempo diversificato il portafoglio clienti.
Occorre poi tener conto della capacità della Fiat di affrontare con tempestività e decisione la sfavorevole congiuntura che ha investito, a livello mondiale, il settore dell'auto: da una lato, il rafforzamento dell'azienda torinese in nuove attività quali l'energia, le assicurazioni i servizi alle imprese (business solution) indicano la capacità dell'azienda di sapersi diversificare entrando, non certo da comprimaria in nuove attività più redditizie; dall'altro, il suo attrezzarsi con la ricapitalizzazione ed una contestuale riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture produttive, mostrano evidente l'intenzione del Gruppo di voler essere, comunque, ancora protagonista nel comparto dell'auto.
Considerazioni particolari merita il sistema dell'indotto dell'autoveicolo.
Nel corso degli ultimi tre decenni si è verificato un progressivo cambiamento nella natura e nella struttura di quell'insieme di imprese che appartiene alla filiera autoveicolistica e che è localizzato in Piemonte: negli anni '60 e '70, si parlava di "indotto auto", o meglio ancora di "indotto Fiat", ad indicare una situazione in cui le imprese della fornitura si trovavano a dipendere dalla Fiat. Si trattava tanto di una dipendenza di mercato, essendo Fiat il principale, se non esclusivo mercato di sbocco, quanto di una dipendenza tecnologica, essendo la progettazione in buona misura concentrata in Fiat.
Successivamente, negli anni '80 e all'inizio degli anni '90 si è iniziato a parlare di "sistema", intendendo con ciò il fatto che le performance del produttore finale dipendessero fortemente dal comportamento di tutte le imprese appartenenti alla filiera e che, in particolare, si dovesse passare da un rapporto di dominio/subordinazione ad uno di collaborazione tra casa auto e fornitori.
Negli ultimi due anni, la filiera è ulteriormente cambiata in quanto da Fiat produttore verticalmente integrato si è passati all'outsourcing non solo di fasi produttive ma anche di quelle terziarie, tra cui quella cruciale, della progettazione. Ciò ha condotto all'aumento, o alla creazione, di capacità progettativa da parte di imprese fornitrici, in questo modo innalzandone tanto il livello qualitativo quanto la capacità di aumentare il valore aggiunto.
Tale processo si è poi associato a quello della selezione numerica e qualitativa dei fornitori legata anche al passaggio alla fornitura di sistemi e moduli piuttosto che di semplici particolari: ne è derivata anche una crescita di tutto il sistema della subfornitura di secondo e terzo livello. Si è trattato quindi di un processo di selezione/rafforzamento delle imprese della componentistica che ha permesso e stimolato le stesse verso una condizione di ridotta dipendenza da Fiat e di aumento dell'export, quindi di un mercato proprio internazionale.
Il rafforzamento delle imprese di componentistica trova conferma nella riduzione della dipendenza da Fiat, ovvero attraverso uno sviluppo degli sbocchi di mercato alternativi, sia nel senso di concorrenti (in particolare esteri), sia di altri settori dell'autoveicolo (ad esempio veicoli industriali), sia di settori diversificati. Ciò significa che le imprese sopravvissute, anche quelle di media dimensione, possiedono ormai buone capacità competitive a livello internazionale.
In questo contesto, la riorganizzazione di Fiat Auto si può presumere non abbia effetti drammatici sulla filiera (è giusto usare il condizionale): alcuni casi di crisi di imprese della componentistica sono precedenti o alle decisioni FIAT od agli stessi eventi dell'11 settembre.
Inoltre, buona parte dei fornitori di primo livello della Fiat sono imprese multinazionali le cui logiche strategiche hanno una ridotta valenza locale.
Diverso è il caso dei fornitori di secondo e terzo livello strettamente legati al territorio regionale: si tratta di una tipologia di imprese sottoposta da pochi anni ad un processo di razionalizzazione che nasce da alcuni dati di fatto: l'aumentato numero e l'aumentata importanza delle parti fornite dai secondi fornitori e la loro rilevanza nell'impatto sulla qualità dei prodotti forniti dai primi fornitori ai clienti finali la necessità per i fornitori di primo livello di ribaltare su quelli di secondo le richieste di riduzione prezzi provenienti dal cliente finale la richiesta ai fornitori di secondo livello di venire maggiormente coinvolti nelle attività di progettazione, sviluppo e ingegnerizzazione dei particolari realizzati.
Poiché si tratta di imprese fortemente legate alle competenze tecnico produttive dell'imprenditore, soggetto a cui viene invece richiesto di assumere una veste più manageriale ...



