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Dettaglio seduta n.161 del 04/12/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 10.10 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.40)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle sedute del 2 e 3 agosto 2001 e del 12, 18, 20, 21, 24 e 25 settembre 2001 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Cotto, Dutto, Godio Marcenaro, Mercurio, Racchelli, Rossi Giacomo e Vaglio.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Interrogazione n. 1134 del Consiglieri Ronzani, Marcenaro, Muliere, Riggio e Manica inerente a "Direttore Agenzia Piemonte Lavoro"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1134 presentata dai Consiglieri Ronzani Marcenaro, Muliere, Riggio e Manica.
Se l'aula acconsente, chiedo che questa interrogazione venga trattata in seduta segreta.



(La seduta prosegue in sessione segreta)


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Sollecito risposta alle interrogazioni relative all'utilizzo dei telefoni della Segreteria della Presidenza della Giunta regionale per sollecito rinnovo tesseramento Forza Italia e ai lavori al secondo piano di Piazza Castello


PRESIDENTE

La seduta riprende in sessione ordinaria.
Chiede di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Presidente, poiché ho presentato un'interrogazione urgente sulla questione dell'uso del telefono del Presidente Ghigo per il rinnovo delle tessere di Forza Italia, chiedo che venga discussa in quanto non si pu affrontare la questione quando la stessa sarà terminata.
Credo che nella giornata di oggi il Presidente Ghigo debba dare una risposta.



PRESIDENTE

Per ora non è possibile programmare le risposte alle interrogazioni. Se il Presidente Ghigo arriverà le darà una risposta, anche se diventa difficile perché il tempo del sindacato ispettivo scade alle ore 12.00.
Tuttavia, la sua vale già come richiesta di inserimento nella prossima seduta in cui è previsto il sindacato ispettivo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo presentato un'interpellanza che va nello stesso senso. La questione ci sorprende forse perché nel nostro partito il tesseramento parte ad inizio o a fine anno.
Riteniamo che la questione sia molto seria. Pertanto, chiediamo quando il Presidente Ghigo vorrà rispondere alla nostra interpellanza.
Presidente, le rivolgo un'altra richiesta. Il Presidente ricorderà, e i colleghi ricorderanno, che durante il dibattito rispetto all'interpellanza per i lavori di Piazza Castello arrivammo quasi alle ore 14.00 con il dubbio se il Presidente Ghigo rispondesse immediatamente, oppure nella seduta pomeridiana: il Presidente rispose alle nostre interpellanze immediatamente e si chiuse il dibattito.
Per l'importanza della questione e poiché riteniamo che la stessa debba essere ulteriormente approfondita, chiediamo che nel Consiglio di martedì prossimo venga riaperto il dibattito. Presenteremo i documenti necessari sulla questione dei lavori di Piazza Castello.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 250 del Consigliere Chiezzi inerente a "Salvaguardia ponte della Cittadella di Alessandria"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 250 presentata dal Consigliere Chiezzi, alla quale risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore ai lavori pubblici

Con deliberazione n. 4/96, il Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino del fiume Po ha formulato un primo programma di interventi finalizzato all'adeguamento dei ponti nei tratti urbani o in loro prossimità finalizzato a consentire il regolare deflusso delle acque secondo le disposizioni dell'art. 1 sexies della legge n. 438/95.
Tra le infrastrutture ritenute meritevoli di interventi di adeguamento rientra il "Ponte della Cittadella" (ex SS n. 10) sul fiume Tanaro; il Ministero dei Lavori Pubblici con proprio atto ha trasferito direttamente all'Amministrazione comunale le risorse programmate (pari a 15 miliardi di lire), in quanto l'ANAS aveva provveduto alla cessione verso quest'ultima del tratto di viabilità, anche in corrispondenza del ponte.
Ad oggi risulta che, con nota n. 3243/V del 22/5/2001, la Sovrintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte ha formulato istanza di abbattimento al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in relazione alle disposizioni di tutela della struttura contenute nella legge n. 1089/39, richiedendo nel contempo all'Autorità di Bacino e al Magistrato per il Po l'espressione di parere alla luce di approfondimenti sinora condotti sulla questione.
Presso la Conferenza dei Servizi, istituita presso la Direzione regionale Difesa del Suolo per l'esame degli interventi connessi all'evento alluvionale del novembre 1994, ad oggi non è pervenuta alcuna proposta progettuale definitiva. Si resta pertanto in attesa delle determinazioni citate in precedenza, propedeutiche alla progettazione degli interventi da parte dell'Amministrazione comunale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Segnalo solo che l'Assessore non ha risposto all'interpellanza, poich la stessa chiedeva se la "Regione intende attivarsi in sede di Conferenza dei Servizi per evitare l'abbattimento" - a questa domanda non è stata data risposta - "se la Regione conosce i motivi per i quali i costi del nuovo ponte sono cresciuti a dismisura" - anche a questa domanda l'Assessore non ha risposto. Oltretutto, si potrebbe fornire anche una risposta relativa al valore culturale dell'opera, risposta con la quale qualche Assessore - non so se sempre l'Assessore Ferrero o altri - potrebbe utilmente illuminarci con il proprio punto di vista.
L'Assessore, invece, mi sembra abbia letto una velina d'ufficio in cui vengono riprese date e decisioni derivanti da altri soggetti. Qual è il ruolo della Regione? Qual è stato e quale giudizio dà la Regione e non altri soggetti, perché i giudizi degli altri sono noti e insindacabili? Che atteggiamento ha assunto e intende assumere la Regione Piemonte riguardo al ponte della Cittadella? La Regione Piemonte vuole avallare la distruzione di questo bene o, viceversa, ritiene il bene meritevole di un'altra politica, che non sia quella dell'abbattimento, bensì quella del restauro? Presidente, le chiedo di invitare nuovamente la Giunta regionale a fornire una risposta completa. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per una breve replica.



FERRERO Caterina, Assessore ai lavori pubblici

Solo per dire che, nell'ambito delle considerazioni che ho fatto prima si ragionava sulla base di progetti che non sono ancora pervenuti alla Conferenza dei Servizi.
Poiché la disponibilità a rispondere a questa interpellanza è stata data un mese fa, e nel frattempo ci sono state delle novità, se il Consigliere Chiezzi è d'accordo fornirò ulteriori elementi nella prossima seduta di Consiglio; elementi che peraltro esistono perché pare ci sia un parere sfavorevole all'abbattimento. Farò, quindi, un'integrazione. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto agli studenti e insegnanti della Scuola media di Vi


PRESIDENTE

Intanto saluto gli studenti e gli insegnanti della Scuola media di Vi che questa mattina sono venuti a farci visita a Palazzo Lascaris.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 702 del Consigliere Chiezzi inerente a "Grave situazione di crisi finanziaria alla FME ex IBMEI di Asti"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 702 presentata dal Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

