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Dettaglio seduta n.17 del 19/09/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Casoni, Ghigo e Scanderebech.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Vaglio


PRESIDENTE

Comunico altresì che il Presidente della Giunta regionale ha attribuito, con provvedimento del 18 settembre 2000, le funzioni di Vicepresidente della Giunta per la giornata di martedì 19 settembre all'Assessore Roberto Vaglio, che è in aula a rappresentare la Giunta.


Argomento:

Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 27 giugno e 2, 11, 18, 25 e 27 luglio 2000. Verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 31: "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto" - Esame questioni pregiudiziali di legittimità e di merito - Presentazione questione sospensiva


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 31, di cui al punto 5) dell'o.d.g.
Era in corso il dibattito sulle questioni pregiudiziali di legittimità che erano state presentate. Sono già intervenuti, ai sensi dell'art. 63 del Regolamento, i Consiglieri Ghiglia, per il Gruppo di Alleanza Nazionale; il Consigliere Papandrea, per il Gruppo di Rifondazione Comunista; il Consigliere Saitta, per il Gruppo Centro per il Piemonte-Popolari.
Aveva chiesto di parlare, prima dell'interruzione, il Consigliere Marcenaro per il Gruppo DS; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Signor Presidente, desidero porre una questione preliminare, prima di riprendere l'esame di questa deliberazione e naturalmente di svolgere il mio intervento.
Si tratta di una questione preliminare relativa alla richiesta della presenza in aula del Presidente della Giunta regionale.
Pongo questa questione, come sanno i colleghi che hanno partecipato alla discussione in VIII Commissione, non come una questione puramente formale, ma come una questione alla quale conferisco grande importanza per una semplice ragione: perché in una discussione difficile come quella che noi dobbiamo svolgere, se vogliamo che questa discussione avvenga nel segno del confronto, nel segno dell'ascolto, nel segno...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, ma dato che non si riesce a capire nulla di quanto lei sta dicendo, prego i colleghi di accomodarsi perché sta parlando il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Se vogliamo, dicevo, che la politica abbia un ruolo in questa discussione per aiutarci a governarla. Ho detto molte volte, nelle discussioni che abbiamo fatto nei giorni scorsi in Commissione e che ripeto qui, che il ruolo del Presidente della Giunta regionale è un ruolo molto importante. Voglio dire all'Assessore Vaglio che non c'è nulla, in questo che riguardi la sua persona, della quale anzi io riconosco e do atto pubblicamente in questa seduta del ruolo positivo che ha svolto nei giorni scorsi per cercare di aiutare questa istituzione a trovare delle soluzioni coerenti. Ripeto, non c'è nulla di tutto questo, c'è semplicemente il fatto che trovo difficile svolgere una discussione che non sia predeterminata che non sia una discussione disimpegnata, senza che l'autorità che ha il maggior grado di responsabilità, quella che è investita direttamente dal voto popolare di questa responsabilità, partecipi a questa discussione per condurla, per governarla politicamente, per aiutare a trovare le strade di una soluzione, di uno sbocco, come io credo che sia possibile.
Fermo qui il mio intervento. Peraltro, come sapete, ieri il Presidente della Giunta regionale del Piemonte è stato protagonista di una giornata di una qualche importanza, nella consultazione che ha svolto, nel suo ruolo di Presidente della Conferenza nazionale, con l'insieme dei Gruppi parlamentari, e sarebbe in grado di offrire a questa discussione un quadro che può significativamente aiutarla. Per questo chiedo che sia sollecitata e richiesta - la pongo quindi come questione preliminare, a questa discussione, non per ragioni formali, ma per ragioni effettive di conduzione politica della discussione - la presenza del Presidente della Giunta regionale piemontese.
Pregherei su questo punto di arrivare ad una determinazione dell'aula.



PRESIDENTE

D'accordo, Consigliere Marcenaro. Lei ha chiesto una sospensiva dei lavori fino all'intervento del Presidente della Giunta, evidentemente perché ha fatto una richiesta formale.
Ci sono altri interventi, contrari, sulla questione sospensiva?



SAITTA Antonino

Si può parlare a favore?



PRESIDENTE

No, solo contro.
Non essendovi richieste di intervento contrario, pongo in votazione la questione sospensiva posta dal Consigliere Marcenaro.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

D'accordo.
Si proceda dunque alla votazione per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 49 hanno risposto SI' 20 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La questione sospensiva è respinta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Referendum abrogativo e consultivo

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 31: "Referendum consultivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto" - Esame questioni pregiudiziali di legittimità e di merito (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo pertanto con il dibattito sulle questioni pregiudiziali di legittimità.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Tra le questioni pregiudiziali che sono state sollevate dai banchi dell'opposizione sono emersi, come avete visto, diversi profili di legittimità del testo che è sottoposto alla discussione e all'approvazione del Consiglio regionale.
E' stata posta dal Consigliere Palma una questione di legittimità costituzionale; è stata richiamata l'esistenza di una sentenza della Corte Costituzionale che, a proposito di un caso analogo - per via analogica direbbe probabilmente la Giunta nei suoi provvedimenti - esprime il parere che non possa darsi una procedura di sostanziale aggiramento dell'art. 138 della Costituzione, attraverso il quale è prevista dalla Costituzione stessa la modifica delle sue norme.
E' stata inoltre posta una questione che riguarda il fatto che siamo in presenza dell'adozione di un procedimento legislativo sulla questione del referendum in difetto delle condizioni di leggi applicative che dovrebbero consentire l'adozione di una tale decisione. Voi sapete che né la legge n.
4 del 1973 né la successiva legge n. 55 del 1990, che amplia la legge n. 4 del 1973, normano in alcun modo il referendum consultivo, o meglio il Titolo V, se non sbaglio, della legge del 1990. Il referendum consultivo è preso in considerazione solo per quella modalità specifica - così recita il titolo dell'articolato - che riguarda i referendum locali per la modifica dei confini comunali, dei confini circoscrizionali e quindi in nessun modo per temi del genere.
Siamo quindi in totale assenza di una legislazione di riferimento che consenta appunto un'adozione legittima di questo provvedimento.
Voi sapete che, con la legge n. 55 del 1990, venne istituita una Commissione, formata da personalità e da giuristi, sul meccanismo di formazione, un meccanismo abbastanza chiaro per comprendere il senso di quella decisione. E' una Commissione formata da giuristi, da professori universitari, sorteggiata o decisa in una sede che si configuri come sede imparziale. La legge recita che tutti gli organi coinvolti nel procedimento legislativo a proposito del referendum devono ascoltare il parere della Commissione.
Francamente, se questo non è un organo coinvolto nel procedimento legislativo del referendum, visto che è in questa sede che si chiede di stabilire non solo la decisione del referendum, ma il quesito, e se non è proprio sulla questione del quesito e della sua legittimità che una Commissione di questa natura debba esprimersi, evidentemente non si capisce perché il legislatore abbia istituito un organo così istituzionalmente rilevante e sostanzialmente significativo.
Di tutti questi passaggi, di tutte queste questioni che riguardano gli aspetti di legittimità non solo la Giunta, nell'emanare il provvedimento non si è curata, ma neppure si premura di offrire una qualche risposta.
Trovo singolare il fatto che non si dica al Consiglio regionale che esiste una sentenza della Corte Costituzionale su un procedimento analogo che già in qualche modo si pronuncia su questo caso, che non ci siano argomentazioni per dire perché, pur in presenza di quella decisione, si va lo stesso su questa strada, quali sono gli elementi di novità che vengono portati.
Nessuna argomentazione viene addotta sulle altre questioni. Questo per una semplice ragione, perché su questo come su altri casi del profilo di legittimità, per la Giunta e - mi pare - per la maggioranza che la sostiene, non vi sono problemi, come non ha costituito un problema la questione delle incompatibilità per Assessori e Consiglieri regionali, per la quale avete presentato una proposta nettamente anticostituzionale. Non costituisce un problema, come non lo costituisce - lo discuteremo dopo - la proposta di legge n. 102, sulla quale pensate dei provvedimenti ad personam e retroattivi per violare le norme di incompatibilità previste. A voi interessa solo un'opera politica, che è semplicemente il trasferimento in quest'aula di accordi commerciali, raggiunti, fuori da quest'aula, fra l'on. Bossi e l'on. Berlusconi, i cui ordini vi sono stati poi trasmessi.
In questo modo, voi evitate qualsiasi risposta e discussione di merito.
Noi vi richiamiamo, con queste pregiudiziali, ad un punto sostanziale affinché il procedimento legislativo avvenga nel rispetto delle norme nella loro gerarchia, nelle loro fonti essenziali.
Per questo punto chiediamo - e su questo interverremo successivamente che ci sia una risposta argomentata, non semplicemente l'esibizione di un voto di maggioranza, ai problemi di merito quali quelli che noi abbiamo posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Ritengo che l'ostruzionismo che si è consumato nelle sedute dell'VIII Commissione, durante le quali si è esaminato questo provvedimento, sia stato in larghissima misura un ostruzionismo dei proponenti rispetto alle argomentazioni che difficilmente possono essere liquidate come infondate in particolare rispetto ai profili di legittimità costituzionale e statutaria, oltre che - ma ci soffermeremo - su aspetti pregiudiziali di merito.
Io già lamentavo, in sede di illustrazione di una serie di pregiudiziali, come sia francamente inconcepibile, dal punto di vista politico e dal punto di vista istituzionale, che ad una serie di problemi aperti e che comunque si presentano aperti per gli stessi proponenti, che si troveranno probabilmente a dover giustificare, secondo questi profili la costituzionalità e la legittimità del provvedimento, sia stata data una risposta, nella migliore delle ipotesi, burocratica, quella che ha ripetuto in quest'aula il Presidente Ghigo nella scorsa seduta: "Gli uffici sono tranquilli, quindi sono tranquillo anch'io", senza entrare minimamente nelle questioni di merito e di contenuto, di legittimità costituzionale e statutaria che erano state poste, oppure - addirittura - eludendole completamente nella discussione e nell'illustrazione di questo provvedimento.
L'unica questione che sembra - sembra! - essersi chiarita è quella rispetto alla mancanza della normativa di applicazione. I proponenti sostengono che sia applicabile, in via analogica, una normativa che disciplina referendum di contenuto solo amministrativo, unicamente relativi ai confini dei Comuni. Tutte le altre questioni poste non hanno trovato una risposta esplicita da parte dei proponenti né in quest'aula né nella documentazione consegnata ai Consiglieri né nella relazione del provvedimento, che è una relazione miserevole anche dal punto di vista giuridico, né nell'illustrazione che del provvedimento è stata fatta dal Presidente della Giunta.
Non è chiaro perché gli uffici e il Presidente sarebbero tranquilli rispetto ai profili abbastanza evidenti di illegittimità costituzionale non è chiara, ma è sospettabile, la ragione per la quale un provvedimento che comporta un onere di spesa manchi esplicitamente, clamorosamente di una norma finanziaria; non è chiaro - anche qui forse è chiarissimo, ma lo discuteremo nel merito - per quale ragione al referendum non sia sottoposto un provvedimento legislativo, ma una pura enunciazione di principio su cui si chiede un pronunciamento - non un referendum, chiamatelo con il suo nome: un pronunciamento - ai cittadini piemontesi; non è chiaro neppure perché i proponenti non abbiano scelto di compiere quel piccolo, dal punto di vista tecnico, adempimento burocratico che è la consultazione della Commissione per il referendum. Quindi, era già curioso l'atteggiamento dei proponenti in una fase iniziale di questa discussione; diventa sconfortante, all'interno di quest'aula, prendere atto del fatto che queste cose non devono essere discusse e di queste cose non bisogna discutere. Non bisogna discutere di questi argomenti, al punto che tutta la discussione non solo in VIII Commissione, ma anche in quest'aula - sembra un confronto tra professioni di fede. La professione di fede, diciamo così fra decine di virgolette, "referendaria" della maggioranza e la professione di fede, fra decine di virgolette, "anti-referendaria" da parte dell'opposizione. Non è così da parte di numerosissimi Gruppi dell'opposizione, fra i quali il Gruppo Radicale; già durante la seduta di Commissione era stata avanzata una disponibilità chiara, esplicita alla maggioranza: assicurare il passaggio rapido, ad esempio, della proposta di legge del Gruppo della Lega Nord che, accorgendosi dell'evidentissimo vuoto normativo, interveniva con una modifica sulla legislazione di applicazione per consentire al referendum consultivo, su materie sulle quali oggi non è consentita, la disponibilità a tracciare le linee di una risposta credibile e non solo burocratica ai rilievi di illegittimità costituzionale del documento. In realtà, le stesse aperture dei Gruppi di opposizione, per non pregiudicare l'iter di questo provvedimento, sono andate completamente eluse da parte della maggioranza. Quindi, spero che, in sede di votazione di queste pregiudiziali di legittimità, ci sia un risveglio di saggezza da parte della maggioranza per iniziare a discutere di un provvedimento, sapendo che è un provvedimento che si può portare a casa, ma non si può portare a casa in questo modo perché si fermerà molto presto, posto che questo - ma ne riparleremo - non sia uno degli obiettivi dei proponenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Bisogna proprio avere una bella faccia per sostenere, come ha fatto il Presidente Ghigo, che non trascura, a suo modo di vedere, i rapporti con il Consiglio regionale; bisogna avere proprio una "faccia di Ghigo" per poter sostenere questo fatto, perché il Presidente Ghigo, dall'inizio della legislatura, è stato spesso assente, forse ha pareggiato tra assenze e presenze, per non parlare dei suoi trascorsi del passato quinquennio che sono stati di assoluta insofferenza e sufficienza nei confronti del Consiglio regionale.
Il Presidente Ghigo ha approvato una deliberazione, di cui è relatore si è rifiutato di venire in Commissione a discuterla; è rimasto presente nella scorsa riunione del Consiglio, per svolgere una, anzi due rachitiche relazioncine di malavoglia, di stampo burocratico. Durante la scorsa seduta, mi sono rivolto al Presidente Ghigo, pregandolo ed invitandolo ad essere presente a questa riunione. Ma oggi il Presidente Ghigo non è di nuovo presente. Non discuto, anzi penso che il Presidente Ghigo abbia fatto bene ad andare a Bruxelles a sostenere le ragioni della nostra risicoltura.
Quello che non accetto è che il Presidente Ghigo possa pensare che il Consiglio regionale debba continuare a lavorare per lui, discutendo una delibera di cui è relatore, discutendo una delibera che ha tutti questi elementi di illegittimità o comunque elementi su cui tutta l'opposizione solleva problemi di legittimità, che noi possiamo e dobbiamo fare in sua assenza. Questo è un atto di scortesia verso il Consiglio, scortesia istituzionale e scortesia politica, perché non si costruisce un rapporto politico serio su temi così importanti in contumacia, in quanto il Presidente Ghigo è in contumacia politica, abbandonando il campo che il Presidente eletto dal popolo dovrebbe necessariamente occupare.
In questa situazione anche il parlare delle pregiudiziali, almeno per quanto mi riguarda, è parecchio imbarazzante, Presidente. Non so se altri colleghi di maggioranza possono avere questo tipo di imbarazzo senza esternarlo. E' comunque difficile, in assenza del relatore, del Presidente Ghigo, discutere questi argomenti. Comincia a venire il sospetto che il Presidente Ghigo svolga due parti in commedia - sì, questo, devo dire comincio a sospettarlo - perché il Presidente Ghigo firma un documento con la Conferenza dei Presidenti, vota un altro documento in Consiglio regionale, pare che nei rapporti che ha di maggioranza con il Polo e la Lega prometta di fare certe cose, poi le contraddice con un voto di Consiglio.
Occorre anche chiarire se la devoluzione prevista dalla Giunta, che il Presidente Ghigo ha approvato, che è una devoluzione totale sui temi della sanità, dell'istruzione, della polizia locale - evidentemente concordata in stanze private di partito - sia compatibile con una richiesta che il Presidente Ghigo ha detto di condividere in quanto legislazione concorrente su questi stessi temi.
Il Presidente Ghigo è stato accusato sui giornali dalla Lega di aver contravvenuto al patto. Il Presidente Ghigo ha detto: "Forse non sono stato capito, è un equivoco giornalistico". Allora, questo Presidente Ghigo dalle mille facce ha la cortesia di essere presente e sentire le nostre parole critiche sulla legittimità del documento? Poi, vedete, apro il giornale pochi secondi fa e leggo che il Presidente Ghigo considera questa delibera "un mezzo di pressione politica in campagna elettorale". Questo lo dice il Presidente Ghigo. Leggo testualmente: "Il centrosinistra li considera pericolosi" - i referendum la sua delibera - "perché sa" - e lo sa anche lui, evidentemente - "che sono un mezzo di pressione politica in campagna elettorale". Leggendo questo forse, colleghi del centrosinistra, si tratterà magari, all'interno del quesito referendario, di mettere in luce anche questo fatto, che è un mezzo di propaganda elettorale, ammesso dallo stesso Ghigo.
In definitiva, tutto questo getta una luce di mancanza di chiarezza e direi, anche di stile da parte del Presidente Ghigo.
Condivido le ragioni di illegittimità sia costituzionale sia legislativa regionale, però ho voluto evidenziare un elemento di difficoltà politica a procedere; tra l'altro, l'avevo già segnalato direttamente al Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chiezzi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

