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Dettaglio seduta n.165 del 11/12/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


BOTTA MARCO



(Alle ore 10.15 il Consigliere Segretario Botta Marco comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Brigandì, Casoni Cattaneo, Ghigo, Leo e Pichetto.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Ugo Cavallera


PRESIDENTE

Comunico che, con decreto n. 108 del 10 dicembre 2001, il Presidente della Giunta regionale ha attribuito, temporaneamente, le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale, con delega a sostituirlo nella giornata di martedì 11 dicembre 2001, all'Assessore Ugo Cavallera.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

c) Questione di legittimità costituzionale dell'art. 8 della L.R. n. 19/99 (Norme in materia di edilizia e modifiche alla L.R. n. 56/77 "Tutela ed uso del suolo")


PRESIDENTE

Comunico infine che la Corte Costituzionale, con ordinanza n. 362 del 6 novembre 2001, ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'art. 8 della legge della Regione Piemonte 8 luglio 1999, n. 19 (Norme in materia di edilizia e modifiche alla L.R. n. 56/77 "Tutela ed uso del suolo"), sollevata, in riferimento all'art. 117 della Costituzione, dal Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte con l'ordinanza emessa il 21 dicembre 2000.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta di anticipare l'esame di alcuni ordini del giorno relativi alla crisi di molte industrie del settore auto. Richiesta verifica numero legale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

La sollecitazione che vorrei farle, signor Presidente, è la verifica del numero legale, perché apprestandoci al dibattito generale su un provvedimento importante, quale quello che introduce nuove imposte per 350 miliardi a tutti i cittadini piemontesi, sarebbe doveroso, nei confronti di quei cittadini che quelle tasse pagheranno, essere presenti e avere il numero legale nel momento in cui si propone da parte della maggioranza un provvedimento di questo tipo, da noi particolarmente contrastato. Per cui mi sembrerebbe addirittura irriguardoso chiederci di garantire il numero legale.



PRESIDENTE

Il numero legale c'è, ho già verificato, altrimenti non avrei dichiarato aperta la seduta.



MANICA Giuliana

Chiedo l'appello!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Volevo sollevare una questione sull'ordine dei lavori, risolta in via preliminare la questione del numero legale. Quindi, mi prenoto subito dopo per porre un problema a lei e all'aula, ma - ripeto - risolta la questione del numero legale.



PRESIDENTE

Il numero legale c'è! Iniziamo la discussione generale. La questione del numero legale è risolta.



RONZANI Wilmer

Intervengo dunque sull'ordine dei lavori. Mi rivolgo anche ai colleghi per porre una questione preliminare.



MANICA Giuliana

Noi chiediamo di verificare il numero legale! Non si può negare la verifica del numero legale!



RONZANI Wilmer

La questione preliminare, Presidente, è la seguente.
Io credo che tutti i colleghi questa mattina, leggendo i giornali siano rimasti colpiti da una notizia in prima pagina.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Galasso)



RONZANI Wilmer

Collega Galasso, è una questione che penso trovi l'accordo - spero - di tutti e che voglio porre in via preliminare.
La questione riguarda le decisioni che ieri ha assunto il Consiglio di amministrazione della FIAT. Mi riferisco non tanto alle dimissioni dell'Amministratore delegato della FIAT, ma a una serie di scelte delle quali oggi si dà conto sui giornali: dismissioni di alcune società riorganizzazione del settore auto, dismissioni di alcuni stabilimenti e così via.
Per il ruolo che la FIAT ha nella nostra Regione e nel Paese, per le conseguenze che tali decisioni possono avere sugli assetti del Gruppo automobilistico torinese e anche su alcuni stabilimenti collocati nella nostra Regione, nonché ovviamente per le conseguenze che tali scelte possono avere sul futuro occupazionale del settore automobilistico, è necessaria - per questo ho chiesto di parlare in via preliminare sull'ordine dei lavori - un'iniziativa del governo regionale e del Consiglio regionale, allo scopo ovviamente di acquisire tutte le informazioni necessarie per fare una discussione di merito su queste decisioni e per essere poi in condizione di esprimere un orientamento, una posizione, come Giunta e come Consiglio regionale.
La proposta che le faccio, Presidente, si articola in due fasi: innanzitutto, la possibilità di organizzare presso le Commissioni di merito un'audizione rapida del gruppo dirigente della FIAT (non come l'altra volta quando siamo rimasti in lista di attesa per alcune settimane, per non dire mesi) e poi avere modo, appena svolta quell'audizione, di discutere in Consiglio sull'intera situazione del Gruppo FIAT.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Forse non tutti i colleghi lo hanno letto, ma all'o.d.g. della seduta odierna è iscritta la discussione di un ordine del giorno, che avevo presentato nel mese di ottobre, in merito alla crisi del settore auto e ai riflessi che la FIAT avrebbe potuto subire dai processi che si stavano delineando.
Chiedo, Presidente, come lei opportunamente ha voluto ricavare uno spazio a un importante tema quale quello che il segnale RAI non arriva su tutto il territorio del Piemonte, che altrettanto venga fatto per questo tema che è di un certo rilievo e che probabilmente pesa di più, in termini occupazionali, dei benefici che deriveranno dalle Olimpiadi del 2006. Le chiedo di trovare, in questi due giorni di Consiglio, uno spazio adeguato come del resto nell'o.d.g. era già indicato.



PRESIDENTE

L'attenzione indubbiamente c'è, perché se è stato iscritto all'o.d.g. è perché c'era l'intendimento di discuterlo.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Ringrazio il Consigliere Tapparo che, come sempre, è molto attento ai problemi occupazionali di questa Regione.
Stante l'allarmismo determinato dai fatti appresi dai giornali proporrei l'inversione dei punti all'o.d.g.
Il senso della mia proposta è il seguente: sospendiamo la trattazione del provvedimento attualmente in esame e passiamo subito ad esaminare il punto 9) all'o.d.g. che prevede la discussione dell'ordine del giorno proposto dal Consigliere Tapparo.
Chiedo che la proposta di inversione dei punti all'o.d.g. venga sottoposta al voto dell'aula.



PRESIDENTE

Questa proposta è ammissibile.
Chiedo se qualcuno vuole parlare contro la richiesta di sospensione del provvedimento (tecnicamente si tratta di una sospensione, perché il provvedimento è già incardinato) e di trattazione invece del punto 9) all'o.d.g.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bussola; ne ha facoltà.



BUSSOLA Cristiano

Semplicemente, ritengo che non sia necessario accogliere la proposta del Consigliere Contu e procedere come stabilito.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inversione dei punti all'o.d.g.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 363: "Provvedimenti in materia di tasse regionali"


