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Dettaglio seduta n.135 del 10/10/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Cotto, Deorsola, Dutto Ferrero, Galasso, Ghigo, Marengo, Pozzo, Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento: Questioni internazionali

Proseguimento dibattito in merito agli sviluppi dell'attentato terroristico avvenuto l'11 settembre negli Stati Uniti ordine del giorno n. 362 inerente a "Condanna all'azione di guerra contro l'Afghanistan" ordine del giorno n. 364 inerente a "No al terrorismo, no alla guerra" ordine del giorno n. 365 inerente a "Lotta al terrorismo e rispetto dei diritti civili e democratici in Afghanistan" mozione n. 366 inerente a "Lotta al terrorismo e crisi in Afghanistan" ordine del giorno n. 367 inerente a "Solidarietà dell'Italia al Governo degli Stati Uniti e sostegno alle azioni NATO" ordine del giorno n. 368 inerente a "Manifestazione di sostegno all'intervento militare in Afghanistan da parte della comunità piemontese" ordine del giorno n. 312 inerente a "Difesa e promozione dei diritti delle donne afgane" ordine del giorno n. 287 inerente a "Condizioni di vita in Afghanistan"


PRESIDENTE

Prosegue il dibattito in merito agli sviluppi dell'attentato terroristico avvenuto l'11 settembre negli Stati Uniti.
La parola al Consigliere Tapparo.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Chiedo ai colleghi di rientrare in aula per il dibattito.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Ho chiamato il Consigliere Tapparo perché ho un elenco che contempla...



(Ulteriori commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Adesso sono previsti gli interventi dei Consiglieri Tapparo, Chiezzi Moriconi, Brigandì, Manica e Cattaneo. Questi sono gli interventi in scaletta.
Quindi, la parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Mi sembra di essere in un congresso, quando, nella notturna o all'avvio dei lavori pomeridiani, nel momento in cui tutti sono nei migliori ristoranti delle località ospitanti, si dà la parola, in genere, al giovane del congresso, al secondo giovane, al terzo, poi il quarto comincia. Che lei abbia voluto, Presidente, pormi in questa condizione, in fondo mi fa anche piacere, perché mi permette di intervenire senza un clima di tensione. Inoltre, vedo che anche l'Assessore Pichetto è seduto nella tolda della corazzata, e ho quindi anche un'assicurazione, dato che stiamo parlando di guerra.
In questo clima, che non voglio definire "sbragato" per rispetto all'assemblea, volevo partire da alcune considerazioni preoccupanti e preoccupate.
Personalmente, sono perché il terrorismo internazionale sia combattuto duramente: costituisce un problema e un pericolo, per cui occorre cercare un certo grado di coesione possibile. In Parlamento, qualcosa è stato fatto, però questa scelta forte non può, in qualche misura, creare una specie di "maccartismo" che considera non in linea chi, in qualche modo, fa delle considerazioni diverse, per esempio sul fatto che gli USA non hanno ancora ratificato l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale.
Non voglio apparire come connivente con Bin Laden perché faccio questa considerazione, oppure perché svolgo considerazioni critiche su certe forme di egemonismo economico. Spero, nei prossimi anni, di poter criticare ancora alcune politiche degli Stati Uniti senza apparire complice del terrorismo internazionale.
Ancora, vorrei sottolineare che certi caratteri del fenomeno della globalizzazione hanno una natura non democratica, perché rimuovono prerogative e competenze degli Stati senza riuscire a trovare una sede superiore democraticamente determinata.
Non voglio nemmeno apparire come chi dice che l'ONU deve essere rafforzato, che bisogna cercare di far crescere la sua autorevolezza, e che questo sia un segno di cedimento o di non corretta attenzione ai problemi che oggi devono essere posti. Del resto, anche una deputata statunitense californiana, del collegio di Berkeley, ha sollevato alcuni dubbi, e credo che non sia stata lapidata, perché non si usa negli Stati Uniti, ma comunque lapidata in altre forme più sofisticate.
Scorrendo la stampa statunitense, ho potuto leggere l'editoriale di un giornale della California progressista, in cui si facevano alcune considerazioni sulla reazione degli Stati Uniti. Voglio anche dire che l'azione di polizia internazionale che si deve svolgere deve avere un carattere mirato e prudenziale, in modo da non far pagare dei costi alle popolazioni civili. Per esempio, qui qualcuno ha parlato dei Paesi arabi e non ha usato il termine "progressista", non fondamentalisti. Voglio ricordare che, nei primi anni '50, la Persia, allora chiamata così, di Mossadek (regime laico) fu colpita dall'Occidente, soprattutto dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, perché voleva perseguire una politica petrolifera più autonoma. Alla Persia è stata poi imposta una casa regnante, perché evidentemente quel tipo di "establishment" è più funzionale agli interessi occidentali.
Quando ci si lamenta che il terrorismo internazionale si finanzia in modo sporco, vorrei ricordare che i paradisi fiscali, se solo l'Occidente volesse, rimarrebbero in piedi ventiquattro ore, o forse non di più, e non i paradisi "off-shore" che si trovano in alcune isole dei Caraibi, ma quelli che abbiamo nell'Unione Europa (le isole del Canale, il Lussemburgo il Liechtenstein). Questi paradisi fiscali fanno buon gioco alle procedure di finanziamento del sistema del terrorismo internazionale, che va colpito duramente, ma non si dovrebbero avere due pesi e due misure. Non li eliminiamo perché, in qualche modo, una Montecarlo fa sempre comodo ai grandi interessi economici.
E' altresì chiaro che con legislazioni più efficaci e cooperazioni giudiziarie più forti si riuscirebbe a bloccare il traffico delle armi e della droga. Voglio solo ricordare che la Direzione investigativa antimafia di Torino è riuscita a fare delle operazioni molto importanti con alcuni Paesi dell'Est per contrastare il commercio e il traffico di armi, che sono uno degli elementi che alimentano le forme di terrorismo.
Per quanto riguarda l'ONU, vorrei dire che è vero che ci sono due risoluzioni, ma noi dobbiamo, in questa fase, rafforzarne il ruolo. Invece addirittura, cosa vediamo? Un depotenziamento dell'Unione Europea, il messaggio che uno dei capisaldi dell'Unione Europea, quello del sistema di sicurezza e di difesa comune, per "troppo zelo" di Blair è stato sbilanciato. Noi vogliamo compiere un'azione per colpire il terrorismo internazionale, ma intanto bisogna non disarticolare l'Unione Europea, e oggi l'Unione Europea è disarticolata da questa operazione! Non è un'operazione che sta arricchendo l'Unione Europea nel suo processo di integrazione. Anche questo è un aspetto che dobbiamo verificare.
Oggi vediamo che sono impegnati militarmente il Commonwealth e gli Stati Uniti, qualcuno corre affrettatamente a mettere a disposizione armamenti e logistica, ma l'operazione dovrebbe invece nascere da una dimensione diversa, con la possibilità, per l'ONU, di andare più avanti (non vorrei fare l'esempio della Corea) in questo processo.
Voglio anche ricordare che quando qualcuno parla di un'alleanza larga come non si è mai vista, non bisogna dimenticare che la Russia si è fatta energicamente avanti perché si misura ancora con un grave fronte in Cecenia, (fino a ieri molti criticavano fortemente i modi in cui interveniva in Cecenia), la Cina, in qualche modo, è entrata in assonanza perché ha gravi problemi nelle Province occidentali e in Tibet e l'Indonesia e Sri Lanka hanno un trattamento delle loro minoranze che pu creare problemi e quindi, all'interno dell'alleanza, possono colpire più liberamente le loro minoranze.
Taccio sugli appetiti petroliferi, sul centro dell'Asia e quindi sui collegamenti con il Pakistan.
Ultima considerazione. Il regime che sostituirà i Talebani mi auguro trovi concerto con tutti i Paesi, affinché abbia un grado di democraticità superiore al precedente regime dei Talebani, che è quel fronte del nord che aveva anche una capacità di trattamento delle donne afgane dello stesso livello di quello dei Talebani.
Quindi, dobbiamo cercare di far sorgere in Afghanistan un governo rappresentativo, possibilmente con qualche elemento democratico e che non sia semplicemente espressione di un altro gruppo di potere che applica le stesse caratteristiche fondamentalistiche.
Occorre certamente compiere un'azione sull'Afghanistan circoscritta ad obiettivi specifici, in modo da colpire i responsabili del terrorismo cercando di evitare sacrifici e drammi alle popolazioni, affinché il governo di coalizione afgano, che si andrà a costituire, sia a base quanto meno un po' democratica e si possa, in qualche misura, riuscire nell'azione di lotta al terrorismo, in modo che non si definisca un nuovo ordine mondiale e che i rapporti tra i vari Paesi non siano esacerbati a causa di un'azione giusta contro il terrorismo e che per qualcuno può diventare un'opportunità. Quindi, severi ed intransigenti contro il terrorismo internazionale.
Voglio fare un'ultima battuta. Il caso Israele potrebbe trovare una soluzione se Israele trovasse una forma di legame con l'Unione Europea in modo da garantire l'esistenza dello Stato israeliano e, parallelamente, ci fosse una garanzia per l'esistenza di uno Stato palestinese, ovviamente democratico. Dovremmo lavorare in un contesto più ampio e non manicheo "chi è con me è con me, chi non è con me è contro di me" - evitando di introdurre meccanismi "maccartistici" (spesso se uno incomincia a fare qualche piccola considerazione sulla globalizzazione sugli Stati Uniti passa per essere una persona non corretta). Credo sia dignitoso per l'Italia non andare penosamente a rimorchio.



CONTU Mario

Presidente, chiedo la parola sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, era già definito l'ordine dei lavori!



CONTU Mario

Allora sul Regolamento.



PRESIDENTE

Prego, ha la parola.



CONTU Mario

Ho incontrato, casualmente, una delegazione fuori dal Consiglio che oggi si è accomodata fra il pubblico.
Presidente, c'è un certo disagio in aula. Ho chiesto scherzosamente non mi ero accorto del simbolo, se eravamo in presenza di una delegazione straniera o no. Mi sembra di comprendere che fra il nostro pubblico c'è una delegazione della Padania.



CONTU Mario

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



CONTU Mario

Presidente, interrompa il Consigliere Contu!



PRESIDENTE

Consigliere Contu, è consentito dal Regolamento la presenza del pubblico. Quei ragazzi fanno parte del pubblico. Consigliere Contu concluda l'intervento.



CONTU Mario

Presidente, le chiedo con quale simbolo...



PRESIDENTE

Siamo in democrazia. Consigliere Contu, le ricordo che siamo in democrazia. Concluda il suo intervento.



CONTU Mario

Ieri avete fatto sgomberare il pubblico...



CONTU Mario

BRIGANDI' Matteo (fuori microfono)



CONTU Mario

Non è vero!



CONTU Mario

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



CONTU Mario

E' vergognoso!



CONTU Mario

BRIGANDI' Matteo (fuori microfono)



CONTU Mario

Sei un bugiardo!



CONTU Mario

Termino qui l'intervento.



