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Dettaglio seduta n.4 del 31/05/05 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo la Consigliera Barassi.


Argomento: Commemorazioni

Sull'ordine dei lavori (Minuto di silenzio in ricordo dei quattro militari italiani morti in Iraq in un incidente aereo)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghigo, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Grazie, Presidente. Le chiedo se non ritenga opportuno dedicare - in questo senso lo propongo anche ai colleghi dell'Aula - in relazione al tragico fatto avvenuto in Iraq questa notte, che ha visto purtroppo la perdita di quattro soldati italiani, un minuto di silenzio - come d'altro canto farà la Camera dei Deputati, nel corso della mattinata - come segno di particolare attenzione e vicinanza alla famiglia di questi ragazzi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghigo. Concordo con la sua proposta e invito l'Aula ad osservare un minuto di silenzio.



(L'Aula, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento: Trasporti su ferro

Dibattito relativo a "Linea ferrovia ad 'Alta Capacità' Torino-Lione: iniziative della Regione Piemonte ed indirizzi alla Giunta regionale"


PRESIDENTE

ed esame mozione n. 1 inerente a "Nessun arretramento sulla linea ferroviaria Torino-Lione", a firma dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta Boniperti e Ghiglia



PRESIDENTE

esame ordine del giorno n. 4 inerente a "Programma di governo della Giunta regionale per la VIII Legislatura: politiche dei trasporti", a firma dei Consiglieri Muliere, Ricca, Robotti, Moriconi, Dalmasso, Lepri, Buquicchio e Turigliatto ed esame ordine del giorno n. 10 "Realizzazione della linea ferroviaria alta capacità Torino-Lione", a firma dei Consiglieri Casoni Ghigo, Rossi, Scanderebech e Lupi (collegati)



PRESIDENTE

Passiamo ora al dibattito relativo alla linea ferroviaria ad Alta Capacità Torino-Lione, richiesto dal Consigliere Ghigo e altri Consiglieri appartenenti ai Gruppi dell'opposizione, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Presidente, naturalmente parlerò, ma avevamo concordato che il primo intervento fosse del Consigliere Casoni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Presidente, intanto voglio porle una domanda preliminare: la Presidente Bresso oggi non è presente? Io vorrei svolgere l'intervento in sua presenza; siamo alla quarta seduta di Consiglio, vedo il banco della Giunta totalmente sguarnito e su un tema così delicato ed importante gradirei parlare alla presenza della Presidente. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Casoni, la Presidente è presente nel Palazzo, ma impegnata in un incontro. In ogni caso, in Aula sono presenti il Vicepresidente della Giunta e gli Assessori competenti per materia, l'Assessore Borioli (trasporti) e l'Assessore Deruggiero (ambiente).
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Mi associo alla richiesta del Consigliere Casoni. Naturalmente, siamo assolutamente disponibili ad aspettare in Aula la presenza della Presidente. Ci terremmo in modo particolare, vista la rilevanza del dibattito, di poterlo svolgere in sua presenza.



PRESIDENTE

Verifichiamo se c'è la disponibilità della Presidente a giungere in Aula nel giro di qualche minuto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Chiediamo formalmente una sospensione della seduta in attesa che arrivi la Presidente Bresso. Lo diciamo a tutti i Gruppi consiliari, compresi quelli di maggioranza, che credo comprendano l'importanza della presenza della Presidente, per trattare un tema simile viste anche le molte dichiarazioni fatte dalla stessa e visto che, in qualche modo, unitamente agli Assessori, è la depositaria del programma presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Si tratta di aspettare, se la Presidente è nel Palazzo, che scenda in Aula, senza fare una sospensione. Verifichiamo dunque, quando può scendere la Presidente. Intendiamo iniziare i lavori il più presto possibile; del resto, abbiamo aspettato il Consigliere Casoni che doveva svolgere il primo intervento, quindi possiamo aspettare anche la Presidente.



PRESIDENTE

Se il Consigliere Vignale è d'accordo, consideriamo accolta la proposta del Consigliere Muliere, pertanto attendiamo, informandoci presso i funzionari della Giunta, circa i tempi di attesa.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.03 riprende alle ore 11.13)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente. Intanto, ringrazio per aver sospeso il Consiglio e ringrazio anche la Presidente di essere intervenuta, ma un tema così importante, che ha occupato le pagine dei giornali più volte, credo necessiti della presenza, oltre che dell'Assessore competente, Borioli della Presidente Bresso, perlomeno nelle fasi in cui ai Capigruppo viene portata la questione principale.
Come ho detto, è una questione importante; abbiamo gli occhi dell'Unione Europea puntati addosso, perché, come sappiamo, l'Unione Europea ha stilato un elenco di 19 progetti, che sono stati inseriti dalla Commissione Van Mirt, tra le priorità assolute dell'Europa e un criterio di finanziamento di questi progetti. Attualmente, questi sarebbero finanziati al 15%, ma esiste un impegno a finanziarli perlomeno al 20%, fino alle risorse disponibili, ed è stata presentata una proposta per portare il finanziamento al 35-40%, proposta che dovrà essere discussa a breve, ma che la Commissione ha già fatto propria.
L'elenco delle priorità, dunque, diventa fondamentale. Se, però, il buon giorno si vede dal mattino, penso che con difficoltà la Torino-Lione sarà riconfermata all'interno di quell'elenco, perché ci sono degli iter dei cronoprogrammi, delle procedure che occorre rispettare.
Ricordo che il tavolo tecnico-politico, ora ribattezzato "tavolo di concertazione", si è riunito, durante la precedente amministrazione, più di trenta volte. I programmi sono stati esaminati, sviscerati, sono state cercate le soluzioni, si è individuato un tracciato, che è stato portato all'approvazione. Ma mai, sul tema dell'Alta Velocità, la Giunta Ghigo si è sfaldata o ha avuto un solo Consigliere che abbia posto un problema rispetto alle procedure che dovevano essere seguite per la realizzazione di queste opere.
Arriviamo al tema politico, poi lascio spazio all'ordine del giorno che la minoranza ha presentato; è un ordine del giorno tecnico, che fa la storia, dal '94 ad oggi, dell'iter di quest'opera.
Noi poniamo - dicevo - un problema politico, perché è importante sapere che, nonostante il tavolo di concertazione, il 4 giugno si svolgerà una manifestazione e pare che questa sarà guidata da un iscritto al partito della Presidente Bresso. C'è, dunque, un tema politico, che è bene affrontare per vedere qual è la volontà di realizzare quest'opera e non trovare facili scappatoie che tentino di discutere questioni già discusse di rimettere in discussione i tracciati sui quali sono già state fatte migliaia di opzioni e sulla base di queste migliaia di opzioni è già stato scelto il tracciato meno impattante e più favorevole. Ricordo solo, per chi non lo sapesse, che il progetto preliminare presentato prevede per il 90 per cento l'attraversamento della Val di Susa in galleria (questo anche con uno sforzo finanziario notevolissimo) e solo il 10 per cento a cielo aperto (tecnicamente, perché non si può fare una galleria lunga più di tanto).
Per quanto riguarda l'attraversamento del viadotto della Val Cenischia le opzioni sono conosciute e i problemi sono già stati sviscerati. Abbiamo già esaminato come si poteva superare il tracciato il Val Cenischia con il minor danno possibile. Il minor danno possibile è quello del progetto preliminare presentato, che ha sì un impatto visivo, ma risolve automaticamente il problema delle acque, dei reflussi e dell'agricoltura che non viene assolutamente intaccata. Qualunque altra modifica al progetto del viadotto comporterebbe un rischio sulle acque. Per esempio, ho sentito prospettare una diga in subalveo della lunghezza di circa un chilometro, ma una diga in subalveo della lunghezza di circa un chilometro è il metodo migliore per garantire una pesantissima alluvione su quel territorio (qualunque geologo, qualunque esperto di flussi lo direbbe). E questa era l'opzione che era già stata eliminata proprio perché gli stessi tecnici e le stesse Direzioni regionali avevano detto: "Non possiamo incanalare i fiumi. Abbiamo visto che incanalare i fiumi provoca disagi importanti e ha già creato abbastanza danni nella nostra regione, quindi dobbiamo fare in modo di garantire i terreni agricoli e garantire le falde, perch giustamente anche questo c'era stato chiesto". Quindi quello è il progetto che è stato presentato.
Noi apprezziamo lo sforzo della Presidente, che dice: "Io la Torino Lione la voglio, la farò, contribuirò a realizzarla". La scorsa seduta ci ha detto (se non ricordo male): "Noi siamo quelli che fanno, che realizzano, che vanno avanti sulle cose, che portano a compimento i progetti". Bene. Allora, Presidente, io la invito a leggere il nostro ordine del giorno, che abbiamo preparato non in maniera politica, ma in maniera squisitamente tecnica, in modo che lei lo possa anche fare proprio lo possa assumere e vediamo quanta della sua maggioranza, su queste basi la sostiene.
Com'è noto, le nostre posizioni sono chiare; lei, Presidente, su questo tema si è peraltro espressa molto chiaramente sui giornali. Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che fa capire apertamente quello che è l'iter, al quale sono allegati i documenti di tutti i vari passaggi. È chiaro che, se si modifica il progetto, si perde la priorità, perch sarebbero necessarie nuove classificazioni. A tale proposito abbiamo letto e sentito cose veramente originali: in questi giorni sui giornali (non so di chi sia la paternità), oltre al subalveo con una diga di 30 metri lunga un chilometro (lascio solo pensare cosa sarebbe), abbiamo sentito parlare di allungare la galleria da 52 a 70 chilometri.
Chi non capisce che già la galleria di 52 chilometri sarà la galleria più lunga d'Europa e, dal punto di vista ingegneristico, è già un progetto ad altissimo livello? Chi se ne intende un po' d'ingegneria, sa benissimo che scavare una galleria di 70 chilometri vuol dire fare sostanzialmente un progetto nuovo, con nuove caratteristiche, quindi vuol dire buttare questo progetto, farne un altro, perdere le priorità europee, perdere le priorità di finanziamento e non dare risposta quando si arriverà in Commissione europea proprio per decidere l'innalzamento del finanziamento della quota dell'Unione Europea dal 20 al 35-40 per cento. Logicamente i Commissari faranno delle richieste in merito allo stato d'avanzamento delle singole opere europee; ebbene, noi diremo che sulla Torino-Lione abbiamo deciso di rimodificare il progetto e automaticamente finiremo in coda. Tant'è vero che l'inserimento nella testa di questo gruppo di opere da realizzare nell'Unione Europea è stato fatto solo ed esclusivamente dopo che è stato approvato il progetto preliminare; fino a quel giorno, l'opera non era inserita tra le priorità europee. Assieme - lo ripeto ancora una volta alla presentazione del progetto, l'Unione Europea ci ha chiesto il progetto preliminare e il cronoprogramma della progettazione e dei lavori. I due Stati interessati - la prima firma la appose il Ministro Bersani, come lei ricorderà - hanno concordato anche loro un cronoprogramma degli interventi e dei finanziamenti, che sinora è andato avanti regolarmente e ha rispettato i tempi fissati.
Mi avvio alla conclusione, Presidente. L'ordine del giorno che noi abbiamo presentato dice sostanzialmente che, se la volontà della Presidente è di realizzare l'opera, allora lei ascolti - sicuramente come abbiamo già fatto anche noi - le comunità locali. Se vi sono dei suggerimenti che non intaccano le procedure avviate del progetto, cioè sostanzialmente che non provocano nessun ritardo allo stato di avanzamento dell'opera - in questo senso mi sembra di interpretare il suo pensiero: "Andiamo avanti realizziamo" - allora rispettiamo il cronoprogramma che tutti si sono dati perché non lo stiamo dando noi, l'hanno dato i due Stati, l'ha confermato l'Unione Europea, l'hanno confermato le procedure.
Per rispettare il cronoprogramma, devono partire immediatamente i lavori della discenderia di Venaus. È giusto non iniziarla prima della manifestazione, perché magari poteva essere considerato un affronto dai manifestanti, ma il giorno 5 giugno i lavori della discenderia di Venaus devono iniziare. Allora, se lei s'impegna in questo senso, probabilmente anche se siamo un po' in ritardo, riusciremo a rientrare ancora nei tempi.
Devono partire tutti gli altri sondaggi per i quali invece sinora non è stato dato l'avvio, sondaggi molto più semplici della discenderia di Venaus, proprio per verificare se le cose che molte persone dicono sono vere o meno. Allora le chiedo anche una cosa: se lei s'impegna - e questa è la proposta che le faccio, signora Presidente - a fare suo il nostro ordine del giorno, noi saremmo lieti di lasciarle il palcoscenico e di ritirare le nostre firme da questo documento, a patto che lei lo faccia votare dalla sua maggioranza. Questo sarebbe il segnale - come lei stessa ha detto - che lei ha una maggioranza che su quest'opera è forte e coesa, che ha una maggioranza del fare.
Saremmo felici se lei raggiungesse quest'obiettivo, perché in fondo è un'opera che noi abbiamo sempre sostenuto e sulla quale giustamente saremmo lieti di lasciarle in quest'occasione il palcoscenico.
La nostra intenzione è chiara: a fronte di un documento presentato, noi ritireremmo le nostre firme e ci asterremmo. Se vuole, lo assuma e lo faccia votare dalla sua maggioranza. Questo sarebbe il seguito logico.
Presidente, le do anche atto di una correttezza in questi giorni nel ribadire sempre le sue volontà, ma il punto di caduta è stato quando si è detto: "Dobbiamo rivedere il progetto". Rivedere il progetto, lei lo sa meglio di me, vuol dire vanificare l'opera, quindi se lo vuol fare, assuma quest'ordine del giorno e noi ritiriamo le nostre firme. Non c'è niente di politico, come lei vedrà leggendo il documento, c'è il cronoprogramma dell'opera e i passaggi da fare successivamente: lo faccia votare dalla sua maggioranza.
In questo modo, chiuderà anche la bocca a chi continua invece a dire che la sua maggioranza su questo tema non è coesa. Noi le diamo l'opportunità di poterlo fare.



PRESIDENTE

La Presidenza è stata tollerante sui tempi, proprio perché l'intervento era ad illustrazione della mozione. Prego i successivi interventi però di tenersi nei termini. Il termine, ai sensi dell'articolo 61 del regolamento del Consiglio, è fissato in dieci minuti. Quindi, vi prego, per cortesia di rispettarlo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Signor Presidente e signora Presidente, voglio solo ribadire all'inizio del mio intervento che il desiderio d'averla in Aula è chiaramente legato all'importanza dell'argomento che oggi abbiamo posto all'attenzione del Consiglio, attraverso la richiesta di un Consiglio straordinario, ma soprattutto ribadire che quando noi affrontiamo - e ci saranno molti momenti di questo genere - valutazioni di tipo politico, all'interno del Consiglio regionale, per il tipo di configurazione che lei ha ritenuto opportuno di dare alla sua Giunta, cioè di Assessori non Consiglieri, la risposta politica sui temi che l'opposizione rappresenterà in questo Consiglio non può che venire dalla Presidente della Regione Piemonte, in quanto è la rappresentante politica dell'Esecutivo.
Questo naturalmente vale per le tematiche di una certa rilevanza; è ovvio che una risposta ad un'interrogazione può essere fornita tranquillamente dai singoli Assessori. Questo, invece è un dibattito che riguarda l'Alta Capacità, che riguarda in modo specifico gli impegni di programma assunti, anche in quest'Aula, da parte della Presidente, e non possono che essere dipanati ed assunti dal punto di vista politico direttamente dalla stessa Presidente. Affermo questo per spiegare il motivo per cui abbiamo chiesto la presenza della Presidente in Aula per discutere di questo tema.
Sullo specifico aspetto, voglio ricordare, partendo da lontano, che la questione dell'Alta Capacità Torino-Lione è legata ad una battaglia molto difficile, portata avanti in questi ultimi anni, relativa alla realizzazione del Corridoio 5.
Per ottenere da parte dell'Unione Europea e da parte dei Paesi membri della stessa l'assenso ad inserire tra le priorità il Corridoio 5, abbiamo dovuto faticare non poco in questi ultimi anni. Lo dico in senso trasversale, perché se ne occupò il Ministro Bersani, quando aprì la prima Conferenza dei servizi della Torino-Novara. Se ne occupò successivamente lo stesso Commissario Prodi nel suo periodo di gestione della Commissione Europea a Bruxelles, così come l'allora Presidente della Commissione, De Palacio. A sostegno di questa iniziativa noi stessi, come Regione, andammo più volte, ma non solo noi, a sollecitare un impegno specifico da parte dell'Unione Europea, in relazione anche all'eventualità - che adesso è messa a rischio da un'eventuale modifica del tracciato - di un incremento del finanziamento europeo dal 20% al 30 % su tutta la tratta dell'opera.
L'avversità francese e tedesca è stata pesantissima, è stata determinante, in quanto Francia e Germania avevano - visto e considerato che abbiamo ottenuto questo risultato - interesse ad evitare che il Corridoio 5 passasse a sud delle Alpi. Evidentemente, la loro priorità era quella che il collegamento ovest-est fosse realizzato a nord delle Alpi.
Considerate che non realizzare la Torino-Lione significa non mettere in rete le autostrade del mare, non mettere in rete tutto il sistema trasportistico e, di conseguenza, tarpare la possibilità ai vari porti del Sud e al Sud di entrare a tutto tondo nella rete integrata trasportistica europea.
Per quanto riguarda il nostro Sud, sapete quanto può essere economicamente dannoso l'assenza di un'infrastrutturazione moderna. Ce lo insegna il buon Cavour, considerato quel che fece per il Piemonte durante l'unificazione del nostro Paese.
In questo senso, ricordo addirittura, per chi ha buona memoria, che io feci una dichiarazione dopo un Comitato dell'Ecofin in cui il Ministro Tremonti, per certi versi, diede una mano a Germania e Francia ad ottenere una maggiore tolleranza da parte dell'Unione Europea nei confronti dei loro conti o dei loro piccoli sforamenti rispetto al termine di contenimento del debito pubblico. Dissi che quella era un'operazione portata avanti strategicamente e con grande visione politica dal Ministro Tremonti, nel tentativo di ottenere un assenso da parte di Germania e Francia, visto che in quei sei mesi spettava all'Italia la Presidenza dell'Unione Europea.
Questo avvenne e finalmente si poté partire con tutte le disponibilità da parte europea per la realizzazione di quest'importantissima infrastruttura. Naturalmente la vicenda ha avuto un iter, dal punto di vista temporale, molto complesso e difficoltoso.
Quando il Capogruppo Casoni sostiene che un'eventuale modifica del progetto metterebbe a rischio l'atteggiamento dell'Unione Europea, dice secondo il mio modo di vedere le cose, una grande verità; il vero rischio che noi corriamo è quello. E poi ne corriamo un altro parallelo, perch naturalmente dobbiamo partire dal presupposto che l'elaborazione dei documenti allegati all'ordine del giorno che abbiamo presentato è molto il frutto di una concertazione con gli enti locali. La valutazione sulla scelta del progetto e della soluzione sulle tre che venivano evocate anche da qualche organo di stampa, non è avvenuta in base ad una valutazione arbitraria della Giunta regionale. È avvenuta attraverso una valutazione complessa, conseguente ad un'infinità di incontri con gli enti locali, e a seguito di una valutazione delle strutture tecniche della Regione, che hanno definitivamente convenuto che quella fosse la scelta che rendeva plausibile la realizzazione dell'Alta Capacità.
Quindi, dico che dobbiamo stare attenti a non corrente il rischio di perdere il finanziamento europeo. Soprattutto, non dimentichiamo che non possiamo dare tranquillamente voce alle proteste che dicono che questo tracciato non è stato concertato, che non sono state date certezze sulle mitigazioni ambientali, sulla mitigazione dal punto di vista del rumore dal punto di vista dei trasporti dei detriti, dobbiamo fugare le incertezze sul fatto che i detriti ricavati dal tunnel di base abbiano materiale inquinante e, nel caso in cui questo si verificasse durante lo scavo del traforo, dobbiamo garantire che le eventuali tracce di amianto verranno trattate con tutte le cautele previste per legge.
Sono tutti elementi che sono insiti e specificati nell'ambito della delibera che abbiamo assunto nel dare l'autorizzazione a quel tipo di tracciato. Non dimentichiamo anche che - molti di voi, che sono amministratori, lo sanno, perché nella loro vita amministrativa hanno avuto l'occasione di trattare l'identificazione di un punto dove fare una discarica o dove consentire il passaggio di un elettrodotto, insomma quelle contrattazioni ambientali tipiche di chi fa amministrazione - frenare la realizzazione di un'opera decisa con corretti criteri di coerenza significa dare spazio ad altri tipi di contestazione.
Il nodo di Pianezza e il nodo di Venaria non è che siano due passaggi che non hanno anch'essi delle motivazioni che potrebbero indurre qualcuno a creare un comitato che solleverebbe naturalmente delle difficoltà nell'ambito della redazione questa opera.
Quindi, questi sono tutti elementi che mi inducono a sollecitare la Presidente Bresso, ed è per questo che abbiamo chiesto al convocazione di un Consiglio straordinario su questo tema perché, diversamente, non ne avremmo sentito il bisogno. Capite che politicamente il fatto che una parte consistente (11 Consiglieri) della sua maggioranza abbia firmato un documento contro la realizzazione dell'Alta Velocità, è un elemento che andava chiarito, che deve essere chiarito e che spero oggi venga chiarito.
Anch'io sono della stessa posizione del Capogruppo Casoni nell'augurarmi che la questione sia chiarita positivamente.
Come Consigliere di opposizione, ho il dovere, su un tema come questo di chiedere chiarezza. Aggiungo, altresì, che faccio il tifo affinch questa chiarezza arrivi e si possa uscire, dal dibattito odierno, con la certezza che la linea ad Alta Capacità Torino-Lione si concluda, come la Presidente Bresso ha ancora dichiarato all'Unione Industriale non più tardi di ieri.
Rispetto al ruolo del Consiglio, credo che il dibattito di oggi sia assolutamente necessario per portare, se non attraverso la proposta formulata dal Presidente del Gruppo di Alleanza Nazionale, William Casoni ad una chiara e precisa assunzione, non solo della Presidente Bresso, ma anche di tutta la sua maggioranza. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Auddino.