PRESIDENTE

Proseguiamo pertanto con la discussione generale in merito al disegno di legge n. 363: "Provvedimenti in materia di tasse regionali".
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Mi è venuta in mente una considerazione a proposito del provvedimento che stiamo esaminando: se noi fossimo nel paese dei balocchi, l'Assessore D'Ambrosio, l'Assessore Burzi e il Presidente Ghigo potrebbero rivestire tranquillamente il ruolo di Pinocchio e avrebbero un naso lunghissimo.
Perché dico questo? Perché sulla vicenda delle tasse in Piemonte e sulla possibilità o meno di farvi ricorso, si è consumato un pezzo della campagna elettorale nei mesi scorsi, nel senso che il centrodestra si è presentato agli elettori, sia per le elezioni regionali, sia per le elezioni per rinnovare il Parlamento (Camera e Senato), in nome della necessità di contrastare una fortissima pressione fiscale che avrebbe messo in ginocchio l'economia italiana.
Da questo punto di vista, ricordo decine di iniziative nelle quali alcuni colleghi, che oggi siedono in quest'aula, della Lega e non soltanto avevano inforcato ed impugnato la clava della lotta contro l'imposizione fiscale.
Oggi voi presentate un provvedimento che scaricherà sui piemontesi un maggior onere fiscale di 350 miliardi e che avrà - credo - sull'economia piemontese un effetto depressivo, per le ragioni che già sono note.
Chi ieri sera ha ascoltato le notizie in televisione si sarà reso conto che c'è un problema di congiuntura economica e che, in realtà, le politiche dei Governi vanno esattamente in direzione opposta: fare in modo che la domanda prenda fiato. La vostra scelta invece comprimerà la domanda e avrà un effetto negativo sul sistema economico piemontese.
Naturalmente, una classe dirigente ha anche la possibilità e il diritto di aumentare le tasse, non lo contesto. Una classe dirigente che lo fa deve però assumersi le responsabilità e dirlo non in corso d'opera ingannando gli elettori, ma assumendosi subito le proprie responsabilità.
Voi avete fatto un giochetto che invece ha un significato diverso: negare in campagna elettorale l'evidenza dei fatti, negarla a dispetto dei santi, e in corso d'opera immaginare invece un aggiustamento per quanto riguarda l'addizionale - che avrà gli effetti che prima ricordavo - anche quando erano chiari i termini della questione.
Sulla vicenda sanitaria non vale il giochetto che avete fatto in sede nazionale: voi non avete trovato buchi, semmai li avete creati. Quindi, qui non vale il ragionamento che avete fatto con Tremonti e con gli altri: "Il centrosinistra ci ha consegnato un buco che non c'era", i famosi 23 mila miliardi che poi sono spariti e che non c'erano.
Voi qui avete creato il disavanzo della sanità e dopo averlo creato perché avete governato voi il Piemonte nei cinque anni precedenti - l'avete anche negato durante la campagna elettorale e avete, al tempo stesso sostenuto che mai e poi mai avreste fatto ricorso alla leva fiscale. Mi sembra il colmo! Mi sembra il colmo per una maggioranza che ha governato e che ha chiesto i voti in nome dell'esigenza della modernizzazione del Piemonte, della Pubblica Amministrazione, dei servizi. Ma perché avete fatto questo, Presidente Ghigo - che non è presente - e Presidente del Consiglio, che invece mi ascolta? L'avete fatto, credo, per due ragioni: se voi aveste, in quella campagna elettorale, riconosciuto il disavanzo della sanità, avreste dovuto dare conto di un fallimento; avreste dovuto, cioè, prendere atto e riconoscere al tempo stesso che il modello piemontese, del quale parlano spesso in quest'aula i colleghi Suino, Riggio e Manica, è un modello che ha prodotto due fenomeni negativi: da una parte, un disavanzo che è diventato esponenzialmente molto elevato, il più alto rispetto a quello di altre Regioni; dall'altro, una sanità che ha prodotto disservizi. Perché, vedete il medesimo disavanzo può essere il prodotto di politiche sociali e sanitarie molto diverse.
In questo caso, che cosa ha prodotto il disavanzo? Ha prodotto minori servizi e minore qualità dei servizi nella sanità pubblica piemontese.
La seconda ragione per la quale l'avete negato, sa qual è, Assessore Burzi? Che voi pensavate che tanto avrebbe continuato a pagare "Pantalone" voi pensavate che tanto il Governo nazionale avrebbe ripianato, e questo nonostante un accordo Governo-Regioni fatto nel 2000, quindi prima dell'ultimo accordo a cui voi fate riferimento.
Nel 2000 era Sottosegretario Giarda, e questo non vi ha riguardato, non vi ha impegnati dal punto di vista politico perché tanto governava il centrosinistra, ma un accordo fatto allora vi poneva il problema che avreste dovuto ripianare i disavanzi della sanità, eccezion fatta per quelle quote di disavanzo che erano il prodotto di scelte nazionali.
Voi di questo non avete tenuto conto, avete continuato per la vostra strada e avete sostenuto una cosa non vera: che intanto il disavanzo era un fatto comune, era il comune denominatore di tutte le Regioni italiane.
Ricordo che durante le discussioni in Commissione dicevate: "Tanto il Governo dovrà provvedere al ripiano". Il fatto è che allora alcune Regioni quelle che avevano come voi il disavanzo, non sono rimaste alla finestra a guardare; non si sono limitate a dire "tanto provvede lo Stato nazionale il Governo centrale", ma hanno messo mano, con la gradualità necessaria, ad una politica di risanamento. Oggi, alcune di quelle Regioni non devono ricorrere all'IRPEF, caro Assessore D'Ambrosio, perché quelle Regioni diversamente dalla nostra - in questi anni hanno avviato una politica di risanamento. Tant'è che se noi scorriamo l'elenco delle Regioni italiane e diamo un'occhiata a quali Regioni fanno ricorso all'addizionale IRPEF o ai ticket, non troviamo quattro Regioni: Liguria (non è di centrosinistra) Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Cioè vi sono Regioni che, in questo momento, pur potendo utilizzare l'addizionale IRPEF, decidono di non fare ricorso a tale strumento impositivo. Sapete perché? Perché hanno, in questi anni, risanato i loro conti, e perché la sanità di quelle Regioni è una sanità in pareggio.
Altro che tutte le Regioni sono uguali. Non è vero! In questi anni abbiamo sperimentato diverse politiche sanitarie, e queste diverse politiche sanitarie hanno prodotto sul disavanzo e sui bilanci delle AA.SS.LL. e delle Regioni effetti completamente diversi.
Quindi, questa questione è la spia più evidente del fatto che voi avete, in questi mesi e in questi anni, compiuto scelte sbagliate. E il paradosso è rappresentato dal fatto che dovete fronteggiare quella situazione, perché ve lo impone un vincolo e un accordo Governo-Regioni. In che modo? Saturando la possibilità di fare ricorso all'addizionale, cioè tutto lo 0,5, e non riprendo in quest'aula i ragionamenti che ho fatto ieri e che hanno fatto altri colleghi sul fatto che sarebbe stato corretto discutere prima delle grandezze e del bilancio della Regione, e semmai collocare in quel contesto la scelta di far ricorso alle addizionali discutere in quel contesto in che modo, in che percentuale, fare ricorso all'aumento delle tasse regionali.
L'altra scelta che avete fatto - che è l'altra faccia della medaglia è stata quella di tagliare con le deliberazioni dell'inizio di quest'anno tagliare per di più a casaccio esattamente per le ragioni che prima ricordavo, perché per anni avete ignorato il problema e negato l'evidenza dei fatti.
Inoltre, anziché produrre quegli interventi con la gradualità che sarebbe stata necessaria, avete provveduto tagliando a casaccio, e noi oggi abbiamo una sanità con meno servizi e più destrutturata. Forse anche questa è una scelta, e sullo sfondo c'è il problema, che voglio mettere in discussione, un caposaldo dello Stato sociale e di diritto che è la sanità pubblica, che va riorganizzata, va qualificata, ma non va destrutturata (come invece state facendo).
Il secondo fatto è quello di aumentare l'imposizione portandola al massimo livello possibile. Secondo me, sono in discussione due visioni del modo con il quale affrontare le questioni: noi abbiamo dimostrato due visioni diverse e io sono colpito dal fatto che su questo punto la maggioranza sia ammutolita. So che c'è un disagio anche in casa vostra, è emerso palpabile nella vostra riunione di maggioranza: esternate il vostro disagio, portatelo in quest'aula.
E' legittimo discutere di queste questioni, ma non se ne può parlare soltanto nelle sedi di partito e poi trovare qualche accomodamento e rinviare il tutto: questa è una questione da cui dipende il futuro dell'economia piemontese e degli interessi dei cittadini piemontesi.
Per questo motivo, noi siamo contro una manovra che non si giustifica che è il frutto dell'improvvisazione e di scelte sbagliate. Volete portare a casa questa manovra? Dovete fare di tutto per portarvela a casa, noi sconti non ve ne faremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Contrariamente alle mie abitudini è solo il secondo intervento, in tutta la mia vita istituzionale, che leggo. Leggerò l'intervento che segue perché, secondo me, grazie alla decisione assunta dalla Giunta, finalmente siamo ad un momento di chiarezza. Dopo che abbiamo cercato di mettervi di fronte alle vostre responsabilità, finalmente alcune cose sono chiare.
Sanità piemontese: è ora di cambiare rotta. Oggi il quadro sulla spesa sanitaria è finalmente chiaro a tutti i piemontesi.
Primo. E' riconosciuto il disavanzo che durante le elezioni era negato oggi abbiamo le cifre ufficiali: 887 miliardi nel periodo 1995/1997; 1.095 miliardi nel periodo 1998/1999 (ci avete regalato l'incremento di disavanzo più alto di tutta Italia); 1.200 miliardi nel 2000, anno in cui dovevano vedersi gli effetti del cosiddetto Patto di buon governo: un fallimento totale per il Presidente Ghigo.
Il centrodestra dice che nel 2001 il disavanzo si è ridotto a 343 miliardi: questo è avvenuto grazie ai finanziamenti aggiuntivi dello Stato al Fondo sanitario regionale e alla riduzione di servizi sul territorio e negli ospedali.
Secondo. La Giunta ha deciso un aumento dell'IRPEF dello 0,5% per coprire 343 miliardi del 2001.
Terzo. Il disavanzo del 2000, 1.200 miliardi, sarà coperto con mutuo a carico delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO. per il 70% e per il 30% della Regione.
Quarto. Chi paga? Paga il cittadino piemontese per ben tre volte: con l'aumento dell'IRPEF, circa 104 mila lire pro capite, vale a dire una spesa di circa 420 mila lire l'anno per ogni famiglia (che, tra l'altro, fa 450 miliardi: 107 in più del fabbisogno). Domanda che rivolgo all'Assessore Burzi e all'Assessore alla sanità: a cosa serviranno questi 107 miliardi? Voglio far notare che queste 104 mila lire pro capite diminuiranno i consumi (lo ha già detto il Consigliere Ronzani cosa vuol dire). Paga il cittadino piemontese con un mutuo di circa 350 miliardi della Regione che saranno sottratti alle risorse da destinare allo sviluppo del Piemonte che invece, andrebbe sostenuto in un periodo di recessione quale è quello che stiamo vivendo (la vicenda della FIAT ne è particolare testimone). Paga ancora, e per la terza volta, il cittadino piemontese con un mutuo di 850 miliardi che sarà attivato dalle AA.SS.LL. e dalle AA.SS.OO., circa 30 miliardi per ogni Azienda sanitaria. Il che vorrà dire ulteriore riduzione di servizi sanitari, oltre quelli derivati dalle famigerate delibere del 7 gennaio del Presidente Ghigo. Tutto questo senza migliorare la sanità piemontese, nemmeno di una virgola.
La Giunta regionale sostiene che l'aumento dell'IRPEF dallo 0,5 all'1,4%, sarà "una tantum", ma noi siamo certi che invece diventerà strutturale perché il centrodestra è molto lontano dal dimostrare capacità di governo rispetto alla nuova domanda sanitaria. Al contrario, con la nuova proposta di Piano sanitario regionale, si avvia a rafforzare la spirale negativa di cattivo governo sanitario: taglio dei servizi indebitamento, nuove tasse.
E' indispensabile per la comunità piemontese porsi il problema di spezzare questa spirale e invertire la rotta. Da che cosa deriva il disavanzo? Da tre aspetti: da un cattivo controllo, da una cattiva gestione e da cattive politiche.
Sulla questione del controllo rivendichiamo il ruolo che abbiamo avuto come opposizione. Incalzando con ripetute interpellanze, interrogazioni e Consigli ad hoc, abbiamo costretto la Giunta a prendere atto del disavanzo crescente e a porre i primi strumenti di controllo della spesa.
Gli atti assunti dal Presidente Ghigo, però, sono viziati, per quanto riguarda il controllo, da un forte dirigismo, atti che diminuiscono il ruolo da manager dei Direttori generali e quello di soggetto di indirizzo dei Sindaci.
Per quanto riguarda la gestione, questa, in teoria, competerebbe alle Aziende sanitarie che, in questi anni, sono state pesantemente investite dalla Giunta di centrodestra con un susseguirsi di delibere estemporanee di obiettivi superficiali e di iniziative di immagine, quando non di tipo clientelare (73 miliardi di consulenze nel 2000).
Per quanto riguarda le politiche, registriamo che, al di là dei vizi originari del precedente Piano sanitario regionale - programmazione di interventi sull'edilizia sanitaria completamente disgiunti dal Piano sanitario regionale, divisione fra sanità e assistenza e così via - non c'è stata coerenza tra quanto era contenuto nel Piano sanitario regionale e le politiche di attuazione. Non c'è stato nulla sui Distretti, soprattutto i Distretti sanitari montani, nulla sui Dipartimenti, niente intese di programma, non c'è stata la deospedalizzazione promessa, ecc.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Primo, il Piemonte è la Regione che ha avuto il maggiore incremento di deficit in sanità in Italia.
Secondo, c'è stata una generale caduta della quantità e qualità dei servizi, soprattutto per quanto riguarda i tempi di attesa. Terzo, la nostra Regione è l'unica del nord ad avere un saldo sanitario negativo (pi piemontesi vanno a curarsi in altre Regioni di quanto vengano da noi).
Più che governare male, causare debiti e aumentare le tasse per pagarli, è ora di investire sulla nuova sanità. Non ci stancheremo mai di ripetere che in sanità il risparmio deriva dalla qualità, mentre non succede mai il contrario. Spesso, politiche di puro risparmio producono paradossalmente, aumento della spesa sul medio e lungo periodo.
Con 1.200 miliardi di mutuo e 350 miliardi di spesa corrente, sarebbe possibile: costruire, adeguare e ammodernare almeno un po' di ambulatori di eccellenza dotati di "day service", "day hospital" e "day surgery" in ogni Distretto, specialmente nelle zone montane (una spesa di questo genere non supererebbe i 400 miliardi); potenziare l'assistenza domiciliare integrata con i servizi sociali e la specialistica territoriale (che oggi avviene in misura modestissima, con una spesa prevista di 100 miliardi); incentivare la medicina di gruppo (25 miliardi); avviare una forte formazione permanente di tutti gli operatori socio-sanitari (25 miliardi); attivare su tutto il territorio regionale la telemedicina e strumenti di supporto per la comunicazione e la sinergia tra operatori di territorio ospedalieri (250 miliardi); finanziare adeguatamente la prevenzione e i patti territoriali per la salute (350 miliardi); innovare il patrimonio tecnologico e strumentale negli ospedali (400 miliardi).
Queste iniziative consentirebbero, in breve tempo, di diminuire il tasso di ospedalizzazione, prima causa di aumento della spesa, e di migliorare l'appropriatezza delle prestazioni, cioè avere meno spesa con più qualità, cioè più salute.
Sono stato pessimista pensando che la discussione di questo documento richiedesse dieci minuti; mi sono rimasti solo due minuti e li voglio utilizzare per parlare di alcune questioni.
Ritengo abbiate sbagliato molte cose. Provo a mettermi nei vostri panni, ma non capisco che gusto provate, non capisco perché fate la corsa all'ultimo momento, perché vi intrattenete nei corridoi e, quando c'è da garantire il numero legale, correte ad alzare il dito o a premere un bottone! E' veramente questo quello a cui avete dedicato e dedicherete parte della vostra vita: garantire il numero legale a questa Giunta che ha prodotto e si prepara a produrre risultati di questo genere? E' possibile che quest'aula, invece di essere sede di un dibattito franco, intelligente e consapevole, debba ridursi a questa farsa ignobile? In questo momento sono presenti meno di un terzo di quelli che dovrebbero essere presenti, ma poi, al momento della votazione, si viene a garantire la possibilità, a questa Giunta, di continuare i lavori, per poi comportarsi in modo assolutamente irresponsabile.
Credo ci sia la coscienza, in forti settori della maggioranza, che non tutti i Consiglieri della maggioranza sono degli stupidi, che servono soltanto per alzare il dito! So che ci sono delle persone intelligenti delle coscienze e delle sensibilità e spero che queste coscienze e sensibilità si manifestino.
Questa Giunta sta procurando grossi danni, ma siamo ancora in tempo per cambiare.
L'opposizione si è assunta la responsabilità di indicare una strada alternativa: andare a modificare il metodo della programmazione, facendolo in modo intelligente e serio e rispettando i dettati del precedente Piano.
Noi vi indichiamo la strada, non abbiamo alcuna difficoltà a lasciare che la paternità di queste idee sia vostra, purché non venga fatto del male ai cittadini piemontesi, perché questa Giunta, diminuendo i servizi, sta facendo del male ai cittadini, sottraendo risorse ai loro consumi e allo sviluppo del Piemonte. Non permettete che questo avvenga!



