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Dettaglio seduta n.162 del 04/12/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 15.30 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



(La seduta ha inizio alle ore 16.04)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Cotto, D'Ambrosio, Godio Manica, Marcenaro, Racchelli e Vaglio.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Proseguimento esame disegno di legge n. 164: "Interventi in materia di fondi immobiliari chiusi"


PRESIDENTE

Siamo al disegno di legge n. 164, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Burzi per una comunicazione.



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Nell'inoperosa pausa di pranzo ho riflettuto sulle fasi finali del dibattito, in termini di discussione generale. Per due ragioni: da un lato perché c'è un certo numero di emendamenti che hanno la necessità di essere tecnicamente processati, quindi non soltanto da un punto di vista politico ma di conseguenze strutturali che un emendamento può portare al disegno di legge; dall'altro, per recepire un'istanza che mi è sembrato emergesse in senso assolutamente costruttivo, suggerirei una sessione di I Commissione che è la Commissione competente. Tramite la riunione dei Capigruppo comunicherò come potrà essere organizzata per renderla compatibile con le altre riunioni della Commissione stessa, e, in quella sessione, completer le risposte alle domande emerse in questa sede. Ci saranno anche le risposte agli emendamenti in modo che il dibattito abbia un fluire tecnico più veloce.



PRESIDENTE

Va bene, rimandiamo l'argomento come informativa. Resta quindi sospeso in aula, con un'informativa in Commissione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Poiché avevamo fissato tra un'ora circa la riunione dei Capigruppo vorrei riuscire ad approvare velocemente qualche punto all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Voglio segnalare, Presidente, anche ai colleghi e ai componenti della Giunta, che nelle varie Commissioni vi sono provvedimenti che ormai, con i nuovi elementi di modifica costituzionale, entrano in contraddizione, se non in conflitto, soprattutto nelle situazioni di materie concorrenti.
Ho già segnalato all'Assessore Cavallera che domani ci troveremo a discutere del Piano energetico regionale, strutturato in tempi relativamente lontani e in un quadro normativo profondamente diverso da quello attuale. Quindi, è una situazione imbarazzante.
Le chiedo, Presidente, se non sia il caso di fare un'operazione che abbia un certo rilievo, per tutti quei provvedimenti presenti in Commissione che palesemente dovranno essere rivalutati alla luce del nuovo quadro istituzionale derivante dalla modifica dell'art. 5.
E' vero che in cabina di regia si sta procedendo alacremente a sistematizzare tutte queste situazioni, ma è anche vero che non dovremmo procedere sui provvedimenti che tra alcuni mesi o settimane dovremo rivedere sulla base del quadro che è stato determinato, da un lato, nella cabina di regia e, dall'altro, dai caratteri del recepimento della riforma costituzionale.
Sottolineo che questo aspetto riguarda soprattutto le materie concorrenti, sulle quali tre o quattro provvedimenti sono palesemente coinvolti.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Tapparo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Chiedo per la seconda volta la parola sull'ordine dei lavori e mi scuso con il Presidente del Consiglio se, a questo punto alzo un po' il tono della voce - caso mai succedesse qualcosa, anche se vedo che non succede più nulla! - per avanzare una richiesta.
Si è verificata una situazione politica della maggioranza che ha dell'incredibile. Ieri, il Presidente Ghigo si è chiuso in una stanza insieme ai suoi Assessori e alla sua maggioranza e oggi i giornali danno notizia che in quella stanza sono stati sollevati problemi relativi alla correttezza degli appalti, alla capacità di un Assessore di svolgere il proprio ruolo e che sono state prese decisioni importanti, come l'aumento dell'IRPEF, che hanno portato a discussioni tali da rimandare la proposta stessa.
Di fronte a situazioni di questo genere, un Consiglio regionale che si fa rispettare chiede al Presidente della Giunta di spiegare cortesemente perché la situazione è quantomeno un po' confusa in sede di maggioranza.
Anche se sono solo in questa richiesta, perché questa mattina nessun altro ha avuto la stessa idea, continuo a ritenere necessario che il Consiglio discuta sulla base di una comunicazione del Presidente Ghigo riguardo a quanto sta succedendo a casa sua. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, il Presidente Ghigo, con grande tempistica, ha detto che avrebbe svolto le comunicazioni prima della fine della seduta e le farà perché è qui in aula.
La seduta oggi terminerà prima perché c'è la Conferenza dei Capigruppo.
Sto cercando di fare un minimo di pulizia, colleghi, tra i vari punti all'o.d.g. e di verificare se riusciamo ad approvare qualcosa prima delle comunicazioni del Presidente Ghigo.
Posto che il punto 4) all'o.d.g., che prevede l'esame del disegno di legge n. 110, non può essere trattato perché non è presente l'Assessore Racchelli e che sui fondi immobiliari chiusi c'è stato un approfondimento ma anche il passaggio in Commissione, chiedo se possiamo discutere il disegno di legge n. 112, rubricato al punto 6) all'o.d.g., oppure il punto 8), cioè la proposta di deliberazione n. 269 "Approvazione del Piano paesistico di una parte del territorio del Comune di San Maurizio d'Opaglio".



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, quella delibera presenta dei problemi e poi non è presente l'Assessore competente.



PRESIDENTE

Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 16.13 riprende alle ore 16.15)


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame disegno di legge n. 112: "Interventi per la realizzazione di aree attrezzate per attività economico-produttive e di aree ecologicamente attrezzate"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ringrazio i colleghi per la disponibilità.
Trattiamo pertanto il disegno di legge n. 112, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, devo dire che se iniziamo questa discussione non finiamo per le ore 17.00, perché abbiamo degli emendamenti da presentare.
Non si tratta di un disegno di legge che si esamina e si vota immediatamente - cosa, peraltro, arcinota - perché, intervenendo nella discussione relativamente alla delibera con la quale abbiamo approvato il Piano pluriennale e quello di attuazione, abbiamo detto all'Assessore che avremmo voluto discutere della riforma della L.R. n. 9/80; quindi, in questa sede, l'Assessore avrebbe dovuto fare una valutazione complessiva un bilancio della L.R. n. 9/80, una discussione di merito sulla riforma della L.R. n. 9/80 che diventa adesso il progetto di legge n. 112.
Noi annunciamo la presentazione di alcuni emendamenti.
Quindi, se il problema è chiudere la discussione entro le ore 17.00, è opportuno che lei, Presidente, lo faccia sapere.



PRESIDENTE

Avevo previsto la chiusura dei lavori entro le ore 17.00/17.30.



RONZANI Wilmer

Presidente, non terminiamo la discussione per le 17.30. Possiamo iniziare l'esame di questo punto, ma - ripeto - non finiamo per le 17.30.



PRESIDENTE

Proviamo.
Relatore è il Consigliere Valvo, che ha facoltà di intervenire.



