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Dettaglio seduta n.132 del 09/10/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Constato la mancanza del numero legale, pertanto, ai sensi dell'art.
52, comma 4 del Regolamento del Consiglio regionale, sospendo la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 10.30 riprende alle ore 11.00)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Risultano presenti 27 Consiglieri, il numero legale è assicurato.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Burzi, Cantore, Costa Enrico, Ferrero, Pedrale e Tomatis


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Richiesta di iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 359 "Trasferimento della sede TELECOM a Milano"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Visto che c'è il numero legale chiederei, per cortesia, di inserire all'o.d.g. il punto inerente alla TELECOM. Si conduce nuovamente un attacco ad insediamenti di carattere direzionale terziario, ad un punto forte di economia che viene sottratto, di punto in bianco, dai padroni della TELECOM alla nostra regione. Abbiamo presentato, insieme ad altri colleghi dell'opposizione, un ordine del giorno; chiedo se è possibile iscriverlo all'o.d.g. come tema da discutere in questa sessione di Consiglio regionale. Sono stato sollecitato a discutere tale problema dai lavoratori TELECOM parecchio preoccupati che di questa vicenda spesi tre o quattro titoli di giornale non se ne parli più.
Penso necessario un intervento del Consiglio regionale sulla vicenda.
Non si può ulteriormente depauperare una realtà economica che ha nei centri di comando delle imprese un punto importante di prospettiva e di sviluppo: sono questi i momenti che possono dare forza e rilancio sia all'occupazione sia alle tecnologie.
In tal senso, chiederei innanzitutto l'iscrizione dell'ordine del giorno ai nostri lavori; ordine del giorno, che, tra l'altro, è datato 28 settembre ed ha in calce una decina di firme.



PRESIDENTE

La richiesta di iscrizione di un nuovo punto all'o.d.g. è prevista all'art. 51, comma 5 del Regolamento.
Su tale proposta può chiedere di parlare, dopo il proponente, un solo Consigliere contrario.


Argomento: Varie

Esibizione di una scritta contraria ai buoni scuola riportata sulle magliette di alcuni ragazzi presenti fra il pubblico


(Il Presidente Riba invita alcuni giovani presenti nella parte riservata al pubblico a rimuovere le magliette che indossano e che riportano la scritta "Per nulla buono... scuola")



PRESIDENTE

Prego i commessi di predisporre in modo che il pubblico indossi un abbigliamento "normale".
Consigliere Brigandì non dubito che vorrà dare l'esempio, altrimenti ci troviamo in una situazione...



(Alcuni Consiglieri si tolgono la giacca)



PRESIDENTE

Prendo atto che i Consiglieri hanno indossato abiti confacenti, così come i ragazzi del pubblico. Ringrazio tutti e proseguo nei lavori.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Richiesta di iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 359 "Trasferimento della sede TELECOM a Milano" (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Ero preoccupato perché, nel guardare lo spogliarello dei Consiglieri non vorrei rimanere in aula "Nove settimane e mezzo". Indubbiamente condividiamo il problema sollevato dal Consigliere Chiezzi, un problema sia per la città di Torino che per il Piemonte. Questa preoccupazione, in queste ultime settimane, è stata un po' trascurata dagli organi di informazione, anche perché c'è una evoluzione tale di problematiche e di eventi a livello nazionale e internazionale, che anche un problema così importante può essere trascurato o passare in secondo piano. Nonostante questa condivisione, se si vuole iscrivere questo ordine del giorno, da parte nostra non c'è nessun problema, ma, relativamente alla presentazione e alla discussione, questo ordine del giorno andrà dopo l'approvazione della legge sul buono scuola.
Abbiamo fatto una Conferenza dei Capigruppo, organismo sovrano ed istituzionale di questo Consiglio regionale; abbiamo concordato una programmazione che è stata decisa e confermata con la convocazione scritta di questo Consiglio da parte del Presidente Cota, pertanto nulla osta all'iscrizione. Il Consigliere Chiezzi può esternare la sua preoccupazione anche al di fuori del Consiglio regionale, quindi potrà certamente contribuire all'evidenziazione da parte degli organi di stampa di questa problematica. Ripeto: presentazione, discussione ed eventuale approvazione dell'ordine del giorno, in coda alla legge sul buono scuola. Se l'iscrizione è tale, nessun problema, ma se l'iscrizione è da intendersi iscrizione, presentazione e discussione, siamo contrari.



PRESIDENTE

Consigliere Cattaneo, le ricordo che per Regolamento e per prassi l'iscrizione si intende come collocazione dell'argomento nell'elenco degli o.d.g. L'eventuale inversione dell'o.d.g. attiene ad un'altra discussione qualora sia richiesta, sempre seguendo la procedura regolamentare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo per una richiesta di chiarimento; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Visto che vi sono varie interrogazioni sul punto che ha sollevato il Consigliere Chiezzi che riguarda un tema altamente importante perché mentre stiamo discutendo di piccole iniziative, ci sono processi che fanno spostare dalle nostra regione parecchi posti di lavoro qualificati, volevo chiedere al Presidente se, durante l'ora dedicata alle interrogazioni, la Giunta si prende l'impegno di affrontare questo tema in sede di risposta alle interrogazioni.



PRESIDENTE

Ripeto la richiesta del Consigliere. Il Consigliere Tapparo chiedeva se sul problema sollevato dal Consigliere Chiezzi rispetto al quale il Consigliere Cattaneo ha risposto di non avere nulla in contrario all'iscrizione all'o.d.g. ma che venga discusso nella collocazione che ha nella graduatoria, ci sono risposte da parte della Giunta ad interpellanze che affrontano questo tipo di problema. Lasciamo tempo di valutare ed eventualmente di affrontare l'ipotesi in sede di risposta alle interpellanze alla discussione delle quali precederemo dopo i preliminari.
Ai sensi dell'art. 51 comma V del Regolamento, avendo il Consigliere Chiezzi presentato una proposta di iscrizione di un nuovo punto all'o.d.g.
ed essendo il Consigliere Cattaneo intervenuto dichiarandosi non contrario passiamo alla votazione per alzata di mano.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Questioni internazionali

Richiesta di iscrizione all'o.d.g. del problema della guerra in Afghanistan


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Volevo fare una considerazione. Si potrebbe pensare, senza timore di manovre dilatorie, che la sera, a fine lavori, di dedicare circa mezz'ora ad argomenti urgenti, che non interrompono i lavori del Consiglio.
La questione che volevo sollevare - non vorrei che si dicesse che lo voglio fare per ostruzionismo - è sapere se e quando la Giunta intende dare comunicazione sugli avvenimenti di questi giorni, a partire da domenica che coinvolgono il nostro paese e mezzo mondo. Di questo argomento bisogna discuterne urgentemente già oggi. Ovviamente è un tipo di discussione che richiederebbe la presenza della Giunta e del suo Presidente. Chiedo che la mia richiesta sia inserita all'o.d.g. e che abbia una sua giusta collocazione, compatibile con quello che sta avvenendo, o nella giornata di oggi o quando il Presidente si dice pronto per fare una comunicazione. In questo caso si sospenda il punto in discussione, perché mi pare che non sia assolutamente un argomento su cui non possiamo non entrare nel merito. C'è un altro punto all'o.d.g. che è sicuramente importante, ma penso che ci sia un certo ordine di importanza di quanto avviene.



PRESIDENTE

Ho capito la proposta. Dal punto di vista della procedura la questione si pone nei seguenti termini: iscrizione di un punto all'o.d.g. con 40 voti a favore. Non so se ci sono i voti, comunque sarebbe meglio una verifica preventiva: su un argomento di questo genere mi sembrerebbe inopportuna una discussione strettamente di maggioranza; il dibattito potrebbe iniziare con una comunicazione della Giunta, che può essere svolta in qualsiasi momento seguita dagli interventi del Consiglio. Tuttavia, affiderei questa valutazione ad un breve incontro fra i Capigruppo, magari al termine della seduta della mattina, posto che occorra un minimo di preparazione.
Naturalmente, l'argomento dovrebbe essere affrontato con quella condivisione che ritengo presente in Consiglio, per quel che ho avuto modo di sentire informalmente anche da altri Capigruppo prima dell'inizio della riunione. Tuttavia, preferirei fare una valutazione collettiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio

Ritengo si possa senz'altro accogliere il suggerimento della Presidenza e, quindi, alla prima occasione, o alla prima pausa, i Capigruppo potranno decidere, magari in sintonia con il Presidente o il Vicepresidente.



PRESIDENTE

Alla chiusura della sessione della mattina, provvederemo ad una rapidissima Conferenza dei Capigruppo per i lavori del pomeriggio.
Direi di procedere col punto 2) all'o.d.g., relativo alle interrogazioni e interpellanze. So che l'Assessore Cavallera ha un impegno al termine della mattinata; se non ci sono obiezioni - non credo inizierei con le interpellanze cui deve rispondere dell'Assessore Cavallera.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 19 del Consigliere Chiezzi inerente a "Aumento del traffico dei treni merce sulla Genova-Voltri-Ovada-Alessandria"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 19, presentata dal Consigliere Chiezzi.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