AUDDINO Angelo

Signor Presidente, Presidente della Regione Piemonte e colleghi, sono grato alla minoranza, ma anche a quei undici Consiglieri di maggioranza che hanno sottoscritto, una decina di giorni fa, quel documento sull'Alta Capacità, che impone, oggi, una discussione su un tema così importante che, a mio avviso, non riguarda soltanto l'Alta Capacità in sé, ma tutta la politica regionale sui trasporti e sui grandi collegamenti ferroviari. A tal proposito, noi crediamo che siano necessari alcuni punti fermi.
Primo: il Piemonte necessita di nuove infrastrutture per il rilancio della sua centralità economica e sociale.
Secondo: l'Alta Capacità Torino-Lione è importante affinché il Piemonte continui ad essere una Regione competitiva in Italia e in Europa.
Terzo: occorre, comunque, mantenere un confronto e un dialogo con le comunità locali.
Non nascondiamo che l'opera suscita, nelle popolazioni e nelle Amministrazioni locali, delle preoccupazioni: sarebbe errato non tenerne conto.
Quarto: occorre lavorare per un progetto largamente condiviso, che non si limiti al mero obiettivo trasportistico, ma che guardi all'assetto complessivo della Val di Susa, senza necessariamente ritardarne i tempi.
Non dimentichiamo che il Piemonte, da un punto di vista geografico, è una Regione periferica. Certo non lo è per la sua centralità di Regione importante nel nostro Paese, per la sua operosità, per la sua storia, per le sue ricchezze naturali e culturali, in generale per il mondo produttivo che rappresenta in Italia e, direi, in Europa.
Sicuramente non dobbiamo perdere questa centralità che caratterizza il Piemonte. Tuttavia, bisogna anche guardare al fatto che siamo coinvolti in una grande crisi economica che si abbatte su tutto l'occidente - sia in Europa, che in Italia - e il Piemonte, per la sua peculiarità di Regione fortemente industrializzata, paga ancora di più questa crisi economica: è sotto gli occhi di tutti il problema della perdita di posti di lavoro.
Noi dobbiamo avere la capacità di trasformare una Regione di frontiera in una Regione europea; una Regione attraente per il resto d'Italia e per una vasta parte dell'Unione Europea.
Dobbiamo avere la capacità di avvicinarci e di essere avvicinati dalle Regioni forti dell'Europa.
Credo che vada inquadrato proprio in quest'ottica il dibattito sui grandi collegamenti, che, come affermavano i Consiglieri intervenuti precedentemente, sono programmati dalla Comunità Europea e sottoscritti dal Governo italiano e francese.
Il Piemonte può diventare un crocevia per i grandi flussi di trasporto ferroviario, sia da est verso ovest, sia da nord verso sud.
Dall'epoca dei Romani (ma forse anche prima) le grandi infrastrutture sono state sempre alla base dello sviluppo economico.
Noi crediamo che anche per il Piemonte le grandi infrastrutture debbano tornare a rivestire un ruolo importante, non solo per il presente, ma anche per il futuro delle prossime generazioni, anche per non perdere quello status di Regione forte e ricca che caratterizza,oggi, il Piemonte.
L'Alta Velocità Torino-Lione, il terzo valico Genova-Alessandria e l'adeguamento della Torino-Cuneo-Nizza sono ritenuti da noi strategici e importanti per il futuro non solo del Piemonte, ma anche delle prossime generazioni.
Allo stesso tempo, crediamo che sia necessario guardare a tutto il sistema ferroviario piemontese, anche alle infrastrutture esistenti.
Occorre recuperare il tempo perso: abbiamo delle infrastrutture obsolete che vanno ammodernate e che richiedono investimenti. Non possiamo scindere il sistema ferroviario esistente dalle nuove infrastrutture. Bisogna spostare quote consistenti di trasporto merci e di trasporto passeggeri dalla gomma al sistema ferroviario.
Noi crediamo che eliminare i TIR dalle autostrade e le automobili dalle strade private, dirottando merci e passeggeri sul trasporto ferroviario significhi migliorare la qualità della vita, la qualità delle nostre città e del nostro territorio.
La tratta italiana dell'Alta Capacità Torino-Lione, tutta piemontese suscita, come dicevo prima, grande preoccupazione, non tanto sull'opera in sé, quanto sulla gestione della stessa. Sarebbe sbagliato sottovalutare questo aspetto.
Quest'opera, come ricordavano anche i Consiglieri che mi hanno preceduto, è pianificata dall'Unione Europea ed è sottoscritta dall'Italia e dalla Francia.
Noi, come Regione, dobbiamo avere la capacità di esercitare una forte regia sull'attuazione, attraverso un progetto che sia il più perfetto possibile e il più vicino alle esigenze della popolazione.
Per quanto concerne la gestione, crediamo che gli Amministratori e le popolazioni della Val di Susa nutrano, giustamente, delle preoccupazioni. È nostro compito, quindi, trasformare questi loro timori in sbocchi positivi.
Come si diceva prima, è un tema che si dibatte da oltre un decennio. In questi anni, la Regione, ma anche la Provincia di Torino, guidata dalla stessa Presidente Bresso, hanno svolto un ruolo importante per ottenere un progetto più corrispondente alla situazione. Non dimentichiamo che ci troviamo in un corridoio molto stretto e delicato da un punto di vista ambientale: quello della Val di Susa.
Non siamo, quindi, all'anno zero - bisogna prenderne atto - ma non significa che abbiamo dato il massimo. Senza dilatare ulteriormente i tempi, possiamo fare di più e meglio. È questa la sfida che dobbiamo vincere.
Ci sono ancora alcuni nodi e alcune domande a cui bisogna rispondere.
Bisogna definire lo scenario trasportistico generale della Val di Susa, a cui è connesso, altresì, lo sviluppo locale. Occorre fare una precisa opzione ferroviaria: nel momento in cui si sceglie l'Alta Capacità bisognerebbe avere anche la sicurezza - e dirlo anche alle comunità della Val di Susa - che non si farà il raddoppio del Frejus, che di sicuro si farà una politica per scoraggiare il transito dei TIR nella vallata.
Ritengo, Consigliere Casoni, che esaminare o riesaminare, come ha dichiarato in questi giorni la Presidente Bresso, alcuni punti critici quelli di Venaus, della Val Cenischia o anche del nodo di Torino - non sia una perdita di tempo. Se questo può servire a migliorare, siamo ancora in una fase di progetto preliminare, quindi non credo si perda del tempo portando dei suggerimenti tecnici che possano migliorare e lenire l'impatto sul territorio.
Dobbiamo avere certezza sui finanziamenti; questo è molto importante.
Quindi, il tavolo di concertazione con le comunità locali va incoraggiato, la Presidente Bresso ha fatto bene ad individuarlo. Noi ci dobbiamo confrontare e dobbiamo ascoltare i Sindaci e gli Amministratori se hanno suggerimenti da dare.
Questo, colleghi, non significa perdere tempo. C'è un livello tecnico importante, dove si può portare tutta la parte riguardante l'opera dei trasporti in sé, ma c'è anche un livello politico. La Regione deve avere come interlocutore politico il Governo, il quale non può limitarsi a delegare la gestione del progetto a Rete Ferroviaria Italiana o a LTF, ma deve anche risolvere alcuni nodi politici, che sono quelli dello sviluppo della Val di Susa in generale.
Mi avvio alla conclusione. Stiamo avviando i lavori di Commissione dove credo che i temi come questi saranno sicuramente all'ordine del giorno; lì ci sarà il confronto tra il livello tecnico, il livello politico, la maggioranza e la minoranza. Insieme dobbiamo ottenere un progetto e uno svolgimento dei lavori il più vicino possibile alle condizioni a cui si riferisce l'area.
Nella nostra maggioranza, colleghi, non nascondiamo il dibattito sull'Alta Capacità e sui trasporti pubblici.



PRESIDENTE

Consigliere Auddino, per cortesia, il suo tempo è scaduto.



