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Dettaglio seduta n.15 del 12/09/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, mentre vi invito a prendere posto, approfitto anche per rivolgere a tutti un saluto dopo la pausa estiva.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Deorsola e Racchelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Gruppi consiliari

d) Variazione Gruppo Consiliare Radicali-Lista Emma Bonino


PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio ha preso atto che dal 1/8/2000 all'interno del Gruppo Consiliare dei Radicali-Lista Emma Bonino, il Consigliere Carmelo Palma ha assunto la carica di Presidente del Gruppo e il Consigliere Bruno Mellano quella di Vicepresidente.
Comunico inoltre che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, con deliberazione n. 150 del 26/7/2000, ha preso atto che il Consigliere regionale Vincenzo Tomatis ha aderito al Gruppo Centro per il Piemonte Popolari in qualità di "indipendente".


Argomento: Commemorazioni

e) Manifestazione di cordoglio per le vittime dell'alluvione in Calabria


PRESIDENTE

Colleghi, la tragedia che ha colpito la Calabria e il Comune di Soverato ci ha toccato tutti. Pensando d'interpretare il vostro stato d'animo, ho sentito, pochi minuti fa, il Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Caligiuri, e gli ho comunicato, a nome di tutta l'Assemblea, il nostro cordoglio.
Accogliendo la richiesta fattami da alcuni colleghi, ho convocato il Comitato di Solidarietà per mercoledì 20 settembre alle ore 15.30, per assumere le determinazioni e concordare eventuali interventi da concordare.



PRESIDENTE

Chiedo all'Assemblea di osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime della tragedia.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 68 presentata dai Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "Utilizzo di lavoratrici e lavoratori a tempo determinato"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 68, presentata dai Consiglieri Papandrea e Contu.
La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

L'interpellanza in oggetto si riferisce alle problematiche connesse alle modalità di utilizzo dei lavoratori a tempo determinato presso gli uffici della Regione Piemonte. I Consiglieri estensori affermano che negli uffici regionali vengono assunti dipendenti con contratti a tempo determinato, per periodi di un anno o anche superiori.
Il ricorso a tali lavoratori, sempre secondo i Consiglieri autori dell'interpellanza, sarebbe motivato da carenze strutturali di organico e non da esigenze temporanee, in quanto i lavoratori a termine, scaduto il contratto, verrebbero sostituiti da altri lavoratori a termine. Tale meccanismo, sempre a detta dei Consiglieri, sarebbe particolarmente scorretto soprattutto per quanto concerne i posti di lavoro ricoperti da 6a, 7a, 8a qualifiche, in quanto i lavoratori a tempo determinato vengono sostituiti proprio quando hanno appreso le nozioni utili per svolgere al meglio le mansioni loro affidate.
Tale utilizzo distorto dei lavoratori a termine si ripeterebbe poi ad ogni tornata di assunzione, determinando una minor efficienza dell'Ente anche in uffici "nevralgici" come quelli a supporto delle Commissioni del Consiglio regionale.
Inquadrato il problema in questi termini, e tenuto conto anche delle situazioni di "precariato" nella quale si trovano i suddetti lavoratori a tempo determinato, alcuni dei quali sono anche in possesso del diploma di laurea, sarebbe necessario, sempre secondo gli autori dell'interpellanza verificare la reale portata del fenomeno ed assumere tutte le iniziative per favorire il superamento del lavoro precario, intervenendo in tal senso anche presso gli altri enti locali.
Al fine di fornire elementi utili alla comprensione delle scelte organizzative dell'Amministrazione regionale in ordine alle vicende descritte nell'interpellanza, è necessario un sintetico richiamo alle disposizioni normative che hanno imposto stringenti vincoli alla determinazione degli organici, bloccando contestualmente le nuove assunzioni negli enti locali.
In primo luogo, è opportuno fare riferimento all'art. 3, comma 6, della legge 537/1993, con il quale si è ingiunto alle pubbliche Amministrazioni di rideterminare i propri organici in base ai posti coperti al 31 agosto 1993, stabilendo poi un sostanziale blocco delle nuove assunzioni, vietate perfino per coprire i posti resisi disponibili in base al normale turnover.
A tale disposizione hanno poi fatto seguito un certo numero di decreti legge, più volte reiterati (noti come decreti-Maroni), volti a contenere la spesa degli enti locali, anche mediante rigidi vincoli alle nuove assunzioni.
In questo quadro, la legge regionale n. 51/97 ha ridefinito le dotazioni organiche per i ruoli della Giunta e del Consiglio regionale sulla scorta dei vincoli innanzi delineati, prevedendo altresì che una consistente percentuale dei posti liberi (70% per la 8a qualifica, 60% per la 7a qualifica...) vengano coperti dai dipendenti mediante una serie di concorsi interni "a cascata", secondo il meccanismo descritto nell'art. 50 della legge regionale n. 51/97. Tale disposizione è stata poi integrata e modificata dalla legge regionale n. 29/98, mediante la quale si è stabilito che i dipendenti i quali, pur non vincendo i concorsi interni, hanno tuttavia conseguito l'idoneità alla qualifica, vengono inseriti in apposite graduatorie, valide per tre anni, utilizzabili per coprire una ulteriore percentuale dei posti resisi liberi. Occorre inoltre tenere conto degli effetti provocati dalle leggi regionali n. 33 e n. 39 del 1998 ( la legge n. 33 regolamenta le attività dei Gruppi consiliari e la legge n. 39 regolamenta gli Uffici di Comunicazione degli Assessori, della Giunta regionale e della Presidenza del Consiglio regionale) mediante le quali dopo aver superato i relativi concorsi riservati, sono stati inseriti nei ruoli regionali i lavoratori già in forza presso i Gruppi consiliari e presso gli Uffici di Comunicazione della Giunta, riducendo quindi ulteriormente i posti liberi, come definito dalla legge n. 51/97 della pianta organica, già comunque intaccati per soddisfare almeno alcune delle richieste di mobilità verso la Regione.
Risultano pertanto evidenti le ragioni per le quali con i piani occupazionali annuali si è potuto solo cercare di arginare alcune delle situazioni di emergenza indifferibili, come ad esempio quella creata dall'adempimento degli obblighi in materia di sicurezza del lavoro conseguenti all'entrata in vigore del D.Lgs. n. 626 del 1994 e s.m.i.
mentre non è stato possibile, se non in minima parte soddisfare tutte le esigenze di personale segnalate dai Direttori regionali.
E' parimenti noto che, nonostante le difficoltà innanzi tratteggiate gli Uffici hanno continuato a garantire la quantità, e soprattutto la qualità dei servizi erogati, facendo fronte con impegno anche alle sempre nuove e più gravose incombenze assegnate all'amministrazione regionale, per l'attuazione dei processi di decentramento e modernizzazione.
In questo quadro, tenuto anche conto dell'indubbio aggravio di responsabilità a carico dei Direttori e dei Dirigenti regionali, secondo il modello organizzativo delineato dal D.Lgs. n. 80/98, il reclutamento di lavoratori a termine è stato, ed è tuttora, uno strumento indispensabile per poter consentire il normale funzionamento di tutte le Strutture regionali. Le condizioni e le modalità di utilizzo del personale a tempo determinato sono stabilite dal Contratto Collettivo Nazionale di lavoro del comparto Regione-enti locali; in particolare, l'art. 16, comma 1, lettera d) che prescrive che per esigenze straordinarie possa essere assunto personale a termine nel limite di mesi sei. Il comma 8 dello stesso articolo prevede inoltre che "il termine del contratto a tempo determinato può essere eccezionalmente prorogato, con il consenso del dipendente, non più di una volta e per un tempo non superiore alla durata del contratto iniziale, quando la proroga sia richiesta da esigenze contingibili ed indifferibili e si riferisca alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato". Il comma 9 prevede infine che "in nessun caso il rapporto di lavoro a tempo determinato pu trasformarsi in rapporto di lavoro a tempo indeterminato." Dall'esame delle disposizioni ora citate, in correlazione con le osservazioni innanzi esposte, si desume agevolmente la concreta impossibilità, a normativa invariata, di procedere a qualsiasi convenzione di rapporti di lavoro da tempo determinato ad indeterminato; purtuttavia si concorda con la riferita esigenza di dare il giusto riconoscimento del servizio prestato presso gli uffici regionali a coloro i quali hanno ben operato a tempo determinato, nel caso in cui vengano banditi concorsi per il medesimo profilo professionale. Un primo esperimento in tal senso è già stato fatto in occasione del concorso per 56 dattilografe, bandito in ottemperanza alle disposizioni della legge regionale n. 29/98, al quale hanno potuto partecipare solo coloro i quali avevano già svolto tali funzioni presso gli uffici regionali con contratto a tempo determinato nell'ultimo triennio; tale operazione è però irripetibile, in mancanza di disposizione legislativa speciale.
Si fa presente, infine, che sono stati banditi concorsi pubblici per il reclutamento di ingegneri e geometri e che a tali concorsi parteciperanno certamente i lavoratori a tempo determinato in possesso del titolo di studio richiesto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Dichiaro una certa insoddisfazione per la risposta, non tanto per quanto affermato dall'Assessore, ma per le parti che mancano. Noi avevamo posto delle domande precise sulla dimensione del fenomeno: in quali settori si manifesta; quanti sono i posti; dove negli ultimi tre anni si è verificata un'alternanza di lavoratori. Volevamo conoscere il fenomeno. Ci sembra che questo fenomeno sia ampio e abbia caratteristiche particolari però volevamo avere delle conferme, per non fare affidamento solo alle notizie che ci sono pervenute, ma avere una dimensione precisa del fenomeno.
Poiché la domanda l'abbiamo posta all'istituzione Regione, per i dipendenti della Regione Piemonte, ci pareva che la risposta potesse essere puntuale; non è difficile per la Regione rispondere a tali domande.
Noi non abbiamo chiesto di conoscere il fenomeno a livello di tutti gli enti locali piemontesi, ma solo a livello di Regione Piemonte.
Perché abbiamo presentato tale interpellanza? Perché abbiamo saputo, abbiamo preso atto di questo fenomeno in Regione; sappiamo che ci sono lavoratori che da anni lavorano presso la Regione con contratti a termine. Abbiamo avuto informazioni che ci sono lavoratori che hanno stipulato ben più di due contratti, ne hanno stipulati anche quattro e presso gli stessi uffici. Tali persone hanno svolto un'attività del tutto regolare, che non ha nulla di eccezionale. E' una pianta organica vera e propria che non viene riempita in modo formale, ma viene riempita in modo sostanziale con questi lavoratori prorogando loro dei contratti in varie forme, aggirando le norme della legge.
Questi lavoratori sono lavoratori che hanno acquisito una notevole esperienza, tant'è vero che i contratti vengono prorogati. I contratti di lavoro, però, non vengono trasformati in contratti di lavoro stabili e quindi con delle garanzie.
Noi con questa interpellanza volevamo innanzitutto prendere conoscenza del fenomeno.
Quindi chiedo alla Giunta di avere un ulteriore elemento di risposta magari in forma scritta. Vorremmo, ripeto, una risposta puntuale e precisa.
Anche perché tale fenomeno pone in rilievo una cosa che lo stesso Assessore tra le righe ha detto, e cioè che le norme attuali non permettono di agire diversamente. Non mi è parso che l'Assessore, che ha avuto modo di valutare questi lavoratori, fosse in disaccordo.
Credo che delle soluzioni si possano trovare sia a livello di concorsi sia a livello di legislazione nostra che può andare oltre al contratto: non può abolire norme contenute nel contratto, ma può sicuramente andare oltre.
Inoltre credo si possa sollecitare una riflessione più ampia che va oltre l'istituto regionale e coinvolge anche altri enti. Questo anche alla luce delle competenze nuove che avrà la Regione in termini di politiche del lavoro, quindi di poter influire, agire, affinché certe situazioni vengono superate. Anche perché mi pare che, e concludo, proprio l'esperienza regionale dimostra come dietro la volontà di flessibilizzare a tutti i costi il lavoro, ci siano, a volte, delle posizioni ideologiche. Per cui questa volontà di flessibilizzazione non va incontro alle esigenze reali dell'ente Regione, ma le ostacola perché servono dei lavoratori che abbiano acquisito esperienza e di cui l'esperienza sia un dato essenziale della capacità di lavoro.
Generalizzare le forme di lavoro precario, come è stato fatto con recenti provvedimenti, va esattamente nella direzione opposta.
Capisco che si possa ricorrere al lavoro a tempo determinato quando, ad esempio, la Regione organizza degli stand in una fiera, ma ritengo che nello svolgimento delle attività regolari si debba tentare di superare questa situazione, incominciando col dare un esempio che magari va controcorrente, ma che è in linea con le esigenze dell'ente e di un funzionamento efficace dello stesso, sia per quanto riguarda l'efficacia interna sia nel rapporto con i cittadini.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione n. 32, presentata dal Consigliere Chiezzi: "Ritardi nel pagamento agli agricoltori"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interrogazione n. 32 del Consigliere Chiezzi. Mentre l'Assessore si prepara a rispondere, voglio rettificare quanto ho detto in apertura della seduta: cedendo ad un invito del Consigliere Caracciolo, ho deciso di spostare la convocazione del Comitato di solidarietà a venerdì mattina, alle ore 9,15, prima della seduta del Consiglio.
La parola all'Assessore Scanderebech, per la risposta all'interrogazione.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
"In riscontro all'interrogazione urgente del Consigliere regionale Pino Chiezzi, avente per oggetto: 'Ritardi nei pagamenti agli agricoltori', si precisa quanto segue: L'intero processo di trasferimento delle funzioni in materia di agricoltura, caccia e pesca, avviatosi il 1' gennaio 2000 è stato oggetto di concertazione nell'ambito della Conferenza Regione-Autonomie locali, che ha costituito al suo interno un apposito gruppo di lavoro (gruppo risorse).
Tale gruppo ha lavorato nel corso del II semestre '99 e tale elaborazione è confluita nel provvedimento assunto dalla Giunta regionale in data 13 dicembre 1999, n. 20-28905.
In tale provvedimento sono state definite le varie questioni relative all'attuazione della legge regionale 17/1999.
Per quanto riguarda il trasferimento delle risorse umane, sono state assegnate alle Province n. 272 unità di personale (tutto il personale in servizio presso i settori territoriali dell'agricoltura alla data del 30 novembre 2000). Tale dotazione è stata integrata di n. 22 unità monetizzate di personale - cioè sono state date risorse finanziarie e non personale per compensare personale a tempo determinato presente presso gli uffici periferici nel periodo precedente.
Ciò corrisponde, anzi supera, la previsione, contenuta nell'ordine del giorno approvato il 13 giugno 1999 dal Consiglio regionale, contestualmente alla legge regionale n. 17/1999, di 284 unità.
Per la Provincia di Torino, la cui situazione di inadeguatezza è stata segnalata dal Consigliere Chiezzi, l'assegnazione è stata di n. 49 dipendenti, con una integrazione di n. 3 unità monetizzate di personale, ed è stata quella che, in proporzione, ha ottenuto di più.
Alcune Province, oltre a quella di Torino, hanno segnalato problemi dal punto di vista della dotazione di personale. Ciò sarà oggetto di confronto nell'ambito della Conferenza Regione-Autonomie locali, in occasione del monitoraggio, previsto nella DGR n. 30-28905 del 13/12/1999 e per il quale sono già intervenuti primi incontri l'8 e il 26 giugno 2000.
Va comunque precisato che le funzioni trasferite alle Province erano già esercitate dai settori territoriali e non vi è stato, con la legge 17/1999, un ulteriore aggravio di competenze, salvo limitati interventi che non possono aver provocato squilibri sostanziali.
Va anzi osservato che la struttura operante presso i settori territoriali è stata interamente messa a disposizione delle Province sebbene per il territorio montano alcune competenze siano state attribuite alle Comunità montane, alle quali si è assicurato un flusso finanziario compensativo.
Anche la stessa complessa gestione delle quote, per la quale la Provincia di Torino aveva segnalato difficoltà a rispettare le scadenze trattandosi di un'attività straordinaria e che richiede l'impiego di personale tecnico esperto, necessita di soluzioni diverse dal ricorso all'assunzione di nuovo personale. Si tratterà di riproporre, come per il passato, forme di collaborazione tra il personale delle diverse Province.
Anche qui abbiamo avviato, in accordo con gli Assessori provinciali, la possibilità di spostare personale a disposizione da una Provincia all'altra, però dobbiamo vedere in che modo, anche dal punto di vista sindacale, questo sarà possibile.
Per quanto concerne i pagamenti pregressi in ritardo, relativi a pratiche della cui istruttoria era responsabile la Regione, gli Uffici delle Amministrazioni provinciali stanno provvedendo in questa fase, quale gestione stralcio, alla liquidazione di pratiche già in carico ai settori territoriali dell'agricoltura, pratiche per le quali i settori territoriali hanno concluso l'istruttoria al 31/12/1999 ed effettuato i relativi impegni di spesa che ora risultano conseguenti residui passivi o perenti nel bilancio regionale.
La Regione ora sta provvedendo, a seguito di un apposito monitoraggio che ha permesso di individuare in modo preciso le somme in questione, al trasferimento di cassa dei fondi alle Province, su richiesta delle singole Amministrazioni.
Sono state sin qui erogate somme per complessivi 23,8 miliardi, pari al 28,4% dell'importo totale.
Non risultano essere ritardi imputabili alla procedura regionale.
Procedure di tipo diverso, quali la liquidazione di tali impegni direttamente dagli Uffici centrali regionali, non erano ipotizzabili poich le relative pratiche e documentazione erano in carico ai settori territoriali trasferiti alle Province. Peraltro, tale prospettiva era già stata individuata dalla stessa L.R. 17/1999 all'art. 13, primo comma: 'I provvedimenti in corso, alla data di inizio dell'esercizio delle funzioni amministrative conferite, vengono definiti dalle Province competenti compresi i provvedimenti relativi ad agevolazioni ed aiuti già concessi dalla Regione'".