In relazione all'interpellanza n. 702 e alle richieste in essa formulate, ovvero se il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore compente sono a conoscenza dei fatti; quale ruolo attivo intende assumere la Regione Piemonte in una situazione di crisi aziendale non strutturale ma finanziaria; se la Regione è in grado di svolgere, con il suo Ente strumentale Finpiemonte S.p.A. e con gli Istituti creditizi di propria fiducia, un ruolo istruttorio che sfoci nelle necessarie mediazioni indispensabili ad un eventuale passaggio di proprietà indolore dal punto di vista occupazionale; posso fornire i seguenti elementi di risposta.
La crisi economico-finanziaria della FME (ex IBMEI), azienda di Asti con oltre 200 dipendenti, che produce motori elettrici per lavatrici lavastoviglie, rasaerba e idropulitrici, controllata dalla spagnola Alonza è stata seguita dall'Assessorato regionale all'industria e lavoro con attenzione fin dall'inizio della crisi.
La Regione, infatti, ha partecipato alla costituzione e alle riunioni dell'apposito tavolo di crisi operativo presso il Comune di Asti, con la presenza, oltre indubbiamente della Regione stessa, anche delle istituzioni locali (Comune e Provincia di Asti), della Prefettura, dell'Unione Industriale e delle Organizzazioni sindacali, con l'intento di ricercare una positiva soluzione alla complessa problematica relativa a tale crisi aziendale.
Attualmente, vi è stata la sottoscrizione, lo scorso mese di maggio, di un accordo fra la ditta FME, in liquidazione, le Organizzazioni sindacali e le RSU, in base al quale l'azienda colloca in mobilità complessivamente 250 dipendenti e si impegna a versare all'INPS la quota relativa a tutti i lavoratori collocati in mobilità e a dare seguito a tutti i necessari adempimenti di sua competenza, al fine dell'iscrizione degli stessi nelle liste di mobilità.
Inoltre, è stato sottoscritto un accordo per l'affitto della FME alla società milanese HTL-Memaf, che produrrà motorini elettrici nello stabilimento astigiano e che assumerà gradualmente, con l'avvio a pieno regime della produzione, i lavoratori in mobilità provenienti dalla FME.
Attualmente, prestano già attività lavorativa circa un centinaio di dipendenti, mentre circa una cinquantina ha trovato in parte occupazione in altre attività produttive e in parte è ricorsa alla pensione.
Per quanto riguarda i rimanenti lavoratori, è stato sottoscritto tra le parti, nel mese di ottobre, presso la Prefettura di Asti, un accordo che premessa l'accettazione della richiesta di concordato preventivo della FME e ferma restando la necessaria sussistenza di adeguati volumi produttivi prevede, entro la metà del 2002, il rientro di circa una novantina di dipendenti, una trentina dei quali dovrebbe già riprendere l'attività lavorativa all'inizio del prossimo anno, a partire da gennaio.
L'intera problematica viene seguita con attenzione dall'Assessorato all'industria e lavoro della Regione, partecipando periodicamente al tavolo di crisi, anche al fine di trovare soluzioni adeguate per eventuali lavoratori che potrebbero risultare ancora in esubero.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
La risposta giunge con enorme ritardo. Sarebbe auspicabile che, quando i colleghi Consiglieri, preoccupati da una vicenda occupazionale, pongono problemi alla Giunta e all'Assessore competente, questi rispondesse in termini utili anche a consentire ai colleghi interpellanti, dopo aver conosciuto lo stato della situazione, di prodigarsi per portare informazioni ed assumerne ulteriori, per permettere loro di essere anch'essi portatori di qualche ipotesi di lavoro.
Evidentemente, questa disattenzione è una scelta politica in forza della quale si ritiene che il contributo del Consiglio regionale ad affrontare questi problemi è del tutto trascurabile, inutile o persino fastidioso.
Questa è una protesta che avanzo oggi, ma che ho già avuto occasione di far presente altre volte ad altri Assessori, compreso l'Assessore Pichetto.
Se le mie sono osservazioni condivisibili, vediamo se la prossima volta, in occasione di interpellanze su questioni importanti e drammatiche come la perdita del posto di lavoro, la Giunta avrà la correttezza di rispondere immediatamente. Non pretendo risposte esaustive, perché spesso le situazioni sono in fieri. Un Gruppo consiliare si affianca in questa preoccupazione e chiede chiarimenti e lumi sulla vicenda. Questo mi sembra un modo per affermare un ruolo importante della Regione, del Consiglio regionale e, di riflesso, della Giunta regionale, che non penso possa avere nocumento, nei suoi rapporti esterni, se quando si presenta ai tavoli di crisi e di lavoro sottolinea che se ne sta occupando, che ha anche risposto subito in Consiglio ad analoghe preoccupazioni: non penso che questo nuoci.
Penso che di queste questioni se ne dovrebbe occupare il Presidente Ghigo più che l'Assessore Pichetto. Se non ci pensa l'Assessore Pichetto che non è stato eletto direttamente dal popolo, ma semplicemente nominato da Ghigo, dovrebbe pensarci Ghigo a questo modo d'essere della Giunta regionale.
Dalla risposta dell'Assessore, non so se le cifre che ho sentito le ho capite bene: mi sembra che abbia detto che la FME ha 200 dipendenti e poi mi sembra abbia detto che, a seguito dell'accordo, 250 dipendenti sono finiti in mobilità. Non lo so, è un elemento che non ho capito.
Inoltre, si parla di tavolo di crisi, accordo, mobilità, dipendenti in parte assunti in una nuova ditta, in parte assunti in altre ditte, in parte andati in pensione.
Assessore, quello che potrebbe essere utile sapere in questa sede, che è sede legislativa e deliberativa ad alta valenza politica, è qualche parola in più, che l'Assessore non ha detto, e di solito non dice, su come sono andate le cose. Come mai si è giunti a questa situazione? Nell'interpellanza, sulla base di notizie giornalistiche, è scritto che i prodotti di questa impresa avevano un mercato. L'impresa non aveva quindi problemi di ordini, non aveva problemi di qualità del prodotto, non aveva alcun problema, tranne l'insolvenza nei confronti dei fornitori.
Assessore, il soccorrere in ogni caso, al di là anche della segnalazione di eventuali responsabilità in ordine alla correttezza della conduzione di un'azienda, mi sembra sbagliato. L'interpellanza dice che l'azienda è in crisi perché tutto è nato da un'insolvenza nei confronti dei fornitori: ma su questo perché non ci dice una parola, Assessore? Perch non dice: "abbiamo letto nell'interpellanza che si afferma che tutto nasce da un'insolvenza. No, Consigliere Chiezzi, non corrisponde al vero, non si tratta di insolvenza..." e avanti così. Oppure ci dice che, in effetti tutto è partito da un'insolvenza dovuta, a quanto ci risulta, a situazioni particolari. Vorrei anche capire come vengono gestite le imprese, nel momento in cui gli Enti pubblici, e tutti gli i cittadini contribuenti, a queste imprese mal gestite versano del denaro in vario modo. Giustamente per sostenere i livelli occupazionali, difendere il reddito e non mandare la gente per la strada. Però una riflessione su questo forse sarebbe opportuno farla. Questo perché i nostri imprenditori devono sapere che, nel momento in cui entra un tavolo di crisi, si faranno delle valutazioni a 360 gradi.
Sono, quindi, insoddisfatto della risposta per questi due motivi.
Auspico che, in ogni caso, il percorso che avete intrapreso giunga a poter ridare a tutti i lavoratori un posto di lavoro. Su queste vicende (purtroppo non sono solitarie e "costellano", da parecchio tempo, il panorama economico e occupazionale della nostra regione) sarebbe opportuno cambiare un po' tono, perché, forse, entrando più nel merito, aiutiamo ad affrontare il problema in modo più responsabile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto per una breve replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Farò una breve replica sulle considerazioni del Consigliere Chiezzi.
Il Consigliere Chiezzi avrà sentito che, ad un certo punto, ho detto che nel mese di maggio c'è stato un accordo fra la ditta in liquidazione e le Organizzazioni sindacali. La risposta comunque, a maggio 2001 - la prima risposta - c'era. La programmazione delle risposte in aula o in Commissione non dipende dalla volontà della Giunta regionale. La Giunta regionale comunque, a maggio 2001, aveva la risposta. Infatti, il mio è un aggiornamento rispetto alla risposta di maggio ed è un aggiornamento vorrei fosse riconosciuto - anche tempestivo perché ho anche la parte di ottobre e novembre, quindi con l'accordo che prevede l'operazione nel mese di gennaio.
La seconda parte della sue considerazioni sono di tipo politico.
Possiamo certamente fare il dibattito, ma andiamo molto al di là della risposta al quesito e i motivi che l'hanno spinta a presentare l'interpellanza, perché diventa un ampliamento sulla valutazione di quale deve essere il ruolo in economia di mercato dell'Ente pubblico.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Pubblico non è solo pagare, ma anche capire.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 773 del Consigliere Tapparo inerente a "Crisi GFT" interpellanza n. 838 del Consigliere Chiezzi inerente a "Vendita della GTF di Bosconero e della FILA di Biella" interrogazione n. 860 del Consigliere Tapparo inerente a "Crisi GFT"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione n. 773 presentata dal Consigliere Tapparo, all'interpellanza n. 838 del Consigliere Chiezzi e all'interrogazione n. 860 del Consigliere Tapparo.
Prego, Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Questa interrogazione è ormai datata. La vicenda GFT ha trovato un'evoluzione, non vorrei dire una soluzione, perché è stata in qualche modo frantumata quella che era l'unità.
Il fatto che interrogazioni che hanno una necessaria urgenza o tempistica trovino poi risposta in epoche in cui si sono consolidate, di per sé, autonomamente, le vicende, mi sembra, Assessore, che non sia più necessaria una risposta. Voglio solo trarre ispirazione da questa vicenda per dire che dovremmo trovare il modo, ma dovrebbe essere una forma di autoregolazione e autoresponsabilità degli Assessori, per dare una graduazione alle risposte. Ve ne sono alcune che, di per sé, per l'argomento, sono statiche, mentre altre sono dinamiche.
Per quanto riguarda la risposta sulla GFT, un'attenzione posta quattro sei mesi fa avrebbe avuto un senso; oggi possiamo svolgere un dibattito storico-culturale che, francamente, non è necessario; quindi, superiamo questa questione.
Presidente Cota, la prego anche di guidare la questione delle interrogazioni. Faccio presente che dovremmo dedicare delle sedute speciali per smaltire l'accumulo di interrogazioni che si è creato. Si crea questo meccanismo: ce ne sono alcune, ormai vecchie, che sono sempre all'o.d.g.
praticamente, il ritardo delle prime riproduce anche ritardo su tutte le altre e il tutto non è più di attualità. O facciamo una pulizia nella riunione dei Capigruppo e sistemiamo un po' queste questioni, altrimenti le interrogazioni non sono mai utili e utilizzabili da qualcuno.



PRESIDENTE

Comunico che oggi anticiperemo la riunione dei Capigruppo alle ore 17.30.
Chiedo ai colleghi Capigruppo di arrivare con un elenco di tutte le interrogazioni che ritengono debbano essere trattate. Prima di Natale faremo una seduta speciale per fare questo lavoro di pulizia. Comunque, la ringrazio, Consigliere Tapparo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 785 del Consigliere Chiezzi inerente a "Crisi occupazionale alla MVO di Ivrea"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 785 presentata dal Consigliere Chiezzi, alla quale risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Con l'interpellanza in questione il Consigliere Chiezzi rilevava il fatto che il 30 maggio 2001 i lavoratori della MVO Group avevano scioperato e manifestato davanti alla sede dell'Unione Industriale del Canavese per protestare contro la messa in mobilità di 30 lavoratori, sui 118 attualmente occupati, nei due insediamenti produttivi di Sparone e Valperga dove si producono i rulli di scorrimento carta per fax, stampanti e fotocopiatrici.
La direzione dell'azienda avrebbe motivato tale decisione con il calo di ordini da parte della Olivetti, maggiore committente.
L'interpellante sottolineava che negli ultimi cinque anni, secondo quanto dichiarato dalle Organizzazioni sindacali, erano già stati persi 60 posti di lavoro.
La Regione Piemonte, unitamente al Ministero del Lavoro, all'URPP all'ANCI regionale, alle Organizzazioni sindacali e alle Organizzazioni degli Imprenditori, è uno degli Enti che hanno firmato il Patto per lo sviluppo del Piemonte.
Il Consigliere Chiezzi interpellava il Presidente della Giunta e l'Assessore competente per sapere se erano a conoscenza dei fatti, quali iniziative intendesse assumere la Regione, anche di concerto con il suo Ente strumentale Finpiemonte S.p.A. e con gli Istituti di credito di propria fiducia, al fine di trovare soluzioni alternative ai licenziamenti e nuovi committenti in grado di colmare la riduzione delle commesse da parte della Olivetti.
In risposta a detta interpellanza, si precisa quanto segue.
Premesso che in data 28 giugno 2001 è stato effettuato, ai sensi dell'art. 47 della legge n. 428/90, il trasferimento del settore elastomeri della MVO Group S.p.A. alla MVO Gomma S.r.l. con decorrenza 1/7/2001 e che in quella occasione la MVO Gomma aveva dichiarato di voler attuare un piano di ristrutturazione e riorganizzazione tendente a consolidare, anche con l'inserimento di nuove tipologie di prodotto e la ricerca di nuovi mercati sempre nel settore della gomma, le attività dell'azienda stessa.
In data 2/7/2001, presso la Direzione Formazione Professionale-Lavoro della Regione è stato effettuato l'esame congiunto sul ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per ristrutturazione e riorganizzazione aziendale per mesi 24 a decorrere dal 2/7/2001, a cui potrà essere interessato tutto il personale e in particolare un numero massimo di 30 lavoratori - può essere a scelta su tutto il personale - a zero ore settimanali di lavoro, per i quali, stante le problematiche tecnico produttive, non è prevedibile la rotazione, mentre il rimanente personale utilizzerà la CIGS in regime di riduzione di orario in relazione alle fasi di ristrutturazione.
Con questo accordo, siglato presso l'Assessorato, si ritiene di poter accompagnare questa fase di ristrutturazione e, nell'arco di due anni arrivare al riassorbimento di tutto il personale, comprese le 30 persone che comunque rimangono fuori per i due anni fisse con quelle a zero ore.
Sovente il collega Chiezzi nelle sue interpellanze porta una richiesta di intervento di Finpiemonte o di pressione sugli Istituti bancari che peraltro, nella sua interpellanza, chiama "Istituti di credito di propria fiducia". In un'economia come la nostra non è possibile l'intervento su Istituti di credito di propria fiducia in quanto gli Istituti di credito fanno valutazioni di convenienza nell'interesse dei loro soci e, quindi nell'interesse a mantenere il loro mercato. Quindi, non per un'imposizione o un invito di un soggetto pubblico, altrimenti il meccanismo della raccomandazione dovrebbe valere solo per alcuni e non per altri, e non sarebbe neanche corretto. Mentre il ruolo di Finpiemonte, ancorché non abbia più la delega alle partecipate e ce l'abbia il collega Burzi, non ritengo sia quello di assumere come parte pubblica partecipazioni in imprese industriali, perché questo non è un compito che il pubblico finora ha dimostrato di gestire bene e in modo benefico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ritengo che la motivazione della crisi della MVO Group sia stata determinata, diversamente che per l'altra azienda di Asti, da motivi più strutturali relativi alla qualità dei prodotti e alla loro commercializzazione. L'Assessore dice che è in corso la ristrutturazione di questa attività economica che dovrebbe dare i frutti per quasi tutti gli occupati, ma non per tutti, quindi 30 persone hanno perso il lavoro.
Chiedo all'Assessore di tenere informata la Commissione sugli obiettivi, se saranno raggiunti, e, in caso contrario, di coinvolgerci in modo da poter intervenire anche noi.
Per quanto riguarda il cenno agli Istituti di credito di propria fiducia, l'Assessore dà una lettura impropria rispetto alle intenzioni di chi l'ha scritta. Le spiego (poi magari verranno scritte in una forma che non dia luogo a interpretazioni improprie): per Istituti di credito di propria fiducia si intende la fiducia che la Finpiemonte ha in certi Istituti di credito, cioè i rapporti che la Finpiemonte instaura. La Finpiemonte sceglie degli Istituti di credito; noi riteniamo che gli Istituti di credito scelti dalla Finpiemonte siano di propria fiducia.
Propria è dunque riferito alla Finpiemonte e non alla Regione: per noi sono tutti assolutamente degli Istituti di credito completamente e assolutamente fiduciari, perché non c'è modo in intervenire, come Ente pubblico, sulla sfiducia o meno a un Istituto di credito. Questo è un chiarimento che volevo dare.
Invece, ritengo che il tema che avevo sottolineato, di dire comunque qualche parola sui motivi della crisi, rimanga valido. Se l'Assessore avesse detto: "Sì, Consigliere Chiezzi, è vero, l'azienda è andata in crisi perché non aveva più un mercato", sarebbe stato un elemento che ci avrebbe fatto capire qualcosa di più. Poiché le osservazioni scritte nell'interpellanza derivano da commenti sintetici scritti su quotidiani provenienti da informazioni colte nell'ambito del mondo del lavoro che ruota intorno all'azienda, sarebbe importante capire se così stanno le cose: se è crisi di prodotto, se è crisi di rete commerciale, se è crisi di liquidità. Sarebbe importante capire. Grazie.


