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Dettaglio seduta n.148 del 31/10/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Aggiornamento inizio lavori consiliari


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Constatata la mancanza del numero legale, la seduta è aggiornata alle ore 10.30.



(La seduta, sospesa alle ore 10.00 riprende alle ore 10.40)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Cavallera, Ferrero Ghigo, Mellano, Pichetto, Rossi Oreste e Vaglio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 882 del Consigliere Chiezzi inerente a "Chiusura sede Medicina Preventiva dello Sport di Alessandria"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 882, presentata dal Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

L'interpellanza attiene alla chiusura della sede di Medicina Preventiva dello Sport di Alessandria nel periodo estivo.
La sede di Medicina Preventiva dello Sport di Alessandria non è stata chiusa per i mesi di luglio ed agosto, ma nella medesima è stata ridotta l'attività mantenendo, nel succitato periodo, l'apertura nei giorni seguenti: martedì 3/7/2001, martedì 10/7/2001, martedì 17/7/2001 e martedì 7/8/2001. L'attività è rientrata a regime a far data dal 16/8/2001.
Ciò è avvenuto in quanto si è rilevato che nel periodo dal 15 luglio al 15 agosto 1999 la domanda ammontava a sole sette unità e, nello stesso periodo del 2000, la medesima ammontava a trenta unità.
Questo calo fisiologico di richiesta di prestazioni è dovuto al fatto che gli sportivi tendono a prenotare le visite di idoneità solo fino all'inizio di luglio e solo dalla fine di agosto in poi. Dette visite inoltre, che non hanno alcun aspetto di urgenza medica, consentono l'emissione di un certificato, di norma valido per un anno, con data di scadenza ben nota all'atleta.
Ribadisco, quindi, che il Centro di Medicina dello Sport, che opera sui due distretti di Alessandria e Tortona, non è stato chiuso, ma è stato temporaneamente organizzato in maniera più razionale, adattandone gli orari alle concrete richieste stagionali dell'utenza, per ottimizzarne le risorse in un'ottica aziendale, utilizzando al meglio il personale poco occupato.
Si fa presente, infine, che l'ASL 20 aveva disposto che, in caso di prenotazioni, le visite avrebbero potuto aver luogo oltre che a Tortona anche ad Alessandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Dichiaro tutta la mia insoddisfazione per questa risposta che, in modo purtroppo non nuovo, risponde ad un problema sollevato a seguito di una protesta della Federazione Autonoma Sindacale Europea relativa alla chiusura o - come dice l'Assessore - alla chiusura in parecchi giorni alla settimana, rispetto alla situazione precedente, del Centro di Medicina Preventiva dello Sport di Alessandria.
L'insoddisfazione che esprimo, Assessore, è questa: si chiude un servizio, e lo si chiude rispetto al normale svolgimento del servizio stesso.
La Federazione Sindacale Europea solleva un problema, denuncia i disagi ai quali inevitabilmente una parte della popolazione sarà sottoposta elenca una serie di disservizi, esprime la preoccupazione che questa decisione sia stata presa all'improvviso, diffida il Direttore generale dell'ASL 20 e il Direttore sanitario affinché vengano ripristinate le condizioni di erogazione del servizio.
Quindi, l'interpellante sottopone un problema: vi è stato un provvedimento di riduzione del servizio, questo provvedimento ha generato malcontento e disagi, e l'Assessore risponde che va tutto bene.
Vado per sintesi, perché l'Assessore ha detto che il servizio è stato ridotto, c'erano pochi casi; cioè va tutto bene, nel senso che chi se ne importa! Speravo che l'Assessore si presentasse dicendo: "Abbiamo chiuso, vi è stato un disservizio, ci sono state delle proteste; ho parlato con la Federazione Autonoma, ho tranquillizzato, il prossimo anno non succederà più; in effetti, i disservizi sono stati di questo tipo", oppure "non si sono verificati affatto". Quindi, avere una risposta che abbia un contenuto di presenza politica e di assunzione, dal punto di vista politico, di un problema. Non la "rispostina" preparata dal funzionario che elenca i giorni di chiusura, ecc.
Non si risponde in questo modo, ma si risponde dicendo: "Ho assunto come Assessore, un problema politico e do risposte per il passato, e soprattutto per il futuro, di un certo tipo".
Ci troviamo, Presidente del Consiglio pro tempore, di fronte ad un comportamento che però non è eccezionale. L'Assessore D'Ambrosio non deve essere preso di mira come l'Assessore che risponde in questo modo, anzi l'Assessore D'Ambrosio risponde, mentre vi sono tanti Assessori che fanno passare anni prima di rispondere alle interpellanze.
La mia insoddisfazione, Assessore, non è tanto legata a quanto lei potrà o vorrà ancora aggiungere a questa risposta, ma è l'impostazione generale che è deludente. Un po' deludente perché spesse volte mi trovo a ricevere delle risposte molto datate e fornite con un po' di stanchezza del tipo: "Adesso devo anche rispondere a questa interpellanza!".
Noi, Consiglieri di opposizione, cerchiamo di tenere i contatti con la realtà territoriale; quando ci sono dei problemi li rendiamo noti e gradiremmo ricevere una risposta dello stesso tono che tranquillizzi.
Invece, niente, la solita "rispostina". Adesso cercherò questa Federazione Autonoma Sindacale Europea, che, probabilmente, se lei non l'ha sentita, ci dirà: siamo in Italia; qui o conosci qualcuno o non si riesce ad avere niente; intanto fanno quello che vogliono, per quanto si protesti non serve a nulla; le istituzioni sono lontane. E si prosegue in questo modo. Sempre meno gente va a votare, ci sono insoddisfazioni e disservizi che non si riesce a capire come potranno essere risolti.
Non mi sembra questo un modo serio di governare.
Questi sono i motivi per i quali ho espresso la mia totale insoddisfazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio per una breve replica.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Consigliere Chiezzi, indubbiamente la mia risposta è stata sintetica così come ho fatto in altre occasioni. Ringrazio comunque i Consiglieri che sottolineano inefficienze e disservizi.
Quanto da lei sottolineato, Consigliere Chiezzi, ha creato un parziale disservizio e non un disservizio grave. E' chiaro che ho sottolineato al Direttore generale che deve assolutamente evitare che l'anno prossimo si crei la stessa situazione. Devo però ribadire - ma questo non a scusante del Direttore generale - che in realtà nel mese di luglio sono state sufficienti quattro persone.
Ringrazio comunque i Consiglieri e accetto il "benevolo" rimbrotto.


Argomento: Spesa socio - assistenziale

Interpellanza n. 566 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerente a "Trasparenza delle rette richieste ad anziani cronici e non autosufficienti"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 566, presentata dai Consiglieri Contu e Papandrea, alla quale risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche sociali e della famiglia

Gli Enti Opera Pia Convalescenti della Crocetta e Opera Pia Lotteri entrambi aventi sede in Torino, sono IPAB operanti nel comparto socio assistenziale e, in modo più specifico, la loro attività è indirizzata al settore anziani.
Come è noto, le IPAB, istituite con legge 17/7/1890, n. 6972, operante sino a che non si provvederà al riordino e trasformazione delle IPAB stesse, ai sensi dell'art. 5 del D.lgs. 4/5/2001, n. 207 (in GU n. 126 dell'1/6/2001), che prevede la definizione di criteri riservati alla competenza delle Regioni sulla base di intesa da adottarsi in sede di Conferenza unificata, vengono tradizionalmente classificate tra gli Enti pubblici locali non territoriali.
Altri aspetti salienti delle IPAB è che sono enti autarchici, ossia in grado di autodeterminare la propria organizzazione amministrativa, e soprattutto autonomi, dal momento che la legge riconosce loro la facoltà di introdurre, per il tramite dello Statuto e dei Regolamenti, vere e proprie norme giuridiche, dotate di un significativo grado di diffusività nell'ordinamento e volte in particolare a caratterizzarne amministrazione e scopi.
Le Regioni esercitano attualmente due essenziali tipi di controllo sulle IPAB: quello sugli atti e quello sugli organi.
Il controllo sugli atti viene svolto per il tramite del Comitato Regionale di Controllo (Co.Re.Co.), al quale devono essere sottoposti per il preventivo controllo di legittimità, ex art. 126, comma 2, del D.lgs.
18/8/2000, n. 267, gli atti fondamentali, vale a dire, così come stabilito dal comma 1 del precitato art. 126, gli Statuti, i Regolamenti, i bilanci e relative variazioni, i conti consuntivi.
La vigilanza e il controllo sugli organi delle IPAB è una funzione esercitata in via delegata, ai sensi dell'art. 34 della L.R. 13/4/1995, n.
62, nel testo novellato dall'art. 1 della L.R. 3/1/1997, n. 5, dai soggetti che gestiscono le funzioni socio-assistenziali. Nel caso di specie, tale funzione è esercitata dal Comune di Torino.
La norma testé richiamata, non contempla, tuttavia, la possibilità di intraprendere azioni che possano riguardare scelte amministrative e gestionali delle IPAB e quindi, come richiesto dai Consiglieri interpellanti, non esiste la possibilità di "intraprendere iniziative...
per porre fine alla richiesta illecita del pagamento di una parte dei costi sanitari a carico degli ospiti con aumenti che arrivano al 25-30% (L. 70 85.000 al giorno)".
Si precisa, tuttavia, che per i presidi socio-assistenziali, siano essi pubblici o privati, che abbiano stipulato una convenzione con le AA.SS.LL.
per l'esercizio dell'attività di Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) o di Residenza Assistenziale Flessibile (RAF) rivolta ad anziani non autosufficienti, per un determinato numero di posti letto, la DGR n. 41 42433 del 9/1/1995 prevede, nella parte che determina i criteri per il convenzionamento, che "La quantificazione della quota parte sanitaria della tariffa relativa alle diverse situazioni di utenza e servizi prestati... è da considerarsi come valore massimo applicabile; pertanto, fra le parti pu essere stabilita una quota sanitaria inferiore, in presenza di particolari e documentate situazioni diverse". La DGR n. 41/95 precisa ancora che le tariffe, come individuate dalla normativa stessa, possono comportare una variazione delle stesse pari al +/- 10% legata ad alcune variabili e che tale variazione "se in aumento, inciderà sulla quota parte della tariffa a carico del soggetto assistito".
Per quanto attiene il pagamento della quota di tariffa posta a carico dell'utente, la DGR n. 41/95, nel capitolo che tratta le "Modalità di copertura delle tariffe", precisa che "Il recupero della quota parte della tariffa a carico dell'utente potrà avvenire: attingendo al reddito individuale (pensione, indennità di accompagnamento e altri redditi), in modo da assicurare alla persona la disponibilità di una quota per spese personali (ad esempio, L. 200.000 mensili) assicurando l'intervento economico dei parenti tenuti al mantenimento, ai sensi dell'art. 433 del Codice Civile e/o del Comune di residenza per la quota non coperta con i criteri precedenti".
E' quindi del tutto apodittico che il "recupero" in questione "potrà" avvenire nei confronti dei parenti tenuti, ex art. 433 Codice Civile all'obbligo di prestare gli alimenti, solo in presenza dei presupposti di legge che facciano scattare tale obbligazione.
Già con nota del 13/7/1999, prot. 8683/30, della Direzione Politiche Sociali di questo Assessorato, inviata a tutti i soggetti gestori delle attività socio-assistenziali, si era ribadito quanto sopra esposto. Con la suddetta nota, infatti, si era provveduto a trasmettere copia del parere del Ministero dell'Interno prot. n. 190 e n. 412 b.5 dell'8/6/1999, che precisava come "Al riguardo, non si ravvisano ragioni che possano indurre a rivedere l'orientamento espresso da questo Ministero nella nota n. 12287 del 27/12/1993 e condiviso dal Dipartimento Affari Sociali nelle note in data 15/4/1994, 28/10/1995 e 29/7/1997, secondo il quale le pubbliche amministrazioni non potrebbero imporre ai familiari degli utenti dei servizi socio-asssitenziali, tenuti per legge agli alimenti, la partecipazione alle relative spese di gestione, in assenza di specifiche norme di legge in tal senso".
Poiché, comunque, nei prossimi mesi è previsto un intenso lavoro di revisione e adeguamento della normativa regionale in campo socio assistenziale, si provvederà, in tale ambito, anche ad una precisa "definizione dei criteri per la determinazione del concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni sulla base dei criteri determinati ai sensi dell'art. 18, comma 3, lettera g)", così come stabilito dall'art. 8 comma 3, lettera l), della legge 8/11/2000, n. 328.
Per quanto riguarda, infine, la richiesta, da parte dei Consiglieri interpellanti, di notizie in ordine ad eventuali iniziative intraprese o da intraprendersi per la modifica della DGR n. 41-42433 del 1995, prevedendo in particolare, un aumento della quota parte sanitaria della tariffa per posto letto di strutture RSA e RAF, si precisa che, con DGR n. 55-2751 del 9/4/2001, è stato istituito il Gruppo di lavoro "Standard strutturali e organizzativi dei presidi residenziali e semiresidenziali socio assistenziali e socio-sanitari" (revisione appunto, di questa delibera) con il compito di: individuare le diverse tipologie dei presidi socio-assistenziali e socio-sanitari definire i relativi requisiti strutturali e organizzativi.
In tale ambito, rientra, indubbiamente, anche la definizione degli aspetti gestionali e la determinazione dei costi e delle tariffe delle tipologie di struttura in questione.
Il Gruppo di lavoro si sta avviando alla conclusione, per cui penso che ne riparleremo presto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Intanto, ringrazio l'Assessore per la completezza della risposta formulata dagli uffici, che fa una disamina a tutto campo, ma che sostanzialmente riconosce quanto giusta fosse la nostra interpellanza.
Tant'è che - mi pare di comprendere - l'applicazione della legge e l'iter intrapreso per la revisione di proposte di leggi regionali ci fanno intravedere la possibilità di un riequilibrio, anche perché credo che quello della cura e dell'assistenza sia un problema di ordine sociale, ma soprattutto sia improntato a porre la persona al centro dell'attenzione per quanto concerne la prevenzione e sicuramente per quanto concerne i compiti di cura ai quali lo Stato, attraverso le proprie strutture, deve assolvere.
Dove sta la questione controversa? Se nelle situazioni così disparate dal punto di vista economico, e così disagiate, il costo integrativo della quota parte posta a carico dell'utente debba essere coperto o no dai parenti.
Devo dire che molte Amministrazioni locali hanno operato in tal senso e hanno istituito una sorta di "riccometro" che tiene conto delle situazioni reddittuali non limitate alla persona, ma anche a chi, per legge, è tenuto ad intervenire negli ambiti dei doveri parentali (chiamiamoli così, per comodità).
Noi crediamo che questa modalità sia profondamente sbagliata. Siamo in presenza di un superamento della famiglia così come l'abbiamo concepita: la vecchia famiglia patriarcale, in cui l'anziano - adesso stiamo parlando delle RSA - era garantito verso il percorso di una serena vecchiaia, perch le giovani generazioni assumevano questo compito di cura. La vecchia famiglia patriarcale aveva questa caratteristica. Oggi molte cose sono cambiate: c'è una modifica dei costumi e gli obblighi non possono essere così legati agli aspetti del passato (mi addentro in questa problematica molto complessa, anche dal punto di vista sociale). Non può essere questo l'elemento dirimente.
Noi abbiamo delle situazioni limite: l'interpellanza è partita da questo.
Credo che l'approccio più corretto sia proprio quello che, mi pare di comprendere, nel rispetto della legge quadro, ha voluto interpretare anche l'Assessore. Si è istituito un Gruppo di lavoro e si sta lavorando alla revisione di una legge della Regione Piemonte che, probabilmente legittimava questa scelta; non vorrei aver capito male, ma mi pare che sostanzialmente legittimasse la scelta operata dalle AA.SS.LL. o dai Consorzi socio-sanitari ad operare in quella direzione.
Quindi, da questo punto di vista, l'istituzione del Gruppo di lavoro e il percorso intrapreso - speriamo quanto prima con il coinvolgimento della competente Commissione consiliare - ci soddisfano. Allo stesso tempo, viene confermato il fatto che su questo terreno il dibattito deve essere riaperto, non solo perché sollecitato dalle Associazioni che hanno cura e seguono in particolar modo questo settore, ma perché pone una questione sui diritti della persona in quanto tale e sulla dovuta attenzione che lo Stato, il governo locale, gli Enti locali devono prestare nel momento in cui, al termine di un percorso di una vita di lavoro, il problema della cura, dell'assistenza, diventa centrale e deve essere un compito del quale si fa carico la comunità.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 488 del Consigliere Ronzani inerente a "Disagi sulla linea ferroviaria Biella-Novara-Santhià"; interrogazione n. 629 del Consigliere Ronzani inerente a "Linea ferroviaria Biella-Santhià-Novara"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 488, presentata dal Consigliere Ronzani.
Risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