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Ringrazio l'Assessore, anche se la risposta non è assolutamente soddisfacente, perché le lamentele avanzate dalla Coldiretti relativamente ai ritardi dei pagamenti che hanno messo in gravi difficoltà economiche molte imprese, sono argomenti che l'Assessore non ha trattato se non di sfuggita e occultando tutto il malessere ed i problemi economici che una situazione, inesistente prima del decentramento delle funzioni alle Regioni, purtroppo ha avuto modo di realizzarsi.
Dalla relazione dell'Assessore non si capisce come mai, visto - dice l'Assessore - che i trasferimenti dei settori territoriali alle Province hanno riguardato settori che svolgevano le stesse pratiche quando non c'era il decentramento alle Regioni, i Settori territoriali erano in grado di fare e di pagare, dopo non sono stati più capaci di farlo.
Evidentemente, Assessore, c'è qualcosa che non va in quello che lei ha detto. Non tutto è rimasto immutato. Le competenze, infatti, non sono soltanto quelle che i Settori territoriali avevano. Indubbiamente ci sono state competenze aggiuntive che, caricate sui Settori territoriali e trasferite alle Province, hanno determinato un momento di impasse. Questo è ciò che purtroppo lei non ha messo in luce.
Auspico solo che lei abbia avuto un rapporto di confronto con la Coldiretti e che le imprese che lamentavano ritardi nei pagamenti non abbiano avuto nocumenti economici permanenti, al punto da porle in crisi che sarebbero difficilmente risolvibili, e soprattutto che lei abbia avuto con tutte le Province, ma in particolare con la Provincia di Torino, un rapporto chiaro e onesto sulle necessità di personale da parte delle Province.
Lei ha fornito delle cifre. E' chiaro che tutti quelli che erano nei Settori territoriali si sono trasferiti alle Province. Però, quando abbiamo discusso del decentramento all'agricoltura, si era parlato - almeno da parte dell'opposizione è stato così - di un ampio e ulteriore decentramento del personale, oltre quello già decentrato ai Servizi territoriali, che avrebbe dovuto mettere in discussione l'esistenza stessa di un corpo così massiccio di personale regionale nell'Assessorato all'Agricoltura, che a giudizio di molte parti non avrebbe più avuto modo di essere giustificato.
Mi sembra che quest'altra fase di decentramento del personale sia tutto da avvenire. La sollecito, dunque, a prendere in mano la questione.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interpellanza n. 46 del Consigliere Chiezzi inerente a "Bandi per i premi comunitari di insediamento ai giovani agricoltori e per i piani di miglioramento di aziende agricole condotte da imprenditori agricoli tra i 18 e i 40 anni"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 46, alla quale risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Con riferimento alla sua richiesta pari oggetto si forniscono le informazioni richieste.
Il Piano di Sviluppo rurale è stato inviato alla Comunità Europea per l'approvazione, che, come sapete, è avvenuta a luglio. Successivamente è passato anche in Commissione.
Come previsto dal Regolamento, l'Unione Europea ha sei mesi di tempo per l'esame e l'approvazione dei Piani di Sviluppo presentati.
Il Piano presentato dal Piemonte, espletati i controlli formali, ha avuto la ricevibilità da parte della Comunità Europea in data 13/3/2000 e da tale data decorrono i sei mesi di tempo per la sua approvazione.
Ai fini di accelerare l'iter di approvazione, questo Assessorato, oltre a partecipare alle riunioni a tale scopo indette presso il Ministero Politiche Agricole e Forestali ed a fornire, anche in forma scritta, le precisazioni richieste, si è attivato presso la Commissione Europea ottenendo la partecipazione a due incontri a Bruxelles con i funzionari della Commissione stessa, in modo da conoscere in tempi brevi le osservazioni formulate dalla Commissione al Piano prima che queste fossero espresse in modo ufficiale; questo lavoro ha portato ad avere in data odierna il Piano nella versione pressoché definitiva, con ottime probabilità che lo stesso venga approvato entro il mese di luglio, cosa che si è verificata.
La citata lettera del 5 maggio è stata predisposta quando, proprio a seguito dei contatti sopra descritti, è emerso l'orientamento della Commissione Europea a non finanziare investimenti e/o insediamenti realizzati prima della presentazione della domanda, non accogliendo la proposta regionale di ammettere gli investimenti e/o insediamenti iniziati a partire dall'inizio del gennaio 2000.
Anziché attendere la definizione del Piano, si è ritenuto doveroso preavvisare gli Assessorati provinciali e le organizzazioni professionali dell'esistenza di questo problema, invitando gli agricoltori interessati a non affrettare la realizzazione degli investimenti/insediamenti previsti.
Per ciò che concerne l'inserimento da parte dei giovani, la Regione Piemonte è stata l'unica, a livello nazionale, ad aver aggiunto, come finanziamento proprio, circa duecento miliardi. Di questi duecento miliardi, il 30% va proprio ad influire sull'inserimento dei giovani in agricoltura.
Anche qui, dunque, stiamo predisponendo un riassunto di ciò che prevede il Piano di Sviluppo rurale.
Inoltre, in funzione alle specifiche domande che aveva posto in Commissione il Consigliere Chiezzi, oltre allo stralcio delle date per l'apertura e la partecipazione, riferito ai tempi precisi secondo quanto prestabilito dall'approvazione finale, mi impegno fin d'oggi a presentare in Commissione - se è il caso anche qui in Consiglio - uno scadenzario che ipotizza, ma soprattutto precisa, le tempistiche, e quindi i mesi, perch qui si tratta di mesi, che possono far parte alla presentazione delle domande.
Come mi ero impegnato in Commissione, cercherò, altresì, di portare una relazione sulla ricaduta occupazionale preventiva che può avere il Piano di Sviluppo rurale, che si va ad aggiungere al problema dell'occupazione dei giovani.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La parola al Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio il Presidente e l'Assessore Scanderebech.
Anche in questo caso la risposta elude il problema centrale che poneva l'interpellanza, che era quello relativo alla disfunzione di informazione intercorsa tra l'inizio del mese di marzo, quando gli organi di stampa annunciavano i prossimi bandi per i premi comunitari e l'insediamento ai giovani agricoltori, e la metà di marzo, quando è iniziata la presentazione della domanda relativa ai premi di cui sopra, e la vostra lettera del 5 maggio, che annuncia una certa modalità nell'accettazione di queste domande.
I giovani agricoltori si sono un po' stupiti, perché non sono state rese alcune informazioni: il bando, per esempio, sarà rivolto a quale tipo di soggetti? Quali caratteristiche dovranno avere gli interventi per essere finanziati? Tali informazioni, Assessore, dovrebbero essere rese nel momento in cui si presenta la domanda per il bando, non due mesi dopo. Questo è l'elemento di sofferenza tra i giovani agricoltori e la struttura pubblica, il Governo che decide i bandi.
Si dovrebbe sperare che un'Amministrazione pubblica, quando emana un bando, specifichi esattamente a chi si rivolge e a quali condizioni si pu accedere ai premi. Questo elemento non lo ha illustrato. Mi auguro che fatti di questo genere non si ripetano, in modo che i giovani agricoltori non si lamentino, l'opposizione non debba impiegare tempo e spazio per fare interpellanze, e il Consiglio non debba attendere la risposta dell'Assessore su questioni che non dovrebbero neanche accadere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Collega Chiezzi, effettivamente - peraltro questa lettera è stata firmata dal dottor Ardizzone, il quale poi è andato in pensione - come ha letto lei, è vero che abbiamo avuto delle problematiche proprio nella fase istruttoria di queste domande, che hanno anticipato l'accettazione del Piano di sviluppo rurale. Però è servito molto alla struttura per monitorare quelle che sono le problematiche, in modo tale che, adesso nella predisposizione della nuova modulistica, quindi in occasione dell'apertura delle gare, diventi anche un punto di riferimento.


Argomento: Boschi e foreste

Interrogazione n. 48 dei Consiglieri Moriconi e Suino inerente a "Pista agro-silvo-pastorale in Comune di Vico C.se"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 48, alla quale risponde l'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle foreste

Con riferimento all'interrogazione n. 48 del 12/06/2000, presentata dai Consiglieri Moriconi e Suino, si espone quanto segue.
Dopo un lungo percorso per ricercare i finanziamenti necessari alla costruzione di una pista di collegamento tra la frazione Fondo di Traversella e la frazione Dall'Orno di Vico, che in seguito si va a collegare con gli alpeggi comunali di Pasquere, sono stati rintracciati i fondi della Provincia di Torino, dei Comuni interessati, dei privati che avevano interesse alla costruzione di questa pista e in parte fondi derivanti dal regolamento n. 232 del 1991, gestiti dall'Assessorato all'Economia Montana e Foreste. Iniziati i lavori a seguito delle autorizzazioni ottenute, il Comune di Vico Canavese, capofila di questa opera, ha depositato la documentazione necessaria alla rendicontazione con la nota n. 4314 in data 4 novembre 1999.
In data 16 novembre del 1999, è stato effettuato, da un funzionario del Settore Gestione delle Attività Strumentali per l'Economia Montana e le Foreste, il sopralluogo per l'accertamento dell'avanzamento dei lavori.
Durante tale sopralluogo non è stato possibile eseguire totalmente l'accertamento, in quanto quasi tutta la zona era coperta da circa un metro di neve e, per quel poco che era possibile constatare, si è verificato che alcuni lavori di completamento previsti dall'autorizzazione rilasciata ai sensi della legge n. 45/89, prot. 5899 del 12 dicembre 1997, dovevano essere terminati.
Con nota del 15 marzo 2000, prot. 9534, il Settore scrivente chiedeva se i lavori concordati erano stati eseguiti, al fine di procedere all'accertamento definitivo.
Con nota del primo aprile 2000, prot. 1356, il Comune di Vico Canavese chiedeva una proroga fino al 31/08/2000 per concludere i lavori che, a causa delle condizioni climatiche, non era stato possibile portare a termine.
Con nota n. 13074 del 10 aprile 2000, il Settore scrivente concedeva la proroga fino al 31 agosto 2000, essendo stati nel frattempo prorogati i termini per la rendicontazione alla CE.
A quanto consta, i lavori sono stati ultimati entro la data della proroga. Il Settore competente è in attesa della richiesta di collaudo per procedere allo stesso.
Precisiamo che non essendo stati ultimati i lavori, il funzionario della Regione Piemonte non ha emesso il verbale di accertamento esecuzione lavori per i quali, al Comune di Vico Canavese, alla data della presente non è stato liquidato il contributo concesso ai sensi del Regolamento CEE 2328/91.
Non rientra nei compiti del Settore Attività Strumentali per l'Economia Montana e le Foreste verificare se la strada è aperta o meno al traffico fermo restando il fatto che al momento in cui verrà aperta dovrà rispettare le prescrizioni di cui all'autorizzazione n. 5899 del 12/12797 ai sensi della legge n. 45/89. Tali verifiche sono - come i colleghi, ovviamente ben sanno - attribuite agli organi di polizia, al Corpo Forestale dello Stato, alle polizie locali.
In ultimo, ricordiamo - anche se, rivolgendomi ai colleghi, mi sembra ovvio - che le responsabilità che riguardano l'esercizio dei manufatti in condizioni di sicurezza sono per legge attribuite alla stazione appaltante al direttore dei lavori e all'impresa costruttrice.
Ritengo che la risposta vada nel senso richiesto dai colleghi e mi riservo, in seguito ad altri dubbi, di fornire ulteriore documentazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Ringrazio per la risposta, ma devo dire che non siamo del tutto soddisfatti della stessa.
Il problema fondamentale intorno a cui continua a girare il problema è comunque quello dei lavori e delle date. In base alla relazione dell'Assessore, i lavori avrebbero dovuto essere terminati entro il 31 agosto. Alla data del 31 agosto risultava effettivamente un'evoluzione della situazione rispetto al momento della nostra interrogazione, in quanto è stata effettuata la canalizzazione dei rii intersecanti il percorso della pista, utilizzando quelle tubazioni in cemento che nella nostra interrogazione dicevamo essere state lasciate per mesi all'inizio della strada; è stato realizzato il guado di Rio delle Balme, sono stati rimossi alcuni massi pericolanti e si è provveduto ad una parziale stabilizzazione delle scarpate, però effettuate in una maniera del tutto approssimativa ricorrendo ad una compressione del terreno a colpi di pala meccanica mentre non c'è traccia di muri di sostegno.
In base alla relazione, i lavori dovrebbero essere terminati, ma a noi risulta che dopo il 31 agosto non è ancora stato effettuato nessun intervento in corrispondenza della cascata, cioè sui luoghi di quella variante non autorizzata che ha dato luogo al rinvio a giudizio da parte della Magistratura di Ivrea.
Credo che il problema della temporalità dei lavori, ovvero del termine dei lavori rispetto a quanto previsto dagli impegni presi da chi ha iniziato quest'opera, deve essere considerato con attenzione. Chiedo di avere la risposta scritta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Assessore, anche il nostro Gruppo non è soddisfatto della risposta. Le chiediamo, se è disponibile, a fornire prossimamente, o magari tramite una Commissione, un supplemento di istruttoria su una serie di questioni. Lei ci ha citato, ad esempio, la ripartizione dei fondi che, però, è stata citata in modo approssimativo, quindi sarebbe bene avere una ripartizione di fondi esplicitata.
L'altra questione riguardava la richiesta posta alla Regione di esprimere un parere nel merito di una eventuale necessità di costituirsi in giudizio nel procedimento penale, perché su quella vicenda c'è un procedimento penale in corso. Chiediamo, quindi, se la Giunta regionale intenda procedere in tal senso. Anche a questa domanda, non abbiamo avuto risposta. Da quanto ci risulta, lo diceva già il collega, siamo a conoscenza delle varie proroghe, ma, nella situazione attuale, non ci risulta che siano stati fatti i lavori necessari, se non in minima parte ivi compresa la catenella con il lucchetto: un piccolo lucchettino che non crea problemi ad essere né aperto né fruito.
Quindi, non c'è stato il controllo, non sono stati chiusi i lavori e rimane una pendenza di fondi. Bisogna un attimo capire quali fondi ineriscono alla Regione, ma anche quelli che ineriscono all'Unione Europea quando, come e se verranno rendicontati; non sono assegnati, ma non si sa quando verrà fatto il sopralluogo, né quando si riterrà idonea o meno questa pista.
Dopodiché rimane il problema maggiore, che dalla relazione - magari ci è sfuggita, Assessore, e se così è le chiediamo scusa - non abbiamo colto cioè rimane il problema della sicurezza delle sponde del gretto del torrente, relativamente alla pista della sponda verso nord della pista stessa. Su questi provvedimenti, avevamo già chiesto e sollecitato che venissero fatti degli interventi di sicurezza, ma non è stato fatto nulla.
Allora, che cosa si intende fare? Cosa è stato fatto da parte dell'Assessorato e del Settore? Da quanto ci risulta, i lavori che sono stati realizzati allora e che non sono completati adesso per quanto riguarda la parte relativa alla messa in sicurezza, continuano a provocare quel pericolo, in quanto non ci sono sostegni di nessun genere.
E' vero che quella strada è fruita in minima parte e, peraltro, sembra fruita soprattutto da chi vive e svolge funzioni amministrative in quel territorio, ma, al di là di questo, c'è il problema della sicurezza legato comunque a tutti i mezzi che vi possono accedere. Trattandosi di un accesso facilissimo, ci sono dei problemi di sicurezza evidenti. Considerati i costi che "ad orecchio", perché non abbiamo una documentazione aggiornata tra le mani, sono stati necessari per questa realizzazione, non è stata prevista nemmeno un minimo di messa in sicurezza, né che, a seguito di un'interrogazione, abbiano provveduto a togliere una parte dei massi che erano rimasti e una parte dell'attrezzatura che era stata utilizzata per l'avvio della prima realizzazione. E questo continua ad essere un problema.
L'altro problema - lo ribadisco - è quello relativo al procedimento giudiziario da parte della Procura della Repubblica di Ivrea a carico del Sindaco di Vico Canavese, del direttore dei lavori e così via. Anche su questo punto è importante conoscere le intenzioni dell'Assessore alla Montagna e della Giunta.
Le chiediamo ancora un supplemento d'integrazione alla risposta se ne ha le condizioni, altrimenti è evidente che saremo obbligati a richiedere con un ulteriore documento, per forza di cose, un aggiornamento, poiché la situazione attuale su questi due aspetti lascia dei buchi neri che sono molto grandi.
Pertanto, non siamo assolutamente soddisfatti, Assessore.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Interrogazione n. 49 dei Consiglieri Deorsola, Costa e Angeleri inerente a "Soppressione della Consulta per l'Agricoltura e Foreste"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 49, alla quale risponde l'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