Argomento: Commercio

Risposta scritta all'interpellanza n. 803 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerente a "Nuovo insediamento commerciale a Biella"


PRESIDENTE

Comunico che all'interpellanza n. 803, presentata dai Consiglieri Contu e Papandrea inerente a "Nuovo insediamento commerciale a Biella", verrà fornita risposta scritta da parte dell'Assessore Pichetto.


Argomento: Interventi a favore dell'economia - normative organiche nei vari settori - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 863 delle Consigliere Suino e Manica inerente a "Fondi strutturali Asse E del POR 2000/2006"


PRESIDENTE

L'Assessore Pichetto risponde ancora all'interrogazione n. 863 presentata dalle Consigliere Suino e Manica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alla formazione professionale

Con l'interrogazione in questione le Consigliere Suino e Manica chiedevano quali erano le modalità per la costituzione della Commissione giudicatrice relativamente all'Asse E del POR 2000/2006 e i criteri adottati per la scelta dei progetti ritenuti più idonei.
In merito a ciò, considerata la rilevanza dei fondi dell'Asse E del POR per l'imprenditoria femminile, posso dire quanto segue.
In data 9/4/2001 è stata approvata dalla Giunta regionale la deliberazione n. 66-2762, avente per oggetto "Misura E1 - Approvazione bando annuale linee di intervento 3 e 4, anno 2001/2002, finalizzato al sostegno alla partecipazione delle donne al lavoro dipendente ed autonomo e promozione dell'imprenditoria femminile - Assegnazione alla Direzione Formazione Professionale - Lavoro delle relative risorse".
In data 14/5/2001 è stata approvata dalla Giunta regionale la deliberazione n. 42-2976, avente per oggetto "Misura E1 - Bando annuale azioni linee di intervento 3 e 4, anno 2001/2002, finalizzato al sostegno alla partecipazione delle donne al lavoro dipendente ed autonomo e promozione dell'imprenditoria femminile - Proroga scadenza di presentazione dei progetti". Con tale DGR, la scadenza è stata prorogata al 18/6/2001 constatato che per sopravvenuti problemi tecnici la modulistica non sarebbe stata disponibile sul sito Internet della Regione Piemonte in tempi compatibili con la data del 28/5/2001, fissata in precedenza. In pratica si inghippò la procedura. Il problema tecnico fu che il bando c'era, ma non era "scaricabile" (se ricordo bene).
In risposta al bando risultano pervenute n. 137 proposte, da parte di 76 operatori, per un totale di L. 18.413.260.000 (Euro 9.509.614,57) così suddivisi: linea d'intervento 3: n. 40 progetti per L. 8.056.760.000 (Euro 4.160.929,29) linea d'intervento 4: n. 97 progetti per L. 10.356.500.000 (Euro 5.348.685,28).
Si tratta, nel primo caso, di progetti rivolti sia al settore pubblico sia al settore privato affinché introducano elementi di flessibilità nei confronti di dipendenti gravati da vincoli familiari o attuino iniziative di animazione sui temi di parità e facilitino l'applicazione delle nuove normative a favore delle donne e degli uomini nel mercato del lavoro.
Nel secondo caso, si tratta di interventi di diffusione della cultura delle parità rivolti a promuovere e valorizzare le donne nel mercato del lavoro e a ridurre le discriminazioni di genere nell'accesso alle professioni e nello sviluppo delle carriere.
In data 2/7/2001 la Giunta regionale ha approvato la deliberazione n.
56-3415 avente per oggetto "Misura E1 - Incarichi di consulenza per l'attivazione di un nucleo di valutazione. Bando annuale relativo alle azioni per le linee di intervento 3 e 4, di cui alla DGR n. 66-2762 del 9/4/2001". Con tale DGR, considerato che la valutazione dei progetti pervenuti in esecuzione del bando sarebbe stata condotta dagli uffici incaricati dalla Regione con il supporto di esperti esterni di comprovata professionalità, sulla base dei criteri esposti nel paragrafo "Valutazione delle proposte" del medesimo bando e dei criteri del Manuale VISPO (Valutazione Impatto Strategico Pari Opportunità) ed esplicitati nel manuale esplicativo per la valutazione dei progetti, sono stati demandati al Responsabile della Direzione Formazione Professionale - Lavoro gli adempimenti successivi, attenendosi alle indicazioni contenute nella deliberazione stessa.
In data 16/7/2001, nella determinazione dirigenziale n. 658 avente per oggetto "Misura E1 - Linea 4 - Conferimento incarichi componenti del nucleo di valutazione dei progetti pervenuti in esecuzione del bando annuale relativo alle azioni per le linee di intervento 3 e 4, di cui alla DGR n.
26-2762 del 9/4/2001", si richiedeva che l'individuazione degli esperti esterni dovesse essere correlata al possesso dei seguenti requisiti: esperienze di valutazione o di selezione dei progetti per ammissibilità a contribuzioni FSE o altre contribuzioni pubbliche conoscenze informatiche Ms-Word, Excel, Access, Internet esperienze significative nei settori: progetti FSE, progetti comunitari organizzazione del lavoro, progetti per la realizzazione delle pari opportunità disponibilità alla mobilità di lavoro eventuali pubblicazioni inerenti alle tematiche: organizzazione del lavoro, politiche di pari opportunità, valutazione.
Ravvisata pertanto la necessità di costituire un "Nucleo di valutazione" composto almeno da tre esperti esterni di comprovata professionalità (rilevabile dalla presentazione di adeguato curriculum) a cui affidare l'incarico attinente l'attività di valutazione, sono stati individuati gli esperti nelle persone di: dott. Luciano Abburrà (IRES Piemonte - Dirigente responsabile Area di ricerca "Società e Cultura", con competenze sulle attività afferenti il versante sociale della realtà economica e territoriale regionale): esperto di politica del lavoro prof.ssa Graziella Fornengo (Università di Torino - Facoltà di Legge Dipartimento di Economia Aziendale, con esperienza decennale in attività di genere): esperta di economia aziendale signora Gabriella Bigatti (Consulente nei settori formazione e politiche comunitarie - Vicepresidente Associazione Progettisti Comunitari Italiani Socia Associazione Italiana di valutazione): esperta di programmi di iniziativa comunitaria (PIC).
I suddetti esperti hanno operato in affiancamento ai funzionari regionali incaricati della valutazione, ossia la dott.ssa Franca De Battista, in distacco presso il Settore Sviluppo dell'Imprenditorialità per quanto riguarda l'Asse E del POR, e il signor Piergiorgio Silvestro, che già in passato ha avuto esperienza di valutazione in materia di progetti FSE.
I lavori del nucleo di valutazione sono stati coordinati dalla dott.ssa Olga Sartirana, dirigente al Settore Sviluppo dell'imprenditorialità, che ha competenze sulla gestione dell'Asse E del POR.
In merito ai criteri di valutazione adottati, essi sono già contenuti nella DGR di approvazione del bando. Peraltro, con determinazione della Direzione Formazione Professionale - Lavoro n. 647 dell'11/7/2001, è stato approvato il manuale contenente le note esplicative per la lettura e la valutazione ex-ante dei progetti proposti in esecuzione al bando relativo alla misura E1 - linee d'intervento 3 e 4.
Il manuale approvato con tale determinazione indicava i criteri generali di cui occorre tenere conto in sede di lettura e valutazione di ciascun progetto, in osservazione ai contenuti del bando stesso. Di tali criteri si riporta una breve sintesi in relazione a: ammissibilità degli operatori compiti del nucleo di valutazione (cerco di sintetizzare, comunque sono disponibile a consegnare la copia della risposta agli interroganti con l'analisi più dettagliata, perché mi sto accorgendo che non potremo finire in mattinata) indicazione per la lettura dei progetti valutazione delle proposte pervenute coerenza tra i contenuti della proposta e il preventivo di spesa criteri per l'attribuzione dei punteggi formazione delle graduatorie richiami al VISPO (Valutazione Impatto Strategico Pari Opportunità) richiami al contesto della legislazione italiana.
A conclusione del procedimento, con determinazione dirigenziale n. 1035 del 5/11/2001, sono stati deliberati: progetti approvati ed inseriti in graduatoria, finanziabili fino alla concorrenza delle risorse finanziarie disponibili (n. 70 in tutto) progetti ammessi alla valutazione, ma non finanziati (n. 8) progetti non ammessi alla valutazione, in quanto inviati oltre il termine stabilito nel bando, presentati da operatori non aventi titolo o aventi contenuto non previsto nel bando (n. 59).
Situazione dei progetti.
L'importo complessivo dei progetti finanziati ammonta a 11 miliardi e 58 milioni, perciò inferiori ai 14 miliardi previsti in delibera. In proposito, il nucleo di valutazione, in relazione alle azioni proposte, ha ritenuto di applicare il criterio del rapporto pari a circa 2/3 del "budget" (ove possibile) rispetto alle spese di realizzazione dei progetti e ha provveduto inoltre a ricondurre a dimensioni omogenee il valore di attività analoghe che appaiono come previsioni di costo differenti nei diversi progetti, specie quando soggetti proponenti istituzionalmente simili si sono affidati a soggetti esecutori diversi.
Con determinazione n. 1097 del 21/11/2001 è stata approvata la spesa inerente i progetti approvati, unitamente alla modulistica (disponibile anche sul sito Internet) che i soggetti attuatori dovranno produrre per iniziare l'attività.
In allegato, se gli interroganti ritengono, posso fornire l'elenco dei progetti con i relativi stanziamenti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Assessore, devo dire che si tratta di una risposta lunghissima complessa e molto burocratica. Le chiedo, comunque, la copia scritta della relazione, perché, durante la lettura, giustamente, alcune parti sono state saltate. E' necessaria l'informazione completa.
Credo che, in parte, l'interrogazione abbia avuto il suo soddisfacimento nell'iter, perché le difficoltà per le quali avevamo presentato l'interrogazione erano sostanzialmente di due tipi.
Innanzitutto, il problema che c'era stato nell'informazione e, quindi quel problema tecnico che, però, ha fatto sì, dal nostro punto di vista che alcune realtà non abbiano potuto fruire a pieno titolo di un'opportunità che, a dire il vero, è una novità. Paghiamo, certamente, una difficoltà che deriva dalla novità di questo tipo di finanziamento da parte dell'Unione Europea. Inoltre, c'è una novità che viene poco pubblicizzata e sostenuta da parte della Regione.
Devo dire che una responsabilità in tal senso la dovremmo riconoscere perché il ritardo e la difficoltà tecnica che abbiamo avuto ha penalizzato e appesantito la risposta da parte di chi era interessato al finanziamento.
Detto questo, la prima cosa che abbiamo fatto è stata di segnalare all'Assessorato, con un'interrogazione, queste difficoltà, per cui abbiamo dei tempi talmente faraonici di risposta - parliamo della scorsa estate quindi risaliamo ad un periodo ben definito.
L'altra questione riguarda il fatto che non ho sentito assumere alcun impegno da parte dell'Assessore: "Ci impegniamo come Assessorato e come Consiglio regionale affinché su questa tematica e su questo filone, che vedrà altri finanziamenti di questo genere, non si ripeta, nell'anno successivo, una difficoltà di informazione o, perlomeno, si trovino delle modalità che consentano di rendere più fluido possibile, più informato possibile il settore per una risorsa di finanziamento di questo genere perché ci sono diversi finanziamenti di questo tipo".
Forse i colleghi si sono distratti, ma il dato è che non capita mai che, a fronte di un finanziamento, si debba poi ricorrere a liquidare una parte di gran lunga inferiore. Questo è ciò che è successo: a fronte di una cifra di 18/19 miliardi, siamo andati a finanziare solo 11 miliardi.
Sono convinta che molte delle realtà alle quali queste diverse formule dell'Asse E si rivolgevano non hanno avuto l'informazione o l'hanno avuta in modo parziale. Hanno dovuto avvalersi di canali di informazione che non sono appropriati per predisporre i progetti nel modo giusto. Vi è una responsabilità anche da parte dell'Assessorato e di tutto quello che fa capo alle varie possibilità date dalla Commissione Pari Opportunità e così via.
L'altro nodo era quello dei valutatori, perché, da un certo punto in poi, l'Assessorato e, quindi, gli uffici centrali hanno ritenuto di avvalersi di esperti esterni, cosa legittima, ma anche su questo c'è stato un oggettivo ritardo e ci sono stati dei problemi.
In sintesi, ci riteniamo parzialmente soddisfatti della risposta. Le chiedo, in ogni caso, copia, anche per la mia collega che stamani non è presente. Dopodiché, Assessore Pichetto, in qualche modo ci dia soddisfazione di un impegno che viene assunto dal suo Assessorato affinch non abbia a ripetersi una situazione di questo tipo, perché le garantisco che nel settore dell'imprenditoria femminile, ai vari livelli, dalla cooperazione al livello vero e proprio di profit, vi è la necessità di ricevere dei sostegni. Questi non sono finanziamenti a vuoto. C'è questo bisogno, quindi ci sono delle responsabilità, da parte della Regione e di tutti gli organismi preposti, a guardare con attenzione al "mondo femminile", perché, evidentemente, la risposta non è quella che il mercato in questo momento, segnala.
Un impegno straordinario, da questo punto di vista, credo sia doveroso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto per una breve replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alla formazione professionale