PRESIDENTE

Continuiamo con il dibattito.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Consigliere Cattaneo, prendiamola più bassa, perché se ci fosse stato il collega Ghiglia, che ha dovuto togliersi un distintivo dall'occhiello forse... Comunque, prendiamola tutti più bassa.
L'11 settembre - mi dispiace che non sia più presente il Presidente Ghigo - con quei terribili attentati terroristici, che hanno causato migliaia di vittime, rimarrà una data scolpita nelle coscienze di tutto il mondo e rimarrà un momento di condanna contro quell'atto e di solidarietà al popolo e alle istituzioni degli Stati Uniti.
I Comunisti Italiani si sono immediatamente associati alla solidarietà verso il popolo degli Stati Uniti e alla condanna al terrorismo. Lo sono stati il 12 settembre, lo sono oggi e, se vogliamo, colleghi, fare trenta manifestazioni consecutive da domani in avanti di solidarietà al popolo alle vittime, alle istituzioni degli Stati Uniti, contro quegli attentati e contro il terrorismo che li ha espressi, i Comunisti Italiani parteciperanno.
Non discutiamo di fatti che non ci sono. I Comunisti Italiani stanno in questo campo: nel campo di chi lotta contro il terrorismo, di chi rifiuta queste logiche. Non ci potete surrettiziamente collocare da un'altra parte.
No, i Comunisti Italiani stanno in questo campo, solidamente.
Seconda osservazione. I Comunisti Italiani stanno in questo campo: non cacciateci via, troppo comodo! Sono tentativi che la destra può fare di inventare campi diversi: no, siamo tutti in quel campo. I Comunisti Italiani, insieme ai Verdi, stanno nell'alleanza dell'Ulivo. Noi stiamo nell'alleanza dell'Ulivo a pieno titolo.
Quello di cui bisogna prendere atto - lo dico al centrodestra - per quanto riguarda le questioni di campo, è che stiamo nello stesso campo di lotta al terrorismo. Bisogna prendere atto che all'interno dell'Ulivo ci sono due posizioni, non ve n'è una.
All'interno dell'Ulivo ci sono due posizioni. Su quale questione ci sono due posizioni? Sulla questione della lotta al terrorismo? No! Sulla solidarietà agli Stati Uniti? No.
Le due posizioni - espressa la volontà di combattere il terrorismo sono su come si combatte il terrorismo, su quali strumenti si usano.
La posizione dei Comunisti Italiani è di preoccupazione a fronte dell'utilizzo dello strumento dei bombardamenti estesi all'intero territorio dell'Afghanistan e di analoghi e possibili bombardamenti in altri territori del mondo. Riteniamo che lo strumento utilizzato per combattere il terrorismo, sia ad altissimo rischio, rischio di una conflagrazione a livello mondiale. Riteniamo anche che siano strumenti inefficaci per catturare Bin Laden e consegnarlo ad un tribunale. Per catturare Bin Laden non andiamo certamente con i vigili urbani, ma non andiamo nemmeno con le portaerei nell'Oceano Indiano. Quelle sono altre questioni. Discutiamo di questo, non degli Stati Uniti d'America. Certo ringraziamo tutti gli Stati Uniti d'America che, insieme all'Unione Sovietica di Stalin, hanno battuto il nazifascismo in Europa. Ma questo cosa c'entra con il da farsi oggi? Con gli strumenti che impieghiamo e con i rischi di una guerra mondiale? Con il rischio, gravissimo, che noi denunciamo, che azioni come queste, invece di isolare i fanatici del terrorismo, allarghino ancora di più quell'area di disperazione che alimenta il fanatismo e il terrorismo globale? E' una nostra preoccupazione. Questa preoccupazione sta dentro questo campo e sta dentro l'Ulivo. Si prenda atto di questo e si discuta, come propone di fare Gianni Vattimo su "La Stampa", in cui dice che "Anche oggi è necessario non perdere del tutto il discernimento". Oggi discernere vuol dire non inventarsi posizioni, che non esistono, per lavarsene le mani; il discernimento è che l'uso di questi strumenti è inadatto e pericoloso.
Cosa proponiamo e, insieme ai Verdi, abbiamo anche proposto in Parlamento? Proponiamo che per risolvere e combattere il terrorismo, per catturare Bin Laden e non solo lui, occorre innanzitutto attivare nel mondo una politica di pace capace di risolvere alcuni problemi che strumentalmente, vengono sollevati dai terroristi e strumentalmente i terroristi riescono a veicolare in certe aree del mondo.
I problemi si chiamano: Palestina. Pensiamo di risolvere il problema della Palestina con la guerra o con la pace? Con le bombe o con le trattative? Dicendo a Sharon ed Arafat di sedersi ad un tavolo o dicendo loro di continuare a sparare? Il problema della Palestina è un problema che si vince con la pace, con la trattativa, con il riconoscimento della sicurezza allo Stato di Israele e lo Stato palestinese ai palestinesi. Se cominciamo a dare il messaggio a livello mondiale che le controversie si risolvono con i bombardieri, le portaerei e massacrando i civili e bombardando per sbaglio, penso che renderemmo più difficile la risoluzione pacifica, e non potrà che essere pacifica, dei problemi di Israele e della Palestina.
Tra le misure di pace perché non chiediamo agli Stati Uniti d'America di togliere i vergognosi embarghi economici contro la popolazione irachena e contro la popolazione cubana, che sono vergognosi ed inumani? Cosa c'entrano le popolazioni affamate, che non possono nemmeno comprare un'Aspirina? Si tolgano questi embarghi, si dica a queste popolazioni che i Paesi più forti del mondo, i Paesi occidentali, non li vogliono colpire. Si attivino tavoli di pace in ogni parte del mondo. Non con le guerre, ma con le trattative e, badate bene, con i compromessi devono essere risolti i conflitti, non con le armi.
Il colpo tremendo che hanno dato i terroristi, è il colpo che hanno dato a tutte le forze, istituzioni, Paesi e Governi che, a fronte dei problemi - quanti ce ne sono nel mondo e quanto difficili - tentano di risolverli non facendo altri danni, altri lutti, non usando lo strumento della guerra, ma quello della trattativa. I terroristi hanno colpito questi.
Sappiamo che dietro gli interessi a fare le guerre, ci sono interessi potentissimi; sappiamo che Bin Laden - inventato, fatto nascere, finanziato dagli Stati Uniti, figlio suo fino a poco tempo fa - è un talebano che pensa al petrolio, un miliardario. Come lo combattiamo un personaggio dagli interessi di quel genere? Accumulando e fabbricando armi, oppure usandole in modo limitato, con operazioni veramente di polizia? Soprattutto facendo terra bruciata nelle coscienze del mondo che i problemi non si risolvono con le guerre; soprattutto non li risolvono i poveri del mondo con le guerre, che tutt'al più verranno usati e macellati per questo.
Un riequilibrio del mondo si risolve facendo la pace e non andando dietro a quei personaggi che leggiamo in certi romanzi, quei generali descritti in qualche bel romanzo citato da Karl Von Clausewitz, il quale sosteneva che la guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi, ovviamente più energici. La guerra è la pace, è solo una pace che viene esercitata con mezzi più energici: sono cose che abbiamo letto nei libri, ma che imbecillità ci sono nei libri! Non ricadiamo in queste imbecillità! E se ci dividiamo, ci dividiamo con pari dignità politica tra chi dice che la guerra al terrorismo non si fa in questo modo e legittimamente, critica e propone altri strumenti. Questa è la divisione né di campo né di civiltà, ma critica agli strumenti messi in atto.
Questa è la posizione dei Comunisti Italiani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Il Consigliere Chiezzi ha appena illustrato alcuni motivi che mi hanno portato a sottoscrivere un ordine del giorno, congiuntamente con i Comunisti Italiani.
Per quanto riguarda la posizione dei Verdi, posso fare riferimento ad un documento ufficiale che abbiamo presentato all'interno del nostro partito in cui diciamo: "I Verdi hanno nel loro DNA l'impegno per la non violenza verso la natura, gli uomini e le altre specie. Si impegnano perci a contrastare ogni forma di violenza specie quando si manifesta in atti terroristi o sul piano militare e bellico o ancora nell'esercizio venatorio. I tragici avvenimenti terroristici dell'11 settembre 2001, le migliaia di morti innocenti, che colpiscono non solo gli USA, ma tutta l'umanità, la guerra che ne è seguita hanno cambiato il contesto geopolitico internazionale. Cambia il sistema delle alleanze e si fa nuovamente strada l'idea che ci siano guerre giuste. Guerre che si combattono prescindendo dal diritto internazionale secondo forme particolarmente atroci. Non è sufficiente invocare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, soprattutto dei 'non combattenti'. Rifiutiamo di tornare indietro al diritto internazionale di guerra (jus in bello) per distinguere tra barbarie e civiltà all'interno di una guerra. Non ci sono guerre giuste e la guerra è sempre una barbarie. Inoltre, la guerra per i Verdi non può essere uno strumento per modificare l'ordinamento internazionale: nessuna guerra può essere interpretata come una sanzione giuridica di un atto illecito e di violazione dei diritti umani".
In questi giorni, in cui eravamo in attesa della risposta americana ai tragici fatti dell'11 settembre, pochi dubitavamo che le operazioni definite "di polizia" si sarebbero poi concretizzate semplicemente in attacchi di bombardamento.
Anche se è difficile ragionare in questi momenti, e soprattutto nei momenti che si sono succeduti agli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono, sarebbe necessario fare questo sforzo, per cercare di valutare quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, per non adottare forme di risposta che rischino di innescare un ciclo di violenza che nessuno vorrebbe.
Molti pensano che la logica dell'"occhio per occhio, dente per dente" sia deleteria; come negli stessi Stati Uniti qualche timido striscione ricordava, con la logica dell'"occhio per occhio" si potrebbe anche diventare tutti ciechi.
Il terrorismo è un'offesa per tutte le persone. Questa è una verità perché strappa il dialogo politico e si sa bene che solo dal dialogo politico vi è la possibilità di migliorare in modo democratico la vita civile. Quindi, la condanna del terrorismo è anche la condanna dell'impossibilità di giungere per via democratica al cambiamento della società, per superare le differenze sociali che ci dividono profondamente.
Occorre riuscire a condannare con uguale forza sia il terrorismo sia la guerra, perché è una guerra quella che è stata scatenata, che porterà un numero di morti difficilmente calcolabile ed aprirà una ferita profonda tra mondi che, invece, dovrebbero parlarsi.
Il Consiglio regionale - e questo è il senso del nostro ordine del giorno - dovrebbe assumere una mozione che vada nella direzione di una soluzione che non sia di guerra e che dica "basta ai bombardamenti".
Domenica ci sarà la marcia Perugia-Assisi, che molti hanno ricordato per la pace nel mondo. Ebbene, credo che se il Consiglio regionale non assumerà una posizione chiara contro i bombardamenti, farà un atto contraddittorio nel mandare il proprio gonfalone alla marcia suddetta. I morti di New York e Washington attendevano una risposta, ma doveva essere una risposta ben diversa da una guerra lunga e difficile, che potrebbe produrre conseguenze difficilmente prevedibili. Solo i falchi, annidati in tante amministrazioni mondiali, oggi sono contenti della soluzione che si è trovata.
Il terrorismo porta, nelle sue risposte, a pericolose derive, come certe affermazioni che abbiamo sentito - "Chi non è con me, è contro di me", come può aver detto Bush - ma anche sul fatto che si danno "patenti di terrorista" a destra e a manca. Vorrei sapere chi decide e chi dà queste patenti, chi decide quali sono gli Stati amici del terrorismo o quelli amici della democrazia. Certe affermazioni sono pericolose.
Se tutti insieme vogliamo combattere il terrorismo, abbiamo scelto la strada sbagliata. La ritorsione genera inevitabilmente altri drammi ed altre fratture, sempre più laceranti, fra due mondi.
Noi europei abbiamo ignorato decine di mozioni ONU che chiedevano il rispetto delle regole e le garanzie di giustizia in Medio Oriente e che condannavano Israele. Però non abbiamo fatto nulla per cercare di sanare i problemi a noi vicini.
Mi chiedo cosa facessero quelle persone che adesso scoprono il dramma mediorientale. Anche in quest'aula, questa mattina, abbiamo sentito ricordare i problemi del vicino Medio Oriente e la necessità di risolverli.
Mi chiedo perché non abbiano fatto sentire la loro voce quando coloro a cui adesso si chiede di rispettare la risoluzione allora venivano bollati semplicemente come "terroristi".
Temiamo che con la guerra, con le scelte che si stanno compiendo, non vengano risolti i problemi che si intendono rivolvere. Si rischia di non togliere spazio vitale al terrorismo, ma solo di lasciare liberi "i signori della guerra" di continuare in un terribile gioco, di cui il terrorismo costituisce una parte integrante.
Certo, è molto più facile pensare che con le azioni di guerra si finirà per vincere il terrorismo, perché quanto è successo ci tocca da vicino ed è difficile superare le paure per la propria sicurezza.
La nostra paura è che la guerra non spenga una fiamma sola, ma lasci la possibilità a mille altre di esplodere. In fondo, prima dell'11 settembre nessuno pensava di dover assistere a quanto sta accadendo: affrontare il terrorismo, così come stiamo facendo, cercando, però, di combattere quanto appare in superficie, senza andare a fondo del problema.
Il terrorismo, come atto estremo, è una distorsione della lotta politica, che necessita, per vivere, di un substrato in cui pescare i propri addetti. Questo substrato è formato dalle enormi ingiustizie sociali presenti nel mondo, dalla disuguaglianza di chi vive nel lusso e di chi muore di fame. I poveri, i poverissimi, non sono terroristi - questo l'ho già detto - ma non possiamo escludere a priori che fra di essi si possa trovare la manovalanza necessaria per compiere atti disperati e terribili così come, finché vi saranno i poveri ed i poverissimi, che vi sia chi pensa di operare con atti estremi per la loro tutela e difesa o per riparare alle ingiustizie che essi subiscono.
Se si vuole veramente dare sicurezza al mondo, occorre incominciare ad operare tutti insieme per la giustizia sociale di tutti i popoli.
Noi occidentali, sicuramente tra i ricchi di questo mondo, dobbiamo incominciare a chiederci perché non vengano ricordate ogni giorno, così come si ricordano con partecipazione i 5.000 morti delle Twin Towers e di Washington, le 830.000 persone che muoiono di fame. Quante voci si alzano ogni giorno per ricordare questo dramma? Quante torri formano 830.000 persone? Quante volte il Parlamento italiano e il nostro Consiglio regionale si sono espressi su questo dramma? Adesso, in tanti, scopriamo delle novità; in tanti diventiamo antifascisti e scopriamo i problemi dei regimi fondamentalisti.
Voglio ricordare che proprio tra coloro che oggi condannano questa guerra, ci sono state le prime voci che hanno condannato ed analizzato i problemi dei regimi fondamentalisti.
Concludo dicendo che, questa mattina, abbiamo sentito lodare, come esempio di politico avveduto, il primo ministro inglese Blair. Vorrei che quanti ricordano Blair, ricordassero anche che l'Inghilterra, con una dura lotta di polizia ed una dura guerriglia, sta cercando da decenni di debellare il terrorismo nordirlandese, senza riuscirvi. Questo dovrebbe farci riflettere sulle strade che dovremo scegliere in futuro.
Molte voci dicono che il mondo cambierà. Per avere la speranza che il cambiamento vada verso un mondo migliore, tutti dobbiamo, da adesso in poi impegnarci per costruire una giustizia e non per difendere unicamente la nostra supremazia economica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente. Non posso incominciare che con il ringraziare i Consiglieri che mi hanno preceduto, perché hanno dimostrato, "de facto" qual è la natura politica della sinistra, di quella sinistra. Tutto pu essere, meno che il pubblico possa incutere timore - ed è stato detto questo - perché tutto può essere tranne che Bin Laden sia "figlio" degli Stati Uniti. Tutto può essere tranne che parlare della violenza sulla natura, condannando l'attività venatoria, quando si ritiene opportuno far passare il principio della macellazione islamica senza il preventivo tramortimento delle bestie.
Detto questo, entro brevemente nel tema che ci occupa da questa mattina, svolgendo brevissime considerazioni, in quanto il pensiero della Lega su questo problema è conosciuto.
Ieri, alla Camera, si è svolto un dibattito e tutti conoscono la posizione della Lega e della maggioranza, che, in questo caso, è perfettamente unita. Pertanto, faccio soltanto alcuni distinguo.
Premesso che, una volta tanto, condivido appieno, punto per punto e virgola per virgola, quanto affermato questa mattina dal Presidente della Giunta, che ha svolto un'analisi lucida e seria di questo problema, voglio chiarire un fatto terminologico che, secondo me, è essenziale.
Tutti stanno parlando di atti di terrorismo, ma questo è un dato falso: l'11 settembre non c'è stato un atto di terrorismo, c'è stato un atto di guerra. Dico questo intanto perché c'è un riscontro da parte della comunità internazionale in questo senso: il richiamo all'art. 5 del Trattato di Washington riguarda un attacco di guerra e non un attacco terroristico.
Questo all'inizio poteva essere un fatto dubitabile, in quanto non si conosceva la natura degli accadimenti, non si sapeva chi era stato o chi non era stato. Ora, la comunità internazionale ha accertato le prove e le ha ritenute sufficienti sull'origine dei fatti dell'11 settembre. Quindi dire di non iniziare una guerra è, come al solito, un fatto ipocrita.
La guerra è iniziata l'11 settembre, solo che si tratta di una guerra al di fuori degli schemi tradizionali: non siamo di fronte a due Stati che hanno una loro organizzazione specifica, che adoperano i criteri del diritto internazionale per dichiararsi guerra e che scendono in campo con gli eserciti. Si tratta di un movimento religioso, l'Islam, rigorosamente racchiuso nell'ambito del fondamentalismo islamico. Deve essere chiaro che non tutto l'Islam, ma quell'Islam ha dichiarato guerra all'Occidente, agli infedeli.
Credo che in questo contesto non abbia pregio il fatto di dire: "Proviamo ed appianiamo. Appianiamo i problemi della Palestina, così non avranno delle scuse per porre in essere atti terroristici e dichiarare guerra". Perché? Perché siamo di fronte ad una situazione che, in realtà avrebbe dovuto essere presa in considerazione prima dall'Occidente. Siamo di fronte ad un movimento religioso fondamentalista che ha le sue origini le sue basi e il suo potere in quello Stato, dove si verificano i fatti che tutti conosciamo, dove le donne non possono andare a scuola, non possono essere curate se non da donne e, quindi, inevitabilmente, sono destinate a morire per mancanza di cure, perché, non potendo andare a scuola, non possono diventare medico e pertanto non possono essere curate. Siamo a conoscenza del fatto che in tutto l'Afghanistan sono rimaste tre dottoresse che si erano laureate prima dell'avvento di questa gente.
Perché dico questo? Per quanto riguarda la questione degli attacchi dell'11 settembre e la questione della risposta, credo che l'11 settembre ci sia stato un atto di guerra e che non si possa fare nient'altro che individuare una soluzione mediata, quando sia possibile. Ma quando non è possibile non si può pensare di farsi sotterrare, perché si è degli eroi e, quindi, abbandonare completamente il mondo occidentale perché non si deve rispondere alla guerra.
Un atto di guerra c'è stato e chi ha prodotto quei morti deve pagare tutto.
Detto questo, i fatti verificatisi devono far pensare alle colpe che l'Occidente ha avuto nel lasciar precipitare gli eventi fino a questo punto. In realtà, si doveva intervenire prima e non certo per evitare una reazione. Si doveva intervenire prima, non si è fatto, ma lo si dovrà fare adesso.
Sono d'accordo con tutti - e l'ho tradotto nell'ordine del giorno che ho già presentato - nel dire che si deve risolvere il problema della Palestina e di Israele. Non c'è il minimo dubbio, deve essere il primo impegno della comunità internazionale. Siamo di fronte, e lo abbiamo visto ad una Palestina islamica, guidata da Arafat, che dimostra con i fatti e non con le chiacchiere il tipo di posizione che assume in riferimento al fondamentalismo islamico. Si deve certamente intervenire in aiuto del Terzo Mondo, perché è una vergogna dell'Occidente e di tutta la civiltà. Non è pensabile che ci sia gente che muore di fame o che lavori per un dollaro al giorno. Non è pensabile che tutto sia lasciato in questo modo senza che poi ci sia una reazione. Quindi, è compito dell'Occidente intervenire, ma intervenire autonomamente, senza nessun nesso causale fra l'attività di guerra e di polizia internazionale, e quindi di risoluzione chiara semplice, senza nessun "se, ma, come, perché" del problema dell'integralismo islamico. Nessun nesso causale con gli altri problemi che certamente affliggono il mondo e per i quali tutta la comunità occidentale deve impegnarsi a dare una risposta.
Questo è quanto volevo dire: nessuna trattativa, perché non è possibile, e comunque non sarebbe possibile adesso. Mi pare ci siano dei comunicati ANSA di oggi che addirittura riferiscono che si sia individuato in Tony Blair un soggetto direttamente responsabile, contro cui viene mossa direttamente una guerra, per cui non è possibile alcuna trattativa con delle persone che agiscono in questo modo e con organizzazioni religiose che pensano, in nome della loro fede, di poter effettuare un'attività di massacro, lontana da ogni criterio di civiltà.
Concludo: nessuna trattativa, pieno appoggio alle attività USA, pieno appoggio alle concertazioni che sono intervenute dalla NATO e dall'ONU e che ormai sono prese, a cui noi siamo legati e a cui dobbiamo dare rispondenza, anche militare, da una parte; dall'altra, impegno massimo per far sì che tutto il mondo sia più civile, con la risoluzione dei problemi effettivamente vergognosi per il numero di anni da cui si protraggono. E' ora che si risolva il problema della Palestina, è ora che si risolva il problema della fame.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente e colleghi, su una vicenda di questa importanza penso innanzitutto, che le forze politiche di maggioranza e di minoranza debbano misurarsi rispetto alla coerenza, a principi fondamentali che riguardano l'umanità, i suoi destini, i diritti indivisibili ed inviolabili.
Per quanto ci riguarda, posso dire che noi non abbiamo mai cambiato posizione su questioni quali queste, dal momento in cui eravamo al governo sino al momento in cui ci siamo trovati all'opposizione. Ne sono testimonianza le prime dichiarazioni che abbiamo immediatamente fatto in Parlamento, attraverso le parole di Rutelli e di D'Alema, con cui abbiamo stigmatizzato con grande forza atti terroristici gravissimi. Abbiamo espresso la più piena solidarietà al popolo americano e al suo Governo e abbiamo ritenuto che, per colpire il terrorismo, nell'ambito delle risoluzioni delle Nazioni Unite e di quelle del Consiglio di Sicurezza degli organismi internazionali che se ne facevano garanti, si potesse e dovesse anche arrivare ad un intervento militare. Non ci siamo sottratti in Kossovo, non ci sottraiamo adesso.
Abbiamo inoltre valutato che, accanto ad un gesto inevitabile, forte per colpire il terrorismo, occorre però, nella stessa contestualità, far valere le forti ragioni della politica che ripropongano un nuovo ordine mondiale dopo quello crollato con il Muro di Berlino, che ripropongano in modo diverso le questioni tra il nord e il sud del mondo, la questione della soluzione del conflitto israelo-palestinese, che ponga in modo nuovo e diverso i rapporti tra noi e il mondo islamico, che non si riduce a quel gruppo di terroristi.
La posizione che abbiamo tenuto allora, alla Camera e al Senato, è la stessa che abbiamo tenuto ieri, presentando una mozione che ora riproponiamo al Consiglio regionale del Piemonte. Mantenendo la nostra coerenza, presentiamo lo stesso testo, intatto. E' il medesimo testo su cui la maggioranza, alla Camera e al Senato, si è astenuta. Allo stesso modo noi ci siamo astenuti sul testo presentato dalla maggioranza.
Ho voluto ribadire, a grandi linee, la nostra posizione quando eravamo la maggior forza di governo, la nostra posizione nei momenti immediatamente successivi al gravissimo attentato terroristico e la nostra posizione ieri in Parlamento.
Badate bene, la coerenza, il mantenimento di una posizione salda su questioni fondamentali come queste non è semplicemente un atteggiamento: è un fatto di sostanza e caratterizza le varie forze politiche.
Voglio far rilevare come l'atteggiamento che abbiamo tenuto ieri in Parlamento sia lo stesso degli uomini di governo e dei leader della sinistra europea: è lo stesso atteggiamento che hanno tenuto Tony Blair Schroeder, Jospin, tutti capi di governo e leader della sinistra europea.
Non è un altro. Ci siamo attenuti agli stessi livelli di cultura riformista: abbiamo posto anche noi queste questioni allo stesso modo negli stessi termini.
Voglio fare, però, altre due osservazioni.
Nel momento in cui abbiamo depositato in Consiglio la stessa mozione che abbiamo depositato in Parlamento abbiamo, con i fatti, dichiarato quale vuole essere il nostro atteggiamento e quale risposta chiediamo al Consiglio regionale del Piemonte. Se riusciamo, vorremmo avere la stessa risposta che è riuscito a dare il Parlamento italiano. Ma ci sono due questioni su cui mi sento di fare qualche osservazione.
Non abbiamo potuto, qui, nel Consiglio regionale del Piemonte verificare la stessa coerenza e gli stessi limpidi comportamenti su grandi questioni di principio come queste quali quelli tenuti a Roma e a Torino dai rappresentanti della maggioranza.
Faccio riferimento, in particolare, ad un intervento che mi ha sorpresa sorpresa grandemente - e che mi ha creato anche preoccupazioni di tipo istituzionale. Mi riferisco all'intervento del Presidente Ghigo. Non ho trovato, in esso, alcun richiamo a nessuna, proprio nessuna, neanche a quelle meno felici, delle cose dette ieri dal Presidente Berlusconi alla Camera. Non ho trovato, nell'intervento del collega Galasso, alcun riferimento ad altri interventi fatti alla Camera. Non mi risulta che Berlusconi e Fini abbiano detto le stesse cose.
Perché siamo stupiti? Che senso ha tutto ciò nel momento in cui in quest'aula dovremmo trovare una posizione alta, ferma, che sia ferma nei confronti del terrorismo e dell'azione internazionale e che sia ferma nello stesso modo, a recuperare le ragioni della politica? Perché la guerra così si sconfigge! Non si passa da un intervento militare inevitabile alla guerra se le ragioni della politica ritornano e cominciano a tornare nelle aule in cui si discute! Che senso ha? Che senso ha cercare di creare una contrapposizione - non so poi di che tipo - tra una presunta sinistra che dagli anni '70 in poi avrebbe scelto improbabili "terze" vie affermando ora "né con gli USA né con i terroristi" e in passato "né con lo Stato né con le BR"? Ma di chi state parlando? State parlando di quell'Ulivo che ieri ha votato questa risoluzione? Che, quando era al Governo, ha assunto la posizione, che ben conoscete, sul Kossovo? State parlando di quell'Ulivo che è in completa sintonia con gli uomini di Stato e con i leader della sinistra europea? Di chi state parlando? State parlando di quelle forze che negli anni '70, nelle fasi più acute del terrorismo, hanno detto: "Con i terroristi lo Stato non tratta"? State parlando di quelle stesse forze che sono state tra le prime, dopo il rapimento Moro, a scendere nelle piazze e che, anche da questo Consiglio regionale del Piemonte - Presidente Dino Sanlorenzo - sono andate nelle fabbriche e in tutte le scuole della regione per parlare del terrorismo? State parlando di queste forze, con un falso storico? State parlando di chi ha visto morire Guido Rossa ed Ezio Tarantelli, sulla strada, ammazzati dai terroristi? State parlando di noi? Di quelli che hanno avuto la stessa fermezza rispetto a Piazza Fontana, a Brescia, a Bologna, al rapimento Moro, a tutti quei morti! State parlando di noi? Non è pensabile! Non è pensabile in alcun luogo fare un dibattito di questo tipo e produrre una tale falsificazione della storia. Non è pensabile! Non è pensabile tanto più in un consesso così alto, quale il consesso del Consiglio regionale del Piemonte, anche dopo il nuovo ruolo così importante, che le Regioni italiane hanno avuto in seguito al referendum del 7 ottobre di quest'anno.
Se questi sono i termini, penso che sia un fatto grave assumere le cose in questo modo nel momento in cui si parla d'altro. Se noi ci trovassimo in questo Consiglio a dover semplicemente valutare la proposta di approvazione del testo della relazione del Presidente Ghigo, sarebbe un atto che va in tutt'altra direzione rispetto alle vicende della pace. Se ci trovassimo invece, di fronte ad una situazione quale quella che abbiamo trovato in Parlamento, allora sì, sarebbe una questione diversa, pur con i distinguo.
Mi permetto, in modo molto amichevole e fraterno, rivolgendomi agli amici e ai compagni di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani e dei Verdi, di fare un'osservazione rispetto a questi atti. Nel momento in cui abbiamo una così forte preoccupazione nei confronti dell'intervento militare e riproponiamo con forza i termini della pace, se queste cose sono vere, capisco i grandi principi e le preoccupazioni che ci sono, ma se non vogliamo fare dell'ipocrita utopia dobbiamo distinguere un attimo due posizioni emblematiche. La prima è quella che ha preso Arafat, un grande leader, un uomo che per la pace ha sempre combattuto, che ha sempre anteposto le questioni del popolo a qualsiasi altro ordine di questioni.
Dall'altro lato, c'è quella di Bin Laden, l'uomo che del popolo si è fatto beffe sempre, che ha venduto azioni il giorno prima che venissero abbattute le torri, per ricomprarne per miliardi al ribasso il giorno dopo; che ha fatto strage delle popolazioni afgane insieme ad un governo non legittimo a partire dalle donne e dai bambini, che del popolo non ha alcun ordine di preoccupazione, ma che combatte una spietata guerra di potere, cercando di renderla più religiosa ed ideologica nei confronti di altri.
Queste sono le due posizioni speculari. Rispetto a queste due posizioni, ritengo equilibrata la posizione che riconosce, secondo i canoni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'opportunità di un intervento militare e ripropone, subito dopo, le ragioni della politica e gli aiuti umanitari a quelle popolazioni.
Concludo, Presidente, facendo un'ultima annotazione e presentando la proposta di aggiungere un ulteriore ordine del giorno a quelli già depositati.
Ho letto con ulteriore stupore una frase del Presidente Ghigo che accusa, non so chi, di non essersi mai occupato delle donne afgane, di non avere mai colto questo problema. Voglio ricordare al Presidente Ghigo molto distratto rispetto a quest'aula, che non ha neppure sentito il dovere di rimanere qui fino al termine del dibattito, dopo che ha detto le cose che ha detto questa mattina, di una certa gravità istituzionale - che noi il 3 luglio, abbiamo depositato, insieme alle Consigliere regionali e ad altri Consiglieri, un ordine del giorno in difesa delle donne afgane, che stigmatizzava le torture e i soprusi gravissimi a cui venivano sottoposte e non erano ancora avvenuti i fatti di oggi. Chiedo, pertanto, che oggi il Consiglio ponga immediatamente in votazione tale ordine del giorno insieme agli altri.



