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Dettaglio seduta n.142 del 23/10/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Aggiornamento inizio lavori consiliari


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Constatata l'evidente mancanza del numero legale, la seduta è aggiornata alle ore 10.35.



(La seduta, sospesa alle ore 10.02 riprende alle ore 10.35)


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Invito i colleghi a prendere posto, poiché tra i primi atti vi sarà una votazione.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 26, 27, 30 e 31 luglio 2001 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Marco, Casoni, Ferrero Ghigo, Pedrale e Pichetto.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

c) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Mariangela Cotto


PRESIDENTE

Comunico che, con decreto n. 94 del 19 ottobre 2001, il Presidente della Giunta regionale Ghigo ha attribuito, temporaneamente, le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale, con delega a sostituire il Presidente della Giunta regionale nelle giornate di martedì 23 e mercoledì 24 ottobre 2001, all'Assessore Mariangela Cotto.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

d) Adesione al Gruppo Misto del Consigliere Vincenzo Tomatis


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data 19 ottobre 2001 l'Ufficio di Presidenza ha preso atto dell'adesione al Gruppo Misto, con denominazione "Insieme per il Piemonte", del Consigliere Vincenzo Tomatis.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

e) Costituzione del Gruppo UDeuR per la Margherita


PRESIDENTE

Comunico infine che in data 19 ottobre 2001 l'Ufficio di Presidenza ha preso atto della costituzione del Gruppo UDeuR per la Margherita composto dal Consigliere Alessandro Di Benedetto.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 29 aprile 1985, 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)". Proposta di legge n. 229: "Diritto allo studio e all'apprendimento durante tutto il corso di vita". Proposta di legge n. 146: "Sistema formativo integrato per il diritto allo studio". Proposta di legge n. 180: "Interventi per favorire l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa". Proposta di legge n. 184: "Norme per l'attuazione del diritto allo studio". Proposta di legge n. 288: "Norme in materia di diritto allo studio". Votazione questioni preliminari n. 80 e n. 81


PRESIDENTE

A questo punto, dobbiamo concludere l'esame delle questioni preliminari in merito ai provvedimenti relativi al diritto allo studio.
Il primo atto è la ripetizione della votazione sulla questione preliminare rubricata al n. 80, già illustrata dal Consigliere Marcenaro e discussa, con la quale si richiedeva al Presidente del Consiglio regionale di dare lettura della L.R. 5 gennaio 2001, n. 1, della Regione Lombardia "Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia".
Indìco pertanto la votazione palese, mediante procedimento elettronico sulla questione preliminare n. 80.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all'ultima questione preliminare, la n. 81, presentata dai Consiglieri Manica, Placido, Marcenaro, Suino, Riggio e Chiezzi, con la quale si richiede al Presidente del Consiglio regionale di dare lettura della L.R. 8 agosto 2001, n. 26, dell'Emilia Romagna "Diritto allo studio e all'apprendimento per tutta la vita".
Ha chiesto di intervenire per l'illustrazione il Consigliere Marcenaro ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Volevo chiarire il senso della preliminare in questione, che - mi pare aiuti a chiarire il senso delle diverse scelte che si prospettano.
La legislazione regionale - come l'Assessore Leo credo sappia - e in particolare quella dell'Emilia Romagna, presenta un certo interesse per questa Regione.
Come sapete, le decisioni legislative di quella Regione si sono svolte in due fasi: la prima è avvenuta in un tempo nel quale non era ancora stata approvata dal Parlamento nazionale la legge n. 62/00. Quindi, la legge dell'Emilia Romagna - che, come sapete, è precedente a quelle approvate successivamente in altre Regioni come la Lombardia - è un tentativo di affrontare il problema, attraverso una soluzione originale, in assenza di un contesto legislativo di riferimento che potesse costituire le linee guida sulle quali questo problema potesse essere affrontato.
Quella legge - che, ripeto, fu la prima - ebbe un iter molto contrastato - come forse l'Assessore ricorda - e diede vita ad una discussione che non riguardò solo il rapporto in quella Regione tra maggioranza ed opposizione, ma anche un rapporto serio ed una discussione difficile che vide l'emergere di diverse posizioni all'interno di quella maggioranza regionale e che portò all'approvazione di una legge che introduceva un criterio che i legislatori regionali dell'Emilia furono costretti a rivedere dopo l'approvazione della legge n. 62/00.
Questo avvenne anche per il tipo particolare di soluzione che lì fu adottata e per le reazioni che questa suscitò: pendeva in quella Regione una richiesta di referendum abrogativo sulla quale erano state raccolte, se non sbaglio, circa 90.000 firme di cittadini. La legge è stata approvata poco prima dell'interruzione per le ferie estive nella Regione Emilia Romagna, per cui nei mesi scorsi si è giunti ad una legge che riorganizza la materia sulla base degli indirizzi fondamentali della legge n. 62/00 prendendola come punto di riferimento e costruendo su quella base una nuova proposta.
Le caratteristiche di questa proposta sono molto simili a quelle che noi abbiamo chiesto di prendere in considerazione nella nostra discussione nel nostro confronto. Si tratta cioè di una legge che è ispirata al principio, al criterio di un diritto allo studio rivolto a tutte le famiglie e a tutti gli studenti che frequentino la scuola pubblica e che scelgano invece di frequentare la scuola privata sulla base delle fasce di reddito, indicando, per quanto riguarda i beni e le materie prese in considerazione ai fini della definizione delle spese per l'istruzione quelli che noi consideriamo gli aspetti essenziali che possono caratterizzare questa legge.
Voglio ricordare all'Assessore Leo una questione di un certo rilievo cioè che questa legge è stata discussa con una grande maggioranza, con un voto mi pare... In sostanza, noi diciamo che lì c'è una via. Nessuno pensa naturalmente che una Regione debba copiare le leggi emanate da altre Regioni: non è questo il punto; il punto però è che, se è vostra intenzione ricercare un momento di confronto, una discussione e tenere conto, nella discussione di questa legge, dei temi che abbiamo sollevato, lì si trovano delle indicazioni e una traccia che, a nostro parere, può essere utile per rendere più proficuo il lavoro di questo Consiglio regionale.
Alla fine, signor Presidente e Assessore Leo, il punto è per noi esattamente questo, nella discussione nella quale stiamo entrando anche in questo nuovo ritmo che abbiamo deciso per i nostri lavori: capire se sul merito c'è la possibilità di intrecciare un confronto che, per quanto ci riguarda, deve avvenire sulla base che abbiamo cercato più volte di indicare nel corso di queste settimane, per ricercare una soluzione ispirata a dei principi, che sono gli unici che noi riteniamo accettabili o se invece, pur in forme diverse, noi restiamo in una situazione di sostanziale chiusura, incomunicabilità, pretesa di autosufficienza e di un'impostazione a nostro avviso sostanzialmente ideologica della legge che stiamo facendo. Grazie.



PRESIDENTE

Ci sono interventi sul punto? Prego, Consigliere Cattaneo, prenda pure la parola.



CATTANEO Valerio

Grazie, signor Presidente. Ho ascoltato con grande attenzione l'intervento del Consigliere Marcenaro, che credo sancisca, nel nome del Gruppo che rappresenta - e non credo solo di quel Gruppo l'ufficializzazione di una posizione responsabile, che peraltro era già stata evidenziata anche durante la Conferenza dei Capigruppo della settimana scorsa.
Noi non abbiamo mai voluto, Consigliere Marcenaro e colleghi dell'opposizione, sottrarci ad un confronto di merito su questo provvedimento. Voi sapete che quando siamo tornati in Commissione vi sono stati dei momenti e delle possibilità di confronto vero - poche, ma ci sono state - e questo confronto ha comunque prodotto un risultato. Ad esempio la maggioranza che sostiene la Giunta Ghigo, che è la titolare del provvedimento attraverso il disegno di legge a firma dell'Assessore Leo, ha riconsiderato almeno in ipotesi e metterà in discussione la questione del massimale, la questione della franchigia ed altri punti. Pertanto, credo che nel merito vi sia già stata un'apertura in quella sede.
Nelle scorse settimane siamo andati al "muro contro muro", che poco ha prodotto; siamo andati in Conferenza dei Capigruppo due o tre volte ed abbiamo ipotizzato il percorso del doppio binario, che credo sia già iniziato con i lavori d'aula di questa settimana.
Bene, Consigliere Marcenaro e colleghi dell'opposizione, questo provvedimento non è un provvedimento blindato; certo, è un provvedimento della Giunta regionale, è un disegno di legge, è stato adottato dalla Giunta regionale e non può essere stravolto, non per questioni ideologiche ma semplicemente perché la Giunta regionale e la maggioranza che la sostiene si sono confrontate sullo stesso, tant'è che il governo regionale successivamente lo ha assunto e lo ha proposto all'aula. Però questo non vuol dire che il provvedimento sia blindato al punto tale che non si possa eventualmente, dopo un confronto serrato e sicuramente importante tra maggioranza ed opposizione, recepire l'esito di quel confronto su alcuni punti di questo provvedimento. Guai se così non fosse, questo Consiglio regionale non sarebbe più un'assemblea legislativa, ma sarebbe meramente un grande o un mega Consiglio provinciale che ratifica un provvedimento della Giunta, in questo caso comunale o provinciale, e non della Giunta regionale.
Certo, il confronto di merito deve essere un confronto di merito vero quindi noi, come maggioranza, dobbiamo rispondere ad un'esigenza che c'è stata, giustamente posta all'attenzione nella Conferenza dei Capigruppo.
Quindi, non possiamo sottrarci al confronto, ma dobbiamo entrare nel merito di questa legge, dei singoli articoli e nel merito delle vostre proposte ci mancherebbe! Voi, opposizione, dovete fare delle proposte di merito, ma che siano proposte di merito vero, e mi sembra che l'intervento del Consigliere Marcenaro vada in questo senso. Se anche gli altri colleghi dell'opposizione si comporteranno come il Consigliere Marcenaro - che credo abbia evidenziato aspetti importanti, anche se in modo un po' vivace sotto l'aspetto dialettico, ma sicuramente garbato e corretto - siamo sulla buona strada. Certamente, con il lavoro che inizieremo oggi, vi è la responsabilità da parte della maggioranza ad ascoltare le istanze delle opposizioni, a confrontarsi realmente - ripeto - nel merito, quindi con un confronto non formale o monocorde da parte dell'opposizione, ma un confronto vero e con la disponibilità vostra - ma mi sembra che sia stata esplicitata - a fare proposte di merito. Le soluzioni ci saranno.
Concludo con questa riflessione. La sollecitazione da parte dell'opposizione: "Insomma, però non dovete ascoltarci, però non deve essere la solita prepotenza" - anche se il Consigliere Marcenaro non ha usato questo termine, glielo riconosco - "alla fine o questo prendete o comunque dovete digerirvelo prima o poi". Questo no. Noi siamo disposti al confronto sul merito - lo dico per la terza volta - però siamo fermi a non stravolgere il provvedimento, non per questioni ideologiche, ma semplicemente perché in questo provvedimento noi crediamo e perch rappresenta un punto importante del nostro programma elettorale e del programma di governo. E' nato da un confronto all'interno di questa maggioranza prima che fosse adottato dalla Giunta, e la Giunta lo ha adottato con piena responsabilità di quello che stava facendo in quel momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio

