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Dettaglio seduta n.3 del 24/05/05 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 14.51)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Consigliere Mario Contu


PRESIDENTE

Sabato 19 febbraio 2005, tre giorni dopo la conclusione della VII legislatura, è improvvisamente deceduto il Consigliere regionale Mario Contu, esponente del Gruppo di Rifondazione Comunista.
La sua morte ha lasciato tutti coloro che lo conoscevano increduli e addolorati. Una grandegran folla, insieme ai rappresentanti del Consiglio e della Giunta, con il gonfalone della Regione, ha partecipato alle sue esequie, il 21 febbraio scorso, al Cimitero Generale di Torino.
Era nato nel 1952 ad Alà dei Sardi, in provincia di Sassari, e ventenne, nel '72 si era trasferito a Torino. Lavoratore e studente, prima in seguito operaio alla FIAT Mirafiori, gli fu affidato l'incarico di delegato sindacale alle carrozzerie di Mirafiori, incarico che ricoprì dal ' 197676 all ' 1980. Successivamente, è stato insegnante nei corsi di formazione professionale. E' stato anche Presidente del "Coordinamento Genitori Nidi, Materne, Elementari e Medie", da lui stesso fondato nel 1990; un'esperienza sorta su obiettivi concreti (il costo della mensa scolastica e la loro qualità), che ha coinvolto migliaia di genitori.
Nel 1997 è stato eletto Consigliere comunale di Torino e chiamato a ricoprire l'incarico di Capogruppo di Rifondazione Comunista, in Comune.
Nel 2000 è stato eletto in Consiglio regionale, incarico che ha ricoperto per tutta la VII legislatura, fino alla prematura scomparsa.
Mario Contu conduceva le proprie battaglie politiche in difesa di valori e ideali in cui fortemente credeva, con profonda passione e convinzione. A queste, ha sempre saputo unire affabilità, cortesia e gran rispetto per tutti, anche per quanti non ne condividevano le idee.
E' stato un politico e un amministratore pubblico sensibile ai problemi sociali ed attento al pubblico interesse. Per lui, militanza civile e azione amministrativa erano una connotazione imprescindibile del proprio impegno e della propria attività.
Oggi lo ricordiamo tutti con affetto e con rimpianto.



(L'Aula, in piedi osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dalmasso, Capogruppo del Gruppo Rifondazione Comunista.



DALMASSO Sergio

Ringrazio la Presidenza per questo momento dedicato alla figura di Mario Contu.
La figura di Mario è stata importante per molti di noi (evitiamo retoriche d'ogni tipo), proprio perché lo abbiamo conosciuto quando era Consigliere comunale, prima, e Consigliere regionale, poi. L'abbiamo conosciuto come uno dei tanti meridionali giunti in questa città (alla quale ritengo abbiano dato molto modificandola) negli anni '60-'70-'80 personaggi che hanno vissuto una stagione politica importante, oggi credo dimenticata e travisata, fatta di spinte ideali, speranze e movimenti.
Di Mario Contu è stato ricordato che era lavoratore e studente operaio, insegnante nei corsi di formazione professionale, un tema su cui questo Consiglio dovrà lungamente riflettere.
Quando è stato Consigliere e dirigente politico di questo partito, si è sempre occupato di temi che la politica spesso trascura, rimuove, cancella: i lavoratori precari, i carcerati (ricordo una lunga visita al carcere di Cuneo, fatta insieme, davanti ad una realtà drammatica, quella delle carceri, di cui certamente cercheremo di occuparci); i disoccupati, la scuola e la sanità pubblica.
Tutte tematiche centrali per la nostra formazione politica.
Il nostro Gruppo ricorda Mario con grande affetto, ricorda che nei partiti molto spesso anche le discussioni o le polemiche interne non devono assolutamente cancellare i grandi elementi che uniscono tutti noi, i fondamenti sui quali abbiamo costruito una casa comune, che vogliamo mantenere tale e far diventare non solamente più grande, ma anche infinitamente migliore di quanto sia oggi.
Ricordo lui, come tanti altri compagni (usiamo questa parola in modo non retorico), che ci hanno lasciato in questi anni. La sua morte, la morte data da una passione politica alta, ha colpito molti altri nello stesso modo, in seguito ad un impegno politico quotidiano, in cui non ci sono orari, in cui le corse sono continue e la generosità dimostrata è in alcuni casi superiore alle forze stesse.
Ricordiamo Mario con un impegno comune, che il nostro Gruppo vorrebbe assumere qui oggi: quello di continuare a lavorare sulle tematiche da lui affrontate in questi anni, non solo all'interno di quest'Aula, ma anche nell'attività politica quotidiana, che consideriamo altrettanto importante rispetto alla nostra presenza in Consiglio.
Ringrazio ancora questa Presidenza, per averci concesso quest'attimo.
Un saluto amichevole e fraterno alla famiglia, alla moglie e ai figli, che ho conosciuto e visto un istante solamente, nel giorno del funerale; una giornata triste in se stessa, oltre all'accaduto, per il freddo e la neve: ricordo la voce di una delle figlie, che alla fine della funzione gli ha detto: "Sei grande, papà" ,commovendo tutti i presenti.
Grazie ancora.



(Applausi in aula)



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Dalmasso e chiedo una breve sospensione della seduta, per portare un omaggio alla famiglia Contu.



(Il Presidente Gariglio e la Presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso salutano e porgono un omaggio floreale alla famiglia Contu che ha presenziato alla commemorazione)



PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Dibattito sul programma di governo della Giunta regionale per la legislatura