Ringrazio la Consigliera Suino. Accolgo l'invito e la raccomandazione perché, peraltro, condivido alcune sue considerazioni.
Il primo anno abbiamo avuto, come primo avvio, un meccanismo di divulgazione tramite le azioni della Commissione Pari Opportunità, che forse perché non rodata, ha avuto qualche difficoltà iniziale.
Comunque, d'ora in avanti (al di là delle iniziative che, nell'ambito delle proprie competenze e funzioni, la Commissione Pari Opportunità e gli organismi di consulta, che, in qualche modo, fanno riferimento all'Asse E attiveranno per divulgare le prossime iniziative), l'Assessorato attraverso il piano di comunicazione del Fondo Sociale Europeo, manderà sempre avanti iniziative di divulgazione in proprio tramite organi di stampa. Non solo, ma stiamo tentando, altresì, di promuovere l'utilizzo di Internet, in quanto sarebbe molto più agevole accedere al sito, scaricarsi i bandi e vedere le regolamentazioni.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alla formazione professionale

SUINO Marisa (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alla formazione professionale

In tal caso, non si poteva nemmeno scaricare.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alla formazione professionale

Nei casi in cui si può. Infatti, raccolgo la raccomandazione e l'invito, proprio perché, coscientemente, ammetto che ci sono state delle difficoltà nell'avvio di questa misura.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso lo spazio dedicato alle interrogazioni e interpellanze.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Richiesta comunicazioni al Presidente Ghigo in merito alle decisioni della Giunta regionale sull'addizionale regionale IRPEF


PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Chiederei al Presidente Ghigo, che ringrazio per essere presente spero diventi un'abitudine - di dare un'informazione anche a noi in merito ad un comunicato che mi risulta sia stato fornito ai mezzi di stampa, circa l'esito di una riunione da lei tenuta ieri, nella quale avrebbe preso delle decisioni importanti in ordine all'IRPEF e al bilancio, riunione nella quale - leggo su due quotidiani - sono stati sollevati problemi di irregolarità negli appalti gestiti dalla sua maggioranza.
Le chiederei, per cortesia, una comunicazione in quest'aula, in modo da renderci edotti, senza intermediario alcuno, di quanto lei intende far conoscere, oltre che ai cittadini attraverso cronache di stampa, anche ai Consiglieri regionali che, insieme a lei, lavorano nell'interesse della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Secondo me, non è giusto, nel senso che si tratta di una riunione politica (mi pare di partito).
Dal punto di vista procedurale, se il Presidente Ghigo...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Io chiedo al Presidente Ghigo, non a lei.



PRESIDENTE

Infatti.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Ma io chiedo al Presidente del Consiglio, secondo Regolamento...



PRESIDENTE

Il Presidente Ghigo mi chiede dal punto di vista procedurale e dico che non è mai successo che...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Come no? Una comunicazione del Presidente?



PRESIDENTE

Scusi, mi permetta: se il Presidente Ghigo intende fare comunicazioni può farlo, non ci sono problemi. Io ritengo di anticipare la mia opinione e, secondo me - ripeto - si tratta di una riunione politica.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Posso intervenire, Presidente? Le chiedo la parola.



PRESIDENTE

No, non è previsto dibattito. La sua richiesta è a verbale.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ecco, ma visto che ho fatto richiesta di una comunicazione in aula, non è che il Presidente eccepisca nel merito di tale richiesta?



PRESIDENTE

Io non eccepisco nel merito.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lei eccepisce dicendo: "La ritengo una richiesta politicamente inopportuna". Secondo me, il ruolo di Presidente...



PRESIDENTE

Io non ritengo niente politicamente inopportuno. Io ritengo che dal punto di vista procedurale - sottolineo procedurale - non sia corretto programmare un dibattito su un argomento di questo tipo. Poi lei ha la sua opinione e io la mia.



CHIEZZI Giuseppe

No, ma lei è il mio Presidente del Consiglio, abbia pazienza, e qui non è che stia presiedendo un comizio della Lega. Lei qui sta gestendo il nostro Consiglio regionale.
Un collega Consigliere - casualmente sono io - richiede, all'inizio dei lavori, una comunicazione del Presidente della Giunta. Il nostro Presidente del Consiglio non dovrebbe entrare nel merito della qualità di questa richiesta, se è condivisibile o meno, ma semplicemente prendere atto che vi è un collega Consigliere che, rivolgendosi al Presidente della Giunta chiede una comunicazione.
Se lei interferisce in questo, allora esce da un ruolo di "super partes" ed esprime un giudizio politico sull'iniziativa di un Consigliere.
Personalmente, è una posizione che non assumerei qualora fossi il Presidente di quest'aula, perché dovrei rimanere "super partes".



PRESIDENTE

Infatti, concordo con lei: non intendevo minimamente entrare nel merito.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non vorrei dare l'impressione di sottrarmi, dal punto di vista politico, ad un chiarimento.
Intendo svolgere la comunicazione richiesta. Visto e considerato che in base all'art. 49 del Regolamento, su una comunicazione del Presidente si può aprire un dibattito, e siccome, per sua particolare soddisfazione, sar qui tutto il giorno, ritengo che si potrebbero proseguire i lavori dell'aula, per poi fare volentieri, a fine giornata, la comunicazione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente Ghigo e il Consigliere Chiezzi.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Proseguimento esame disegno di legge n. 164: "Interventi in materia di fondi immobiliari chiusi" (richiesta rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