AUDDINO Angelo

Abbiamo al nostro interno diverse sensibilità, che io credo siano tutte legittime e trovino nella discussione e nel tempo una ragione di sintesi.
Voglio ricordare alla minoranza che noi abbiamo sottoscritto un accordo di programma, alcuni mesi fa, e oggi sono convinto - la minoranza non si illuda - che quel programma sarà la bussola dell'azione politica di tutta la maggioranza. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Voglio rivolgere alcune domande, non solo alla Presidente Bresso, ma anche all'Assessore ai trasporti, su varie questioni che credo siano importanti, perché collegate fra loro. Parlo sia della TAV sia del terzo valico , anche perché vi sono delle posizioni nell'attuale maggioranza addirittura di Giunta, assai contrastanti fra loro e credo sia giusto definire il pensiero di questa maggioranza nei confronti del futuro dei trasporti piemontesi, cioè se si vuole dare al Piemonte una valenza europea, con dei collegamenti seri, credibili, rapidi, oppure se si vuole chiudere il Piemonte in un isolamento che, anche a causa della crisi generalizzata, potrebbe portarlo ad un dissesto totale.
Voglio entrare nel merito dell'ordine del giorno proposto dai Capigruppo dell'attuale maggioranza, chiedendo cosa voglia dire: "Impegna la Giunta regionale ad ascoltare e a raccogliere positivamente domande e preoccupazioni delle popolazioni interessate e delle loro istituzioni".
Raccogliere positivamente vuol dire recepire, vuol dire raccogliere con un sorriso, perché essere positivi è meglio che essere negativi? Che significato ha raccogliere positivamente? Se raccogliere positivamente significa recepire, significa recepire il concetto espresso dai Sindaci e dalle associazioni della Val di Susa, e non solo, che dicono essere contrari alla TAV, in quanto gli scavi delle gallerie porterebbero un dissesto idrogeologico al territorio, ma non solo comporterebbero la produzione di quantitativi enormi di materiale di risulta contenente amianto.
Pertanto, l'idea di sostituire il ponte con una galleria che passi sotto il fiume sarebbe veramente il peggio, rispetto a quello che è previsto nel progetto, perché se il problema è il materiale di risulta e il dissesto idrogeologico legato ai tunnel - così dicono i comitati e i Sindaci delle popolazioni interessate - non fare il ponte, ma fare il tracciato in galleria, comporta, oltre a spese enormi in più, maggiori problemi per le popolazioni e i Sindaci.
Vi chiedo, dunque, cosa intendiate, dicendo: "Raccogliere positivamente".
Voglio ancora segnalare un fatto: i Sindaci e i Consigli comunali della Val di Susa e zone limitrofe hanno ricevuto la solidarietà del Segretario dei DS, Piero Fassino, e del Presidente della Federazione Nazionale dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, a Torino, per una manifestazione elettorale, in vista delle elezioni regionali. Il buon Pecoraro Scanio ha definito l'opera "inutile e controproducente" e ha detto che sarà proposto un referendum a tutti i piemontesi.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista, che sembrava cedere alle lusinghe della Presidente Bresso, con una modifica del tracciato, ha assunto una posizione nuovamente dura e coerente, dicendo: "Siamo contrari, quell'opera è inutile". Perfetto.
I Verdi, invece, non li abbiamo più sentiti: cos'hanno intenzione di fare? Proporranno un referendum a tutti i piemontesi, per sapere se vogliono la TAV e magari il terzo valico ? Sono ancora contrari? Sono favorevoli? Dicono che con qualche modifica si può fare, perché, si sa amici, spesso e volentieri i Verdi sono come le angurie, verdi fuori, ma rossi all'interno, quindi diventando rossa l'Amministrazione, rispetto a prima, probabilmente cambiano anche la loro posizione! La stessa cosa la voglio dire all'Assessore Borioli, Vicepresidente uscente della Provincia di Alessandria: quando lei faceva parte della maggioranza della Provincia di Alessandria - al governo c'era l'Ulivo - lei era favorevole al terzo valico ; quando si è passati ad una maggioranza di centrodestra, la Provincia di Alessandria si è espressa abbastanza pesantemente contro il terzo valico , chiedendo delle modifiche pressoch improponibili, per cui ha concluso dicendo: "Il terzo valico non s'ha da fare". Adesso che è nel programma della Giunta, della quale fa parte ed è Vicepresidente uscente della Provincia di Alessandria, come si pone, pro o contro il terzo valico? Cosa andiamo a raccontare al famoso popolo dell'acqua di quella zona che ha votato il nuovo Presidente della Provincia di Alessandria, Paolo Filippi, che ha sostituito Palenzona, nei confronti del quale l'Assessore Borioli fungeva da Vicepresidente? Diciamo queste cose, in modo che i giornali le scrivano: "Daniele Borioli aveva detto così, adesso dice così e prima diceva così", quindi tre versioni differenti! Diciamolo, in modo che la gente lo sappia! Diciamolo che si cambiano le idee! Le stesse domande le rivolgo ai colleghi dei Comunisti Italiani: cosa avete deciso alla fine, pro o contro la TAV? Una curiosità, poi, la voglio citare, perché non capisco come sia possibile che, con una seduta di Consiglio importante come questa, dove si parla di TAV, quindi un Consiglio appositamente convocato per la TAV, non si veda alcun manifestante davanti al Palazzo. Lo chiedo soprattutto a coloro che erano già Consiglieri nella scorsa legislatura: avete mai assistito a un Consiglio regionale in cui fuori dal portone principale non ci fossero i manifestanti - e lo dico anche ai signori giornalisti, che li hanno sempre visti - che chiedevano di essere incontrati dai Capigruppo consiliari, dal Presidente del Consiglio o dal Presidente della Giunta? Sempre, ogni seduta di Consiglio ha visto i manifestanti davanti al Palazzo, con bandiere più o meno rosse. Questa è la realtà! Ebbene, noi li abbiamo visti solamente nella prima seduta di Consiglio e quando il sottoscritto ha chiesto: "Perché non li ascoltiamo?", in cinque minuti sono spariti! Per la prima volta, la manifestazione è durata mezz'ora! Sono spariti, bandiere rosse comprese. La volta scorsa non c'era nessuno e oggi che parliamo di Alta Velocità, un Sindaco, un Presidente di comitato, una bandiera rossa di Rifondazione Comunista o dei Verdi che sia qua fuori a manifestare non c'è, ma non ci sono neanche le bandiere della pace, perché regolarmente, quando manifestavano fuori di quel portone avevano anche le bandiere della pace. Peccato che non se ne vedano, non ce n'è nemmeno uno, sono spariti, sciolti come neve al sole; probabilmente è aumentata la temperatura e sono spariti.
Questo è per dire come sia strano che, cambiando amministrazione cambiando colore dell'amministrazione, cambino anche i pareri. Appare alquanto strano come, cambiando colore dell'amministrazione, cambiando gli amministratori, cambino anche gli atteggiamenti di chi, invece, sosteneva di protestare non per ideologia politica - attenzione, anche se veniva qua con le bandiere rosse e della pace - ma perché difendeva un diritto sacrosanto alla salute, difendeva il futuro dei propri bambini dall'amianto che sarebbe uscito da queste mostruose caverne scavate nel sottosuolo difendeva le falde acquifere da cui i loro poveri vecchi bevevano da quando erano nati (quindi non si poteva inquinare la buona acqua che avevano).
Vale per il popolo dell'acqua della provincia di Alessandria, ad esempio, e non solo.
Pertanto, occorre cercare di capire, una volta per tutte, se questi signori erano politicamente ideologicizzati, oppure se veramente erano persone che credevano in quello che facevano. Vista la situazione probabilmente erano persone che lavoravano a comando o a bacchetta.
Comunque, un po' di domande le ho segnalate. Vorrei delle risposte precise, ma non solo. Credo che un buon ordine del giorno sia non tanto quello presentato dall'attuale maggioranza, perché non dice assolutamente niente, anzi è incomprensibile, quanto piuttosto quello presentato dal Capogruppo di AN come primo firmatario, con poi le firme di tutta l'opposizione. Se la Presidente Bresso volesse farlo suo, visto che è fatto in modo perfetto dal punto di vista tecnico e dal punto di vista degli impegni, io sono anche disponibile a ritirare la firma per non creare problemi, così almeno avete un testo fatto bene, che dice come stanno veramente le cose dal punto di vista tecnico e dell'avanzamento dei lavori.
Anche perché una modifica importante, come ad esempio sostituire un ponte con una galleria che passa sotto un fiume, non è un gioco da ragazzi perché significherebbe un investimento di spesa di centinaia e centinaia di miliardi, con problemi di assetto idrogeologico, perché significherebbe anche costruire delle dighe sul fiume e lavorare sotto il livello dell'acqua, con tutti i notevoli problemi che ne seguirebbero.
L'ultima cosa che voglio ancora dire è che mi dispiace che anche gli operai della FIAT, che continuano ad avere problemi e che venivano a manifestare regolarmente davanti al nostro Consiglio regionale, non si siano più visti. Non mi pare che i loro problemi li abbiano risolti e mi auguro che questo Consiglio possa avere attenzione nei loro confronti anche se non vengono qua davanti, probabilmente sempre rispondendo a logiche partitiche e non forse di interesse verso il loro posto di lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Consiglieri Casoni, Ghigo e Rossi, noi ci siamo assunti la responsabilità di governare e quindi sapremo fare delle scelte responsabili; intendo tranquillizzarvi su questo. D'altronde, siamo perfettamente consapevoli che l'argomento della linea ferroviaria Torino Lione suscita grandi entusiasmi e resistenze; a volte, sia gli uni che gli altri sono viscerali, anche al di fuori delle logiche di schieramento politico. Per cui ci sembra più che opportuno sgomberare il campo da ogni emotività e attenersi ai fatti. Cercherò quindi di fare qualche breve considerazione, stando sicuramente nei tempi perché mi piacciono molto quelli europei: in tre minuti si riesce a dire molto, se si vuol dire qualcosa.
La linea ferroviaria Torino-Lione è un progetto prioritario dell'Unione Europea ed è situata al centro dei due assi di comunicazione che uniscono l'Europa da nord a sud e da ovest a est, come tutti sappiamo. Il tronco Torino-Lione, in particolare, consentirà, se realizzato, di collegare le zone di produzione della nostra regione ai grandi porti del mare del nord e sull'asse ovest-est costituirebbe il tratto centrale del Corridoio 5, che dovrà collegare Lisbona a Budapest e in futuro a Kiev.
L'obiettivo del nuovo asse ferroviario consiste nel trasferire su ferrovia gran parte dei flussi di passeggeri, ma soprattutto di merci, sia con tradizionale trasporto ferroviario sia con trasporto di camion su vagoni speciali, con conseguente limitazione dell'inquinamento dell'ambiente alpino.
In proposito, attualmente ogni giorno oltre seimila camion attraversano la Val di Susa con conseguenze sulla qualità della vita, sugli abitanti e sull'ambiente, facilmente immaginabili. Non dobbiamo inoltre dimenticare che, in assenza di interventi, entro una decina di anni le infrastrutture ferroviarie e stradali esistenti saranno pressoché sature. È evidente che il problema va affrontato e risolto ora, contemperando le esigenze locali perché - Consigliere Rossi - le esigenze locali noi dobbiamo contemperarle con quelle regionali, con quelle nazionali e con quelle europee.
Gli oppositori, al contrario, rispetto a quello che sinora ho detto asseriscono l'assoluta insostenibilità del progetto, adducendo preoccupazioni a volte legittime, concrete e anche condivisibili, altre volte motivazioni puramente ideologiche. Non si può, infatti, in nome della lotta alla globalizzazione e al modello "neoliberista dominante" ostacolare un progetto che favorirebbe nuova occupazione o almeno un parziale riassorbimento dell'attuale disoccupazione. Si deve, al contrario tenere conto delle motivazioni, delle osservazioni, dei suggerimenti degli abitanti delle valli.
Noi siamo molto attenti a questo, riguardo all'impatto ambientale, alla conservazione dell'equilibrio idrogeologico e all'inquinamento acustico senza sottovalutare le possibili conseguenze economiche derivanti dalla diminuzione del traffico dei TIR sulle strade locali. Infatti, ci chiediamo: che ne sarà degli impianti di carburante, dei bar, dei punti di ristoro, delle locande dislocati sull'attuale percorso stradale? In quest'ottica, molte resistenze locali non possono non essere comprensibili.
Vanno pertanto evidenziati con forza tutti i vantaggi conseguenti al progetto, ma nel contempo occorre predisporre interventi - e questo propone l'Italia dei Valori, ritengo in linea con la coalizione - a sostegno di quelle attività che potrebbero essere eventualmente danneggiate.
Riguardo all'obiezione sui costi ingenti dell'opera, è inutile ricordare che l'Unione Europea contribuirebbe al finanziamento del tratto internazionale e anche di parte del tratto nazionale.
Con riferimento all'ulteriore obiezione sulla corruzione e sugli appetiti che inevitabilmente generano gli ingenti finanziamenti pubblici vogliamo rassicurare ancora una volta i cittadini e i nostri onorevoli colleghi che noi, come Gruppo dell'Italia dei Valori, che ha nella moralità della vita pubblica la sua ragione di esistere, sapremo vigilare e impedire, per quanto a noi possibile, eventuali disfunzioni e anche reati che, se accertati, saranno denunciati immediatamente alle autorità competenti.
Siamo in coscienza, quindi, convinti che la tratta ferroviaria Torino Lione possa rappresentare una grande opportunità di progresso per la nostra regione e, se sapremo contemperare le diverse esigenze, riusciremo ad ottenere il necessario consenso oggi così come un ringraziamento dalle generazioni future domani.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Non entro nel merito tecnico perché l'ordine del giorno è molto chiaro e dettagliato, direi quasi un primo esempio di uno studio di fattibilità che manca nel programma Bresso e che qui, invece, vedo molto dettagliato con tutti i passaggi che ci sono stati da parte delle istituzioni.
Analizzerei poi il comportamento assunto da questi undici colleghi eletti dal popolo e da una Presidente, Mercedes Bresso, neo eletta ed autorevole, con una maggioranza che le permette di fare scelte decisive, ma anche concrete.
Alla prima uscita - l'abbiamo letto sui giornali - abbiamo avuto già la prima manifestazione di un ulteriore disagio sociale che si aggiunge a quello già esistente. Quindi, vedrei quest'aspetto come un'offesa ai cittadini che hanno votato questi undici Consiglieri regionali e che li hanno eletti al parlamento regionale per svolgere un ruolo politico ed istituzionale che avvicini la gente e il cittadino alle istituzioni. Tutto questo non è successo.
Quindi, al disagio sociale esistente nella Provincia di Torino si è aggiunta la propaganda politica di questi undici Consiglieri regionali, che hanno aumentato il disagio sociale per i cittadini della Provincia di Torino.
Intanto, da parte di questi undici Consiglieri regionali mi aspettavo una relazione, indipendentemente dal fatto che la Presidente Bresso firmi o meno l'ordine del giorno proposto dall'opposizione, indipendentemente dal fatto se questi undici Consiglieri regionali rientrino o meno in quelli che sono gli obiettivi di questa nuova Giunta. Mi chiedo se era il caso di creare tanto allarmismo e creare un disagio sociale a questa vallata, che già vive un momento delicato, un momento in cui i cittadini della Val di Susa non hanno fiducia nel futuro.
Voi, invece di fungere da punto di riferimento qui, in Consiglio regionale, non avete fatto altro che aizzare ancora di più il fuoco per creare ulteriori incendi e focolai veramente pericolosi per lo stato sociale.
Non so se gli undici colleghi abbiano firmato una mozione, perché non so cosa sia successo nella riunione di maggioranza, ma abbiamo letto sui giornali che nei prossimi giorni ci sarà, in una zona della Val di Susa una sfilata di protesta sociale, perché trattasi di protesta sociale. E voi non avete fatto altro che aizzare questa protesta sociale proprio nel momento in cui i cittadini hanno bisogno di avere maggiore fiducia nel proprio futuro e nelle proprie istituzioni, nel momento in cui hanno bisogno di vedere, da parte di questa Giunta - visto che ha vinto in modo autorevole e visto che in campagna elettorale c'era già un impegno nel programma - iniziative di garanzia. La gente di questa valle, più che pensare al famoso principio di precauzione che la Giunta Ghigo ha adoperato sia nell'ambito degli OGM sia nell'ambito della scelta tecnica del Corridoio 5 - quindi, in modo particolare per la Torino-Lione - ha bisogno di essere rassicurata. Mi chiedo se, nei confronti dei cittadini, questo è il modo corretto di cominciare una legislatura. .
Io invece penso che questo sia il modo peggiore per aumentare i disagi sociali che esistono sul territorio. Quindi, io mi aspetto una scusa in quest'Aula, perché è questa l'Aula preposta al dibattito e al confronto; è questo il luogo, e non i giornali, in cui devono emergere le problematiche..
Tant'è vero che, utilizzando sempre il famoso principio di precauzione sempre in quest'Aula ci sono stati in passato dei dibattiti promossi sia dal centrodestra che dal centrosinistra, ma sono stati dibattiti che hanno portato ad una costruzione progettuale della linea ferroviaria Torino Lione. Invece, questo non è successo già nella prima uscita di questo nuovo governo e di questa nuova maggioranza autorevole, perché è stata eletta ed è espressione della volontà popolare.
Quindi, Presidente Bresso, quello che chiedo a lei oggi è non solo di firmare l'ordine del giorno, ma di riprendere questi undici in quest'Aula e farli ritornare sui propri passi, perché le scelte programmatiche della Regione Piemonte sono prioritarie rispetto alle scelte di partito, sono prioritarie rispetto ad ogni forma di strumentalizzazione.
Voi avete strumentalizzato un momento e un'occasione così importante per il Piemonte a vantaggio del vostro consenso elettorale contro la volontà dei cittadini, che avevano già scelto questo nuovo e documentato progetto, che è uno dei tanti fondamentali per creare sviluppo ed opportunità al Piemonte e, in modo particolare, alla Provincia di Torino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bizjac; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Il nostro dibattito si è concentrato sulla questione della realizzazione del treno ad Alta capacità nel tratto Torino-Lione che ovviamente, rappresenta uno degli aspetti di maggior problematicità di tutto il progetto complessivo. Dobbiamo fare lo sforzo di affrontare la questione nella sua complessità - e non solo e soltanto per la Torino Lione.
C'è un tema che la Presidente Bresso e tutti noi abbiamo posto al centro del programma con cui ci siamo presentati agli elettori, cioè la realizzazione di un complesso di infrastrutture come elemento prioritario per migliorare i fattori di competitività della nostra regione.
Elemento centrale da prendere in considerazione è di arrivare, nel tempo, a costruire una prospettiva di macroregione policentrica, che non riguardi solo il Piemonte: unico modo che ci consentirà, di competere a livello internazionale con altre aree europee sviluppate come la nostra.
L'ordine del giorno presentato dalla minoranza si concentra sugli aspetti tecnici della Torino-Lione. Cito alcuni dati. Per esempio, è riportato il memorandum di intesa siglato tra i Governi di Italia e Francia il 5 maggio 2004 (peraltro noto, non è una grande scoperta).
L'ordine del giorno si potrebbe implementare anche con altri dati, che potrebbero risultare addirittura più interessanti, come per esempio, le previsioni e gli studi effettuati sull'incremento di traffico su gomma previsto nei prossimi anni su quel tratto. Da questo punto di vista, ha ragione il Consigliere dei Democratici di Sinistra intervenuto in precedenza: queste problematiche vanno affrontate approfonditamente nella competente Commissione consiliare.
Cito un altro documento, più recente, che sul piano politico programmatico sembra addirittura più significativo dei dati tecnici posti.
Mi riferisco al documento elaborato il 23 maggio scorso da Unioncamere Piemonte (l'insieme delle Camere di Commercio del Piemonte) e dall'UPI (Unione delle Province piemontesi). Nel documento viene evidenziato come elemento problematico la Torino-Lione, ma con la medesima importanza anche il passo in avanti sul Corridoio 24, cioè l'asse Genova-Rotterdam, che interessa importanti aree del nostro territorio: la Provincia di Alessandria, una parte della provincia di Vercelli, la Provincia di Novara e quella di Verbania.
Viene citata anche la realizzazione della pedemontana, su cui mi pare di capire vi è l'impegno serio degli enti locali: c'è stato l'impegno della Regione, ma, forse non altrettanto impegno da parte del Governo nazionale rispetto alla fase finale dell'opera, altrettanto importante.
Credo che su quest'aspetto vada fatta una riflessione in Commissione.
Naturalmente, la nostra posizione è di indicazione, così come abbiamo ribadito e come viene specificato nello stesso programma, per la realizzazione di questo tratto di infrastrutture, anche perché una parte importante è già stata realizzata: mi riferisco al tratto Torino-Novara.
Non si comprenderebbe, evidentemente, un'interruzione o un rallentamento dei lavori sulla tratta Torino-Lione, perché in questo caso avremmo davvero, sprecato delle risorse per un progetto inutile relativo ad un tratto così piccolo che interessa il territorio piemontese.
A questo, si aggiunge, ovviamente, il tema delle ricadute che questo progetto potrà comportare sui territori intermedi.
Ci potrebbero essere delle ricadute positive, evidentemente, sulle aree metropolitane di Torino e di Milano; sussiste, tuttavia, un problema che riguarda lo sviluppo socio-economico e le opportunità per i territori attraversati da questo progetto. Questo è un altro elemento sul quale il Consiglio regionale è invitato a riflettere e ad avanzare una proposta.
Noi condividiamo la posizione assunta, anche in questi giorni, dalla Presidente Bresso; è una posizione rispettosa delle istanze degli enti locali e dei cittadini che vivono in Val di Susa.
Qualsiasi progetto, così complesso e così importante, dovrebbe, a nostro giudizio, tener conto di queste esigenze attraverso soluzioni progettuali ragionevoli, che mitighino, il più possibile, l'impatto ambientale e socio-economico su quei territori.
Sul piano del metodo, condividiamo la necessità di continuare e di incrementare il livello di concertazione con i rappresentanti locali di quei territori, nella consapevolezza che sia necessario, attraverso la Conferenza dei Servizi - come ha dichiarato la Presidente Mercedes Bresso proporre una serie di modifiche sul progetto che in questi giorni stanno emergendo.
Proporre modifiche, com'è stato ribadito poc'anzi, non vuol dire perdere tempo. Vuol dire, semplicemente, creare le condizione affinch l'opera si compia, e si compia attraverso una concertazione e una codecisione con il territorio.
Questi mi sembrano gli elementi di fondo intorno ai quali, noi, come Gruppo della Margherita, abbiamo articolato e articoliamo la posizione su questo tema.
Un ultimo punto: alla prosecuzione e all'esame delle decisioni su questo tema, credo che vada sviluppata contemporaneamente una politica che disincentivi l'utilizzo del trasporto su gomma a favore del trasporto su rotaia.
Esistono altri Paesi confinanti con l'Italia che da anni sono concentrati su questo tipo di politica e i risultati che hanno raggiunto si può verificare - sono positivi; addirittura hanno aumentato la possibilità di finanziare anche opere come quelle di cui stiamo discutendo in questi giorni.
C'è, dunque, un insieme di fattori che devono essere analizzati, a partire dalla consapevolezza - è l'obiettivo che ci poniamo - che la realizzazione di queste infrastrutture costituisca un elemento fondamentale per rendere la nostra Regione competitiva in un contesto nazionale ed europeo per i prossimi anni. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che la volontà della minoranza, nella richiesta di convocazione del Consiglio e nella presentazione dell'ordine del giorno, fosse proprio quella di fare un'operazione di chiarezza e di verità rispetto ad un tema così importante, come quello sull'Alta Capacità.
Nell'ascoltare alcuni interventi dei Consiglieri della maggioranza - mi riferisco, ad esempio, ai colleghi Auddino, Bizjak e Buquicchio - ho potuto riscontrare che non emerge una preconcettuale ostilità verso l'Alta Velocità: si tratta, semmai, di valutazioni rispetto ad alcune possibilità che noi stessi condividiamo: il fatto che vi siano Amministratori locali o popolazioni (come quelle della Val di Susa) che nutrano dei timori per un'opera gigantesca che attraverserà la Valle, è una preoccupazione da noi assolutamente condivisa. Non per nulla, il Presidente del Gruppo di Alleanza Nazionale, quando rivestiva l'incarico di Assessore, aveva aperto per due anni e mezzo, un tavolo di concertazione con gli Amministratori locali. Il problema è comprendere se ci troviamo davanti ad un "sì" oppure ad un "no". E lo dico rivolgendomi alle forze politiche che compongono questa maggioranza, perché ben sappiamo che c'è un numero elevato di Amministratori locali della Val di Susa che è preconcettualmente contrario all'Alta Velocità, per cui non vuole discutere di miglioramenti di tracciato: è contrario, e basta.
Come dicevo prima, tutto ciò può anche essere comprensibile. L'aspetto che preoccupa maggiormente il nostro Gruppo consiliare sono le dichiarazioni assolutamente tranchant che sono state rilasciate da alcuni esponenti del centrosinistra, undici dei quali hanno firmato quel documento.
Il Consigliere Robotti, che incidentalmente è anche Capogruppo dei Comunisti Italiani, oltre ad essere, ovviamente, un Consigliere regionale ha affermato: "Era un'opera sbagliata sotto Ghigo e lo resta adesso.
Inutili gli ultimatum".
Quando Rifondazione Comunista, Partito che, unitamente ai Comunisti Italiani, compone questa maggioranza e sostiene il suo programma, dichiara: "Questa è una battaglia che facciamo, indipendente dal vincolo di maggioranza", oppure "Siamo coerenti con la nostra linea, che è contro l'Alta Capacità, in questo modo siamo coerentemente comunisti", si crea un problema che, come voi comprenderete, non è relativo alle modalità di rapporto con gli Enti locali o alle possibili variazioni di tracciato o alle migliorie di ricaduta sociale che si possono avere in un territorio per un'opera tanto importante. Stiamo parlando di una fetta consistente della maggioranza che, da un punto di vista aprioristico, è contraria all'Alta Velocità: questo è stato dichiarato agli organi di stampa.
Questo è il punto da affrontare. Bisogna comprendere se ci si trovava al primo giorno di scuola, dove, in qualche modo, ognuno ha potuto fare le dichiarazioni che riteneva più opportune, per avere un ritorno dal punto di vista elettorale, rispetto a popolazioni che trasversalmente sono contrarie.
Aveva ragione il Consigliere Bizjak nel dire che non c'è distinzione politica, perché vi sono Amministrazioni di centrodestra che sono contrarie magari un po' meno - rispetto all'Alta Velocità, così come Amministrazioni di centrosinistra.
Bisogna appunto comprendere - e in questa seduta consiliare lo comprenderemo con il voto sugli ordini del giorno - se ci si trovava al primo giorno di scuola, per cui ognuno ha potuto dire quello che voleva, al di là del programma sottoscritto. È importante sottolineare questo aspetto perché nel programma della Presidente, in tre punti - in uno in maniera esplicita - si specifica che fra le opere prioritarie vi è il completamento della Torino-Milano e il collegamento TAC verso la Francia.
Votando l'ordine del giorno dobbiamo capire se il programma che è stato sottoscritto è, in qualche modo, supportato da tutta la maggioranza. Per questo il Presidente Casoni ha giustamente affermato: "Siamo disponibili a ritirare le nostre firme", perché a noi non interessa fare della speculazione di carattere elettorale su un'opera così prioritaria; a noi interessa che la Torino-Lione venga completata, perché non avrebbe senso aver investito così tanto - anche in termini di priorità nei confronti della comunità europea - se poi vi è una parte consistente di questa maggioranza che è contraria.
Non possiamo ovviamente non considerare che vi è un passaggio differente, che è l'ordine del giorno del 24 maggio, sottoscritto - e quindi condiviso - da tutti i Capigruppo di maggioranza, nel quale si afferma: "Il Consiglio regionale approva gli indirizzi presentati dal Presidente della Giunta, in particolare sulle politiche dei trasporti condivide le indicazioni contenute sul programma". Ergo, condivide il completamento della Torino-Milano e la realizzazione della Torino-Lione.
Se ci troviamo di fronte a questa situazione, gli undici Consiglieri per correttezza - noi lo faremo senz'altro - che hanno sottoscritto quel documento di contrarietà all'Alta Velocità, dovranno comunicare alle amministrazioni locali e a chi abita nelle valli di Susa che hanno cambiato idea, o meglio, che un'idea l'avevano espressa sottoscrivendo il programma quindi hanno mantenuto quell'idea, ma si sono presi un giorno di libertà politica in cui hanno detto quello che credevano, che ritenevano più opportuno, anche per avere un ritorno di carattere elettorale, ma che poi per doveri di maggioranza, sono dovuti tornare sui propri passi.
Questo è un punto essenziale, ma ve ne è un secondo, altrettanto prioritario: quello legato ai tempi. Noi abbiamo grande sensibilità per ci che concerne il rapporto con le Amministrazioni locali, abbiamo grande sensibilità nel condividere le preoccupazioni di alcuni cittadini che nella Val di Susa, come in questi anni nella città di Torino, con i grandi cantieri aperti, hanno avuto delle ricadute negative sull'attività lavorativa, sul loro modo di vivere quotidianamente.
Sappiamo, altresì, che vi sono delle priorità e una priorità è di concludere il progetto nei tempi dati.
E allora, il refrain della Val Cenischia, già entrato in sede di Consiglio provinciale nel 1999, poi non individuato come certo e definitivo, è anche questo un sistema che non funziona: il tracciato è dato e certamente si potranno fare delle piccole modifiche migliorative rispetto ai problemi esistenti: se un proprietario, con il tracciato, ha la proprietà divisa in due, si può spostare leggermente il tracciato per non comportare gravi problemi, si potrà intervenire affinché i tempi siano rapidi e certi, affinché vi sia la sicurezza dal punto di vista della salute, oppure intervenire rispetto ad alcune questioni fondamentali che un ente non può non tenere in considerazione, ma con la priorità dei tempi. Se si fa finta di dire "sì", o meglio, se si dice "sì", ma quel sì è condizionato da una serie di "sì, però" (sì all'Alta Velocità, per rivediamo il tracciato, vogliamo maggiori garanzie, ci rapportiamo con gli enti locali ecc.; tutte cose sacrosante, ma che non devono causare uno slittamento dei tempi), allora, anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un sì troppo condizionato.
Occorre dare un dato significativo. L'Amministrazione provinciale condotta dalla Presidente della Giunta regionale, che si fece carico di rappresentare le Amministrazioni locali della Val di Susa, individuò un progetto strategico - così venne definito - di rapporto con gli enti locali della Val di Susa, progetto che impegnò - se non ricordo male - 80 mila euro.
Nel 2004, cioè a scadenza di mandato della Presidente Bresso, non è stato speso un euro degli 80 mila stanziati, e allora bisogna comprendere se il rapporto delle Amministrazioni locali è reale, per cui si intende avere un rapporto utile, costruttivo e migliorativo dei rapporti fra le istituzioni locali e quella centrale, oppure se questo vuole essere di nuovo uno strumento di carattere elettorale. Questo è il dato essenziale: credo vi sia una differenza tra il centrodestra e il centrosinistra sulle opere prioritarie, come il Consigliere Bizjak ricordava.
Su quest'opera, il centrodestra ha detto "sì", senza alcun tentennamento, ben sapendo i problemi, anche di ricaduta elettorale, che potevano avvenire in Val di Susa, mentre il centrosinistra ha detto "sì però", oppure "no".
Questa crediamo sia la differenza, perché chi governa un'istituzione di grande rilevanza come la Regione, si deve accollare onori e oneri. Non è possibile prendersi gli onori del governo regionale rispetto a tutto quello che va bene e quando occorre fare una scelta impopolare, rinviarla.
Pertanto, ci aspettiamo di fare l'operazione chiarezza che ho detto in apertura, che il nostro Gruppo consiliare, unitamente agli altri Gruppi di opposizione, ha voluto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deambrogio.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Ritengo che due concetti, due idee, più di ogni altra, attraversino il programma che la Presidente Bresso ha illustrato nella scorsa seduta in Consiglio regionale: programmazione e partecipazione. Due parole desuete senza cittadinanza nella politica regionale degli ultimi dieci anni; due termini, due idee, due impegni che invece caratterizzeranno l'impegno di questa maggioranza per i prossimi cinque anni. L'impegno su questi due temi è un impegno che abbiamo rappresentato in modo esauriente in una lunga campagna elettorale che è risultata convincente soprattutto perché aveva al centro queste due idee.
Programmazione: incominciamo da qui. Oggi parliamo di politiche dei trasporti; io voglio parlare di politiche dei trasporti, perché penso che programmare rispetto a questo permetta di avere una visione complessiva di cosa significa attuare, pensare e mettere in opera una politica dei trasporti efficiente, efficace e, soprattutto, che vada incontro alle esigenze di donne, uomini, studenti, pendolari, in questa regione. Provo a dirlo così, a intervenire in questo modo, perché penso che sarebbe sbagliato e fuorviante incentrare tutta la nostra discussione, soprattutto oggi, che siamo ad un punto di partenza e guardiamo al futuro semplicemente sul cosiddetto progetto "TAV-TAC" (Treno ad Alta Velocità o ad Alta Capacità).
I trasporti nel loro complesso, dunque; noi veniamo da dieci anni in cui i finanziamenti regionali su questo settore sono stati ridotti o ridottissimi.
Il sistema ferroviario è carente. Prima ho citato la situazione dei pendolari e penso che bisognerebbe provare a salire sui treni frequentati dai lavoratori e dagli studenti piemontesi. Siamo nell'epoca in cui si parla di comunicazione in tempo reale, in cui la dimensione temporale viene compressa al massimo, eppure oggi ci sono persone che devono dedicare tempo importante della loro vita semplicemente per inseguire una stazione, un treno che non è in orario.
E' una questione di organizzazione della vita di tutti i giorni e ritengo che questo ci debba interessare da vicino. Naturalmente - l'abbiamo detto in più occasioni - siamo favorevoli ad investire sulla trasposizione dei trasporti dalla gomma alla rotaia; il ferro è e deve essere centrale nelle nostre modalità di programmazione, così come deve essere centrale la soluzione del problema dell'intermodalità, dell'incrocio delle reti, del coordinamento degli orari, della puntualità e della sicurezza dei treni.
Il sistema ferroviario regionale ha bisogno di interventi finanziari consistenti per mantenere e migliorare la rete esistente e per migliorare il materiale rotabile, per recuperare le linee disattivate, per raddoppiare le linee esistenti, per fare elettrificazione, per fare connessioni tra i rami, per mettere in piedi un progetto di metropolitana leggera.
Servono, dunque, i finanziamenti e voglio ricordare, anche se brevemente, che questi finanziamenti, dal 1998 ad oggi, si sono progressivamente ridotti. Penso che, come governo regionale, dovremmo chiedere al governo nazionale un ulteriore impegno per migliorare e mantenere la rete esistente.
Naturalmente, ci sono anche gli investimenti sul progetto TAV-TAC, che hanno ridotto i finanziamenti, ma, in ogni caso, siamo passati da 4,2 miliardi di euro investiti sulle ferrovie nel 1998, a 2,9 miliardi di euro investiti nel 2005. È impossibile attivare un programma di ristrutturazione e miglioramento della rete ferroviaria e della rete viaria in questa regione, avendo di fronte queste linee di finanziamento.
Ciò detto, in questi anni noi abbiamo mantenuto - non ho nessuna difficoltà a dirlo - un ragionamento su quello che è il progetto TAV-TAC nello specifico, molto critico. L'abbiamo fatto a partire da valutazioni non ideologiche, abbiamo provato a farlo mettendo al lavoro le nostre intelligenze, utilizzando le intelligenze anche di chi questo problema l'ha studiato e abbiamo provato, in seguito a questo tipo d'inchiesta e di studio, ad avanzare anche una critica che non fosse ideologica e che mettesse a nudo tutte le difficoltà sia dal punto di vista delle linee di finanziamento dell'opera, che ci appaiono in ogni modo assai incerte, sia dal punto di vista dell'impatto ambientale sia dal punto di vista degli esiti economici della medesima in termini di flussi di merci e di persone.
Naturalmente tutta una serie di risultati di questo genere hanno il grave inghippo di vedersi solo in termini differiti; molto probabilmente si vedranno tra qualche anno, quindi quando poi le responsabilità politiche saranno forse anche diverse e in ogni caso bisognerà pur far fronte a questo tipo di problema.
Abbiamo provato cioè ad affrontare questo problema in termini non ideologici; proviamo addirittura oggi a dire e a guardare in campo europeo al fallimento imminente di un'opera come l'Eurotunnel, che è sostanzialmente sull'orlo del fallimento, perché nel 2003 ha segnato un bilancio in rosso per 150 milioni di sterline.
Nel 2005 scade il contributo di un minimo garantito a cui si erano impegnati gli utenti istituzionali come Eurostar, in aggiunta ai pagamenti dovuto per il passaggio di ciascun treno. Moltissimi finanziatori, in termini di piccoli azionisti francesi, in queste settimane sono molto preoccupati per il futuro dell'intervento che hanno fatto su quell'opera, e pensate che quella è un'opera che si può qualificare come monopolista.
Insomma, abbiamo provato a dire molte cose che mettessero a critica un progetto, ma che lo mettessero a critica da un punto di vista non ideologico. Oggi quello che è importante è continuare ad ascoltare ascoltare e riascoltare ancora tutte quelle popolazioni che in Val di Susa hanno elaborato in questi anni delle critiche. Voglio dirlo qui: badate non è solo una lotta di comunità. In questi anni, anche sul mio territorio ho visto parecchie lotte ambientali e so riconoscere quella più direttamente interessata da problema di reti; questa non è solo una lotta di comunità, è una lotta che, pur essendo una lotta di comunità, allude ad un discorso diverso riguardo allo sviluppo di quell'area, ma, più in generale, allo sviluppo di questa regione, che noi vogliamo sostenibile.
Queste persone, questi amministratori vanno ascoltati, dobbiamo fare tutti gli sforzi per aprire tutti gli spazi affinché le ragioni di queste persone vengano ascoltate. Certo, la democrazia a volte è anche difficoltà è anche fatica, qui lo voglio dire anche al Consigliere Scanderebech.
Quello che forse ci divide è la concezione di fondo della democrazia. Io purtroppo continuo, nonostante la mia giovane età, a rimanere affezionato a un'idea di democrazia e di politica contenuta nella nostra Costituzione che prevede la possibilità anche del conflitto non distruttivo come possibilità positiva per avanzare socialmente. Io sono affezionato a questa democrazia e quindi, quando rispetto quest'Aula, la rispetto anche perch possa andare fuori sul territorio, perché sul territorio ci sono luoghi di politica e di democrazia.
Ecco, penso che noi, costruendo una possibilità ulteriore di discussione con quelle popolazioni, contribuiamo anche a ricostruire un senso collettivo di politica come spazio pubblico. Quindi, anche attraverso questo tipo di valorizzazione di quelle esperienze, noi possiamo dare non solo una possibilità reale a quelle popolazioni di esprimersi e di portare il loro contributo, ma possiamo fare qualcosa di più: la ricostruzione di uno spazio pubblico politico e democratico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

