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Dettaglio seduta n.133 del 09/10/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Informo i Consiglieri che dichiaro chiusa la presentazione degli emendamenti o quant'altro rispetto alle questioni pregiudiziali, perch siamo negli Uffici che stiamo riordinando quelli pervenuti.
Quindi chi ha ancora fogli da consegnare alla Presidenza lo può fare, io rimango in aula ancora cinque minuti, dopodiché li consegnerò agli Uffici.
CONTU Mario (fuori microfono) Ha parlato di emendamenti ...



PRESIDENTE

Mi riferivo alle questioni pregiudiziali e ai fogli che sono pervenuti rispetto a questo noi stiamo riordinandoli per comprendere come affrontare la questione in Consiglio.
Quindi, dichiaro chiusa la presentazione di questioni pregiudiziali sospensive e altro.
La seduta è riaggiornata alle ore 15.15



(La seduta, sospesa alle ore 14.47 riprende alle ore 15.20)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Ferrero, Pichetto e Tomatis.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

b) Precisazioni sull'iter di esame delle questioni incidentali presentate in merito all'esame del disegno di legge n. 252


PRESIDENTE

Abbiamo svolto un lavoro di valutazione di tutte le questioni pregiudiziali, sospensive e preliminari che sono pervenute alla Presidenza.
Abbiamo convenuto, come Ufficio di Presidenza, nel senso di Presidente e Vicepresidenti, di iniziare con la discussione sulle questioni pregiudiziali, per poi proseguire con le questioni sospensive e successivamente, con le questioni preliminari.
Con riferimento alle questioni pregiudiziali, ai sensi dell'art. 63, ci sarà un'unica discussione e un'unica votazione con riferimento alle questioni prima di legittimità, che verranno trattate per prime, e successivamente, con riferimento alle questioni pregiudiziali di merito che verranno trattate per seconde.
Ricordo che, con riferimento alle questioni pregiudiziali, il nostro Regolamento ammette soltanto le questioni pregiudiziali di legittimità costituzionale e le questioni pregiudiziali di legittimità statutaria.
Quindi le questioni pregiudiziali di legittimità, relative a leggi dello Stato, sono state valutate come questioni pregiudiziali di merito e quindi verranno trattate nella seconda parte con riferimento alle questioni pregiudiziali di merito.
Invece, le questioni pregiudiziali attinenti al contrasto con la normativa regionale verranno dichiarate inammissibili dalla Presidenza, perché una legge regionale può essere sempre modificata con un'altra legge regionale.
Quindi non esiste la questione pregiudiziale, così come è stata formulata.
Questo è l'ordine della discussione con riferimento alle questioni di cui all'art. 63. Verranno, pertanto, fotocopiate prima le questioni pregiudiziali, cioè di legittimità, poi di merito e successivamente le questione sospensive e le questioni preliminari, perché sono oltre quattrocento.


Argomento: Questioni internazionali

c) Precisazioni sulle richieste di dibattito sulla guerra in Afghanistan


PRESIDENTE

Sono giunte tre richieste di inserimento di punti all'o.d.g. tre. La prima è una richiesta di comunicazione del Presidente Ghigo in ordine alla guerra in Afghanistan; la seconda è una richiesta di discussioni in ordine alle operazioni di guerra in Afghanistan.
Ovviamente non sfuggirà ai colleghi come la guerra in Afghanistan abbia una portata del tutto diversa rispetto alle nostre questioni, alle nostre pregiudiziali e alle nostre sospensive.
Chiedo che su questo, anche per concordarne le modalità, se ne discuta in sede di conferenza dei Capigruppo che ho deciso di convocare per domani alle ore 13.00. Chiedo ai Consiglieri Chiezzi, Manica e Contu, se acconsentono ad avanzare questa richiesta domani nella seduta dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Siamo tutti presi da questa grave situazione internazionale che coinvolge almeno a livello politico, se non ancora militare, l'Italia. Il mondo è in guerra, siamo inondati da notizie, da servizi televisivi e trasmissioni che hanno cambiato la vita di tutti gli italiani, di tutti noi.
Penso sia doveroso che il primo Consiglio regionale che si svolge dopo l'attacco di guerra all'intero territorio dell'Afghanistan veda nell'agenda delle nostre priorità oggi, non di un singolo collega, una discussione su quanto sta accadendo, così come il Parlamento sta facendo.
Quindi, secondo me, oggi la guerra è al centro delle preoccupazioni di tutti gli italiani. Sarebbe sbagliato fare finta che questo non sia il problema di cui dibattere subito e cominciare con un altro argomento qualunque esso sia. Penso sia nostro dovere, per far fronte al nostro incarico, dedicare la seduta di oggi pomeriggio ad un confronto per vedere se si riesce a concordare posizioni comuni. La riterrei una grande disattenzione non svolgere un dibattito sull'argomento. Quindi insisto chiedendo al Presidente Ghigo di fare una comunicazione sull'argomento.
Insisto anche per l'inserimento del secondo punto.



PRESIDENTE

La sua, Consigliere, è una richiesta di inserimento di punti all'o.d.g.? Quindi non acconsente a questa modalità operativa.



CHIEZZI Giuseppe

La prima richiesta è che il Presidente Ghigo faccia la comunicazione.



PRESIDENTE

E' una richiesta, ma il Presidente Ghigo può programmare la comunicazione in sede di Conferenza dei Capigruppo.
La parola al Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Credo, anche in funzione di un importante dibattito parlamentare che si svolgerà oggi pomeriggio, se ho letto bene alle ore 17.00 al Senato e alle 19.00 alla Camera, e per non rendere diciamo incompleto il dibattito in quest'aula, che sia opportuno calendarizzare il dibattito domani nella conferenza dei Capigruppo onde avere, a sostegno delle argomentazioni che ogni Consigliere vorrà legittimamente rappresentare in quest'aula, anche la visione del dibattito di carattere nazionale politico e la posizione del governo e le conseguenti iniziative che i Gruppi parlamentari assumeranno in modo che il Consiglio ne possa in modo più ampio, dal punto di vista politico, discutere.
Sono dell'idea che, nella Riunione dei Capigruppo di domani, si deciderà quando calendarizzare il dibattito.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

La ringrazio, Presidente Ghigo.
Passiamo ora alla richiesta formale di inserimento del punto all'od.g. così come è stato illustrato. C'è qualcuno che vuole parlare a favore?.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Questa breve discussione non avrebbe avuto ragione d'essere se il Presidente Cota, assumendosi pienamente le sue responsabilità, avesse detto che il tema era importante, che solo il rinvio alla Conferenza dei Capigruppo era una questione formale e tecnica per verificare come posizionare il dibattito e che affrontare questo tema è importante e necessario, ragion per cui non lo si può rinviare in una data indeterminata.
Volevo sostenere brevemente la tesi del Consigliere Chiezzi. Ci troviamo di fronte ad un evento che va dal grave attentato alle Torri Gemelle di New York ai fatti che, di seguito, si stanno dipanando e che avranno connessioni e rapporti con la nostra vita, con riflessi sulla sicurezza sulla politica, sull'economia e sul sociale. Ci sono dei riflessi profondissimi con i quali dovremo fare i conti come legislatori soprattutto il Presidente Ghigo e la sua Giunta dovranno farvi certamente i conti nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Anche la legge finanziaria sarà influenzata da questi eventi.
Credo che questo evento, di portata enormemente più alta di quella di strappare la conquista dei buoni scuola, avrebbe dovuto avere da parte della maggioranza e del Presidente la sensibilità di considerarlo un fatto prioritario e non da delegare soltanto ad un momento di confronto nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo.
Tuttavia, riconosco che il Presidente Ghigo ha considerato questo come un passaggio importante, riferendo anche del dibattito che si svolgerà oggi pomeriggio alla Camera e al Senato, tra l'altro con un tempo ragionevole.
Camera e Senato affronteranno il tema in circa cinque ore di dibattito e lo affronteranno all'apertura dei lavori, dopo la sospensione della pausa connessa all'appuntamento elettorale del referendum. Anche noi dovremmo cercare di farlo. Non è un'opera per guadagnare tempo; un evento di questa portata deve essere trattato da noi, non come fatto di politica estera, ma per le connessioni che ha con il nostro modo di operare e il nostro modo di essere amministratori pubblici.



PRESIDENTE

Consigliere Tapparo, la ringrazio e volevo assicurarle che questo era il mio pensiero e il senso del mio intervento, laddove ho detto che la questione non andava minimamente mescolata agli aspetti di ordinaria amministrazione che noi stiamo trattando in queste questioni preliminari e pregiudiziali.
Ha chiesto di intervenire contro il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

A nome della maggioranza, dichiaro la nostra contrarietà alla richiesta di inserimento di un dibattito sulle questioni internazionali all'o.d.g. di oggi. Non farò delle valutazioni di merito, così come ha fatto il Consigliere Chiezzi, ma ne farò una sola che vale per tutti. Questo intervento militare sta cambiando l'ordine del mondo, ma credo che l'ordine del mondo sia stato cambiato forse più dall'attentato avvenuto l'11 settembre che, a nostro giudizio, rimane ed è il punto di partenza, il fatto più grave di questa situazione internazionale verificatasi in queste settimane.
Certamente abbiamo la sensibilità, ci mancherebbe, anche un'assemblea legislativa, come il Consiglio Regionale del Piemonte, deve e pu affrontare questo tema nei tempi e nei modi che vorranno essere individuati collegialmente nella Conferenza dei Capigruppo.
Concordiamo - ne abbiamo già parlato questa mattina - sull'ipotesi di concordare una Conferenza dei Capigruppo domani, lì certamente non faremo proposte. Voglio dare assicurazione ai Consiglieri che hanno invece richiesto l'inserimento del punto all'o.d.g. di oggi: lo affronteremo dopo la legge sui buoni scuola.
Nella Conferenza dei Capigruppo di domani troveremo un accordo. Così come abbiamo trovato un accordo nella Conferenza dei Capigruppo precocemente alla pausa del referendum, dove si era detto di continuare con la legge sui buoni scuola, conoscendo le difficoltà che avremmo trovato in aula ma mantenendo una prerogativa del Consiglio Regionale, cioè quella dell'ora del sindacato ispettivo. Questa mattina, poi, siamo andati oltre l'ora, ma nessuno ha contestato. Con il buon senso dovuto, c'è stata un'attenzione doverosa.
Domani, in Conferenza dei Capigruppo che, per quanto ci riguarda, potrà durare anche solo cinque minuti, troveremo senz'altro un accordo per trovare l'inserimento di due o tre ore da dedicare alla discussione di questo punto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, su tale richiesta di iscrizione all'o.d.g.
Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

In questo istante abbiamo raccolto un po' le idee sulla disponibilità del Presidente Ghigo il quale sarebbe disposto domani mattina (domani pomeriggio deve essere a Roma alla Conferenze dei Presidenti) a relazionare all'aula relativamente agli avvenimenti di domenica.
Se c'è un accordo generalizzato, al di là dell'inserimento del punto all'o.d.g. oggi, potremmo convenire di fare domani mattina il dibattito sulla guerra con inizio alle ore 10,30 (ricordo che dalle 10,00 alle 10,30 c'è la mezz'ora di sindacato ispettivo, posto che oggi abbiamo dedicato un'ora e trenta minuti).
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, mi stupisce che, appena respinta la richiesta di inserimento di un punto all'o.d.g., lei senta il bisogno di fissare per domani mattina la comunicazione del Presidente della Giunta, Ghigo. O il Presidente non ha le idee chiare su cosa dire...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, abbiamo già spiegato il motivo di questa decisione.
Cerchiamo di non polemizzare su questi aspetti! Abbiamo già chiarito l'importanza di trovare questo momento...



CONTU Mario

Presidente, la richiamo ad un senso di coerenza! Abbiamo programmato per domani, alle 14,00, la Conferenza dei Capigruppo per discutere il problema.
Dopodiché, oggi abbiamo l'opportunità della presenza del Presidente Ghigo e credo sia un'opportunità da non lasciarci sfuggire.



PRESIDENTE

Va bene, comunque la comunicazione è concordata per domani.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente posso solo capire cosa abbiamo deciso?



PRESIDENTE

Abbiamo deciso di respingere la sua richiesta di inserimento all'o.d.g. del dibattito...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Sto chiedendo all'aula se c'è la volontà di discuterne domani mattina alle 10,30, perché domani mattina potremo realizzare un dibattito su un punto così importante, con il dovuto preavviso, anche tenendo conto del fatto che oggi ci sarà la relazione del Presidente del Consiglio, alla Camera.
Ritengo che quella discussione sarà utile anche a noi, per poter fare la nostra discussione in sede di assemblea regionale.
Penso, colleghi, che su questo punto non sia il caso di polemizzare ulteriormente. Grazie.



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, Presidente, senza polemica, solo per capire.



PRESIDENTE

Se non sono stato chiaro, me ne dispiaccio. Rilegga i verbali, Consigliere Chiezzi!



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, chiedo la parola! Non esageriamo!



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, non esageri lei!



CHIEZZI Giuseppe

Come al solito, lei fa il Presidente di qualcun altro! E' stato respingo l'inserimento del punto all'o.d.g. oggi, ma domani, per parlarne, abbiamo due strade: se inseriamo il punto all'o.d.g., ci vorranno 41 voti e, con l'andazzo che ha la maggioranza in quest'aula, non è detto che ci siano. Se è così, chiedo che domani, per assicurare il dibattito, ci siano i 41 voti e quindi si inserisca il provvedimento, oppure che il Presidente Ghigo si impegni a fare la propria comunicazione. Chiedo di avere, cioè, la sicurezza di una delle due alternative.



PRESIDENTE

La ringrazio dei suoi preziosi suggerimenti.
La parola al Consigliere Marcenaro, sull'ordine dei lavori.



MARCENARO Pietro

Considerando superato questo argomento, avevo già chiesto la parola prima poi naturalmente lei deciderà.
Volevo solo fare presente, nella decisione che forse avete preso come Ufficio di Presidenza, di disporre al dibattito prima le questioni pregiudiziali, poi le questioni sospensive, infine le questioni preliminari.
Siccome le questioni preliminari, alcune delle quali da me sottoscritte non sono richieste di sospensione, ma richieste al Presidente del Consiglio di approntare certi atti che si dimostrino utili nel corso della discussione, le chiedo semplicemente di valutare se non sia meglio che almeno alcune questioni preliminari, vengano affrontate precedentemente alla discussione sulle questioni pregiudiziali e sospensive. Questo rientra nell'organizzazione dei lavori e della discussione su questo punto, senza come avrà notato dalla lettura, avere un carattere sospensivo.
Chiedo, pertanto, Presidente, se può fare una valutazione su questo punto e dare una risposta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Richiesta di iscrizione al primo punto dell'o.d.g. la problematica relativa al costo dei libri di testo (Questione procedurale ex art. 62 del Regolamento Interno del Consiglio regionale)


PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Marcenaro, e le spiego il criterio che ha mosso la decisione del Presidente e del Vicepresidente.
Ovviamente, la questione preliminare presuppone che un argomento si discuta, pertanto è preliminare, ma presuppone la volontà di trattare un argomento. E' un po' quello che succede nei processi: prima ci sono le questioni sulla competenza e poi, solo successivamente, si possono radicare le questioni preliminari. La logica, dunque, è: pregiudiziale, sospensiva e infine preliminare.
Prima di passare alle questioni pregiudiziali di legittimità, c'è una richiesta del Consigliere Contu, che non so come classificare se non come richiesta di inserimento di nuovo punto all'o.d.g. E' la richiesta di inserire al primo punto dell'o.d.g. la problematica relativa al costo dei libri di testo. Lei, Consigliere, l'ha formulata come questione pregiudiziale, ma, in realtà, è una richiesta di inserimento di punto all'o.d.g. Pertanto, se vuole illustrarla, parlando a favore, ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, insieme a quella richiesta ne ho formulata credo un'altra ventina, riguardante la necessità di far precedere la discussione del punto all'o.d.g., con gli argomenti che l'Assessore Leo, nel presentare sotto forma di emendamenti, ha sostituito al testo di legge.
Mi spiego meglio...
Presidente, mi faccia illustrare, così capiamo meglio...



PRESIDENTE

Non è una questione che deve illustrare adesso. Le ho già classificate come questioni preliminari, quindi prima facciamo le questioni pregiudiziali poi le sospensive ed infine le preliminari.



CONTU Mario

Presidente, chiedo scusa, ma lei si è assunto un arbitrio...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, per capirci: lei ha presentato una questione pregiudiziale, che non ho dichiarato inammissibile - è sul filo - con la quale chiede di inserire al primo punto all'o.d.g. la problematica relativa al costo dei libri di testo.
Questa non è una questione pregiudiziale, ma è una richiesta di inserimento di un punto all'o.d.g. Pertanto, le chiedo di parlare di questo e non di altro.



CONTU Mario

Chiedo, allora, di intervenire sull'ordine dei lavori perché lei, nelle sue comunicazioni, ha omesso un'altra comunicazione, che è la seguente - e le suggerisco di esaminarla con attenzione: io ho presentato, ai sensi dell'art. 62, quindi sull'ordine dei lavori, una ventina di proposte di inserimenti di punti all'o.d.g., che lei ha rubricato come ordini del giorno di accompagnamento. Allora, non si possono mischiare le pere con le mele!



PRESIDENTE

Non sono mischiate le pere con le mele! Consigliere Contu...



CONTU Mario

Lei non l'ha fatta questa comunicazione, quindi attendo la sua comunicazione e poi mi riservo di intervenire sulla stessa.



PRESIDENTE

Va bene. Il plico di richieste che lei ha presentato - e devo dire che 400 documenti richiedono un certo tempo per la lettura e la classificazione - è stato classificato come "ordini del giorno di accompagnamento", quindi non rientra tra le questioni pregiudiziali né tra le questioni sospensive n tra le questioni preliminari. Sono stati considerati ordini del giorno di accompagnamento. Quindi le rispondo in questo senso e le dico che questa valutazione è stata presa da tutti e tre i Presidenti che presiederanno la seduta secondo il turno di programmazione.
Ritorno a precisarle, Consigliere Contu, che lei deve intervenire sulla richiesta di inserimento di questo punto all'o.d.g., pertanto ne ha facoltà. Concluda e passeremo alla votazione.



CONTU Mario

Chiedo di intervenire sulle sue comunicazioni.



PRESIDENTE

Le ho già spiegato e le chiedo gentilmente di intervenire sulla richiesta di inserimento all'o.d.g. del punto inerente la problematica relativa al costo dei libri di testo. Ne ha facoltà, e la prego di attenersi a questo primo documento presentato.



CONTU Mario

Presidente, più volte le ho dato attestati di stima per la sua conduzione dei lavori d'aula. Non vorrei essere costretto a ritirarli.
Lei ha appena ammesso che nel merito delle comunicazioni, nelle quali ha precisato come ha lavorato l'Ufficio di Presidenza, lei si è dimenticato di dire che una questione posta rispetto all'art. 62. lei l'ha rubricata, di sua iniziativa, come ordine del giorno di accompagnamento. Mi permetta di intervenire su tale questione.



PRESIDENTE

Non insista. Le ho già spiegato, Consigliere Contu, che è stata fatta una valutazione. Come è stata fatta la valutazione, su 400 documenti, sono nell'impossibilità di riassumerli tutti, uno per uno. Quindi, la prego di procedere se vuole illustrare, altrimenti interviene un altro Consigliere contro e procediamo alla votazione.



CONTU Mario

Ribadisco, Presidente... lei non mi costringa a dover intervenire ogni due minuti sull'ordine dei lavori.
Presidente, le chiedo sostanzialmente di poter interloquire rispetto alle sue comunicazioni e sollevo una questione procedurale rispetto al Regolamento. Quindi, chiedo di intervenire sulla questione procedurale rispetto al Regolamento.



PRESIDENTE

E' già intervenuto. Pongo in votazione...



CONTU Mario

No!



PRESIDENTE

O la illustra o la pongo in votazione! Le ho già spiegato.