L'interpellanza n. 19 è un po' datata, nel senso che risale, come dice il numero, ai primi tempi della legislatura. Quindi la risposta, a mio giudizio, risentirà di questa sfasatura, ma ovviamente ho dato un impulso in questi ultimi tempi, ad evadere tutte le interpellanze ancora pendenti.
In merito alla questione posta dall'interpellante, la Direzione regionale Tutela e Risanamento ambientale riferisce che agli atti non sono presenti segnalazioni in merito al disturbo lamentato e non è noto se il gestore dell'infrastruttura abbia, in qualche modo, concordato con i comuni interessati l'aumento del traffico merci e le sue ricadute, ma non risulta che il gestore sia tenuto a dare informazioni in merito al grado di utilizzo della linea.
Sotto il profilo normativo, il rumore ferroviario è regolamentato dal Decreto del Presidente della Repubblica 18 novembre 1998, n. 459, che stabilisce, in particolare, i limiti assoluti di immissione del rumore prodotto dalle infrastrutture ferroviarie, nonché dal Decreto Ministeriale del Ministero dell'Ambiente 29 novembre 2000, con cui sono stati indicati i criteri per la predisposizione dei piani di risanamento acustico delle stesse qualora detti limiti non siano rispettati.
Notoriamente le infrastrutture dei trasporti, sia su ferro che su gomma, risultano fra le principali fonti di inquinamento acustico, ma il legislatore, ritenendole giustamente servizi pubblici essenziali, ha previsto per esse una deroga alle sanzioni amministrative previste dalla legge quadro n. 447/1995, a patto che vengano presentati piani di abbattimento e contenimento del rumore.
E' altresì evidente che gli interventi necessari al loro risanamento saranno rilevanti sia per numero che per risorse economiche da impiegare pertanto le norme sopra citate prevedono un'attuazione graduale dilazionata nel tempo, l'obbligo per i gestori di accantonare risorse finalizzate alla realizzazione degli interventi di bonifica, nonché criteri di priorità di intervento sulle diverse aree interessante.
Pertanto le misure di mitigazione da adottare, i tempi per la loro realizzazione e le priorità assegnate, faranno parte del piano degli interventi, da presentarsi da parte del gestore delle infrastrutture nei tempi e nei modi indicati dal Decreto Ministeriale 29 novembre 2000, che la Regione provvederà a valutare.
Questa è la traccia di risposta per chiarire, in qualche modo, qual è la procedura e come stanno le cose.
Devo aggiungere, anche per conoscenza diretta essendo originario di quelle parti, che si era parlato nel passato di un maggiore utilizzo della direttrice Genova-Alessandria, quindi della stazione di Ovada. Non è escluso, dunque, che in prospettiva possano esserci ulteriori incrementi di traffico. E' chiaro che occorrerà vigilare, proprio in rapporto all'incremento di questo traffico, che peraltro è anche alternativo alla gomma, quindi, per certi versi, più apprezzabile da un punto di vista ambientale, ma non dal punto di vista del disturbo che si arreca quando i tracciati ferroviari sono all'interno delle città. Sotto questo profilo vi è altresì una cooperazione con l'Assessorato ai trasporti in ordine ai confronti e ai contatti che loro hanno in continuazione con le "Ferrovie dello Stato" per quanto riguarda queste problematiche.
Concludo facendo presente che, stando alle indicazioni emerse recentemente circa il rilancio dell'ipotesi del cosiddetto 'terzo valico' tra la Liguria e il Piemonte, è chiaro che verrà il momento, quando sarà presentato questo progetto alla nuova valutazione di impatto ambientale per una verifica complessiva di tutta la problematica, in modo tale da poter fare una programmazione, nel momento in cui si aggiunge una nuova ferrovia, in ordine alla ferrovia a binario unico Genova-Alessandria che attraversa Ovada, mantenendolo ovviamente per il servizio fondamentale di trasporto delle persone nella direttrice Acqui-Ovada-Genova e cercando naturalmente di contenere per quanto riguarda le merci in un'utilizzazione accettabile, sia da un punto di vista del volume di traffico che dal punto di vista degli orari di utilizzazione della linea. Anche questo costituisce un aspetto non secondario da valutare, perché un conto è durante la giornata, un conto è se il traffico dovesse essere 24 ore su 24, quindi anche nelle ore serali o notturne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Non mi ritengo soddisfatto della risposta per due motivi. Il primo motivo è che l'Assessore, dopo aver letto la solita noticina datata da oltre un anno, nella quale si afferma, in via del tutto generica, che l'ambiente va rispettato, che bisognerebbe attivare varie misure di protezione dal rumore a fianco di ogni sede ferroviaria, in particolare ad Ovada, termina dicendo, mi sembra al settembre del 2000, che ci sono degli impegni e occorrerà effettuare delle verifiche affinch questi impegni si traducano in fatti reali. Ma dal settembre 2000 è passato un po' di tempo e quali verifiche ha fatto l'Assessore per capire se qualcosa è cambiato? Siamo alle solite: l'ambiente sta lì, i disagi stanno lì e l'Assessore, un anno dopo essere stato interpellato, dice: "Certo, è un problema, bisogna intervenire e bisogna investire". Bisognerebbe, però, Assessore, andare stasera nelle zone di Ovada, dove sono stati rilevati disturbi profondi svolgere un'assemblea e vedere cosa dicono i cittadini! Secondo motivo di insoddisfazione: anche sulla famosa nuova linea Genova-Milano c'è calma piatta. Questo Consiglio regionale, che pure ha discusso tale vicenda più volte, non è ancora venuto a capo del problema dell'impatto ambientale di questa nuova linea ferroviaria e, soprattutto dell'utilità per il Piemonte di un gigantesco investimento che prende le merci dai porti liguri e le scarica semplicemente in un'area già congestionata, che è quella di Milano, con i suoi interporti.
La Regione Piemonte poteva e potrebbe fare una battaglia perché, se di nuovo valico si deve parlare, nuovo valico sia, visto che attraversa il Piemonte ed interessa e vivifica l'economia piemontese.
Questo non può prescindere da una scelta alternativa alla Genova Milano, una scelta che porti le merci attraverso il Piemonte, attraverso la direttrice del Sempione, che interessi la città di Novara che potrebbe così diventare un sub polo di rilevanza non solo nazionale, ma anche internazionale, tra i due poli di Torino e Milano.
Tutto questo non compare e si risponde all'interpellanza con un anno e mezzo di ritardo. Siamo alle solite; si considera veramente poco più che un disturbo discutere in questo Consiglio regionale delle prospettive di sviluppo del Piemonte.
Il Presidente Ghigo, tra l'altro, continua ad essere assente, come nella maggior parte delle sedute del Consiglio, dimostrando quell'indolenza, dal punto di vista della presenza consiliare, che non mi stancherò di denunciare. Grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 112 dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi, inerente a: "Discarica abusiva a Venaria Reale"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interpellanza n. 112, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. Con l'interpellanza dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi, inerente alla discarica abusiva di Venaria Reale, veniva segnalata, in località via Tessarin - angolo via Sauro, a Venaria Reale nelle vicinanze di civili abitazioni ed a poche centinaia di metri dal Parco naturale della Mandria, un complesso fatiscente utilizzato da molti anni come discarica di rifiuti, con un continuo movimento di camion carichi di fusti, rottami e sacchi. Dal sito in questione veniva inoltre segnalato provenire un forte odore acido e colonne di fumo.
L'affittuario del terreno è stato denunciato per smaltimento abusivo dal Comune di Venaria Reale alla Procura della Repubblica, ove attualmente è ancora pendente il procedimento.
Tutti i dati relativi alle indagini sono vincolati dal segreto istruttorio, però i rifiuti rinvenuti all'interno della struttura sono stati smaltiti dal responsabile e l'area è stata totalmente ripulita.
L'ultimo sopralluogo, effettuato in data 7/9/2001 dai Vigili del Comune, ha confermato quanto detto sopra circa lo stato dell'area, evidenziando implicitamente la sospensione di qualsiasi attività illecita.
Pertanto, con la rimozione dei rifiuti sembra sia stata data attuazione all'art. 14 della legge Ronchi; tale rimozione, ovviamente, è la misura a carico del responsabile di questi fatti illeciti che evita di passare all'art. 17 della stessa legge, cioè alle bonifiche.
Circa l'esito del procedimento penale pendente, aspettiamo gli eventi.
Grazie.



PRESIDENTE

Non ci sono repliche degli interpellanti, quindi il punto è esaurito.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 187 del Consigliere Giordano, inerente a "Aree idrogeologiche a rischio"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 187, del Consigliere Giordano.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

L'interrogazione n. 187 del Consigliere Giordano è inerente alle aree idrogeologiche a rischio. Preciso che darò una risposta a cavallo delle mie competenze, perché - come sapete - c'è stato un assestamento delle deleghe ma essendo l'interrogazione già aperta, ho provveduto a fornire tale risposta.
A partire dal 1980 la Regione Piemonte dispone di una banca dati cartografica, redatta dalla Banca Dati Geologica, afferente alla direzione regionale dei Servizi Tecnici di Prevenzione, che raccoglie una considerevole mole di dati sintetizzati in cartografia alla scala 1:100.000. ed in dati tabellari puntuali che rappresentano il censimento su basi prevalentemente storiche e documentaristiche, di problematiche relative a processi di versante (frane, settori di versanti vulnerabili conoidi) e lungo i corsi d'acqua (carta degli alvei tipo e portate, carta delle aree inondabili, carta dei danni alla rete viaria ed ai ponti, carta dei danni ai centri abitati), nonché la carta tematica delle unità litologiche. La scala a cui sono riportate le informazioni raccolte, che risulta essere di modesto dettaglio, e l'assenza di puntuali verifiche di terreno consentono un uso a livello di programmazione a scala regionale del territorio, rendendo, viceversa, inopportuna la loro applicazione a problematiche maggiormente puntuali, costituendo quindi un primo livello conoscitivo delle problematiche connesse alla pericolosità (e non già al rischio) sul territorio piemontese.
A seguito degli eventi alluvionali che hanno colpito il Piemonte negli anni 1993, 1994, 1996 e 2000, sulla base delle conoscenze acquisite nel corso degli stessi eventi e di quanto è storicamente noto attraverso la Banca Dati, la stessa direzione, attraverso l'applicazione di provvedimenti cautelari previsti all'art. 9bis della L.R. n. 56, ha avviato la revisione dei Piani Regolatori nei comuni gravemente colpiti.
La revisione di tali Piani (circa 200 su 1200 Comuni) ha permesso di definire il quadro di pericolosità geologica presente sui territori e di valutare la compatibilità delle scelte urbanistiche in atto e future con tale quadro di pericolosità. Al fine di rendere il più possibile omogenei i criteri e le modalità per la definizione del quadro dei dissesti nei territori comunali e le conseguenti limitazioni all'uso del suolo nell'ambito della revisione dei Piani Regolatori tuttora in corso, è stata predisposta la Circ. P.G.R. 8 maggio 1996 n. 7/LAP, che fornisce, appunto dettagliate indicazioni in materia.
L'adozione del Piano per l'Assetto Idrogeologico (PAI) da parte dell'Autorità di Bacino del Fiume Po, con deliberazione dell'11 maggio 1999 n. 1/99, distingue, attraverso l'Atlante dei rischi ad esso allegato, i Comuni piemontesi in quattro classi, individuate in funzione del livello di rischio idrogeologico presente sul territorio. La cartografia alla scala 1:25.000 riporta inoltre le perimetrazioni delle aree soggette a dissesto (frane, esondazioni e dissesti di carattere torrentizio, trasporto in massa su conoidi, valanghe) distinte in funzione del loro stato di attività.
Con la delibera di adozione definitiva del PAI, Del. n. 189/2001 del Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino del Fiume Po, entrano in vigore le norme di attuazione del Piano ed i conseguenti vincoli e procedure che porteranno ad una più dettagliata individuazione delle aree a rischio (da cartografie alla scala 1:25000 a cartografie in scala 1:10000) e delle norme d'uso dei suoli attraverso la revisione dei PRGC.
I compiti derivanti dall'applicazione del D.L. 180/98 ("Decreto Sarno"), convertito nella legge 3 agosto 1998, n. 267 e s.m.i., hanno portato all'individuazione e successiva perimetrazione di Aree a Rischio Molto Elevato su tutto il territorio regionale, la cui fruibilità a fini urbanistici risulta condizionata a successivi interventi per la riduzione del rischio, finanziati nell'ambito della stessa legge.
Con l'approvazione della legge 11 dicembre 2000, n. 365 "Conversione in legge, con modificazione, del decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279 recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato..." ("Legge Soverato") e l'adozione definitiva del PAI, le aree individuate dalla L. 267/98 e dalla L. 365/00, di cui sopra, sono oggi contenute nel PAI come aree RME/99 e RME/01. In tali aree sono individuati ambiti, edificati o prossimi ad edificati, soggetti a pericolosità geologica ed idrogeologica molto elevata; di conseguenza, l'uso del suolo e le eventuali possibilità di intervento sugli edifici esistenti sono estremamente limitate da specifiche "Norme di attuazione e misure di salvaguardia", e risultano destinazioni preferenziali per la realizzazione di interventi di sistemazione e controllo.
Nell'ambito della Regione Piemonte sono state individuate: n. 22 RME/99 (individuate a seguito della L. 267/98) così distribuite: Prov. Alessandria 3 Prov. Novara 1 Prov. Asti/ Prov. Torino 8 Prov. Biella 1 Prov. Verbania 2 Prov. Cuneo 6 Prov. Vercelli 1 n. 55 RME/01 (individuate a seguito della L. 365/00) così distribuite: Prov. Alessandria 5 Prov. Novara Prov. Asti1 Prov. Torino 24 Prov. Biella 3 Prov. Verbania 5 Prov. Cuneo 12 Prov. Vercelli 5 L'art. 7 della recente ordinanza del Ministero dell'Interno n. 3146 del 15 agosto 2001 autorizza infine l'attivazione di misure a favore di privati e delle attività produttive al fine di dare attuazione al disposto dell'art. 1, comma 5, della legge 267/98 per la "...rilocalizzazione degli insediamenti ricadente in aree a rischio...".
In riferimento a tale articolo, oltre alle aree RME individuate dai piani straordinari derivanti dall'applicazione delle leggi suindicate potranno trovare collocazione e finanziamento anche le aree indicate quali "settori classe IIIc" nell'ambito dei PRGC approvati con DGR regionale e redatti in sintonia con la Circ. P.G.R. n. 7/LAP/96.
In sostanza, per riassumere, in questi anni noi, dopo le alluvioni abbiamo mandato avanti la revisione dei Piani Regolatori ai sensi della legge urbanistica regionale (art. 9 bis); poi sono arrivate delle leggi speciali (la Sarno e la Soverato) che hanno imposto di individuare le aree a rischio molto elevato, sono stati inseriti anche nel PAI e, pur in mancanza di una legge nazionale che regola la partita delle calamità in modo organico, comunque, dopo l'alluvione del '94, fu emanata la legge n.
228, che consentiva già le rilocalizzazioni per coloro che erano ubicati nelle fasce fluviali A e B e, con questa ordinanza recentissima della Protezione Civile, il nostro Assessorato alle opere pubbliche sta redigendo un programma straordinario per rilocalizzare coloro che sono ubicati in questi contesti territoriali. Penso che il limite sarà solo quello delle risorse, perché ormai nella nostra Regione, nel Bacino del Po, gli strumenti conoscitivi e normativi ci sono tutti e adesso bisogna passare all'attuazione del Piano di assetto idrogeologico attraverso le opere di mitigazione e di sistemazione idrogeologica e attraverso le eventuali rilocalizzazioni degli insediamenti abitativi o produttivi.