È con un po' di sofferenza che prendo la parola per quello che dirò in questo Consiglio regionale, per alcune riflessioni su un argomento che ho seguito con particolare attenzione negli anni in cui ho ricoperto l'incarico di Sindaco della città di Rivoli.
Ho sempre considerato la mia città non come l'ultimo Comune della periferia di Torino, ma come il primo della Valle di Susa e, con i Sindaci di questa parte del nostro territorio, ho intessuto rapporti, creato amicizie, lavorando con loro alla costruzione di una comunità all'interno della quale fosse possibile vivere assieme alle nostre famiglie.
Ho chiesto ai valsusini, durante la campagna elettorale, di votare Mercedes Bresso come Presidente della Regione, convinto com'ero e come sono che, pur all'interno di una scelta che la Presidente con coerenza porta avanti, ci sarebbe stato con lei un dialogo vero, più fitto rispetto a prima, che pure c'è stato - ha ragione Casoni - con la voglia di comprendere le ragioni di una parte importante della Provincia di Torino di un pezzo importante nella storia del nostro Paese, in un territorio che si offre già per l'attraversamento, ospitando un'autostrada, due statali una linea ferroviaria; un territorio nel quale, come in gran parte del nostro paese, si respira il profumo della storia: Sant'Antonio di Ranverso Sagra di San Michele, Abbazia di Novalesa; un patrimonio di storia, di religione, di arte, di tradizione.
Abbiamo sempre ritenuto, in questi dieci anni, che l'Alta Velocità rappresentasse un prezzo molto alto, sia in termini economici che ambientali, per la Valle di Susa; abbiamo sempre detto che i treni ad Alta Velocità avrebbero potuto transitare lungo la linea storica, che l'adeguamento del tracciato e delle gallerie avrebbe potuto consentire la percorrenza di 220 treni al giorno, in grado di trasportare quei 16,9 milioni di tonnellate di merci previste per il 2015.
Abbiamo cercato di dimostrare, con uno studio commissionato e quindi certamente di parte, che se nel tunnel di base la velocità è limitata a 100 120 chilometri all'ora (più velocemente nel tunnel i treni non possono viaggiare), i tempi di percorrenza fra Torino e Parigi possono andare da cinque ore e trenta minuti a quattro ore e trenta minuti ed un investimento di 20 mila miliardi per abbattere di un'ora i tempi di percorrenza ci sembrava eccessivo.
Anche a proposito dei costi, vorrei fare qualche considerazione: 20 mila miliardi, con un tempo di esercizio di trent'anni, con un tasso di sconto del cinque per cento danno 1.000 miliardi l'anno di oneri; per un traffico di 20 milioni di tonnellate l'anno, si ottiene un valore di 50 mila lire a tonnellata; per un autocarro che trasporta 16 tonnellate di merci, il costo di 800 mila lire.
L'autostrada ferroviaria, di cui ha sempre parlato l'ingegner Moretti è realizzabile con difficoltà, considerato che oggi un autocarro spende 340 mila più 150 mila lire di pedaggi: 250 euro contro 400.
Abbiamo cercato di dimostrare che i valichi del Nord Italia, nel loro complesso (Modane, Ventimiglia, Brennero, Tarvisio) sono lontani dal rappresentare i valori massimi per una linea a doppio binario; la potenzialità esistente è di 1.001 treni merci al giorno, sufficiente a far fronte all'obiettivo di 180 milioni di tonnellate l'anno. Senza dimenticare che questo progetto escludeva l'Interporto di Orbassano, un deserto già oggi, evidentemente un investimento sbagliato se bisogna realizzare un nuovo scalo a Settimo.
Nessuno è contrario all'Alta Velocità, l'obiettivo di trasportare le merci nel minor tempo possibile è auspicabile, se il territorio lo consente, altrimenti bisogna che la linea si adegui anche al territorio.
È anche auspicabile, però - lo diceva Deambrogio - che con la stessa determinazione si portino avanti progetti di mobilità urbana ancora in attesa di finanziamento; se uno dei problemi è mantenere vivo un settore quello edilizio, che ha sostenuto l'economia in questi anni di crisi, si colleghino alla metropolitana in costruzione le grandi città che stanno intorno a Torino, in un collegamento che è trasportistico, ma che realizza anche uno straordinario legame fra le residenze sabaude e i territori nel loro complesso (Nichelino, Moncalieri, Venaria, Rivoli), recuperando e riqualificando gli spazi in superficie, portando avanti quel gran progetto di riqualificazione di corso Francia che la stessa Presidente Bresso ha stimolato.
In questi anni il centrodestra ha pensato all'Alta Velocità come ad un gran progetto edilizio. Perché, se non è così, mi chiedo come stanno assieme il progetto di trasportare le merci sui treni e il raddoppio del Frejus: l'uno esclude l'altro, come ha messo in evidenza qualche settimana fa Mercedes Bresso, e gliene siamo grati.
Il divieto di transito ai TIR sul territorio della Val di Susa sarebbe nella discussione con i Comuni, un eccellente punto di partenza e coinvolge naturalmente il Governo nazionale. Così come credo - e spero di poter verificare il contrario in questi anni - che pochi Consiglieri fra quelli presenti abbiano visto i progetti o, come si dice in gergo, "studiato le carte", letto le osservazioni della Comunità montana. Si procede per slogan, e questo penso non vada bene in un consesso così alto come questo che deve discutere il futuro di una regione importante come la nostra.
Lo diceva Deambrogio, il governo democratico di un Comune, come di una Regione, è cosa faticosa, richiede pazienza, disponibilità all'ascolto, al dialogo e, certamente, anche capacità di decidere quando è il momento. Io credo però che il centrodestra abbia perso le elezioni a livello nazionale perché ha dimostrato superbia ed arroganza. La riforma della Costituzione ne è un esempio. Noi dobbiamo sapere comprendere il timore e le preoccupazioni di una comunità che non ha nessun vantaggio da quest'opera perché il treno non si ferma nemmeno una volta in questo territorio, di una comunità che dovrà convivere con vent'anni di cantieri, che guarda con paura al problema dell'amianto, sostanza capace, se inalata, di provocare il mesotelioma pleurico, tumore che uccide nell'arco di nove mesi.
Una valle nella quale i sindaci, pur nella loro posizione di contrarietà, sono stati garanti della legalità; gli stessi che vorrebbero con Regione e Provincia, lavorare ad un grande progetto di sviluppo di un territorio che, fra otto mesi, rappresenterà il nostro Paese davanti al mondo intero.
La Presidente nel 1993 ha scritto un libro, il cui titolo è "Per un'economia ecologica", nel quale scriveva: "Per l'economia la crescita è sempre un bene, per l'ecologia vi è un limite alla crescita, che è rappresentato dalla disponibilità delle risorse e dalla stabilità degli ecosistemi".
Io sono fermamente convinto che queste parole fanno parte di lei stessa, del suo modo di essere e delle sue convinzioni, così come credo che queste parole debbono essere patrimonio del nostro partito, l'appartenenza al quale si misura in base all'onestà, alla serietà, al rispetto per gli altri. Valori che sono dentro di noi, che ci appartengono e che rappresentano l'essenza della nostra presenza in politica.
Non sono abituato, anche per il lavoro che svolgo fuori di qui, a sfuggire alle mie responsabilità. La maggioranza ha trovato un accordo sull'ordine del giorno, che naturalmente voterò.
Continuerò però a sostenere le ragioni della Val di Susa e le preoccupazioni dei suoi abitanti con onestà e lealtà, gli unici due modi che conosco di fare politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente, per la parola.
Ringrazio anche l'Assessore Borioli, e poi, nella scala gerarchica, il Presidente e il Vicepresidente, che pazientemente è rimasto ad ascoltare anche l'opposizione su questo tema.
Guardate, colleghi, io più ne sento parlare e meno capisco come lo volete affrontare. Perché dopo tutte queste parole che avete fatto e che abbiamo fatto anche noi, e che ancora faremo, l'unica cosa che veramente non si è capita è se la volete o no questa Alta Capacità. Perché mi sembra quasi che oggi siamo all'anno zero.
Dal dibattito che ho ascoltato con molta attenzione - forse l'Assessore Borioli ancora di più e, se fossi la Presidente Bresso, mi preoccuperei tantissimo - sembra quasi che oggi il Consiglio regionale del Piemonte affronti per la prima volta nella sua storia il tema "Alta Capacità sì Alta Capacità no". E' quasi come se anni e anni di consultazioni, di studi tecnici, scientifici, economici, finanziari, di studi di prospettiva, di studi di settore, di contatti con le popolazioni locali, di progetti e di studi di fattibilità fossero passati assolutamente invano.
E lo dimostra il vostro ordine del giorno, perché come fa una maggioranza, che da anni governa la Provincia di Torino e il Comune a Torino, a scrivere, nell'impegno rivolto alla Giunta regionale, le parole: "Ad ascoltare e a raccogliere positivamente domande e preoccupazioni delle popolazioni interessate, così come avviato con l'incontro con i sindaci della Val di Susa sulla Torino-Lione". Così come avviato? Oggi, 31 maggio 2005, non 1995, 1994 o 1993, colleghi del centrosinistra! Oggi, 31 maggio 2005, voi "avviate"? Allora - e lo dico con molto rispetto per tutti voi - qualcuno non sa di cosa sta parlando, oppure - cosa ancora più grave, perché l'ignoranza nel singolo è ammissibile - la vostra maggioranza, oggi, 31 maggio 2005 parte a riconsiderare completamente non solo il percorso, il tracciato, il percorso anche democratico che è stato richiamato prima, quindi con l'attenzione e il dialogo con le popolazioni locali sull'Alta Velocità, ma addirittura la necessità e l'utilità dell'opera.
Al di là delle dichiarazioni della Presidente Bresso - e di dichiarazioni di buone intenzioni, lo sapete meglio di me, soprattutto voi del centrosinistra, sono pieni i fossi e anche gli studi di fattibilità, e lo sa benissimo la Presidente Bresso, in quanto ex Presidente della Provincia di Torino - non riuscite ad andare al di là dell'apologia di Mercedes Presso. Siete freschi di vittoria e fate bene a gasarvi, dicendo: "Brava, ha ragione, si deve fare!", ma non dite né quando né come e neanche perché. Perché se c'è una verità, Assessore Borioli, che oggi sta emergendo, è che una parte rilevante della vostra coalizione, che non vi consente di essere maggioranza su questo argomento, è contraria.
Io sono favorevole ai percorsi democratici, all'ascolto delle popolazioni, ho una conoscenza e un rispetto per le popolazioni ed un'attenzione continua per le popolazioni della Valle di Susa molto superiore a quella di tanti colleghi che mi hanno preceduto; ho un contatto continuo con amministratori locali, con esponenti democratici eletti di queste zone.
Quindi, è inutile cercare di scavalcarci su chi è più buono e chi li ascolta di più. Una differenza però c'è: che noi sono dodici anni che diciamo chiaramente, lealmente ed onestamente anche a quelle popolazioni come la pensiamo.
E noi i colloqui non li abbiamo oggi, li abbiamo avviati, tenuti vivi virtuosi e proficuamente scambievoli per oltre due lustri, anche perché non abbiamo solo a cuore - e abbiamo molto a cuore - il destino e le preoccupazioni della Val di Susa, ma abbiamo a cuore il destino e il futuro di tutta la Provincia di Torino e di tutto il nostro Piemonte nel suo insieme.
Scusate, lo so che è poca cosa, però non si può, su opere strategiche di questo tipo, continuare a tenere il piede in due scarpe e a non decidere niente, perché, dopo tutto quello che è stato rappresentato stamattina da alcuni colleghi della maggioranza, ritorna sempre il quesito di prima: la volete o no, colleghi di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani e dei Verdi, la linea ad Alta Capacità Torino-Lione? La volete o no? Ma ditelo chiaramente anche agli abitanti della Val di Susa, non continuare a dire, come fa l'ex sindaco di Rivoli, il collega Boeti, che volete solo ascoltare, che avete molto rispetto, che siete il primo Comune della Val di Susa e non l'ultimo Comune di Torino o il Comune che sta in mezzo fra entrambi. Perché questo stare in mezzo non solo è inutile per la Val di Susa, ma è dannoso strategicamente, culturalmente, prospettivamente per il nostro Piemonte e per il nostro territorio.
E allora ci vuole una risposta, non basta dire: "Ha ragione la Presidente Presso, ma."; "la vogliamo, ma.". Ma quale "ma"! L'ha detto prima il Presidente Casoni benissimo: se si rivedesse ancora una volta il percorso e se salta il finanziamento, è finito! Non c'è più! È possibile che non riesca ad uscire da quest'Aula, proprio perché è un consesso alto, collega Boeti, una posizione chiara ed inequivocabile da parte vostra? E' possibile che non abbiate il coraggio che una maggioranza deve avere di votare non una petizione d'intenti e di principi, che è acqua fresca, ma di votare un ordine del giorno serio, in cui si dice sì o no ai torinesi come ai valsusini, agli ultimi come ai primi e pure a quelli che stanno in mezzo. Anche a quelli che stanno a Borgone di Susa dovete dire la verità, ma dovete uscire da questo atteggiamento ipocrita: politicamente ipocrita, è ovvio.
Anche perché ha ragione il Presidente dell'Unione Industriale Tassetti, che in un dialogo a distanza con il sindaco Chiamparino - da tanti e tanti giorni a Tokyo; troppi, secondo me - dice: "Veramente voi, su opere fondamentali, siete un po' lì...", e il Sindaco Chiamparino si arrabbia da Tokyo.
Ma ha ragione! Il problema è che lui non è andato oltre perché è il Presidente degli industriali. Noi possiamo.
Qual è il vostro problema? Voi, su questa posizione, siete gli "antenati dello sviluppo", come i cartoni animati "Flinston"; voi siete gli "antisviluppo", sull'Alta Capacità, sulla tangenziale est, su tutte le grandi opere infrastrutturali. Dovreste, invece, avere il coraggio di ammettere che rappresentano l'unica alternativa per il rilancio di un futuro possibile e sostenibile anche economicamente (ma non solo) della Provincia di Torino.
Fateci capire la vostra proposta alternativa! Se non esiste su questo una posizione vostra, su cos'è che esistete? Su una sommatoria raccoglitizia di differenze che poi, nel momento delle scelte, torna a frantumarsi.
È vero che le elezioni tornano ogni cinque anni e da un Consiglio regionale non si dimette nessuno, anche per cause alte e nobili di cedolino, però rispetto alle grandi scelte politiche, alle scelte che rischiano di paralizzare ulteriormente questo territorio, non ci siete.
Spero che oggi diciate un "sì" o un "no", perché il motto che è stato lanciato prima dal collega di Rifondazione Comunista mi ha preoccupato, ma non perché ha citato tre volte lo stesso verbo all'infinito, imitando, con qualche anno di ritardo, l'ex Procuratore Generale di Milano, ma per il verbo stesso: "ascoltare, ascoltare, ascoltare". Dopo quindici anni siamo all'ascolto? Il nostro verbo è: procedere, procedere, procedere, con un "veloce" alla fine, insieme ad un punto esclamativo!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Non ho remore nell'affermare che se fossimo all'anno zero probabilmente esprimerei un'indicazione diversa, per quello che mi compete circa il proseguimento del Corridoio 5 oltre Torino. Ma dico subito, con altrettanta chiarezza, che oggi, fatta più di dieci anni fa quella scelta non è pensabile poter tornare indietro e cambiare scenario.
La scelta dell'Unione Europea prevede l'indicazione del Corridoio 5 e non possiamo permetterci, oggi, di porre in discussione quella decisione se non si vuole tornare ai tempi in cui troppe grandi infrastrutture sono state bloccate, segnando, in questo senso, anche l'arretratezza del Piemonte rispetto alle altre realtà.
Con la realizzazione della Torino-Lione, la posta in gioco è la capacità di una classe politica di attuare un progetto di futuro, di relazioni e di scambi, senza i quali il Piemonte è destinato alla marginalizzazione.
Credo anche che questo progetto di futuro sia ben presente nel programma della coalizione, e ritengo che questa sarà in grado di esprimere le decisioni necessarie per portarlo a compimento.
Il completamento e l'ammodernamento della rete europea di Alta Velocità e Alta Capacità lascerà il segno nel tempo: trasformerà il territorio indirizzerà lo sviluppo in modi nuovi, renderà possibili nuovi collegamenti nord-sud ed est-ovest in Europa e, da questa, verso l'esterno: pensate alla centralità che acquisterà il Mediterraneo e al nuovo ruolo che ricopriranno i porti.
Se non si realizza la Torino-Lione, intesa come una tratta della più ampia e vasta Lione-Budapest, l'Italia resterà connessa alla rete europea lungo direttrici nord-sud, Sempione-Gottardo-Brennero, lungo le quali si muoveranno sì flussi di traffico internazionali, ma solo quelli che hanno origine e destinazione nel nostro Paese, lasciando l'Italia fuori dai grandi flussi di trasporto di uomini e mezzi che, dall'ovest all'est dell'Europa, dalla Spagna alla Russia, passano oggi a nord delle Alpi.
I grandi centri economici italiani sarebbero comunque collegati alla rete europea, ma in un rango subordinato rispetto alle grandi dorsali.
L'area torinese, in particolare, sarebbe relegata all'angolo ovest dell'Italia e la linea Torino-Milano di Alta Velocità, priva del suo proseguimento verso la Francia, rischierebbe di diventare la bretella di collegamento di una media città in decadenza, Torino, con la grande metropoli europea, Milano, dove convergono linee da sud, da est, dal Gottardo e così via.
Non è lo scenario che noi vogliamo. In questo quadro, quindi, la linea per Lione è assolutamente vitale per Torino e per il Piemonte, e lo SDI lo ribadisce con forza.
Riaffermato questo aspetto, voglio però evidenziare altre questioni.
Intanto la realizzazione della Torino-Lione dovrà rappresentare un'occasione per riequilibrare la ripartizione modale del traffico merci, e a tal proposito ribadisco quanto è già stato richiamato: se il riequilibrio modale punterà sulla ferrovia, allora è coerente il "no" alla seconda tratta del Frejus ed è altrettanto coerente puntare sul ripotenziamento di tutto il sistema ferroviario, i cui rami diventeranno i "canali di irrigazione" dei grandi assi portanti, con benefici sul piano della riduzione dell'inquinamento complessivo e della densità del trasporto autostradale, drammaticamente sovrautilizzato e con conseguenti problemi di sicurezza per l'utente.
Detto, quindi, che la struttura è necessaria, strategica indispensabile ed inevitabile, non è automatico, però, che debba essere realizzata in qualsiasi modo.
Ho detto all'inizio che oggi non è più tempo di riflessione o di contrapposizione tra "sì" e "no": la scelta per il "sì" è stata compiuta ma non è necessario che sia un "sì" supino ed incondizionato.
Il pieno coinvolgimento del territorio, l'esigenza di una fitta rete di relazioni con le comunità locali, l'attivazione di metodi di partecipazione adeguati dei Comuni, la capacità di ascolto vero delle esigenze del territorio, la definizione di impegni esigibili che rassicurino la comunità, sono passaggi ineludibili. E se oggi si parla ancora di questi aspetti, non è perché si vuol tornare all'anno zero; casomai vuol dire che in passato il rapporto con il territorio e con i Sindaci, che è stato da Casoni definito scambiabile, non è stato tale, se è vero che tanti Sindaci oggi non sono contenti dell'impianto che è stato previsto. Credo, quindi che il confronto sia indispensabile, non per piegarsi alle esigenze di chi urla di più, ma per creare veramente il presupposto che la Val di Susa sia considerata non un corridoio in cui passare, ma una valle e un territorio importante, una comunità piemontese che non ha meno diritti e meno dignità delle altre.
Il confronto mi pare che sia stato riavviato con forza in questa direzione da parte della Presidente Bresso sin dal suo insediamento e credo che questo confronto possa essere approfondito senza, per questo, ritardare l'attuazione dell'opera.
Le criticità certamente non mancano: è stata richiamata la Val Cenischia e si parla di progetti alternativi. C'è da domandarsi - ed è un interrogativo certamente non evitabile - se la scelta di soluzioni alternative non richieda anche modifiche al tunnel geognostico di Venaus permane il problema del nodo di Torino, del rango della stazione passeggeri e la criticità sull'attuale collegamento ferroviario per il periodo transitorio. Sono tutte questioni che devono trovare risposte in un momento di approfondimento.
Io voglio ribadire oggi, al di là degli aspetti specifici, che non si può comunque prescindere da una valutazione complessiva del carico ambientale esistente e previsto in Val di Susa, sulle prospettive di sviluppo della stessa, da definirsi in un unico tavolo di confronto al quale gli enti locali devono essere adeguatamente rappresentati.
Penso che alcuni impatti rilevanti esistenti potranno essere sopportati dalle popolazioni solamente se la linea ferroviaria diventerà un'occasione di sviluppo non solo per Torino, per il Piemonte e per il Paese, ma anche per la valle attraversata. È quindi necessario concordare, con le comunità locali, un vero e proprio piano di sviluppo della valle nel suo complesso che tenga conto e valorizzi il patrimonio naturale, storico, produttivo e insediativo, e che preveda una serie di interventi con investimenti che portino al riequilibrio economico ed ambientale della valle.
Penso sia necessario riflettere su un ulteriore aspetto: mi chiedo se non sia il caso di pensare ad una vera legge speciale, da parte dello Stato, per la Val di Susa, così com'è avvenuto, per esempio, per la Valtellina nel dopo alluvione, con investimenti programmati, con opere il cui inizio sia calendarizzato contestualmente all'inizio dei lavori ferroviari. Insomma, quegli impegni esigibili di cui ho detto prima, in grado di tranquillizzare le comunità locali.
Concludo riaffermando, senza difficoltà, la visione dello SDI rispetto ad un sistema di trasporti basato sulla mobilità, come strumento per la crescita, il benessere e lo sviluppo delle comunità, delle imprese e dei territori.
La dotazione di infrastrutture è chiaramente un volano di crescita, i cui benefici vanno misurati in un orizzonte temporalmente dilatato.
Naturalmente è una visione che non tiene conto soltanto della Torino-Lione ma richiama anche quell'altra serie di realizzazioni infrastrutturali che in parte, sono già state richiamate dagli interventi che mi hanno preceduto, in particolare da quello del collega Bizjak, che ha fatto riferimento al protocollo di intesa per le province del Nord-Ovest, proprio in relazione a questi aspetti e alla necessità di accelerarne la realizzazione.
Mettere in campo un progetto strategico di sviluppo, con l'ammodernamento delle infrastrutture, che non si limiti, quindi, soltanto alla creazione di posti di lavoro nuovi per la realizzazione delle stesse infrastrutture, ma che risponda a una logica di messa in rete di aree territoriali, in cui città, imprese, abitanti e altri operatori sono soggetti di valorizzazione economica, sociale e territoriale: questa è la sfida che si sta giocando ed è a questa sfida che lo SDI dà un convinto sostegno.
Se è vero che la politica è fatta di consenso, voglio sottolineare come la Val di Susa non abbia fatto certamente mancare, pure in presenza di un programma che rimarcava la necessità della realizzazione della struttura ad Alta Velocità in quella realtà, il suo consenso alla nostra maggioranza.
C'è, però, un altro aspetto della politica che non bisogna mai dimenticare: compete ad essa l'onere del progetto e della proposta progetto e proposta presenti nel nostro programma, rispetto ai quali, anche in presenza delle diverse sensibilità all'interno della coalizione, sapremo dare una risposta, assumendo quella responsabilità di coalizione di governo che è sicuramente nei nostri intendimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente. Nell'intervenire, non posso non rimarcare l'assenza della Presidente Bresso, non tanto per l'importanza minima di colui che parla, quanto per l'importanza dell'argomento che si va via via dipanando e che sta volgendo verso la conclusione e la presa di posizione finale.
Ritengo che questo sia il sintomo inaccettabile di un non corretto rapporto tra il governo regionale e l'Assemblea regionale; lo dico anche in riferimento a coloro che prima si sono richiamati al confronto delle opinioni: si predica bene, ma si incomincia a razzolare male, proprio in questa sede.
Devo dire, viceversa, che sono stati svolti interventi indubbiamente apprezzabili dalla parte politica nella quale mi trovo collocato, ma anche da parte di alcuni colleghi di maggioranza, soprattutto quelli che si sono fatti carico di una coerenza nell'esposizione del proprio pensiero, su una tematica molto importante, quale la realizzazione di questa infrastruttura assolutamente essenziale.
Rispetto ai collegamenti ferroviari, occorre fare un salto di qualità penso non sia in discussione l'ammodernamento o il maggiore utilizzo delle linee esistenti, che probabilmente sono già assicurati dalle tecnologie di controllo della sicurezza e della marcia dei treni, altrimenti non si capirebbe come si possano realizzare strategie di potenziamento, che in questi anni non hanno risolto il problema del rispetto degli orari per i pendolari, ma sotto altri profili hanno dato indubbi miglioramenti.