CONTU Mario

Lei sta facendo una forzatura.



PRESIDENTE

Io ho chiamato questa richiesta di inserimento di punti all'o.d.g..
Guardi, è difficile farmi perdere la calma, Consigliere Contu, glielo dico perché...



CONTU Mario

Presidente, gliene do atto, lei non perde la calma.



PRESIDENTE

Io la ringrazio e non la voglio perdere.



CONTU Mario

Le chiedo di comportarsi come il Presidente dell'aula.



PRESIDENTE

Le ho spiegato tutto l'iter procedurale e le ho ribadito di aver chiamato la richiesta di inserimento di un punto all'o.d.g.
Le chiedo se ha la cortesia di illustrarlo, altrimenti, anche senza illustrazione, procediamo alla votazione. Le chiedo, cortesemente, se vuole intervenire ad illustrarlo, altrimenti lo chiederò a qualcun altro, oppure darò la parola a qualcuno contro. Grazie.



CONTU Mario

Mi prenoto per un intervento sull'ordine dei lavori.
Intanto espongo il punto all'ordine del giorno e quindi pongo delle questioni. Perché ho chiesto di discutere dei libri di testo? Perché con un colpo di mano l'Assessore Leo, presentandolo in Commissione e oggi presentandolo in aula (ne abbiamo copia tutti), elimina totalmente dalla voce delle spese sostenute dalle famiglie la questione dei libri di testo e fa una colpo di mano rispetto alla questione del diritto di studio, in nome della libera scelta educativa, che non sposta il problema.
Allora, preliminarmente a questo, vorrei discutere con l'aula, se ha priorità e se ha ragione di essere che qui dentro oggi si ponga all'o.d.g.
la questione delle rette che sostengono le famiglie per frequentare le scuole private, o se, invece, dobbiamo discutere dei costi che le famiglie tutte - sostengono per il diritto allo studio. Questo è il motivo del contendere.
Lei, Assessore, ha fatto un colpo di mano. Ha eliminato dalla discussione dell'aula una questione sulla quale tutti i Gruppi consiliari hanno prodotto delle proprie proposte di legge. Oggi noi siamo in presenza di questo fatto. E' un fatto assolutamente nuovo, ce l'ha annunciato in Commissione e oggi lo conferma in aula: lei dice, in modo palese e chiaro che deve rispondere in questo modo ad un impegno assunto in campagna elettorale. Si pone, quindi, il problema delle priorità. Siccome le famiglie sostengono dei costi ingenti per l'acquisto dei libri di testo lei mi spieghi cosa c'entra la retta delle scuole private con la volontà da lei affermata di sostenere le famiglie meno abbienti.
Le posso garantire, Assessore, che le famiglie meno abbienti che frequentano le scuole medie superiori, il primo costo che sostengono è quello dei libri di testo. Io chiedo preventivamente di discutere in merito all'utilizzo di queste risorse che sono necessarie a dare un aiuto ed un sostegno per quanto riguarda i costi dei libri di testo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì, che interviene contro.



BRIGANDI' Matteo

A nome della maggioranza, dichiaro di votare contro.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di inserimento all'o.d.g. della problematica relativa al costo dei libri di testo.
Il Consiglio non approva.
CONTU Mario (fuori microfono) Presidente, chiedo la parola sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Guardi, Consigliere Contu, che l'intervento sull'ordine dei lavori non pu essere lo strumento per poter parlare..., lei lo sa.
CONTU Mario (fuori microfono) Io pongo una questione sull'ordine dei lavori.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, se lei interpreta il Regolamento, lo interpreti sino in fondo.
Credo che ad ogni Consigliere sia data la possibilità di intervenire sull'ordine dei lavori in qualsiasi momento della discussione in aula, a meno che lei non abbia già cambiato il Regolamento.
Io chiedo, Presidente, che lei sottoponga al voto dell'aula l'opportunità di far precedere la discussione nel merito della proposta di legge per la quale la Giunta ha presentato un testo sostitutivo, su una questione che riguarda i costi sostenuti dalle famiglie per garantire la mobilità dei propri figli, ma soprattutto in relazione al diritto-dovere di garantire l'istruzione ai propri figli.
Allora mi rivolgo all'Assessore: lei sa benissimo che ogni studente che abita fuori dai confini di un determinato comune...



PRESIDENTE

E' una sospensiva la sua. Consigliere Contu, le ho già spiegato che prima di trattare le sospensive, dobbiamo trattare le pregiudiziali.



CONTU Mario

Non chiedo di spendere.



PRESIDENTE

Di fare precedere, e quindi lei chiede di sospendere per far precedere.
Abbia pazienza, Consigliere Contu...



CONTU Mario

Presidente, io le chiedo di guardare con attenzione l'aspetto relativo alla conduzione dei lavori. Lei da una parte dice che tutte le questioni...
quindi intervengo sul Regolamento.



PRESIDENTE

Vada avanti, concluda nei due minuti, poi passiamo finalmente ad esaminare le questioni pregiudiziali.



CONTU Mario

Io richiamo la sua attenzione, Presidente, su due articoli. L'art. 62 recita: "I richiami riguardanti il Regolamento, l'ordine del giorno, le modalità e le priorità delle votazioni, hanno la precedenza sulla questione principale e ne sospendono la trattazione. Il Consiglio è chiamato dal Presidente a decidere su questi richiami e la votazione ha luogo per alzata di mano".
Oggi abbiamo in discussione un ordine del giorno preciso. Io chiedo Presidente, che, essendo in presenza di un testo sostitutivo di una legge che ha avuto il suo iter in Commissione, e il suo iter è stato interrotto da un richiamo in aula, debba essere necessariamente preceduto, proprio al limite di facilitare la conduzione dei lavori d'aula - anche quindi con l'intreccio all'art. 63 - da una discussione che entri nel merito sulle grandi questioni che riguardano i costi sostenuti dalle famiglie per garantire il diritto-dovere dell'istruzione dei propri figli. Lei non mi può negare questo diritto di proposta.



PRESIDENTE

Concluda, abbia pazienza. Concluda perché...



CONTU Mario

Lei non mi può negare questo diritto.



PRESIDENTE

Concluda.



CONTU Mario

Il diritto di proposta trova fondamento sul fatto che l'aula verrebbe privata da una discussione sul merito in relazione al testo che si va a discutere.



PRESIDENTE

Rimarco che si tratta di una questione sospensiva.
Sempre sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Signor Presidente, la pregherei, a nome del mio Gruppo, siccome gli interventi sull'ordine dei lavori non sono degli interventi che possono servire all'ostruzionismo o ad illustrare questioni che sull'ordine dei lavori non sono, io la pregherei, nel caso di interventi sull'ordine dei lavori, di voler cortesemente far precedere le conclusioni dall'illustrazione, perché altrimenti si va solo a perdere del tempo, in modo che ella possa giudicare se l'intervento è sull'ordine dei lavori e o se ha una natura diversa.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Brigandì


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge 252: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali" Esame questioni pregiudiziali di legittimità costituzionale e statutaria (ex art. 63 Reg.)


PRESIDENTE

Passiamo alle questioni pregiudiziali, iniziando dalle questioni pregiudiziali di legittimità.
Comunico che sono giunte alla Presidenza diverse richieste di questioni pregiudiziali di legittimità. Io le enuncio, affinché si possa avviare l'illustrazione e la discussione.
Abbiamo una prima richiesta a firma dei Consiglieri Manica, Chiezzi e altri che pone una questione di legittimità costituzionale per incompatibilità penso contrasto, con la Costituzione italiana: principi fondamentali art.
3.
Il Consigliere Chiezzi ha firmato questa richiesta ed un'altra analoga che recita: "Contrasto con l'art. 3, comma 1 della Costituzione".
Poi c'è un'altra questione di "contrasto" con l'articolo di legittimità costituzionale per presunta violazione dell'art. 5 della Costituzione sempre a firma dei Consiglieri Manica, Chiezzi e Marcenaro.
Sempre a firma Manica, Chiezzi e Marcenaro ve n'è un'altra per violazione dell'art. 33 della Costituzione. Un'altra che rileva il contrasto con l'art. 33, comma 3 della Costituzione. Poi c'è una richiesta a firma del Consigliere Contu, che è una sospensiva, ma la classifico come questione pregiudiziale, che sostanzialmente chiede di pronunciarci sulla presunta incostituzionalità con l'art. 34, a firma dei Consiglieri Contu e Papandrea.
Poi un'altra analoga del Consigliere Chiezzi che riscontra un contrasto con l'art. 34 ultimo comma. Un'altra presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi e altri di contrasto con l'art. 117. Un'altra che pone in luce il contrasto con l'art. 138 della Costituzione.
Terminate le questioni pregiudiziali di costituzionalità ve ne sono altre statutarie che vanno tutte raggruppate nelle questioni pregiudiziali di legittimità. Ne abbiamo una presentata dalla Consigliera Manica che sostiene l'incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art. 1 comma 1. Poi ve ne sono altre per incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte art. 2 comma 1; art. 2, comma 2; art. 2 comma 3; art. 3 art. 4 comma 4; art. 9; art. 22, comma c).
A questo punto abbiamo finito le pregiudiziali di legittimità e abbiamo le pregiudiziali di merito.
Ricordo che sulle questioni pregiudiziali di legittimità è ammesso un intervento dei proponenti per l'illustrazione e poi un'unica discussione ai sensi dell'art. 63, dove su tutto il complesso delle questioni di legittimità può intervenire un Consigliere per Gruppo. Successivamente ci sarà un'unica votazione. Io adesso lascio la Presidenza per i turni concordati, al Vicepresidente Riba.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho insistito, ma con molta sobrietà, per svolgere questo intervento alla presenza del Presidente Cota, ma è superfluo dire che sono altrettanto contento di parlare con lei, Vicepresidente Riba.
Pongo un problema sull'ordine dei lavori che non so veramente risolvere però, dato che vi siete blindati, la risposta ci sarà.
Adesso noi stiamo per affrontare questioni di legittimità costituzionale sulla legge della Giunta, ma le altre quattro o cinque leggi che sono in aula, dove sono Presidente? Come le maneggiamo? Dobbiamo votarle alla fine? Dove le abbiamo messe? E' anche paradossale discutere di una legge sulla quale alcuni colleghi dicono che è incostituzionale, e neppure prendere in considerazione leggi che di sicuro incostituzionali non sono.
Volevo solo sapere, se può rendere esplicito l'accordo blindato, cosa prevede per le altre "povere", quattro o cinque leggi che sono fruttate fatica, e via dicendo, e che adesso sono qui fra noi, ma non individuo bene dove.
Vorrei solo sapere quando posso intervenire sulla mia legge e sulla legge dei Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea, Manica. Quando ne parliamo? Subito o subito dopo? Oppure non ne parliamo mai.



PRESIDENTE

Il punto in discussione all'o.d.g. si riferisce al disegno di legge n. 252.
Il punto successivo riguarda la proposta di legge n. 229 "Diritto allo studio e all'apprendimento". Poi c'è un altro punto che riguarda la proposta di legge n. 146 "sistema integrato per il diritto allo studio".
Infine la proposta di legge n. 180 "interventi per favorire l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa".
Riterrei, sulla base di questo o.d.g., naturalmente su ogni argomento si può introdurre qualche elemento integrativo, che tutte le proposte vadano riferite al disegno di legge n. 252.
Scusi Consigliere Contu, il Consigliere Chiezzi ha posto una questione preliminare, io sto rispondendo per quello che ritengo essere di mia competenza in quanto Presidente della seduta, non in quanto estensore dell'o.d.g., che viene deciso in sede di Conferenza dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, manca un pezzo dell'o.d.g.



PRESIDENTE

L'o.d.g. è deciso dalla riunione dei Capigruppo e deve essere eventualmente impugnato in quella sede. Una volta che viene diramato, e non è stata contestato, quello è l'o.d.g. sul quale si svolgerà la seduta consiliare.
Non posso fare un dialogo. Lei ha posta una questione ed io le ho risposto se ve n'è un'altra le rispondo ancora, poi vorrei proseguire nei lavori non è che la questione delle pregiudiziali costituisce un dialogo ininterrotto.



CONTU Mario

Mi ha tolto la parola, se mi fa completare.
Ci sono altre due proposte di legge richiamate in Commissione che vanno inserite all'o.d.g. perché questa questione non è stata assolutamente trattata nell'ultima Conferenza dei Capigruppo, che si è tenuta in un giorno. Io non so se sia sovrana l'aula, ma credo di sì: l'aula ha dato un termine alla Commissione per esaminare le sei proposte di legge. Al termine, tutte le proposte di legge rientravano in aula. E' così: tutte le proposte di legge rientravano in aula ai sensi del Regolamento, in quanto presentate in una data precedente (se non sbaglio di trenta giorni). La Conferenza dei Capigruppo non poteva conoscere l'esito dei lavori della Commissione, quindi di fatto quelle proposte di legge dovevano tornare in aula come tutte le altre.



PRESIDENTE

Su questo argomento devo vedere gli atti e chiedere informazioni agli uffici. Le risponderò nel corso della riunione. A quanto mi riferiscono gli uffici - ma naturalmente voglio controllare, collega Contu - c'è una sua richiesta di richiamo in aula dei testi di legge e risulta che questa richiesta è stata ritirata per iscritto. Qui risulta così. Quindi, il suo provvedimento di legge non ritorna in aula perché non è stato richiesto il suo richiamo in aula ai sensi dell'art. 34. Lei ha poi presentato degli ulteriori disegni di legge, ma questi non possono essere richiamati in aula perché non sono passati i sessanta giorni richiesti.
Per quanto riguarda l'iscrizione, evidentemente si possono iscrivere, come si possono iscrivere altri punti all'o.d.g., ma se non sono stati licenziati non si possono iscrivere, quindi, quando saranno scaduti i termini, lei li richiamerà di nuovo. Oppure può richiamare di nuovo quello che è già scaduto. Comunque, non posso andare avanti su questo argomento perché riguarda un rapporto nell'ambito della sua corrispondenza con gli uffici e con il Presidente ma, in questo caso, come Presidente del Consiglio, non come Presidente della seduta. Credo che lei condivida.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 102, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Placido, Marcenaro Suino e Muliere: "Per incompatibilità con la Costituzione Italiana Principi fondamentali, art. 3"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro per l'illustrazione della pregiudiziale rubricata al n. 102; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Prendo la parola per illustrare una questione pregiudiziale di legittimità costituzionale che riguarda, com'è scritto nel primo punto che abbiamo presentato a questo proposito, la Costituzione italiana ...



PRESIDENTE

Scusi un attimo, collega Marcenaro, ho bisogno di seguire l'ordine che abbiamo dato. Non è un ordine determinante, ma ho qui, come prima iscritta e va benissimo la questione di legittimità del collega Marcenaro - la "Questione di legittimità costituzionale per incompatibilità con la Costituzione italiana, principi fondamentali, art. 3", che per noi credo abbia il n. 102.



MARCENARO Pietro

Parlavo di questa, io!



PRESIDENTE

Perfetto! Ho cercato solo di fare un po' d'ordine, anche per i colleghi.



MARCENARO Pietro

Sto parlando della questione di legittimità che riporta il n. 102. Questa è solo una delle diverse questioni di legittimità costituzionale (verranno poi quelle statutarie, ma adesso ci soffermiamo su quelle costituzionali) che abbiamo posto a diverse riprese dalla discussione che ha accompagnato la nascita di questa legge nel confronto che si è sviluppato in Commissione. Il punto che, con la Giunta - rappresentata dall'Assessore Leo e con i colleghi della maggioranza, oltre che con i colleghi dell'opposizione, abbiamo sottolineato, è una questione essenziale, che riguarda la valutazione di questa legge, ed è il fatto che siamo di fronte a una legge che segue - la parola sia presa come termine tecnico e spoglia di qualsiasi intento di esasperazione dei rapporti - un percorso "fraudolento". Senza affrontare per la strada e per la via principale il problema di riforma della Costituzione italiana, costruisce attraverso una serie di norme un aggiramento dei principi costituzionali, che sono quelli in primo luogo, stabiliti dell'art. 3, cioè l'uguaglianza dei cittadini.
Dice l'art. 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge... E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana".
Come sapete, questo è uno dei punti di questa legge. Si costruisce una legge, rivolta al campo dell'istruzione, alle famiglie, agli studenti, che rovescia, sostanzialmente, i termini e i principi di uguaglianza costituzionale, assegnando le scarse e limitate risorse che la Regione ha a disposizione in ragione inversa della frequenza dei ragazzi, con una legge che destina il 98% delle risorse previste ai ragazzi che scelgono la scuola privata, senza che a questo corrisponda analoga misura e analogo impegno per quanto riguarda le famiglie e i ragazzi che scelgono la scuola pubblica. Abbiamo già detto e ripetuto, in diverse occasioni, e secondo me l'ultima discussione che abbiamo avuto in Commissione ci ha aiutato a chiarire ulteriormente questo punto, che siamo di fronte ad una proposta e ad una scelta di politica scolastica da parte della Giunta regionale che da un lato abbatte, in una prospettiva di sostanziale esaurimento, le risorse destinate al diritto allo studio, com'erano definite a partire dalla L.N.
n. 49/1985, e che, al contrario, apre questa nuova situazione.
Ripeto: a noi pare che siamo in presenza di una limitazione e di una contraddizione con il principio di uguaglianza dei cittadini. Come ho già avuto occasione di rilevare in questa discussione sui problemi di incostituzionalità del provvedimento, ci siamo trovati di fronte ad un'obiezione da parte della maggioranza, che ci ha detto: "Lasciate che sia la Corte Costituzionale a giudicare". Come sapete, cari colleghi, la realtà è esattamente questa: la Corte Costituzionale stava per giudicare, aveva in corso un procedimento, su iniziativa del governo, sulla legge sul buono scuola varata dalla Regione Lombardia, che sarebbe arrivata in tempi non lunghi ad un giudizio, e voi - la vostra maggioranza, questa volta a livello nazionale - attraverso una decisione del Governo, avete impedito il pronunciamento della Corte Costituzionale che era in arrivo, nel giro di poche settimane da quando questo è avvenuto. Probabilmente, quel pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge lombarda avrebbe semplificato e risolto molti dei nostri problemi, cioè a questo punto ci troveremmo di fronte a una materia chiara. Ma è proprio per il timore e la paura di quel pronunciamento, che deriva dalla consapevolezza che voi avete di un'operazione tecnicamente di frode della legge e della Costituzione che in questo modo viene compiuto, che lo avete evitato.
Naturalmente discutiamo sulla legittimità del provvedimento riguardo a molti articoli costituzionali, poniamo quest'aspetto con forza in questa sede e ci riserviamo di riproporre queste questioni attraverso tutte le altre vie e tutti gli altri strumenti che il diritto, oltre che la politica, pone a nostra disposizione.
BRIGANDI' Matteo (fuori microfono) Volevo sapere come si procede con i lavori.



PRESIDENTE

C'è l'illustrazione da parte di uno dei proponenti per ogni proposta e poi un'unica discussione, separatamente per le categorie di pregiudiziali.
Ha chiesto di intervenire, sempre sull'ordine dei lavori, il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Le chiedo di avere copia di quanto è stato presentato, per poter intervenire, eventualmente apporre la firma aggiuntiva e di sospendere la seduta in attesa di ricevere il materiale.



PRESIDENTE

Il materiale è stato distribuito ai singoli Gruppi. Mentre procediamo alla distribuzione, fermo restando gli impregiudicati diritti dei primi proponenti, potremmo continuare con l'illustrazione degli emendamenti.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 103, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "Contrasto con l'art. 3, comma 1, della Costituzione"


PRESIDENTE

Esaminiamo la pregiudiziale di legittimità rubricata al n. 103.
MANICA Giuliana (fuori microfono) Sull'illustrazione può parlare uno solo o tutti i firmatari.