Signor Presidente, esprimiamo una valutazione contraria alla richiesta del Consigliere Marcenaro, di cui comunque apprezziamo l'impostazione seria per una discussione rigorosa, non perché soltanto non vogliamo stravolgere il disegno di legge che è frutto evidente del lavoro della maggioranza con la decisiva collaborazione del Gruppo Radicale, ma perché non crediamo nell'impostazione voluta dalla legge regionale dell'Emilia Romagna. Non ci crediamo perché non favorisce la libertà di scelta, poiché è volta a spalmare risorse senza risolvere il problema vero e soprattutto perché - e questo è il punto qualificante della nostra denuncia, per un verso, e del nostro sostegno al disegno di legge n. 252 - mentre la legge dell'Emilia Romagna non mette in condizione di scegliere ai ceti meno abbienti, il disegno di legge n. 252 opera invece proprio in tale direzione.
Per chiudere sinteticamente - mi pare che non sia tanto motivo di dover impiegare ad ogni costo il tempo che ci è consentito quanto quello di coglierlo e realizzarlo qualitativamente - ritengo di condividere la censura che il responsabile per le politiche scolastiche degli Enti locali in un articolo apparso su "Avvenire", ha mosso alla legge della Regione Emilia Romagna, e cioè che non opera per il riconoscimento effettivo del pluralismo scolastico - mentre questo è uno dei motivi fondanti di questa nuova impostazione che vede impegnata la Giunta del Piemonte - e soprattutto perché non porta al superamento di una concezione riduttiva che vede il diritto allo studio - parliamo sempre della legge Emilia Romagna come pura assistenza alle fasce povere della popolazione e in virtù di un falso egualitarismo che pratica a tutti lo stesso trattamento economico discriminando chi sceglie la scuola libera; discriminazione che colpisce soprattutto i più poveri, che non sono posti in condizioni di scegliere.
Questo è il problema, cioè l'impostazione che viene suggerita è un contributo, un elemento costitutivo di quell'assistenzialismo che invece si intende rimuovere.
Così come invece è impostato il disegno di legge n. 252, mira proprio ad incoraggiare e a favorire i ceti meno abbienti, con un contributo che è più significativo e quindi più idoneo a rimuovere gli ostacoli che si frappongono sulla libertà di scelta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Dopo l'encomio solenne del Presidente Cattaneo al Consigliere Marcenaro, quindi al Gruppo DS, forse vale la pena di tornare al merito perché il merito della questione sollevata è la legge Rivola, la legge dell'Emilia Romagna.
Consigliere Cattaneo, sarebbe opportuno documentarsi e, forse, rifare un pezzo di storia. Stiamo parlando di una legge approvata nel 1995; ma qual è il punto del contendere, che determina il ricorso alla Corte Costituzionale e il TAR che rimanda gli atti alla Corte Costituzionale? E' se le scuole per l'infanzia siano da considerarsi scuole o servizi sociali tanto che, a seguito della promulgazione di questa legge, i cittadini raccolgono 60.000 firme, ponendo di attualità il problema di un referendum.
Il TAR accoglie l'istanza, manda gli atti alla Corte Costituzionale e la Corte Costituzionale li dichiara inammissibili per una serie di ragioni. Il TAR riesamina nel merito il ricorso e a sua volta rimanda alla Corte Costituzionale il quesito affinché si pronunci, tenendo conto di questa problematica. Quindi, tutto il motivo del contendere nasce, oltretutto, su una questione che qui non è assolutamente presente.
Il 25 luglio 2001 si approva una nuova legge che modifica la legge Rivola. Quali sono le novità di queste modifiche, frutto certamente dell'opera di mediazione svolta da Rifondazione Comunista, che svolge un ruolo di governo? E' evidente il tentativo di non far pronunciare i cittadini su un quesito referendario incombente. Vorrei ricordare che in Emilia Romagna le presenze sull'ultimo quesito referendario sono state attorno al 51%. Qual è allora la preoccupazione della Giunta Errani? La preoccupazione è che quel referendum possa raggiungere il quorum. In qualche modo, bisogna cercare di evitare il pronunciamento popolare. E come avviene? Si fa un'operazione molto semplice: si cancella, dal punto di vista normativo-regolamentare, la questione delle scuole per l'infanzia, la si lascia indefinita, si tiene conto della legge n. 62/00, si semplificano le procedure concorsuali per accedere ad una borsa di studio e quindi si finanzia, in modo più o meno coerente con la legge n. 62/00, una parte di contributi alle famiglie. Non è niente di sovversivo e non c'è nulla di nuovo sotto il cielo. Quando nel 1995 venne approvata quella legge, il Presidente dell'Emilia Romagna dichiarò: "Questa è la 'legge pesce pilota': attraverso questa legge si pongono le condizioni affinché il Parlamento possa legiferare sul livello più elevato, che è quello della parità del sistema integrato privato-pubblico".
Guardate, il motivo del contendere verte attorno a queste questioni.
Noi però oggi stiamo confondendo un altro aspetto: la questione della libera scelta educativa - questa sì materia di parità scolastica - e la questione del diritto allo studio sono due questioni completamente diverse.



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Hai ragione!



CONTU Mario

Ripeto: sono due questioni completamente diverse. Non credo di aver letto nelle parole del Consigliere Marcenaro un'apertura alla soluzione del problema rispetto alla libera scelta educativa. Io non le ho colte. C'è sicuramente la volontà da parte di tutti di entrare nel merito, ma la modalità per rimuovere questo ostacolo è che si rimetta ogni cosa al suo posto, cioè che si può fare una buona legge - alla quale noi saremmo comunque contrari - ma noi siamo assolutamente aperti da questo punto di vista ad una soluzione che consenta, utilizzando il quadro legislativo esistente, di raggiungere alcuni obiettivi che sono quelli della legge sulla parità.
Ho già detto l'altra volta che questa non è la soluzione in assoluto più eclatante, che ci trova più d'accordo, ma potrebbe essere quella che finanzia la legge n. 62/00, innestandola con contributi aggiuntivi che derivano da quanto oggi previsto per la libera scelta educativa. Questa è una soluzione di compromesso assolutamente accettabile, che forse accontenta i partiti del centrodestra e del centrosinistra, e noi naturalmente a guardare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Questa discussione, che ha carattere incidentale, ma che è molto opportuna nel momento in cui dovremo entrare nel merito della discussione sul disegno di legge Leo, è utile perché ci permette di chiarire preliminarmente che, se vogliamo fare una discussione che abbia i caratteri della normale discussione aperta di un'assemblea elettiva, non ci possono essere delle forme pregiudiziali e che saranno poi il confronto, il dibattito e il voto a determinare i percorsi. Non si può preliminarmente dire "è così oppure no", anche perché per raggiungere alcuni obiettivi a cui mira la proposta Leo non ci sono strade uniche, ci sono percorsi differenziati e noi vorremmo dimostrare, o tenteremo di dimostrare, che è più opportuno cercare un percorso alternativo per arrivare ad un obiettivo che può avere qualche fondamento comune e che non può consistere solo in alcune limature alla proposta Leo.
Personalmente, rifiuto la logica della limatura alla proposta Leo e spero con questo mio atteggiamento di non essere considerato una persona che "scassa" la dialettica, che non asseconda quello che poteva essere un "gentleman agreement" stabilito tra noi.
Ritengo di dimostrare, con le mie proposte emendative, che sono tutte di merito e costruttive, che ci può essere un percorso diverso e forse anche, Assessore, un percorso che tenta di agganciarsi in qualche modo al vasto mondo della formazione professionale e della formazione permanente.
Quindi, sarei preoccupato se il tentativo - io ho lavorato seriamente sugli emendamenti per costruire una risposta diversa a quella di Leo e per raggiungere alcuni obiettivi finali comuni - venisse considerato dalla maggioranza come una modalità per eludere i patti della discussione. Nella discussione che sta per aprirsi io condurrò una ferma e dura opposizione ad alcune soluzioni prospettate dall'Assessore Leo.
Dico subito che la linea di limare qualche percentuale è una linea che ritengo sbagliata, è una linea nella quale l'Assessore Leo va in carrozza è un'opposizione parziale, non voglio dire finta, ovviamente, per non offendere il giusto lavoro e la giusta proposta che altri, anche nell'opposizione, fanno, però credo che sia una scelta sbagliata. E' meglio cercare di lavorare per far cambiare.
E' opportuno quanto Marcenaro ha cercato di illustrare e cioè che il percorso e la logica della seconda legge della Regione Emilia offre alcuni suggerimenti. Personalmente, ho qualche perplessità su alcuni percorsi però, evidentemente, non la dobbiamo cogliere nella sua globalità, ma per avere degli stimoli e delle sollecitazioni. Secondo me, o entriamo in questa discussione - lo dico ai colleghi della maggioranza e al Presidente Cota - con uno spirito estremamente aperto a recepire un dibattito duro, ma di merito, oppure, forse, non ci siamo capiti quando abbiamo cercato di trovare un "modus vivendi" per aprire la discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
La nostra richiesta rispetto alla legge dell'Emilia Romagna non è causale. Su questo, nei cinque minuti che ho a disposizione, volevo dare alcune informazioni ed alcune cifre che rendono l'idea della differenza fra i due provvedimenti.
Il provvedimento dell'Emilia Romagna, che è legge ormai da alcuni anni la famosa legge Rivola, è stata modificata l'anno scorso con i seguenti risultati. Sono stati assegnati 11.274 assegni di studio per un importo complessivo di 16 miliardi. Qual è la particolarità? Il 95% dei beneficiari sono studenti delle scuole pubbliche e il 5% delle scuole private e viene rispettata, in maniera esatta, la percentuale dei frequentanti le scuole: 95% pubbliche e 5% private.
Il Piemonte si trova di fronte un disegno di legge che ha l'obiettivo di fare l'esatto contrario. Questo è il problema, non è un altro. Avete intenzione di capovolgere la situazione. Abbiamo una legge applicata con delle cifre e con dei numeri che fotografa la situazione dei frequentanti il sistema scolastico in quella Regione che non è molto dissimile dal nostro, perché noi abbiamo una percentuale quasi simile: 93,5% frequentano le scuole pubbliche e il 6,5% le scuole private. Capiremmo e daremmo il nostro contributo di collaborazione, di idee e di proposte ad un disegno di legge che avesse l'obiettivo di contribuire al miglior funzionamento della scuola in quanto tale, distribuendo in maniera equa le risorse, ma voi avete l'obiettivo di distribuirle in maniera assolutamente iniqua, con un provvedimento che si rivolge ad una minoranza; fra l'altro - su questo ritorneremo - da quella minoranza del 6,5% arrivano sempre più segnali di non condivisione, perché nella società ci viviamo anche noi.
I Democratici di Sinistra sono il secondo partito cattolico italiano in termini elettorali, dopo Forza Italia, visti i numeri, quindi qualche rapporto con quel mondo l'abbiamo anche noi, e non tutto il mondo cattolico è d'accordo. Quindi, il 6,5% è ancora da scomporre.
Assessore, si potrebbe fare un sondaggio vero, certamente non chiedendo al macellaio se la carne è buona, perché se lei chiede a 300 genitori di scuole cattoliche se condividono una proposta che va verso la propria direzione, vorrei vedere chi è contrario!



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Alla fine risulterà che anche il Papa non è cattolico!



PLACIDO Roberto

Anche su questo non poniamo limiti alla divina Provvidenza, che è anche superiore a quella del Papa. Questo è il problema. Consigliere Angeleri non avevo alcuna intenzione di essere blasfemo. Non so se si è blasfemi a citare la divina Provvidenza: diventa complicato capire cosa si può citare.
Questo è il problema.
Proveremo a scomporre, se riusciamo, questo 6,5% per far risaltare in maniera ancora più evidente un disegno di legge che si rivolge ad una minoranza. Siamo sull'ordine di qualche punto di percentuale.
Concludo, per restare nei cinque minuti, dicendo che la differenza è evidente. La legge dell'Emilia Romagna assegna dei contributi al 95% alla scuola pubblica e al 5% alla scuola privata, mentre il vostro disegno di legge ha intenzione di dare il contributo neanche al 6,5%, escludendo il 93,5% degli studenti piemontesi.