In riscontro all'interrogazione dei Consiglieri Deorsola, Costa e Angeleri inerente alla "Soppressione della Commissione consultiva per l'agricoltura e le foreste", si precisa quanto segue.
La Commissione comunale consultiva per l'agricoltura e le foreste com'è noto, è stata istituita con l'art. 1 della l.r 33/1980, con la modificazione dell'art. 8 della l.r. 63/1978. Tale legge prevede che l'amministrazione possa avvalersi del parere e della collaborazione di tale Commissione per l'applicazione della l.r. 63/1978 per gli interventi e le modalità stabilite nelle istruzioni per l'applicazione della stessa legge.
Le istruzioni che sono seguite hanno individuato procedure che in alcuni casi hanno coinvolto le Commissioni Comunali (avversità atmosferiche ecc.). Così pure la l.r. 33/1980, concernente un sistema di rilevazione e controllo della produzione e del commercio dei prodotti vitivinicoli prevede in base all'art. 3, che i Comuni, per l'attuazione dei compiti a loro assegnati, si avvalgono delle Commissioni in questione.
Infine, la L.R. 49/1997, nel provvedere all'abolizione dell'albo professionale degli imprenditori agricoli, prevede che gli uffici periferici regionali possano acquisire il parere delle Commissioni per l'istruttoria delle domande e dei ricorsi relativi all'accertamento dei requisiti di imprenditore agricolo. Fino adesso la Commissione ha operato in questa direzione.
In effetti, in linea generale, salvo gli inevitabili casi specifici e localizzati, tale Commissione è stata ampiamente utilizzata da parte dell'Amministrazione regionale nel corso di questi anni.
Ora, a seguito del processo di delega intervenuto con L.R. 17/1999, il quadro delle competenze nel settore agricolo è profondamente mutato.
Le Province e le Comunità Montane subentrano all'Amministrazione regionale nelle sue competenze e possono quindi avvalersi del parere e della collaborazione della Commissione comunale consultiva, così come in precedenza la Regione si è avvalsa, ai sensi dell'art. 8 della L.R.
63/1978.
La Regione intende proseguire questa collaborazione per le funzioni riservate alla propria competenza e per i programmi la cui gestione permanga a livello regionale.
Pertanto, ad avviso della Giunta regionale, i Comuni non possono privare la Regione, le Province e le Comunità Montane di questo momento di partecipazione, che tuttavia non deve necessariamente passare attraverso un organismo collegiale.
Non so se sono stato chiaro: sia le Comunità montane sia le Province sia la Regione hanno il diritto acquisito di poter consultare questa Commissione che fino adesso molti Comuni hanno istituito di volta in volta e di cui la Regione si è servita.
In linea generale, tuttavia, si fa osservare che la scelta di una gestione partecipata delle competenze agricole è stata confermata nella L.R. 17/1999, con la previsione di un Comitato, a livello regionale, con la presenza di rappresentanti delle Province e delle Organizzazioni professionali.
La stessa L.R. 17/1999, all'art. 8, comma 2 prevede che le Province attivino, per l'esercizio delle funzioni conferite, la partecipazione delle categorie agricole, istituendo appositi Comitati provinciali.
E' dunque possibile costituire dei Comitati provinciali che, a loro volta, possono direttamente coinvolgere gli Enti locali e quindi i Comuni per cui questo passaggio deve essere ora sollecitato alle Province. Il Comitato regionale invece è stato costituito, insieme alle organizzazioni di categoria, come previsto dall'art. 8 della L.R. 17.
Tuttavia, si ritiene necessario, in questo quadro più articolato di gestione delle competenze in campo agricolo, approfondire la questione posta dal provvedimento del Comune di Orbassano in seno alla Conferenza Regione-Autonomie locali, istituita dalla L.R. 34/1998, nella quale sono presenti i rappresentanti dei vari livelli istituzionali.
Questo mi sembra giusto, perché diversamente non ne usciamo più fuori: si costituiscono diversi Comitati e poi non si capisce chi deve dare gli indirizzi, chi deve dare la risposta giusta al momento giusto.
Quindi, ben venga un'interrogazione del genere, perché serve a focalizzare il problema e cercare di portarlo avanti, tenendo presente che una tale Commissione, fino adesso, è stata importantissima sia nel monitoraggio che in tutto quello che ha rappresentato come indirizzo di conoscenza del territorio, per cui è importante che continui ad esserci.



COSTA Rosa Anna

Mi dichiaro soddisfatta della risposta dell'Assessore Scanderebech.
Chiedo solo che, rispetto all'esercizio della sua attività e nei rapporti con le Province - che da quanto ho capito sarebbero titolate ad interloquire con gli Enti locali a seguito della delega regionale l'Assessore solleciti affinché gli Enti locali abbiano queste Commissioni perché la soppressione è sicuramente un elemento non favorevole alla partecipazione, ma soprattutto alla gestione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore per una breve replica.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Come ho fatto notare, non tocca solo alla Regione: noi non possiamo imporci. Noi sollecitiamo, ecc., però tengo a precisare che è importante trovare un tavolo di concertazione - definiamolo così - in modo tale che si stabiliscano, assieme, le direttive.
Altrimenti - ripeto - lo possono fare le Provincia così come lo possiamo fare noi e come lo possono fare le Comunità montane. Vediamo per di regolamentarlo con questa Conferenza che ci sarà nei prossimi giorni.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne - Prevenzione infortuni

Interpellanza n. 85 del Consigliere Chiezzi inerente a "D.Lgs. n. 626/94 e conseguenti provvedimenti di Giunta"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 85, alla quale risponde l'Assessore Burzi.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

La illustro, anche perché vedo l'Assessore particolarmente agitato sulla questione e quindi voglio dargli piena soddisfazione.
Cari colleghi, e soprattutto cari colleghi di maggioranza, questa interpellanza pone tale questione: come mai l'Assessore Burzi ha deciso di dare circa 80 milioni in più all'anno ad una persona, alto funzionario della Regione Piemonte, che indicherò in cifra con il nome di "Ida"? Come mai ha deciso di dare 78 milioni in più all'anno ad una persona che già svolge altro incarico, con competenze precise? La questione è la seguente: la legge 626 del 1994, la legge sulla sicurezza, ha indicato che il responsabile della sicurezza, per gli Enti pubblici, debba essere la persona, il dirigente che gestisce quella struttura.
I responsabili della sicurezza nei vari settori di gestione sono dunque i Direttori regionali, quelli istituiti con la L.R. 51/97. Ogni Direttore è responsabile della sicurezza dei propri dipendenti, e così va avanti la gestione della sicurezza.
Ad un certo punto, l'Assessore Burzi inventa quella che, secondo me, è una delle delibere più contraddittorie, strampalate, sprecone ed offensive per la professionalità di tutti i Direttori generali che ho avuto modo di vedere.
Cosa succede? I Direttori regionali sono responsabili della sicurezza in questi anni avranno fatto tanto, avranno fatto poco, penso se ne siano occupati, ma comunque ne rispondono di fronte ai dipendenti e ne rispondono anche di fronte al giudice e alla Magistratura.
Perché l'Assessore Burzi inventa questo marchingegno? Approva una deliberazione (la n. 31-202 del 12 giugno che ne modifica una precedente) nella quale si dice che, accanto e sopra i Direttori generali, che rimangono titolari e responsabili della sicurezza per mille aspetti, viene scelta una sola persona in tutta la Regione, alla quale si assegna la sicurezza di tutto l'Ente.
Pensate, una sola per tutta la Regione! E' una cosa che, solo a dirla se ne capisce l'assurdità. Come si fa a consegnare la sicurezza di tutta la Regione ad una sola persona nel momento in cui ogni Direttore generale deve farsene carico e può farsene carico? Di sicuro, se i Direttori generali non hanno avuto in questi anni la possibilità di farsi carico della sicurezza (e notare che sono responsabili solo del loro settore, se hanno avuto difficoltà, aiutiamoli!), come si può pensare che una sola persona in tutta la Regione possa occuparsi della sicurezza dei dipendenti? Sicurezza dei dipendenti a cui i Direttori generali, numerosi e pletoricamente individuati da questa Giunta in modo da allargare la propria base di consenso, non riescono a far fronte! E' un assurdo, però è avvenuto! E' avvenuto che a questa persona "Ida", vengano dati 78 milioni in più. Con la mia interpellanza ho chiesto notizie al Presidente del Consiglio, perché desideravo capire i motivi di questa decisione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Credo che prima di leggere la mia risposta sia necessaria almeno una piccola premessa. Devo immaginare che il Consigliere Chiezzi nell'inventare (la creatività è una dote che, da più legislature, gli viene ampiamente riconosciuta!) quest'acronimo - accetterei un muto segno di assenso - abbia avuto (cosa sorprendente!) una qualche forma di rispetto nei riguardi della persona in questione: "Ida" sta per Ing. Domenico Arcidiacono. A meno che non si vogliano attribuire a lui altre caratteristiche che anche in altre sedi talora il suo partito ha avuto modo di apprezzare, ma mi sembra che anche del "Gay pride" abbiamo già discusso in questa sede. Se non c'è un'altra ragione per la creazione dell'acronimo, mi accingo a rispondere molto volentieri, facendo, però, un'ulteriore breve premessa.
Non sono un esperto di assistenza psichiatrica. Lo ricordo l'assistenza psichiatrica è un altro tema più volte affrontato con doverosa attenzione da questa Assemblea, generalmente nell'ambito dei dibattiti sulla sanità. Mi sembra, però, si chiami "sillogismo paranoico" (non sono proprio sicuro del termine) quel tipo di sillogismo che consente, partendo da premesse erronee, di svolgere ragionamenti logici. Se questa è la sindrome - con tutto il rispetto dovuto - credo che il Consigliere Chiezzi debba farci su qualche meditazione, benché abbia dei sintomi solo superficiali! Ricordo che la scorsa legislatura iniziò con un'interrogazione del Consigliere Chiezzi con cui mi chiedeva se per caso nell'acquistare un palazzo, non avessimo calcolato le aree due volte. Vedo quindi un netto, serio miglioramento all'inizio di questa legislatura, di cui, peraltro, non posso che congratularmi.
Ciò premesso, la risposta (lo dico per dovere di inventario) è composta da dodici pagine. Mi accingo prestamente a leggerle, a meno che esplicitamente, il Consigliere Chiezzi non dica che desidera che io gli consegni la risposta scritta.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Io non mi sottraggo ai doveri che il rispetto dei colleghi mi impone! Leggo: La legge regionale 8 agosto 1997 n. 51 prevede il conferimento dell'incarico di Direttore regionale (si parla di Direttori "regionali" Consigliere Chiezzi, non di Direttori "generali", abbiamo discusso di questa legge per circa cinque anni, si chiamano "Direttori regionali", i "Direttori generali" appartengono ai Comuni!) prevede il conferimento dell'incarico di Direttore regionale, esclusivamente mediante contratto di diritto privato, a dirigenti regionali, con la contestuale risoluzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Entro il limite del 30% dei relativi posti in organico, è possibile affidare la funzione di Direttore regionale, mediante stipula di contratto di diritto privato di durata quadriennale, a persone estranee all'Amministrazione.
"Ida", o più specificamente l'Ing. Domenico Arcidiacono, proviene dall'esterno e ha stipulato con la Regione Piemonte (lo chiamo per nome perché la lunga interpellanza è tutta nominativa, quindi non mi sembra sussistano dei motivi per mantenere delle forme d'ipocrisia) un contratto di diritto privato di durata quadriennale, dal 2/1/1998, con il quale gli è stato conferito l'incarico di Direttore della Direzione regionale Patrimonio e Tecnico; prima di tale data non aveva avuto alcun rapporto di dipendenza con la Regione.
Nel contratto stipulato dal medesimo non si fa alcun riferimento all'assunzione della qualifica di datore di lavoro ai sensi del D.Lgs.
626/94.
Questo Ente aveva provveduto fin dal 1995 all'individuazione della figura del datore di lavoro, prevista dal D.Lgs. 22/9/1994 n. 626, nella persona del Presidente della Giunta regionale. Questa assunzione risale al 1995, ma non ho la data specifica del provvedimento. Successivamente, anche in relazione all'intervenuta modifica normativa introdotta dal D.Lgs.
19/3/1996 n.242, che ha precisato che nelle pubbliche amministrazioni per datore di lavoro si deve intendere il dirigente al quale spettano poteri di gestione, si era ritenuto necessario attribuire tale funzione a figure dirigenziali.
Pertanto con D.G.R. 195-17440 del 10.3.1997 erano stati individuati i dirigenti di settore (all'epoca non era ancora in vigore la legge n. 51) quali responsabili delle strutture apicali nell'organizzazione previgente alla L.R. 8/8/1997 n. 51; conseguentemente, in data 16/2/1998, a seguito dell'applicazione a regime del nuovo modello organizzativo introdotto dalla L.R. 51/97, la Giunta aveva provveduto alla formale individuazione dei direttori regionali quali datori di lavoro per le strutture di propria competenza.
Essendo trascorso un congruo periodo dall'attivazione di più datori di lavoro nell'Ente, si è potuto verificare come tale scelta organizzativa abbia reso maggiormente complesso l'iter per realizzare gli adempimenti posti a carico del datore di lavoro, evidenziando anche la particolare difficoltà per l'Ente di farvi fronte in modo omogeneo proprio per la presenza di una pluralità di soggetti. Si cita ad esempio la necessità di far designare da tutti i soggetti "datori di lavoro" il medico competente obbligo questo non delegabile ad altri soggetti e di dover tenere una pluralità di registri degli infortuni presso le varie direzioni, nonché le difficoltà correlate alle responsabilità per i locali comuni e per gli impianti tecnologici a servizio dell'intero edificio.
Infatti, le responsabilità del datore di lavoro originano dagli obblighi di valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nella scelta delle attrezzature di lavoro e nella sistemazione dei luoghi di lavoro, nonché quella di elaborare il documento di individuazione delle misure di prevenzione e protezione per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza e di designare i soggetti che ai sensi della normativa in questione sono tenuti a collaborare. Il datore di lavoro dunque, ha responsabilità riguardo alla sicurezza per persone e per sedi di lavoro.
Occorre sottolineare che, mentre l'assegnazione del personale alle strutture presenta comunque caratteri di univocità tali da permettere una sicura delimitazione dell'ambito di responsabilità, diventa (non solo nell'Ente Regione) maggiormente difficoltoso individuare con certezza attribuzioni di responsabilità e competenze relative quando le pertinenze siano utilizzate da dipendenti di più direzioni.
A ciò si aggiunga che la Regione, in virtù del proprio ambito istituzionale di competenza, conta anche una notevole diffusione di strutture sul territorio regionale, con situazioni di rapporti di proprietà diversi con sedi di proprietà diretta, in locazione, in comodato o in concessione: in tali sedi periferiche si realizza, per necessità logistiche, la coabitazione di strutture appartenenti a direzioni diverse che poteva comportare difficoltà anche maggiori per i direttori regionali nelle cui direzioni sono compresi settori con sede in diverse città piemontesi.
Le complessità evidenziate risultavano perciò dovute non tanto a problemi di operatività dei direttori regionali individuati, quanto piuttosto all'attribuzione della funzione di datore di lavoro a più soggetti ed alla realtà di un Ente con presenza non solo diffusa sul territorio, ma con forti interconnessioni di dipendenza tra sedi decentrate e sedi centrali.
Per tali motivi, non tanto e non solo per il fatto che i direttori non disponessero di capitoli specifici e propri di spesa, che avrebbero comportato diseconomie, si è reso necessario accentrare in capo ad un solo un solo soggetto la funzione di datore di lavoro. Questo attiene, quindi alla prima parte della tesi sostenuta dall'interpellante.
Tale scelta è resa opportuna anche dall'attuale fase di realizzazione delle incombenze attribuite dal D.Lgs. 626/94.
La Regione Piemonte si è infatti dotata nel tempo degli strumenti richiesti dalla normativa in materia di sicurezza, in particolare del Servizio di prevenzione e di protezione, dei medici competenti e dei rappresentanti per la sicurezza, ed è proprio l'avanzata fase di realizzazione degli adempimenti a richiedere la riconduzione delle competenze del datore di lavoro ad un unico polo di responsabilità, in specie riguardo alla necessità di dar corso alle misure di prevenzione del rischio mediante interventi sugli immobili, in coerenza con la scelta di affidare in out-sourcing il servizio per l'innovazione tecnologica inerente a tutta l'attività sul patrimonio immobiliare comprese le azioni per la messa in sicurezza degli immobili ai sensi del D. Lgs. 626/94.
In tale situazione si è ritenuto opportuno conferire la funzione all'Ing. Arcidiacono che, in virtù della propria competenza professionale appare la figura più adatta a svolgere il delicato compito. L'incarico riveste carattere sperimentale e temporaneo per la durata di un anno a far data dall'approvazione della D.G.R. 31-202 del 12/06/2000, proprio in relazione alla presente fase di realizzazione degli interventi in materia di sicurezza. Esso si configura come incarico aggiuntivo rispetto alle funzioni già attribuite e il relativo compenso è stato definito in relazione alla portata e al carico di responsabilità conseguenti.
Le ragioni dell'unicità della figura del datore di lavoro sono da ricercare anche nell'opportunità che un soggetto disponga di risorse finanziarie strumentali per completare, con maggior efficacia, le azioni mirate a rafforzare le misure di sicurezza dei lavoratori. Inoltre l'ing.
Arcidiacono è il referente per l'affidamento dell'appalto relativo all'innovazione tecnologica, recentemente avviato.
La figura del datore di lavoro è un portato del D.Lgs. 626/94 e s.m.
che sovrintende a precise competenze ed ha responsabilità in ordine all'adempimento di compiti ad esso espressamente affidati dalla legislazione di riferimento. In quest'ottica il datore di lavoro è responsabile di tutti i rischi presenti all'interno della complessa struttura regionale anche per quelle parti cosiddette comuni, rispetto alle quali risulterebbe difficile riconoscere un unico soggetto responsabile.
Il fatto che l'Ing. Arcidiacono abbia nella declaratoria della sua direzione precise attribuzioni in materia di sicurezza non rappresenta un prius rispetto alla nomina a "datore di lavoro" ai sensi del D.Lgs. 626/94 in quanto questa figura ha portata e contenuti più ampi in termini di competenza e in termini di responsabilità. Le attribuzioni attinenti alla materia della sicurezza rappresentano piuttosto, insieme alle qualità professionali dell'Ing. Arcidiacono, le motivazioni espresse nella scelta effettuata.
Si è fatto rilevare che il suddetto direttore, proprio in virtù dell'incarico direzionale attribuitogli, avrebbe già avuto responsabilità relative alla "sicurezza", in quanto la direzione assegnatagli comprende anche il settore "Sicurezza sedi ed ambienti di lavoro - Prevenzione e protezione dal rischio", che svolge funzioni di servizio di prevenzione e protezione.
Il Servizio di prevenzione e protezione è uno strumenti espressamente previsto dal D.Lgs. 626/94 a supporto del datore di lavoro e non si identifica con esso, prova ne sia che il D.Lgs. 626/94 non attribuisce al personale inserito in tale Servizio responsabilità alcuna in quanto non è passibile di sanzione, come al contrario avviene nel caso del datore di lavoro.
Il Servizio di Prevenzione e Protezione deve essere composto da personale avente le competenze necessarie all'espletamento degli incarichi di individuazione di fattori di rischio, di elaborazione delle misure preventive e protettive, di proposte di programma di informazione e formazione dei laboratori, tanto che è utilizzato dal datore di lavoro ai sensi dell'art. 9 del D.Lgs. 626/94.
Il rapporto di sovraordinazione del Direttore della Direzione Patrimonio e Tecnico rispetto al Settore avente funzioni di Servizio di Prevenzione e Protezione non implica che nelle competenze del soggetto direttore sia già inserita la funzione di datore di lavoro. Come si è dimostrato, infatti, il Servizio di Prevenzione e Protezione è la "longa manus" del datore di lavoro e può addirittura ai sensi del D.Lgs. 626/94 essere costituito da persone o servizi esterni agli enti, qualora all'interno non fossero presenti le professionalità necessarie. In parecchie strutture ed enti locali questo tipo di soluzione peraltro è stato anche adottato, proprio quando non erano presenti le professionalità necessarie all'interno della struttura.
Nel modello organizzativo previsto dalla L.R. 51/97 la funzione di prevenzione e protezione è stata attribuita ad una struttura regionale poiché erano presenti le professionalità necessarie per lo svolgimento delle relative competenze e, seguendo il criterio di organizzazione per funzioni omogenee, il predetto settore, nel ruolo della Giunta, è stato incluso nella Direzione Patrimonio.
Il Servizio Prevenzione e Protezione ha puntualmente svolto i compiti assegnatigli in applicazione della normativa e la Direzione Patrimonio ha adottato tutti gli atti necessari che hanno consentito l'attivazione del servizio in out-sourcing per il censimento degli immobili, anche a supporto della valutazione dei fattori di rischio e del servizio anch'esso in out sourcing per l'innovazione tecnologica che include, come si è detto, un programma di interventi relativi al miglioramento del livello di sicurezza.
La D.G.R. n. 31-202 del 12.6.2000, al punto 7 del dispositivo dà atto dell'avvenuta istituzione di apposito capitolo di spesa nel Bilancio regionale, da assegnare alla competenza della Direzione Patrimonio e Tecnico, onde poter provvedere agli interventi attraverso autonomi poteri gestionali. Tale capitolo ha il numero 23605, è stato istituito, a partire dal Bilancio di previsione 1999 e, per il corrente anno, ha una dotazione di L. 3.000.000.000.
Con nota del 30.06.2000, il Direttore del Patrimonio, Ing. Domenico Arcidiacono ha chiesto alla Direzione Bilanci di modificare la denominazione del capitolo come segue: "Spesa per l'applicazione delle normative vigenti in materia di sicurezza e salute dei lavoratori". La modificazione è inserita dal d.d.l.
di variazione del Bilancio per il corrente anno ed è, per maggior chiarezza, distinto in due capitoli: uno di spesa corrente e l'altro per spese di investimento con una dotazione complessiva di 3 miliardi, pari a quella già iscritta.
E' stato, inoltre, citato il Comitato di coordinamento regionale istituito dalla Regione Piemonte - citato nell'ambito dell'interpellanza con D.G.R. 27-25387 del 2.9.1998, in base alla specifica disposizione del D.P.C.M. del 5.12.1997.
Tale organo è servente nei confronti di tutte le pubbliche amministrazioni del Piemonte ed ha funzioni di indirizzo, di acquisizione dati e quindi di osservatorio sull'applicazione della normativa in materia di sicurezza negli enti pubblici: la sua attività può essere d'ausilio a livello di proposizione di indirizzi generali, ma non ha funzioni operative e non può sostituirsi al datore di lavoro o comunque esimere l'ente Regione dalla individuazione dovuta del soggetto cui il D.Lgs 626/94 affida la funzione centrale nell'adozione sistematica delle misure di sicurezza.
Riguardo alla responsabilità attribuite ai direttori in materia di sicurezza si ribadisce che la pluralità di soggetti, proprio perch ciascuno responsabile di una struttura, ha reso oggettivamente più complesse le operazioni di individuazione delle priorità degli interventi da realizzare in tutto l'ente e comunque ha dimostrato che non è sufficiente la potestà gestionale per poter intervenire attivamente.
Proprio per le motivazioni già ampiamente illustrate la scelta del datore di lavoro unico si è resa opportuna per consentire che i compiti strategici affidati a questa figura dal D.Lgs. 626/94 non delegabili, come la valutazione del rischio, l'individuazione delle misure di prevenzione e protezione e la nomina del medico competente, potessero essere svolti con la massima speditezza da un unico centro.
Ciò non contrasta con la necessità che il datore di lavoro dell'amministrazione pubblica, così come il datore di lavoro nella realtà privatistica, debba avvalersi di professionalità diverse per la compiuta realizzazione delle attività che il D.Lgs. 626/94 gli attribuisce.
In tal senso le tre direzioni regionali indicate dalla D.G.R. 31-202 supportano il datore di lavoro, in quanto direzioni competenti per materia rispettivamente la Direzione Bilanci per l'individuazione delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione degli interventi conseguenti all'individuazione del rischio, la Direzione Organizzazione per la formazione dei lavoratori e dei rappresentanti dei lavoratori e la Direzione Comunicazione istituzionale per la diffusione dell'informazione allo stesso personale.
Ciò, inoltre, non contrasta con la presenza, accanto al datore di lavoro, di altri due attori della tematica "sicurezza": i dirigenti e i preposti, figure ambedue introdotte dal D.Lgs. 626/94 con obblighi precisi e distinti da quelli del datore di lavoro e con differenti responsabilità specie in ordine alle attività di valutazione del rischio prima e all'applicazione del programma di sicurezza definito principalmente dal datore di lavoro, successivamente.
Datore di lavoro, Servizio di prevenzione i protezione, dirigenti e preposti, medico competente e rappresentanti dei lavoratori, ciascuno per la propria parte e ciascuno in modo differenziato e con diversi obblighi e responsabilità offrono un contributo partecipativo nell'ampio e articolato processo di valutazione e gestione dei rischi. In questo contesto dirigenti e preposti sono soggetti depositari di importanti conoscenze e titolari di obblighi concorrenti con l'azione del datore di lavoro e complementari alle attività di sicurezza di quest'ultimo.
Non così può dirsi della struttura speciale Avvocatura la cui funzione per gli affari legali è di supporto rispetto alla generalità delle strutture dell'ente, ma non ha uno specifico compito nell'attuazione delle misure in materia di sicurezza. Infatti il datore di lavoro è passibile di sanzioni anche penali, ma ciò postula la responsabilità specifica, diretta e personale di tale soggetto.
La scelta, infine, di individuare un unico datore di lavoro per la Giunta regionale si spiega sostanzialmente con la distinzione e autonomia di ruoli e strutture compiuta dalla L.R. 51/97 fra Consiglio e Giunta regionale. In virtù di tale distinzione il Consiglio è libero di organizzare autonomamente, attraverso l'azione delle competenti strutture per la materia di sicurezza, le proprie attività di prevenzione e protezione dai rischi, anche per ciò che attiene agli adempimenti connessi all'individuazione del datore di lavoro, dei dirigenti e preposti e delle altre figure sovramenzionate.
In conseguenza delle argomentazioni sin qui esposte, si ritiene che il provvedimento assunto dalla Giunta regionale sia congruente con lo scopo di piena realizzazione in ambito regionale delle previsioni normative in materia di sicurezza e salute dei lavoratori sul luogo di lavoro. Grazie".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Ringrazio l'Assessore per la risposta.
Forse sarebbe una cosa opportuna, Assessore, che lei si facesse scrivere dagli Uffici anche l'incipit dei suoi interventi...