VALVO Cesare, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la vigente L.R. n. 9/80, in materia di aree attrezzate, nacque in un contesto storico in cui era particolarmente sentita l'esigenza di favorire il riequilibrio territoriale del sistema industriale perseguendo il duplice obiettivo di decongestionare, da un lato, le aree industriali più forti, e, dall'altro di favorire il rafforzamento delle aree regionali più deboli.
Tali finalità sono riconducibili al più generale principio della programmazione e pianificazione urbanistica che in quegli anni costituivano gli elementi portanti delle politiche territoriali. Il modello cui l'urbanistica faceva riferimento era quello della pianificazione "a cascata" del territorio, pianificazione da attuare con l'ausilio di una rigorosa programmazione.
Oltre a queste strategie territoriali, vanno sicuramente aggiunte motivazioni di carattere economico tendenti a ridurre i costi di installazione e di gestione delle opere di urbanizzazione (primaria e secondaria) a favore della imprese, creando nel contempo un allargamento del sistema produttivo attraverso la realizzazione di nuove iniziative.
Nei ventuno anni di operatività della L.R. n. 9/80 sono stati impegnati 56 miliardi e 108 milioni. Gli interventi ammessi a contributo sono stati complessivamente 36 e hanno attivato o stanno attivando investimenti per 63 miliardi, interessando una superficie territoriale attrezzata pari a circa 4.500.000 mq (747 lotti circa), con una insediabilità di oltre 460 aziende e una ricaduta occupazionale di circa 4.300 addetti.
Il valore medio storico dei prestiti concessi nella gestione della L.R.
n. 9/80 si assesta intorno ad un miliardo e 600 milioni per intervento e verosimilmente può ritenersi ragionevole poter prevedere di finanziare nei prossimi anni una decina di interventi/anno di tipo "tradizionale".
Si tratta ovviamente di una proiezione prudenziale nella quale bisogna tenere conto di variabili difficilmente prevedibili: nuovi interventi previsti dal disegno di legge in discussione finalizzati alla realizzazione di aree ecologicamente attrezzate, nuovi interventi finalizzati alla realizzazione di strutture di servizi comuni e al recupero di siti degradati parzialmente o totalmente dismessi.
In ogni caso, in sede di programmazione degli interventi saranno definiti indicatori in grado di misurare l'efficienza delle azioni poste in essere: a titolo esemplificativo, si prevede di individuare indicatori fisici (numero di aree completate, riqualificate o recuperate, superficie infrastrutturata, numero di nuove aree realizzate con la relativa superficie attrezzata), indicatori di risultato (numero di posti di lavoro creati, numero di aziende insediate, grado di soddisfazione delle aziende localizzate) e indicatori di impatto (dinamica del valore aggiunto e dell'occupazione, dinamica degli investimenti nelle aree interessate livello di qualità ambientale delle aree coinvolte, ecc).
La necessità di promuovere la stesura di una nuova legge che disciplini le aree attrezzate per attività economico-produttive discende dalla constatazione che l'impostazione dell'attuale L.R. n. 9/80 non risponde più alle odierne esigenze né alle tendenze del quadro legislativo nazionale e comunitario.
Lo scenario attuale appare, infatti, profondamente mutato rispetto al passato; escludendo i casi delle aree attrezzate industriali più "forti" ormai realizzate (o in fase di ampliamento), e divenute tali grazie all'accresciuto "know how" dei vari soggetti coinvolti, oggi gli interlocutori maggiormente interessati sono i Comuni di piccola e media dimensione che, nell'intento di implementare la crescita economica e lo sviluppo dell'occupazione nella loro realtà locale, sono promotori di iniziative riconducibili più alla dimensione propria dell'artigianato che a quella dell'industria. Del resto, la Regione Piemonte attua da tempo strategie territoriali volte a favorire gli insediamenti produttivi e la riqualificazione del territorio e, con gli strumenti posti in essere probabilmente il fabbisogno di nuovi spazi insediativi può essere ampiamente soddisfatto nel medio termine.
Non precludendo comunque la possibilità di sostenere iniziative volte alla realizzazione di nuove aree, si tratta di incoraggiare quelle iniziative tendenti alla qualificazione e/o riqualificazione delle aree industriali attrezzate esistenti (soprattutto quelle che si sono rivelate più forti) creando le condizioni in grado di stimare la domanda.
In sostanza, si tratta di incentivare iniziative volte alla realizzazione di centri e strutture di servizio comuni alle imprese localizzate nelle aree attrezzate (ad esempio, locali portineria, mensa piccoli depuratori a servizio dell'area attrezzata).
Il disegno di legge oggi in discussione ha impegnato la VII Commissione in un complesso lavoro istruttorio nel corso del quale il testo originario ha subìto significative modifiche, tenendo anche conto dell'apporto fornito dai soggetti consultati. Nel corso dell'esame, la VII Commissione ha accolto il parere consultivo, espresso dalla II Commissione, di abrogare l'art. 6, riguardante gli strumenti urbanistici, in quanto ritenuto pleonastico e di sopprimere, su proposta dell'Assessore all'industria l'art. 7.
Questo provvedimento si compone di tre Capi per un totale di quindici articoli; il Capo I indica le finalità della legge e definisce le caratteristiche generali delle aree attrezzate per attività economico produttive e delle aree ecologicamente attrezzate; il Capo II istituisce un apposito Fondo finanziario rotativo e detta criteri e norme generali per quanto concerne la programmazione degli interventi ammissibili al contributo regionale, i soggetti beneficiari dei contributi e la tipologia dei contributi stessi; il Capo III riguarda le norme transitorie e finali.
L'art. 1 indica le finalità della legge, che mira a favorire lo sviluppo del sistema economico-produttivo anche mediante il recupero e la riqualificazione di siti industriali degradati o dismessi, in una prospettiva di compatibilità ambientale; quest'ultimo concetto è stato introdotto dalla VII Commissione che ha accolto la proposta formulata in tal senso dal WWF.
L'art. 2 definisce le caratteristiche generali delle aree attrezzate per attività economico-produttive da localizzarsi, da parte dei Comuni preferibilmente in aree zone o nuclei già esistenti, anche se totalmente o parzialmente dismessi. Viene peraltro ribadito che le aree attrezzate presuppongono insediamenti in regime di compatibilità ambientale. E' previsto l'insediamento di imprese che producono beni e servizi, ivi comprese quelle che esercitano attività commerciali; per queste ultime viene fissata una soglia massima di superficie utilizzabile nell'ambito dell'area. A tale proposito, ricordando che il codice ISTAT classifica come "commerciali" anche le imprese di assemblaggio e le aziende legate al terziario - che rientrano quindi a pieno titolo fra le attività produttive si ritiene opportuno prevedere la presenza di attività commerciali nelle aree industriali attrezzate in quanto uno dei problemi di tali aree è rappresentato dall'assenza di punti di ristoro e di negozi per la vendita al dettaglio; inoltre, potrebbe essere consentito alle stesse imprese, ad esempio quelle artigianali, di vendere i propri prodotti in appositi locali vicini a quelli destinati alla produzione. Con tale disposizione, si è inteso dare maggiore flessibilità alla programmazione e pianificazione in armonia con le specificità locali che si sono consolidate negli anni e in sintonia con gli orientamenti legislativi e regolamentari statali (D.lgs.
n. 112/98, DPR n. 447/98).
Oggi si sta affermando la tendenza ad attrezzare le aree anche dal punto di vista ambientale. L'esistenza di effetti ambientali cumulativi derivanti da processi produttivi diversi, la possibilità di utilizzare le stesse infrastrutture per il contenimento dell'impatto ambientale (impianti di depurazione municipali o consortili, inceneritori per rifiuti discariche, ecc.), nonché la necessità di rapportarsi agli stessi interlocutori locali in relazione alle problematiche ambientali, comporta inevitabilmente per le aziende una riconsiderazione del proprio rapporto con il territorio e gli operatori locali.
Nella valutazione degli effetti ambientali delle proprie attività, la singola azienda non può disconoscere o non considerare anche gli effetti ambientali prodotti dalle altre aziende né può sottostimare le azioni di salvaguardia poste in essere dall'operatore pubblico.
Non va disconosciuto che la maggior parte delle aree industriali attrezzate ospita piccole e medie aziende che, data la loro scarsa disponibilità di risorse umane, tecniche e finanziarie, incontrano notevoli difficoltà nel comprendere ed applicare i contenuti previsti nei sistemi di gestione ambientale.
In questa prospettiva, pare importante sottolineare ed incoraggiare una collaborazione tra aziende, istituzioni ed associazioni di categoria con la convinzione che l'attivazione di sinergie per la creazione di infrastrutture ambientali comuni può ridurre i costi per le aziende e, allo stesso tempo, può garantire una migliore gestione delle stesse infrastrutture e quindi risultati ambientali complessivamente più controllati e sicuri.
L'art. 3 definisce e disciplina la creazione delle aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei servizi necessari e sufficienti a garantire la tutela della salute e dell'ambiente, della sicurezza e del risparmio energetico. Quest'ultimo punto è stato inserito dalla Commissione accogliendo la proposta in tal senso di CGIL-CISL-UIL.
Viene demandato alla Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente, di definire successivamente, con proprio provvedimento, le caratteristiche quantitative e qualitative delle infrastrutture e dei servizi di controllo e gestione dei rischi, di smaltimento e recupero dei rifiuti e di trattamento delle acque, di cui dette aree dovranno essere dotate. In quest'ottica, dovranno essere definiti i criteri per l'individuazione, da parte dei Comuni, delle aree ecologicamente attrezzate, da scegliersi prioritariamente tra quelle già esistenti o totalmente o parzialmente dismesse.
La Giunta regionale definisce altresì, nel rispetto delle competenze statali, le modalità e le condizioni per l'utilizzazione dei servizi presenti nell'area.
In particolare, l'articolo evidenzia come le aree ecologicamente attrezzate, rispetto alle aree attrezzate per attività economico produttive, siano caratterizzate da una gestione centralizzata di infrastrutture e servizi tali da favorire l'insediamento delle attività a più rilevante impatto ambientale. Ovviamente, la norma non preclude alle imprese che praticano attività a rilevante impatto ambientale la possibilità di insediarsi anche in aree attrezzate per attività economico produttive (seguendo i normali e consueti iter organizzativi) o, viceversa alle imprese che praticano attività a impatto ambientale poco significativo di insediarsi in aree ecologicamente attrezzate.
L'art. 4 individua i soggetti deputati alla realizzazione delle aree attrezzate per attività economico-produttive e delle aree ecologicamente attrezzate; tali soggetti sono identificati principalmente nei Comuni singoli o associati e nelle Comunità montane. Non è preclusa la possibilità per tali soggetti di avvalersi, per la realizzazione di dette aree (mediante convenzione), di società di intervento o di consorzi di imprese (a capitale privato o a capitale misto pubblico-privato) che intendono insediarsi nell'area.
L'art. 5 disciplina nello specifico le società di intervento che devono configurarsi come soggetti a capitale pubblico o a capitale misto pubblico privato. I consorzi di imprese, a capitale pubblico o misto pubblico privato, che intendono realizzare le aree attrezzate per attività economico produttive e le aree ecologicamente attrezzate, sono equiparati, dalla norma, alle società di intervento.
L'art. 6 prevede l'istituzione di un fondo per la realizzazione delle aree attrezzate per attività economico-produttive e per le aree ecologicamente attrezzate.
Allo scopo di incentivare la realizzazione di dette aree, mediante il recupero di zone e nuclei storicamente destinati alle attività produttive e ora degradati o dismessi parzialmente o totalmente, è prevista la concessione di un contributo in conto capitale, parzialmente o totalmente a fondo perduto. In ogni caso, la tipologia e la misura massima del contributo, l'indicazione delle spese ammissibili, le modalità di erogazione e di restituzione del medesimo, sono demandati ad un provvedimento della Giunta regionale.
L'art. 7 sancisce...



