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Dettaglio seduta n.105 del 10/07/01 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Mancanza del numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Constatata l'evidente mancanza del numero legale, la seduta è aggiornata di 30 minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 10.08 riprende alle ore 10.35)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Cantore, Casoni e Vaglio.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Modifica componenti funzioni Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che con decreto n. 59 del 4/7/2001 il Presidente della Giunta regionale, preso atto delle dimissioni dell'Assessore Deodato Scanderebech ha nominato la Consigliera Caterina Ferrero quale componente della Giunta regionale, attribuendole le funzioni relative a Lavori pubblici, Difesa del suolo e Protezione Civile.


Argomento: Contratti ed appalti - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Risposta scritta all'interrogazione n. 780


PRESIDENTE

Comunico infine che l'Assessore D'Ambrosio ha consegnato risposta scritta all'interrogazione n. 780, presentata dal Consigliere Ronzani inerente a "Conferenza pubblica presentazione progetto nuovo ospedale", più volte sollecitata.


Argomento: Musei

Interpellanza n. 776 del Consigliere Saitta inerente a "Museo di Scienze Naturali. Inchiesta della Magistratura"; interrogazione n. 779 dei Consiglieri Placido, Marcenaro, Suino e Tapparo inerente a "Indagine della Procura sul Museo di Scienze Naturali di Torino"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 779 presentata dai Consiglieri Placido Marcenaro, Suino e Tapparo, alla quale risponde il Presidente della Giunta Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo all'interrogazione n. 779 e all'interpellanza n. 776 riguardante lo stesso tema, anche in assenza del Consigliere Saitta lasciando semmai la risposta scritta a sua disposizione.
In data 28 maggio è pervenuta un'interpellanza avente ad oggetto "Museo di Scienze Naturali", presentata dal Consigliere Saitta. In data 29 maggio ha fatto seguito un'interrogazione avente lo stesso oggetto, a firma dei Consiglieri Placido, Marcenaro, Suino e Tapparo.
In questa sede, ritengo opportuno rispondere alle domande contenute nell'interrogazione nell'ordine con cui le stesse sono state formulate.



PRESIDENTE

Scusi, Presidente Ghigo, ho richiamato solo l'interrogazione n. 779 unicamente per una questione tecnica. Giustamente queste interrogazioni sono collegate ed in ordine di presentazione c'è prima la n. 776.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ho appunto detto che, essendo articolate ed intersecandosi come sollecitazione, rispondo in senso completo. Daremo poi al Consigliere Saitta il testo scritto o, nel caso lo richiedesse, ripeterò l'esposizione e la risposta.
Rispondo - dicevo - in modo temporale in relazione alle domande che sono state rappresentate.
La prima: quali e quanti siano stati i finanziamenti della Regione per il Museo dalla sua nascita ad oggi.
A tale proposito, preciso che le spese relative al personale all'utenza, ai servizi di pulizia e di manutenzione, sono ricomprese negli oneri dell'Amministrazione regionale; in merito provvederò a richiedere agli Uffici del Patrimonio e del Personale di scorporare i costi relativi al Museo, onde ottenere un quadro più esaustivo, anche in vista della trasformazione in Fondazione.
Per quanto concerne le spese di funzionamento del Museo negli ultimi dieci anni, si sono assestate su circa 3 miliardi annui, distribuiti sui seguenti quattro capitoli di bilancio e precisamente: cap. 11580: spese per la realizzazione del Museo delle Scienze Naturali funzionamento del Comitato scientifico, svolgimento dell'attività espositiva scientifica e didattica cap. 11585: spese per la realizzazione di attività espositive cap. 11670: spese per il funzionamento dell'attività espositiva scientifica e didattica cap. 20360: acquisizione e conservazione attrezzature collezioni e singoli oggetti.
Seconda domanda: quali siano le prime valutazioni formulabili da parte dell'Amministrazione regionale a seguito del commissariamento.
Preliminarmente, osserverei che il termine "commissariamento" è improprio, in quanto con delibera di Giunta regionale è stato individuato un Direttore ad interim fino alla trasformazione in Fondazione del Museo.
Ulteriori valutazioni sul punto verranno espresse in seguito.
Terza domanda: stato di ristrutturazione dei locali che ospitano il Museo, quali ne siano stati i costi, chi abbia eseguito i lavori, chi abbia collaudato e verificato la regolare esecuzione degli interventi, quali siano stati i progettisti e come sono stati scelti.
Dal 1980 ad oggi l'immobile che ospita il Museo Regionale delle Scienze Naturali è stato oggetto di 14 lotti di intervento, per una spesa di oltre 40 miliardi, finanziata in parte con fondi regionali e in parte con fondi FIO, assegnati al progetto "Residenze Collezioni Sabaude" (importo complessivo finanziamento FIO: L. 19.350.000.000).
Gli interventi di restauro finora realizzati (il quattordicesimo lotto è in corso e sarà ultimato alla fine del corrente anno) hanno consentito tra l'altro, con il consolidamento strutturale, il rinnovo di gran parte della copertura, la pulitura ed il restauro della facciata, il restauro artistico dell'atrio e dello scalone monumentale della manica di Via Giolitti e la costruzione dei saloni sotterranei e delle centrali tecnologiche, l'apertura al pubblico della manica prospiciente Via Giolitti.
Il completamento del lotto in corso (importo contrattuale dei lavori: L. 7.982.537.169), inteso a dare funzionalità a parti del Museo oggi ancora non agibili, consentirà di rendere operativa una prima sezione espositiva nella crociera al piano terra prospiciente il cortile 38, collegabile funzionalmente con i servizi e i depositi, e di realizzare una sala conferenze e proiezioni nel cortile interrato. Per una più esauriente descrizione degli interventi si rimanda alla seguente relazione.
Storia degli interventi realizzati ad oggi nel complesso San Giovanni Battista adibito a Museo Regionale di Scienze Naturali.
I lavori sono stati realizzati dall'impresa "Zoppoli &Pulcher" di Torino, con l'eccezione del 14esimo lotto in corso, assegnato all'Associazione Temporanea di Imprese SIRE S.p.A. - Casal S.p.A., con sede in Roma.
La progettazione e direzione dei lavori è stata curata dagli architetti Andrea Bruno, Mario Federico Roggero, Giuseppe Varaldo e dagli ingegneri Giacomo Donato, Ugo Vaudetti, Marco Filippi e Massimo Rapetti, scelti direttamente dall'Amministrazione intuitu personae ed incaricati con DGR n.
86-2273 del 10/7/1979 e con le convenzioni rep. n. 4309 dell'11/6/1982 rep.
n. 6696 del 30/10/1985 e rep. 9986 dell'11/6/1998, stipulate in esecuzione delle DD.G.R. n. 180-15732 del 30/4/1982, n. 103-410 del 24/9/1985 e della determinazione n. 452 del 21/4/1998.
Le opere realizzate sono iniziate nel 1980 e sono proseguite sino ad oggi tramite una serie di appalti (14) che nel tempo hanno avuto come filo conduttore le seguenti modalità: dal punto di vista costruttivo: a) risanare il complesso dal punto di vista statico dalle fondamenta alla copertura b) liberare il complesso da tutte le sovrastrutture edilizie e superfettazioni susseguitesi nel tempo causate dall'uso del complesso edilizio ad ospedale c) riportare il complesso edilizio alle origini castellamontiane restaurando e recuperando gli elementi architettonici originari, con particolare riguardo per le facciate d) ristrutturare tutte le coperture e) recuperare i sottocortili con nuove strutture interrate atte a nuove destinazioni espositive.
dal punto di vista della destinazione museale: a) costruire una manica per uffici, servizi destinati al pubblico biblioteca b) costruire una prima area destinata ad uffici conservatori c) costruire una nuova struttura per esposizioni temporanee aperte al pubblico d) costruire nuovi depositi interrati e) costruire una nuova centrale tecnologica ad uso di tutto il Museo f) costruire una nuova area espositiva permanente.
In quest'ottica gli appalti della Regione Piemonte sono stati mirati innanzitutto a consolidare l'immobile, anche visto il crollo che nel 1982 ha evidenziato come il fabbricato necessitasse di interventi urgenti statici e di ristrutturazione globale.
Dopo un primo lotto di manutenzione ordinaria (1980), relativo ad opere di manutenzione ordinaria e straordinaria della manica di Via Giolitti relativi alla demolizione di tramezzi e strutture interni (primo lotto), i successivi sette lotti, relativi al consolidamento strutturale, realizzati dal 1980 al 1986, hanno così interessato principalmente: il consolidamento del colonnato e delle volte (secondo lotto per la manica sinistra di Via Giolitti, terzo lotto susseguente al crollo dell'atrio, quarto lotto manica destra) il consolidamento dei solai (sesto lotto - decimo lotto) il consolidamento e il restauro delle facciate verso il cortile (settimo lotto) il rifacimento delle coperture (quinto lotto - decimo lotto - undicesimo lotto) rifacimento pilastri per abbassamento piano calpestio maniche interrate (ottavo lotto).
I successivi lotti ebbero per obiettivo la realizzazione e la finitura delle singole zone o aree con destinazione museale, al fine di rendere agibili ed aperte al pubblico parti di complesso museale.
In particolare: per la finitura arredi manica ad uffici di Via Giolitti sono stati realizzati dal 1986 al 1990 i tre seguenti lotti: impianti, finiture manica sinistra Via Giolitti (nono lotto) impianti, spegnimenti antincendio per la biblioteca, finiture (decimo lotto) restauri scalone, arredi monumentali, nuova balconata e serramenti antincendio (dodicesimo lotto).
Per la realizzazione dei saloni polivalenti interrati sottocortili sono stati realizzati (1984/1994) i seguenti lotti: opere strutturali per l'abbassamento del piano di calpestio del salone (ottavo lotto) strutture verticali e solette copertura cortili (nono lotto) vespai, scale circolari, serramenti (tredicesimo lotto) finitura del salone polivalente interrato n. 38 (tredicesimo lotto secondo stralcio).
La realizzazione della centrale tecnologica interrata nel terzo cortile, ad uso sia del Museo che dell'Ospedale San Giovanni, è stata realizzata (1988/1994) tramite i seguenti lotti: opere strutturali (tredicesimo lotto) cabine (tredicesimo lotto) collegamenti impiantistici con la manica di Via Giolitti e salone 38 (tredicesimo lotto) impianto distribuzione (tredicesimo lotto) finiture impiantistiche, messa in funzione ed allacciamenti (quattordicesimo lotto).
La realizzazione delle sale espositive permanenti, realizzate nella crociera, in corso di finitura entro fine anno (1998/2001), ha comportato: realizzazione di percorsi espositivi nella crociera a piano terra prospiciente cortile 38 realizzazione di nodi di comunicazione verticale (quattordicesimo lotto) realizzazione di sala conferenze, proiezioni nell'interrato cortile 34 (quattordicesimo lotto).
Alla domanda: "Chi abbia selezionato i collaboratori di cui si è avvalso il Museo e con quali criteri", va detto che fino al 1997 l'assunzione avveniva con delibera di Giunta o decreto presidenziale previo accertamento delle competenze professionali da parte del Direttore. Con l'entrata in vigore della L.R. n. 51/97 il Direttore vi ha provveduto direttamente.
A partire dall'1/1/2001 i contratti in scadenza non sono stati per la massima parte rinnovati; dalla relazione allegata emergono ulteriori dettagli circa l'operato del direttore ad interim, il quale ha ritenuto opportuno attivare la convenzione, già firmata dal dottor Sibille, avente ad oggetto lo svolgimento di tirocini formativi e di orientamento di studenti e/o laureati della Facoltà di Scienze Naturali Matematiche e Fisiche presso il Museo.
Alla domanda in ordine alla "operatività del Comitato scientifico e alla sua composizione", si informa che lo stesso è presieduto dal prof.
Borello, nominato dall'Università, e dai seguenti componenti: prof. Casale indicato dal Comune di Torino; prof. Fasolo, prof. Passerin D'Entreves prof. Sacchi, nominati dalla Regione Piemonte.
Dal gennaio 2001 il Comitato scientifico è stato convocato con cadenza mensile.
Voglio ora precisare, in ordine al presunto commissariamento di cui al punto 2), che l'attuale gestione ad interim ha fatto seguito alle dimissioni dell'allora Direttore dottor Sibille, presentate un anno prima della fine del mandato. Su sollecitazione in primo luogo dell'Università degli Studi di Torino e di altri soggetti istituzionali (Enti locali, in particolare il Comune di Torino), interessati ad accelerare il processo di trasformazione in Fondazione, si è deciso di non procedere all'avvio di un concorso per l'individuazione di un nuovo Direttore del Museo.
Tale scelta è da ritenersi in armonia con l'orientamento più volte espresso dallo stesso Consiglio regionale, che già nel 1995 aveva approvato una legge di trasformazione del Museo in Fondazione; tale scelta recepisce inoltre l'orientamento emerso a livello internazionale secondo il quale i Musei dovranno dotarsi di autonomia amministrativa e culturale e consentirebbe inoltre di poter disporre di contributi finanziari da parte di Fondazioni ed Enti pubblici e privati.
In coerenza con ciò, la stessa Giunta aveva incaricato, negli anni passati, il dottor Sibille a predisporre gli atti necessari alla trasformazione del Museo in Fondazione.
In data 15/1/2001 la Giunta con DGR n. 17-1981 ha ritenuto di affidare ad interim l'incarico di Direttore del Museo al Capo di Gabinetto e di affiancarlo con un gruppo di lavoro composto dai Direttori Vanelli e Bottero al fine di accelerare il processo di trasformazione.
Per completezza di esposizione si fa rinvio alla relazione presentata in Giunta dalla dott.ssa Leddi alla fine dell'incarico quale Direttore del Museo, in cui vengono evidenziate le principali iniziative attivate e le problematiche riscontrate.
A seguito delle dimissioni della dott.ssa Leddi, la continuità è stata garantita confermando la nomina di Direttore del Museo in capo al nuovo Direttore dell'ufficio di Gabinetto.
Solo successivamente alla nomina della dott.ssa Leddi quale Direttore si è presentata verso fine gennaio, presso gli uffici del Museo, la polizia giudiziaria che ha richiesto in più riprese la consegna di materiale amministrativo relativo allo stesso.
La polizia giudiziaria non ha mai comunicato né chi fossero gli indagati, né quali ipotesi di reato fossero state formulate, né il magistrato a cui era stata affidata l'inchiesta.
Di conseguenza, la Direzione del Museo ha collaborato con gli inquirenti fornendo tutte le informazioni richieste e concernenti l'attività amministrativa del Museo, mantenendo al contempo un atteggiamento doverosamente neutrale onde consentire alle indagini penali di compiere il loro corso, senza anticipare l'esito attraverso l'assunzione di provvedimenti amministrativi e/o disciplinari azzardati.
Qualora le anticipazioni della stampa fossero confermate dall'esito delle indagini penali, saranno adottati tempestivamente tutti i provvedimenti cautelativi e sospensivi che si renderanno necessari nonch avviate le opportune indagini amministrative.
In chiusura, mi preme evidenziare che, nonostante le attuali vicende giudiziarie, il Museo costituisce una delle entità più preziose ed importanti dell'attività culturale della regione, il cui patrimonio e le cui raccolte sono tra le più ricche d'Italia e l'edificio che lo ospita è di qualità architettonica rilevantissima ed è stato ed è tuttora oggetto di ingenti investimenti finanziari finalizzati al suo recupero e riutilizzo.
Al contempo, voglio dare atto dell'impegno profuso prima dalla dott.ssa Leddi e oggi dalla dott.ssa Bottero con l'aiuto del dottor Vanelli, per riportare l'attività scientifica e museologica a standard di qualità internazionali.
Come già accennato, sarà mia cura riferire a codesto Consiglio circa gli esiti delle indagini in corso e nel frattempo mi auguro che la presentazione del disegno di legge di trasformazione del Museo in Fondazione al Consiglio sia occasione di un dibattito vivace e proficuo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Diventa difficile intervenire compiutamente mentre è in corso un'indagine della Magistratura. Il problema lo avevamo già sollevato l'anno scorso a seguito di una visita della Commissione Cultura della Regione presso il Museo di Scienze Naturali. All'epoca erano emerse alcune problematiche relative ad alcuni punti che sono stati toccati nella risposta all'interpellanza.
I lavori di restauro del Museo di Scienze Naturali sono iniziati nel 1980, sono stati investiti 40 miliardi e ancora non si ha ben presente quali saranno i costi complessivi (questa era una delle domande che avevamo posto a seguito della visita della Commissione Cultura).
Vorrei sapere dal Presidente, ma anche dall'Assessore Leo, quanti investimenti saranno necessari affinché l'opera di restauro e di risanamento di un importante Museo, con un importantissimo patrimonio come lei diceva, si possa dire terminata. Ricordo che è in corso un'indagine della Magistratura e che un dipendente del Museo ha perso la vita: quanto i due episodi siano collegati diventa difficile stabilirlo e non è certamente compito nostro, ma ci troviamo anche di fronte...