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Il provvedimento sul quale ci troviamo impegnati in questi giorni è relativo ad una tassazione che consideriamo iniqua ingiusta e che va a colpire ulteriormente la sfera della salute dei piemontesi, la sfera della sanità.
C'è, inoltre, il comparto legato alle politiche sociali, che già sono la "Cenerentola tra le Cenerentole".
Quanto si spende per tutelare la salute dei piemontesi? Siamo andati a verificare le ultime statistiche, peraltro consegnate a tutti i Consiglieri, pertanto sono assolutamente note anche ai colleghi di maggioranza, e abbiamo visto che la quota che viene spesa complessivamente per beni e servizi sanitari (la somma della componente pubblica e della spesa diretta delle famiglie), ha rappresentato in Italia dal 7 al 7,3% del PIL e in Piemonte il 6,5%. Di questo, una quota che si aggira intorno al 26% è la spesa che viene sostenuta direttamente dalle famiglie, a livello nazionale, mentre nel caso del Piemonte la media tocca punte del 30-33-35%.
Tale dato significa che siamo in presenza del mantenimento di una quota assolutamente inferiore del PIL rispetto alle necessità del servizio pubblico sanitario, siamo in presenza di una quota che continua ad essere al di sotto della media degli Stati europei, ma siamo in presenza di una quota elevata di pagamenti di prestazioni dirette da parte delle famiglie già nel contesto attuale.
Con il sistema vigente, infatti, ogni famiglia deve farsi carico di una cifra elevata, che arriva a superare anche il 30%, per far fronte alle necessità di carattere sanitario, nel senso più complesso e completo del termine. A questo, andiamo ad aggiungere lo 0,5%, che significa, per chi ha un reddito di 30 milioni, un centinaio di biglietti da mille e, per chi ha un reddito di 35/38/40 milioni, circa 150 mila lire; 200.000 lire sarà la cifra più pagata da parte delle famiglie piemontesi.
Tra le Regioni più ricche, e tra queste si colloca il Piemonte, una percentuale elevata di consumi e bisogni sanitari da parte delle famiglie viene soddisfatta con consumi diretti.
A fronte dei 119.293 miliardi spesi dal Servizio Sanitario Nazionale per tutelare la salute degli italiani, il 7,8% è stato stanziato per il Piemonte, cioè circa 9.000 miliardi. Ma l'incremento del disavanzo in Piemonte - e vi ricordo che da sei anni governa il centrodestra e che la sanità partì nel 1995/1996 in una situazione di assoluto pareggio - è risultato superiore alla media nazionale. Pertanto, la spesa pro capite è di gran lunga lievitata ed è superiore alla media nazionale.
Perché faccio questi ragionamenti? Per dimostrare come ci si colloca con questa tassazione sbagliata, ingiusta, iniqua e contemporaneamente con un nuovo Piano sanitario che va a smantellare completamente il servizio pubblico finora garantito in questa Regione, per sostituirlo con un servizio che vedrà una forte presenza del privato e una forte necessità da parte delle famiglie di pagare e di contribuire direttamente.
Quindi, già da quest'anno, ogni famiglia piemontese si ritroverà ad aggiungere, a quel 30%, lo 0.5% - che aggiungiamo come IRPEF - e il pagamento dei ticket sul Pronto Soccorso. Così avviene già in alcune parti di questa regione. E' intenzione di questa Giunta procedere in tal senso: verranno ripristinati i ticket farmaceutici.
Questo avvalora ulteriormente quella che è la nostra certezza di una iniquità reale che andiamo a regalare, ingiustamente, ai cittadini piemontesi. Se poi si valutassero anche un po' quelle che sono le osservazioni che vengono fatte sul nostro sistema sanitario pubblico dovremmo, onestamente, riconoscere che tutta una serie di livelli di prestazioni è ritenuta di buona qualità.
C'è una serie di aspetti positivi che non giustificano la rivoluzione in atto con l'incrocio che deriva dalla tassazione, dalla partita finanziaria e dal nuovo Piano sanitario. Si giustifica solo in un modo, con l'esigenza di comprimere il servizio pubblico della salute per fare spazio al privato. Un privato che ha bisogno di spazi, che ha bisogno di essere assistito, che ha bisogno di liquidità, che ha bisogno di un bacino di utenza significativo e quindi comprimiamo, succhiamo dall'interno le strutture pubbliche, facciamo lievitare le liste d'attesa, facciamo lievitare lo scontento, facciamo sì che i cittadini piemontesi continuino a dire che non c'è garanzia, che non c'è sicurezza, che non ci si sente tutelati dal servizio pubblico, in modo da creare spazio e mercato al privato. Il privato non è da demonizzare, ma non dimentichiamo che il privato ha come principale obiettivo il profitto. La salute non è un bene che si può mercificare, che si può gestire, che si può governare soltanto in termini ragionieristici e all'insegna del profitto come principale obiettivo. La salute va governata con delle regole, con dei paletti, con degli obiettivi anche di buonsenso. La salute dei cittadini è salvaguardata non solo dal fatto che al Pronto Soccorso ci si possa rivolgere come unico servizio 24 ore su 24 e dal fatto che ci garantisce una prestazione, non spinti dal timore di ritrovarsi in un elenco di codici rosso, verde, bianco in base ai quali l'utente paga - ma per richiedere una prestazione. Per garantire e per tutelare la sanità bisogna essere in qualche modo aiutati.
La Regione Piemonte questo non lo sta facendo, e se ne "strafrega" altamente di quella che è la situazione che oggi vive la maggior parte delle famiglie piemontesi. La Regione Piemonte è assolutamente incoerente rispetto a quelli che sono stati gli slogan della campagna elettorale. A distanza di alcuni mesi ci si accorge che c'è un disavanzo vergognoso provocato da questa Giunta.
E' dal novembre 1997 che diciamo, in IV Commissione e in I Commissione che c'è una lievitazione della spesa. Nel 1998 denunciammo i primi 350 miliardi, ma, nonostante questo, si continuò e si arrivò ai 3.500 miliardi che noi abbiamo denunciato.
Oggi, per fare fronte a tale disavanzo si introduce una tassa un'iniquità ulteriore sulla testa delle famiglie piemontesi e contemporaneamente, si vuole smantellare il Servizio sanitario pubblico.
Questa non è buona politica e dovrete renderne conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCENDEREBECH Deodato

Sono stato sollecitato ad intervenire dalle richieste giuste - e giustificate - dei colleghi dell'opposizione, perché il tema della sanità riguarda tutti. Giusto per fare un esempio, non è un tema come quello dell'agricoltura.
L'anno scorso l'Assessore all'agricoltura era Scanderebech, e il granoturco è germogliato bene; quest'anno l'Assessore è Cavallera, penso che il granoturco, dal punto di vista estetico, sarà ancora più bello! La sanità è un tema che ci coinvolge tutti. Sono d'accordo con alcune riflessioni dei colleghi della sinistra, però è anche giusto fare una riflessione su tutto quello che abbiamo ereditato, su quella che è la sanità a livello nazionale e nei Paesi occidentali.
Naturalmente, alcune mie riflessioni critiche nei confronti della sanità piemontese saranno fatte con spirito costruttivo e propositivo perché - ripeto - la sanità non è un problema solo e soltanto di programmazione, ma è un problema socio-culturale che ci coinvolge tutti.
Quindi, siamo chiamati tutti a partecipare a questa riforma "copernicana" se così possiamo definirla - della sanità.
E' un'opportunità che ci è stata data in questi ultimi mesi, anche con il federalismo fiscale, e per questo, naturalmente, deve essere un dibattito, quello sulla sanità, in cui tutti ci sentiamo coinvolti. E' chiaro che protagonisti principali sono l'Assessore e la Giunta, però ci sono anche altri attori primari, che gestiscono direttamente sul territorio la sanità, come i Direttori e i Medici. Al centro di tutto c'è il cittadino, il quale pretende, giustamente, una qualità dei servizi sempre più alta. E' scontato, è giusto. Non siamo qui per mettere in discussione le richieste dei cittadini.
La nostra deve essere un'analisi approfondita. C'è, ad oggi, in esame in Commissione il Piano socio-sanitario, che deve essere lo strumento amministrativo e legislativo per dare delle risposte chiare e concrete al cittadino piemontese.
Mi permetto di fare un'analisi di quanto è accaduto dal 1995, quando abbiamo ereditato la gestione della sanità, ad oggi.
Nel 1995 l'Assessore D'Ambrosio ha ereditato la sanità piemontese scossa da eventi giudiziari a causa della scelta, dell'allora Giunta Brizio, dei Direttori generali in cui ebbero rilievo persone presenti oggi in questo Consiglio come il collega Gallarini e il collega Chiezzi.
Il collega Gallarini, insieme al collega Goglio, fecero un'attenta e puntuale opposizione. Il collega Chiezzi, tramite quell'opuscolo, spero non sia la stessa cosa l'opuscolo del DS, provocò... ma questa è la storia e lasciamo agli atti.


Argomento: Varie

Saluto agli alunni e insegnanti della Scuola elementare "Gemelli" di Torino


PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Scanderebech, vorrei salutare gli alunni e gli insegnanti della Scuola elementare "Gemelli" di Torino che sono venuti a trovarci.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 363: "Provvedimenti in materia di tasse regionali"


PRESIDENTE

Prego, Consigliere Scanderebech, prosegua.



SCENDEREBECH Deodato

Ha ereditato anche i drammatici problemi degli anziani non autosufficienti e dei familiari che non possono assisterli adeguatamente con tre-quattro anni di lista d'attesa per un ricovero in strutture adeguate (RSA). Uno su tutti il caso della signora G.L., parcheggiata da cinque anni in ospedale e deceduta a 93 anni nell'Ospedale Mauriziano: costo stimato per la sua degenza oltre 1 miliardo (fu un caso che Costa tirò fuori allora).
A questo, si aggiunge lo scandalo delle lenzuola mandate a lavare a Bari dagli Ospedali San Luigi, Sant'Anna e dall'Ospedale di Giaveno.
Eredita anche strutture ancora senza tariffario ben due anni dopo la riforma delle UU.SS.LL.: il caso più eclatante l'isola felice dell'Istituto Zooprofilattico di Via Bologna dove venivano fatte le analisi del sangue per i maiali e animali vari gratuitamente, mentre gli uomini pagavano il ticket, quantificabile in circa 7 miliardi di mancato introito.
Parallelamente al modello di sanità prima esaminato, lei, Assessore con la sua investitura, ha ereditato soprattutto il potere di gestione della sanità pubblica piemontese esercitato dal governo regionale. A tal fine, è significativa l'affermazione che il Presidente Brizio fece il 4 marzo 1995, prima di passare il testimone: "A chi governa spetta il diritto di indicare le persone capaci".
Partendo quindi da quest'ultima affermazione, è importante fare un'analisi di quello che è stato fatto e di quello che si dovrà fare per la sanità, soprattutto dopo l'approvazione del disegno di legge in questione.
E' evidente quindi che il futuro politico e della qualità della vita dei piemontesi si giocherà tutto sulla programmazione del Piano socio sanitario, sul quale avremo modo di entrare nel merito in modo più dettagliato nei prossimi giorni.
Pertanto, pensiamo di analizzare la situazione piemontese odierna e compiere una doverosa verifica dei bisogni e delle risorse.
Adesso indicherò dei numeri che sono in parte in contrasto con quelli che qualcuno di voi ha fornito, però avremo modo di confrontarci.
La spesa sanitaria italiana nel 1999 è stata pari a circa 131.000 miliardi, importo pari al 5,6% del PIL. A questa cifra, occorre aggiungere altri 50.000 miliardi che il cittadino ha pagato personalmente per acquistare servizi e farmaci. Nel totale, nel 1999 sono stati spesi 181.000 miliardi per la salute, con una spesa pro capite di oltre 3.000.000 di lire. Ripeto che, per quanto riguarda le cifre, sono disponibile a un confronto.
La spesa sanitaria totale ha dunque toccato l'8% del PIL collocandosi ampiamente nella media dei Paesi industrializzati. Queste condizioni sfatano un diffuso luogo comune che vuole insufficienti le risorse destinate alla sanità. Con le risorse destinate alla sanità è oggettivo pretendere un servizio allineato ai criteri di efficienza ed efficacia raggiunti per gli altri Paesi occidentali.
Analizzando in dettaglio le voci della spesa pubblica, si pu verificare come la spesa ospedaliera assorba oltre il 65% dei fondi, la medicina di base oltre il 10% e la spesa farmaceutica un altro 20%. Sembra che ultimamente questa percentuale si sia ridotta: dal 20% siamo arrivati forse al 13-14% (ma non ci sono dati ufficiali). Il restante 5% dovrebbe coprire gli investimenti, l'adeguamento strutturale, la prevenzione oltre alla medicina specialistica e la medicina convenzionata esterna.
Ben si comprende che con tali capitoli di spesa la sanità italiana si trova di fatto compressa da una spesa ordinaria che non permette n adeguamenti strutturali, né ricerca, né prevenzione. A ciò si aggiungano gli infiniti capitoli di spesa che vengono imposti dalle normative di sicurezza e dagli standard assistenziali che obbligano a spese straordinarie per adeguare strutture, quali quelle ospedaliere, che sono nella maggior parte dei casi obsolete e fatiscenti e che non è sicuramente conveniente adeguare.
Da una più approfondita analisi della spesa dei cittadini, i famosi 50.000 miliardi, ci si accorge con un certo stupore che il 40% è stato impiegato per acquistare servizi sanitari dalle UU.SS.LL.
Quindi, il cittadino italiano ha speso nel 1999 circa 20.000 miliardi per acquistare servizi sanitari da quegli stessi Enti che avrebbero, per Statuto, dovuto offrirli gratuitamente. Il resto della spesa è finita in prestazioni sanitarie pagate a quegli stessi sanitari che, dopo aver operato in strutture pubbliche, si propongono sul mercato, offrendo inevitabilmente la stessa prestazione qualitativa in un diverso contesto organizzativo.
Occorre infatti sottolineare che in Italia, vista la sostanziale posizione di monopolio del Sistema sanitario nazionale, non si è sviluppata di fatto una medicina privata, ma piuttosto delle strutture private che impiegando spesso gli stessi operatori del servizio pubblico, non offrono una migliore qualità dell'assistenza, ma un migliore confort alberghiero e tempi di attesa minimi.
Questo drammaticamente configura una sanità per pochi che, potendo pagare, hanno diritto a una rapida ed efficiente risposta ai loro bisogni di salute da quegli stessi operatori che, nella struttura pubblica, non riescono a fornire gli stessi servizi.
La riforma Bindi non solo non ha posto rimedio a questa palese ingiustizia, ma, anzi, ha configurato di fatto la razionalizzazione di questo assurdo, permettendo che nelle medesime strutture sanitarie pubbliche si formassero due liste d'attesa: una pubblica, lenta e inefficiente, e una privata, rapida ed efficiente, con il risultato che il cittadino, a fronte di una richiesta di prestazione sanitaria, si sentirà proporre nelle medesime strutture pubbliche tempi e modi completamente differenti a seconda se dispone o meno di denaro.
Nel fare l'analisi, ci sono stati dei punti critici anche nella gestione di questi ultimi anni della sanità piemontese; ciò non vuol dire che sono da attribuire - ripeto - all'Assessore D'Ambrosio, ma a eventi programmatici che sono di difficile risoluzione, se non partendo da un Piano socio-sanitario il cui programma viene naturalmente centrato sui bisogni dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi dispiace che il collega Scanderebech non abbia potuto completare la sua relazione entro i termini di tempo a sua disposizione...