PRESIDENTE

Alcuni colleghi di maggioranza e d'opposizione mi hanno manifestato il loro intendimento che il dibattito possa concludersi nell'arco della seduta pomeridiana. Non posso che prenderlo come auspicio; dipende anche dal rispetto dei termini che ci siamo dati.
Riprendiamo i lavori con il dibattito sul programma di governo della Giunta regionale.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Anch'io mi unisco agli auguri per l'attività della nuova Giunta; auguri anche per noi, Consiglieri regionali, perché, indipendentemente dal ruolo che ricopriamo, dobbiamo riuscire a lavorare nell'esclusivo interesse dei cittadini piemontesi. Si è credibili per quello che si fa, non tanto per quello che si dice, pertanto auguro alla Giunta d'essere credibile al più presto.
Dopo aver ascoltato l'intervento sintetico della Presidente Bresso riguardo all'argomento che mi ha visto impegnata negli ultimi cinque anni le politiche sociali - sono andata a rileggere il programma della stessa programma condivisibile, che cita molte cose già esistenti sul territorio piemontese, dove, però, ho visto solo due punti, rispetto al passato: incrementare e potenziare. Generalmente, si parla come se fossero tutte cose nuove.
Nel programma ci sono tante carenze. Come si fa a non condividere l'affermazione: "E' necessario assicurare un congruo fondo per il sociale oggi assolutamente insufficiente"? Il Presidente Ghigo ben ricorda che i finanziamenti per il sociale sono triplicati, in questi anni, proprio perché l'abbiamo registrato e lo registriamo tutti i giorni. Bisogna dare delle priorità. Noi siamo veramente felici di sapere che c'è l'intenzione di aumentare il fondo per il sociale. In sede d'assestamento di bilancio verificheremo se è solo una dichiarazione d'intenti, allora avrà ragione il Consigliere Muliere quando dice: "abbiamo dato speranza, non deludiamo". Su quest'argomento bisogna stare molto, ma molto attenti, non si possono creare delle aspettative e poi non dare risposte alle famiglie che magari hanno un anziano non autosufficiente in casa. Ho notato che non si fa assolutamente cenno alle case di riposo, come se fossero scomparse, ma ricordo che sono ben 780 localizzate in 432 comuni del Piemonte e ospitano 40 mila cittadini. D'accordo, anche noi lo abbiamo sempre detto: l'anziano deve rimanere a casa sua, abbiamo sviluppato politiche insieme ai Comuni - i sindaci e gli amministratori qui presenti lo possono testimoniare - in tal senso. Ricordo che ogni primo lunedì dei mesi pari incontravamo i Consorzi del socio assistenziale e ogni primo lunedì dei mesi dispari le amministrazioni provinciali proprio per dare una risposta su argomenti che non devono avere colori partitici, perché sono una risposta al bisogno. Tante volte, però, ci rendiamo conto che l'anziano non ha più una famiglia, che questa non può prendersi cura di lui, che la casa non è adeguata. Una casa acquistata, disegnata quando si ha trenta o quarant'anni diventa difficile da abitare quando si ha novant'anni, magari perché gli scalini sono difficili da salire. Per fortuna che ci sono le case di riposo che noi abbiamo cercato di adeguare con ingenti finanziamenti proprio per quanto riguarda le strutture, abbiamo cercato di adeguare potenziando la formazione del personale, abbiamo cercato di migliorare la qualità della vita degli anziani. Ben si ricorda l'Assessore Valpreda - che in qualità di direttore è venuto con me in giro per tantissime case di riposo - l'elaborazione di progetti d'integrazione fra il socio assistenziale e il sanitario.
E' stato sostenuto che non sono stati approvati i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria): non è vero, li abbiamo approvati. E' stato un iter lungo, difficile, ma poi sono stati approvati. Non solo, ma abbiamo istituito sul bilancio 2005 un fondo di 14 milioni di euro per la non autosufficienza: sarà poco, sarà troppo, lo misureremo. Lo voglio dire alla nuova Giunta, non è presente l'Assessore di riferimento, ma sono presenti la Presidente Bresso e l'Assessore Valpreda: questo è un grandissimo problema che abbiamo tutti noi.
Pensiamo che le convenzioni con gli anziani non autosufficienti erano 11 mila, noi li abbiamo portati a circa 12300 (i numeri precisi non ricordo), certo, sono ancora pochi, ci rendiamo perfettamente conto. Ci rendiamo conto quando leggiamo i dati dell'INPS che ci evidenziano che in Piemonte ci sono 80 mila cittadini che riscuotono l'assegno d'accompagnamento. Per chi non lo sapesse, l'assegno d'accompagnamento è corrisposto a quegli anziani che non sono in grado di svolgere gli atti quotidiani della vita e agli invalidi al 100%. E' chiaro che si dovrà investire di più. Lo volevamo fare noi, l'Assessore al Bilancio lo ha fatto fare poco per volta, abbiamo triplicato, io mi auguro che il nuovo Assessore al Bilancio (sono un po' pessimista perché anche lui è di Biella) riesca veramente a trovare le cifre per dare delle risposte.
Abbiamo sentito dire dal Consigliere Dalmasso: "Portiamo avanti l'eredità del Consigliere Contu per quanto riguarda le carceri", ma nel programma non c'è un rigo dedicato alle carceri e ai detenuti. Questo mi spiace. Mi spiace perché noi abbiamo veramente lavorato molto, grazie anche all'attività del Gruppo dei Radicali, in quella direzione. Abbiamo assunto 22 educatori per le carceri e speriamo che il nuovo bilancio l'assestamento, riesca a mantenerli anche per il prossimo anno. Abbiamo attivato delle politiche di contrasto all'ozio, di lavoro nelle carceri: è tutto documentato.
Servizi all'infanzia. Abbiamo letto sui giornali, che il Piemonte non ha asili nido, non ha baby parking. Questo ci fa male. Sono dichiarazioni di persone che da troppo tempo sono lontane dai servizi sociali, che non conoscono la realtà. In Piemonte siamo passati - esiste una pubblicazione depositata presso la biblioteca che tutti i Consiglieri possono consultare - da 12 mila posti a 16 mila posti negli asili nido. Ma non solo. Abbiamo modificato la normativa per adattarla al Piemonte. Baby parking, micronidi, nidi aziendali, nidi in famiglia proprio per dare una risposta e favorire le donne lavoratrici.
Avrei tantissimi altri cose da dire su questo punto, ma avremo tempo in seguito di argomentarle. Tuttavia, permettetemi di dire ancora due cose.
Le esternazioni, a volte, producono molte preoccupazioni. Mi riferisco al discorso sulla sanità. Cito Asti perché è la mia provincia: c'è paura per il nuovo ospedale, c'è preoccupazione, lo dicevo prima all'Assessore Valpreda, per i poliambulatorii, si vuole sapere se si continua, se ci si bloccano. Una risposta noi la dobbiamo dare, leggete anche voi sui giornali le preoccupazioni degli amministratori locali.
Vorrei dire ancora un'ultima cosa, ma per dirla avrei bisogno dell'attenzione dell'Assessore al volontariato. Che non c'è. Non c'è un Assessore con delega al volontariato. Penso sia stata una dimenticanza, non voglio fare polemiche, ma in una Regione come il Piemonte, il volontariato che è stato oggetto di specifica delega durante la Giunta Ghigo, oggi scompare. Abbiamo appena finito una settimana, condotta dall'AISM, dedicata alla lotta contro la sclerosi multipla. Venerdì, sabato e domenica Torino ospiterà i tre giorni del volontariato, abbiamo istituito il Consiglio regionale del volontariato. Il volontariato in Piemonte è troppo importante.
Io sono disponibile a chiudere il mio intervento, se la Presidente Bresso, anche solo con un cenno della testa, mi dice che il volontariato sarà oggetto di specifica delega. Può preparare il decreto oggi o domani può essere stata una dimenticanza (può capitare a tutti), chiedo anche ai Consiglieri della maggioranza su questo punto di essere uniti nella determinazione e nell'indirizzo. Rivendico l'autonomia del Consiglio nei confronti della Giunta e chiedo anche a voi di intervenire su questo. Non basta dire nelle varie manifestazioni che la Giunta è sensibile al volontariato, quando si dimentica di farne oggetto di specifica delega.