(Il Consigliere Placido sospende il suo intervento)



PRESIDENTE

Continui, Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Aspetto che il Presidente termini la sua telefonata. Continuo quando chi ha risposto all'interpellanza ascolta. Abbia pazienza!



PRESIDENTE

Passeremo ad un'altra interrogazione: lei non può misurare l'attenzione...



PLACIDO Roberto

Mi scusi, sta telefonando: guardi sotto, se ci riesce!



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Siamo all'educazione!



PRESIDENTE

Intanto continui: adesso terminerà la telefonata.



PLACIDO Roberto

Quando continuo, lo decido io: abbia pazienza!



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Presidente, le chiedo un incontro ufficiale in via riservata. Grazie.



PRESIDENTE

Va bene. Presidente Ghigo, per cortesia...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Scusate, ho ricevuto una telefonata...



PLACIDO Roberto

Grazie. Scusi, Presidente Ghigo, mi rivolgo al Presidente Cota: non dovrebbe chiedere a me di continuare, ma al Presidente Ghigo di ascoltare la replica.



PRESIDENTE

Abbiamo risolto l'incidente.



PLACIDO Roberto

No, lo risolveremo quando ci incontreremo.



PRESIDENTE

Continui.



PLACIDO Roberto

Come dicevo, le vicende si incrociano, perché siamo di fronte ad un'indagine della Magistratura e ad un incidente tragico che ha toccato un dipendente del Museo. Ci auguriamo che le vicende non siano tra loro intrecciate, ma ci troviamo anche di fronte - e anticipo la risposta ad un'altra interpellanza che abbiamo presentato - ad uno spostamento, che sembra sia avvenuto, di mobili dal collegato Ospedale San Giovanni Vecchio al Museo di Scienze Naturali, in quanto questo farebbe parte del recupero completo, da alcuni previsto, della parte Ospedale, per integrare ed ampliare il Museo di Scienze Naturali.
Ci troviamo dunque di fronte a vent'anni di lavori e ad un investimento di 40 miliardi: stiamo ancora aspettando di sapere quanti miliardi e quanti investimenti servono per realizzare il completamento del Museo di Scienze Naturali. Concordiamo nel definirlo uno dei più importanti Musei regionali sia come struttura che come patrimonio, però è collegato alla sorte dell'Ospedale San Giovanni Vecchio.
Lei ha fatto un preciso e dettagliato elenco degli investimenti e di chi ha svolto i lavori; tuttavia, in parte - e su questo devo manifestare la nostra insoddisfazione per la risposta - non ci ha dato garanzie rassicurazioni rispetto alla situazione attuale e a quella futura.
In attesa che tutta la situazione (indagine compresa) si evolva rinnoviamo le richieste avanzate l'anno scorso, dopo la visita della Commissione Cultura al Museo di Scienze Naturali: mancano alcuni elementi non c'è un piano completo, di quanti e quali investimenti servono per terminare i lavori di recupero strutturale, ma anche di esposizione di tutte le collezioni presenti. Anche perché - Presidente Ghigo, lei l'ha detto e non posso che apprezzare - una parte degli atti sono riconducibili dall'80 in avanti, direttamente ai Presidenti delle Giunte, quindi a lei e al Presidente Brizio che l'ha preceduta.
Rispetto a questa situazione, chiediamo quando ci sarà un quadro completo. E' evidente che, se del caso, presenteremo un'altra interpellanza.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Comunque, vi consegno copia della relazione.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Interrogazione n. 798 dei Consiglieri Placido, Riggio e Muliere inerente a "Maison du Piemont" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione n. 798 inerente a "Maison du Piemont", che era stata sollecitata.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Presidente, proprio questa mattina - pertanto chiedo che venga posticipata la risposta dell'Assessore Racchelli - è in corso di trasmissione una lettera a lei, al Presidente Ghigo e all'Assessore Racchelli.
Tale lettera è motivata dal fatto che, più di un mese fa, ho avanzato alcune richieste agli uffici dell'Assessorato al turismo su la "Maison du Piemont" - ne abbiamo copia - e, nonostante l'impegno della dott.ssa Costa (come ho rimarcato nel Consiglio della settimana scorsa e ribadito nel corso della seduta segreta), non ho ancora avuto alcuna risposta da parte dell'ATR, tramite l'Assessorato al turismo (è evidente che l'ATR è ormai diventata un'emanazione dell'Assessorato al turismo, nelle persone della dott.ssa Bottero e del dottor De Paoli).
Ripeto, è da più di un mese che sto aspettando ed è per questo che ho scritto una lettera a lei, al Presidente Ghigo e all'Assessore Racchelli chiedendo di ricevere la documentazione completa rispetto a la "Maison du Piemont".
Nella lettera - glielo anticipo - affermo che diventa difficile poter interloquire con le risposte, senz'altro esaurienti, che l'Assessore Racchelli ci fornirà non avendo tutti i documenti.
Ne approfitto dunque per chiedere a lei, Presidente Cota, al Presidente Ghigo e all'Assessore Racchelli cosa deve fare un Consigliere regionale e come si deve comportare rispetto ad un Ente strumentale - in questo caso l'ATR, che è un'emanazione dell'Assessorato al turismo, in quanto chi lo dirige in questo momento è la dott.ssa Bottero e il dottor De Paoli (per cui ci troviamo di fronte al controllore che è anche controllato) - per poter avere la documentazione pubblica ufficiale degli investimenti effettuati con contributi della Regione Piemonte. Senza tale documentazione, - che mi auguro arrivi quanto prima - è evidente che è complicato... Assessore Racchelli, io non sono in grado di accettare la sua risposta, perché i suoi uffici non mi fanno pervenire la documentazione.