L'interrogazione del Consigliere Ronzani, relativa ai disagi sulla linea ferroviaria Biella-Santhià-Novara, pone diverse domande, alcune delle quali, nel frattempo, hanno già avuto risposta. Per esempio l'interrogazione, essendo datata, chiedeva giustamente quando verrà sottoscritto il Contratto di Servizio tra Regione Piemonte e Trenitalia quali sono i fattori di qualità e standard qualitativi; quali le sanzioni e se e quando verrà sottoscritto l'Accordo di programma relativo agli investimenti da destinare al materiale rotabile.
Il Contratto di Servizio tra Regione e Trenitalia S.p.A. è stato sottoscritto a fine settembre, dopo che Trenitalia ha fornito tutti gli elementi oggettivi relativi allo stato reale del servizio. La bozza del Contratto era già stata approvata dalla Giunta regionale con DGR n. 6-3724 in data 6 agosto 2001. Il Contratto di Servizio sottoscritto ha per oggetto i servizi ferroviari di trasporto pubblico locale esercitati da Trenitalia e attribuiti con l'Accordo di programma sottoscritto dalla Regione e il Ministero dei Trasporti a Roma il 20 dicembre 1999.
La Regione, anche al fine di caratterizzare il Contratto con contenuti innovativi rispetto agli atti amministrativi che hanno regolato fino ad oggi i rapporti tra le Aziende ferroviarie e lo Stato, ha previsto: l'individuazione dei parametri gestionali e delle modalità di rilevazione un sistema di monitoraggio dell'offerta un sistema di monitoraggio della domanda soddisfatta un sistema di monitoraggio della qualità erogata (Trenitalia si impegna a migliorare i livelli qualitativi con particolare attenzione all'abbattimento delle barriere architettoniche per il trasporto dei disabili; a cadenza trimestrale Trenitalia fornisce alla Regione le rilevazioni interne sul rispetto degli standard minimi di qualità e la Regione può effettuare rilevazioni sulla rete secondo una metodologia concordata per rilevare la frequenza e la regolarità dei convogli e dei cicli di pulizia, nonché il livello di soddisfazione dell'utenza) un sistema premiante e delle penalità. L'eventuale mancato rispetto degli standard minimi di qualità sarà così regolato: 1) il mancato raggiungimento degli obiettivi di puntualità (arrivo del 90 dei treni regionali e diretti con ritardo non superiore a 5', del 97% dei treni regionali e diretti con ritardo non superiore a 15', del 91% dei treni interregionali con ritardo non superiore a 15') darà luogo per ogni punto percentuale di scostamento ad una penalità rispettivamente di L. 10 milioni, 40 milioni e 20 milioni 2) il mancato rispetto dei cicli di pulizia a bordo prevede una penalità di L. 500.000 per ogni accertamento di pulizia eseguita in modo incompleto e L. 1.000.000 per ogni accertamento di mancata effettuazione dell'intervento di pulizia programmato 3) il mancato rispetto della composizione programmata dei treni a rischio di criticità per affollamento darà luogo ad una penalità di L. 1.000.000 per ogni vettura in meno assegnata 4) il superamento del limite di affidabilità (i treni soppressi per guasti tecnici ai rotabili non potranno superare lo 0,5% di quelli programmati) porterà ad applicare una penalità di 50 milioni di lire per ogni decimale di scostamento 5) la mancata ottemperanza entro il termine stabilito dalla Regione per la mancanza o la non funzionalità degli avvisi informativi nelle stazioni comporterà per Trenitalia una penale di L. 1.000.000 per ogni infrazione e per ogni giorno di ritardo 6) per la mancata immissione del materiale rotabile nuovo o ristrutturato previsto per il 2001 Trenitalia pagherà sanzioni ammontanti da 1 a 50 milioni a seconda delle tipologie e dei giorni di ritardo la messa in servizio di nuovo materiale rotabile e di materiale ristrutturato (ogni anno Trenitalia mette in servizio un certo numero di carrozze nuove o ristrutturate; entro il 2002 il 60% delle carrozze dotato di aria condizionata, entro il 2003 il 100%) la costituzione di un Comitato Tecnico di Gestione del Contratto.
La verifica delle suddette informazioni permetterà una migliore programmazione del servizio, nonché l'individuazione di obiettivi realistici di miglioramento qualitativo e quantitativo del servizio e di economicità della spesa.
La sottoscrizione del Contratto è avvenuta solo dopo il completamento delle succitate procedure e comunque solo dopo la copertura finanziaria prevista dal medesimo.
Ai fattori di qualità sono legate le sanzioni da comminare in caso di mancato rispetto.
Nell'ambito del passaggio di competenze alla Regione della programmazione e del finanziamento dell'esercizio ferroviario di interesse regionale, si rende necessario prevedere un sostanzioso programma di rinnovo del materiale rotabile nei prossimi cinque anni. A tale proposito così come evidenziato dall'art. 4 del Protocollo d'Intesa sottoscritto fra Ministero dei Trasporti, Regione e "Ferrovie dello Stato" S.p.A. per il "Potenziamento del sistema di trasporto ferroviario della Regione Piemonte", si riscontra l'esigenza di prevedere entro il 2005 l'approvvigionamento di: 7 nuove locomotive diesel 8 nuove vetture semipilota 5 nuovi pendolini diesel 85 nuove vetture esistenti sottoposte a rilassamento e "restyling" e, per il periodo 2005/2008, alla fornitura di: 7 nuove locomotive diesel 7 nuove vetture semipilota 5 nuovi pendolini diesel 85 nuove vetture esistenti sottoposte a rilassamento e "restyling".
Si aggiunge che, al fine di ottemperare a quanto previsto dal Protocollo d'Intesa sottoscritto da Regione e FS S.p.A. nel maggio 1999 che prevedeva la messa in circolazione in Piemonte di 10 TAF, con l'attivazione del nuovo orario ferroviario (giugno 2001-gennaio 2002) è avvenuta l'entrata in servizio di due nuovi convogli TAF sulla rete piemontese che si aggiungono ai due già circolanti: le quattro giornate di turno programmate, comprensive delle cosiddette "finestre manutentive" consentono l'effettuazione di una media di 32 treni al giorno.
Nell'ambito del Contratto di Servizio la Regione ha richiesto a Trenitalia di impegnarsi per garantire la seguente ulteriore fornitura: 8 TAF 5 E464 5 complessi UICX ristrutturati.
Per quanto riguarda i quesiti posti con l'interrogazione n. 629, si comunica che sono in corso incontri con l'Amministrazione provinciale di Biella (l'ultimo è avvenuto il 27 settembre scorso tra l'Assessore Fava ed il sottoscritto) che ha inviato alcuni suggerimenti per interventi relativi al sistema infrastrutturale (ad esempio, aumento della velocità limite della linea BI/NO, informatizzazione della stazione di Biella S.P.
elettrificazione della Novara-Biella-Santhià) ed ha chiesto alla Regione di farsi portavoce con Trenitalia per la realizzazione del collegamento con Pavia, servizio di cui è necessaria l'effettuazione nel periodo ottobre giugno, ovvero nel periodo di svolgimento di corsi universitari.
Non appena si avranno ulteriori notizie da Trenitalia, gli uffici dell'Assessorato sono incaricati di darne comunicazione al Consigliere interrogante.



PRESIDENTE

Una precisazione procedurale: mi è parso che la sua risposta assorbisse anche l'interrogazione successiva, quindi l'intervento del collega Ronzani riassorbirà e costituirà completamento della trattazione di tutte e due le interrogazioni.
Prego, Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Va bene, Presidente; anzi, la ringrazio.
Chiedo all'Assessore se posso avere una copia scritta della risposta.
Non posso dichiararmi soddisfatto. Anch'io so che è stato sottoscritto il Contratto di Servizio e, quando ho presentato l'interrogazione, era un problema aperto. Siccome ho l'abitudine di leggere i giornali e i documenti della Giunta, mi sono reso conto che è stato finalmente sottoscritto il Contratto di Servizio. Ci sarebbe un discorso da fare su tale Contratto, ma non è questa la sede.
Vedo che si indicano delle medie al di sopra delle quali scattano le penalità. Qui, Assessore Casoni, pongo soltanto il problema di esercitare un'azione di controllo, perché è bene che i presupposti indicati nel Contratto vengano rispettati e che, se non vengono rispettati, scatti l'azione di rivalsa nei confronti di Trenitalia.
Volevo richiamare la sua attenzione non tanto su questo, quanto sulla risposta che lei ha dato alla mia seconda interrogazione. Anch'io so che l'Assessore ai trasporti della Provincia di Biella le ha fatto una serie di richieste, ma l'Accordo di programma che la Regione ha sottoscritto con il Governo, e che prevede investimenti per 2.000 miliardi in cinque anni in Piemonte, non fa menzione a nessuno degli interventi che pure l'Assessore provinciale ai trasporti ha sottoposto alla vostra attenzione, perché ho letto attentamente...



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Il programma del 1999.