PRESIDENTE

Scusi, Assessore Picchetto, per programmare i lavori del Consiglio. E' ancora tanto lunga la relazione? Al termine della lettura della relazione la distribuiremo e tratteremo il punto alla riapertura...



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

già stata distribuita.



PICHETTO Gilberto, Assessore all'industria e al lavoro

Preciso che la volta scorsa abbiamo distribuito le basi della relazione. Si trattava di una relazione un po' più sintetica. Questi sono gli elementi dai quali è stata redatta la relazione. Ho ritenuto di distribuire le basi e la fonte.



PRESIDENTE

Giusto per informare i colleghi, adesso le farò terminare la lettura della relazione, ma il punto lo tratteremo nel pomeriggio.
Prima della pausa prevista per le ore 13.30, però, potremmo rapidamente approvare l'ordine del giorno n. 442, di cui al punto 4) all'o.d.g., inerente a "Siccità:preoccupante situazione nel novarese e nel Vco", e l'ordine del giorno n. 448, di cui al punto 5) all'o.d.g., inerente a "Riconoscimento continuità territoriale Piemonte-Sardegna ed oneri di servizio pubblico sulle rotte aeree Torino-Cagliari, Torino-Alghero, Torino Olbia e viceversa", sui quali la Giunta ha espresso parere favorevole.
Prosegua la sua relazione, Assessore Pichetto.