PRESIDENTE

Possiamo dare per letti gli articoli? Tanto la parte generale, diciamo politica, l'ha già letta il Consigliere Valvo.



VALVO Cesare, relatore

Va bene.



PRESIDENTE

La ringrazio, così possiamo proseguire.



VALVO Cesare, relatore

Naturalmente, data l'importanza del provvedimento, confido in una sollecita approvazione da parte dell'aula.



VALVO Cesare, relatore

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



VALVO Cesare, relatore

Chiedo la parola sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Consigliere Ronzani, non per compulsare il dibattito, ma la relazione era composta da diverse pagine, comprendenti una parte generale, in cui si spiegava il contenuto, e una parte più analitica, relativa ai singoli articoli.
A mio avviso, come abbiamo fatto altre volte, potremmo dare per letta quest'ultima parte; successivamente, lei farà tutti i suoi interventi Consigliere Ronzani, illustrando gli emendamenti e quant'altro. La ringrazio.



RONZANI Wilmer

Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su un punto: eravamo convocati alle ore 15.30 per discutere un determinato o.d.g. Per una serie di ragioni condivisibili, l'Assessore Burzi ha richiesto che un provvedimento andasse in Commissione, che è una cosa normalissima da noi condivisa. I Consiglieri, giustamente, pensano che fra un po' dovremo ascoltare le dichiarazioni del Presidente Ghigo.
Guardi l'andamento dell'aula, Presidente: io le domanderò, fra un quarto d'ora, quanti saranno i Consiglieri presenti in aula e in quale clima il Presidente Ghigo farà le proprie comunicazioni. Si tratta di dichiarazioni che rivestono grande importanza politica, e non credo che il Presidente Ghigo possa parlare ad un Consiglio regionale che - diciamo così sta per "sbaraccare".
Adesso lei dice che il Consigliere Valvo può anche fare in fretta la relazione e chiudere. Noi vorremmo fare, su questo punto, una discussione.
Le ricordo che avevamo chiesto, nel Consiglio precedente, che questa discussione, insieme alla relazione del relatore di maggioranza, fosse accompagnata da un'informazione o relazione politica dell'Assessore Pichetto.
L'Assessore Pichetto adesso farà il suo intervento: bene. Le ricordo soltanto che poi noi interverremo in discussione generale, e con me altri colleghi. Mi auguro che tutto questo non comporti che la discussione con il Presidente Ghigo avvenga alle ore 17.15, con l'aula deserta, perché non vorremmo correre questo pericolo. E' chiaro, Presidente? Quindi, proporrei di dare la parola all'Assessore Pichetto e poi eventualmente, sospendere l'esame di questo punto, per riprenderlo la prossima settimana. A quel punto, avremo soltanto più la discussione generale, la votazione, la discussione sugli emendamenti e il voto sull'articolato. Mi sembra una procedura corretta.
Scusi, Presidente, ma non possiamo discutere per ore su alcune questioni e poi liquidare in cinque minuti leggi importanti come questa.
Francamente, mi sembra sbagliato. Grazie.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Ronzani.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Lo sviluppo del sistema economico e produttivo piemontese in questi anni seppure meno intenso che in altre Regioni del nord, ha consentito il mantenimento di livelli relativi di reddito per abitante e si è evoluto lungo linee coerenti con le realtà produttive più avanzate del contesto europeo mondiale, una situazione che può essere giudicata fisiologica anche se non sempre brillante, specie sotto il profilo dell'espansione quantitativa della popolazione e del prodotto regionale.
Su questo "trend" si è innescata una ripresa di fiducia sulle potenzialità di lavorare in Piemonte, testimoniata, tra l'altro dall'aumento della natalità delle imprese, e sono, nella maggioranza dei casi, imprese sempre più moderne, come sembra indicare la crescita delle società di capitale rispetto alle ditte individuali. E le imprese nascono laddove va il mercato, cioè nelle attività terziarie, di servizio alle persone o alle imprese, anche se, in un primo ragionamento, il modello di terziarizzazione, che probabilmente ritroveremo nell'articolato, questo "cambiamento di pelle" del sistema produttivo piemontese, come abbiamo avuto possibilità di valutare in sede di Commissione proprio su questo provvedimento, ma anche sull'altro che è in notifica a Bruxelles per la compatibilità di aiuto, in alcuni casi è una terziarizzazione per un'articolazione di quello che prima era completamente un sistema industriale, nel senso che è una terziarizzazione dovuta all'assunzione di codici ISTAT che fanno riferimento ai servizi, ma sono null'altro che settori che prima erano parte della grande azienda o erano inseriti nel codice di attività primario dell'azienda, che era quello della produzione.
Nella prospettiva del prossimo decennio il quadro non dovrebbe mutare sostanzialmente, mentre la crescente ristrettezza delle risorse umane presenti nella Regione evidenzia un limite all'espansione non appena questa si discosta leggermente dal profilo che si è avuto negli anni '90.
Incrociando le proiezioni demografiche con plausibili alternative di evoluzione della produttività e del valore aggiunto regionale, si nota infatti, che l'offerta di lavoro al 2010 risulterà insufficiente nel caso in cui la produttività attenui il suo ritmo. Ovvero la produzione regionale assume un "trend" espansivo come pronosticato da prestigiosi istituti di previsione e analisi economica.
Più in generale, i processi, che costituiranno il quadro entro il quale si difenderà l'evoluzione del sistema produttivo regionale, sono schematicamente individuabili in una maggiore internazionalizzazione ricordando che già fin d'ora oltre un quarto del PIL piemontese è destinato all'esportazione (noi abbiamo esportazioni per 53.000 miliardi, con un PIL complessivamente di 200.000 miliardi circa), quindi un accentuato "trend" di internazionalizzazione (di cui il riferimento al primo asse del Documento unico di programmazione, che è proprio l'internazionalizzazione).
La valutazione dell'internazionalizzazione è un riferimento che non è solo "esportazione", quindi con un indirizzo verso l'esterno, ma è un riferimento anche di vendibilità nel territorio piemontese, quindi di appetibilità di sistema come territorio, è un riferimento di crescita complessivamente del sistema culturale e di approccio al meccanismo della globalizzazione e ai rapporti internazionali, quindi in entrata e in uscita.
Altro elemento individuabile è la terziarizzazione e la diffusione di nuovi stili di vita, il rafforzamento della domanda di beni e servizi per il tempo libero.
Questa terziarizzazione, questo richiamo al fattore personale diventa rilevante in un passaggio più avanti, dove faccio riferimento alle condizioni demografiche, e quindi al riferimento alla domanda dei 4 milioni e 300 mila piemontesi che tali dovrebbero essere ancora come trend fra dieci anni, ma con un cambiamento forte e sostanziale nella struttura. Uno sviluppo e diffusione delle tecnologie e dei servizi di rete, come strumento di riorganizzazione della "old economy" e come radice di attività innovative, di cui si sta accentuando il "trend" piemontese, una caratteristica di alcune aree in particolare, dall'area di Torino che porta sia gli organismi associativi, sia gli "opinion leader" a parlare di "distretto tecnologico" in senso lato.
L'invecchiamento delle risorse umane è relativo ai vincoli di opportunità sotto il profilo dell'offerta di lavoro e sotto quello delle specifiche forme di consumo (altro grande elemento che non possiamo non tenere in considerazione nella valutazione di quello che potrà essere il "trend" economico della nostra Regione nei prossimi anni).