PRESIDENTE

La parola per la replica al Consigliere



GIORDANO Costantino

La ringrazio, Assessore, mi sembra che la risposta sia abbastanza particolareggiata. Le chiedo gentilmente di fornirmene una copia scritta.
Grazie.


Argomento: Ristrutturazione industriale - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 721 del Consigliere Tapparo, inerente a "Eventuale rilocalizzazione Servizi Industriali a San Benigno"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 721, presentata dal Consigliere Tapparo.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In riferimento all'interrogazione in oggetto, si evidenzia innanzitutto che il progetto di rilocalizzazione della Società Servizi Industriali in Comune di San Benigno Canavese (TO) per le sue caratteristiche è soggetto alla procedura di impatto ambientale di competenza statale, in quanto rientra nella tipologia di cui all'art. 1, lettera i) del D.P.C.M. 377/88 Impianti di eliminazione dei rifiuti tossici e nocivi mediante incenerimento, trattamento chimico o stoccaggio a terra.
Pertanto, il progetto segue la procedura prevista dalla normativa nazionale costituita dal già citato D.P.C.M. 377/88 (Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della L. 349/86) e del D.P.C.M. 27/12/1988 (Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della L. 349/86, adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M.
377/88).
In specifico il D.P.C.M. 27/12/1988, alla comma 1 dell'art. 2, prevede che il proponente presenti due sole copie dell'intera documentazione (costituita da progetto e studio di impatto ambientale) alla Regione interessata, una per il deposito presso l'ufficio deposito-progetti per la consultazione pubblica e una l'istruttoria regionale per l'espressione del parere di competenza ex art. 6 della L. 349/86 (avvenuta il 5 aprile 2001).
Il proponente ha provveduto a quanto richiesto dalla normativa, compresa la consegna delle copie necessarie per il deposito e l'avvio della procedura.
Da quel momento l'intera documentazione è stata a disposizione per la consultazione pubblica; in ogni caso, per facilitare l'iter istruttorio per le vie brevi, contestualmente al deposito è stato richiesto alla Società l'invio di ulteriori copie dell'intera documentazione per metterle a disposizione sia del Comune di San Benigno Canavese sia della Provincia di Torino e dell'A.R.P.A.; la stessa richiesta è stata resa formale successivamente con nota del 27/04/2001 del Responsabile del procedimento.
Nel corso della procedura, durante la prima riunione della Conferenza di Servizi tenutasi in data 14/05/2001, a cui era presente anche il Sindaco di San Benigno, si è potuto verificare che la Società aveva provveduto ad inviare quanto richiesto a tutti i soggetti indicati.
Ora, è chiaro che l'interrogazione, in merito alla possibilità di partecipare effettivamente a queste procedure, è incidentale rispetto a tutta la problematica.
Giustamente, il collega ha rilevato e chiesto chiarimenti in questo senso.
Per quanto riguarda la possibilità di consultare atti e comunque la disponibilità delle nostre strutture, adesso abbiamo addirittura ristrutturato l'ufficio consultazione documenti da parte del pubblico al piano terra dell'Assessorato, proprio per dare maggiore comodità ed assistere meglio tutti coloro che si rivolgono a noi.
Sono parecchie le persone che vengono da tutto il Piemonte, in quanto al di là della nostra competenza diretta, questo ufficio è comunque un luogo di deposito di tantissime procedure che sono in corso nella nostra Regione.
Quindi assicuro il collega che, sotto questo profilo, abbiamo e prestiamo la massima attenzione. Abbiamo anche provveduto a collocare in questo locale alcuni terminali per poter accedere alla banca dati ambientale, perché, visto che ci sono dei progetti, sorge spontanea la richiesta di poter vedere, ad esempio, come viene classificato il contesto territoriale oggetto di quel determinato progetto sulla base della nostra banca dati.
Colgo l'occasione per dare un'informativa un po' più ampia sulla questione della rilocalizzazione della Servizi Industriali e naturalmente delle procedure che riguardano San Benigno.
Come voi sapete, la Servizi Industriali svolge un'attività nell'ambito del territorio del SITO, cioè del Centro Intermodale Merci...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia. Intanto c'è un caso clamoroso di intelligenza del Consigliere Chiezzi con l'avversario Brigandì... Naturalmente questo sta catturando l'attenzione e gli sguardi del Consiglio.
Seconda cosa, ci sono altri elementi di interferenza per cui giustamente - il collega Tapparo chiedeva di poter ascoltare la comunicazione che lo riguarda.
Chiedo a tutti i colleghi di collaborare, perché questo obiettivo possa essere pienamente raggiunto prima che l'Assessore Cavallera abbia finito l'illustrazione della sua interpellanza. Grazie, colleghi, per l'attenzione.
Prego, Assessore.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Come dicevo, sulla base degli Accordi di programma per la realizzazione del CAAT, è stata prevista la rilocalizzazione della Servizi Industriali.
Ovviamente tutto ciò d'intesa con la Provincia di Torino, perché dal '96 in poi e anche con le recenti leggi - ad esempio la L.R. 44 del 2000 tutta la competenza in materia è della Provincia di Torino, la quale da alcuni anni a questa parte ha continuato a rinnovare temporaneamente l'autorizzazione alla Servizi Industriali, proprio per incentivare la sua rilocalizzazione.
Preciso che la presenza della Servizi Industriali lì dov'è adesso è comunque una presenza nel rispetto delle norme, perché tale necessità imposta dalla Provincia, ha portato a realizzare notevoli investimenti che ne garantissero la compatibilità e la sicurezza.
Aggiungo che la previsione di rilocalizzazione non è una rilocalizzazione al 100%, perché per quanto riguarda il sito canavesano è prevista solo la rilocalizzazione della linea solidi, in quanto non è previsto che la linea rifiuti liquidi si rilocalizzi in San Benigno.
Per quanto riguarda la linea solidi, nell'ambito delle procedure previste - cioè quella di indicare due siti e di compiere poi una scelta è stata compiuta, da parte del proponente, la scelta di San Benigno località nella quale ha rilevato un immobile da un fallimento. In proposito, preciso che c'è stata una serie di complicazioni, perché, nel frattempo, su quel sito, era stato effettuato un abbandono illecito di rifiuti da parte di sconosciuti, il che, ovviamente, è oggetto di indagine da parte della Magistratura.
In sostanza, è stata presentata questa proposta di valutazione di impatto ambientale, che è stata esaminata dalla Regione, dopo aver garantito la messa a disposizione di copie, ecc., come prima ho detto. La Regione si è pronunciata in interlocutorio negativo, perché ha ritenuto carente la documentazione presentata al VIA.
La richiesta è stata inviata a Roma alla Commissione centrale di Valutazione di Impatto Ambientale e, se ricordo bene, in questi ultimi giorni ho visto transitare una lettera del Ministero che, per l'appunto chiedeva al proponente l'integrazione di atti.
Va da sé che, trattandosi di integrazioni sostanziali, qualora venissero proposte da parte della Ditta interessata, si riavvierebbe la procedura con un nuovo deposito, con la decorrenza di nuovi termini e con un pronunciamento da parte della Regione, previa Conferenza dei servizi con tutti gli Enti locali interessati, ai sensi della L. 40.
Assicuro e concludo che la partita delle rilocalizzazioni, che peraltro è prevista dal nostro Piano regionale dei rifiuti, è seguita particolarmente dal nostro Assessorato, al fine di prefigurare una serie di soluzioni che, ovviamente, noi possiamo solamente indicare in linea di massima. Infatti, l'atterraggio, l'individuazione dei siti, la tipologia di impianti, ai sensi della L. 22 (legge Ronchi) è di competenza del proponente.
Noi partecipiamo alla valutazione di impatto ambientale e poi successivamente, sarà l'Ente preposto, che è la Provincia, a valutazione di impatto ambientale positiva, a dover fare la Conferenza dei Servizi, ai sensi degli artt. 27 e 28 della legge Ronchi, per dare l'eventuale autorizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore Cavallera per la risposta che è stata anche più ampia di quanto avevo chiesto con l'interrogazione presentata nello scorso aprile. Allora avevo cercato di evidenziare come all'Amministrazione comunale di S. Benigno erano state poste alcune difficoltà nella consultazione della documentazione; l'Assessore Cavallera ha spiegato un po' il percorso ed ha anche sottolineato l'aspetto che volevo incentivare con la mia interrogazione: quello di predisporre un servizio regionale molto attento alle esigenze di consultazione delle documentazioni anche da parte di terzi che non siano Amministrazioni pubbliche.
Chiedo all'Assessore, per questa parte specifica della risposta, di poter avere il testo che ha letto; invece, per quanto ha aggiunto sullo stato della situazione della rilocalizzazione della Servizi Industriali - a parte che voglio valutare analiticamente quanto detto dall'Assessore posso dire subito che emergono alcuni aspetti.
Alcuni sono di natura di fondo. In qualche modo c'è un vizio nell'impianto legislativo; in sostanza, un privato è più libero nel cercare localizzazioni nel settore dei rifiuti tossico-nocivi, mentre per quanto riguarda i RSU le procedure sono di maggiore garanzia.
Questo è un vecchio vizio che si è determinato storicamente nella legislazione e che a volte determina un'insufficiente possibilità di programmare e di guidare i processi sul territorio dove insistono queste discariche o questi sistemi di trattamento dei rifiuti.
Riconosco il ruolo svolto dalla Regione in questo caso, ma voglio sottolineare che l'aspetto che emerge dalla risposta dell'Assessore è che la Servizi Industriali, là dov'è oggi, non costituisce un problema in termini di sicurezza e di correttezza dell'attività dell'impianto, ma sottolinea ancora l'Assessore, e vorrei poi chiedergli in seguito verrebbe spostata nella nuova, auspicata rilocalizzazione a San Benigno, la parte solida del trattamento.
Di cosa si tratta? E' un'operazione di espansione - in termini quantitativi - delle attività della Servizi industriali, non avendo capienza l'attuale sito. Si compie un'operazione di spostamento del trattamento della parte solida, oppure è qualcosa di diverso? E se è qualcosa di diverso, è proprio inevitabile che questo spostamento venga fatto in quel sito che noi sappiamo - e anche l'Assessore l'ha detto - è oggetto di un'azienda fallita, in cui si sono determinati fenomeni pericolosi dove, ancora adesso, probabilmente non è stata compiuta un'adeguata bonifica dopo il grande incendio che si era sviluppato, che era durato settimane ...