PICHETTO Gilberto, Assessore all'industria e al lavoro

Eravamo rimasti ai fornitori di secondo e terzo livello. Stavamo dicendo che poiché si tratta di imprese fortemente legate alle competenze dell'imprenditore, soggetto a cui viene invece richiesto di assumere una veste più manageriale, in modo da intervenire sugli assetti organizzativi della propria struttura d'impresa, è questo un ambito in cui è ipotizzabile un intervento mirato dell'istituzione, in questo caso della Regione utilizzando anche strumenti esistenti, per sostenere tale trasformazione.
Il problema Fiat, e dell'auto più in generale, non può certo trovare soluzione con interventi a scala regionale e neppure a scala nazionale: inutilmente e pericolosamente illusorio pensare che questioni così complesse e di portata mondiale possano essere affrontate e risolte in ambiti locali. Ciò premesso, la Regione non intende affatto sottrarsi agli impegni che le derivano dall'essere un'istituzione di governo locale che deve farsi carico, nei limiti degli strumenti che può obbiettivamente mettere in campo, di sostenere lo sviluppo dell'economia piemontese.
Intanto, occorre responsabilizzare il Governo nazionale affinché faccia anch'esso la sua parte per far fronte all'evoluzione che coinvolge, o coinvolgerà verosimilmente, non solo il Piemonte ma anche altre aree del territorio nazionale.
La Regione, poi, è pienamente disponibile ad aprire un tavolo di confronto con le parti e le altre istituzioni di governo locale (in particolare il Comune e la Provincia di Torino che sono maggiormente interessate), sempre che - si intende - le parti sociali lo ritengano utile ed opportuno: quella potrebbe essere la sede di valutazione di scenario sugli sviluppi futuri dei programmi.
Per attenuare e contrastare gli effetti che sul piano occupazionale nel breve e medio periodo potranno verificarsi, si ricorrerà ad un utilizzo integrato degli ammortizzatori sociali e a interventi formativi di riqualificazione che consentano di reinserire nel tessuto produttivo i lavoratori in esubero.
Vi è un dato da ricordare: ho simulato i dati di disoccupazione con la Direttiva Mercato del Lavoro per verificare quanti, dei disoccupati seguono corsi di formazione della Direttiva Mercato del lavoro. Il risultato è di quasi 70% sui dati di disoccupazione attuale, con una capacità di attrazione del sistema che è notevole.
Ma il problema va affrontato riferendosi al complessivo tessuto economico-produttivo, con interventi non contingenti ma costanti e di ampio respiro.
La compresenza della grande impresa e di un dinamico tessuto di piccole e medie imprese sono una caratteristica dell'apparato industriale piemontese che, pertanto, richiede un'analisi e un'azione politico amministrativa basata sulla differenziazione delle iniziative e dei livelli di intervento.
Se con la grande impresa, le cui scelte strategiche di livello internazionale hanno una evidente e rilevante ricaduta sull'economia regionale, il confronto deve essere diretto al perseguimento di un'adeguata programmazione degli interventi regionali che sappiano cogliere l'evoluzione del sistema produttivo del nostro territorio, per la PMI l'azione di politica industriale della Regione persegue una pluralità di obiettivi, e in particolare: il consolidamento dei punti di forza del sistema produttivo, una razionalizzazione delle localizzazioni, lo sviluppo nella direzione dell'high-tech e degli altri settori avanzati, la ulteriore qualificazione e la diversificazione del sistema produttivo, la crescita dell'occupazione qualificata. Quindi una crescita culturale di sistema, una crescita dal basso.
Agli indirizzi di politica industriale indicati, si accompagna una politica di miglioramento dei servizi nei confronti dell'utenza affrontando con priorità i problemi relativi alla semplificazione delle procedure amministrative e della diffusione dell'informazione (leggasi "Sportelli Unici", "Servizi per l'impiego", e quelli che sono i nodi nevralgici di adattamento di sistema al cambiamento che si sta vivendo).
Gli strumenti d'intervento che consentono di raggiungere gli obiettivi sono riconducibili a due grandi aggregati: gli aiuti diretti alle imprese (ovverosia il meccanismo degli incentivi) gli aiuti indiretti (tramite azioni di sistema, ad esempio: iniziative nella direzione dell'internazionalizzazione attiva e passiva, nella promozione della ricerca applicata) e le infrastrutture (quando parliamo di infrastrutture ci si riferisce non solo in senso stretto di tipo industriale, ma infrastrutture che permettano un incremento di competitività del sistema, di appetibilità di area e quindi di capacità di nuovi insediamenti).
Le risorse disponibili e/o previste sono: DOCUP 2000/2006, circa 1 miliardo di fondi pubblici ripartiti su quattro assi: internazionalizzazione per collegare il sistema Piemonte alla reti internazionali di produzione e servizi Qualificazione e sostegno di sistema, per migliorare e qualificare le risorse e le potenzialità dei settori produttivi e culturali sviluppo e locale e valorizzazione del territorio per lo sviluppo sostenibile e durevole del territorio e delle aree urbane coesione sociale per contribuire alla lotta all'emarginazione sociale, la promozione e diffusione dei servizi alla persona, la creazione di nuova occupazione.