RONZANI Wilmer

Voglio dire che lei, Assessore Casoni, avrebbe dovuto conoscere da tempo le condizioni delle ferrovie biellesi; non c'è bisogno che io scriva all'Assessore della Provincia di Vercelli.
Il problema dei collegamenti ferroviari tra il Biellese, Torino, Milano e il resto del Paese, è un problema annoso, aperto da tempo.
Constato che nell'Accordo di programma che avete sottoscritto nel 1999 voi prevedevate una serie di interventi infrastrutturali importanti, che non metto in discussione, ma avverto anche che in quell'elenco di interventi non compaiono le linee ferroviarie Biella-Santhià-Novara. Questo è sintomo del fatto che quella tratta viene considerata secondaria rispetto ad altre ritenute prioritarie.
Sono a conoscenza dell'esistenza di un problema di velocità commerciale sulla Biella-Novara. Le segnalo, Assessore Casoni, che lì si va a 90 chilometri orari (pur potendo andare a 130 chilometri all'ora) per una serie di circostanze tecniche che mai nessuno ha chiarito.
Ma al di là di questo, il punto qual è? Su questo lei non ha risposto.
Io lo indicavo con chiarezza nell'interrogazione: il problema è capire se noi consideriamo negletta la linea ferroviaria Santhià-Biella, Biella Novara, sapendo che tutta la politica ferroviaria della Regione e delle Ferrovie consente alla città di Novara di diventare uno snodo strategico e fondamentale. Se poi si aggiunge il fatto che il Biellese ha problemi di collegamenti viari non risolti, che lei peraltro conosce (penso alla Pedemontana, la Carisio-Vigliano, la Cossato-Valle Mosso), noi abbiamo come dire, la conferma del fatto che questa realtà territoriale è insieme mi si passi il termine - "elettronica e borbonica". Siamo una realtà nella quale si eccelle per quanto riguarda l'industria tessile, ma che dal punto di vista dei collegamenti ferroviari e viari risente di un'arretratezza spaventosa. Assessore, mi auguravo che nella risposta lei desse assicurazioni.
E' vero che l'Accordo di programma prevede l'inserimento di alcuni pendolini diesel, ma quanti di questi verranno messi su quelle tratte Assessore Casoni? La richiesta di elettrificazione della tratta deve rientrare nel progetto di investimenti 2000/2005. Anche a questo lei, purtroppo, non ha risposto.
Pertanto, ho la conferma del fatto che attuiamo una politica degli annunci, ma nei fatti, per ciò che concerne quel tipo di tratta ferroviaria, siamo in presenza di una sua risposta che non offre sicuramente assicurazioni circa la volontà della Giunta regionale e dell'Assessore di procedere con misure di qualificazione e di potenziamento. Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

L'Assessore Casoni chiede di svolgere una breve replica; ne ha facoltà.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Siccome non sono entrato nel merito per non dilungarmi troppo nella risposta, nell'utilizzo evidentemente delle richieste faccio presente...



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Glielo chiedevo nell'interrogazione questo, Assessore.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Faccio presente che non è vero ciò che dice il Consigliere Ronzani.
Vedo che non è informato, perché la richiesta di elettrificazione del tratto Biella-Santhià è inserita nell'Accordo di programma. Quindi, non pu dire cose non vere. La tratta Santhià-Novara è, evidentemente, già elettrificata. Nel contempo, siccome sappiamo che non sono lavori che si possono concludere in sei mesi, i treni diesel andranno a servire quelle tratte che in regione Piemonte non sono elettrificate, che attualmente sono tre: la Fossano-Cuneo, la Alba-Bra e la Biella-Carisio.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

La Biella-Carisio?



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

La Biella-Santhià. Cioè l'elettrificazione fino alla linea Milano Torino sostanzialmente da Biella, oltre ad altre linee minori. E' logico che queste sono risposte che, invece, prevedono una pianificazione. La Biella-Santhià è inserita nell'Accordo di programma con la sua tempistica.
Non possiamo dire cose che non rispondono a quanto scritto sui documenti.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Io ho letto l'Accordo di programma. Spero che me ne faccia avere una copia, perché l'impegno di cui lei parla non l'ho trovato. Sarei contento di sbagliarmi. Sarei contento di sbagliarmi!



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Lei probabilmente ha visto solo la prima parte. L'Accordo di programma è composto da due tabelle.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Esatto, l'allegato A) e l'allegato B).



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Allegato A) e allegato B). In quest'ultimo sono presenti sia la Fossano Cuneo... Noi, come Regione, avevamo chiesto che i due capoluoghi di provincia della Regione Piemonte, cioè Cuneo e Biella, non ancora collegati alla rete in maniera elettrificata, lo fossero. Sono state entrambe inserite nell'Accordo di programma.
Le farò avere la copia con questa nozione. Non volevo che l'informazione rimanesse errata, per cui ho voluto replicare.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Abbiamo concluso l'attività del sindacato ispettivo, dedicando sostanzialmente qualche minuto in meno rispetto al tempo previsto, che recupereremo in una prossima seduta. Oggi, infatti, l'Assessore Cavallera che peraltro non può essere criticato data la sua disponibilità, è assente a causa di una convocazione fuori sede, per cui rimandiamo le altre interpellanze.
Proseguendo con i punti all'o.d.g., relativamente al proseguimento dell'esame della proposta di deliberazione n. 198, sospenderei tale punto in attesa dell'Assessore, posto che sono ancora in corso alcune discussioni.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Parchi e riserve

Esame proposta di legge n. 72: "Istituzione della zona di salvaguardia del Bosco di Cassine"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di legge n. 72, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Angeleri e Caramella.
La parola al relatore, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello, relatore

Interviene il sottoscritto, ma ovviamente è da leggersi come un intervento a due voci con il Consigliere Caramella che è co-relatore.
Con la presente proposta di legge si intende proporre all'esame del Consiglio regionale l'istituzione di un'Area protetta su un territorio interessante i Comuni di Cassine, Alice Bel Colle e Ricaldone in provincia di Alessandria e di Maranzana in provincia di Asti.
L'area coincide con il biotopo Bosco di Cassine censito nell'ambito del Programma Bioitaly del Ministero dell'Ambiente e classificato quale Sito di Interesse regionale per la presenza di boschi di roverella, che rappresentano gli ultimi residui, tra il Basso Acquese e l'Alessandrino delle formazioni boscate che un tempo ricoprivano i rilievi collinari della zona. Tra gli elementi di interesse naturalistico della zona, si rileva la presenza di Erica erborea, specie mediterraneo-atlantica qui al suo limite settentrionale di espansione.
I primi documenti storici che si riferiscono all'area del Bosco di Cassine risalgono al 1456 e nel 1599 viene delimitata geografica l'area denominata Communa, parte della quale, il Bosco delle Sorti, subisce un graduale processo di parcellizzazione e privatizzazione dal XVIII al XIX secolo, mentre un'altra parte, il Tenimento delle Zerbe, viene ceduta dalla Comunità di Cassine a privati nel 1874.
Caratteri ambientali e paesaggistici.
L'area si trova ad una quota variabile compresa tra i 250 e i 300 metri in una zona di transizione fra la pianura alluvionale e le pendici che salgono gradatamente verso la fascia appenninica, costituite da alluvioni antiche e da formazioni sedimentarie.
Il clima, caratterizzato da precipitazioni scarse e abbinato alla superficialità dei suoli, determina alcune caratteristiche di relativa xerotermofilia delle formazioni vegetali. I suoli sono poco profondi e poco drenanti a causa della tessitura fine e del substrato argilloso compatto la reazione varia da acida a subacida.
La vegetazione è costituita da boschi a prevalenza di roverella abbinata al cerro nelle zone di crinale e nelle esposizioni più calde nelle esposizioni più fresche prevalgono il rovere e il castagno accompagnati talvolta dalla farnia in prossimità degli impluvi.
Il governo a ceduo ha modificato la struttura della vegetazione attuale, che può considerarsi molto vicina alla vegetazione potenziale caratteristica di tale area. La copertura boscata si è discretamente mantenuta in corrispondenza dell'area anticamente occupata dal Bosco delle Sorti (circa 300 ettari); ai margini del bosco e in altre zone prevalgono infestanti e/o esotiche. Le formazioni boscate sono inframmezzate in modo discontinuo da vigneti, seminativi e prati stabili.
Dal punto di vista floristico, è da segnalare la presenza di alcune specie di Orchidacee protette dalla legislazione regionale.
Caratterizzano il sottobosco quattro specie di ginestre, di cui due abbastanza comuni e tipiche della brughiera, una specie stenomediterranea qui al limite del suo areale, e una presente solo in Piemonte e in Liguria.
I mammiferi più frequentemente osservati sono: cinghiale, volpe, lepre europea, faina, tasso, riccio, scoiattolo, ghiro, toporagno e alcune specie di chirotteri. Per l'avifauna sono segnalati il picchio rosso, il picchio verde, la civetta, il gufo, la poiana e alcune specie di interesse venatorio quali il fagiano, la starna, la quaglia e il germano reale.
All'interno dell'area è peraltro presente un'Azienda faunistico-venatoria.
Una forte connotazione paesaggistica è conferita a questi territori dalla viticoltura di grande pregio come il Brachetto d'Acqui, il Dolcetto d'Acqui, il Barbera d'Asti e del Monferrato, il Cortese dell'Alto Monferrato, il Moscato d'Asti e l'Asti spumante. La proposta gestionale.
Il progetto di istituzione dell'Area protetta nasce dall'esigenza di stabilire forme di concertazione di politiche territoriali, di uso del suolo e valorizzazione delle risorse anche attraverso il controllo di attività ad elevato impatto ambientale e il contenimento e la regolamentazione dello sviluppo edilizio, valorizzando e recuperando le particolarità e le tecniche costruttive locali, nel rispetto dell'autonomia delle singole amministrazioni e rispondendo alle indicazioni dei piani e dei programmi regionali e alle iniziative in tal senso e da tempo proposte da Associazioni e da Amministrazioni comunali.
Nell'ambito delle disposizioni della L.R. 22/3/1990, n. 12, in materia di Aree protette si propone, pertanto, l'istituzione di una zona di salvaguardia che ricomprenda completamente il biotopo "Bosco di Cassine".
Complessivamente, la superficie dell'Area protetta proposta è di circa 840 ettari.
La dimensione territoriale complessiva della zona di salvaguardia consente di integrare e definire le politiche di conservazione e di gestione delle risorse naturalistiche e paesaggistiche in un contesto territoriale omogeneo; saranno così possibili azioni di sistema fra tali politiche con iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale, delle tradizioni, delle economie tipiche locali, di recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico.
Nell'ambito delle finalità istitutive, si fa espresso riferimento alle disposizioni della Direttiva "Habitat" e del Regolamento di attuazione approvato con DPR n. 357 dell'8/9/1997, che impongono agli Stati membri di garantire il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e gli habitat presenti nei siti/biotopi e compresi tra quelli elencati negli allegati delle Direttive 92/43/CEE (Habitat) e 79/49/CEE concernente la conservazione degli uccelli. La Direttiva Habitat e il Regolamento stabiliscono quando lo stato di conservazione di un habitat è considerato soddisfacente.
La gestione della Zona di Salvaguardia è affidata ai singoli Comuni per i territori di specifica competenza; l'Assemblea dei Sindaci garantisce il necessario coordinamento delle iniziative e predispone e approva il Programma di Attività annuale e pluriennale contenente la definizione delle strategie e l'individuazione degli interventi, delle iniziative e delle risorse necessarie per il raggiungimento degli obiettivi istitutivi dell'Area protetta.
La Zona di Salvaguardia è soggetta a Piano d'Area di cui all'art. 23 della L.R. 22/3/1990, n. 12. Tale Piano, predisposto dalla Conferenza degli Enti territorialmente interessati, è trasmesso dall'Assemblea dei Sindaci alla Regione Piemonte che lo adotta, ne cura la pubblicazione, l'analisi delle osservazioni e lo approva. Fino alla sua approvazione gli interventi di modificazione dello stato dei luoghi, ad eccezione di quelli di cui alle lettere a) "manutenzione ordinaria", b) "manutenzione straordinaria" e c) "restauro e risanamento conservativo", dell'art. 13 della L.R. 5/12/1977 n. 56, sono autorizzati dalle Province competenti per territorio, con riferimento alle finalità istitutive, a specifiche vulnerabilità definite nella scheda identificativa del Biotopo, all'esigenza di conservazione e ripristino dei valori naturalistici e paesaggistici, nonché di valorizzazione delle risorse culturali, delle tradizioni, delle economie tipiche locali, di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio.
La presente proposta di legge corrisponde alla proposta già presentata nella scorsa legislatura, nella sua versione originaria (proposta di legge n. 591).
La V Commissione ha ritenuto valida l'istruttoria allora svolta e ha provveduto all'adeguamento del testo alla L.R. 26/4/2000, n. 44 (Disposizioni normative per l'attuazione del D.lgs. 31/3/1998, n. 112 'Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15/3/1997, n.
59), modificata dalla L.R. 15/3/2001, n. 5, che ha introdotto norme relative alle Aree protette. In tal modo, alcune competenze originariamente previste in capo alla Regione sono state conferite alle Province (art. 5 comma 4, e art. 8, comma 4).
Infine, sono stati recepiti gli emendamenti proposti dalla I Commissione, rispettivamente relativi alla riformulazione del comma 6 sulla riscossione delle sanzioni (art. 8) e alle disposizioni finanziarie (art.
9).
La V Commissione ha, quindi, licenziato il testo a maggioranza dei presenti. Se ne propone in questa sede l'approvazione definitiva.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Angeleri.
Il dibattito è aperto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocchino

Grazie, Presidente. Sarebbe stato utile avere la presenza in aula dell'Assessore all'ambiente, per discutere ed approvare questa proposta di legge che ha coinvolto anche il Consiglio regionale nella scorsa legislatura.
Nella scorsa legislatura questa proposta non ha trovato la soluzione e l'approvazione dell'aula, perché c'era una situazione particolare che incombeva sulla zona del Comune di Cassine, in particolare la zona di Gavonata, che la Regione Piemonte, quando le competenze erano ancora in capo alla Regione, aveva individuato come sito idoneo ad ospitare una discarica. Naturalmente, come spesso succede quando si individua un sito per aprire una discarica di rifiuti, la popolazione che vive in quell'area è direttamente interessata. Infatti, in quella zona si è creato un movimento contrario alla discarica. Dopodiché le competenze sono passate alla Provincia, la quale ha individuato quella zona come sito per aprire una discarica, non di rifiuti, ma una discarica di sovvalli che stava all'interno del Piano di programmazione provinciale. Quella discarica avrebbe aiutato a gestire una difficile situazione, quella dell'Acquese, e a risolvere alcuni problemi che proprio nell'Acquese sono irrisolti da diversi decenni.
E' noto che i Comuni dell'Acquese portano a smaltire i propri rifiuti in altre discariche, non soltanto del Piemonte, ma anche fuori regione, con costi molto elevati per i cittadini della città di Acqui e dei Comuni limitrofi. Negli ultimi mesi e settimane, la situazione è notevolmente cambiata.
Sono critico - e tornerò sui cambiamenti che ci sono stati - per come è nata questa proposta. Naturalmente, rispettiamo quanto è scritto nella relazione, ma siamo in presenza di una zona particolare, dal punto di vista delle risorse naturali. Non siamo mai stati contrari a valorizzare le risorse naturali presenti in Piemonte, però è chiaro che questa proposta di istituzione di una zona di salvaguardia è nata per contrapporla a quella dell'istituzione di una discarica. Se fossimo in presenza della proposta come quella avanzata, di istituire una discarica, il progetto che stiamo discutendo oggi avrebbe la funzione di impedire l'apertura della discarica stessa. Questo avrebbe stabilito un principio per il futuro molto difficile da gestire.
Il problema dei rifiuti oggi è complesso, abbiamo appena concluso in Commissione l'esame della nuova legge per la gestione di tutta la partita dei rifiuti. E' una questione molto importante, che riguarda il futuro della qualità della vita delle nostre popolazioni e, se fossimo in presenza di una proposta come quella, avrei ancora molti dubbi. Lo avevo già detto in Commissione, per cui il Consigliere Angeleri conosce la mia posizione.
In questi anni, la Provincia ha lavorato per risolvere il problema, in rapporto con il Comitato sorto in quell'area. Non c'è stata una rottura dei rapporti, ma un confronto anche animato. Quando un'istituzione deve prendere delle decisioni, deve avere il coraggio di confrontarsi e di assumersi le proprie responsabilità. In questo caso, la Provincia di Alessandria si è assunta le proprie responsabilità continuando il confronto con il Comitato sorto contro l'apertura della discarica.
Il lavoro svolto è molto più interessante. Si è cercato di inserire il problema legato alla zona di Cassine in un quadro provinciale molto più ampio, tant'è che si è risolto il problema della presenza dei Comuni dell'Acquese, che prima facevano parte del Consorzio dell'Acquese, per la gestione dei rifiuti. Non so se sia stata ufficializzata la notizia, ma l'Assemblea dei Sindaci dell'Acquese e il Consorzio Ovadese-Valle Scrivia hanno discusso, e sono d'accordo, sull'entrata dei Comuni dell'Acquese nel Consorzio Ovadese-Valle Scrivia.
In questo unico Consorzio, che si formerà nelle prossime settimane tutta la partita dei rifiuti dell'Acquese verrà gestita utilizzando le discariche di Novi Ligure e Tortona. I Comuni del Consorzio dell'Acquese si erano impegnati per costruire un impianto per gestire tutta la partita dei rifiuti dell'Acquese. La decisione di non costruire questo impianto ad Acqui è oggetto di un contenzioso fra la ditta appaltatrice e i Comuni del Consorzio. La decisione ha creato danni economici ai Comuni dell'Acquese.
Questa è una questione rispetto alla quale la Regione, approvando la proposta che va nella direzione di istituire una zona di salvaguardia del Bosco di Cassine, dovrebbe affrontare il tema dei danni che, oggi, i Comuni dell'Acquese devono affrontare per la mancata costruzione di tale impianto.
E' un problema che va discusso insieme alla Provincia di Alessandria e ai Comuni dell'Acquese.
Siamo in presenza di una nuova situazione, che si è venuta a creare nella zona dell'Acquese, per quanto riguarda il futuro della gestione di tutta la partita dei rifiuti. Oggi, grazie all'azione della Provincia e dei Consorzi presenti sul territorio, si è dato un altro indirizzo, quindi non è più prevista l'istituzione di una discarica nella zona di cui stiamo discutendo. Non dobbiamo salvaguardare le nostre zone, il nostro patrimonio, soltanto per impedire la costruzione o l'apertura di una discarica: dobbiamo farlo a prescindere.
Questa è una vicenda che ha avuto una sua storia, per cui ci tenevo a farla presente nel dibattito in aula; naturalmente, di fronte a questa nuova situazione, noi valutiamo con occhi diversi la proposta avanzata. Non è oggetto di scontro con le popolazioni, ma per valorizzare le risorse naturali presenti in quell'area. Da questo punto di vista, noi abbiamo un atteggiamento diverso da quello che abbiamo avuto in passato, ragion per cui volevo ricordare che questa zona particolare della provincia di Alessandria ha avuto una sua vicenda e sarebbe sbagliato non parlarne.



PRESIDENTE

Non è rituale, ma voglio ringraziare il Consigliere Muliere, poiché ha riportato un'informazione storica su questa materia.
Credo che il relatore della legge condivida il fatto che il Consigliere Muliere abbia fornito elementi che hanno completato la conoscenza di una questione che - lo dico per i Consiglieri che sono entrati in contatto con questa materia adesso - nella scorsa legislatura era stata oggetto di ripetute discussioni in Consiglio.
Credo sia positivo che la questione abbia avuto un'evoluzione che ha portato ad una condivisione della proposta e alla rimozione di questioni di interessi istituzionali, che prima ostavano al progetto.
Siamo sempre contenti quando nasce una parco, perché la Regione Piemonte, nonostante gli sforzi, è ancora al di sotto delle quote ottimali di aree parco.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Già nella passata legislatura siamo stati coinvolti più volte da questo problema. Ringraziamo il Consigliere Muliere per avere reso noti gli antefatti che ci sono dietro alla proposta.
Visto lo sviluppo che si è avuto, possiamo dire di essere d'accordo. La nostra posizione era già stata favorevole quando avevamo discusso - anche se con una serie di perplessità eravamo d'accordo - sulla proposta nella scorsa legislatura. A maggior ragione, siamo d'accordo oggi che non c'è più quell'oggetto che poteva creare qualche perplessità.
Voteremo a favore della proposta di legge. Ci fa piacere che una serie di Consiglieri, che fanno riferimento a Gruppi che non sempre, nei confronti delle zone protette dei parchi, hanno un atteggiamento così positivo, promuovano un'iniziativa di questo genere. Speriamo che rappresenti un nuovo atteggiamento nei confronti di problemi analoghi su cui spesso ci troviamo a discutere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente. C'è poco da aggiungere all'attenta ricostruzione storica fornita dal Consigliere Muliere.
Devo dire che mi preme puntualizzare alcuni punti. Innanzitutto, che la zona di cui stiamo parlando era già, preventivamente all'indicazione fatta durante la scorsa legislatura, una zona che poteva essere sottoposta a salvaguardia, nel senso che gli elementi erano già presenti in quel momento.
Grazie all'attenzione del Consigliere Angeleri, all'inizio di questa legislatura è stata soltanto definita una volontà che doveva avere una sua definizione, perché tutti gli elementi erano già presenti. Quindi, non esiste una volontà strumentale, perché quella zona aveva tutte le caratteristiche per poter essere interessata da un provvedimento di questo tipo.
Devo anche dire che chi ha vissuto nella provincia di Alessandria negli ultimi dieci anni sa benissimo che in quella zona ci sono state delle contrapposizioni molto forti e la scelta odierna di spostare e modificare alcune decisioni è una scelta di saggezza fatta dall'Amministrazione provinciale in collaborazione con i Consorzi rifiuti, che ci permette di arrivare a questo provvedimento legislativo con un animo più sereno.
Devo, però, aggiungere che come amministratori regionali, tanto quelli della scorsa legislatura quanto quelli dell'attuale - il collega Muliere lo sa bene e ne è testimone - abbiamo atteso, abbiamo voluto attendere la risoluzione dei problemi legati alla discarica dei sovvalli. Non abbiamo inteso rompere quella concordia istituzionale che deve esistere. Non abbiamo voluto forzare la situazione, tanto che per più di una volta - il Consigliere Angeleri lo ricorda - abbiamo procrastinato l'approvazione in Commissione di questo provvedimento, proprio per cercare di evitare che fosse visto come un provvedimento esclusivamente strumentale.
Speriamo che oggi questo provvedimento possa avere una maggiore condivisione. Non è questo provvedimento, ma altre decisioni che spostano l'attenzione da queste zone che, oltre ad un interesse naturalistico, hanno un interesse paesaggistico ed economico legato all'agricoltura. Evitiamo di porre un momento di difficoltà che poteva essere rappresentato da una discarica, seppur di sovvalli, in una zona vocata del territorio dell'Acquese.
Mi sembra che, con la responsabilità che questa maggioranza ha dimostrato, in questo caso si riesca a rimodellare una situazione a vantaggio di tutta la comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Esprimo soddisfazione per la conclusione di una lunga vicenda che mi ha visto impegnato, insieme ad altri colleghi, come il Consigliere Papandrea anche nella passata legislatura. Una vicenda che non ha mai avuto alcunch di strumentale. Qualcuno diceva che era strumentale, ma non lo era affatto.
Era un tesoro ambientale che si riteneva giusto tutelare, aggiungendo, con provvedimento legislativo che istituisse una zona di salvaguardia, questo pezzo di territorio alle altre dotazioni ambientali, di cui la Regione Piemonte - dobbiamo ricordarlo a noi stessi - è ricca, perché anni e anni di impegno nel settore ambientale hanno pervaso il Piemonte di zone di salvaguardia, aree parco e aree protette, segnalando che questa comunità al di là di chi l'ha governata, nel lungo periodo (dal 1970 ad oggi), è una comunità che, con dialettiche e discussioni, punti di vista non sempre coincidenti, ha saputo sedimentare sul territorio numerose situazioni di protezione ambientale.
Questa vicenda è stata un po' più laboriosa di tante altre, forse c'erano diffidenze, c'erano retropensieri, qualcuno voleva più che fare una cosa impedirne un'altra: invece non era così, perché la cosa era da fare.
Quindi, anche il Gruppo dei Comunisti Italiani, soddisfatto di aver potuto contribuire con la sua piccola forza a un esito positivo di questa decisione, esprime voto favorevole.