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione (fuori

microfono) Era tutto mio...



CHIEZZI Giuseppe

E si vedeva! L'avesse fatto scrivere dai suoi Uffici, forse sarebbe stato meglio perché la relazione di 12 pagine che lei ha letto è un testo che, sentito ed apprezzato per come si può fare attraverso una relazione orale, afferma questioni del tutto diverse da quelle da lei espresse nelle sue parole iniziali. Anzi, leggendo la relazione si capisce che i temi proposti sono seri ed esigono risposta; forse sarebbe utile che lei prendesse il testo delle prime parole che ha pronunciato e lo facesse leggere agli estensori del documento, in modo che i suoi dipendenti vedano lo stato mentale dell'Assessore e possano fare una differenza tra quello che loro scrivono e quello che l'Assessore dice, che sono due cose molto diverse.
Quello che traspare da tutto ciò, Assessore - per quanto ho potuto capire dalla lettura, ma quando mi darà il testo scritto lo leggerò e magari torneremo sul tema - è che la necessità di retribuire maggiormente un direttore regionale che ha avuto un incarico proveniente dall'esterno è più il frutto di un rapporto di tipo contrattual-sindacale-rivendicativo che altro.
Mi è parso di capire che la persona in questione, diventata direttore regionale in quel tempo, vistosi responsabile anche della sicurezza abbia bussato alla porta dell'Assessore per dire: "Caro Assessore, nel contratto non era scritto che avrei avuto anche la specifica responsabilità della sicurezza, insieme alle altre decine di direttori regionali nominati!", e che quindi abbia posto all'Assessore il problema di un adeguamento del compenso. Ho capito questo, ma mi riservo di entrare maggiormente nel dettaglio, perché è una questione molto discrezionale, legata ad un affare contrattuale fra la Pubblica Amministrazione ed un singolo soggetto determinata - non so come - nell'importo.
Insomma, la considero una questione da valutare, perché si tratta di un direttore regionale che ha una retribuzione del tutto degna, non soggetta a lamentele di qualsiasi tipo dal punto di vista del soggetto interessato, e invece si va ad inventare un marchingegno per conferirgli formalmente una responsabilità - che già ha e che gli altri direttori continuano ad avere ed un compenso aggiuntivo a quanto percepisce, pari forse al doppio del compenso che ricevono gli insegnanti in questo nostro Stato.
Aggiungere il doppio di quanto oggi percepiscono gli insegnanti, non è cosa da poco e sentendo la risposta dell'Assessore mi è parsa una costruzione del tutto artificiosa, parzialmente inutile e che forse deriva dalla necessità di trattenere una persona, che evidentemente si reputa capace, all'interno di un contratto con la Pubblica Amministrazione.
Chiedo, quindi, al Presidente del Consiglio e all'Assessore, che peraltro vedo impegnato nel soddisfare questa mia richiesta, di poter avere le 12 pagine della risposta, riservandomi di produrre un'altra interpellanza ed avere - spero - una risposta scritta da parte dell'Assessore stesso. Grazie.


Argomento:

Riassunzione provvedimenti ai sensi dell'art. 77 del Regolamento interno


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del punto 4) all'o.d.g., riguardante la riassunzione di provvedimenti ai sensi dell'art. 77 del Regolamento interno.


Argomento: Enti strumentali

- Riassunzione proposta di deliberazione (ex 599): "Approvazione ai sensi dell'art. 27, comma 1, della legge regionale 43/91 del programma di attività annuale dell'IRES per l'anno 1998".


PRESIDENTE

Richiesta di esame direttamente in aula del testo licenziato dalla Commissione nella precedente legislatura.
Se non ci sono interventi, la pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 27 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).


Argomento: Enti strumentali

- Riassunzione proposta di deliberazione (ex 751): "Approvazione ai sensi dell'art. 27, comma 1, della legge regionale 43/91 dei programmi di attività pluriennali 99/2000 ed annuale '99 dell'IRES".


PRESIDENTE

Richiesta di esame direttamente in aula del testo licenziato dalla Commissione nella precedente legislatura.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Non ero intervenuto, come altri Consiglieri dell'opposizione, rispetto al provvedimento precedente, perché si trattava del programma del 1998. Non aveva molto senso, infatti, discutere in Commissione il programma di attività relativo a quell'anno.
In questo caso, però, abbiamo un programma di attività che copre sino al 2001. Credo che per i Consiglieri nuovi sarebbe utile magari valutarlo anche in Commissione.



PRESIDENTE

In seguito alle considerazioni svolte dal Capogruppo Papandrea, chiedo alla Giunta se è intenzionata a mantenere la richiesta o se intende riportare in Commissione la proposta di deliberazione ex 751.
Se l'aula è d'accordo, in assenza dell'Assessore competente, ne propongo il deferimento.
Ha chiesto la parola all'Assessore Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e alle finanze

Mi spiace che non ci sia il collega relatore, non intendo sostituirmi a lui, però siccome abbiamo discusso più volte del tema - mi rivolgo soprattutto al Consigliere Papandrea che se n'è fatto latore - qui si sta discutendo, nel caso specifico, del programma di attività del 1999 (ignoriamo il fatto che riguardi l'IRES). Dico, e lo ripeto, che deve valere per tutti gli Enti in senso lato; sostengo che per troppo tempo tramite attività di Commissione - adesso parlo specificamente della prima che è quella che seguo di più - abbiamo rallentato inutilmente provvedimenti, fossero essi di bilancio o di Piani di attività, disturbando l'attività burocratica dell'ente.
Per le parti che riguardano invece le attività ancora da espletare, a maggior avviso a inizio di legislatura, dico che è indispensabile che le Commissioni, dandosi tempi ove possibile certi, cioè calendarizzando, si facciano carico di conoscere, valutare e poi esprimere giudizi.
Non intendo affatto sostituirmi al relatore, come ripeto, ma sono certo che il collega sarà ben disponibile, nella sede competente - in questo caso credo che sia la I Commissione, comunque me ne faccio garante io - a fornire le informazioni sulle attività ancora da espletare.
Tra l'altro, so anche che l'IRES lamenta una carenza di dotazioni perché non abbiamo più rivisto come leggi regionali di competenza le dotazioni dall'inizio della scorsa legislatura, quindi può anche essere l'occasione per noi per conoscere e vedere se condividere e dotare tutti gli enti delle quantità necessarie per espletare i propri programmi.
Mi faccio garante della disponibilità della Giunta, in sede di Commissione competente, a completare l'esame per le parti ancora da espletare.



PRESIDENTE

Prendiamo atto che la Giunta ha proposto di rimandare il provvedimento in Commissione. Ovviamente la Commissione competente può acquisire ed utilizzare il materiale che era già stato a suo tempo prodotto.
Il Consiglio vota, in questo caso, il ritorno in Commissione dell'ex proposta di deliberazione n. 751.



(Commenti dell'Assessore Burzi)



PRESIDENTE

Mi suggeriva l'Assessore Burzi che c'è, inoltre, l'impegno di indicare un calendario, al fine di esaminarlo a tutti gli effetti.
Pongo quindi in votazione la proposta di assegnazione in Commissione della proposta di deliberazione ex 751.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolta con 41 voti favorevoli.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

- Riassunzione proposta di deliberazione (ex 750), "Approvazione di modifiche e integrazioni allo Statuto della Texilia S.p.A."