PRESIDENTE

Uno solo, è come per le interpellanze.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Condivido quello che dice il Presidente, ma ho l'impressione che il Presidente stia facendo illustrare, a più proponenti, le stesse questioni di illegittimità costituzionale. Nel senso che, se ho capito bene, quella del Consigliere Marcenaro era relativa all'incostituzionalità a norma dell'art. 3 della Costituzione, la seconda questione di illegittimità riguarda la stessa cosa.



PRESIDENTE

Consigliere Palma, la ringrazio per questa segnalazione che mi dà l'opportunità di informare l'assemblea della procedura che l'Ufficio di Presidenza, unitamente ai funzionari, intende seguire per la gestione della seduta. Abbiamo eliminato le situazioni o le proposte che si sovrapponevano esattamente, questa sembra non si sovrapporsi esattamente come ha fatto notare il Consigliere Palma, ma è al limite. Nella pregiudiziale di illegittimità del Consigliere Marcenaro si segnalava una incompatibilità ai sensi dell'art. 3, in quella in oggetto c'è una specificazione puntuale sul comma I. Abbiamo ritenuto - naturalmente la materia potrebbe essere oggetto di ulteriore approfondimento, pur in presenza di questo elemento che condivido, è stato opportunamente richiamato dal Consigliere Palma - che ci fosse una distinzione tra le due ragioni, quindi abbiamo ammesso questa proposta di pregiudiziale.
Ripeto, la procedura che si può seguire in base al Regolamento è l'illustrazione della proposta da parte di un proponente e poi una discussione e votazione unica per ciascun ordine di pregiudiziale.
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione della proposta.



MORICONI Enrico

Come è già stato detto questa mattina, oggi constatiamo un nuovo fatto politico. Per diversi giorni, abbiamo sentito dire da questa parte dell'assemblea che c'erano più opposizioni, adesso, forse, potremmo dire che ci sono più maggioranze.
Un Gruppo che si era normalmente ascritto all'opposizione, da adesso in avanti può essere ascritto alla maggioranza in maniera funzionale. D'altra parte, chi si presta a fare "la mosca cocchiera" avrà poi dei vantaggi, ma anche lo svantaggio di dover accettare il ruolo che si è scelto.
Credo che, comunque, ci sia una distinzione tra le due pregiudiziali di illegittimità presentate. L'illustrazione del Consigliere Marcenaro ha riguardato tutto l'art. 3, invece c'è un particolare nel comma I, art. 3 che teniamo a sottolineare. Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, noi vogliamo richiamare sul concetto dell'uguaglianza dal punto di vista delle religioni e di condizioni personali e sociali.
Il disegno di legge n. 252, pone due problemi: sappiamo che così congeniata, oltre che agli eventuali "diplomifici", andrà inevitabilmente a dare contributi economici ad istituti di chiara ispirazione religiosa cattolica. In questo caso mi chiedo come risponderemmo alla necessità di far sì che "tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge", quando invece, usiamo denaro pubblico per sostenere istituti di formazione che sono a chiara impostazione religiosa. C'è di più, il problema delle condizioni personali e sociali (su queste ci siamo già confrontati parecchio in Commissione e ci confronteremo ancora molto in questi giorni).
Quello che si realizza con questa legge va, all'atto pratico, a confliggere chiaramente contro la necessità di garantire condizioni sociali uguali per tutti i cittadini.
Sappiamo benissimo che con questa legge, con i criteri che sono stati individuati, con la scolarità che è stata prevista, facciamo un po' come passatemi la battuta - Robin Hood al contrario! Utilizziamo, cioè, soldi pubblici per darli alle classi più abbienti, mentre le classi che hanno più problemi economici rimangono penalizzate.
Anche se l'Assessore Leo è profondamente contrario a questa mia interpretazione, sono sicuro che purtroppo...



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Ti porto nelle scuole dei poverelli...



MORICONI Enrico

Io dico invece che, purtroppo, se questa legge passerà così come è stata concepita e se ci ritroveremo fra un anno a fare i conti, vedremo che le nostre previsioni si saranno realizzate totalmente. E' una scommessa che ci siamo promessi di fare in molte occasioni.
Non abbiamo ancora il piacere di capire come sarà il testo finale della legge, visto che dobbiamo ancora discutere una serie di emendamenti, per lei, Assessore, con questa legge scrive un dispositivo che non rende giustizia alle categorie sociali più deboli.



PRESIDENTE

Grazie, collega Moriconi; capisco che una discussione di diritto costituzionale richiederebbe più di cinque minuti.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 104, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino Muliere e Placido: "Per incompatibilità con la Costituzione Italiana Principi fondamentali, art. 5"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della pregiudiziale di legittimità costituzionale rubricata al n. 104.
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Grazie, Presidente. Avanziamo un'obiezione a proposito del contrasto con l'art. 5...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, gli Uffici mi indicano di segnalare che esiste un collegamento diretto in Internet con il Consiglio regionale, che consente di avere quell'attenzione che a volte non si riesce ad avere da parte di tutti i Consiglieri. Questo, naturalmente, rappresenta anche una ponderazione dei contenuti, ma ritengo sia una segnalazione superflua.
Prego, collega Marcenaro, prosegua.



MARCENARO Pietro

Grazie. Il richiamo all'art. 5 si collega ad una questione che illustreremo successivamente e che riguarda l'art. 117 della Costituzione italiana. E' esattamente quel titolo V sul quale, non più tardi della giornata di domenica, i cittadini italiani sono stati chiamati ad un referendum costituzionale.
Riguarda, in altre parole, le prerogative ed i poteri della Regione in materia di politiche dell'istruzione e quindi di fissazione dei diritti generali dei cittadini.
Ai colleghi non sarà sfuggita una famelica dichiarazione dell'Assessore Leo, avvenuta negli scorsi giorni, nella quale ha dichiarato che, dopo la modifica dell'art. 117 della Costituzione e in presenza delle nuove prerogative regionali, finalmente la Regione potrà disporre di ben 3000 miliardi, che rappresentano la quota regionale della spesa per l'istruzione dell'insieme del Paese.
Come dicevo poco fa all'Assessore Leo, è un po' come la patella che attaccata sul dorso della balena, dice: "Pesiamo ben 20 tonnellate!".



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Scusa, il referendum non l'ha voluto il centrosinistra? La riforma l'ha voluta il centrosinistra...



MARCENARO Pietro

Sì, naturalmente, però - come vedremo - si tratta di una questione aperta perché siamo di fronte ad una legislazione e a dei principi in forte movimento. Martedì scorso è stato approvato il nuovo art. 117 che stabilisce i poteri delle Autonomie locali e, in particolare, della Regione; siamo in attesa delle decisioni che il Governo dovrà prendere per la concreta implementazione del nuovo dettato costituzionale e contemporaneamente, siamo in presenza di posizioni all'interno del Governo e non tra le ultime, visto che riguardano il Ministro titolare delle riforme istituzionali - che annunciano la volontà di non tenere conto della riforma costituzionale avvenuta, del voto nel referendum confermativo di domenica scorsa, ma di voler procedere, invece, ad una più radicale riforma o ad una riforma basata su indirizzi diversi.
Sollevare un dubbio ed un problema sulla coerenza fra il disegno di legge n. 252 ed i poteri che la Regione rivendica per se stessa e l'art. 5 e il 117, che collega e traduce nella parte dispositiva questo articolo corrisponde ad un'esigenza di chiarimento.
In un'obiezione preliminare, che discuteremo quando sarà chiamata secondo il calendario e l'ordine dei lavori disposto dalla Presidenza, abbiamo chiesto la possibilità per il Consiglio regionale di ascoltare il Ministro per le Riforme Istituzionali, l'On. Umberto Bossi, ed il Ministro per gli Affari Regionali, l'On. Enrico La Loggia, perché riteniamo assolutamente rilevante un chiarimento sulle potestà, sui poteri delle Regioni e sul quadro fondamentale nel quale, chi ha le responsabilità di implementazione di queste leggi, intende collocare le proprie scelte.
Se l'interpretazione dell'Assessore Leo fosse esatta, dovremmo credere che nelle prossime settimane gli insegnanti trasformino il proprio rapporto di lavoro, passando da dipendenti dello Stato a dipendenti della Regione.
Immagino che l'affermazione fatta dall'Assessore Leo si riferisse a questo discorso.
Per questo motivo, solleviamo la questione come un terreno che a noi pare assolutamente meritevole di discussione ed approfondimento.
Il Consigliere Brigandì ricordava che in tribunale si usa accettare una questione quando questa non è manifestamente infondata. Ebbene, ritengo che ci troviamo in un caso che non definirei di sicura fondatezza, ma ad una questione non manifestamente infondata.



PRESIDENTE

Collega Marcenaro, ha leggermente sforato il tempo a sua disposizione.
Pertanto, un minuto e venti secondi le verranno recuperati col prossimo intervento.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 106, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "Contrasto con l'art. 33, comma 3, della Costituzione"


PRESIDENTE

Procediamo ad esaminare la pregiudiziale di legittimità costituzionale rubricata al n. 105.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, nella disattenzione o, come minimo, nell'atteggiamento di grande sufficienza che la maggioranza tiene su questa vicenda, vi è una delle ragioni per cui, dopo mesi di discussione, siamo ancora a questo punto. Non vedo il collega Cattaneo - bene, bene - e non vedo tanti altri colleghi.
Vedete, se siamo piantati ancora qua, dobbiamo dire grazie a quei colleghi di maggioranza che qualche mese fa, sordi ad ogni ragione e ad ogni sensato argomento, hanno rifiutato, in sede di Commissione, di acquisire il parere sulla costituzionalità del provvedimento, parere che avrebbe richiesto un impiego di tempo prossimo al paio di settimane, e che avrebbe consentito su questa fondamentale pregiudiziale, di fare chiarezza.
Cari colleghi della maggioranza, voi avete rifiutato di rimuovere dal cammino di una legge contrastata il macigno costituito dall'ipotesi di essere una legge non rispettosa della Costituzione. Collega Manolino adesso prendi e te ne vai, però il problema è questo! Il problema è questo qua, perché - e lo dissi senza alzare la voce, nella speranza che non si debba sempre urlare e battere i pugni per essere ascoltati - guardate che quella vicenda ha dato origine ad un irrigidimento di posizioni che, almeno per quanto mi riguarda, dura sino ad ora.
Perché si è voluto impedire di risolvere quel problema? Questo per me è inesplicabile.
Come mai la maggioranza non ha deciso di impiegare una o due settimane e fare acquisire in Commissione il parere? Se il parere avesse detto che era costituzionale, noi non avremmo più avuto l'argomento e la preoccupazione di fare cose contrarie alla Costituzione. Invece la maggioranza ha lasciato in vita questo elemento. Non ha voluto rispondere. Ha risposto con la forza dei numeri e non con la forza di un'argomentazione giuridica, tra l'altro raccolta dove la maggioranza avrebbe deciso, e quindi o presso gli uffici o con un parere costituzionale.
Per non impiegare qualche giorno di lavoro, si è impedito a tutti noi di avere un elemento a corredo del fatto che stavamo legittimamente legiferando entro i confini posti dalla Costituzione.
Allora, Consigliere Cattaneo, te lo dico in contumacia perché non sei presente, sino a che questo elemento di costituzionalità non viene in qualche modo accertato, io ritengo di dover fare, nell'interesse di tutti gli italiani e i piemontesi, il massimo di lavoro per raggiungere questo obiettivo: capire la costituzionalità del provvedimento, senza il quale mi riesce difficile procedere.
Allora, l'appello che ho rivolto inascoltato in Commissione ve lo rinnovo oggi, colleghi, invece di passare quindici giorni qui, inventando ipotesi di applicazioni del Regolamento, che mi sembrano più vicine ad una sindrome ossessiva che non alla capacità di risolvere i nostri problemi, perch questo Regolamento sta diventando un'ossessione per la maggioranza. Siete ossessionati! Guardate che dal Regolamento non "cavate" nulla! Non ha mai cavato niente nessuno dai Regolamenti, mai! Perché il Regolamento non è la chiave che risolve i problemi politici. Il Regolamento è la chiave che consente a tutti di stare insieme procedendo lungo un commino.
Smettetela di pensare che con un Regolamento si possano blindare i provvedimenti. Sono stupidaggini! Un Regolamento non serve al fine di rimuovere i problemi politici. E siccome uno dei problemi politici è che questo provvedimento, a parere di molti colleghi, è incostituzionale allora io vi dico: vogliamo procedere velocemente su questa legge? Vogliamo farlo? E facciamolo! La prima cosa è acquisire la sicurezza, la ragionevole sicurezza, che non siamo proprio fuori dal seminato.
Presidente, pensi a questo. Se la maggioranza è così sicura che il provvedimento sia costituzionale, come si spiega il diniego ripetuto di acquisire questo parere? Se siete così sicuri che il parere sia positivo perché non l'avete acquisito in Commissione? Anche oggi, che vi sembra che tutto debba finire tra un momento, perché non vi prendete qualche giorno? Accedete a questa richiesta, producete tra due o tre giorni un parere, e la minoranza quest'argomento non lo adduce più! Così si passa all'argomento successivo, collega Marengo! Ma questo l'avete rimosso! Guardate che dopo sei mesi, uno la mette in tanti modi, anche in termine di colloquio ma come l'ho detto in Commissione, questo è il problema! Non prendetelo sottogamba!



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la invito a finire, il suo tempo è terminato già da un po'.



CHIEZZI Giuseppe

Voglio spendere fino all'ultimo secondo, per dire: sentite, invece di spaccarvi la testa sulle virgole del Regolamento, perché non acquisite questo parere e in qualche giorno la facciamo finita con la costituzionalità?


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 105, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino Muliere e Placido: "Per incompatibilità con la Costituzione Italiana Principi fondamentali, art. 5"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Presidente, c'è stata un'inversione, il Consigliere Chiezzi ha illustrato la mozione n. 106, per cui io illustro la n. 105.



PRESIDENTE

Effettivamente mi ero un po' perso, perché non riuscivo a seguire i differenti commi di riferimento della Costituzione.



MARCENARO Pietro

L'art. 33 della Costituzione, come sapete, è il cuore della discussione che abbiamo fatto, perché è esattamente l'articolo che prevede che enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti d'educazione senza oneri per lo Stato. Questo, come sapete, è il cuore della discussione che noi stiamo facendo, perché questo è principalmente, insieme ad altri, il nodo istituzionale che la Giunta e la sua maggioranza cerca, attraverso questa legge, di aggirare. Questo è il punto sul quale, come sapete, c'è una posizione così chiara e così esplicita da non aver lasciato spazio, nel corso di oltre cinquant'anni di Repubblica, a nessuna diversa interpretazione da parte di nessun pronunciamento che sia avvenuto su questa materia nel corso di un cinquantennio. Non è un caso che, in cinquant'anni, questo punto costituzionale nessuna maggioranza di quelle che si sono succedute al governo del Paese, abbia potuto o inteso rimuovere.
Che noi siamo in presenza di una violazione di quest'articolo, dal punto di vista sostanziale, è cosa che il Presidente Ghigo e l'Assessore Leo hanno dichiarato più volte, non in conversazioni private ma nei verbali della Commissione. E' scritto e riportato esplicitamente che il compito che l'Assessore si prefigge attraverso questa legge è quello di finanziare la scuola privata e, in particolare, la scuola cattolica. E' stato detto ripetuto e verbalizzato in Commissione che questo è un punto essenziale.
Ritengo (e l'ho detto prima) che questa sia una cosa molto grave. Penso che ci sia il diritto di cambiare la Costituzione quando si ritiene che essa non risponda più alla società attuale, ma credo che questo non possa essere fatto attraverso operazioni di circonvenzione costituzionale ma per una linea diretta, che è quella di assumersi la responsabilità di una proposta di riforma, di aprire un dibattito nel Paese e, su questo, verificare l'opinione del Paese e del Parlamento attraverso le procedure che l'art.
138 della Costituzione prevede per il suo stesso cambiamento.
Vorrei, però, a questo punto, aggiungere un'altra questione. E' stato portato qui, come argomento, quello della comparazione internazionale, cioè il fatto che se guardiamo all'Europa abbiamo in Italia una presenza della scuola privata che è - tranne che in alcuni paesi - tra le più basse d'Europa.
Chiederei, proprio dal punto di vista del profilo costituzionale, di riflettere su questa affermazione, perché essa è falsa, se non si considerano i dati effettivi nei quali, nella storia della Repubblica, la questione dell'insegnamento privato si è organizzato nel nostro Paese. Come credo sappiate, l'art. 33 della Costituzione segue e riequilibra, dal punto di vista sia politico che costituzionale, l'approvazione dell'art. 7.
Nell'art. 7, che recepisce le intese concordatarie, viene stabilito l'obbligo dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, fissato il ruolo degli insegnanti di religione, viene stabilita la loro dipendenza non dall'Amministrazione dello Stato ma dall'Amministrazione della Chiesa cattolica, dalle sue gerarchie e ordinamenti. Lo dico perché una considerazione costituzionale che si limitasse all'art. 33 senza vedere anche l'art. 7, cioè una valutazione che non considerasse il fatto che c'è stato un equilibrio storicamente determinato nella formazione della volontà costituzionale del nostro Paese e pensasse ad un finanziamento della scuola cattolica che avvenisse prescindendo da quest'altro aspetto, penso che sarebbe un'operazione non solo sbagliata ma anche, sostanzialmente, imprudente. Credo che bisogna sapere che chi pone il problema della revisione dell'art. 33 apre un problema che riguarda contemporaneamente altri aspetti, in particolare quelli previsti dell'art. 7.
Se noi conteggiamo le spese che lo Stato italiano destina all'istruzione privata, guardando la situazione troveremo i dati che ci sono stati forniti. Ma se comprendessimo, in queste cifre e in queste spese, quelle che risultano dall'applicazione dell'art. 7 della Costituzione le norme concordatarie, il quadro che troveremmo sarebbe nettamente diverso. Siamo ad una cifra che si aggira percentualmente intorno al 4% della spesa complessiva sull'istruzione, una cifra che si può calcolare nell'ordine di alcune migliaia di miliardi. Dico questo, e ne ho parlato anche in Commissione, non perché qua ci sia un problema di "scambio", ma perch quando si tocca un equilibrio delicato come quello costituzionale, bisogna cercare di vedere l'insieme delle conseguenze possibili e valutarle preventivamente. Per questo considero che siamo, in questo caso, come in tutta l'operazione che viene condotta, non solo nella nostra Regione, di politica scolastica, di fronte ad una questione che pone aspetti di grande delicatezza e serietà che mi sembra che siano stati invece considerati con sufficiente attenzione.
Spesso si dimentica che quando le promesse fatte sono fuori dai grandi criteri fissati dalle regole, che unitariamente il Paese ha scelto, sono promesse fraudolente.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 107, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "Contrasto con l'art. 34, ultimo comma, della Costituzione"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione della pregiudiziale rubricata al n. 107.