A questo punto, proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 164, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Avevamo già letto la relazione nella scorsa seduta e la discussione generale si era aperta con l'intervento del Consigliere Tapparo, come lo stesso mi faceva notare.
Chiedo, dunque, se vi sono ulteriori interventi.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Brevemente, Presidente.
La ragione per cui questo provvedimento è stato da noi approfondito con impegno e con alcune riserve, che ripropongo, fanno parte di una valutazione connessa alla novità, all'originalità di una pratica che, per la verità, ha altri precedenti nelle Pubbliche Amministrazioni, ma non è stata ancora adottata a livello di Regione Piemonte; peraltro, mi risulta che sia il Comune sia la Provincia, attraverso diversi orientamenti, stiano organizzando la gestione dei propri immobili attraverso procedure di separazione dall'attività politica propria istituzionale.
Osservo anch'io che, in generale, un patrimonio consistente come quello di alcuni Enti pubblici e, nel caso specifico, della Regione, che assomma anche una quantità di strutture collegate alla gestione della sanità e quindi alla principale delle sue competenze, obiettivamente finisce per avere una dimensione che in qualche modo condiziona la politica, anzich viceversa, quanto meno in termini quantitativi di spazio, di tempo e di elementi di confronto, nonché di elementi di preoccupazione che ci comporta nella gestione ordinaria dell'attività dell'Assessorato al bilancio e al patrimonio.
Le perplessità riguardano - e spero che da parte dell'Assessore o di chi svolgerà altri interventi, eventualmente della maggioranza, ci sia qualche ulteriore elemento di chiarimento - un'adeguata comparazione rispetto a ciò che la prassi, il mercato e le esperienze offrono in termini di modalità di gestione dei fondi immobiliari. Quella proposta è una delle modalità; mi risulta che il Comune, che pure aveva in parte un orientamento in questo senso nella scorsa legislatura, si sia poi orientato o si stia orientando nel costituire una società pubblica per la gestione dei propri immobili. Non si tratta di elementi di contrapposizione di impianto culturale: sono elementi che nascono dall'osservazione del mercato e delle procedure, che tuttavia dovrebbero essere assunti come elementi di comparazione, al fine di decidere su un'impostazione che comunque riguarda la maggior parte delle nostre strutture materiali.
Tre sono gli elementi di perplessità, che espongo sinteticamente.
La prima. Questo è un argomento posto più volte - in Commissione era stato posto ripetutamente dal collega Papandrea - che mi pare meritasse un approfondimento e una valutazione. Gli immobili rendono quando diventano oggetto di una gestione imprenditoriale e di mercato. L'Ente pubblico che fa mercato, fa imprenditoria dei propri beni immobili, finisce per avere un elemento che in qualche modo può utilizzare: la sua prevalenza in quanto soggetto pubblico che ha prerogative di intervento. Questo elemento, in parte, può essere meno rilevante per quanto riguarda la Regione, perché la Regione non è titolare di funzioni in materia urbanistica e di Piani Regolatori; tuttavia, l'elemento di osservazione va posto, e va posto con una richiesta di elementi, Assessore. Questo tipo di elemento deve essere oggetto di una risposta più completa rispetto a quella data in Commissione.
C'è un altro punto che però mi sembra debba costituire un elemento di riflessione ulteriore. Gli esperti mi spiegano che questi fondi di investimento che dovranno essere sottoscritti (legati all'uso di immobili appartenenti e facenti parte di un patrimonio destinato a una funzione pubblica) difficilmente riescono a creare o hanno un'altissima appetibilità; difficilmente riescono a creare un rendimento significativo a meno che noi siamo disposti a pagare affitti significativi a nostro carico, per poi recuperare in parte sul rendimento finanziario del fondo.
In questa situazione - so che il dott. Ossola ha un'altra opinione in proposito, ed è uno degli esperti che sono intervenuti, non di parte soggetti che ragionano su come creare un'economia attorno al vasto patrimonio pubblico immobiliare - alcuni esperti ci segnalano che, per riequilibrare il reddito degli investitori rispetto a quello che tendenzialmente forniscono gli edifici pubblici o comunque gli edifici condizionati da una funzione pubblica, non resta altro che svalutare gli immobili medesimi, in modo che il reddito percentualmente rispetto all'investimento tenda ad alzarsi. Questo è uno dei ragionamenti che, per esempio, adottano altre istituzioni regionali, pensando di costituire società di gestione; anche se, per la verità, non le sottopongo come un elemento risolutivo di tutti i dubbi che nascono da questa sperimentazione.
La terza ed ultima questione riguarda il problema degli immobili da destinare a questo tipo di investimento o di utilizzazione. Già in I Commissione, con il collega Ronzani - ma era stata una valutazione anche dell'Ufficio di Presidenza - avevamo chiesto che venisse esclusa da questa "cartolarizzazione" perlomeno la sede del Consiglio regionale, che non dovrebbe rischiare di trovarsi ad avere una forte appetibilità, che potesse essere elemento di un demanio necessario e quindi indisponibile del patrimonio regionale. Tuttavia, rispetto all'attuale impostazione della legge, considereremmo importante non tanto il mantenimento della competenza decisionale in capo al Consiglio regionale su una partita che per sua natura è di esecutivo, ma, quanto meno, la decisione del Consiglio regionale su quelli che sono gli elementi immobiliari da conferire a questo tipo di disponibilità.
Questo comporta automaticamente, Assessore, che per noi sia significativo uno degli emendamenti, che poi illustreremo, riguardante proprio la costituzione da parte del Consiglio dell'elenco dei beni conferiti a questo esercizio di attività immobiliare e finanziaria, alla cartolarizzazione. Questo è particolarmente significativo; naturalmente, il seguito richiede, da parte del Consiglio, un'attività di controllo. Qui siamo nel campo di un'impostazione che va replicata per tutto il rapporto che esiste tra Giunta e Consiglio, conferendoci e competendo al Consiglio un'attività di controllo quanto meno necessaria su una partita di questo genere.
Per la definizione del nostro orientamento aspettiamo la risposta ai dubbi e agli elementi di perplessità che abbiamo esposto, e che abbiamo tradotto per una parte in emendamenti che illustreremo successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi abbiamo discusso a lungo in Commissione, e da tale discussione è emersa la nostra ostilità al provvedimento.
Ora c'è una premessa che viene fornita, in quanto si dice che questo provvedimento è l'attuazione di una legge già esistente, e che quindi dà la possibilità di farlo.
Le leggi esistono e devono essere valutate, soprattutto quando non implicano un'applicazione automatica, ma una possibilità. Quindi, c'è una legge che dà una possibilità, ed è una possibilità che non deve essere attivata automaticamente. Noi pensiamo sia un errore attivarla, soprattutto in questa forma.
Siamo di fronte ad una situazione in cui il pubblico esce da molte attività importanti (pensiamo a molti servizi, quali i trasporti, la gestione rifiuti, ecc.). C'è la tendenza ad abbandonare la presenza del pubblico in servizi fondamentali ed essenziali. E' un errore privatizzarli e le esperienze che ci hanno preceduto dovrebbero portare ad una riflessione.
Pensate a quanto è avvenuto in Inghilterra sui trasporti, a quanto sta avvenendo negli USA per quanto riguarda la gestione privata dell'energia (una delle più grandi società americane di gestione dell'energia sta fallendo in questi giorni, con un danno alla collettività e a tutti coloro che hanno investito). Nonostante questo, i dogmi della privatizzazione vanno avanti.
Però c'è una contraddizione: mentre si fanno questi processi, la Giunta ci propone di entrare nel campo dell'intermediazione finanziaria.
Come dice la stessa relazione - "il fondo mobiliare è un prodotto finanziario da collocarsi sul mercato del risparmio. L'attività degli esperti indipendenti deve basarsi su parametri di valutazione essenzialmente legati alla redditività sia istantanea che potenziale" - si tratta di un puro prodotto finanziario, cioè usciamo da settori importanti ed entriamo nelle operazioni di Borsa e di intermediazione finanziaria.
Credo sia una contraddizione non da poco, perché mentre si fanno operazioni in settori che riguardano molto più il sociale, qui si propone di entrare in operazioni di intermediazione finanziaria.
Mi si dirà che è un processo di privatizzazione del patrimonio della Regione. No, non è quello, perché lo nega, dicendo "non facciamo quello facciamo una società su cui manteniamo comunque il controllo".
Sappiamo che il mantenimento del controllo potrà poi sfuggire, potrà essere ripensato successivamente, ma intanto allo stato attuale ha queste caratteristiche. Questo è il primo motivo della nostra opposizione.
Pensiamo che la Giunta e gli Enti pubblici dovrebbero essere molto più attenti a gestire altre parti dell'economia, soprattutto quelle legate ai servizi, che non a buttarsi nel settore dell'intermediazione finanziaria che può anche essere considerata speculazione finanziaria.
Dietro a questo credo ci sia un fenomeno, una decisione di dismissione del patrimonio in modo surrettizio. Finora potevamo avere una dismissione del patrimonio, però andava valutata e discussa attentamente caso per caso.
Così invece si affida ad altri la decisione, a chi gestirà questo fondo.
Mi si può dire che non è così, perché manteniamo ugualmente il controllo; però se guardiamo cosa avviene nella sanità, dove negli ospedali si permettono di fare delle operazioni di privatizzazione, mantenendo il 51% per il momento, vediamo che, una volta che si affida ad altri la gestione, si affida una serie di poteri che possono portare a valutazioni che magari non sarebbero condivise da questo Ente.
Per quanto riguarda il nostro patrimonio, sarebbe stato più serio fare una valutazione di quello che serve e quello che non serve, decidere una forma di alienazione di quello che è ritenuto non utile, una forma di alienazione che non facesse rimettere alla Regione, ma non individuare questa strada che mi pare molto più rischiosa, perché butta tutto nel calderone, o quasi tutto, e affida ad altri le decisioni.
In più, con le modalità che ricordavo prima, ci sarà anche la necessità di fare rendere questi fondi; la Regione magari può essere meno attenta a questo, però se chiediamo a qualcuno di investire decine e centinaia di miliardi, costoro l'interesse ad una resa ce l'hanno.
Per quanto riguarda la resa degli immobili, ad un certo punto possono essere rivalutati sulla base del prezzo medio di mercato - quindi in modo contabile - per cui quel valore si gonfia. Come le azioni, che si comprano a 1.000 e poi arrivano a 3/4.000, però finche non si analizzano non funziona, perché possono improvvisamente crollare e finire male.
Per quanto riguarda le questioni immobiliari pensate alle aree di Tokyo che, ad un certo punto, valevano cifre incredibili; le banche che hanno investito sono ancora oggi in sofferenza rispetto a chi ha valutato quei patrimoni al massimo livello. Quindi, ad un certo punto, ci sarà la tentazione di vedere quell'utile realizzato e sarà attraverso la vendita quindi la vendita delle code più appetibili e più vendibili, che non è detto che siano le più utili da vendere. Quindi, ci toglieranno una possibilità di decidere. Oppure renderanno più gradualmente nel tempo perché chi occupa quei palazzi paga dei buoni affitti.
Sinceramente non riesco a capire. L'Assessore ha cercato molte volte di spiegarmi che per noi c'è un guadagno; io non sono mai riuscito a capirlo: sarò testone, ma sono anche abbastanza attento. Non sono mai riuscito a capire come, alla fine, si guadagna. Mi si può dire "perché attualmente vengono gestiti male". Posso prendere in considerazione una valutazione di questo tipo, ma, in questo caso, si potevano trovare altre forme più agili di unificazione e di gestione del patrimonio, magari decidendo di non tenere alcune parti, con una struttura meno pesante di questa, perch costosa.
Cominceremo a mettere in campo una bella attività, un bel "business" perlomeno per chi deve valutare il valore degli immobili. Pagheremo gli esperti che dovranno svolgere quel lavoro, i Consigli di amministrazione ecc. metteremo in piedi una bella struttura pesante che costerà e andrà mantenuta al di là del rendimento che deve dare quel fondo.
In fase di discussione riprenderò i punti più specifici.
Per queste e altre ragioni che illustrerò successivamente, siamo contrari. Tuttavia esamineremo la legge attentamente per evitare che "esca" nel modo peggiore possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Volevo trattare questo tema in riferimento ad una questione che è stata discussa nella riunione della maggioranza di ieri e in merito alla quale il Presidente svolgerà una comunicazione.
Mi riferisco al rapporto che si pone tra il disegno di legge della Giunta regionale e il palazzo unico della Regione. In qualche maniera, un nesso c'è. Dalle note giornalistiche, mi pare che ci sia la scelta di indietreggiare, di riflettere, di fermarsi. Dalle comunicazioni che sono state date ai giornali - non so se interpretazioni di qualche collega critico nei confronti dell'Assessore Burzi - mi pare sia emerso che, in qualche maniera, la questione del palazzo unico venga per un attimo fermata, c'è una riflessione. Mi chiedo come la questione del palazzo unico si ponga con questo disegno di legge, relativamente ad interventi in materia di fondi immobiliari chiusi. Compiamo un'operazione già effettuata da altre Regioni, mi pare che quello dei fondi immobiliari sia uno strumento già applicato, che ha dato dei risultati.
La Regione realizza, con fondi propri, un suo palazzo: In realtà bisogna vedere se il palazzo potrà essere realizzato: da quanto mi risulta, e il Presidente lo sa, il Piano regolatore non consente di realizzare quel palazzo così come è stato progettato e pubblicizzato. Occorre prima procedere con una variante al Piano. Quel palazzo è stato progettato senza che il Piano Regolatore lo consentisse. E' come se lei, Presidente, dicesse ad un professionista: "Realizzi il progetto in un'area agricola del Comune di Chieri, perché sono sicuro che il Comune cambierà la destinazione da agricola a residenziale". Il Presidente sa che contano le leggi, le delibere, ma non le parole. Fare una variante vuol dire trovare altra cubatura, trovare altre risorse, pagare i diritti edificatori, ecc., il che vuol dire decine di miliardi (discuterò di questo tema, perché mi sembra il tema centale, quando presenterò un'interrogazione).
Mi pongo il problema di come la questione dei fondi immobiliari si pone rispetto al palazzo unico. Che cosa significa la possibilità, prevista nella legge, che la Regione Piemonte ceda, oltre alla proprietà, anche alcuni diritti reali? A cosa si riferisce la possibilità di cedere ceduti diritti edificatori? Sono domande che rivolgo al Presidente. Se c'è la possibilità di aggiungere i diritti edificatori, quali sono? Che significato ha? Come si pone il problema della cessione dei diritti edificatori, proprio nel momento in cui si discute del palazzo unico della Regione Piemonte? L'interrogativo è questo: come la questione si intreccia con il palazzo unico della Regione.
La seconda osservazione è di questo tipo (faccio delle osservazioni molto semplici). Sarebbe interessante capire qual è il risultato finale di questa operazione dei fondi immobiliari. Parlo di risultati in termini economici. Mi sarei aspettato - e sarebbe stato logico e utile per tutti i Consiglieri - un ragionamento di questo tipo: oggi gestiamo i nostri immobili in questa maniera, abbiamo questo costo di gestione, passiamo ad un'altra modalità di gestione dei nostri fondi. Passiamo ad una modalità diversa che vuol dire, per la Regione Piemonte, pagare un affitto altrimenti il fondo non sarebbe redditizio per i risparmiatori. Che cosa cambia? Quale vantaggio economico presenta il passaggio dal sistema attuale a quello dei fondi immobiliari? Bisogna dimostrare che l'operazione rende.
Mi sembra logico: quando si fa una scelta bisogna dimostrarne la convenienza economica. In questo caso, la convenienza economica non c'è. Si dice: "La legge lo consente, noi lo facciamo". Non mi sembra una giustificazione, questo è uno strumento che deve consentirci di fare alcune operazioni, di avere dei fondi e delle risorse. Nel caso in cui l'operazione sia conveniente, bisogna capire quale impiego avranno le risorse ottenute dalla cessione del nostro patrimonio. Saranno utilizzate per investimenti o per spese correnti? Da quello che ho letto, da quello che ho capito, non c'è un'indicazione. Allora, dal momento che non c'è alcun limite mi chiedo, e lo chiedo al Presidente Ghigo, se ha senso la possibilità di utilizzare il risultato dell'operazione dei fondi per le spese correnti, per l'indebitamento in generale. Se le risorse ottenute da questa operazione possono essere utilizzate per l'indebitamento in generale, non mi pari che sia un esempio di buona amministrazione perlomeno nei termini classici, soprattutto quelli di tipo liberale, dove il patrimonio e le risorse del patrimonio sono utilizzati per altri investimenti.
Dico questo perché nella relazione, in prima pagina, è indicato in modo esplicito: "Creazione e disponibilità finanziaria destinata a nuovi investimenti o alla riduzione del debito complessivo". Ha senso cedere del patrimonio - sostanzialmente si tratta di questo - per la riduzione del debito complessivo? E' un quesito sul quale deve esserci una risposta.
Un'altra osservazione è la seguente: le modalità con cui la Regione Piemonte intende rapportarsi con la società di gestione del fondo. L'art.
2, al comma 3 e 4, recita: "La Giunta regionale è autorizzata a sottoscrivere azioni di società di gestione del risparmio. La gestione dei fondi immobiliari è affidata, di preferenza, a detta società". Inoltre: "Nel caso in cui la Giunta decida di non avvalersi del dettato del comma 3 può individuare società di gestione attraverso una gara pubblica". Qui viene data un'ampia possibilità: non è forse più utile, più trasparente prevedere soltanto ed esclusivamente la possibilità di ricorrere ad una gara pubblica? Ripeto, una gara pubblica? Mi sembrerebbe molto più logico anziché prevedere e riconoscere alla Giunta le due possibilità. Qualche parola in più sulla società di gestione dovrebbe essere spesa. Qualche indicazione più precisa dovrebbe essere data proprio perché noi siamo un Ente pubblico.
Leggo poi nella relazione - la volta scorsa non ero presente e chiedo scusa che sono stati previsti 650 milioni per l'attuazione del disegno di legge per - così viene detto - "attività preparatorie necessarie all'attuazione del disegno di legge": ripeto 650 milioni. Credo che si tratti di fare una stima del valore degli immobili da conferire nel fondo, e allora qui mi sovviene un altro ragionamento che purtroppo fa riferimento alla mia passata esperienza di Consigliere regionale. Quanti inventari e quanti censimenti sono stati fatti dalla Regione Piemonte sui propri immobili? Quanti? Quando si iniziò a parlare di questi temi ricordo che addirittura la Giunta Brizio fece fare degli inventari, dei censimenti sul proprio patrimonio perché anche allora si parlava di fare una sede unica. La stessa cosa fece fare l'Assessore Burzi quando si trattò del Global Service addirittura con una modalità molto strana: fu un censimento fatto dopo l'affidamento del Global Service.
Pertanto, di censimenti e inventari ne esistono. Mi chiedo quindi che senso abbia spendere ancora 650 milioni per un altro censimento, per un altro inventario. E' mai possibile che si debbano fare sempre censimenti e inventari? Terza e ultima questione, così mi avvio alla conclusione. Mi chiedo come si pone la cessione degli immobili di proprietà della Regione rispetto all'altro obiettivo che mi sembra abbandonato e cioè quello del Global Service. Se capisco bene, il Global Service era una modalità di gestione del nostro patrimonio in modo integrato. Con la gestione del nostro patrimonio da parte dei fondi immobiliari credo che la gestione competa non più alla Regione Piemonte bensì alla società di gestione alla quale la Regione pagherà un affitto. Quindi, l'altro interrogativo è come questa questione si lega con l'altra decisione che assumemmo in modo contestato la volta scorsa intorno al Global Service.