PRESIDENTE

Possiamo inserire la sua relazione come documento.



CHIEZZI Giuseppe

Penso che sia utile. Peraltro, Scanderebech, se nella gestione del Regolamento il Presidente ti avesse concesso di parlare oltre quello che è normalmente fissato, facendo un'eccezione, io non mi sarei opposto e penso con me forse tutti i colleghi.
Ad ogni modo, l'intervento del Consigliere Scanderebech in sostanza ci dice che nella gestione della sanità in Piemonte in questi anni si poteva fare meglio. Interpreto bene, Scanderebech? Ci sono dei punti critici; anche un collega di maggioranza è costretto a dire che siamo in una situazione difficile, a causa delle scelte di gestione che sono state effettuate.
Il collega Scanderebech, poi, è Consigliere di maggioranza e quindi deve cercare di nascondere alcuni elementi di grosso calibro che pesano come macigni sull'incapacità di questa Giunta di governare la sanità.
Scanderebech ha accennato, tra le eredità di questa Giunta, certo quella delle dieci lenzuola, ma una delle eredità che ha ricevuto dalle precedenti Amministrazioni è stata quella di avere un bilancio sano, un bilancio in pareggio.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Mercurio)



CHIEZZI Giuseppe

No, Consigliere Mercurio, aspetti, arriviamo anche lì.
Ha avuto un bilancio in pareggio, poi il perché lo vediamo. Un collega chiede il perché. Perché lo Stato ripianava, certo.
Dal 1995 ad oggi cosa è successo? E' successo che la sanità piemontese è stata gestita in modo tale che, a fronte di preoccupazioni sollevate in quest'aula a partire dal 1997/1998 sul formarsi, di nuovo, di un forte deficit, l'Amministrazione Ghigo negava questo fatto. Questo è un elemento di gestione di responsabilità della Giunta. Il fatto che fino al 1995 sia stato ripianato dallo Stato, ma che dal 1996 si siano di nuovo accumulati deficit forti, negati dalla Giunta, è una scelta di gestione politica che pesa.
L'accumulo di tale deficit, occultato politicamente dalla Giunta, ha provocato un elemento catastrofico, che è quello di non avere portato a termine, neppure all'inizio della legislatura, degli elementi di correzione della gestione del sistema sanitario capace di tenere sotto controllo il deficit.
La Giunta Ghigo ha negato il deficit e ha continuato a far marciare la sanità secondo le più varie tendenze spontanee e diffuse agli interessi particolari.
Altre Regioni, in quegli anni, si sono preoccupate di denunciare le difficoltà economiche, di farvi fronte con dei mezzi e di riorganizzare la sanità: ad esempio, la Regione Toscana. Da noi non è successo.
Collega Mercurio, pur non essendo successo questo sino al 1998, lo Stato ha ripianato tutta la gestione di questa Amministrazione regionale tutta.
Nel 1999, questa Amministrazione ha accumulato altri 350 miliardi di deficit e la riorganizzazione del sistema sanitario non ha avuto luogo.
Nel 2000, anno elettorale, questa Amministrazione ha accumulato 1.200 miliardi di deficit. All'interno di queste due cifre non ci sono osservazioni del Consigliere Scanderebech, ma l'Assessore D'Ambrosio, di fronte ormai al nodo giunto al pettine e all'impossibilità di negare un deficit e anche all'impossibilità di negare la responsabilità dello Stato a non capire, perché lo Stato ha ripianato tutto fino al 1998, dice: "Certo abbiamo 80 miliardi di consulenze, 40 sono inutili" e via di questo passo.
Mentre l'ingessatura dell'intero sistema sanitario rimaneva tale e quale.
Nel 2001, dicono che si sono accumulati - anche qui vedremo il prossimo anno - altri 350 miliardi di deficit.
Questa vicenda, colleghi, richiede veramente - spero che saremo in grado di porla in atto - un'azione di denuncia fortissima, non tanto in quest'aula - si sa come vanno a finire le cose qui dentro - ma nell'insieme della società per dire a costoro, al Presidente Ghigo, all'Assessore D'Ambrosio e all'Assessore Burzi, di vergognarsi.
Vergognatevi di avere gestito il sistema sanitario in questo modo occultando il deficit, aumentando le spese, assumendo nel comparto amministrativo invece che in quello sanitario, non riorganizzando gli ospedali, con spese facili e non controllate! Voi sul sistema sanitario avevate pienamente nelle vostre mani una catena di comando e di potere perché il sistema sanitario, con questa logica - da rivedere - di carattere aziendale, ha consegnato nelle mani del Presidente Ghigo e dell'Assessore D'Ambrosio tutti i poteri: i poteri di nomina dei Direttori generali. E i Direttori generali, persone di fiducia, hanno il potere di nomina dei Primari. Quindi, tutti coloro che gestiscono, sia a livello di programmazione - la Giunta regionale - sia a livello di gestione - i Direttori generali - sia a livello di gestione minuta di fare la spesa comperare gli strumenti, aggiornarli - i Primari - fanno parte di una stessa catena di comando omogenea, basata sulla reciproca fiducia e sull'investitura dall'alto. Tale investitura può essere revocata in qualsiasi momento dall'Assessore verso il Direttore generale e dal Direttore generale verso i Primari.
Più di così cosa dovevate ancora avere in mano? E in più uno Stato che ha cancellato tutte le responsabilità di governi allegri della finanza pubblica fino al 1998.
Queste sono le responsabilità che avete, l'ultima delle quali viene al pettine. Agli occhi di tutti i piemontesi produce il miracolo di autodenuncia di questa Giunta di centrodestra del Polo delle Libertà, che è nata come Giunta e come intendimento politico di una coalizione che ridurrà i pesi e i carichi fiscali, come la coalizione che, dopo aver dilapidato 2 o 3.000 miliardi in sei anni, adesso colpisce tutti i cittadini, vecchi bambini, donne, disoccupati, con una nuova misura di imposta contro la quale noi ci opponiamo in quest'aula insieme al resto delle opposizioni e speriamo di svolgere una grossa azione di opposizione in tutto il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente del Consiglio, Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Presidente, vorrei non dover ricordare che il Presidente Ghigo qualche volta ha citato, anche in riferimenti impegnativi, ma credo che non lo farà più d'ora in avanti, i nomi di Einaudi e Sella, i grandi operatori della finanza e delle strategie di bilancio, in tal modo accettandone perlomeno l'esistenza, se non prendendo l'impegno di onorare tanta autorevole nomenclatura in materia. Io all'Assessore Burzi farei citazioni più modeste perché, magari, recentemente, ha avuto modo di fare qualche chiacchierata con Sergio Ricossa, che è un vostro esperto di finanza. Noi non condividiamo molto il suo pensiero, ma, anche se condivideste soltanto le indicazioni di Sergio Ricossa, sareste degli eretici particolarmente pericolosi per come vi state comportando in merito a questa materia.
Questo per quanto riguarda la dissennatezza culturale con cui si gestisce il bilancio. Nel senso che un bilancio, pur aggirandosi sulla modesta cifra di 20.000 miliardi, è pur sempre una materia che si manovra con qualche professionalità e con qualche rispetto delle regole.
Scusi, Consigliere Galasso, la vedo attento e la ringrazio. Apprezzo il Consigliere Scanderebech: ha fatto uno sforzo e credo che gli sia anche costato, anche se era difficile desumere la posizione, ma anche soltanto prendere la parola in questa materia e in questo contesto credo gli sia costato e questo atto gli va riconosciuto.
Però, colleghi, cosa si pensa di fare? Perché, qui, lo hanno ricordato alcuni colleghi intervenuti, siamo di fronte, in qualche maniera, alla inattendibilità dei bilanci, ad un lungo anno e più di reticenza e alla sistematica occultazione della situazione per quella che essa è.
Il Presidente Cota viene sistematicamente pressato e, a sua volta svolge bene il suo lavoro pressando anche gli altri membri dell'Ufficio di Presidenza per dire che dobbiamo cercare di creare un po' di operatività in questo tipo di Consiglio.
Mi faccio carico delle stesse ambasce, ma voi vi fate carico di qualcosa una volta tanto! Questa è veramente una situazione che ci preoccupa perché per due anni di seguito abbiamo detto che questo bilancio non è così, la spesa della sanità è fuori di 1.000 miliardi, non è sotto controllo, continuate ad aumentare la spesa amministrativa, facendo sempre e sistematicamente il quadrato più assoluto attorno al fatto che non c'erano preoccupazioni, che era tutto sotto controllo. Era tutto sotto controllo fintanto che esisteva un Governo progressista che si faceva cura di recuperare, in modo che non gravassero sulle tasche e sulla situazione degli italiani, le dissennatezze del Governo, della Regione Piemonte e di qualche altra Regione: non tutte altre vi fanno buona compagnia! Quando è arrivato il Governo giusto - quello sì che se ne intende di finanza! - ecco che i 500 miliardi diventano immediatamente un conto che presentiamo ai piemontesi assieme a quello della FIAT che, peraltro, è stata altrettanto generosamente inventariata tra quelli che da questo tipo di Governo dovevano avere qualche occhio di riguardo, salvo poi le cose ricadere sistematicamente sulla gente e anche, in questo caso, in modo particolare, sui piemontesi.
Non ho la contabilità sottomano per quanto riguarda i dettagli, ma i miei colleghi, in particolare Suino e Riggio, sono stati sempre attendibili e precisi in materia, così come i colleghi degli altri Gruppi, in particolare il Consigliere Saitta, però, anche se ignoriamo il resto questi 500 miliardi, perché a questa cifra si arriverà, rapportati a livello nazionale sarebbero circa 5.500 miliardi. Siccome la spesa privata della sanità è di circa 40.000 miliardi (è quanto i privati spendono al di fuori di quello che è coperto dal sistema pubblico), aggiungere 5.000 miliardi vuol dire dare una "sventola" del 12% di aumento soltanto sull'arretrato dell'anno 2001 che si sta chiudendo e, poi, chiederne almeno altrettanti, ma non bastano. I costi li conoscete anche voi, perché non andiamo notte tempo a sottrarre la contabilità di questa Regione al dott.
Lesca. Sono conti che avete a disposizione tutti quanti e se avete un po' di diligenza non potete, almeno tra di voi, ignorarli. Vuol dire che dobbiamo aggiungervi altri 600 miliardi e siamo esattamente al 25 dell'aumento della spesa a carico dei privati per la gestione della sanità a causa della dissennatezza di come è stata governata questa Regione e qualche altra Regione, guarda caso dello stesso segno politico.
Questi sono i primi conti. I primi regali, proprio quelli di Natale. E' chiaro che questa operazione vi comporta dei risultati: un grande imbarazzo. Lo capiamo.
Non siete responsabili tutti allo stesso modo. Non lo è chi è entrato qualche mese fa, lo è molto di più chi era qui da tempo e ha avuto l'opportunità di partecipare sempre, con molta reticenza, un colloquio che comunque abbiamo imposto.
Per quanto riguarda la parte relativa all'Assessore D'Ambrosio, devo dire che ti abbiamo fatto lo sconto che ti fanno tutti i piemontesi riconoscendo che oggi sulla sanità hai una voce molto flebile in capitolo perché la questione è diventata tutta finanziaria. Allora, veniamo a questa partita finanziaria, senza ricordare né Ricasoli, né Minghetti, né tanto meno Einaudi. Però, ditemi se esiste un esempio citabile da qualche parte dove le tasse si decidono al di fuori della legge finanziaria. Ditemi se esiste un esempio da qualche parte dove le tasse si decidono al di fuori della legge finanziaria. Non mi riferisco a tasse di 10 o 20 lire, ma tasse che riguardano 500 miliardi. Le tasse di questa natura non sono mai state decise. Bisogna andare molto indietro e molto lontano per trovare degli esempi di questa natura.
La decenza del rispetto di alcuni criteri ontologici richiede - noi abbiamo il diritto e quest'aula ha il diritto - di avere perlomeno una contestualità di discussione delle imposte con una legge finanziaria, e non dico neanche il bilancio, dico la legge finanziaria.
Per molto meno, voi, a livello nazionale, avreste fatto altro che delle marce guidate dal Polo e quant'altro. Anzi, le avete fatte.
Noi, adesso, chiediamo il rispetto di un minimo di deontologia. Mi rivolgo ai Capigruppo presenti in aula: vi va bene che dalle competenze di questo Consiglio sparisca del tutto la materia finanziaria? Perché qui è così.
Se, da un lato, facciamo la catalogazione come è stata prevista e mettiamo le imposte fuori sacco così come è stato previsto e, dall'altro non presentiamo più il bilancio in questa contestualità, la "partita" è ormai completamente delegata alla Giunta o a chi per essa all'interno della Giunta. Questa questione - meno male che non ci ha fatto sedere per caso nel Parlamento Subalpino - grida vendetta al cospetto dei più mediocri, dei più modesti operatori della finanza sia pubblica che privata! Non possiamo avere questo tipo di dissoluzione, delle prerogative dei diritti di intervento della Regione su quello che riguarda l'impostazione e la gestione, la materia dei tributi che sono poi alla base del bilancio.
Dato che la possibilità di aumentare l'IRPEF è al massimo fissata nello 0,5 - qualcuno contesta questo dato, ma noi abbiamo solo questa informazione, scusate se ve ne sono altre - si decide non di graduare, di prelevare solo una parte, ma tutto in una volta, anche senza fare il bilancio. Si può capire l'esigenza, ma senza fare il bilancio non si preleva tutta in una volta questa partita.
Noi chiediamo a tutti voi - lo chiedo anche a lei, Presidente Cota, ben sapendo che sono gran drammatiche ambasce per chi ha la sua responsabilità e più modestamente per chi cerca, insieme a lei, di condividerla nell'interesse di questo Consiglio - di sottrarci a questo tipo di situazione, perché veramente stiamo navigando in una situazione estremamente pericolosa e stiamo andando dritto contro gli scogli. Non si può avere questa disinvoltura di fronte a una situazione di questo genere.
Non vogliamo trovarci sul Titanic che si sfracellerà quanto prima perché con il prossimo bilancio avremo l'impegno di trovare altri 500 o 600 miliardi per integrare la sanità, ma, naturalmente, non avremo più questa disponibilità e non avremo più neanche la possibilità di prelevare lo 0,5 in più dell'IRPEF che abbiamo già prelevato sull'anno prossimo per il pagamento del debito di quest'anno.
Mi rivolgo ai Capigruppo presenti: ricominciamo a discutere e ad applicare le prerogative di questo Consiglio in materia di gestione delle finanze e del bilancio si vuole ancora un confronto, non dico come un tempo o come in altre occasioni.
Ho sentito che il collega Tapparo presenterà i discorsi di Paolo Vittorelli: proviamo a vedere se ci aiuta a rileggerli in qualche maniera.
Bisogna rispettarne i contenuti, altrimenti diventano delle velleità.
Non siamo cittadini al di fuori di questa responsabilità. Non possiamo permettere, né per noi né per voi, che questa situazione sia trattata con questa disinvoltura e con la pericolosità che comporta.
Mi auguro francamente che ci sia una revisione in itinere in questi giorni durante la discussione su questa materia. Spero che ci sia un ripensamento e una riorganizzazione della proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