Il sistema ferroviario va visto nel suo complesso, per cui parliamo di Torino-Lione, ma parliamo anche di Novara-Milano, di Genova-Novi Ligure Alessandria-Tortona-Milano, quindi il collegamento verso Novara e il nord dell'Europa.
Devo dire di non aver capito bene il discorso della partecipazione così come prima è stata esposta ed interpretata da qualche altro collega.
Riguardo alla rete ferroviaria ad Alta Capacità, qualcuno sosteneva che veniamo in Aula a parlare, senza conoscere tutti i precedenti. Questo non è vero; all'inizio il collegamento era stato impostato in un certo modo tant'è che, ad esempio, la Milano-Genova ha avuto ben due bocciature, con tanto di delibere di Giunta regionale, da parte dell'Amministrazione della quale facevo parte. Solamente un terzo progetto, un terzo tracciato, quando veramente la rete è diventata maggiore interconnessione con i sistemi locali, ha avuto il via libera. Questo non va dimenticato.
Oggi, si tratta soprattutto di inserire le linee ad Alta Capacità in un sistema logistico che sia in grado di portare anche occupazione, nel momento in cui lo si realizza in modo programmato e con criteri che rispettino l'impatto ambientale, ma anche e soprattutto i costi, quindi tenendo conto dell'aspetto economico, che non va assolutamente dimenticato anche per le considerazioni che venivano fatte rispetto all'Eurotunnel.
Ebbene, non ho sentito il collega Deambrogio alzare la voce quando, ad esempio, il Comune di Alessandria ha inventato, dalla sera alla mattina, un district park, scoordinato da qualsiasi programmazione.
Vogliamo sottolineare l'importanza di una programmazione complessiva delle reti e dei trasporti, soprattutto ferroviari - e sono d'accordo di privilegiare il sistema su rotaia - e anche dei sistemi logistici? Il Piemonte ha una posizione invidiabile; come diceva la Presidente nella precedente seduta, siamo al confine e siamo anche all'incrocio dei vari assi e corridoi. E allora, utilizziamo queste opportunità! L'altra considerazione: la partecipazione. Qualcuno l'ha declinata soprattutto sotto forma di ascolto; l'ascolto presuppone che qualcuno ascolti e che qualcuno parli. Non vorrei che si pensasse di defatigare l'interlocutore, facendolo parlare! Io vorrei porre la questione sotto un altro profilo: una volta rispettata la Costituzione e la partecipazione, la democrazia e la libertà di tutti, il nodo viene al pettine: c'è un interesse di carattere generale e c'è un interesse particolare, un interesse locale. Ebbene, come li coniughiamo e come usciamo da questa impasse? Anche se in questi giorni parlare bene di Europa non è di moda, ricordo che la normativa europea, in materia di impatto ambientale, ma anche la normativa regionale, forniscono elementi per andare in questa direzione attraverso i criteri e la partecipazione.
Chiedo ai colleghi di leggere tutte le deliberazioni che la Giunta regionale, negli anni 2003, 2004 e 2005, ha prodotto in materia di Alta Capacità. Oggi, al di là della volontà dichiarata di andare ad ascoltare e a confrontarsi - cosa che è stata fatta, come dicevano i colleghi , per decine di volte, se andiamo a misurarle da un punto di vista numerico, ma bisogna guardare anche la sostanza - ci troviamo in una situazione in cui la Regione Piemonte ha approvato determinati tracciati e si va avanti.
Allora, delle due l'una: o il governo regionale va avanti nei vari incontri con il Governo e i Ministeri, oppure sospende la situazione. Credo non ci siano altre possibilità, altrimenti significherebbe andare avanti e, poi semmai, andare a confrontarsi in modo residuale con le comunità locali.
Ebbene, questo credo non sia nella volontà di coloro che hanno chiesto una maggiore partecipazione, ma è assolutamente necessario che si faccia chiarezza rispetto al vero intendimento della Giunta regionale, e non pu che dircelo la Presidente di questa Giunta, che rappresenta la sintesi di tutte le esigenze e l'indirizzo definitivo dell'Amministrazione.
Vogliamo o non vogliamo questi collegamenti? Questi collegamenti, per la loro natura, hanno comunque un impatto, che a mio avviso è già stato il più possibile minimizzato. Si può fare ancora di più. Andate a leggere le delibere: quando si passa dai progetti (li posso fornire per facilitare la ricerca a qualche collega che può essere interessato), c'è tutto un dettaglio di decine di prescrizioni, decine di previsioni di riesame del progetto esecutivo a fronte del passaggio dal progetto preliminare al progetto esecutivo.
Quindi, cari colleghi, finora non si è stati a guardare per aria o comunque, a trescare contro le comunità locali per fare quello che si doveva fare per interessi magari non nobili o molte volte inconfessabili.
Io credo che ci si trovi di fronte ad una situazione che richiede assolutamente una convergenza di volontà, se vogliamo essere trasparenti nei confronti delle comunità locali: non vendere fumo, ma farsi carico, in un quadro di conferma dell'importanza strategica di queste opere, di alcune messe a punto che ancora sono concesse.
Non è certo prova di serietà presentare ordini del giorno che non dicono assolutamente nulla, salvo le prime due righe: "Approviamo il programma esposto dalla Presidente Bresso" (ci mancherebbe!). Le righe che riguardano i temi dell'Alta Capacità in Val di Susa sono una fuga dalla chiarezza e sono un tentativo di far calare una cortina fumogena su un problema che certamente è dirimente e alla lunga sarà dirimente all'interno della maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Il dibattito fin qui svolto ha evidenziato in gran parte le contraddizioni che hanno segnato questa vicenda negli anni. Non abbiamo ben capito se s'invocano o non s'invocano i manifestanti, non abbiamo ben capito se si vedono o non si vedono, non abbiamo ben capito se le varie amministrazioni di Piossasco, Venaria, Collegno e Susa, che più volte hanno espresso la voglia di essere ascoltati, sono un qualcosa che esiste o un qualcosa che è soltanto nella mente degli undici firmatari dell'appello che ricordo essere stato un appello, nient'altro che quello, una lettera aperta.
Eppure tre anni fa 20.000 persone hanno manifestato e quella manifestazione forse ci racconta di un pasticcio che oggi noi stiamo vivendo, dovuto non all'attuale composizione di maggioranza, ma forse a un dialogo non del tutto espletato, non del tutto snodatosi.
Parlare e dialogare vuol dire ascoltare, parlare ed essere in due quando manca una delle due parti, o una delle due parti è data per scontata oppure una delle due parti è data soltanto per velleitaria o settaria e allora, a quel punto, forse il dialogo non esiste più. Perché adesso non ci spiegheremmo la forte critica che proviene da alcune zone del nostro territorio, non ci spiegheremmo il perché di tante pressioni, il perché di tante assemblee, di tante parole, di tanti inviti, di tanti appelli che i Sindaci (trasversalmente, di tutti i partiti) stanno firmando e stanno sottoscrivendo.
Non è soltanto una battaglia di una piccola comunità, ma una battaglia di un territorio - perlomeno, così la leggo - che chiede un modello di sviluppo sostenibile per la grande città, ma anche per i territori che fanno da corona alla grande città. È quindi una richiesta di confronto, e quell'appello andava proprio a sottolineare quella necessità di confronto.
Il programma che Rifondazione Comunista appoggia e sostiene - non messo assolutamente in dubbio dalla maggioranza - nelle sue tante pagine cita una sola volta questo progetto TAC, tra l'altro lasciando aperto il dibattito riprendendo ancora, a fine programma, che tutti i progetti di sviluppo devono essere anche indirizzati alla tutela della persona e delle comunità.
È in quest'ottica che noi leggiamo il programma ed è così che il programma è stato scritto. Non possiamo quindi pensare di fare a meno della partecipazione, che vuol dire democrazia, che ci viene chiesta con grande forza dalle popolazioni intorno a noi. Non sono sempre e solo critiche; c'è qualche critica, c'è qualche dubbio, c'è qualche perplessità, ma c'è anche qualche speranza su un modello di sviluppo ferroviario di cui effettivamente necessita il Piemonte.
Ha ragione Deambrogio quando prima diceva: "Guardiamo al sistema ferroviario, guardiamo gli incidenti del sistema ferroviario nazionale e regionale, che sono dovuti a mancanza di sicurezza, a binari unici, a percorsi difficili, lenti, con ritardi ormai patologici". Basta fare un salto a Porta Nuova e guardare il tabellone per dare un'occhiata a tutti i ritardi e ai rimborsi che spesso devono essere erogati a chi arriva con minuti e minuti di ritardo, soprattutto i pendolari (purtroppo spesso non possono giustificare al lavoro questo ritardo perché non viene accolto, non viene motivato).
Ebbene sì, c'è bisogno di uno sviluppo delle ferrovie, ma allora partiamo da quello sviluppo che oggi accoglie soltanto il 31% del trasporto commerciale su ferro. Nelle valli, nel transito verso la Francia, passa tutto ancora sul gommato. Siamo sicuri che un progetto di questo tipo possa davvero favorirci? Sono domande legittime, perché governare vuol dire responsabilità, vuol dire non partire dal presupposto di avere la verità in tasca, non partire da tecnologie date per acquisite, ma partire dal ruolo politico che questo Consiglio ha e che giustamente deve pretendere di espletare, anche parlando, discutendo, dialogando, arrivando a delle sintesi, arrivando a dei confronti.
A me hanno fatto un po' "paura" alcuni toni quando si invita la Presidente a far votare alla sua maggioranza l'ordine del giorno, oppure quando si invita la maggioranza a far fare un passo indietro agli undici: indica quel concetto di partecipazione e di democrazia che mi pare un po' carente e un po' assente, quel dialogo-non dialogo fatto di pretese, di ordini e non di inviti, in cui tutto è messo a tacere, in un Consiglio che non è più un punto di dialogo, ma diventa un punto di arrivo, non certo di partenza.
Dando un'occhiata alla rappresentanza elettiva che abbiamo, dobbiamo anche tenere conto di quello che il territorio lancia e rilancia alla nostra attenzione, non chiudere gli occhi, ma affrontarlo con serenità.
L'impegno di questa maggioranza sarà duro e faticoso.
Ci sono dei temi sul tappeto: la sanità (su cui davvero lo sforzo dovrà essere impari, talmente ci sarà da lavorare in un settore forse un po' bistrattato nel tempo), il turismo, la cultura, la montagna. Sono temi cari anche a quelle valli, che vedono in un transito troppo veloce forse una disattenzione verso quella cultura, quell'agricoltura e quella valorizzazione del territorio, sempre più necessarie di fronte a un abbandono che sembra ormai praticamente irreversibile.
Ecco allora che gli undici hanno rivendicato nient'altro che una parziale autonomia di riflessione: poniamoci a riflettere su un progetto che è datato, che risale agli anni '80, che oggi riaffrontiamo dopo dieci quindici anni in un quadro economico completamente - ohibò, ahinoi cambiato, completamente modificato; rivalutiamo anche quello e valutiamo una linea che, più che Torino-Lione, verrebbe da chiamare Milano-Lione.
È vero, forse qualcuno di noi non ha visto i progetti, forse qualcuno di noi non ha avuto l'opportunità o la possibilità di informarsi, ma accelerare i tempi in questa fase probabilmente è un atto di dubbia funzionalità.
La responsabilità è anche quella di riflettere e porsi delle domande senza passare per agitatori, senza passare per sobillatori, senza passare per coloro che accendono fuochi che poi non riescono assolutamente a spegnere. Non penso proprio che queste affermazioni riguardino noi, nel modo più assoluto.
I cittadini cosa chiedono? Chiedono che si tenga conto dei sondaggi già effettuati in valle. Ci sono già dei dati, è anche uscita la pubblicazione edita dalla Regione Piemonte, in cui si fa un quadro delle sostanze contenute in quella montagna. Alcuni trafori sono già stati fatti.
Per quanto riguarda Venaus, mi limito soltanto a riportare quello che ho sentito, fonte di dibattito e di discussione: gli 80 milioni destinati ad un buco che, più che un buco di sondaggio, sembra già addirittura un'opera complementare all'Alta Velocità stessa. I costi elevatissimi necessiteranno sicuramente di un piano dello Stato, che non può tirarsi indietro e arretrerebbe solo di fronte alla Francia o di fronte al timore di perdere questa partita; occorre un piano economico di sostegno e di sviluppo di questa tratta, perché comunque sarà finanziariamente impegnativa.
È giusto ricordare altri monumenti che, purtroppo, col tempo hanno perso valenza, come il sottopasso della Manica, speranzoso, anche quello probabilmente fonte di sviluppo, che però non ha dato i risultati richiesti. Del resto, di monumenti al cosiddetto progresso ne abbiamo visti tanti, specialmente quando sui monumenti non è stata svolta quella riflessione necessaria e doverosa prima della loro costruzione specialmente quando i tempi cambiano, quando le caratteristiche sociali ed economiche di una regione si modificano e non di poco.
Poi tentiamo di capire dove metteremo il materiale di risulta; tentiamo di capire cosa si farà di quelle poche schegge di amianto di cui qualcuno ha detto o di quella parvenza di uranio che forse si troverà in quelle gallerie.
Non credo che siamo di fronte a un gruppo di conservatori ciechi ed ottusi. Credo che siamo di fronte ad una maggioranza che sa discutere, che sa confrontarsi in un'ottica di sviluppo sostenibile, e questa è lungimiranza, non è conservatorismo.
Concludo con poche parole questo intervento, richiamando la partecipazione e i principi su cui si basa la nostra Costituzione, al confronto con le istituzioni locali che, se fossero state così ascoltate forse oggi non urlerebbero il loro silenzio, non urlerebbero la loro assenza da ogni trattativa. Dobbiamo cercare di capire come risolvere con loro questo problema in un'ottica di economia che si è modificata ed in un'ottica che sia di uno sviluppo per una Regione che, dopo molti anni di silenzio, ne ha un gran bisogno.
Giorgio Gaber diceva che la libertà è partecipazione, e direi che questa è la via per portare avanti questo principio, che non sta ad un cantautore ricordarci.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Avendo seguito tutta la vicenda, ormai da dieci anni si parla di questa ferrovia, ne parliamo in quest'Aula e se ne parla molto fuori. Devo dire che oggi non ho sentito dall'attuale maggioranza, un tempo minoranza, certe contestazioni che erano del tutto fuori luogo e del tutto infondate. Mi rallegro di questo.
Certo è che capisco le difficoltà di certi Gruppi, di certi partiti e di certi movimenti politici: dopo dieci anni di feroce opposizione a quest'opera, vengono ora a trovarsi a far parte proprio di quella maggioranza, sotto la cui giurisdizione - almeno mi auguro - verrà realizzata l'opera.
E capisco che si trovino parecchio spiazzati, perché molti dei punti e qui riprendo le parole di qualche collega - e delle battaglie che hanno scatenato le critiche, gli appelli e le tensioni che hanno portato in piazza 20 mila persone, erano e sono, a dir poco, completamente infondati.
L'Italia è rimasta particolarmente arretrata in tema di ferrovie ad Alta Velocità; abbiamo un rete di appena 800 chilometri, anzi nemmeno perché in funzione vi sono circa 350-400 chilometri, cioè la tratta Roma Firenze: sta per entrare in funzione la Roma-Napoli, mentre siamo in stato di lavori avanzati sulla Torino-Novara e su alcuni tratti della Milano Bologna-Firenze. Complessivamente siamo decisamente arretrati, mentre le ferrovie ad Alta Velocità sono state costruite in Francia, in Germania, in Giappone e nella maggiore parte di tutti i paesi europei.
In Italia abbiamo comunque in funzione la tratta Roma-Firenze, dove ogni ora vi sono treni che corrono a 250 chilometri all'ora, senza dare il minimo problema e senza dare tutti quei problemi che temono le popolazioni interessate nella Val di Susa.
Sottolineavo questo: la demagogia di questi anni, che ha scatenato tutte queste proteste per lo più infondate, mentre per contro sono state taciute proprio alle popolazioni interessate tutti i vantaggi che avrebbero goduto dalla realizzazione di questa ferrovia. E qui faccio un collegamento con l'intervento del collega Deambrogio, ma anche di altri, che sottolineavano come gli investimenti più cospicui fossero diretti verso il sistema ad Alta Capacità e non sulle ferrovie normali. Ma è proprio la realizzazione di una dorsale di ferrovia ad Alta Capacità e ad Alta Velocità che potrà permettere alle ferrovie normali di funzionare e di svolgere il loro ruolo.
Prendiamo proprio la Val di Susa: l'attuale ferrovia ha due binari, dei quali uno costruito tra il 1860 e il 1870, mentre suppongo che i secondo abbia una cinquantina d'anni. Su questi due binari, di cui uno totalmente inadeguato a livello di raggi di curvatura, che impongono limitazioni drastiche di velocità, nonché a livello di pendenze, che raggiungono il 31 per mille e impongono limitazioni di composizione dei treni, si prevede di fare passare 220 treni al giorno negli anni prossimi. E si prevede di fare passare il TGV e gli Eurostar insieme ai pesantissimi treni merci, insieme ai treni regionali.
È chiaro che il servizio regionale è e resterà estremamente sacrificato in queste condizioni. Nel momento in cui verranno realizzati gli altri due binari della linea ad Alta Capacità, binari che passano lontano dai centri abitati, per più del 90% in galleria, senza nessun impatto ambientale senza conseguenze per la valle, i due binari della vecchia linea potranno essere dedicati interamente al servizio regionale, un servizio che potrà essere addirittura di tipo metropolitano, con un treno ogni venti minuti dando alla vallata un servizio di trasporto al massimo dell'efficienza.
Cosa che oggi possono sognarsi e che un domani diventerà realtà! Ma vi è ancora un'altra osservazione su questo filone. Oggi nel centro di Torino abbiamo dei punti in cui i binari sono ridotti a due (parliamo sempre della direttrice Milano-Lione) e creano dei veri ingorghi; nel centro di Torino passano i treni merci, passano gli Eurostar e i treni regionali.
Per fortuna, con la realizzazione del passante a quattro binari e la realizzazione della gronda nord con altri due binari, che collegheranno la linea ad Alta Velocità Torino-Novara-Milano direttamente con la Torino Lione, evitando Torino (sarà una specie di circonvallazione ferroviaria) avremo tutti i treni merci deviati su questa gronda nord, due binari per i treni Eurostar, Intercity e comunque a lunga destinazione, e finalmente due varianti destinate esclusivamente ai treni pendolari, con netti benefici.
Oggi abbiamo molte linee sature. Vengo da Cuneo e sono il primo ad aver chiesto e a continuare ad insistere per il raddoppio della linea Fossano Cuneo, opera assolutamente prioritaria, cui dovrà far seguito l'elettrificazione della Cuneo-Ventimiglia. Sono due opere che si inseriscono.
Vi dico - e l'ho provato personalmente - che il grosso dei problemi che hanno i treni cuneesi è dovuto al nodo ferroviario di Torino. Si arriva in orario fino a Carmagnola - parlo delle ore del mattino, venendo da Cuneo verso Torino - poi diventa drammatico riuscire ad arrivare in orario alla stazione Porta Nuova, perché ci si ferma di semaforo in semaforo.
La realizzazione del passante della gronda nord sicuramente darà enormi benefici anche a questa linea, anche se non esiste apparentemente un collegamento diretto, ma esiste questo nesso logico. Per cui ben vengano gli investimenti sulla linea ad Alta Velocità, non consideriamoli una cosa estranea all'insieme degli investimenti sulla rete ferroviaria del Piemonte, perché i benefici verranno ripartiti equamente su tutta questa rete e non solo sulle nuove linee. Come ripeto - a tal proposito, invito veramente gli ex oppositori, ora che sono in maggioranza, alla realizzazione di questa linea d'Alta Velocità - i primi a guadagnarne saranno proprio i valsusini. Per logica, mi sarei aspettato di veder manifestare qua fuori i Comitati della Val di Susa per chiedere la realizzazione immediata di questa ferrovia, e non per fare opposizione.
Come ripeto, i primi a guadagnarne saranno proprio loro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Signor Presidente.
Molte cose sono già state dette. In particolare, riconosco al Consigliere Boeti di aver esposto con chiarezza le numerose questioni legate a questo argomento.
Nel corso della precedente legislatura non era mai stato convocato un Consiglio regionale straordinario dedicato a queste tematiche, e quando se ne parlava - raramente - era perché qualche Consigliere della minoranza sollevava alcune problematiche attraverso interrogazioni oppure - purtroppo in occasione di gravi incidenti ferroviari, a seguito dei quali si sottolineava lo stato di degrado delle linee piemontesi e ci si chiedeva come mai si intendeva utilizzare ingenti risorse per questa nuova linea.
Mi è sembrato strano che, cambiata la Giunta regionale, i Consiglieri del centrodestra, che per cinque anni, se non per dieci, non avevano ritenuto opportuno un dibattito complessivo su questo tema, abbiano subito richiesto una seduta straordinaria.
Queste problematiche sono sempre state utilizzate dal centrodestra per non raffrontarsi con coloro che, all'epoca, chiedevano un confronto aperto.
Ricordo bene come l'allora Assessore Casoni, in una delle poche discussioni in Aula su questi temi, avesse detto che il problema della linea storica (che era stato sollevato in quel caso), insieme alla questione dei ritardi che gravavano sui pendolari, non sarebbe stato tecnicamente affrontato finché non fosse stata terminata la linea ad Alta Velocità. Forse è per questo che il collega Casoni pensa di accelerare a tal punto le opere adesso: addirittura, se ho ben compreso, vorrebbe far iniziare i lavori relativi allo scavo geognostico di Venaus il 5 giugno, che, se non erro, è una domenica. Ha veramente molta fretta l'ex Assessore! Credo che il discorso di base sia già stato fatto da molti Consiglieri ed è stato ben rappresentato anche nell'ordine del giorno proposto.
Siamo consapevoli che non si possa parlare di questa linea senza affrontare, nel loro insieme, tutte le problematiche legate ai trasporti della nostra Regione: ci sono delle linee che vanno riviste, dei mezzi rotabili obsoleti da rinnovare, si deve migliorare soprattutto la gestione tecnica delle strutture affinché possa aumentare la frequenza di utilizzo.
Naturalmente, siamo tutti concordi sul fatto che si debba incentivare l'uso del mezzo ferroviario in luogo della gomma.
Dai banchi del centrodestra abbiamo sovente sentito parlare, in merito a questa linea, di ambiente, di sviluppo e di economia ambientale. Credo che siano argomenti meritevoli di maggiore approfondimento, non risolvibili con pochi cenni.
Solo pochi giorni fa il giornalista Valentini su la Repubblica ha nuovamente affrontato il tema ambientale legandolo al principio dello sviluppo.
A mio giudizio, quell'idea di ambiente dovrebbe avere il coraggio di confrontarsi con altre ipotesi di ambiente. Giudico riduttivo parlare di ambientalismo legato solamente allo sviluppo tecnologico senza tener conto della pluridecennale necessità di una società che crei un'economia considerando i temi della decrescita. Oggi, con i problemi che abbiamo in campo ambientale, sociale ed economico, considerare solo un lato del problema credo sia un grave errore.
Si è infatti discusso molto di dati tecnici, di ipotesi di trasporto di cifre relative a merci e a finanziamenti. Sono disponibili molti documenti; però, com'è già stato detto da qualche collega che mi ha preceduto, dobbiamo avere il coraggio di ammettere che alcuni dati vanno riesaminati alla luce di quello che sta accadendo nel mondo economico ed industriale italiano e piemontese.
Il 20 maggio, in un seminario del WWF, sono stati presentati interessantissimi dati inerenti allo sviluppo della nostra Regione e alle necessità trasportistiche del Piemonte.
Credo che la mia opinione su questa problematica sia ormai nota. La mia posizione non è certamente dettata da schieramenti politici, ma nasce semplicemente da un mio personale atteggiamento.
Non credo che vi stupisca, quindi, se la mia posizione rimane attenta e critica, così come non devono stupirvi le affermazioni di Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente dei Verdi, sull'Alta Velocità. La posizione degli ambientalisti su questa linea in particolare è nota da tempo.
L'ordine del giorno presentato dalla maggioranza che ci apprestiamo a votare, richiama il principio condivisibile del confronto, della concertazione e della partecipazione, senza che vi siano degli obiettivi prefissati. Questo è l'aspetto positivo che noi cogliamo nel testo proposto presentato dalla maggioranza, con l'intendimento, che ritengo condiviso che valga il principio di ascoltare tutte le voci, anche di quei professori del Politecnico che hanno opinioni divergenti.
Mi auguro che il Consiglio di oggi possa contribuire al superamento di un altro di quei punti che noi consideriamo problematico, quello di allargare la discussione su questo tema il più possibile, perché sovente si sono riscontrate delle difficoltà nel far circolare le informazioni relative alla complessità degli argomenti che riguardano questa linea ferroviaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boniperti.