PRESIDENTE

Anche in questo caso vale quanto precisato poc'anzi, si tratta di una richiesta di esame direttamente in aula del testo licenziato dalla Commissione nella precedente legislatura.
La parola al Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Credo che valga il discorso che abbiamo fatto per il precedente provvedimento.
Chiedo che la deliberazione venga assegnata alla Commissione di merito per un esame rapido. Non c'è naturalmente, da parte nostra, la volontà di contrastare in maniera pregiudiziale il provvedimento. Vi è, anzi, soltanto l'esigenza di entrare nel merito.
Per questa ragione, invito i colleghi a considerare la possibilità che la deliberazione venga assegnata alla Commissione, in modo che sia possibile, nella settimana entrante, esaminarla e presentarla all'Assemblea in una prossima seduta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e alle finanze

In questo caso non ho tutti gli elementi, però mi pare che la deliberazione, nella fattispecie, abbia come oggetto una variazione di Statuto. Allora do per scontato che la Commissione competente abbia lavorato esaminando e approfondendo i temi, valutando le necessità e il lavoro per procedere a questa modifica. Non si tratta di un piano di lavoro che riguarda un ente o una partecipata, dove credo che si possa unire l'utile esigenza di conoscere l'attività di un ente e di condividerne i programmi, le attività e quindi le dotazioni.
Non so dire che urgenza abbia la modifica statutaria in Texilia. Posso però, integrare in questo senso: lascerei la deliberazione qui perché non vorrei che, a fronte dell'utilità di approfondimento, le dessi invece un lavoro già fatto. Mi impegno in sede di I Commissione, invece, ad avere una relazione su Texilia che svolgeremo allo scopo di conoscenza e approfondimento, che credo fossero sottese alle parole del Consigliere Ronzani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Se l'impegno è questo, Presidente, per noi va bene. Se l'impegno è quello di fare in modo che la I Commissione trovi uno spazio per approfondire la questione senza che il provvedimento torni in Commissione per noi va bene. Venga quindi rinviata l'approvazione in una prossima seduta.



PRESIDENTE

Se ho ben inteso, Consigliere Ronzani, direi che possiamo trattarlo direttamente in aula con comunicazione della Giunta in Commissione.



RONZANI Wilmer

Esatto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di esaminare direttamente in aula della proposta di deliberazione ex 750, con l'impegno di una comunicazione da parte della Giunta in Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolta con 40 voti favorevoli.


Argomento: Parchi e riserve

- Riassunzione proposta di deliberazione (ex 767): "Modifica dei confini del sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po istituito con l.r. del 17 aprile 1990, n. 28, modificato con l.r. 13 aprile 1995, n. 65 comuni di Beinasco, Coniolo e Rivalta di Torino".


PRESIDENTE

Si tratta, anche in questo caso, di una richiesta di esame direttamente in aula del testo licenziato dalla Commissione nella precedente legislatura.
La parola al Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
In merito a questo provvedimento chiederemmo la possibilità alla Giunta di poter riesaminare il provvedimento in Commissione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Per quanto ci riguarda, siamo d'accordo a riassumere il provvedimento e rinviarlo in Commissione, fermo restando che queste modifiche sono state sollecitate dai Sindaci, quindi, sappiamo tutti che sono richieste dai Comuni.
Si deve provvedere ad un programma celere di riesame in Commissione per arrivare in aula al più presto. Quindi, sono d'accordo alla riassunzione e al rinvio in Commissione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di riassunzione e rinvio in Commissione.
La procedura è quella dell'art. 77 del Regolamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 41 voti favorevoli.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

- Riassunzione disegno di legge "Ulteriori modifiche alla legge regionale 28 marzo 1995, n. 46 'Nuove norme per le assegnazioni e per la determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica'".


PRESIDENTE

Si tratta della richiesta alla Giunta regionale per esame in Commissione con possibilità di acquisire e utilizzare il materiale già prodotto dalla Commissione stessa nella precedente legislatura. La riadozione in Commissione comporta l'acquisizione del materiale della precedente legislatura. La pongo in votazione perché è già una proposta della Giunta.
La proposta di assegnazione in Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 41 voti favorevoli.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

- Riassunzione disegno di legge n. 660 "Ulteriori modifiche alla legge regionale 18 marzo 1982, n. 8 'Partecipazione della Regione Piemonte alla società interporto di Torino SITO S.p.A.'".


PRESIDENTE

E' la richiesta della Giunta regionale di esaminare il provvedimento direttamente in aula nel testo licenziato dalla Commissione della precedente legislatura.
Vi sono pareri preliminari? CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Commissione.
MANICA Giuliana (fuori microfono) Commissione.



PRESIDENTE

C'è la richiesta di rinvio in Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio e alle finanze

Siccome credo di ricordare bene l'argomento - insieme all'Assessore Casoni, che è Vicepresidente - so che era ed è una materia molto urgente per risolvere i problemi del SITO. Quindi, con la garanzia - con la "g" minuscola, che sia ben chiaro - che l'approfondimento serve, perché c'è un problema tra Provincia di Torino, accordo di programma, SITO, intorno a questa tematica che non vorremmo rendere inutilmente più lunga. Fatte salve queste garanzie, siamo favorevoli ad un passaggio in Commissione.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie la proposta di passaggio in Commissione, anziché in aula, quindi la pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 41 voti favorevoli.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

- Riassunzione disegno di legge ex DDL n. 552 "Autorizzazione, limiti e condizioni per conferimenti in conto capitale in società partecipate in liquidazione".


PRESIDENTE

La Giunta ha chiesto l'esame in aula nel testo licenziato dalla Commissione nella precedente legislatura. Presumo che vi sia una richiesta comunque darei la parola per eventuali proposte sul testo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi pare che, in questo caso, a maggior ragione, essendo un testo che fissa indirizzi, condizioni generali e non è rivolto ad un caso specifico una riassunzione vada bene, ma poi ci sia una discussione in Commissione e non un passaggio direttamente in aula; mi pare che possa addirittura semplificare la cosa, può aiutare la discussione e l'approfondimento.



PRESIDENTE

Ho visto che l'Assessore Casoni prestava attenzione all'intervento e ha accennato ad un accordo sulla proposta del collega Papandrea, per cui anche per questo disegno di legge, pongo in votazione la proposta di passaggio in Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 41 voti favorevoli.


Argomento: Boschi e foreste

- Riassunzione proposta di deliberazione legge 1/3/ 75, n. 47, legge regionale 9 giugno 44, n. 16 "Revisione del piano regionale per la difesa del patrimonio boschivo dagli incendi".


PRESIDENTE

E' la richiesta di esame direttamente in aula del testo licenziato dalla Commissione nella precedente legislatura. Questa è la proposta della Giunta, confermata dall'Assessore di merito.
Sulla proposta di deliberazione concernente la revisione del piano regionale per la difesa del patrimonio dagli incendi boschivi, la Giunta ha chiesto la discussione direttamente in aula e, da una espressione convenzionale, l'Assessore Vaglio conferma la richiesta, quindi, aprirei la discussione sul punto. Immagino che vi sia qualche richiesta di rinvio in Commissione.
MANICA Giuliana (fuori microfono) Ci associamo al Consigliere Papandrea.



PRESIDENTE

Devo interpretare la richiesta del collega Papandrea, che ha utilizzato la stessa forma espressiva dell'Assessore Vaglio, per cenni, per non disturbare gli altri colleghi sul punto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle foreste

Anch'io non vorrei disturbare eccessivamente i colleghi, ma non credo sia il caso di ricordare che la nostra stagione degli incendi sta per iniziare e che questo provvedimento lo avevamo portato con ampio anticipo alla fine della passata legislatura, perché ci consente di retribuire i lavoratori dipendenti che, non recandosi al lavoro, partecipano alle operazioni di spegnimento.
Vi ricordo che analoghi provvedimenti, anche di natura nazionale, si applicano ai donatori di sangue e a molte altre forme di volontariato.
All'inizio della stagione, che si prevede di una certa difficoltà proprio per la prolungata siccità, per la scarsità di risorse idriche e per lo stato ormai veramente complicato delle nostre foreste, mi sento di chiedere ai colleghi, che ben conoscono la situazione e che l'hanno quelli della passata legislatura - condivisa con noi in Commissione, il passaggio al voto perché il provvedimento è atteso con ansia dai 7000 volontari dell'antincendio boschivo piemontese e credo sia condiviso dalla maggior parte dei Consiglieri che provengono dalle aree rurali del Piemonte.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Assessore, anche se la cosa avvenisse nel giro di una settimana.



(Intervento fuori microfono)



PRESIDENTE

Va bene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per associarmi alla richiesta del Consigliere Papandrea anche perché stiamo approvando questo provvedimento. In questo delibera ci sarà anche l'elemento sollecitato dall'Assessore Vaglio che, peraltro, è da discutere, perché la retribuzione dei lavori volontari è tema politicamente rilevante.
Quindi, non si tratta di una settimana; discutiamone bene in Commissione e dopo una settimana arriva in Consiglio. Non credo che vi siano problemi.



PRESIDENTE

Interpreto che c'è l'impegno da parte dei Capigruppo dell'opposizione per una procedura d'urgenza con precedenza su altro, in modo che il provvedimento possa ritornare in aula nella seduta della prossima settimana.
In definitiva, la proposta ritorna in Commissione con procedura d'urgenza e sarà riproposta in Consiglio nelle sedute della prossima settimana.
Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 41 voti favorevoli.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Proseguimento esame disegno di legge n. 75: "Disposizioni per la tutela dell'ambiente in materia di inquinamento acustico" (relazione già svolta e approvato fino all'art. 4 compreso)


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 75, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Dato il tempo intercorso rispetto all'iniziale esame del provvedimento prima di passare all'esame dell'art. 5, ritengo che l'Assessore possa richiamarne brevemente i contenuti, per consentire una maggiore organicità della prosecuzione della discussione.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Il provvedimento ha come finalità l'attuazione, nella Regione Piemonte della legge n. 447, che è la legge quadro nazionale sull'inquinamento acustico.
Ovviamente siamo facilitati nel discutere questa legge, perché abbiamo approvato la legge regionale n. 44, che è quella che definisce i vari livelli di competenza tra Regioni, Province e Comuni per tutte le materie che riguardano l'ambiente.
Nel caso particolare, abbiamo concentrato la nostra attenzione sui primi articoli, che sono quelli fondamentali: l'art. 1, le finalità e i principi; l'art. 2, le definizioni; l'art. 3, le funzioni della Regione l'art. 4, le funzioni delle Province.
Per somma algebrica, restano le funzioni dei Comuni che, per chiaramente, non sono funzioni residuali, ma primarie, perch sostanzialmente, il "pallino" è in mano ai Comuni, che devono decidere in ordine alle zonizzazioni acustiche e a tutte quelle procedure di bonifica acustica o di autorizzazione che riguardano la generalità dei soggetti, ad accezione delle imprese che fanno capo alla Provincia.
Gli articoli successivi riguarderanno la classificazione acustica del territorio; le procedure di approvazione della classificazione; le situazioni particolari di rilevante interesse paesaggistico di contrappunto alle eventuali deroghe; cosa intentiamo per impatto acustico e clima acustico; com'è l'organizzazione dei sistemi di controllo; i piani comunali di risanamento acustico; i piani di risanamento delle imprese; il piano regionale di bonifica acustica e la definizione di tecnico competente in materia di inquinamento acustico.
Questo è, in modo stringato, ma chiaro, il sunto dello stato dell'arte.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Cavallera.
ART. 5 5.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: Al punto 2, nell'ultimo capoverso sostituire le parole "ventiquattro mesi" con le parole "diciotto mesi".
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione dell'emendamento.



MORICONI Enrico

L'emendamento proposto è molto semplice. Si tratta di sostituire al punto 2, nell'ultimo capoverso, le parole "ventiquattro mesi" con le parole "diciotto mesi". E' una proposta che cerca di prevedere una risposta da parte dei Comuni, in particolare, che hanno una popolazione inferiore a diecimila abitanti più vicina a quella dei Comuni che hanno oltre diecimila abitanti.
In parole povere, il punto stabilisce che i Comuni che hanno più di diecimila abitanti hanno solo dodici mesi per adeguarsi con il piano di zonizzazione acustica. Invece, i Comuni più piccoli avrebbero un tempo superiore del doppio (ventiquattro mesi).
Con questo emendamento chiedevamo se era possibile avvicinare i due tempi comprendendo che i Comuni piccoli hanno dei problemi di gestione del personale, per cui possono essere svantaggiati rispetto ai Comuni più popolosi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

I provvedimenti arrivano in aula dopo che si è svolta una certa procedura di Commissione, ma anche di consultazione con gli enti locali.
Adesso abbiamo la Conferenza Regione-Enti locali. Parliamo di norme che hanno un risvolto sui Comuni.
Siamo arrivati a queste conclusioni sia per proposta della Giunta, ma anche per condivisione in sede di queste consultazioni. Visto che la differenza non è rilevante, credo che si possa tranquillamente lasciare stare questo termine massimo che, peraltro, era stato condiviso dalle amministrazioni comunali quando ci sono state le consultazioni, per cui non accolgo questo emendamento.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 27 contrari e 1 astenuto (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Si proceda alla votazione dell'art. 5 nella sua stesura originale per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 34 voti favorevoli 33 astensioni non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 5 è approvato.
ART. 6



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

E' una questione che l'Assessore Cavallera ben conosce, di complessa soluzione, perché si richiama alla legge nazionale.
Nella lettera f), dove noi diciamo "assegnare a ciascuna delle zone individuate i valori di cui all'art. 2...", non so se sia possibile recuperare una questione che ci è stata più volte posta, in quest'aula e fuori, dagli Enti locali e dai Comitati costituitisi in seguito alla situazione determinatasi per l'insediamento dell'Aeroporto di Malpensa sul territorio piemontese: la famosa questione relativa a rumori di fondo insomma.
Io so bene che è una questione di complessa soluzione e definizione normativa; solleciterei - proprio rispetto a questo articolo, perché mi pare che qui si possa collocare questa questione, nella parte relativa alla classificazione acustica del territorio - la possibilità di trovare una definizione ed una soluzione, anche perché la nostra situazione piemontese si configura come particolare ed eccezionale.
Noi sappiamo che era in corso un monitoraggio, ultimato in queste settimane; che sono alla definizione le classificazioni nazionali presso i Ministeri competenti (Trasporti e Ambiente), per cui se non cogliamo l'occasione di inserire questo problema all'interno della legge, rischiamo di non riuscire più a risolverlo. Infatti, pur avendo una legislazione specifica non abbiamo l'inserimento di un punto specifico, che per noi si configura oggi come un'emergenza.
Ritengo che anche qualora, con una soluzione di equa ripartizione delle rotte, superassimo l'emergenza, occorrerebbe monitorare la situazione nella sua continuità, tant'è che al Senato è anche stata votata una mozione che prevede un Osservatorio ambientale tra le due Regioni. E io direi che sarebbe importante che fosse gestito dalle due Regioni.
Mentre intervengo, mi sta venendo in mente che oltre alla problematica relativa ai rumori di fondo, dovremmo tener presente anche la questione dell'Osservatorio ambientale che potrebbe rappresentare una soluzione; sono comunque disponibile ad una ricerca comune per trovare un'adeguata soluzione normativa.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi sull'articolo, do la parola all'Assessore Cavallera, il quale desidera fornire un'informazione.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Noi siamo in fase di attuazione sul territorio regionale della legge 447, quindi sostanzialmente le nostre norme sono rivolte alle attività che si svolgono sul nostro territorio, sia del sistema civile e produttivo che anche del sistema dei trasporti, che io però definirei, aggiungendo qualche aggettivo, terrestre o, al limite, lacustre o fluviale.
Per quanto riguarda il sistema dei trasporti aerei, proprio la legge n.
447 prevede una Commissione speciale per ogni aeroporto, nella quale noi dopo lunga e penosa malattia, abbiamo ottenuto di essere inseriti.
Credo dunque che la sollecitazione della collega Manica, debba avere sostanzialmente una risposta di tipo politico generale.
Qualora le iniziative portate avanti fino adesso dovessero essere ritenute insufficienti, occorre metterne in campo delle nuove, per far sì che il fronte piemontese, utilizzando le norme della L. 447 nazionale - a cui dobbiamo far riferimento, essendo interessata anche la Lombardia possa avere il massimo di presenza o di incidenza nei momenti in cui si adottano le decisioni.
Da un lato, accolgo la sollecitazione, che ovviamente è rivolta a me e alla Giunta nel suo complesso (Presidente ed anche collega dei trasporti) e in questo senso si sta lavorando; tuttavia, nello specifico di questa norma, credo che i Comuni - almeno, simulando l'operato dei Comuni dell'Ovest Ticino - velocissimamente, senza bisogno che arrivi la Provincia a regolare questioni di vicinato (perché lì la pensano tutti allo stesso modo), adotteranno le classificazioni acustiche del loro territorio, quindi per lo meno cercheranno di avere una carta di base su cui l'ARPA poi farà perno per le misure. Avremo così maggiori riferimenti per dire quado si verifica il superamento dei limiti.
Questo è il vantaggio che ci dà l'approvazione rapida di questa legge.
Io l'avevo già detto a febbraio-marzo: "E' opportuno approvare questa legge per poter valutare il "delta" (come giustamente mi suggerisce la dott.ssa Tasseli) di rumore rispetto a quello che è consentito.
In questo senso, è importante la legge, ma è chiaro che occorrerà lavorare all'interno di quella Commissione che la L. 447 prevede per ogni aeroporto; è stata costituita per Caselle, è stata costituita per Malpensa anche se non è stato facile arrivare a questa costituzione e all'inserimento della Regione.
Il lavoro va avanti; bisognerà valutare ogni possibile iniziativa verso gli organi centrali e verso la Regione confinante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Alla lettera b) dell'art. 6 è scritto che la classificazione aggrega "le zone acusticamente affini sotto il profilo della destinazione d'uso, al fine di evitare la frammentazione in microaree". Questa definizione che conseguenze applicative può avere? Provo a fare dei ragionamenti. La destinazione d'uso sul territorio riferita a strumenti urbanistici - e la classificazione acustica integra gli strumenti urbanistici - è una destinazione residenziale, terziaria industriale, di servizio.
Le destinazioni d'uso zonizzate che noi troviamo dentro gli strumenti urbanistici sono destinazioni di aree discrete, non di microaree, ma di aree di un certo livello. Vi è, ad esempio, la zona residenziale di tipo B grossa parte delle città sono a destinazione residenziale di tipo B.
In queste grandi aree di destinazione, specialmente se comprensive di residenza, trovano collocazione altre destinazioni d'uso, che possono essere coerenti con questa o accessorie: il commercio, il terziario, le piccole attività artigianali, magari anche qualche attività industriale che non dovrebbe stare lì, ma ci sta. Queste sono microaree.
Questa norma dice: "Evitiamo la frammentazione in microaree", quindi mi pare di capire che la classificazione acustica deve prescindere dalla realtà puntuale.
Se in un'area a destinazione residenziale, lungo un corso c'è un certo tipo di attività commerciale o di servizio, nelle vie laterali una residenza, in un isolato una certa presenza di artigiani, con attività rumorose, con questa norma diciamo al Comune: "Sull'area destinazione b) devi scegliere una classe acustica". Ma, quella classe comprende tutto? Cosa si fa? Si sceglie per difetto o per eccesso? Si sceglie di classificare quell'area secondo il "rumore molesto", che non deve mai avvenire? E' sempre difficile descrivere la realtà, e questo è uno degli elementi di difficoltà.
Ho voluto segnalare questi elementi di perplessità, perché l'ordine di aggregare zone acusticamente affini mi sembra contraddittorio con quanto scritto dopo la virgola, "al fine di evitare la frammentazione in microaree". Se si volesse, in una città costruita, aggregare zone acusticamente affini, si dovrebbe obbligatoriamente leggere la realtà urbana per quello che è, senza prescindere da quella microurbana, anche perché non è possibile: dal punto di vista dei problemi acustici, come fare a non tener conto del fatto che, a pochissima distanza l'una dall'altra possono aversi una residenza e un'attività terziaria!?! Sono due realtà che, ad essere accomunate, confliggono.
Faccio un esempio. Pensiamo al caso di Caraglio. La zona fieristica è affianco alla zona residenziale. Noi, però, non dobbiamo creare delle microaree! E allora, come possiamo classificare quella zona, dove c'è quella bella casa liberty? Come la classifichiamo, Presidente Riba, secondo le esigenze della zona residenziale o secondo le esigenze che derivano dalla zona in cui si sviluppa, e in modo piuttosto pesante, il settore terziario? Questi sono problemi, Assessore Cavallera. Io voglio solo sollecitare una sua riflessione su questi aspetti. La definizione che si dà è molto netta, a prima vista sembrerebbe molto chiara, facilmente applicabile. Ma io non so se in realtà sia così facilmente applicabile! E non so se dire in modo così netto di evitare la frammentazione in microaree! Non so se questo l'evitare d'individuare microaree piuttosto che prendere delle decisioni sia il modo giusto di tutelare, dal punto di vista acustico, gli ambienti urbani.
Secondo me sarebbe preferibile togliere questa precisazione. Per Assessore, le ricordo che la mia è solo una riflessione!