E' paradossale, a volte, sentire gli interventi dell'opposizione in materia di sanità, anche perché sono interventi che abbiamo già sentito più volte, in quanto qualsiasi cosa la Giunta e l'Assessore D'Ambrosio facciano, il giudizio è immancabilmente sempre e soltanto negativo.
Una volta ci rimproverate di tagliare i servizi, le prestazioni sanitarie, di chiudere reparti ospedalieri e, quindi, di fare una politica sanitaria assennatamente liberista da lacrime e sangue. Oggi, veniamo rimproverati per non essere coerentemente liberisti. Allora, a questo punto, non capisco più: qualsiasi cosa facciamo, c'è una posizione di pregiudizio su qualsiasi tipo di impostazione sanitaria che la Regione Piemonte fa.
Non si tratta di essere liberisti di dottrina monetarista o di essere i "Chicago Boys", oppure degli uomini cattivi o dei keynesiani incalliti. Si tratta invece di gestire una situazione di politica sanitaria non facile per qualsiasi Giunta, di qualsiasi colore, che però la Regione Piemonte ha fra mille problemi, impostato correttamente. La tanto criticata manovra ha dato risultati sostanziali. Il deficit è stato, grosso modo, ridotto a 350 miliardi.
Devo anche riconoscere la correttezza dell'Assessore Burzi e della Giunta regionale, in quanto penso che altre Regioni avrebbero, magari con alchimie contabili, cercato di azzerare il deficit. Invece, lo si è riconosciuto per quello che è effettivamente, senza eccedere nell'azzeramento. Nel contempo, si è cercato di mantenere aperti i servizi fondamentali e non si sono chiusi ospedali.
Ricordo un elemento concreto: la Regione Toscana ha chiuso circa trenta Presidi sanitari minori. La Regione Piemonte questo non l'ha fatto ed è riuscita a tenere aperti questi Presidi e a razionalizzarli. Certo, il processo di razionalizzazione è ancora in corso, ci sono lacune, ci sono ritardi, ma si sta svolgendo, e questo senza chiudere ospedali.
Sarebbe stato molto più facile azzerare o ridurre il deficit chiudendo i Presidi ospedalieri. Questo non è stato fatto, ma, nel contempo, si sta razionalizzando la retta ospedaliera, si cerca di evitare i doppioni, si cerca di tenere la degenza in ospedale la più limitata possibile compatibilmente alle terapie sanitarie, sapendo benissimo quanto, in passato, a volte, la degenza negli ospedali era impropria. Tutto questo deve essere, in qualche misura, apprezzato.
All'inizio della mia presenza in questa legislatura non avevo un panorama completo della politica sanitaria in Piemonte. Devo dire che adesso me ne sono fatto una ragione abbastanza approfondita e ritengo che specialmente nell'ultimo semestre, la Giunta regionale abbia svolto una politica che è riuscita a conciliare rigore di bilancio, ma anche mantenimento di una buona politica sanitaria per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, essere sinistra di governo vuol dire, in qualche modo, sapersi calare nella situazione come se si dovesse governare, offrire soluzioni alternative, ovviamente, a quelle che vengono prospettate. Faccio riferimento all'impianto riformista della sinistra di governo, che vuol dire non sempre comunque al governo, quando si riescono a far valere le grandi opzioni da cui deriva l'appartenenza ad un campo politico che ci distingue dall'altro, altrimenti diventa tutta una melassa nella quale l'elettore, il cittadino, non capisce più nulla, o forme di consociativismo non utili alla politica.
Credo che da una manovra di bilancio, almeno come la interpreto io occorrerebbe salvaguardare il ruolo pubblico, anche attento al ciclo economico, l'intervento universalistico nella tutela della salute (noi non viviamo in una situazione astratta, ma in una situazione di forte calo del ciclo economico estremamente preoccupante) e certamente, almeno come appartenenza a un'identità di sinistra, la massimizzazione della giustizia sociale.
La manovra che ci prospetta, invece, il centrodestra, improntata al recupero di risorse finanziarie, mi sembra contraddittoria. Bisognerebbe lasciarla andare avanti e poi giovarci sul piano elettorale; ma siccome vogliamo essere sinistra di governo, non giochiamo a questo gioco del "tanto peggio, tanto meglio", ma cerchiamo, piuttosto, di dire qualcosa che possa essere utile; poi, magari, sarò battuto dalla legge dei numeri.
La manovra sull'IRPEF è profondamente contraddittoria rispetto a una depressione della domanda in corso, sulla quale anche Governi europei di centrodestra stanno operando dal lato fiscale, ma anche dal lato di politiche tradizionalmente non della destra. Solo ieri ho accennato che l'affermazione del Presidente Bush di dire alla madre che non cucini in casa, ma vada fuori, per dare un esempio, in qualche modo, di crescita della domanda, è un esempio, tra l'altro, di valorizzazione di quelle che erano le tradizionali politiche keynesiane.
Oggi voi operate una scelta non solo contraddittoria rispetto alle affermazioni della campagna elettorale, ma anche contraddittoria nei confronti di una sensibilità politica che dovrebbe non deprimere.
In questa fase, si osservi il problema FIAT: mentre qui si parla di Olimpiadi, tanti sorrisi, oppure ci si chiude a discutere di piccole questioni, ci sono degli eventi che sul Piemonte potranno avere effetti durissimi, forti. Pertanto, io credo che questo sia un primo limite.
Il secondo limite è che questa Giunta regionale - in verità, non solo questa, ma anche quelle passate (anche quelle di centrosinitra) - non ha il coraggio di selezionare, nei settori in cui è diviso il bilancio, le priorità. Si fanno riduzioni di spesa generalizzate trasversali, ma non si ha il coraggio di dire che oggi ci sono delle priorità che magari devono trovare degli aumenti di spesa, mentre ce ne sono delle altre che, in questa fase, meritano una compressione. Manca il coraggio di spiegare alla comunità. E siccome, malgrado l'elezione diretta del Presidente, ogni Assessore ha una logica di "Assessorato feudo", e quando c'è il bilancio si attua una difesa a riccio, statica, della spesa storica, ecco che anche lì non c'è spazio per manovrare. Ma allora, in sostanza, dove si pu manovrare? Alcuni strumenti ci sono, e permetterebbero, se non di ridurre l'utilizzo dell'incremento dell'IRPEF, almeno di moderarlo. Mi rendo conto che "l'operazione IRPEF" è stata avviata in qualche modo dal Ministro Visco. Non nascondo che esiste un gioco e non voglio scaricare tutto da una parte rispetto all'altra, ma un'operazione di questo genere e di questa portata in questo momento mi pare molto contraddittoria.
Ieri ho accennato brevemente di aver presentato degli emendamenti che vanno in questa direzione costruttiva, per suggerire alla Giunta e alla maggioranza di centrodestra di attivare altri strumenti al di là della sanità; chiuso il ciclo del vecchio indebitamento, si deve partire con una logica nuova, per la quale ci sono dei riferimenti su qual è il punto di equilibrio di spesa, che è quello di salvaguardare, comunque, l'intervento universalistico generale e di qualità della sanità. Una volta stabilito questo aspetto, è chiaro che io misurerò su questo livello la Giunta l'Assessore e la maggioranza, sulla capacità di intervenire.
Prima vi era una situazione veramente confusa, in quanto i Governi nazionali integravano in parte o in tutto, molto meno o molto di più quindi si creavano delle contraddizioni. Ma oggi è possibile pensare ad una tastiera che è in mano, che è disponibile. Può essere piccola la questione della rinegoziazione strutturale dei mutui così come viene data da una norma che dovrebbe essere approvata, però ci sono risorse che per il 2002 entrano da questo versante. L'utilizzo dei fondi immobiliari chiusi partita molto delicata e complessa, ma che certamente è uno strumento tecnico previsto dalla legge, può essere usato. Anche lì si potrà programmare affinché nell'esercizio prossimo ci sia una quantità di risorse che possano entrare.
Avevo dei dubbi sull'ARES e avrei detto al Presidente Ghigo che doveva negoziare meglio e di più, con il Governo nazionale, il trasferimento non solo delle quote di strade statali alle Regioni, ma anche di tutte le risorse che già l'ANAS aveva, in qualche modo, programmato come intervento su quelle migliaia di chilometri di strade statali trasferite alla Regione.
Ora si parla di un mutuo di 2.000 miliardi per l'ARES, per gli interventi sul sistema della viabilità di trasferimento statale. Credo che questa operazione, in questo contesto, possa essere spalmata in un periodo di tempo più lungo, e quindi fare pesare di meno nell'esercizio l'accensione di un mutuo di grande portata. E siamo ad un terzo elemento che può essere recuperato.
Dalla somma di questi elementi, più una forte operazione selettiva della spesa, settore per settore, Assessorato per Assessorato - questa mi sembra più difficile, ma, comunque, se si potesse fare qualcosa di più che dire che si è ridotto o che si sono limate le spese generali - ne consegue una quantità che valuto nella metà dei 450 miliardi indicati, che potrebbero ridurre, in modo significativo, la spinta dell'azione sull'IRPEF.
Inoltre, ricordiamo che l'operazione sul metano è un'operazione non progressiva, della quale, come ribadisco, beneficia il "boiler" di Agnelli come il "boiler" del pensionato delle Vallette: della stessa entità è il premio che deriva. E' chiaro che se noi, invece di attuare quell'operazione, usassimo le risorse stanziate anche per comprimere l'incremento dell'IRPEF, faremmo un'operazione che, alla fine, o esaurirebbe completamente (non sarebbe più necessaria l'operazione sull'IRPEF), oppure la ridurrebbe fortemente. In più, si rimarrebbe coerenti, in qualche modo, con una politica che tende a riavviare la domanda e non a comprimerla.
E' chiaro che tutto questo discorso sarebbe corretto se noi avessimo avuto un Documento di programmazione economico-finanziario in cui questo governo regionale e questa maggioranza diceva quali erano le grandi opzioni sulle quali basava le scelte del bilancio di previsione, e su queste grandi opzioni ci differenziavamo.
Ho tentato di dire quali sono le differenze di fondo, poi magari converrete sulle nostre, perché in questo momento le politiche keynesiane sono necessarie e le sposano tutti, dopo che le hanno contraddette in precedenza in una "ciucca iperliberista", perché avviene poi così nelle situazioni.
Ricordo quando la FIAT, in merito alla rottamazione, ci convocava come parlamentari e ci raccontava la storia. Allora, il ruolo del pubblico era importante; poi, finito quello, basta: in quest'aula non si parli di FIAT l'Assessore all'industria non "rompa le scatole", non serve.
Però - e concludo, Presidente - se noi ci abituassimo, dal prossimo esercizio, ad avere a settembre, se non a luglio, le grandi opzioni che voi volete far valere in un Documento di programmazione economico-finanziario e poi lo traducete quantitativamente nel documento di bilancio, è chiaro che su questo tipo di azione potremo essere più costruttivi e più efficaci tutti! In questo modo, diventa una questione dove qualcuno continua a parlare esclusivamente di sanità, ma stiamo parlando di un disegno, io credo, più vasto e stiamo parlando di una fine, di una coda di un ciclo distorto della sanità, e di una nuova sfida che ci dobbiamo porre sulla sanità! Rischiamo proprio di fare una cosa a segmenti, chiusa; invece dobbiamo considerare in questo momento che è un'operazione molto più vasta quella che dobbiamo fare, di carattere sistemico, e la sfida è sui grandi principi e sulle grandi priorità, tra voi e noi, che dovremo far capire all'esterno e sulla quale, ovviamente, poi emergono le cifre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Fra le varie pregiudiziali presentate ieri, ve ne era una che ovviamente non abbiamo presentato perché non rientrava nei canoni regolamentari, secondo cui le pregiudiziali possono essere accolte, ma che poteva considerarsi di segno politico e ideologico, che non fa tanto riferimento agli impegni che propagandisticamente questa maggioranza ha assunto in sede elettorale, relativi al non utilizzo della leva fiscale per i problemi della finanza pubblica, ma che ha a che fare più concretamente con una valutazione dell'utilizzo della leva fiscale non solo rispetto alle ragioni comprensibili e non autolesionistiche del consenso, ma rispetto ad una valutazione più concreta degli effetti che l'utilizzo della leva fiscale ha sulla competitività dei sistemi territoriali e quindi anche sulla competitività del sistema territoriale del Piemonte. Questa è la prima considerazione che non ho sentito fare ai proponenti di questo provvedimento in Commissione e su cui non sento una risposta da parte dei suoi difensori in aula: 350 miliardi di manovra fiscale, e neppure di manovra di bilancio, significano - alcuni colleghi lo hanno già detto in precedenza - conseguenze rilevanti (non le sappiamo ancora quantificare) non solo rispetto alla finanza pubblica, ma rispetto agli equilibri economici di un sistema territoriale che si deve misurare con sfide competitive nei prossimi anni e che sconta, come quasi tutti i sistemi territoriali europei in questa fase, delle difficoltà proprio rispetto alla domanda di beni e servizi da parte delle famiglie.
Si tratta di una partita che sembra estranea alla riflessione e alla valutazione della Giunta e della maggioranza. Questi 350 miliardi costeranno al Piemonte molto più di 350 miliardi; costeranno molto più al sistema economico piemontese; costeranno molto più agli equilibri sociali intaccati in maniera particolarmente pesante dall'utilizzo della leva fiscale.
La seconda pregiudiziale - accennata dal Presidente Riba - è di tipo quasi deontologico: è difficile immaginare una manovra fiscale del tutto avulsa, magari non nell'intenzione del proponente, ma nel dibattito che se ne fa, da una valutazione più complessiva del bilancio. Sul bilancio abbiamo le tessere, ma non il mosaico. Abbiamo una serie di provvedimenti giustamente, dal suo punto di vista, anticipati dall'Assessore Burzi: quello sull'estinzione dei mutui, quello sui fondi immobiliari, quello sulla questione molto annosa delle reimpostazioni delle economie dei fondi statali non utilizzati, quindi di fondi per spese vincolate in cui la progettualità non consente una liquidazione immediata delle spese stesse.
Abbiamo altre puntate. Ormai, il bilancio della Regione Piemonte è come un romanzo d'appendice che esce a puntate sui giornali: la puntata di oggi dice che una spesa di investimento prevista per il prossimo anno è stata cancellata, quella sul Palazzo unico della Regione.
Abbiamo degli altri spunti che quasi sempre emergono dalle discussioni interne alla maggioranza, dallo scontro interno ad alcuni partiti della maggioranza, ma il mosaico non lo abbiamo! L'Assessore Burzi non può credibilmente sostenere in questa sede che questa manovra si inserisce in un contesto più generale di provvedimenti di bilancio, perché lui stesso - ne sono abbastanza sicuro, come è successo solo venerdì scorso in Commissione - assiste, con la sua maggioranza, ad un mutamento di segno abbastanza significativo nell'impostazione di questo stesso provvedimento.