PRESIDENTE

Mi scuso con il Consigliere Chiezzi perché non ho seguito il suo intervento, ma cercavo di capire se l'Assessore Pichetto, che è a Milano prevede di rientrare.
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Intervengo per dichiarazione di voto, poiché l'intervento è stato fatto dal collega Muliere: intervento che condivido.
Certo, ci sono luci e ombre in questa proposta che si rifà un po' a quella che era stata la storia nella passata legislatura, nella quale ero stata una delle firmatarie, animata da due scopi: uno è quello che manteniamo nell'attuale disegno di legge e l'altro era quello di contenere e di ridurre l'impatto derivante da una situazione di gestione un po' criticabile.
Ovviamente, mi rivolgo agli amministratori locali che si sono occupati dell'intera vicenda "rifiuti" in quel territorio, perché è onesto riconoscerlo. Bene hanno fatto i firmatari, in particolare il collega Angeleri, a ripresentare questo provvedimento. Mi spiace di non aver potuto continuare ad essere firmataria dello stesso, ma il mio Gruppo mi chiese questo e, quindi, ogni tanto bisogna adeguarsi. E' una proposta seria che va, di fatto, a compiere un'operazione di valorizzazione del biotopo. In quella zona abbiamo un biotopo presente da parecchio tempo ed era stato riconosciuto a livello europeo, ma, di fatto, non avrebbe trovato le condizioni per uno sviluppo e una valorizzazione reale, perché non era completo nella sua vastità geografica.
Con questa proposta andiamo a ricollocare e riconoscere il biotopo e a dargli il pieno riconoscimento territoriale, poiché è ricompreso in tutto il territorio, mentre prima era soltanto una piccola parte posta a vincolo.
Questo territorio è stato inserito in un ambito di zona di salvaguardia e quindi, questo comporta una valorizzazione, volendo anche turistico culturale e significativa per quei territori, anche se ci sono alcuni vincoli che vengono apposti con questo provvedimento, ma ci sono alcuni aspetti di valorizzazione storica, culturale ed enogastronomica di quel territorio.
Credo che sia un provvedimento serio e sarebbero tanti i provvedimenti di questa natura che potremmo portare avanti insieme in questa Regione facendo certamente il bene dell'ambiente locale e delle comunità lì viventi.
Purtroppo non tutte le scelte che vengono fatte, anzi, la maggior parte delle scelte - vedasi quelle della salute, della scuola o di altri settori non vanno in questa direzione.
Quando si può perlomeno dialoghiamo, e troviamo un'unanimità d'intenti che consente ai territori di avere la giusta valorizzazione.
Quindi, confermo, come dichiarazione di voto, il voto favorevole da parte del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Devo dire che quando si parla di istituire delle zone di salvaguardia non possiamo che essere concordi, anche se l'iter di questo procedimento legislativo è stato un po' tortuoso, anche per il fatto che sembrava inizialmente che la motivazione fosse un po' più utilitaristica che non semplicemente quella di istituire una zona di salvaguardia.
Vorrei comunque richiamare alcuni temi generali legati a un provvedimento di questo tipo, perché mi stanno particolarmente a cuore.
Dovessi dire una battuta, direi che non tutti i biotopi della Regione Piemonte destano uguale attenzione.
Purtroppo, sono convinto che, in futuro, vedremo dei trattamenti diversi nei confronti di altri biotopi, che invece riteniamo degni di essere protetti, tutelati e salvaguardati. Perché dico questo? Perch sovente, quando andiamo a pianificare degli interventi sul territorio, ci troviamo di fronte a situazioni che meriterebbero tutela, e che invece non sono guardate con lo stesso occhio.
Ci saranno molte occasioni per ricordare questo particolare. Vorrei solo sollecitare l'attenzione dei presenti sul fatto che se noi oggi istituiamo una zona di salvaguardia, giustificandola anche giustamente con la tutela di un biotopo, dovremmo almeno avere l'accortezza di ripetere questo tipo di atteggiamento in altre situazioni analoghe.
Ancora un'osservazione che non toglie importanza all'argomento che trattiamo adesso, ma che dovrebbe indurre ad una sollecitazione di tutela ambientale. Sempre più, nel corso del tempo, si vede come per svolgere delle vere azioni di tutela, e soprattutto che siano durature, è necessario e fondamentale che si vadano a perseguire quelli che sono chiamati "corridoi verdi".
Non ho il tempo per illustrare compiutamente questo pensiero, però è dimostrato che, per la salvaguardia delle specie animali, il modo migliore per garantirne la tutela è quello di permettere ad essi di adottare delle strategie di difesa che sono quelle di allontanarsi dai luoghi in cui eventualmente si creano per loro situazioni a rischio.
Per creare questo sistema è necessario e fondamentale creare dei "corridoi verdi" che mettano in contatto le aree verdi presenti in Piemonte, che è una regione molto ricca di parchi e riserve naturali.
Il nostro impegno dovrebbe essere non solo quello di creare delle aree di tutela limitate e zonali, ma cercare nel tempo di collegare queste aree con dei "corridoi verdi".
Ripeto, questo è solo uno spunto di riflessione, perché quando parliamo di aree verdi e di zone tutelate dovremmo comunque muoverci in una direzione che vada a costruire un vero sistema, e non solo a fare degli interventi puntuali giustificati da richieste locali, e che talvolta potrebbe anche solo nascere dal desiderio di coprire o di interferire su altre linee di sviluppo e su altre idee di intervento sul luogo.
A parte ciò, confermo il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 4 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 5 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 6 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 7 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 8 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.
ART. 9 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale articolo.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì per dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente. Accolgo con soddisfazione che finalmente questa legge ha visto la luce, per cui dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno votato SI' 33 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il seguente provvedimento: legge rinviata dal Governo in data 3/9/2001: "Legge 4/5/1983, n. 184 così come modificata dalla legge 31/12/1998, n. 476 e dalla legge 28/3/2001, n. 149 'Istituzione della Consulta regionale per le adozioni e per gli affidamenti familiari e dell'Agenzia regionale per le adozioni internazionali'".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale proposta.
Il Consiglio approva.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 224: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione Centro per lo studio e la documentazione delle Società di Mutuo Soccorso"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g., che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 224.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e spettacolo

Si tratta di un provvedimento sviscerato in Commissione, molto lungo.
Devo dire che ha avuto una partecipazione, una correzione, un contributo positivo da parte di tutta la Commissione e ci sembra che sia il degno coronamento della L.R. 9/4/1990.
C'è un semplice emendamento tecnico per uno spostamento di capitolo. Se il Consiglio è d'accordo - ho sentito informalmente i colleghi - vorrei che ci fosse disponibilità sullo stesso.



PRESIDENTE

Se non ci sono interventi, prego gli addetti di distribuire un emendamento di tipo puramente tecnico.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: nella DGR n. 16-2842 del 23/4/2001, l'ultimo capoverso: "Alla spesa di L. 150.000.000 si fa fronte con l'accantonamento n. 100536 disposto sul capitolo 11750 del bilancio regionale esercizio 2001" è da sostituire con: "Alla spesa di L. 150.000.000 si fa fronte con la prenotazione sul capitolo 10940 del bilancio regionale esercizio 2002".
Ha chiesto la parola il Consigliere Placido per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Conseguentemente al lavoro fatto, devo dire che in questo caso si parla di un'ampia maggioranza, quasi dell'unanimità, per cui noi non possiamo che essere d'accordo sull'emendamento, anche perché, di fatto, non modifica la situazione dell'impegno, ma è un semplice spostamento. Questo ci porta a pensare che anche chi non fu d'accordo allora, visto che è solo un emendamento, possa essere d'accordo adesso, per arrivare a quella unanimità che in un caso come questo male non farebbe.
Per questo motivo, voteremo a favore.



PRESIDENTE

Indìco dunque la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco ora la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'intero testo della deliberazione, come emendato, che sarà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 375 inerente a "Gare d'appalto nelle Ferrovie"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 375 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea, Chiezzi e Moriconi, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Vorrei illustrare brevemente - chiedendo ai colleghi Consiglieri di rompere un po' il clima prefestivo e di prestare attenzione ad una tematica che è di grande attualità - l'ordine del giorno.
Le "Ferrovie dello Stato", con il processo di privatizzazione in atto hanno operato una serie di interventi volti ad esternare i servizi tradizionalmente gestiti, anche, magari, nelle forme di appalto.
Nel procedere in questa direzione si sono attivati gli appalti. Devo dire che, erroneamente, rispetto alla prima informazione che abbiamo avuto non sono al massimo ribasso, quindi c'è una rettifica in corso d'opera dovuta all'incontro che abbiamo avuto con i lavoratori, ma c'è un limite del 20% come abbattimento dell'offerta.
A questo punto, ci sarebbe di che eccepire, ma non è ancora l'oggetto dell'attenzione che dovrebbe avere il Consiglio per un'altra questione, che interessa, in questa regione, circa mille lavoratori.
Nel subentro relativo all'espletamento delle gare di appalto, non sono inseriti all'interno dei capitolati delle clausole sociali che salvaguardino due aspetti.
Il primo è la salvaguardia dell'occupazione di personale precedentemente impegnato in un'altra ditta operante nel settore, che magari ha perso l'appalto; l'altro aspetto è relativo ai livelli salariali acquisiti e alle norme contrattuali di riferimento attraverso l'applicazione del contratto collettivo di settore unico.
Voi comprendete che, stante i tempi abbastanza ristretti nei quali si passa e si opera verso nuovi rinnovi di appalto, in questi servizi è a rischio il futuro lavorativo di migliaia di lavoratori. A livello nazionale, si calcolano almeno 13.000 lavoratori.
Volutamente l'ordine del giorno è stato formulato in modo molto semplice. Raccoglie un'istanza che ci è pervenuta dalle Organizzazioni sindacali, mi pare abbastanza condivisa anche dalla maggioranza, stante l'incontro che abbiamo avuto, come Capigruppo, con la delegazione. Nel dispositivo di impegno si sollecita il Governo ad adoperarsi nei confronti della Società per Azioni "Ferrovie dello Stato" affinché vi sia l'inserimento delle clausole sociali.
Si chiede, inoltre, che il Governo si adoperi per la sospensione delle procedure d'appalto in corso, in attesa della modifica dei suddetti criteri. In questo, Presidente, la formulazione, senza esprimere giudizi di merito in premessa, cerca di limitarsi all'essenziale, al dispositivo di impegno, che è un problema al quale anche molti esponenti della maggioranza hanno prestato attenzione, almeno a giudicare dall'incontro che abbiamo avuto con le rappresentanze delle Organizzazioni sindacali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocchino

Noi siamo pienamente d'accordo sull'ordine del giorno, però sarebbe interessante conoscere l'opinione della Giunta e dell'Assessore competente.
Il Consigliere Contu mette in evidenza la responsabilità grave, come evidenziata nell'ordine del giorno, della Società "Ferrovie dello Stato".
La "Ferrovie dello Stato" ha fatto una gara d'appalto internazionale senza inserire alcune clausole, pertanto oggi ci sono 13.000 lavoratori a rischio.
La situazione, per quanto riguarda la realtà piemontese, è piuttosto pesante. Bisognerebbe intervenire, fare in modo che si possa rimediare ad una irresponsabilità che c'è stata da parte delle "Ferrovie dello Stato" nell'indire la gara d'appalto.
Dobbiamo mettere in campo tutte le azioni possibili, affinché si possa garantire il futuro lavorativo di questi 13.000 dipendenti. Naturalmente garantendo a quelle famiglie, che oggi sono in attesa di sapere quale sarà il loro futuro, di pensare ai prossimi mesi con una certa serenità. Sarebbe davvero grave se ciò non avvenisse.
Ecco perché riteniamo che il Consiglio regionale debba assumere una posizione corretta e chiara approvando l'ordine del giorno. Mi auguro che la Giunta abbia un atteggiamento positivo su tale documento, ma soprattutto metta in campo iniziative capaci di garantire il futuro lavorativo di questi dipendenti che oggi, invece, guardano con insicurezza al proprio futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Anch'io auspico che il Consiglio regionale si faccia carico dello specifico problema relativo alla scelta sciagurata che la "Ferrovie dello Stato" hanno fatto di procedere ad un appalto per le pulizie delle carrozze che non dà alcuna garanzia né di continuità di lavoro né di prosecuzione del reddito per 950 lavoratori impiegati nelle pulizie presso le carrozze della "Ferrovie dello Stato".
Cito questo problema, ma sappiamo che i problemi relativi alla difesa dei diritti, di chi ha un lavoro, sono problemi che vanno, purtroppo, al di là di questo caso specifico. In Piemonte ci sono aziende pubbliche e private che vedono mettere in discussione migliaia e migliaia di posti di lavoro. Qui siamo nell'ambito del comparto della "Ferrovie dello Stato" e nell'ambito di decisioni discrezionali che possono mettere in crisi economica migliaia di persone.
Pertanto, diciamo che il comparto della "Ferrovie dello Stato" dovrebbe, sia pure in una situazione di difficoltà, e anche di conti economici che devono quadrare, evitare, in ogni modo, che la quadratura dei conti si scarichi sulle famiglie e sui lavoratori impiegati.
Se noi non siamo in grado, come Regione Piemonte, nei confronti della Società "Ferrovie dello Stato", di chiedere, con fermezza, che qualunque operazione economica, che interessi delle attività svolte dalle Ferrovie avvenga nella continuità dello stipendio, nella continuità del posto di lavoro e con una salvaguardia delle caratteristiche di socialità che i contratti prevedono, allora il futuro, non solo di questi 950 lavoratori impiegati nelle pulizie, ma il futuro del mondo del lavoro, anche quello legato a Enti pubblici, diventa veramente nero.
Spero che il prossimo intervento, probabilmente del collega Brigandì non so se lo farà a titolo personale o a nome della maggioranza - spero che la prima voce della maggioranza su questo tema sia una voce concorde nel far quadrato, come istituzione, di fronte a provvedimenti che lasciano aperta una breccia nella disperazione.
Noi abbiamo ricevuto questi lavoratori e abbiamo sentito le loro storie. Si tratta di situazioni che rischiano di andare nella disperazione nel non saper più cosa fare, nel dover andare in giro alla Stazione di Porta Nuova a cercare, in qualche modo, di portare a casa, per la sera, un reddito. Questo è intollerabile! Facciamo uniti un'azione decisa, gli appalti che si facciano. L'appalto al massimo ribasso in questo caso non può garantire né la qualità del servizio né il diritto al lavoro e al reddito di questi lavoratori.
Spendo anch'io la mia voce accorata per chiedere ai colleghi di votare tutti insieme l'ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Signor Presidente, temo di dover dare una delusione al Consigliere Chiezzi perché la mia voce non è in sintonia con quelle che mi hanno preceduto per un motivo estremamente semplice. Certamente, non per la lontananza dal mondo del lavoro, in quanto i problemi del lavoro impegnano fattivamente sia me, sia il partito che ho l'onore di rappresentare.
Il problema è che questo ordine del giorno, da una parte, è falsato e dall'altra, è incompleto e incomprensibile. Cerco di spiegarmi.
Quando si dice che la gara d'appalto non rispetta il Contratto nazionale di lavoro in riferimento alla tutela dell'occupazione e alla continuità occupazionale, non si risolve più di tanto, perché esiste una contrattazione collettiva e ci sono degli accordi provinciali che hanno recepito il criterio che, quando un'azienda subentra ad un'altra, nello stesso appalto deve recuperare i lavoratori. Quindi, un meccanismo di salvaguardia è presente.
Inoltre, fino a prova contraria, e credo che il Movimento della Lega sia stato a livello governativo quello che ha tutelato più strenuamente questo principio, è presente il principio dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, per cui i licenziamenti possono intervenire soltanto per giusta causa e giustificato motivo. Sapete che la chiusura di un ramo d'azienda non comporta automaticamente il licenziamento, ma comporta il licenziamento eventualmente contemperato ad altri rami d'azienda.
Sarebbe stato comunque votabile se ci si fosse attenuti esclusivamente alla conservazione del posto di lavoro. In realtà qui si dice una cosa diversa: il posto di lavoro deve essere conservato a prescindere da ogni altra ipotesi.
Cerco di spiegarmi: noi possiamo pensare a un contratto d'appalto con un'azienda A che occupa dieci dipendenti; viene l'azienda B che è maggiormente organizzata e che fornisce un servizio migliore, per cui necessita di otto dipendenti. E' evidente che potrà fornire un servizio a livello più basso dal punto di vista imprenditoriale e, quindi, avrà dei dipendenti in esubero.
Il vezzo e il principio di mantenere comunque delle persone perché sono disperate, come ha detto il Consigliere Chiezzi, non trova cittadinanza nel mio modo di vedere politico, perché o il lavoro c'è e la gente va a lavorare o la gente ha bisogno di assistenza e va assistita. Non si pu pensare di trasformare l'assistenza in rapporto di lavoro subordinato. Non si può pensare di trasferire l'assistenza in mano al privato. Ricordo a tutti le assunzioni obbligatorie nel campo degli invalidi: è un meccanismo assistenziale che non può essere delegato al privato che ha diritto e bisogno di seguire questa situazione.
Per questo motivo, voterò contro l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ovviamente, essendo firmatario, intervengo per esprimere il mio voto a favore, ma anche per cercare di portare alcune considerazioni che spero possano servire a fare riflettere sull'ordine del giorno.
Per quanto riguarda una prima considerazione, sono ovviamente d'accordo con quanto espresso da altri Consiglieri che mi hanno preceduto rispetto al problema specifico dei lavoratori in questione, che non sono tutelati dall'art. 18. L'art. 18 tutela il diritto individuale, mentre, invece, non scatta quando ci sono crisi aziendali o questioni di questo genere semplicemente, garantisce di subire un giusto licenziamento, ma individuale. Quindi, si tratta di un altro problema.
Purtroppo, a causa di crisi aziendali, la riduzione del personale è all'ordine del giorno. E' sufficiente leggere le cronache: magari non avviene sotto forma di licenziamento, ma in altra forma, però è all'ordine del giorno.
A parte questo, credo che ci sia un problema di difesa dei diritti dei lavoratori - sacrosanto - che dovremo appoggiare sapendo che la legge è a maglia larga in merito agli appalti e per quanto riguarda i lavoratori che devono essere assunti dalle ditte che subentrano. Credo che sia sufficiente osservare quanto accade in Regione con le ditte appaltatrici per rendersi conto che la legge viene ampiamente non rispettata: fingiamo di non vedere! Se andassimo a controllare l'applicazione in merito agli appalti regionali ci accorgeremmo che la legge viene ampiamente non applicata.
Su questo argomento non intendo soffermarmi; magari, quando faremo una discussione più ampia, ci potremo soffermare.
Svolgo tre considerazioni specifiche relative al problema delle Ferrovie.
Alcune settimane fa, quasi tutti i giornali hanno riportato notizie uno dei primi è stato Sole 24 Ore - sul clamoroso fallimento delle politiche inglesi relative alla privatizzazione delle Ferrovie: per non interrompere un pubblico servizio, è stato necessario rinazionalizzarle non in forma diretta, bensì indiretta, ma questo è avvenuto.
Dietro questa situazione c'è un disastro: le Ferrovie, che erano efficienti e che costituivano un patrimonio consistente, nell'arco di pochi anni - il Governo Thatcher non riguarda un'epoca lontana - sono andate al disastro e al collasso economico. Per di più sono andate ad un disastro dal punto di vista della struttura che non regge in piedi, ed è una delle cause che crea molti incidenti di cui abbiamo letto sui giornali. E poi non funziona, è un sistema che ha perso economicamente. Era una risorsa del territorio che è stata dispersa. Dietro questa situazione ci sono le politiche che sono state messe in atto: una di queste è la distruzione del patrimonio professionale delle Ferrovie riducendo costantemente i costi quindi non facendo più manutenzione ai treni e alle linee. La conseguenza è che adesso la situazione è al disastro. Sono state vendute facendo fare un affare ai privati; quando si tratta di intervenire per salvarle (perch delle Ferrovie non se ne può fare a meno), interviene il pubblico, che dovrà sobbarcarsi tutti i costi.
Noi non siamo ancora arrivati a quel punto: perché non impariamo? Perché non apprendiamo dalle esperienze altrui? Perché vogliamo seguire un percorso che è palesemente fallito? Facciamo piuttosto come i francesi come gli inglesi, che sono stati prudenti e si sono fermati: non portiamo avanti delle politiche che saranno disastrose non solo per i lavoratori interessati oggi, ma più in generale per il sistema ferroviario.
La seconda considerazione mi viene sempre suggerita dalle cronache.
Poche settimane fa ho letto che un treno fra Torino e Milano non ha potuto caricare i passeggeri, perché non c'erano più posti. Questo in Italia e nel 2001! La gente paga il biglietto per andare a casa; se dimentica di obliterarlo si "becca" pure la multa e poi non riesce nemmeno a salire sul treno. Pensiamo in che condizioni hanno viaggiato quelli che sono riusciti a salire! Noi, invece, "tagliamo"; le scelte che vengono fatte, che vengono approvate sono quelle di tagliare sul servizio, di peggiorare ulteriormente un servizio che è già disastroso. Io rispetto i Paesi del Terzo Mondo, per mi viene da paragonarlo ad un servizio da India, da Paesi che non vivono normalmente le nostre condizioni. E questa situazione è una conseguenza di questo tipo di politiche.
Oggi come oggi, ritengo necessario dare un segnale di allarme: diciamo "no"! Votare l'ordine del giorno vuol dire anche questo: cominciare a ripensare ad una politica che secondo me - ripeto - per le Ferrovie è catastrofica.
Terza considerazione. Dopo l'incidente del Gottardo, si ritorna a parlare dell'importanza delle Ferrovie. A questo si sono aggiunti tutti i problemi legati agli attentati, agli incidenti aerei. Effettivamente, c'è una possibilità di rilancio serio della ferrovia: sfruttiamola. Ma per sfruttarla, credo che quella degli appalti al costo più basso sia una politica sbagliata, perché porta, come conseguenza, alle considerazioni che facevo prima.
Credo dunque che sarebbe utile votare l'ordine del giorno, non solo per la difesa dei lavoratori, che ci interessa vivamente - su questo non ci deve essere il minimo dubbio - ma anche perché, secondo me, dietro questo documento ci può essere veramente il rilancio delle Ferrovie e delle politiche che, a mio avviso, in passato sono state errate.
Ultima considerazione finale, non più sulle Ferrovie. Dovremmo riflettere sull'andamento della situazione economica in Piemonte e in Italia, dove le politiche di esternalizzazione l'hanno fatta alla grande: siamo il Paese che l'hanno portata avanti con più consistenza. Facciamo un parallelo tra le aziende che ci interessano perché sono nella nostra Regione, come la FIAT, e aziende europee come la Renault e la Volkswagen che hanno applicato altre politiche, di maggior tutela dei lavoratori, cioè considerando i lavoratori un loro patrimonio. Ebbene, oggi, mentre la FIAT è stata parzialmente - e lo sarà totalmente - venduta a un'altra ditta quelle aziende sono invece riuscite a stare sul mercato, a competere, a rafforzarsi e, addirittura, ad assorbire delle concorrenti giapponesi (cosa non da poco nel caso della Renault).
Sarà dunque bene ridiscutere più in generale della situazione occupazionale e delle politiche economiche nella nostra Regione; tuttavia anche da questo angolo, occorre cominciare a pensare che l'esternalizzazione delle flessibilità non è il toccasana che risolve i problemi. Sarebbe cosa utile, e anche di questo parla l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Mi ha colpito l'affermazione del Consigliere Brigandì riguardo alla posizione su questo ordine del giorno, che credo si possa estendere ragionevolmente a tutta la maggioranza. Mi ha colpito, perché mi sembra quasi la dimostrazione di un atteggiamento che potrei definire quasi schizofrenico, nel senso di dire una cosa e farne un'altra. Perché dico questo? Perché c'è stato un incontro - a cui era presente anche il Presidente del Consiglio, se non erro - con i lavoratori che erano venuti a porci questo problema. Mi sembra che, in quell'occasione, i Consiglieri che rappresentavano la maggioranza avessero detto o comunque avessero manifestato una posizione di condivisione delle problematiche presentate dai lavoratori.
Per questo motivo, dico che mi sembra che si stia ripetendo un atteggiamento di duplicità tra le cose che si dicono e le cose che poi si fanno; al limite, mi sarei atteso che la maggioranza avesse lei stessa presentato un ordine del giorno su questo problema, proprio perché i Consiglieri di maggioranza presenti a quell'incontro avevano dimostrato disponibilità e attenzione ai problemi di quei lavoratori. Mi sembra veramente strano che ci sia questa divisione di comportamenti e di atteggiamenti; si poteva dire subito ai lavoratori che erano presenti che in fondo, la maggioranza non intendeva assumersi degli impegni e che le cose sarebbero rimaste com'erano.
Quando il Consigliere Brigandì dice che non ci sono conseguenze evidentemente non ha letto con attenzione quello che scriviamo nell'ordine del giorno, in cui ricordiamo che sono già state inviate delle lettere di preavviso di licenziamento; non vedo, quindi, come quei lavoratori siano tutelati nel loro diritto di avere la certezza del posto di lavoro.
Inoltre, non ho dimenticato - come credo non abbia dimenticato chi era presente all'incontro - che i lavoratori presenti avevano detto: "Con la professionalità che abbiamo, se alcuni o molti di noi saranno licenziati non so quale tipo di lavoro potremo andare a fare". Qualcuno aveva aggiunto: "Beh, noi rimarremo senz'altro in stazione, non più come lavoratori, ma costretti dalla mancanza di lavoro a vivere nelle stazioni".
Credo che la formulazione usata fosse abbastanza chiara per indicare qual era il destino che alcuni di loro temevano.
Di fronte ad una situazione di questo genere, l'atteggiamento di "lavarsene le mani", quale vuol essere quello di non aderire a un ordine del giorno di questo tipo, appare sicuramente non gratificante per il Consiglio regionale.
Infine, mi sembra che si possano fare ancora due considerazioni.
Intanto, i Consiglieri che erano presenti all'incontro hanno potuto sentire, com'è già stato accennato, come questa gestione, interamente basata sulla continua ricerca del risparmio, faccia sì che i problemi che ricordava il Consigliere Papandrea (problemi che abbiamo letto anche sugli organi di informazione) siano anche e soprattutto generati dal fatto che ad esempio, non esistono strutture tecniche di supporto utili per fare azioni di pulizia delle carrozze.
Le Ferrovie, dunque, tagliano, hanno tagliato e vogliono tagliare, non solo sul personale, ma hanno già tagliato anche sulle strutture indispensabili per il funzionamento. Questo dovrebbe farci ragionare riflettere, ripensare alle conseguenze sempre più grandi che potremo avere iniziando un certo tipo di percorso.
L'altro motivo di riflessione, sempre in questo senso, è che io penso che questo sia un piccolo esempio - non piccolo per i lavoratori che sono impegnati, ma piccolo per il numero di persone che sono coinvolte purtroppo per loro - di quella strada, delle conseguenze che avremo se continueremo in un percorso che privilegia le scelte industriali e a quelle che rimangono, per noi, le scelte fondamentali: quelle relative alla dignità della persona, del lavoratore e al diritto di avere un posto di lavoro sicuro.