MORICONI Enrico

Credo ci sia una generale disattenzione della maggioranza su questi temi e su questi argomenti. La maggioranza vuole portare a casa questo provvedimento e poi, eventualmente, si vedrà cosa avranno da dire i costituzionalisti. La posizione tenuta in quest'aula è di questo tipo.
Le discussioni vengono seguite con molta disattenzione, non importa ascoltare la discussione, in quanto l'esito è già scontato, perché quando si andrà al voto 40 o 42 persone voteranno in un modo senza riflettere sulle parole dette sull'argomento.
Non sono un costituzionalista - provengo da tutt'altri studi e da tutt'altre strade formative - credo però che il nostro compito, nel momento in cui si pensa ad un dispositivo legislativo, sia quello di evitare dei trabocchetti ed evitare di varare delle leggi che poi non possano essere approvate.
D'altronde quest'aula, nella passata legislatura, ha emanato almeno una legge che poi non è mai stata applicata. Era una legge che riguardava i veterinari, era stata approvata con grande giubilo da quest'aula, era stata anche pubblicizzata in maniera molto vistosa, però quella legge non è mai entrata in vigore perché aveva dei vizi di legittimità costituzionale.
Credo che prestare più attenzione a quanto scriviamo possa servire ad evitare problemi che si potrebbero creare in seguito. In particolare l'art.
34, ultimo comma, recita che la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
A prima vista potrebbe anche sembrare abbastanza chiaro che il diritto alle borse di studio non c'entra nulla con i buoni scuola.
E' vero che nel corso di questi giorni, in cui abbiamo discusso del disegno di legge, abbiamo assistito ad un vero e proprio balletto terminologico, in quanto alcune volte, pubblicamente, si parlava di buoni scuola poi si diceva che non erano buoni scuola, ma borse di studio. Poi, nel corso di altri incontri, sempre pubblici, si parlava di nuovo di buoni scuola per poi dire, nuovamente, borse di studio. Non parliamo poi dei titoli comparsi sui quotidiani; se dovessimo fare una statistica, una graduatoria dei termini più utilizzati credo che sicuramente il termine "buono scuola" si posizionerebbe al primo posto.
Ripeto, il buono scuola non c'entra nulla con le borse di studio.
Non sono un costituzionalista, però se nella Costituzione c'è scritto "borse di studio", vorrei sapere com'è possibile varare una legge usando il termine "buono scuola".
C'è un altro piccolo particolare: l'ultimo comma dell'art. 34, definisce che le borse di studio devono essere attribuite per concorso. Anche in questo caso possiamo non essere costituzionalisti, ma la lingua italiana ha una sua valenza. Se noi leggiamo in italiano una parola "concorso", credo che dovremmo vedere se un sistema di tipo concorsuale è presente nel dispositivo normativo che noi andremo ad elaborare.
Tutti sappiamo che nel dispositivo legislativo, di cui noi stiamo parlando non è previsto alcun sistema concorsuale per l'attribuzione delle borse di studio.
Chiaramente il sistema concorsuale fa riferimento ad una graduatoria di persone che ne hanno le esigenze e la possibilità di accedere alle borse di studio e viene scelto in base alle disponibilità finanziarie. Quindi questo è chiaramente il concorso.
Credo che nel dispositivo legislativo, che noi andiamo a scrivere, questo fatto non ricorra.
Quindi, invito tutti a ragionare sull'argomento e, soprattutto, sul fatto che, oltre a quanto definito nella Costituzione, la lingua italiana ha una sua valenza.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 107, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea: "Presunta incostituzionalità del disegno di legge in oggetto in relazione all'art. 34 della Costituzione"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione della pregiudiziale rubricata al n. 107.



CONTU Mario

Il Consigliere Moriconi nel suo intervento ha illustrato ampiamente l'art.
34 della Costituzione. E' evidente che la contraddizione più grande emerge sulla scelta operata dalla Giunta in relazione alla possibilità di attribuire delle risorse alle famiglie che hanno dei figli frequentanti le scuole private, senza tenere assolutamente conto del disposto del comma due dell'art. 34.
Da sempre le scuole bandiscono borse di studio, soprattutto nel rispetto dell'art. 34, lo fanno partendo dal presupposto che bisogna aiutare gli allievi, gli alunni, gli studenti capaci e meritevoli, nel proseguo degli studi.
Nel testo sostitutivo presentato dalla Giunta succede una cosa ben più grave, che queste previdenze, non solo si estendono alle scuole paritarie ma si estendono anche ai diplomifici.
In questi giorni, partecipando a delle assemblee nelle scuole, parlando con studenti che frequentano le scuole pubbliche, ma che hanno conosciuto anche l'esperienza delle scuole private, c'è un dato che emerge con preoccupazione: molti iscritti delle scuole private, sono studenti che provengono da un insuccesso scolastico nelle scuole statali e che, in molti casi, soprattutto nei cosiddetti "diplomifici", trovano la via maestra per raggiungere, con poco sforzo, il titolo di studio. Non solo, quindi, si aggira la Costituzione, ma si inseriscono anche degli elementi beffardi.
Anziché affrontare il cuore dell'art. 34 della Costituzione, che è quello di poter implementare le risorse dello Stato per quanto concerne la gratuità, quindi il diritto-dovere dell'obbligo scolastico, si pensa di utilizzare le risorse locali per sostenere indirettamente l'esistenza in vita delle scuole private. Siamo in presenza di una violazione, quella relativa alle modalità previste dalla Costituzione che prevede a tutti di proseguire gli studi, soprattutto, come dice la Costituzione, "ai capaci e meritevoli". Noi potremmo aggiungere "rimuovendo le ragioni di ordine sociale che non consentono la promozione, e quindi la crescita degli studenti in difficoltà".
Non si implementano le risorse per consentire la gratuità, cosa che è possibile fare con lo stanziamento di bilancio di 35 miliardi. Abbiamo fatto dei semplici calcoli e, per quanto concerne i trasporti, abbiamo scoperto che, mediamente, uno studente spende 240 mila per il trasporto della rete urbana; se abita in un comune fuori, non sede di autonomia scolastica, quindi non luogo di residenza, per la rete interurbana, spende 460 mila. Come giustamente ricordava il Consigliere Saitta in Commissione tenendo conto che, buona parte degli studenti non hanno il problema del trasporto pubblico, soprattutto per quelli che sono viciniori all'insediamento delle scuole e alla presenza dei plessi scolastici sul territorio, con 35 miliardi potremmo pagare o aiutare le famiglie, per esempio quelle che hanno figli che frequentano le scuole superiori, ad avere la gratuità del trasporto. Certo, questo non esclude il fatto che la nostra priorità, nel rispetto dell'art. 34, dovrebbe rivolgersi prevalentemente agli studenti della scuola dell'obbligo e, su questo, la questione già sollevata dei libri di testo, potrebbe essere preminente rispetto a tutto.
Il testo sostitutivo presentato della Giunta ha carattere truffaldino risponde solo alla logica del voto di scambio. Io ho partecipato alla prima assemblea che ha inaugurato la campagna elettorale del Presidente Ghigo: sapete dove ha aperto la sua campagna elettorale? Nell'istituto dei Salesiani alla Crocetta, alla presenza di 500 genitori ai quali è stata promessa questa legge.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 108, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino Muliere e Placido: "Per incompatibilità con la Costituzione Italiana, Parte seconda, Titolo V, art. 117"


PRESIDENTE

Esaminiamo la pregiudiziale di legittimità rubricata al n. 108.
La parola alla Consigliera Manica per l'illustrazione.



MANICA Giuliana

Poniamo questa pregiudiziale di incompatibilità con la Costituzione al titolo V, all'art. 117, per una ragione particolare. Vorrei richiamare all'attenzione dei Consiglieri e dell'aula quanto l'art. 117 della Costituzione prevede: "La Regione emana norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle legge dello Stato", vi sono ambiti di competenza della Regione su cui la Regione interviene e su cui la Regione legifera. L'art. 117, inoltre, indica una serie di materie particolari che vanno dagli ordinamenti degli uffici amministrativi che dipendono direttamente dalle Regioni; alle circoscrizioni comunali, alla possibilità di intervenire con iniziative e con norme legislative in ordine alla polizia urbana e rurale; alle fiere, alle beneficenze, alla parte relativa all'artigianato, all'assistenza scolastica, ai musei e alle biblioteche di enti locali, all'urbanistica, al turismo, alla viabilità, agli acquedotti e lavori pubblici, fino agli argomenti relativi alla navigazione e porti alle acque minerali, alle cave, alla caccia, alla pesca, all'agricoltura e all'artigianato. Queste sono materie precipue demandate alle Regioni.
Inoltre la Costituzione prevede che "le leggi della Repubblica possono demandare alle Regione il potere di emanare norme per la loro attuazione".
Nella giornata di domenica 7 ottobre, si è svolto un referendum in ordine ad una legge di modifica, ad una parte di modifica del titolo V della Costituzione, che riguarda materie demandate alle Regioni, un nuovo assetto federalista dello Stato. A norma dell'art. 138 "le leggi di revisione della Costituzione sono leggi possibili ed esse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali". Noi ci troviamo davanti ad una situazione complessa e assolutamente da definire. A termine dell'art. 117, si può dire che la materia che noi stiamo trattando non sia specificatamente indicata tra le materie di competenza della Regione, o quanto meno è un elemento estremamente dubbio che la si possa fare rientrare dilatando quel termine "assistenza scolastica", fino arrivare ai temi contenuti nella presente legge. Un referendum che ha modificato profondamente il titolo V della Costituzione, che ha modificato l'ordine di materie di cui le Regioni saranno competenti lasciando allo Stato come materie residue, le famose quattro o cinque questioni fondamentali che riguardano la Giustizia, la Difesa, gli Interni.
In questo momento, al momento in cui il referendum ha confermato quel testo di revisione costituzionale, dovranno essere definiti tutti gli elementi attuativi che trasmettono alle Regioni che lo possono assumere con velocità variabili - sappiamo dalla proposta e dal testo di revisione della Costituzione, che il Parlamento ha approvato e il popolo italiano confermato - e che le Regioni devono assumere in piena potestà. Certamente questa materia, quella relativa alla scuola, subirà profondi cambiamenti in questa direzione. Noi solleciteremo, in questa Regione come nelle altre che ci si metta al più presto in condizione di poter attuare quelle norme ma abbiamo bisogno di una interpretazione più certa, quindi la situazione è ancora più difficile, ancora più confusa. Tanto più oggi, dopo quel voto noi siamo in una situazione di profonda incertezza sull'autentica possibilità di legiferare in questa materia. Voglio aggiungere che da parte del Governo o di alcuni Ministri del Governo, quantomeno del Ministro Bossi non rassegnatosi all'esito della consultazione popolare di domenica vengono avanzate proposte cosiddette di devolution i cui contorni sono ancora meno chiari e che, se i testi saranno corrispondenti agli annunci prorompenti che il Ministro ha fatto, interverranno ulteriormente a modifica sostanziale dell'argomento di cui questa legge tratta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità costituzionale n. 109, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino Muliere e Placido: "Per incompatibilità con la Costituzione Italiana. Sezione II, Revisione della Costituzione Leggi Costituzionali, art. 138"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della pregiudiziale di legittimità rubricata al n. 109.
La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Siccome c'è la presenza incombente dei due talebani radicali dietro di me - in Commissione l'abbiamo definito Fra Carmelo da Palma! - per non correre il pericolo di uscire fuori dal seminato - non me ne vorrà il collega - leggo integralmente l'art. 138 della Costituzione.



PRESIDENTE

Il Consiglio gliene sarà grato!



PLACIDO Roberto

Inoltre, Presidente, ripassare la Costituzione non fa male! L'art. 138 della Costituzione recita: "La legge di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni, ad intervalli non minori di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o 500.000 elettori o 5 Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti.".
Dopo aver letto integralmente l'art. 138 della Costituzione, abbiamo presentato questo emendamento come pregiudiziale di legittimità costituzionale, perché riteniamo incompatibile quanto ci apprestiamo o ci appresteremo - e mi rivolgo principalmente ai colleghi della minoranza, ma anche ai pochi, coraggiosi e resistenti colleghi della maggioranza invitandoli a prepararsi a resistere sempre meglio e di più, perché queste sedute saranno a prova di resistenza...



(Intervento, fuori microfono del Consigliere Galasso)



PLACIDO Roberto

Collega Galasso, sono iscritto anche all'ANPI...



PRESIDENTE

Scusate, l'intervento è sulla Costituzione e non sulla Resistenza; sono due questioni separate...



PLACIDO Roberto

Presidente Riba, la ringrazio del richiamo. Capisco la funzione, ma da lei che è Presidente del Comitato per la Resistenza, mi aspettavo un trattamento più benevolo...



PRESIDENTE

E' per questo motivo che mi sono permesso di interloquire, per distinguere le due diverse solennità!



PLACIDO Roberto

Grazie, comunque, del suo intervento.
Cercando di tornare al motivo che ci ha portati a presentare questa pregiudiziale di legittimità costituzionale, mi ricollego anche agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e penso, a quelli che seguiranno.
Per cercare di avvalorare il nostro ragionamento, abbiamo presentato un certo numero di emendamenti, perché sono numerosi e svariati gli aspetti di questo disegno di legge che consideriamo non costituzionali. Ci troviamo evidentemente di fronte ad un disegno di legge che mette in discussione molti articoli della Costituzione che regola la Repubblica Italiana.
Questo è l'argomento più forte, ma non l'unico, che ci ha portati a presentare la pregiudiziale.
Se il Presidente e i colleghi me lo concedono - magari ci può aiutare a capire ciò che andremo a discutere nelle prossime due ore, ma anche nella giornata di domani pomeriggio (se ho capito bene, domani mattina si discuterà di un argomento assolutamente rilevante, dato il momento particolare che sta vivendo il mondo, e non solo il nostro Paese) - vorrei utilizzare pochi secondi del tempo che ho a disposizione per cercare di andare oltre l'illustrazione precisa, attenta e rigorosa della pregiudiziale sull'art. 138 della Costituzione.
Questo potrebbe essere utile al prosieguo dei nostri lavori, perché il fatto che alcuni Gruppi consiliari - non uno, ma più Gruppi - richiamino il Consiglio e la maggioranza, che ha responsabilità a livello di Giunta, al fatto che venga posta in discussione in maniera così pesante e ripetuta la Costituzione Italiana, dovrebbe portare ad una riflessione e a ritornare sui propri passi per affrontare l'argomento. Noi non ci tireremo indietro sull'affrontarlo in maniera diversa - non con forzature - per trovare, se possibile, una soluzione che non sarà certo quella di cui stiamo discutendo in queste giornate o ci troveremo a discutere in quelle che ci aspettano.
Grazie, Presidente, anche per il tempo che mi ha concesso.



PRESIDENTE

Desidero comunicare, per lo stato dei lavori, che abbiamo concluso l'illustrazione delle pregiudiziali proposte per ipotesi di contrasto con la Costituzione. Adesso passiamo ad un gruppo di pregiudiziali di legittimità riferite allo Statuto regionale. Ci sarà, poi, un gruppo di proposte di illegittimità riferite alle leggi nazionali.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria n. 110 presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino, Muliere e Placido: "Per incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art. 1, comma 1"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione della questione pregiudiziale rubricata al n. 110.



MARCENARO Pietro

Per quanto riguarda l'art. 1 dello Statuto della Regione, in particolare al comma 1, la questione che poniamo è, in larga misura, derivata dalle obiezioni di costituzionalità che abbiamo discusso fino a questo momento.
Naturalmente questo contrasto riguarda le due parti nelle quali si compone il comma 1 dell'art. 1 dello Statuto. La prima parte recita: "Il Piemonte è Regione autonoma nell'unità politica della Repubblica italiana". La seconda parte del comma 1 specifica: "secondo i principi e nei limiti della Costituzione e secondo le norme dello Statuto". Mi soffermo un attimo sulla prima parte.
L'unità politica della Repubblica italiana è composta, naturalmente, da molti elementi: la sua bandiera, il Parlamento che la rappresenta, quindi il Presidente della Repubblica, le sue istituzioni politiche, un ordinamento costituzionale unitario che, nella definizione, è volto ad esplicitare e a concretizzare questo richiamo all'unità politica della Repubblica. Ma l'unità politica della Repubblica, a nostro giudizio, è costituita da un altro, e non meno importante, aspetto, cioè dal fatto che esista una rete di diritti generali e universali validi nell'insieme del Paese e per l'insieme dei cittadini di questa Repubblica. Tra questi diritti fondamentali, che riguardano, oltre alle materie generali che non sono stabilite dalla Costituzione ma dalla Carta dei Diritti dell'uomo (cioè da documenti che stanno prima addirittura della Costituzione) figurano i grandi diritti sociali: il diritto alla salute, il diritto all'assistenza, il diritto al lavoro, il diritto all'istruzione.
Per noi è quasi inconcepibile parlare di unità politica della Repubblica senza considerare, oltre alle forme politiche vere e proprie, questo quadro di diritti universali per l'insieme dei cittadini. A noi pare che la legge che proponete leda sostanzialmente questo quadro universale e generale dei diritti dei cittadini. Ritorno su un punto che abbiamo posto quando abbiamo discusso dell'art. 117: anche la nuova formulazione dell'art. 117, che stabilisce la questione della scuola e della formazione come ambito di legislazione concorrente, definisce che debba esserci un quadro di diritti e di principi universali stabiliti dallo Stato. In questo quadro, senza una scuola nazionale è difficile pensare ad un Paese, ad una nazione, ad uno Stato, ad una Repubblica unitaria. Questo per quanto riguarda la prima parte del comma 1 dello Statuto.
Allo stesso modo, mi è più semplice motivare su questo punto per quanto riguarda la seconda parte, "secondo i principi e nei limiti della Costituzione". Abbiamo cercato di motivare, e non ci avete ascoltato. Ma questo, per quanto ci riguarda, è un punto molto importante. Abbiamo cercato di argomentare dove, come e in quali articoli si apra una contraddizione reale, effettuale o potenziale col dettato costituzionale nel testo di legge che voi avete proposto. Abbiamo cercato di motivare come questa linea scelta dell'aggiramento costituzionale, della frode della Costituzione, costituisca...
Io su questo punto vi chiederei, e ho concluso, un minimo di attenzione e di rispetto, perché vorrei chiarire che, e vi prego di darcene atto o almeno di considerare questo aspetto, non sarebbe comprensibile in primo luogo per noi stessi un'opposizione così intransigente e così forte a questo disegno di legge, se non fosse in noi così radicata la convinzione che siamo di fronte alla lesione di principi costituzionali, alla lesione di regole fondamentali che sono stabilite da un patto del quale la Regione Piemonte non ha la disponibilità, e che la Regione Piemonte, e questo Consiglio regionale, con la loro pur così grande autorevolezza, non hanno il potere di modificare.
Ci tengo a dire queste cose, perché fanno parte di un confronto politico nel quale almeno si cerchi di comprendere il perché di uno scontro così aspro. Voi potete anche consolarvi pensando che noi siamo improvvisamente impazzati, che ci sia una specie di estremismo divorante che pervade i Gruppi dell'opposizione. No, è un'altra cosa. Si tratta, invece, di una scelta che poggia su queste convinzioni e su queste motivazioni, cioè sul fatto di veder messi in discussione aspetti che consideriamo essenziali.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Qui sono presenti 14 Consiglieri di maggioranza. Va bene che possono usare nel modo che credono il loro tempo, però, visto che siamo in un'aula pronta a deliberare, chiederei di sapere se i colleghi intendono far funzionare quest'aula o sono disinteressati ai buoni scuola, compreso l'Assessore Leo che non vedo.
Stiamo parlando della legge della maggioranza dell'Assessore Leo e del Presidente Ghigo. Quest'ultimo non c'è, l'Assessore Leo neppure. Ci saranno una quindicina di colleghi della maggioranza. Io propongo che si chiudano qua i lavori, Presidente. Proseguiremo domani.
La maggioranza rifletta sulla sua intenzione di far funzionare quest'aula o meno. Poi chiedo la verifica del numero legale. Però, in prima fase rivolgo un appello ai Consiglieri di maggioranza affinché vogliano far funzionare questo lavoro d'aula.



PRESIDENTE

Credo che l'appello del collega Chiezzi vada raccolto, tanto più che non è stato posto in termini fiscali con la richiesta della verifica del numero legale. Però è chiaro che si può avere rapidamente una percezione.
Ho attivato il segnale acustico di richiamo dei Consiglieri e mi pare che una parte abbia risposto. In particolare, l'Assessore Leo si è scusato.
Possiamo, quindi riprendere i nostri lavori.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino, Muliere e Placido: "Per incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art. 2, comma 1"


PRESIDENTE

Procediamo ad esaminare la questione pregiudiziale rubricata al n. 111.
La parola alla Consigliera Manica per l'illustrazione.