Siete entrati il giovedì con una manovra da 450 miliardi, che non era "una tantum", siete usciti il venerdì con una manovra da 350 miliardi che era "una tantum". E questo, anche volendo attribuire, e non lo faccio, le peggiori intenzioni all'Assessore al bilancio, sicuramente non significa una determinazione luciferina a nascondere i dati all'opposizione: significa più banalmente - forse si può dire in quest'aula - un "casino" interno alla maggioranza che non è neppure in grado di recuperare i propri conti e di far precedere in maniera coerentemente decente, in maniera parallela, alle politiche di manutenzione del consenso le politiche di manutenzione del bilancio.
Questo è il problema al quale la maggioranza e la Giunta si trovano di fronte. Siete entrati con una manovra tutta sull'IRPEF, avete "ficcato" una zeppa sul metano che non significa nulla, ma significa unicamente concedere, ad un partito della maggioranza che voleva visibilità, di avere il proprio strapuntino di visibilità. Avete fatto una manovra di 350 miliardi che si poteva fare tutta sull'IRPEF, "ficcandoci" dentro anche il metano, con il solo risultato di poter sostenere - e io so che qualcuno lo farà - che per le famiglie a basso reddito questa manovra fiscale si traduce in un risparmio fiscale, perché poi così di fatto significherà, ma in realtà creando una confusione complessiva non tanto nei conti, quanto nel disegno che complessivamente al bilancio della Regione Piemonte si intende dare.
Il bilancio della Regione, se mi è dato di fare questo paragone, è un po' come quel giochino giapponese, il "Tamagochi": questo è un "bilancio tamagochi", cioè una cosa che per stare in piedi ha bisogno di una manutenzione costante per cui ogni giorno bisogna mettersi lì, spostare una posta, togliere l'altra, fare una manovra fiscale, utilizzare i fondi statali non reimpostati, anticipare provvedimenti che non possono stare ovviamente nella legge finanziaria perché sulla legge finanziaria vi dovete scannare e l'Assessore al bilancio diventa l'Assessore alla gestione dei "casini" perché poi di fatto questo diventa e questa Regione non ha un bilancio preventivo! Siamo a quindici giorni dalla data ultima per l'approvazione, non dico del bilancio preventivo - troppa grazia sarebbe! ma dell'esercizio provvisorio, e il bilancio come assetto e come disegno delle politiche della Regione per il 2002 non esiste! Ne esistono alcune tessere che rispondono unicamente alle ragioni di convenienza e di consenso di questo o quell'altro Gruppo della maggioranza.
Questo rende indigeribile e immangiabile anche una cosa di per s condivisibile. Se io fossi l'Assessore al bilancio di questa Regione e non avessi responsabilità sul pregresso - come si dice - di fronte ad un deficit 2001 e ad un quadro normativo su questo particolarmente rigido sarei anch'io dell'idea di procedere sul 2001 attraverso la leva fiscale proponendomi di modificare sul preventivo 2001, rispetto all'esercizio 2002, quelle dinamiche di incremento della spesa che oggi generano questo deficit a cui si deve far fronte attraverso la leva fiscale. Non è l'IRPEF in quanto tale ad essere indigeribile ed immangiabile, è l'IRPEF infilata in questo minestrone! In cui non si capisce se la Giunta ha tentato dei risparmi di bilancio; in cui non si capisce come altri provvedimenti di grande rilievo, a volte molto condivisibili, si inseriscono in tutto questo quadro; in cui il sospetto, e a questo punto molto più che il sospetto, è che 350 miliardi siano cassa che serve alle evenienze del 2002 e le evenienze non saranno, forse, necessariamente la copertura del deficit sanitario, per traguardare questo passaggio e poi vedere nel prossimo anno magari in sede di variazione di bilancio nel prossimo autunno, che cosa di più sistematico o di più organico si potrà fare, perché questa - ripeto - è la situazione.
Un'ultima considerazione rispetto all'occasione, al pretesto all'alibi, io direi non alla ragione, di questo provvedimento che è il deficit sanitario 2001.
Diceva il Consigliere Ronzani: "Qui si confrontano due visioni alternative". Non si confrontano soltanto due visioni alternative, perch ve ne sono almeno tre: chi sostiene - la minoranza e l'opposizione della sinistra - che il deficit sia la ragione dello scandalo e dipenda da politiche inefficaci dell'Amministrazione regionale e delle Amministrazioni sanitarie; chi ritiene - la maggioranza del centrodestra - che esista un modello piemontese di sanità (da far ridere!) che va tutelato e difeso nei suoi assetti e nei suoi meccanismi di funzionamento, che sono meccanismi in cui il consenso in sede territoriale diventa un argomento di dibattito politico generale, che poi abbandona le ragioni profonde per cui un ospedale deve stare aperto o chiuso; c'è una terza posizione, che nessuno in questa sala - a parte il Gruppo Radicale - afferma con nettezza: bisogna procedere distinguendo in maniera radicale il costo di gestione della sanità pubblica dai costi per le prestazioni sanitarie, che ai cittadini piemontesi devono essere riconosciute e garantite dal Servizio Sanitario Regionale.
Questa è la grande differenza. La sfida che ormai da un anno e mezzo vi abbiamo lanciato, e che la maggioranza si guarda bene dal raccogliere, è proprio questa: non fate competizione alla minoranza di sinistra sostenendo che il massimo che potete fare per garantire gli equilibri sociali di questa Regione è tenere in piedi ospedali che, sulla base del decreto n.
502/92 (Governo Amato), dovevano essere chiusi ormai da otto anni.
Questo è un modo miserevole di fare politica del consenso; fate una politica non congiunturale e non episodica sulla sanità, affrontate gli argomenti più delicati: l'incremento della spesa farmaceutica, che non procede proporzionalmente all'aumento della domanda sanitaria, con misure serrate ed efficaci, ma non invischiatevi in questo gioco delle parti, in cui gli uni rimproverano agli altri di adottare provvedimenti antisociali senza affrontare i nodi strutturali del deficit sanitario e, in generale, i meccanismi di funzionamento del Servizio Sanitario Regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente e colleghi. Noto con rammarico il protocollo relativo all'aumento di imposte che, considerata la cifra, si dovrebbe ritenere meritevole perlomeno della presenza delle persone che l'hanno proposto. Però la vita politica è fatta così, e il denaro pubblico viene gestito in questo modo. Quindi, noi ci adattiamo e facciamo quello che possiamo.
I tanto invocati criteri imprenditoriali, che avrebbero dovuto ispirare l'azione della Giunta regionale, hanno prodotto una soluzione copernicana per risollevare i conti regionali: l'inasprimento della pressione fiscale a carico dei cittadini del Piemonte.
La Giunta regionale propone di aumentare dello 0,5% l'addizionale IRPEF e di portare la relativa aliquota dallo 0,9 all'1,4%.
Questo intervento si renderebbe necessario non già per fare fronte alle necessità di cassa per l'anno 2002, bensì per coprire il passivo registrato nei conti sanitari nel corso del 2001. Il disavanzo ammonterebbe a soli 343 miliardi.
Giova a questo punto ricordare che per un imprenditore che rischia con mezzi propri, già un simile passivo rappresenterebbe motivo di fallimento.
Il deficit però sarebbe stato ancora maggiore se non fossero stati incrementati gli stanziamenti statali per l'anno 2001. Essere passati da 1.200 a solo 343 miliardi di disavanzo nei conti della sanità regionale non è, quindi, frutto degli interventi correttivi di contenimento e di razionalizzazione della spesa adottata dalla Giunta regionale, bensì dell'incremento delle risorse statali disponibili. Ragion per cui se fossi nei panni del Presidente della Giunta regionale e degli Assessori regionali al bilancio e della sanità non mi glorificherei poi tanto per un simile risultato.
I rappresentanti della Casa delle Libertà sottolineano come l'inasprimento della pressione fiscale rappresenti un sacrificio necessario per non interrompere il processo di sviluppo, e che essa avrà, in ogni caso, carattere di "una tantum". Sia l'una che l'altra affermazione sono contestabili.
Quando si parla di sviluppo, un imprenditore saggio e ravveduto pensa alla spesa per investimento; in questo caso, però, il sacrificio richiesto ai cittadini vale a compensare le perdite passate che una sana e corretta gestione avrebbe già dovuto evitare.
Continuando il parallelismo con quanto avviene nel mondo imprenditoriale, i cittadini piemontesi, azionisti della Regione dovrebbero sfiduciare, di fronte a simili dati di bilancio, l'intero Consiglio di amministrazione, e quindi la Giunta regionale; ed è bene che ricordino tutto allorché saranno chiamati nuovamente alle urne.
Giova inoltre sottolineare come la Giunta regionale proponga l'inasprimento dell'aliquota addizionale IRPEF nella misura massima consentita dal D.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446. Fra un minimo e un massimo non esistono, dunque, a giudizio della Giunta regionale, soluzioni intermedie.
Con la nuova aliquota, ogni piemontese, bambini compresi, subirà un prelievo fiscale aggiuntivo di circa 104.902 lire, posto che la popolazione residente in Piemonte si attesta su una cifra di poco superiore a 4 milioni di abitanti.
Le entrate aggiuntive regionali assommeranno a circa 450 miliardi: 343 saranno utilizzati per coprire il disavanzo sanitario registrato nell'anno 2001, mentre nulla ci viene detto circa l'impiego dei residui 107 miliardi.
Questi dati già di per sé mostrano come sarebbe stato possibile per la Giunta regionale ipotizzare una diversa e minore quantificazione dell'inasprimento della pressione fiscale, ammesso che essa sia veramente indispensabile.
Per quanto riguarda la copertura del deficit sanitario relativo all'esercizio 2000, la Giunta regionale vorrebbe procedere all'accensione presso la Cassa Depositi e Prestiti di un mutuo quindicennale per complessivi 1.000 miliardi, entità del disavanzo 2000 al netto dei trasferimenti statali, da porre a carico delle AA.SS.LL. e delle AA.SS.OO.
per il 70% e della Regione stessa per il restante 30%.
Questa manovra, che non farebbe che perpetrare negli anni futuri dissesti pesanti, troverebbe il suo fondamento giuridico nell'art. 4, comma 4, della legge 16 novembre 2001, n. 405, che converte in legge con modificazione il DL 18 settembre 2001, n. 347, recante "Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria".
Nel frattempo, però, il 9 novembre 2001 è entrata in vigore la legge di revisione costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, recante "Modifiche al Titolo V della Parte II della Costituzione".
In virtù di tale novellazione, l'art. 119, comma 6, della Costituzione oggi vigente, dispone che i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni possano ricorrere all'indebitamento e, quindi, anche alla contrazione di mutui, solo per finanziare spese di investimento.
Dopo il 9 novembre, dunque, la contrazione di un mutuo per coprire disavanzi finanziari passivi trova un limite insuperabile proprio nel dettato costituzionale, determinando l'illegittimità costituzionale del disposto di cui all'art. 4, comma 4, della legge 16 novembre 2001 n. 405.
Gli intendimenti della Giunta regionale non trovano, quindi, più fondamento giuridico e questo prescindendo dalla quota di mutuo posta direttamente a carico della Regione.
Posta l'insuperabilità del rilievo, l'Assessore regionale al bilancio dovrebbe ricorrere ad altre modalità di copertura del disavanzo che non possono che tradursi, vista la creatività imprenditoriale di questa Giunta in una drastica riduzione nella qualità e nel livello dei servizi offerti ai cittadini piemontesi e in un ulteriore inasprimento della pressione fiscale.
A questo ci ha condotto la presunta managerialità di un esecutivo giunto al suo secondo mandato consecutivo.
In ogni caso, prima di contrarre nuovi mutui, vorrei invitare il Presidente della Giunta e l'Assessore regionale al bilancio a riflettere sulle condizioni di tasso applicate e sulle clausole contrattuali esistenti nei contratti di mutuo che la Regione ha ancora in corso.
L'art. 664 del Codice Penale e l'art. 1815 del Codice Civile dispongono che è l'entità del tasso applicato, pari ad una volta e mezzo quello medio, a determinare il reato di usura. Tassi superiori al "tasso soglia" sono, quindi, da considerarsi usurai e, là dove fossero convenuti la clausola contrattuale che li contemplasse sarebbe da intendersi nulla e gli interessi non dovuti.
A seguito dell'entrata dell'Italia nell'area dell'Euro, i tassi medi sono calati e quelli pattuiti in periodi caratterizzati da alta inflazione si sono trovati ad essere ben oltre la soglia che definisce tale reato.
Credo che tutti ancora ricordino l'animato dibattito che si ebbe relativamente a un decreto del Governo che, pur confermando che il momento in cui deve valutarsi se il tasso applicato sia da intendersi usuraio è quello in cui il contratto viene stipulato, prevedeva che, in considerazione dell'eccezionale caduta dei tassi di interesse verificatasi nel biennio 1998/1999, i mutui dovessero essere rinegoziati secondo un'articolata griglia di individuazione del tasso di sostituzione.
Estremizzando i ragionamenti che furono allora svolti, dovremmo oggi amaramente constatare che è proprio la Regione ad essere vittima dell'usura, posto che risultano ancora in corso mutui che prevedono tassi di interesse che si collocano ben al di là della soglia che definisce l'usura.
E' mai possibile che una Giunta regionale, che vuole ispirare la sua azione a criteri di imprenditorialità, non si sia mai posta il problema della rinegoziazione di un mutuo contratto ad un tasso fisso del 17,5%, del 17,25%, del 14,5%, del 13,95% o del 13%? Consiglieri, al di là di qualsiasi tipo di considerazione, che figura facciamo se appare sui giornali che la Regione - che ha il compito di proteggere e di proteggersi dall'usura - è il primo Ente a subire questo fenomeno? Questi sono solo alcuni dei tassi applicati sui mutui contratti dalla Regione Piemonte, che andranno a scadere nei prossimi anni.
Un imprenditore avveduto che abbia a cuore la sorte della sua azienda si sarebbe di certo posto il problema e avrebbe cercato di trovare un accordo con il sistema bancario.
Se la Giunta regionale si fosse comportata non dico da manager, ma almeno, secondo l'ordinaria diligenza del buon padre di famiglia, la spesa per interessi che grava sulla Regione avrebbe potuto essere di molto contenuta.
Ovviamente, siamo contrari all'imposizione fiscale poiché esistono altre soluzioni che possono risolvere il problema.
Una prima soluzione l'abbiamo già vista: evitare i 20 miliardi di rate per il nuovo palazzo regionale. Noi abbiamo un'ipotesi di controproposta che consente al Piemonte, alla maggioranza e alla minoranza di questo Consiglio, di fare un minimo di bella figura nei confronti dei cittadini.