PRESIDENTE

L'ultimo intervento programmato è quello del Consigliere Chiezzi, che ha pertanto facoltà di intervenire.



CHIEZZI Giuseppe

Finalmente discutiamo in aula questo disegno di legge in materia di fondi immobiliari chiusi.
Per parlare in modo da farsi capire anche al di fuori degli addetti ai lavori, è un disegno di legge che tratta il problema di dare una risposta al seguente quesito: come trattiamo le proprietà immobiliari della Regione Piemonte? Continuiamo a conservare la proprietà, così com'è oggi, di questi nostri beni (palazzi e quant'altro)? Oppure la Regione Piemonte rivede il modo di essere di queste sue proprietà e apre altre strade? A nome dei Comunisti Italiani, esprimo un parere contrario dal punto di vista ideologico, culturale e strategico a questa proposta, perché, pur depurata da tutti i tecnicismi, da tutte le parole scritte nella relazione al di là di tutti questi tecnicismi e marchingegni finanziari, la grande scelta che sta dentro questa ipotesi di fondi immobiliari chiusi è quella di rendere la Regione Piemonte protagonista di attività di speculazione immobiliare! Il discrimine è solo lì! Poi, per carità, gli daremo delle "aggiustate", e dietro questa contrarietà di fondo ideologica cercheremo come abbiamo fatto dove abbiamo responsabilità di governo e dove eventualmente questa strada è stata percorsa, di temperare questo elemento però la svolta importante nel comportamento dell'Ente pubblico sta lì: oggi l'Ente pubblico non è attore di alcun intervento finalizzato alla speculazione immobiliare; d'ora innanzi, se questo disegno di legge passa l'Ente pubblico sarà indotto nelle proprie politiche a ricavare dagli immobili, che cosa? Un profitto? No, perché gli immobili non danno profitto; sarà tentato e indotto a ricavare dagli immobili una rendita! Sappiamo che la rendita immobiliare è un parassita che inquina le regole dell'economia produttiva. La rendita immobiliare non ha alcun rapporto con il capitale fisso, con il capitale mobile, con i mezzi di produzione, con un mercato distributivo, con una forza lavoro: non ha assolutamente quegli elementi di connessione all'economia reale che anche in un regime di mercato regolano la stessa, secondo conti molto stretti (costi, profitti capitalizzazioni). No! La rendita è una droga economica che consente di realizzare guadagni cartacei, nati dal nulla, o perlomeno nati da investimenti altrui, nel giro di un battibaleno, nel giro di un cambio di destinazione d'uso di un Piano Regolatore! Purtroppo, in Italia la rendita immobiliare non è ancora regolata in alcun modo, manca la legge sull'uso dei suoli che quasi tutti gli altri Paesi d'Europa hanno e allora è un terreno di caccia molto praticato da tutti coloro che detengono proprietà di suoli e di fabbricati perch possono disporne nel modo che credono anche evitando fastidiosi rapporti di correttezza con il Fisco.
Bene, nel mondo della speculazione immobiliare, che in questi anni almeno dal Dopoguerra, avrebbe dovuto trovare una regola che inducesse tutti, pubblici e privati, a pagare almeno le tasse sulle rendite immobiliari parassitarie e spesso occultate, per responsabilità di chi ha governato questo Paese negli ultimi cinquant'anni e oggi per responsabilità del Governo Berlusconi, che, di certo, non si pone nemmeno il problema che altri si erano posti, invece di portare il settore del mercato degli immobili e dei suoli a individuare regole tali da consentire all'interesse pubblico di avere una qualche partecipazione a seguito delle operazioni immobiliari, si dice: "Bene, facciamolo anche noi! Perché solo il privato deve prendere un edificio, mandare via gli inquilini a basso reddito e trasformare quel palazzo in un palazzo per uffici? Perché deve farlo solo il privato? Facciamolo anche noi! Se prendiamo un palazzo che ha vecchi affitti, abitato da persone in condizioni economiche, e spesso anche di età, molto svantaggiate o deboli, cosa ne facciamo di quel palazzo?". Così dice la Regione Piemonte con questo disegno di legge: "Pian pianino, questo palazzo lo consegneremo ad un fondo che dovrà trarre da quella proprietà immobiliare una rendita".
Cosa dovrà fare il fondo immobiliare per ottenere una rendita e un guadagno da un palazzo affittato a famiglie di ultrasettantenni, magari con un'unica pensione? Il fondo immobiliare si attiverà in modo che queste famiglie, per cause naturali o per altre cause, si spostino e vadano a dormire da qualche altra parte e trasformerà il palazzo in un palazzo per uffici, lo venderà, magari l'Assessore Burzi chiederà una variante al Piano Regolatore, così avremo anche il grattacielo! Il Gruppo dei Comunisti Italiani, ma dovrebbe pensarlo tutta la sinistra in generale, considera davvero un fatto contro natura l'ipotesi di consegnare, nel patrimonio di attività di un Ente pubblico, l'acquisizione di una rendita immobiliare.
Tutta la sinistra, il centrosinistra, e non solo i Comunisti Italiani dovrebbe battere un colpo su questo tema che vede concludere un percorso di rinuncia ad ogni possibilità di governare il regime dei suoli e controllare le rendite urbane; in quel caso, la speranza che sulle questioni fondamentali ci sia un punto di vista di sinistra ampio e capace di creare un'alternativa alla maggioranza, continuerebbe ad esistere. Io spero in questo, altrimenti si invogliano gli Enti pubblici a cercare di fare soldi dismettendo il proprio patrimonio, collocandolo in modo che dia rendite a breve. Ci inseriamo, cioè, in un'attività economica che nulla ha a che vedere con l'interesse generale, perché l'acquisizione delle rendite urbane è un fatto puntuale, di interesse economico puntuale, di un determinato soggetto. Ogni proprietario immobiliare chiede e lavora affinché il proprio immobile venga valorizzato. L'interesse pubblico dovrebbe avere, invece delle politiche tali per cui gli interessi che ciascuno di noi può avere che sono il nostro capitale immobiliare - subiscano un arricchimento legato non a qualche tipo di investimento, ma semplicemente al gioco delle rendite. Dovrebbe esserci un interesse generale che regoli tutto ciò, ma l'interesse generale sono gli Enti pubblici, la Regione Piemonte, i Comuni.
Se la Regione Piemonte si mette a fare lo stesso gioco, vuol dire che noi nel governo del territorio, oltre ad avere le tensioni che giustamente ciascun diritto di proprietà mette in campo nel momento in cui le città si trasformano, abbiamo le tensioni di una decisione nostra, che nessuno ci ha chiesto e che è la decisione di fare soldi attraverso i cambiamenti di destinazione d'uso immobiliare, quindi attraverso gli sfratti e le concentrazioni di valore economici in certi punti, solo perché lì c'è un nostro fabbricato, che vogliamo venga trasformato in uffici, perché solo in quel modo riusciamo a trarne un profitto.
Concludo dicendo che ho presentato un emendamento che si propone di temperare i guasti che una scelta di questo genere produrrebbe nella capacità della Regione Piemonte di lavorare e gestire secondo interessi generali e non secondo interessi speculativi.
Volendo intraprendere quella strada, l'emendamento propone che venga escluso, dall'ipotesi di consegna dei beni ad un soggetto che deve speculare, il diritto di proprietà dei suoli. Se lo ritenete opportuno consegnate quello che credete, ma escludiamo di consegnare il diritto di proprietà dei suoli ai fondi immobiliari chiusi.
Nel prossimo intervento - permettendo il Presidente - farò anche un esempio concreto. Grazie.