A mio giudizio, la più grossa questione pregiudiziale di ciò che si vuole deliberare consiste nella genericità dei termini del quesito referendario.
Vorrei ricordare che il referendum è stato concepito come strumento di ultima istanza: ci si rivolge al referendum quando non si può più ricorrere ad altri strumenti. Per me, e per il mio Gruppo, la questione pregiudiziale consiste nel fatto che, su questo argomento, per la verità, "manca" il vero argomento: così come formulato il quesito referendario metterebbe a dura prova anche gli Assessori che dovranno gestire le materie in questione. La questione pregiudiziale sta nel fatto che i termini della richiesta non sono chiari e definiti.
La mia preoccupazione è che quest'aula, nata per legiferare, per tutelare e garantire gli interessi dei cittadini, si è andata trasformando in un laboratorio pubblicitario: tutti ci siamo accorti che, più che politica, qui facciamo della pubblicità! E' un fenomeno evidente: riusciamo a proporre referendum quando non esiste nemmeno la sostanza giuridica per poterlo fare! La questione pregiudiziale, ripeto, consiste nel fatto che stiamo trasformando quest'aula in un laboratorio pubblicitario. Noi tutti non dobbiamo dimenticare che è l'interesse dei cittadini a dover prevalere sempre. Per questo non possiamo inventarci proposte di propaganda elettorale. Tutto ciò si ripercuoterà negativamente sui cittadini, sul tessuto politico, sullo stile delle Giunte che si propongono come Giunte "moderne" e che hanno come loro obiettivo la "modernizzazione" "l'ottimizzazione" della politica e la perfetta corrispondenza tra costi e ricavi nel lavoro politico. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giordano.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Com'è già stato detto, su questo argomento ci troviamo di fronte due problemi: uno di ordine più generale e uno particolare, legato al rispetto delle regole.
Parlando del referendum proposto non possiamo non richiamare il fatto che gli elettori saranno chiamati a pronunciarsi su una proposta di legge atta a promuovere il trasferimento dallo Stato alle Regioni delle funzioni in materia di sanità, istruzione e politica locale: ma per gli elettori "la sostanza" delle funzioni da trasferire non va oltre il titolo delle tre materie! I cittadini saranno chiamati a rispondere su una questione sostanzialmente non definita.
Il carattere indefinito deriva da un articolo dello Statuto regionale piuttosto vago, oltre che carente di norme attuative. Non a caso la stessa Lega Nord, nel luglio scorso, ha presentato una proposta di legge regionale, per definirne la procedura. L'art. 60 dello Statuto prevede il referendum consultivo sulle leggi regionali, ma affida poi al Presidente della Regione, quale che sia l'esito del referendum, il compito di definire il disegno di legge sull'oggetto del quesito referendario. E' quanto meno discutibile, quindi, che gli elettori possano esprimere un giudizio attendibile sul contenuto di iniziative legislative ancora da scrivere.
Sono queste le questioni di carattere generale che da tempo andiamo ponendo sul problema del referendum, questioni che vengono confermate, di volta in volta, da affermazioni simili a quelle lette oggi dallo stesso Presidente Ghigo. Su questo tema credo che il dibattito politico sia appena agli inizi, gli sviluppi si vedranno in seguito.
Vi è poi un problema di "regole", quelle richiamate nelle questioni preliminari. Fin dall'inizio di questa nuova legislatura abbiamo assistito al superamento di tutta una serie di regole non scritte, che vanno anche sotto il nome di "prassi". E' un fenomeno cominciato già a partire dalla votazione sulle Presidenze e le Vicepresidenze delle Commissioni. Abbiamo anche assistito al comportamento quanto meno "strano" della maggioranza quando ha scelto di conferire il voto plurimo agli stessi Presidenti di Commissione in rappresentanza dei Gruppi consiliari. In questo momento però, si sta andando verso il superamento delle stesse regole scritte che in quanto tali, dovrebbero essere rispettate da tutti. In particolare, si deve richiamare l'attenzione - com'è già stato fatto ripetutamente - sulla Sentenza della Corte Costituzionale che, emanata su una proposta di referendum del Veneto, è una Sentenza che riprende, a sua volta, quella su un altro referendum regionale della Regione Sardegna, che si proponeva di chiudere le basi militari americane alla Maddalena. I giudici, in quell'occasione, stabilirono che alle Regioni si riconosceva il potere di indire referendum, ma con una limitazione: i quesiti referendari non potevano avere come oggetto materie costituzionali che avrebbero finito con l'intralciare il potere legislativo del Parlamento, costringendo il corpo elettorale a pronunciarsi sull'argomento.
Riteniamo che questa Sentenza della Corte Costituzionale sia da tenere ben presente nel momento in cui il nostro Consiglio voterà le questioni preliminari poste. Certo, sappiamo bene che su questa e sulle altre questioni preliminari la maggioranza avrà la tentazione di puntare ad un voto di forza, dal momento che ha i numeri per farlo. Naturalmente, noi siamo anche convinti che ben diverso è il ricorrere alla forza numerica dalla discussione e dal confronto politico.
Pertanto, ci auguriamo che, in fase di voto, la maggioranza abbia un opportuno ripensamento e che, votando coscienziosamente, assuma un diverso atteggiamento verso le regole: speriamo che, nel nostro Consiglio regionale, le regole scritte abbiamo di nuovo il loro giusto valore e rispetto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Moriconi.
La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

La questione pregiudiziale che vorrei porre si riferisce alla "incostituzionalità" del referendum proposto, su cui ha preso posizione anche il primo Ministro Amato, come abbiamo potuto apprendere dalle sue dichiarazioni riportate dai giornali in questi ultimi giorni.
Un analogo quesito, proposto dalla Regione Veneto nel 1992, la Corte Costituzionale lo dichiarò incostituzionale accogliendo il ricorso del Governo.
Vorrei dilungarmi su questo ricorso su cui non è stata fatta menzione da altri Consiglieri.
Il ricorso del Governo è fondato in relazione alla censura riferita agli artt. 121, secondo comma, e 138 della Costituzione.
Tale sentenza recita: Ai sensi dell'art. 121, secondo comma, della Costituzione, "Il Consiglio regionale... può fare proposte di legge alle Camere". Tali proposte, pur caratterizzandosi come atti propri della Regione assumono natura strumentale rispetto all'attivazione di un procedimento che resta di competenza statale e che, ove giunga ad una conclusione positiva, è destinato a sfociare, attraverso l'approvazione della legge da parte del Parlamento, in un'espressione di volontà statuale.
Un referendum consultivo, quale quello previsto dalla delibera in esame, per questo sprovvisto di efficacia vincolante, non può non esercitare la sua influenza di indirizzo e di orientamento, oltreché nei confronti del potere di iniziativa spettante al Consiglio regionale, anche nei confronti delle successive fasi di procedimento di formazione della legge statale, fino a condizionare scelte discrezionali affidate all'esclusiva competenza di organi centrali dello Stato, con la conseguente violazione di quel limite già indicato da questa Corte come proprio dei referendum consultivi regionali e riferito all'esigenza di evitare il rischio di influire negativamente sull'ordine costituzionale politico dello Stato. Sentenza 256 del 1989 n. 5.
A questo va aggiunto il rilievo che il procedimento di formazione delle leggi dello Stato, quale risulta fissato negli artt. 70 e successivi della Costituzione, viene a caratterizzarsi per una tipicità che non consente di introdurre, nella fase dell'iniziativa affidata al Consiglio regionale elementi aggiuntivi, non previsti dal testo costituzionale e suscettibile di aggravare, mediante forme di consultazione popolare variabile da Regione a Regione, lo stesso procedimento. Tale considerazione se varia in relazione al potere di iniziativa delle Regioni, così come configurato in generale nell'art. 121 della Costituzionale, vale a maggior ragione nei confronti di un'iniziativa regionale, quale quella in esame, destinata ad attivare un procedimento di revisione costituzionale ai sensi dell'art. 138 della Costituzione. Questo anche in relazione al fatto che la disciplina costituzionale prevede già al secondo comma dell'art. 138 una partecipazione popolare al procedimento, ma nella forma del referendum confermativo, cui può essere chiamato per il rilievo fondamentale degli interessi che entrano in gioco in sede di revisione costituzionale, solo il corpo elettorale nella sua umiltà. Per questi motivi, la Corte Costituzionale dichiara l'illegittimità costituzionale della delibera legislativa riapprovata dal Consiglio regionale del Veneto in data 5 marzo 1992.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Di Benedetto, che interviene in qualità di Consigliere.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Innanzitutto, c'è un problema: visto che il Presidente Ghigo continua ad essere assente, chiedo di "stoppare" il tempo che mi è concesso. Aspetto che arrivi in aula almeno l'Assessore Vaglio, delegato a rappresentare il Presidente della Giunta regionale.
Attendo, pertanto, qualche minuto.



PRESIDENTE

Aspettiamo qualche secondo l'Assessore Vaglio, dato che è lui che è stato delegato dal Presidente Ghigo a presiedere al dibattito.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Allora aspetto.



PRESIDENTE

Direi che lei può proseguire, mentre cerchiamo l'Assessore Vaglio. In effetti, convengo sull'opportunità che l'Assessore di merito sia presente.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Ho chiesto la parola per porre delle questioni e il Presidente della Giunta regionale, come sappiamo, oggi non è presente. L'altro giorno ci ha invitati nel palazzo della Giunta, come se fosse il Capo dello Stato, per ascoltarci. Questa mattina mi dicono che è negli Stati Uniti. Chi lo rappresenta, non è presente in aula. Mi riesce difficile capire chi risponderà alle mie domande.