L.R. 56/86 "Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche nel sistema delle imprese minori". Dotazione complessiva per il triennio 2002/2004 pari a euro 41.317.000.
Risorse regionali ad integrazione del Fondo Unico per gli incentivi alle imprese. Dotazione complessiva per il triennio 2002/2004 pari a euro123.950.000.
L.R. 9/80 "Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale". Dotazione complessiva per il triennio 2002/2004 pari a 30.990.000 euro L.R. 24/97 "Interventi per lo sviluppo dei sistemi locali di imprese nei distretti industriali del Piemonte". Dotazione complessiva per il triennio 2002/2004 pari a 23.240.000 euro.
Occorre inoltre rammentare che le politiche industriali della Regione sono destinate ad ampliarsi in relazione alla recente modifica del titolo V della Costituzione, che ha attribuito alle Regioni una potestà legislativa esclusiva in materia di attività produttive, e una competenza concorrente in materia di ricerca scientifica e tecnologica e di sostegno all'innovazione per i settori produttivi.
Nella prospettiva di una crescita e di un rafforzamento dell'intero sistema produttivo e tenuto conto che quello dell'auto è un settore sensibile per il quale vigono particolari limitazioni imposte dall'Unione europea, gli incentivi saranno destinati prevalentemente a sostegno del tessuto delle piccole e medie imprese, con particolare concentrazione nei campi della ricerca e dell'innovazione tecnologica. Per consentire un sostegno adeguato a gruppi di imprese che operino in settori e comparti specifici, specie se ad elevato contenuto tecnologico, nell'ambito di un disegno di legge in corso di predisposizione - destinato a rinnovare la normativa regionale in materia di distretti industriali - è stato individuato un nuovo target di beneficiari delle agevolazioni costituito dai consorzi di filiera, tra i quali ben si possono collocare le piccole e medie imprese della subfornitura.
Parallelamente, l'azione della Regione si concentra sulla qualificazione delle risorse umane, che per il sistema produttivo indirizzato alla qualità rappresentano un elemento competitivo essenziale.
A tale riguardo, è in piena gestione il Programma operativo regionale del Fondo Sociale Europeo, che assegna al Piemonte fondi per circa 1 miliardo di E fino al 2006.
Il POR individua con puntualità due tipologie di intervento contro la disoccupazione, distinguendo tra politiche preventive e politiche curative.
Le prime, che hanno un rilievo assolutamente prioritario, sono quelle che includono le azioni realizzate a favore dei soggetti in cerca di lavoro prima che diventano disoccupati di lunga durata, al fine, appunto, di prevenire l'insorgere di questa condizione.
Le politiche curative, per converso, riguardano gli interventi sui disoccupati di lunga durata: a partire dai sei mesi dall'inizio accertato della disoccupazione per i giovani fino ai 24 anni di età; a partire da un anno per gli adulti al di sopra di tale soglia anagrafica.
Il POR, incentrato sulle politiche preventive, promuove e sostiene le linee di trasformazione che stanno investendo il sistema della formazione professionale: il nuovo apprendistato e la programmazione delle attività connesse in primo luogo all'introduzione dell'obbligo formativo fino ai 18 anni di età la messa in piedi di un sistema di formazione continua ed integrata nella direzione di un elevamento della competitività e della qualità del sistema economico e produttivo il consolidamento del sistema di Formazione Integrata Superiore, con l'attuazione di interventi nel campo dell'Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, da realizzarsi in forma integrata tra imprese locali, agenzie formative e istituti scolastici ed universitari il rafforzamento della qualità del sistema, con l'implementazione delle forme di accreditamento delle strutture.
Concludendo, in un quadro incerto, un modo di reagire è credere ancora nella forza di un tessuto produttivo consolidato e temprato in molti passaggi difficili, nella capacità imprenditoriale, nel valore delle risorse umane e professionali che, per il sistema Piemonte, costituiscono elementi di eccellenza nella sfida della competitività.
E' giusto richiamare le istituzioni e tutti quanti alla massima attenzione, affinché siano poste in atto, per quanto possibile, iniziative atte a prevenire uno sviluppo sfavorevole alla nostra economia.
Ma se questa vigilanza si trasformasse in allarmismo, o peggiore ancora diventasse uno strumento di esasperazione e di contrasti spesso fisiologici, non credo che farebbe un buon servizio per contribuire a creare quel clima di fiducia nel sistema produttivo e nei consumatori, che oggi rappresenta il bene più prezioso da sostenere e rafforzare.
Non mancano, comunque, in un'economia come la nostra, che si è fatta sempre più articolata e complessa, opportunità di compensazione dei fattori negativi che colpiscono una parte degli operatori, che le politiche pubbliche - attive e passive - devono adeguatamente sostenere per limitare i danni delle fasi di stagnazione e porre le basi di una ripresa, che è già all'orizzonte, evitando che questo passaggio indubbiamente difficile determini un indebolimento di segmenti importanti del nostro apparato produttivo, nel loro posizionamento sul mercato globale e nella loro competitività complessiva.