Argomento: Varie

Saluto agli insegnanti e agli alunni della Scuola media "A. Vivaldi" di Torino


PRESIDENTE

Saluto gli alunni e gli insegnanti della Scuola media Vivaldi di Torino che questa mattina sono venuti a farci visita e seguiranno alcuni momenti del dibattito del Consiglio.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 29 aprile 1985, 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)". Proposta di legge n. 229: "Diritto allo studio e all'apprendimento durante tutto il corso di vita". Proposta di legge n. 146: "Sistema formativo integrato per il diritto allo studio". Proposta di legge n. 180: "Interventi per favorire l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa". Proposta di legge n. 184: "Norme per l'attuazione del diritto allo studio". Proposta di legge n. 288: "Norme in materia di diritto allo studio"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Intanto, come risposta al Capogruppo Cattaneo, dico che entrare nel merito non vuol dire forzatamente essere concordi su una posizione. Da tempo, noi dell'opposizione non eravamo restii ad entrare nel merito delle discussioni su questo provvedimento, però, nello stesso tempo, abbiamo sempre mantenuto chiara la nostra posizione.
Anch'io leggevo nelle parole del Consigliere Marcenaro una posizione di confronto con chi propone il provvedimento, in quanto credo che sia stato ampiamente dimostrato che il provvedimento emanato dalla Regione Emilia Romagna si rivolge esattamente verso un'altra direzione rispetto a quello che stiamo esaminando.
La ragione che è alla base dei due provvedimenti va in senso diametralmente opposto, in quanto si cerca di risolvere gli ostacoli che si frappongono al completamento degli studi e dei problemi che abbiamo nella nostra popolazione scolastica, mentre noi qui in Consiglio diversamente stiamo esaminando un provvedimento che segue l'indirizzo di provvedimenti che in parte sono quelli della Lombardia e del Veneto.
L'ultima volta che abbiamo discusso di questi argomenti citavo l'esempio del Veneto dove, a seguito della prima verifica effettuata, le preoccupazioni presentate dall'opposizione si stanno puntualmente verificando.
Per entrare nel merito, sostengo, come molti altri colleghi dell'opposizione, che non è questione di "paniere", così come viene definito, o di fasce di reddito, perché ritoccare leggermente il "paniere" o collimare le fasce di reddito - lo sappiamo benissimo - non va ad incidere su quella che è la ragione e la finalità di questa legge. Se così fosse, l'Assessore accetterebbe le nostre proposte, che sollecitano un riesame globale di questo dispositivo legislativo.
Noi sosteniamo che, trattandosi di un provvedimento che si inserisce in un tema delicato come quello della scuola, e siccome - è inutile negarlo assistiamo a problemi fondamentali e basilari che sono, da un lato l'abbandono e la carenza di formazione, e, dall'altro, i gravi problemi che riguardano il corpo insegnanti, questo strumento legislativo purtroppo non vada a colmare ciò che il mondo della scuola si aspetta.
Sono stati indetti scioperi, per il momento sospesi in attesa di vedere le evoluzioni. Il mondo della scuola attende delle norme legislative che diano certezze e che lo aiutino a svolgere meglio il proprio compito.
Ritengo che l'Assessore sia molto sincero nelle sue affermazioni tuttavia devo rimarcare ciò che ho sempre pensato, ovvero che questo strumento legislativo non risolverà affatto i problemi della scuola, ma servirà solo a sostenere le fasce di reddito che non ne hanno assolutamente bisogno.
L'invito che rivolgo, quindi, è di ripensare a questo provvedimento, di lavorare effettivamente per uno strumento che serva alla scuola, tutta, non solo ai genitori, ma anche agli allievi e, soprattutto, agli insegnanti.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, indìco la votazione palese mediante procedimento elettronico, sulla questione preliminare n. 81.
Il Consiglio non approva.
Passiamo pertanto al merito del provvedimento, o, meglio, alla discussione generale. Per la verità, siamo ancora in fase di presentazione che precede la discussione generale.
Darei, pertanto, la parola al Presidente della VI Commissione, Rossi Oreste, per una prima relazione tecnica sul disegno di legge n. 252, di cui al punto 3) all'o.d.g., e successivamente all'Assessore Leo.
Prego, Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
I provvedimenti in materia di diritto allo studio esaminati dalla Commissione sono stati i seguenti: proposta di legge n. 46: "Interventi per garantire il diritto allo studio, la parità scolastica e la qualificazione del sistema formativo integrato" proposta di legge n. 146: "Sistema formativo integrato per il diritto allo studio" proposta di legge n. 180: "Interventi per favorire l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa" proposta di legge n. 184: "Norme per l'attuazione del diritto allo studio" proposta di legge n. 229: "Diritto allo studio e all'apprendimento durante tutto il corso della vita" disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. n. 49/85 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR n.
616/77 ed attuazione di progetti regionali)" proposta di legge n. 288 "Norme in materia di diritto allo studio".
I provvedimenti sono stati posti per la prima volta all'o.d.g. nella seduta del 6 aprile 2001. In tale occasione, il Consigliere Deorsola annunciava la richiesta di rinvio alla VI Commissione della proposta di legge n. 46, di cui è firmatario, già richiamata in aula per decorrenza dei termini, affinché possa essere esaminata con le altre proposte di analogo argomento.
La Commissione decide, nella stessa seduta, di indire consultazioni su tutti i provvedimenti sul diritto allo studio.
Le consultazioni, cui sono invitati la Direzione generale regionale dell'Ufficio scolastico regionale, i Provveditori agli studi, i Consigli scolastici provinciali, le Associazione di Enti locali, gli Organismi religiosi, i Sindacati e numerose Associazioni rappresentative interessate vengono fissate per il giorno 16 maggio 2001.
Nella seduta del 24 aprile 2001, il Consigliere Placido, a nome del suo Gruppo, richiede che le consultazioni vengano allargate a tutte le scuole della Regione.
Il 2 maggio 2001 il Consigliere Contu chiede che vengano consultati anche i Consigli di istituto e la proposta è esaminata unitamente a quella formulata nel corso della precedente riunione dal Consigliere Placido.
Il 16 maggio 2001 si svolgono le consultazioni. Vi prendono parte ventitre rappresentanti degli Enti e delle Associazioni invitate, tredici dei quali prendono la parola. Vengono consegnate alla Presidenza dieci note.
In data 23 maggio 2001 si esaminano nuovamente le richieste dei Gruppi DS e Rifondazione Comunista volte ad allargare il numero dei soggetti consultati.
Dopo un'attenta discussione, la Commissione decide di indire le consultazioni delle Autonomie scolastiche e dei Consigli di istituto in forma scritta. Viene stabilito che l'ultima data utile per la consegna delle osservazioni è il 21 giugno 2001. Pervengono alla Commissione venticinque note scritte.
Viene elaborato dagli uffici un quadro comparato delle diverse proposte di legge e la sintesi delle osservazioni pervenute.
In data 4 luglio 2001 viene messa in discussione la questione preliminare presentata da alcuni Consiglieri di minoranza, riguardante la necessità di discutere i provvedimenti nel periodo di apertura delle scuole. Tale questione preliminare, messa in votazione, viene respinta.
I Consiglieri di minoranza presentano una questione sospensiva avente per oggetto la violazione dell'art. 3 della Costituzione. I provvedimenti sul diritto allo studio sono nuovamente discussi il 9 luglio 2001. Nel corso della seduta alcuni Consiglieri di minoranza presentano una pregiudiziale riguardante la mancanza della relazione tecnico-finanziaria sulla quantificazione degli oneri e sulle relative coperture necessarie all'attuazione della proposta di legge. Richiedono, pertanto, la sospensione della trattazione in VI Commissione e il rinvio alla I Commissione. La pregiudiziale è votata e respinta.
In data 11 luglio 2001 viene ritirata la proposta di legge n. 46 presentata dai Consiglieri Deorsola, Costa, Ferrero, Toselli, Angeleri Cattaneo, Bussola, Gallarini, Giordano, Marengo, Tomatis, Pozzo, Dutto e Ghiglia.
Il 16 luglio 2001 si svolge un dibattito sulla questione pregiudiziale presentata dai Consiglieri di minoranza volta a sospendere l'esame del disegno di legge n. 252, in quanto ritenuto in contrasto con i disposti della legge 10 marzo 2000, n. 62. A conclusione del dibattito, la pregiudiziale viene posta ai voti e respinta.
Si esamina la sospensiva presentata il 4 luglio 2001, avente per oggetto la presunta violazione dell'art. 3 della Costituzione. Tale sospensiva viene votata e respinta.
Viene presentata dai Consiglieri di minoranza un'altra questione sospensiva relativa al presunto contrasto con l'art. 33 della Costituzione.
Tale sospensiva viene posta ai voti e respinta.
L'Assessore Leo, nella stesa seduta illustra un'articolata relazione finanziaria predisposta a corredo del disegno di legge. Conclusa la relazione si svolge una lunga discussione generale, dove emergono le posizioni dei vari Gruppi circa la parità scolastica ed i buoni scuola.
Inoltre, viene messa in evidenza la necessità di corredare tutti i provvedimenti della relazione finanziaria prevista dalla L.R. n. 7/00 sulla contabilità regionale.
Nella seduta del 19 luglio 2001, si discutono le problematiche sollevate dal Presidente del Consiglio in una nota circa la necessità di corredare tutti i progetti di legge della relazione finanziaria prevista dalla L.R. n. 7/00.
Nella stessa data, il Consigliere Placido svolge un'articolata relazione sulla proposta di legge n. 229, di cui è firmatario. Tale relazione viene svolta fino all'art. 9.
Il 23 luglio 2001, il Consigliere Placido conclude la relazione sulla proposta di legge n. 229.
Il 25 luglio 2001, i primi firmatari delle proposte di legge in esame procedono con l'illustrazione dei provvedimenti.
Viene messo in discussione il fatto che alcuni Consiglieri regionali hanno presentato due provvedimenti diversi aventi medesimo oggetto. Si inizia quindi l'esame nel merito dei provvedimenti con la lettura degli articoli riguardanti l'oggetto.
Nella seduta dell'11 settembre 2001, comunico, in qualità di Presidente, che il disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616, ed attuazione di progetti regionali)" è stato richiamato in aula per decorrenza dei termini. Si svolge quindi un ampio dibattito nel corso del quale ogni Consigliere esprime la posizione del rispettivo Gruppo nei riguardi di tale decisione.
Il 13 settembre 2001, vengono richiamate in aula, per decorrenza dei termini, le proposte di legge n. 146, n. 180 e n. 229.
Nella seduta del 19 settembre 2001, la Commissione prosegue la discussione relativa al richiamo in aula dei progetti riguardanti il diritto allo studio.
In data 25 settembre 2001, l'assemblea consiliare stabilisce, ai sensi dell'art. 34, comma 5, del Regolamento interno del Consiglio regionale, di rinviare per l'esame alla Commissione i provvedimenti n. 252, n. 229, n.
180 e n. 146, in materia di diritto allo studio.
Nella stessa data, è assegnato alla VI Commissione, per l'esame in sede referente, un nuovo provvedimento: la proposta di legge n. 340 "Misure urgenti volte a favorire il diritto allo studio nell'anno scolastico 2001/2002", presentata dai Consiglieri Contu, Chiezzi, Papandrea Caracciolo, Tapparo, Suino e Moriconi.
La Commissione prende in esame contemporaneamente tutti i provvedimenti assegnati con un fitto programma di lavori, che prevede la calendarizzazione delle sedute dal 26 settembre al 5 ottobre 2001, per un numero complessivo di tredici riunioni.
Il dibattito ha affrontato alcune tematiche. In particolare, si è discusso sulla natura giuridica degli istituti scolastici cui applicare la norma; sull'opportunità di ancorare il disegno di legge n. 252 alla legge n. 62/00, "Norme per la parità scolastica", sopprimendo ogni riferimento alla L.R. n. 49/85; sulla tematica del diritto allo studio e della libertà di scelta delle famiglie e, più in generale, sull'individuazione dei destinatari delle risorse.
In particolare, su questo ultimo punto, è stato presentato dai Consiglieri Placido, Marcenaro, Contu, Suino, Caracciolo, Moriconi e Chiezzi un ordine del giorno in cui si "propone alla Giunta di riformulare la propria proposta, organizzandola come disegno di legge autonomo dalla L.R. n. 49/85 e di predisporre, con i tempi necessari, un testo unificato di legislazione regionale sul diritto allo studio". Ordine del giorno poi ritirato il 3 ottobre, data che coincide con quella di presentazione degli emendamenti da parte della Giunta regionale.
La discussione ha avuto principalmente contenuti di carattere generale e non si è proceduto alla lettura sistematica degli articolati pur avendo deciso di organizzare i lavori in tal senso nella prima seduta di Commissione.
Nel corso del dibattito sono stati complessivamente presentati novantuno emendamenti. Di questi, dieci sono stati esaminati e posti in votazione e tre accolti.
Gli emendamenti accolti sono di natura tecnica e riguardano l'art. 2 comma 1, del disegno di legge n. 252, più in particolare: la sostituzione delle parole "e degli articoli... della legge regionale" con le parole "e degli artt. 120 e 122 della L.R. 26 aprile 2000, n. 44 come inseriti dalla L.R. 15 marzo 2001, n. 5" l'inserimento, dopo le parole "disciplina l'esercizio", delle parole "dei compiti e" l'abrogazione, dopo le parole "alle Regioni e ai Comuni", delle parole "in materia di interventi".
Tra le proposte di emendamento formulate in Commissione sono da porre in evidenza quelle della Giunta regionale volte a modificare la struttura formale del disegno di legge, che da modifica della vigente L.R. n. 49/85 assume caratteristiche di proposta autonoma, relativa a: "Interventi volti a favorire l'esercizio del diritto all'istruzione e alla libera scelta educativa".
A questo proposito, ho ben chiarito in Commissione come la modificazione proposta sia unicamente formale, lasciando pressoch inalterati i contenuti sostanziali del disegno di legge n. 252.
E' stata inoltre presentata e poi ritirata dal Consigliere Contu una questione procedurale, finalizzata a dibattere sull'opportunità di garantire anche alle famiglie meno abbienti il diritto costituzionale allo studio, con la gratuità dei libri di testo a valere sulla disponibilità dei 35 miliardi previsti sul capitolo 15910.
Il termine posto per l'esame in Commissione (5 ottobre) ha coinciso con una fase del processo legislativo nella quale nessuno dei provvedimenti assegnati per l'esame è stato licenziato.
Purtuttavia, non si può non considerare che il dibattito di approfondimento svolto in Commissione potrebbe costituire una proficua base per un più celere prosieguo dei lavori in aula consiliare, come ovviamente si augurano tutti i membri della Commissione, che devo sinceramente ringraziare per il tempo che hanno destinato ai lavori della stessa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Assessore, ci faccia sognare!