PRESIDENTE

E' arrivato il collega Vaglio.
Prego, Consigliere Di Benedetto.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Continuo a sostenere che moralmente e politicamente non è accettabile che il Presidente Ghigo continui a non presentarsi in aula. Lo hanno già detto altri Consiglieri, lo ribadisco. Non si presenta in aula alla discussione di un provvedimento che, se continuerà il suo iter, così come la maggioranza cerca di fare, cambierà il volto della nostra Regione.
Nel mio intervento, a seguito del discorso di apertura del Presidente Ghigo, chiesi se il Presidente Ghigo sarebbe andato a bere alle sorgenti del Po per suggellare l'accordo con Bossi. Preannuncio, visti gli effetti di quell'acqua, che a breve presenterò un'interrogazione per verificare che in essa non ci siano tracce di alcool, considerate le sconcertanti dichiarazioni del Presidente Ghigo alla stampa questa mattina. Credo che quell'acqua gli abbia fatto male.
"I referendum sono un mezzo di pressione politica in campagna elettorale" così ha dichiarato il Presidente Ghigo. Dunque, è questo il sogno di cui parla il grande "patron" Berlusconi? Quello di piegare le istituzioni alla campagna elettorale e agli accordi commerciali stipulati probabilmente, con Bossi? Magari, più avanti, scopriremo che gli chiederà il mancato incasso degli assegni. Se non ricordo male, è successo lo stesso con Pannella, e mi dispiace per i colleghi Radicali presenti.
Pochi mesi fa lo strumento del referendum veniva definito uno "strumento della sinistra" dallo stesso Silvio Berlusconi che, addirittura invitava la popolazione a non andare a votare, creando attrito con la stessa Alleanza Nazionale.
Noi chiediamo con forza, di discutere qui, in quest'aula, in presenza del Presidente Ghigo, non in "differita", nonostante l'autorevole rappresentanza del suo Assessore.
Abbiamo presentato un disegno di legge e per esso combatteremo la nostra battaglia politica.
Ribadisco: è sconcertante e moralmente e politicamente inaccettabile la continua assenza del Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Su un provvedimento così importante non sono presenti in aula né il Presidente Ghigo né il Presidente del Consiglio!



PRESIDENTE

Naturalmente, se ponete a me questa questione mi mettete in imbarazzo: come sapete, sto esperendo la mia funzione statutaria. Il Presidente del Consiglio si è assentato per questioni urgenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Diciamo fisiche! Consigliere Contu, non le do la parola perché è già intervenuto il suo Capogruppo.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la parola perché è sopravvenuto un fatto nuovo.



PRESIDENTE

Collega, lei non può più intervenire nel dibattito. Non può neanche intervenire per un fatto nuovo.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Contu)



PRESIDENTE

Lei non può, ripeto, intervenire per un fatto nuovo: non è prevista questa possibilità. Se lei mi chiede l'intervento per qualche altra questione ammessa dal Regolamento posso darle la parola.
La parola al Consigliere Oreste Rossi.



ROSSI Oreste

Credo che il Presidente Ghigo non abbia sicuramente bisogno di essere difeso, tuttavia credo che certe volte, quando si vuol fare ostruzionismo o si vuole attaccare l'altra parte politica, si usano tutti i sistemi; sono cose abbastanza normali.
Ritengo, però, che si attacchino le persone anche su fatti politici. Se il Presidente Ghigo non è presente in questo momento, com'è successo altre volte, credo sia dovuto semplicemente al fatto che trovi pesante o più utile essere altrove piuttosto che, invece, stare a sentire questioni che sinceramente, non hanno né capo né coda perché, se vogliamo dirla tutta l'opposizione che le sinistre stanno facendo su questo referendum è veramente su questioni di lana caprina.
Si sta parlando di fare un quesito per un referendum popolare consultivo. Non mi pare molto democratico che le forze di sinistra, che si sono sempre dette con il popolo, vogliano bloccare un referendum popolare consultivo per dare spazio - addirittura abbiamo ricevuto una lettera dalla Presidente della Provincia di Torino Mercedes Bresso - ad una legge dello Stato, portata avanti dal Governo, perché se andassimo a leggere tutti i testi costituzionali, il popolo è sovrano.
Allora che paura ha la sinistra ...



(Commenti in aula)



ROSSI Oreste

No, il popolo è oltre il Parlamento. Attenzione, è più importante del Parlamento.
Allora, che paura ha la sinistra di far esprimere il popolo su un qualche cosa? Se avete così tanta paura è perché pensate che il popolo vi giri dall'altra parte con questa votazione? Oppure avete paura di non essere in grado di convincere la gente a votare contro questo referendum? Usate i metodi democratici: passa il referendum, la gente vada ad esprimersi. Se avete la forza di riuscire a convincere la gente che avete ragione voi, si esprimeranno contro il referendum; se invece la gente andrà avanti per la strada delle libertà e capirà quali sono i nostri obiettivi e i nostri programmi, voterà a favore di quel referendum, ma sarà il popolo del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e mi auguro, prima o poi, di tutte le altre Regioni d'Italia, ad esprimersi. Ricordiamo che il primato assoluto decisionale non è dei politici, ma è del popolo e qui si domanda di poter chiedere alla gente piemontese di dare un voto su un quesito attraverso un referendum. Voi lo volete impedire.
Quindi, permettetemi, la vostra non è una questione politica. La politica si fa, al limite, invitando la gente a votare contro il referendum, non cercando di impedire di arrivare al referendum, ricordatelo bene, perché il referendum è la massima espressione democratica.
Volete chiamarvi Democratici di Sinistra, Partito Popolare e così via ma in realtà, nel conto dei fatti, non siete né popolari, né democratici.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Mi sembra che stiamo trattando, in questo momento, le questioni pregiudiziali, quindi non siamo ancora entrati nel vivo della discussione e del punto posto all'o.d.g., ovvero la deliberazione della Giunta Ghigo, su cui credo e mi auguro che il confronto sia di altro livello. Credo che potendo entrare nel merito della questione, ogni Gruppo e ogni singolo Consigliere potrà portare un proprio contributo, indipendentemente dalla propria positività o negatività, probabilmente dichiarato e valutato positivo o negativo a seconda della parte che lo giudica.
Volevo, tuttavia, richiamare il Consiglio regionale ad un certo stile perché credo scorretto impostare un inizio di seduta del Consiglio regionale importante su un argomento di estrema importanza, posto all'o.d.g. di oggi, con un attacco reiterato - passatemi il termine - poco differenziato a mio giudizio, immotivato - si tratta di una personale presa di posizione, e dirò anche il motivo - verso il Presidente Ghigo in sua assenza, sapendo che nel pomeriggio potrebbe essere o credo sarà presente.
Se eventualmente si volesse continuare con questo attacco, almeno per una forma di correttezza e di stile, riterrei opportuno aspettare la presenza del Presidente. Credo che il Presidente della Giunta regionale non abbia bisogno di avvocati difensori, né nel sottoscritto né nell'on. Rossi, che ha parlato prima di me, ma penso che sia giusto e corretto che abbia la possibilità di motivare, visto che gli viene contestata l'assenza di oggi.
Mi spiego meglio. E' noto che il Presidente Ghigo non sia andato questa mattina a sciare o a fare un giro in una località balneare, ma si stia occupando di un problema importantissimo per il Piemonte, ovvero la questione della risicoltura, come è stato detto da altri colleghi prima di me. E' andato a Bruxelles, tornerà con un aereo nel pomeriggio, quindi farà il possibile per essere qui.
Siccome è altrettanto noto, lo diciamo con grande franchezza, che oggi difficilmente si potrà licenziare questo provvedimento, quindi è solo l'inizio del dibattito, che credo potrà durare qualche seduta di Consiglio regionale, o almeno lo immagino, non vedo così grave né così immotivata questa assenza.
Chi ha parlato prima di me ha fatto spesso riferimento ai bisticci nella Casa delle Libertà (avete litigato con Alleanza Nazionale, posizioni diverse ed altro). Credo che, così come in ogni coalizione, il confronto sia estremamente franco e corretto all'interno della nostra coalizione.
Certo, ci sono delle diversità, ma la capacità di una coalizione - e qui il leader della nostra in Consiglio regionale è il Presidente Ghigo - è poi quella di arrivare ad una posizione comune.
Non vedo nulla di scandaloso se per arrivare a questa posizione comune si debba percorrere una strada con un confronto a volte acceso ed altre volte, forse, non troppo segreto.
Credo che anche dall'altra parte, non me ne vogliate, qualche difficoltà e qualche diversità ci possa essere. Ritengo che sia, anche nel vostro caso, un arricchimento per la vostra coalizione e che sia estremamente importante un dibattito democratico. Puntare sempre - è il secondo punto della premessa, poi entrerò nella questione pregiudiziale sulla litigiosità presunta dell'altra coalizione quando si è consapevoli che comunque anche all'interno della propria non sono tutte "rose e fiori" ma ci sono talvolta delle difficoltà e delle diversità, lo ritengo un fatto strumentale. Sono d'accordo con l'amico e collega Rossi che qui si voglia impostare un lavoro, già da subito, com'è accaduto in VIII Commissione cominciando l'ostruzionismo e dedicando del tempo su queste questioni per cercare non dico di far perdere tempo, perché comunque qui di tempo non se ne perde, ma per guadagnare tempo.
Sulla legittimità, non ho la competenza per entrare nel merito, come alcuni colleghi hanno fatto prima di me, esaminando articolo per articolo e quant'altro. So - ho letto i giornali ieri ed oggi, come credo faccia ognuno di noi - che insigni costituzionalisti, non proprio gli ultimi arrivati (si parla anche di ex Presidenti della Corte Costituzionale, come ad esempio il Presidente Caianiello, un cognome estremamente difficile) si confrontano. Mi permetto di fare un po' di controinformazione perché si citano giustamente coloro i quali affermano che il referendum non è costituzionale e allora cito autorevoli pareri di coloro i quali, invece sostengono una tesi contraria.
Stiamo dibattendo un polo contro l'altro, non solo in Consiglio regionale del Piemonte ma, credo, anche in altri Consigli regionali e a livello nazionale, se il quesito sia ammissibile o meno, se sia opportuno o meno. L'ex Presidente della Corte Costituzionale, con una certa perentorietà e anche con una certa autorevolezza e competenza, visto che è un magistrato con una carriera di cinquant'anni (è stato Presidente della Corte Costituzionale e docente universitario di altissimo livello), dice testualmente: "Non ho dubbi, a dire il vero, sulla costituzionalità del referendum. La formulazione del testo proposto rientra nell'alveo pieno della nostra Costituzione. Rientra nei poteri delle Regioni anche quello di indire referendum consultivi su materie di propria competenza, per ricevere indicazioni su come organizzare i propri settori di attività".
Un'altra autorità - e concludo il mio intervento - il prof. Caravita conosciutissimo, docente di diritto pubblico all'Università "La Sapienza" di Roma, sostiene la stessa tesi.
Credo che ognuno di noi potrà, da una parte e dall'altra, esprimere tesi e riferimenti giuridico-legislativi a favore o contro. Quindi, invito il Consiglio regionale a passare alle questioni di merito. Mi piacerebbe anche ascoltare nel merito la maggioranza ed avere un vero dibattito e confronto - e su questo sono d'accordo a passare al merito.
Se questa sera, alle ore 20, al termine del Consiglio regionale dovessimo ancora essere alle questioni pregiudiziali avremmo perso una giornata e avremmo dimostrato all'esterno che, forse, da entrambe le parti noi crediamo di essere comunque, visto che la deliberazione la portiamo in Consiglio regionale dalla parte giusta - c'è poco interesse a consultare i cittadini in merito alla materia federalista e della devolution, che per noi rimane certamente un obiettivo dell'intera maggioranza e non solo di una parte di questa maggioranza.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Cattaneo.
Passiamo alla votazione delle questioni pregiudiziali.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Presidente, volevo sapere se, a termine di Regolamento, la dichiarazione è ammessa.