PRESIDENTE

Verrà posto immediatamente in votazione: abbiamo già predisposto tutto a tale proposito.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Innanzitutto, voglio unirmi ai sentimenti che il Presidente della Regione, on. Ghigo, in apertura di seduta ha voluto riservare all'attenzione dell'aula. Sentimenti di cordoglio e di memoria per le vittime dell'11 settembre, le vittime di un mese fa nelle città di New York e di Washington e quindi ribadire con fermezza la condanna di quell'atto terroristico.
Presidente e colleghi, voglio aggiungere un pensiero commosso e sincero verso i superstiti di quelle vittime, come ha detto giustamente, forse nella distrazione dell'aula, questa mattina non è stato ascoltato, il collega Vaglio. Quell'attentato ha prodotto oltre 10.000 orfani: spesso orfani di padre, spesso orfani di madre, molti orfani di entrambi i genitori. Anche a loro va il pensiero commosso e l'affetto di questo Consiglio regionale.
Bravo, Presidente Ghigo. Forse non ha voluto fare un intervento fotocopia di quello del Presidente Berlusconi. Poi farò alcune considerazioni in merito. Credo che la maggioranza condivida il discorso del Presidente dalla prima all'ultima parola. Un intervento saggio, forse sì, questo sì, estremamente deciso, estremamente autorevole e, per alcune parti, un intervento fuori dal coro. Però l'intervento del Presidente, che a mio giudizio, richiama i sentimenti e le idee di gran parte della comunità piemontese, è un intervento di un uomo con una cultura, con una storia, di moderato e di occidentale a tempo pieno.
Cari colleghi, ho sentito, non dico denigrare, ma in un certo senso, e anche in sua assenza, "tirare la giacca" e mancare di rispetto al nostro Presidente. Credo che il Presidente Ghigo meriti rispetto e possa esprimere in libertà le proprie idee e le proprie posizioni, che sono le idee e le posizioni dell'uomo Ghigo, del Presidente della Regione, di cui l'uomo Ghigo e il Presidente della Regione se ne assume in pieno le responsabilità.
Fuori luogo le critiche, anche sull'assenza. Bisogna ricordare, in quest'aula, che avevamo assunto l'impegno di svolgere gli interventi questa mattina. Per colpa del Consiglio regionale e forse per grande colpa del mio Gruppo consiliare non si sono potuti iniziare i lavori del Consiglio alle ore 10.00: i lavori del Consiglio sono iniziati oltre le ore 11.00. Il Presidente - e lo avevamo detto ieri - pensava di dare la disponibilità di due ore, due ore e mezza, che sarebbero state ampiamente sufficienti, come abbiamo visto con la Giunta del pomeriggio, per ascoltare tutti i Consiglieri regionali e l'intero dibattito. Purtroppo, questo non è avvenuto, ma non per colpa sua. Purtroppo, dice qualcuno, noi diciamo per fortuna, è anche Presidente della Conferenza Stato-Regioni, quindi ha dovuto partire perché la Conferenza era convocata a Roma.
Fuori luogo le critiche. Prendo atto, dall'intervento del Consigliere Marcenaro, che i comunisti e postcomunisti sono cinquant'anni che dicono che l'America ha portato la pace. Secondo una polemica, quindi, di questa mattina, si sostiene che dobbiamo la nostra pace all'America. Non sempre però - e ribadisco in modo più esplicito quanto voleva dire il Presidente Ghigo - è stato così. Tant'è che ancora oggi vi sono iniziative istituzionali di quella parte politica comunista e postcomunista, come se la libertà e la guerra di liberazione fosse patrimonio esclusivo non della nostra Nazione, della nostra Regione, ma di una parte.
Qui non è questione di superiorità tra Occidente ed Islam, come qualcuno ha voluto mettere in bocca, estrapolando parte di un discorso, al nostro Presidente del Consiglio dei Ministri. Non è una guerra di religione nel parlare di guerra, sono d'accordo con alcuni colleghi, bisogna essere prudenti - la lotta in corso è diretta contro il terrorismo internazionale.
Non si tratta quindi di una guerra contro il mondo islamico, contro il popolo afgano, ma è un'iniziativa di polizia internazionale che trova nella



NATO - giustamente Marcenaro lo ricordava - e nelle Nazioni Unite il

proprio ambito privilegiato, la propria legalità.
E' logico, lo hanno detto tutti, anche il Consigliere Brigandì, che certamente deve andare avanti l'azione politica, l'azione diplomatica ed io aggiungo giuridica e finanziaria, di lungo periodo.
Penso ai problemi gravi che affliggono una parte del continente da tantissimo tempo, penso alla Palestina, ad Israele, alla fame nel mondo, al fatto che gran parte del mondo non è contenta di come viene gestito il mondo stesso. La componente militare in questo momento è certamente la più importante e significativa, perché costituisce una risposta che in questa fase si rende necessaria.
Questa azione, Consigliere Chiezzi, non è un'azione di vendetta degli Stati Uniti, è un'operazione che gli Stati Uniti hanno preparato ed affrontato con la dovuta calma e con la dovuta preparazione, oltre venticinque giorni dopo i fatti gravi dell'11 settembre.
Gli Stati Uniti hanno chiesto a gran voce la consegna di Bin Laden, il terrorista mandante ed organizzatore di questi fatti terroristici. Anche in quest'aula c'è stato qualcuno che, all'indomani dell'11 settembre, ha detto: "Andiamo calmi, occorrono delle prove". Noi ci siamo fidati di quanto diceva il Governo americano: ora le prove ci sono perché c'è la confessione di Bin Laden.
Non è stato consegnato Bin Laden, non sono state date delle risposte quindi questo intervento era indifferibile. E' falso dire che questo non sia un intervento a tutto piano come alcuni sostengono, soprattutto su "La Stampa", che sia un intervento non ben calibrato, solo perché "Al-Jazeera" la famosa CNN talebana (meno male che non la vediamo in Europa) ha detto che sono morte donne, bambini, ecc.
Questo non è vero. Sono interventi intelligenti, mirati, ben organizzati per colpire le centrali di comando, di preparazione e i centri di reclutamento e di istruzione dei terroristi. Obiettivi mirati per minare il terrorismo ed estirparlo con un'operazione non di vendetta, ma di giustizia atta a colpire il terrorismo internazionale. Non a caso vi sono posizioni di apertura da persone certamente distanti dal Governo americano: non mi riferisco al Presidente Putin, ma alla Cina e alla Cuba di Fidel Castro.
Un problema grave, un problema mondiale, nulla sarà più come prima, ma non da domenica scorsa quando è cominciata l'azione di polizia internazionale, ma da quell'11 settembre quando un governo illegittimo e un gruppo di terroristi hanno dichiarato guerra ad una Nazione uccidendo oltre 6.000 persone civili: donne, bambini e uomini che, inermi, stavano lavorando in due palazzi o stavano semplicemente passeggiando per la città di New York.
Nei giorni scorsi c'è stata una polemica nei confronti del Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Berlusconi. Hanno messo in bocca al Presidente alcune considerazioni sulla superiorità della civiltà occidentale rispetto a quella islamica; alcuni Consiglieri hanno detto: "E' stato minato il prestigio del nostro Paese, queste considerazioni hanno portato discredito all'Italia". Credo che questo fatto, questo passaggio sia stato ampiamente chiarito dal Presidente del Consiglio, soprattutto nei comportamenti e nei fatti.
Ieri, nei due rami del Parlamento, il Presidente Berlusconi è intervenuto con un discorso da statista, tant'è che gli è stato riconosciuto ed è stato applaudito da gran parte dell'opposizione.
Oggi il Presidente Berlusconi, ma insieme a lui anche il Governo e il Parlamento nazionale nelle sue sfaccettature e nella sua componente (indipendente di maggioranza che di minoranza), con la decisione di essere al fianco, a tutto campo e senza indugio, degli Stati Uniti, ha riportato e io dico ribadito - l'autorevolezza del nostro Paese.
L'Italia, caro Consigliere Chiezzi, ha fatto una scelta giusta, una scelta difficile che in questo momento contingente è irrinunciabile.
Chiudo con alcune riflessioni. Una riguarda la situazione della comunicazione nel nostro Paese. Siamo preoccupati da una parte dell'informazione e dalla disinformazione nel nostro Paese, ma credo che lo siano tutte le forze politiche.
Spesso sulla RAI, comunque sulla televisione di Stato, vediamo trasmissioni in cui il pensiero dominante è sintetizzabile nella parola "dubbio". Dubbio sugli americani, sulle risposte da dare, persino se Bin Laden fosse perseguitato da giustizialismo. Questo ci preoccupa, questa è la vera preoccupazione. Ci preoccupiamo dei Santoro, ci preoccupiamo per alcuni ospiti della trasmissione "Porta a Porta", come il reverendo Padre Benjamin che, con un allarmismo continuato, sta generando una preoccupazione esagerata in tutto il popolo italiano.
Riguardo alla manifestazione che il Presidente Ghigo ha citato questa mattina e che i Consiglieri Radicali hanno proposto nella giornata di ieri.
Condividiamo questa proposta, la sosteniamo e saremo quindi al fianco del Presidente Ghigo, e di chi vorrà essere a suo fianco, qualora questa manifestazione fosse organizzata.
Un'ultima considerazione. La Consigliere Manica ha presentato un appello al senso di responsabilità di questo Consiglio regionale, di questa maggioranza. In apertura del dibattito di oggi avevo allertato ed avvisato con la coerenza e la correttezza che credo tutti mi possono riconoscere che non avremmo probabilmente votato la mozione e l'ordine del giorno presentati dall'Ulivo. Semplicemente perché immaginavamo che tale mozione così come la nostra, ricalcasse i contenuti della mozione presentata nel Parlamento nazionale. In Consiglio regionale vige un Regolamento dove l'astensione è spietata, l'astensione è come un voto contrario. Se questo provvedimento non dovesse passare, non sarà per colpa nostra; noi avevamo fatto fin dall'inizio la proposta di un documento il più ampio possibile che riportasse ed impegnasse il Consiglio e la Giunta regionale su quei valori che sono patrimonio di tutti e che sono emersi dal dibattito in Parlamento nella giornata di ieri.