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

I colpi di teatro sono anche belli, anche la fantascienza mi piace, ma in altra circostanza, anche perché devo fare una premessa: ho seguito tutti gli interventi con grande attenzione, ma, per correttezza ed onestà, voglio riprendere quanto detto dal Consigliere Moriconi, anche se lo hanno detto tanti altri colleghi. Per fare chiarezza, secondo me, abbiamo lavorato tanto ed utilmente, preparando tanto materiale di lavoro.
Il Consigliere Moriconi ha ragione e il Consigliere Contu lo ha detto anche lui tante altre volte: abbiamo un'impostazione diversa. Se noi volessimo, se gli elettori avessero votato come in Emilia Romagna, saremmo come l'Emilia Romagna, faremmo una legge come l'Emilia Romagna. E' un'impostazione diversa, onestamente diversa. Il collega Tapparo ed altri colleghi lo hanno posto diverse volte. Questo argomento mi sta appassionando moltissimo e, lo dico con onestà, poi potrò sbagliarmi, il loro lavoro sarà preziosissimo, ed è preziosissimo, per l'impegno enorme che la Regione deve dedicare al settore dell'istruzione, come il collega Tapparo giustamente ha rilevato più volte collegandosi, richiamando anche una mia attenzione che era minore su questo, al discorso della formazione professionale.
Questo è un comparto enorme sul quale, lo dico con franchezza, mi ha convinto l'importanza di dedicare la massima attenzione.
All'inizio della legislatura, il collega Contu lo aveva detto che delle due deleghe, cultura ed istruzione, l'istruzione sarebbe stata la più importante e la più pregnante. L'importanza di dover lavorare fortemente in questo settore mi ha convinto.
Ringrazio ed apprezzo il collega Moriconi per aver detto le cose con tanta pacata franchezza, che aiuta.
Abbiamo cercato di fare un lavoro di chiarificazione con questo obiettivo, come poi è emerso dal lavoro prezioso svolto in Commissione. Non ci poniamo l'obiettivo di riformare il diritto allo studio, ma ci proviamo.
L'obiettivo è di dare una risposta alla libertà di scelta educativa delle famiglie.
In Commissione è emerso con chiarezza un altro obiettivo.
Apro una parentesi riguardo ad una delle ragioni fondamentali, di cui ho discusso tanto a suo tempo con la Consigliera Rosanna Costa e con altri amici, ed essendo fuori tema magari mi provocherà qualche "gaffe".
Quando mi trovai di fronte al drammatico dubbio dell'incertezza di scegliere, dopo l'esperienza unitaria di PDS, centrosinistra o centrodestra, mentre altre ragioni mi avrebbero portato sul centrosinistra la mia scelta fu determinata dal discorso dell'impostazione della scuola.
E' un fatto storico, l'ho citato l'altra volta, che risale a convinzioni e a valutazioni profonde. L'idea di poter realizzare, nell'ambito di una coalizione, determinate posizioni su quell'argomento mi portò a fare quella scelta che per me fu molto tormentata e drammatica, perché c'erano molte buone ragioni. Essendo un centrista, quando il centro sparisce, diventa un po' difficile per me sapere dove mettere il piede.
Ho fatto queste premesse per dire, rispetto a quanto hanno detto i colleghi Marcenaro, Contu, Moriconi e Tapparo, che abbiamo impostazioni diverse.
Ha ragione il collega Tapparo: il discorso della limatura entra all'interno della mia logica. Io mi metto in questa logica; in questa logica, raccolgo tutte le raccomandazioni che possono rendere migliorabile questa impostazione.
Come ha detto il collega Cattaneo, avendo discusso la materia per mesi all'interno della maggioranza - i colleghi più pazienti, attenti e precisi come Gallarini ed altri, hanno seguito quel dibattito - o divento improvvisamente pazzo, oppure è logico che l'impostazione rimane quella sulla quale ho lavorato per mesi con tutta la maggioranza e con tante realtà cattoliche.
Un ulteriore conforto, non del tutto indifferente, ma forse di questo il collega Placido - collega delizioso ed attentissimo - non era ancora informato, è venuto dal Santo Padre, che qualche giorno fa è intervenuto a difesa di questa politica verso l'istruzione. Per carità, siamo uno Stato laico, però tutti sanno che certi richiami su di me hanno un certo effetto...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Contu)



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Collega Contu, coloro che pensano malamente che io abbia meschini interessi su questo disegno di legge, sbagliano certamente. Io ho una prospettiva per il futuro; sto lavorando più per il futuro che per il presente, perché il presente è sempre contingente, lo si risolve in molti modi! Signori Consiglieri, ho voluto fare queste premesse, aggiungendo ancora che tutte le discussioni avvenute mi hanno convinto della necessità di aprire quel tavolo di concertazione con i Sindacati (del quale, altrimenti non sarei stato convinto), della necessità di aprire il discorso complessivo sul fronte del diritto allo studio, della necessità di avere un'attenzione maggiore nei rapporti con la Direzione regionale dell'Istruzione e con il Ministero. Mi hanno convinto a fare sollecitazioni, per fortuna raccolte, sull'edilizia scolastica. Vi dico colleghi, che con questo provvedimento intendiamo aiutare le Province, ma questo fa parte di un discorso complessivo che intendo fare prossimamente.
Sarei felice se il Consiglio vincolasse questo determinato punto con indicazioni od ordini del giorno.
Riguardo al disegno di legge n. 252, il contributo regionale impropriamente detto "buono scuola", è una proposta che scaturisce dalla combinazione di due principi fondamentali: sussidiarietà e competizione.
La sussidiarietà "orizzontale" difende la libertà e quindi la responsabilità degli individui, delle famiglie e dei cosiddetti corpi intermedi. Interconnesso con il principio di sussidiarietà è il principio di competizione: il termine deriva da "cum-petere", che vuol dire "cercare insieme", in modo agonistico, la soluzione migliore. Von Hayek, premio Nobel per l'economia nel 1974, definiva la competizione "un processo di esplorazione in cui gli individui cercano nuove opportunità, che, una volta scoperte, possono essere usate anche da altri". Se il principio di sussidiarietà rappresenta un baluardo a difesa della libertà e della responsabilità (vogliamo che tutti i cittadini siano liberi e responsabili), il principio di competizione fornisce la più elevata efficienza e qualità di progetti ed istituzioni.
La scuola di Stato è un grande patrimonio, che va protetto, e - ripeto in questo senso, come Assessore all'istruzione, intendo lavorare.
Ritengo, però, che tutte le scuole, statali o non statali, possano migliorare sotto lo stimolo della competizione, fornendo, nel contempo, un servizio pubblico.
Cerco di dare la filosofia della legge, la filosofia culturale dell'impostazione. Ricordo che il primo ad avanzare l'idea del buono scuola è stato Milton Friedman, premio Nobel per l'economia nel 1976; ma l'idea della difesa della scuola libera attraversa l'intera tradizione liberale, e non soltanto liberale. Da Alexis de Tocqueville ad Antonio Rosmini, da John Stuart Mill a Bertrand Russell, da Luigi Einaudi a Gaetano Salvemini, da don Luigi Sturzo a Karl Popper.
Salvemini affermava che "...dalla concorrenza delle scuole private, le scuole pubbliche hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere". Questa raccomandazione di modernità ci deriva non solo da uomini di cultura e premi Nobel per l'economia, ma anche dalle diffuse esperienze europee.
Platone ha scritto che "uno Stato che non si prende cura dell'educazione delle giovani generazioni è uno Stato che non pensa al futuro". Non può esserci, però, vera educazione se non in un contesto di libertà e i cittadini devono diventare i primi protagonisti di questo processo.
A voi tutti è certamente noto che, in campo scolastico, il panorama normativo nazionale è in fase dinamica ed in continua evoluzione, pertanto sarà necessario affrontare in tale contesto un intervento organico in materia di diritto allo studio.
Ripeto al collega Tapparo che ho voluto - forse esagerando - dare corpo alla relazione perché tante volte i colleghi mi hanno richiamato a dire che gli argomenti vanno affrontati in modo completo, tondo, serio, non cavandosela in fretta. Tra l'altro, rispetto ad ognuno dei vostri interventi, anche quelli della maggioranza - non li cito oggi per non annoiarvi - ho cercato di preparare una risposta, un'attenzione ed uno studio.
E' inutile dire che mi riconosco totalmente nell'intervento del collega Galasso, proprio nel taglio che ha dato, ma anche rispetto agli altri colleghi, con i quali non mi riconosco sull'impostazione, è mia intenzione trovare il modo di dialogare per un futuro lavoro sul diritto allo studio.
In un primo momento, si era ritenuto più opportuno procedere con la modifica legislativa della L.R. n. 49/85, che, da un lato, aggiornasse e rivedesse le competenze dei Comuni alla luce del D.lgs. n. 112/98, e dall'altro, incorporasse interventi previsti dalla legge n. 62/00, sulla parità scolastica.
Il disegno di legge n. 252, presentato dalla Giunta regionale, si poneva all'interno di un programma di interventi a sostegno dell'istruzione e dell'educazione, nella piena consapevolezza che tali problemi sono oggi al centro dei processi di crescita e modernizzazione della società civile in tutti i Paesi del mondo. Si trattava, quindi, di un provvedimento inserito in un contesto che completava gli interventi già operanti in materia di diritto allo studio: dalle mense ai trasporti, al sostegno alle Organizzazioni giovanili studentesche, ai finanziamenti straordinari per l'edilizia scolastica, agli stanziamenti per l'ampliamento dell'offerta formativa nelle scuole, all'estensione dei contributi regionali alle scuole materne autonome dei capoluoghi di provincia, ecc. Tra l'altro, alcuni punti sono raccolti in ordini del giorno, votati dalla maggioranza in Consiglio o presentati dai Consiglieri di minoranza in Commissione, che sono un'utile indicazione per un lavoro che dovremo svolgere. Infatti contestualmente alla presentazione di questo disegno di legge, la Giunta aveva previsto risposte di qualificazione degli interventi strutturali quali l'edilizia scolastica (per aggiuntivi 10 miliardi, più una continua trattazione con il Governo sulla legge n. 23, perché ampliasse gli interventi) e la creazione di centri giovanili studenteschi (con un investimento di ben 5 miliardi all'anno).
Sono, inoltre, in corso di analisi ed attuazione interventi di implementazione delle proposte per l'innovazione didattica e di sostegno ai piani di offerta formativa, nel solco dell'attuazione dell'autonomia scolastica.
Sempre nel disegno di legge n. 252 abbiamo previsto la realizzazione dell'Osservatorio sulla scolarità ed anagrafe dell'edilizia scolastica, con il compito, tra gli altri, di monitorare l'attuazione degli interventi in materia di diritto allo studio.