BONIPERTI Roberto

Colleghi, stamattina abbiamo seguito un dibattito con parecchi punti di vista e divergenze, ma pochi punti di incontro.
Prima, il Consigliere Boeti, diceva di essere critico sull'Alta Velocità, in quanto primo Sindaco della Val di Susa; da ultimo, il collega Moriconi ha espresso tutte le sue perplessità - le perplessità dei Verdi su questo progetto, sul modo di operare nelle infrastrutture. Anche il collega Deambrogio, di Rifondazione Comunista, ha detto che ci sono molte perplessità, nel merito.
Bisognerebbe capire, allora, cosa si vuole; se si vuole andare avanti o se questa maggioranza intende fermarsi sull'Alta Velocità, perché la questione dei ragionamenti, del sentire, del parlare, la stiamo discutendo da dieci anni. Io arrivo dalla provincia di Novara e abbiamo avuto gli stessi vostri problemi, con una piccola differenza: quando si è trattato di decidere, abbiamo preso coscienza e abbiamo deciso, seguendo quanto consigliavano le prescrizioni delle Conferenze dei Servizi, anche ambientali.
Siamo andati avanti perché il Piemonte ha bisogno di questa linea; non è una questione di campanile, di chi vuole l'Alta Velocità, perché ha degli interessi, e di chi non la vuole, perché ha interesse a non volerla.
Si tratta dello sviluppo del Piemonte, di dare al Piemonte quel sostentamento e quella possibilità di rialzarsi dalla crisi vissuta finora.
Non possiamo più aspettare, non si può più andare avanti a discutere. Tra l'altro, il progetto prevede che il 90% del percorso sia in galleria pensate che a Novara è tutto esterno, però l'abbiamo supportato, perch rappresenta la possibilità di un futuro per le aree industriali della Pianura Padana, in contrapposizione alla possibilità di lasciare a casa tante persone che, con la crisi della FIAT, sono senza lavoro.
Il Consigliere Buquicchio, parlando del tratto Torino-Lione, ha detto: "Se sarà realizzato". Questo vuol dire che qualche dubbio l'avete! Il collega Moriconi ha detto che l'ambiente è una questione solo del centrosinistra. Collega, l'ambiente sta a cuore a tutte le persone che hanno buonsenso, però, oltre all'ambiente, bisogna pensare che alla fine del mese occorre uno stipendio e che c'è gente che deve lavorare, quindi va bene tutelare l'ambiente, ma non si può fermare lo sviluppo. Non possiamo essere tagliati fuori! Abbiamo realizzato una parte di questo intervento, la Torino-Novara.
Cosa facciamo, lasciamo tutto in sospeso? Questa mattina non è emersa, da parte della maggioranza, un'espressione chiara. Si è detto che si vuole andare avanti con le opere, ma che occorre parlare. Cosa vuol dire parlare? Vuol dire aspettare ancora qualche anno? Perdiamo ulteriormente il treno, siamo già il fanalino di coda d'Europa! Lo stesso è avvenuto in Provincia di Novara. Con il cambio di amministrazione, si è voluto ragionare ancora sull'Alta Velocità, rivedere la questione.
Sapete qual è il dato di fatto? Abbiamo perso otto mesi e, dopo otto mesi, siamo ripartiti dallo stesso punto di partenza.
Bisogna avere un po' di concretezza, se vogliamo andare avanti e bisogna vedere se questa maggioranza, con gli undici Consiglieri che hanno firmato la mozione, è così compatta come sembrava prima delle elezioni.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turigliatto.



TURIGLIATTO Mariano

Presidente e colleghi, per rispondere alla domanda che il Consigliere Boniperti poneva in conclusione del suo intervento, ritengo che oggi la maggioranza abbia offerto la migliore dimostrazione di compattezza discutendo e ragionando intorno a un'opzione, una provocazione che indica rispetto a culture diverse, un cambiamento di metodo. Spero significhi che questo cambiamento di metodo diventerà lo stile con il quale questa maggioranza si accinge a realizzare il programma che ha condiviso con la Presidente Bresso, inclusa la parte che tratta delle infrastrutture pesanti di cui questa Regione si deve dotare, per i prossimi anni.
Ho detto un cambiamento di metodo, perché qui nessuno è arrivato agitando bandierine o sventolando posizioni oltranziste; abbiamo presentato, com'è nostra abitudine fare, in un'ottica di ragionamento collettivo (nessuno di noi è convinto di avere la soluzione in tasca) sensibilità, opzioni, richieste, dubbi e problemi che in parte sono il prodotto delle nostre sensibilità politiche, ma in parte sono il prodotto di quello che ciascuno di noi avverte e registra nel rapporto con i cittadini.
Pertanto, riguardo alla Val di Susa, il tema di questa forte avversione trasversale, di cui più volte abbiamo parlato, esiste, in qualche caso, nei confronti della linea ad Alta Velocità tout court, e, in qualche altro caso, difficile da pesare, nei confronti di alcune parti di questo progetto.
Qui nessuno è venuto a chiedere o a proporre una moratoria rispetto a questo, come ad altri progetti; nessuno ha lasciato intendere di voler utilizzare il tema dell'ascolto, più volte richiamato, come modalità con cui dilazionare un dibattito urgente e importante, ma anche decisioni urgenti e importanti, relativamente alla realizzazione di pesanti infrastrutture nella nostra regione.
Capisco che questo non piaccia a chi magari si aspettava che la maggioranza venisse qua a prendersi a schiaffi, e quindi si aprissero chissà quali voragini.
Mi sembra che dal dibattito di oggi sia emersa l'estrema ragionevolezza con cui tutti noi tentiamo di affrontare questo tema, con la consapevolezza che un conto sono le sensibilità politiche di cui ciascuno di noi è portatore - sono due facce della stessa medaglia, ma sono due tratti distinti - e un altro conto è la funzione che noi ricopriamo, che è quella di Consiglieri regionali che hanno il dovere di decidere, oltre che ascoltare, nel nome dell'interesse pubblico prevalente e anche nel nome della necessità di dare gambe e spazio allo sviluppo di programmi proposti agli elettori, sulla base dei quali hanno ricevuto il giusto consenso.
Se oggi questo ragionamento lo facciamo noi e non lo fanno altri, vuol dire che qualche cosa, anche su questo tema, in passato non ha funzionato altrimenti saremmo qua ad opporci ai "cattivoni" che, invece, marciano compatti sul "sì TAV così com'è", e via discorrendo.
Se le persone che provengono da culture diverse, pur tutte componenti del centrosinistra, dicono che bisogna ascoltare - che non vuol dire fermarsi e non decidere più niente - le tante voci che, su questo grandioso progetto, da varie parti stanno esprimendo dubbi e riserve, non mettono minimamente in discussione la necessità di un trasporto efficiente, veloce ecc. Questa necessità è il requisito minimo per una regione che vuole stare al passo coi tempi, nel centro dell'Europa, quindi, non si discute questo.
Se da più parti vengono osservazioni di questo tipo, non sarà il fatto di prendersi il tempo necessario per valutarle - non gli otto mesi, non c'è bisogno di otto mesi - e per maturare una posizione comune, a creare dei problemi. Credo che il centrosinistra, con toni e sfumature le più svariate, stia dicendo questo, con i toni e le sfumature più svariate.
A fronte della continua domanda un po' infantile "vuoi più bene a mamma o a papà", "dica se è d'accordo o se non è d'accordo", è ovvio che non si può che opporre il senso un po' più adulto del dubbio, che non è il dubbio che paralizza, ma che è il dubbio che aiuta a considerare temi e problemi di questa portata per il futuro della nostra regione sotto i tanti punti di vista che ci condurranno a prendere la strada più giusta. Perché è così che si decide ed è così che nel nostro Paese sono maturate le migliori decisioni, anche quelle più sofferte. Spesso, in nome dell'avanti tutta della compattezza a tutti i costi, talvolta si sono prodotte decisioni che oggi sarebbero quantomeno da ridiscutere, ma certamente sono state le false o le finte partenze che, in larga parte, hanno determinato il ritardo sovrastrutturale e infrastrutturale della nostra regione.
Perciò mi piace affermare qui che, in qualche modo, oggi abbiamo cercato di rappresentare - tra l'altro, senza esserci messi molto d'accordo, perché va detto anche questo - semplicemente non una pluralità di punti di vista, ma una pluralità di sfumature rispetto ad un approccio al tema che ci impone innanzitutto - l'ho detto nel corso dell'ultimo Consiglio regionale, ma lo voglio qui ricordare - non obbedienza, non fedeltà a tutti i costi, ma certamente lealtà al programma, alla Presidente e ai compagni (non in senso politico, ma compagni di viaggio) con i quali gli elettori hanno voluto che percorressimo l'avventura dei prossimi cinque anni di governo di questa regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Oggi incominciamo ad affrontare un dibattito importante, un dibattito che non è solo un dibattito, a mio avviso, sull'Alta Capacità Torino-Lione ma che investe una tematica più vasta, che è l'ampio tema della modernizzazione di questo paese, di cui il centrodestra si è fatto garante in questi anni e di cui continua a farsi garante a livello nazionale; tema che, invece, divide in maniera palese il centrosinistra.
Colleghi, gradiremmo che, perlomeno all'interno di quest'Aula, non ci prendessimo in giro. Dopo la giornata di oggi, sentire qualche collega di maggioranza che parla di compattezza della maggioranza dopo la pluralità di posizioni che sono uscite dal dibattito, ci pare non particolarmente serio.
Compattezza? Abbiamo visto almeno tre o quattro posizioni diverse articolate, assolutamente non comuni su un tema di questo significato.
In questo Consiglio siamo partiti pensando che coloro che si opponevano all'Alta Capacità Torino-Lione fossero una decina di Consiglieri chiuderemo questo Consiglio probabilmente arrivando ad una quindicina di Consiglieri di maggioranza che si oppongono sostanzialmente a questo progetto, con crepe anche all'interno del partito di maggioranza relativa.
Se questa è compattezza, fatemi capire che cosa sarà quando sarete divisi.
Le cose stanno in questa maniera, tra l'altro con l'incapacità di assumere una posizione chiara, perché anche tra coloro che, tra le righe dicono di essere non favorevoli a questo progetto, un no chiaro alla "no TAV" in Aula non emerge; emerge in tutti gli altri contesti territoriali possibili, ma non in quest'Aula.
Il collega Moriconi, che stimiamo e a cui siamo legati da una grande amicizia, dice: "La nostra posizione è chiara da dieci anni", però non dice che è contro, dobbiamo noi comprenderlo e magari farlo capire agli amici della stampa.
Gli amici di Rifondazione Comunista dicono: "Noi siamo fedeli al programma della Bresso", però nel programma si parla una volta sola della TAV e solo per una riga; nell'ultima riga del programma si dice che comunque, sulle grandi scelte poi si potrà rivedere tutto.
E poi andiamo anche agli interventi dei colleghi del partito di maggioranza relativa; alcuni, con sofferenza che noi comprendiamo, dicono: "Sì, noi il nostro documento, quello sul programma, lo votiamo, ma comunque abbiamo dieci elementi per dire che il discorso sulla TAV va rivisto".
Quindi, ripeto, più serietà; serietà che è difficile da ottenere, vista l'importanza di questo argomento. Da questi banchi vi è dunque una grande preoccupazione su questo problema, come sugli altri problemi che arriveranno in relazione al discorso sulla modernizzazione, che è un grande discorso di cambiamento del Piemonte nei prossimi cinque anni.
Le preoccupazioni di noi amministratori regionali per il Piemonte sono molte, perché dopo il "no TAV" avremo il "no al terzo valico", avremo il "no" alle altri grandi opere infrastrutturali". Quindi, brutte gatte da pelare, caro Assessore Borioli: non vorrei essere neanche questa volta nei suoi panni.
Tra l'altro, non dimentichiamo che questo discorso non è soltanto un discorso, come qualcuno ha detto, di tipo immobiliare, ma su questo discorso dell'Alta Capacità, come sull'intero discorso modernizzazione infrastrutturale, noi ci giochiamo il progresso economico di questa regione, perché chi non capisce, chi pensa di minimizzare questo discorso fa il male del Piemonte.
Noi siamo tutti convinti del fatto che sia in atto un processo di delocalizzazione rilevante. Non dico che questo processo lo si combatte, ma in parte lo si limita. Con un sistema di infrastrutture moderne, con un sistema logistico organizzato, con un sistema distributivo organizzato, è possibile il complemento di tutte quelle lavorazioni che, nella loro fase iniziale, verranno e stanno per essere fatte in altri paesi.
Chi non capisce che dalle infrastrutture e dal loro ammodernamento passa lo sviluppo economico, perché dall'Impero romano a oggi così è stato evidentemente non solo è un conservatore, ma difficilmente può essere considerato un buon amministratore del Piemonte.
E devo dire che tante paure che anche oggi sono state espresse attraverso gli interventi dei colleghi di centrosinistra probabilmente sono giustificate dal fatto che a qualcuno manca l'esperienza del Consiglio regionale. Ma basterebbe informarsi sui dieci anni di studio, di approfondimento, di attenzione che la Regione ha posto su questi problemi ambientali, acustici, delle scorie; problemi che sono stati affrontati e hanno già visto momenti di risoluzione altamente positivi. Non possiamo pensare che, cambiando un'amministrazione e 25-30 Consiglieri regionali bisogna ricominciare tutto daccapo perché la gente non sa, non si informa non è in grado di approfondire.
Ecco, se aveste chiesto informazioni ai nostri uffici, all'ARPA, ai nostri uffici legati ai trasporti, avreste capito e compreso che veramente molti dei miglioramenti richiesti sono stati effettuati, partendo dallo stesso tracciato, che è stato molto perfezionato, se è vero, come è vero che per gran parte passa in galleria.
Sono stati richiamati i problemi dei trasporti generali. È vero abbiamo tanti problemi trasportistici e anche ferroviari (ne parlano spesso i giornali) e noi siamo stati sempre molto sollecitati, anche nella scorsa legislatura, sulla questione dei pendolari, dei ritardi, delle linee, ecc.
Ma devo dire: chi è che ci ha consegnato un paese e una regione che per il 60% dispone ancora di una rete ferroviaria a binario unico? È forse tutta colpa del Governo nazionale degli ultimi tre anni o della Giunta regionale dei dieci anni? Chi è che ha fatto una sventurata privatizzazione delle ferrovie, il governo di centrodestra o il governo di centrosinistra, che l'ha iniziata e l'ha portata avanti non comprendendo che alcuni passaggi andavano meglio pensati e approfonditi? A tutte queste domande sia il passato governo regionale di centrodestra che il Governo nazionale stanno cercando o hanno cercato di dare delle risposte.
Oggi pensare di pietire risorse per migliorare i servizi locali sottraendole a progetti strategici di carattere internazionale, ci pare un sotterfugio, un tentativo limitato, mentre chiaramente è necessario fare i progetti strategici e migliorare, laddove si possa, come si sta facendo come la Regione Piemonte stava facendo (ricordiamo i nuovi treni per i pendolari, l'attenzione sulle informazioni nelle stazioni). È tutta una serie di processi che sono stati introdotti anche negli ultimi mesi di legislatura, ma mai perdendo di vista il momento strategico, essenziale per il miglioramento del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Intervengo volentieri a questo punto del dibattito e cercherò di non dilungarmi per due ragioni: la prima è perché a ciò sono stato sollecitato dal mio Presidente di Gruppo ed essendo nota la mia disponibilità e ubbidienza che mi contraddistingue da più di dieci anni, non vorrei iniziare questa legislatura con un'immagine diversa.
Mi sembra che ci siano tre punti del dibattito, per lo meno per come io l'ho colto, su cui credo che possa essere utile riflettere ancora. Intanto la carenza di toni polemici da parte nostra e, complessivamente, dell'Aula.
All'interno della maggioranza si parla di coesione, di dialettica, di dialettica carsica, ma il collega Muliere, che è persona sempre per bene qualunque sia il momento in cui interpreta il suo ruolo, all'inizio della sessione ha molto correttamente ricordato un po' a tutti noi e, immagino anche a tutti voi, che esiste una seria differenziazione di vedute su questo tema. Su questo quindi tornerò.
Credo che la carenza di toni polemici - almeno la voglio interpretare così - dipende da due cose: dal punto di vista nostro, che le elezioni le abbiamo già perse o, se preferite, dal punto di vista vostro, che le avete già vinte. Occorre verificare se e in quale misura la vostra maggioranza che su questo tema è divisa - ma non perché lo diciamo noi e credo che voi lo sappiate molto meglio di noi - in che modo saprà ricostruire al proprio interno questa carenza di coesione. È sempre difficile tenere insieme una maggioranza, qualunque essa sia. Noi staremo a guardare, tifando appartenendo all'altra parte, affinché questi elementi di rottura si espandano.
Mi sembra, da questo punto di vista, che il dibattito di oggi mi lasci molto più tranquillo di quanto fossi prima, perché mi sembra - auspico e spero - che le vostre divisioni siano ancora più sostanziali di quanto già oggi emerga.
Il punto che non esce dal dibattito di oggi - io non do consigli, mi limito a constatare - è che voi, avendo già vinto le elezioni e dovendo adesso governare, dovrete decidere se questa cosa la volete fare o meno.
Mi stupisce il collega Turigliatto, che è stato un eccellente Sindaco di un Comune difficile, quando definisce le cose con un po' di faciloneria infantile ed immatura - ma in altri momenti questo verrà ricordato.
Guardate che fare le cose nella pubblica amministrazione, a Grugliasco, a Rivoli, in Provincia di Torino e qui, particolarmente, è molto difficile.
Quindi, caro collega Muliere e cari colleghi di maggioranza, se davvero credete - come noi crediamo - che questa sia la più importante infrastruttura di questa regione, credo che dovreste riflettere che, per farla, qualche aiuto, forse anche da questa parte, vi converrebbe averlo.
Lascio volentieri le riflessioni che farete su questo importante punto non tanto del programma, ma del governo, perché, se volete farle, è già molto difficile farle se foste tutti d'accordo.
Lascio a voi riflettere se e in quale misura non siate in accordo e lascio noi aspettare che con intelligenza veniate a chiedere anche il nostro aiuto su un punto che, invece, è sempre stato coerentemente nostra azione di programma politica e di governo, buono o cattivo non lo so.
Comunque le elezioni le abbiamo già perse, adesso si tratta di governare e non di convincere.
Terzo punto ed ultimo. Intanto voglio fare i complimenti al Presidente del Consiglio per aver - ci tengo un po' anch'io al metodo, collega Turigliatto - fatto attendere i lavori di questa sessione, perché ci fosse la Presidente. E anche su questo, non per voler riprendere temi che in quest'Aula sono venuti fuori tantissime volte e sollecitati: "Non c'è il Presidente Ghigo. Perché non c'è il Presidente Ghigo?". Questi motivi li utilizzeremo, se avremo voglia, quando la natura del dibattito lo consentirà; basta andare a rileggersi tutte le cose che sono state dette basta cambiare la data e il nome e ce n'è da alimentare molte riunioni.
Quando mi mancassero le idee, chiederò all'amico Deorsola, che è stato lì e da questa parte, che è sempre ricchissimo di lodevolissimi spunti per chiunque abbia l'umiltà di volerli richiedere. Ma qui il punto è diverso qui non si sta parlando di una cosa qualunque, secondo noi. Si sta parlando dell'azione più importante che questa Regione da prima degli anni '90 ha deciso di discutere, e con molta difficoltà non ha ancora intrapreso.
C'è chi si preoccupa giustamente del disagio dei pendolari e degli studenti che viaggiano bene o male sui treni verso Torino, ma credo che sia più importante che è meglio il disagio che nessun pendolare e nessuno studente, perché questa città un tempo offriva tanto lavoro e tante opportunità. Non credo che sfugga a nessuno che ami davvero la programmazione che oggi questa realtà è un po' più povera, un po' più misera, un po' meno ricca di opportunità di lavoro.
C'è chi, come me, che ritiene che la centralità, il non essere periferico, sia l'elemento fondamentale affinché una città - in questo caso, la capitale di questa Regione - continui ad offrire opportunità e sviluppo.
La centralità, a nostro avviso, si presidia con le infrastrutture; le infrastrutture creano sempre disturbi di qualunque natura. In questo caso significativo è l'impatto ambientale della Val di Susa, ma questo è un merito già discusso, quindi bisognerebbe leggere le cose già dette.
Cionondimeno, molti di noi la considerano indispensabile.
Quindi, è preferibile continuare ad avere i disagi, perché, ripeto, è meglio avere pendolari e studenti con disagio che niente. Evidentemente l'eccellente sarebbe niente disagio e tanto lavoro, ma poi bisogna darsi delle priorità nell'ambito di questa nostra attività.
Fare programmazione non è soltanto invocarla, ma è scrivere i documenti non soltanto programmatici (più facile) che di governo (più difficile, ma noi siamo qui per controllare e in qualche caso anche cooperare). Quindi bene ha fatto il Presidente del Consiglio a sospendere in attesa non di una persona qualunque, ma dell'unica persona che ha legittimazione politica da quei banchi per dirci che cosa farete e si farà, ma non perché i colleghi che in questa parte dell'emiciclo siedono ne abbiano la legittimità politica, ma perché ad essa molto coerentemente hanno rinunciato dimettendosi. O le dimissioni sono un atto che uno fa tanto per passare il tempo oppure, ove così non sia, considero legittimata politicamente come elemento di sintesi la Presidente della Giunta. Le altre sono eccellenti persone che hanno preso tanti voti, ma oggi questi voti li hanno compattati nella gestione della Presidente, delegando ad altri che li hanno, non casualmente, sostituiti a rappresentarli in Aula.
Questo è un elemento che è bene che venga ricordato e perciò chiedo come è stato fatto oggi, da parte del Presidente del Consiglio, un'utile opera, perché normalmente qui si discute di leggi o di argomenti che la maggioranza o la minoranza vuole porre all'attenzione di tutti.
Quando si discute di leggi, ciascuno di noi ha ben chiaro il tipo di mandato che il suo elettorato gli ha dato. In questo caso l'elemento di sintesi, secondo me, è rappresentato dalla Presidente. Se la Presidente non c'è in un momento così importante di dibattito, è certo elemento non di critica, ma di preoccupazione perché, prima di essere un Consigliere regionale di Forza Italia, sono un torinese e un piemontese molto preoccupato.
Certamente se l'aiuto traversale di noi granata fosse richiesto a fronte di un grosso intervento pubblico a favore del Toro, certo la mia attenzione subito verrebbe legittimata. Mica è sempre importante difendere gli interessi di Cuneo o di Verbania; io sono granata e se mi dicessero che il pubblico si occupa del Torino calcio, certamente meglio di quanto sta facendo la società dirigente, la mia sensibilità diventerebbe subito maggiore.
Il collega Auddino parlava all'inizio di perifericità. Ho scherzato prima dicendo che si potrebbe parafrasare un noto politologo anglosassone del secolo scorso. Mi pare si chiamasse Forrest Gump, il quale diceva: "Periferico è chi periferico fa". In realtà diceva una cosa diversa, ma chi ha amore per i classici credo che non dovrebbe avere difficoltà a trovare il parallelo.
Circa duemila anni fa è arrivato Annibale con i suoi elefanti, credo e spero per lui in inverno, è arrivato sopra i valichi, che erano le vie di comunicazione di allora, e ha guardato una bellissima pianura centrale, con tre fiumi. Attorno a questa centralità è stato costruito il Piemonte. Oggi la centralità, se uno ci crede - e lei, nel suo intervento, pare crederci è garantita solo dalle infrastrutture, non perché lo dico io, ma perché lo confermano centinaia di studi.
Si tratta di capire se si vuole un modello di sviluppo basato sulla centralità - e il merito è stato discusso in questi quindici anni - oppure no, e si è portatori di un modello diverso, legittimo e altrettanto autorevole, ma diverso. I due modelli insieme non coesistono.
Peraltro, se ne dibattiamo ancora un po', com'è legittimo, non preoccupatevi, non succederà niente: noi potremo dire, anche in questo caso, che voi, come in altri periodi, non avete fatto.
Grazie, Signor Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Larizza.