PRESIDENTE

L'art. 64, comma primo, del Regolamento recita: "La dichiarazione di voto non è ammessa per le deliberazioni che secondo il Regolamento devono essere adottate senza discussioni". Qui, c'è la discussione, quindi è ammessa.
La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Al termine della discussione sulla prima parte delle pregiudiziali quelle di legittimità, annuncio immediatamente che, come Gruppo dei Democratici di Sinistra, voteremo a favore delle pregiudiziali presentate perché ci pare, sostanzialmente nel loro complesso - esprimo una dichiarazione di ordine complessivo - fosse assolutamente preliminare alla discussione che noi stiamo svolgendo su una deliberazione di questa importanza arrivare ad un chiarimento sui punti che qui sono stati chiesti.
Avevamo già svolto questa discussione in VIII Commissione, in sede di presentazione della deliberazione. In quella sede, avevamo già espresso le argomentazioni che, poi, in quest'aula, abbiamo ripetuto.
Ci auguriamo - è il mio auspicio - una vera discussione, a differenza del dibattito svoltosi in VIII Commissione - si è trattato di un dibattito unilaterale, nel quale noi, come opposizione, svolgevamo argomentazioni anche importanti e ponevamo pregiudiziali che rendessero possibile anche il percorso di una deliberazione che, successivamente, potrebbe anche avere enormi problemi di legittimità - nel silenzio della maggioranza, senza alcun ordine di argomentazione, fornendo risposte sempre negative quando non erano avide o burocratiche, neanche da parte della Giunta e con interventi dei Capigruppo della maggioranza.
Devo dire che in aula, per la prima volta su una questione pregiudiziale e sulle pregiudiziali di legittimità - lo segnaliamo quale fatto positivo - abbiamo avvertito un'interlocuzione. Non condividiamo gli interventi svolti da alcuni Capigruppo della maggioranza, però prendiamo atto che un'interlocuzione su queste problematiche è quanto meno iniziata.
Auspichiamo che a questo inizio di confronto e di dibattito, al quale non avevamo assistito in I Commissione, segua anche una riflessione da parte dei Gruppi di maggioranza e dell'aula sulle questioni di legittimità di grande rilievo da noi poste, che, sostanzialmente, avrebbero la funzione di accertare, rendendoci sicuri e certi, dal punto di vista del percorso istituzionale e delle regole, che ci apprestiamo ad una discussione generale e, poi, di merito su una deliberazione il cui esito, francamente potrebbe essere incerto dal punto di vista della sua legittimità.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliera Manica.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Intervengo per una breve dichiarazione di voto contraria a tutte le questioni di legittimità poste dalla minoranza.
Un'assemblea legislativa come la nostra deve anche avere il coraggio di assumere decisioni. Nel senso che, ammesso e non concesso, noi compissimo è tutto da verificare - un atto non costituzionalmente corretto, vi sono le sedi opportune alle quali denunciare tali illegittimità. Il fatto che la minoranza si debba nascondere dietro il formalismo portato al paradosso la dice lunga sulla volontà, esclusivamente strumentale, di tentare di bloccare l'espressione popolare in merito ai referendum.
Rispetto ad una corretta dialettica democratica, Presidente del Consiglio, la invito, in merito a questi atti, a prendere una posizione a nome del Consiglio regionale del Piemonte.
Colleghi, oggi, nella dialettica democratica vi è un fatto non nuovo: c'è una lettera - non cito la persona - di un autorevole Presidente di Provincia che, con un'intromissione indebita, rispetto ad un'assemblea legislativa democraticamente eletta, si permette di chiederci la sospensione dei lavori, in attesa del dibattito nell'aula parlamentare, in attesa delle decisioni dei Sindaci, in attesa di "Babbo Natale"! Secondo me, come Consigliere regionale regolarmente eletto in assemblea legislativa, questa è un'intromissione indebita di dubbia legittimità costituzionale, per cui invito il Presidente del Consiglio regionale a rispondere alla Presidente della Provincia di Torino che si occupi di gestire la sua Provincia e che non si permetta di tentare di bloccare i lavori di un'assemblea legislativa - la qual cosa potrebbe anche essere un reato. Nella dialettica democratica, il rispetto delle regole è importante se ci si crede davvero.
Visto che, invece, crediamo che le posizioni sulla legittimità siano esclusivamente strumentali, votiamo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu, per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Grazie. Presidente, naturalmente una dichiarazione di voto non si pu estraniare dal dibattito che qui sta "decollando". Nel senso che l'intervento del Consigliere Ghiglia mi ha richiamato alle vicende dell'VIII Commissione, tenutasi ieri, nella quale il Presidente Manolino improntando il suo intervento ad un'estrema ragionevolezza, ha anticipato la missiva che oggi abbiamo ricevuto sui nostri tavoli.
Vede, Presidente, in merito alla "Padania" del 17/9/2000, lei si avventura, lancia in resta, contro il centrosinistra. Non sono qui a fare la difesa d'ufficio del centrosinistra colpevole di non aver fatto una proposta alternativa a quella proposta dalla Lega o dalla Giunta Ghigo.
Ieri, in Commissione, abbiamo assistito ad un fatto veramente significativo.
Presidente, richiamo la presenza in aula dell'Assessore Vaglio, perch lo devo chiamare in causa.
Il Presidente Manolino, a fronte della proposta di legge n. 129 formulata dal centrosinistra sulla materia del federalismo, ha motivato con le stesse motivazioni che oggi sono contenute in quella missiva della quale il Consigliere Ghiglia prova indignazione, l'opportunità di rinviare la discussione di quella proposta di legge ad una data successiva al dibattito in Parlamento.
Presidente Manolino, lei conferma? Mi sembrava un ragionamento improntato a snellire i lavori della Commissione, ma, allo stesso tempo, per il dovuto rispetto ad un ambito parlamentare che è quello legittimato dalla Costituzione per operare su questa materia. Devo dire, però, Presidente, che in quella occasione è successa una cosa poco edificante.
Il Capogruppo Cattaneo è intervenuto - posso dirlo - con un'espressione e con un'intimidazione quasi mafiosa nei confronti del Presidente Manolino ricordandogli che lui era lì pro tempore, che poteva anche invitare a pranzo il centrosinistra, perché la durata del suo incarico era di trenta mesi e... Io non sono molto avvezzo a questi linguaggi, ma mi è sembrato di capire che volesse dire: torni un po' in riga; torni un po' al suo posto perché sappia che così come l'abbiamo eletto, può essere rimosso.
Invece, ho apprezzato molto la dialettica che ieri si è aperta, e lo stesso Consigliere Ghiglia ha sostenuto questa tesi, sull'opportunità di poter lavorare.
Presidente, lei sostiene che oggi questo documento verrà approvato a tutti i costi. Lei è della Padania; lo definiscono: "Il crociato padano".
Mi sembra una definizione che forse offende la sua dignità. Lei, in questo Consiglio, rappresenta le istituzioni: è il Presidente di questo Consiglio.
Ribadisco, il mio intervento era per dichiarazione di voto, poi mi sono lasciato trascinare dalla foga, ma, naturalmente, il nostro voto è favorevole alla sospensiva per le ragioni che ho illustrato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente. Noi del Gruppo dei Democratici per l'Ulivo votiamo a favore delle pregiudiziali, in quanto il quesito referendario non risulta chiaro e, a nostro giudizio, non rientra nel disposto dell'art. 60 dello Statuto e, in via analogica, non può rientrare nei disposti della L.R. n.
4/73.
Riteniamo che "abrogare" abbia un certo significato, diverso da "consultare".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Intervengo molto brevemente per dichiarare il nostro voto contrario alle pregiudiziali poste dall'opposizione.
Non penso che ci sia da commentare ulteriormente il ragionamento che sta facendo l'opposizione, in quanto le due ore perse questa mattina sulle pregiudiziali si commentano da sole.
Non mi stupisce neanche più di tanto la lettera presentata dalla Presidente Bresso insieme ad altri amministratori. Sto guardando le firme e mi accorgo che sono situazioni che abbiamo visto nella precedente legislatura.
Mi pare che sia un comportamento usuale da parte della Presidente Bresso, quindi di una parte politica a cui siamo abituati.
Voglio ricordare la presa di posizione pesantissima sull'art. 17 voglio ricordare le prese di posizione durissime sulle questioni del turismo: è un'abitudine che non è venuta meno neanche questa volta in questa circostanza.
Mi pare che la lettera si uniformi, né più né meno, al comportamento delle opposizioni. Noi su questo ci sentiamo di rifiutare totalmente le pregiudiziali che le opposizioni hanno posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo per esprimere il voto favorevole sulle pregiudiziali che sono state poste, facendo rilevare come non ci sia stato alcun intervento teso a dimostrare che le questioni che abbiamo posto non sono vere.
Cioè, le questioni di legittimità vengono risolte soltanto con un voto di maggioranza, eppure sono questioni di legittimità.
Perlomeno qualche risposta precisa, puntuale, anche dal punto di vista tecnico, ci sarebbe dovuta essere. Soprattutto lei, Presidente, visto che è stato chiamato in causa il ruolo e il potere di questo Consiglio, avrebbe dovuto dare qualche risposta, ma sappiamo che lei non può darla perché lei è totalmente legato al Presidente del suo partito, Bossi. Le sue dichiarazioni lo dimostrano: lei non rappresenta il ruolo di questa istituzione, ma mi pare che sia in qualche maniera un uomo politico teso soltanto a fare in modo che le posizioni del suo partito prevalgano, ma mai lei interviene nel merito delle questioni! Faccio notare come le questioni di legittimità che abbiamo posto, da quella della Corte Costituzionale a quella della legge n. 55, a quella della legge quadro, a quella dell'art. 60 dello Statuto, a quella sulla copertura finanziaria, sono questioni vere che non sono state respinte dal punto di vista tecnico, ma ciò che è grave, Presidente, e questo è anche un dovere suo e credo anche del Presidente della Giunta regionale, è che le questioni poste, se non vengono esaminate con attenzione o respinte mettono i funzionari in una situazione di estrema delicatezza, lo abbiamo visto in Commissione.
Non vorrei che questa forza enorme della maggioranza e questa forza nel far passare un referendum che oggi definisce il Presidente Ghigo un referendum politico, di pressione politica, lo definisce lui, che è un fatto grave, vuol dire che noi stiamo facendo un'azione politica, non una scelta come Consiglio regionale. Non vorrei che questa decisione, che questa forza da parte della maggioranza mettesse i funzionari in una situazione di difficoltà. Ma dove si è visto che in un provvedimento di carattere amministrativo non venga richiamato dai funzionari ciò che impedisce in questo momento alcune questioni? Ma è possibile che in questa delibera non si faccia riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale? Ma è possibile!? Eppure è giurisprudenza! E' possibile che non si faccia riferimento alla legge regionale? Eppure c'è una proposta della Lega per dare attuazione a quella legge, perché la legge quadro non prevede quel tipo di referendum e si parla di via analogica? Ma è possibile che esercitiate questa azione pesante nei confronti dei funzionari e non li mettete nelle condizioni di libertà, di poter esprimere un'opinione, di entrare nel merito? "C'è la sentenza, per noi la sentenza non va bene e si discute"; "c'è la legge, non lo prevede" e noi entriamo nel merito: questo è il modo serio! I documenti politici, i funzionari non li debbono fare! Io, Presidente, la preavviso che questo suo comportamento è un comportamento pericoloso e, laddove lei non garantisce la legittimità puntuale delle questioni poste, non c'è voto - non c'è voto! - di una maggioranza che le ignori! Lei ha le sue responsabilità; lei deve garantire tutti, anche i funzionari! Altrimenti la maggioranza crea una situazione dal punto di vista ambientale, pericolosa, che condiziona parecchio - lo abbiamo visto - l'atteggiamento dei funzionari.
Noi riporremo, anche per tutelare i funzionari, queste questioni nella sede giusta. Non esistono funzionari al servizio della maggioranza; anche se sono assunti con contratto di diritto privato sono sempre funzionari della Pubblica Amministrazione! E debbono garantire di avere il massimo di equilibrio! Sono dipendenti pubblici, non sono dipendenti al servizio di Cota o del Presidente Ghigo o dell'Assessore Vaglio! Bisogna essere molto attenti su questo.
Mi pare che per alcuni atteggiamenti e per il fatto che queste questioni non sono affrontate e soprattutto per il fatto che lei Presidente e voi maggioranza non ci date delle risposte tecniche, voi continuiate a creare una situazione dal punto di vista ambientale molto pericolosa.
Non ho mai visto che le questioni di legittimità vengano risolte dicendo "non esistono, si vota contro", perlomeno bisogna discuterle. Lei Presidente, che dovrebbe avere una competenza e garantirci sotto questo aspetto, sappiamo che preferisce l'insulto; io potrei accusarla di essere fascista, d'altronde lei ha accusato noi Popolari di essere dei cattocomunisti, questo è il suo ruolo. Presidente, stia un pochettino più attento e garantisca a quest'aula di fare bene il proprio lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Moriconi ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Come Gruppo dei Verdi annunciamo che voteremo a favore delle pregiudiziali presentate.
Devo dire che ho sentito parlare poco prima di due argomenti tra i tanti che mi hanno colpito e mi hanno, se possibile, rinforzato nella necessità di un voto positivo. Ho sentito fare il richiamo al voto popolare: nessuno tra di noi ha paura del voto popolare, ma qui si continua a fingere di non sentire le voci che dicono che non è importante solo il voto popolare, è importante su che cosa si va a votare, sulle motivazioni.
Noi sosteniamo che questo referendum, così com'è stato concepito, si rivelerà solamente e puramente non un momento di espressione di un voto, ma sarà la richiesta di un plebiscito su argomenti che sono indefiniti e indefinibili così come sono stati presentati. Quindi, il problema fondamentale non è chiedere un voto, ma è sapere su cosa si vota, è spiegare al popolo, a cui si va a chiedere il voto, che voto gli chiediamo su che argomenti, perché lo chiamiamo a questo voto. Però su questi argomenti non abbiamo avuto delle risposte dalla maggioranza. Noi abbiamo cercato invece nella discussione delle risposte ai quesiti che ponevamo; si parla di sentenza della Corte Costituzionale, si parla di regole contenute nello stesso Regolamento del Consiglio regionale del Piemonte. Ebbene queste risposte non ci sono state date.
E' stato detto strumentalmente che noi vorremmo negare questo ricorso al voto popolare. Invece il problema non è proprio questo. Si continua a non rispondere alle nostre domande.
L'altra "chicca", l'altra particolarità che abbiamo appena sentito è che un Consigliere ha detto "anche se la delibera fosse anticostituzionale a noi che importa, la votiamo e poi si vedrà". Lo stesso Consigliere subito dopo ha fatto un richiamo al rispetto delle regole su una lettera che era arrivata al Presidente del Consiglio regionale e ai Capigruppo. A me sembra molto caratteristico questo fatto: che si chiami al rispetto delle regole per poi dire "però se noi facciamo una cosa che è anticostituzionale non importa nulla, tanto poi ci saranno i metodi, le possibilità, le strade per correggere il discorso di una delibera anticostituzionale". A me sembra oggettivamente che pensare di dar corpo ad un dispositivo anticostituzionale vada di per sé contro le regole, perché se una regola stabilisce un principio e noi quasi volutamente e coscientemente lo ignoriamo, mi sembra che questa sia una violazione delle regole. Allora delle due, l'una: perché, da una parte, si richiede il rispetto delle regole (e poi è ancora da vedere se questa lettera travalica effettivamente le regole o no) e, dall'altra parte, si lavora coscientemente verso il superamento delle regole.
Questo è anche il nodo che tiene unita tutta la discussione che abbiamo fatto sia in Commissione sia in aula questa mattina; è stato detto che sono discussioni strumentali e non fondamentali, invece proprio anche queste affermazioni che arrivano da parte della maggioranza ci danno ragione del fatto che le nostre sono questioni di principio, sono questioni di regole su cui si dovrebbe preliminarmente prendere una decisione e non risolvere tutto a colpi di voto.
Ancora una volta noi facciamo un invito alla ragionevolezza alla maggioranza; un invito alla ragionevolezza proprio per non andare a prendere delle decisioni a colpi di voto, perché sappiamo che le forze numeriche quelle sono, sappiamo che c'è la tentazione di voler risolvere a colpi di voto quelle che invece sono questioni di principio, questioni di regole.
Facciamo un invito alla ragionevolezza da parte di tutti i Consiglieri e naturalmente annunciamo che noi voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Intervengo prima per fatto personale, come avevo già chiesto in precedenza, e poi per dichiarazione di voto, anche per economia di tempo.
Per quanto riguarda il fatto personale: i comportamenti sono conseguenti dell'essere o dell'avere determinate caratteristiche psicosomatiche, genetiche o quant'altro. E il collega mi ha attribuito comportamenti mafiosi.
Io non ho fatto alcuna azione di intimidazione verso il Consigliere Presidente Manolino; a questo punto, inviterò personalmente a pranzo il collega, magari per mangiare un po' di pesce, in modo che la memoria si sviluppi in maniera più efficace ed efficiente ed egli possa ricordare meglio.
Infatti, poiché il Presidente Manolino - però è un po' la disgrazia di tutti i Presidenti (cominciando da Ghigo e Cota per scendere a quelli delle Commissioni, non metto quelli dei Gruppi che sono un pochino immuni) - è reiteratamente attaccato in tutte le sante riunioni dell'VIII Commissione gli ho detto: "Trovatevi bonariamente a pranzo e discutete la questione" (in questo senso, era l'invito a pranzo).
Per quanto riguarda i trenta mesi, invece, si trattava semplicemente di un discorso, non di un'intimidazione verso il Consigliere Manolino o verso i Commissari. Infatti, com'è noto, non c'è la possibilità della sfiducia costruttiva verso un Presidente del Consiglio o di un Presidente di Commissione, per cui ho detto: "Manolino è lì per trenta mesi; cercate di sopportarlo - è questo il senso - e Manolino cerchi un pochino, con la sua capacità e il suo buonsenso, di farsi sopportare". Non mi sembra un comportamento mafioso.
Ma voglio fare un'ulteriore battuta. Quest'estate, grazie alla bicicletta, sono dimagrito, per cui ho cambiato due o tre volte le taglie dei vestiti. Ieri sono andato a comprare degli abiti nuovi e un commesso in un negozio mi ha detto: "Guardi che bel gessato, le starebbe proprio bene!". Io ho pensato: "Se indosso quell'abito, sembro un mafioso". Sono dunque contento di non averlo comprato, perché se mi fossi presentato con un gessato in Commissione, immaginate cosa avrebbe detto il collega! A proposito della dichiarazione di voto. E' vero, nell'intervento che ho fatto prima e in quelli degli altri colleghi non si è entrati nel merito articolo per articolo, ma abbiamo fatto un discorso in senso più generale.
Vi posso però garantire due cose: noi naturalmente voteremo contro le questioni pregiudiziali, e ce ne assumiamo la responsabilità. Abbiamo ascoltato - io, almeno, l'ho fatto - con grande attenzione le questioni pregiudiziali che avete posto; nel pomeriggio, magari con l'assegnazione ad ogni singolo Consigliere di tempi maggiori, ci saranno i Consiglieri di maggioranza - e, per quanto mi riguarda, certamente Consiglieri del mio Gruppo - che nel loro intervento, organicamente, riprenderanno le varie questioni, entrando nelle singole specificità. In questo modo, potranno esternare la loro posizione o, se preferite, una tesi contraria rispetto a quella che abbiamo ascoltato dai banchi dell'opposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riggio: si dissocia dal suo Gruppo? Prego, ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Ho chiesto di intervenire perché, contrariamente da quanto annunciato dalla Consigliera Manica, io non voterò a favore di queste pregiudiziali ma non parteciperò al voto, e voglio spiegare il motivo. Di fatto, non c'è stato un vero e proprio dibattito sulle questioni pregiudiziali; a parte il lodevole intervento del Consigliere Cattaneo che soltanto per una delle pregiudiziali è entrato nel merito, nessun Consigliere della maggioranza dico nessun Consigliere della maggioranza - è entrato nel merito delle questioni pregiudiziali che erano ben cinque, come lei, Presidente, ha ricordato quando ne aveva accorpato la discussione.
Io penso che questo tipo di atteggiamento da parte della maggioranza sia un atteggiamento ostruzionistico rispetto al dibattito, ed è paradossale che questa accusa di ostruzionismo sia rivolta nei confronti della minoranza. L'ostruzionismo al dibattito c'è quando non si ha voglia di entrare nel merito e di discutere sulle cose, di far valere le idee contro le idee.
Non ha senso che un dibattito di questo genere debba chiudersi con un voto. Veniamo in aula per sapere quello che già sapevamo? Che noi siamo 20 e la maggioranza è di 40? Se è così, abbiamo perduto questa legislatura, è inutile che stiamo a discutere.
L'aula dovrebbe essere un luogo in cui si scontrano le idee, e soltanto nel caso del Consigliere Cattaneo abbiamo sentito le idee. Gli altri Consiglieri della maggioranza sono intervenuti soltanto per insultare la minoranza o per insultare il documento che è stato inviato dal Presidente della Provincia di Torino, Bresso, e da numerosi Sindaci del Piemonte.
Io trovo stupefacente che, mentre viene considerato accettabile - e anch'io lo considero accettabile e più che legittimo - il fatto che i Presidenti di Regione intervengano nei confronti del Parlamento rispetto al dibattito che sta svolgendo in questo momento, venga considerato inaccettabile, in particolare dal Consigliere Ghiglia, un documento del Presidente della Provincia di Torino e dei Sindaci.
Questo dà l'idea. Purtroppo le idee che vengono espresse qui escono poco fra la gente, quindi le mistificazioni possono poi avere tutto il campo che si vuole, vergognosamente. Ma questo dà l'idea di quale tipo di federalismo qualcuno nella maggioranza - non voglio dire tutti - ha in testa. E' un tipo di federalismo che vuole sostituire al centralismo nello Stato il centralismo nella Regione, che non è disposta ad ascoltare il Presidente della Provincia e i Sindaci.
Io dico: "Vergogna! Vergogna!". E' per questo motivo che non partecipo al voto, perché non si chiude un dibattito così importante con un voto senza che si sia discusso ed entrati nel merito. Questo è un atteggiamento ostruzionistico. Lo dico ai colleghi della maggioranza: vi siete resi colpevoli di ostruzionismo rispetto a questo tipo di dibattito e create lo ha detto il Consigliere Saitta - una situazione ambientale abbastanza pericolosa. Volete trascinarci nell'ostruzionismo? Noi facciamo tutti gli sforzi possibili per portare in quest'aula idee, perché siamo stati eletti per questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Poco fa, un collega ha fatto irrompere in quest'aula il professor Caianiello, spendendo qualche parola su un parere che avrebbe espresso questo eminente studioso sulla legittimità costituzionale della deliberazione piemontese. Io non so se il professor Caianiello sia iscritto a qualche partito, non ho idea; però, anche se fosse iscritto a qualche partito, il prof. Caianiello dovrebbe rendersi conto, e con lui tutti quelli che lo citano, che un conto sono gli obiettivi politici di un partito ed altro sono gli atti amministrativi.
Sappiamo che gli obiettivi politici, in quanto tali, non hanno rilevanza giuridica, sono insindacabili. L'obiettivo politico è un'idea una proposta che un partito lancia nel confronto politico e non è soggetto a verifiche di carattere giuridico o di diritto. Politicamente si può dire ciò che si crede; si pongono degli obiettivi. Ma la sfera degli obiettivi politici, in una società democratica, a democrazia rappresentativa - non una società plebiscitaria, ma una società a democrazia rappresentativa nelle mani dei partiti rimane in una sfera di insindacabilità. Per tradurre questi obiettivi politici in atti amministrativi, bisogna che le proposte derivanti da obiettivi politici trovino il modo di inserirsi nello Stato di diritto, nelle regole costituzionali e legislative, che stanno a fondamento dell'ordinamento del nostro Stato.
Si tratta di due sfere di attività che la Costituzione italiana ha introdotto dopo vent'anni di fascismo, e sono due sfere ben distinte: da un lato, la massima libertà per cittadini di riunirsi nelle più varie forme associative e politiche e nella piena libertà di organizzazione delle idee delle proposte, del pensiero, cosa che il fascismo non permetteva dall'altro, una Costituzione che regola i rapporti tra i vari livelli dello Stato e che, regolando questi, ha sancito un patto democratico di coesistenza nazionale. Bisognerebbe stare dentro questi due livelli rispettandoli e non forzandoli. I due livelli possono essere forzati in due direzioni: impedire di far politica da parte degli organi dello Stato e quindi premere sulla libertà dell'organizzazione e della proposizione politica o fare viceversa e quindi forzare le regole per introdurre progetti politici che, per avere legittimità, non devono forzare le regole ma rispettarle.
Io penso che in questo caso - di qui le tre eccezioni che abbiamo sollevato - siamo di fronte ad un atto che è molto grave sul piano della democrazia; in sostanza, siamo di fronte ad un atto che tenta, in funzione di obiettivi politici insindacabili, di forzare la normativa esistente, di eluderla, di sfondarla. Questo è un tentativo di sfondamento di regole istituzionali sia di carattere costituzionale, sia di carattere di legge ordinaria. E questo - ho finito il tempo, mi riservo di riprendere il discorso magari in un successivo intervento - è fatto nuovo e parecchio grave. Per questo motivo, voteremo a favore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