PRESIDENTE

La Presidente Bresso avrà modo di risponderle, Consigliera Cotto.
Scusate, colleghi, non vorrei essere considerato antipatico da tutti voi, però ci siamo dati un ordine dei lavori; il rispetto dei tempi è condizione sine qua non per parlare tutti e poterci ascoltare. Grazie.
La parola al Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Grazie, se supero il tempo, sarà tolto agli altri Consiglieri del nostro Gruppo; siamo paritari e solidali, pertanto non ci sono problemi! Un saluto alla Giunta, alla Presidenza, ai Consiglieri e alle Consigliere tutte, al personale che ci seguirà in questi anni e che ci perdonerà le nostre inesperienze.
I risultati elettorali hanno detto, secondo noi in modo molto chiaro e netto, che c'è un discredito, una disillusione verso i Governi della destra, a livello nazionale e locale. I dati elettorali non sono mai stabili, possono cambiare, lo sappiamo, non abbiamo dubbio su questo, ma c'è una domanda di cambiamento che milioni di persone, uomini e donne in carne e ossa, hanno posto.
Non è una domanda di semplice aggiustamento, ricambio parziale di classi o ceti dirigenti; è una domanda che tocca questioni fondamentali: il lavoro, il salario, i diritti, la giustizia, la questione morale, la scuola pubblica, i servizi pubblici, la sanità, i grandi nodi ambientali, che riteniamo abbiano segnato profondamente questi anni e ancor più segneranno gli anni futuri.
Sono questioni che, accanto al gran tema della pace e della guerra hanno caratterizzato profondamente una stagione di partecipazione e di spinta democratica di giovani, e non solo di giovani, che questo Paese ha profondamente vissuto, perlomeno a partire dall'anno 2001, da quella che è stata la gran ferita di Genova (luglio 2001), È una domanda che la gran politica ha spesso disatteso, rimosso o non compreso fino in fondo.
I grossi nodi, sui quali c'è un impegno collettivo, sono quelli della crisi industriale che il Piemonte vive. Non è solo la crisi della FIAT; la provincia da cui provengo (Cuneo), vive una crisi profondissima di tutto il settore meccanico, l'indotto, ma non solo, così come vive Biella, e non solo, nel settore tessile, che è stato il primo a vivere l'industrializzazione di questo Paese, a fine '800.
Sono temi che richiedono una politica pubblica. Come sapete, rispetto alla FIAT abbiamo chiesto l'intervento pubblico, che ci pare l'unico che possa risanare l'industria, accanto alle questioni poste anche nella relazione della Presidente Bresso: il motore ecologico e una differente politica dei trasporti. L'Assessore avrà da fare non poco, su questo rispetto alle scelte, che non sono solo scelte politiche, ma anche scelte di modelli di vita, scelte individuali, che spesso hanno reso le città invivibili.
Su questo, poniamo il problema dell'industria delle armi, numerose in Piemonte. Non proponiamo miracoli, ma un'uscita graduale, progressiva, che garantisca l'occupazione. Questa politica si lega, secondo noi, al gran tema della pace e della guerra.
Precarietà: chi ha partecipato anche solo ad un'assemblea in campagna elettorale, si sarà reso conto che è un tema che tocca i giovani in modo profondo - e i giovani oggi arrivano ai 30-35 anni e anche più - ma anche le famiglie.
Come sapete, il centrosinistra si è espresso contrariamente rispetto alla legge n. 30 del 2003; chiediamo se sia possibile non utilizzarla negli enti regionali, negli enti pubblici, in attesa che - speriamo! - il prossimo anno, un nuovo Governo la ponga fortemente in discussione.
Terza questione: territorio e ambiente; nodi importanti e fondamentali che non devono essere contrapposti alla gran tematica del lavoro e dell'occupazione.
Chiediamo che, sempre, su ogni questione si sentano le comunità locali si sentano non solo i Consigli comunali, ma anche i comitati esistenti. Ho partecipato come semplice attore - non ho avuto ruolo d'alcun tipo - alla gran questione dell'ACNA di Cengio, che si è trascinata per anni e ha toccato una valle intera: quante manifestazioni, quanti incontri, quanti drammi anche verso la classe operaia di quella fabbrica, a noi vicina, in alcuni casi, alla quale si andava a fare un discorso difficilissimo! Ritengo che il contatto con le realtà locali, con le comunità locali sia fondamentale, senza fare promesse assurde, d'alcun tipo.
La questione salute: siamo interessati profondamente a questo tema.
Stamattina ci sono state polemiche contro la figura dell'Assessore Mario Valpreda, che non è iscritto al partito di Rifondazione Comunista, ma che è stato un onore avere nelle nostre liste - lo dico con chiarezza estrema senza vincolo alcuno di partito, di schieramento o altro, nei suoi confronti.Vorremmo avere tanti candidati come lui.
Questo è un nodo fondamentale: la campagna elettorale, nelle ultime settimane verteva in gran parte su questo tema: il Piano sanitario che non c'è e che è difficile realizzare, perché tocca interessi, comunità, una serie di temi complessi.
Rispetto alla questione ticket, ho sempre sentito dire che li avremmo eliminati nell'arco di cinque anni, ed è un impegno che abbiamo preso, ma nell'arco di cinque anni.
Il primo atto, mi rendo conto, è simbolico, tocca il 3%, i medicinali generici toccano il 3-4%, toccano anche interessi farmaceutici che non è sempre facile colpire, quindi prendiamolo come atto iniziale, davanti ad un discorso che presenta la sanità piemontese non come una delle migliori a livello italiano, europeo e mondiale, con una voragine di bilancio terrificante, che rende alcune questioni complesse.
Il bilancio sarà certificato e accertato con precisione estrema, alla lira - si diceva una volta - o al centesimo d'euro - diciamo oggi - ma è una questione che evidentemente pone problemi di non poco conto.
Quando parliamo di salute e di prevenzione, ci riferiamo alla salute sui luoghi di lavoro. Nei cantieri per le Olimpiadi, gli ispettori del Governo hanno trovato un gran numero lavoratori in nero, ed è un problema drammatico in una città come Torino, dove il discorso del rapporto fra la salute sui luoghi di lavoro e la salute complessiva, della prevenzione della malattia e del gran tema dell'ambiente, rapportato anche ai luoghi di lavoro, ha avuto sicuramente un gran peso.
Il tema immigrazione: è un tema complesso, non facciamo demagogia neanche su questo. Sappiamo che l'impatto è duro, com'è stato duro per Torino l'impatto di centinaia di migliaia di meridionali giunti in questa città tra la fine degli anni '50 e i primi anni '60, ma anche dopo (Rivalta nasce nel 1969). Sappiamo che sono coinvolti soprattutto i ceti italiani più poveri, i quartieri maggiormente a rischio, ma crediamo che una politica attiva e forte debba essere fatta su questo terreno.