PRESIDENTE

Assessore Racchelli, sulla base di questa richiesta, possiamo spostare l'esame dell'interrogazione ad un'altra seduta?



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Sì, non ho alcun problema a rispondere la settimana prossima. Mi risulta difficile capire come mi sia stata fatta un'interrogazione, con delle domande precise, se non ci sono i documenti: io qui ho delle domande precise alle quali posso rispondere.



PRESIDENTE

Va bene, non facciamo dibattito: spostiamo alla settimana prossima.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Nessun problema.



PRESIDENTE

Grazie, spostiamo alla settimana prossima.



PLACIDO Roberto

Mi faccia avere la documentazione!


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione n. 368 dei Consiglieri Placido e Muliere inerente a "Danni a colture causati da cinghiali - Rimborsi"


PRESIDENTE

Va bene.
Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 368, presentata dai Consiglieri Placido e Muliere, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura

Con l'interrogazione in oggetto, rivolta all'Assessore all'agricoltura i Consiglieri intendono conoscere i dati relativi ai danni alle colture causati da cinghiali nel Parco de "La Mandria" e nei territori dei Comuni limitrofi; la loro quantificazione ai fini risarcitori per gli anni 1999 e 2000; se gli appezzamenti interessati ai danni siano di proprietà privata o concessi in affitto dall'amministrazione del Parco e, infine, i beneficiari dei rimborsi effettivamente liquidati.
Al fine di rispondere compiutamente ai quesiti, sono stati interpellati i competenti Settori dell'agricoltura e delle aree protette e, in proposito, si riferisce.
L'aumento della popolazione di cinghiali nel territorio regionale è un'emergenza nota fin dalla fine degli anni '80, quando venne approvato un ordine del giorno del Consiglio regionale che impegnava la Giunta a disporre, in collaborazione con le Province, accurate indagini per verificare la gravità della situazione e ad adottare misure rapide ed efficaci per il contenimento della specie.
Il 24 novembre 1988 l'Assessorato regionale competente in materia di gestione della fauna, con nota n. 1173/88, evidenziava la necessità di tempestivi interventi, proponendo in particolare di: controllare rigorosamente gli allevamenti per evitare immissioni illegali marchiare tutti i soggetti allevati eliminare il cinghiale dalle zone di più recente occupazione, in particolare dalle zone di pianura, attraverso battute effettuate da agenti di vigilanza provinciali, coadiuvati da guardie giurate volontarie e da cacciatori nominativamente designati avviare un processo di monitoraggio costante per verificare l'andamento della popolazione.
La rilevante presenza del cinghiale nelle aree protette rende più grave il problema collegato all'eccessiva espansione del suide, in quanto ai danni di natura economica arrecati nelle aree coltivate adiacenti va sommato il danno derivante all'equilibrio ecologico per la conservazione del quale tali aree sono state istituite.
La gestione del cinghiale, dotato di un elevato potenziale riproduttivo e di notevoli capacità di colonizzazione di nuove aree, deve però essere realizzata attraverso una pianificazione dell'azione di contenimento che interessi le diverse realtà territoriali sottoposte a differenti vincoli di tutela e/o gestione della specie. Vanno escluse cioè operazioni di controllo "puntiformi" che si sono rivelate inefficaci in quanto focalizzate su territori di limitata estensione ed avulse da quanto realizzato sul restante territorio.
Nelle Aree protette regionali, in attuazione della L.R. 8/6/1989, n.
36, sono stati attuati sistematicamente piani di contenimento della popolazione di cinghiali con catture che hanno raggiunto nel caso de "La Mandria" le 400 unità annuali.
L'intensità degli abbattimenti ha portato a sensibili miglioramenti della situazione in termini di riduzione dei danni arrecati alle colture agricole (si veda il confronto tra le richieste di risarcimento 1999 e 2000); migliori risultati si sarebbero ottenuti se anche nelle aree esterne dell'Area protetta fossero stati operati interventi altrettanto sistematici; in tali aree si è invece prevalentemente operato nell'ambito della normale attività venatoria.
Risulta pertanto indispensabile che gli interventi realizzati all'interno delle Aree protette siano coordinati con la gestione delle popolazioni di cinghiale presenti all'esterno delle stesse Aree protette.
Con la L.R. n. 9/00 è stata fattivamente avviata un'azione di concertazione tra la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e gli Enti di gestione delle Aree protette ed in particolare con quello de "La Mandria" per definire e coordinare gli interventi nell'ambito delle specifiche competenze.
La Provincia ha approvato con Deliberazione della Giunta n. 54 227899/2000, il Piano di contenimento previsto dall'art. 2, comma 2, della L.R. n. 9/00; il relativo Programma è stato quindi predisposto e verificato con l'Ente prevedendo modalità diverse di azione in funzione delle varie situazioni ambientali, agricole ed antropiche del territorio; in tal senso il Parco regionale "La Mandria" è stato ripartito in subaree in cui l'attuazione degli interventi è stata demandata direttamente alla Provincia Area di Preparco, Pista di Collaudo FIAT, Consorzio Lago Risera Proprietà Ferrero, Proprietà Garzaia (Garosci), Circolo Golf Torino Agritecnica e Fondi agricoli Piemonte (Brillada) - che opererà con i propri Agenti faunistico-ambientali e con Squadre di selecontrollori abilitati dalla Provincia ed autorizzati dall'Ente Parco; nella subarea costituita dalla proprietà regionale gli interventi sono operati direttamente dall'Ente di gestione tramite il proprio personale di vigilanza.
Il Programma definisce inoltre le modalità ed i mezzi di intervento coerentemente con quanto stabilito dall'INFS nell'ambito delle "Linee guida per la gestione del cinghiale nelle Aree protette" approvate dal Ministero dell'Ambiente nel novembre 1994.
Le modalità di intervento sono state quindi oggetto di specifici incontri con i diversi proprietari inseriti nell'Area attrezzata; tali incontri hanno consentito di concordare forme di collaborazione ed opportune azioni di prevenzione.
Per quanto attiene il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni su terreni inclusi nei Parchi regionali, l'art.
10, comma 1, della L.R. 8/6/1989, n. 36, stabilisce che "i danni causati alle coltivazioni agricole ed ai pascoli dall'azione della fauna selvatica nelle aree istituite a Parco naturale, Riserva naturale o Area attrezzata sono risarciti, a favore degli agricoltori e degli aventi titolo, dalla Provincia territorialmente interessata".
Il successivo comma 5 stabilisce altresì che "ai fini risarcitori... la Regione interviene con stanziamenti a favore delle Province con i fondi di cui ad apposito capitolo" avente la denominazione "Stanziamenti per risarcimenti derivanti da danni alle produzioni agricole ed ai pascoli provocati dalla fauna selvatica all'interno delle Aree protette a norma della L.R. 4/6/1975, n. 43".
I danni alle colture agricole nel Parco regionale "La Mandria" sono accertati, tramite perizie asseverate ai sensi del citato art. 10 della L.R. n. 36/89, dalla Provincia che provvede in seguito a richiedere alla Regione l'erogazione delle risorse necessarie al loro rimborso.
Nel corso dell'anno 1999 le somme complessivamente erogate alla Provincia di Torino per danni accertati nel complesso del Parco regionale "La Mandria" sono state pari a L. 928.887.050; nel corso dell'anno 2000 sono stati accertati danni per L. 410.561.000.
Le somme risarcite a concessionari di lotti prativi di proprietà regionale sono state le seguenti: Bonaglia Angelo 1999: 24.045.750 2000: 7.744.000 Fantolino Gabriella 1999: 4.895.000 2000: 10.985.000 Baravalle Gianfranco 1999: 60.165.000 2000: 130.181.500 Bedino Luca 1999: 81.431.100 2000: 77.774.000 Carnino Natale e Gianluca 1999: 46.450.500 2000: 20.789.000 Bosio Giancarlo 1999: 30.427.500 Fauda Sergio, Paolo, Flavio 2000: 6.876.000 Giai Pier Luigi 2000: 14.533.000 Toselli Mauro 1999: 111.995.000 2000: 54.855.000 Perotti Margherita 2000: 5.647.500.
L'affitto di lotti prativi è stato attivato dall'Ente di gestione del Parco regionale "La Mandria" con contratti di concessione d'uso a seguito dell'assegnazione in gestione all'Ente stesso dei beni immobili di proprietà regionale inclusi nell'Area protetta stabilita con DGR n. 212 46579 del 5 giugno 1996 e relativa convenzione.
I concessionari di lotti prativi sono attualmente i seguenti: Bedino Luca: Lotto 9 - 19.05 ha (Druento) Perotti Chiaffredo e Bonaglia Angelo: Lotto 11 - 30.84 ha (Druento) Baravalle Gianfranco e Bosio Giancarlo: Lotto 2 - 14.77 ha (Venaria) Carnino Natale e Gianluca: Lotto 10 - 18.43 ha (Druento) Bedino Luca e Carnino Natale e Gianluca: Lotto 4 - 18.17 ha (Venaria) Carnino Natale e Gianluca: Lotto 1 - 12.30 ha (Venaria) Azienda Agricola Baschiera Vecchia e Fantolino Gabriella: Lotto 6 - 13.47 ha (Venaria) Perotti Margherita e Fantolino Gabriella: Lotto 7 - 33.64 ha (Venaria) Perotti Margherita e Fauda Sergio, Paolo e Flavio: Lotto 12 - 11.81 ha (Druento) Giai Pier Luigi: Lotto 14 - 23.68 ha (Druento) Lotto 15 - 14.22 ha (Venaria) Azienda Agricola Baschiera Vecchia: Lotto 3 - 11.97 ha (Venaria) Toselli Mauro: Lotto 8 - 14.26 ha (Druento) Lotto 13 - 23.57 ha (Druento) Toselli Mauro: 122.60 ha (Druento).
In sostanza, in questo modo ritengo di aver fornito le precisazioni richieste e posso ribadire, anche a seguito di incontri con gli Assessori provinciali all'agricoltura e alla caccia, che abbiamo in animo di intensificare l'azione di prevenzione - almeno questo è lo stimolo da parte della Regione, in attuazione della L.R. n. 9/00 - ma anche e soprattutto di mettere tempestivamente le risorse a disposizione delle Province, perch questa liquidazione, che senz'altro è risarcitoria, deve essere ovviamente valutata dagli Uffici tecnici provinciali e, sulla base delle perizie asseverate, tutto possa avvenire in termini di equità, ma anche in termini di tempestività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Assessore, per l'esauriente risposta. Non posso dire di essere né soddisfatto né insoddisfatto, e le illustro le motivazioni; tra l'altro gentilmente le chiedo di avere copia della sua risposta.
Velocemente le dico il motivo per cui non posso essere soddisfatto ringraziandola per l'esauriente risposta. All'interno del Parco de "La Mandria" ci sono 15 concessioni e 10 concessionari, per circa 385 ettari.
E' vero che i risarcimenti sono effettuati dalle Province, ma con soldi della Regione Piemonte. Allora, dicevo 15 concessioni con 10 concessionari per 385 ettari, ma penso di dare notizie che l'Assessore sono convinto già conosca.
Il Parco regionale ogni anno riceve 115 milioni di affitti per 385 ettari; è chiaro che 115 milioni, a fronte di risarcimenti per l'anno 2000 di 410 milioni, evidenziano un saldo negativo di 300 milioni. Se poi andiamo nel 1999, c'è un saldo negativo di oltre 800 milioni.
Di conseguenza, le chiedo, Assessore Cavallera, come sia possibile che da un lato l'Ente parco regionale "La Mandria riceve 115 milioni, mentre la Regione Piemonte dà contributi per 410 milioni nel 2000 e per 928 milioni nel 1999 - cito le cifre che lei ha fornito - con un saldo passivo di 300 milioni nel 2000 e di 800 milioni nel 1999, ammesso che tutti i 385 ettari siano coltivati. Certo, sarebbe molto meglio lasciarli incoltivati perché questo è un vero e proprio business, cioè conviene fare il concessionario all'interno del Parco de "La Mandria".
Il problema del numero dei cinghiali è quello che tutti conosciamo magari qualche collega del centrosinistra e forse anche qualcuno della maggioranza non sarà d'accordo: io sono a favore di tutte le operazioni di riduzione del numero dei cinghiali. Questo perché non ci siano equivoci.
Però è evidente il problema: mi candido a fare l'agricoltore all'interno del Parco de "La Mandria", sperando di avere la concessione e che non ci siano incompatibilità tra Consigliere regionale e concessionario, perch pagando 115 milioni ne porto a casa 928 e, se proprio va male, 410.
Mi auguro, Assessore Cavallera, che da parte sua ci sia un intervento urgente, affinché questa situazione non continui.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per una breve replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura

Certamente, dal punto di vista contabile i dati sono quelli che sono tra l'altro li ho forniti io e su quelli non ci sono discussioni, perch sono stati rilevati dagli uffici.
Non dimentichiamo però la funzione di manutenzione del territorio, che viene svolta all'interno del Parco. Non voglio difendere le scelte che ha fatto il Parco, ma su questo si può anche discutere. Probabilmente, si possono prevedere forme di concessione che prevedano un canone minimo, che tenga conto dell'azione della fauna selvatica, che presuntivamente vi è all'interno di un Parco come quello de "La Mandria".
Non va sottaciuta l'opera di manutenzione del territorio, cioè l'attività agricola, secondo il piano d'area e i piani di gestione forestale ed agricola, che svolgono questi concessionari.
E' chiaro che il contratto, la concessione d'uso può essere rivista sotto altri profili, magari con un introito inferiore dal punto di vista attivo, ma con una notevole riduzione anche delle passività nel conto delle passività.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 509 dei Consiglieri Placido, Suino e Riggio inerente a "Laporite Italia S.p.A. - Divisione Silo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 509, presentata dai Consiglieri Placido, Suino e Riggio, cui risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Devo dire agli interpellanti che, in seguito alla loro interpellanza l'Assessorato ha richiesto un'indagine epidemiologica all'ARPA, che è stata effettuata. Ho qui la risposta, un po' lunga, ma che ritengo doveroso esporvi.
L'interpellanza attiene all'impianto della Laporite Italia S.p.A.
Divisione Silo, che si trova lungo il corso del torrente Stura e che produce pigmenti inorganici per pitture e vernici. Inoltre, vi è un deposito preliminare di rifiuti ritenuti pericolosi e non. L'autorizzazione al deposito temporaneo di rifiuti pericolosi scade il 25/8/2003.
L'ARPA Piemonte - Area di Epidemiologia Ambientale - in risposta alla richiesta della Direzione Sanità Pubblica relativa all'interpellanza posta con nota prot. 158 del 14/5/2001, ha inviato una relazione relativa alla valutazione di impatto sanitario effettuata, conseguente alla dispersione ambientale delle sostanze implicate.
La ditta Rockwood Italia S.p.A. - Divisione Silo, sita in Via G. Reiss Romoli n. 44/12 da circa vent'anni, produce pigmenti colorati contenenti cromo esavalente e piombo.
La valutazione del rischio per la salute relativa all'esposizione a sostanze tossiche o cancerogene può essere definita più precisamente come "la caratterizzazione di potenziali effetti avversi nella popolazione" e va condotta in quattro fasi: 1) identificazione dei fattori di rischio (valutazione della pericolosità dell'agente) 2) valutazione della relazione dose-risposta 3) stima dell'esposizione a tale agente nella popolazione 4) caratterizzazione dei rischi nella popolazione.
La valutazione effettuata ripercorre le quattro fasi esplicitate.
Le sostanze prodotte nello stabilimento della Ditta Silo sono: giallo di piombo solfocromato piombo cromato solfato molibdato rosso nitrato di sodio solido ossido di ferro arancio/rosso ossido di ferro giallo ossido di ferro nero solfato di sodio anidro.
Delle sostanze citate, particolare attenzione meritano i composti del cromo e del piombo, oltre alle polveri complessive prodotte. Un composto che merita particolare attenzione è il sodio bicromato in soluzione del 47 quindi in stato di valenza esavalente, utilizzato come materia prima e classificato, in base agli effetti specifici sulla salute, come cancerogeno.
La IARC dà la seguente valutazione cancerogena complessiva per il cromo: il cromo (esavalente) è cancerogeno per l'uomo (gruppo 1) il cromo (metallico) e il cromo (trivalente) non sono classificabili come cancerogeni per l'uomo (gruppo 3).
L'EPA, che è un'agenzia di protezione, ha classificato il cromo (esavalente) nel gruppo A, carcinogeno umano riconosciuto per via inalatoria; il principale tumore evidenziato in lavoratori esposti è il tumore del polmone; la cancerogenicità per via orale non è determinabile e per questa via è classificato nel gruppo D.
Mi è doveroso esplicitare questa parte, che per i non addetti pu sembrare lunga, ma è necessaria per arrivare alle conclusioni evidenziate in questa indagine epidemiologica.
I danni alla salute causati dal piombo possono essere riassunti nelle interferenze che questo metallo causa al metabolismo enzimatico: il piombo inattiva gli enzimi legandosi ai gruppi SH delle proteine o sostituendosi a ioni essenziali; per queste sue caratteristiche tutti gli organi possono essere considerati potenziali bersagli e sono documentati numerosi effetti biologici nocivi a vari livelli; i principali danni si rilevano nella biosintesi dell'eme, nell'eritropoiesi (con anemie), al sistema nervoso (con malattie neurodegenerative) e nell'aumento della pressione sanguigna.
Confrontando le schede di sicurezza dei due prodotti con le conoscenze epidemiologiche e tossicologhe a disposizione si rileva che i pigmenti Giallo di piombo solfocromato e Piombo cromato solfato molibdato rosso sono classificati (Classificazione CEE), pur nel rispetto della normativa vigente, come Carcinogeni di Categoria 3.
Presidente, la parte tecnica, se ritiene, la consegnerei agli interpellanti ed arriverei alla conclusione.



PRESIDENTE

Mi pare che gli interpellanti siano d'accordo.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