PRESIDENTE

Se consentite, apriamo lo spazio per le dichiarazioni di voto.
Comunico che verranno posti in votazione i seguenti documenti, che sono già stati distribuiti: ordine del giorno n. 362 inerente a "Condanna all'azione di guerra contro l'Afghanistan", presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi ordine del giorno n. 364 inerente a "No al terrorismo, no alla guerra" presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu ordine del giorno n. 365 inerente a "Lotta al terrorismo e rispetto dei diritti civili e democratici in Afghanistan", presentato dal Consigliere Tapparo mozione n. 366 inerente a "Lotta al terrorismo e crisi in Afghanistan" presentata dai Consiglieri Manica, Marcenaro, Saitta, Giordano, Palma Muliere, Ronzani, Placido e Riba ordine del giorno n. 367 inerente a "Solidarietà dell'Italia al Governo degli Stati Uniti e sostegno alle azioni NATO", presentato dai Consiglieri Brigandì, Cattaneo, Mercurio, Costa Rosa Anna, Galasso e Angeleri ordine del giorno n. 368 inerente a "Manifestazione di sostegno all'intervento militare in Afghanistan da parte della comunità piemontese" presentato dai Consiglieri Palma e Mellano ordine del giorno n. 312 inerente a "Difesa e promozione dei diritti delle donne afgane", presentato in data 3 luglio 2001 dai Consiglieri Suino, Leo Ferrero, Cotto, Palma, Tapparo, Manica, Placido, Caracciolo, Costa Rosa Anna e Chiezzi ordine del giorno n. 287 inerente a "Condizioni di vita in Afghanistan" presentato in data 6 giugno 2001 dai Consiglieri Caracciolo, Tapparo Suino, Giordano, Chiezzi e Moriconi.
Dispongo che vengano distribuiti anche gli ultimi due ordini del giorno.
Ha chiesto di intervenire la Consigliere Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Presidente, voglio fare una proposta rispetto alla considerazione del collega Cattaneo, in conclusione del suo intervento.
Noi intendiamo comportarci, qui in Consiglio, come ci siamo comportati alla Camera e al Senato, cioè votare il nostro ordine del giorno. Essendo il Regolamento del Consiglio regionale ed il funzionamento del meccanismo di voto identico, non a quello della Camera, ma a quello del Senato, faremo la stessa cosa che abbiamo fatto al Senato, quindi voteremo il nostro ordine del giorno e non parteciperemo alla votazione del documento presentato dalla maggioranza.
Questo è l'atteggiamento che vorremmo tenere ed avanziamo questa proposta anche al Presidente Cattaneo, ricordandogli che è tecnicamente possibile avvalersi della non partecipazione, anziché dell'astensione, che qui, come al Senato, significa voto contrario, quindi realizzando la stessa situazione che abbiamo realizzato al Parlamento nazionale.
Se c'è la volontà politica, la soluzione tecnica è possibile. Noi intendiamo attenerci a tale posizione.



CATTANEO Valerio

Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione.



PRESIDENTE

Accordati. Facciamo dieci minuti, così iniziamo puntuali.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.21 riprende alle ore 17.40)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Se i Capigruppo vogliono radunare il proprio organico, i lavori potranno riprendere.
Procederei nel modo seguente: il dibattito è stato svolto e sono stati presentati degli ordini del giorno come elementi di indirizzo della propria posizione e dei propri interventi. Direi che possiamo passare alla votazione, previa - se si ritiene - dichiarazione di voto che i Gruppi hanno facoltà di esprimere secondo la consueta formula: un Consigliere per Gruppo.
Ripeto, colleghi: non è necessario riaprire il dibattito e neanche esprimere interventi di dichiarazione di voto. Tuttavia, esaminiamo gli ordini del giorno uno ad uno e, se ci sono dichiarazioni di voto, si pu procedere all'espletamento delle stesse.
Il primo ordine del giorno è il n. 362 ed è stato presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Faccio una dichiarazione di voto su tutti gli ordini del giorno, tranne quello presentato dai colleghi Palma e Mellano, sul quale verrà fatta dal Consigliere Marcenaro.
Ho già anticipato, avanzando una proposta al complesso dell'aula, come noi consideriamo di grande rilievo avere atteggiamenti lineari e di coerenza su tematiche come queste, proprio per la gravità e la delicatezza degli argomenti. Ho anche detto che noi, all'interno del Consiglio regionale del Piemonte, avremmo tenuto lo stesso atteggiamento di voto che abbiamo tenuto alla Camera e al Senato in seguito ai fatti gravissimi dell'11 settembre.
Riguardo al testo del documento presentato dalla maggioranza, che è lo stesso testo presentato alla Camera e al Senato, determineremo una non partecipazione al voto, come è stato fatto al Senato, perché, laddove il voto di astensione è voto negativo, si rappresenterebbe come voto contrario. Pertanto, terremo lo stesso atteggiamento che abbiamo tenuto al Senato, utilizzando il meccanismo tecnico della non partecipazione rendendo chiaro che la nostra volontà politica è la volontà politica di chi, davanti a momenti e fatti come questi, anche dopo un lungo, sofferto e complicato dibattito, vuole avere una posizione ferma, unica e lineare e ritiene che quella posizione ferma, unica e lineare sia tanto più forte in momenti come questi, se è posizione che il corpo delle istituzioni riesce a tenere insieme.
Nello stesso tempo, e con la stessa coerenza, voteremo contro gli ordini del giorno presentati dalle altre forze, esattamente così come abbiamo fatto alla Camera e al Senato, e non parteciperemo alla votazione dell'ordine del giorno presentato dal collega Tapparo.
Se le forze di maggioranza rappresentassero la stessa posizione e coerenza che rappresentiamo noi rispetto al Parlamento nazionale, sarebbe un gesto importante per l'intera comunità piemontese ed avremmo ottenuto un risultato di rilievo in momenti di così grande difficoltà.
Nello stesso tempo, qualora questo non avvenisse e si decidesse di differenziarsi rispetto a quella posizione, noi avremmo semplicemente la conferma che le parole del Presidente Ghigo - che non vorremmo aver frainteso, ma che ci hanno fortemente stupiti per le caratteristiche ed i toni usati - esprimevano il tentativo di scegliere una linea più dura e di maggiore rottura, di non far prevalere le ragioni del confronto politico su una vicenda come questa.
Qualora l'atteggiamento fosse questo, confermerebbe la sensazione che abbiamo avuto; qualora l'atteggiamento fosse diverso, quello sostenuto alla Camera e al Senato, forse le parole del Presidente Ghigo non sono state felicissime, ma non intendevano riferirsi a quanto ci è parso di intendere.
E' ovvio che, in un momento come questo, sono gli atti che mettono nella luce più completa e giusta l'intervento del Presidente della Giunta che, in quanto tale, è capo autorevole della maggioranza. Se la maggioranza conferma, l'intervento è in un senso; se la maggioranza manda un'altra indicazione, è chiaro che altro era il senso.



PRESIDENTE

Grazie, collega Manica. Ha utilizzato un minuto in meno rispetto a quelli consentiti, pertanto la ringrazio ulteriormente.
La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Presidente, con qualche distinguo, credo che la maggior parte degli ordini del giorno presentati siano improntati al mantenimento di una spirale che ci preoccupa molto: terrorismo, guerra, terrorismo, guerra.
Questo ci preoccupa.
Vi è un'eccezione rispetto all'ordine del giorno presentato dai Comunisti Italiani, per il quale noi preannunciamo la nostra non partecipazione al voto.
Avremmo votato a favore dell'ordine del giorno proposto dal Consigliere Tapparo, ma si è limitato al primo punto, che si limita al ruolo e al richiamo del ruolo dell'ONU in questa vicenda attraverso il suo rilancio.
Quindi, siamo nella condizione di non votare questo ordine del giorno non potendo comunque votare i vari documenti per parti separate.
Votiamo "no" alla proposta di mozione dei Democratici di Sinistra con grande amarezza, poiché ripropone certamente i termini già illustrati.
Votiamo "no" all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Palma e Mellano.
Votiamo "sì" per entrambi gli ordini del giorno sull'Afghanistan mentre, per quanto concerne la dichiarazione di voto sulla proposta del centrodestra, sarà il Consigliere Papandrea ad esprimere la dichiarazione di voto per il Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto.



MORICONI Enrico

Svolgo la dichiarazione di voto anche a nome dei Comunisti Italiani.
La nostra scelta di voto discende da due considerazioni di base.
Innanzitutto, si tratta della riaffermazione della nostra posizione e della linearità politica del rapporto politico tra le forze della coalizione quindi la riaffermazione di una posizione, com'è già stato spiegato precedentemente, in un ambito ulivista e, nello stesso tempo, una netta distinzione dalle posizioni espresse dalla maggioranza.
Un'altra priorità di merito per noi fondamentale riguarda il voto di un ordine del giorno che prenda una posizione chiara e netta nei confronti del ripudio della guerra.
Queste parole sono espresse nell'ordine del giorno che abbiamo presentato, quindi, per questi motivi, lo sosteniamo convintamente.
La somma delle due considerazioni, il rapporto politico e la posizione di ripudio della guerra, fa sì che noi esprimeremo un voto a favore del nostro ordine del giorno, così come sugli ultimi (n. 312 e n. 287 presentati antecedentemente) relativamente alla posizione dell'Afghanistan e delle donne afgane.
Voteremo contro gli ordini del giorno presentati dalla maggioranza e dai Radicali e non parteciperemo alle altre votazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, voglio esprimere la mia posizione sulle proposte fatte in questo importante dibattito.
Anche se non abbiamo competenza in questa materia, ho sempre creduto che su alcuni passaggi importanti il Consiglio debba esprimersi.
Nel documento che ho proposto, ho cercato di sottolineare l'impegno che dobbiamo porre nella lotta al terrorismo internazionale senza essere degli "yes-man", cioè avendo capacità critica e potendo anche svolgere considerazioni su errori, anche degli Stati Uniti, passati, presenti o futuri, e non apparire come meno impegnati nella lotta al terrorismo.
Vorrei anche ricordare la mia provenienza socialista. C'è stato un passaggio, per quanto riguarda Sigonella, nel quale anche in Parlamento erano state assunte posizioni particolari. E' successo a me, vecchio riformista socialista, anche in Parlamento, stando fermo, di vedermi scavalcare a lungo sulle privatizzazioni, magari anche sui problemi sulla giustizia (il 41 bis, il giusto processo, ecc.).
Anche adesso voglio essere così, fermo nelle mie posizioni, dicendo che aiutare il ruolo dell'ONU è importante, che aiutare Israele alla piena affermazione e al riconoscimento della sua esistenza è importante parallelamente al riconoscimento e alla difesa dell'esistenza di uno Stato palestinese democratico.
Non vivo nell'illusione che il nuovo Governo afgano sia qualcosa di mitico per le donne dell'Afghanistan, perché sono gli stessi uomini che hanno reso schiave le donne afgane e non credo che mi diano fiducia per il futuro.
Quindi, voterò a favore dell'ordine del giorno per la liberazione delle donne afgane dal giogo a cui sono sottoposte.
Non parteciperò al voto sugli ordini del giorno espressi dai Gruppi di Rifondazione Comunista e del centrosinistra, sia nell'espressione che ha il documento a prima firma Manica, sia nel documento presentato dai colleghi Chiezzi e Moriconi.
Voterò contro le proposte avanzate dai Gruppi di centrodestra e dai colleghi della Lista Bonino.
Credo che lo sforzo di tutti a cercare in qualche modo un avvicinamento nell'interesse della nostra comunità e della comunità internazionale, che oggi vive una fase veramente critica, sia stato sincero.
Mi auguro che le distinzioni e le differenze, anche estreme, anche quelle espresse dai colleghi di Rifondazione Comunista, siano sempre rispettate, che non si cada in una spirale e in una specie di forma di "maccartismo", che siano guardati con sospetto coloro che oggi parlano di pace, di ruolo dell'ONU, di interventi militari limitati.
Siamo tutti accomunati da una sincera espressione di lotta a questo tremendo meccanismo che è il terrorismo internazionale.
Forse, questa mattina, nel dibattito ed oggi in conclusione, nessuno ha sottolineato che siamo dinanzi alla diffusione di un nuovo fenomeno: i "kamikaze" fondamentalisti. E' un fenomeno nuovo, drammatico e tremendo che deve mettere in campo forme nuove di lotta e non deve, invece stimolarli. Oggi, ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani fondamentalisti islamici disposti a morire per la loro causa.
Rimuovere le condizioni di questo processo drammatico è la sfida per il futuro e non credo che questa sfida si possa vincere solo dal versante di un'affermazione militare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo per dichiarazione di voto.



CARACCIOLO Giovanni

Vorrei svolgere alcune precisazioni che non avevo fatto nell'intervento di questa mattina.
L'attacco dell'11 settembre alle Torri di New York non è un atto dimostrativo portato avanti da frange di fanatici in modo isolato. Chi ha visto in televisione il famoso video di Bin Laden, lo ha sentito dettare un proclama di guerra contro l'America, l'Occidente e tutti gli Stati Arabi moderati che, secondo lui, sono corrotti amici dell'America, additando il terrorismo in tutte le sue sfaccettature, compreso quello biologico e chimico, come lo strumento attuatore ed operativo della sua guerra. Lui non ha aerei o chissà cos'altro: ha lo strumento terroristico, che è una tattica un po' diversa dagli episodi di terrorismo a cui eravamo abituati in altre epoche.
E' guerra, e a dichiararla e scatenarla è stato Bin Laden: una guerra terribile, che ha generato insicurezza e paura in tutto il mondo, mettendo in crisi, in un'epoca di globalizzazione, il sistema economico, quello dei trasporti e della stessa vita sociale della gente. E' il caso di dire che ci ha veramente cambiato la vita, e purtroppo siamo solo agli inizi.
Cari amici, il discorso sulla guerra, fatto nei termini in cui è stato fatto qui, non è corretto ed è strumentale, se non, anche, un po' demagogico. Noi pensiamo, e non solo noi, che la guerra in atto sia solo un capitolo di un dramma dai tempi lunghi e che in gran parte sarà portata avanti dalla CIA e dall'Intelligence Service con sistemi di spionaggio e controspionaggio, congelando le enormi risorse economiche depositate nelle banche di tutto il mondo, frutto di operazioni di riciclaggio di denaro sporco.
Guerra chirurgica, quella che noi pensiamo che avvenga, mirata a distruggere i campi di addestramento dei terroristi ed altri obiettivi strategici, come, per esempio, i campi di coltivazione della droga.
Sulla povertà nel mondo apriamo pure la discussione. Noi socialisti siamo stati sempre in prima fila per cercare di risolvere questo grave problema, non solo denunciandolo. Ma non ometterei di coinvolgere in un eventuale dibattito tanti sceicchi arabi amici di Bin Laden, carichi di miliardi di dollari ricavati dalla vendita del petrolio e spesi per armamenti e non sicuramente per risolvere i problemi della povertà, della scuola, della sanità della propria gente. Volevo solo aggiungere questo, ma convintamente.
Concludo il mio intervengo annunciando il mio voto favorevole all'ordine del giorno presentato dalla collega Manica, che anch'io ho sottoscritto.
Vorrei inoltre annunciare il mio voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal collega Tapparo in quanto, pur non essendo collegato alla problematica della guerra in Afghanistan, tuttavia fa delle precisazioni ed analisi che condivido sullo stato sociale del mondo, sulle ingiustizie, e per questo penso meriti la mia approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Noi, ovviamente, sull'ordine del giorno presentato dalla maggioranza esprimiamo un voto negativo, fermamente negativo, oltretutto perché la nostra maggioranza è espressione della stessa maggioranza che governa il Paese.
Mi sembra che la scelta di sostenere le azioni di guerra ed affiancare alle azioni che conducono gli USA anche possibili azioni del nostro Paese sia estremamente pericoloso. Per questo motivo, oltre che per tutte le motivazioni che abbiamo esposto negli interventi e nella dichiarazione già fatta dal Consigliere Contu, siamo ovviamente contro questa scelta, che riteniamo sciagurata perché può portare ad un netto peggioramento della situazione.
Volevo sottolineare un ulteriore aspetto, ricollegandomi a quanto diceva il Consigliere Tapparo nel suo intervento, richiamando il rischio di creare un clima "maccartistico" verso chi non è d'accordo e si contrappone.
Nell'intervento del Consigliere Cattaneo ho fortemente trovato gli echi di questo atteggiamento "maccartista" quando ha parlato delle trasmissioni televisive condotte da Santoro, dicendo che, poiché seminano il dubbio devono essere cancellate dalla televisione. Ritengo che ciò sia pericoloso ma è quanto rischiamo di instaurare, cioè un clima di limitazione del diritto di espressione: il Paese è in guerra, quindi non si può seminare il dubbio rispetto alle scelte fatte e far pensare che, forse, stiamo facendo delle scelte sbagliate e che se ne potrebbero fare altre.
Ogni tanto vedo la televisione, ascolto più spesso la radio. Ascolto a volte Feltri ed altri conduttori televisivi che, sicuramente, non mi piacciono, ma non mi sognerei mai di dire che non possono parlare per radio o non possono condurre un telegiornale, come avviene per il TG4 e per altri telegiornali. Invece, il fatto che non solo si dissenta nei confronti di Santoro, ma che una forza di governo chieda che gli sia tolta la voce con la sua trasmissione mi sembra un fatto di estrema gravità da sottolineare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo per dichiarazione di voto.