Questo provvedimento legislativo è stato ampiamente sviscerato analizzato, studiato e comparato, sia in Consiglio che in Commissione.
Come ha ricordato molto bene il collega Rossi, Presidente della Commissione, in seguito al lavoro in Commissione si è deciso, ascoltando anche i suggerimenti del collega Palma dei Radicali e delle altre minoranze, di semplificare ancora di più il testo.
L'intervento del collega Marcenaro, per esempio, ha posto la questione di semplificare, di sganciarci dalla L.R. n. 49/85. Ebbene, questo è stato accolto riguardo al testo, modificando anche il titolo in: "Interventi volti a favorire l'esercizio del diritto all'istruzione e alla libera scelta educativa", ed accogliendo emendamenti emersi da più parti della minoranza.
Il collega Placido dice che le idee sono diverse, su questo punto, in maniera trasversale: probabilmente ha ragione.
In un articolo apparso sul quotidiano nazionale "Il Tempo", uscito domenica, si poneva l'accento delle varie posizioni su questa partita; ce n'era una del Consigliere Saitta che ribadiva il motivo dell'adesione dei Popolari e della Margherita e si domandava il motivo della resistenza da parte della sinistra. La sinistra si pone altre domande. Tutto questo per dire che è un dibattito assolutamente aperto, accogliendo anche emendamenti emersi da più parti della minoranza.
Proseguendo in tale lavoro, abbiamo anche snellito il testo di legge rinviando ad un successivo esame quanto attiene al recepimento delle Bassanini e all'applicazione piena della legge n. 62/00.
La questione che si vuole qui affrontare è importante per noi. E' necessario impostare questo problema in un'ottica europea seguendo l'esempio di tanti Paesi dove da più tempo questa possibilità esiste. Di fatto, tale iniziativa legislativa non toglie un centesimo - ci tengo a ribadirlo - a quanto la Regione già impegnava nel comparto istruzione anzi, è stata, ed è l'occasione, per approfondire, per meglio collocare risorse, per recepire suggerimenti e per cercare di soddisfare richieste che da quel mondo ci giungono.
Il Consigliere Moriconi citava il discorso degli insegnati ed ad altre sofferenze del mondo della scuola, per porre l'attenzione su un mondo completo, complesso e molto importante.
Si tratta di un notevole impegno finanziario, 35 miliardi, ma il Presidente Ghigo ed io preferiamo definirlo un "copiscuo investimento", per contribuire al discorso della libertà di scelta.
A questo proposito, ricordo che la legge statale n. 62 del 10 marzo 2000 riguardante "Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione" istituisce un sistema scolastico pubblico integrato composto da istituti statali e non statali. Che cosa si è perci voluto realizzare? La razionalizzazione del quadro degli interventi già in atto e l'introduzione di strumenti atti a favorire il raggiungimento dell'obiettivo e della parità scolastica. Questo per poter rendere effettivo il diritto allo studio e la libertà di educazione e, quindi, di scelta da parte delle famiglie tra scuole statali e non statali.
Ho ritenuto di dire queste cose con grande chiarezza perché ho colto nel dibattito in aula delle attenzioni e delle grandi onestà intellettuali che non possono che essere utili per un lavoro in questa delicata materia.
Il vasto dibattito che si è sviluppato in questi mesi - dibattito che non è stato nascosto, sottaciuto, ma che ha avuto spazio, anche con obiettività, sui giornali - ha creato attese ed aspettative nelle famiglie.
Noi, come amministratori pubblici, non possiamo lasciare i cittadini nel limbo dell'incertezza: è un loro sacrosanto diritto sapere tempestivamente se nel corrente o nel prossimo anno scolastico potranno usufruire o meno del contributi proposti. A me sembra un fatto di moralità che, ad un certo punto, si giunga, con tutte le salvaguardie, alla fine di un dibattito e ad un voto. Riteniamo che sia una precisa responsabilità del Consiglio dare risposte certe al riguardo. Proprio le famiglie, che hanno il dovere costituzionale di mantenere, istruire ed educare i figli (Costituzione italiana, Titolo II, art. 30, comma 1) sono le destinatarie del contributo regionale all'educazione scolastica.
Anche se non si prevedono finanziamenti diretti alle scuole non statali, le polemiche di questi giorni mi inducono ad esprimere qualche puntualizzazione sulla questione della costituzionalità, che è di grande dibattito. Lo faccio ricordando alcuni brani dell'articolo di Fabio Roversi Monaco, ma ce ne sono tanti altri a favore, altri in segno opposto, ma mi pare che sia un livello di dignità che dimostri come possa almeno essere affrontata la questione. Più oltre cita la legge di revisione del Titolo V della Costituzione e il principio soprannazionale di sussidiarietà sancito a Maastricht che favorisce l'assorbimento di funzioni di rilevanza sociale nelle famiglie e in associazioni e comunità più vicine ai cittadini, senza dimenticare l'apertura delle frontiere e il sistema unico europeo per l'istruzione. Prosegue ancora: "Ciò che si chiede è dunque il recupero dello spirito e dei principi che i costituenti seppero enunciare e sancire alla luce dell'evoluzione in atto: che porta a finanziare anche con denaro pubblico, ma con adeguati indirizzi e controlli, i privati che già operano nei settori dell'assistenza, della sanità, dell'università, della ricerca.
Anche di loro il nostro Paese ha bisogno. Volendo invece interpretare la norma costituzionale con deviante rigidità, si escluderebbero anche le scuole non statali, cioè dei Comuni e delle Regioni". Quindi, è giusto invocare la Costituzione e l'Europa, ma bisogna farlo in un contesto complessivo ed evolutivo.
La nostra legge tiene in considerazione tutte le scuole del sistema scolastico pubblico-integrato.
La difficile individuazione del tetto massimo, delle fasce di reddito e delle detrazioni per famiglie ha seguito specifici criteri tra i quali ci sembra importante ricordare: l'analisi dell'esperienza decennale in atto nella Regione Friuli e il confronto con chi, a quell'epoca, era titolare del Ministero della Pubblica Istruzione.
Non mi dilungo nell'illustrazione tecnica della proposta di legge per due motivi: il primo è che da tempo è nota a tutti e si trova allegata al testo del disegno di legge; il secondo è che i numerosi emendamenti, alcuni accolti, altri proposti dalla maggioranza, mutano in modo significativo il quadro complessivo e verranno presentati dai proponenti.
Schematicamente, i criteri di determinazione del contributo regionale all'educazione scolastica si basavano sugli elementi seguenti: determinazione dell'importo in rapporto al reddito del nucleo familiare in modo da favorire le famiglie in condizioni di maggiore svantaggio economico e per le quali l'incidenza della spesa scolastica sul reddito complessivo è più elevata tetto massimo del reddito complessivo familiare (sapete che abbiamo annunciato l'intenzione di accogliere un emendamento proposto di testarci sui 120 milioni, ma la proposta iniziale era di 140) importo massimo del contributo erogabile (anche questo in discussione) differenziato tra scuole secondarie e ciclo di base e maggiorato per gli alunni portatori di handicap (questo, fra l'altro, è in relazione al discorso del perché le scuole non statali hanno così pochi portatori di handicap, non avendo mai avuto un sostengo per l'handicap) quattro fasce di reddito dirette a rapportare la percentuale di rimborso calcolata fino all'importo massimo della spesa scolastica relativa a ciascun alunno, in relazione al reddito individuazione del nucleo familiare in relazione alla famiglia anagrafica, in conformità al D.lgs. n. 130 del 2000 (Disposizioni correttive ed integrative del D.lgs. n. 109 del 1998, in materia di criteri unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono prestazioni agevolate).
Ricordo ancora anche il contributo regionale è uno strumento che si integra con la borsa di studio statale (legge n. 62/00) allo scopo di consentire sia l'estensione dei beneficiari che rientrano nella prima fascia di reddito, sia il cumulo con la stessa, in modo che venga a funzionare organicamente.
Il richiamo alla legislazione statale, mi impone di ricordare ancora che siamo in una fase di cambiamento e continua evoluzione. Per questo, una possibile ed auspicabile revisione della normativa nazionale in materia di parità scolastica potrà mutare profondamente la portata della legge regionale sul diritto allo studio. In tal senso, ribadisco che sarà opportuno prevedere modifiche ed integrazioni in un grande dibattito.
Questo sì che parte senza posizioni culturali ed apre un grande confronto sul discorso dell'istruzione, del diritto allo studio nella nostra Regione.
Intenderei portare - lo ha ricordato il Consigliere Contu - ma in passato lo avevo sempre fatto, alla conoscenza della Commissione tutti gli accordi con la Direzione regionale scolastica.
Come ha già anche dichiarato il Presidente Ghigo, ogni cittadino privo di pregiudizi potrà capire che l'intenzione della Giunta è quella di migliorare la scuola, e che il sistema scolastico non si migliora con vecchi pregiudizi, ma con graduali interventi riformatori che garantiscono pluralismo e libertà nelle scuole statali e non. Per avvicinare l'istruzione pubblica alla realtà europea è necessario il contributo di tutti, abbandonando schemi desueti impensabili altrove (forse che Germania e Francia, dove è garantita la parità scolastica, sono meno democratiche dell'Italia?).
Noi stiamo con l'Europa, vogliamo dialogare e rispettare le opinioni di tutti, solo chiediamo che i piemontesi ci giudichino sulla base dei risultati ottenuti e non sulla base di intenzioni che altri ci attribuiscono.
A questo proposito, sono convinto, e ringrazio tutti i colleghi che si sono appassionati a questo dibattito, che hanno portato un grande contributo e che sicuramente hanno posto le basi per un lavoro molto serio sull'istruzione e sul diritto allo studio.
Ribadisco un concetto fondamentale che, forse, è ovvio, forse è banale forse da me è mal detto: una maggioranza, più o meno ampia, in questo caso più ampia, come dimostrato dal risultato elettorale, ad un certo punto ha il dovere di decidere ed approvare ciò in cui crede. Nulla togliendo ad un dibattito approfondito, sereno, non vincolato, non schiacciato, non condizionato. Alla fine, uno degli elementi della democrazia per poter giudicare, è anche che un Consiglio regionale si esprima.
Sono convinto che quando lo farà, spero in tempo non biblici, ma ragionevoli - anche se i tempi biblici sono affascinanti - il tutto avverrà comunque con un tale portato di contributi che sarà sicuramente utile.
Non intendo, quindi, colleghi, ritirare il disegno di legge.