PRESIDENTE

L'Assessore desidera rispondere subito, e meno male, così mi solleva dal richiamo diretto che mi ha fatto il collega Chiezzi! La materia è così lontana dall'agricoltura, che non saprei neppure come improvvisare una risposta! La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Ci troviamo in una situazione che va esaminata approfonditamente e naturalmente, avendo ben presenti i termini del problema.
Non dobbiamo dimenticare che tutte le dizioni che abbiamo in queste norme partono dalle classi previste dalla L. 447, che sono "simil urbanistiche", ma non completamente coincidenti. Difatti, le classi previste dalla legge creano aree particolarmente protette (ospedali, scuole etc., cioè le aree dove il valore è il più basso), aree prevalentemente residenziali, aree di tipo misto, aree di intensa attività umana, aree prevalentemente industriali, aree esclusivamente industriali. Come ho detto, queste sono le classi di zonizzazione prevista dalla L. 447.
Quindi, con questa formulazione cosa lasciamo ad intendere? Che occorre vedere la destinazione d'uso e, giustamente, come rilevava il collega Chiezzi, questo è l'elemento di collegamento con la pianificazione urbanistica. Poi, aggiungiamo ancora un'indicazione...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E' il DPCM "Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore" figlio normativo della legge madre. In esso sono contenute queste classificazioni, sia per quanto riguarda i valori limite di emissione, sia per quanto riguarda i valori limite assoluti di immissione.
Quindi, l'emissione riguarda la sorgente sonora, l'immissione ciò che dall'interno dell'opificio va verso l'ambiente. Inoltre, ci sono i valori di qualità, quei valori, cioè, tendenziali, a cui i Comuni possono decidere di tendere.
In sostanza, dobbiamo coniugare le nostre destinazioni urbanistiche con le classificazioni. Noi facciamo una raccomandazione: "Non facciamo troppe microaree, perché poi il discorso diventa ingestibile". Certo che, come diceva il collega Chiezzi, dalla nostra scelta scaturiscono delle conseguenze. E' chiaro che se in una zona prevalentemente residenziale, vi è inserito un insediamento produttivo, tale zona sarà oggetto di un Piano di risanamento nel momento in cui non riuscirà a stare dentro i limiti fissati. Però, ovviamente, non per nulla si demanda ai Comuni, che sono conoscitori del territorio e della pianificazione urbanistica, di compiere queste scelte. Quindi, ci sono dei paletti ben precisi: la normativa nazionale, la pianificazione urbanistica e le direttive procedurali di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore anche per l'utile citazione fatta.
A mio parere, sarebbe opportuno togliere questa specificazione, cioè quella di evitare la frammentazione in microaree. E' una definizione troppo astratta. Per esempio, nella classificazione del territorio comunale si dice, per la classe 4 "Aree di intensa attività umana". Ma l'attività pu essere intensa e il territorio in cui si svolge non molto ampio. Però, la legge dice: "Attenzione, in queste aree tu devi dare una certa classificazione". Inoltre, anche la definizione di "microaree" è piuttosto vaga. Cos'è una microarea? E' lunga 50, 100 metri, 100 mq, 1000 mq? Anche qui potremmo discutere! Il "micro", in questo caso, cos'è? E' stato misurato? Perché scendiamo così nel dettaglio, citando le "microaree" se nessuno sa cosa sono? Il concetto di "microarea", quindi, è un concetto astratto, che al Comune non serve: sfugge ad una definizione. Il compito di stabilire una simile frammentazione, in realtà, io lo lascerei ai Comuni. Che scelgano loro: devono stare dentro la classificazione del territorio, devono aggregare zone acusticamente affini, che lo facciano! Non li aiutiamo col dire "evitiamo la frammentazione in microaree", secondo me confondiamo loro le idee, sono loro che devono avere la responsabilità di gestire il territorio! Hanno elaborato il loro Piano regolatore, conoscono il proprio territorio, devono classificarlo acusticamente, hanno le classi acustiche: lo facciano! Una specificazione di questo genere non è certo un aiuto! Se l'Assessore condivide queste riflessioni, bene; in caso contrario presento l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Proporrei al Consigliere Chiezzi, anziché di scrivere "al fine di evitare la frammentazione in microaree" (il termine "microaree" in effetti è un tecnicismo che non è definibile), di scrivere "al fine di evitare un'eccessiva frammentazione".
Se il collega è d'accordo, presenterei un emendamento dove, al punto b), vengono eliminate le parole "in microaree" e inserite le parole "al fine di evitare un'eccessiva frammentazione".



PRESIDENTE

Il collega Chiezzi è d'accordo.
Aspettiamo pertanto l'emendamento dell'Assessore.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Innanzitutto devo dire che alcune delle difficoltà riscontrate nell'esame di questa legge nascono anche dal fatto che noi avevamo chiesto di poter riesaminare la legge, essendo dei neo Consiglieri, in Commissione ma non è stato possibile seguire tale iter. Quindi alcuni problemi sono dovuti al fatto di non aver ascoltato la discussione in Commissione.
Ritornerei ora su quanto detto dalla Consigliera Manica nel suo intervento. Il principio fondamentale di questa legge è quello di migliorare le condizioni di vita, cercando di contenere al massimo l'inquinamento acustico, e non solo quello di fare la fotografia dell'esistente.
Noi dobbiamo sempre tener presente l'obiettivo della legge.
In tutto il testo di legge il concetto del rumore di fondo non viene considerato, invece altri dispositivi legislativi, ad esempio in altre zone, in altre nazioni, recepiscono il concetto del rumore di fondo. Rumore di fondo che va inteso non solo riguardo ai problemi aeroportuali, ma in generale, perché il rumore di fondo sussiste in parecchie zone, non solo nelle aree immediatamente vicine agli aeroporti.
Il rumore di fondo va considerato in qualsiasi delle aree di zonizzazione che noi individuiamo, anche perché in base al rumore di fondo ci sono poi delle conseguenze per la salute.
Pertanto, noi proponiamo un emendamento nel quale sia aggiunto all'art.
6 una lettera in cui si consideri il rumore di fondo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Intervengo solamente per porre una domanda. Il dibattito che c'è stato finora tra il Consigliere Chiezzi e l'Assessore ha risollecitato un dubbio che, a dire il vero, in Commissione - sto cercando la documentazione - era già sorto. Nello specifico se non ricordo male - sto cercando gli appunti del passato, quindi ho un attimo di difficoltà - sulla classificazione acustica specifica c'era stata un'osservazione abbastanza pertinente e tecnica da parte dell'ARPA. Francamente non ci sarebbe tornata alla mente se il Presidente della Commissione Chiezzi, non avesse risollevato la questione, però di fatto l'ARPA diceva che già esiste una classificazione che deriva dalla legge n. 447.
Non andiamo ad esplicitare nella classificazione acustica del territorio un comma b) che espliciti e che disciplini con le parole "al fine di evitare la frammentazione in microaree".
Può darsi che i frammenti di ricordo non ci aiutino in questa fase quindi chiediamo il supplemento di informazioni al settore e all'Assessore come collante di tutto il ragionamento.
L'ARPA aveva posto una questione di merito. A questo punto mi domando con l'emendamento che l'Assessore è intenzionato a presentare per semplificare quel passaggio e non indurre in conseguenti "tentazioni" o guai, come si colloca con la posizione che aveva assunto l'ARPA.
Preciso che non stiamo cercando degli inghippi, avendo già dichiarato a suo tempo che siamo assolutamente disponibili e favorevoli alla legge, per vediamo di emanare un provvedimento che non infici l'obiettivo che ci siamo posti collegialmente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Per quanto riguarda il discorso sul rumore di fondo, posto dal collega Moriconi, richiamo al collega l'art. 2, laddove abbiamo definito il clima acustico.
La legge è perfettamente consona alla legge n. 447; si parte da una situazione di clima acustico preesistente, si valuta l'impatto acustico dell'intervento o dell'impianto che si deve analizzare, dopodiché si avrà il rumore specifico o il rumore complessivo, che si somma a quello di fondo.
Quindi la strumentazione nella nostra legge c'è tutta, non vi è alcuna dimenticanza.
Per quanto riguarda il discorso sulle microaree e le osservazioni dell'ARPA, noi ci siamo posti, nella valutazione di tutte le osservazioni da un punto di vista generale. Molte volte le osservazioni che vengono dagli organi tecnici sono certamente pertinenti e fondate, però, a volte sono anche legate alle conseguenze operative di certe decisioni. E' chiaro che in molte microaree ci sono eccessive misure, per cui c'è una legittima suspicione su certe osservazioni che, in qualche modo, richiamano poi all'operatività dell'istituto, altamente qualificato su considerazioni di carattere generale che, ovviamente, bisogna poi essere in grado di analizzare, radiografare, facendo quella sintesi che compete al legislatore regionale .
Questa era la ragione per cui avevamo percorso un'altra strada, non accettando le osservazioni dell'ARPA. Però mi sono convinto, rispetto a quanto diceva il collega Chiezzi prima, che introdurre non dico un neologismo, ma un tecnicismo poteva in qualche modo mettere in dubbio il significato delle microaree. Se l'orientamento è di dire di non esagerare nella frammentazione allora mettiamo quel termine. Uno può essere d'accordo o meno, ma perlomeno il testo viene migliorato. Sotto questo profilo io sarei, quindi, per le ragioni dette prima, a fronte delle considerazioni della collega Suino e per quanto da me detto, per confermare il testo.
Sull'emendamento del Consigliere Moriconi la Giunta è contraria, in quanto le definizioni che già sono presenti in ordine al clima acustico sono già, a mio avviso, esaustive e più che sufficienti per poter governare tutta la partita.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
Se non ci sono altre richieste d'intervento, portiamo in votazione i due emendamenti finora pervenuti, quello dell'Assessore, che considerava le proposte fatte dal collega Chiezzi, e quello testé presentato dai colleghi Moriconi, Chiezzi, Manica e Contu.
6.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera: All'art. 6, comma 1, lettera b), sostituire "al fine di evitare la frammentazione in microaree" con l'espressione "al fine di evitare una eccessiva frammentazione".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 31 voti favorevoli.
6.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Manica, Chiezzi e Contu:: All'art. 6 aggiungere il punto g): "g) Considerare i valori del rumore di fondo nel valutare i valori di cui all'art.2, comma 1, lettere e), f), g) ed h) alla legge 447/95".
La Giunta è contraria all'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, chiedo la verifica del numero legale.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale come richiesto dal Consigliere Chiezzi.



(Il Consigliere Segretario Mancuso o effettua l'appello nominale)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n. 35 Consiglieri ed in congedo n. 2 Consiglieri.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Proseguimento esame DDL 75: "Tutela ambiente in materia inquinamento acustico" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori con la votazione dell'emendamento all'art. 6 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Contu e Manica.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 31 contrari e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda, dunque, alla votazione dell'art. 6 così emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 38 voti favorevoli 34 voti contrari 4 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 voti favorevoli 43 astensioni 4 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 7 è approvato.
ART. 8



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
In questo articolo si norma la situazione dei Comuni il cui territorio presenti un rilevante interesse paesaggistico, ambientale o turistico. La domanda che rivolgo all'Assessore è: quali strumenti accertano questa situazione? Il rilevante interesse paesaggistico è normato dagli articoli della legge n. 56, la legge Galasso, quindi siamo sicuri che è una classificazione esistente.
Chiederei, inoltre, qualche spiegazione sulle parole "rilevante interesse ambientale", e ancor di più su "rilevante interesse turistico": a quali riferimenti facciamo capo? Perché altrimenti ogni situazione potrebbe essere individuata come di rilevante interesse turistico. Penso che quando fissiamo una norma in questi termini precisi, ci debba essere la sicurezza che a questa norma corrispondano degli atti inequivoci, o del comune o di altri soggetti.
L'uso della parola "rilevante", se posso concludere, è ancora peggio: dire "un rilevante interesse paesaggistico" è diverso dal dire "un interesse paesaggistico". Non capisco perché debba essere "rilevante" se dal punto di vista paesaggistico è stato inserito un elemento di tutela: è un elemento di confusione. Il termine "rilevante" potrebbe invece influire su quanto abbatto la classificazione acustica: se è molto rilevante, per esempio, posso abbatterla tanto o poco.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Vi è, forse, una correzione da introdurre per quanto riguarda le parole "paesaggistico, ambientale", perché se vogliamo rifarci pedissequamente alla legge 447, la corretta stesura dovrebbe essere "paesaggistico ambientale", il che riconduce ad una maggiore intelligibilità tutto l'articolo.
Devo dire, però, che la risposta alla domanda emerge già alla lettera a). Prevediamo e circoscriviamo la possibilità che siano in gioco elementi paesaggistico-ambientali e turistici; devono essere desunti dagli strumenti urbanistici comunali, dagli strumenti di pianificazione previsti per legge nel nostro caso sono i piani territoriali - oppure da atti regionali o provinciali in materia, vale a dire che ci siano atti di Settore.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

"Turistico" può essere la classificazione turistica di un comune. C'è una legge che prevede i comuni turistici, quindi - simulo, vado avanti a botta calda - un comune che non è turistico, non può applicare questa norma.
Credo, dunque, che con la lettera a) già offriamo una risposta esaustiva per circoscrivere ed avere una certezza del diritto.
Chiedo, a questo punto, alla Segreteria che assiste il Presidente di ritenere, per evitare un emendamento per la semplice virgola, che si intenda scritto "interesse paesaggistico-ambientale" anzich "paesaggistico, ambientale". In questo modo ci riconduciamo alla dizione della 447 ed evitiamo che sorga il dubbio al collega Chiezzi su cosa si intende per "rilevanza di tipo ambientale", che, se da un punto di vista intuitivo, è chiaramente comprensibile, da un punto di vista del diritto normativo non si saprebbe quale sia lo strumento di riferimento.
In questo articolo "paesaggistico, ambientale" è dunque da intendersi "paesaggistico-ambientale".