CATTANEO Valerio

Intervengo a nome della maggioranza e ringrazio la Presidenza per averci accordato la sospensione, che ci ha dato la possibilità di confrontarci anche all'interno dei Gruppi di maggioranza, per prendere una posizione condivisa e ragionata sui documenti che abbiamo esaminato con grande attenzione.
Premetto che riteniamo che il dibattito di oggi sia certamente stato un dibattito utile, che il Consiglio regionale del Piemonte abbia avviato un confronto che era doveroso, essendo l'assemblea legislativa che rappresenta la comunità piemontese.
Dirò puntualmente, sugli ordini del giorno, quale sarà la posizione della maggioranza.
Relativamente all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Moriconi, Caracciolo ed altri, preannuncio che ci asterremo, così come ci asterremo sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Tapparo.
Relativamente ai due ordini del giorno presentati dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi e dai Consiglieri Papandrea e Contu, naturalmente voteremo contro. "Naturalmente" non per una presa di posizione contro i colleghi di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, ma semplicemente perché credo vi sia stata un'ampia discussione e confronto all'interno del Consiglio regionale con il dibattito di questa mattina e del primo pomeriggio, dove ognuno di noi può ben recepire e recuperare le motivazioni per questa nostra posizione.
Relativamente all'ordine del giorno della maggioranza, che riprende la posizione della Casa delle Libertà espressa nel Parlamento nazionale naturalmente modificata - visto che qui siamo in un Consiglio regionale, e quindi impegniamo conseguentemente Giunta e Consiglio ad attivarsi sul Governo - voteremo a favore.
Le ultime due considerazioni voglio farle relativamente alla mozione del Gruppo dei Democratici di Sinistra e all'ordine del giorno n. 312 relativo alla promozione dei diritti delle donne afgane.
Relativamente alla mozione presentata dai Democratici di Sinistra Consigliera Manica, le dico che non siamo obbligati a mutuare un comportamento da "gentleman agreement", così come nel Parlamento nazionale.
Alcune considerazioni, e buona parte del dispositivo di questa mozione possono essere, se non condivise, certamente accettate, ma non possiamo dimenticare due punti del dibattito di oggi.
Il primo punto fermo, a nome del mio Gruppo e a nome in un certo senso della maggioranza, è che noi condividiamo, dalla prima all'ultima parola l'intervento del moderato Presidente della Regione Piemonte, on. Enzo Ghigo. Abbiamo anche registrato, durante la giornata di oggi, degli attacchi, con un certo rigore, a nostro giudizio anche ingiustificati verso il Presidente della Regione e capo di questa maggioranza. Questi attacchi, indubbiamente, ci mettono in condizione - dovendo per coerenza condividere il documento iniziale da cui è scaturito il dibattito ampiamente criticato da molti interventi di Consiglieri di opposizione, che pure lo hanno condiviso - di votare a favore.
La maggioranza, lo diciamo con grande semplicità, ma anche con grande onestà, ha deciso - guai se non fosse così - di fare quadrato attorno al proprio Presidente.
Oggi c'è stato un attacco, a nostro giudizio ingiustificato e ingeneroso, nei confronti del Presidente della Regione. Questo è un motivo forte che ci pone nella condizione di astenerci e quindi, conseguentemente poiché ci assumiamo la responsabilità, vigendo qui un Regolamento simile a quello del Senato, di respingere il vostro documento.
L'ultima considerazione riguarda la promozione dei diritti delle donne afgane. Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno, tant'è che alcuni Consiglieri di maggioranza, la Consigliera Costa, ma anche tre o quattro Consiglieri del Gruppo di Forza Italia e non solo, lo hanno sottoscritto in allora, condividendo, quindi, lo spirito e l'importanza del dispositivo di tale documento.
Anche in questo caso mi corre l'obbligo, non sempre per l'affetto l'amicizia verso il Presidente, di fare l'avvocato dell'on. Ghigo, per certamente invito - ho in mano il discorso del Presidente Ghigo, ma vedo che anche altri colleghi lo hanno - a rileggere, visto che il Presidente ha letto l'intervento questa mattina, il passaggio del Presidente Ghigo relativamente a questa partita e la considerazione dello stesso perché era totalmente a favore - e ci mancherebbe! - e totalmente sensibile verso questa problematica. Anche in questo caso a mio giudizio, non credo strumentalmente, forse in buona fede, è stata estrapolata una parte della considerazione del Presidente. Addirittura è stato detto, falsamente - i documenti a nostre mani e la registrazione dell'intervento del Presidente Ghigo di questa mattina dimostrano il contrario - che il Presidente Ghigo è contro questa importante tematica ed è poco sensibile al problema dei diritti delle donne afgane sul quale credo tutti siamo d'accordo. Tant'è che è l'unico ordine del giorno sul quale ci sarà, se non l'unanimità un'ampia convergenza.
Mi riservo, Presidente, di intervenire successivamente sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo dei Radicali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta per dichiarazione di voto.



SAITTA Antonino

Colleghi, mi ricollego all'ultimo intervento del Capogruppo di Forza Italia e, soprattutto, alla parte in cui ha indicato un voto, non basato sulla reciprocità; mi riferisco all'ordine del giorno che abbiamo presentato come parte dell'Ulivo.
Il collega Cattaneo è giunto alla conclusione di un voto, come maggioranza, diverso da quello che ha dato nazionalmente il centrodestra sulla proposta del centrosinistra basato su un giudizio che sarebbe stato dato sulla figura del Presidente Ghigo.
Siccome noi stiamo discutendo della guerra, non stiamo discutendo del Presidente Ghigo e dei comportamenti dello stesso, è importante che teniamo il livello delle nostre riflessioni sul tema in oggetto.
Ieri il Presidente Berlusconi ha dato una grande lezione: sono stupito di questo fatto. Nel senso che ha mantenuto alta una regia finalizzata anche nel suo intervento, ad ottenere il consenso da parte dell'opposizione, perché un consenso ampio significa un rafforzamento della posizione italiana nel contesto internazionale. Ha fatto questo Berlusconi! Credo che la minoranza, la parte più responsabile, quella che condividiamo, abbia dato un contributo notevole, affinché la posizione dell'Italia fosse una posizione la più condivisa possibile.
Come si fa rispetto a questo tema dire che siccome la collega Manica ha dato un giudizio negativo sul Presidente Ghigo, il gioco non vale più! Anch'io ritengo - ho avuto modo di dirlo, anche se ho evitato di essere polemico - che l'intervento del Presidente Ghigo non sia stato un intervento teso a fare in modo che la comunità piemontese, il Consiglio regionale esprimesse una posizione la più ampia possibile: quando si vuole avere un accordo, quando si vuole avere un consenso, non si presenta un intervento con le caratteristiche e con le modalità con cui è stato presentato. Non è coerente con le cose che abbiamo sentito dire anche dalla sua parte politica.
Detto questo, non giudichiamo le decisioni di Ghigo. Non c'è alcun giudizio sul Presidente Ghigo, né sulle sue dichiarazioni né sui suoi comportamenti.
E' stata utilizzata la mozione nazionale, credo che esistano due posizioni, quella del centrodestra e quella del centrosinistra. Tutte e due hanno avuto la possibilità di potersi esprimere con una reciprocità nel voto. Nella modalità indicata dal Consigliere Cattaneo, a nome di tutta la maggioranza, c'è invece una posizione completamente diversa che non è coerente con i comportamenti nazionali. Lo sottolineo ed in ogni caso nonostante questo atteggiamento di incoerenza, collega Cattaneo, per il fatto che si poteva assumere un atteggiamento di reciprocità come avvenuto a livello nazionale, nonostante questo - lo ha già detto la collega Manica il nostro comportamento non cambierà. Nel senso che sulla proposta dell'ordine del giorno del centrodestra noi non parteciperemo per via del meccanismo che abbiamo nel nostro Regolamento.
In ogni caso, prima di concludere vorrei invitare il centrodestra a riflettere su questo fatto, di non ridurlo nella meschinità delle cose perché la questione è molto più complessa e molto più ampia come tutti evidentemente sappiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Intervengo per una dichiarazione di voto complessiva su tutti gli ordini del giorno, ad esclusione di quello a firma del sottoscritto e del Consigliere Mellano, su cui interverrò in seguito.
Dichiaro il mio voto favorevole sugli ordini del giorno n. 287, a firma del Consigliere Caracciolo ed altri, e n. 312, a firma della Consigliera Suino ed altri sulla tematica più complessiva dei diritti civili ed umani in Afghanistan. Due ordini del giorno presentati in periodi diversi, che riflettono l'interesse e la sensibilità del Consiglio regionale verso questi temi, al punto di portare, tra i firmatari, i rappresentanti di quasi tutti i Gruppi consiliari.
Dichiaro, inoltre, il mio voto favorevole sui documenti di una parte dell'Ulivo e della Casa delle Libertà e, contestualmente, voto contrario sugli ordini del giorno presentati dai Gruppi di Rifondazione Comunista Comunisti Italiani e Verdi, perché penso che la questione sia chiara e meriti una risposta altrettanto chiara.
Penso che la partita in gioco, in questo momento, sia molto chiara dal punto di vista politico, sia sullo scenario interno che su quello internazionale. Penso che lo scontro, l'unico scontro che esiste, è fra chi ritiene di sostenere, con tutti i distinguo, le esitazioni e le riserve anche legittime, un intervento militare a cui il nostro Paese è chiamato ad aderire non per semplici ragioni di lealtà atlantiche e chi ritiene invece, che su questo intervento militare possono essere fatti valere, per l'ennesima volta e per l'ennesima volta scontatamente, i principi ed i presupposti dell'antiamericanismo di maniera che abbiamo avuto modo di illustrare in una mattinata di discussioni e riflessioni. Questo è lo scontro in atto: lo scontro che si è aperto in Parlamento nella giornata di ieri è uno scontro che si è aperto anche nella cultura e nella società italiana.
Sottolineo il fatto, come ricordavo questa mattina, che se si ripercorrono le firme "antiamericane", che, nel corso di queste settimane si sono esercitate con grande dovizia di particolari e di interventi scopriamo una convergenza, tutt'altro che paradossale, di tutte le correnti politiche che, dall'opposizione alla tradizione liberale e democratica hanno fatto il proprio elemento sostitutivo nel corso della propria storia e anche la ragione, in parte, della propria fortuna.
Questo è lo scontro in atto: lo scontro fra chi ritiene legittimo oggi, come in Kossovo, in Bosnia, in Kuwait, un intervento militare a difesa dei valori delle civiltà e della giustizia internazionale, e fra chi ritiene, in perfetta continuità con l'Europa di Monaco, che anche con i macellai sia necessario trattare, anche quando questi continuano a macellare. Questo è lo scontro e su tale scontro bisogna posizionarsi.
Chiedo ancora qualche minuto per fare due considerazioni più puntuali: una sull'art. 11 della Costituzione, l'altra sul presunto "maccartismo" che la maggioranza, sicuramente con il supporto del Gruppo Radicale, avrebbe inteso inserire nella nostra discussione e nella nostra riflessione.
Non creiamo equivoci, non giochiamo con le parole, nessuno ha messo in discussione la piena legittimità delle manifestazioni che si stanno svolgendo in questi giorni e in queste settimane, nessuno mette in discussione un diritto non solo giuridico, ma politico di critica, alle azioni del governo e alle operazioni di polizia internazionale che il Governo americano ha ritenuto di dover avviare. Quello che noi facciamo è un'altra cosa che mi pare, in nome dello stile e della forma, non si possa impedire: denunciare la perfetta continuità dell'opposizione antiamericana con l'Europa di Monaco, denunciare la perfetta continuità dell'opposizione antiamericana con le posizioni di chi diceva che non bisognava andare in Kossovo - non in Bosnia, questo è il problema - e sull'art. 11 della Costituzione già una volta, intervenendo in quest'aula su questione analoghe, avevo invitato i colleghi a non dare una lettura rituale e burocratica di tale articolo, il quale non stabilisce che le forze armate italiane non possono essere impiegate in uno scenario internazionale, non stabilisce affatto che l'Italia non debba aderire ad alleanze militari che intervengono sullo scacchiere internazionale. Dice una cosa diversa, dice che la guerra non può essere utilizzata come strumento di soluzione delle controversie e come strumento di offesa, ma non inibisce il ricorso alla forza militare, tanto più quanto questa è sostenuta da amplissime maggioranze parlamentari e risponde alla sensibilità, ai sentimenti e alle convinzioni della maggior parte dei cittadini italiani.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino per dichiarazione di voto.