Sottolineiamo l'importanza del volontariato, l'elemento di gruppi di lavoro formati dagli stessi immigrati, c'è la questione del diritto di voto, a partire dalle elezioni amministrative, per chi è residente da alcuni anni, c'è la questione del CPT, che pensiamo debba essere chiuso senza fare miracoli, ma progressivamente.
Poniamo un problema elementare: il diritto ispettivo dei Consiglieri regionali. Venerdì mattina abbiamo chiesto di visitare il CPT di Corso Brunelleschi e tale permesso non c'è stato concesso. Chiedo come sia possibile che un Consigliere regionale possa visitare le Carceri, anche senza comunicazione preventiva alcuna, e non possa verificare le condizioni sanitarie di vita, senza creare problema d'alcun tipo (questo vale sia per la maggioranza sia per la minoranza), in una realtà di quel tipo, con i drammi sociali che presenta. Porteremo ancora quest'argomento, se altri Consiglieri saranno d'accordo, lo faremo con altri, ma vorremmo che di questo problema fondamentale si potesse parlare e discutere.
Il problema scuola è un nodo fondamentale; tocco solo la questione della formazione professionale. Ricordo che il nostro giudizio sull'accordo che, a fine dello scorso mandato, la Giunta di centrodestra ha firmato con CISL e UIL è un giudizio profondamente negativo, perché la formazione professionale viene di fatto riportata a quella che era decenni fa sostanzialmente addestramento.
C'erano altri temi che avrei voluto toccare: Statuto; solidarietà energia, avendo anche sentito l'intervento del Consigliere di Alleanza Nazionale, da cui discordo completamente, perché il solare, ecc. sono fonti fondamentali (ma non c'è il tempo per parlare di questo, e mi spiace); la questione delle politiche energetiche e dei piani urbanistici che mancano.
Altri Consiglieri hanno detto: "Cercheremo di creare rapporti con altre formazioni"; noi tenteremo di avere un rapporto fraterno con i Gruppi maggiormente vicini a noi (da alcuni, purtroppo, ci dividono scissioni che speriamo superate, che speriamo si possano ricomporre; ad altri ci accomunano alcune tematiche).
Rilanceremo un'ipotesi sostanzialmente di sinistra su grandi tematiche che non tocchino solo le sigle politiche, ma che cerchino di dare vita a quell'idea di sinistra che noi abbiamo in mente, che veda i partiti politici, le formazioni politiche come attori fondamentali, ma come attori altrettanto importanti e altrettanto fondamentali le grandi forze sociali le grandi forze sindacali, il volontariato, le associazioni, il mondo ambientalista e - non lo dico per fare contento l'amico Moriconi - il mondo animalista, rispetto al quale mi auguro che il collega m'insegnerà alcune cose su cui potremo lavorare per assumere impegni comuni in quest'aula.
Chiedo scusa per aver superato il tempo a mia disposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Sono contento di intervenire; ci saranno poi ovviamente tantissime occasioni, per cui oggi svolgo soltanto una considerazione di carattere generale. Comunque, come sempre, che sia un pregio o un difetto in politica o nella vita personale, sarò molto sincero.
Avendo passione per lo sviluppo generale di questa regione, per lo sviluppo culturale, che considero strategico, e provando orgoglio per quello che con il Presidente Ghigo e la sua Giunta insieme abbiamo fatto devo dire che, mentre ho trovato il programma condivisibile, sono preoccupato per alcune dichiarazioni apparse sui giornali.
I giornali in qualche modo contano, perché noi comunichiamo attraverso di essi con le dichiarazioni che rilasciamo. Francamente - lo dico potendomi prendere la libertà di essere meno istituzionale e meno ufficiale, essendo all'opposizione come nel '75, quand'ero giovane - le dichiarazioni fatte sui giornali, lo dice molto bene il Presidente Ghigo sulla discontinuità a qualunque costo, mi rendono non solo perplesso, ma preoccupato, almeno per i settori che conosco io. E voglio dire perché. Lo voglio dire parlando a tutti i colleghi e a coloro che ho avuto il piacere di incontrare come Assessori al Comuni di Torino, come i Presidenti di Provincia, come Sindaci di un grande Comune come Rivoli e così via.
Discontinuità, è stato detto, sulla cultura (intervista virgolettata).
Cosa vuol dire? Con gli investimenti della Giunta Ghigo (in accordo con il Consiglio regionale e accogliendo i famosi emendamenti di Placido), il Consiglio ha sempre approvato incrementi per la cultura, ma allora la discontinuità vuol dire diminuire gli investimenti sulla cultura? Il programma è stato sempre condiviso dalla Commissione competente. Qui c'è il Capogruppo della Margherita, di cui ho apprezzato molto l'intervento: se guarda i verbali, saprà che in anno elettorale, pochi mesi fa, il programma della cultura dell'Assessorato ha avuto il voto favorevole della Margherita, ha avuto l'astensione benevola dei DS, ma la Margherita il Consigliere Caracciolo, oggi Assessore, e altri hanno votato a favore.
Allora la discontinuità vuol dire che la Margherita deve votare contro il programma della cultura? Che il Consigliere Caracciolo non deve essere più d'accordo? Che non ci deve essere più un atteggiamento propositivo delle opposizioni? Cosa vuol dire questo? In campagna elettorale ho avuto diversi dibattiti con vari colleghi fra cui Bossuto e addirittura Papandrea, il quale ricorderà i dibattiti e le affermazioni che sono state fatte. Siccome vi è stata una forte politica di concordia istituzionale (una delle ragioni fra le tante, fra le tantissime per cui ho apprezzato il Presidente Ghigo) la discontinuità vuol dire che, anziché la concordia istituzionale, deve esserci disaccordo istituzionale? Vuol dire che Giuliano, Assessore felicemente nominato (personalmente ho molto apprezzato il nome dell'Assessore Giuliano come Assessore alla cultura) ha avuto il coraggio di dire su La Repubblica che non capiva cosa dovesse essere questa discontinuità sulle politiche culturali? Era distratto quando concordava con Regione e Comune, con l'Assessore Alfieri e con me o con i molti Comuni? Allora adesso si punterà sul disaccordo istituzionale per la discontinuità? Oppure, siccome eravamo l'unica Regione in Italia a dare il 100% delle borse di studio - e ringrazio il Presidente Ghigo - adesso si darà il 50%? Dovrebbe