A nome dei Socialisti Democratici Italiani, dichiaro il mio voto favorevole alle pregiudiziali esposte da me e dagli altri colleghi del centrosinistra, invocando - come chiesto dal collega Saitta - che si diano o che si cerchi di dare delle spiegazioni e delle risposte alle nostre contestazioni.
Solo il Capogruppo Cattaneo, a cui va riconosciuto, almeno da parte mia, equilibrio e stile, ha cercato di rispondere, riconducendo questi argomenti nell'alveo dell'interpretazione delle disquisizioni giuridiche.
Per quanto riguarda la sua affermazione sulla posizione di Caianiello, ho letto quell'intervista sul "Corriere della Sera" e, a proposito della regolarità di questi referendum, diceva più o meno che gli stessi sono stati promossi a metà, però non vanno giudicati in quanto finalizzati ad una situazione politica e quindi ad un uso imperfetto, per cui li condannava in quanto usati imperfettamente. Questa era la posizione di Caianiello.
Ad ogni modo, questi sono tutti argomenti in cui non esiste veramente una verità biblica; sono argomenti su cui c'è molto da interpretare e quindi ha fatto bene anche il Capogruppo di Forza Italia a dare questa spiegazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Vorrei, con poche parole, tentare di spiegare perché non sono d'accordo con le pregiudiziali della minoranza.
Si è parlato ancora in queste ultime battute di sfondamento di leggi sia ordinarie che costituzionali e si sono usati termini, credo, abbastanza grossi.
Vorrei esporre perché voto contro queste pregiudiziali e quindi perch difendo la delibera di Giunta. Difendo la delibera di Giunta in quanto la ritengo una delibera prevalentemente di intenti. E mi spiego. Si tratta di una delibera a forte contenuto politico, ma di intenti, che necessita - e non ce l'ha ordinato il medico di non poterlo fare - di successive delibere che giustamente chiariscano i problemi che riguardano la legittimità rispetto alla spesa che non sono contenuti in questa delibera (ma si possono fare in un momento successivo), e chiariscano anche il contenuto delle domande, che effettivamente è molto generico.
Per quanto mi riguarda, sono perfettamente d'accordo con l'on. Cacciari nel ritenere - e non lo dico demagogicamente, ma perché ci ho sempre creduto negli anni - il contenuto dei quesiti modesto. Ripeto, al riguardo sono personalmente d'accordo con l'on. Cacciari.
Detto questo, vediamo dove c'è, in breve, questo sfondamento di leggi e questo sfondamento di regole costituzionali. Con tutto il rispetto, credo che lo Statuto della Regione Piemonte si fondi - mi pare che sia l'art. 1 a sancirlo - sulla partecipazione popolare e metà della nostra Costituzione parla di partecipazione popolare. Certo, osservando le regole. In tutti i referendum nazionali ci siamo arrampicati sugli specchi. Se avessimo osservato la regola costituzionale, forse nel nostro Paese avremmo tenuto non più di cinque referendum perché, a parte il divorzio e a parte qualche altro referendum in linea con la normativa costituzionale, per quanto riguarda tutto il resto ci si è arrampicati sugli specchi spesso e volentieri, e ultimamente ben metà - mi pare - dei referendum proposti sono stati giudicati inammissibili.
Dicevo, contenuto squisitamente e fortemente politico di partecipazione popolare. Certo, il nostro Statuto prevede soltanto il referendum consultivo su leggi regionali - sappiamo tutti leggere, non bisogna nascondersi dietro un dito, ed io non lo faccio - però bisogna dire - e mi avvio subito alla conclusione - che è anche vero che quando, con il cosiddetto "compromesso costituzionale", le forze comuniste, cattoliche laiche, socialiste, votarono la nostra Carta fondamentale, accettarono il fatto che, in diversi suoi articoli, essa prevedesse l'attuazione delle Regioni. Le Regioni sono state create nel 1970, perché proprio a cavallo degli anni '70, una forza politica, il Partito Socialista Italiano (che non esiste più, e spero si ricostituisca a gennaio del 2001) disse: "O si fanno le Regioni o noi non facciamo il Governo!". Con molta onestà, bisogna prendere atto che in una simile congiuntura (e questo è l'unico merito che riconosco alla Lega Nord, perché sul resto delle sue posizioni non mi riconosco per niente) la Lega Nord ha detto alla Casa delle Libertà: "Occorre attuare l'art. 5 della Costituzione!" Questa è la mia interpretazione dei fatti, perché gli amici della Lega Nord non hanno certo inventato l'acqua calda! Così come le Regioni sono state attuate dopo trent'anni per merito dei socialisti, allo stesso modo dopo cinquanta e passa anni occorre riconoscere questo merito alla Lega...