SUINO Marisa

Solo per evidenziare che ci sarà un voto diverso a titolo personale e per dare una logica e corretta, per quanto mi riguarda, motivazione.
Ho apprezzato - e non mi costa niente esplicitarlo - l'intervento della Consigliera Manica. Ritengo sia stato un intervento di grande livello politico che consente a noi del Gruppo DS di avere un'unità di intenti e di azione. Tuttavia, c'è una differenziazione nell'espressione di voto.
Sono coerente con la mia posizione di pacifista; pensavo a quanto questa mattina il Presidente Ghigo diceva dei pacifisti, non pensavo che arrivasse ad usare termini così impropri come "meschini distinguo" o "quel pacifismo a senso unico che sembrava appartenere al passato" e così via.
Questo ha creato un certo imbarazzo anche perché, tutto sommato, è al di fuori di quello che è il suo stile, di quello che è stato il documento che il suo leader a livello nazionale ha voluto esprimere ieri con maggiore saggezza e che, in qualche modo, ha anche recuperato, speriamo a sufficienza e totalmente, il "vulnus" che ha creato nell'immagine internazionale con quel grave danno provocato con il giudizio relativo all'Islam e alla cultura occidentale.
Ma "tornando a bomba" - è proprio il caso di dirlo, è un richiamo assolutamente pertinente - sul documento presentato dal mio Gruppo, che è poi il documento presentato a livello nazionale, su quelli dei Comunisti Italiani, dei Verdi, del Consigliere Tapparo, quindi tutti i documenti dallo stesso Gruppo di Rifondazione Comunista, parteciperò con un'astensione anche se, istintivamente, ciò che mi accomunerebbe di più a tali documenti è il rifiuto chiaro ed esplicito di qualunque utilizzo della guerra.
Sono convinta che l'appello che in questi giorni sta continuando a circolare - l'appello che aveva fatto a suo tempo anche Norberto Bobbio relativo alla pace sia assolutamente condivisibile: la pace è il bene assoluto, condizione necessaria per l'attuazione di tutti gli altri valori.
Sono convinta che questo sia ciò che la gente ha bisogno di sentirsi dire sono convinta che l'"escalation" che abbiamo intrapreso ci porterà verso scenari che non saranno assolutamente quelli che tutti quanti abbiamo per anni e per tempo auspicati. Così come sono convinta che siano altre le scelte che vanno perseguite.
Il documento che il mio Gruppo ha presentato è un documento articolatissimo, che si richiama - ed è su questo che mi differenzio nella fase conclusiva, alla necessità di un intervento bellico.
Pertanto, mi asterrò su tutti i documenti presentati dalla sinistra compreso quello del mio Gruppo. Sui documenti presentati dalla maggioranza e dai colleghi Palma e Mellano il mio voto sarà assolutamente contrario.
Questo, con assoluta chiarezza, poiché sono convinta che così avrebbe dovuto essere anche a livello nazionale. A maggior ragione, sentite le dichiarazioni del Presidente Ghigo, ritengo sia giusto esaltare le diversità, soprattutto in un momento in cui in questa Regione si cerca di espropriare la sede istituzionale, che è quella del Consiglio, di ruoli fondamentali su necessità, doveri e compiti istituzionali (mi riferisco alla partita relativa all'istruzione, alla sanità, ecc.). Non è bene dimenticarcene, credo sia assolutamente sbagliato dimenticarcene. Sono convinta che la coerenza dovrebbe portare ad esaltare queste diversità.
Mi esprimerò, anche in questo caso, con un voto diverso dal mio Gruppo che sarà di contrarietà su entrambi i documenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Suino.
La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarazione di voto e per chiedere all'aula una riflessione attenta sull'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Palma e Mellano. Sarei tentato di chiedere loro di ritirarlo ma ho capito che è loro intenzione mantenerlo.
Intendo esprimere le due ragioni per le quali considero inquietante questo documento e lo dico con il rispetto e - se mi è consentito l'amicizia che ho per i colleghi Palma e Mellano.
In primo luogo, lo trovo inquietante perché questa è un'assemblea nella quale sono state espresse, sul punto, voci diverse. Penso, in particolare non tanto alla posizione mia e del mio Gruppo, quanto alla posizione di quei Consiglieri che su questo argomento hanno espresso una più netta posizione di minoranza, nel merito.
Un atto con il quale un'assemblea legislativa convoca una manifestazione di questo tipo è un atto che mette in discussione, nella sostanza, il pluralismo dell'assemblea stessa. E' come se - scusate se estremizzo - questa assemblea potesse convocare una manifestazione contro Rifondazione Comunista piuttosto che i DS. Ritengo ci siano dei limiti da rispettare nel rapporto tra di noi. Esistono altre possibilità: le forze politiche possono convocare manifestazioni, esistono mille altre forme per realizzare, nel modo più ampio, forme di partecipazione.
Trovo tutto questo molto preoccupante, anche per una seconda ragione.
Non ricordo, francamente - e lo chiedo a voi - che nel nostro Paese vi siano state manifestazioni pubbliche a sostegno di interventi militari. Non lo ricordo, se non naturalmente la famosa manifestazione che accompagnò la dichiarazione di guerra alla Francia ed ai Paesi alleati nel giugno del 1940. Non è un caso che non ci siano precedenti, neanche negli altri Paesi neanche per quei popoli che si sono presi la responsabilità di fare la guerra.
Perché è stata fatta questa scelta? Perché proporci la conclusione di questo Consiglio regionale nel segno dello scontro, della contrapposizione tra di noi, tra le istituzioni? Questa mattina è stato detto che questa proposta è stata avanzata ad altre istituzioni come il Comune e la Provincia di Torino e che ne sono conseguite valutazioni e considerazioni che hanno portato a diverse conclusioni. Dopodiché, si propone una manifestazione per l'intervento militare che apre implicitamente una polemica con altre istituzioni. E' questo il senso in cui è giusto andare in questo momento? E' giusto, cioè costruire elementi di contrapposizione e scontro? Non sarebbe questo il risultato di una decisione di questo genere? Vorrei che si comprendesse che si tratta di motivazioni di ordine sostanziale, per me molto significative. Reputo sbagliato, pertanto considerare l'approvazione di questo ordine del giorno; se aggiungiamo, non solo le considerazioni del Presidente Cattaneo, ma anche le valutazioni di questa mattina del Presidente Ghigo, dico che ci troviamo di fronte ad una scelta politica diversa da quella sulla quale ci siamo confrontati nel quadro nazionale.
Caro Presidente Cattaneo, tu hai spiegato e motivato la posizione diversa che la maggioranza ha scelto, rispetto al nostro giudizio sull'intervento del Presidente Ghigo. Noi, caro Cattaneo, siamo persone semplici, devi tenere conto di questo! Se nel tuo documento ci fosse stato scritto: "Si approva la relazione del Presidente Ghigo", noi probabilmente non avremmo ritenuto possibile, non solo un voto favorevole, ma neanche un'astensione o una non partecipazione: probabilmente avremmo votato contro.
Noi, persone semplici, abbiamo letto il documento che avete presentato sul quale è scritto: "Si approva la relazione e la comunicazione del Presidente Ghigo", quindi abbiamo pensato che voleste assumere una posizione che riguardava altre questioni. Noi, nel nostro documento, non abbiamo scritto: "Si critica, si respinge", ma abbiamo deciso di assumere una decisione che, su un tema così importante, avesse questo rilievo.
Dico questo perché se si chiariscono le questioni, sono più semplici di quanto a volte non diventino, quando le si vuole inutilmente complicare.
Abbiamo letto un documento, nel quale non c'era un'affermazione che ci aspettavamo ed abbiamo ritenuto di dare un certo giudizio.
Ripeto, e su questo chiedo una valutazione: valutate cosa significhi che, con un voto di maggioranza, il Consiglio regionale impegna il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta regionale a promuovere una manifestazione pubblica a sostegno dell'intervento militare valutate cosa vuol dire per questo Consiglio regionale, cosa vuol dire per la nostra Regione, nei rapporti con le altre istituzioni; valutate se questo atteggiamento contribuisce a creare, al di là del voto - perch nessuno ricorderà se ci siamo astenuti o se non abbiamo partecipato al voto su questo documento - una polemica politica che non può che avere un sapore propagandistico, perché esistono altri spazi per tutte le forze politiche per far valere le proprie ragioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì per dichiarazione di voto.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente, sarò brevissimo, come mio uso.
Condividendo l'intervento del Presidente Cattaneo, volevo solo specificare alcune cose.
L'intervento del Consigliere Saitta mi ha convinto nella posizione tenuta dal Presidente Cattaneo. Mi ha convinto perché, metaforicamente, ci troviamo di fronte ad un malato che va di corsa all'ospedale con un infarto ed un'unghia incarnata: stiamo discutendo sull'unghia incarnata. Nel senso che è successo un gravissimo atto di guerra, a fronte del quale stiamo a discutere su tutta una serie di questioni che sono accessorie, ivi compreso il fatto che il Presidente Ghigo ha preso delle posizioni che dovevano essere mediate e condivisibili da parte di tutti quanti.
Di fronte ad un problema così serio, una presa di posizione come quella del Presidente Ghigo era il minimo etico al quale si doveva accedere. Una posizione più morbida probabilmente avrebbe avuto il consenso del Presidente Saitta, ma certamente non avrebbe avuto il nostro. Questo lo dico perché, evidentemente, di fronte a problemi così gravi, è ora che la politica assuma delle considerazioni di tale gravità.
In secondo luogo, la mozione presentata dai Consiglieri Giordano Manica ed altri parte dal presupposto che i fatti dell'11 settembre siano dei fatti terroristici. Io parto dal presupposto che i fatti dell'11 settembre siano fatti di guerra, per cui, evidentemente, il resto diventa non condivisibile.
Concludo con un'ultima considerazione. Capisco che sia sempre sgradevole il fatto che uno abbia i capelli bianchi e quindi abbia memoria storica. Mi rendo conto della presa di posizione che i DS, allora PCI hanno fatto quando ci sono state le Brigate Rosse in riferimento all'accanimento che poi, in un secondo tempo, le Brigate Rosse hanno avuto anche con gli stessi Comunisti (mi riferisco al povero Guido Rossa).
Ricordo a tutti - e avrei piacere che lo ricordassero anche i DS - come hanno considerato quei soggetti che hanno rapito il Sostituto Procuratore Sossi di Genova.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Vorrei rispondere al collega Marcenaro con la stessa nettezza e con la stessa amicizia che mi ha riservato nel suo intervento, sulle ragioni che sconsiglierebbero, anzi, denuncerebbero, l'inopportunità grave dell'approvazione di un documento di questo tipo, in questa sede, dopo il nostro dibattito.
La prima ragione è che sarebbe inquietante che un'assemblea elettiva decidesse di promuovere una manifestazione o comunque di dare corso ad un impegno che contrastasse gravemente con le posizioni politiche ripetutamente sostenute da alcuni Gruppi che sono rappresentati all'interno di quest'aula, che di questa posizione fanno un proprio elemento costitutivo. Questo non è un dato eccezionale né dal punto di vista istituzionale né dal punto di vista politico.
Nella mia breve esperienza di Consigliere comunale, e non di un piccolissimo Comune, ma del Comune di Torino, ho dovuto affrontare decine di discussioni in cui, a fronte dell'adesione a manifestazioni particolarmente connotate dal punto di vista politico, ogni volta esistevano frange anche consistenti dell'opposizione che non condividevano quella manifestazione o le posizioni che in quella manifestazione venivano rappresentate, che contestavano il diritto del Sindaco a recarsi con la fascia tricolore, contestavano l'utilizzo del gonfalone e così via. Non c'è niente di eccezionale o di inquietante nell'utilizzare, non ritualmente, ma istituzionalmente, le assemblea elettive per farle diventare strumenti di impegno politico ed istituzionale. Non ritengo affatto che le uniche posizioni che legittimamente un'assemblea elettiva possa rappresentare al proprio esterno siano quelle che trovano l'unanimità del favore dei Gruppi che all'interno dell'assemblea elettiva sono rappresentati. In questo modo noi non potremmo, di fatto, votare il dispositivo di alcun ordine del giorno e non potremmo dare corso ad alcun impegno che abbia una qualche rilevanza o manifestazione esterna.
Non si tratta, collega Marcenaro, di convocare una manifestazione contro Rifondazione Comunista, ma si tratta di convocare una manifestazione contro una posizione ritenuta politicamente indecente, che alcuni Partiti o alcuni Gruppi consiliari ritengono di sostenere senza che venga meno il diritto di questi Gruppi a sostenerle, ma senza che venga meno il diritto degli altri Gruppi consiliari e dell'istituzione nel suo complesso di opporsi a posizioni di questo tipo.
In questo senso, il Consigliere Marcenaro ricordava le manifestazioni istituzionali nel periodo della lotta al terrorismo. Erano manifestazioni in cui, evidentemente, non si faceva la conta delle possibili opposizioni ma erano manifestazioni in cui, giuste o sbagliate che fossero, o che le si voglia valutare a distanza di vent'anni, l'istituzione riteneva di dover rappresentare ed interpretare i sentimenti e le convinzioni dei propri cittadini, e di questo, in questo caso, si tratta.
Seconda questione, ancora più scivolosa ed equivoca, per come il collega Marcenaro l'ha posta: il Consigliere Marcenaro non ricorda alcuna manifestazione pubblica in un Paese democratico occidentale, se non il "Balcone di Palazzo Venezia" a sostegno di un'iniziativa militare. Ebbene questa non è un'iniziativa convocata da un balcone. Questa - se mi si passa l'esempio - è una manifestazione assimilabile a quella che tutti i profughi kossovari hanno fatto dopo il fallimento della trattativa di Rambouillet subito prima dell'intervento militare americano in Kossovo, richiedendo l'intervento americano, e all'iniziativa che numerosi Gruppi organizzazioni ed istituzioni facevano, sostenendo il dovere delle istituzioni e del Governo nazionale di difendere i diritti civili e politici delle minoranze discriminate. E', molto banalmente, una presa di posizione certo forte, certo decisa e che divide (perché questa è una presa di posizione che divide) un'istituzione su un tema importante.



PALMA Carmelo

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PALMA Carmelo

Per dividere!