essere questa la discontinuità? O siccome la Regione Piemonte, grazie al Presidente Ghigo, aveva la Presidenza nazionale e il raccordo europeo degli Assessorati alla cultura, la discontinuità vuol dire che non interessa più il ruolo nazionale? E siccome la Reggia di Venaria è stata una scelta strategica - cito l'intervento dell'Assessore Alfieri su La Repubblica di qualche giorno fa e poi ancora su La Stampa: "Venaria, un lavoro seguito dal Presidente Ghigo, il più gran restauro del continente" - ora sarà marginale? Siccome è stato riportato il Museo del Cinema a Torino, dobbiamo riportarlo a Roma per essere discontinui? Siccome abbiamo avuto la prima legge giovani d'Italia, la prima Consulta regionale giovanile e il Piano giovani, approvato all'unanimità dai giovani di Rifondazione Comunista ai giovani cattolici, oggi questo non va più bene? Siccome eravamo capitale mondiale del libro, dovremmo essere capitale mondiale di qualcos'altro? Poiché, grazie al Salone del Gusto e alla prima Università mondiale di enogastronomia, eravamo campioni dello slow food, bisogna tornare al fast food? Visto che le residenze reali sono state una grand'eccellenza, per fare la discontinuità le chiameremo residenze repubblicane? Non ho nulla contro La Repubblica, ovviamente, ma non capisco, non ho colto cosa volesse dire questa dichiarazione: "D'ora in poi, assoluta discontinuità". Vuol dire che ha sempre votato male il Gruppo dei DS in Commissione cultura? Vuol dire che la Margherita era distratta? Vuol dire che il Consigliere Caracciolo, che stimo moltissimo e di cui apprezzo la nomina ad Assessore non sapeva cosa faceva? O che coloro - non voglio coinvolgere i Presidi illustri come il professor Conti - che oggi siedono più che degnamente in una Giunta e che concordavano su queste intuizioni, sono transfughi? No di certo.
Ancora, mi hanno accusato tanto di ecumenismo. Insomma, non penso che chi è all'opposizione dovrebbe lamentarsi troppo dell'ecumenismo di chi governa. E anche per quanto riguarda le nomine che avevamo concordato per Film Commission e per il Direttore del Museo del Cinema (Barbera), mi auguro che non ci sia discontinuità.
E' stato citato tante volte Baricco, che diceva "meno ecumenismo". Ma ha anche detto un'altra cosa su La Repubblica: "Temo molto di più degli ecumenici quelli che nominano solo i propri amici di partito e discriminano gli altri".
Noi abbiamo l'orgoglio di non averlo fatto, di aver scelto insieme le persone migliori per la conduzione delle istituzioni culturali.
Potrei continuare a lungo, ma voglio stare nei tempi, anche perch voglio poi fare un apprezzamento sulla Presidenza.
Potrei citare i programmi approvati. Se si leggessero i programmi approvati in Commissione cultura, a stragrande maggioranza, col voto favorevole di tante componenti dell'attuale maggioranza, si vedrebbe che i temi contenuti in quei programmi sono ampiamente presenti. Non riesco a concepire un'opposizione di ostruzionismo; penso che occorra collaborare per il bene comune, pertanto non sarò mai un oppositore a priori o far alcunché che possa danneggiare il Piemonte.
La collega Manica, in Commissione, mi diceva sempre: "Tu non sei adatto per l'opposizione, perché non sai essere contro!". Ebbene, per la stessa ragione di passione, di amore che ho per le cose giuste, intendo impegnarmi, a fianco del mio Capogruppo Ghigo, del mio Vicecapogruppo e di tutti i colleghi, con lo stesso impegno radicale, nel difendere i valori in cui credo. Che sia ostinato, lo hanno dimostrato i due anni e mezzo dedicati al buono scuola; in questo, non vi chiedo continuità, siete stati correttissimi, dichiarandolo a priori.
Ho molto apprezzato, adesso come prima, le dichiarazioni del Capogruppo della Margherita, Lepri, però non potrei avere l'arroganza di dire che lì non c'erano state posizioni distinte; sono posizioni culturali alte, e questo è lecito.
Quello che spero, è che il grande sforzo fatto, anche con la Provincia e il Comune, questo gran rilancio per la cultura, possa continuare.
Personalmente, ho molta stima per gli Assessori che hanno preso il mio posto; non è uno solo perché l'Assessorato è stato ripartito fra tre o quattro Assessori. Ho molta stima, a partire dall'Assessore alla cultura e proprio per questo motivo, perché non sono strumentale, ma appassionato vigilerò e seguirò con attenzione che i bilanci dell'Assessorato abbiano il peso di sempre.
Voglio ricordare - forse il Consigliere Placido lo ricorda - che diverse volte una parte dell'opposizione di sinistra mi ha chiesto di tagliare i fondi per la cultura; noi ci siamo battuti per mantenerli e anche adesso mi batterò per questo, perché è strategico.
Chiedo, inoltre, che le iniziative di valore non siano penalizzate. Da questo punto di vista, le interrogazioni, gli ordini del giorno, la mobilitazione culturale e civile saranno totali.
Un passaggio rapidissimo sulla ricerca, l'istruzione e i giovani. Rispetto alla ricerca, l'Assessore Bairati ha dichiarato che terrà conto del lavoro svolto; gliene sono grato e voglio ricordare che, insieme al collega Placido, avevo preparato un bel disegno di legge sulla ricerca. Spero che nulla vada sprecato, è un peccato sprecare; siamo per la riconversione l'ecologia! L'istruzione: l'Assessore Pentenero ha fatto dichiarazioni molto equilibrate su una materia molto complessa. Quando entreremo nella materia ricorderò qual era stata la nostra proposta sul diritto allo studio.
Allora, fu il collega Marcenaro a chiederci di presentare disegni differenziati.
Sui giovani, segnalo una proposta di legge molto interessante, presente in Consiglio e invito la Presidenza del Consiglio a seguirla.
Concludo, dicendo che lo stesso vigore che ho avuto nel difendere il buono scuola e le cose in cui credevo, lo avremo e lo avrò anche adesso, nel difendere le cose in cui credo.
Da questo punto di vista, mi richiamo all'autorevolezza del Consiglio, così ben ribadita dal Presidente Gariglio, che, tra l'altro, ha due Vicepresidenti di vaglio - è un Ufficio di Presidenza interessante - che conosco bene, e dal Capogruppo Lepri, rispetto al fatto che il Consiglio debba avere autonomia, forza. Ebbene, proprio ai fini di quest'autonomia noi intendiamo mettere a servizio la nostra capacità - un'esperienza di dieci anni di governo, che io giudico, non faziosamente, positiva interessante e di gran crescita per il Piemonte - per un'ulteriore crescita della nostra regione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turigliatto.