MANICA Giuliana

L'art. 2 dello Statuto della Regione Piemonte ci indica come la Regione operi - ce lo ribadisce - nell'ambito dei poteri riconosciuti dalla Costituzione italiana e, ovviamente, dalle leggi dello Stato, e che l'autonomia che la Regione esercita è volta a realizzare un'effettiva partecipazione dei cittadini all'attività politica, economica e sociale della comunità regionale come di quella nazionale. Questo concetto di fondo l'incardinamento della Regione dentro ai principi e ai limiti che la Costituzione definisce, e secondo ovviamente le norme dello Statuto che la Regione stessa si dà - non viene ribadito in un unico punto, cioè all'art.
1, quindi all'inizio della Carta Costituzionale, ma viene ripreso anche dallo Statuto in apertura dell'art. 2. La questione, quindi, in termini pregiudiziali, se di questa legge oggi si possa discutere all'interno dell'aula del Consiglio regionale, e se questa sia materia su cui il Consiglio possa legiferare in quanto rimaniamo dentro i limiti stabiliti dalla Costituzione per l'autonomia regionale o meno, si ripropone in termini assolutamente centrali. E' assolutamente evidente che non penso che, in particolare l'Assessore Leo, sempre così rispettoso di tutte le regole, non si sia interrogato a lungo, non si sia posto questo problema e non si sia avvalso anche di importanti consulenze dal punto di vista giuridico in questa direzione. Qualora l'Assessore Leo avesse fatto quest'operazione e si fosse posto attentamente queste domande, non ho dubbio sul fatto che magari non si sarebbe direttamente risposto sì (in questa materia si ravvisano dei principi di incostituzionalità, secondo le affermazioni e le argomentazioni che noi abbiamo tentato di esporre in quest'aula nella seduta odierna, illustrando anche le pregiudiziali precedenti), ma qualora non si fosse risposto proprio così, certamente un elemento di dubbio e di incertezza sulle caratteristiche di questo testo rispetto alle norme attuali della Costituzione che alle sue variazioni prodotte dalla legge di riforma della Costituzione stessa e confermate dal referendum di domenica scorsa, senz'altro è questione ...



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Al quale ho votato sì!



MANICA Giuliana

E' stato un voto importante e responsabile. Del resto, un Assessore regionale che avesse votato no ad un referendum che dava ampi poteri alle Regioni, soprattutto sulle sue materie, lo vorrei ancora trovare!



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Sarei stato autolesionista!



MANICA Giuliana

Si, assolutamente autolesionista! Sarebbe un caso acuto di autolesionismo! Quindi, senz'altro, un dubbio all'Assessore è venuto sulla possibilità di approntare serenamente questo testo, senza problemi relativi alla costituzionalità. Bene, Assessore, lei sa che, davanti ad una questione come questa, di questo rilievo, anche per l'importanza delle questioni di merito che questa legge affronta, il dubbio di incostituzionalità è immediatamente questione pregiudiziale per arrivare in quest'aula e che quella questione deve essere risolta prima che si cominci a discutere della legge. Noi non abbiamo dubbi in questa direzione. Debbo dire che però è avvenuto un fatto importante. Scusi, Presidente, se rubo qualche secondo.
Questa, anche se fuori microfono, ammissione di dubbio da parte dell'Assessore Leo, indica che le questioni pregiudiziali che stiamo avanzando, e le problematiche relative alla compatibilità con la Costituzione e con lo Statuto sono questioni vere e profondamente sottese alla legge, e che quindi questo è un dibattito importante, perché pu aiutare a chiarire se è possibile procedere o se invece sarebbe inutile procedere in quanto questa legge verrebbe comunque respinta al mittente qualora gli elementi di incostituzionalità ci fossero.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria n. 112, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino, Muliere e Placido: "Incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art. 2 comma 2"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione della pregiudiziale rubricata al n. 112



PLACIDO Roberto

Continuo, di fatto, un intervento che ho fatto prima. Devo dire che il problema riguardava la Costituzione: in questo caso riguarda lo Statuto regionale. Abbiamo presentato quest'emendamento di pregiudiziale di legittimità ritenendo incompatibile il disegno di legge della Giunta regionale col comma due dell'art. 2.
Assessore, mi rivolgo principalmente a lei. L'art. 2 afferma che la Regione riconosce che la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e alla funzione legislativa sia importante per la vita democratica. Affinch questo avvenga, è necessario che tutti i cittadini piemontesi siano messi nella stessa condizione, sotto tutti i punti di vista della vita delle persone, a cominciare dal periodo in cui i cittadini piemontesi frequentano la scuola, in particolare quella dell'obbligo ma anche le superiori e poi l'Università. Mi soffermo sulla parte che ci riguarda, escludendo la parte universitaria e la componente relativa alle materne, elementari, medie inferiori e superiori. Il disegno di legge che la maggioranza pensa di presentare ha nel capoverso ...



(Il Consigliere Placido sospende momentaneamente il suo intervento)



PLACIDO Roberto

Mi scusi, Presidente, mi scusi, Assessore, ma ascoltavo il Consigliere Cattaneo che chiedeva informazioni su parte dell'emendamento che abbiamo presentato. Si tratta del capoverso 2, comma due. Fatta questa precisazione, continuo con il mio intervento.
Quello che avete intenzione di fare è limitativo della maggioranza dei piemontesi perché quanto scritto nello Statuto possa avvenire correttamente e realmente. Questo è uno dei problemi principali, Assessore. Lo ripeto perché abbiamo avuto occasione di dircelo più volte sia in pubblico che in privato. La decisione di stanziare 35 miliardi per il 6,5% dei piemontesi a svantaggio e a discapito del 93,5% degli altri piemontesi, e risparmio in quest'intervento le fasce di reddito che ...



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Ma non è proprio così!



PRESIDENTE

Assessore, la prego cortesemente di non interagire in questo modo.



PLACIDO Roberto

Non poniamo limiti alla divina Provvidenza! GALASSO Ennio (fuori microfono) Sacrosanto, direi!



PLACIDO Roberto

Noi, Consigliere Galasso, sappiamo di avere un certo ascolto anche dalla maggioranza, e non solo dall'Assessore. Quando poi passeremo alla parte economica, che riguarda le fasce di reddito dove si evince chiaramente che si vogliono dare le risorse a chi già ha, in contrasto (e per questo lei pagherà caro), in contrasto anche con quanto dice la fede a cui lei fa riferimento, di aiutare gli ultimi e i bisognosi, non chi ha già. Entreremo nel merito della questione in seguito, in questo momento voglio solo riferirmi alla parte economica. Stiamo parlando di 35 miliardi stanziati per una minoranza di piemontesi che mettono in discussione, a nostro parere, e mi auguro che la parte laica, più sensibile a quest'aspetto perché il 6,5% riguarda principalmente certi tipi di istituti privati ...
CATTANEO Valerio (fuori microfono) La laicità dello Stato è fuori discussione.



PLACIDO Roberto

E' evidente, è chiaro che il 6,5% dei piemontesi frequentano le scuole private, e la maggioranza di questa percentuale frequenta le scuole cattoliche. La "laicità dello Stato", su cui il collega Costa potrebbe darmi lezioni (non voglio proseguire per non annoiare l'aula) ma mi auguro che il collega farà qualche intervento, darà qualche segnale in difesa della laicità, ma 35 miliardi per una minoranza sono in contrasto con il comma 2 dell'art. 2 dello Statuto regionale, che recita cose completamente diverse. E' per questo motivo che abbiamo presentato l'emendamento.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria n. 113, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Placido, Marcenaro, Suino e Muliere: "Incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art. 2 comma 3"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere per l'illustrazione della pregiudiziale rubricata al n. 113.



MULIERE Rocchino

In questa pregiudiziale, che si richiama al terzo comma dell'art. 2 dello Statuto della Regione Piemonte, si afferma, con molta chiarezza, un principio che riteniamo fondamentale per la vita democratica della nostra Regione e per il ruolo che deve avere la Regione nei confronti delle altre istituzioni e delle organizzazioni sociali della nostra Regione.
Il comma recita: "la Regione afferma che il concorso degli Enti locali e l'apporto dei sindacati dei lavori, dell'organizzazione di categoria delle formazioni sociali e di tutti i cittadini è elemento fondamentale della politica regionale".
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assessore. Sottolineo che gli interventi finora svolti sono di merito, non sono interventi che tendono soltanto ad allungare i tempi. Abbiamo posto delle questioni vere, tant'è che l'Assessore può riconoscere la serietà dei nostri interventi. Ci apprestiamo ad iniziare la discussione su un disegno di legge importante per il futuro di molti, in questo caso, noi sosteniamo, di pochi studenti perché il 7% degli studenti piemontesi sono una parte ...



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Potenzialmente tutti.



MULIERE Rocchino

Il testo dimostra che non è una potenzialità che potremmo trovare nell'applicazione della legge. Siccome stiamo iniziando una discussione sul testo importante per il futuro della scuola della nostra Regione, sarebbe stato utile, e questo è un problema di natura politica, capire come si concepisce il ruolo della Regione nei confronti degli altri enti presenti nella nostra Regione. Per esempio non è stata convocata, su questo punto la conferenza Regione-autonomie locali. Sarebbe stato molto importante sentire l'opinione degli altri enti locali della nostra Regione. Infatti il Presidente troverà una serie di nostre sospensive che richiamano proprio questo punto, cioè la richiesta che venga convocata la conferenza Regione autonomie locali.
Noi saremmo disposti a ritirare le sospensive se la Giunta, se l'Assessore si assumessero l'impegno di convocare, nel più breve tempo possibile, la conferenza Regione autonomie locali. Noi ci chiediamo, su un disegno di legge così importante, come sia possibile non ascoltare l'opinione dei Sindaci, dei Presidenti delle Province e così via.
Credo che sia questo un elemento politico importante.
(Voci in aula)



MULIERE Rocchino

Anche noi abbiamo sentito Chiamparino. Chiamparino appoggia la nostra battaglia in Consiglio comunale.
Assessore, lei ha detto che avete sentito le organizzazioni sindacali credo che su questo, come su altri argomenti fondamentali per la vita della nostra Regione, non sia sufficiente una consultazione formale, perch sappiamo quale sia la mobilitazione in questi giorni delle organizzazioni sindacali, o almeno di una parte delle organizzazioni sindacali, su questo punto.
Credo che l'Assessore e la Giunta non possano non tener conto dell'opinione delle organizzazioni sindacali, se vogliamo tener fede al principio fondamentale del nostro Statuto.
Ripeto, se ci sono impegni su questi punti da parte dell'Assessore e della Giunta potremmo ritirare le sospensive, tenendo conto della risposta della Giunta e dell'Assessore.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria n. 114, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Placido, Marcenaro, Suino e Muliere: "Per incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art.


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA

3"



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione della pregiudiziale di legittimità rubricata al n. 114.



PLACIDO Roberto

Farò un breve intervento utilizzando una parte del tempo a disposizione in attesa che ritorni l'Assessore, perché diventa difficile parlare su questo argomento senza l'Assessore che è il principale artefice.
La pregiudiziale di legittimità statutaria per incompatibilità l'abbiamo presentata in quanto l'art. 3 recita: "La Regione opera per l'effettiva autonomia degli enti locali e per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione dando informazione sull'attività legislativa e regolamentare".
Il disegno di legge viene meno a quanto è previsto dall'art. 3 dello Statuto.
Citerò alcuni esempi. Inizio dal primo. Non so se alcuni colleghi della maggioranza siano stati amministratori di piccoli Comuni, a parte il Consigliere Manolino che è stato Sindaco in un Comune, molto importante, ma che aveva in maniera minore di altri Comuni del Piemonte problematiche di quelle che vado a dire, a parte il problema delle antenne.
Provate a chiedere ai vostri Sindaci, ai vostri amministratori di piccoli Comuni in che condizioni si trovano le strutture scolastiche pubbliche, in che condizioni si trovano decine di migliaia di famiglie, in termini economici e andate a spiegare a questi piemontesi - proveremo ad informarli noi - che pensate di stanziare 35 miliardi per chi già ha, e vedrete la loro reazione.
Strutture perfette bellissime, forse a Pecetto, infatti ho detto rivolgendomi verso i banchi della maggioranza, ho riconosciuto solo il collega Manolino che ha avuto un'esperienza importante amministrativa di un comune con un tasso economico superiore alla media dei comuni torinesi.
Provate a chiedere ai vostri colleghi sindaci e amministratori di piccoli comuni del Piemonte, quali sono le condizioni in cui versano le scuole pubbliche e quale difficoltà incontrano le famiglie piemontesi a mandare i loro figli nelle scuole statali.
Tutti i problemi legati ai trasporti, che voi volete escludere, alle rette delle mense e quant'altro: tutto questo non è in contrasto con l'art. 3 dello Statuto? Questo è uno degli argomenti, non certamente il principale che ci ha portato a presentare questo emendamento. Proveremo, faremo uno sforzo eccezionale e superiore alle altre volte, per informare i piemontesi di quello che sta accadendo, di quello che accadrà, di quello che avete intenzione di fare con il vostro disegno di legge, che tende a privilegiare in maniera imbarazzante - ed è imbarazzante anche per molti di voi che sono legati da comprensibili accordi di maggioranza e tenuti su posizioni che molti di voi non condividono - distribuendo 35 miliardi a chi già ha.
Ricordo un cartellone propagandistico che ha riempito le città d'Italia: "Bisogna aiutare gli ultimi". Alla faccia! Mi dispiace che il mio divagare mi abbia portato ad affrontare solo una parte dell'art. 3, perché, anche se composto di poche righe, c'è più di una motivazione, oltre a quella che ho elencato, per cui riteniamo questo disegno di legge in contrasto con lo Statuto Regionale.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria n. 115, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "Contrasto con l'art. 4, comma 4 dello Statuto della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo la pregiudiziale di legittimità rubricata al n. 115.
La parola al Consigliere Moriconi per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

L'art. IV dello Statuto della Regione Piemonte - Autonomia e sviluppo economico-sociale e programmazione - il comma IV recita: "La Regione avvalendosi delle proprie competenze, in concorso con lo Stato e gli enti locali, opera in particolare per: realizzare le condizioni atte a rendere effettivi il diritto allo studio, il diritto al lavoro, la piena occupazione e la tutela dei diritti dei lavoratori". Ripeto: "diritto allo studio". Se noi verificassimo quello che è previsto nel disegno di legge n.
252, noteremo che non c'è niente che tuteli il diritto allo studio. E' un dato di fatto che quando si parla di diritto allo studio, si parla di tutta una serie di situazioni che fanno sì che i ragazzi, in età formativa possano concludere il loro iter scolastico. Se andassimo a vedere come si concretizza la non possibilità di non espletare il diritto allo studio noteremo che si esplica essenzialmente in alcuni punti: le bocciature e soprattutto, gli abbandoni scolastici. Abbiamo un percorso formativo che è ancora caratterizzato da notevoli quote di abbandono scolastico, abbiamo ancora parte della popolazione italiana che è analfabeta. Gli abbandoni scolastici e le ripetenze, sono una delle grosse piaghe che condizionano negativamente la possibilità di formarsi, delle nostre generazioni di giovani. Ci sono problemi sociali e problemi economici delle famiglie a cui appartengono questi ragazzi, che denunciano questi problemi. Come ha detto qualche intervento fa il Consigliere Contu, sappiamo tutti che in certe classi sociali, purtroppo, quelle più svantaggiate, è facile trovare queste situazioni. Nelle categorie più abbienti sappiamo che si pone rimedio pagando la formazione dei ragazzi che eventualmente avessero questi problemi, facendo ricorso a quelli che usiamo definire "diplomifici".
Invitiamo questa maggioranza distratta e soprattutto l'Assessore, a non venir meno a quegli obiettivi di giustizia che, soprattutto l'Assessore dichiara di perseguire. Continuiamo a ritenere che il dispositivo del disegno di legge presentato, non tutelerà l'effettivo diritto allo studio dei ragazzi; d'altra parte, la stessa formulazione così come è stata presentata negli ultimi emendamenti proposti, fa riferimento al diritto allo studio, ma poi "scivola", in maniera troppo veloce, verso il buono scuola. Il buono scuola non è il diritto allo studio, questo lo sappiamo.
Riteniamo che questa legge vada a confliggere con il comma dello Statuto della Regione Piemonte in quanto, ripeto, il diritto allo studio è dare facoltà a tutti i ragazzi di accedere all'attività formativa; diritto allo studio significa togliere quelle problematiche che sono alla base e che generano condizioni per cui i ragazzi non possano completare il loro corso formativo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria n. 116, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Placido, Marcenaro, Suino e Muliere: "Per incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art.


MORICONI Enrico

9"



PRESIDENTE

Esaminiamo la pregiudiziale di legittimità rubricata al n. 116 Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MULIERE Rocchino

Grazie, Presidente. Intervengo anche su questa pregiudiziale perché si ricollega alla precedente, quella relativa all'art. 2, comma 3, che ho già illustrato.
In questo art. 9, titolato "La consultazione", si richiama l'attenzione della Regione sull'importanza della consultazione degli Enti locali, dei Sindacati dei lavoratori e delle Organizzazioni di categoria. Oltre alla consultazione degli Enti locali e delle Organizzazioni sociali della Regione, si fa riferimento agli elettori della Regione e ad eventuali consultazioni degli elettori attraverso le forme previste dal Regolamento e dallo Statuto, ma anche a mezzo di organi e strumenti di consultazione e ricerca. Anche questo è un punto importante: governare e amministrare conoscendo l'opinione dei cittadini che si amministrano.
Mi domando, allora, il perché di tanta ostinazione nel portare avanti una proposta come questa, che sicuramente non troverà il consenso della maggioranza degli studenti, dei genitori, degli insegnanti della scuola della nostra regione.
Attraverso una consultazione - ci sono tanti mezzi moderni per consultare e conoscere l'opinione dei nostri amministrati in tempi brevi - potremmo conoscere l'opinione degli studenti, degli insegnanti e dei genitori, per evitare di commettere quello che noi consideriamo un errore. Finanziare questa legge e conferire 35 miliardi ad una parte di studenti, impoverendo il finanziamento alla legge 49, è sicuramente un errore, un indirizzo sbagliato.
Per questo motivo - ripeto - ci interroghiamo riguardo all'ostinazione esistente nel condurre una battaglia che sicuramente non troverà il consenso della maggioranza degli insegnanti, degli studenti e dei genitori.
In questo senso, una consultazione potrebbe aiutarci ad evitare quel distacco che si viene a creare tra i cittadini e le istituzioni. Certo, le decisioni spettano a chi governa ed amministra, ma occorre farlo sulla base del consenso o della conoscenza dell'opinione degli elettori.
Da questo punto di vista, la pregiudiziale che abbiamo posto è molto importante. Si può rimediare, non è una questione di tempo, perché si pu consultare facendo in fretta, ci sono mezzi che oggi lo consentono.
Ecco perché crediamo che l'Assessore e la Giunta potrebbero tornare sui propri passi, mettendo in atto quelle consultazioni e quel confronto - che finora non ci sono stati - con i Comuni, con i Sindaci, con le Organizzazioni Sindacali, con le Organizzazioni sociali, di categoria.
Sarebbe importante sentire cosa pensano anche gli insegnanti della scuola pubblica e non soltanto quelli della scuola privata.
Assessore, su un punto come quello della partecipazione, della consultazione, forse sarebbe necessario riflettere ulteriormente. Credo ci sia il tempo e ritengo che la Regione abbia non soltanto la possibilità, ma anche il dovere di farlo. Grazie.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Disegno di legge n. 252 - Esame pregiudiziale di legittimità statutaria n. 117, presentata dai Consiglieri Manica, Chiezzi, Marcenaro, Suino, Muliere e Placido: "Per incompatibilità con lo Statuto della Regione Piemonte, art. 22, lettera c)"


PRESIDENTE

Passiamo all'ultima pregiudiziale proposta per ragioni di legittimità rubricata al n. 117.
La parola alla Consigliera Manica per l'illustrazione.