PRESIDENTE

Scusi un attimo, Consigliere Tapparo. Per cortesia, serve un po' più di silenzio. I signori commessi, per favore, controllino che il pubblico si attenga al Regolamento, che prevede di assistere alle sedute in silenzio.
Voi colleghi siete già a conoscenza del Regolamento!



TAPPARO Giancarlo

Presidente, non mi scandalizzo. Del resto la materia è un po' tecnica e forse per questo è difficile riuscire ad avere l'attenzione dei colleghi.
L'importante è che riusciamo almeno a comunicare: se anche c'è una soglia di brusìo elevata, ma riusciamo comunque a comunicare, può andar bene lo stesso.
Concludo dicendo che l'Assessore dovrebbe chiarire quest'aspetto. Se da un lato si va in un posto dove la bonifica non è ancora stata fatta, e per il quale sono stati sollevati anche problemi di fenomeni legati agli effetti della diossina, dall'altro assistiamo ad un'insistenza estremamente forte da parte della Servizi Industriali.
In conclusione, Assessore, sembra prevalere, nella scelta dell'ubicazione e della localizzazione, più che la soluzione migliore, in termini tecnici e di impatto ambientale, la possibilità, per una società privata, di riuscire a fare un affare rilevando un terreno con uno stabilimento dismesso.
E' una mancanza della nostra legislazione, che permette, in qualche modo, ai privati, di agire in base a proprie convenienti scelte d'investimento più che a scelte di opportunità generale, nell'interesse della comunità.


Argomento: Calamità naturali - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interrogazione n. 324 dei Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "San Mauro in località con limitazioni urbanistiche, casa di proprietà delle Poste Italiane Spa, invasa da acqua e fango"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 324, presentata dai Consiglieri Papandrea e Contu.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla protezione civile

In merito all'interpellanza in oggetto, si precisa che la Direzione regionale Servizi Tecnici di Prevenzione, a seguito dell'evento alluvionale dell'evento del novembre 1994, che ha pesantemente colpito il territorio comunale, ha rilasciato all'Amministrazione comunale, su richiesta della stessa, una serie di pareri sia relativamente ad alcuni nuovi interventi edilizi (parere fornito al CROP ai sensi dell'art. 7 ter della L.R. 38/78) sia sugli studi geologici propedeutici alla variante generale al PRGC.
Al fine di fronteggiare la fase di emergenza verificatasi a seguito dell'evento alluvionale del 13-16 ottobre 2000, sono state organizzate squadre di tecnici con l'obiettivo di fornire l'assistenza geologico tecnica e delimitare le aree colpite. In particolare, per le zone di fondovalle e di pianura si è proceduto al rilevamento di campagna e all'acquisizione di informazione presso gli Enti locali con lo scopo di produrre delle cartografie con l'estensione delle aree inondate e le altezze raggiunte sul piano di campagna dalle acque.
Per quanto riguarda l'oggetto dell'interpellanza in discorso la stessa Direzione non ha competenze di legge specifiche a riguardo (in quanto ci sono competenze comunali). Istituzionalmente infatti è tenuta a fornire supporto tecnico su problematiche di carattere geologico agli enti locali o ad altri settori regionali che ne facciano richiesta. Nel caso in questione non sono mai pervenute richieste di parere.
Nel seguito vengono fornite alcune indicazioni che si ritiene possano essere utili a completare il quadro conoscitivo sull'area in questione.
Secondo indicazioni fornite dagli uffici tecnici comunali, si tratta di un palazzo costruito sul finire degli anni '70 contemporaneamente a quello adiacente, dotato di piano terreno abitabile e di sole cantine interrate.
L'area in cui è ubicato l'edificio, evidenziata sull'allegato 1 (che poi consegno) non risulta essere stata allagata nel 1994. Nel corso dell'evento alluvionale del 2000, secondo quanto evidenziato dai rilievi effettuati in data 16-18 ottobre 2000 dai tecnici della nostra Direzione, le acque esondate dal fiume Po hanno percorso la porzione di territorio in cui è posto l'edificio lasciandovi depositi sabbioso-limosi; la lama d'acqua ha raggiunto un'altezza prossima ai 100 cm secondo i dati puntuali forniti dall'ufficio tecnico comunale e riportati anche sulla carta predisposta dal Comune in collaborazione con i professionisti incaricati che sono stati il Dott. Geol. Edoardo Rabaioli e il Dott. Geol. Renata De Vecchi, di cui l'allegato 2 (che poi consegno) costituisce estratto.
L'Amministrazione comunale, essendo il Comune di San Mauro Torinese compreso negli elenchi dei Comuni gravemente colpiti durante l'evento alluvionale del novembre 1994 (DPCM del 26/11/94 e del 29/11/1994), ha provveduto alla stesura di studi idrogeologici specifici e della conseguente cartografia di sintesi della propensione urbanistica del territorio finalizzati alla revisione del PRGC. Con nota n.5487/GEO del 26/8/1996, su richiesta dell'Amministrazione comunale, è stato espresso parere su tali studi condividendoli in gran parte e richiedendo alcuni approfondimenti o modifiche. Un nuovo parere, sempre su richiesta dell'Amministrazione comunale, è stato fornito con nota n. 6149/20.4 del 25/7/2000.
Per quanto riguarda il PRGC, secondo quanto chiarito telefonicamente dal Capo Area Urbanistica del Comune, è tuttora in vigore quello del 1986, al quale sono seguite tre varianti parziali. Attualmente è in pubblicazione la variante n. 4, variante di carattere generale, redatta sulla base dei citati studi geologici adeguati agli effetti dell'evento alluvionale dell'autunno scorso. Ad oggi, su questa nuova versione degli studi, non è stato espresso ancora parere. Se non verrà richiesto prima dall'Amministrazione comunale, lo stesso sarà fornito in occasione dell'iter amministrativo di approvazione regionale (DGR 6 agosto 2001, n.
31-3749), anche se noi preferiremmo che ce lo chiedessero prima, in modo da evitare perdite di tempo.
Nella citata carta di sintesi della propensione urbanistica, che si ricorda essere stata redatta prima dell'evento alluvionale del 2000, l'area in cui è ubicato l'edificio, ai sensi della circolare PGR 8 maggio 1996 n. 7/LAP "L.R. 5 dicembre 1997, n. 56, e successive modifiche ed integrazioni Specifiche tecniche per l'elaborazione degli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici" e della relativa Nota Tecnica Esplicativa del dicembre 1999 è posta in "classe IIb - Settori di pianura potenzialmente inondabili dal Fiume Po" per i quali è prescritto che "ogni nuovo intervento deve escludere la realizzazione di piani interrati e di piani terra. Allo stato attuale, in considerazione delle condizioni di pericolosità messe in evidenza dall'evento del 2000, sulla base della citata circolare, che rappresenta lo strumento tecnico di riferimento per la redazione degli studi di supporto ai piani regolatori, l'area deve essere classificata come IIIb, ovvero come area edificata che necessita di interventi (che possono essere strutturali e non) per la messa in sicurezza dell'edificio esistente e di predisposizione di piano comunale di protezione civile.
Per quanto riguarda gli strumenti di prevenzione sovraordinati, si precisa che l'area in questione è esterna alle fasce fluviali così come delineate dall'Autorità di Bacino del Fiume Po, ai sensi della L. 183/89, nel Piano Stralcio Fasce Fluviali (PSFF). Con deliberazione n. 19 del 26 aprile 2001 la stessa Autorità di Bacino ha adottato un progetto di integrazione nel quale è prevista una fascia "B di progetto" tra la sponda del Po e via Trento; cioè indica la necessità di realizzare interventi di messa in sicurezza dell'area e l'imposizione del vincolo di inedificabilità dal momento in cui il piano sarà adottato in via definitiva.
Consegno adesso copia di questa documentazione. Da quello che risulta se abbiamo bene inteso e individuato l'edificio, sembrerebbe che, ad argini realizzati, in futuro dovrebbe essere in sicurezza. Naturalmente, è pur sempre ubicata nella cosiddetta "fascia c", cioè in quella fascia di attenzione per cui devono essere redatti piani di protezione civile e deve essere previsto, ovviamente, di non utilizzare più i piani interrati e, per quanto riguarda i piani terra, di avere una limitata utilizzazione urbanistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Mi pare che molte documentazioni siano datate, proprio perché gli studi precedenti non ritenevano quell'area a rischio, evidentemente bisognerà intervenire. Condivido la preoccupazione dell'Assessore di ricevere al più presto dal Comune la richiesta di intervento, mi stupisco che non sia ancora pervenuta. Bisogna capire cosa si fa fintanto che non ci sono gli argini. Non vorrei, come si adombra nella nostra interpellanza, che si andasse avanti ugualmente con il rischio che si facciano dei lavori inutili, che possono essere messi a rischio da un ulteriore evento che nessuno si augura, ma essendosi già verificato, è bene tenerne conto.