PRESIDENTE

Sottolineo che il dibattito su tale punto si svolgerà nella seduta pomeridiana.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Presentazione ed esame ordine del giorno n. 442 relativo a "Siccità: preoccupante situazione nel Novarese e Vco" (rinvio votazione)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 442 presentato dai Consiglieri Valvo, Botta Marco, Galasso, D'Onofrio, Godio e Caramella.
La parola al Consigliere Valvo per l'illustrazione.



VALVO Cesare

Desideravo illustrare brevemente il contenuto dell'ordine del giorno.
La siccità legata alle temperature estremamente rigide dell'ultimo periodo, di fatto, ha già provocato danni ingenti al settore agricolo di tutto il Piemonte e in particolare alle coltivazioni delle acidofile a pieno campo e alla floricoltura del Novarese e del Verbano-Cusio-Ossola.
Se queste condizioni di temperatura e di umidità non miglioreranno, il danno rischia di propagarsi sulle piante di maggior pregio e su vaste aree di campi madre, impianti di acidofile utilizzati per la produzione delle talee e per l'intero comparto della floricoltura.
Desta inoltre grave preoccupazione la disponibilità futura di acqua ad uso irriguo, con un probabile calo del 30-35% della produzione del foraggio e di danni indiretti derivanti dai costi maggiori che le aziende stanno subendo per il riscaldamento delle serre, lievitati di oltre il 100 rispetto all'anno scorso.
Per queste ragioni, abbiamo presentato l'ordine del giorno, per impegnare il Presidente della Giunta, On. Enzo Ghigo, e l'Assessore all'agricoltura, Cavallera, a chiedere al Governo di adottare misure straordinarie, e precisamente lo stato di calamità, al fine di fornire un contributo concreto all'economia agricola del Novarese e del Verbano-Cusio Ossola, soprattutto per quanto concerne il comparto della floricoltura.
Riteniamo necessario che il Governo provveda all'aggiornamento dei parametri di valutazione dei danni arrecati al settore della stessa floricoltura. Sarebbe opportuno che il costituendo tavolo di concertazione agricolo relativo alla siccità coinvolgesse anche i rappresentati della floricoltura piemontese.
Voglio ricordare all'Assessore che la siccità e il gelo hanno altresì provocato la perdita dal 50 all'80% delle piante in produzione, quindi sostanzialmente, questa primavera, i floricoltori non avranno piante da vendere.
Inoltre, c'è un altro problema che pesa sul settore florivivaistico: come tutti sanno, quest'anno i floricoltori dovranno anche provvedere a restituire i contributi previdenziali che erano stati congelati in relazione all'alluvione dell'anno 2000.
Per queste ragioni, auspico l'approvazione da parte del Consiglio di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Noi voteremo a favore di questo ordine del giorno che chiede l'impegno del Governo nazionale ad adottare misure straordinarie contro lo stato di calamità e a sollecitare il Ministero delle politiche agricole e forestali in questa direzione.
Riteniamo che sia un intervento importante da richiedere, stante la grave situazione di siccità, determinatasi in questo inverno 2001-2002, che vivono particolari aree, certo quelle del Novarese e del Vco, ma anche altre estese aree della nostra regione, penso, ad esempio, alla zona del Cuneese.
Ricordiamo, però (primo firmatario il Consigliere Riba) che abbiamo già sollecitato un importante intervento in questa direzione da parte della Regione Piemonte. In questa sede non si può pensare che su una materia come questa, in cui grandi parti sono trasferite alle Regione e ai Consigli regionali, ci si limiti con un ordine del giorno (che e' paragonabile all'acqua fresca, nel senso che chiediamo al Governo un intervento, che lo richiediamo e lo voteremo) e abdichiamo, invece, a qualsiasi intervento e a qualsiasi pregnanza dell'intervento regionale.
C'è un testo depositato e presentato che articola la situazione della siccità, all'interno della Regione Piemonte, che chiede adeguati interventi da parte della Regione stessa e degli Assessorati competenti.
Contestualmente, chiederei al Presidente se non valuti, piuttosto che un affrettato passaggio al voto di questo ordine del giorno (di cui ho voluto fare anticipatamente la dichiarazione di voto perché non ci fossero sospetti in questa direzione) più opportuno rinviare alla ripresa dei lavori la discussione su questo punto, consentendo anche ai Consiglieri di intervenire e di passare questo testo - insieme al testo che abbiamo già presentato, relativo agli interventi regionali, - ad un'urgente esame della Commissione competente, per arrivare in aula con misure che abbiano consentitemi - un minimo di efficacia, altrimenti rischia semplicemente di rimanere un atto che altrimenti rischia di rimanere, utile, importante, di buona volontà, ma assolutamente propagandistico.



PRESIDENTE

Sul punto, credo che l'approvazione dell'ordine del giorno di oggi, che ha come base il testo presentato dal Vicepresidente Riba, possa dare un impulso al lavoro in Commissione e, quindi, questo potrebbe essere un percorso utile.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Anche il mio Gruppo si ritiene favorevole a questo ordine del giorno e quindi, lo sosterremmo votandolo favorevolmente, essendo anche molto lieti del lavoro svolto dai Consiglieri del gruppo di Alleanza Nazionale, che non ha avuto l'intento, come affermava invece il Presidente Manica, di fare un ordine del giorno ad effetto propagandistico.
Il problema è un problema grave, che chi vive nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola (o ha contatti con quella realtà economica) ben conosce; è un settore in questo momento totalmente piegato con riduzioni non tanto nel giro d'affari, ma addirittura nei volumi di produzione, che sono tra il 70 e l'80%, semplicemente per le condizioni climatiche di questo momento di grande siccità (i floricoltori non riescono a produrre fuori e le piante da fiori, o addirittura vedono morire subito le piante e quindi i loro prodotti).
Sono a conoscenza che sia l'Assessore Cavallera che l'Assessore Racchelli hanno partecipato ad un incontro con i rappresentanti del settore e che, quindi, la Regione si è già prontamente fatta parte dirigente chiedendo al Governo nazionale lo stato di calamità.
Ritengo, però, che per una forma di rispetto e di doverosa attenzione per chi sta vivendo questo terribile problema, questo ordine del giorno debba essere votato subito, perché indubbiamente coerente con un indirizzo preciso del Consiglio regionale: la richiesta che la Regione ha già formulato e, soprattutto, perché dà forza con una condivisione del Consiglio Regionale, quindi dall'assemblea, a una richiesta che il Governo nazionale ha già fatto.
Chiederò poi al collega Vaglio, primo firmatario, se mi darà l'opportunità di apporre anche la mia firma a quest'ordine del giorno.