TURIGLIATTO Mariano

Voglio unirmi a coloro che hanno espresso profondo apprezzamento per il programma e la relazione presentata dalla Presidente Bresso, che disegna in qualche modo le linee attraverso le quali questa maggioranza e, spero questo Consiglio, potrà e vorrà lavorare nei prossimi anni per lo sviluppo del Piemonte.
Proprio perché la nostra regione ha la caratteristica, più volte evocata, spesso a sproposito, di laboratorio, di contraddizioni e qualche volta di fenomeni che magari si verificheranno successivamente, su vasta scala, su tutto il territorio nazionale, la crisi che attraversa il nostro Paese qui è vissuta in modo particolarmente intenso, perché più forti sono le contraddizioni che nel corso degli anni si sono accumulate, rivelando oggi tutta la loro preoccupante gravità.
Ritengo che un progetto di trasformazione del territorio, che è così variegato, ricco, diversificato persino nelle sue espressioni di base, per anche unito nell'esprimere vocazioni culturali e una storia che ha tanto da dire al presente e tanto da offrire al futuro, richieda uno sforzo straordinario, perché arriva in un momento in cui il modello Piemonte è in crisi irreversibile.
In questo senso, la presenza e l'efficace azione delle istituzioni cioè della rappresentanza politica delegata dalla volontà popolare, sono il presupposto affinché si ricostruisca un sistema, ovviamente differente dal precedente, ma collegato a quello che abbandoniamo, che sia capace di disegnare le linee dell'evoluzione della nostra regione nei prossimi anni.
Occorre, dunque, una forte identità delle istituzioni, la Regione in primis, che solo in questo modo possono tentare di chiamare a raccolta i tanti mondi di questa nostra terra, che sono oggi alla ricerca di interlocuzione e di corrispondenze in soggetti che abbiano la capacità di innescare processi virtuosi, governandone le dinamiche, studiando e applicando politiche innovative. Sono i più difficili, perché richiedono una capacità di condividere i percorsi e gli obiettivi.
Governare e decidere da soli rende tutto più difficile; bisogna cercare forme nuove di partecipazione, certamente non quelle che conosciamo, ma soprattutto buone idee e generosità, perché ritengo che il Piemonte molte ne abbia.
Dicevo che siamo alle prese con la crisi irreversibile di un modello quello che sinteticamente rappresentiamo con il termine FIAT, che ha garantito benessere, sviluppo e crescita. L'omologazione, che è un tratto caratteristico di questo modello, ne ha anche segnato la sua decadenza, la selezione sul basso profilo, la sistematica emarginazione degli apporti originali, la demonizzazione del non allineamento, la selezione dei gruppi dirigenti sulla base della fedeltà, taglio sistematico di tutti i cespugli ribelli, l'autoreferenzialità.
Ho provato a citare alcune delle caratteristiche negative (non ci sono solo queste) di questo modello basato sull'omologazione. È un modello che non è stato applicato soltanto al mondo dell'economia, perché in alcuni passaggi della nostra storia più recente sembrava essere l'unico accettato anche nell'ambito della politica, spesso di entrambi gli schieramenti.
Oggi, vista la situazione del Piemonte, l'adesione è critica; le reiterate dichiarazioni di fedeltà, in nome del richiamo generale al volersi bene, rischiano di penalizzare il rilancio della nostra regione.
Una politica di innovazione richiede la non omologazione, vuole un ambiente libero, nel quale anche i contributi originali sono assunti per quello che valgono e non per la concorrenza che possono determinare in soggetti che pretendono di condurre il gioco. L'innovazione richiede vivacità, discussione, studio, competenza, voglia di scambiarsi i ruoli e le competenze. Richiede, in sostanza, generosità e coraggio.
Ecco perché, invece che fedeltà, oggi vorrei offrire lealtà, quella che costruiscono, giorno per giorno, persone e gruppi che lavorano insieme per realizzare qualcosa di buono per tutti, in solidarietà e comunanza di intenti.
Per portare il Piemonte in Europa - tema centrale del programma della Presidente e della Giunta - per ridare speranza ai progetti e alle persone sfiancate da anni di crisi e di mancanza di prospettive, occorre, dunque ricostruire un tessuto partecipativo non omologato, politiche culturali davvero libere dalla necessità di riverire il potere, scommesse economiche che liberino la voglia di produrre, creando le condizioni per un'attrazione territoriale delle imprese, così da limitare gli effetti della finanziarizzazione e della delocalizzazione.
Occorre realizzare un sistema formativo di eccellenza ed efficacia serio, qualitativamente all'altezza di un Piemonte ad alta tecnologia: l'unica prospettiva che oggi appare possibile percorrere. Occorre liberare le istituzioni dalla burocrazia, quando è oppressiva, immaginare i servizi del nuovo welfare, proteggere chi è in difficoltà dalle insidie di una società sempre più cinica.
Bisogna incentivare la costruzione di relazioni fra le persone e la ricchezza delle società postmoderne come le nostre, e ricostruire la fiducia nella politica come strumento capace di offrire soluzioni a problemi complessi. Immaginare nuovi modi con cui coniugare la voglia di sviluppo, la tutela dell'ambiente e il risanamento di quanto compromesso in passato.
Bisogna, per quanto possibile, assumere posizioni che qualifichino l'azione della Regione, facendone un centro di elaborazione e sperimentazione di pratiche che permettono di assumere le decisioni più difficili e sofferte con il conforto del massimo della condivisione.
Questo aspetto sarà determinante nel momento in cui saremo chiamati a decidere intorno ai temi della sanità, quelli che toccano davvero tutti, ma anche, ad esempio, delle infrastrutture da mettere in cantiere per fare del Piemonte una Regione centrale dell'Europa dei prossimi anni.
Il problema è che sono molte le scelte da operare e molte saranno domani, quando davvero si metterà mano all'attuazione di tutte le parti del programma della Presidente Presso, della coalizione della quale mi onoro di far parte. Allora sarà inevitabile che emergano posizioni diverse. Qualche volta saranno sfumature, altre volte si confronteranno opzioni radicalmente differenti.
La realtà che ho prima richiamato impone di approvare gli atti che la Giunta proporrà al Consiglio, non intendo sottrarmi. Voglio però adoperarmi affinché, per quanto riguarda i temi più controversi, tutti i punti di vista siano adeguatamente rappresentati, esercitando le pressioni necessarie perché i soggetti coinvolti nelle e dalle decisioni siano consultati e trovino accoglienza nelle sedi giuste per esprimere la loro opinione.
Credo che questa sia una porta già aperta, dove quindi non occorrerà che io compia alcunché per ottenere questo risultato. La politica del nostro Paese, in conclusione, attraversa una fase di instabilità che dura ormai da troppo tempo.
E' evidente a tutti che il bipolarismo richiede aggregazioni politiche non solo elettorali, ben più vaste della miriade di forze politiche di oggi. Una parte considerevole degli elettori del centrosinistra un soggetto politico, l'Ulivo, lo ha già. Mi rammarico che sia caduto nel nulla il mio appello a costruire un gruppo unico di tutti i Consiglieri eletti in liste che si rifanno a quell'esperienza politica. Ovviamente avrei aderito anch'io; per fortuna, il tempo ci permetterà di riprendere questo progetto sottoscritto dal Gruppo Misto, dove è attualmente ricoverato.
Per quanto riguarda la mia persona, il Gruppo Misto sarà arricchito dall'attributo "ulivista".
Alla Presidente e alla Giunta voglio formulare i miei auguri di buon lavoro, sinceri, di cuore e condivisi. Sappiano di poter contare sul mio appoggio e sul mio aiuto tutte le volte che, oltre che per quanto attiene l'aspetto istituzionale, si renderà necessario in altre istanze e in altri luoghi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Intanto anch'io, come gli altri Consiglieri, Presidenti, vi auguro buon lavoro. Le considerazioni che stamattina e oggi pomeriggio ho ascoltato sono tutte considerazioni profonde e importanti, che danno anche la sensazione della volontà di tutto il Consiglio, nella sua completezza, non soltanto nell'ambito della maggioranza, ma anche dell'opposizione, di discutere, di dialogare e di approfondire molti dei temi che nel programma seppur scarno, si è tentato di considerare per titoli. Io li considererei semplicemente in questo modo; anche durante la campagna elettorale si è cercato di evidenziare questo aspetto.