I risultati dell'analisi epidemiologica effettuata, riportando i rischi evidenziati statisticamente significativi o con eccessi superiori al 10 basati su almeno quattro decessi osservati e tali da non riflettere una componente puramente casuale della mortalità, sono i seguenti: la mortalità generale (cioè per tutte le cause) dell'area Silo è inferiore alla media cittadina sia tra gli uomini sia tra le donne (per gli uomini è significativamente inferiore). - la zona prescelta per l'analisi non presenta, rispetto al resto della città, significativi eccessi nella mortalità per grandi gruppi di cause di morte, né tra gli uomini, né tra le donne. Tale comportamento si osserva, in entrambi i sessi, in particolare per i seguenti grandi gruppi di cause di morte: tutti i tumori, malattie dell'apparato circolatorio, dell'apparato respiratorio, dell'apparato digerente, dell'apparato genito-urinario ed infine delle cause accidentali e violente. Si rilevano eccessi statisticamente non significativi per le malattie del sangue e degli organi ematopoietici, per le malattie dell'apparato genito-urinario e per le cause violente nel sesso maschile.
Prendendo come riferimento la zona di controllo, si segnala un lieve eccesso per la mortalità totale nel sesso femminile, statisticamente non significativo (13%), mentre il rischio nel sesso maschile è pari all'atteso.
Meritano invece una segnalazione alcune cause di morte specifiche.
Mentre per una gran parte di queste la mortalità si presenta pari o inferiore all'atteso, in particolare si segnala un minor rischio di mortalità per tumore del polmone in entrambi i sessi (statisticamente significativo nel sesso maschile), alcune cause specifiche, in uno o entrambi i sessi, mostrano un profilo di mortalità superiore alla popolazione di confronto. Tra queste si segnalano in particolare i seguenti eccessi: per tumore del testicolo nel sesso maschile, causa per la quale viene segnalato un rischio statisticamente significativo pari a 7.6 volte, con 2 osservati tumore del pancreas nel sesso femminile, causa per la quale viene segnalato un rischio statisticamente significativo pari a 2.7 volte, con 8 osservati; nel sesso maschile il rischio è assente (pari all'unità) mentre altre cause presentano eccessi non significativi: per tumore del colon in entrambi i sessi, per tumore della mammella nel sesso femminile per tumori del sistema nervoso centrale nel sesso femminile, per tumore della vescica nel sesso maschile, per leucemia nel sesso maschile (RR di 3.7 volte, basato su 2 osservati).
Le altre cause tumorali presentano un rischio inferiore alla popolazione di confronto o una numerosità troppo bassa per essere commentabile. Unica eccezione può essere rappresentata da un eccesso di mortalità per tumore della pleura nel sesso maschile.
Tra le cause non tumorali si segnalano, in particolare, i seguenti eccessi: per diabete (nel sesso maschile), per la quale si evidenziano undici decessi osservati per malattie psichiche (nel sesso maschile), causa per la quale viene segnalato un rischio aumentato del 16 per malattie ischemiche del cuore e disturbi circolatori dell'encefalo nel sesso femminile, cause per le quali gli eccessi sono, rispettivamente dell'11% e del 35 per cirrosi nel sesso femminile, causa che presenta un eccesso del 24 con dodici osservati per cause accidentali di trasporto, con eccessi del 17% nel sesso maschile e del 141% nel sesso femminile, basati in entrambi i casi su 9 decessi osservati.
Da questa analisi della mortalità l'area circostante lo stabilimento Silo risulta complessivamente un'area con mortalità generale pari o inferiore all'atteso per gran parte delle cause correlabili a priori con l'esposizione in esame. Questa osservazione si riferisce al rischio statisticamente non aumentato per le malattie dell'apparato respiratorio circolatorio, tumorali totale e del tumore del polmone in particolare anzi, per quasi tutte queste cause, la stima puntuale ottenuta è inferiore all'atteso.
Queste cause sono state oggetto di attenzione particolare in quanto correlabili con esposizione al cromo esavalente e a polveri prodotte dallo stabilimento, i cui effetti avrebbero potuto modificare il profilo di rischio della popolazione residente.
Unica eccezione è quella delle malattie dell'apparato circolatorio, nel sesso femminile, dove si osserva un eccesso stimabile del 25% accompagnato da un eccesso della mortalità per malattie ischemiche del cuore. E' ben documentata la possibile correlazione tra questa causa e l'esposizione a polveri sospese nell'aria respirata. La corrispondente assenza di rischio osservata nel sesso maschile non depone, tuttavia, per una causa ambientale, che determinerebbe un effetto osservabile in entrambi i sessi e fa pensare ad un ruolo di altri fattori di rischio conosciuti (obesità con ipercolesterolemia e ipertensione in primis).
Per quanto riguarda gli eccessi significativi rilevati per tumore del testicolo tra gli uomini e tumore del pancreas tra le donne va detto che il tumore del testicolo riconosce una forte componente eziopatogenetica di tipo ereditario od occupazionale, mentre non è stata mai riportata un'esposizione ambientale certa e mai per le esposizioni derivate dal ciclo produttivo della ditta in esame. Il tumore al pancreas vede tra le cause principali l'abitudine al fumo di tabacco, all'alcool, ad infezioni virali dell'infanzia; la corrispondente assenza di un eccesso di rischio nel sesso maschile anche qui suggerisce come un'esposizione ambientale sia poco verosimile. Peraltro, il contemporaneo eccesso di rischio di mortalità per cirrosi epatica sempre nel sesso femminile rafforza l'ipotesi eziopatogenetica alcolica.
Gli eccessi per malattie psichiche, cirrosi, cause maldefinite presenti contemporaneamente, tradizionalmente indicano nel loro insieme una popolazione socio-economicamente compromessa con eccessi legati a differenze di classe sociale più che a differenze di esposizioni ambientali.
In conclusione, il profilo di rischio emergente da questa analisi di mortalità, per la sua eziologia in gran parte legata a stili di vita e a comportamenti a rischio, non evidenzia un effetto rilevabile di tipo ambientale da parte delle emissioni in atmosfera dell'industria in esame.
E' tuttavia possibile, se periodi di latenza delle patologie legate all'esposizione ambientale sono più lunghe del periodo di follow-up considerato, che eventuali patologie possano manifestarsi negli anni avvenire.
Infine, una puntualizzazione generale: un'analisi di mortalità rappresenta solo una parte del profilo di rischio di una popolazione sicuramente la più comune e tradizionale, ma non esaustiva; è il primo passo che viene compiuto per la caratterizzazione del rischio in un'area che può suggerire ulteriori analisi più specifiche a livello individuale qualora vengano evidenziati dei rischi in entrambi i sessi per le patologie oggetto di indagine. In questo caso, non si è rilevato un profilo di mortalità particolarmente allarmante (vedi la mortalità generale e quella per tutti i tumori) e, a meno che non emergano successivamente ulteriori elementi legati alla produzione dell'insediamento industriale in questione il quadro complessivo, ad oggi, si può ritenere non preoccupante.
Questo è quanto mi segnala l'ARPA, Area di Epidemiologia Ambientale.
Concludo questa mia risposta ringraziando gli interpellanti per aver evidenziato una possibile zona, all'interno della quale, proprio per le esalazioni e per i depositi, poteva crearsi un pericolo per i cittadini della zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Assessore, ringraziandola per la dettagliata risposta, le chiederei, se è possibile, avere una copia completa della stessa, anche perché, parlo anche a nome della collega Suino (abbiamo scoperto questa mattina come è bello vivere nella zona nord di Torino), in parte ci permette di tranquillizzare gli abitanti di quell'area, che, in base a quanto ha comunicato lei tramite l'ARPA, non c'è niente di particolarmente grave.
Tuttavia, le vorrei far notare alcune questioni, al di là del fatto che ripresenteremo l'interpellanza rivolgendola all'Assessore Cavallera.
Innanzitutto, abbiamo voluto sincerarci delle problematiche relative alla salute degli abitanti di tale zona, ma ci sono ulteriori problemi, in termini ambientali, che riteniamo molto seri.
Tutti sanno che c'è stata recentemente un'alluvione, che, in termini di danni, ha riguardato, più che il Po, la Dora e la Stura. Lo stabilimento Silo è praticamente situato sulle sponde della Stura. In tale stabilimento tramite autorizzazioni provinciali, sono stoccati 1.032 metri cubi di rifiuti pericolosi e 5.230 metri cubi di non pericolosi. Dopodich l'azienda tratta pigmenti per la colorazione, il cromo esavalente e tutto quanto lei ha elencato.
L'indagine dell'ARPA, da quanto ci risulta, si svolge in orario diurno di lavoro, mentre il ciclo della Silo avviene 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno. Gli abitanti a ridosso della zona (200 metri in linea d'aria dallo stabilimento), oltre ad essere nelle vicinanze della discarica Amiat dell'inceneritore dei rifiuti industriali del Gruppo FIAT, hanno il problema dello stabilimento Silo, delle sue polveri e delle sue emissioni.
Con ciò intendo segnalare il problema e le chiedo se sia possibile svolgere un'ulteriore indagine non in orario di lavoro nei cinque giorni lavorativi settimanali, posto che la maggior parte degli scarichi dello stabilimento, tramite ciminiera, avviene il sabato sera, il giorno di Ferragosto e la Vigilia di Natale. Ci sono ampie documentazioni fotografiche e filmate in merito.
E' evidente che durante l'orario di lavoro dalle 8.00 alle 17.00 avviene un certo tipo di lavorazione, mentre in altri giorni, in particolare ai fine settimana o sotto le feste, avvengono altri tipi di lavorazione.
Le segnalo inoltre - e lo segnaleremo anche all'ARPA - che l'incubazione di alcune gravi patologie, che lei ha citato dando lettura di ciò che ha comunicato l'ARPA, dura tredici o quindici anni.
La prima autorizzazione alla Silo risale al 1989. Quindi, abbiamo una situazione che è nella media della città di Torino, tranne in alcuni casi.
Siamo di fronte a patologie che hanno un periodo molto lungo di incubazione e noi ci troviamo ancora nella fase in cui questo periodo di incubazione non è terminato.
Le preoccupazioni da parte degli abitanti della zona nord di Torino rimangono. Le chiedo di verificare - sono disponibile insieme alla collega Suino - la possibilità di effettuare dei rilievi non soltanto durante gli orari di lavoro diurni, ma anche nei periodi che ho appena citato.
Ribadisco che per quanto ci riguarda il problema permane, in quanto il periodo di incubazione non è ancora terminato. Ci auguriamo di sbagliarci ma, purtroppo, ci troviamo in una zona in cui è in atto un grande lavoro di bonifica, per cui la situazione è molto complessa.
Al di là di queste richieste, ripresenteremo la stessa interpellanza all'Assessorato all'ambiente, poiché riteniamo che sia un problema avere sulle sponde del fiume Stura, a cinque metri dal fiume, 1.032 metri cubi di rifiuti pericolosi e 5.230 di non pericolosi. Aspettiamo di conoscere dall'Assessore Cavallera - naturalmente, in un altro momento - il luogo dove intende rilocalizzare l'azienda in questione.


Argomento: Artigianato

Interpellanza n. 652 del Consigliere Chiezzi inerente a "Incentivi regionali agli artigiani ed informazioni alla categoria"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 652, presentata dal Consigliere Chiezzi, alla quale risponde l'Assessore Laratore.