PRESIDENTE

Quando lo porrò in votazione, chiarirò che lo interpretiamo col trattino anziché con la virgola.
8.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Contu e Moriconi: al punto b) abolizione del punto in questione.
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Questo emendamento proposto va nel senso di quanto ci eravamo detti in precedenza, ossia di considerare che questa legge deve avere, per quanto possibile, un obiettivo di miglioramento.
Ci troviamo in un ambito particolare, ovvero in comuni nel cui territorio sia presente un rilevante interesse paesaggistico-ambientale. A nostro giudizio, il senso di questo emendamento è che in una situazione in cui ci sia un rilevante paesaggistico-ambientale e in cui si debba prevedere per questi comuni anche un evidente interesse turistico, quindi di un certo tipo di fruizione del paese nell'ambiente, non è possibile che in presenza di situazioni che possono determinare dei problemi dal punto di vista acustico, non sia prevista nessuna limitazione.
Abbiamo ritenuto che la strada più facile fosse quella di abolire completamente il punto, lasciando chiaramente i comuni allo strumento della zonizzazione acustica per individuare i correttivi che si vuole offrire per risolvere il problema. Se si lasciassero del tutto estranee queste situazioni all'intervento del comune, in presenza di casi limite o di situazioni che mai si conciliano con uno spirito che è insito nella zona il comune non avrebbe gli strumenti per intervenire e migliorare, che è lo scopo e l'indirizzo della legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Moriconi.
La Giunta come si esprime su tale emendamento?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

La Giunta è contraria, perché la legge 447 impone proprio alle leggi regionali di dare delle direttive in materia.
Faccio presente che, sulle sei classi, con questo articolo ne comprendiamo quattro, dalla numero uno alla numero quattro, ovvero le aree prevalentemente protette, residenziali, di tipo misto e ad intensa attività umana. Rimarrebbero di norma escluse quelle prevalentemente ed esclusivamente industriali.
Questo non vuol dire che queste attività non hanno limitazioni, perch per tutte le sorgenti sonore, comunque, vi sono dei ferrei limiti di emissione. Quindi, già questi valgono comunque, però quale direttiva dovendo scegliere, anche in termini di percorso possibile, alla fine abbiamo trovato questo punto di equilibrio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 8.1.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri).
Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 8, come riformulato dall'Assessore Cavallera, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 30 astensioni 11 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
ART. 9 9.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: all'art. 9, comma 3, abolire le parole "o stagionale".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'emendamento si illustra da solo; invece, vorrei dire un'altra cosa, eventualmente, oggetto di un altro emendamento.
All'ultimo comma dell'art. 9, si dice che per le attività di igiene del suolo (spazzamento e raccolta), che sappiamo essere particolarmente moleste dal punto di vista acustico, i Comuni possono derogare i valori limite. Già è un punto che sarebbe tutto da discutere, in quanto non si capisce il motivo per il quale anche queste attività non possano impiegare tecnologie e modalità di gestione tali da non essere così moleste, ma lasciamo stare l'obiettivo massimo, entriamo nella logica che sono attività che superano i decibel.
La norma attuale dice che per queste attività i Comuni possono stabilire deroghe - e questo mi va bene. Poi, mi pare che non funzioni laddove la norma dice che i Comuni possono fissare orari e modalità di esecuzione. Propongo che, in questo caso, i Comuni non "possano" indicare orari, ma "debbano" indicare orari e modalità, senza essere più soltanto una possibilità. Se lo spazzamento delle strade è un'attività che attualmente non è comprimibile dal punto di vita del rumore, il Comune deve comunicare gli orari in cui viene effettuata e non "deve solo poterlo dire". E' un'attività che, chiaramente, deve essere regolamentata dal punto di vista degli orari, in modo tale che il Comune, scelto un orario possibilmente il meno molesto, lo conservi, perché la conservazione degli orari molesti riduce la molestia del rumore, essendoci l'abitudine.
Quindi, alla penultima riga, aggiungerei "e devono fissare orari e modalità di esecuzione".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
L'osservazione del collega Chiezzi potrebbe essere risolta, facendo riferimento alle varie opzioni fornite dalla lingua italiana, ricorrendo al gerundio, per cui all'art. 2, comma primo, della legge n. 447: "fissando orari e modalità di esecuzione di tale attività".
Visto che ho la parola, per economia dei lavori, esprimo anche il giudizio sull'emendamento presentato dai colleghi Chiezzi e Moriconi in merito al discorso delle attività stagionali e temporanee.
Abbiamo un elemento in più rispetto alla valutazione che avevamo fatto in Commissione: i funzionari regionali hanno chiesto alla Direzione competente se le attività stagionali erano ricomprese, oppure no, nel temporaneo. La risposta è stata positiva, per cui nelle attività temporanee sono comprese anche le stagionali.
A questo punto, lo stralcio proposto deve essere respinto, perché non è solo uno stralcio, ma era finalizzato ad eliminare del tutto le attività stagionali.
Per questa ragione, visto che comunque il giudizio dato da coloro che in prima battuta interpretano la legge n. 447 è di inserire l'aggettivo "stagionale", a questo punto, non creiamo dubbi in sede interpretativa e lasciamo come avevamo concluso in Commissione: temporaneo, stagionale o provvisorio, in modo tale che sappiamo che questo ventaglio, che comunque ha carattere di provvisorietà perché non è permanente e comunque limitato nel tempo, può essere oggetto di deroga.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
9.2) Emendamento presentato dall'Assessore Cavallera: Art. 3, comma terzo, sostituire "fissare" con "fissando".
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Provo a fare la parte di uno qualsiasi - non chiamato ad esprimere il voto su questo provvedimento - che passa in quest'aula per caso e sente questa discussione - più o meno, mi trovo in questa condizione non avendo seguito il provvedimento in Commissione.
Probabilmente, Assessore, le dirò una cosa ovvia: noi facciamo leggi che normano i livelli di emissione acustica per tutelare l'ambiente, la qualità della vita dei cittadini dal punto di vista del rumore e poi concediamo deroghe per consentire lo svolgimento di una serie di attività.
Le faccio una domanda ovvia, Assessore: pensando ai sistemi di trazione dei carretti o delle unità di vendita, con motori a scoppio, dei mercati rionali, già in azione alle cinque del mattino - non so se qualcuno abita vicino ad un'area mercatale - non sarebbe più semplice emanare norme che definiscano le caratteristiche di tali mezzi? Provo a ribaltare la domanda, Assessore, lo dico come interrogativo generale. I mezzi che si utilizzano per la pulizia, che curano l'igiene del suolo (con tutti i problemi che la stessa pulizia comporta, perché è un'operazione fatta in orario notturno, sebbene esistano anche altre modalità) potranno essere alimentati elettricamente? Quali interessi muove se l'obiettivo è quello di tutelare la quiete del diritto al riposo dei cittadini? Le faccio una domanda non da Consigliere, che cerca di capire qualcosa ma da cittadino qualunque: cos'è che, nel potere della Regione, limita la possibilità di normare i livelli di immissione acustica? Una cose colpisce un po' di più chi abita nelle aree mercatali e chi ogni tanto vede la strada sotto casa pulita dai mezzi del Comune: una media di cento multe al giorno, ma questo è un altro discorso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Noi ci troviamo a fronte di una legge quadro nazionale che stabilisce la possibilità di derogare, e dato che le deroghe le devono fare i Comuni dà alla Regione l'obbligo di stabilire dei criteri. Se vogliamo proseguire con quella filosofia, bisogna cambiare la legge quadro nazionale e allora non diciamo cosa è vietato, ma cosa è previsto in tutte le varie casistiche, per cui avremo un ventaglio amplissimo. Invece, il legislatore ha previsto delle zone dove ci sono dei limiti e, se non vi rientra, deve risanare; certe attività possono andare in deroga, come i cantieri e una serie di servizi di pubblica utilità.
Se si va a vedere, molte volte, nella norma della legge n. 447 e nell'articolo che avevamo visto prima, dove si parlava di "rilevante interesse paesaggistico", i servizi pubblici sono esclusi. Noi, invece abbiamo fatto in modo che fosse inserito all'art. 1: "di norma le attività produttive".
In sostanza, posso capire la sorpresa del cittadino che passa e ascolta i nostri discorsi, che possono sembrare per iniziati. Purtroppo, o per fortuna, dobbiamo inserire le nostre decisioni all'interno di un quadro abbiamo cercato di fare il nostro meglio - tenendo conto che la legge dovrà entrare in vigore domani - anzi siamo in ritardo. Dobbiamo tener conto della realtà.
Il fatto che si ricorda, come si diceva prima, alla definizione "è un'attività in deroga", già è un qualcosa che va recuperato e naturalmente, lo si recupera intervenendo sulle emissioni, quindi sulla sorgente sonora, sul mezzo di trasporto e con tutti gli interventi di risanamento: isolamento acustico con doppi vetri o con altro, perché in città gli interventi possono essere, a mio avviso, di varia natura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

La domanda che voglio porre è specifica. Esiste una potestà legislativa da parte della Regione di limitare le fondi di immissione acustica? Non c'è una competenza in materia?



PRESIDENTE

L'emendamento 9.1), a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu, è ritirato.
Pongo in votazione l'emendamento 9.2), presentato dall'Assessore Cavallera che, ricordo, sostituisce "fissando" con "fissare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 39 voti favorevoli e 1 astenuto (non partecipa alla votazione 1 Consigliere.
Si proceda alla votazione dell'art. 9 nel suo complesso per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 39 voti favorevoli 39 astensioni 1 non hanno partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 e votanti 30 voti favorevoli 28 voti contrari 2 non hanno partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 10 è approvato.
ART. 11



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'art. 11 è interessante, perché dice che per i nuovi insediamenti residenziali, da realizzare vicino ad attività produttive o servizi commerciali, bisogna valutare il clima acustico.
Bene! Dice ancora che, qualora il clima acustico non risulti compatibile, il comune tiene conto degli effetti di eventuali piani di risanamento necessari al raggiungimento dei valori limite, nonché della previsione di opportuni accorgimenti.
Chiedo all'Assessore, che probabilmente ha scritto questo di suo pugno perché è scritto in "democristianese" stretto, di spiegarci, mettendosi nei panni del Sindaco Manolino, cosa deve fare quest'ultimo leggendo questa norma: ha una zona industriale e riceve una richiesta di nuovo insediamento residenziale.
Mi spiega l'Assessore come fa a decidere questo Sindaco in base a questa norma? Gli dice di sì o gli dice di no?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Sarà che da parte mia vi è un certo allenamento a leggere particolari testi, ma vi assicuro sono, per larga parte, mutuati da normative di carattere generale che vengono solamente adattate nell'occasione.
Credo che, in sostanza, sia chiara la strada da prendere. Il Sindaco deve valutare due cose: uno, eventuali piani di risanamento che sono dell'attività produttiva, della zona industriale; l'altra, quelle che possono essere le modalità di realizzazione dell'intervento di tipo residenziale.
Per esempio, saltando di palo in frasca, quando a volte si realizzano le infrastrutture dei trasporti, per separarle dal centro residenziale contiguo si fanno anche dei setti, dei terrapieni, che assorbono - previa una progettazione adeguata - le emissioni rumorose.
In sostanza, questo articolo vuol dire che io valuto la situazione in essere al momento e non mi fermo solo a questa: nella valutazione finale se dare o non dare la concessione edilizia, tengo conto sia delle iniziative cioè dei piani di risanamento che provengono dalla zona dove ci sono le attività produttive, sia delle modalità eventuali di mitigazione che, in sostanza, sono portati avanti a favore del ricettore, intendendo per ricettore i nuovi edifici residenziali che vado a costruire. In pratica, ci sono queste due ottiche.
Poi, si può passare dal "democristianese" ad un altro tipo di linguaggio - qui occorrono degli interpreti e io non ho specializzazioni in merito - ma mi sembra chiaro: fotografo la situazione, tengo conto dei piani di risanamento che riguardano le attività produttive e, in qualche modo, valuto quelli che possono essere gli effetti sul ricettore delle modalità di insediamento residenziale di colui che lo propone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sulla base di quanto detto dall'Assessore, proponendo un emendamento.
Sentito il "democristianese", adesso - Assessore - le propongo un emendamento di sinistra, chiaramente di sinistra.
Lei ha scritto che quando il clima acustico non risulti compatibile, il Sindaco tiene conto degli effetti di eventuali piani di risanamento. Non si capisce niente. Cosa significa: "tener conto"? Posso tener conto per dire di sì o posso tener conto per dire di no.
Sostituiamo questa dicitura con una formulazione di sinistra; Invece di scrivere: "Tiene conto degli effetti di eventuali piani", scriviamo: "Condiziona l'assenso alla realizzazione di piani di risanamento".
In questo modo, è chiaro che se è incompatibile, il Sindaco condiziona il proprio assenso a piani di risanamento e ad opportuni accorgimenti, per cui, se non si può fare, non lo non si fa; se il Sindaco vuole farlo condiziona la licenza o la concessione edilizia a piani di risanamento, e non che quando non si può fare, il Sindaco "tiene conto...".
Povero Sindaco: come fa? Come agisce per tenere conto? Deve avere una norma che gli dica: "Dato che non puoi farlo, caro Sindaco, tu puoi autorizzare, ma almeno in presenza di una realizzazione di piani di risanamento; diversamente, non autorizzi: quei terreni non vengono edificati". Punto e a capo. Perché c'è un clima acustico - dice la norma non compatibile. Il Sindaco deve portare quella zona a diventare compatibile.
Quindi, io chiedo all'Assessore una nuova riflessione; nel caso insista, presento questo emendamento: sostituire "tiene conto degli effetti di eventuali..." con "condiziona l'intervento alla realizzazione di...".
Adesso lo presento per iscritto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

La considerazione è quella che ho fatto prima. In sostanza, nella partita non ci sono solo due soggetti, cioè il Comune e colui che propone l'insediamento residenziale, ma è una partita a tre: ci sono anche le attività produttive esistenti. Infatti, qui si dice: "E' altresì obbligatorio per i nuovi insediamenti residenziali da realizzarsi in prossimità di impianti o infrastrutture adibiti ad attività produttive o postazioni di servizi commerciali polifunzionali".
Per cui, nel momento in cui da queste aree sono immessi nell'ambiente rumori superiori ai limiti, questi devono fare il piano di risanamento; di conseguenza, il Sindaco, correttamente, tiene conto di eventuali piani di risanamento presenti nella zona e poi valuta tutti gli opportuni accorgimenti di progettazione, anche strutturali o logistici (quelli a cui ho fatto riferimento prima), per separare la zona residenziale da quella produttiva di fianco.
Il giudizio finale sarà dunque basato sulla situazione esistente; su eventuali piani di risanamento provenienti dalle attività produttive; sugli accorgimenti progettuali che tendono a separare il più possibile la zona residenziale da quella produttiva e poi sul progetto delle attività residenziali nuove che si vogliono insediare.
E' una valutazione complessa; è un problema complesso che noi abbiamo ritenuto di definire in questo modo.
Accettare l'emendamento del collega è come imporre a priori una soluzione; essendo invece una valutazione di impatto, questa è demandata al Sindaco, che è il soggetto particolarmente idoneo a fare valutazioni complessive di questo tipo: tenendo conto di tutto, deciderà alla fine per il meglio.
Il giudizio della Giunta all'emendamento è quindi negativo, contrario.