PRESIDENTE

Consigliere, la invito a concludere.



MERCURIO Domenico

Presidente, nel dibattito, prima, non ho parlato: adesso posso anche rubare trenta secondi! La Lega Nord ha detto con fermezza alla Casa delle Libertà: "Noi vogliamo questo", e "questo" è nient'altro che l'attuazione dell'art. 5 della Costituzione.
Il federalismo è previsto dalla nostra Costituzione, all'art. 5 laddove si dice "La Repubblica, una e indivisibile... adegua i principi e i metodi... alle esigenze dell'autonomia...".
Questa deliberazione è imperfetta da un lato - se così vogliamo leggerla - però è una deliberazione di intenti: in quanto atto amministrativo è una deliberazione di intenti, che non necessita di diverse formalità (la specificazione della spesa, la specificazione del quesito ecc.). Quindi, in quanto deliberazione di intenti, io...



PRESIDENTE

Consigliere, concluda, grazie.



MERCURIO Domenico

Presidente, scusi se ho rubato trenta secondi! Lei però sa che di solito io non intervengo mai!



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, ma i tempi sono tempi, e bisogna rispettarli. Grazie.
Il Consigliere Segretario Di Benedetto chiede di intervenire in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Annuncio il voto favorevole del Gruppo "Insieme con Di Pietro" sulla questione pregiudiziale. Nel frattempo, ne approfitto per continuare a ribadire la continua assenza del Presidente Ghigo, ed il mancato confronto politico che dovrebbe esserci in aula. Noi non ci sottraiamo alla battaglia democratica a cui l'aula ci chiama, anzi, l'affrontiamo con fermezza.
Battaglia democratica a cui, invece, il Presidente continua a sottrarsi.
Parliamo di "normale dialettica democratica", ma vi è stata un'intromissione indebita in questo dibattito, quella che il Cavaliere Berlusconi ha fatto stipulando l'accordo, come sappiamo, con Bossi. Quando il Consigliere Ghiglia rivendica l'autonomia del suo mandato elettivo, si riferisce alle indebite ingerenze di scellerati accordi stipulati a livello nazionale? Per quanto riguarda la lettera della Presidente della Provincia Bresso, cosa c'è in essa di illegale o di non accettabile? Richiede di consultare il sistema delle autonomie locali piemontesi, per cui non capisco cosa ci sia in questo di illegale o non accettabile! Caro collega Ghiglia, anche noi abbiamo chiesto di aspettare che si faccia il dibattito alla Camera dei Deputati. E' illegale? Forse per voi è "illegale" perché non volete un confronto! Personalmente, quando in Commissione ci chiedevate più collaborazione, chiedendoci di non arroccarci sulla via dell'ostruzionismo, non ho creduto alla sincerità della vostra richiesta. Il vostro invito è la riprova del vostro atteggiamento fasullo.
Non volete la collaborazione, non volete il confronto.
Come Consigliere, sono al mio primo mandato, quindi non conosco ancora molto gli strumenti "politici" e per questo ringrazio gli amici e i colleghi che mi aiutano e che mi danno una mano. Posso garantire, però, che userò e adotterò tutti gli strumenti per arrivare ad un vero confronto, e comunque per andare avanti, se necessario anche facendo ostruzionismo.
Userò, per quanto mi riguarda, tutti i mezzi che una democratica battaglia mi consentirà!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Presidente, colleghi, ho chiesto la parola per dirvi che il nostro Gruppo voterà contro le questioni pregiudiziali, perché riteniamo che la deliberazione proposta all'attenzione dell'aula - nel cui merito interverremo quando se ne parlerà - rientri nell'ambito di una previsione di legge costituzionale e di una previsione statutaria.
Per questo motivo, il nostro voto sarà contrario alle questioni pregiudiziali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Deorsola.
Passiamo ora alla votazione delle questioni pregiudiziali di legittimità.



(I Consiglieri Manica, Contu e Marcenaro chiedono fuori microfono che si voti per appello nominale)