Argomento: Varie

Saluto agli studenti e insegnanti della Scuola media di San Front (CN)


PRESIDENTE

Saluto gli studenti e gli insegnanti della Scuola media di Sanfront in visita a Palazzo Lascaris.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 363: "Provvedimenti in materia di tasse regionali"


PRESIDENTE

Prosegue il dibattito in merito al disegno di legge n. 363.
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Inizio da alcune affermazioni di un Consigliere della maggioranza che mi hanno particolarmente incuriosito.
Mi dispiace che non sia presente l'Assessore D'Ambrosio, ma avrei alcune domande da fare. A che punto è il centro unico di prenotazione? A che punto è la prenotazione effettuata direttamente dal medico di medicina generale? A che punto è la prenotazione telefonica? A che punto è la gestione della cartella sanitaria individuale? Tutte questioni che condividiamo.
Il mio voto - come speranza e augurio e non sul provvedimento - è che a voi tutti si possa augurare cento e più anni di vita e avere più fortuna delle anziane signore - classe 1898 e 1896 - che nel maggio 1998 hanno rischiato di rimanere cieche perché la lista d'attesa, in tutti gli ospedali piemontesi, per l'intervento di cataratta, non era inferiore a sei mesi.
Il livello della sanità piemontese sta nettamente peggiorando. Il Consigliere Pedrale dice che non si sono chiusi gli ospedali, ma proprio ieri, utilizzando una metafora, ho detto: "Adesso c'è l'addizionale IRPEF ma, prossimamente su questi schermi, ci saranno i ticket e poi la chiusura degli ospedali". Chi vivrà vedrà, ma se ne stanno accorgendo i piemontesi in molti Comuni, che cominciano ad essere preoccupati.
In Parlamento, al Ministro che sbagliava clamorosamente il costo di una legge rispetto alle previsioni veniva dato un premio. Assessore Burzi, a lei bisognerebbe dare il premio - dico lei come rappresentante della maggioranza del Presidente Ghigo - per avere "sballato" in maniera clamorosa i conti della sanità. Conti della sanità che sono stati ripresi in campagna elettorale dove si è negato che c'era il deficit, dove si è negato che sarebbero state messe delle nuove imposte: adesso siamo alle imposte. Questo è un regalo di Natale: i piemontesi sono stati cattivi, il regalo di Natale che si meritano è l'addizionale IRPEF.
Devo dire che, visto dalla mia angolazione, Assessore Burzi, si pu pensare che i piemontesi sono stati cattivi, nel senso che, avendovi votato a maggioranza, questo è il premio che riconoscete loro: aumentate loro un'imposta, che non sarà l'unica, ma ne seguiranno altre.
Qualche collega ha detto che siamo Partiti e forze di governo che si propongono al di là del ruolo di opposizione in quest'aula e che dovremmo far approvare, e anche in fretta, questa legge.
E' clamorosamente evidente che molti colleghi della maggioranza - mi riferisco, in particolare, ai Gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega, ma anche al Gruppo di Forza Italia - dovranno andare a spiegare a chi li ha votati, dopo aver raccontato loro che non sarebbero state aggiunte delle imposte, che non sarebbero mai stati introdotti dei ticket, che la situazione della sanità sarebbe migliorata, che invece le imposte vengono introdotte.
L'imbarazzo di molti colleghi della maggioranza, tranne un'eccezione (un silenzioso imbarazzo), consiste nel dover andare a raccontare il contrario di quanto è stato promesso in campagna elettorale. E' sicuramente difficile e complicato farlo. Che poi lo si vada a raccontare in provincia di Cuneo, di Torino o Vercelli, non cambia la situazione.
Il problema riguarda tutti i piemontesi e anche voi - non solo noi dovrete raccontare loro che, dopo aver promesso che non avreste introdotto nuove imposte, adesso ne inserite una che sarà la prima, non l'ultima e non l'unica. Questo mi ricorda l'"una tantum" del Governo degli anni '70, dove di "una tantum" ce n'è stata una all'anno.
Ma veniamo alle questioni che riguardano più direttamente la parte del bilancio finanziario.
Assessore Burzi, come lei sa, in questi giorni abbiamo presentato riguardo ad un'altra vicenda, una richiesta di Commissione d'inchiesta inerente il suo Assessorato, ma riguardante la parte patrimoniale e non il bilancio. Sono convinto, al di là di quella richiesta, che seguirà i percorsi che l'aula e il funzionamento di questo Consiglio prevedono, che il vero problema riguarda la sua veste di Assessore al bilancio, che per certi versi è ancora più grave.
L'Assessore Burzi è conosciuto come persona efficiente, capace e decisionista, un manager privato prestato alla politica. Il documento di politica finanziaria andava discusso nell'estate; non è stato discusso in estate, com'era previsto, e non viene discusso ad ottobre e novembre. Siamo alla metà di dicembre e del documento di politica finanziaria non se ne parla; del bilancio meno che mai.
Come sosteneva il collega Riba, l'Assessore al bilancio avrebbe dovuto presentarsi in Consiglio e dire: "Per questi motivi, non sono in grado, non ce la faccio, non è possibile". Diversamente, questa è una ragione sufficientemente valida affinché si chiedano le dimissioni di un Assessore che non è in grado, in maniera manifesta, di svolgere seriamente il proprio lavoro.
Siamo alla metà di dicembre e questo Consiglio regionale non ha ancora avuto uno stralcio di documento di politica finanziaria e nemmeno di bilancio.
Le chiedo, Assessore: quale azienda - non dico la FIAT, che ha altri problemi - piccola o media, che produca rubinetti o costruisca case o altro, potrebbe funzionare in questi termini? Questa, Assessore Burzi, è una questione che riguarda assolutamente la sua persona come Assessore al bilancio.
Tutto questo è indecente e sarebbe un motivo più che valido per chiedere le sue dimissioni. Invece, siamo qui a discutere, non avendo discusso il documento di politica finanziaria né il bilancio dell'addizionale IRPEF. Si costruisce prima il tetto e poi la casa; non si discute del Piano sanitario regionale, sul quale va indirizzata questa richiesta, non si discute del documento di politica finanziaria, non si discute del bilancio, ma si parla dell'addizionale IRPEF.
Devo riconoscere che lei, Assessore, è coraggioso - ma questo me lo avevano già detto - perché fa il contrario di quello che normalmente andrebbe fatto. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Placido.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mercurio, poi sono costretto ad interrompere i lavori perché è prevista una riunione della III e VII Commissione per le ore 13.00.
Riprenderemo i lavori del Consiglio alle ore 15.00 con gli altri interventi.
Prego, Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Grazie, Presidente. Il dibattito sul disegno di legge n. 363 ha dato giustamente l'occasione all'aula di affrontare i problemi più generali del pianeta sanità.
Vorrei spendere alcune parole sul disegno di legge in questione e sui temi più generali della sanità.
Per quanto riguarda il disegno di legge n. 363, devo riconoscere di avere qualche perplessità riguardo alla coerenza del medesimo. Infatti qualche settimana fa il Presidente Ghigo, in Sala Viglione, ha comunicato la necessità di aumentare l'addizionale IRPEF per far fronte al buco di 340 miliardi della sanità sul bilancio 2001. Di per sé, il problema non desta alcuno scandalo, alcuna preoccupazione. Nella sostanza, però, è stato fatto il discorso di affrontare questo problema facendo di necessità virtù.
Non voglio entrare nel merito di come si è determinato questo buco, o di come sono stati sforati i 1.200 miliardi del 2000, quando interveniva ancora lo Stato, dando la possibilità alle Regioni di contrarre dei mutui cosa che non è possibile fare quest'anno. L'incoerenza la verifico quando si passa da 340 a 450 miliardi: più di 100 miliardi di differenza, e questo solo per il 2002.
Ritengo occorra affrontare i problemi con coerenza logica e soprattutto con coraggio, chiedendosi: "Cosa facciamo di questi 100 miliardi?".
Non mi meraviglio di questo provvedimento ragionieristico e quindi non mi meraviglio di quanto ha fatto l'Assessore Burzi. L'Assessore Burzi ha fatto quanto ha deciso la Giunta. Fosse stato per l'Assessore, invece dello 0,5% di aumento dell'IRPEF, probabilmente sarebbe stato dello 0.35%, che dà come risultato 350 miliardi.
Il punto è il seguente: se si inserisce il provvedimento, non tanto temporalmente nel bilancio, che verrà magari tra quattro, cinque, sei mesi ma in un disegno di sviluppo della sanità, sottolineo che non si possono fare tagli se non si fanno investimenti. Faccio un esempio. Non avendo più voti elettorali da difendere a Venaria, propongo la chiusura, oppure propongo la chiusura di Giaveno: potrei nominare venti Comuni. Se la scelta è di chiudere, si chiuda. Se il ragionamento è di superare le strutture monospecialistiche, si può dire che, siccome non c'è più niente da inventare, per quanto riguarda la ginecologia, si può fare un reparto di ginecologia dove manca negli ospedali generali.