MANICA Giuliana

L'art. 22 dello Statuto è quello che istituisce la Commissione programmazione e bilancio e la inserisce tra le Commissioni permanenti della Regione. In particolare, al comma c, tra i vari compiti della Commissione bilancio, quelli di esaminare il bilancio in sede referente preventiva o consultiva, ecc., è previsto il compito di esaminare in sede consultiva le proposte di legge che comportano impegni di spesa a carico del bilancio, al fine di valutarne la coerenza con il programma pluriennale di attività e di spesa e con il bilancio stesso, segnalando eventualmente esigenze di aggiornamento del programma.
Ci troviamo di fronte alla fattispecie in cui il comma c) dell'art. 22 previsto dallo Statuto, non viene ottemperato. Ne posso dare testimonianza in quanto faccio parte della I Commissione, la Commissione bilancio, così come lo possono fare gli altri colleghi, ma è cosa assolutamente desumibile dagli atti delle Commissioni stesse.
Normalmente, la VI Commissione, che è la Commissione di merito, conclude l'esame e l'iter del provvedimento e dei provvedimenti connessi, dopodich i provvedimenti che saranno stati licenziati dalla VI Commissione (alcuni a maggioranza, altri licenziati come provvedimenti di minoranza) passano tutti in sede consultiva in I Commissione per tornare informalmente in VI Commissione per una definitiva approvazione prima del passaggio all'aula.
In questo caso, però, ci troviamo in una fattispecie diversa: la VI Commissione non ha concluso l'esame del provvedimento nella sua interezza tanto meno l'esame dei provvedimenti connessi e l'esame comparato, ma ci si è arrivati dopo una lunga ed importante discussione ai primi articoli.
Arriviamo, dunque, in aula con un testo che, non solo non ha completato il proprio iter in Commissione, ma che non è stato nemmeno vagliato per un esame in Commissione.
Qualora questa discussione procedesse, si passasse all'esame della legge e arrivassimo addirittura al voto sull'articolato e sul testo complessivo questo sarebbe viziato da un problema di legittimità, in ottemperanza all'art. 22 dello Statuto. Sarebbe un lungo lavoro, anche faticoso, con un sofferto confronto di merito su punti per i quali abbiamo anche visioni diverse ma su cui ci vogliamo attentamente confrontare. Sarebbe, quindi, un lungo confronto viziato da una possibilità di invalidazione.
Questo rischio non lo dobbiamo correre prima di aver chiarito questo punto e di aver compiuto, eventualmente, tutto l'iter che l'art. 22 ci consiglia perché questo non è un problema solo per quest'aula. E' una legge che parla alla comunità piemontese, che vuole parlare a tanti studenti, alle loro famiglie, al mondo della scuola: noi diciamo nel suo complesso, l'Assessore Leo propende maggiormente per parlare principalmente ad un "pezzo" (l'ho detto gentilmente, confacendomi allo stile affabile che l'Assessore ha sempre nei confronti dei propri interlocutori). Faremmo una cosa negativa in particolare nei confronti di quella comunità piemontese che, in modi diversi rispetto a questa legge, ha aspettative, richieste e anche ordini di proteste diversi.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, abbiamo terminato l'illustrazione delle proposte di questioni di legittimità.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro per chiarimenti.



MARCENARO Pietro

Scusi Presidente, come chiarimento, siccome abbiamo affrontato adesso la questione n. 117, e nel plico che ho a mie mani iniziano le pregiudiziali di merito con la n. 119, chiedo informazioni sulla n. 118, che non trovo.



PRESIDENTE

La n. 118 non c'è, è stato un refuso tecnico.



MARCENARO Pietro

Chiedevo solo un chiarimento su questo punto.
Chiedo, inoltre, se i colleghi sono d'accordo, una sospensione per una breve riunione tra i Gruppi di minoranza.



PRESIDENTE

Vi è qualche intervento da parte della maggioranza? Sospendiamo, allora, la seduta per mezz'ora, al fine di consentire una riunione fra i Gruppi della minoranza.
TAPPARO Giancarlo (fuori microfono) Non siamo la minoranza, siamo l'opposizione. La prego, almeno lei Presidente.



PRESIDENTE

La ringrazio per il puntuale richiamo e naturalmente esprimo il mio rammarico per essermi fatto richiamare su un argomento del genere. Abbiamo detto tante volte che non siamo la minoranza.
CONTU Mario (fuori microfono) L'opposizione a questa legge, una riunione dell'opposizione a questa legge.



PRESIDENTE

La seduta riprende fra mezz'ora.



(La seduta, sospesa alle ore 18.13 riprende alle ore 18.39)



PRESIDENTE

Colleghi, nel riprendere la seduta, ricordo che il dibattito che è previsto sulle pregiudiziali prevede un intervento per ciascun Gruppo su tutte le pregiudiziali della stessa categoria.
Finora sono state illustrate le pregiudiziali di legittimità, quindi la procedura prevede un intervento per ogni Gruppo di dieci minuti comprensivo della dichiarazione di voto. Al termine (dipenderà da quanti saranno gli interventi e dalla loro durata), prevedevo di concludere il dibattito con la votazione su questo punto. In ogni caso, prima bisogna iniziarlo.
Sono le ore 18.40, come avevamo previsto, e direi di poter dichiarare riaperta la seduta.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, in questo passaggio avevo bisogno di un chiarimento e del conforto della sua luce.



PRESIDENTE

Non si aspetti troppo!



TAPPARO Giancarlo

Noi non abbiamo, perché così è nella prassi (nel Regolamento non è previsto), un relatore al provvedimento, una figura che possa dare qualche risposta. Sarebbe opportuno che, dopo questo dibattito, e prima degli interventi che lei dice avere anche la natura di dichiarazioni di voto, ci fosse una posizione della Giunta su quanto si è detto, perché è un passaggio estremamente delicato quello della legittimità. Non ci troviamo dinanzi ad un aspetto marginale.
Mancando la figura del relatore, che potrebbe, a questo punto, dire qualcosa (anche nel caso del relatore, il Governo, normalmente, si pronuncia), sarebbe interessante che lei, da quella luce che invocavo potesse dire se non è opportuno che la Giunta regionale si esprima in merito ai problemi di legittimità sollevati nelle numerose pregiudiziali sia per quanto riguarda la Costituzione che per quanto riguarda lo Statuto.
Resto in fiduciosa attesa di questa famosa luce di cui ho parlato.



PRESIDENTE

Naturalmente, la complessità del problema mi rende assolutamente prudente nel tentare una risposta, che è soltanto un tentativo, perché se il Regolamento fosse più preciso ed esaustivo al riguardo, avremmo sicuramente avuto pronta una risposta rispetto ad un'obiezione del tutto fondata come quella che è stata posta.
Il Regolamento non affronta questo tipo di problema, ma naturalmente ci basiamo su un'interpretazione non autentica, perché la potrebbe dare soltanto il Consiglio in via deliberativa, neanche dottrinale, tanto meno forense. Quindi, viene meno tutta la casistica giuridica che mi è nota.
Tuttavia, parrebbe che il Regolamento, non affidando una facoltà di giudizio sull'ammissibilità delle pregiudiziali a qualche organismo l'affidi direttamente al Consiglio, che, in questo caso, svolgerebbe un compito di Magistratura sul merito. Il voto del Consiglio è sempre un voto che ha una funzione di magistratura, nel senso di giudizio - il sì o il no ancorché sia opinabile ed eventualmente da approfondire in una sede ulteriore.
La Giunta, in qualche maniera, è sottratta rispetto a questo tipo di vincolo, perché la pregiudiziale non concerne il merito specifico di una materia, ma la compatibilità giuridica della materia con lo Statuto da un lato e con la Costituzione dall'altro, tant'è che abbiamo escluso, su suggerimento avveduto dei funzionari, di considerare proponibili pregiudiziali di legittimità relativamente a leggi ordinarie dello Stato perché casomai sarebbe un conflitto di attribuzione, non un elemento che deriva da una fonte giuridica prevalente rispetto alle altre due. Quindi nessun Assessore potrebbe assumere, come dire, quella funzione di magistratura che qui, da Regolamento, non è assegnata a nessuno.
La spiegazione sicuramente non è esaustiva, ma abbiamo individuato, come percorso, di ricorrere al giudizio dell'organo 'Consiglio' sia come unico organo capace di interpretare il proprio Regolamento, sia come organo capace di svolgere una funzione di giudizio.
Collega Tapparo, la ringrazio per la puntualizzazione e terrò buona nota.
Le assicuro che è già stato oggetto di ambasce, per il Presidente e i Vicepresidenti, l'analisi di questa carenza, che abbiamo cercato di colmare interpretativamente in questo modo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Siccome non faccio parte dei Capigruppo, vorrei fare una sollecitazione a tutti i Capigruppo (compresa la mia Capogruppo), affinché domani, nello stilare l'ordine dei lavori dei prossimi giorni, si tenga conto di un impegno che era stato assunto solennemente qui dal Presidente della Giunta regionale e dall'Assessore alla sanità D'Ambrosio, dopo le deliberazioni del 07 gennaio, di riferire al Consiglio regionale in merito alle verifiche trimestrali. Considerati i tempi di sede consultiva da parte della Commissione bilancio. Pertanto, non abbiamo alcuna valutazione di coerenza con il programma pluriennale, di cui non abbiamo alcuna valutazione di coerenza con il bilancio stesso, pertanto non siamo in condizione di passare all'esame e alla discussione generale dell'articolato e quindi ad un voto definitivo su un testo come questo.
Voglio ricordare che questa non è una questione pregiudiziale pretestuosa o infondata, perché nel momento in cui una norma come questa è inserita all'interno dello Statuto della Regione - all'art. 22 - si tratta di una norma cogente e vincolante che riguarda qualsiasi proposta di legge qualsiasi progetto di legge o disegno di legge arrivi all'esame dell'aula dopo un passaggio all'interno delle Commissioni competenti.
Ci siamo chiesti - e lo chiediamo anche in questo momento all'Assessore competente e ai rappresentanti della Giunta - se la Giunta intenda procedere in questa direzione, sapendo che l'art. 22, al comma c), non è stato ottemperato.
Considerati i tempi, credo che la terza verifica trimestrale sia di fatto avvenuta, quindi chiedo che venga calendarizzata nell'ordine dei lavori del Consiglio una relazione ai Consiglieri tutti sull'esito di questa terza verifica trimestrale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché non ricordo chi è il relatore di questa legge. Presidente, il relatore chi è?



PRESIDENTE

La legge richiamata in aula non ha un relatore. C'è un proponente e basta non c'è relatore in questo caso.



CHIEZZI Giuseppe

Come mai non c'è un relatore?



PRESIDENTE

Perché il relatore viene nominato dalla Commissione, e credo che lei Consigliere Chiezzi, lo sappia! Cerchi di non creare ulteriori difficoltà Consigliere Chiezzi con queste questioni!



(Commenti del Consigliere Marcenaro e dell'Assessore Burzi fuori microfono)



PRESIDENTE

Assessore Burzi, non cerchi di aiutare nel modo in cui sta facendo! Consigliere Chiezzi, vada avanti da solo e lei, Assessore, cerchi di non aiutarlo!



CHIEZZI Giuseppe

Spero di non dover subire altre interruzioni dal caro collega Consigliere.
Lui è Assessore, beato lui! Alle ore 20 dobbiamo sospendere, non vorrei che ci trovassimo a corto di lavoro!



(Commenti del Consigliere Galasso fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Era solo per convincere l'Assessore Burzi che stavo facendo sul serio!



PRESIDENTE

Assessore Burzi, in questo caso è stato lei ad attirare l'attenzione del collega Chiezzi che prima si rivolgeva solo alla Presidenza com'è suo costume, correttamente!



CHIEZZI Giuseppe

Solo perché l'Assessore Burzi guardava dicendo "Eh, già, adesso qua..." Aspetti, Assessore Burzi, provo a spiegarle, e vediamo se la convinco.
Non stavo cercando di perdere tempo, era per giungere a colpire un obiettivo sicuro, che è il Presidente Ghigo. Io chiedo: "Ma il relatore chi è?" Mi si risponde che il relatore non c'è. Il fatto che una legge non abbia un relatore non è un granché. Una legge che arriva senza relatore che razza di legge è? Indebolisce la legge stessa! Impedisce un colloquio col relatore da parte dei colleghi che fanno proposte! Chi è il responsabile di questo fatto? Chi è che ha condotto le cose in modo tale da costringere il Consiglio ad avere una legge per voi così importante priva anche del relatore? Chi è? E' il Presidente Ghigo! Che, inopinatamente, il 7 di agosto ha scaraventato in aula il disegno di legge n. 252, privando l'aula della dote che una legge deve avere, che è quella di avere un relatore ...



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, le ricordo che i due minuti a disposizione previsti per le questioni incidentali sono passati.



CHIEZZI Giuseppe

Volevo sollevare questo problema perché mi sembra un problema non da poco.
Secondo punto. Non c'è il relatore: ma qualche risposta qualcuno dovrà darla! Colleghi, qualche risposta, visto che già siamo in una situazione di grave imperfezione, perché non abbiamo un relatore con cui confrontarci.
Abbiamo posto problemi di costituzionalità, ma ci sarà qualcuno che ci risponde, o volete rispondere solo con la forza dei numeri, Consigliere Cattaneo?



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, i due minuti sono passati!



CHIEZZI Giuseppe

Ho finito! Io mi ricordo che il Presidente Viglione, se un Consigliere ragionava, lo lasciava ragionare, anche oltre il tempo previsto, se sragionava, anche se stava dentro i tempi, gli toglieva la parola! Tutti noi possiamo imparare ...



PRESIDENTE

Non si può contenere l'urto di un richiamo così autorevole, sia per l'esperienza che lei rivendica per sé sia per il richiamo al Presidente Viglione!



CHIEZZI Giuseppe

Tutti possiamo imparare! Mi rivolgo proprio a lei Presidente, al di là dell'ordine dei lavori! La legge è senza relatore! Decine di colleghi sollevano un problema non piccolo, chiediamo una risposta e ci si dice che il relatore non c'è e quindi la risposta non c'è! Va bene. Il relatore non c'è, ma la Giunta, che è firmataria del provvedimento, c'è. E ancora di più, il responsabile primo della mancanza del relatore, con grande gioia nostra, è, per combinazione presente in aula, e lo saluto e lo ringrazio di aver dedicato questo tempo a tutti noi.
Dunque, noi abbiamo non dico il relatore ma abbiamo il responsabile del fatto che il relatore non c'è in aula! L'ho convinta, Assessore Burzi? Quindi, è vero o no che il Presidente Ghigo potrebbe razionalmente rispondere a tutte le nostre eccezioni?



PRESIDENTE

Non è escluso che lo faccia al termine del dibattito, anzi!



CHIEZZI Giuseppe

Per carità! Mi affianco dunque alla giusta richiesta del collega Tapparo di colloquio, anche perché - e chiudo - il problema, Presidente Ghigo e Assessore Cotto (che mi è giunta notizia essere parecchio nervosa perché ha diversi provvedimenti che vengono "inciampati" da questo lavoro d'aula) questo problema è un problema politico, non è tecnico, non è regolamentare! Noi siamo fermi per questione politica, e la questione politica bisogna cercare di risolverla! E la tecnica parlamentare è la meno adatta a risolvere queste cose! Ci può essere qualcuno che arzigogola, e qualcun'altro arzigogolerà simmetricamente, e rimaniamo qua! Presidente Ghigo, penso che una riposta, un colloquio, non faccia male, non nuoccia alle impostazioni ...



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, con il richiamo al Presidente Viglione mi ha talmente onorato, sia pure facendomi un richiamo, che non ho più potuto contenere il suo spazio e lei ha recuperato parecchi minuti che i colleghi evidentemente, mi addebiteranno! Chiusa la parte incidentale, do la parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio

Debbo dire che voglio suggerire la lettura di un libro di Massimo Fini "Quando la ragione aveva torto". Noi stiamo vivendo questo ossimoro, e debbo dire che aveva ragione il Presidente Ghigo a richiamare in aula la legge, ma abbiamo avuto torto noi ad accedere ad una richiesta dell'opposizione perché venisse rimandata in Commissione. Ci stiamo rendendo conto della assoluta inutilità dell'impiego di tempo, perché il tempo o viene correttamente impiegato, e può essere produttivo, o viene sprecato, mentre il tempo può anche essere regalato, ma quando è sprecato è una condizione immorale dell'operare dell'uomo. Questo è il punto, ed è su questa impostazione che noi intenderemo muoverci.
Sulle questioni di legittimità o meno, le hanno poste e illustrate.
Discuteremo e contrasteremo queste posizioni che, debbo dire, sono superatissime! Erano superate anche prima del referendum, lo sono ancora di più oggi! Non entro neppure nel merito - poi farò un discorso che liquider in pochissime parole - perché sono assolutamente infondate tutte le questioni di legittimità poste: obbediscono esclusivamente ad una funzione ostruzionistica.
Noi ci confronteremo anche su questo piano, ma su questo piano ci confronteremo tutti, per verificare la dignità del Consiglio, che viene sovente richiamata, ma mai praticata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire per questioni di procedura il Consigliere; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Al di là della valutazione sul tempo che si perde o meno, si possono avere dei giudizi diversi: anche fare delle pessime leggi può essere una perdita di tempo e può invece essere un utile impiego di tempo impedire che si facciano pessime leggi; quindi, da questo punto di vista, possiamo discutere a lungo.
Credo però che il problema della relazione del relatore di una legge abbia un notevole spessore, perché spesso io mi ritrovo ad intervenire con l'aula o distratta o assente, per cui non riesco a capire, se non c'è un relatore o della Giunta o in qualche modo nominato, come si possano prendere seriamente in considerazione le questioni che poniamo.
Quando, ad esempio, il Consigliere Palma presenterà qualche emendamento e questo verrà accolto, ci dovrà pur essere qualcuno che dice che quello va bene e che invece quelli che presento io non vanno bene.
Con ciò voglio dire che il fatto che la Commissione non abbia concluso i suoi lavori non significa necessariamente che l'aula non debba avere un relatore. Il relatore si può individuare anche in aula, perché credo che per il nostro lavoro, il Regolamento preveda che ci sia un relatore, anche se non è stato nominato dalla Commissione.



PRESIDENTE

Apriamo adesso la discussione sull'insieme delle pregiudiziali di legittimità. Ricordo che si tratta di un intervento unico per ogni Gruppo che lo richiede, al termine dei quali ci sarà la votazione senza ulteriori dichiarazioni, perché si tratta di un'operazione di "magistratura amministrativa" (chiamiamola così) e non di una votazione che si esprime rispetto ad una questione da motivare nel merito.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Ho sentito or ora il Consigliere Galasso accusare più o meno velatamente più o meno esplicitamente di ostruzionismo il dibattito che c'è stato oggi e poi proporre un'interpretazione dell'utilizzo del tempo.
Devo dire che questo dimostra quello che abbiamo detto: questo dibattito si è svolto in un'aula assolutamente distratta. E concordo pienamente con le affermazioni del collega Papandrea, quando diceva che tutto dipende da come pensiamo di utilizzare il tempo: anche fare pessime leggi è un modo di buttare via il tempo.
Sia io che il Consigliere Galasso non c'eravamo nella precedente legislatura regionale, però, come ho ricordato prima, la precedente legislatura regionale, che aveva la stessa formula politica di quella attuale, aveva emanato una legge che riguardava la libera professione dei medici veterinari, una legge che non è mai entrata in funzione.
E' una legge che ha richiesto parecchio lavoro al Consiglio regionale e che era stata fortemente contestata dai veterinari, richiamando appunto criteri di incostituzionalità. La legge era stata voluta, portata a casa realizzata dalla Giunta di centro-destra; ripeto: non è mai entrata in funzione.
Allora io credo che se noi, prendendo spunto da quell'esempio negativo oggi insistiamo sui caratteri di incostituzionalità presenti in questa legge, dovete farci credito che abbiamo per lo meno un esempio che ci pu permettere di dire che non sempre le leggi che vengono poi emanate rispondono a dei criteri di costituzionalità.
Mi spiace molto che ci vengano rivolte accuse di ostruzionismo; abbiamo infatti presentato delle osservazioni che vanno nel merito degli argomenti e non abbiamo mai presentato degli argomenti pretestuosi.
Abbiamo presentato degli argomenti strettamente attinenti al testo del disegno di legge che è stato presentato, argomentazioni contenute nel disegno di legge che vanno, secondo noi, a confliggere con gli aspetti richiamati dalla Costituzione o con aspetti richiamati dallo Statuto della Regione Piemonte.
Abbiamo detto che, secondo noi, questo disegno di legge aggira chiaramente la Costituzione. Aggira la Costituzione perché, per quanto riguarda l'art.
3 della Costituzione - come abbiamo ricordato - non c'è dubbio che questo disegno di legge venga a creare delle caratteristiche di disparità, di disuguaglianza; venga ad introdurre delle distinzioni tra i cittadini italiani per quanto riguarda il problema della religione, perché, come ha ammesso lo stesso Assessore che, onestamente e pubblicamente, anche sugli organi di stampa, - e poiché è un fervente religioso non può dire bugie - è chiaro che si vengono a creare ...