PRESIDENTE

Come richiesto dai Consiglieri Manica, Contu e Marcenaro, si proceda alla votazione per appello nominale.
Prima di cominciare a votare, voglio precisare il significato del voto: votando "sì" si accolgono le questioni pregiudiziali, votando "no" le si respingono.
Prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 votanti 43 hanno risposto SI' 16 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Le questioni pregiudiziali di legittimità sono respinte.
Passiamo ora alle questioni pregiudiziali di merito.
Ho fatto un elenco delle diverse questioni pregiudiziali di merito presentate. Tale elenco è in distribuzione.
Esse sono: questione pregiudiziale di merito presentata dal Consigliere Marcenaro: il referendum, anziché su quesito generico, sia su una proposta articolata di legge al Parlamento di modifica costituzionale questione pregiudiziale di merito presentata dal Consigliere Caracciolo: la soluzione è quella intrapresa dal Parlamento con l'esame di proposta di modifica costituzionale questioni pregiudiziali di merito presentate dal Consigliere Chiezzi: 1) non sono state sentite le Commissioni di merito vertendo il quesito su specifiche materie 2) la proposta di deliberazione della Giunta fa riferimento ad una precedente deliberazione di Giunta di cui i Consiglieri non sono a conoscenza.
Inizia il dibattito sulle questioni pregiudiziali di merito.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Inizio il mio intervento dall'ultima pregiudiziale, che condivido posta dal Consigliere Chiezzi. La delibera del 4 aprile, oggi in esame, che prevede l'indizione di un referendum con quelle caratteristiche, trae origine dalla delibera della Giunta del 31 luglio, citata nella delibera del 4 settembre.
Il collega Chiezzi, giustamente, sostiene che tale delibera non è stata portata a conoscenza dei Consiglieri. Il problema era già stato posto in sede di VIII Commissione; in quella stessa sede non si era trovata una soluzione, per cui è opportuno risollevare il problema in aula.
La delibera del 4 settembre è di importanza fondamentale, infatti rimanda la responsabilità di un atto, che ha caratteristiche di illegittimità, ad una precedente deliberazione che ha caratteristiche ancora più generiche. Tuttavia, la delibera del 4 settembre è l'atto iniziale con cui la Giunta ha deciso di indire un referendum con caratteristiche e modalità che traggono origine dalla delibera della quale non siamo a conoscenza. Quanto meno, il Presidente della Giunta regionale non l'ha illustrata. Anche per questo è necessaria la presenza in aula del Presidente.
Condividiamo la questione pregiudiziale posta dal Consigliere Marcenaro: in effetti, il quesito referendario è generico.
Ha perfettamente ragione il collega Mercurio quando dice che il quesito, molto generico, verrà definito poi con atti successivi. Ma cosa vuol dire? Vuol dire che stiamo deliberando un manifesto politico? Vuol dire che noi autorizziamo il Presidente della Giunta o la Giunta a definire anche il quesito e il contenuto del referendum? A mio avviso, la questione pregiudiziale di merito del collega Marcenaro è fondata, perché il quesito referendario è generico.
Cosa vuol dire indicare genericamente "Sanità", "Formazione professionale" e "Polizia locale"? Non so dove sia stato stilato il quesito, apparentemente non in Piemonte: chi conosce la legislazione regionale piemontese sa perfettamente che la Regione Piemonte sulla Formazione professionale ha quasi tutte le competenze. Potrei citare la legge sulla Formazione professionale, potrei anche citare le procedure con le quali normalmente vengono avviati i corsi: la competenza sulla Formazione professionale è tutta della Regione.
Quindi, quali sono le competenze che lo Stato dovrebbe trasferire alla Regione circa la Formazione professionale? Sarei veramente curioso di sentirmi spiegare, nello specifico, da chi ha scritto il testo del quesito referendario, quali sono le competenze in materia di Formazione professionale che lo Stato deve trasferire alla Regione. Mi sembra proprio "un'asinata"! Chiediamo delle competenze che abbiamo già! Volete che leggiamo assieme la nostra legislazione, cosa è stato fatto riguardo al trasferimento di competenze in seguito al D.lgs. n.
112 e successivi in attuazione delle leggi Bassanini? La stessa Regione Piemonte ha fatto una legge apposita.
Il quesito sulla Formazione professionale non ha fondamento. Ripeto, è "un'asinata" sotto tutti gli aspetti! C'è forse un problema di risorse? L'Assessore Pichetto, il nostro Assessore alla Formazione professionale, persona molto attenta, dovrebbe dirci quali competenze lo Stato dovrebbe trasferire, in materia di Formazione professionale, alla Regione, dal momento che la Regione su quella materia ha una competenza ampia, per non dire quasi completa.
Quindi chiedo: è un problema la Formazione professionale? La "devolution" sulla Formazione professionale è davvero un problema? Se il quesito fosse stato posto in termini più precisi, e si fosse parlato, per esempio, di "istruzione", probabilmente la questione sarebbe stata più interessante: istruzione universitaria, scuola superiore. Lo stesso è stato fatto in altri Consigli regionali, dove il dibattito nel merito si è svolto; l'edilizia scolastica, l'edilizia della scuola media superiore, le competenze della Provincia. Sarebbe stato tutto molto più serio.
Parlare di Formazione professionale mi sembra non abbia senso.
Vorrei parlare anche della "Polizia locale" e della "Sanità".
Quanto alla polizia locale, cosa chiediamo nel quesito referendario? E' stato detto e ripetuto. Spero che gli emendamenti che la Casa delle Libertà ha presentato vengano prima o poi illustrati. Probabilmente, si cambierà anche il quesito.
I vigili urbani dovranno far parte della polizia regionale, oppure intendiamo qualcosa di più? Si tratta di accogliere la posizione di Bossi oppure di accettare la posizione, molto più accorta, degli altri componenti della Casa delle Libertà? Anche per questo aspetto il quesito è generico.
Qual è il problema sulla sanità? E' un problema di risorse? Questo è comprensibile. E' un problema di competenze? Ne abbiamo, mi pare abbastanza. A meno che la Casa delle Libertà, il partito nazionale di Alleanza Nazionale e il partito nazionale di Forza Italia ritengano che lo Stato non debba più avere competenze in materia di sanità: per esempio, il Consiglio Superiore della Sanità non dovrebbe più avere competenze nell'attenzione ad alcune patologie di carattere nazionale (penso alle malattie infettive, ecc.).
Ma non esiste in alcuna parte del mondo, neppure negli Stati federali forti, che lo Stato non abbia competenza in materia di sanità! Mi sembra obiettivamente, anche questa "un'asinata".
Entrare nel merito mi pare opportuno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Saitta.
Ha chiesto la parola al Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Credo che le obiezioni che abbiamo sollevato nel merito siano, tra l'altro, le più importanti.
Questa mattina ho sentito fare dei riferimenti al referendum e al fatto che lo stesso rappresenti la massima espressione della democrazia.
Ritengo che fosse un discorso astratto, che non teneva conto di quanto avviene e di quanto è avvenuto. Pochi mesi fa, infatti, ad una massiccia dose di iniezione di democrazia, i cittadini hanno risposto dicendo: "E' troppo", e non sono andati a votare. Io sono tra quelli, addirittura ho invitato a non andare a votare, affermando che il Parlamento deve fare la sua parte.
Il referendum è un'istituzione certamente democratica, ma che ha caratteristiche eccezionali, non può essere usata in modo sistematico perché l'abuso dello stesso fa male e credo che l'abbiamo verificato. Non fa male soltanto in astratto, ma anche a chi li promuove, credendo di poter usare come clava un istituto per poi accorgersi che i cittadini sono un po' più attenti e meno ingenui di quello che sembrano.
Ora, credo che ci troviamo esattamente di fronte ad una questione di questo genere. Come cittadino mi sento imbrogliato che il Consiglio regionale del Piemonte mi chieda di poter legiferare su questioni che pu risolvere quando vuole. Non c'è bisogno di un referendum per emanare i provvedimenti legislativi che chiede, perché si tratta di una cosa ultragenerica: gli chiede esattamente di poter avviare iniziative legislative su quei capi.
Bene, fatelo. Vi rispondo non come Consigliere regionale, ma come lavoratore o come casalinga: fatelo. Perché non l'avete fatto? Perch aspettate un anno? Perché ce lo chiedete? Chi ve lo impedisce? Tra l'altro i promotori hanno una grande maggioranza. Cosa vi impedisce di fare dei provvedimenti? Spendiamo 50 o 60 miliardi per chiedere se l'acqua è calda? Credo che sia una cosa assurda e, tra l'altro, queste cose si saranno dette. Non è che si possa pensare di usarla e di non tenere conto degli aspetti negativi che hanno. Ripeto, ci troviamo di fronte ad un imbroglio prima di tutto perché il quadro di riferimento potrebbe cambiare - sappiamo che in questi giorni si avvia un dibattito in Parlamento, unica sede legittima, che può modificare il quadro - ma stiamo assistendo ad un imbroglio rivolto ai cittadini, perché andiamo a chiedere loro delle cose di tale genericità e banalità per cui non capiranno il quesito referendario.
Perché si fa questo? E' evidente, come dicevano già altri Consiglieri nell'intervento di questa mattina, l'uso strumentale che si vorrà fare l'uso di campagna elettorale che si vorrà fare di questo referendum. Lo si vuole abbinare alle elezioni, si insiste sull'abbinamento alla data delle elezioni, perché è evidente che c'è quell'uso.
Attenzione, ripeto, lo usate in quel modo, ma sarà sottolineato questo aspetto di uso strumentale di un quesito genericissimo. Perché, invece, non si emana una legge e poi si chiede ai cittadini piemontesi se su tale legge di riforma sono d'accordo o meno? Così avrebbe un senso il referendum perché si tratterebbe di una proposta ampia e chiara. No, si preferisce fare una cosa di questo genere perché si vuole fare campagna elettorale.
L'hanno detto in parecchi, l'ha detto lo stesso Presidente Ghigo nell'intervista, ed è questa una delle ragioni per cui ci opponiamo. Non possiamo tranquillamente usare le istituzioni per far fare delle campagne elettorali di parte. Questa è una delle ragioni del nostro atteggiamento in aula.
Inoltre, apro una parentesi sul punto. Non ci scandalizziamo sul fatto che si imponga una lunga discussione quando magari, nel momento in cui ci si siede nei banchi del Consiglio comunale oppure del Parlamento, si fa quotidianamente la stessa cosa, mentre qui si finge di essere delle verginelle e ci si scandalizza. Vogliamo un dibattito approfondito anche per mettere in luce questi aspetti.
Ripeto, penso che dobbiate riflettere perché, solo pochi mesi fa, chi ha pensato di cavalcare certi referendum ha preso una batosta le cui conseguenze vengono ancora oggi pagate. Attenzione: la furberia che pensate di aver escogitato potrebbe trasformarsi, invece, in un boomerang.
L'ultima questione che voglio sottolineare è questa: credo che ci sia una ragione di questa genericità e del fatto di non voler aprire una discussione di merito, ma di preferire sottoporre una proposta al referendum, perché il giorno che si farà questo emergeranno le divergenze all'interno del Polo della Libertà su tale problema. L'accordo che c'è oggi tra Alleanza Nazionale e la Lega, nel momento in cui si discuterà non di una formulazione generica, ma di cose concrete che devono essere affidate alle Regioni - quelle che devono essere mantenute in sede centrale - sarà a rischio ed emergeranno tutte le divergenze.
Allora, si preferisce, per un anno, in attesa delle elezioni, non avere un chiarimento ed aspettare. Però credo che si riuscirà a dimostrare anche questo e a far vedere che ai cittadini si fa affrontare un referendum fasullo perché ci sono problemi di questo tipo, ma non c'è un esercizio reale di democrazia verso i cittadini.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Papandrea.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Le questioni pregiudiziali di merito poste nella precedente seduta sono, a mio avviso, particolarmente rilevanti, sia quelle relative alla genericità del quesito rispetto ad una più articolata proposta di legge al Parlamento di modifica costituzionale, sia quella che la strada intrapresa dal Parlamento, con l'esame delle proposte di modifica costituzionale, sia quella da seguire. Ma vorrei parlare successivamente delle pregiudiziali proposte dai Consiglieri Marcenaro e Caracciolo.
Vorrei, invece, cominciare dalla pregiudiziale posta dal Consigliere Chiezzi sulla problematica da lui sollevata rispetto alla necessità di ascoltare le Commissioni di merito, poiché il quesito verteva su specifiche materie che le Commissioni di merito avevano come attribuzione particolare.
Cercherò di sviluppare un'argomentazione in questo senso, auspicando che nel confronto che faremo sulle pregiudiziali di merito si possa svolgere, tra l'opposizione e i colleghi della maggioranza, un confronto di merito sulle pregiudiziali che poniamo.
Nella parte precedente, relativa alle pregiudiziali di legittimità abbiamo colto il passaggio significativo dal silenzio alla presa della parola tra la Commissione e l'aula, ma, onestamente, di contenuti di merito sul problema ne abbiamo sentiti solo dal Capogruppo di Forza Italia.
Auspicheremmo di poter svolgere questo confronto, perché quando poniamo pregiudiziali lo facciamo in modo serio e reale. Ravvisiamo veramente nel testo della deliberazione delle limitazioni in merito alla possibilità di passare alla discussione e al voto.
Quindi, inizio dalla pregiudiziale del Consigliere Chiezzi.
Noi ci troviamo davanti ad una deliberazione che propone di andare ad un referendum su materie specifiche, quale la sanità, la formazione professionale, la polizia locale ed altro, che sono materie di grande rilievo. Il quesito è generico e, potremmo dire, indifferenziato sulle materie. Perché, invece, è molto utile avere un confronto con le Commissioni? Tra l'altro, è nostra prassi, quando esaminiamo deliberazioni o testi di legge complessi che riguardano più materie, sentire le Commissioni competenti (successivamente, il provvedimento viene inviato in I Commissione), quindi non è una richiesta particolare o che stravolga una prassi. Perché sentire le Commissioni di merito? Vorrei fare alcuni esempi. Partiamo dall'esempio della "Sanità", che è materia quasi interamente delegata - l'Assessore D'Ambrosio prima era presente, adesso è assente - da parte dello Stato alle Regioni. Noi sappiamo che quasi il 60% del bilancio regionale è imperniato sui trasferimenti, da parte dello Stato, in materia di spesa sanitaria.
Perché sarebbe stato utile sentire il parere della Commissione? La Commissione avrebbe potuto dire all'aula e alla Giunta, che ha formulato quella proposta di deliberazione, che, forse, per quanto riguarda la sanità, la richiesta da fare riguarda la non rigidità dei trasferimenti ed una loro possibile flessibilizzazione. Forse, avrebbe spiegato e suggerito alle altre Commissioni e all'aula stessa che il problema non riguardava tanto l'entità del trasferimento, quanto il suo controllo qualitativo.
Magari avrebbe suggerito all'aula, che deve affrontare la discussione su questo importante provvedimento, e, sicuramente, alla Giunta che la questione riguarda i compiti di programmazione della Regione, nella loro separazione dai compiti di gestione e quant'altro.
La questione, poi, riguardava questa Regione che, avendo accumulato un consistente deficit sanitario (parecchi miliardi), forse aveva il problema di rendere più saldo il rapporto di gestione e di controllo tra la stessa e le Aziende sanitarie. Avrebbe quindi posto una serie di questioni e di problematiche che avrebbero portato il quesito, incelato ed inutile, a essere reale, che consentiva di gestire in modo diverso. Questo sarebbe avvenuto per la formazione professionale e per la polizia, magari sciogliendo il nodo presente in quella definizione così generica sul trasferimento delle funzioni. Per quanto riguarda la polizia locale, a qualche cittadino, che, malauguratamente, si troverà la scheda in mano, se se la troverà, potrebbe venire in mente che voi volete portare via i vigili urbani ai Comuni, perché quando si parla di polizia locale sostanzialmente, si parla di vigili urbani.
Al cittadino, invece di apparire un quesito federalista - lo dico per la chiarezza dell'elettore - potrebbe apparire un quesito centralista, per cui la Regione decide che tutti i vigili urbani del Piemonte vengono trasferiti in capo all'Assessore - adesso mi sfugge chi sia - e certamente, per competenza di Commissione, al collega Manolino, visto che la polizia locale è una competenza dell'VIII Commissione.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliera Manica.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Nell'esaminare le questioni pregiudiziali e di merito, credo che, ad un'analisi obiettiva, non si possa non convenire sulla fondatezza delle affermazioni espresse in queste pregiudiziali.
Chiaramente, è un quesito generico quello che dovranno affrontare gli eventuali elettori, in quanto la formulazione della domanda, così come posta, non permette assolutamente di comprendere e di farsi un'idea della complessità del tema che si vorrebbe affrontare in due semplici righe.
E' stato appena richiamato il problema della sanità e credo che tutti conoscano benissimo la portata dell'argomento. Sappiamo tutti quanto, in tema di sanità, le Regioni siano già oggi in grado di avere una possibilità decisionale di elevatissimo livello e sappiamo anche che, però, alcune Regioni - tra le altre, anche il Piemonte - nel momento in cui rivendicano un'autonomia regionale di gestione a livello sanitario, periodicamente contrattano con il Governo centrale per avere fondi necessari a coprire buchi gestionali creati da gestioni che definire allegre è fin troppo ottimistico.
Quindi, come si può chiedere di votare, come è stato anche affermato in alcune dichiarazioni di voto riguardanti le pregiudiziali precedenti, per un'indicazione di principio? Come si può chiedere di votare un referendum che, per ammissione di alcuni degli stessi proponenti, è nient'altro che una dichiarazione d'intenti generica? Credo che tutti non possano negare che questa genericità derivi proprio dalla formulazione e, soprattutto, dalla modalità di inizio del percorso.
C'è di più: nella fretta di agire ed ottenere il risultato, si trascurano quelle che sono le regole politiche che, secondo noi, ci dovrebbero essere al di sotto di ogni scelta politica e si dimentica che il referendum chiede un intervento sulla Costituzione, che non è materia di giudizio del Consiglio regionale, bensì è una proposta di modifica costituzionale e non può essere fatta che dal Governo centrale.
Non si capisce come questo nodo possa essere superato soltanto sulla base di affermazioni di principio, senza contare che proprio oggi assistiamo ad un gioco delle parti. Probabilmente, le stesse forze che, in questo Consiglio, chiedono un certo tipo di atteggiamento collaborativo e propositivo, in questo momento, stanno mettendo in atto un atteggiamento di opposizione pregiudiziale alle discussioni che in questo momento si stanno svolgendo in Parlamento per quanto concerne il federalismo.
C'è di più: la genericità del concetto e del quesito ci porta direttamente ad un problema che a noi, come Verdi, sta molto caro, ed è il problema della sussidiarietà. I quesiti generici così formulati non mettono in condizione di tutelare, di garantire e di impostare un discorso sulla sussidiarietà. Chi tutelerà le Amministrazioni subordinate alla Regione alle Province e ai Comuni da quel centralismo che sta avanzando? A nostro avviso, vi sono segnali preoccupanti per quanto riguarda un centralismo regionale torinese che tende a ripetere, secondo noi, modelli criticati a livello centrale. Viene indicato un modello centralista di stampo nazionale per poi riproporre un modello ben peggiore a livello regionale.
Chiedo, come sempre, che su queste discussioni si vada alle questioni di merito dei problemi e non ci si fermi su mere posizioni di principio o su posizioni politiche prese a priori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Penso che una qualche preoccupazione sulla vaghezza equivoca del quesito così come è stato formulato stia prendendo - e ne sono compiaciuto anche gli stessi proponenti, se è giunto ai Consiglieri, negli ultimi minuti, un emendamento a firma dell'Assessore Vaglio, immagino a nome della Giunta, quindi dei proponenti di questo provvedimento, che precisa in termini peraltro ancora molto vaghi che cosa si deve intendere per "devoluzione" sui temi e nel settore dell'istruzione rivendicando - cito testualmente - maggiori competenze in materia di organizzazione scolastica offerta di programmi educativi e gestione degli istituti scolastici.
Non so se questo è un inizio di ripensamento e di disponibilità a trattare con il Consiglio questa materia in modo tale da consentire a quanti non vogliono porsi pregiudizialmente al referendum, ma non vogliono neppure che il referendum diventi la carta bianca che qualunque potere e qualunque governo può utilizzare, di dichiarare di aver ricevuto un mandato esplicito da parte dei cittadini, come potranno fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
La questione mi pare sia presente all'attenzione della Giunta, ma non è questa la strada per risolverla. Non è che moltiplicando, nel senso narrativo, le parole presenti in questo quesito referendario si giungerà a chiarezza; si giungerà a chiarezza, ed è la questione posta anche in alcune pregiudiziali di legittimità, solamente nel momento in cui ai cittadini piemontesi venisse proposto un quesito referendario con alcuni requisiti che tutti i quesiti referendari, anche quelli migliori e più nobili di iniziativa popolare, devono avere: un minimo di chiarezza, un minimo di univocità e di omogeneità.
Tutto questo non è possibile conquistarlo se non elaborando e redigendo un provvedimento legislativo che, sulla base del voto degli elettori piemontesi, questo Consiglio regionale e questa Giunta regionale potrebbe impegnarsi a rivolgere al Parlamento. In caso contrario, questo quesito continuerà ad essere un quesito buono per tutti gli usi e per tutte le occasioni.
Sull'istruzione si va lentamente puntualizzando, mentre sulla sanità non si va affatto puntualizzando. Questa Giunta continua a ritenere, ad esempio, che sia possibile una riforma federale della sanità semplicemente riproducendo, sul piano regionale, gli assetti fallimentari del sistema sanitario nazionale, ma non precisa se vuole intervenire sull'organizzazione del sistema dei servizi: cosa possibile. Non c'è l'Assessore D'Ambrosio e me ne dispiace. Chiedo ai suoi colleghi lombardi anche a Costituzione vigente. Non precisa se è contrario. A quel punto come elettore piemontese e non come Consigliere regionale, voterei sicuramente contro, perché non precisa se questo quesito significa l'abolizione di ogni forma di autorità nazionale di garanzia sui diritti di accesso alle prestazioni e sugli standard delle prestazioni.
Sulla polizia locale, si citavano i vigili urbani, ma non è assolutamente chiaro se si va nella direzione della polizia di stato americana - proposta avanzata, mi pare, anche da alcuni Gruppi di opposizione e da alcune personalità eminenti. Contro questa formulazione del quesito, se non si è contro la tenuta di un referendum consultivo, si va - scusate la battuta - alla costituzionalizzazione della guardia nazionale padana.
Tutti questi sono problemi e lo dico in particolare al Consigliere Rossi che faceva un appello accorato ed attento alla sovranità popolare perché il primo obiettivo e la prima priorità di chi propone un referendum sia esso di iniziativa popolare o di iniziativa consiliare come questo, è di non truffare gli elettori a cui si sottopone un quesito.
Un quesito formulato in questi termini potrà essere impugnato domani da chiunque, e voi potrete giustificare la costituzionalizzazione della guardia nazionale padana dicendo che gli elettori vi hanno dato il mandato.
Un provvedimento di legge articolato non vi consentirebbe di fare questo e davvero, a quel punto, non solo consentirebbe, ma costringerebbe voi e questa maggioranza a rispettare il responso degli elettori.
Voglio aggiungere un'ultima considerazione di tipo regolamentare.
Chiedo al Presidente di mettere in votazione, per parti separate, le questioni pregiudiziali come se fossero un unico provvedimento, perch ritengo che la pregiudiziale di merito politica rilevante sia quella avanzata dal Consigliere Marcenaro. Su questa annuncio un voto favorevole ma sulle altre pregiudiziali, che sono residuali anche rispetto all'economia del nostro dibattito, preannuncio la non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Oreste Rossi, annuncio che ho preso in esame la richiesta del Consigliere Palma e farò un'applicazione analogica dell'art. 66, sempre rispettando l'art. 63. Quindi, un'unica discussione ed un'unica dichiarazione di voto come tempi, ma farò una votazione distinta per le singole eccezioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Ritengo che sia giusto esprimere i motivi per cui il Gruppo della Lega Nord voterà contro le questioni pregiudiziali di merito presentate da altri Consiglieri.
Prendo velocemente spunto dalla dichiarazione fatta dal Consigliere Marcenaro, che suggerisce di cambiare quesito: anziché lasciarne uno generico, fare un referendum su un'articolata proposta di legge al Parlamento di modifica costituzionale. Informo il Consigliere che questo Governo in cinque anni non ha preso in esame un solo progetto di legge di iniziativa popolare, per cui quello che lui propone sarebbe perfettamente inutile.
Se in cinque anni non si è mai discusso in Parlamento un solo progetto di legge di iniziativa popolare, non si capisce perché questo casualmente dovrebbe essere discusso. Se fosse discusso e messo davanti ad altri sarebbe comunque antidemocratico, perché i cittadini che hanno raccolto le firme per altri progetti di legge e li hanno presentati prima, credo che abbiano il diritto che questi vengano discussi prima di quelli nuovi.
Consigliere Caracciolo, la strada è quella intrapresa dal Parlamento con l'esame di proposta di modifica costituzionale? No! Perché dalle indicazioni date dal Presidente del Consiglio dei Ministri non sembra che sia simile, ma, come ho detto prima, è sempre una legge, un qualcosa che cala dall'alto sul popolo.
Vogliamo deciderci una volta tanto, in modo che su temi importanti come la riforma costituzionale e federale dello Stato italiano, su un tema così importante, siano i cittadini, non a fare la legge, ma ad esprimere quello che sentono, vogliono e desiderano? Se voi ritenete che sia possibile, perché non presentate e non chiedete al vostro Governo di chiedere al Parlamento di fare un referendum nazionale sulla devolution o su una vostra proposta governativa? Lo potreste fare anche in tempi brevissimi. Fatelo! Ma date la possibilità al popolo di esprimersi! Questo non è un referendum abrogativo che cambia una legge! Non è un referendum propositivo, che non esiste, che istituisce una legge, ma è un referendum consultivo! Si chiede al popolo di dire la sua su un determinato argomento, non si va a creare nulla di grave e non si crea alcun problema.
Consigliere Chiezzi, lei dice che non sono state sentite le Commissioni di merito, ma questa è una semplice domanda rivolta ad una parte del popolo italiano, al popolo piemontese nel nostro caso. La Commissione Affari Istituzionali si è riunita, è stato fatto anche ostruzionismo in quella sede. Non sono le altre, perché è semplicemente un quesito, non è un qualcosa che diventa legge dopo il voto, si vedrà se lo diventerà; è solamente un quesito.
Mi rivolgo sempre al Consigliere Chiezzi che ha detto che la proposta di deliberazione della Giunta fa riferimento alla precedente deliberazione di Giunta di cui i Consiglieri non sono a conoscenza. Gli ricordo che normalmente le delibere di Giunta non vengono inviate singolarmente ai Consiglieri, ma vengono pubblicate sul Bollettino Ufficiale e sono i Consiglieri che, se fanno bene il loro mestiere, se le vanno a leggere, le prendono e le guardano, come tutte le altre delibere di Giunta! Credo quindi che non ci sia possibilità neanche di dare un voto di astensione su alcuna di queste pregiudiziali, perché di fatto sono tutte infondate, non hanno ragione di esistere! Noi in questo momento stiamo cercando di dare, una volta tanto, democraticamente, la parola al popolo piemontese; le sinistre stanno invece cercando di negare questa possibilità! Credo che sia evidente, mi auguro che una volta tanto anche i giornalisti dicano queste cose, perché è l'evidenza e non si può negare!