Un federalismo e governo locale, nella fattispecie della messa a regime degli interventi regionali, in materia di politica per le imprese, alla luce anche della modifica della Costituzione e quindi del Titolo V della Costituzione.
Il nodo generale sarà quello della capacità del modello di specializzazione regionale di sostenere la competitività mondiale, a partire dalle prospettive di alcuni storici punti di forza dell'economia regionale, che stanno ridefinendo la loro identità e le loro strategie, ma anche di quelli di nuovi attori, ovvero delle attività imprenditoriali innovative avviate nell'ambito della "new economy", fondate da conoscenze incorporate nelle persone, spesso acquisite in precedenti esperienze professionali, ma anche di quelle del servizio alla persona nate dalle esperienze di un mondo associativo e cooperativo o ancora di quelle che possono costituirsi grazie ai processi di liberalizzazione e di privatizzazione dei servizi a rete e del sistema finanziario.
Le migliori possibilità di crescita saranno infatti appannaggio dei sistemi economici con la struttura dell'offerta più innovativa e con l'istituzione di mercati più efficienti.
A decidere giocheranno senza dubbio un ruolo determinante le capacità imprenditoriali che la società piemontese saprà esprimere nei vari comparti produttivi e le condizioni di contesto che le renderanno pienamente esprimibili, ma anche le nuove responsabilità che la legge Bassanini e la riforma costituzionale assegnano alla Regione in materia di politiche produttive di gestione del mercato del lavoro.
Occorre dunque attivare strategie e interventi capaci di fare i conti con uno dei problemi più importanti per il futuro della Regione: il calo demografico, che porterà in tempi non lontani alla flessione consistente dell'offerta di lavoro, tanto forse da ribaltare la necessità di trovare posti di lavoro per i giovani in quella di trovare giovani in quantità e qualità adatti ai posti di lavoro che saranno prodotti.
Nella prospettiva delle nuove sfide, vorrei ricordare sul tema dei giovani che oggi, nella fascia dai venti ai trent'anni, vi sono in Piemonte 543 mila persone; la fascia venti-trent'anni è la fascia portante di una struttura produttiva, perché è quella più forte nell'attività, di avvio delle attività. Fra dieci anni, nel 2011 - e questa non è un'opinione da economista, ma è quella secondo le previsioni del tempo, e quindi pu succedere il fenomeno eccezionale che fa cambiare le condizioni, in base ai dati delle Anagrafi - i giovani dai venti ai trent'anni in Piemonte saranno 330 mila (quindi, 200 mila persone in meno), un numero e una proporzione che, se non tenuta in debito conto, diventa devastante sull'ossatura del sistema produttivo.
Nella prospettiva delle nuove sfide che il sistema economico regionale si troverà ad affrontare nei prossimi anni, della probabile attenuazione almeno nel breve periodo, dei tassi di sviluppo mondiale ed europei, della relativa intensificazione della pressione competitiva e delle esigenze di riorganizzazione ai cicli di produzione, si indica dunque come centrale la necessità di riqualificazione ed innovazione, in senso ampio, del sistema delle imprese, ma anche di dotazioni infrastrutturali. Mentre meno pressanti potranno risultare le esigenze di crescita quantitativa della produzione.
Nel primo caso, gli incentivi previsti da leggi settoriali di promozione delle imprese industriali, artigiane, commerciali e turistiche, cioè il sistema delle imprese, e della creazione di imprese, potranno essere concentrati sugli interventi aziendali orientati all'innovazione.
Innovazione di processo in parte già svolta, continua innovazione di processo comunque, ed innovazione di prodotto, innovazione organizzativa finanziaria e commerciale, con particolare riferimento al trasferimento tecnologico e alla diffusione dei servizi di rete, anziché sul mero sostegno agli investimenti, finalità meno pressanti per i sistemi economici, nei quali l'espansione quantitativa può considerarsi secondaria rispetto alle esigenze di modernizzazione competitiva.
Nel secondo caso, gli incentivi potranno promuovere i processi di sperimentazione e di consolidamento della relazione delle reti tra gli attori economici e sociali locali, finalizzati alla predisposizione di infrastrutture, esternalità e nodi di sistema, quali strutture di servizi privati e pubblici, centri di progettazione di "design", dotazione di tecnologie di informazione e di comunicazione, poli logistici, spazio espositivo, "rating" su fornitura, progetti comuni di internazionalizzazione - e qui richiamo alcuni assi del DUCUP che prevede sia l'1-1A che l'1-1B che hanno un riferimento importante - e per la vendibilità del territorio piemontese, strutture di formazione della professionalità, interventi di carattere ambientale.
Questo nell'ambito di strategie condivise orientate alla valorizzazione del capitale e della coesione sociale, che sempre più rappresentano un determinante fattore di sviluppo delle diverse realtà territoriali e che possono trovare un'adeguata applicazione con gli strumenti della programmazione negoziata.
Sulla base delle considerazioni e degli indirizzi formulati, la Regione Piemonte ha già modificato, nell'ultimo triennio, le modalità e le tipologie di intervento a sostegno del sistema produttivo, cercando di rendere le azioni di intervento in campo produttivo in genere più innovative, specialistiche e mirate, e rafforzando in particolare le azioni di sistema tra imprese stesse e soprattutto tra infrastrutture ed imprese.
Si è verificata in tal modo una graduale e significativa convergenza degli strumenti di intervento settoriale della Regione verso il sostegno dei sistemi produttivi fornendo le sinergie tra imprese e specializzazione produttiva o per territorio che trova una più ampia, organica e precisa traduzione operativa nei programmi cofinanziati, sia dei fondi strutturali sia come direttrice nelle leggi regionali. E sarà direttrice anche sui programmi di questa legislatura, e comunque per quanto riguarda i cofinanziamenti ai fondi strutturali per il periodo fino al 2006.
In questo scenario, il disegno di legge n. 112, oggi in discussione, è destinato a sostituire la L.R. n. 9/80.
Dall'ultima verifica (molti dati li ha già espressi il relatore) ci sono alcune modifiche (a seguito di queste ci sono anche stati degli inserimenti), comunque, grazie alla buona operatività della L.R. n. 9/80 nei ventuno anni trascorsi c'è stato un impegno di 60 miliardi con una restituzione sul fondo di rotazione di 33,6 miliardi. Gli interventi ammessi a contributo finora sono stati 36 e nel complesso hanno attivato o stanno attivando investimenti per altri 67 miliardi.
La superficie complessiva interessata è di 4,5 milioni di metri quadri.
Le indagini condotte evidenziano che il 58% della superficie fondiaria risulta già venduta; il 10% risulta richiesta; il 4% risulta assegnata mentre attualmente il 28% è libera, ma bisogna tenere presente che questo 28% è calcolato sulle aree in costruzione e quindi tiene conto delle prenotazioni.
Il valore medio storico dei prestiti concessi nella gestione della L.R. n.
9/80 si attesta intorno a 1.600 milioni per intervento e verosimilmente pu ritenersi ragionevole poter prevedere di finanziare nei prossimi anni una decina di interventi di tipo tradizionale. Si tratta, ovviamente, di una proiezione prudenziale nell'ambito della quale bisognerà tenere conto di alcune variabili...