Parto da una considerazione che non mi è molto chiara rispetto all'esito del voto. Non sono convinta, per esempio, che i piemontesi abbiano fatto una scelta netta. La scelta netta è arrivata a seguito di meccanismi elettorali che hanno fatto sì che, a seguito di un risultato dei candidati nelle varie liste proporzionali, assolutamente non scontato come vittoria del centrosinistra, il maggioritario e, addirittura, il completamento del Consiglio con tre Consiglieri in più, abbia ora permesso di avere effettivamente un Consiglio equilibrato come maggioranza ed opposizione, ma non è stato questo l'esito del voto.
Voglio rimarcare perché, dei 48 Consiglieri eletti nelle liste proporzionali, tutti sanno bene che 25 sono stati eletti nella compagine del centrodestra, 23 nella compagine del centrosinistra. Questo lo dico con orgoglio, perché molto spesso, dopo la campagna elettorale, si è sentito dire: "Non siete stati in mezzo alla gente, non vi ha mai stato nessuno non siete mai stati presenti".
Penso che questa piccolissima soddisfazione, che noi Consiglieri abbiamo potuto avere dall'esito elettorale, dica quanto i piemontesi, di fatto, non abbiano fatto una scelta netta, e non l'hanno neanche compiuta nell'ambito di quella che è stata la composizione territoriale del voto.
Le Province non si sono espresse tutte allo stesso modo; sicuramente come hanno ricordato molti, la Provincia di Torino e la Città di Torino hanno dato un esito e un segnale forte al centrodestra. Il centrodestra, in questi anni, ha saputo - come si è stato ricordato - fare molte cose, ma probabilmente apprezzate in parte, non ricordate e adeguatamente conosciute, perché è stato fatto veramente molto.
Leggendo e scorrendo velocemente il programma della Presidente Presso peraltro, alcuni Consiglieri l'hanno ricordato oggi - ho riscontrato paradossalmente una certa continuità rispetto alle proposte e alle ricette che, in questi anni, le Giunte precedenti hanno tentato di mettere in piedi come risposta al grande disagio e alle difficoltà di una terra come il Piemonte, che ha visto due grandi crisi industriali (quella legata all'Olivetti e adesso quella della FIAT, del tessile e quant'altro).
Quindi, non ho riscontrato ricette innovative. Avete parlato di ricerca, di innovazione, di formazione di qualità, di infrastrutture; avete parlato di un sistema culturale che, in questi anni, si è anche cercato di far diventare uno dei volani economici della nostra regione. Questi sono di fatto, temi che, in questi anni, con grande convinzione e con un lavoro veramente intenso da parte di tutti, si è cercato di sviluppare.
Da parte mia, sicuramente non c'è la sensazione che ci siano delle idee innovative, ma che ci sia un po' una sorta di copiatura rispetto ad alcune ricette che sono state date.
Il Piemonte vive una grande difficoltà, e io penso che per trovare le ricette giuste si debba partire dall'evoluzione che il Piemonte ha vissuto.
Lo diceva il collega Lepri stamattina: rispetto a dieci anni fa abbiamo una popolazione che invecchia, abbiamo sempre meno giovani, abbiamo un mondo del lavoro che vede in questa fase una fascia medio-alta di persone che sono in cassa integrazione e che non trovano lavoro. Abbiamo un approccio al mondo della formazione che sicuramente è da rivedere e da riqualificare non soltanto per quanto riguarda la formazione di base, ma anche per quella dopo la scuola dell'obbligo, ad esempio per quella universitaria.
Quindi, abbiamo una sorta di Piemonte, anche pubblico ed istituzionale che non si è ancora adeguato al mercato, allo sviluppo e alle nuove esigenze, e che sta rincorrendo a fatica un'evoluzione che comunque non soltanto la nostra regione, ma l'intero nostro paese sta avendo, a prescindere da noi, a prescindere dalle lezioni, a prescindere dai nostri programmi.
Il mondo va avanti e noi, in questi anni, con grande difficoltà l'abbiamo rincorso.
Personalmente, ho avuto un certo disagio nel riscontrare, nell'ambito di questi macrofiloni d'intervento, delle proposte che vanno proprio nell'ordine del vecchio. L'idea di parlare di innovazione e di ricerca attraverso l'intervento spot legato all'acquisizione e ad un diretto coinvolgimento nelle attività del Centro Ricerche FIAT, mi sembra un aspetto assolutamente poco innovativo e in controtendenza rispetto a quello che il territorio e il mondo dell'impresa e dell'industria ci chiedono cioè di uscire, il prima possibile, da un coinvolgimento diretto del pubblico, in una dinamica (che è anche quella della ricerca) che dev'essere squisitamente privata.
Il pubblico può mettere a disposizione delle risorse, e lo può fare su idee innovative o su progetti importanti, ma non può "fare" la politica industriale ed economica di un Paese, che si chiami Piemonte, Italia, o quant'altro.
Rispetto alla posizione su FIAT, ho riscontrato una grande debolezza.
Prima di parlare con i livelli istituzionali di cosa fare per FIAT, la domanda che anzitutto va posta è la seguente: FIAT vuole essere aiutata? Perché, sinceramente, in questi mesi di grandi proclami e di articoli sui giornali - in cui tutte le istituzioni sembravano un po' prevaricare l'intenzione vera di FIAT di rimanere la grande azienda della nostra città e del nostro Paese - mi è sembrato che le istituzioni facessero i passi più lunghi rispetto a quello che la realtà industriale chiedeva.
Prima occorre, dunque, domandarsi questo. Dimentichiamoci, per un momento, delle questioni immobiliari di FIAT, perché qui il problema è come far sì che un'azienda o un indotto possa riconvertirsi, ovviamente con tutti i problemi legati al mondo del lavoro che se ne determina.
Chiederò con forza, insieme ai colleghi dei mio Gruppo, che, al di là della questione FIAT, ci si concentri molto su quello che è l'indotto dell'auto, su quelli che sono gli altri distretti industriali e su quella che è la realtà della piccola e media impresa, che, in questo momento necessitano, forse, di un nostro intervento, che non dev'essere necessariamente inteso come contributo a fondo perduto, ma può essere recepito attraverso molte iniziative.
Mi aspetto, da parte della Presidente Bresso e della sua Giunta, un forte intervento su questi temi e una "ricetta" per il futuro FIAT, dopo che si sarà capito se FIAT vuole veramente essere aiutata.
Come hanno ricordato altri colleghi che mi hanno preceduto, vi è un ulteriore aspetto che ritengo debba essere oggetto di attività profonda da parte di questo Consiglio, che riguarda le regole.
Sono assolutamente interessata agli aspetti legati alle "ricette" già proposte, come la riforma della legge urbanistica o la riforma della legge sui lavori pubblici. A tal riguardo, il nostro Gruppo ha già presentato, e presenterà ancora, progetti di legge che ci hanno visti nella scorsa legislatura ragionare anche su posizioni molto simili, sotto certi aspetti, e il Capogruppo Muliere lo ricorderà. Ci si confronti su questi.
Concordo sul fatto che non servano sempre e solo i soldi. A volte sono molto più importanti delle regole flessibili, che ci permettano di poter operare con maggiore speditezza.
Sono argomenti difficili, che vedranno - immagino - una maggioranza spaccata: lo abbiamo visto sull'Alta Velocità e lo vedremo in futuro su altri temi.
Per questo motivo, credo che l'opposizione, responsabilmente, su alcuni temi dovrà essere dialettica e positiva, per far sì che questo Consiglio sia autorevole e riesca a dar vita a riforme importanti sulle quali poter convergere.
Presidente, anche da parte mia, auguri di buon lavoro. Lei sarà il nostro garante per l'autorevolezza che questo Consiglio vorrà avere, che non si fa impaurire dai diktat di dimissioni che abbiamo sentito in questi giorni. Noi l'aiuteremo ad essere autorevole, con tutta la nostra pazienza, ma anche con tutta la nostra volontà di dire ciò che pensiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monteggia.