PALMA Carmelo

No, che divide. Fotografa una divisione che c'è nella società politica di questo Paese, che c'è nel Parlamento di questo Paese e che c'è nelle coscienze e nelle convinzioni dei cittadini di questo Paese. E un'istituzione non fa un cattivo servizio né a se stessa né alla democrazia se ha il coraggio di rappresentare questa fotografia senza nascondersi dietro le prudenze o le esitazioni di chi ritiene che l'istituzione mette in campo il proprio logo e la propria bandiera solamente se esiste l'unanimità dei gruppi che la costituiscono e che la rappresentano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo solo su questo ordine del giorno e più per motivi di andamento dei lavori che nel merito. Per questo motivo. Intanto, il collega Moriconi ha fatto un'unica dichiarazione, e l'ho pregato di farla anche a mio nome. Io interverrei più sulla procedura ponendo una domanda a tutti noi: è il caso di mettere in votazione l'ordine del giorno dei colleghi Palma e Mellano, in relazione al fatto che questo Consiglio regionale ha votato un ordine del giorno di partecipazione alla marcia Perugia-Assisi? E' una marcia alla quale parteciperanno variegate delegazioni, ma con un voto unanime il Consiglio regionale ha detto "Partecipiamo alla Marcia sulla pace".
Ora, questo ordine del giorno dice una cosa un po' diversa: modifica mi sembra di capire, una posizione sin qui tenuta dalla Regione, che era una posizione di appoggio ad un grande corteo per la pace, non per la guerra.
Riterrei opportuno, a meno che non si voglia sancire con questo ordine del giorno un cambiamento di posizione, che i colleghi, tenuto presente che la marcia per la pace è tra qualche giorno e il Consiglio regionale si è già pronunciato sul tema, soprassedessero un momento sull'esame di questo ordine del giorno, lasciando almeno diventare esecutivo l'ordine del giorno di appoggio alla manifestazione della marcia Perugia-Assisi, anche per le ragioni che sottoscrivo, richiamate prima dal collega Marcenaro.
Abbiamo appena deciso tutti insieme di fare la marcia della pace, parte il gonfalone della Regione Piemonte, andrà a fare la marcia della pace Perugia-Assisi, e in quella marcia si farà accompagnare anche da un ordine del giorno che invita a manifestare per questa azione di guerra? Al di là di com'è, mi sembra almeno opportuno lasciare la decisione presa per quella che è stata e questo tema, che può essere benissimo trattato in sede successiva, accantonarlo e lasciarlo alla riflessione di tutti noi innanzitutto dei due colleghi presentatori. Non faccio mozioni regolamentari di alcun tipo, faccio solo questa osservazione e chiedo ai due colleghi se pensano di lasciarci riflettere e riflettere loro stessi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, possiamo passare all'esame dei vari documenti.
Il primo è l'ordine del giorno n. 362, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte constatato che domenica 7 ottobre alle ore 18,15 le forze angloamericane hanno lanciato via mare e dal cielo un massiccio bombardamento aereo che ha colpito tutte le più grandi città afgane compresa la città religiosa di Kandahar ed ha assunto il carattere di guerra la prima ondata missilistica è consistita in cinquanta missili Cruise e i bombardamenti si sono susseguiti per ore secondo la televisione iraniana nei bombardamenti sarebbero state coinvolte le popolazioni civili con un conseguente alto numero di vittime innocenti la guerra non risolverà alcun problema ed, anzi, rischia di aggravare la spirale del terrorismo valutato che al messaggio del Presidente degli USA, Bush, che ha annunciato una lunga guerra contro il terrorismo che coinvolgerà dopo l'Afghanistan altre Nazioni ove il terrorismo islamico allignerebbe, è seguito un messaggio del terrorista Osama Bin Laden, registrato in precedenza, che ha lanciato 'la guerra Santa' contro l'America e lo scatenamento di un terrorismo globale considerato che i bombardamenti appaiono sproporzionati ed inefficienti rispetto all'obiettivo dichiarato di colpire e catturare i terroristi, l'ipotesi di coinvolgere altre Nazioni con bombardamenti ed altre imprese di guerra determinerebbe il pericolo di una 'escalation' mondiale del conflitto con conseguenti risposte terroristiche già annunciate da Bin Laden la logica del colpo su colpo e l'uso sproporzionato della forza militare USA, con le inevitabili ed inaccettabili vittime civili, fanno solo 'il gioco' del terrorismo e non potranno che generare risposte barbare, pazze e fanatiche in qualsiasi parte dell'Occidente come ha anche affermato il Sommo Pontefice, non con la guerra, ma con la diplomazia e la pace si può togliere spazio al terrorismo islamico a partire dalla soluzione del conflitto tra Israele e il popolo Palestinese conferma la più ferma condanna al terrorismo la necessità di individuare e catturare, consegnare alla giustizia i terroristi con operazioni di polizia internazionale con il coinvolgimento dell'ONU esprime la necessità impegnativa di rispettare l'art. 11 della Costituzione: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali' l'avversione ad ogni ipotesi di coinvolgimento diretto dell'Italia nella guerra piena consapevolezza che solo gli strumenti di pace, la via diplomatica, le trattative, il blocco nelle attività finanziarie legate al terrorismo, la lotta al narcotraffico, la soluzione del problema palestinese, la progressiva riduzione dello squilibrio tra Paesi poveri e Paesi ricchi potranno togliere spazio al terrorismo internazionale".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 364, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'attentato dell'11 settembre 2001 contro le Torri gemelle a New York e quello contro il Pentagono costituiscono un atto terroristico che colpisce l'intera umanità. La brutalità di simili atti dimostra come sia illusorio proseguire nell'idea di un mondo sicuro per pochi e sia invece necessario lavorare per un mondo sicuro per tutti è assolutamente necessario individuare i colpevoli ed assicurarli alla giustizia è indispensabile isolare il terrorismo fondamentalista per poterne disarticolare ogni organizzazione locale od internazionale proprio per questo le iniziative di guerra contro l'Afghanistan del Governo degli Stati Uniti d'America e della Gran Bretagna sono completamente sbagliate in quanto ispirate dalla logica della ritorsione e della vendetta. Iniziative di guerra tanto più inaccettabili perché colpiscono nelle città persone innocenti, sommando alla sofferenza della dittatura dei Talebani quella provocata dai Cruise e dalle bombe atlantiche lo scatenamento della guerra, i concetti di 'giustizia infinita' 'crociata', ecc., per quanto accompagnate da dichiarazioni più o meno rassicuranti sull'intenzione dell'Occidente di non aprire un conflitto generalizzato contro l'Islam o, peggio ancora, in difesa della superiore civiltà occidentale, hanno già acceso molte micce che potrebbero, se non si pone subito fine ai bombardamenti indiscriminati, portare a conseguenze inimmaginabili per l'intera umanità la pretesa degli USA di farsi giustizia da sé e di scegliere a tale scopo gli alleati più utili, ha inferto un ulteriore colpo alla credibilità della funzione stessa delle Nazioni Unite ed in particolare del Consiglio di Sicurezza, in un momento e su un problema, per giunta, sul quale non era e non è prevedibile l'opposizione del veto da parte di nessuno dei Paesi membri l'invocazione dell'applicazione dell'art. 5 della NATO per un atto terroristico, che, per quanto grave in costo di vite umane e di sicurezza non è in alcun modo assimilabile ad un'aggressione militare da parte di un Paese estraneo all'Alleanza, in realtà mira a proseguire, visto che già in occasione della guerra del Kossovo un passo significativo era stato compiuto, nella trasformazione della NATO stessa in un'organizzazione militare offensiva completamente estranea al diritto internazionale e dedita ad imporre con la forza all'intero pianeta gli interessi dei Paesi ricchi gli USA hanno boicottato in ogni modo l'istituzione di un Tribunale Penale Internazionale, che invece è stata sostenuta con forza dall'Italia gli USA si sono sempre rifiutati di concorrere ad istituire una forza militare ad hoc o permanente sotto l'egida ed il comando dell'ONU, con l'evidente scopo di imporre un nuovo ordine unipolare ad egemonia statunitense come effettivo governo del mondo gli enormi problemi che affliggono gran parte dell'umanità, fame, sete guerre, epidemie, negazione degli elementari diritti umani e politici, che vengono usati cinicamente dal terrorismo per giustificare i propri atti sono all'origine, insieme ai disinvolti aiuti forniti in passato proprio dagli Stati Uniti d'America e da altri Paesi 'occidentali', di un pericoloso consenso che la guerra con i propri orrori pericolosamente allarga ed alimenta dei gruppi dediti al terrorismo fanatico e religioso è necessaria l'immediata risoluzione del conflitto israelopalestinese ponendo fine all'assedio ed all'invasione militare dei territori dell'ANP da parte delle truppe di Tel Aviv; la fine della colonizzazione dei territori palestinesi; la tutela dell'incolumità fisica delle popolazioni civili da conseguirsi con l'invio di un contingente di interposizione dell'ONU con l'incarico di far rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza vista l'adesione della Regione Piemonte alla marcia per la pace Perugina Assisi impegna la Giunta regionale del Piemonte ad intervenire presso il Governo affinch venga richiesto l'immediato 'cessate il fuoco' da parte degli USA e dei suoi alleati dichiari, in sede NATO, non applicabile l'art. 5 del Trattato sostenga la necessità di un'operazione di contrasto al terrorismo promossa e guidata direttamente dall'ONU allo scopo di individuare ed arrestare i responsabili dell'attentato terroristico dell'11 settembre metta conseguentemente a disposizione dell'ONU le strutture e il personale necessario rifiuti l'uso del proprio territorio nazionale, dello spazio aereo e marittimo, per qualsiasi operazione militare unilaterale degli USA o di altri Paesi membri dell'Alleanza Atlantica predisponga il varo di un piano straordinario di aiuti alle popolazioni civili afgane in fuga dalla guerra, rafforzando e sostenendo il coraggioso lavoro dei volontari e delle ONG italiane impegnate in quel territorio insista, in sede bilaterale con gli USA, affinché il Governo degli Stati Uniti d'America ratifichi in tempi rapidi l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale promuova, in ogni istituzione internazionale, a cominciare dall'Unione Europea, e nei rapporti bilaterali, ogni iniziativa volta ad eliminare i paradisi fiscali e a cancellare rapidamente il debito dei Paesi poveri istituire tassazioni delle transazioni finanziarie al fine di ottenere le risorse per debellare la fame e la sete nel mondo, combattere le malattie curabili che mietono decine di milioni di vittime ogni anno promuova, in ogni istituzione internazionale, ogni iniziativa volta ad interrompere immediatamente qualsiasi embargo o blocco economico e commerciale che abbia conseguenze per la popolazione civile, e ad ottenere il rispetto e l'applicazione delle risoluzioni dell'ONU che interessano il diritto di ogni popolo ad avere un territorio sul quale vivere e nel quale autogovernarsi impegna inoltre la Giunta regionale ad attivarsi affinché si promuovano da subito interventi umanitari nei confronti della popolazione civile afgana".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 365, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il terrorismo è una forma di lotta inaccettabile in ogni caso e per qualsiasi ragione e che la distruzione delle Torri gemelle di New York, con le migliaia di vittime civili, rappresenta un atto gravissimo, e senza alcuna giustificazione possibile, e che si riverbera sull'intera comunità mondiale tenuto conto che l'impegno contro il terrorismo internazionale non può essere attuato prevalentemente con attività di guerra tradizionali, che spesso non raggiungono l'efficacia desiderata per la natura stessa del terrorismo internazionale e che rischiano di fare pagare a popolazioni inermi e senza colpe costi gravi in termini di vite e di crescenti miserie da tempo occorre agire sia per la pace in Medio Oriente, dando sicurezza all'esistenza dello Stato di Israele (anche con un rapporto istituzionale privilegiato con l'Unione Europea) e garanzie alla costituzione di uno Stato palestinese democratico, sia per ridurre l'emarginazione economica di molte popolazioni (oggi compresse ancora di più nella loro condizione da un debito degli Stati più poveri ormai insopportabile), sia per non sostenere regimi corrotti e colpire alla radice i paradisi fiscali (e non essere in qualche modo compiacenti con i Paesi, anche dell'Europa, che praticano forme di gestione finanziaria che permettono al terrorismo internazionale di avere risorse notevoli), sia agendo con maggiore forza nella lotta alla droga ed al traffico di armi con legislazioni più efficaci e cooperazioni giudiziarie adeguate notato che il ruolo di autorità internazionali generali come l'ONU restano marginali in momenti decisivi per la comunità mondiale (e non bastano le generiche risoluzioni approvate nei giorni scorsi) e che decisioni eccessivamente unilaterali di polizia mondiale svolte oggi da USA e Gran Bretagna generano ulteriore sfiducia nel ruolo degli organismi internazionali stessi e si riverberano non positivamente nel processo di integrazione europea, vista l'emarginazione sostanziale dell'Unione Europea nelle vicende in corso dove si constata il naufragio di uno dei suoi obbiettivi fondamentali: un sistema di sicurezza e di difesa comune europeo valutato negativamente che gli USA ad oggi non hanno ancora ratificato l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale e che nella necessaria lotta al terrorismo internazionale si rischia di 'coprire' responsabilità di Paesi che si sono schierati anche opportunisticamente in tale lotta, ma che hanno situazioni che non paiono affrontate sulla base di contenuti di dialogo e di pace: dalla Russia con la Cecenia, alla Cina con le province dell'Ovest e del Tibet, all'Indonesia e allo Sri Lanka con le loro minoranze e al sostegno ad 'establishment' non democratici ed in certi casi corrotti in alcuni Paesi arabi ribadisce la condanna del terrorismo e la necessità di una lotta radicale che recuperi più ampiamente investiture internazionali in particolare dell'ONU la necessità che la guerra in Afghanistan sia circoscritta ad obiettivi specifici, non basata su bombardamenti di ampia scala e che la ricerca di un futuro governo di coalizione afgano salvaguardi i diritti elementari civili e democratici delle popolazioni ed in particolare delle donne, per non passare dall'integralismo dei Talebani ad un altro integralismo che l'impegno dell'Italia nella guerra in Afghanistan non sia basato su una semplice ed automatica risposta a richieste USA e Regno Unito, ma sia concordato in sede di Unione Europea".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 366, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che gli attacchi terroristici perpetrati l'11 settembre contro le città di New York e Washington hanno causato la morte di migliaia di persone innocenti e hanno scosso le coscienze del mondo l'Italia, gli altri Paesi dell'Unione Europea e dell'Alleanza Atlantica hanno condannato prontamente tali attacchi terroristici e hanno espresso la loro totale solidarietà al popolo e al Governo americano l'Assemblea delle Nazioni Unite il 12 settembre, condannando questi odiosi atti di terrorismo, ha fatto appello alla cooperazione internazionale per tradurre in giustizia gli autori, gli organizzatori, i mandanti ed i complici delle atrocità commesse l'11 settembre e per prevenire ed eliminare ogni forma di terrorismo il Consiglio di Sicurezza, sempre il 12 settembre, approvando la Risoluzione 1368, ha definito gli atti terroristici dell'11 settembre come una minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale e ha riconosciuto il diritto inerente alla legittima difesa individuale o collettiva, qualora abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite il Governo degli Stati Uniti sulla base di queste Risoluzioni ha richiesto la consegna di Bin Laden, adducendo prove evidenti delle sue responsabilità nell'azione terroristica il Governo talebano dell'Afghanistan si è rifiutato di consegnare Bin Laden, non ottemperando così alle indicazioni contenute nelle Risoluzioni ONU, nonostante l'assunzione di responsabilità degli attentati dichiarata dallo stesso Bin Laden il regime dei talebani, che non è il Governo legittimo dell'Afghanistan, è stato già condannato dalla comunità internazionale per le costanti violazioni dei diritti umani, a partire da quelli delle donne il Consiglio Europeo il 21 settembre riunitosi in sessione straordinaria ha dichiarato che la lotta al terrorismo costituirà più che mai un obiettivo prioritario per l'Unione Europea, ha sollecitato la costituzione di una coalizione globale la più ampia possibile sotto l'egida delle Nazioni Unite per la lotta al terrorismo, e ha approvato un piano di azione dell'Unione Europea che comporta, tra l'altro, un rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di polizia in seno all'Unione, e lo sviluppo di strumenti giuridici internazionali per bloccare le fonti di finanziamento del terrorismo il Consiglio Europeo ha inoltre respinto con fermezza qualsiasi identificazione tra i gruppi di terroristi fanatici ed il mondo arabo e musulmano il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 28 settembre ha approvato all'unanimità la Risoluzione 1373 in virtù della quale tutti i Paesi devono contrastare ed azzerare il finanziamento del terrorismo e congelare i capitali finanziari di coloro che compiono atti terroristici o vi danno supporto, prevedendo sanzioni penali per chiunque raccolga e metta a disposizione capitali per il raggiungimento di obiettivi terroristici, e l'istituzione di una Commissione di monitoraggio alla quale gli Stati membri dovranno comunicare entro 90 giorni le iniziative intraprese al riguardo il Parlamento Europeo in una Risoluzione del 4 ottobre, accogliendo con favore le decisioni assunte dal Consiglio Europeo il 21 settembre in materia di lotta al terrorismo internazionale, ha condannato in particolare l'ignobile strumentalizzazione della religione commessa dagli autori degli atti terroristici dell'11 settembre, che non possono essere identificati con l'Islam e ha respinto fermamente le opinioni che proclamano il primato di una civiltà su altre il Parlamento Europeo nella stessa Risoluzione ha chiesto tra l'altro alla Commissione Europea di riservare una particolare priorità alla cooperazione con l'alto Rappresentante delle Nazioni Unite per affrontare il problema dei rifugiati afgani; accelerare la convocazione del Forum parlamentare euromediteranneo nel quadro del processo di Barcellona per approfondire il dialogo politico; intensificare la lotta contro le esportazioni incontrollate ed illegali di armi, nonché contro le armi chimiche e biologiche; approvare le misure di bilancio necessarie per fare fronte alle maggiori esigenze nei settori della lotta al terrorismo e in materia di aiuti ai rifugiati e contrasto alle povertà.
Considerato inoltre che il Consiglio Atlantico riunitosi il 12 settembre ha deciso che, se viene stabilito che gli atti terroristici perpetrati contro gli Stati Uniti sono stati diretti dall'estero, essi saranno ritenuti come un'azione rientrante nell'ambito dell'art. 5 del Trattato di Washington, secondo il quale un attacco armato contro uno o più Paesi alleati in Europa e in Nord America sarà considerato come un attacco diretto contro tutti gli alleati il Consiglio Atlantico nella stessa riunione richiamando la condanna dei Capi di Stato e di Governo della NATO dell'aprile 1999 contro il terrorismo considerato come una minaccia alla pace e alla stabilità, ha riaffermato la sua determinazione a combatterlo in coerenza con gli obblighi reciproci il Governo, riferendo della riunione del Consiglio Atlantico alle Commissioni Affari esteri e Difesa di Camera e Senato del 4 ottobre, ha fornito un'esauriente informativa di alta segretezza sugli esiti delle indagini compiute per accertare le responsabilità degli attacchi dell'11 settembre, che ha posto in luce le responsabilità della rete terroristica capeggiata da Osama Bin Laden, nonché i collegamenti fra tale gruppo e il regime dei Talebani in Afghanistan il Segretario Generale della NATO sulla base di tali informazioni ha concluso che l'attacco agli USA dell'11 settembre era stato originato dall'esterno, facendo in tal modo venir meno la sospensiva alla piena attivazione dell'art. 5 del Trattato Nord Atlantico, che il Consiglio NATO aveva incluso nella sua decisione del 12 settembre il Governo nazionale nella stessa seduta congiunta delle Commissioni Affari Esteri e Difesa riunite il 4 ottobre ha comunicato che in data 3 ottobre il Governo degli Stati Uniti ha presentato alla NATO e ai Paesi membri una prima richiesta di collaborazione che comprende il permesso di sorvolo dello spazio aereo e di accesso a porti ed aeroporti, la disponibilità degli aerei radar della NATO, il rafforzamento dell'attività di 'intelligence', l'elevazione dello stato di allertamento del nostro dispositivo di Difesa, l'adozione di misure di assistenza finanziaria anche in favore di Paesi che si impegnano a sostenere la lotta contro il terrorismo, quale il Pakistan e ha informato che l'Italia ha dato il proprio assenso a queste misure di sostegno logistico, considerandole compatibili con le capacità complessive del nostro strumento militare e di sicurezza.
Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte ribadisce la propria solidarietà alle famiglie delle vittime dell'attentato dell'11 settembre, al Governo americano, al popolo degli Stati Uniti riconferma la necessità di individuare e punire i colpevoli di quegli spaventosi attentati, dando corso alle misure previste dalla carta dell'ONU e alle indicazioni delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza condivide la risoluzione del Consiglio di Sicurezza che ha riconosciuto la legittimità dell'azione di polizia militare internazionale messa in atto dal Governo degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e di altri Paesi sottolinea la necessità che tale azione sia perseguita e concentrata su obiettivi mirati, secondo criteri di proporzionalità, evitando il coinvolgimento di popolazioni e di civili inermi ed irragionevoli estensioni del conflitto ribadisce l'urgenza di iniziative e politiche volte a dare soluzione ai conflitti aperti in molte regioni del mondo, a partire dalla ripresa di un'azione per la pace in Medio Oriente sottolinea la necessità di dare corso ad una vasta iniziativa di soccorso ed assistenza alla popolazione afgana e ai profughi manifesta la solidarietà alla coraggiosa resistenza e lotta delle donne afghane contro ogni forma di fondamentalismo ed autoritarismo integralista condivide la Risoluzione approvata dal Parlamento Europeo e ne fa proprie le raccomandazioni, in particolare le misure indicate per il rafforzamento della cooperazione di polizia giudiziaria internazionale contro il terrorismo e ai suoi finanziatori e sostenitori condanna l'ignobile strumentalizzazione della religione commessa dagli autori di tali atti assassini, che non possono essere identificati con l'Islam; respinge fermamente le opinioni che proclamano il primato di una civiltà sulla base dell'adesione ad una determinata religione riafferma che la lotta contro il terrorismo deve avvenire nel rispetto delle libertà fondamentali e in aperto spirito di accoglienza verso musulmani europei e ai musulmani residenti negli Stati membri dell'Unione Europea sollecita la ratifica dello Statuto del Tribunale Penale Internazionale collegato al sistema delle Nazioni Unite, con giurisdizione sui crimini più gravi, che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme esprime sostegno alle misure assunte dal Governo tese ad assicurare la sicurezza dei cittadini italiani e manifesta sostegno alle Forze dell'ordine in esse impegnate.
Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale raccomanda il Presidente, On.
Enzo Ghigo, ed il Governo regionale affinché si adoperino sollecitamente ad un'iniziativa politica nei confronti del Governo nazionale finalizzata a: fornire la più ampia collaborazione per tradurre in giustizia gli autori gli organizzatori, i mandanti ed i complici degli atti terroristici commessi l'11 settembre, conformemente all'appello rivolto dall'Assemblea delle Nazioni Unite collaborare in seno all'Unione Europea nella predisposizione di tutte le misure di rafforzamento della cooperazione giudiziaria, di sviluppo di strumenti giuridici internazionali per bloccare le fonti di finanziamento del terrorismo, come deciso dal Consiglio Europeo del 21 settembre ed in conformità della Risoluzione del Parlamento Europeo del 4 ottobre fornire alla Commissione di monitoraggio, istituita dalla Risoluzione 1373 del Consiglio di Sicurezza, le informazioni richieste sulle specifiche iniziative intraprese per contrastare ed azzerare il finanziamento del terrorismo prestare agli Stati Uniti la collaborazione di assistenza e sostegno logistico richiesta ai Paesi membri dell'Alleanza Atlantica, nella misura e nei modi comunicati dal Governo al Parlamento nella seduta congiunta delle Commissioni Affari Esteri e Difesa della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, contribuendo in tal modo ad una necessaria ed efficace operazione di polizia militare, secondo criteri di una giusta proporzionalità concorrere con le sedi internazionali ed europee alle azioni umanitarie a favore dei rifugiati, in particolare nei paesi della regione promuovere iniziative intese a rafforzare lo sviluppo della democrazia e della stabilità nelle regioni mediorientali, in primo luogo e in particolare contribuire alla definizione di nuove proposte per fare uscire dallo stallo il negoziato di pace e dare una soluzione giusta e definitiva al conflitto israelopalestinese, fondata sulla costituzione di uno Stato palestinese indipendente e su confini sicuri e riconosciuti per lo Stato d'Israele promuovere, in sede ONU, iniziative volte a favorire il superamento dell'embargo verso l'Iraq, nonché ad alleviare la critica situazione alimentare e sanitaria di cui soffre la popolazione civile irachena sostenere i rinnovati sforzi da parte di tutti i Paesi nell'assicurare con maggiore rigidità il controllo del traffico di armi e riprendere l'impegno per lo smantellamento degli arsenali di armi chimiche e batteriologiche impegnarsi, anche in vista del Summit mondiale FAO di Rimini del prossimo novembre, a promuovere politiche internazionali per lo sviluppo, la qualità della vita, il lavoro, la salute, i diritti umani, che riducano quel disagio sociale che può essere strumentalizzato dal terrorismo operare per azioni volte a mutare la qualità dei processi di globalizzazione, attraverso l'impegno a destinare almeno lo 0,7% del PIL agli aiuti alla cooperazione internazionale assicurando alla stessa cooperazione italiana l'approvazione di quella riforma generale che si attende da tempo; assicurare una politica dell'immigrazione equa ed intelligente; rendere effettiva la legge sulla cancellazione del debito sostenere politiche commerciali promotrici di sviluppo e rispettose dei diritti delle popolazioni; insistere per l'applicazione del protocollo di Kyoto e degli accordi internazionali per la salvaguardia e la tutela dell'ambiente riferire costantemente al Parlamento sull'evoluzione della crisi, nonch presentarsi in Parlamento qualora al nostro Paese venisse richiesto dalla NATO o da altre istituzioni internazionali di adottare ulteriori misure o di assumere più dirette responsabilità di impegno finanziario o militare".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale mozione.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 367, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che i sanguinosi e devastanti atti di terrorismo dell'11 settembre 2001 costituiscono attacchi armati nei confronti degli Stati Uniti, e si risolvono in una minaccia alla pace, alla stabilità ed alla sicurezza internazionali; tale minaccia deve essere contrastata con fermezza da tutti i Paesi, in conformità ai principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, e senza differenziazioni, allo scopo di liberare la comunità internazionale dalla cultura del terrorismo e riaffermare i principi di solidarietà alla base della stessa Carta tale impegno è stato condiviso da un numero elevato di Paesi in ogni area geografica, che hanno dimostrato di contrastare le giustificazioni del terrorismo confermandone altresì l'estraneità a tutte le culture e a tutte le religioni, come dimostrato dall'inequivocabile presa di posizione di alcuni Paesi arabi considerato che esiste l'assoluta necessità di individuare e neutralizzare i responsabili e gli organizzatori delle barbare atrocità dell'11 settembre 2001, nonché i relativi sostenitori e fiancheggiatori, al fine di prevenire ulteriori attentati e debellare le reti del terrorismo internazionale la cooperazione tra gli Stati per la lotta al terrorismo internazionale deve costituire una priorità fondamentale per tutti i Paesi che, in conformità con i principi della Carta delle Nazioni Unite, credono nei valori universali della democrazia e della libertà e perseguono l'obiettivo della pace e della sicurezza di tutti i popoli gli elementi probatori evidenziati nel corso del Consiglio atlantico del 2 ottobre 2001 consentono l'individuazione dei responsabili degli attacchi armati dell'11 settembre 2001 insieme ai relativi fiancheggiatori responsabilità poi confermata da dichiarazioni di rivendicazione del terrorista Osama Bin Laden rese il 7 ottobre 2001, al quale fa capo l'organizzazione 'Al Quaida' si sono quindi dissipati i dubbi della comunità internazionale, ed in particolare degli Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, circa l'imputazione della responsabilità degli attentati dell'11 settembre le iniziative militari, assunte dagli Stati Uniti a partire dal 7 ottobre 2001 costituiscono quindi esercizio legittimo del diritto di autodifesa ai sensi dell'art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, come riconosciuto dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU con le risoluzioni 1368 del 12 settembre 2001 e n. 1373 del 28 settembre 2001 gli Stati Uniti, in applicazione del trattato istitutivo della NATO, hanno richiesto ai Paesi membri dell'Alleanza specifiche misure individuali e collettive di solidarietà ed assistenza logistica evidenziate nell'ambito del Consiglio atlantico del 3 ottobre 2001, poi accolte dagli Stati membri dell'Alleanza gli Stati Uniti hanno intrapreso specifiche iniziative militari contro obiettivi ben delimitati, al fine di assicurare la preservazione dell'incolumità della popolazione afgana le iniziative militari intraprese sono affiancate da iniziative di assistenza umanitaria, consistenti nella fornitura di generi alimentari e medicinali a favore della popolazione afgana e di quella dei paesi della regione che possono subire le conseguenze delle azioni intraprese rilevata l'opportunità che la prosecuzione delle iniziative militari sia accompagnata dall'intensificazione delle iniziative della comunità internazionale per la definizione di soluzioni politiche durevoli per le principali crisi regionali in corso, prima fra tutte quella araboisraeliana ascoltate le comunicazioni del Governo in merito agli sviluppi della situazione impegna il Presidente della Giunta regionale a rappresentare al Governo nazionale che il Consiglio regionale del Piemonte ritiene auspicabile che esso Governo nazionale tenga conto: delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1368 del 12 settembre 2001 e n. 1373 del 28 settembre 2001 delle dichiarazioni del Consiglio Atlantico del 12 settembre 2001 e del 4 ottobre 2001, che hanno reso operativo l'art. 5 del Trattato di Washington delle conclusioni del Consiglio europeo straordinario dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea del 21 settembre 2001 confermi, in questa fase cruciale di lotta al terrorismo internazionale, la piena solidarietà dell'Italia al popolo ed al Governo degli Stati Uniti d'America, nonché alle istituzioni dell'Alleanza Atlantica, assicurando il sostegno alle azioni anche militari, che si renderanno a tal fine necessarie, tenendo costantemente e tempestivamente informato il Parlamento assuma in particolare le responsabilità dovute per dare pronta esecuzione agli impegni derivanti dall'applicazione dell'art. 5 del Trattato istitutivo della NATO rafforzi tutte le misure necessarie per combattere la povertà, le malattie endemiche e per ridare una speranza di sviluppo, in particolare alle popolazioni del sud del mondo".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 368, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale del Piemonte ricordando l'ordine del giorno n. 345 (Solidarietà agli Stati Uniti d'America per l'attacco terroristico), approvato in data 18 settembre 2001 dal Consiglio regionale del Piemonte impegna i Presidenti del Consiglio e della Giunta a promuovere una manifestazione pubblica a sostegno dell'intervento militare in Afghanistan, condotto al fine di reprimere l'attività delle organizzazioni terroristiche responsabili degli attentati dello scorso 11 settembre negli Stati Uniti d'America ad appoggiare in ogni modo gli interventi umanitari a favore della popolazione afgana che, fin dall'inizio, hanno accompagnato l'azione militare".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dei due documenti relativi alla situazione in Afghanistan.