(Commenti in aula)



MORICONI Enrico

L'Assessore, anche sui mezzi di stampa, ha ammesso che questo disegno di legge va inevitabilmente a favorire certi ordini religiosi; quindi le mie perplessità sul fatto che questo disegno di legge vada a confliggere con l'art. 3 della Costituzione, pur non essendo un costituzionalista, ma ponendomi dei dubbi da semplice cittadino, continuo ad averli e non ritengo che, finora, mi siano state fornite delle risposte nel merito.
Si aggira la Costituzione anche per quanto riguarda l'art. 33: ne abbiamo già parlato. Il comma 3 dell'art. 33, infatti, dice che "Enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato". Credo che su questo punto, lo sappiamo tutti, avremmo di che discutere a lungo.
Le parole "senza oneri per lo Stato" rientrano di nuovo in quel concetto di lingua italiana, che rimane difficile giustificare che, comunque, il portato finale di questo disegno di legge sarà un conferimento economico alle scuole ed istituti di educazione. Anche in questo caso dobbiamo dare atto all'Assessore di essere stato estremamente onesto dichiarando a Repubblica che allo stato attuale ci sono delle scuole private, gestite da preti e da suore, che stanno chiudendo, ma se viene varata la legge in oggetto, tali scuole non chiuderanno più.
Se un istituto è in crisi e si prefigura la chiusura, ma dopo l'intervento di una legge, tale istituto è in grado di continuare a svolgere le proprie funzioni - non che io voglia che gli istituti privati e religiosi chiudano diventa difficile negare che questa legge va a fare quello che la Costituzione non vorrebbe, ovvero far sì che con l'intervento dello Stato vengano devoluti dei soldi verso dei soggetti privati.
Non sono un costituzionalista, ma credo che questo sarà uno degli argomenti da approfondire per vedere se tale provvedimento è incostituzionale. E' chiaro che su questo provvedimento verteranno molte discussioni che si faranno in altra sede, però da cittadino credo sia difficile negare che venga meno il concetto di prevedere un dispositivo di legge che sia senza oneri per lo Stato.
Gli oneri economici che noi impegniamo sono chiaramente pubblici e vengono utilizzati per sovvenzionare scuole ed istituti privati.
In ogni caso c'è anche conflittualità con l'art. 4 dello Statuto della Regione Piemonte che impegna la Regione a rendere effettivo il diritto allo studio per tutti i cittadini piemontesi della regione Piemonte. Credo che il problema del diritto allo studio sia legato alle ripetenze e agli abbandoni che, è inutile negarlo, coinvolgono direttamente le categorie sociali meno abbienti.
Dalla lettura del disegno di legge si evince chiaramente che non c'è alcuna misura che vada a sostenere l'impegno della Regione di rendere effettivo il diritto allo studio per tutti i cittadini.
Credo che le osservazioni sollevate vadano nel merito dell'argomento e ci danno ragione di ritenere che questa legge, così com'è impostata non dovrebbe essere approvata.



PRESIDENTE

Grazie per aver rispettato i tempi.
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie Presidente. Nei dieci minuti che mi spettano proverò ad argomentare come mai siamo stati costretti a presentare otto emendamenti di legittimità costituzionale e otto emendamenti di legittimità statutaria; in tutto sedici emendamenti che riguardano alcuni importanti articoli della Costituzione, alcuni articoli dello Statuto e, in alcuni casi, commi di articoli.
Provo a motivare la nostra necessità di presentare gli emendamenti partendo dalla legge n. 49 del 1985, la legge del diritto allo studio, che nel 1985 per porre rimedio ad una situazione ormai superata, principalmente di assistenza, stanziava 34 miliardi e 500 milioni per gli studenti piemontesi sulla materia complessiva del diritto allo studio.
E' vero che c'erano settecentomila ragazzi, adesso ve ne sono un po' meno ma noi siamo passati da 34 miliardi e cinquecento milioni nel 1985, ai 21 miliardi del 2001, che, rapportati all'indice ISTAT, sono oltre 60 miliardi di oggi. A mantenere le stesse risorse di allora, noi oggi ci dovremmo trovare di fronte ad oltre sessantasette miliardi, invece ci troviamo di fronte a 21 miliardi.
Quindi un terzo di quelli che dovrebbero essere. L'ho detto in un intervento precedente, rivolto al 93,5% della popolazione; mentre da parte della Giunta, della maggioranza c'è un disegno di legge che darebbe contributi per 35 miliardi al 6.5% della popolazione scolastica, che è quella che frequenta le scuole private.
Questo è uno, non l'unico, argomento. 35 miliardi andrebbero a coprire solo le rette, solo una parte delle voci che qualificano la spesa scolastica riguarda anche la questione che affronteremo poi nel Piano sanitario regionale e, principalmente, la questione economica e finanziaria. Il Piano sanitario regionale risponde a problemi finanziari (ci sarà occasione di parlarne in quel caso). Se noi reperiamo i dati del Ministero dell'istruzione sulle iscrizioni nelle scuole statali, non statali e paritarie, assistiamo ad un calo delle iscrizioni nella scuola privata.
E qui emerge il problema fondamentale: noi ci troviamo di fronte ad un provvedimento che è frutto - qualcuno ha usato il termine ricatto, io preferisco la parola pressione - delle pressioni che le scuole cattoliche hanno effettuato su alcuni esponenti di questa maggioranza, e il resto dalla maggioranza deve, in qualche modo, rispondere.
La popolazione scolastica, in base ai dati del 2000, rispetto ai dati del 2001, vede un incremento dell'iscrizione nelle scuole pubbliche e un ulteriore decremento nelle scuole private.
Scuole private, principalmente quelle cattoliche, che sono alla soglia della sopravvivenza, se non arrivano nuove iscrizioni ci sono problemi sull'esistenza stessa delle scuole. Uno dei problemi è di fare arrivare risorse, in questo caso 35 miliardi, per permettere alle scuole cattoliche di continuare ad esistere.
Ecco quali sono alcuni dei motivi che ci hanno portato a presentare gli emendamenti di legittimità costituzionale, in particolare, lo diceva già il collega Moriconi, sull'art. 33 della Costituzione, "senza oneri per lo Stato", che è il principale, ma non l'unico. Ci troviamo di fronte ad alcune importanti voci, una l'ho detta prima, a fronte di richieste sulla voce trasporti per 53 miliardi. La Regione contribuisce con 11 miliardi e 400 milioni; a fronte di richieste sulla voce handicap da parte dei Comuni Piemontesi per 9 miliardi, la Regione contribuisce con poco più di 1 miliardo. I trasporti riguardano tutti, l'handicap riguarda problematiche ancora più particolari e complesse. Rispetto alla situazione, lo dicevo nell'intervento precedente, dei piccoli comuni che non riescono a rispondere alle minime necessità di funzionamento, questa maggioranza l'Assessore Leo nella fattispecie - lo ripeto: capisco, ma non condivido assolutamente - cosa decide? Decide di stanziare 35 miliardi, andando contro i principi cristiani, non per i bisognosi, ma per chi già ha. Un reddito di 120 milioni - sono felice per chi ha questo reddito - non possiamo certo dire sia un reddito da bisognosi. I bisognosi sono altri. La soglia di reddito dovrebbe essere assolutamente altra; non certo 120 milioni e non può e non dovrebbe essere a copertura solo delle rette ritorno al motivo che ci ha portato a presentare gli emendamenti di illegittimità costituzionale e statutaria - non può essere rivolta solo a queste. L'Assessore sa bene che, relativamente alla scuola, le voci più significative, oltre alle rette o alle tasse di iscrizione, sono i trasporti, le mense, tutte le attività formative, i corsi e quant'altro qualifichi la scuola. Perché dico che l'Assessore si rivolge a quella piccola minoranza del 6,5% della popolazione? In maniera molto chiara l'Assessore, in Commissione, aveva presentato un emendamento che si rifà alla legge n. 62 sulla parità, al comma VII, art. 1: "Alle scuole non statali che non intendono chiedere il riconoscimento della parità". E' chiaro Assessore che con quell'emendamento, rifacendosi alla legge nazionale n. 62 alla quale noi ci rifacciamo in maniera completa, si rivolge a quelle scuole private che non hanno intenzione di entrare nella parità prevista dalla legge nazionale. Di conseguenza, si rivolge a quella minoranza del 6,5%: me lo deve spiegare, noi proveremo a spiegarlo. I ragazzi che sono venuti oggi lo hanno capito molto bene che rispetto alla richiesta dei più e dei bisognosi, questo disegno di legge si rivolge ai meno, che non hanno bisogno.
Non so, Assessore, quante Ave Marie e Padre Nostro lei dovrà recitare per farsi perdonare questo peccato; non so se qualcuno sarà misericordioso rispetto a questo. Assessore, le cito alcune cifre importanti: a fronte dei 53 miliardi di richiesta da parte dei Comuni Piemontesi, la Regione tramite lei e il suo Assessorato, contribuisce con 11,4 miliardi; a fronte dei 9 miliardi di richiesta sull'handicap, la Regione contribuisce con poco più di 1 miliardo.
Questi sono solo alcuni, non tutti, dei veri bisogni degli studenti e delle famiglie piemontesi, non quelle famiglie che hanno 120 milioni di reddito che possono permettersi la scuola privata e tutto quello che vogliono e non hanno certo bisogno di contributi della Regione Piemonte con una legge ad hoc, che toglie risorse alla scuola pubblica, a quella che ha veramente bisogno.
Questi sono i motivi che ci hanno portato a presentare 16 emendamenti di illegittimità costituzionale e statutaria.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Sono un po' imbarazzato ad intervenire dopo il doviziosissimo intervento del Consigliere Placido che ha illustrato numerose ragioni per votare contro il provvedimento. Mi sembrano non troppe ragioni, a sostegno delle eccezioni di illegittimità costituzionale e statutaria che, insieme ad altri Consiglieri, ha inteso presentare nella discussione.
A differenza del Consigliere Galasso ritengo che molte, la gran parte di queste questioni di illegittimità costituzionale e statutaria, siano serie e siano state anche seriamente illustrate. Non perché siano o le ritenga fondate, ma perché riflettono una discussione, anche approfondita ed equivoca nel corso degli ultimi anni sulla materia dell'istruzione, che ha attraversato tutta la riflessione sull'autonomia scolastica, che ha attraversato, in maniera dirompente, l'introduzione della legge nazionale sulla parità e che ha apportato una serie di rotture e a quell'equilibrio costituzionale che una parte di quest'aula vorrebbe preservare e mantenere che sono tanto più importanti nel momento in cui, con il nuovo art. 117 della Costituzione, non è più possibile un'interpretazione delle competenze conferite alle Regioni in una chiave tutta burocratico-funzionale.
Vorrei partire proprio dalle eccezioni sollevate sull'art. 117 della Costituzione e, in modo derivato, sull'art. 138 della Costituzione. Se noi sosteniamo che la dicitura del nostro Statuto ed, in genere, il quadro costituzionale ed istituzionale entro il quale si deve muovere la Regione Piemonte sia quella dell'applicazione dei disposti normativi delle leggi dello Stato su questa materia, ridurremmo la nostra Regione ad una mera articolazione funzionale ed esecutiva dello Stato, non provvedendo la possibilità che nell'ambito della propria autonomia, anche costituzionale le Regioni, nelle diverse materie, possono darsi finalità e possono predisporre anche interventi non contrastanti, ma diversi con quelli previsti dalla normativa statale. Questo è il quadro costituzionale nel quale noi ci muoviamo. Se l'attuale art. 117, tanto più dopo l'approvazione del referendum, in qualche misura, ci costringe, come se fosse un maxi decreto Bassanini, a diventare l'Ente erogatore delle provvidenze, ad esempio, previste dalla legge n. 62, non si tratterebbe più del riconoscimento di un'autonomia e di una sovranità anche legislativa, ma di una delega funzionale ed amministrativa che trasformerebbe la Regione non in un'assemblea legislativa, ma in una mera articolazione dell'amministrazione pubblica, neppure più del corpo politico ed istituzionale dello Stato.
In questa chiave, sostenere che prevedere contributi all'educazione scolastica, così come sono configurati in questo provvedimento, è forzare non solo il quadro normativa, ma anche il quadro costituzionale, significa sostenere che su tutte le materie delegate dall'art. 117, la Regione si deve limitare ad applicare le disposizioni delle leggi statali. Così evidentemente non è. E' questa in fondo la ragione che ha portato alcuni di noi a votare sì, come ho fatto io, ad un referendum confermativo di una riforma costituzionale, sicuramente incompleta, ma che almeno questo grado aggiuntivo di sovranità e di autonomia legislativa inseriva nell'ordinamento costituzionale italiano.
Rispetto, invece, alle altre eccezioni di legittimità costituzionale all'art. 3, anche qui o si sostiene che questo provvedimento introduce in maniera positiva un principio di discriminazione, e quindi discrimina gli aventi diritto sulla base delle proprie condizioni economiche, razziali sessuali o sociali, oppure si sostiene semplicemente che la conseguenza dell'applicazione di un provvedimento di questo tipo, con queste finalità finisce per premiare più gli studenti di alcune scuole che gli studenti di altre.
Ma il problema è tutt'affatto diverso. Nel momento in cui questo provvedimento individua un parametro uguale per tutti e tipologie di istruzione uguali per tutti, è evidente che, laddove pesa il rapporto tra le spese sostenute e il reddito familiare, vengono premiati gli studenti che, sulla base di quel paniere così individuato, hanno un rapporto più favorevole, oppure, dal nostro punto di vista, più sfavorevole.
Non esiste, però, un principio di discriminazione positivo che condizioni all'iscrizione nella scuola privata il godimento dei benefici previsti da questa legge.
Passando all'art. 33 della Costituzione, o si ritiene che questa legge prevede una forma di finanziamento diretto della scuola privata, che è quello che la nostra attuale Costituzione vieta, oppure si deve semplicemente riconoscere che un provvedimento di questo tipo va indirettamente a vantaggio delle scuole private, semplicemente perch sulla base di quei parametri, la gran parte di coloro che utilizzeranno le provvidenze previste da questa legge sono studenti di scuole private.
Ma anche qui, visto che ragioniamo in punto di diritto, una cosa è sostenere che esiste un provvedimento di finanziamento diretto della scuola privata ed altra cosa è sostenere - come io sostengo - che è prevista una provvidenza del tutto legittima, che va indirettamente a favore delle scuole private.
Sull'art. 34, così approfonditamente illustrato dal collega Moriconi l'eccezione che viene posta è riferita alla legge n. 62 e non a questa legge, perché, nel momento in cui lui sostiene che tutti i contributi all'educazione scolastica ed in genere i contributi per il diritto allo studio e all'istruzione devono essere borse di studio distribuite per concorso - non so bene se per titoli e per esami - dichiara automaticamente illegittime tutte le borse di studio previste dalla legge 62, ogni forma di contribuzione all'istruzione e all'educazione scolastica prevista dalla legge 49, cioè dichiara incostituzionale, nella sostanza, il diritto allo studio.
Allora, o riteniamo che l'art. 34 vale per le borse di studio di merito, e quindi ci tranquillizziamo tutti, e riteniamo costituzionali le leggi n. 62 e n. 49, oppure è difficile sostenere che solo su questo provvedimento laddove non prevede una distribuzione di borse di studio sulla base di concorsi, si applica un principio costituzionale, che può rimanere inapplicato rispetto a tutte le altre leggi.
La distribuzione, prevista dal provvedimento, delle borse di studio della legge 62 e, dall'altra parte, dei cosiddetti buoni scuola, segue lo stesso principio: sono distribuiti sulla base di parametri o di rapporti di tipo economico e non sulla base di esami e di meriti.
Non sono borse di studio di merito - ripeto - neanche quelle previste dalla legge 62 ed in questi termini legittimi, in maniera derivata, sono anche i contributi all'educazione scolastica previsti da questo provvedimento.
Un'ultima considerazione: nell'eccezione costituzionale più politica, il Consigliere Marcenaro sosteneva che questo provvedimento opera una revisione costituzionale surrettizia in chiave molto regionale, che andrebbe trasposta in una più coraggiosa riforma costituzionale, ma che per questa ragione andrebbe dichiarata incostituzionale in questa sede.
Su questo vorrei essere molto chiaro: secondo me questa legge è debole proprio perché non è incostituzionale come sostiene il collega Marcenaro.
Questa legge, cioè, si muove nell'ambito ancora molto stretto di contributi all'educazione scolastica che le Regioni possono distribuire agli studenti residenti nell'ambito della regione.
Se questo provvedimento fosse una proposta di legge alle Camere - che io sottoscriverei fra tre minuti - di modifica dell'ordinamento scolastico italiano attraverso un sistema di finanziamento complessivo degli istituti scolastici con il meccanismo del buono scuola, cioè se davvero il buono scuola non diventasse un contributo aggiuntivo, ma un principio di ordinamento del sistema scolastico italiano, allora l'obiezione del Consigliere Marcenaro avrebbe senso e questo provvedimento sarebbe davvero incostituzionale.
Ma non ci muoviamo, Marcenaro, in questo campo; ci muoviamo nel sentiero molto più stretto e modesto di un contributo all'educazione scolastica che purtroppo non modifica il sistema nazionale dell'istruzione e non ne modifica i principi ordinamentali. Ripeto, non come contributo aggiuntivo ma come principio di ordinamento del sistema scolastico italiano.