SAITTA Antonino

Presidente, mi pare che l'aula non stia seguendo l'Assessore!



PRESIDENTE

Consigliere, ho già richiamato l'aula.
Assessore, prosegua.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Le Province che hanno maggiormente utilizzato lo strumento legislativo della L.R. n. 9/80 sono quelle di Alessandria, Biella, Cuneo e Vercelli, ma questo utilizzo, su queste Province, come abbiamo già avuto modo di valutare in sede di Commissione, ha la motivazione che negli ultimi dieci anni le altre Province avevano provvidenze dovute agli inserimenti in Ob. 2 o 5B nelle aree dove era possibile effettuare insediamenti di questo tipo di conseguenza, hanno attinto ad altri fondi.
Complessivamente, il bilancio della L.R. n. 9/80 è sicuramente positivo e soddisfacente; pur tuttavia, è emersa la necessità di promuovere la stesura della nuova legge che disciplini le aree attrezzate per attività economico-produttive. Tale motivazione discende dalla constatazione che l'impostazione dell'attuale L.R. n. 9/80 non risponde più alle odierne esigenze né alle tendenze del quadro legislativo nazionale e comunitario.
I colleghi della passata legislatura ricorderanno che questa discussione è stata fatta in sede di attuazione del D.lgs. n. 112/98 che prevedeva la ripartizione nei due modelli di area che riportiamo in questa norma. Lo ricorderà sicuramente il collega Tapparo che all'epoca della discussione del D.lgs. n. 112/98 era in altro luogo: là dove veniva emanato. In quella sede, era emersa la necessità di rendere più attuali i meccanismi di intervento.
Per quanto riguarda gli aspetti di contenuto, vi rimando ai giudizi di positività che già il relatore ha fatto emergere nella sua relazione, e che faccio anche miei, ringraziando le osservazioni che tutti i membri della Commissione e molti membri dell'opposizione in modo costruttivo hanno portato nell'ambito della competente Commissione consiliare per definire il testo attuale, sia per quanto riguarda gli aspetti del contenuto, quindi nella volontà di qualificare maggiormente gli interventi, sia per quanto riguarda i meccanismi di snellimento procedurale, di cui dobbiamo avere tanta attenzione. A questo proposito, mi richiamo alla discussione di pochi giorni fa in quest'aula in merito all'approvazione della deliberazione relativa alla L.R. n. 9/80 per l'anno 2001.
La nostra società, rispetto a quella di vent'anni fa, tra gli elementi di competitività, e quindi di vendibilità dei propri prodotti e dei propri servizi e, di conseguenza, di capacità di produrre posti di lavoro, ha la velocità! Non dobbiamo certo essere noi a limitare la velocità; noi dobbiamo dare tutte le tutele e le garanzie di procedura, ma dobbiamo assolutamente tenere sempre presente che ogni procedura che rallenti la velocità dell'economia è un danno all'economia e, di conseguenza, un danno a chi lavora, ai lavoratori, e il venir meno anche di posti di lavoro.
Il meccanismo della L.R. n. 9/80 aveva i suoi tempi: ad esempio, il fatto che le Province presentassero il programma e dovessero approvarlo entro il mese di giugno. In realtà, nessuno lo approvava entro il mese di giugno, molte Province arrivavano ad approvarlo, essendo termine ordinatorio, qualche mese dopo. Infatti, alcuni programmi che abbiamo test approvato sono stati approvati a settembre come Provincia, e, a sua volta dovevano essere anche approvati dal Consiglio regionale. Tutto questo ci portava ogni anno a fine novembre a dover chiedere di corsa l'approvazione per impegnare i fondi; comunque, era un anno perso e un anno, per chi è in cerca di lavoro, significa molto. E' quindi emersa la necessità di uno snellimento procedurale: di qui il cambiamento rispetto al programma pluriennale e naturalmente una maggiore puntualità per quel riferimento agli aspetti gestionali.
Ricordo anche che la distinzione tra i due modelli di area è importante perché ci unifica a uno schema nazionale e io ritengo che il Piemonte non possa mettersi su condizioni diverse rispetto allo schema nazionale, per due ragioni: la prima, di unità; la seconda, di competitività di territorio nei confronti delle Regioni vicine. Peraltro, le aree ecologicamente attrezzate sono un passo avanti importante, perché ciò che è stato costruito dal punto di vista normativo per quanto riguarda il controllo, la tutela e la valutazione ambientale in questi anni, con riferimento alla tutela dell'ambiente, da un lato, e alla gestione e all'utilizzo sotto l'aspetto energetico di meccanismi di servizio, dall'altro, è un elemento di sistema che rende più competitive le imprese che si inseriscono in quelle aree. Ecco perché mi unisco alle considerazioni del relatore nel raccomandare all'aula il massimo di attenzione nel concludere l'iter di questa legge.
Sugli emendamenti che sono stati presentati mi riservo di esprimere emendamento per emendamento, la valutazione della Giunta. Devo dire che sono quasi tutti accoglibili; se non si andrà all'approvazione oggi dovremo verificare gli emendamenti agli artt. 4 e 3, perché, essendo sostitutivi necessitano di un confronto più attento.



PRESIDENTE

Procediamo in questo modo. Consigliere Ronzani, è un invito che faccio a tutti i colleghi.
Avevamo programmato adesso le comunicazioni del Presidente Ghigo e le ascoltiamo, dopodiché alle 17.30 è prevista la Conferenza dei Capigruppo.
Chiedo al Consigliere Ronzani di lavorare in questi giorni, magari con l'Assessore Pichetto, per riuscire martedì, alla ripresa dei lavori, visto che c'è una dichiarazione di disponibilità sui suoi emendamenti, ad arrivare in aula con tali emendamenti il più possibile sistemati per poter poi procedere alla discussione.



TAPPARO Giancarlo

Chiedo di poter parlare su questo aspetto.



PRESIDENTE

Su quale aspetto?



TAPPARO Giancarlo

Su questi elementi, perché ci sono anche miei emendamenti..



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ricordo che c'è ancora il dibattito generale. Dopo l'intervento del relatore e dell'Assessore, vorrei iscrivermi al dibattito generale.
Preannuncio che ho in corso di presentazione altri emendamenti. Questo può essere un invito a vederci informalmente, ma non è richiesto dal Regolamento: è solo per un gentleman agreement tra di noi, per rendere più rapida la soluzione e la discussione dei problemi. Nulla vieta che ci si trovi la prossima volta di fronte ad emendamenti e a considerazioni, più o meno marcate, di accordo e disaccordo.



PRESIDENTE

E' chiaro che ci sarà la discussione generale, ma, visto che tutti insieme abbiamo trovato una modalità per lo svolgimento della seduta di oggi, mi permetto di chiedervi di fare questo approfondimento per arrivare velocemente all'approvazione del provvedimento nella prossima seduta.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta Ghigo in merito all'introduzione dell'addizionale IRPEF per i contribuenti piemontesi


PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente Ghigo per la comunicazione richiesta dal Consigliere Chiezzi.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi rivolgo al Consigliere Chiezzi, ma non vorrei aver urtato la sensibilità di altri Consiglieri. Il mio riferimento di disponibilità era da intendersi nei confronti di tutti i Consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione.
Il Consigliere Chiezzi mi chiedeva di fare una comunicazione o di esplicitare alcune mie considerazioni sui fatti che gli organi di stampa hanno riportato in questi ultimi giorni. In maniera specifica, alcune valutazioni e considerazioni che si sono svolte ieri, nell'ambito del Gruppo di Forza Italia.
Non credo che la riunione di un Gruppo di un partito di maggioranza relativa all'interno di questa Regione debba essere letto come un fatto di eccezionalità. Anzi, credo sia elemento di positività che un Gruppo si trovi e discuta, anche cinque ore, su temi che alcuni Consiglieri o la contingenza politica e le decisioni che devono essere assunte da questa maggioranza hanno posto all'o.d.g. con precise scadenze. In questo senso ritengo di svolgere una comunicazione sui temi che hanno una rilevanza politica. Anche questo lo faccio - non vorrei essere frainteso - per mia personale disponibilità nei confronti di una richiesta, ma devo dire, per onestà intellettuale, che avrei potuto anche non farla. Nel senso che un Gruppo si riunisce, discute e decide al suo interno quello che ritiene opportuno: sia di che cosa discutere, sia le definizioni che da tale discussione emergono. Poiché si tratta di un argomento di particolare interesse, ho accettato di fare questa comunicazione, su una sollecitazione che, in questo senso, ritengo utile.
Quello che avviene al di fuori del Consiglio e dei Gruppi consiliari della Regione credo sia anche, dal punto di vista politico, in relazione all'autonomia che il Consiglio ha sempre rivendicato, argomento che pu essere discusso sui giornali o in altre sede, ma non in questa.
L'argomento che ha così tanto occupato il Gruppo nella sua discussione e poi la maggioranza che si è riunita oggi nell'intervallo dei lavori di Consiglio, è chiaramente la necessità, per coprire il disavanzo regionale o, come io stesso ritengo debba essere chiamato, il maggior costo della sanità nella nostra Regione, dell'inserimento dell'aliquota IRPEF.
A voi non sarà sfuggito che - d'altronde, nella relazione che ho letto martedì in Consiglio l'ho ricordato - proprio una legge del Parlamento promulgata dal Presidente della Repubblica e pubblicata il 17 novembre recita, in maniera chiara ed esplicita, che le Regioni, che abbiano un disavanzo, un debito, un maggior costo della sanità, devono coprire tale maggior costo con l'aliquota IRPEF fino allo 0,5%. Qui c'è un'interpretazione ancora da definire dal punto di vista legislativo perché si presupponeva, leggendo l'articolato, che l'inserimento dell'aliquota iRPEF le Regioni lo potessero adottare con delibera di Giunta.
Abbiamo deciso, invece, anche in funzione della nostra legge di contabilità che impone determinati passaggi, che tale provvedimento debba essere discusso in Consiglio. E' un provvedimento che, nel rispetto dell'aula e per la sua portata, deve necessariamente essere affrontato e articolato in una discussione consiliare.
Dovete sapere che le due ipotesi che la legge prevede, le prevede con il rischio che, nel caso in cui le Regioni non adottino questi provvedimenti a copertura, non potranno usufruire dei fondi messi a disposizione per l'anno 2003/2004 sulla sanità.
Poiché noi Regioni, a quel provvedimento, con tutta la polemica con il Senato e il Parlamento, abbiamo dato un forte contributo, ci siamo, di fatto, autoregolamentate, in quanto - anche questo è utile dirlo - abbiamo avuto la deroga per l'anno 2000 per la copertura dei disavanzi sanitari attraverso mutui. Questa deroga, per l'anno 2001, non c'è più per il semplice motivo che il nostro Paese deve rispettare il patto di stabilità di conseguenza non può permettersi che le Regioni o gli Enti locali sottoscrivano mutui a copertura di disavanzi. I mutui possono solo essere sottoscritti, anche per l'anno 2001, per investimento.
Siamo di fronte ad una norma di legge che abbiamo voluto noi Regioni e che prescrive questo percorso.
Tra le due situazioni, la compartecipazione sul prezzo dei farmaci e l'aliquota IRPEF, noi abbiamo deciso di percorrere la strada dell'aliquota IRPEF, in quanto riteniamo che essendo questa una tassa progressiva, sia dal punto di vista sociale, meno impattante che la comperticipazione sul farmaco.
La compartecipazione sul farmaco, come vi ho già detto la settimana scorsa, è ancora difficile da proiettare su qualche modello di gettito, in quanto non abbiamo ancora definito, a livello nazionale, quali sono i farmaci di fascia A, quelli di fascia B, B1 e B2. Se mettiamo tutti i farmaci nella fascia A, non ha alcun senso mettere i ticket perché quasi tutti i farmaci a compartecipazione sono in fascia A, perciò gratuiti. Se invece, la distribuzione dei farmaci avverrà secondo modelli di compartecipazione differenziata, cioè inseriti in parte in fascia B1 e B2 avrebbe senso mettere un ticket. Noi abbiamo un ticket, scusate, una compartecipazione - anch'io faccio l'errore di chiamarlo ticket, ma è una compartecipazione al prezzo del farmaco - ma questa non è la scelta che abbiamo fatto.
Nella giornata di ieri, il Gruppo di Forza Italia, nonostante questa decisione fosse già stata presa in una riunione precedente, ha avuto ancora bisogno di un approfondimento, perché la scelta politica di ricorrere ad una tassazione è una scelta che non può essere fatta a cuor leggero, per cui sia il Gruppo di Forza Italia che la maggioranza hanno ritenuto di approfondire l'argomento.
Nell'approfondimento, anche oggi, la maggioranza ha assunto la decisione di percorrere quella strada. Di conseguenza, nello stendere il bilancio, ci sono ancora alcuni aggiustamenti da fare che sono quelli di un maggior rigore, per quanto riguarda le spese, e una riflessione su alcune scelte che, nell'ambito di questo bilancio, sono state fatte. Fino a questo punto ci sembra di poter rappresentare l'assoluta normalità, nel senso che è giusto che una maggioranza si riunisca e che affronti gli argomenti e le scelte politiche. Naturalmente questo non nel mancato rispetto del rapporto con l'opposizione, perché, come vi ho detto, si tratta comunque di un provvedimento che forzando - mi rendo conto - la Giunta avrebbe, comunque potuto adottare in modo autonomo. Avremmo creato sicuramente qualche discussione in più, ma noi non abbiamo voluto intraprendere la strada del "forzare".
Mi sembra che il provvedimento sia iscritto in I Commissione consiliare domani mattina. La Giunta, come sapete, ha già assunto il provvedimento e di conseguenza, è iscritto all'o.d.g. della Commissione competente per domani mattina.
Colgo l'occasione, siccome l'argomento, com'è giusto che sia, darà luogo ad un dibattito approfondito, per dire che dovremo seguire dei meccanismi che la legge nazionale impone: ognuno si assuma le proprie responsabilità. Noi adottiamo, tra le due opportunità che la legge nazionale ci dà, una di queste.
Per quanto riguarda i tempi, la legge definisce che questa norma dovrà essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale entro la fine dell'anno. Torno a ripetere che se noi, comunque, non facciamo così, perderemo i soldi del 2003: questo deve essere chiaro. Questo rappresenta un elemento di criticità.
Su questo ho fatto una comunicazione, forse allargando lo spettro della discussione che aveva tempi diversi. Visto e considerato che mi è stato sollecitato, ho esplicitato quello che, dal punto di vista politico, ieri nella riunione di maggioranza, si è rappresentato.
Per quanta riguarda gli altri argomenti ripresi dagli organi di informazione, sottolineo che sono argomenti che attengono al dibattito interno di un Gruppo. Credo che sia anche questo un elemento da considerare altamente democratico e significativo.
Nell'ambito della discussione, si sono svolte alcune valutazioni che ritengo, al di là delle considerazioni che qualcuno ha ritenuto di fare sugli organi di informazione, debbano essere - questo lo dico anche con orgoglio del Gruppo - patrimonio interno del Gruppo. Nel senso che il Gruppo ha discusso su alcuni argomenti, che si è ritenuto di approfondire e che probabilmente si approfondiranno ancora, che sono patrimonio esclusivo del Gruppo. Nel senso che quest'aula è totalmente legittimata a discutere di altri argomenti, ma io non sono, e non ritengo di essere e di dover rappresentare, il contenuto di altre considerazioni che si sono fatte all'interno del Gruppo.
Vi ho rappresentato quella dell'IRPEF perché ritengo che sia una decisione politica significativa e, di conseguenza, visto e considerato che se ne è discusso - voi mi avete chiesto di farvi una comunicazione su quello di cui si è discusso - io ho rappresentato la cosa che ritengo sia importante che voi conosciate, per il resto è una questione interna del Gruppo.
Se l'aula ritiene, come ha ritenuto in tante altre occasioni, pu portare qualsiasi tipo di discussione in aula, noi affronteremo la discussione sugli argomenti che voi riterrete opportuno in aula. Non credo sia corretto che io riferisca in aula discussioni che all'interno del Gruppo di Forza Italia si sono svolte.