Il discorso che sto facendo si faceva già venti o trent'anni fa, quando qualcuno sosteneva che la struttura di Vische doveva essere chiusa (qualcuno diceva che non era scritto nel piano). Allora, la struttura di Vische la chiuse l'autorità giudiziaria, perché non si reggeva più fisicamente in piedi. Era un cronicario e non aveva senso, però nel piano non era prevista la chiusura, c'era il San Luigi, quindi non si capiva cosa doveva fare questa specie di ospedale. Comunque, l'autorità giudiziaria lo chiuse per vetustà.
Non voglio disperdermi dal ragionamento generale. La Giunta ci deve dire come intende investire i 100 miliardi e se è possibile non per un anno. La sanità ha bisogno di investimenti e di risorse. Se ogni anno la tassa rimane, avremo 1.000 miliardi di investimenti. Dubito che alla fine rimarrà la tassa e non ci saranno gli investimenti nella sanità.
E' inutile essere ipocriti e scrivere che solo per il 2002 mettiamo uno 0.5% in più di tasse. Propongo di scriverlo, anche perché il Governo ci dà tempo fino ad ottobre per decidere se questo aumento deve rimanere per il futuro o no. Quindi, è inutile vincolarci in partenza.
Serve - mi rivolgo alla Giunta - o non serve, fare, nei prossimi anni investimenti nel settore della sanità? Non si può tagliare senza investire. Si può tagliare sul personale. Già un anno fa dissi che questa Regione spende per il personale la cifra più alta d'Italia. Mi hanno detto che non era vero, poi mi hanno detto che era vero. Parlai allora del 62% della spesa sanitaria, a fronte del 42% della Calabria, sul personale. In Piemonte, il 62% della spesa sanitaria sul personale mi sembra eccessivo. Questo è uno dei problemi.
L'altro problema è di intervenire. Non ascrivo a motivo di merito il fatto che la Giunta, o chi per essa, possa dichiarare oggi: "Noi non abbiamo tagliato niente". Peggio: bisognava tagliare! Quindi, non è un motivo di merito dire che non si è tagliato. Bisogna tagliare, ma non parlo solo della struttura di Venaria. Ho portato l'esempio del Sant'Anna, ma ne potrei fare altri.
Quindi, per quanto mi riguarda, parlando in modo molto semplice e chiaro, la mia proposta è quella di dirvi di varare un provvedimento coraggioso, anche se doloroso. Non capisco, però, il discorso sul gas metano e non capisco perché per un anno.
Allora, dica la Giunta come intende intervenire nel settore della sanità per quanto riguarda gli investimenti. Sottolineo che per quanto mi riguarda non ho mai considerato né panacea né tabù il Piano socio sanitario. A volte, il Piano socio-sanitario quando c'è ingessa, quando non c'è diventa un alibi per dire che quando ci sarà il Piano socio-sanitario si realizzeranno certe cose.
Penso - e concludo - che non sia più possibile continuare come si è fatto da quando è nato il servizio sanitario in Italia, cioè dal 1978 affrontando i problemi così come si presentano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo, che ha chiesto di intervenire adesso poiché oggi pomeriggio non potrà essere presente.



CARACCIOLO Giovanni

Grazie, signor Presidente, lei è sempre molto gentile.
Nella discussione di questa legge potremmo ripetere tutto quello che si è detto per la delibera di Giunta del 7 giugno 2001, in verità tristemente nota.
Si tratta, anche adesso, di un intervento di tipo congiunturale per ripianare il disavanzo, al 30 settembre 2001, di 343 miliardi. Non potendo più sperare in un intervento di ripianamento da parte dello Stato, voi maggioranza, proponete l'addizionale IRPEF dello 0.5% e non l'uso del ticket sulle prestazioni sanitarie, in quanto questo secondo provvedimento avrebbe un impatto sociale sicuramente più plateale e impopolare. Quindi avrebbe un impatto meno assorbibile, ma che in effetti è la stessa cosa o quasi.
Non voglio ripetere tutte le osservazioni dei colleghi dell'opposizione che, in linea di massima, condivido. Tengo però presente quanto diceva giustamente, il Consigliere Tapparo, e cioè che una sinistra al governo che si propone di governare, deve affrontare la propria politica con equilibrio e senso della realtà.
Penso, comunque, che la sanità non sia solo ripianare debiti, aspetto sicuramente importante; del resto, si porta a vanto anche l'ottima qualità e la quasi eliminazione degli sprechi che porterà a pareggiare il bilancio nel 2002.
Non è così. Basta aver letto La Stampa del 9 dicembre per accorgersi cosa è successo nell'Ospedale S. Croce di Moncalieri. Solo due giorni prima era stato inaugurato un padiglione costato 8 miliardi. Hanno impiegato anni nella costruzione e non si sono accorti, per le varie peripezie del progetto, che sotto scorreva un fiume, per cui hanno dovuto rifare tutto. A due giorni dalla grande inaugurazione - alla presenza delle autorità - ci si è accorti che il passaggio per l'ambulanza era stretto e che, quindi bisognava rifare tutto, mancando anche la possibilità di degenza temporanea. E' una cosa grave.
Ripeto: io non mi accanisco per i debiti accumulati, perché è un problema molto complesso. Basti pensare all'intervento fatto a livello governativo con l'introduzione dei farmaci generici: un prodotto come l'Aulin, che costava 21.000 lire, con questo intervento ne costa 9.000.
Dunque, ci sono sprechi di ogni tipo, ma bisogna dare atto che, finalmente qualcuno si sta interessando in tal senso. Non si può permettere, dietro la minaccia di chiudere o di licenziare i dipendenti, che queste importanti case farmaceutiche continuino a fare il bello e il cattivo tempo.
Aspetto, come penso molti tra noi, di vedere cosa verrà proposto con il Piano sanitario regionale in tema di intervento strutturale. Tutto lascia presagire che si continuerà sulla stessa lunghezza d'onda percorsa fino adesso, dal momento che si pensa di andare avanti con una legge cornice una legge quadro da riempire con atti di Giunta, frutto solo di interesse politico della maggioranza.
Tuttavia, credo e sono convinto che l'impostazione data, che prevede il trasferimento sul territorio di strutture e servizi per affrontare la sanità di primo intervento e la collocazione degli ospedali in una funzione diversa da quella che hanno svolto fino adesso, sia da condividere; tutto sta nel vedere in che maniera si intende realizzare ciò. Non bisogna sicuramente demonizzare l'intervento del privato con delle quote non maggioritarie; sarà sicuramente utile se la finalità e il buon funzionamento della sanità saranno rivolti all'interesse dei cittadini e non dei privati, come penso sia utile nella politica sanitaria quella sull'aziendalizzazione, cioè il raggruppamento di più Aziende, in quanto una delle cause degli sprechi è stata la frammentazione delle Aziende che si sono fatte concorrenza l'una con l'altra per fornire servizi e incassare soltanto i soldi, ma non per produrre salute.
Inoltre, è da considerare la razionalizzazione della presenza dei piccoli ospedali, usati finora in gran parte per la domanda - grazie per l'attenzione che tutti mi state prestando - delle malattie acute a mo' di grandi infermerie, specie a livello di Pronto Soccorso e di degenza temporanea. Al proposito, secondo me, non si risolve il problema del Pronto Soccorso facendo pagare gli utenti, poiché nessun medico sarà disposto a portare avanti questa pratica, a meno che non abbia un avvocato accanto.
La sanità è una materia complessa e difficile, per la quale non si hanno soluzioni precostituite: bisogna arrivarci.
Noi intendiamo partecipare con senso costruttivo, purché non si stravolga la filosofia dell'assistenza sanitaria per cui bisogna guardare e mettere al primo posto il cittadino ammalato e la sua malattia, e non il suo censo. Questo è, secondo me, lo spirito della sanità pubblica. Grazie.



PRESIDENTE

La discussione in merito al disegno di legge n. 363 è aggiornata alle ore 15.00.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, vi ho inviato un avviso per domani.
La seduta inizierà alle 15.00 in quanto era già convocata una Commissione. C'è stato un errore; domani la seduta è prevista alle 15.00 e non alle 14.30. Solo questo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Presidente, l'avrei fatto all'apertura dei lavori di oggi pomeriggio ma approfitto della sua comunicazione per dire che sono totalmente insoddisfatto per questa conduzione dei lavori.
Ieri è stata convocata per domani pomeriggio un'audizione e questa mattina è stata convocata - mi è pervenuto un foglio - anche la Commissione Cultura che, in un quarto d'ora, vuole approvare il Piano annuale 2001 per i giovani.
Allora, non facciamo torto all'Assessore Leo: non si può discutere in un quarto d'ora un Piano annuale della portata di quelli che Leo ci fornisce in Commissione.
Ieri ho visto un confabulare tra Presi dente e alcuni Consiglieri della Commissione Cultura: non si può giocare così con i Consiglieri. Secondo me, o domani non si convoca il Consiglio al pomeriggio o si sposta in un'opportuna data la VI Commissione per affrontare il Piano annuale delle politiche giovanili. Grazie.



PRESIDENTE

Penso che lei abbia ragione: provvederò.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.08)



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