Argomento:

Saluto agli alunni e insegnanti della Scuola elementare "Casalegno" di Torino


PRESIDENTE

Salutiamo gli alunni e gli insegnanti della Scuola elementare "Casalegno" di Torino, che ci hanno fatto visita questa mattina.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Proseguimento esame disegno di legge n. 164: "Interventi in materia di fondi immobiliari chiusi" (richiesta rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione sul disegno di legge n. 164.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, sulla questione ha parlato, per il nostro Gruppo, il Presidente Riba.
Ritengo - dopo aver ascoltato il collega Chiezzi, che, come sempre, fa ragionamenti dotati di grandi argomenti - non sia giusto affrontare la questione della costituzione di fondi immobiliari chiusi con un atteggiamento di critica pregiudiziale, lo strumento del fondo in sé. Non lo dico soltanto perché mi risulta che anche altre Regioni, come la Toscana o l'Emilia, si sono dotate di strumenti come questo, ma perché mi pare sia giusto affrontare la discussione nel merito, così come hanno tentato di fare i colleghi Riba e Saitta.
Naturalmente, il problema posto dal Consigliere Chiezzi, cioè il rischio che si realizzino forme di speculazione, è un pericolo sempre presente, ma è un pericolo che l'eventuale costituzione di un fondo immobiliare chiuso non aumenta e non riduce. Questo problema esiste ed è un problema che la politica deve risolvere con regole e strumenti. Penso, ad esempio, al significato, al peso e al ruolo della politica urbanistica su questo versante.
Credo, pertanto, che la discussione vada affrontata nel merito e che la proposta di legge della Giunta vada discussa valutando l'articolato, così come è stato presentato. Diventano fondamentali, allora, i beni che devono essere conferiti al fondo, oppure no, e il collega Saitta ha affrontato questi aspetti.
Ho visto che nella legge vengono esclusi i beni di proprietà del Consiglio, ma ritengo che non ci si possa fermare lì. Abbiamo presentato un emendamento che rafforza i beni che non possono, in ogni caso, essere conferiti al fondo immobiliare chiuso. Viceversa, la discussione va fatta sui beni che vanno conferiti e sul ruolo del Consiglio regionale, perché i beni vanno conferiti nel quadro di una politica immobiliare.
E' evidente che questa politica non può che essere discussa in una sede propria. Una sede propria è sicuramente quella del Consiglio regionale che deve decidere non solo gli indirizzi, ma anche capire in che modo esercitare una funzione di controllo su tutta la materia.
Inoltre, è importante capire il ruolo - diceva il Consigliere Saitta, e io sono d'accordo - della società.
Ultima questione. Perché facciamo questa politica? Per fare cassa? Spero di no! C'è un punto che va discusso nella proposta di legge della Giunta. Guai se noi realizzassimo l'eventuale redditività - poi dirò una parola al riguardo - per ripianare il disavanzo della Regione. Deve essere chiaro il principio che questa redditività, cioè le risorse di una gestione accorta degli immobili, deve essere utilizzata per fare, ad esempio, una politica di investimenti a livello regionale. Questo è un punto di discrimine non secondario, colleghi! Vorrei che la discussione vertesse su questo non contestando pregiudizialmente l'idea stessa di costituire un fondo immobiliare chiuso.
I Consiglieri Saitta e Chiezzi, anche se in modo diverso, hanno posto un problema che, secondo me, Assessore Burzi, vale la pena di risolvere in via preliminare.
Da quando abbiamo incominciato a discutere il provvedimento sono passati alcuni mesi, abbiamo l'esperienza di altre Regioni che si sono mosse in tale direzione. Noi sappiamo che, ammesso e non concesso che il Consiglio approvi il provvedimento, l'operazione sarà terminata tra due anni. Perlomeno questo venne detto dall'Assessore in Commissione quando abbiamo discusso il provvedimento.
Se così è, mi pare di non avere dubbi sul fatto che si debba poi entrare nel merito. Però, una discussione e una valutazione vanno fatte in via preliminare. Siamo in grado noi, oggi, di fare una valutazione, una stima? Ci sono dei costi di gestione che comportano tutta una serie di conseguenze. Siamo in grado di fare una valutazione sulla redditività presunta che una gestione corretta, accorta, trasparente di questo fondo può determinare? E' evidente che la giustificazione del fondo nasce se utilizzando e gestendo diversamente quegli immobili, sarà possibile ricavare delle risorse, quindi che il fondo abbia una redditività.
Credo che queste valutazioni, fatte dall'Assessore nei mesi scorsi siano preliminari. Siccome non sono ininfluenti rispetto al mercato, alla situazione economica del Paese e alla congiuntura che stiamo vivendo e ai tempi entro i quali pensiamo che debba essere operativo il fondo, non sarebbe male se in questa fase l'Assessore ci consegnasse una valutazione che io considero preliminare alla discussione di merito che seguirà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Ritengo che il provvedimento in esame vada rimandato in Commissione non perché siamo contrari in linea di principio alla costituzione di un fondo patrimoniale, ma perché, secondo me, il provvedimento manca di scheda tecnica. Noi non riusciamo a comprendere, così com'è impostato il provvedimento, la redditività, cioè il punto di arrivo del fondo stesso.
Mi pare di capire: io, Regione Piemonte, ho 500 miliardi di immobili li costituisco in un fondo, dopodiché - secondo quanto scritto nella relazione - posso avere una maggiore trasparenza nell'amministrazione pubblica e posso avere una serie di attività.
Sostengo, Assessore, che, in linea di principio, questo possa essere fatto, però bisogna avere un pizzico di creatività in più.
Nei beni regionali rientrano anche beni di carattere culturale, come Palazzo Lascaris. Cosa facciamo? Lo diamo fuori? E' vero che adesso ci sono dei provvedimenti che prevedono che i beni culturali possono essere gestiti anche direttamente da privati. Bisogna capire bene se lo scopo di questo provvedimento è quello di riqualificare l'immobile. Va bene l'aspetto della sicurezza, perché così non vengono fatti appalti azzardati che metterebbero a rischio una serie di situazioni, per noi può andare tutto bene, per bisogna capire qual è la finalità. Se la finalità è la riqualificazione dell'immobile, è la migliore utilizzazione della cosa comune da parte dell'Ente; se l'obiettivo principale è di ottimizzare i costi, allora noi possiamo essere d'accordo. In alternativa, mi sembra, a mio modesto avviso una speculazione abbastanza modesta. Di conseguenza, mi viene da dire: "Assessore, perché non pensa di costituire un'azienda energetica dove anziché pagare il prodotto che scalda il condominio a 1.300 lire al metro cubo, lei lo paga 300 lire; lei, in questo modo, sta guadagnando sui costi di gestione". Qui non si capisce bene, finirà sicuramente come in tutte le partecipazioni che ha la Regione, o che i libri sono da portare in tribunale o che le finalità non risultano quelle giuste e corrette.
Ripeto, il provvedimento può essere approvato, però deve essere accompagnato da una scheda tecnica dove si dica, a priori, quali sono i limiti di redditività. Anche perché emettendo delle obbligazioni, chi le ritira? Secondo me, se la relazione viene accompagnata da una scheda tecnica, affinché rimanga più facilmente comprensibile, anche da parte di tutti i colleghi, ritengo che noi, come minoranza, potremo, per la parte che ci compete, essere d'accordo. Il nostro obiettivo è quello del miglior godimento della cosa comune ottimizzando i costi.
E' azzardato fare soltanto delle ipotesi senza capire quali sono le redditività, chi deve gestire i fondi e qual è il ruolo della Regione!



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Burzi per la replica.