PRESIDENTE

Ricordo che il provvedimento verrà discusso in aula.
Subito dopo la chiusura dei lavori del Consiglio ci sarà una riunione dei Capigruppo per calendarizzare la discussione di tale provvedimento.
Quindi, esame in Commissione e poi in aula.
Ho visto delle mani alzate per intervenire. Sottolineo che l'art. 49 primo comma, del Regolamento interno recita: "...Su tali comunicazioni ogni Consigliere può chiedere chiarimenti" e l'art. 61, comma 4: "La richiesta di chiarimenti, ove prevista, non può superare i due minuti".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente Ghigo, grazie per la risposta. Penso che a nessuno di noi interessi il lavoro interno di un Gruppo né cosa è stato detto. Quello che interessa all'aula, Presidente, è la sua situazione che dipende non solo dall'elezione diretta che l'ha vista giungere al vertice per la seconda volta di questa Giunta regionale, ma dipende anche dalla sua situazione politica. Il suo saper e poter ben governare dipende da tante cose, anche dai rapporti che lei tiene, oltreché con tutta la società civile, con il suo partito: è inutile nasconderlo.
Quindi, non voglio sapere che cosa vi siete detti. Volevo semplicemente capire qual è, dal punto di vista politico, la forza del Presidente Ghigo perché il Presidente Ghigo governa se viene in aula con delle leggi e se queste leggi vengono approvate. Le leggi vengono approvate da Gruppi di maggioranza. I Gruppi di maggioranza hanno un rapporto con il Presidente della Giunta. La natura di questo rapporto determina, per il Presidente della Giunta, maggiore o minore capacità di governo e può essere portato alle estreme conseguenze. Sia da una parte, Ghigo governa benissimo, sia dall'altra, Ghigo smette di governare perché si è stufato.
Da questo punto di vista, quindi, c'è merito. Sulle tasse discuteremo dopo: è incredibile che abbiate il coraggio di imporre nuove tasse ai piemontesi, ma ne parleremo dopo.
Quando abbiamo sollevato la posizione dell'appalto, fatto dall'ingegner A, amico dell'Assessore Burzi, visto che sui quotidiani un Consigliere regionale, Manolino, parla di ritorno a "Tangentopoli", questo è un fatto non interno a Forza Italia, ma un fatto scritto sui giornali. Su questo vuole dirci qualcosa? E' preoccupato, Presidente Ghigo, di questa segnalazione?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Anch'io concordo sul fatto che, evidentemente, non avrebbe senso che venisse riferito sui lavori interni dei Gruppi. Quello che ci impone, cioè quello che ci ha indotto a chiedere questa comunicazione è il fatto che sui giornali vengano richiamati temi che non hanno rilevanza di carattere politico, ma di legittimità: una cosa è la politica, il dibattito, le riunioni dei Segretari, dei Capigruppo, ecc., altra questione è quando gli appalti non vengono svolti regolarmente. I rilievi mossi e pubblicati da parte di colleghi della maggioranza confermano ciò che noi abbiamo detto ovvero che per quanto riguarda quei lavori non sono stati fatti gli appalti, come lei, Presidente, ha riconosciuto.
Voglio sottolineare il fatto che, una volta che lei ha constatato che non sono state rispettate le leggi, non ha fatto assolutamente nulla.
Mi chiedo il motivo per il quale, una volta che ha constatato che i lavori sono stati fatti senza rispettare la legge, anziché sottoporre la questione al giudizio della Magistratura, lei, sostanzialmente, ha preferito insabbiare tutto.
Come si permette un Assessore di minacciare un collega che ha detto le stesse cose che abbiamo detto noi e parla di querela per avere detto quello che lei ha confermato? Qui c'è un riferimento a Tangentopoli. Noi diamo l'immagine di una Regione che non fa appalti e questo riferimento non mi pare irrilevante, abbiamo il dovere, in qualche maniera, di poterne parlare e in modo anche più diffuso.
Lo dico ai colleghi perché credo che questo canale debba essere aperto e approfondito.
Andate a vedervi la questione del Palazzo unico e il dibattito che ci fu, le dichiarazioni dell'Assessore Burzi e come l'Assessore Burzi attraverso il suo Direttore Arcidiacono, è riuscito a fare ritirare all'Ordine degli Architetti, attraverso una deliberazione successiva, un esposto che è stato fatto in ordine alle procedure per quel concorso. E' un altro capitolo importante che, Presidente, la obbliga ad essere molto più attento, ad essere conseguente. Non può soltanto constatare: lei non è Ponzio Pilato, lei è il Presidente di questa Giunta. Quando sa che il suo Assessore non rispetta le leggi, lei lo deve dimettere, lei deve andare alla Magistratura, perché chi non rispetta le leggi deve pagare.
E' così assurdo richiedere questo fatto? Ad ogni modo, evidentemente ci ritorneremo.
La invito inoltre a vedere l'aspetto relativo all'obbligo dell'Ordine degli Architetti di ritirare un esposto che è stato presentato.



PRESIDENTE

Grazie per la richiesta di chiarimenti.
La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Quello che non è simpatico è il fatto che lei ci presenti questa comunicazione come una sua buona disposizione d'animo, perché i dibattiti che avvengono all'interno dei partiti sono fatti privati dei partiti se non hanno rilievo istituzionale. Ma voi avete discusso di due questioni che hanno un grande rilievo istituzionale: l'aumento delle tasse per i piemontesi, per "tappare" il buco della sanità, e la permanenza o meno di un Assessore che, non voglio ripetere quanto è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, ha delle responsabilità in merito ad una logica che addirittura richiamerebbe Tangentopoli. Queste sono le affermazioni di un Consigliere di maggioranza.
Voglio solo registrare che noi, ancora una volta, ci troviamo di fronte a provvedimenti che attengono alla sanità al di fuori di qualsiasi meccanismo di programmazione. L'aumento dell'IRPEF viene proposto da un partito che ha improntato tutta l'ultima campagna elettorale sulla riduzione delle tasse e che nega la riduzione dell'1% a livello nazionale così come era previsto nella curva fiscale, che aumenta dello 0,5% qui in Piemonte, e che, nello stesso tempo, si è fatto promotore, a livello nazionale e per la sua persona, della sospensione di un importante provvedimento che riguarda la sanità piemontese: l'eliminazione del ticket sulla specialistica e la diagnostica.
Voglio solo ricordare che questo provvedimento costerà ai cittadini italiani 2.100 miliardi. Per ogni piemontese saranno 400.000 lire, che non pagheremo tutti in modo uguale. Per esempio, io che sto bene non li pagherò, ma chi sta male pagherà anche per me. Quindi, è una tassa doppiamente ingiusta e la mettiamo nel calderone di chi doveva diminuire le tasse e, invece, le sta aumentando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Condividendo quanto detto dal collega Riggio sulla parte sanità toccherò solo la parte relativa ai lavori del Palazzo della Giunta e altri aspetti.
Intanto, per anticipare una richiesta che faremo - e su questo invitiamo anche i colleghi della maggioranza - noi chiediamo ufficialmente una Commissione d'indagine consiliare sull'operato dell'ex Direttore generale al Patrimonio dell'Assessore Burzi, in quanto riteniamo - questa poi sarà un'azione a parte che faranno i Consiglieri e i Gruppi che riterranno - che nel merito dei lavori di Piazza Castello ci siano state evidenti e ripetute violazioni delle leggi vigenti. Per cui c'è stato un evidente danno per l'Ente Regione, un improprio vantaggio per l'impresa che ha realizzato i lavori e un evidente danno per altre aziende che non hanno potuto concorrere.
In base a questo, ci sono delle questioni chiare, e ognuno farà quanto riterrà opportuno. Per quanto mi riguarda, ho ben presente cosa farò domani mattina.
Non ritengo usuale richiedere una Commissione d'indagine, perché non è solo l'opposizione che ha sollevato questo problema, con grande imbarazzo e grande preoccupazione perché riguarda la "Casa" del Presidente della Giunta e, per certi versi, la "Casa" dei piemontesi. Ma nel momento in cui il coordinatore provinciale del partito di maggioranza e il coordinatore regionale del partito di maggioranza pongono questi problemi, per dissipare i dubbi, nell'interesse delle istituzioni di tutti, noi chiediamo, e vi chiediamo di concorrere, una Commissione d'indagine consiliare che fughi ogni dubbio, se c'è o se ci sono.
Per il resto, ho già detto quello che farò; eventualmente, poi, sarà il Gruppo (o i Gruppi) a concordare o meno.
Su questo, domani, noi presenteremo una richiesta di indagine affinch si costituisca una Commissione d'indagine consiliare, perché non ci possono essere dubbi su una materia del genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Mi verrebbe naturale iniziare l'intervento con una battuta: se volete sapere cosa si discute all'interno del Gruppo di Forza Italia, iscrivetevi al nostro Gruppo. Noi rappresentiamo un partito liberale, aperto: le iscrizioni sono aperte.