PRESIDENTE

La ringrazio, Capogruppo Palma.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente. Devo ringraziare il collega Palma perché ha svolto una buona parte del lavoro che avevo intenzione di svolgere io.
E' di tutta evidenza che le eccezioni di legittimità costituzionale presentate dalla minoranza sono pretestuose e defaticatorie. Credo, tutto sommato, che hanno come fondamento quello di creare quel sano ostruzionismo che abbiamo visto nelle ultime due settimane. Ricordo a me stesso che, su istanza reiterata dell'opposizione, siamo tornati in Commissione per non discutere il merito di neanche un articolo.
Detto questo, a me pare di tutta evidenza che il taglio delle eccezioni - e lo riassumo perché, ripeto, il collega Palma è stato esaustivo - non abbiano fregio, perché l'art. 3 parla del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
Mi rendo conto che il concetto di uguaglianza del centrodestra è profondamente diverso dal concetto di uguaglianza del centrosinistra. Il centrosinistra, e la sinistra in generale, ritiene che il principio di uguaglianza debba essere un principio di identità, quindi non che tutte le persone abbiano uguale dignità, uguali diritti e uguali doveri, ma che debbano essere proprio identici.
Io ho provato a scambiare i miei abiti con quelli del collega Dutto e abbiamo avuto dei risultati disastrosi! Noi riteniamo, invece, che il principio di uguaglianza sia un principio che si basa, non sull'uomo monotaglia, ma sull'uomo che, non essendo identico possa essere presente nelle sue varie sfaccettature.
Mi pare che questa legge non vada contro questo principio.
Anche la pretesa di violazione dell'art. 33 è completamente priva di fregio perché qui nessuno ha detto o scritto che i denari devono andare alle scuole; è previsto che vadano agli studenti, in base a dei criteri che possono essere discussi nel merito, che saranno discussi nel merito, ma non intendo illustrarli adesso.
Vale solo la pena di significare che il merito non è mai stato discusso non ci si può lamentare del fatto che vengono dati dei soldi ai ricchi e non ai poveri, quando nessuno ha proposto o ci ha permesso di discutere sul tetto per il quale vogliamo questa legge. Immagino che sarebbe stata ben accolta dall'Assessore Leo una proposta di ritoccamento del tetto e sarebbe stato altresì ben accolto un discorso di merito, e non ci siamo mai arrivati. Perché il principio è diverso, ed è politico: si vuole avere un monopolio delle scuole statali perché le stesse hanno una posizione politicamente più agevole nei confronti del centrosinistra e più ostica nei confronti del centrodestra. Ma siamo qui proprio per fare delle proposizioni politiche che nascono dal risultato delle ultime elezioni.
Credo che abbia ancora meno pregio l'eccezione di incostituzionalità in riferimento all'art. 34 della Carta Costituzionale. Voglio, per concludere spiegando due meccanismi che mi stanno molto a cuore. Il Presidente dei DS ha detto una cosa che è falsa, e mi limito a dire 'falsa' perché normalmente ho imparato da lui degli aggettivi più vivaci, che per vorrei evitare. Dice che il Governo precedente, cioè quello di centrosinistra, ha presentato un'eccezione di legittimità costituzionale perché questa norma era incostituzionale su una legge analoga emanata dalla regione Lombardia e il Governo del centrodestra ha ritirato questa eccezione. Il nostro sistema, l'ho detto in Commissione e vale la pena di ripeterlo anche in aula, non prevede alcuna possibilità che un Ente dello Stato sollevi un'eccezione di legittimità costituzionale. Mi spiego: le norme, qualunque esse siano, vengono poste in essere. Ad un certo punto con un meccanismo che verrò dicendo, giungono davanti alla Corte Costituzionale, la quale dichiara se sono o meno costituzionali.
Ipoteticamente si poteva fare un vaglio preventivo o un vaglio successivo.
Nel momento in cui il legislatore emana la norma, questa ben potrebbe andare davanti alla Corte Costituzionale e la stessa dire se è costituzionale o no. Se così fosse stato, cioè se l'architettura giurisdizionale fosse stata questa, saremmo arrivati alla soluzione che una volta dichiarata costituzionale la norma, questa sarebbe costituzionale per sempre, qualsiasi applicazione in concreto poi la magistratura ne avesse fatto.
Il nostro sistema è diverso, nel senso che nel momento in cui la giurisprudenza interpreta 'A' e la Corte Costituzionale dice: attenzione che questa norma è costituzionale se interpretata nel modo "B", e la giurisprudenza continua ad interpretare nel modo "A", a questo punto la Costituzione, in successive pronunce sulla stessa norma, la dichiara incostituzionale. Quindi, la stessa norma è passata più volte, in concreto al vaglio della Corte Costituzionale. Mentre nel momento in cui - e questo è il caso di cui si tratta, in riferimento alla norma che riguarda la Regione Lombardia - si va in conflitto di attribuzione, è un caso completamente diverso. Il conflitto di attribuzione nasce quando uno dei poteri dello Stato, che in questo caso può essere la Regione, il Governo la Magistratura o ancora la Camera o il Senato, ritiene che un atto emanato da un certo organo non sia di competenza dell'organo ma sia di competenza propria; in questo caso solleva un conflitto di attribuzione. Questo è il caso della Lombardia. Il Governo ha detto: attenzione giudice costituzionale, la Regione Lombardia ha emesso un provvedimento (non è andato nel merito del provvedimento); non poteva emettere questo provvedimento perché non era di competenza regionale ma statale.
Non è entrato nel merito di questo discorso.
Detto questo, capite bene che non siamo di fronte ad un'eccezione nel merito di legittimità costituzionale (e costituzionale non lo è), ma siamo di fronte al dato formale su quale organo doveva emanare la norma, non il merito della norma emanata. Questa è una cosa che bisogna dire in termini estremamente chiari per evitare di fare delle accuse ad un Governo che addirittura, parrebbe voler violare la Costituzione. Non è così.
Il primo Governo ha detto che la Regione Lombardia non poteva emettere quella norma. Il secondo ci ha ripensato e ha detto: sì, quella norma pu essere emessa dalla Regione Lombardia, a prescindere dal merito. Il merito poteva essere, in un caso o nell'altro, tutto diverso, ma certamente non è stato valutato in quel ricorso.
Questo volevo dire, per cui concludo sul fatto che rigetteremo tutte le istanze presentate che abbiamo analizzato in riferimento alle eccezioni di legittimità costituzionale della norma, perché le riteniamo infondate e defatigatorie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Al momento si sono iscritti ad intervenire i Consiglieri Tapparo e Galasso.
Qualora non ci fossero ulteriori interventi, aggiorneremo la seduta a domani.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, avevo chiesto un intervento dell'Assessore Leo in un passaggio molto importante, in merito alla valutazione della costituzionalità del provvedimento proposto. Ritenevo, proprio perché è stato richiamato in aula il provvedimento, e non essendoci la figura del relatore, che l'Assessore avrebbe potuto esprimere il proprio parere.



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Io sono pronto!



TAPPARO Giancarlo

Appunto, auspico un intervento in questa materia. Sarei anche curioso di sentirla.
Quando si è elaborata la Costituzione, si era giunti al punto cruciale di definire "senza oneri per lo Stato" nell'art. 33, col presupposto che fosse fondante e fondamentale per la nostra società, come lo era in precedenza (poi dirò qualcosa anche nel ventennio fascista), che fosse garantita la libertà di insegnamento, nel senso che l'incontro delle culture e il loro confronto avveniva nella scuola pubblica e in questa scuola si potevano determinare quei processi di aggregazione che in una segmentazione della formazione non avvenivano.
Quando Tristano Codignola riuscì anche ad avere il voto di conservatori laici come Corbino, e lo stesso capo del Movimento dell'uomo qualunque Giannini, laico anch'esso, per vincere questa battaglia che non era facilmente raggiungibile (vi era un'aspettativa, da parte del mondo cattolico, per non inserire questo provvedimento), dei suoi conterranei introdussero, alla fine dell'Ottocento, l'obbligo della scuola pubblica nelle elementari, facendolo diventare (Michele Coppino) un patrimonio generale, quindi un valore.
Quando Mussolini firmò i Patti Lateranensi - lo voglio dire ai colleghi di AN - e in regime concordatario la parte laica del fascismo si rese conto che il mondo cattolico e alcuni settori della curia pensavano che si potesse scatenare un "assalto alla diligenza" della scuola pubblica, anche quel regime mise come Ministro all'istruzione un laico - si dice anche massone, ma comunque un laico "scafato", tra l'altro anche lui della Provincia di Cuneo, Vicepresidente dell'assemblea - proprio per ribadire che c'era un rapporto vivo nella difesa della scuola pubblica, perché era la sede in cui si determinavano i processi di incontro e di contaminazione delle culture.
La scuola francese, che si cita come un esempio in cui la privatizzazione che voi state cercando di valorizzare va avanti (e che sarebbe esasperata nella proposta dei colleghi della Lista Bonino), è un contenitore in cui gli insegnanti sono presi dai concorsi pubblici e sono legati al contratto pubblico.
Definisco la Francia un paese laico, e ricordo che lo stesso Jospin, quando ricevette il Papa, gli disse: "Benvenuto qui, in un Paese laico"; glielo volle ricordare, perché in Francia il principio della ricomposizione delle culture avviene attraverso il meccanismo dell'insegnamento, che è di derivazione pubblica.
Oggi invece stiamo "scassando" - un primo passaggio lo si è fatto purtroppo con la legge sulla parità - affermando un principio che, se va avanti in modo esasperato, porterà ad avere in questa società la scuola confessionale, con diverse articolazioni di confessionalità; la scuola gestita dalla Confindustria, dove sarà portato avanti il pensiero unico, e così via; magari quella di Scientology o del Reverendo Moon; la scuola musulmana o quella coranica.
E' questo il modello che, alla fine, si vuole affermare, dopo aver lasciato per decenni la scuola pubblica allo scasso, con responsabilità precise di quelli che oggi "forzano" culturalmente sul buono scuola, ma non hanno fatto nulla per valorizzare la scuola pubblica, ed ora parlano di competitività. A tutto ciò si è aggiunto il meccanismo dell'autonomia, per cercare, con i tanti limiti che ha il meccanismo, di vivacizzare questo aspetto.
Ci troviamo, in pratica, di fronte ad un meccanismo messo in atto da coloro che non hanno fatto nulla per migliorare la scuola pubblica e che oggi parlando della qualità, propongono un modello - che io ritengo sbagliato "scassando" il principio filosofico che tiene in piedi l'art. 33, principio che si può individuare anche dagli atti preparatori e dagli atti parlamentari.
E' questo il danno, il vulnus che viene fatto alla Costituzione con la vostra proposta! E' chiaro che adesso ci troviamo in una situazione nuova, con l'affermazione sostanziale della modifica e dell'inversione della logica dell'art. 117 della Costituzione. Ma se noi avessimo voluto conseguire attraverso un'altra strada, lo scopo che il Presidente Ghigo vuol raggiungere, ciò sarebbe stato possibile. Infatti, se noi non ci rivolgiamo alle famiglie di reddito alto (che s'aggiustano da soli), ma vogliamo arrivare alle famiglie "di frontiera", a quelle di reddito marginale, che per un differenziale di poche centinaia di mila lire possono essere condizionate nella loro scelta tra una scuola e l'altra, avremmo potuto anche agire senza introdurre questo meccanismo.
Questo meccanismo viene introdotto come un'ulteriore affermazione politica del resto, ogni giorno ricevo dei documenti in cui si dice: "E' una svolta culturale politica profonda" (Confcooperative Piemonte"); oppure: "E' una nuova forma di dare energia alle autonomie che ci sono nella società".
Possiamo anche arrivare a questo, attraverso la strada di non lasciare deperire ...
L'Assessore si è preso l'impegno di rivedere la legge sul diritto allo studio, però intanto oggi, su sua responsabilità (è da anni in questa collocazione), il diritto allo studio sta deperendo. Potrebbe invece essere quello lo strumento attraverso il quale aiutare quelle famiglie marginali di frontiera, che non possono, per 400-500-600 mila lire, fare la scelta della scuola privata confessionale o comunque sia.
Potevamo cercare insieme, faticosamente, ma in modo equilibrato, di trovare la soluzione, senza arrivare alla situazione che si sta determinando. E invece si vuole forzare questa strada (anche se, indubbiamente, la legge sulla parità scolastica ha fatto da apripista), a mio parere in modo eccessivo e controproducente, che rischia di creare ...
Leggevo in un'intervista o in una nota ANSA che l'Assessore era entusiasta di questo nuovo ruolo e dei 3.000 miliardi che avrà da gestire; che ci sarà una riforma epocale della scuola.
Ma se lei fa questa affermazione, Assessore, con questa premessa, è chiaro che si apre uno scontro culturale e politico profondo, che ci costringe ad una forte difesa, per evitare che il principio che state forzando con il buono scuola passi anche all'interno di una trasformazione più generale della scuola in Piemonte, voluta dal centrosinistra nella scorsa legislatura e riconosciuta anche dal Presidente Ghigo.



(Commenti in aula)



TAPPARO Giancarlo

Anche l'Assessore Leo, ma in termini di "appetiti", ed io spero nel Presidente Ghigo - che ormai vola ad un'altezza tale che non mi sente, ma questo non importa - il quale, in una dimensione più ampia, aulica, quasi da Governatore dell'Italia (oppure studiando da Governatore dell'Italia) in allora è stato lungimirante.



(Commenti in aula)



TAPPARO Giancarlo

Ma io vedo lungo, perché ho qualche anno, quindi vedo un po' in là su come uno studia e si prepara: c'è quello che faceva l'avviamento e quello che fa altre cose.
Assessore, perché fare questa forzatura, quando avremmo potuto trovare un punto di equilibrio? Con un suo passo indietro, con un lavoro di revisione della legge sul diritto allo studio ed irrobustendo gli spazi che la legge sulla parità ci poteva dare, potevamo raggiungere gli obiettivi di questa presunta libertà, come se prima ci fosse stata una società compressa, il monopolio ...
Ma la scuola pubblica è la base con cui i padri costituenti hanno costruito il cemento che fa stare insieme i rapporti sociali e culturali di questa società! Non si può trattare come se fosse la bottega del salumiere una materia che è stata regolata dalla Costituzione! Concludo - e chiedo scusa se ho "sforato" di qualche secondo - dicendo che ci troviamo dinanzi ad un grave vulnus della Costituzione; magari, facendo l'azzeccagarbugli, si può dimostrare che non è così, ma nella sostanza si violano i principi culturali, politici fondanti con cui si è votato l'art.
33 della Costituzione nell'Assemblea costituente.



PRESIDENTE

I pochi secondi in più sono ampiamente compensati, collega Tapparo, dal richiamo a Michele Coppino, giustamente ricordato come Ministro cuneese che aveva fatto la sua parte.
Do la parola per l'ultimo intervento della giornata al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio

Poiché il collega Tapparo ha concluso con un riferimento ad una figura manzoniana, posso dire che anche Manzoni dice che "quando al ciel piacque passò anche Galasso, che fu l'ultimo".
Il collega Tapparo ha sollevato indubbiamente dei problemi imponenti e se è vero che c'è stato chi non ha fatto nulla o a fatto poco per migliorare la scuola, c'è da aggiungere che c'è stato chi ha fatto molto per peggiorarla o comunque per creare una situazione conflittuale tale da rendere ineludibile, anche a livello di istinto di popolo, l'esigenza di una scelta educativa.
Ma non voglio abusare del tempo ed entro subito nel merito del discorso.
Sulle questioni di legittimità costituzione è stato fatto ripetutamente richiamo al ricorso proposto dall'Avvocatura dello Stato per conto del Presidente del Consiglio dei Ministri della precedente legislatura. E' stato accennato a questo problema, e debbo dire - facendo ancora una parentesi - che ritengo infondate, e che anche le questioni infondate possono essere poste seriamente e possono porre un problema serio, per entrare in rapporto dialettico con il Consigliere Palma.
Non entro in rapporto dialettico, invece, con il Consigliere Brigandì quando ritiene che il concetto di uguaglianza per il Presidente dei DS sia una sorta di "letto di Procuste". Il problema che non abbiamo bisogno di forzare così i concetti, perché (e torno al ricorso proposto dal Presidente dei Consiglio dei Ministri precedenti) si tratta di un ricorso che ha proposto conflitto di attribuzione, in relazione ad una deliberazione della Giunta regionale (quindi non di una legge) nonché in relazione al rifiuto di sottoporre l'anzidetta deliberazione di Giunta al controllo di cui all'art. 17. E infatti, conclude il ricorso con la richiesta di dichiararsi che spetta allo Stato di controllare le regole - con riferimento al Regolamento - con le quali la Regione Lombardia intende disciplinare le modalità per l'attuazione degli interventi di cui alla legge - quella del buono scuola - del 5 gennaio 2000. Cioè, non la legge è incostituzionale non è stato assolutamente lambita da questo ricorso: è sorto un conflitto di attribuzione, ed è stato sollevato.
Non entro nel merito per dire se esso aveva possibilità di successo o meno perché è ormai del tutto superato. Ma voglio sottolineare ancora una volta che comunque qui il Presidente del Consiglio dei Ministri precedente chiedeva annullarsi gli atti indicati come occasione del conflitto e gli atti amministrativi, la deliberazione consiliare e il decreto dirigenziale.
Non c'è mai una norma della Costituzione citata in questo ricorso, non c'è una norma della legge regionale istitutiva del buono scuola citata in questo ricorso.
Veniamo più specificamente agli articoli invocati, gli artt. 33 e 34. Debbo anche dire che la lettura seria e puntuale di questi articoli, già sufficiente in via autonoma, va però integrata anche con la lettura dell'art. 9 della Costituzione, proprio per tutta l'elaborazione giurisprudenziale che si è posta. Procedo velocissimamente.
Il secondo comma dell'art. 33 della Costituzione recita: "La Repubblica detta le norme generali sulla istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi." Questo lo dico perché c'è un riferimento, se ci arrivo. Dice che enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituzioni di educazione senza oneri per lo Stato. E' stato detto ripetutamente, a iosa, ma lo ribadisco ancora. E' pacifico che qui non si tratta di oneri per lo Stato in relazione agli istituti, le protagoniste sono le famiglie, i protagonisti sono i figli appartenenti alle famiglie.
Il comma 4 dell'art. 33 della Costituzione, comunque, e qui inizia ad aprirsi, ed e così che va poi interpretato il tutto, vi fa riferimento e dice che gli alunni delle scuole non statali devono avere "un trattamento scolastico equipollente", non distinguendo più tra statale e non statale tant'è che all'art. 34 pone una sorta di norma di chiusura per far capire quale deve essere la dimensione della scuola: "La scuola è aperta a tutti." Su questi due articoli ci si è confrontati, da questi due articoli noi ricaviamo che si impone o, meglio, che la Costituzione ha ritenuto di imporre che lo Stato garantisca la scuola sempre, senza che una parte sia costretta a frequentare scuole private non per libera scelta ma per carenza di strutture statali. Cioè lo Stato deve garantire che ci sia la scuola dappertutto, ma non vuol dire che non possa accedere alla scuola privata, o che comunque chi accede alla scuola privata non debba potersi giovare di un qualche beneficio.
La Costituzione ha affermato i principi generali in merito alla "obbligatorietà e gratuità dell'istruzione inferiore inquadrandole in un sistema organico le cui componenti sono l'espresso riconoscimento che l'istruzione è diritto e dovere dei genitori", e nell'art. 30 la lettura diventa organica e va ad individuare i protagonisti veri, i destinatari veri della norma. Quindi, l'istruzione è diritto e dovere dei genitori, e vi è l'obbligo della Repubblica di predisporre misure economiche onde agevolare l'adempimento dei doveri della famiglia, senza porre nessun limite, senza porre alcun vincolo in questa direzione.
Perché citavo anche prima l'art. 9? Perché anche qui trovo un conforto decisivo per le nostre tesi. Si è peraltro osservato che il rapporto tra il primo comma dell'art. 9 ("La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica") e l'art. 33 non è configurabile solo nel senso che l'uno è sviluppo dell'altro, ma che le due disposizioni pongono principi almeno apparentemente contraddittori, essendo la prima finalizzata allo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica, quindi all'intervento positivo dello Stato, la seconda intendendo invece garantire la tradizionale sfera di libertà. Questo ci dice Bonifacio, che è stato Presidente della Corte Costituzionale: vanno concepite come astensione da parte dello Stato. Quindi non deve inquietare se vi è un'apertura, un favorire chi, operando una libera scelta, la indirizza verso la scuola non statale. La contraddizione esistente tra i principi contenuti negli artt. 9 e 33 altro non è che l'espressione e il rapporto di circolarità tra scienza e politica. Questo vale proprio per le considerazioni che aveva fatto prima il Consigliere Tapparo, ed è il contrasto più generale tra Stato garantista, di cui sarebbe l'affermazione l'art. 33 in colle gamento con l'art. 2, e lo stato di integrazione sociale verso cui intendiamo dirigerci e lavorarci. Ripeto, vi è un suggerimento del principio di sussidiarietà, viene in parte praticato, e comunque è questa la strada su cui si intende proseguire.
Non aggiungo altro per quanto riguarda le eccezioni sul piano statutario in quanto le argomentazioni dell'uno ricadono e frantumano le ragioni che hanno ispirato quelle iniziative.



PRESIDENTE

Il dibattito, vista l'ora, si sospende a questo punto. Diversi Consiglieri sono ancora iscritti a parlare, ma credo che domattina ci sarà la discussione sugli avvenimenti di questi giorni, come mi sembra abbia comunicato prima lo stesso Presidente Ghigo dichiarandosi disponibile alla discussione.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.02)



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