MARCENARO Pietro

Il Regolamento dice che si parla al Consiglio e non ai giornalisti!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Signor Presidente, le questioni pregiudiziali di merito secondo me risultano tutte abbastanza rilevanti. Quello che però mi fa più paura è che cosa vuol dire trasferire alle Regioni le funzioni statali in punto di polizia locale. A parte la contraddizione in termini, si fa riferimento alle forze di polizia statale o a corpi di polizia municipale in un Paese già caratterizzato da molte forze di polizia, spesso mal coordinate fra loro. Si vuole creare un nuovo corpo di polizia regionale, sovrapponendone compiti e ruoli, ma l'aspetto che mi dà più preoccupazione è che forse nella fantasia di coloro che hanno idee secessionistiche si scatena la voglia di creare un esercito per ogni Regione. Se così fosse, mi sento ancora più preoccupato, ma come faremmo noi a contrapporci eventualmente alla mafia russa che è un fenomeno internazionale? In quel caso, noi che cosa faremmo? Mandiamo a contrapporsi alla mafia russa l'esercito di Don Antonio Bassolino oppure quello dell'on. Enzo Ghigo? Ritengo che il quesito potrebbe anche andare bene, però va sicuramente migliorato e coordinato in modo che il cittadino ne possa capire di più.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo intanto apprezzamento per i colleghi della maggioranza che intervengono nel dibattito e ai quali ritengo giusto dire qualche parola nel merito delle osservazioni che hanno fatto.
In questo intervento mi interessa fare un ragionamento su questioni sollevate dai Consiglieri, in particolare riprese ancora adesso dal collega Rossi, che penso siano di grande importanza e che non debbano essere trascurate.
Il collega Rossi, quindi la Lega, nel respingere le pregiudiziali di merito non ha, né nel primo intervento né in quelli successivi, utilizzato argomenti legati all'inconsistenza delle ragioni di merito che le pregiudiziali sollevano. Ha contrapposto delle ragioni tutte politiche richiamandosi alla validità di un ricorso al pronunciamento popolare su una certa questione, insistendo quindi in un rapporto conflittuale, e direi teso a scardinare, tra la politica e le istituzioni. La politica non pu scardinare le istituzioni e le regole istituzionali o meglio: una politica non eversiva.
Allora, di fronte ad un quesito probabilmente non costituzionale sicuramente contrario alla legislazione regionale, sicuramente molto generico, e a fronte di contestazioni di merito si risponde: "Noi ci appelliamo al popolo". Ora, che la Lega si appelli al popolo va benissimo lo faccia, ma che la Lega voglia appellarsi al popolo violentando le regole di un'assemblea elettiva, è un fatto di una certa gravità. E' un fatto che a me preme rimarcare perché non mi interessa il ragionamento in forza del quale il patto tra la Lega e il Polo, che ha generato la Casa delle Libertà, è un patto secondo alcune interpretazioni probabilmente a termine non mi interessa che probabilmente dopo le elezioni del 2001, comunque vadano, si dica che questo patto sarà ridefinito, sarà interpretato in vario modo, comprese le ipotesi secessioniste che tengono ancora in vita, a mio modo di vedere, la Lega e senza le quali la Lega probabilmente vede decadere la propria funzione di partito al livello in cui è oggi.
Il ragionamento che non bisogna rispondere a questo attacco alle istituzioni in quanto vi è un ricatto in corso a cui il Polo, bene o male deve fare fronte, non mi interessa; al tentativo della Casa delle Libertà perché così è, di eludere le regole istituzionali in forza di un quesito referendario, chiaramente eversivo oltre che comico, come dice Cacciari ma accanto alla comicità, e su quello potrebbe bastare una risata, vi è il tentativo chiaro di spaccare il Paese - penso si debba rispondere a tono e il Consigliere Rossi ha messo ben in evidenza questo fatto: che delle regole interessa poco! A chi sostiene questa delibera, che questa delibera stia nella Costituzione o non ci stia, interessa poco! L'essenziale è riuscire a sfondare, dentro le istituzioni, le regole a cui si deve attenere qualunque partito, ma qualunque partito che voglia far pronunciare un'istituzione su una proposta politica deve farlo secondo le regole vigenti! Questo è lo scardinamento in atto e i colleghi presenti, tutti maggioranza ed opposizione, secondo me dovrebbero badare molto a questo fatto, perché una volta sfondata una porta, è sfondata anche successivamente. Le istituzioni dovrebbero essere il luogo in cui questi sfondamenti non vengono resi possibili per nessuno, maggioranza o minoranza, perché queste istituzioni sono il luogo del confronto tra le parti e tra gli interessi, sociali ed economici. Ma per avere un confronto le regole sono una diga contro irruzioni improprie.
Questo è l'elemento che volevo sottolineare e che penso, almeno per quanto ci riguarda, sia un filo di ragionamento da mantenere.
Dico ancora una cosa al Presidente. Noi stiamo, probabilmente, per passare, se non ci sono più altri interventi, al voto; ce ne sarà forse ancora qualcuno, ma poi si passerà al voto. Dato che qualcuno della maggioranza ha detto che il Presidente Ghigo arriverà (forse il Consigliere Cattaneo), mi rivolgo al Presidente del Consiglio pro tempore: sarebbe giusto ed utile attendere, prima di questo voto, l'arrivo del Presidente della Giunta.
Visto che è rientrato il Presidente Cota, mi rivolgo anche a lui: visto che sono le 13,30, sarebbe opportuno attendere il Presidente Ghigo prima di votare queste pregiudiziali, che non sono ininfluenti rispetto all'andamento del dibattito.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito. Propongo di finire tutti gli interventi, poi ci saranno le dichiarazioni di voto.
Prego, Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Poiché il Consiglio è riconvocato per le ore 14,30, pur concordando sul fatto di finire gli interventi, chiedo di consentire ai Consiglieri lo spazio per un panino. La pausa dei nostri lavori era fissata per le ore 13,30: se prosegue il dibattito, chiedo di procrastinare anche l'interruzione.



PRESIDENTE

Sì, certo, facciamo sempre un'ora di intervallo: questo è certo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Come volete, sospendiamo i lavori e riprendiamo alle ore 14,30.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellan-ze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.22)



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