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Non è la mia una vera e propria replica, ma una sintesi veloce degli interventi che si sono susseguiti oggi più quelli che si svolsero in coda alla sessione ultima di Consiglio: alludo all'intervento del Consigliere Tapparo.
Voglio solo anticiparvi come intendo "muovermi" su questa legge.
Intanto, ricordo a tutti voi che questo disegno di legge giunge in Consiglio regionale oggi, ma è stato presentato da questa Giunta, o meglio, dalla Giunta Ghigo alla fine della scorsa legislatura. E' stato in Commissione - perfino il Consigliere Chiezzi lo ha detto - alcuni mesi, in realtà c'è stato per più di un anno. E' stato licenziato dalla Commissione il 24 aprile 2000 ed è in attuazione della legge n. 86/94.
L'ultima parte della relazione letta dall'Assessore Ferrero, all'epoca nominata relatrice della legge, dice: "Lo strumento proposto ha finora trovato scarsa attuazione sia da parte dello Stato che da parte degli altri Enti pubblici interessati. Ciò comporta la necessità di approfondire complessi aspetti di natura contrattuale, autorizzatoria, fiscale ed immobiliare che richiedono interventi specialistici in materia". Questo è un punto.
Questa legge nasce dal Governo e dalla struttura che volle proporla nel 1994 per rispondere non alla Regione Piemonte, ma, in senso complessivo all'Amministrazione pubblica - e mi pare che l'abbia ricordato un pezzo dell'intervento del collega Riba, poi ripreso dall'ultimo intervento del collega Ronzani - nell'ipotesi di creare nuove disponibilità finanziarie.
Questo pezzo è tratto praticamente, pari pari, dal dettato istituente la legge n. 86/94 e rappresenta una problematica che tutte le Amministrazioni pubbliche, intendendole in senso lato, si sono poste; allora (gennaio 1995) sono sicuro che fosse il Governo Dini, molto probabilmente il Ministro Ciampi, certamente il dott. Draghi, Responsabile del Ministero, che poi ha seguito la gestione iniziale di questa problematica di legge per una serie di anni.
Mi ricollego all'intervento del Consigliere Giordano. Non è che sono pregiudizialmente contrario a ritornare in Commissione: è che in Commissione ci siamo stati proprio - se mi è consentito dire - tanto; se poi il dibattito lo rendesse necessario, questa non è una legge politica nel senso più partitico del termine, ma una legge che tenta di trovare delle risposte al primo articolo, trovare nuove disponibilità finanziarie definendo per relazione che questo è difficile, tant'è vero che - collega Saitta, a meno che le mie informazioni non siano del tutto aggiornate, ma può essere - al momento mi risulta che nessun fondo regionale sia operativo e che la Regione Toscana abbia una legge - non so neanche dire se la legge è già stata finalizzata, comunque una legge c'è - e che la Regione Emilia Romagna ed altre si stiano attivando su questa materia.
E' una legge difficile e non è affatto da escludere che gli approfondimenti siano indispensabili - l'abbiamo detto più volte in I Commissione - perché questa non è una legge che definisce che cosa faremo quanto faremo e come, ma definisce un percorso autorizzativo all'interno del quale devono essere fatti gli approfondimenti, le valutazioni indispensabili; tra l'altro, ciò perché la legge obbliga in tal senso, non soltanto perché qualcuno le vuole fare né tanto meno duplicare, ovviamente relazionandone nella sede di competenza per poter verificare se questo strumento è applicabile allo scopo di trovare risorse finanziarie. Dal che Consigliere Chiezzi, se ne evince un passaggio comunque iniziale. Qui vi è un'ipotesi di dismissione, su questo non c'è alcun dubbio. Poi se sulla dismissione del patrimonio o di una parte del patrimonio, quale e con che modalità, con che valutazioni - almeno una parte, sia ben chiaro - non c'è convenienza, non c'è condivisione, non si fa; ma l'ipotesi - peraltro, lo dice la legge, quindi non devo inventare delle cose che la legge già esplica - prevede che almeno il 60% delle quote del fondo (così dice la legge nazionale) devono essere offerte sul mercato del risparmio. Può darsi che non si riesca ad arrivare alla costruzione del modello che consenta che ciò venga creato, che vengano fatti gli altri passaggi e che si arrivi a conclusione, ma non è questo l'oggetto del contendere.
Rispetto ad altre analisi, per esempio quelle che ipotizzava in maniera ideologica il Consigliere Chiezzi, non è possibile immaginare che il patrimonio dell'edilizia agevolata sia oggetto di questo, perché a priori giusto o sbagliato che sia - non offre le condizioni minime di reddito (per scelta, ciò è evidentemente escluso) perché questo avvenga.
Credo dunque che la logica non sia rispondere in questa fase, dopo la discussione generale, all'insieme degli interrogativi, su parte dei quali evidentemente si potrebbe rispondere subito; tra l'altro, si era deciso di interrompere alle ore 13.00. Io chiederei una modalità diversa, se posso perché ho visto che è stata presentata una serie di emendamenti (peraltro ne anticipo uno sulla finalizzazione degli investimenti); magari ce ne sono diversi; ne vedo uno, presentato dal Consigliere Tapparo, che dice testualmente: dopo la parola "finanziarie", aggiungere le parole "destinate al finanziamento degli investimenti a seconda delle norme previste dal D.lgs. n. 25, nonché la riduzione del debito complessivo". Se arriveremo alla fase di discussione della legge, quest'ultimo lo accetterò, sia esso presentato dal Consigliere Tapparo o da altri.
Tranquillizzo tutti: oggi, in questo momento - e discutiamo della legge oggi perché è avvenuto oggi, ma poteva avvenire sei mesi fa, un anno fa o potrà avvenire tra sei mesi - l'indebitamento della Regione è di 1.688 miliardi. Noi abbiamo, in questo momento, sulla legge finanziaria in esercizio, 1.550 miliardi di investimento previsti sul 2002, che è il pluriennale di quest'anno (diventerà poi l'anno operativo di bilancio) quindi, l'obiettivo è quello che vengano destinati a investimenti e quand'anche vi fosse la riduzione del debito, il debito attuale - l'ho appena detto - è tutto finalizzato agli investimenti.
Quindi, evidentemente l'unica logica possibile per immaginare secondo una modalità diversa - come ha detto correttamente il Consigliere Ronzani le dismissioni del patrimonio, qualunque esse siano, questo Consiglio le ha già esaminate; c'è una legge, che mi pare sia dei primi mesi del 1995, in cui questo Consiglio deliberò su una lunga lista di immobili - non ricordo quando, ma mi pare una legge presentata alla fine della legislatura precedente e poi votata, Assessore Gallarini - che definiva una serie di immobili di allora non strategici - mi si passi il termine - per il patrimonio immobiliare, e quindi se ne consentiva la cedibilità, fatte salve le regole di cessione degli stessi.
Mi sembra di poter dire che nessuno di quegli immobili è stato ad oggi ceduto, probabilmente perché non se ne sono presentate le condizioni di cedibilità; però, già allora, il problema si pose e già allora - perch sono andato a leggere le discussioni che avvennero - si poneva il problema di cedere parte del patrimonio non ritenuto strategico per finalizzarlo allo sviluppo.
Altre Regioni hanno già legiferato su questo tema e anche su temi molto più difficili. La Regione Lazio, sia durante il governo Badaloni e successivamente con il governo Storace - li voglio citare, perché i problemi di questa natura sono oggettivamente indipendenti, a mio avviso dalla colorazione politica delle Regioni, visto che il problema è il reperimento delle risorse finanziarie - dapprima tentò di legiferare in proposito. A Badaloni la legge approvata venne respinta dall'organo di controllo di Governo; invece, attualmente, la stessa legge è stata ripresa e "passata", prevedendo la cessione, secondo un meccanismo applicativo previsto dalla legge, parte del patrimonio della sanità (e non soltanto quello definito tecnicamente indisponibile), per poterlo utilizzare come risorsa finanziaria per il fabbisogno - in quel caso, in quella Regione del debito sanitario o delle necessità della sanità.
Allora, pur rendendomi conto di non aver risposto a tutte le domande (ma l'ho detto in anticipo, non era questo l'obiettivo), chiedo ai colleghi se ritengono, in riapertura di sessione, di rappresentarmi le linee emendative che sono già state suggerite e molte delle quali - lo anticipo non potranno essere esaurite da una replica immediata, perché avrò bisogno di vederle in sede tecnica. Questa non è una legge emendabile in via politica. E' una legge su cui anche le richieste di emendamenti devono essere approfondite e, se fosse necessario, non sono contrario a priori ad un passaggio in Commissione - anche se mi sembra inutile essendoci stati due anni - in modo da poter dare in quella sede risposte puntuali a tutte le argomentazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Non vorrei che venisse dato per scontato che viene accettata, almeno da parte mia, la proposta dell'Assessore di partire subito con gli emendamenti. Credo che sia anche un diritto ottenere qualche risposta ogni tanto, se è una domanda attinente alle questioni che stiamo discutendo.
Altri colleghi ed io abbiamo chiesto che venisse definita, anche soltanto in termini generali, la sostanza dell'operazione in termini economici: io spero che almeno un'ipotesi sia stata fatta.



PRESIDENTE

Mi deve perdonare, Consigliere Saitta, c'è un Regolamento, c'è stata la discussione generale: o lei fa votare una proposta formale di rinvio in Commissione - capisco che lei non l'accetta - però la discussione generale è già chiusa, c'è l'intervento sui singoli articoli.



SAITTA Antonino

Poi interverrò in modo generale sui singoli articoli, non è un problema, si può ricorrere a tutto.
Se vogliamo fare discussioni serie, nel momento in cui si pongono delle questioni, è logico aspettarsi qualche risposta in ordine alla questione economica: qual è il patrimonio, qual è la dimensione, il vantaggio dell'operazione? La risposta è stata: "No, lo discuteremo dopo". Ha senso procedere in questa maniera? Dopodiché, se l'Assessore vuole rispondere, è chiaro che gli strumenti ci sono. Nel senso che discutiamo in termini generali sull'art. 1 e ritorneremo sulle singole questioni. Cioè, porre delle questioni precise non è banale, e mi pare di non aver posto questioni banali insieme agli altri colleghi.



PRESIDENTE

Mi scusi, non ho detto che le sue questioni sono banali, ci mancherebbe altro! Semplicemente, la discussione generale è chiusa, c'è stata la replica dell'Assessore, c'è da discutere l'articolato e, come sempre succede - la ringrazio per aver posto il problema - si prosegue nella discussione.



PRESIDENTE

GIORDANO Costantino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Vorrei porre fuori microfono una domanda all'Assessore.



PRESIDENTE

No, fuori microfono no.
Nel pomeriggio inizieremo l'esame dei singoli articoli.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Giordano)



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Ringrazio il Presidente e l'Assessore.
Effettivamente, se ci date la possibilità, anche un'ora o due in Commissione, volevo parlare per il mio Gruppo con il Consigliere Saitta.
Vogliamo cercare di capire l'operazione che stiamo andando a fare.
Sono convinto che l'Assessore abbia i dati, perché è in grado di dirci qual è il valore complessivo, quali sono i costi straordinari degli immobili, quali sono i costi ordinari, quali sono i costi dell'ICI. Alla fine, arriva con una scheda molto semplice a dire: "Attenzione che i margini di servizio previsti su questa operazione sono questi". Sono convinto che li abbia, non è che deve stare due anni, chiedo scusa Assessore, perché se lo si porta in Commissione e nessuno lo tocca, lo si lascia lì ad invecchiare. No, noi vogliamo capire un po' meglio il provvedimento. Se con quattro cifre ci fa capire in che modo arriviamo al dunque, lei avrà anche la nostra disponibilità. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Ho seguito con molta attenzione la replica dell'Assessore, che mi pare abbia un filo conduttore. Sostanzialmente, ha detto che questa legge non è emendabile o, perlomeno, che l'accettazione degli emendamenti necessita di un supporto tecnico da parte degli uffici.
Proporrei al voto dell'aula, se è consentito dal Regolamento, la sospensione della trattazione del punto, al di là delle posizioni del Gruppo...



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio (fuori microfono)

Nemmeno per idea!



CONTU Mario

Rimando eventualmente ai necessari approfondimenti tecnici.



PRESIDENTE

La richiesta di sospensiva è presentata fuori termine.


Argomento: Questioni internazionali

Iscrizione all'o.d.g. ed esame ordine del giorno n. 405 inerente a "Condanna a morte di ragazza madre nigeriana"


PRESIDENTE

Prima di aggiornare la seduta, chiedo all'aula di approvare, poiché si tratta di un documento sottoscritto da tutti, l'ordine del giorno n. 405 che impegna i Presidenti della Giunta e del Consiglio regionale a compiere tutti i passi istituzionali necessari nei confronti del Governo nigeriano anche tramite l'Ambasciata della Nigeria a Roma, per impedire la condanna di una madre nigeriana di trent'anni, senza marito, che, in base alla legge islamica, verrà lapidata a morte dopo avere allattato il suo bambino per 144 giorni.
Ovviamente, si sollecita una presa di posizione da parte di tutta l'assemblea con un successivo impegno dei Presidenti della Giunta e del Consiglio a compiere tutti i passi istituzionali necessari nei confronti del Governo nigeriano, anche tramite l'Ambasciata della Nigeria a Roma, per impedire che tale inaccettabile condanna abbia corso.
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame di tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso che Safya Hussein Tunger-Tudu, una ragazza madre nigeriana di trent'anni e senza marito, in base alla legge islamica verrà lapidata a morte dopo avere allattato per 144 giorni il suo bambino nella convinzione che questo fatto parla a tutte le coscienze civili e democratiche la lapidazione si configura come una ferita per tutta l'umanità ed è quindi doveroso un impegno fattivo affinché questa terribile pratica venga sconfitta e scompaia dalle pratiche umane valutato inoltre che è sul tema dei diritti delle persone che è fondamentale aprire un confronto culturale tra le conquiste del mondo occidentale e il resto del mondo ed è anche da una sede autorevole come questa che può nascere una battaglia di civiltà che non può che partire dalla concretissima difesa di una vita umana impegna il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio regionale a compiere tutti i passi istituzionali necessari nei confronti del Governo nigeriano, anche tramite l'Ambasciata della Nigeria a Roma, per impedire che questa inaccettabile condanna abbia corso".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.
I lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio alle ore 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.17)



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