Argomento: Caccia

Interrogazione n. 744 dei Consiglieri Placido, Riba, Muliere inerente a "Piano faunistico L.R. 70/96"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 744 presentata dai Consiglieri Placido, Riba e Muliere.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla caccia e alla pesca

Con riferimento all'interrogazione in oggetto relativa al Piano faunistico venatorio regionale di cui all'art. 5, comma 3, della L.R. 4 settembre 1996, n. 70 si fa presente quanto di seguito riportato.
Occorre premettere che la Giunta regionale, in attuazione di quanto disposto dalla legge regionale 11 aprile 1995, n. 53 con propria deliberazione n. 179-45728 del 8.5.1995 ha disciplinato la gestione programmata della caccia ai sensi dell'art. 14 della legge 11 febbraio 1992, n. 157.
Il territorio agro-silvo-pastorale della Regione, non destinato alla protezione della fauna od alla gestione privata della caccia, è stato articolato in ambiti territoriali di caccia (ATC) e comprensori alpini (CA).
Conseguentemente la Giunta regionale ha provveduto a pianificare l'attività venatoria in tutto il territorio regionale, programmando altresì la distribuzione dei cacciatori fra gli ATC ed il CA, secondo i principi ed i criteri che regolano la caccia programmata.
Inoltre, nel rispetto del dettato normativo il territorio agro-silvo pastorale di ciascuna provincia è stato suddiviso nelle zone di seguito riportate, secondo la vocazionalità del territorio: una parte variabile fra il 20 e il 30 per cento, nella zona faunistica di pianura, e fra il 10 ed il 20 per cento, nella zona faunistica delle Alpi destinata a protezione della fauna selvatica una parte fino al massimo del 15 per cento, destinata alla gestione privata della caccia la restante parte del territorio riservata alla gestione programmata della caccia.
Con successivo provvedimento, n. 122-15265 del 9.12.1996, la Giunta regionale ha disciplinato, ai sensi dell'art. 20 della legge regionale 14/9/96, n. 70, l'aspetto "privatistico" della caccia articolandone la gestione in due istituti: le aziende faunistico-venatorie e le aziende agrituristico-venatorie. Tale deliberazione ha consentito di dare attuazione alle disposizioni transitorie di cui all'art. 36 della legge 157/1992 attraverso la conferma, il rinnovo e la trasformazione delle aziende faunistico-venatorie già autorizzate dalla Regione, ai sensi della legge 968/1977.
Sostengono gli interroganti che all'attuazione della disciplina relativa alla costituzione di nuove aziende faunistico-venatorie ed agri turistico-venatorie si sarebbe potuto procedere, ai sensi del citato art.
14 della legge 157/1992, solo successivamente all'approvazione del piano faunistico venatorio regionale ed all'emanazione di criteri atti ad individuare i territori nei quali fosse possibile costituire le suddette aziende.
Al riguardo si deve precisare che la gestione privata della caccia attiene alla pianificazione faunistico-venatoria esclusivamente per ciò che riguarda la determinazione dei criteri d'individuazione dei territori da destinare alla costituzione delle aziende in parola, mentre non incide sugli aspetti attinenti all'esercizio dell'attività venatoria nel territorio destinato alla caccia programmata.
Tuttavia l'art. 20, commi 2, 3, e 5, della L.R. 70/96 ha già indicato le caratteristiche che devono possedere i territori al fine della costituzione di aziende faunistico-venatorie ed agri-turistico-venatorie.
In particolare "le finalità naturalistiche e faunistiche, con specifico riferimento alla fauna alpina ed appenninica, alla grossa fauna europea ed a quella acquatica", che devono contraddistinguere le aziende faunistico venatorie, danno una chiara indicazione in ordine alla possibilità di istituire aziende di tale tipo sul territorio regionale ove presenti specie riconducibili a tali sistemi faunistici; aziende senza fini di lucro e rispondenti a programmi di conservazione e di ripristino ambientale finalizzati al raggiungimento degli obiettivi stabiliti.
Per le aziende agri-turistiche-venatorie i commi 4 e 5 del citato articolo individuano i territori ove le stesse possono essere istituite. In particolare le aziende agri-turistico-venatorie, istituite ai fini di impresa agricola, "devono preferibilmente essere situate in territori di scarso rilievo faunistico" o "coincidere con il territorio di una o più aziende agricole ricadenti in aree di agricoltura svantaggiata, o dismesse da interventi agricoli ai sensi del Regolamento CEE n. 1094/88 del 25 aprile 1998, e successive modifiche".
In proposito occorre precisare che nelle aziende agri-turistico venatorie la caccia esercitata a specie di allevamento costituisce un'attività integrativa rispetto a quella propriamente agricola, incentrata sulla coltivazione dei terreni e sull'allevamento dei bestiame.
La norma anzidetta precisa, inoltre, che nelle zone umide e vallive le aziende agri-turistico-venatorie possono essere autorizzate solo se comprendono bacini artificiali ed ospitano esclusivamente fauna acquatica di allevamento nel rispetto delle convenzioni internazionali.
Da quanto premesso si evince che le caratteristiche dei territori ove istituire aziende agri-turistico-venatorie sono già state precisate, con intento programmatorio, dalla norma regionale e, peraltro, allo stato attuale degli studi in materia, risulta tecnicamente difficile individuare ulteriori specificazioni di tali caratteristiche. Per quanto attiene alle aziende faunistico venatorie la Giunta regionale, nell'esercizio della competenza attribuitale dall'art. 20, comma 6, ha, con DGR n. 50-2242 del 12.2.2001, unicamente fatto proprie le risultanze relative alla rilevazione oggettiva della presenza delle singole specie nel territorio regionale e dell'attitudine dello stesso a consentirne il mantenimento, risultanze evidenziate dagli studi preliminari attivati ai fini della predisposizione del piano.
In considerazione del fatto che sono numerose le istanze pervenute volte ad ottenere l'autorizzazione alla costituzione sia di aziende faunistico-venatorie, sia di aziende agri-turistico-venatorie, e valutato soprattutto che per queste ultime l'attività d'impresa ha finalità d'integrazione del reddito agricolo e rilevanti risvolti sul piano occupazionale, la Giunta regionale ha ritenuto, anche in considerazione di quanto premesso, di non poter ulteriormente protrarre l'emissione dei relativi provvedimenti di istituzione ove legittimamente dovuti.
Questa, ovviamente, è la giustificazione, la trattazione delle questioni poste in riferimento alle concessioni date entro maggio/giugno di quest'anno.
Deve dire che, comunque, per quanto mi riguarda io ho dato indicazione alla Direzione competente di provvedere ad elaborare una bozza di Piano Faunistico Venatorio. Ci troviamo nella condizione di avere i Piani delle varie Province, quindi siamo in grado di esercitare al meglio la nostra opera di coordinamento, partendo dalla mosaicatura dei Piani Faunistico Venatori delle varie Province. Sappiamo bene quali sono le competenze delle Province e quelle delle Regioni: questa potrà essere una rilettura dei Piani ed una eventuale elaborazione di ulteriori linee di indirizzo.
In questa sede si potrà fare una valutazione anche sulla base dell'esperienza, in ordine all'individuazione del famoso 15% di territorio da destinare agli istituti privatistici della caccia.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

C'è qualche Consigliere che intende intervenire? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Ringrazio l'Assessore per l'ampia risposta, tuttavia non ci troviamo d'accordo. Sottolineiamo il fatto che la delibera della Giunta Regionale n.
502242 del 12 febbraio 2001 con la quale si è proceduto a definire i criteri per l'individuazione dei territori da destinare alla costituzione di aziende faunistico venatorie di centri privati di riproduzione della fauna e alla quale sono seguite le determine dirigenziali che hanno dato la concessione (non solo come quella in questione in località Massello, ma anche altre) siano in contrasto con quanto stabilito - quindi sono illegittime - nell'art. 10, comma 12 della legge n. 157 del '92 e con la legge regionale n. 70 del '96 articolo 5. Non è pensabile che un provvedimento di questo genere avvenga con delibera di Giunta regionale e non di Consiglio. Da questo ne deriva un provvedimento che noi riteniamo illegittimo; come illegittimi sono stati gli atti conseguenti. Abbiamo chiesto all'Assessore, anche con lettera, di provvedere alla revoca degli atti in attesa della nuova legge regionale, nel panorama più ampio che l'Assessore citava del Piano Faunistico Regionale e delle competenze delle Province.
Ad oggi abbiamo due provvedimenti illegittimi: uno della Giunta l'altro degli uffici che hanno concesso l'autorizzazione. Ci riteniamo insoddisfatti, più che noi penso le Associazioni di categoria, ragion per cui proseguiremo l'azione nelle sedi opportune, condividendo l'opinione di illegittimità dei provvedimenti. Mi rendo conto che l'Assessore si è trovato di fronte "a lavori in corso". Mi sembra di avere capito tra le righe, che condivide alcune nostre preoccupazioni su tutto l'insieme dei provvedimenti fatti. Rimane la nostra richiesta di revoca della delibera di Giunta e dei provvedimenti dirigenziali in quanto illegittimi. Grazie per la risposta, attendiamo copia scritta.



PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera chiede di poter intervenire per una piccola precisazione.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla caccia e alla pesca

Mi sono dimenticato di dire che la questione, come ricordava il Consigliere, è pendente al TAR, quindi siamo in religiosa attesa del pronunciamento.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione n. 792 del Consigliere Moriconi inerente a "Verbale della seduta di Commissione Tecnica Urbanistica del 7/7/2000, parere sulla variante generale al Piano Regolatore del Comune di Saluggia"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 792, alla quale risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