LARIZZA Rocco

Grazie, Signor Presidente.
Nell'ascoltare alcuni interventi, compreso l'ultimo, verrebbe da dire che c'è una concezione un pochino strana sulla legittimità di chi sta sui banchi della Giunta.



(Commenti fuori microfono di alcuni Consiglieri)



LARIZZA Rocco

Certamente, ma esiste una legittimazione politica, perché c'è una maggioranza che sostiene questa Giunta.
Se la Presidente si è assentata, credo abbia avuto delle buone ragioni.
Sicuramente può contare sulla sua maggioranza compatta a sostegno del programma che abbiamo presentato agli elettori; è un programma che ha avuto i risultati che voi tutti conoscete.
Certo che se nel Parlamento nazionale avessimo adottato un metodo come quello che invoca l'opposizione rispetto alla presenza della Presidente avremmo bloccato l'attività del Governo Berlusconi fino adesso. Sicuramente avremmo fatto un bene per l'Italia, visti i risultati, però che le istituzioni funzionano in modo diverso: pertanto, se c'è una sorta di ripicca per quanto è avvenuto in passato, l'opposizione si può accomodare.
Per quanto mi riguarda, sono del parere che quando esiste il numero legale l'Assemblea deve procedere: chi siede su quei banchi rappresenta l'Esecutivo e ha il sostegno della maggioranza.
Sulle questioni di merito penso che siano già state dette molte cose.
L'ordine del giorno sottoscritto dai Capigruppo della maggioranza è semplice, ma sostanzioso dal punto di vista delle indicazioni, perch recita: "Il Consiglio regionale approva gli indirizzi programmatici presentati dalla Presidente della Giunta regionale". Noi, quindi, partiamo da quelli. Tra questi indirizzi programmatici, com'è stato ricordato anche da qualche intervento dell'opposizione, vi è il potenziamento delle porte che collegano il Piemonte alle altre Regioni e all'Europa, e tra queste verso la Francia, fondamentali per l'efficienza delle reti e per lo spostamento del traffico merci dalla gomma al ferro. Questo è quanto troviamo scritto.
Sempre nel nostro programma si afferma ancora: "Ribadiamo la centralità del trasporto ferroviario, per il cui adeguamento si prevedono, come nuove opere, il completamento della Torino-Milano e il collegamento TAC verso la Francia".
Vorrei ricordare sommessamente all'opposizione che la Torino-Milano si sta completando perché un Ministro del Governo di centrosinistra, Pierluigi Bersani, è riuscito ad ottenere il consenso della stragrande maggioranza degli Enti locali interessati.
GHIGO Enzo (fuori microfono) L'ho ricordato anch'io prima.



LARIZZA Rocco

Anche il Consigliere Ghigo l'ha ricordato.
Ci sono esempi di esperienza e di pratica che il centrosinistra ha già avviato, pertanto non abbiamo bisogno di troppe "lezioni" per sapere qual è il nostro dovere.
Ovviamente, sappiamo che l'utilizzo del ferro in luogo della gomma è una scelta che comporta dei vantaggi ambientali. Lo preciso perch altrimenti, sembrerebbe che siamo per uno sviluppo incondizionato, senza prestare la minima attenzione nei confronti dell'ambiente.
Credo che su questi argomenti ci sia una vasta letteratura che ricorda che è stata una battaglia storica questa, almeno della sinistra italiana (non bisogna parlare dell'Alta Capacità per ricordare quante battaglie abbiamo combattuto!).
Se confrontiamo i dati sull'inquinamento atmosferico non ci sono dubbi da che parte dobbiamo stare. Se consideriamo il numero di incidenti mortali o di invalidi permanenti a seguito di incidenti stradali, le cifre relative ai costi sociali sono note.
Questi dati sono utili per comprendere le ragioni per cui noi sosteniamo una scelta di questo genere.
Si è detto, nel corso di questi anni, che il valore complessivo dei costi esterni esaminati per l'anno 1999 - non ho dati più aggiornati, ma non credo siano cambiati di molto - è in Italia di 100.450 milioni di euro dei quali il 94,5 % sono imputabili alla mobilità stradale.
Per quanto concerne il traffico merci tra Italia e Francia, la ripartizione è la seguente: 20% su ferro, 80% su strada.
Per quanto riguarda il traffico passeggeri, la ferrovia ne trasporta il 12,8%, la strada il 70,4%, l'aereo il 16.8%.
In Svizzera è stata attuata con fermezza la scelta del treno a sfavore dei TIR e il traffico merci ferroviario rappresenta il 72%, quello su gomma il 28%. Come vedete, anche le scelte politiche programmatiche possono indirizzare un certo tipo di sviluppo.
Siamo ovviamente consapevoli delle nostre responsabilità. In una realtà come quella torinese e, più in generale, piemontese, noi riteniamo che affrontare con efficacia i problemi del sistema infrastrutturale per renderlo più efficiente è questione primaria per il futuro produttivo della nostra Regione.
Noi pensiamo di avere le caratteristiche, da diversi punti di vista per attrarre investimenti sul nostro territorio e crediamo che un sistema infrastrutturale più efficiente possa aiutare ad incrementare questa attrazione.
Penso si possa anche dire che lo sviluppo di un contesto territoriale ampio, quale quello del Nord-Ovest, nello scenario europeo è sempre più dipendente dalle possibilità di movimentazione veloce delle merci e questo vale, a maggior ragione, per una realtà come quella piemontese e torinese in particolare. Sappiamo tutti che l'incidenza della logistica nei costi di produzione è sempre più determinante. Per un'area come quella torinese penso di non sbagliarmi se dico che è decisamente superiore al 20%.
Ma veniamo ad un'altra questione che è stata oggetto di discussione odierna: i rapporti con le comunità locali coinvolte da una infrastruttura di queste dimensioni. Penso che questi rapporti debbano essere improntanti su regole precise di trasparenza, mostrando attenzione e rispetto per le preoccupazioni e i dubbi che le popolazioni segnalano.
Vorrei dire che i meccanismi previsti dalla legge obiettivo non sembrano essere i più idonei. Infatti, per quanto mi riguarda, dovremmo essere affezionati al modello che è stato seguito appunto dall'allora Ministro Bersani, che, nella sua funzione, riuscì a concludere, dopo molti anni di attesa, la Conferenza dei Servizi per la Torino-Milano con il consenso degli enti locali interessati.
Per questa ragione abbiamo accolto con favore, come Democratici di Sinistra, il metodo della concertazione avviato dalla nuova Giunta regionale. Mi rendo conto che la concertazione suoni male alle orecchie dei nostri colleghi dell'opposizione, perché è un metodo che loro, dove sono arrivati, sono riusciti a cancellare, e le conseguenze sono note anche in campo nazionale.
Anche per queste ragioni, dopo il richiamo al rispetto del programma che è stato ribadito anche dal Consigliere Vignale, se non ho inteso male dobbiamo condividere il dispositivo dell'ordine del giorno presentato dai Capigruppo di maggioranza, il cui testo recita: "Impegna la Giunta ad ascoltare e a raccogliere positivamente domande e preoccupazioni delle popolazioni interessate e delle loro istituzioni; così come avviato con l'incontro con i Sindaci della Val di Susa sulla Torino-Lione".
Cosa dovremmo fare? Dire che non li vogliamo ascoltare? Pensare che ci che loro dicono non risponda alle preoccupazioni reali di quelle comunità? Dobbiamo ascoltarli; dobbiamo guardare alle manifestazioni pacifiche e democratiche delle comunità della Val di Susa, perché meritano la nostra attenzione e il nostro rispetto, perché sono convinto che quando un Sindaco si muove a nome dei propri cittadini, lo fa perché ha una preoccupazione reale, rispetto al proprio territorio. Altra cosa è immaginare che tutte queste preoccupazioni possano bloccare o paralizzare un'attività come quella che è stata avviata.
Ci rendiamo conto che possono essere poste delle domande anche di merito, e ritengo che queste vadano verificate. Non importa se i colleghi dell'opposizione le hanno verificate dieci volte; noi possiamo fare ulteriori verifiche, purché questo non blocchi i lavori.
Occorre votare a favore e confermare la scelta del collegamento con la Francia, che considero una scelta giusta, e non perché l'abbiamo scoperta ora. Se posso citarlo, sono il Segretario della Federazione torinese dei Democratici di Sinistra e già due anni fa la Direzione provinciale di questo partito approvò un documento che affrontava nel merito queste materie, dando il consenso a questo tipo di opere.
Concludo parlando di una questione che, se non mi sono distratto, non ho sentito affrontare in quest'Aula. Ho detto con quale attenzione e rispetto dobbiamo seguire le pacifiche e democratiche manifestazioni della Val di Susa; potrei fermarmi qui, ma voglio ribadirlo, perché è nostra abitudine assumerci delle responsabilità: non tolleriamo atti di violenza o di sabotaggio, che sono cosa diversa dalle preoccupazioni che le popolazioni esprimono nelle loro manifestazioni.
Occorre ribadirlo, perché conosciamo le vicende di questo territorio.
Ritengo che, almeno su questo punto, non ci siano dubbi e sono certo che in questo Consiglio regionale, così come all'esterno, tra le forze democratiche dubbi non ce ne saranno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Borioli, per la replica della Giunta.