PRESIDENTE

11.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Contu Suino e Manica: art. 11, comma 3, sostituire "tiene conto degli effetti di eventuali..." con "condiziona l'intervento alla realizzazione di..." Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

A me pare non comprensibile la presa di posizione dell'Assessore perché se si riconosce che c'è un problema, il chiedere che ci sia almeno l'intenzione, un programma di intervento sul problema è fondamentale; non si deve semplicemente dire: "Valuta tu se c'è o non c'è e poi decidi".
Secondo me, nel caso in cui non ci sia un piano di intervento, non pu decidere di sì: deve condizionare il parere positivo al fatto che ci sia. E mi pare che l'emendamento, così come è stato presentato, chiarifichi questo aspetto.
La formulazione dell'Assessore è talmente vaga, per cui tutto è possibile. Il Sindaco può dire: "Ho valutato tutto e, anche se non c'è un piano di risanamento, dopo aver riflettuto, decido che si fa lo stesso".
Eh no! Tu gli devi dire "Se c'è il problema, devi condizionare il tuo sì al fatto che sia posto in essere un certo iter; i contenuti del piano sono poi un altro discorso, ma ci sembra fondamentale che ci sia almeno il piano di risanamento.
Non accettare questo emendamento significa veramente lasciare la norma in una vaghezza estrema.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Intervengo soltanto per aggiungere un particolare. Precisando che anche noi abbiamo aderito a questa esortazione del collega Chiezzi, aggiungo una motivazione a quanto hanno già detto i colleghi. Mi riferisco al comma 3 dove si dice: "non risulti compatibile". Quindi, non sussiste la compatibilità (primo dato); secondo dato: non andiamo a prefigurare l'imposizione di una valutazione, poiché non esistono le condizioni di compatibilità perché si prefiguri una valutazione diversa. Questo è lapalissiano.
Inoltre, lei dice: "Il Sindaco - lo abbiamo detto tante volte l'abbiamo sentito ribadire ripetutamente nelle consultazioni, ed è giusto anche noi ne siamo più che mai convinti - è colui che può esercitare quella funzione" (in questo caso, di tutela e salvaguardia).
Però, attenzione: è anche colui che, per la posizione che riveste e per la specificità del territorio, più di altri risente su di sé le pressioni che sono ovviamente decisamente più circoscritte, più mirate, più vicine più a lui pressanti rispetto ad un altra serie di passaggi tecnici burocratici, politici che, in qualche modo, possono aiutare a dilatare la vicenda e consentono elementi di razionalizzazione e valutazione che sostengono l'eventualità di una presa di posizione così forte.
In questo caso, probabilmente i ragionamenti che abbiamo fatto in Commissione sul comma 3 hanno visto un'accelerazione un po' eccessiva.
Effettivamente, così com'è scritto, non risulta compatibile, quindi non sussistono le condizioni perché si debba procedere con quel "Tiene conto degli effetti di eventuali Piani di risanamento": è già stato normato a sufficienza negli articoli precedenti. Andiamo a dare una norma di salvaguardia, di aiuto, di collaborazione, di tutela maggiore nei confronti del Sindaco.
Per questi motivi abbiamo ritenuto importante (al di là di un po' di demagogia!) apporre anche la nostra firma: Il provvedimento in discussione ci vede assolutamente convinti della sua validità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Il compromesso (perché c'è un fondo di verità nella tesi del Consigliere Chiezzi) potrebbe consistere nel sopprimere la parola "eventuali". Quindi il testo diverrebbe: "Tiene conto degli effetti dei Piani di risanamento necessari".
La mia è una proposta di mediazione: se l'Assessore è d'accordo potremmo togliere "eventuali" e raggiungere lo scopo prefisso salvaguardando anche la posizione del Sindaco.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente (fuori microfono)

Sì, io sono d'accordo.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, a lei va bene? Ritira il suo emendamento, dopo la presentazione del nuovo emendamento? La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Per me va bene, se anche l'Assessore lo accetta. E' un emendamento che dà modo al Sindaco, in presenza di un clima acustico non compatibile, di non rilasciare la concessione, a meno che non ci siano Piani di risanamento di cui tener conto.
Ripeto, questa è una formulazione accettabile.



PRESIDENTE

Do lettura del nuovo emendamento: 11.2) Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera: All'art. 11, comma 3, sopprimere le parole "eventuali" ed aggiungere "dei" al posto di "di".
Non essendoci richieste d'intervento, pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Valvo e dall'Assessore Cavallera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 32 voti favorevoli (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
L'emendamento 11.1) è stato ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto, dell'art. 11, come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 votanti 36 voti favorevoli 33 astensioni 3 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 11 è approvato.
ART. 12 12.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi, Contu: all'art. 12, aggiungere il comma 4): "Le ASL predispongono programmi epidemiologici per valutare eventuali conseguenze sulla salute dei cittadini dovute all'inquinamento acustico".
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Quest'emendamento riprende una precedente proposta che avevamo già cercato di inserire in un'altra parte della legge. Con esso si richiede che le ASL predispongano programmi epidemiologici per valutare eventuali conseguenze sulla salute dei cittadini dovute all'inquinamento acustico.
Il concetto base è questo: sappiamo, e abbiamo parecchi articoli di giornale che ne trattano, come il problema della salute dei cittadini sia anche legato, in qualche modo, all'inquinamento acustico. E' vero, la legge prevede che ci siano controlli da parte dell'ARPA: era già stato disposto dall'Assessore Cavallera in altra occasione. Però, il problema di base è questo: l'ARPA fa rilevazioni e monitoraggi per quanto riguarda il rilevamento acustico, per quanto riguarda, cioè, il rilievo "tecnico" del livello acustico. A noi, invece, sembra opportuno che siano valutati anche gli eventuali danni fisici provocati alle persone, ovvero quanto questi squilibri acustici incidano sulla salute.
Ad esempio, da un'indagine fatta dall'OMS, risulterebbe che il clima acustico delle città italiane sfori i livelli di tolleranza. In particolare, Torino raggiunge un livello di circa 72 decibel, mentre, per ammissione dell'OMS, per non turbare il riposo dei cittadini non bisognerebbe superare la soglia di 55 decibel.
In sostanza, quindi, il problema è questo: come possiamo sapere, se non mettiamo in atto dei sistemi di rilevamento epidemiologico, che eventuali disturbi del sonno dei cittadini o altri eventuali problemi di salute non sono collegati all'inquinamento acustico? E' questo il senso dell'emendamento. Sappiamo benissimo che l'ARPA effettua controlli tecnici sul rilevamento acustico, ma non è questo il punto. Si tratta di capire se l'eccesso di decibel (in particolare i 72 rilevati a Torino) possono avere conseguenze sulla salute.
Come Regione, dobbiamo riuscire a raccogliere notizie su queste possibili conseguenze.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Mantenendoci coerenti - secondo il punto di vista del collega nell'errore, fedeli a quanto già osservato all'art. 4, siamo contrari a questo emendamento. Per una semplice ragione. Siamo nel campo della prevenzione primaria. Certamente, la nostra missione è creare le condizioni ottimali per vivere in un ambiente sano, da tutti i punti di vista, anche dal punto di vista del rumore, cercando di contenere i decibel. Così, anche la sanità può adempiere meglio alle sue funzioni. Quindi, è chiaro che nei Piani di attività sanitaria sono comprese indagini epidemiologiche di diversa finalità, proprio per valutare le possibili conseguenze sulla popolazione delle attività produttive e della qualità della vita nelle metropoli. Quindi, come avevamo già detto allora, il nostro giudizio in tal senso è negativo, ma ciò non toglie che ARPA e aziende sanitarie debbano collaborare per raggiungere il medesimo scopo, l'elevamento della qualità della vita.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 29 contrari e un'astensione (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Si proceda alla votazione dell'art. 12 nel testo originario, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 votanti 32 voti favorevoli 31 astensioni 1 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 12 è approvato.
ART. 13 13.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Contu: Al punto 3 sostituire le parole "12 mesi" con le parole "9 mesi".
Se non ci sono interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 30 contrari (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
13.2) Emendamento presentato dal Consigliere Moriconi, Chiezzi e Contu: All'art. 13, al punto 4 sostituire la parola "può" con la parola "deve".
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Proporrei di riformulare l'emendamento sostituendo la parola "deve" con la parola "è".



PRESIDENTE

I presentatori sono d'accordo.
Pongo, pertanto, in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 13 come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 37 voti favorevoli 35 astensioni 2 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 13 è approvato.
ART. 14 14.1) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, Contu e Moriconi: Aggiungere, dopo l'ultimo punto, le parole "il risanamento non può essere realizzato in un tempo superiore a 12 mesi".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Do per illustrato tale emendamento. Farei precedere tale emendamento da un altro:con il quale si chiede di cancellare nella prima riga la parola "almeno".
Stilo l'emendamento e lo presento alla Presidenza.



PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera accoglie tale emendamento.
Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Chiezzi: 14.2) eliminare nella prima riga del comma 2 la parola "almeno".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 35 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
La parola all'Assessore Cavallera sull'emendamento 14.1).



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

La Giunta è contraria a tale emendamento, mentre è favorevole al successivo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 14.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 29 voti contrari (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
14.3) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, Contu e Moriconi: Al punto 3 aggiungere, dopo la parola "prescrizioni", le seguenti parole "che possono riguardare anche i tempi di effettuazione".
La Giunta è favorevole a tale emendamento, che pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 39 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
14.4) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, Contu e Moriconi: Al punto 5 sostituire le parole "180 giorni" con le parole "90 giorni".
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

La Giunta è contraria a tale emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 30 voti contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
14.5) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Contu: Aggiungere, dopo il punto 8), il punto 9), con le parole: "I piani di risanamento non possono eccedere la durata di due anni".
La Giunta è contraria all'emendamento, che pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Si proceda alla votazione dell'art. 14 per alzata di mano, come emendato ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 40 voti favorevoli 40 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 14 è approvato.
ART. 15 15.1) Emendamento presentato dalla Consigliera Manica e altri: Al comma 3 dell'art. 15 abrogare le parole "compatibilmente con le risorse finanziarie rese effettivamente disponibili in sede di approvazione del bilancio".
La Giunta è favorevole all'emendamento, che pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 47 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
15.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Placido, Marcenaro e Manica: aggiungere, al comma 3 dell'art. 15, le parole "e effettua verifiche a campione".
L'emendamento viene ritirato dai proponenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 15, come emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 votanti 44 voti favorevoli 40 astensioni 4 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 15 è approvato.
ART. 16 16.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Contu: Art. 16, al punto 3, aggiungere, dopo le parole "legge 447/95" le parole "i corsi sono organizzati con la collaborazione delle ASL territoriali".
La Giunta è contraria all'emendamento, che pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Si proceda alla votazione dell'art. 16 nel testo originario, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 voti favorevoli 32 astensioni 1 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 voti favorevoli 32 astensioni 1 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti34 votanti 33 voti favorevoli 32 astensioni 1 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 voti favorevoli 32 astensioni 1 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 19 è approvato.
La parola al Consigliere Moriconi, per dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.



MORICONI Enrico

Preannuncio che il mio Gruppo esprimerà voto contrario al testo di legge, in quanto, come ho già detto all'inizio della discussione, lo considera un dispositivo di legge che non entra nel merito dei problemi.
E' una legge un po' amorfa, che stabilisce le competenze per i vari enti che si trovano a gestire il complesso problema dell'inquinamento acustico, ma che non riuscirà a risolvere i problemi che si verificheranno laddove ci sarà un impatto acustico troppo elevato.
Come riportato ormai da numerose ricerche, il problema dell'inquinamento acustico è diventato un fenomeno anche rilevante dal punto di vista della salute. Prevenirlo non è una questione che riguarda solo la distribuzione dei compiti; occorre avere un po' più coraggio ed entrare nel merito della qualità della legge. Questo significa, secondo noi, determinare con maggiore chiarezza i livelli di accettabilità di esposizione al rumore.
Abbiamo visto, invece, che in parecchie situazioni la legge non determina delle situazioni chiare e pensiamo che con questo tipo di legge non si riusciranno a risolvere i problemi più importanti che si verificheranno.
Pertanto, ripeto il nostro voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Il Gruppo Comunista Italiano vota contro questa proposta di legge per quattro motivi.
Primo motivo: è stata sottovalutata l'importanza di una normativa che preveda in modo esplicito il concetto di rumore di fondo cui aggiungere le altre sorgenti di rumore. In questo senso ritengo che il problema relativo all'Aeroporto di Malpensa, che a questo punto penso verrà cavalcato dalla Giunta con molta superficialità, è un problema che questa legge non affronta nel modo in cui avrebbe potuto. Con questo testo di legge infatti, avendo respinto gli emendamenti presentati, non saranno affrontati adeguatamente i problemi acustici derivanti dall'Aeroporto di Malpensa.
Il secondo motivo è che le attività industriali vengono ad essere considerate una zona franca, per quanto riguarda l'abbattimento reso possibile per altre attività. In presenza di ambienti paesaggisticamente turisticamente o ambientalmente rilevanti, avete dato zona franca alle attività industriali rispetto all'ulteriore abbassamento.
Il terzo motivo che mi induce a votare contro riguarda i tempi dei piani di risanamento acustico, che sono tempi di pratica illimitati. Di fronte ad una realtà rapidamente mutevole in ogni aspetto del nostro vivere sociale, e di conseguenza rispetto alla collocazione e dislocazione delle sorgenti di rumore, appare incongruo questo non limite temporale fissato per legge ai piani.
Inoltre, come diceva bene il collega Moriconi - quarto motivo - in definitiva non è chiaro, in questa legge, quale sia il limite accettabile del rumore per i cittadini.
Per questi quattro motivi voto contro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino per dichiarazione di voto.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
Avevamo già espresso una dichiarazione di apertura, e quindi di favore prima della pausa di agosto. Riteniamo necessario ribadire le motivazioni che sostengono questo nostro voto a favore anche per le dovute specificazioni e chiarificazioni nei confronti dei colleghi del centrosinistra.
Il provvedimento che avremmo voluto che uscisse da quest'aula avrebbe probabilmente dovuto contenere ulteriori questioni, una fra tutte la vicenda della Malpensa, del rumore di fondo, che effettivamente è normata ma che, per evidenti motivi di provvedimento nazionale, non ritroviamo all'interno di questo provvedimento.
Si tratta, tuttavia, di un provvedimento che cerca di riordinare le legge vigenti, applicando il Decreto Legislativo 112 e la legge 142, tiene conto di quelli che sono i principi della legge 447 e li disciplina, li norma, si inserisce nel filone di un ragionamento di prevenzione. E' vero che siamo ancora lontani da ciò che dovremmo fare, e le tragedie su altre questioni che riguardano il nostro paese ce lo ricordano purtroppo tutti i giorni, e nonostante questo non si impara ancora a sufficienza, però in un provvedimento di questa natura qual era la più grande carenza? La nostra Regione non aveva una legge che ci mettesse nella condizione di disciplinare la materia. Oggi ce l'abbiamo, ci sono le condizioni per fare un percorso.
Va anche riconosciuto, e non ci esimiamo dal farlo, dopodiché siano i colleghi a darne una valutazione, il lavoro compiuto dalla Commissione, di cui si è tenuto conto in Assessorato e nel Settore. Questo è importante perché non avviene più normalmente in tutte le Commissione. Laddove questo accada, quindi si ha ancora il gusto per la democrazia, di fare le consultazioni sul serio, di ascoltare gli enti locali e le parti che vengono a portare il loro contributo nel merito più tecnico e più politico e di tirarne poi delle valutazioni che tengano effettivamente conto della modifica dei testi dei provvedimenti, questo è ancora l'esercizio di una democrazia che un'istituzione dovrebbe svolgere.
L'Assessore Cavallera questa funzione l'ha svolta. Riteniamo che il suo Assessorato abbia svolto un'ottima istruttoria e quindi, pur con i limiti oggettivi che il provvedimento ha, nella situazione attuale, a norma vigente, questo è il provvedimento probabilmente più utile che sulla materia dell'inquinamento acustico potevamo, in questo contesto, pensare di produrre.
Riconfermiamo, dunque, il voto favorevole assolutamente convinti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Come Gruppo ci asterremo, perché da una parte riteniamo positivo che si arrivi al provvedimento, perché effettivamente condividiamo una serie di considerazioni che svolgeva poco prima di me la Consigliera Suino sulla necessità finalmente di normare, in modo più sistematico, questo tipo di materia, di affrontarla e di avviare la soluzione di un problema che sta diventando sempre più grave.
D'altro canto, invece, condividiamo anche una serie di giudizi critici rispetto ai limiti con cui questo è stato fatto. Ritengo che sia dovuto probabilmente al fatto che si intervenga e si cominci a normare in un certo senso per la prima volta e, di fronte ad una realtà esistente, non si vuole approvare un provvedimento che abbia degli impatti eccessivi oppure non applicabili.
Credo che questo poteva essere affrontato in modo diverso. Si poteva considerare il fatto che è una legge nuova e quindi tener conto di una fase di avvio e di una fase in cui, in un certo momento, le norme diventano più rigide. Non credo che sia utile fissare le norme sulla base del fatto che ci siano dei problemi iniziali da affrontare. Ritengo che di questo si debba giustamente tener conto, senza, tuttavia, avere il peso che ha avuto.
Per questo motivo, proprio perché ritengo da una parte utile che si arrivi al provvedimento, ma dall'altra credo che si potesse avere una maggiore audacia perlomeno di prospettiva, ci asteniamo, riconoscendo, tra l'altro, che uno dei limiti che ha questa legge sta nella normativa di riferimento. Non è solo il provvedimento regionale che ha questo tipo di caratteristiche e va riconosciuto.
Ritengo che questo elemento ci induca all'astensione, perché stimoli maggiori avrebbero permesso alla Regione Piemonte, che non mi pare sia, da questo punto di vista, particolarmente arcigna nell'affrontare le tematica di avere una maggiore audacia.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 votanti 47 hanno risposto SI' 43 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Con riferimento al punto 6) all'o.d.g., relativo alla proposta di deliberazione n. 31, "Referendum consuntivo ai sensi dell'art. 60 dello Statuto", vi è un accordo a che la discussione si apra nella giornata di venerdì.
Diamo la parola al Presidente della Giunta Ghigo per la relazione? MARCENARO Pietro (fuori microfono) No, anche perché altrimenti devo porre una questione preliminare. Posso avere la parola?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Prima della relazione esiste ovviamente la possibilità di porre questioni preliminari e in quel caso dovrei porle questa sera.



PRESIDENTE

Rinvio pertanto la discussione della proposta di deliberazione n. 31 a venerdì mattina, alle ore 9,30.
Rammento che alle ore 9,15 si terrà la riunione del Comitato di solidarietà.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.06)



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