In riferimento all'interrogazione in oggetto indicata, nel confermare quanto esposto in riscontro alla precedente interrogazione n. 524/2000, si ritiene utile evidenziare ancora quanto segue.
Lo svolgimento della riunione della C.T.U del 7.7.2000 ed i relativi contenuti, come già fatto presente, sono stati registrati su nastri magnetici a tutt'oggi conservati agli atti a cura del Settore che ne garantisce il funzionamento come pure il verbale della specifica riunione che conserva in allegato la memoria che il rappresentante delle Associazioni Ambientaliste ha consegnato ad avvenuta conclusione della riunione.
Analogamente al verbale del 7.7.2000 è stata allegata, anche una ulteriore nota pervenuta nel corso della successiva seduta della C.T.U.
svoltasi in data 26.7.2000 nella quale venne ancora affrontato, senza conclusiva definizione, l'argomento.
Al rilievo che, non è stato inserito nel verbale il documento letto in aula dal rappresentante delle Associazioni Ambientaliste nella seduta del 7.7.2000 e consegnato alla Segreteria della C.T.U. il giorno stesso né sono state apportate al verbale le correzioni richieste con nota 26.7.2000, si ritiene opportuno far presente che il Regolamento della Commissione Tecnica Urbanistica approvato con D.C.R. n. 473-13698 in data 20.10.1992 non fornisce specifiche modalità per procedere alla verbalizzazione delle sedute oltre a quelle già evidenziate nella risposta alla precedente interrogazione n. 524/2000.
Si ritiene utile comunque evidenziare che le modalità seguite per il caso evidenziato hanno precedenti che possono essere ricondotti per situazioni pressoché analoghe per questioni su osservazioni, precisazioni e dichiarazioni avanzate nel corso della discussione preliminare alla votazione e quindi non riconducibili alla sfera delle dichiarazioni di voto o pareri di minoranza che, messi in votazione, devono essere dai proponenti formalizzati per iscritto e consegnati al Presidente nel corso della seduta.
A conferma di quanto delineato si possono citare verbali di riunioni nel corso delle quali su questioni non solo evidenziate dal rappresentante delle Associazioni Ambientaliste, ma anche da altri invitati ai sensi del comma VIII dell'art. 76 della L.R. 56/77 s.m.i., si sono tenuti comportamenti di verbalizzazione analoghi a quello seguito dal funzionario verbalizzante per la seduta del 7/7/2000.
Richiamo brevemente i verbali delle sedute della CTU sin dalle prime riunioni, a volte in formazione congiunta con la Commissione Beni Ambientali.
Sono: 4. per l'anno 1993: n. 3 del 5/4/1993; n. 5 del 7/6/1993; n. 6 del 5/7/1993; n. 7 del 6/9/1993; n. 9 del 4/10/1993; n. 10 del 18/10/1993; n.
11 dell'8/11/1993; n. 12 del 6/12/1993.
5. Per l'anno 1994: n. 1 del 17/1/1994; n. 2 del 21/2/1994; n. 3 del 21/3/1994; n. 4 del 18/4/1994; n. 5 del 2/5/1994; n. 6 del 6/6/1994; n. 7 del 4/7/1994; n. 10 del 26/9/1994; n. 14 del 13/10/1994, n. 15 del 17/10/1994; n. 16 del 7/11/1994; n. 17 del 14/11/1994; n. 20 del 22/12/1994.
6. Per l'anno 1995: n. 1 del 11/1/1995; n. 2 del 18/1/1995; n. 3 del 13/2/1995; n. 4 del 20/2/1995; n. 5 del 6/3/1995; n. 7 del 13/4/1995; n.
8 dell'8/5/1995; n. 9 del 15/5/1995; n. 10 del 22/5/1995; n. 11 del 31/5/1995; n. 12 del 5/6/1995; n. 14 del 26/6/1995; n. 20 del 27/11/1995 n. 23 del 20/12/1995. E così per i diversi verbali degli anni successivi.
In conclusione, ritengo che si possa riaffermare che il funzionario incaricato all'Ufficio di Segreteria della Commissione Tecnica Urbanistica per rispondere al quesito del Consigliere interrogante, Moriconi - e conseguentemente il settore al quale è demandata la responsabilità di tale funzione, si è comportato ed ha agito, per gli aspetti che riguardano il procedimento seguito per la verbalizzazione della seduta della C.T.U. del 7/7/2000, relativa alla Variante Generale al Piano Regolatore Generale del Comune di Saluggia, in provincia di Vercelli, in modo analogo a quello utilizzato per altre pratiche, per le quali la discussione in Commissione ha determinato, nella volontà dei partecipanti, la successiva presentazione di documenti a corredo.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Botta.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore, in quanto è stata necessaria una seconda interrogazione per ricevere una risposta più esaustiva di quella fornita in prima istanza.
L'Assessore ha chiarito che, in base al Regolamento, non esistono modalità di verbalizzazione, pertanto rientra nelle facoltà della Commissione decidere di adottare un comportamento piuttosto che un altro.
Sono parzialmente soddisfatto - dicevo - perché, se da un lato abbiamo ricevuto una risposta molto più esaustiva, dall'altro rimangono due piccoli problemi da risolvere.
Spero che l'Assessore ne prenda atto, perché nell'interrogazione chiediamo se nel corso dell'anno 2000 ci sia stato effettivamente qualche comportamento diverso. Noi dicevamo che in alcuni casi il verbale era stato integrato, mentre in altri casi, come in questo, è stato aggiunto in allegato. Questa diversità di atteggiamento viene superata dalla facoltà che ha la Commissione, di adottare modalità di verbalizzazione divergenti.
In ogni caso, tale diversità di comportamento aveva suscitato, in alcuni componenti della Commissione, dubbi e perplessità riguardo ad un atteggiamento discordante.
La seconda piccola curiosità, che vuole e non vuole essere maliziosa riguarda il fatto che l'Assessore ha fornito una serie di numeri di verbali, che vorrei non si fermassero al '95 o al '96, perché non è chiaro se successivamente queste diversità di comportamento siano continuate oppure no. Suppongo che nella risposta scritta sarà riportato anche l'elenco dei verbali relativi agli anni successivi. Grazie.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 743 del Consigliere Contu, inerente a: "Lavori di manutenzione straordinaria del quartiere '3003 ERP' di Venaria Reale. Presunta esecuzione di opere in difformità al capitolato d'appalto"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 743, presentata dal Consigliere Contu.
La parola all'Assessore Botta per la risposta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente. In riferimento all'interpellanza n. 743 del 2/5/2001, presentata dal Consigliere regionale Mario Contu ed avente oggetto: "Lavori di manutenzione straordinaria nel quartiere "3003 ERP" di Venaria Reale. Presunta esecuzione di opere in difformità al capitolato d'appalto", si fa presente che, ai sensi del vigente Regolamento di attuazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata n. 1522/95, compete all'Agenzia Territoriale per la Casa di Torino, in qualità di stazione appaltante, la piena responsabilità in ordine a tutte le operazioni tecnico-amministrative (progettazione, affidamento opera direzione dei lavori e controllo del cantiere) occorrenti alla realizzazione dei programmi di intervento, nel rispetto della normativa vigente in materia di lavori pubblici.
Al fine poi di acquisire ulteriori elementi utili al prosieguo dell'interpellanza, si è provveduto a contattare l'A.T.C. di Torino, che ha risposto quanto segue (e qui riprendo ciò che ho ricevuto dal Presidente dell'A.T.C., che tra l'altro ho sentito telefonicamente questa mattina per altre questioni, il quale mi ha anticipato che l'oggetto delle interrogazioni, quindi le osservazioni, erano state esaminate, analizzate e spiegate in occasione di una riunione con l'inquilinato): 1) Rimozione verande. La rimozione delle verande, installate prima dell'esecuzione della cappottatura delle pareti esterne, non è avvenuta nei casi in cui le stesse sono risultate condonate dall'inquilino o perché il medesimo non ha consentito la rimozione. In tali casi la cappottatura è stata tenuta a filo del telaio della veranda.
2) Gambali dei pluviali L'Agenzia fa presente che i gambali dei tubi di scarico in ghisa non sono stati sostituiti in quanto ritenuti ancora in buono stato di conservazione ma semplicemente riverniciati. Ciò ha determinato una minore spesa per l'intervento.
3) Particolari in metallo L'utilizzo di metalli diversi rispetto a quanto previsto dal capitolato riguarda le bocchette a copertura del foro di areazione della cucina previsto dal progetto in acciaio e realizzati in alluminio. Tale variazione, a parità di prezzo, è stata motivata dalle difficoltà di reperire sul mercato le bocchette in acciaio con le idonee caratteristiche tecniche, mentre quelle in alluminio, che sono leggere, rimangono inalterate nel tempo.
4) Rispetto del contratto di appalto In ordine a tale punto, l'Agenzia fa presente: 4.1) Rivestimento a cappotto Per il sistema di cappotto realizzato (soffitto dei piani pilotis), il peso della rete si fibra di vetro applicata è quella prevista dal relativo certificato di idoneità tecnica. Il minor peso dell'elemento rappresenta un vantaggio per la tenuta del cappotto. Non risultano parti sottoposte a urti particolari che comportino l'interposizione di una rete più consistente.
4.2) Rulli persiane avvolgibili L'Agenzia fa presente che tutti gli avvolgibili sono stati sostituiti mentre per quanto attiene i rulli avvolgitori in plastica proposti dalla ditta, non sono stati, per la maggior parte, forniti e posati, in quanto quelli esistenti (legno stagionato con disco in metalli) sono risultati di superiore qualità. La modifica è stata pertanto ordinata all'impresa dalla Direzione Lavori ed è stata realizzata senza variazioni di prezzo.
4.3) Tinteggiatura muri dei porticati La stuccatura è stata realizzata solamente sulle parti in calcestruzzo nel porticato che presentavano avvallamenti e irregolarità superficiali di una certa entità. Su piccole cavità e irregolarità di limitato spessore (alcuni millimetri) la rasatura non garantisce l'adesione del supporto murario con conseguente distacco della pittura superficiale.
5) Lastre nei sottotetti Il progetto appaltato non prevedeva lo smaltimento di lastre in cemento amianto nel sottotetto. Tale tipo di bonifica, ove ne fosse emersa la necessità, sarebbe certamente avvenuta unitamente al rifacimento delle coperture dei tetti degli edifici del quartiere nell'ambito del Programma di Recupero Urbano Venaria. A causa del prolungarsi dei tempi del Programma di Recupero Urbano per la mancanza del soggetto privato investitore (è una condizione prevista dalla normativa statale), l'intervento per l'eliminazione dai tetti del cemento-amianto non ha potuto svolgersi in contemporanea alla manutenzione straordinaria degli edifici recentemente terminata. La rimozione delle lastre è stata affidata, in via d'urgenza, ad una ditta che ha ottenuto l'approvazione del piano di lavoro da parte dell'Azienda Sanitaria Locale di Venaria e i lavori di bonifica sono iniziati il 13 settembre 2001.
6) Segnalazioni inquilini Le segnalazioni degli inquilini sull'andamento dei lavori, nell'ambito delle rispettive competenze, sono state ben accette ed esaminate dall'Agenzia Territoriale per la Casa tramite riunioni, verifiche in cantiere, rettifiche in corso d'opera e così via. Occorre ricordare, a conclusione, che in ogni caso, ai sensi della legge n. 104/1994, la cosiddetta Legge Merloni, all'art. 25, rientra nelle competenze del Direttore dei Lavori decidere le variazioni e migliorie di limitata entità conseguenti a difficoltà o necessità di tipo esecutivo per la realizzazione dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Ringrazio l'Assessore per le completezza della risposta. Vorrei solo che resti a verbale che questa interpellanze aveva ragione di essere perché ha colto sicuramente uno degli aspetti deboli di tutto l'impianto appaltatorio messo in capo dall'ATC.
Era nota la situazione di intervento nella quale si andava ad operare. Si parlava di rimozione dei suppellettili, degli oggetti e delle cose depositate nei sottotetti. Era noto, in fase di sopralluogo, che questo materiale prevalentemente era materiale di deposito relativo alla manutenzione ordinaria dei tetti nel corso degli anni e che tale materiale era costituito di Eternit e, pertanto, di materiale con presenza di amianto.
Dov'era il punto debole dell'appalto? In fase di appalto, la rimozione dell'amianto è stato equiparato alla rimozione di qualsiasi suppellettile si possa trovare in un sottotetto, tanto che, a seguito di questa interpellanza e a seguito delle assemblee tenute con gli inquilini, alle quali ho oltretutto partecipato, l'ATC, con via d'urgenza, sente il bisogno di scorporare questa parte dell'appalto e, sempre in via di urgenza incaricare una ditta specializzata nella rimozione dell'amianto.
Di tutti questi ragionamenti, al di là delle opportunità che ci derivano, nel momento in cui il pubblico appalta dei lavori che riguardano la collettività, la presenza dei soggetti direttamente interessati all'intervento acquista un valore aggiuntivo innegabile. Cioè in questo caso, si è potuto appurare che una serie di carenza del capitolato d'appalto andavano assolutamente recuperate.
Questa è la lezione che possiamo trarre da questa esperienza, per la quale, probabilmente, bisognava anche sprecare meno tempo tutti. La segnalazione tempestiva ha consentito di riparare all'aspetto di carenza dell'appalto in relazione alla rimozione dell'amianto, tanto che, me lo comunica oggi, l'ATC ha dovuto fare un appalto ad hoc per la rimozione dell'amianto.
Confermo, nel tenore dell'interpellanza, tutte le denunce fatte come segnalazioni rispetto a quelle che abbiamo definito 'presunte difformità rispetto al capitolato'. Alcune di queste hanno consentito, come segnalazione, di mettere in capo all'Amministrazione dei costi minori perché, come ben ha sottolineato l'Assessore nella risposta curata dall'ATC, si è dovuto operare anche con i correttivi necessari a giustificare l'utilizzo di altri materiali che sostituivano quelli previsti dal capitolato d'appalto.
Quindi è un dato estremamente positivo ma anche un segnale ed un insegnamento che ne traggo. Ben venga questo ruolo ispettivo che svolgono i soggetti destinatari degli interventi in quanto persone interessate al procedimento, che dev'essere cosa gradita e favorita e non certo osteggiata. Non ha brillato in questo una parte dell'Amministrazione comunale, che ha vissuto questa partecipazione diretta da parte dei cittadini come una sorta di interferenza nelle cose di altri. Invece no oggi mi conferma che i rapporti dell'ATC con l'incriminato sono corretti e normali e questo colloquio, questo rapporto e questo confronto ha consentito di sopperire alle carenze dell'appalto.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Precisazione del Presidente del Consiglio relativamente ai termini di presentazione alla Presidenza delle questioni pregiudiziali o sospensive (di cui all'art. 63 del Regolamento) in merito al punto 4) all'o.d.g. "Disegno di legge n. 252: 'Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali')" (ai sensi dell'art. 34, comma 6 del Regolamento)