(Commenti in aula)



CATTANEO Valerio

PRESIDENTE



CATTANEO Valerio

Siamo in dichiarazione di voto e quindi l'Assessore Cavallera non pu intervenire, come da Regolamento.
La parola al Consigliere Tomatis per dichiarazione di voto.



TOMATIS Vincenzo

Voterò a favore di questa proposta dei colleghi di A.N., ma volevo evidenziare un particolare che mi pare importante.
Ieri l'Assessore Cavallera in Commissione ha presentato, molto diligentemente, una relazione sulla siccità in Piemonte, evidenziando come la situazione sia veramente grave in tutto il territorio e che quindi varrebbe, forse, la pena di allargare questa proposta, presentata dai colleghi, generalizzandola, dato che la situazione, dai dati che emergono da questa relazione, è preoccupante sia per quanto concerne la situazione relativa alle piogge, che per quanto concerne la situazione relativa alla neve.
E' una situazione generale, quindi, che forse varrebbe la pena di tenerla in considerazione integrandola.



PRESIDENTE

Faccio solo presente che questo ordine del giorno era già stato iscritto nella scorsa seduta e che in sede della Conferenza dei Capigruppo tutte queste richieste avrebbero potuto trovare un accoglimento, mentre sono tardive in questa sede.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Colgo l'occasione, nel tempo che mi è concesso, di verificare e di sottoporre alla Giunta il meccanismo dei propri interventi: siamo stati 45 minuti a sentire la brillante relazione dell'Assessore, copia della quale ci è stata data per iscritto, quindi bastava diffonderla il giorno prima e oggi fare solo un riassunto di tre minuti, come per tutti gli altri argomenti, senza inchiodare per un'ora un Consiglio regionale.
In riferimento alla dichiarazione di voto, non solo dichiaro il voto favorevole del mio gruppo, ma dichiaro di apporre anch'io la firma su questo ordine del giorno di Alleanza Nazionale, che è anche molto serio e come tale, deve essere seguito dalla Commissione competente, ove tutte le richieste in merito potevano essere affrontate a tempo debito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

In dissenso con la dichiarazione fatta dal Presidente del mio Gruppo.
Poiché la situazione è grave in tutta la regione ed anche ieri in Commissione l'Assessore Cavallera ci ha distribuito una relazione dalla quale si evince che la situazione è pesante e, in alcune situazioni davvero preoccupante, a causa della siccità, ritengo che sarebbe stato più opportuno, comprendendo l'intento dei Consiglieri che hanno redatto questo ordine del giorno, affrontare la questione a livello regionale, come noi avevamo richiesto.
Votare a favore di questo ordine del giorno significa non valutare la gravità della situazione esistente in tutto il territorio piemontese.
Per questo motivo, dichiaro di astenermi dalla votazione sull'ordine del giorno, invitando la Giunta a prendere in considerazione la proposta avanzata dal collega Riba, in merito a questo aspetto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Muliere.
Ha chiesto la parola la Consigliere Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Avanzo una proposta di modifica del testo dell'ordine del giorno, in cui aggiungiamo "assumendo prioritariamente le zone del Novarese, Verbano Cusio-Ossola, ma anche le altre zone del Piemonte interessate".
Chiedo ai firmatari di aggiungere un terzo punto in cui si arrivi, nel modo più celere ed urgente, alla definizione di misure regionali di intervento, partendo dai provvedimenti giacenti presso le Commissioni competenti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno.
La votazione non viene ritenuta valida, non essendo presente il numero legale.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.44)



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