Argomento: Varie

Saluto agli allievi e ai docenti dell'Istituto "Bona" di Mosso


PRESIDENTE

Rivolgo un cordiale saluto agli allievi dell'Istituto Bona di Mosso che sono venuti a trovarci questa mattina. Vi auguro una buona giornata e un buon rientro.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 375 inerente a "Gare d'appalto nelle Ferrovie" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame dell'ordine del giorno n. 375.
La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Indubbiamente, quando si parla di posti di lavoro, diventa sempre delicato articolare la propria posizione, soprattutto quando la stessa è contraria all'ordine del giorno.
Il Gruppo di Alleanza Nazionale, come ribadirà, peraltro, il nostro Capogruppo, si asterrà sulla valutazione di questo ordine del giorno, per una serie di ragioni.
Intanto, riteniamo che una corretta filosofia di conduzione aziendale universalmente riconosciuta porti ad appaltare all'esterno tutta una serie di servizi che non rientrano nell'oggetto dell'attività dell'azienda stessa, come quelli di facchinaggio, di pulizia e financo quelli di trasporto merci.
Riteniamo questo ordine del giorno tecnicamente non corretto, poich sono errati i presupposti sui quali si basa. Mi spiego meglio.
Si lamenta che nella gara di appalto delle Ferrovie non sia prevista la clausola di rispetto del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Ma il rispetto del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è un fatto automatico, non deve essere previsto nella gara di appalto.
Oltretutto, esiste una circolare del Ministero del Lavoro, che risale a non molti anni fa, che invita tutti gli Ispettorati del Lavoro presenti sul territorio a vigilare affinché siano rispettate le clausole previste dalla contrattazione nazionale in materia. Inoltre, il CCNL del Settore industria delle pulizie (o di pulimento, mi sembra si chiami) stabilisce che, in caso di subentro di un'azienda in un contratto d'appalto, l'azienda stessa deve acquisire i lavoratori dell'impresa di pulizia che ha perso l'appalto.
Personalmente, non sono d'accordo con questa clausola cosiddetta sociale, e vi spiego perché. Ho avuto modo di verificare con l'esperienza che spesso e volentieri questa "clausola sociale" comporta sì la garanzia occupazionale per determinati lavoratori, ma tale garanzia occupazionale si riflette poi sulla qualità del servizio. In pratica, il lavoratore si sente garantito qualunque cosa accada, ma abbiamo verificato come questa garanzia spesso si rifletta sulla qualità stessa del servizio.
La "Ferrovie dello Stato" ha effettuato una gara d'appalto sul territorio nazionale in più Compartimenti - se non erro, Assessore, mi pare che nella nostra Regione vengano individuati cinque o sei Compartimenti nell'ambito dei quali sarà cura delle Organizzazioni sindacali di categoria verificare il rispetto della clausola contrattuale che prevede l'assunzione dei dipendenti in capo a chi acquisisce l'appalto.
Per queste motivazioni, ci asterremo dal votare l'ordine del giorno che riteniamo tecnicamente non corretto, perché gli stessi presupposti sui quali si basa non sono corretti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Comprendo il problema del personale che rischia di perdere il posto di lavoro, anche se il rischio è da considerarsi limitato al momento, perché, per ripetere quanto ha appena detto il collega Valvo e qui l'ordine del giorno mi sembra veramente errato - ci troviamo di fronte ad uno dei tanti casi in cui, a seguito di una gara di appalto l'azienda che si aggiudicherà i lavori sarà tenuta ad occupare il personale eventualmente licenziato dall'azienda che oggi effettuava quel servizio e che si troverà, appunto, a dover licenziare il personale non potendo proseguire nel servizio che effettuava.
In occasione dell'incontro che si è svolto in Presidenza, ricordo che le stesse affermazioni dei rappresentanti dei lavoratori erano in questo senso: hanno ribadito chiaramente che queste clausole ci sono, sono previste dal contratto delle FS e dai vari contratti di lavoro. Perci sotto questo punto di vista, l'ordine del giorno mi sembra quantomeno inesatto.
Per quanto riguarda la politica delle FS in questo campo, non posso fare altro che riconoscere tutte le ragioni ai vertici delle Ferrovie ad operare questa scelta. Da quanto mi risulta, per la pulizia, a fronte di uno dei costi più alti d'Europa che le FS sostenevano, avevamo dei treni che facevano veramente schifo! Erano sicuramente i più sporchi d'Europa! Il mancato appalto di nove anni fa e l'affidamento del servizio in gestione con altri criteri a determinate agenzie (non voglio andare a rivangare in quell'epoca) si è rivelato, fino a questo punto controproducente. Come ripeto, avevamo dei costi altissimi - poi sappiamo che i costi delle FS sono sempre ricaduti sulla collettività - a fronte di risultati pessimi, perché i treni facevano veramente schifo. Non sarà colpa dei lavoratori, assolutamente non voglio dire questo. Sarà colpa dell'organizzazione di questa azienda, ma a maggior ragione mi sembra giusto che le FS cambino chi effettua un servizio a prezzi altissimi e con risultati scadenti.
Inoltre, secondo la normativa europea, mi risulta che le FS siano tenute, come qualsiasi altra azienda, ad effettuare appalti chiari e trasparenti, a cui possa partecipare qualsiasi azienda.
Per queste ragioni, non posso che astenermi, esprimendo tutta la solidarietà verso quei lavoratori. Non mi sembra che questo ordine del giorno offra un'immagine esatta di quella che è la realtà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Presidente e colleghi, intervengo a titolo personale, quindi non impegna il Gruppo di Forza Italia, per dire che politicamente mi riconosco in questo ordine del giorno.
Giustamente, questa mattina, sull'ordine del giorno c'è stata una dotta disquisizione giuridica che mi pare sia stata anche opportuna, ma penso non voglio entrare nelle intenzioni dei proponenti - che questo documento voglia essere soprattutto un segnale politico nei confronti delle "Ferrovie dello Stato". A mio parere, le Ferrovie, giustamente, dopo anni di gestione, che non oso definire, non regolamentata a livello europeo, sono state obbligate ad indire delle gare di appalto. Penso che questo sia un elemento positivo - è stato richiamato anche in aula - che inserisce le "Ferrovie dello Stato" all'interno dell'Europa. Questo è un provvedimento positivo che però ha una conseguenza politico-sociale importante a livello nazionale, ma anche per il Piemonte.
Mille lavoratori possono sembrare pochi o tanti, sono comunque mille famiglie che da una situazione che va a regolarizzarsi - dobbiamo usare questo termine - ne hanno una conseguenza negativa.
Mi rendo conto che è possibile che questo ordine del giorno non risponda a livello giuridico e amministrativo alle esigenze che invece sono state richiamate in quest'aula o, meglio ancora, che sia inesatto, quindi che possono esserci già nei bandi di gara internazionali delle clausole - a me non risulta - ma ci possono essere delle clausole di garanzia sociale.
Mi pare che oggi il problema che abbiamo di fronte non sia tanto la disquisizione giuridico-amministrativo, ma il dovere ribadire che non è possibile che le "Ferrovie dello Stato", che si sono adeguate a livello internazionale, debbano far pagare questo ai lavoratori piemontesi. E' vero che queste salvaguardie, parlo in generale, spesso possono apparire dei protettorati, nel senso che cambiano i datori di lavoro, ma restano i lavoratori. Questa pratica nel campo delle pulizie è una consuetudine.
L'impresa di pulizie che subentra deve assumere tutti i lavoratori e spesso questo - devo dirlo con estrema sincerità - non fa premio nel rispetto della qualità, perché molte volte chi subentra si trova anche degli elementi che qualitativamente non sono validi. Questa è una discussione che dovremmo affrontare in un altro ambito e che merita un diverso approfondimento.
Sulla vicenda dei mille lavoratori, mi sento di votare l'ordine del giorno, perché ritengo che ci sia una ricaduta sociale così importante da meritare un pronunciamento. Ritengo questo ordine del giorno un pronunciamento del Consiglio regionale nei confronti del Governo e delle "Ferrovie dello Stato" per dire loro: "Attenzione, ci sono mille lavoratori, mille famiglie che stanno perdendo il posto di lavoro".
Vogliamo insieme fare in modo che tramite l'inserimento di queste clausole sociali o altri strumenti questo impatto non ci sia o sia minore di quello previsto?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Presidente, chiedo scusa se mi sono assentato e non ho potuto partecipare fino a questo momento ai lavori del Consiglio.
Mi preme sottolineare un punto che non risulta inserito nell'ordine del giorno e che non è stato chiaramente espresso nell'incontro tra i Capigruppo e i sindacati.
Il problema non è soltanto il tipo di gara, che di per sé fa perdere il posto lavoro, perché è al massimo ribasso, ma questo rientra nelle scelte di una S.p.A, quali sono oggi le "Ferrovie dello Stato".
Il punto più importante, a mio modesto avviso, è la risorsa che le "Ferrovie dello Stato" mettono in campo, che è di un terzo inferiore agli anni precedenti. Questo è un punto non da poco, perché un terzo in meno di risorse significa un terzo in meno di lavoratori.
Premesso che voto il documento, chiedo ai Consiglieri Contu, Moriconi e agli altri firmatari di chiarire questo aspetto, cioè che le risorse messe in campo dalle "Ferrovie dello Stato" sono un terzo in meno rispetto all'anno precedente. Come giustifica l'Amministrazione delle "Ferrovie dello Stato" questo terzo in meno? Se non ricordo male, si passa da 870 miliardi a circa 600 miliardi. Le "Ferrovie dello Stato" come giustificano questa diminuzione di risorse? Non è vero, caro Consigliere Dutto, che una parte del lavoro sarà fatta dai dirigenti, perché sicuramente non andranno a fare le pulizie (non è solo un lavoro di pulizie). Questi lavoratori non si limitano a fare le pulizia, ma svolgono una serie di attività.
In un momento come quello attuale di grande vigilanza e di grande preoccupazione per la sicurezza, questi lavoratori, essendo i primi a salire sui treni, devono verificare se esistono situazioni precarie dal punto di vista della sicurezza. Non è solo una generica solidarietà che facciamo a questi lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro ma è un invito alle "Ferrovie dello Stato" affinché facciano il loro mestiere, cioè ridurre i costi, ma senza abbassare i livelli del servizio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Costa Rosa Anna.



COSTA Rosa Anna

Avendo partecipato all'incontro dei lavoratori e avendo anche immediatamente richiesto, visto che non è di competenza della Regione Piemonte questo tipo di materia, le attività che il Ministero stava comunque svolgendo rispetto a questa situazione, devo dire che in questo ordine del giorno, al di là delle imprecisioni (diecimila dipendenti anziché tredicimila), vi è una serie di richieste che hanno già una risposta.
Non ripeto ciò che i colleghi hanno già detto. A me sembra che l'attività di questo Consiglio debba essere legata ad un lavoro coordinato e corretto. Fare le cose tanto per farle non si sembra il percorso giusto da seguire. Fare un ordine del giorno perché vogliamo essere solidali con i lavoratori, lo siamo di fatto, ma lo siamo nella misura in cui abbiamo garanzia che c'è comunque il Governo che se ne sta occupando.
Ho un testo scritto, che peraltro ho fornito al collega Contu, di risposta a interrogazioni specifiche su tutti i punti, anche su quelli che chiedono la salvaguardia del posto di lavoro.
Mi preme evidenziare, colleghi, solo perché ognuno di noi sappia come ci comportiamo, che il Ministro scrive: "Il livello assai modesto e insufficiente della qualità dei servizi offerta dagli attuali gestori non rispetta neanche i requisiti a suo tempo concordati nell'accordo quadro per la ristrutturazione dei servizi in appalto del 1992".
Credo che alcune cose dette siano sicuramente da approvare. Comunque colleghi, non si può votare un ordine del giorno tanto per votarlo; penso che sarebbe giusto disporre di tutta una serie di informazioni molto più corrette e non strumentali, le quali, se il nostro intervento deve essere fatto, devono contenere gli elementi esatti della circoscrizione del problema e non un lavoro fatto una tantum, del quale ognuno di noi si pu lavare la coscienza, sapendo benissimo che non ha alcun tipo di incidenza.
Allora, se incidenza deve esserci, c'è sul versante del lavoro che dovrà essere fatto dal Ministero; il Governo ha comunque la possibilità di vigilare su queste questioni.
Alcune risposte ci sono; io non mi sento di approvare oggi - proprio perché sono a conoscenza che le risposte ci sono e si sta lavorando in tale direzione - o di chiedere, ad esempio, di indicare, se necessario, la sospensione della gara fino all'introduzione di successivi criteri, perch le gare sono state fatte, oltretutto con licitazione privata per quanto riguarda le piccole stazioni e solo per le grandi stazioni è stata fatta l'asta pubblica.
Allora, mi chiedo veramente se noi vogliamo lavorare e attuare delle iniziative rispondenti comunque a una situazione che effettivamente è così.
Mi pare che non sia così, per cui ritengo questo ordine del giorno perlomeno con gli elementi che posseggo - superato. Pertanto, non è il caso di votare un documento che non ha alcun riflesso.



PRESIDENTE

Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Dall'intervento della Consigliera Costa mi era sembrato di capire che ci fosse la disponibilità ad approvare una ristesura di questo testo: così mi era sembrato di comprendere. Vorrei però precisare due questioni che non sono emerse nel dibattito e che ci aiutano a comprendere meglio di cosa stiamo discutendo.
La prima questione è questa; Presidente, se mi consente, nell'ambito della dichiarazione di voto, la esplicito meglio anche per operare un ulteriore tentativo per comprendere la questione. I bandi, così come sono stati formulati, non tengono conto che il 14 settembre 2000 è stato firmato presso il Ministero un Contratto collettivo di lavoro, che è quello di settore. Non includendo il riferimento al Contratto collettivo di lavoro succederà di tutto e di più, nel senso che la ditta vincitrice dell'appalto potrà applicare uno dei tanti contratti applicabili, ed è questa la prima carenza, forse neanche imputabile alle responsabilità di questo governo (bisogna stare molto attenti sulla tempistica, perché questa potrebbe essere anche una situazione ereditata, da questo punto di vista).
C'è poi un'altra questione grave: le imprese, per cautelarsi, hanno provveduto a effettuare 10.500 licenziamenti. Perché il dato di 13.000? Perché a questi vanno abbinati gli altri 2.000 lavoratori occupati presso settori affini, alle dipendenze di imprese che, nella clausola sociale nella missione sociale hanno entrambe le mansioni, magari il pulimento insieme ad altre mansioni, che pure il Consigliere Mercurio citava.
C'è un altro aspetto ancora più grave: il monte ore collettivo a livello nazionale delle ore lavorative sarà il risultato della media delle offerte pervenute. Quindi - e allora, Mercurio, c'è l'aspetto relativo all'entità dei finanziamenti - non siamo solo in presenza della diminuzione del budget, ma il meccanismo perverso definisce una quantità di ore dalle quali si desume il numero dei lavoratori che verranno occupati. E' un aspetto legato al ribasso, che porterà a perdere ulteriori posti di lavoro.
Certo, è un atto politico - lo sottolineo. Tenete conto che i lavoratori hanno già indetto per il 5 e 6 novembre uno sciopero a livello nazionale e che proseguono in questa istanza.
La situazione è estremamente delicata. Noi riteniamo - quindi faccio un ulteriore appello alla maggioranza - che la sottoscrizione di questo ordine del giorno dia un'indicazione, dia un segnale certamente di solidarietà, di comprensione del problema, chiedendo al Governo di adoperarsi per superare questa situazione.
Badate bene, lo lancio come appello: stiamo parlando di lavoratori che al 90% sono espulsi dai processi del primario e del terziario e che hanno trovato presso le imprese di pulimento una possibilità occupazionale anche laddove si frappone l'ostacolo dell'età, che molto spesso è la barriera per l'inserimento in qualsiasi altra opportunità lavorativa.
Un appello alla Giunta per esprimere, se non un voto favorevole, almeno un parere favorevole sull'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Signor Presidente, in primo luogo, formulo una personale istanza perch siamo tutti preoccupati sulla sorte del collega Mellano e, siccome abbiamo notizie riferite di seconda o di terza mano, qualora lei avesse qualche notizia e ce la volesse fornire, gliene saremmo grati.
Il contributo politico di salvaguardia del posto di lavoro è un contributo che noi condividiamo. Se l'ordine del giorno viene formulato in modo diverso, non c'è alcun problema a sottoscriverlo; il problema esiste quando si dice che il datore di lavoro può applicare il contratto che più gli aggrada.
Consigliere Contu, la prego, ma lei pensa veramente che un'impresa di pulizia possa andare ad applicare il contratto degli alimentaristi?