PRESIDENTE

Prima di passare all'interrogazione n. 800 del Consigliere Ronzani inerente a "Anziani e case di riposo a Lessona e Vigliano Biellese" comunico ai colleghi Consiglieri che intendo concedere ancora dieci minuti di tempo per depositare le questioni preliminari sospensive o pregiudiziali in merito al punto 4) all'o.d.g., ovvero la disegno di legge n. 252.
Dopodiché, dopo aver espletato l'interrogazione proposta dal Consigliere Ronzani, gli Uffici dovranno avere il tempo per fare le fotocopie e le valutazioni di merito e quindi sospenderemo il Consiglio per riaprirlo alle ore 14.30.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Intervengo per vedere se ho capito.
Le questioni sospensive, in base all'art. 63, e le questioni pregiudiziali sono altra cosa rispetto alla questione preliminare.
Presidente, la pregherei di verificare, a termini di Regolamento, la distinzione, al di là che poi le sospensive possano essere divise fra le questioni inerenti la legittimità e le questioni invece di merito.
Precisiamo però - e la inviterei a leggere bene l'articolo del Regolamento che le questioni preliminari possono essere poste in qualsiasi momento del dibattito.
La pregherei di verificare questo aspetto; lei, infatti, ha fatto presente la necessità di depositare le questioni preliminari prima ancora della discussione nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Intervengo sulla stessa questione, nel senso che non capisco bene su quali basi appoggi questo limite di consegnare entro 10 minuti le richieste di sospensione a vario titolo; non l'ho mai sentito pronunciare in quest'aula e quindi vorrei capire in cosa consiste. Anche perché, Presidente, mi sembra che da parte di alcuni colleghi sia stata messa in moto un'iniziativa un po' ostruzionistica, tesa a impedire il libero dispiegarsi di un confronto dialettico attraverso iniziative a ci idonee, che mi sembra siano state accettate dalla Presidenza (emendamenti che non sono emendamenti, subemendamenti a emendamenti).
Insomma, si tenta un po' di pasticciare le carte per riuscire a litigare un po' meglio. Questa è la mia impressione. Per cui, da un lato la Presidenza accetta emendamenti che magari potrebbero anche essere soggetti a verifica; dall'altro, riduce gli spazi a disposizione delle opposizioni per presentare pregiudiziali.
State riducendo gli spazi di democrazia? Volete trasformare quest'aula in un'aula di pura maggioranza? Fateci un po' capire, in modo che noi possiamo prendere le contromisure opportune per evitare che ci sia un tentativo di soffocazione della democrazia in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Sostanzialmente intervengo per ribadire come anch'io abbia una perplessità rispetto all'ordine dei lavori che lei ci ha presentato, perch non mi risulta né che sia a termini di Regolamento né che faccia parte della consuetudine dell'aula che venga definito un tempo predeterminato di 10 minuti per presentare tutte le eventuali richieste da parte dei Gruppi.
Potrei capire questo qualora fosse semplicemente una necessità di raccogliere la documentazione presente al momento, che è agli atti, per poterla fotocopiare, ma non può essere questione che escluda qualsiasi altra ulteriore presentazione da parte di Gruppi o di singoli Consiglieri che possa ancora avvenire nel corso del pomeriggio. Cioè bisogna che la Presidenza su questo punto operi un chiarimento, perché qualora l'interpretazione fosse quella che noi abbiamo dato rispetto alle sue parole, non saremmo d'accordo, non ne troveremmo dei precedenti né nella consuetudine d'aula né un richiamo regolamentare.
Qualora fosse semplicemente una proposta operativa per fotocopiare quanto è attualmente agli atti, allora è cosa diversa, ma necessita di una precisazione. L'altra cosa che volevo dire, Presidente, è la richiesta di risposta ad alcune interrogazioni che erano nell'ordine, tra cui quella sulla statale 32 ed altre, di cui si prevedeva la risposta oggi e di cui sollecitiamo al più presto risposta in aula, magari nella giornata di domani, visto che c'è Consiglio, chiedendo la presenza dell'Assessore Casoni o, per lui, del Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Presidente, se ho ben inteso il senso della sua richiesta all'aula questa non solo mi sembra condivisibile in termini di principio, ma mi sembra un'applicazione assolutamente coerente di quanto è previsto al primo comma dell'art. 63 del Regolamento, laddove le questioni preliminari pregiudiziali e sospensive devono, per stessa disciplina del nostro Regolamento, essere discusse congiuntamente, con la sola distinzione delle questioni di merito dalle questioni di legittimità, dando luogo quindi ad un'unica discussione o unicamente a due discussioni, una di merito e una di legittimità.
E' evidente che la somma delle questioni pregiudiziali o sospensive consegnate alla Presidenza deve precedere l'inizio della discussione e non può evidentemente seguirla, perché potrebbe intervenire la presentazione di una questione, ad esempio, pregiudiziale di legittimità quando si è già nella fase di discussione delle pregiudiziali di merito.
Quindi, per evitare sospetti ed equivoci che il termine possa essere più congruo e quindi i Gruppi che vogliono presentare questioni preliminari pregiudiziali o sospensive abbiano il tempo materiale per formalizzarle alla Presidenza e che quindi anziché 10 minuti abbiano più tempo, è una questione; altra questione è interpretare in maniera non solo estensiva, ma distorta, l'art. 63 del Regolamento, che invito tutti i colleghi a rileggere.
La possibilità da parte della Presidenza di ammettere, anche nel corso della discussione, sulla base di nuovi elementi che siano emersi, altre questioni pregiudiziali e sospensive è evidentemente una prerogativa della Presidenza, non è un principio di funzionamento dell'aula.
Quindi, secondo me la Presidenza ha ragione a far precedere la fase di discussione delle questioni procedurali alla fase di avvio della discussione del provvedimento, quindi la relazione del relatore e l'illustrazione dell'Assessore, e a rispettare il dettato dell'art. 63 del Regolamento, che dice che c'è un'unica discussione per tutte le questioni preliminari di merito e c'è un'unica discussione per tutte le questioni preliminari di legittimità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi pare che, anche se l'articolo prevede un'unica discussione, i tempi per la presentazione delle pregiudiziali sia l'inizio della discussione non può essere un altro. Questa è la prima questione, quindi va bene conosciamo questo articolo.
Quello che ci stupiva è che venisse fissato un tempo diverso, che non fosse l'inizio della discussione. Io penso che fino a quel momento si potrà fare e poi, come dice l'articolo, se ci sono ulteriori problemi, ovviamente verranno valutati.
Quello che notavamo era un'interpretazione dell'inizio della discussione un po' strana: "Tra 10 minuti dovete presentare le cose". Non siamo ancora entrati nel merito e quindi quando affronteremo la discussione, credo che avremo presentato le questioni, anche perché ci potevano essere dei colleghi non presenti in aula e quindi colti di sorpresa da tutto questo.
Ultima considerazione. Noto che il Gruppo dei Radicali in quest'occasione è stato reclutato nella maggioranza; prenderemo atto della questione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ho seguito le precisazioni inerenti all'applicazione dell'art. 63 e vi devo confermare che la richiesta fatta dal Presidente Toselli rientra in una determinazione che la Presidenza ha assunto; se non si ricevono in anticipo tutte le questioni pregiudiziali e sospensive, non è possibile concentrarle, come prescrive il Regolamento, in un'unica discussione.
Inoltre, non è tecnicamente possibile predisporre il materiale, affinch voi possiate seguirne la discussione - ritenendo che le stesse siano questioni serie e che quindi necessitino di una base di materiale da distribuire.
Detto questo, il Vicepresidente Toselli ha posto un termine anche per evitare sospetti di strumentalizzazioni. Ciò in quanto, essendo questo provvedimento in discussione in Commissione già da diversi giorni, si vogliono evitare polemiche sul fatto che se le ulteriori questioni pregiudiziali o sospensive non saranno motivate, legittimate e giustificate da ulteriori elementi emersi dopo l'inizio del dibattito, verranno dichiarate inammissibili, come prescrive il Regolamento. Quindi, onde evitare incomprensioni di alcun tipo, la Presidenza fissa il termine per la presentazione delle questioni pregiudiziali; io direi entro le ore 14, in maniera tale che ci siano almeno 30 minuti per poterle distribuire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Scusi, a che ora è fissata la ripresa dei lavori dell'aula?



PRESIDENTE

Alle ore 14.30.