(Il Consigliere Contu chiede la parola)



PRESIDENTE

Consigliere Contu, in che senso vuole intervenire sull'ordine dei lavori? Stiamo cominciando adesso la discussione generale! Prego, ha la parola.



CONTU Mario

Siamo così collaborativi, così attenti...



PRESIDENTE

Si vede che ho male interpretato il suo atteggiamento. Le porgo le mie scuse.



CONTU Mario

Chiedo se ci può concedere una sospensione di quindici minuti per poter esaminare alcuni aspetti della relazione dell'Assessore.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.55 riprende alle ore 12.23)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Al punto 3) all'o.d.g. abbiamo il proseguimento del disegno di legge n.
252, poi abbiamo le proposte di legge n. 229, n. 146, n. 180, n. 184 e n.
288. Poiché trattano lo stesso argomento, potrebbe essere produttivo fare un'unica discussione generale.
La proposta di legge n. 229, di cui al punto 4) all'o.d.g., è stata presentata dai Consiglieri Placido, Marcenaro, Manica, Muliere, Riba Riggio, Ronzani e Suino.
La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Noi abbiamo presentato, nel mese di gennaio, la proposta di legge n.
229 che recita "Diritto allo studio e all'apprendimento durante tutto il corso della vita". Tale proposta di legge fa dei riferimenti alla legge n.
62/00, la cosiddetta legge sulla parità.
La nostra proposta ha l'obiettivo, se approvata, di abrogare la L.R. n.
49/85 sul diritto allo studio.
Non sono casuali i riferimenti alla legge n. 62/00 e alla L.R. n.
49/85, perché, quando è iniziata la discussione sulla materia, i vari Gruppi, che hanno presentato le proposte di legge, ma anche lo stesso disegno di legge della Giunta, avevano come obiettivo l'abrogazione della L.R. n. 49/85.
La discussione in Commissione, il passaggio in aula e nuovamente il ritorno in Commissione hanno portato una novità sostanziale: il disegno di legge della Giunta è stato sganciato dalla L.R. n. 49/85 ed è diventato una cosa a sé che dovrebbe vivere di vita propria. Infatti, si riferisce esclusivamente e principalmente alla scuola privata.
La nostra proposta di legge, invece, ha l'obiettivo principale, con i due riferimenti che dicevo prima, la legge nazionale n. 62/00 e il fatto che abrogherebbe la L.R. n. 49/85, di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico formativo, sia statale che paritario.
Ecco perché ho iniziato l'illustrazione facendo riferimento alla legge nazionale n. 62/00. La stessa, infatti, fa riferimento, nelle finalità agli artt. 3, 33 e 34 della Costituzione. Non è un caso che, nell'ambito della discussione di queste settimane, noi abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti o atti che ponevano il problema della non costituzionalità del disegno di legge.
Il problema del diritto allo studio è una questione decisamente più ampia ed articolata, perché non può essere soltanto una questione esclusivamente economica, in quanto il problema dell'abbandono dello studio poi tornerò sull'argomento - non è principalmente o comunque esclusivamente legato al fattore economico.
Il problema è rimuovere le cause che portano all'abbandono della frequentazione scolastica - nel prosieguo tornerò sull'argomento.
L'obiettivo, quindi, è anche quello di rimuovere gli ostacoli non solo di ordine economico, ma anche sociale e cultuale che limitano il diritto allo studio; favorire la prevenzione e il recupero del disagio giovanile garantire agli studenti la qualità del sistema, così come indicato nella legge nazionale.
Fra l'altro - e questo in particolare l'Assessore Leo dovrebbe saperlo la Regione Piemonte è fra le Regioni che hanno dei risultati in termini percentuali sicuramente non positivi per il numero di studenti che iniziano il percorso scolastico e poi non lo portano a compimento. E' un dato che dovrebbe far riflettere e che non riguarda solo il Piemonte; per certi versi, specularmente, riguarda tutto il nord-ovest ed anche il nord-est Questo per confutare la tesi di chi sostiene che l'abbandono scolastico sia legato solo ad una questione economica e che il problema si risolva erogando dei contributi.
Un'area economicamente molto florida come il nord-est ha un notevole abbandono del percorso scolastico, in particolare nelle superiori; cioè i ragazzi, superata la scuola dell'obbligo, preferiscono andare a lavorare nelle "boite" - come si dice qui, lì non so come si chiamano - per avere immediatamente un'autonomia economica, pregiudicando anche quello che è l'avvenire di un Paese. Il livello di un Paese, di una Regione si basa indubbiamente sul livello culturale delle giovani generazioni, che, per certi versi, saranno le classi dirigenti del futuro. Quindi, questo è un quadro particolarmente preoccupante, che dovrebbe far riflettere rispetto ai provvedimenti da emanare.
L'obiettivo è innanzitutto quello di favorire il successo scolastico formativo di tutti, in particolare di chi è a rischio di abbandono scolastico; favorire il riequilibrio dell'offerta scolastica e formativa particolarmente rivolta agli strati della popolazione con bassi livelli di scolarità; favorire il coordinamento e la coordinazione tra le diverse offerte educative e formative nel rispetto delle autonomie e delle idoneità pedagogico-didattiche; favorire e sostenere la promozione di progetti di ricerca e di sperimentazione didattica; favorire la creazione di centri in rete permanenti, di programmazione fra istituzioni scolastiche e rispettivi organi collegiali, Enti locali, servizi socio-sanitari, ecc.; incentivare l'integrazione fra il sistema dell'istruzione e il sistema della formazione professionale (altro aspetto tutt'altro che trascurabile, in particolare in una Regione come la nostra); valorizzare la scuola e le strutture scolastiche come centri di aggregazione, non limitandone il ruolo a meri "contenitori", praticamente presenti in tutti i Comuni. Le scuole, molto spesso, svolgono esclusivamente la funzione di "contenitori" di ragazzini delle elementari, delle medie e delle superiori per le sole attività scolastiche, mentre potrebbero e dovrebbero, secondo noi, essere utilizzati anche al di là di quelli che sono i loro compiti istituzionali di istruzione.
Ed inoltre: promuovere ed aiutare la partecipazione, oltre che degli studenti, dei genitori all'attuazione dei percorsi educativi. Questi sono gli obiettivi.
Sulla proposta di legge, entriamo nel merito dei destinatari. E' evidente che la nostra proposta di legge si divide in due filoni: i destinatari a livello singolo (gli studenti o le famiglie che dir si voglia) e chi ha i requisiti - poi preciserò meglio - ovvero chi ha i famosi 52 milioni 544 mila lire di reddito (che è sempre quella cifra a cui si arriva partendo dai 50.000.000 individuati all'interno della normativa del diritto allo studio universitario e che l'inflazione di questi anni ha portato a 52 milioni e 500 mila lire circa per la famiglia composta da tre persone, con i vari adeguamenti degli aumenti se la famiglia è composta da quattro cinque-sei-sette o più persone o meno di tre persone).
Dunque, la nostra proposta è innanzitutto rivolta agli allievi frequentanti le scuole pubbliche statali e gestite dagli Enti locali, così come individuate dalla legge nazionale n. 62/00; agli allievi frequentanti le scuole private paritarie appartenenti al sistema nazionale dell'istruzione (e qui veniamo ad uno dei punti maggiormente in questione) quelle scuole private, cioè gli alunni, gli studenti, gli allievi che frequentano le scuole private che hanno deciso di entrare nel percorso paritario indicato dalla legge n. 62/00; agli allievi frequentanti i corsi di formazione professionale di base; ai frequentanti i corsi per adulti organizzati al fine del conseguimento del titolo di studio.
In proposito, riteniamo insufficienti l'attenzione ed anche le risorse in particolare, le risorse - Assessore Leo - sono un altro dei punti dolenti. Se lei esamina i contributi, gli stanziamenti che il suo Assessorato annualmente, in termini percentuali, stanzia per gli adulti affinché possano conseguire un titolo di studio, potrà notare che arriviamo ad una somma che negli ultimi anni decresce. Ma questo si inserisce in quella - come abbiamo definito - felice intuizione del collega Marcenaro: è chiaro ed evidente che si vuol far morire l'albero del diritto allo studio della L.R. n. 49/85, con una morte lenta, un'agonia per mancanza di risorse che hanno ormai raggiunto la cifra di 20 miliardi rispetto ai 67 che avrebbero dovuto essere.
Naturalmente, chi ne paga le conseguenze? Il trasporto; l'handicap; i corsi per gli adulti (che è un aspetto molto importante); le scuole pubbliche statali gestite dagli Enti locali (appartenenti sempre al sistema nazionale); le scuole dell'infanzia gestite dagli Enti locali, nonché da Enti, Associazioni e Cooperative convenzionati con i Comuni. Questi sono per noi i destinatari.
Infine, c'è una parte riguardante i requisiti che queste scuole devono avere, e noi ci rifacciamo sempre e di nuovo alla legge nazionale. Non si possono distribuire le risorse senza alcun criterio, assicurando la pubblicità dei bilanci.
Oltre ai requisiti previsti dalla legislazione vigente, occorre applicare a tutto il personale i contratti nazionali di lavoro; disporre di organi collegiali; accettare le iscrizioni di tutti gli alunni, senza discriminazioni di alcun tipo; adeguare le professionalità rispetto all'autonomia didattica, organizzativa e di ricerca; rispettare la libertà di insegnamento.
Questi sono i requisiti che noi riteniamo debbano avere le scuole del sistema scolastico e formativo per il diritto allo studio.
Quali sono gli interventi? Ci sono, su questo, due tipi di intervento: quelli individuali e quelli collettivi. E qui arriviamo ad un altro punto per noi fondamentale ed imprescindibile.
Noi speriamo, ci auguriamo che nella discussione che ci aspetta ci siano le condizioni per trovare delle convergenze, ma ci sono alcune questioni che per noi sono imprescindibili. Innanzitutto - è il cosiddetto paniere - è evidente che devono essere compresi i libri di testo, i servizi mensa, i servizi di trasporto e facilitazione al viaggio, i servizi residenziali, i sussidi ai servizi utilizzati per soggetti in situazione di svantaggio fisico o psichico, a parte le borse di studio riconosciute dalla legge nazionale.
Non è possibile pensare ad un provvedimento che si riferisca esclusivamente alle rette. Noi ci auguriamo e faremo il possibile affinch il provvedimento riguardi tutte le voci che concorrono al sostegno dei costi che ogni famiglia affronta per l'educazione dei propri figli.
Inoltre, ci sono tutti gli interventi di carattere collettivo che riguardano l'adeguamento delle strutture, delle forniture, delle attrezzature e i corsi per gli insegnanti, che sono una componente dei corsi di formazione, componente che anche nel nostro dibattito è stata spesso trascurata.
Presidente Cota, lei non c'era quando ho parlato al Vicepresidente Riba di una richiesta di incontro pervenuta alla Presidenza, sulla quale vorrei ufficialmente una risposta, se non oggi, al più presto. Mi riferisco alla richiesta avanzata da alcuni Presidi di Istituti tecnici e professionali del Piemonte, in rappresentanza degli oltre 150 Presidi di Istituti tecnici e professionali - che, ricordo, rappresentano l'80% della popolazione scolastica delle scuole superiori piemontesi - i quali, con una lettera di cui lei dovrebbe avere copia, hanno sollecitato un incontro sull'argomento.
Chiedo a lei, Presidente - all'Assessore Leo l'ho già chiesto - che tale incontro con la delegazione dei Presidi di Istituti tecnici professionali avvenga al più presto.
Ritornando invece all'illustrazione della nostra proposta, essa si rivolge non solo agli studenti e alle famiglie, non solo ai provvedimenti di carattere individuale, ma anche ai provvedimenti di carattere collettivo.
Vi è un elenco delle varie proposte che noi avanziamo rispetto a quello che noi delineiamo come il futuro di una scuola moderna: una scuola a rete, che faccia dialogare le varie realtà. In questo caso, si potrebbe lanciare un ponte verso le realtà anche private, e questo nell'interesse generale affinché la qualità dell'istruzione agli studenti piemontesi sia la migliore possibile.
Naturalmente, riprendiamo il problema del sostegno ai servizi educativi per i minori, l'utilizzo in orario non scolastico delle strutture e la valorizzazione delle diversità culturali e linguistiche delle minoranze delle comunità linguistiche presenti nella nostra Regione, che sono numerose e un patrimonio che andrebbe apprezzato.
Chiariamo poi a chi destinare queste risorse, evidentemente a livello individuale per gli alunni che frequentano le scuole pubbliche statali e degli Enti locali.
Assessore, non ce ne voglia, ma noi continuiamo con pervicacia a pensare e a preoccuparci di chi meno ha. Non penso che si faccia peccato in questo.
Noi ci preoccupiamo - senza avere carità cristiana, perché personalmente non sono credente - di chi ha più bisogno, di chi deve essere aiutato degli ultimi, non di chi - bene o male - ha meno problemi e può permettersi anche la scuola privata. Questo la dovrebbe far riflettere.
Ci sono poi altri punti che riguardano i servizi educativi per i minori; tuttavia, visto il tempo ridotto, procedo velocemente per punti.
Oltre agli interventi per le integrazioni di soggetti in situazioni di svantaggio fisico, è previsto l'obbligo - ed è anche l'obiettivo, ed è anche nel titolo della nostra proposta di legge - del diritto allo studio e dell'apprendimento durante tutto il corso di vita. Anche perché sempre più assistiamo a fenomeni di analfabetismo di ritorno, specialmente per come si sta evolvendo la società moderna. E' necessario che la formazione e l'istruzione non terminino con la fine della scuola dell'obbligo o delle scuole superiori o dell'università, ma se si riflette un attimo la necessità di chi opera nel mondo delle professioni comporta tutta una serie di corsi di formazione che prolunghino l'apprendimento durante tutto il percorso della vita. Questo dovrebbe essere un compito evidente della Regione: concorrere a far sì che anche chi soffre situazioni di disagio sociale ed economico possa continuare il processo formativo anche in età avanzata, onde evitare il fenomeno del cosiddetto analfabetismo di ritorno.
Sono poi elencate le tabelle relative alle fasce di reddito, cui accennavo nell'introduzione, e le varie funzioni.
Su una questione - e termino l'illustrazione - noi avanziamo un proposta che riteniamo molto importante: la Conferenza permanente per il diritto allo studio (nella proposta di legge è esplicitato anche chi la compone) come il luogo dove verificare la corretta e funzionale applicazione della legge sul diritto allo studio. Che poi sia la nostra o la legge quadro che l'Assessore ha indicato, noi riteniamo che possa essere utile la creazione di una Conferenza sul diritto allo studio, cosa che in questo momento non esiste; su chi poi la deve comporre, siamo assolutamente disponibili.



PRESIDENTE

Il Consigliere Palma mi comunica che rinuncia all'illustrazione della proposta di legge n. 180, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Passiamo pertanto all'illustrazione della proposta di legge n. 184, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Oggi illustro questa proposta di legge come illustrerò poi, dopo l'intervento del Consigliere Saitta, la prossima, che hanno due portate diverse; valuterò nel corso e nel prosieguo dei lavori se ritirare o meno la mia firma e comunque questa è una decisione che assumerò con gli altri proponenti.
Da che cosa nasce questa proposta di legge? Va fatta una premessa importante, Assessore. Questa proposta di legge si pone sulla falsariga di tutte le proposte analoghe sulle questioni legate al diritto allo studio, anche di altri ambiti regionali e paradossalmente, proprio in questo sta il suo punto di debolezza.
E' un tentativo rispetto al quale noi non ci siamo assolutamente voluti sottrarre: quello del dover tenere conto di un mutato quadro legislativo e non ultima, anzi, quella più attuale, della legge n. 62/00.
Com'è noto, la posizione del nostro Gruppo a livello parlamentare è stata di dura opposizione all'approvazione di quella legge. Non ne abbiamo condiviso le finalità, ma soprattutto, in modo intuitivo, comprendevamo che quello che stava per succedere in questo Paese avrebbe portato inevitabilmente la sinistra e il variegato mondo delle opposizioni, in particolare quelle del centrosinistra, ad una frammentazione delle posizioni, che, da una parte, avrebbero disorientato il corpo elettorale e, dall'altra, fatto abbandonare quello che per anni è stato un punto di forza unificante di tutta la sinistra e cioè la valorizzazione della scuola pubblica, la difesa della laicità dello Stato. Queste sono le questioni.
Per anni la sinistra ha fatto da contraltare trovando sponda nella parte più progressista del mondo cattolico e che il rispetto della Costituzione in materia di diritto all'istruzione era un fatto dal quale non si poteva assolutamente prescindere. Quindi, per cinquant'anni questo equilibrio si è mantenuto. E da che cosa è stato scalfito? Dal tentativo in parte riuscito, da parte di alcune Regioni, guarda caso amministrate dalla sinistra, di aggirare il dettato costituzionale attraverso il varo di una legislazione concorrente che andava ad invadere competenze per legge riservate allo Stato. In particolare, questo si è verificato a partire dagli anni '80 con la legge della Regione Toscana - lo ricordavo in un mio precedente intervento - perché nel 1980 la Regione Toscana, per prima nel quadro di riferimento delle Regioni, varò una legge che, per la prima volta, parlava di sistema pubblico-privato integrato. Fu oggetto di grandi dibattiti, vi era allora la consapevolezza da parte dei legislatori che porre quella pietra voleva dire aprire un cuneo nel difficile equilibrio che negli anni si era creato fra la sinistra - diciamo l'area laica del Paese - e il mondo cattolico. Quella legge ebbe un esito controverso: per la prima volta si aprì una dialettica anche molto forte nel Paese, perch veniva pesantemente messo in discussione ciò che per certi aspetti era stato anche frutto del Concordato.
Perché parlo di Concordato? Lo ha detto più volte il Consigliere Marcenaro: non si può fare un raffronto tra la situazione nazionale e il contesto europeo. Quando si mettono a confronto due situazioni, bisogna coglierne i contorni; a volte però i contorni diventano sostanza: non c'è alcun Paese d'Europa, salvo che qualcuno mi smentisca, dove lo Stato paga gli insegnanti confessionali nella scuola pubblica...



CONTU Mario

MARENGO Pierluigi (fuori microfono)



CONTU Mario

Il Vaticano!