LARATORE Giovanni, Assessore all'artigianato

L'Assessorato all'artigianato, con determinazione n. 180 del 27/7/2000 ha dato incarico alla società CESDI srl di Torino di realizzare un'indagine sul grado di conoscenza e sulla valutazione dell'attività della Regione Piemonte da parte del comparto dell'artigianato.
Tale determinazione faceva seguito ad un'attenta valutazione ed approvazione da parte della Commissione Tecnico-Scientifica preposta alle attività dell'Osservatorio dell'Artigianato, di cui all'art. 37 della L.R.
n. 21/97 della proposta di ricerca.
Questa indagine è la testimonianza della volontà della Giunta regionale di sottoporre al giudizio degli interpellanti il proprio operato, per conoscere in modo profondo e dettagliato quali siano le difficoltà di raggiungere l'universo delle imprese artigiane (che in Piemonte sono oltre 125 mila, con 285 mila addetti, cioè il 14% dell'occupazione in Piemonte) quali i bisogni e le problematiche espresse dal comparto. Un'operazione di "trasparenza" dell'operato dell'Assessorato che va valutata prima di tutto nell'ottica di modernizzazione ed avvicinamento dell'istituzione ai suoi "clienti", siano essi cittadini o imprese.
La ricerca è stata presentata il 21 marzo 2001 a Palazzo Barolo; sono stati invitati, oltre ai normali referenti (giornalisti specializzati operatori del settore, associazioni), anche i Consiglieri della VII Commissione consiliare (tra gli altri, il Consigliere Valvo). In quella sede, sono stati presentati dettagliatamente i risultati dell'indagine interpretati i punti critici e, anche attraverso gli interventi del pubblico, si è potuto constatare un livello di soddisfazione generale.
Uno dei risultati più eclatanti (e più criticati dai media) è che il rapporto tra la Regione Piemonte - e l'Assessorato all'artigianato - e gli artigiani risulta piuttosto rarefatto. Pochi artigiani conoscono l'attività della Regione Piemonte e dei suoi Assessorati ed ancora meno (9 mila artigiani su un totale di 125 mila, ovvero il 7,2%) hanno avuto nell'ultimo anno, contatti con gli uffici regionali.
Gli uffici con i quali gli artigiani vengono più frequentemente in rapporto sono quelli che presentano una maggiore articolazione sul territorio e dove, in genere, vengono espletate incombenze obbligatorie. E' il caso degli uffici comunali e delle Camere di Commercio. Il numero di soggetti utenti, però, risulta relativamente contenuto anche per questi uffici, che sono i più frequentati, oscillando tra 30 e 35 mila su un totale complessivo di circa 125 mila artigiani.
Le motivazioni possono essere varie e tra queste assumono un certo peso il permanere di un pregiudizio sull'efficienza delle strutture pubbliche e le caratteristiche peculiari dell'impresa artigiana; le piccole dimensioni che implicano risorse limitate anche in termini di persone e il coinvolgimento pieno del titolare nell'attività diretta di produzione o di servizio, che lascia poco spazio per ricercare informazioni sulle opportunità offerte, se non nel momento in cui sorge il bisogno.
Naturalmente, le Associazioni sindacali di categoria (CNA - Confartigianato CASA), direttamente o per il tramite delle cooperative artigiane di garanzia, offrono servizi efficienti di consulenza. Solo per le imprese relativamente più grandi e con una struttura un po' più articolata si osserva una maggiore propensione ad interagire con l'esterno ed una maggiore capacità a fare sistema.
Inoltre, gli artigiani piemontesi chiedono interventi di supporto finanziario in ragione di circa 10 mila all'anno (e le risorse messe a disposizione sono, di fatto, calibrate su queste entità). Una prima precisazione necessaria per "leggere" correttamente i risultati della ricerca è che, se è vero che ogni anno 10 mila artigiani presentano domanda per ottenere un qualche supporto finanziario, va ricordato che, di fatto gli strumenti creditizi hanno una durata che varia da tre a sette anni facendo la media a quattro anni, i 10 mila imprenditori, che in un anno hanno utilizzato il contributo, per i tre successivi andranno esclusi dal novero di quelli che potenzialmente potrebbero presentare nuovamente domanda: risulterebbe cioè che gli utenti "veri" annualmente sarebbero circa 40 mila e non i 10 mila dichiarati.
Non va dimenticato inoltre che è una percentuale minoritaria quella che nell'artigianato ha le caratteristiche precipue dell'impresa: solamente il 35% circa, infatti, si caratterizza quale azienda strutturata con dipendenti; le restanti potrebbero essere interpretate principalmente come strutture di "autoimpiego", soggetti cioè che lavorano, procurano reddito ed occupazione per sé e la famiglia, ma che non necessariamente hanno interesse ad allargare la propria prospettiva di mercato, di investimento di dotazioni tecnologiche (si pensi ai parrucchieri o comunque a quella larga fetta di artigianato di servizio alla persona, oppure anche alle imprese edili che, generalmente, sono costituite dal solo artigiano raramente accompagnato da un apprendista, oppure agli idraulici, ai calzolai, ecc.).
Anche in base a queste considerazioni, il "mercato potenziale" dell'utenza artigiana si restringe ulteriormente: se una parte delle imprese artigiane non ha intenzione di effettuare investimenti difficilmente farà ricorso ad agevolazioni finanziarie che tendono a migliorare le condizioni di indebitamento conseguente ad un investimento produttivo.
Alla luce di queste prime considerazioni, si ritiene che l'articolo apparso su "Sole 24 Ore Nordovest" presenti dati e considerazioni che sono da un lato, contraddittorie e, dall'altro, presentate in maniera ambigua in quanto estrapolate dal contesto dell'indagine.
Per quanto riguarda il primo aspetto, infatti, è opportuno ricordare che: 1) da una parte, si dice che "l'Assessorato funziona", da un'altra, che "l'indagine suona come una bocciatura degli artigiani e delle strutture regionali" 2) prima sembra che "il dialogo fra sordi" dipenda dall'utenza, ovvero dagli artigiani, che non leggono, non si informano, ecc., poi però c'è una "Regione che non riesce ad informare", laddove, invece, "Artigianato 2000" viene inviato personalmente a 125 mila artigiani 3) da una parte, si dice "occorrerebbero modifiche radicali dei prodotti realizzati", dall'altra, che "i pochi artigiani che hanno scommesso sull'Assessorato hanno poi espresso notevole soddisfazione per i risultati ottenuti".
E' necessario, per comprendere le apparenti contraddizioni, tenere conto dell'eterogeneità del comparto artigiano. Senza questa premessa infatti, alcuni dati possono essere considerati come il sintomo di una disfunzione, laddove, invece, essi danno un'immagine positiva di un settore che può senz'altro essere considerato uno dei motori trainanti dell'economia piemontese.
Le prime considerazioni riguardano la difficoltà per la Regione di essere "usata e riconosciuta" nei suoi interventi di agevolazione al credito: 1) se "la maggior parte degli artigiani non richiede incentivi perché non investe o non ha esigenze di crescita", non ha senso riportare nell'occhiello che c'è: "Scarso ricorso a finanziamenti e contributi" e addirittura nel titolo che sono "poco utilizzati gli incentivi regionali".
Questo vuol dire che più della metà degli artigiani (ad esempio, i tassisti, le imprese edili, i parrucchieri, ecc.) investirà raramente perché la natura della sua attività non lo richiede. Si aggiunga, tra l'altro, che i fondi regionali destinati all'artigianato sono anno per anno esauriti. E inoltre, come ricordato più sopra, gli artigiani che hanno, per così dire, un "conto aperto" con la Regione, nel senso che hanno ottenuto agevolazioni finanziarie, non sono i 10 mila che riescono ad ottenere il credito anno per anno, ma sono quei 30/40 mila che nello spazio di quattro cinque anni, il tempo richiesto per la restituzione, sono stati più che soddisfatti dell'operato della Regione 2) non si può ragionevolmente immaginare che la Regione abbia come obiettivo sviluppare politiche con lo scopo di richiamare presso i propri uffici le circa 125 mila aziende artigiane. Sarebbe istituzionalmente economicamente ed umanamente impossibile. Si tratterà invece di stimolare ulteriormente un lavoro di "rete" fra tutti gli Enti e gli attori, pubblici e privati, che intervengono sul comparto attraverso l'ulteriore sviluppo di politiche differenziate a seconda dei diversi bisogni e caratteristiche delle aziende 3) un'altra considerazione riguarda il fatto che buona parte degli incentivi economici sono gestiti dalla finanziaria regionale Finpiemonte o da Artigiancassa, ragione per la quale risulta difficile per gli artigiani talvolta, distinguere e identificare un ruolo attivo e diretto dell'Ente Regione.
Altri nodi critici riportati dall'articolo citato sono relativi alla comunicazione e all'informazione. E' bene precisare che la Direzione Artigianato, come tutte le Direzioni regionali, produce strumenti informativi specifici per il settore ed altri più generici, che hanno piani di distribuzione e target diversi. Ad esempio, "Artigianato 2000", la newsletter dell'Assessorato all'artigianato, viene inviato a tutti i 125 mila artigiani piemontesi.
Nelle risposte è probabile che gli artigiani abbiano confuso e sovrapposto tale newsletter con Notizie della Regione Piemonte (che, come è noto, viene inviato solo su abbonamento a richiesta dei singoli cittadini) in quanto entrambe house organ della Regione, sincretizzandole, per cui, se questo è vero, la percentuale di imprenditori che conosce "Artigianato 2000" non sarebbe il 19%, ma circa il 60%. Nonostante ciò, va comunque fatto uno sforzo per migliorare il livello di comunicazione Regione artigiani, soprattutto utilizzando maggiormente i canali attraverso cui possono essere veicolate le informazioni, quali le azioni che già svolgono le Associazioni di categoria.
Per quanto riguarda le altre pubblicazioni, considerate nell'indagine poiché realizzate direttamente dalla Regione o indirettamente con contributo regionale e comunque dal contenuto di interesse per il settore artigiano, queste non si trovano in edicola, né vengono spedite alle imprese. Sono in distribuzione presso l'Assessorato e/o presso altri Enti che ineriscono al comparto. Discorso simile vale anche per il CD "Le imprese artigiane in Piemonte", il cui 4,9% di conoscenza risulterebbe dato insignificante senza premettere che questo strumento di informazione è principalmente uno strumento di lavoro per gli operatori del settore (contiene infatti l'intero archivio dell'Albo piemontese), ma non direttamente per le imprese, alle quali infatti non è stato inviato direttamente.
Per rispondere, infine, punto per punto all'interpellanza consiliare si ribadisce che: 1) i costi relativi al 2000 per editare strumenti informativi destinati all'artigianato sono stati circa 200 milioni. Tra essi: la "news letter" "Artigianato 2000" viene inviata a 125 mila artigiani circa "Itinerari", viene inviata agli operatori del settore, ai Comuni e viene distribuita a chi ne faccia richiesta (3.300 copie) il "Calendario delle fiere" (15 mila copie) viene distribuito ai Comuni e al pubblico che ne faccia richiesta la distribuzione del "Quaderno delle agevolazioni per le imprese artigiane" viene fatta attraverso le Associazioni di categoria, le Cooperative di garanzie fidi ed altri organismi il CD "Le imprese artigiane del Piemonte" è stato inviato a circa 2 mila operatori del settore.
2) I dati presentati dall'indagine, che non è di Il Sole 24 Ore come erroneamente riportato nell'interpellanza, ma dell'Osservatorio dell'Artigianato, sono stati ritenuti interessanti dall'Assessorato, anche perché hanno aiutato a mettere in evidenza due diversi atteggiamenti dell'imprenditore artigiano nei confronti dei servizi offerti dalle strutture pubbliche: il primo, che può essere ascritto ad un titolare di imprese più grandi, interessato a conoscere le diverse opportunità e con una buona propensione ad interagire con gli altri soggetti pubblici e privati; il secondo, ascrivibile alla figura di un artigianato che ha pochi stimoli a stabilire rapporti con l'Ente pubblico, non ha propensione ad ingrandirsi né ad utilizzare le opportunità offerte dal sistema locale.
3) L'indagine ha confermato la modesta conoscenza da parte degli artigiani dei servizi offerti dalle strutture pubbliche e il loro scarso interesse ad approfondirla; questo dato non ribadisce, come sembra, ma sfata il luogo comune della scarsa efficienza delle strutture pubbliche. La non massiccia presenza di artigiani presso gli uffici regionali deve essere vista nella sua giusta prospettiva. Bisogna cioè dire che ci sono vari fattori che provocano questo disagio, fra cui la difficoltà degli artigiani a distinguere i soggetti pubblici che offrono servizi alle imprese, persino da coloro i quali hanno ricevuto contributi. Le imprese hanno infatti contatti diretti più con le società regionali come Finpiemonte, che gestisce direttamente per la Regione il servizio, o Artigiancassa o le Associazioni di categoria. Del resto, non va dimenticato che l'indagine aveva per oggetto i rapporti tra la Regione e gli artigiani, non il funzionamento degli uffici regionali.
Ma le considerazioni conclusive possono essere sintetizzate attraverso il grafico che esprime livello di soddisfazione dichiarato dagli artigiani nei confronti dell'Assessorato competente, confrontato con il resto dell'Amministrazione. Infatti, chi è venuto in contatto con la Regione e con l'Assessorato all'artigianato e ne ha utilizzato i supporti e gli incentivi offerti, in genere, è rimasto soddisfatto del servizio ricevuto.
Il 49% degli utenti della Regione ha valutato positivamente il servizio ricevuto, a fronte di solo un 12,9% che, invece, non è stato per nulla contento. Ancora migliore risulta la valutazione dell'operato dell'Assessorato all'artigianato: il 64,1% degli artigiani che hanno avuto contatti con gli uffici dell'Assessorato ne è rimasto soddisfatto, o molto soddisfatto, mentre solo il 9% ha espresso una valutazione completamente negativa.
Le risultanze complete dell'indagine sono a disposizione dei Consiglieri che ne facciano richiesta presso l'Assessorato all'artigianato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore e pregherei di poter disporre della risposta scritta; risposta che non trova soddisfazione da parte mia per questo motivo, Assessore Laratore: è stato sollevato un problema da parte di un quotidiano.
La trattazione degli elementi critici che il quotidiano ha ripreso da un'indagine è stata svolta in modo un po' difensivo, nel senso che - certo in ogni illustrazione critica di un'indagine ci sono elementi da affinare accostamenti che non sono propri - la richiesta che emergeva da questa segnalazione stampa e dall'interpellanza non era quella di capire lo stato di cose esistenti. Il mondo dell'artigianato è molto frammentato e in questa frammentazione vi è un'area di imprese talmente piccola, che l'Assessore dice: "Si tratta di autoimpiego, più che artigianato".
Vi sono queste zone, però l'Assessore riconosce che si può fare qualcosa di più verso l'artigianato dal punto di vista dell'informazione.
Pensavo ad una risposta più positiva, più di attacco, dicendo: "Vi è una parte dell'artigianato che probabilmente non sarà mai raggiunta, perché non ha nemmeno intenzione di investire, però lo sforzo che cerchiamo di fare è quello di portare questo mondo, molto frastagliato, ad essere intanto investito di tutto, anche di quello che non può servire". Non posso avere una propensione all'investimento, però posso essere propenso ad investire nel momento in cui la Regione Piemonte si dedica ad un'attività massiccia e capillare di informazione che mi raggiunga, nel senso che anche se ho un negozio di parrucchiere posso fare un investimento se so di poterlo fare.
Pertanto, Assessore, la inviterei a coltivare di più questo aspetto sicuramente non con una risposta che preparano gli uffici, che va benissimo; per carità, il mondo va bene così com'è, non cerchiamo di cambiarlo, però forse, cercando di cambiarlo, sarebbe anche meglio di com'è.
Assessore, la pregherei di insistere verso il settore artigiano nell'interpellanza si trovano dei suggerimenti, magari non sono congrui - e anche presso i suoi uffici, perché certe carenze segnalate dai giornali sarebbe bene prenderle di petto e cercare di superarle, non arrendendosi di fronte allo stato esistente, quasi presupponendo che è immodificabile e comunque, soddisfacente. Non penso che il mondo dell'artigianato sia soddisfacente, perché è un mondo importante che ha bisogno di tantissimi aiuti. Un aiuto importante è anche quello di entrare capillarmente in ogni azienda con delle informazioni capaci di modificare la vita delle stesse.
Non mi sembra che questo oggi sia stato raggiunto, ma cercate di raggiungerlo, perché più informazione riuscite a divulgare più ci sono possibilità che il mondo dell'artigianato esca da quella situazione di parcellizzazione e di miniaturizzazione delle attività, che di certo non fa bene né alla singola impresa né al mondo economico piemontese. Se riuscirete a raggiungere questi risultati, penso che anche l'artigianato possa cambiare scala. Non dico che improvvisamente - dato che l'informazione arriva più capillare nel giro di tre anni - il mondo dell'artigianato passa da 125 mila imprese, di cui l'80% ha un dipendente a raddoppiare, però lo sforzo, secondo me, va fatto: la politica regionale deve avere un'attenzione al mondo dell'artigianato per farlo crescere. Uno dei modi per farlo crescere è informarlo. Ci sono comunque carenze l'Assessore lo ha detto, c'è un rapporto piuttosto rarefatto: Assessore, lo renda più denso. Si industri, non dia una risposta puramente difensiva dicendo che ha fatto bene, ha fatto quel che ha fatto, però siccome lei stesso dice che c'è un rapporto che può essere migliorato, io insisto per dire: cercate di migliorarlo, fate nuove campagne di informazione; campagne rivolte all'aggregazione di più imprese.
Non è questo il momento di parlarne nei cinque minuti concessi, però è una sollecitazione che mantengo.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Laratore.