BORIOLI Daniele, Assessore ai trasporti

Ringrazio il Consiglio, per il ricco dibattito su questo punto, che mi ha consentito di conoscere molti Consiglieri e incominciare a comprendere il loro punto di vista, su una questione che presumo mi coinvolgerà molto a lungo nell'esercizio del mio mandato, per quanto riguarda i trasporti e le infrastrutture.
Voglio incominciare con un'espressione che sinteticamente racchiude la posizione della Giunta regionale su questa materia (spero che la mia formulazione risulti abbastanza chiara).
La Giunta regionale, quindi anche la Presidente Mercedes Bresso ritiene che la Torino-Lione sia un'opera strategica fondamentale, lo sia per il Piemonte, lo sia per l'Italia, lo sia anche per determinare quale destino la parte dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo della nuova Europa che, con molta fatica, si sta costruendo, avrà nei processi complessi della definizione del ruolo dell'Europa stessa, nello scenario mondiale.
Per questa ragione, la Giunta regionale ritiene che la Torino-Lione vada fatta, che vada fatta nei tempi stabiliti dal cronoprogramma, così come rideterminati nel corso dell'ultima Conferenza intergovernativa che si è svolta a Parigi e alla quale io, per la prima volta, ho partecipato.
Accanto a questo, in coerenza e in aderenza alle linee assolutamente condivisibili, espresse in un ordine del giorno della maggioranza, di cui molti colleghi hanno parlato, la Giunta regionale ritiene che la realizzazione di quest'opera richieda, da parte nostra, lo sforzo impegnativo di riprendere le fila di un ascolto e di un confronto con tutte le realtà e le comunità locali. Questa procedura deve avere tempi certi e su questo voglio tornare, per fare qualche puntualizzazione e magari dare qualche informazione.
Occorre utilizzare tutti i tempi che, nel contesto di una procedura scandita secondo un cronoprogramma piuttosto preciso - siamo impegnati a creare le condizioni affinché venga rispettato - possano essere utili per apportare al progetto i miglioramenti necessari, cercando di creare le condizioni di una maggiore condivisione con le comunità locali, per inserire in maniera piena, funzionale e strategicamente molto più forte questa nuova e rilevante infrastruttura.
Il sistema dei trasporti ha delle performance molto preoccupanti, in senso negativo, che riguardano la vetustà di una parte significativa delle linee storiche e la vetustà del materiale rotabile. Molte questioni evocate dai colleghi intervenuti vanno affrontate e viste in un disegno integrato con la grande infrastrutturazione, alla quale si è incominciato a mettere mano in questi anni e che va realizzata a beneficio del nostro territorio e delle nostre comunità, senza, però, perdere di vista l'altro tassello che molto opportunamente è stato richiamato.
Siamo impegnati nel rispetto di un cronoprogramma e abbiamo riaperto un confronto con gli enti locali che, ritengo, voi per primi dovreste accogliere positivamente, perché si tratta di creare le condizioni di una condivisione maggiore, di una maggiore accettazione sul territorio di quest'opera. Credo che questo sia un problema che riguarda tutti e non solo una parte del Consiglio.
Peraltro, trovo paradossali alcune obiezioni che sono state sollevate perché rispetto alla procedura, così come l'ho conosciuta, mi pare che alcune questioni che abbiamo incominciato ad affrontare siano, al di là della definizione, lo sviluppo di iniziative che erano già state messe in campo.
Il tavolo di concertazione avrà tra i punti all'o.d.g. la questione della Val Cenischia. Al di là della letteratura, che anche qui è stata evocata su scenari di radicali modifiche strutturali dei progetti, è semplicemente il completamento trasparente di un'indicazione rilasciata in fase istruttoria, nel momento in cui si arrivò all'approvazione della soluzione del viadotto e ai tavoli tecnico-politici, che furono visti non certo con il nostro governo. In quelle occasioni LTF si impegnò a proporre alla valle soluzioni alternative, avendo l'autorizzazione a procedere allo svolgimento di quegli studi dalla Conferenza intergovernativa, che certamente non è comandata dalla Regione Piemonte, ma è una struttura molto più articolata e complessa, in cui un ruolo decisivo è svolto dall'autorità di Governo.
Su questo punto, pretendiamo che LTF, in adempimento a un impegno che era stato assunto davanti agli amministratori della valle, suffragato dalla Regione Piemonte di allora, porti oggi trasparentemente, al confronto con gli amministratori della valle, i risultati di quello studio. In questo caso, parliamo dell'adempimento di una procedura che in qualche misura era già stata avviata.
Inoltre, voglio ricordare che sullo sviluppo ulteriore della linea - e questo è un altro punto che sarà all'o.d.g. della concertazione nelle successive fasi, anche nel prossimo incontro convocato con gli enti locali occorre adottare definitivamente una delibera che la precedente Amministrazione ci ha lasciato in bozza, cioè un'ulteriore integrazione rispetto al parere che fu una prima volta formulato sul progetto presentato da RFI nel 2003, contenente alcune prescrizioni che diedero luogo alla proposizione, da parte di RFI, di una seconda soluzione progettuale, sulla quale la Regione Piemonte, attivando i relativi tavoli tecnici, si impegn a proporre ulteriori modifiche.
I tavoli tecnici si sono conclusi. Prima di lasciare il mandato, avete lasciato una bozza, sulla quale ci siamo impegnati, perché anche le comunità locali ovviamente e giustamente ce lo chiedono, ad avviare un ulteriore confronto affinché quella bozza diventi un atto della Regione Piemonte, con il quale si dica a RFI quali sono le correzioni, le integrazioni, gli emendamenti e i miglioramenti al progetto che vanno apportati.
Questa è, in sintesi, la parte che riguarda il lavoro che andrà fatto nel confronto con le comunità locali.
Voglio dire con molta chiarezza che i problemi e i ritardi che sin qui si sono determinati non dipendono dall'opposizione degli enti locali; sono questioni relative alla procedura, al difficile incastro fra governi nazionali che ragionano secondo altri criteri.
Noi siamo impegnati a stare nei tempi necessari per poterci avvalere del massimo contributo possibile dell'Unione Europea e devo dire che, in occasione della prima riunione alla quale ho partecipato, è emerso qualche problema riguardante i nostri colleghi francesi e una diversa valutazione tra uno e l'altro dicastero, sulle procedure con cui arrivare a quel momento.
Peraltro, per quanto riguarda un aspetto che considero fondamentale proprio per capire quali possono essere gli elementi problematici e la sicurezza delle popolazioni in valle, che è quello dei sondaggi e di tutte le attività esplorative, voglio solo dire che lo slittamento dei tempi non dipende certo da questa Giunta. Io ho una carta in mano, fornitami da LTF tempo fa, con la quale mi viene rappresentato che già c'erano le condizioni per procedere all'avvio di un'attività di sondaggio intorno al 10 marzo, ma allora altri - non certo noi - decisero più opportuno rimandare tutto a dopo le elezioni. La procedura è ripresa, ma da quel punto di vista si è perso un mese di tempo e non l'abbiamo certo chiesto noi, che non eravamo ancora qui a dover dirimere questa matassa.
Insomma, credo che dobbiamo cercare di separare tutta una serie di valutazioni politiche estremamente interessanti, che probabilmente richiederanno ulteriori approfondimenti, da una fotografia dello stato dell'arte che oggi, per quanto riguarda i tempi, è assolutamente questa.
Prima di concludere, voglio dire ancora un paio di cose. La prima è che ritengo che molte delle cose che sono state osservate soprattutto da alcuni colleghi della maggioranza richiedano di essere valutate, considerate e assunte come impegno di governo dalla Giunta e quindi anche dal sottoscritto. Penso a tutti i temi che sono stati evocati in merito al trasporto locale.
Cari colleghi, sono convinto che se negli anni precedenti dalla Giunta uscente fosse stata dedicata maggiore attenzione (così come avvenuto sulle grandi infrastrutture) ad un piano d'investimenti serio e coerente sulle linee storiche, ad una verifica puntuale di come si poteva tradurre in progetti concreti un obiettivo serio per trasferire dal ferro alla rotaia quote consistenti di traffico in parallelo con l'avvio dei grandi progetti d'infrastrutturazione, e ad un impegno serio per affrontare organicamente la questione del rinnovo del materiale rotabile, collegando la grande infrastrutturazione con il rilancio complessivo della funzionalità e della qualità del sistema trasportistico piemontese, forse avremmo contribuito a creare un po' meno dissenso nei confronti delle prospettive di queste grandi opere, che comportano un impatto sul territorio che legittimamente preoccupa le popolazioni.
Non è stato fatto; è un impegno che cercheremo di mettere sul tappeto in modo concreto. In questo senso, sto verificando quali sono gli impegni programmatici già assunti e coperti da adeguati finanziamenti; rispetto a quelli che, molto cumulativamente, sono stati scritti su carta, non hanno nemmeno una lira di copertura e magari sono stati presentati agli amministratori e alle popolazioni come da non realizzare perché quattrini non ce n'erano. Vedremo di mettere mano ad un piano concreto.
Affrontare la questione della Torino-Lione lo assumo come impegno personale. Per quanto riguarda la soluzione del nodo di Torino-Orbassano e di Corso Marche, anche qui è stato lasciato un protocollo d'intesa che doveva essere portato a compimento. Non è stato fatto prima; lo faremo perché, approfittando di questa grande infrastruttura, Torino deve avere un'occasione di rilancio.
Ci sono molte questioni aperte. Nel rispetto dei tempi previsti dalla procedura, credo ci sia modo per affrontare democraticamente tutti questi nodi, coniugando l'esigenza di fare l'opera con quell'esigenza di partecipazione che è il sale del rapporto con gli enti locali, così come noi lo vediamo e lo vogliamo perseguire amministrativamente.
Permettetemi di concludere con una battuta. Il centrodestra ha fatto una legge-obiettivo per togliere dal campo gli enti locali dalla decisione che riguarda queste grandi infrastrutture. Ora, nel momento in cui le procedure s'incagliano, dopo che avete fatto una legge per togliere la voce agli enti locali, francamente che ve la prendiate con gli enti locali perché le opere non vanno avanti mi sembra un po' paradossale. Allora: o la legge non funziona, e non è colpa nostra, dovevate pensarla meglio, o evidentemente l'ascolto degli enti locali invece serve proprio per creare se non le condizioni del consenso, quantomeno quelle condizioni di praticabilità democratica e civile, che magari aiutano le opere a viaggiare più in fretta.
Credo di aver risposto. Mi dispiace per il collega Burzi, che si è dovuto accontentare di un succedaneo come l'uovo di lompo a Natale per chi non si può permettere il caviale, ma tant'è, la Presidente mi ha delegato a parlare e io l'ho fatto volentieri. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione sul punto all'ordine del giorno.
Risultano presentati e sono stati distribuiti a tutti i colleghi tre documenti: la mozione n. 1, "Nessun arretramento sulla linea ferroviaria Torino-Lione", presentata il 18 maggio, a firma del Consigliere Vignale Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia; l'ordine del giorno n. 4, "Programma di governo della Giunta regionale per la VIII legislatura: politiche dei trasporti", presentato il 24 maggio, a firma dei Consiglieri Muliere Ricca, Robotti, Moriconi, Dalmasso, Lepri, Buquicchio e Turigliatto l'ordine del giorno n. 10, "Realizzazione della linea ferroviaria Alta Capacità Torino-Lione", presentato il 30 maggio, a firma dei Consiglieri Casoni, Ghigo, Rossi, Scanderebech e Lupi.
Mi corre l'obbligo di chiedere se l'ordine del giorno a firma del Consigliere Casoni e altri, presentato oggi, riassuma la mozione n. 1.
Essendo affermativa la risposta, all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza rimangono due ordini del giorno, rispettivamente il n. 4 e il n. 10.
Se non vi sono richieste di parola per dichiarazioni di voto procediamo alla votazione in ordine di presentazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 4, a firma del Consiglieri Muliere, Ricca, Robotti, Moriconi, Dalmasso, Lepri, Buquicchio e Turigliatto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale approva gli indirizzi programmatici presentati dalla Presidente della Giunta regionale, in particolare sulle politiche dei trasporti condivide le indicazioni contenute nel programma impegna la Giunta regionale ad ascoltare e a raccogliere positivamente domande e preoccupazioni delle popolazioni interessate e delle loro Istituzioni, così come avviato con l'incontro con i Sindaci della Valle di Susa sulla linea Torino-Lione il confronto, la concertazione e la partecipazione saranno la via per affrontare soprattutto le questioni più difficili e controverse".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 10, a firma dei Consiglieri Casoni, Ghigo, Rossi, Scanderebech e Lupi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nel contesto europeo: il 9-10 dicembre 1994 il Consiglio d'Europa ad Essen inserisce il progetto della Torino-Lyon fra i 14 progetti prioritari il 3 gennaio 2001 è stato sottoscritto un Accordo intergovernativo italo francese per la realizzazione della nuova linea Torino-Lyon. Quest'accordo è diventato trattato internazionale dopo la ratifica dei rispettivi parlamenti e prevede che 'I governi italiano e francese si impegnano, in applicazione al presente Accordo, a costruire o a far costruire le opere della parte comune italo-francese' (art. 1) il 29 gennaio 2001 a Torino viene firmato l'accordo intergovernativo franco italiano per la realizzazione della Torino-Lyon fra il Ministro Bersani per il Governo italiano e il Ministro Gayssot per il governo francese Il 25 febbraio 2001 il Parlamento francese ratifica il trattato facendo seguito all'accordo del 29 gennaio 2001 Il 19 settembre 2002 il Parlamento italiano ratifica il trattato facendo seguito all'accordo del 29 gennaio 2001 approvando in Parlamento la legge dello stato n. 228 del 27-9-2002 approvato con 410 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astenuti Il 27 luglio 2003 con la pubblicazione della relazione del gruppo ad alto livello, sulla rete transeuropea di trasporto, presieduto da Karl Van Miert, l'Unione europea ribadisce la priorità del collegamento Torino-Lyon fra i grandi progetti di infrastrutture Il 13 dicembre 2003 il Consiglio europeo approva il nuovo programma dei grandi lavori stabiliti dalla Commissione. I lavori della tratta 'transfrontaliera' della Torino-Lyon beneficeranno di un finanziamento dell'Unione europea pari al 20 % (l'UE finanzia fino al 50 % degli studi e ricognizioni attuali) Il 18 dicembre 2003 la Francia, nel quadro del CIADT (Comitato interministeriale per la pianificazione e lo sviluppo del territorio), i pubblici poteri confermano il finanziamento dei lavori di ricognizione previsti entro il 2007 per la Torino-Lyon, iscritta nei progetti 'impegnati o realizzati per il 2012' Il 22 dicembre 2003 il governo francese approva il progetto preliminare per la sezione francese della parte comune italo-francese Il 5 maggio 2004 si firma il 'Memorandum d'Intesa' fra l'Italia e la Francia che prevede che i due Paesi sopporteranno in uguale misura l'investimento per la maggior parte della linea Torino-Lyon (5,2 miliardi di euro per entrambi). L'Unione Europea dovrebbe apportare fino al 20 % del finanziamento del tratto internazionale. Nell'ambito di questo Memorandum l'Italia e la Francia s'impegnano a realizzare il futuro tunnel di base con due tubi.
OMISSIS



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* da cui sono escluse le vie d'accesso ai tunnel francesi e la seconda canna del tunnel di Belledonne, per un importo globale di circa 2.500 M euro, totalmente a carico della Francia il 14 luglio 2004 la Commissione Europea, con la Proposta n. 154 nell'ambito della definizione del budget comunitario per il periodo 2007 2013, ha proposto di contribuire con uno stanziamento di 1450 milioni di Euro - ripartito in sette anni pari al 50% dell'investimento stimato per la sezione internazionale della nuova linea ferroviaria veloce Torino-Lyon (sezione che ad oggi coincide con la tratta Bruzolo-Saint Jean de Maurienne).
Sotto il profilo progettuale : da almeno 17 anni soggetti ed enti diversi hanno svolto studi, ricerche e progetti sull'attraversamento ferroviario delle Alpi fra Torino e Lione in particolare: Studi FS e SNCF fra il 1988-89 Studio IRIGIM 1989 Studio STEF SETEC - gennaio 1993 Studio SNCF - FS S.p.A. febbraio 1993 Agence d'Urbanisme de Grenoble su richiesta del Consiglio Generale dell'Isere - 1989 Regione Piemonte 1988.
Il 24 novembre 1994 è stato creato dal Consiglio dei Ministri della Comunità Europea (Reg. 2183/85) una GEIE (Gruppo Economico di Interesse Europeo) denominata ALPETUNNEL con la missione di studiare la tratta Montmellian Torino del collegamento transalpino Torino-Lyon sotto tutti gli aspetti tecnici, economici, finanziari, giuridici.
Nel gennaio 1996 in un incontro bilaterale a Parigi i ministri dei trasporti Caratale per l'Italia e Bosson per la Francia costituiscono la CIG (Conferenza Intergovernativa) con lo scopo, fra l'altro, di elaborare un Accordo Intergovernativo e definire i capitolati di progetto.
A seguito del vertice di Chambery ottobre 1997 la CIG ha individuato tre tracciati su cui continuare a svolgere gli approfondimenti denominati varianti A - B - C arrivando, a seguito di una analisi multicriteria basata sui seguenti parametri, a preferire la variante A sulla quale è stata svolta la progettazione: capacità di traffico, valutazioni economiche, livelli di servizio sicurezza ed ambiente. Quest'ultimo articolato a sua volta nei seguenti criteri comparativi : estrazione di materiali, contesto geologico, contesto idrogeologico, contesto idrologico, rischi naturali, habitat, interesse floristico, interesse faunistico, sensibilità ecologica, urbanistica e servitù, attività economiche, qualità della vita in zona, contesto patrimoniale, contesto paesaggistico.
In tale contesto sono state inoltre svolte analisi ambientali di dettaglio (con cartografia in scala 1:5000) dei settori allo scoperto della tratta internazionale della linea lato Italia e fra questi proprio Venaus (Val Cenischia) e Bruzolo (Piana di Bruzolo) 3 ottobre 2001- viene creata la Società LTF (Lion Turin Ferroviarie) filiale di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e di RFF (Reseau Ferrè de France) con gli obiettivi già propri di Alpetunnel in data 7 marzo 2002 LTF ha quindi provveduto a presentare il progetto preliminare della tratta Bussoleno-Confine di Stato 'Nuovo Collegamento ferroviario Torino-Lyon. Tratta confine di Stato Italia Francia-Bruzolo' per la sola istruttoria regionale si sono svolte due formali Conferenze di Servizi, circa 30 tavoli tecnico politici e una cinquantina di incontri tematici con gli amministratori locali, vari sopralluoghi svoltisi sul territorio sia da specifiche strutture regionali che da altri soggetti quali, Commissione Speciale VIA, Provincia di Torino e Proponenti.
Per la stesura del parere di competenza regionale sono state coinvolte le seguenti strutture regionali: Direzione Trasporti - Viabilità ed Impianti fissi Direzione Tutela e Risanamento Ambientale Direzione Pianificazione e Gestione Urbanistica Direzione Turismo sport e Parchi Direzione Difesa del Suolo Direzione Pianificazione Risorse Idriche Direzione Industria - Pianificazione e verifica attività estrattiva Direzione Territorio rurale Direzione Patrimonio - Usi Civici Direzione OO.PP. (corso Bolzano 44) Direzione OO.PP. Decentrato di Torino (Via Belfiore 23) Direzione OO.PP. Protezione Civile Direzione Sanità Pubblica Direzione Programmazione Sanitaria Direzione Programmazione e Valorizzazione dell'agricoltura ARPA - Agenzia Regionale per la protezione Ambientale - Coord. Tecnico VIA VAS ARPA - Servizi Tecnici di Prevenzione Nucleo centrale dell'Organo Tecnico regionale.
Il progetto è stato inoltre valutato dalla Conferenza Intergovernativa dalla Commissione Speciale VIA dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e dal CIPE che il 5 dicembre 2003 ne ha approvato il Progetto preliminare relativo alle rispettive tratte internazionali tutti questi soggetti hanno espresso, sia pure con le doverose prescrizioni, pareri di competenza positivi ed in particolare la Regione Piemonte si è espressa con DGR 67-10050 del 21 luglio 2003 esprimendo 'Parere favorevole sul progetto preliminare' ; il Ministero italiano dell'ambiente il 4 settembre 2003 esprime un avviso favorevole infine il CIPE nel dicembre 2004 ha espresso il proprio parere favorevole al progetto.
dal 2003 sono state appaltate le attività relative ai sondaggi geognostici che in queste settimane si dovrebbero concludere se verrà consentito e/o garantito l'accesso ai fondi.
nell'aprile di quest'anno sono stati consegnati i lavori di scavo del cunicolo di Venaus, che non si sono ancora potuti avviare, diversamente da quanto avviene in territorio francese dove presso le discenderie di San Martin la Porte, i lavori sono iniziati nel maggio 2003, e a Modane dove addirittura sono iniziati nel luglio del 2002.
Evidenziato che: ogni modifica di qualche consistenza del progetto preliminare approvato nelle diverse sedi nazionali ed internazionali comporta l'azzeramento e la riedizione ex novo del medesimo con conseguenti slittamenti a tempi non definibili i lavori, nei fatti, sono già iniziati da parte francese con l'avvio delle due discenderie di Modane e Saint Martin la Porte sono stati appaltati in Italia i lavori per la realizzazione del cunicolo esplorativo di Venaus la cui conformità alle leggi è stata ratificata sia dal TAR che dal Consiglio di Stato. Entrambi hanno rigettato i ricorsi presentati dalle comunità locali.
i finanziamenti Europei sono strettamente legati al rispetto dei tempi di avvio dei cantieri tutto ciò premesso il Consiglio Regionale afferma con forza che: La linea ferroviaria Alta Capacità Torino-Lyon è opera strategica non solo per la UE e per lo Stato Italiano ma anche per la Regione Piemonte non possono essere calpestate, nemmeno dagli enti locali, le decisioni democraticamente assunte a grandissima maggioranza dai diversi parlamenti italiani che si sono succeduti in diverse legislature, dal Parlamento francese, dalla Comunità Europea, dai Trattati Internazionali e dai precedenti Consigli Regionali e Provinciali è da considerarsi assolutamente anti-democratica e inaccettabile la posizione di chi si oppone persino allo svolgimento delle indagini propedeutiche finalizzate a conoscere le effettive ed eventuali problematiche ambientali e territoriali il Consiglio Regionale prende atto che: le procedure adottate per l'istruttoria e la successiva approvazione del Progetto preliminare della Torino-Lyon sono stati espletati ben al di là delle formali procedure di legge attuando tutte le iniziative atte a coinvolgere il sistema degli Enti Locali nell'adeguamento e nel miglioramento dei progetti presentati dal Proponente LTF, come anche attestato dalle sentenze del TAR Lazio e del Consiglio di Stato anni di studio, di ricerche e confronto con gli Enti Locali svolti da soggetti diversi hanno portato alla redazione e la successiva approvazione di un progetto preliminare in grado di offrire, unitamente alle prescrizioni della Regione Piemonte tutte le garanzie di tutela del territorio, dell'ambiente e di chi vi risiede e pertanto non si ritengono giustificate sostanziali modifiche di tale progetti eventuali sostanziali adeguamenti progettuali che richiedessero il ripetersi delle procedure approvative comporterebbero per gli insostenibili rinvii, per i deleteri effetti sui finanziamenti UE e per il danno all'immagine ed ai rapporti con i partner europei, in particolare con la Francia, il sostanziale affossamento del progetto con tutto ciò che consegue a livello economico e sociale per il Piemonte e per l'Italia.
Tutto ciò premesso richiedere alla Società LTF, alla Prefettura di Torino, al Ministero degli Interni ed a tutti i soggetti interessati, ad attivare tutte le garanzie necessarie per l'immediato avvio delle attività connesse alle residue indagini geognostiche ancora mancanti e già appaltate oltre al Cunicolo geognostico di Venaus non apportare modifiche sostanziali ai progetti preliminari già approvati che comportino a qualsiasi livello la ripetizione delle procedure approvative già espletate sul preliminare sollecitare il proponente a presentare quanto prima il progetto definitivo sulla base del progetto preliminare approvato fra gli altri della Regione Piemonte e dal CIPE predisporre una campagna di comunicazione rivolta direttamente a tutti i cittadini della Val Susa finalizzata a dare una corretta informazione sulle opportunità per il territorio valsusino connesse alla realizzazione dell'opera, e sulle caratteristiche e modalità costruttive della Torino Lyon rinnovare l'invito al sistema degli en ti locali a partecipare attivamente alle successive fasi progettuali per introdurre i miglioramenti che ancora fossero possibili e per cogliere tutte le opportunità e le sinergie che tale grande opera può produrre sul territorio valsusino e piemontese".
Il Consiglio non approva.
Rammento ai colleghi Capigruppo che, come da accordi, la Conferenza dei Capigruppo era convocata al termine della nostra seduta. Si tratta di una breve convocazione, ma vi prego di essere presenti. La terremo in Sala A.
Volevo rammentare che domani sono convocate le Commissioni permanenti e la Giunta per le elezioni e l'ineleggibilità, in modo da poter procedere all'elezione dei relativi Presidenti e Vicepresidenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.55)



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