BRIGANDI' Matteo

CONTU Mario (fuori microfono)



BRIGANDI' Matteo

Le cooperative sì.



BRIGANDI' Matteo

Le cooperative non hanno contratto collettivo: non diciamo sciocchezze! Allora, c'è l'art. 36 della Costituzione che obbliga, in buona sostanza, ad applicare il contratto di settore. L'hanno applicato tutti e c'è giurisprudenza costante, per cui è una cosa che non sta né in cielo n in terra.
Il Contratto collettivo prevede... Consigliere Contu, oltre al Contratto collettivo - citato con estrema precisione dal Consigliere Valvo ci sono gli accordi provinciali in Piemonte; non ci sono in Italia, ma ci sono in Piemonte, e gli accordi provinciali prevedono quella "roba" lì a prescindere da qualsiasi Contratto collettivo si applichi.
Allora, se noi diciamo che vogliamo fare un ordine del giorno a salvaguardia dell'occupazione, perfetto; se noi diciamo che vogliamo fare un ordine del giorno per salvaguardare, a prescindere dalle attrezzature, a prescindere dal livello di imprenditoria, a prescindere da ogni altra cosa e a prescindere anche dal fatto che i lavoratori lavorino o no, non ci trova d'accordo. Perché io leggo in questo modo questo ordine del giorno se è attuabile, perché ho dei dubbi sulla pratica attuabilità di un bando di concorso già fatto; se è attuabile, ci dice: attenzione che tu imprenditore A, che subentri alla ditta B, devi recuperare l'intero bagaglio di B, a prescindere dall'organizzazione della tua impresa. Questo meccanismo di organizzare le imprese è un meccanismo costituzionalmente garantito.
Di più e di peggio, Consigliere Contu. Il collega Valvo - e non solo Valvo - ha posto l'accento sulla qualità del servizio in costanza degli stessi dipendenti. Io ho visto - non me ne faccio una presunzione - che nel momento in cui il soggetto perde l'appalto o sa di perdere l'appalto, prima che l'altro subentri, passano tre mesi. Sappiamo che, proprio in base alla contrattazione collettiva e proprio in base agli accordi integrativi provinciali, è previsto che il lavoratore sia impiegato da almeno tre mesi per cui l'imprenditore che sa di prendere l'appalto prende tutti i lavoratori con cui ha particolari situazioni di antipatia, se non di inefficienza, se non di peggio: li colloca in quell'azienda che andrà a finire in capo al successivo titolare, scrollandosi di dosso l'applicazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, articolo che prevede non solo il licenziamento per giusta causa (se una persona ruba), ma anche il licenziamento per giustificato motivo (se una persona perde fisicamente il proprio posto di lavoro). Non è sufficiente, dunque, che quel posto di lavoro sia perso, ma è necessario che ci sia l'impossibilità di occuparlo in altro ramo dell'azienda. Questo volevo dire a chiarimento degli equivoci che, immagino volutamente, sono stati posti sul piatto.
Ovviamente, il voto sarà negativo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Brigandì.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Condivido le posizioni espresse sull'ordine del giorno, specialmente quelle del Consigliere Valvo.
Questo ordine del giorno, così com'è formulato, dice che l'introduzione nei bandi di gara di una clausola sociale è impraticabile. Ma il bando in oggetto è già stato pubblicato due mesi fa, pertanto non si può intervenire per una sua modificazione. Il bando può essere ritirato e riformulato diversamente non si può intervenire in corso di gara.
Il primo capoverso dell'ordine del giorno recita: "Considerato la FS S.p.A. sta procedendo, per la prima volta, all'aggiudicazione dei lavori di pulizia dei treni e delle stazioni ferroviarie e di altri servizi, come l'assistenza ai passeggeri disabili, attraverso gare d'appalto": ma questo è un obbligo di legge. Oggi, infatti, tutti i servizi non possono più essere assegnati tramite concessione diretta, ma devono essere rimessi a gara d'appalto. Questo è stabilito anche dalla normativa dei servizi pubblici di trasporto, che dovremo applicare il prossimo anno. Non potremo più dire: "La SATTI effettua quel servizio", ma: "La SATTI parteciperà ad una gara e, se vincerà, effettuerà quel servizio".
L'obbligo della gara d'appalto e il non avere la potestà di prorogare queste concessioni, rappresentano un primo dato di fatto che va tenuto in considerazione, perché non è proprio possibile procedere al rinnovo, fermo restando quanto è stato detto in norma di tutela del passaggio dei posti di lavoro. La tutela del posto di lavoro deve giustamente essere garantita anche attraverso le risposte che il Governo ha già dato, e cioè che i lavoratori, qualora non occupati, vengano riassorbiti da coloro che si aggiudicheranno l'appalto. Anche la Regione si assume l'impegno, in quella fase, di vigilare e fare in modo che ciò avvenga.
Dichiaro, pertanto, la massima solidarietà ai lavoratori e la massima disponibilità a far sì che questo travaso avvenga, ma non è possibile fare in modo che non venga applicato un criterio che oggi è legge obbligatoria per le Ferrovie.
Ultima questione. Mi sembra che, a livello organizzativo, il modello che vuole dividere in molti appalti sia più utile al controllo. Tutti voi Consiglieri, di maggioranza ed opposizione, avete presentato decine di interrogazioni sulla qualità della pulizia sui treni. Quando io, come Assessore, cerco di capire qual è l'interlocutore, quasi mai arrivo a destinazione perché la società che effettua la pulizia dei treni a Cuneo ha magari la sede sociale a Bari. Suddividendo gli appalti, avremo, invece cinque società sul territorio, che potranno assumersi le relative responsabilità. Ci sarà, dunque, un referente preciso che dovrà rispondere e probabilmente controllerà meglio la qualità del servizio erogato, fermo restando che i lavoratori che in questo passaggio dovessero rimanere senza lavoro saranno comunque tutelati attraverso il riassorbimento da parte delle aziende che vinceranno le gare. Ritengo che questo sarà abbastanza facile da realizzare essendo i servizi dislocati a livello provinciale.
Faccio presente che in Piemonte ci sono cinque ambiti diversi, cioè cinque gestori diversi, pertanto ritengo che la posizione che il Consiglio regionale deve tenere è quella dell'astensione, formulando, poi, una dichiarazione di intenti che farà il massimo e garantirà, come ha già detto il Governo, il passaggio dei lavoratori ai nuovi interlocutori. Come Regione, ci impegniamo ad intervenire direttamente, se questo non dovesse avvenire.
Propongo, quindi, un voto di astensione perché, pur condividendo l'ordine del giorno nello spirito, lo considero inapplicabile nella sostanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Ho ascoltato attentamente le considerazioni dell'Assessore Casoni. Se c'è - e mi scuso, ma non ho sentito le dichiarazioni del collega Valvo un'effettiva convergenza sul senso e sullo spirito di questo ordine del giorno, penso che le obiezioni che sono state sollevate dall'Assessore Casoni possano essere raccolte modificando il documento in modo che, fermo restando lo spirito e gli obiettivi di fondo, si tenga conto di quanto egli ha detto riguardo ad una gara, i cui capitolati e le cui modalità sono già stati definiti, una gara che non può essere sospesa.
Non so se l'Assessore Casoni ha davanti a sé l'ordine del giorno, ma basterebbe sopprimere, nella parte dispositiva, al punto 1), l'inciso che recita: "Tramite l'introduzione, nei bandi di gara, di una clausola sociale", e quindi lasciare "ad operare nei confronti del Governo e della FS S.p.A., affinché siano salvaguardati la continuità di impiego di lavoratori attualmente occupati e il rispetto dei livelli salariali acquisiti nell'ambito di un contratto nazionale di settore".
Così formulato, l'ordine del giorno non si presta più alle obiezioni che ho sentito. Chiedo se questa possa essere una soluzione che ci consenta di votare insieme un punto che presenta queste caratteristiche.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Casoni.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Consigliere Marcenaro, sono tre i punti che vanno modificati. Nelle premesse, tutta la parte del "Visto...", non la condividiamo, però quella è una premessa e non un dispositivo. Chiedo, quindi, che tutto il paragrafo del "Visto...", venga eliminato.
Il paragrafo "ad operare nei confronti del Governo e della FS S.p.A." segue con: "affinché siano salvaguardati la continuità di impiego dei lavori attualmente occupati...", quindi eliminando: "tramite l'introduzione nei bandi di gara, di una clausola sociale", perché è impossibile inserire una nuova clausola in tale contesto.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore Casoni, bisogna modificare la frase altrimenti non regge il periodo. Nel senso che "tramite l'introduzione nei bandi di gara della clausola sociale" viene tolto?



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Dopo "affinché siano salvaguardati la continuità di impiego...", ecc.
Il secondo paragrafo è totalmente da eliminare perché la gara è già espletata. In questo modo, lo possiamo votare tutti.



PRESIDENTE

Va bene. Sospendo la seduta per qualche minuto.



(La seduta, sospesa alle ore 13.24 riprende alle ore 13.30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno, il cui testo, con le modifiche proposte, recita: "Il Consiglio regionale considerato che la FS S.p.A. sta procedendo, per la prima volta all'aggiudicazione dei lavori di pulizia dei treni e delle stazioni ferroviarie e di altri servizi, come l'assistenza ai passeggeri disabili attraverso gare d'appalto valutato che le imprese che da nove anni gestiscono tali servizi hanno conseguentemente inviato ai 13 mila dipendenti la lettera di preavviso di licenziamento visto che la gara scelta dalla FS S.p.A. non prevede di richiedere ai partecipanti né il rispetto del Contratto nazionale di lavoro di riferimento né alcuna clausola sociale considerato che in Piemonte, nelle aziende, sono attualmente impegnati circa 950 lavoratori che vedono messo in discussione il proprio posto di lavoro impegna il Presidente e la Giunta regionale ad operare nei confronti del Governo e della FS S.p.A. affinché siano salvaguardati la continuità di impiego dei lavoratori attualmente occupati e il rispetto dei livelli salariali acquisiti nell'ambito di un Contratto nazionale di settore".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame ordine del giorno n. 377 inerente a "Affidamento alla Città di Torino della filiale nazionale dell'Authority europea della sicurezza alimentare"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 377, presentato dai Consiglieri Cantore, Albano, D'Onofrio, Valvo, Pedrale, Dutto, Marengo, Manica Manolino, Marcenaro, Caramella, Costa Rosa Anna, Tomatis, Mercurio Caracciolo, Scanderebech, Bolla, Gallarini, Bussola, Papandrea, Placido Giordano, Tapparo, Rossi Oreste, Suino e Muliere, di cui al punto 7) all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale sulla base di quello che l'Unione Europea ha pubblicato nel gennaio 2000 nel suo Libro Bianco, e cioè l'istituzione di un'Authority europea e di varie 'filiali' nazionali per la sicurezza alimentare che assommino le competenze già esistenti nelle AA.SS.LL., nelle Associazioni regionali di protezione ambientale e negli Istituti profilattici: valutata la proposta del Comitato 'OMG free' di istituire a Torino la sede per l'Authority nazionale considerato che Torino può vantare all'interno della sua area due laboratori ARPA di grande efficienza come quelli di Ivrea e di La Loggia, in grado di fare controlli sia su alimenti di origine animale che su quelli di origine vegetale che l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Ao sta è già stato punto di riferimento nazionale nella gestione dell'emergenza 'mucca pazza' vista la straordinaria tradizione e cultura enogastronomica della città di Torino e del Piemonte invita l'Unione Europea ad affidare alla città di Torino la filiale nazionale dell'Authority europea della sicurezza alimentare".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.
Ricordo che per esigenze organizzative la votazione sulle nomine, più volte annunciata e più volte spiegata nel suo contenuto, verrà effettuata martedì mattina prima delle comunicazioni della Giunta regionale sull'evento alluvionale dell'ottobre 2000.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.36)



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