CONTU Mario

Sì, però lo Stato Vaticano non fa parte della Comunità Europea.
Quindi, Assessore, mi aiuti lei a comprendere questa contraddizione che è presente ed è sicuramente presente nel mondo cattolico. Noi siamo l'unico Paese d'Europa dove la pluralità, anche se non totale, o comunque il punto di mediazione fra una concezione laica dello Stato ed una concezione confessionale dello Stato si è raggiunta attraverso l'insegnamento della religione cattolica nella scuola. Questo è uno dei punti ancora aperti ed è motivo del contendere.
Poi - dicevo - nel 1995 ci fu un'altra legge regionale, quella dell'Emilia Romagna, la cosiddetta legge Rivola. Anche qui, la legge Rivola venne varata allora dal governo di centrosinistra con una consapevolezza: che l'approvazione di quella legge sarebbe stata il banco di prova per la tenuta di una scelta da parte del Governo di centrosinistra nazionale quale apripista per poter varare la legge sulla parità scolastica. Questa è una ricostruzione storica che ci consente di capire oggi come attraverso questo "excursus" si possa essere arrivati a tanta confusione per quanto concerne la tematica della materia costituzionale.
Nel 1995, consapevole di questo, la Giunta di centrosinistra della Regione Emilia Romagna vara una legge che aggira il dettato costituzionale.
Su questa legge si innesca una forte opposizione che vede protagonista anche Rifondazione Comunista e si raccolgono 60.000 firme per un referendum abrogativo della legge Rivola. Nel frattempo, succedono altre cose: la Regione Lombardia assume a riferimento quella legge, fa una legge complessiva sul diritto allo studio, perché la Regione Lombardia ingenerosamente, abbiamo chiamato il provvedimento lombardo legge sui buoni scuola - è quella che ha rivisitato in modo più organico tutta la materia del diritto allo studio, in modo non condivisibile nell'approccio per noi però va dato atto che la Regione Lombardia ha riscritto la legge sul diritto allo studio. Su questo credo che ce ne dia atto anche l'Assessore nella lettura imparziale di questo dato e limitando agli artt. 122, 123 e 124 di quella legge tutta la materia legata ai contributi regionali poi impropriamente definiti buoni scuola.
La Regione Veneto, con minore pretenziosità, ha avviato la stessa azione per raggiungere gli stessi obiettivi. Il Veneto fa eccezione: il 100% dei contributi sono andati alle scuole private; in Regione Lombardia probabilmente questo dato si discosta ed è stimabile tra il 95 e il 98% (i dati di elaborazione sono ancora in corso).
La Regione Puglia vara una legge non finanziata, perché il suo bilancio è in dissesto, però anche questa sul modello della Regione Veneto.
In questo proliferare di leggi, ci siamo illusi che fosse possibile rendere più equo un provvedimento se ci fossimo cimentati su una proposta altra, che sintetizzo in questo modo, ed è un po' la premessa alla presentazione della nostra proposta di legge, perché i cattolici, o il centrodestra, dicono: "Bisogna finanziare le scuole private indirettamente, attraverso un sostegno alle famiglie affinché sia realizzata la libera scelta educativa". Noi diciamo: "No, queste risorse anziché essere destinate alla scuola privata, devono restare in capo alla scuola pubblica". Guardi che noi abbiamo, sul piano della proposta di legge, riproposto una battaglia ideologica forte di interpretazione del dettato costituzionale, cercando di attuarlo attraverso una proposta di legge.
Dov'è il punto debole della nostra proposta? E' che si cimenta sul buono scuola. Non importa per raggiungere quale obiettivo. L'obiettivo è finanziare e destinare la maggior parte delle risorse disponibili alla scuola pubblica, ma ha un limite di fondo: dice "buoni scuola".
Io credo che, allora, una riflessione a tutto campo, che noi abbiamo aperto anche nel nostro partito con le Associazioni di riferimento, si imponga: non ci sono vie di mezzo. Noi abbiamo fatto una proposta e uno sforzo in modo serio, in modo documentato, abbiamo contribuito in modo positivo al dibattito, ma siamo partiti da un presupposto costituzionale: le risorse della collettività possono e devono essere destinate solo ed esclusivamente a colmare lo svantaggio sociale. Nel dettato costituzionale non c'è traccia diversa. Si può dissertare sul diritto e dovere dello Stato a finanziare le scuole private, ma - badate bene - questa è materia diversa, perché quando si motiva questo obiettivo con lo svantaggio sociale, non ci siamo. Non ci siamo, Assessore! Questa proposta di legge parte da questa soglia, e dice: a chi vanno destinate le risorse? Le risorse vanno destinate alle famiglie meno abbienti. Fin qui, diciamo le stesse cose; ma per fare che cosa? Personalmente, dico che servono per favorire la promozione sociale culturale e per aiutare i figli di quei genitori che appartengono a formazioni sociali meno abbienti, nelle quali due sono gli elementi di ostacolo: la capacità reddituale della famiglia e il livello culturale dei genitori.
Voglio incidere in questa realtà, per aiutare questi ragazzi ad essere uguali agli altri, ponendoli in una condizione di parità che consenta loro di superare questo svantaggio, che non si risolve con gli aiuti economici questo è l'altro limite del buono scuola - ma con gli aiuti alle scuole, in modo che queste possano varare dei progetti personalizzati, atti a sostenere questo percorso.
Lei sa benissimo, Assessore, che non sempre la scelta di dare un aiuto economico alla famiglia è una scelta giusta, che va incontro al bisogno del minore.
Lei, Assessore, lo sa benissimo! Ci deve essere un intermediario. Ci deve essere una figura che faccia da garante in questo passaggio. Qualcuno che si deve fare carico di aiutare il minore a crescere in un ambiente dove l'aspetto economico è importante, ma la solidarietà, l'attenzione, l'aiuto e il sostegno alla famiglia, nel ruolo genitoriale, è un approccio che pu essere svolto dalla scuola pubblica, da una parte, e dai servizi dell'assistenza sociale, dall'altra.
La nostra proposta di legge propone, diversamente dalla vostra, di modificare la L.R. n. 49/85, propone di aiutare i Comuni con più risorse per poter fare quel tipo di intervento. Bisogna rimuovere quegli ostacoli di ordine economico, dare la possibilità ai Comuni di aumentare il numero dei beneficiari che possono usufruire gratuitamente dei servizi che sono volti a garantire il diritto allo studio. Voi, invece, proponete la libera scelta educativa.
Assessore, con tutta onestà, lei non rimuove alcun ostacolo di ordine economico, perché è evidente che dà un assegno spendibile nella scuola privata, o sbaglio? Lei sostiene la spesa economica di una famiglia meno abbiente per pagare l'iscrizione alla scuola privata. E' questo che diventa dirimente, e credo che lo diventi per tutta la sinistra, ma penso anche per una parte del mondo cattolico, che se non fosse influenzato da aspetti di localismo non potrebbe non convergere con questa posizione ideale. Non è questo il modo con il quale si realizza la libera scelta delle famiglie, perch superato questo ostacolo, se ne frappone un altro, sul quale tutti siamo disarmati. Resta irrisolto il problema dei costi del trasporto e i problemi legati ai sussidi didattici. Resta irrisolta una serie di problemi che non consentono a quei ragazzi di avere i supporti necessari. Resta irrisolto il problema dei portatori di handicap quando appartengono a famiglie in situazione di disagio economico.
La nostra proposta di legge, Assessore, parte da questi presupposti.
Voglio fare una precisazione importante anche per il Consigliere Cattaneo.
Noi, in Commissione, abbiamo lanciato una sfida: "Si abbia il coraggio di separare le due materie". Il centrodestra (la maggioranza) ha raccolto questa nostra sfida. La nostra sfida consiste nel forzare, come hanno fatto altre Regioni, sul piano legislativo, il Governo centrale - questi sono i primi passi - affinché possa, di fatto, legittimare questa scelta. Si forza il piano costituzionale di riferimento per legittimare una scelta che il Governo deve ancora fare.



CONTU Mario

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



CONTU Mario

Non mi faccia innervosire!



CONTU Mario

Non è mia intenzione! Volevo solo richiamare la sua attenzione su questa questione.
Siete forti di un Governo che forse ha una maggioranza più schiacciante, salvo qualche defezione da "bouvette", ma è diversa da quella che oggi siete in grado di esprimere in Consiglio regionale.
Avete tutti i numeri per riportare la materia del contendere nella sede naturale, che è quella governativa. Voi potete essere i portatori di una proposta realmente innovativa che vi farà acquisire credibilità persino nel nostro elettorato.
Presidente, la conclusione la farò successivamente.



PRESIDENTE

Passiamo alla proposta di legge n. 146, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Consigliere Saitta, rinuncia all'illustrazione? La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Non rinuncio all'illustrazione.
Dal punto di vista della procedura, nel momento in cui inizieremo la discussione generale, utilizzerò gli elementi che mi hanno ispirato la proposta che ho presentato per cercare di emendare ed entrare del merito della stessa, in ordine alla posizione che prenderà la Giunta.



PRESIDENTE

Faccio presente che la richiesta di far intervenire i vari proponenti mi è arrivata dall'opposizione.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Sulla proposta di legge precedente. Ne approfitto per completare un aspetto del disegno di legge n. 252.



CONTU Mario

GALASSO Ennio (fuori microfono)



CONTU Mario

Due?



CONTU Mario

Sì, sono due, e poi spiegherò il perché.



CONTU Mario

GALASSO Ennio (fuori microfono)



CONTU Mario

No, no...



CONTU Mario

Mi sembra corretto, Consigliere Galasso. Soddisfare questa sua curiosità mi sembra doveroso.
Presidente, ho perso il filo del discorso: qual è la nostra proposta di legge? Stavo per leggere la n. 252 come nostra proposta di legge.



PRESIDENTE

La sua è la n. 288. Deve illustrare la proposta di legge n. 288, di cui al punto 8) all'o.d.g..



CONTU Mario

La n. 288. E la precedente?



PRESIDENTE

La sua precedente era la n. 184.



CONTU Mario

Nella premessa di questa legge, ricostruiamo storicamente il percorso della materia del diritto allo studio attraverso, quindi, l'approvazione del DPR n. 616/77 che, di fatto, supera la vecchia concezione del patronato scolastico.
Interloquendo con gli uffici, ho sempre percepito una certa insofferenza quando, intervenendo più volte in Commissione, ho parlato di elementi di confusione indotti fra assistenza scolastica, diritto allo studio e parità scolastica. Giustamente gli uffici si sono risentiti ed offesi da queste mie considerazioni, adducendo che l'assistenza scolastica non esiste più. Potevano aggiungere: "Ma sei rimasto ancora all'epoca del vecchio patronato scolastico!". Non chiamiamola "assistenza scolastica" chiamiamola "diritto allo studio". Poi, però, in termini concreti, vuol dire che una parte minima (proprio irrisoria) delle risorse dello Stato passano alle Regioni che, a loro volta, sulla base di una legge quadro, in questo caso la L.R. n. 49/85, le girano ai Comuni, lasciando irrisolti tutti i problemi che derivano dalla complessità della materia. Su questo noi vogliamo incidere.
Nel momento in cui vengono trasferite le risorse ai Comuni, si danno delle indicazioni di spesa, destinando una quota pro capite, ad esempio di mille lire, per la refezione scolastica, un contributo relativo ai testi scolastici, uno relativo al numero di portatori di handicap che beneficiano del trasporto e via di seguito.
La consapevolezza di quanto sia stata adeguata questa legge, più che noi, che l'abbiamo come Gruppo, ce l'hanno soprattutto gli amministratori locali. Perché? Intanto è da rilevare l'insufficienza degli stanziamenti.
Quindici anni fa erano 35 miliardi, oggi sono 21 miliardi e 800 milioni mi corregga, se sbaglio. Aumenteranno subito, perché i 5 miliardi che sarebbero stati utilizzati per finanziare i centri giovanili studenteschi saranno duplicati. Non si è capito cos'è accaduto. Però, se la matematica non ci inganna, lei ha fatto un'operazione intelligente e adesso deve correre ai ripari: c'erano 26 miliardi e 800 milioni per il diritto allo studio, da cui ha sottratto 5 miliardi...



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Sono in conto capitale. Spesa corrente.



CONTU Mario

Ho capito, sono cose diverse.
Mi tolga una curiosità: nel bilancio della Regione, è possibile trasferire risorse dal conto capitale alla spesa corrente? Quando noi abbiamo una disponibilità che deriva dalla fiscalità locale, può il legislatore, in fase di bilancio, decidere se...



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Posso solo dire che non l'abbiamo mai permesso.



CONTU Mario

O c'è una percentuale - è una domanda di tecnica contabile - che va sul conto capitale e sulla spesa corrente stabilita da una legge dello Stato?



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

E' una percentuale fissa che va sulla spesa corrente, che viene trovata...



PRESIDENTE

Scusate! Prosegua, Consigliere Contu.