PRESIDENTE

Il primo è l'ordine del giorno n. 312, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che il Comitato di sostegno, difesa e promozione dei diritti delle donne afgane, presso la Casa delle Donne di Torino, promuove importanti attività a sostegno dei progetti, proposti dalla Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (RAWA), una nota associazione indipendente afgana attiva nella difesa dei diritti umani e della giustizia sociale fin dal 1977, al fine di garantire l'alfabetizzazione e le cure sanitarie alle donne afgane in Afghanistan e a quelle rifugiate presso i campi profughi in territorio pakistano questa iniziativa, oltre a sostenere le attività della RAWA, ha lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica italiana e le istituzioni relativamente alla tragedia che incombe sul popolo afgano e in particolare sulle donne e conseguentemente, di raccogliere fondi da destinare alla realizzazione dei progetti di cui in premessa ricordato che da oltre vent'anni si sta svolgendo in Afghanistan una sanguinosa guerra civile, che ha visto dapprima l'invasione sovietica, dal 1979 al 1989, poi l'insorgenza di lotte tra diverse fazioni fondamentaliste tra il 1989 e il 1994 e in seguito la conquista di oltre il 90% del territorio da parte dei Talebani considerato che il perdurare di questa situazione ha condotto alla devastazione la società afgana, causando oltre un milione di morti sradicando dal territorio pressoché ogni forma di istituzione culturale economica e sanitaria considerato che tra la popolazione civile sono soprattutto le donne a subire ogni forma di discriminazione, violenza ed abuso, in piena ed aperta violazione dei diritti umani e civili appreso che alle donne afgane non è consentito svolgere alcuna attività lavorativa al di fuori delle mura domestiche, le donne afgane non hanno accesso ad alcuna forma di istruzione o alfabetizzazione le donne afgane sono obbligate ad osservare un rigidissimo codice di comportamento che prevede la pressoché totale copertura del corpo, il divieto di parlare ad alta voce e di ridere in pubblico, l'obbligo di farsi scortare da parenti di sesso maschile in occasione di ogni uscita, pena la pubblica fustigazione in assenza di ogni certezza del diritto, è sufficiente il sospetto che sia stata commessa una mancanza, anche minima, perché la donna accusata, anche in mancanza di prove e nell'impossibilità di difendersi, sia condannata a morte tramite pubblica lapidazione o fucilazione per le donne afgane l'accesso alle cure sanitarie è reso pressoch impossibile dal fatto che, congiuntamente al divieto di essere sottoposte a cure mediche da parte di operatori sanitari di sesso maschile, sono ormai pochissime ed esposte a costanti pericoli le donne medico professionalizzatesi prima dell'avvento del regime fondamentalista risulta assai difficile portare aiuto alle donne in Afghanistan, dal momento che anche le organizzazioni umanitarie presenti sul territorio afgano sono diffidate dall'agire in contrasto con le disposizioni imposte dai Talebani e quindi non possono avere operatrici attive sul territorio se non a prezzo di gravissimi rischi impegna il Presidente e la Giunta regionale a sostenere, anche attraverso la predisposizione di adeguati strumenti finanziari, le attività in premessa a mettere in atto tutti gli strumenti di cui dispone al fine di sensibilizzare la cittadinanza su questo grave attentato alla dignità umana di un intero popolo e in particolare delle donne ad intraprendere azioni presso il Governo della Repubblica Italiana l'Unione Europea e gli organi internazionali a sostegno, difesa e promozione dei diritti delle donne afgane".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

L'ultimo documento è l'ordine del giorno n. 287 presentato dai Consiglieri Caracciolo, Tapparo, Suino, Giordano, Chiezzi e Moriconi.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Caracciolo)



PRESIDENTE

Avevamo convenuto di discuterli tutti; siamo già in fase di votazione abbia pazienza, Consigliere Caracciolo...



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Siamo alla votazione dell'ultimo documento. Il Consigliere Caracciolo mi chiede semplicemente di intervenire perché... Consigliere Contu, cosa sta facendo, si sieda al suo posto! Abbia pazienza! Il Consigliere Caracciolo brevemente mi chiede... Consigliere Caracciolo, la prego, visto che ho censurato altri interventi. Votazione aperta.
Il Consigliere Caracciolo ha presentato il documento in data 6 giugno 2001 quindi è stato il primo documento presentato su questo argomento. Gliene do atto, oltre a ringraziarla per non essere intervenuto; lei, non crea mai problemi nello svolgimento dei lavori di questo Consiglio regionale. La ringrazio ancora una volta.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 287, il cui testo recita: "Considerato che da molti mesi la stampa internazionale, e più recentemente anche quella nazionale, affrontano la tragica situazione dell'Afghanistan. Un Paese che vive in un continuo stato di conflitto, dilaniato da vent'anni di feroce guerra civile ed oppresso dal forsennato integralismo teocratico dei cosiddetti talebani. Un regime che si è distinto per la barbarie delle misure prese contro i più elementari diritti umani e civili, dalla recente distruzione dei Buddha di Bamiyan, un patrimonio artistico dell'intera umanità, alle recentissime imposizioni di un segno distintivo alle minoranze etniche e religiose l'accanimento maggiore si è manifestato nei confronti delle donne cui è impedito di vivere al di là del recinto di un oscurantismo medioevale private di ogni diritto, obbligate ad indossare il pesante 'burqa', escluse dall'istruzione e dall'assistenza sanitaria, pubblicamente fustigate o lapidate per qualsiasi violazione dei precetti morali fissati dal 'ministero per la lotta al vizio e la difesa delle virtù', impossibilitate a trovare un qualsiasi lavoro che le esponga in pubblico sospinte verso la mendicità, peraltro loro proibita. Paese, l'Afghanistan dei talebani, dove tutto è vietato: il cinema, la televisione, le fotografie, i giocattoli, le scarpe con il tacco, la musica, la radio e così via per un lunghissimo elenco che le autorità hanno accuratamente stilato.
Preso atto che la gravità di questi veri e propri crimini contro l'umanità, la dimensione di questa guerra che non si ferma, gli stenti che forse mietono più vittime dei combattimenti, interpella la coscienza civile di tutto il mondo e reclama iniziative concrete di solidarietà per alleviare le conseguenze di tali misfatti ed aiutare tutti coloro, in particolare le coraggiose organizzazioni di resistenza delle donne afgane, che in patria e in esilio cercano di opporsi ai talebani.
Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte impegna il Presidente della Giunta ad avviare con le altre Regioni ogni iniziativa utile a fermare la cieca furia fondamentalista che ha fatto dell'Afghanistan il Paese più devastato della storia recente dell'umanità facendosi portavoce nei confronti del Governo nazionale attraverso la Conferenza Stato-Regioni il Governo nazionale ad intervenire presso il Parlamento europeo, la Commissione europea per richiedere un ruolo più incisivo ed azioni efficaci per accentuare l'isolamento morale e diplomatico del regime afgano e per privarlo di quegli aiuti militari ed economici che tuttora gli permettono di sopravvivere invita il Presidente del Consiglio a promuovere iniziative, attraverso il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, di divulgazione nelle scuole, di informazione e sensibilizzazione a convocare in tempi brevi il Comitato di Solidarietà per valutare la possibilità di stanziare dei fondi da destinare alle orga nizzazioni umanitarie non governative internazionali, ONG, Amnesty International e quante altre provvedono alla distribuzione di prodotti di prima necessità garantendo solo la minimale sopravvivenza di un popolo che vive in uno stato di abbandono e di povertà in lande desolate".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale ordine del giorno.
Il Consiglio non approva.
Ci vediamo domani mattina alle ore 10.00 per la prosecuzione dei lavori del Consiglio regionale. Il Consiglio inizierà con il punto relativo alle interrogazioni ed interpellanze.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.55)



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