PRESIDENTE

Forse è di Gallarini.



CATTANEO Valerio

Sulle questioni degli organi di informazione, credo che gli organi di informazione abbiano il diritto di scrivere quello che ritengono, perché è giusto tutelare il diritto di informazione.
Ognuno se ne prenda le responsabilità: se ne prendano le responsabilità i giornalisti che le scrivono, se ne prendano le responsabilità coloro i quali, a fronte di queste prese di posizione, vorranno fornire delle risposte.
Mi corre l'obbligo di dare una risposta politica ad un'eccezione politica sollevata dal Presidente Chiezzi, con un'approvazione del Presidente Ghigo, con la sua forza politica, attraverso il suo Gruppo consiliare, attraverso il Gruppo politico che lo sostiene, a cui lo stesso Presidente Ghigo appartiene. Ricordo che noi abbiamo fatto una nota ufficiale (che è l'unica nota ufficiale, perché ci siamo dati la regola di non portare commenti, e farò, quindi, un'ulteriore considerazione) che si conclude dicendo che il Gruppo è stato chiuso da un intervento del Presidente della Giunta regionale, on. Enzo Ghigo, da tutti condiviso.
Credo, quindi, che, per quanto ci riguarda, il Presidente Ghigo possa dormire sonni tranquilli.
Per quanto riguarda la richiesta di Commissione d'indagine, di supplementi riguardo i lavori del Palazzo della Giunta, mi sembra che sia già stato annunciato addirittura nella mattina, quando era stata richiesta la comunicazione, che si voleva chiedere, e credo che sarà uno degli argomenti della prossima Conferenza dei Capigruppo, un supplemento per un prossimo Consiglio.
Riguardo invece ai riferimenti a Tangentopoli, a quanto è stato messo in bocca al Consigliere Manolino e, in via più generale, ad un Consigliere di Forza Italia (senza citarlo), il Consigliere Manolino ha già inviato sia al Capo redattore della Cronaca di Torino de La Stampa, sia al Capo redattore del Giornale del Piemonte e ai giornalisti che hanno sottoscritto quell'articolo, rispettivamente, quindi, il giornalista de La Stampa e il giornalista de Il Giornale, una richiesta di rettifica rispetto a dichiarazioni che lui avrebbe fatto e che, invece, dice in questa rettifica di non avere fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, qui l'opposizione non voleva capire o sapere qualcosa sulla scelta dello 0,5% di incremento dell'IRPEF. Voleva capire se il fatto che un autorevole rappresentante di Forza Italia, il coordinatore provinciale abbia fatto delle dichiarazioni in merito ad una vicenda, oggetto in aula di una trattazione di un certo rilievo, non potesse creare qualche problema, del tipo: l'Assessore Burzi è un Assessore a pieno titolo? Depotenziato? Se lei, Presidente Ghigo, avesse concluso il suo intervento dichiarando la sua piena fiducia nell'Assessore saremmo stati sereni. Ma fare riferimento, collega Cattaneo, al fatto che tutto il Gruppo sia stato d'accordo e si sia riconosciuto nelle dichiarazioni del Presidente Ghigo (non so cosa possa aver detto il Presidente Ghigo nella riunione del Gruppo, potrebbe aver detto qualsiasi cosa) ci lascia perplessi, dinnanzi a un'evidenziazione di un certo rilievo espressa da un rappresentante autorevole (d'accordo che il Gruppo di Forza Italia non fa congressi comunque riveste questo incarico) che sottopone a una critica l'Assessore Burzi su una vicenda di una certa gravità che qui abbiamo evidenziato.
Visto che trattiamo provvedimenti di legge con l'Assessore Burzi, vorremmo sapere se dobbiamo operare considerandolo pienamente nei suoi poteri e nella sua credibilità, come credo che sia. Però, mi aspettavo che il Presidente fugasse dubbi e dicesse: "Riconosco l'Assessore, in questo momento, nei suoi pieni poteri; ha la mia massima fiducia e la mia massima stima". E' mancata questa dichiarazione nell'intervento del Presidente Ghigo. Mi pare un "pezzo" non irrilevante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio

Presidente, devo dire che, pur apprezzando l'ultimo, sottile intervento del Consigliere Tapparo, non comprendo la ragione di questa discussione, in quanto, ad una condotta loquace e un po' da gentiluomo del Presidente della Giunta, che ha risposto pur non essendo tenuto a farlo, ci stiamo perdendo in una spirale di considerazioni che è fuori luogo, perché le vicende che avvengono al di fuori di quest'aula o hanno un riverbero, nel senso che diventano fatto politico e amministrativo in quest'aula, o non lo sono. Non possiamo arpionare ogni notizia giornalistica per poterla portare e mutuare sul piano della discussione in quest'aula. Dico questo in generale, nel senso che riguarda tutti.
Questo compartimento diventa un malvezzo che - lo ripeto per l'ennesima volta - a fronte delle continue proteste e pretese di dare dignità all'assemblea finiamo per squalificarla, perché diventa soltanto un'occasione di mero dibattito fine a se stesso sul piano di una dialettica che non porta da nessuna parte, perché lo scopo è il "terreno" amministrativo o quello legislativo.
Per quanto riguarda le problematiche relative al secondo piano del Palazzo della Giunta - fatto serio e affrontato con la gravità doverosa si è discusso ampiamente e vi è - se non ricordo male - un'istruttoria in corso. Pertanto, mi pare che ogni discussione sia inutile, ma, soprattutto dannosa per la dignità di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente Ghigo, penso che lei abbia eluso le questioni vere che oggi esistono e che sono sul "tappeto".
Mi dispiace, ma le questioni vere riguardano lo stato di salute di questa maggioranza e le sue divisioni interne. Questo è un problema che potete edulcorare, ma che esiste ed è di fronte a tutti in questo Consiglio. Divisioni che mi preoccupano, non perché voglia capire cosa succede all'interno del Gruppo di Forza Italia, ma perché queste divisioni hanno, in questi mesi, paralizzato, compromesso e rallentato l'operatività del Consiglio regionale. Questo mi pare il punto essenziale, il resto non mi interessa come Consigliere dell'opposizione.
I fatti sono noti: la richiesta della Lega di entrare in Giunta; la minaccia di non votare il bilancio regionale; i contrasti di linea su alcune questioni di fondo (l'immigrazione); le accuse lanciate da alcuni esponenti di maggioranza verso alcuni Assessori e verso la Giunta di centrodestra che governa la Regione.
Prendo atto che è colpa del giornalista che ha capito male, ma non si risolve così la questione. Potete anche risolverla con una lettera di smentita, ma il problema esiste.
Tutti sappiamo che esiste un problema di questo tipo e non mi sono inventato il fatto che non l'usciere di Forza Italia, ma il Segretario regionale di questo partito ha lanciato accuse pesanti e ha chiesto che si accertassero queste accuse.
Credo che queste questioni - e non mi riguardano più di tanto andrebbero discusse nella sede propria e non possono, comunque, essere risolte attraverso un accomodamento interno, che ha avuto come risultato forse quello di congelare o rinviare di qualche tempo un contrasto che esiste e che è sotto gli occhi di tutti.
Questi contrasti andrebbero discussi in quest'aula, assumendoci ciascuno le proprie responsabilità. Penso che il Presidente Ghigo abbia eluso queste questioni.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verba le dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.30)



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