CONTU Mario

Chiedo venia, ma questa precisazione era importante per capire la "defaillance" che vi è stata sulla questione del diritto allo studio. Ma non mischiamo "capra e cavoli". Sono due cose diverse e all'Assessore va riconosciuto il merito di avere visto più in là di quanto sia, invece, la miopia di molti amministratori nei confronti delle questioni giovanili. Lei ha cercato di farlo con il solito spirito arguto ed avvolgente, più che altro avvolgente: "Ragazzi, vi prendo sotto le mie ali protettrici. Faccio una cosa che... So che quei cattivi del centrosinistra vi costringerebbero persino ad occupare gli edifici, piuttosto che riconoscervi questa cosa".
Però resta un dato: quindici anni fa furono previsti 35 miliardi per il diritto allo studio; oggi ci ritroviamo con 21 miliardi e 800 milioni.
Qualcuno ha detto che la diminuzione degli importi è derivata dal decremento della popolazione scolastica. Niente di più sbagliato, perch esaminando le tabelle ed osservando il grafico, si nota come il dato sia rimasto costante: passa dalle 50.000 lire di contributo per allievo alle 49.000 lire; nel 1995, come eredità del precedente bilancio, vi è un calo a 46.000 lire pro capite. Per cui, possiamo dire che il diritto allo studio in quindici anni - prendiamo come riferimento il dato temporale di quindici anni - non ha sostanzialmente modificato la quota di contribuzione per allievo, perché quello è l'indicatore vero. Inoltre, i Comuni hanno costi fissi notevoli per l'ammortamento dei servizi che erogano: ad esempio, se c'è una mensa scolastica per mille studenti e gli studenti diventano cinquecento, i costi fissi della struttura rimangono invariati. Quindi cosa possiamo desumere? Che la politica della Regione negli anni non ha incrementato e non ha dato un sostegno effettivo ai Comuni per assolvere agli obblighi che ne derivavano per legge in materia di assistenza scolastica. Questo me lo concedete? E' questo il termine esatto in materia di assistenza scolastica per quanto concerne l'affermazione al diritto allo studio. Allora, vede che tutti i termini apparentemente obsoleti rientrano appieno? Ci troviamo in una situazione nella quale, di fronte all'opportunità di offrire 35 miliardi per il diritto allo studio, noi perseguiamo un'altra via. Su questo si innesta una proposta degli studenti, ed è questa. La nostra proposta di legge, sostanzialmente, riequilibra quegli elementi.
Per quanto concerne le borse di studio e i contributi regionali, in pratica si destinano prevalentemente alle scuole pubbliche. Questo "prevalentemente alle scuole pubbliche" deriva, paradossalmente, da due elementi: uno, relativo ai contributi regionali, dalle spese ammissibili l'altro, attinente le borse di studio, da un fatto matematico, perché se si eroga una cifra uguale per una platea ed una popolazione scolastica di 430.000 studenti, di cui 27.000 (circa il 4,5%) frequentano le scuole private e il 95,5% quelle pubbliche, è evidente che quando si emana una legge sul diritto allo studio che destina le risorse stabilendo una quota unica tra le scuole pubbliche e le scuole paritarie, si è trovata la quadratura del cerchio.
Ho operato in un contesto di riferimento che è mutato rispetto alla legge sulla parità scolastica. Devo necessariamente tenere conto del fatto che esistono le scuole paritarie e su questo mi innesto, poi fissiamo una barriera naturale. La barriera naturale qual è? Il limite di reddito. Se è vero il dettato costituzionale, cioè che gli interventi degli Enti locali dei governi locali e delle Regioni servono a sostenere lo sforzo dello Stato in materia di riduzione dello svantaggio sociale, allora, noi siamo all'interno di questo quadro di riferimento.
A noi questa cosa non piace. Abbiamo voluto cimentarci con un quadro di riferimento nuovo: il risultato sarebbe questo.
Se voi raggiungete questo risultato con il nostro voto contrario e lo concordate con il centrosinistra, non voglio anticipare niente, ma prendiamo atto di un fatto politico: non avete seguito il modello Formigoni, non avete seguito il modello del Veneto, non avete seguito il modello della Puglia; avete operato in un quadro di riferimento normativo certo rispetto al quale la nostra posizione sarà intransigente, però è un quadro di riferimento chiaro.
C'è una terza via praticabile ed è questa: vedetevela con i vostri interlocutori che sarebbero ben pronti da questo punto di vista.
Invece, abbiamo individuato la soluzione per uscire anche nell'ambito della nostra proposta, ed è stata avanzata dagli studenti.
Io ho detto che, forse, gli studenti devono sognare un po' di più e far svolgere ai politici il lavoro dei politici, far fare anche le mediazioni però loro hanno voluto sfidarla, c'è stata una pubblica disfida, un confronto.
La conclusione alla quale sono arrivati - ed è questo il senso della proposta - è la seguente: è possibile operare sulla materia del diritto allo studio con una proposta altra che restituisce un equilibrio tra la situazione ipotizzabile e quella esistente.
La situazione ipotizzabile è quella sostenuta dalla maggioranza di centrodestra: fare un intervento ad hoc per fare in modo che - oggi qual è la popolazione scolastica delle scuole private? Il 4,5% - nel giro di due tre-cinque anni questa popolazione scolastica diventi il 10%.
Tornando all'aspetto dei costi fissi, non avete un grande progetto.
Perché non vale per i Comuni, mentre vale per le scuole private? Perch per mantenere in piedi una scuola, si devono pagare gli insegnanti, si deve fare manutenzione alla struttura, insomma, ci sono dei costi fissi. Se io raggiungo il 10% delle iscrizioni riesco a tenere in vita le scuole cattoliche. Sbaglio o è questa la portata?



(L'Assessore Leo fa un cenno di assenso con la testa)



CONTU Mario

Lo ripeto, questi elementi non c'entrano niente con il diritto allo studio.
Gli studenti hanno fatto un'altra proposta, hanno detto di discutere di diritto allo studio, di svantaggio sociale e di spese ammissibili.
Quali sono le spese ammissibili? Tasse, contributi e rette? No fermiamoci. Quali sono le voci che incidono di più sull'indice di spesa delle famiglie che hanno dei figli che frequentano le scuole? Le rette? Le rette per una parte della popolazione.
Sono rimasto colpito da una cosa che gli studenti mi hanno riportato.
Loro hanno usato una metafora, che poi ho ripreso rivolgendomi agli studenti delle scuole private, in parte supportata da un intervento apprezzato del Consigliere Marcenaro.
Quando le famiglie operano delle scelte per i figli - parlo di figli in età minore, parlo di figli in età adolescente - da cosa sono mosse? Dall'ansia di protezione nei loro confronti, dalla certezza di collocarli in un ambiente socialmente equilibrato, in grado di dare risposte ai loro bisogni.
Pongo questa metafora come riflessione: in Italia una serie di servizi per fortuna! - è possibile erogarli con il contributo della fiscalità generale (penso ai trasporti). Noi facciamo le leggi regionali, trasferiamo le risorse ai Comuni e ai Consorzi attraverso i contratti di servizio. Il trasporto pubblico è esemplare da questo punto di vista, perché, oggi, è possibile erogare e garantire il diritto alla mobilità del cittadino dando un contributo alle Aziende di trasporto che consentono di erogare il servizio a prezzi accettabili. Questo è vero, Consigliere Galasso: noi paghiamo 1.500 lire il biglietto della corsa ordinaria, però il trasporto pubblico ha dei limiti. Intanto è plurimo: donne, uomini, gente di colore e di confessioni diverse, extracomunitari, c'è il mondo. Poi c'è anche il disagio: tossicodipendenti, praticamente c'è di tutto dentro un autobus c'è uno spaccato della società. Poi, invece, c'è un ceto sociale che ritiene che il trasporto pubblico sia scomodo, lento, ci si alita addosso ci si contamina, si incontra un pezzo di società diverso, perciò decide di utilizzare il taxi. Il taxi è più veloce, si evitano incontri spiacevoli e si decide di prenderlo da soli - non esiste ancora il taxi plurimo.
Qual è la differenza? Io che voglio la comodità, che non voglio incontrare persone che non ho piacere di incontrare, che ho paura di essere contaminato, che ho paura di mettermi in gioco, perché questa è la società scelgo il taxi e me lo pago. Voglio correre più veloce, voglio arrivare prima, voglio essere tutelato, voglio una serie di garanzie. La scuola privata è il taxi: uno può salire e può scendere.
Stia attento ad un aspetto. Sempre parlando con gli studenti, ma soprattutto con gli insegnanti, è emerso un elemento: chi va nelle scuole private? Apriamo uno spaccato: nei "diplomifici" sicuramente andranno quelli attraversati da un insuccesso scolastico. Questo è un fenomeno che si verifica soprattutto al primo anno delle scuole superiori, dove negli Istituti professionali abbiamo uno sbarramento dell'espulsione del 25%.
Cosa fanno le famiglie? Danno un'altra alternativa: la scuola privata.
Quindi, molto spesso, il retroterra non deriva da scelte confessionali.
Inoltre, la scelta della scuola cattolica o dell'istituto privato "tout court" ha un'altra variabile: la gamma dei percorsi formativi offerti.
Lei sa benissimo che uno studente che ha un insuccesso scolastico nella scuola professionale di Stato non ha un istituto professionale privato che rilasci un titolo equipollente. Quindi, frequentano le scuole private soprattutto i figli delle famiglie che hanno operato questa scelta protettiva e, per certi aspetti, ansiogena, anche perché nelle scuole private non si sciopera. Pensi dal punto di vista di una famiglia che decide di mandare il figlio alla scuola elementare privata: i bambini non scioperano, anche se, magari, qualche sciopero gli insegnanti lo dovrebbero fare a causa dei problemi relativi all'inquadramento contrattuale - tutti questi problemi io li conosco.
Tutta questa materia è sintetizzata in questo modo: esiste un sistema integrato privato-pubblico, chiamiamolo pure sistema privato o pubblico rispettiamo la Costituzione: chi sceglie la scuola privata, se la paga; chi sceglie la scuola pubblica, ha diritto a tutte le attenzioni dello Stato.
Questo è nel dettato costituzionale.
Questa è un'opportunità, è una semplificazione, è evidente perché non tiene conto di un'altra variabile: le scuole di formazione professionale.
Su questo possiamo aprire una parentesi a parte: non a caso non è all'interno del sistema di istruzione, ma è gestita da un altro Assessorato e lei non ha competenze sulla formazione professionale.
Il Consigliere Saitta aveva aperto, con la sua proposta, in modo molto intelligente, una strada in tale direzione. La formazione professionale per Costituzione, in base all'art. 117, è "garantita come sistema parallelo, gestito da soggetti privati al 99% finanziati dal pubblico". E' un modello: apriamo una discussione e valutiamo.
Io provengo da quell'esperienza, ne conosco i limiti, i pregi, gli aspetti positivi e negativi. Riguardo alla proposta degli studenti che il nostro Gruppo ha presentato insieme ad altri relatori, c'è un passaggio in più: si accede al beneficio attraverso l'introduzione di un sistema di riferimento certo, che è l'ISE. Un ISE molto più affinato e preciso rispetto alla grande confusione esistente nella prima proposta, perch sull'ISE, sul redditometro e sul riccometro ci sono scuole di pensiero diverse, punti di riferimento diversi e questa è la differenza sostanziale fra le due proposte di legge.
Pertanto, non è modificata la sostanza, che è quella che ho cercato umilmente di esprimere.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Contu.
Oggi pomeriggio proseguirà il dibattito generale, con inizio alle ore 15.30.
Comunico che ad oggi sono stati presentati 575 emendamenti (vedremo poi quanti ne verranno discussi).
Comunico altresì che, per il momento, poiché dovrò fare una valutazione sull'ammissibilità, gli stessi sono stati suddivisi in due plichi: emendamenti relativi agli articoli da 1 a 7 ter ed emendamenti relativi agli articoli da 8 a 15. Questo, per facilitare la consultazione da parte dei Consiglieri regionali.
Non ho ancora verificato l'ammissibilità degli stessi, pertanto oggi pomeriggio, all'inizio della seduta, verranno distribuiti ai Consiglieri che li richiederanno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Vorrei sapere quali sono i Gruppi firmatari degli emendamenti. Grazie.



PRESIDENTE

Non so ancora chi ha presentato gli emendamenti perché non ho ancora avuto la possibilità di esaminarli. In fase di consultazione, ogni Consigliere potrà verificare chi ha firmato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, niente di nuovo sotto il cielo! Mi auguro che lei stia prendendo come riferimento il Regolamento! Non capisco la domanda del Presidente Cattaneo: l'ammissibilità degli emendamenti viene riconosciuta in base ai primi firmatari?



PRESIDENTE

Forse non mi sono spiegato. La prossima volta, colleghi, per non perdere tempo, non darò alcuna comunicazione e li farò distribuire direttamente. Il mio è stato un atto di gentilezza e cortesia.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.33)



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