LARATORE Giovanni, Assessore all'artigianato

In qualunque attività umana, specie se pubblica, si può sempre migliorare. La situazione dell'informazione è sostanzialmente positiva; noi abbiamo una newsletter che viene inviata periodicamente a 125 mila imprese.
Possiamo trovare altre forme, anche nuove, per comunicare meglio agli artigiani quello che stiamo facendo a livello regionale, però il dato di fondo che veniva citato dal giornale è che solo 10 mila artigiani all'anno utilizzano i fondi: non è vero. Ho avuto modo di constatare che chi ha usufruito del prestito l'anno scorso, non è che ne chieda un altro l'anno dopo, perché deve restituire quello dell'anno prima: gli artigiani piemontesi sono molto seri.
Abbiamo delle percentuali di sofferenza quasi inesistenti, perch quando gli artigiani hanno necessità di pagare i debiti fanno sacrifici, ma rispettano gli impegni assunti.
Sono d'accordo che si possa migliorare l'informazione, però c'è anche un altro aspetto che deve essere sottolineato: noi abbiamo gli strumenti di agevolazione per gli artigiani che vengono utilizzati direttamente tramite i nostri Enti strumentali. Questo è un sistema che è stato concordato anche sulla base dei principi della legge n. 21, che sono stati attuati anche sentendo le Associazioni artigiane, per favorire gli artigiani stessi. L'artigiano di Cuneo non è tenuto a venire in Regione Piemonte per poter utilizzare il prestito, si reca direttamente presso la propria banca dove sono state stipulate delle convenzioni e può ottenere quello di cui ha bisogno. La Regione interviene automaticamente con i canali previsti.
Questo è il concetto.
E' nostro compito cercare di non far affluire migliaia di artigiani presso l'Assessorato di via XX Settembre n. 88, dove non c'è neppure parcheggio, ma cercare di distribuire il più possibile i servizi sul territorio. Questo per essere efficaci ed efficienti senza far fare loro delle corse inutili.
Ciò detto - ripeto - sono disponibile ad accettare suggerimenti e a seguire strade nuove per migliorare ulteriormente le informazioni agli artigiani.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 690 dei Consiglieri Placido, Manica, Riggio e Suino inerente a "Pulizie di primavera alle Molinette"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 690, presentata dai Consiglieri Placido, Manica, Riggio e Suino.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Indubbiamente, si tratta di un'interpellanza datata. Per permettere anche ai Consiglieri non interpellanti di capire, la stessa attiene alla visita dell'on. Berlusconi all'on. Rosso quando il predetto è stato ricoverato alle Molinette.
Con riferimento all'interpellanza in oggetto si precisa quanto segue: in occasione dell'evento segnalato non sono stati attivati da parte dell'Amministrazione dell'Azienda Ospedaliera interventi eccezionali rispetto a quelli rientranti nella solita routine dove esistevano disservizi sono stati eliminati come di regola nelle camere di degenza di tutti gli altri pazienti ricoverati l'evento eccezionale (così definito dagli interpellanti) ha dato luogo ovviamente a particolari misure di vigilanza rispetto alla normale amministrazione, allo scopo di garantire la sicurezza nell'ambito di tutto l'ospedale comunque tutti gli interventi operati non hanno comportato aggravio di spesa rispetto agli stanziamenti previsti e le ore di lavoro straordinario effettuate dal personale sono state dallo stesso recuperate le scelte adottate sono state disposte all'unanimità dai tre Direttori (generale, amministrativo e sanitario) dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera Molinette.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Siamo ormai in estate avanzata. E' vero che ormai il clima è quasi tropicale, quindi ogni stagione va bene, per quanto possiamo parlare in estate avanzata di un problema primaverile.
Assessore, io sono un "socio" del circolo Molinette da 18 anni, ci vado periodicamente per problemi personali: pertanto, ho presente la norma. Quel giorno sono andato, in questo caso volutamente, e le devo confessare che se quella fosse la norma sarei contentissimo, non solo per me, ma anche per tutti: sono migliaia i pazienti che devono ricorrere al principale ospedale piemontese.
Le piante, poste davanti all'ingresso, il giorno dopo sono state tolte la tinteggiatura di tutto il corridoio verso Via Genova, la ritinteggiatura dell'ascensore, di tutta la manica del reparto, piante dappertutto, sedie nuove. La signora Maria - la voglio chiamare così per motivi di privacy che è una simpatica pensionata, è stata spostata di stanza per lasciare ampia disponibilità all'illustre ospite.
Sono contento che tutto sia finito bene e che l'on. Rosso sia in salute e abbia potuto svolgere al meglio la campagna elettorale per le amministrative, perché così ci ha permesso di poter vincere sul campo senza altre motivazioni.
Come dicevo, purtroppo non è così, perché il giorno dopo era tutto svanito: sembrava un film, un sogno, uno pensa di essere principe e poi si ritrova rospo...



(Voci in aula: "Però non hanno risporcato i muri!")



PLACIDO Roberto

Non hanno rimbrattato i muri, non hanno tolto i pannelli di cartongesso per oscurare la visita dell'altrettanto illustre ospite che in questo momento è il Presidente del Consiglio di tutti gli italiani, ma in quel momento era un privato cittadino.
Assessore, quella non è la prassi delle Molinette: magari fosse così! Il personale, sia quello interno che quello esterno... impegnato con ore di straordinario, la situazione era comica! Questa non è una cosa seria, ma dà la dimostrazione che il problema della sanità piemontese è drammatico.
Torneremo sull'argomento in tante altre occasioni.
Penso che sia imbarazzante e non comico che un Direttore generale - che in questo caso è stato più realista del re e, chi è più realista del re, fa danni! - abbia messo in piedi tutto quell'ambaradan! Delle persone vietavano di salire sull'ascensore a più di quattro utenti, per la preoccupazione che l'ascensore si bloccasse quando c'era l'on. Berlusconi.
Sarebbe stata una cosa eccezionale! Assessore D'Ambrosio, è una situazione imbarazzante e comica. Può, la sanità piemontese, essere gestita, così può il principale ospedale della Regione Piemonte essere gestito da qualcuno che compie atti che mettono in imbarazzo - e passi pure un Consigliere regionale! - l'Assessore regionale alla sanità? Il problema delle Molinette e della sanità piemontese è drammatico: se viene gestito da chi compie atti comici ed imbarazzanti, dobbiamo preoccuparci tutti quanti!


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione n. 730 dei Consiglieri Suino, Riggio e Manica inerente a "Applicazione della legge n. 328/00 - Nuove direttive professionali"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 730, presentata dai Consiglieri Suino, Riggio e Manica.
Risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche sociali e della famiglia