CONTU Mario

Mi pare che l'accordo raggiunto l'altra volta sul piano del metodo sia estremamente indicativo. Ricordo che nelle precedenti sedute le questioni preliminari pregiudiziali sono state presentate prima dell'inizio della discussione. Non capisco oggi la necessità di modificare questa impostazione, che mi sembra la più corretta.
Lei, già l'altra volta, aveva... Mi pare fosse andata molto bene, anche per consentire, alla luce delle nuove questioni emerse nel dibattito formale d'aula di questa mattina...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, che fosse andata molto bene dipende dai punti di vista... Ad ogni modo, non stiamo qui a formalizzarci sulla mezz'ora: potete presentarle entro le ore 14.30, non oltre. Lo dico per evitare in anticipo possibili polemiche: il termine è l'inizio della seduta, ovvero le ore 14.30; dopo le ore 14.30, ovviamente, occorrerà che siano giustificate da ulteriori elementi emersi nel corso del dibattito.
Prego, Consigliere Contu.



CONTU Mario

Il quesito che avevo posto al suo sostituto, alla Presidenza, era anche questo: le questioni preliminari sono altra questione, e possono essere poste nel corso del dibattito. E' una facoltà riservata ai Consiglieri in relazione alla conduzione dei lavori.
Quindi vorrei precisare che la questione preliminare non può essere posta prima dell'inizio dei lavori, perché è tema legato alla conduzione dei lavori.



PRESIDENTE

Per intanto, chiedo che venga fissato il termine di cui all'art. 63 del Regolamento (primo comma), e cioè "la questione pregiudiziale, cioè che un dato argomento non debba discutersi, e la questione sospensiva, cioè che la questione debba rinviarsi, debbono essere proposte da un Consigliere prima che abbia inizio la discussione". Questo è l'art. 63, primo comma.
Lei si sta riferendo, invece, ad un'altra fattispecie, che è quella disciplinata dal quinto comma dell'art. 63: "E' inoltre facoltà di ogni Consigliere presentare al Presidente del Consiglio questioni preliminari ossia attinenti alla conduzione dei lavori del Consiglio", che è un'altra cosa, Consigliere Contu.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Appunto.



PRESIDENTE

Noi stiamo parlando delle questioni preliminari e pregiudiziali attinenti alla legge sul buono scuola.



PRESIDENTE

CONTU Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Prima dell'inizio dei lavori.



PRESIDENTE

Alle ore 14.30.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

E se per caso non c'è il Consiglio alle ore 14.30, cosa succede?



PRESIDENTE

L'ora è quella: le 14.30. Questa è l'interpretazione che io ritengo di dare: è una mia facoltà e la esercito.



(Il Consigliere Chiezzi chiede la parola)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei ha già parlato sull'ordine dei lavori mentre io ero su: ho sentito in suo intervento.



CHIEZZI Giuseppe

Anche Contu aveva già parlato.



PRESIDENTE

Io ho sentito solo il suo intervento; comunque le concedo la parola.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo brevemente per dirle che l'articolo da lei citato parla di presentazione delle pregiudiziali prima dell'inizio della discussione, non prima dell'inizio della seduta. D'altronde, penso che in inizio di seduta si può determinare un lasso di tempo in cui la seduta inizia, ma non pu essere di zero secondi: almeno 5 secondi lo sarà.
Allora, in inizio di seduta si possono presentare le pregiudiziali prima che inizi la discussione, ma la seduta deve essere iniziata altrimenti ci sarebbe la strana fattispecie per cui si possono portare in discussione solo pregiudiziali presentate quando la seduta non c'è. Quando la seduta inizia, si presentano le pregiudiziali; che poi questo inizio debba durare un minuto o 10 o 5 questo sì, è un lasso di tempo fissato dalla Presidenza, ma direi di conservare l'interpretazione che comunque, in inizio di seduta, sin dall'inizio, si presentano, compreso l'inizio stesso.
Veda poi lei quando dura questo inizio.



PRESIDENTE

Lei, comunque, ha compreso benissimo il senso del mio intervento. Il termine è le ore 14.30, che coincide con l'inizio della seduta.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Però inizia!



(Commenti del Consigliere Ronzani)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Presidi privati di diagnosi e cura

Interrogazione n. 800 del Consigliere Ronzani inerente a "Anziani e case di riposo a Lessona e Vigliano Biellese"


PRESIDENTE

Prima dell'interruzione per la paura pranzo, diamo corso all'interrogazione n. 800, alla quale risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Rispondo all'interrogazione presentata dal collega Ronzani, che attiene alla situazione anziani, ma soprattutto riguarda...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Assessore. Invito i colleghi a prendere posto e ad abbassare il brusìo, per dar modo all'Assessore D'Ambrosio di poter rispondere all'interrogazione n. 800 del collega Ronzani. La seduta ovviamente, non è ancora conclusa.
Prego, Assessore.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Come dicevo, l'interrogazione n. 800, presentata dal collega Ronzani attiene alla situazione anziani e soprattutto ai nuovi presidi RSA che sono sorti a Vigliano Biellese e a Lessona.
Prima di rispondere ai quesiti specifici rispondo a quella che è la parte iniziale dell'interrogazione del Consigliere Ronzani.
La L.R. 61/97 (cioè lo scorso Piano Sanitario regionale) e i provvedimenti regionali successivi hanno fissato in un posto letto ogni 100 anziani ultrasessantacinquenni (850.000 nel 1995) il fabbisogno di posti letto per l'assistenza sanitaria residenziale ad anziani non autosufficienti.
Tali previsioni del Piano Sanitario regionale sono state, nel corso della precedente legislatura, ampiamente soddisfatte: i posti letto convenzionati in R.S.A. e R.A.F., rilevati al 31/12/2000, erano 9.352 (9.171 + 181 posti letto dell'IRV e del Carlo Alberto - 1,04 posti-letto ogni 100 anziani ultrassentacinquenni).
Peraltro, i dati provenienti dal monitoraggio trimestrale evidenziano come al 30 giugno 2001 i posti disponibili in R.S.A. e R.A.F. sono complessivamente 9.647 (pari all'1,06 ogni 100 anziani ultrasessantacinquenni residenti).
Per l'ASL 12 i posti letto disponibili ammontano a 525 pari a 1,31 p.l.
ogni 100 anziani ultrassessantacinquenni e, come ha sottolineato l'interpellante, nel 2001 c'è stata una lievissima riduzione dei posti letto disponibili (10 unità).
L'invecchiamento della popolazione anziana ed il peggioramento delle condizioni psicofisiche delle persone molto anziane inducono un incremento della domanda residenziale e richiedono un miglioramento delle performances assistenziali.
La necessità di qualificare l'assistenza nelle R.S.A. e nelle R.A.F.
agli anziani non autosufficienti e di incrementare la risposta disponibile sul piano quantitativo richiede ovviamente un incremento delle risorse economiche (umane e finanziarie) a disposizione del settore. Nella seduta di Giunta di lunedì scorso si è discusso della possibilità d'innalzare questa percentuale a due posti letto ogni 100 ultrasessantacinquenni e si è deciso che, a partire dal 1 gennaio 2002 passeremo, in Regione Piemonte, da 1 a 2 posti letto ogni 100 ultrasessantacinquenni. Ciò significa che saranno soddisfatte anche le esigenze del biellese, dove per poter assorbire le liste di attesa c'è bisogno di un parametro regionale di 1,5 posti letto ogni 100 ultrasessantacinquenni.
Il secondo quesito (e la risposta può essere utile per tutti gli altri Consiglieri che mi hanno già posto lo stesso quesito) attiene alla situazione dell'art. 4 comma 7 della L. 73/96, secondo cui, in caso di mancato convenzionamento, scatta la revoca del contributo regionale, con tutto ciò che questo comporta in termini di esposizione finanziaria per i Comuni interessati.
Per quanto riguarda il secondo quesito, debbo chiarire che alla luce di quanto previsto dalla riforma sanitaria TER, nell'interpretazione dell'art.
4 comma 7 della L.R. 73/96 si deve superare il concetto di convenzionamento sostituendolo con quello di accreditamento istituzionale.
In tal senso, infatti, la Giunta regionale ha già approvato un disegno di legge di modifica della L.R. 73/96. Cito le modifiche che andranno apportate alla legge: Art. 1 - Modifiche agli artt. 3 e 4 della L.R. 73/96 1) Il comma 2 dell'art. 3 della L.R. 73/96 è così modificato: "2. La verifica di congruità è effettuata dai competenti settori regionali sulla base della previsione dei requisiti per l'accreditamento istituzionale, del fabbisogno complessivo e della localizzazione territoriale delle strutture richiedenti, al fine di migliorare l'offerta e la sua distribuzione sul territorio".
2) Il comma 3 dell'art. 3 della L.R. 73/96 è abrogato.
3) Il comma 7 dell'art. 4 della L.R. 73/96 è così modificato: "7. Con determinazione dirigenziale, a seguito del collaudo amministrativo e dell'autorizzazione al funzionamento del presidio, sono determinate in via definitiva le annualità del contributo".
Con l'acquisizione dell'accreditamento istituzionale, quindi, è riconosciuto il finanziamento accordato in quanto il presidio è considerato coordinato ed integrato con la rete dei servizi sociali del territorio come indicato dall'art. 3 della L.R. 73/96 ed è, pertanto, funzionale alla programmazione regionale e locale.
La realizzazione dei presidi di Vigliano Biellese e di Lessona, voluta dalla Regione con la concessione del contributo regionale di cui alla L.R.
73/96, migliorerà senz'altro la risposta residenziale agli anziani non autosufficienti residenti nell'area del biellese orientale.
A questo riguardo il finanziamento regionale, di cui alla L.R. 73/96 consentirà alle strutture in questione di entrare in possesso sia dell'autorizzazione al funzionamento che di richiedere alla Regione l'accreditamento istituzionale.
D'altra parte il possesso da parte del presidio dei requisiti previsti per l'accreditamento rappresenta, ai sensi della riforma sanitaria TER requisito essenziale per la definizione da parte delle Aziende Sanitarie degli accordi contrattuali.
Infatti, la definizione degli accordi contrattuali tra le strutture erogatrici e servizio sanitario nazionale, ai sensi dell'art.
8/quinquies del D.Lgs. 229/99, può essere definita solo successivamente alla verifica della qualità delle prestazioni erogate e dei costi sostenuti all'interno del presidio realizzato, autorizzato e pienamente funzionante.
Con il suo terzo quesito, il collega Ronzani invitava a sollecitare il Direttore generale dell'ASL 12 affinché venissero date garanzie precise in ordine alla stipula della Commissione, essendo del tutto evidente che le Amministrazioni locali interessate si sono impegnate nella realizzazione dei progetti prima menzionati. E' una cosa che ho fatto personalmente con il Direttore generale, il Dott. Frascisco.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore D'Ambrosio. Il Consigliere Ronzani non desidera intervenire per la replica.
Ricordo ai Capigruppo - così mi ha riferito il Presidente Cota poc'anzi che la Conferenza dei Capigruppo è convocata per domani alle ore 14.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.12)



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