In carenza di una normativa statale di riferimento (la legge n. 328 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" è del novembre 2000), la Regione, fin dai primi anni '80 ha supplito con propria normativa sia per quanto riguarda l'attivazione del sistema degli interventi socio-assistenziali, sia per quanto riguarda la promozione di specifiche politiche formative volte a qualificare il personale operante nel settore.
Sono stati pertanto individuati, fin dagli anni '80, i profili e il percorso formativo dell'Assistente Domiciliare e dei Servizi Tutelari (ADEST) e dell'Educatore Professionale (EP), autorizzando e finanziando i relativi corsi di formazione. Assieme alla figura dell'Assistente Sociale la cui formazione è già da tempo gestita a livello universitario, si tratta delle uniche due figure professionali riconosciute dalla Regione (la L.R.
n. 62/95 prevede l'obbligo del possesso della specifica qualifica per lo svolgimento delle relative funzioni).
Gli artt. 9 (Funzioni dello Stato) e 12 (Figure professionali sociali) della citata recente legge n. 328/00 stabiliscono che spetta allo Stato la determinazione dei requisiti e dei profili professionali in materia di professioni sociali, nonché dei requisiti di accesso e di durata dei percorsi formativi con l'adozione di appositi decreti ministeriali.
Allo stato attuale, sono in itinere il decreto relativo alla figura dell'Assistente Sociale, che di fatto sancisce una situazione già consolidata, quello relativo alla nuova figura di Operatore Socio-Sanitario (OSS), che è destinata a sostituire le precedenti figure di ADEST e OTA (Operatore tecnico di assistenza, figura simile a quella dell'ADEST nel comparto sanitario), mentre per l'Educatore professionale il riferimento a livello nazionale è il decreto del Ministero della Sanità 8 ottobre 1998 n. 520 "Regolamento recante norme per l'individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell'Educatore Professionale", emanato ai sensi dell'art. 6, comma 3, del citato D.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502.
Operatore Socio-Sanitario.
La figura, il profilo professionale e l'ordinamento didattico dei corsi di formazione dell'Operatore Socio-Sanitario sono stati individuati con decreto del 18 febbraio 2000 del Ministero della Sanità, di concerto con il Ministro per la Solidarietà Sociale.
Sul citato decreto la Corte dei Conti, con ordinanza n. 3/2000, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale. In attesa della decisione della Corte Costituzionale a tale riguardo, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, è stato sancito, in data 22/2/2001, un accordo sulla base del quale il profilo ed il percorso formativo dell'OSS sono provvisoriamente disciplinati in conformità al citato decreto ministeriale del 18/2/2000.
Ai fini di mettere a punto una proposta formativa relativa alla nuova figura professionale, in modo da consentire quanto prima l'avvio dei relativi corsi di formazione, sia per quanto riguarda i corsi di base, sia per quanto riguarda le eventuali misure compensative rivolte agli operatori già qualificati, è stato istituito un gruppo di lavoro tecnico, di cui fanno parte rappresentanti delle Direzioni Politiche Sociali, Controllo delle Attività Sanitarie, Formazione Professionale - Lavoro, i rappresentanti Aziende Sanitarie Regionali e di Enti gestori di servizi socio-assistenziali.
I lavori si concluderanno presumibilmente dopo l'estate.
Educatore Professionale.
Come si è detto, con decreto del Ministero della Sanità 8 ottobre 1998 n. 520, è stata istituita la figura e il relativo profilo professionale dell'Educatore Professionale, definito come operatore sociale e sanitario e, quindi, fungibile sia per il comparto sanitario, sia per quello socio assistenziale. Tale decreto stabilisce che le Università provvedano alla formazione attraverso la Facoltà di Medicina e Chirurgia in collegamento con le Facoltà di Psicologia, Sociologia e Scienza dell'educazione.
Su iniziativa dell'Assessorato alle Politiche Sociali è stata deliberata l'istituzione di un gruppo di lavoro tecnico sulla figura dell'Educatore Professionale, poiché si ritiene che tutte le componenti istituzionali interessate alla suddetta problematica debbano lavorare unitariamente per concordare una soluzione comune al problema della formazione degli Educatori Professionali.
In tale gruppo di lavoro sono rappresentate tutte le componenti istituzionali interessate alla materia, vale a dire, oltre alla Regione (Direzioni Politiche Sociali, Formazione Professionale - Lavoro, Controllo Attività Sanitarie), l'Università (Facoltà di Medicina, Facoltà di Scienza della Formazione) e le Scuole regionali per Educatori Professionali.
Tale gruppo di lavoro sta lavorando per mettere a punto, a livello regionale, una proposta di riordino della formazione dell'Educatore Professionale, a partire da un profilo professionale condiviso, con l'obiettivo di individuare un'unica figura professionale fungibile nei diversi comparti ed un unico percorso formativo. In questo quadro, è ipotizzabile una modificazione della L.R. n. 62/95 (art. 42), che consenta ai laureati quadriennali della Facoltà di Scienza della Formazione indirizzo Educatore Professionale extrascolastico - l'esercizio della funzione di educatore nell'ambito di servizi socio-assistenziali. Ad oggi infatti, stante l'attuale quadro normativo, la laurea quadriennale di Educatore Professionale extrascolastico non è equipollente al titolo di educatore professionale previsto dalla L.R. n. 62/95.
Nelle more dell'attivazione della futura laurea triennale di Educatore Professionale, stante la cronica carenza di operatori qualificati, soltanto per il corrente anno formativo saranno ancora autorizzati, come di consueto, cinque corsi di formazione di base presso le scuole regionali.
Saranno parimenti autorizzati anche i corsi di riqualificazione, poich risulta ancora elevato il numero di operatori privi della qualifica richiesta.
Tecnico dei servizi sociali.
Si tratta di un percorso formativo attuato da alcuni istituti professionali di Stato, quindi al di fuori del sistema della formazione professionale regionale e della programmazione regionale relativa al settore socio-assistenziale.
Tale iniziativa si colloca all'interno della linea di innovazione dell'ordine di studi professionale, che ha trovato una sua prima realizzazione nella sperimentazione denominata "Progetto 92", andata a regime a seguito del DM 24/4/1992, diventando "Nuovo ordinamento degli Istituti Professionali" e le diverse aree di insegnamento sono ora indirizzi professionali.
Con DM 7/8/1992 sono stati definiti gli orari e i programmi di insegnamento della nuova area di indirizzo "Servizi Sociali".
A partire dall'anno scolastico 1995/1996 l'indirizzo "Servizi Sociali" è stato attivato in sette istituti professionali piemontesi, come si è detto in maniera del tutto scollegata dalla programmazione regionale.
Tale situazione ha creato agli allievi delle aspettative di inserimento lavorativo nel settore dei servizi socio-assistenziali, di fatto non realizzabili.
Di fronte a tale situazione, i sette istituti professionali piemontesi che hanno attivato l'indirizzo "Servizi Sociali", riconosciuta l'inopportunità di tale scelta, hanno chiesto alla Regione di intervenire studiando una possibilità di "agganciare" il percorso scolastico al mondo dei servizi socio-assistenziali.
E' stato pertanto messo a punto un progetto di integrazione fra il percorso scolastico e i corsi regionali di qualifica per ADEST, al fine di consentire agli allievi una maggiore possibilità di inserimento lavorativo ottenendo, oltre che il diploma di scuola media superiore, anche l'attestato di qualifica regionale. La sperimentazione di tale modulo formativo per Assistenti Domiciliari e dei Servizi tutelari da inserire nel secondo biennio degli Istituti Professionali - Indirizzo "Servizi Sociali" è stata approvata con DGR n. 28-2280 del 19/2/2001.
Tale percorso formativo, attuato nell'anno scolastico 2000/2001 da due istituti, è ovviamente gestito in collaborazione con i soggetti gestori delle funzioni socio-assistenziali competenti per territorio, ai sensi della L.R. n. 62/95, sulla base della stipula di apposite convenzioni.
Allo stato attuale, pertanto, non si ritiene né opportuno né possibile riconoscere a livello regionale profili professionali al di fuori del quadro normativo che sarà disegnato dal legislatore nazionale. In particolare, per quanto riguarda il Tecnico Servizi Sociali, in carenza di riconoscimento da parte del competente Ministero per le politiche sociali si ritiene praticabile esclusivamente il percorso appena descritto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ringrazio l'Assessore Cotto. Chiediamo la risposta scritta, visto che è stata una risposta dettagliata ed estremamente articolata, riguardante la vicenda di queste figure professionali e delle nuove direttive relative ai loro inquadramenti ed alle caratteristiche che avranno, non solo nel comparto sanitario, ma anche nel comparto socio-assistenziale, soprattutto relativamente a quelle competenze che sono a confine tra il sanitario ed il socio-assistenziale. Infatti, il processo di riorganizzazione di queste figure vuole andare a rispondere ad alcune problematiche relative a quelle professionalità "di confine", che rappresenta una delle più importanti esigenze del comparto. Pensiamo a tutte quelle competenze relative, ad esempio, alle problematiche per gli anziani; questo potrebbe essere uno degli esempi più significativi ed importanti, rispetto al quale abbiamo un maggiore bisogno.
Sappiamo bene che c'è una normativa di ordine nazionale che deve essere assunta e che deve uniformare il comportamento delle Regioni. Sappiamo anche come sia importante ed utile, a livello regionale, prepararsi per tempo in questa direzione, per non avere - come è successo in passato situazioni complicate, diventate incresciose nel corso del tempo. Penso a quanto è successo con la sostituzione degli infermieri generici con gli infermieri professionali e con le nuove qualifiche degli infermieri professionali. Negli ospedali piemontesi esiste ancora un numero piuttosto consistente di infermieri generici che svolgono mansioni superiori non riconosciute e che, nello stesso tempo, hanno una lunga vertenza per l'inquadramento professionale giuridico della loro figura.
Sapendo che in passato, operando queste trasformazioni, ci siamo trovati in situazioni simili, sarebbe importante fare una ricognizione, una programmazione regionale tempestiva in questa direzione, per evitare qualsiasi inconveniente o situazione complicata, posto che si tratta di figure professionali di cui abbiamo un bisogno assoluto.
Ringraziamo, comunque, per la risposta scritta e della visione generale che abbiamo potuto fare su una situazione che consideriamo importante e che ci preoccupava.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico ai Consiglieri che la seduta odierna terminerà alle ore 18.15 affinché possiate programmare i vostri impegni.
Comunico altresì che oggi le votazioni si svolgeranno tramite procedimento elettronico.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento esame proposta di legge n. 115: "Costituzione della società consortile per azioni IGNITOR" (rinvio)


PRESIDENTE

A questo punto, proseguiamo l'esame della proposta di legge n. 115, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Eravamo alla discussione sull'emendamento all'art. 1, presentato dai Consiglieri Marcenaro, Saitta e Pedrale. Nella scorsa seduta c'era stata una sospensione perché questo emendamento doveva essere riformulato. Mi pare che tale riformulazione sia pronta. Consigliere Saitta, è così? Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Chiedo la parola non sullo specifico emendamento, che è in sede finale di riscrittura, ma per chiedere a lei, Presidente, ed ai colleghi di poter fare un punto per verificare l'iter complessivo del provvedimento.
Questa mattina o nei giorni scorsi è sicuramente arrivata alla Presidenza del Consiglio regionale e a tutti i Capigruppo una nuova lettera del Sindaco di Trino Vercellese - Serra che, anche a nome della Provincia e delle Organizzazioni sociali, annuncia un'iniziativa di approfondimento sulla questione da svolgersi nel territorio il 25 luglio; si chiede che l'itinerario della legge tenga conto dello svolgimento del dibattito e del confronto che avverrà, si lamenta uno scarso coinvolgimento del territorio e si annuncia una resistenza ed un'opposizione con ogni mezzo istituzionale a questa proposta di legge.
Chiedo semplicemente che, al di fuori di una valutazione di merito, si ponga, su una questione così delicata e complessa - ne ho parlato anche con i colleghi Saitta e Pedrale, in quanto presentatori - un problema di valutazione di opportunità. Opportunità riguardo al fatto che sia davvero pensabile avviare una procedura tanto complicata, in una situazione che rischia di generare incomprensione e, alla fine, esasperazione nei rapporti con il territorio.
Considero positivo, dunque, riuscire a programmare i nostri lavori e la discussione della legge tenendo conto di queste scadenze ed elementi di approfondimento.
Voglio anche dire che questo non deve passare necessariamente attraverso una sospensione del provvedimento. Ritengo importante andare ad un approfondimento della discussione e quindi procedere nell'elaborazione.
Occorre, dunque, un confronto in un Consiglio regionale che ha sviluppato la propria discussione, che porta un testo più maturo, che ha già cercato di tenere conto di una serie di elementi; tutto questo ci permetterà di andare ad un confronto con il territorio e gli amministratori locali.
Su questo punto, poiché sappiamo quali sono le dinamiche della discussione in Consiglio su questo tema, chiedo di affrontare il problema direttamente e di trovare una soluzione che, pur garantendo la continuità della discussione in Consiglio, tenga conto di questa esigenza e non porti ad una situazione che rischia di essere assurda dal punto di vista pratico e delle possibilità effettive di gestione del problema che stiamo affrontando.



PRESIDENTE

E' convocata la Conferenza dei Capigruppo alle 12.30 nell'Ufficio di Presidenza. Per i Consiglieri la seduta riprende alle ore 15.00.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Chiedo che alla Conferenza dei Capigruppo delle 12.30 siano invitati anche i due colleghi presentatori della legge.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Cattaneo, effettivamente l'avevo dimenticato: alla Conferenza sono invitati anche i due relatori.
Rettifico, inoltre, che la Conferenza dei Capigruppo si svolgerà in Sala Morando.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.24)



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