MONTEGGIA Stefano

Presidente e colleghi, lunedì scorso, nella prima seduta del Consiglio regionale, amici Consiglieri, abbiamo ascoltato le indicazioni programmatiche della Giunta e della Presidente Mercedes Bresso.
Oggi, con questo dibattito, il Consiglio regionale partecipa e dà vita ad un passaggio istituzionale tra i più significativi fra quanti si possano immaginare.
È chiaro che questo Governo di sinistra della Presidente Bresso appena iniziato non è appeso nel vuoto; non comincia e non finisce in queste intenzioni programmatiche. Si tratta di un Governo legittimato da un voto dei cittadini, che è stato espresso sulla base di promesse e di impegni elettorali, che, in democrazia, non possono essere trattati in maniera disgiunta rispetto a ciò che poi è concretamente l'azione di Governo che da quel voto è autorizzata.
Noi non abbiamo ascoltato il programma della Giunta Bresso immemori della campagna elettorale e del suo risultato, e non interpreteremo il nostro ruolo di Consiglieri di opposizione come se il Governo Bresso nascesse oggi, perché non è vero: è nato da quegli impegni presi con gli elettori e da quel voto di inizio aprile.
È per questo che sento, da subito, il dovere di esprimere alcuni ammonimenti forti, che per me sono altrettanti impegni.
Intanto, Presidente Bresso, il suo Governo è l'espressione della maggioranza dei torinesi e della minoranza dei piemontesi che non risiedono nel torinese: questo è un paradosso politico e culturale, sul quale ci saremmo aspettati, da subito, una sua riflessione, che, invece nelle sue parole non abbiamo per niente colto.
Al contrario, è nei primissimi atti della sua Giunta che purtroppo cogliamo come questo paradosso rischi di essere un peccato originale dalle conseguenze pesantissime per tutta la Regione.
Per esempio, è con sgomento che ho letto le prime dichiarazioni dell'Assessore alla cultura Oliva, dichiarazioni improntate al più bieco torinocentrismo, al punto da inventarsi un "circuito regionale della lirica", destinato a replicare le produzioni del Regio di Torino, senza peritarsi né della sua fattibilità, né della sua congruità.
È con sgomento, ancora, che ho letto come l'Assessore Oliva inserisca in questo circuito il Teatro Coccia di Novara, che non ne fa parte, n potrà farlo, essendo l'unico teatro di tradizione piemontese, che non ha alcuna intenzione, a prescindere, di parteciparvi, visto che è un teatro di produzione tanto quanto il Regio.
È con sgomento, quindi, che verifico l'arroganza che porta a considerare come dati di fatto quelli che sono meri desideri - per di più sballati - con l'aggravante di non essersi nemmeno consultati con gli interlocutori.
Se la Giunta Bresso pensa di considerare Novara e le sue Province come colonie, culturali e non, promettiamo sin d'ora un'opposizione durissima. Ma su questo argomento torneremo tra poco, perché c'è un altro peccato originale nel varo di questo Governo, che riguarda le promesse elettorali irrealizzabili, demagogiche ed usate solo per conquistare, ad ogni costo, il consenso. Una su tutte è l'abolizione dei ticket sanitari: un patto per la salute che abolisca i ticket sanitari. Questa è la promessa elettorale, messa innumerevoli volte nero su bianco, oltre che urlata in tutte le occasioni di incontri pubblici.
Ebbene, quando farete questo passo? Stiamo aspettando, con noi i cittadini piemontesi.
E sempre a proposito di sanità, c'è un'altra questione che ritengo da subito giusto proporre all'attenzione del Presidente e di tutti i colleghi: l'Ospedale Maggiore di Novara non sarà Torino, ma è sur sempre il secondo ospedale della Regione, oltre che la struttura chiave per contrastare quel "pendolarismo sanitario" verso la Lombardia, più volte giustamente da voi stigmatizzato.
Purtroppo, non ho colto una parola chiara da parte vostra sulla costruzione del nuovo Maggiore, che è già stata deliberata e finanziata da questa Regione. Quindi, una parola chiara e dei gesti amministrativi conseguenti ve li chiedo ora e con forza: volete portarlo avanti o intendete affossarlo? Giochi a nascondino non se ne possono più fare. Non c'è tempo da perdere. Questo è un chiarimento dovuto, ed è dovuto subito.
Dove invece siete stati chiari - purtroppo, a mio avviso - è sulla soppressione della ATR (Azienda Turistica Regionale), una misura che non condivido nemmeno un po'.
L'Agenzia svolge un ruolo importante e mi pare un autentico paradosso toglierla di mezzo proprio alla vigilia delle Olimpiadi. Si tratta di una società mista, nella quale i privati detengono il 18% e che attiva i fondi europei DOCUP nella misura di 1,5 milioni di euro. Il finanziamento regionale è pari a 1,2 milioni.
Che fine faranno questi fondi europei? E il monitoraggio svolto sul territorio, a chi sarà affidato? Chi fornirà i dati sul turismo piemontese una volta che l'Osservatorio collegato con l'ATR non lavorerà più? Senza dimenticare la questione del personale (15 dipendenti): che fine faranno? Saranno messi in mobilità? Per una sinistra, non mi sembra un grande esempio! E i tre membri del Consiglio di Amministrazione, retribuiti con 80 mila euro ciascuno all'anno, cosa diverranno? Un costo corrispettivo lavorativo per le casse pubbliche? La scadenza naturale dell'ATR è il 31 dicembre 2006. Capisco, anche se non condivido, la vostra ansia di smontare questo organismo, ma che senso ha liquidarlo prima della sua scadenza naturale? In premessa dei peccati originali di questo Governo regionale di sinistra, ho introdotto qualche elemento di confronto sui programmi e sulle promesse elettorali, per dimostrare come, fin dai suoi primi passi questa sia una Giunta che sconta i suoi difetti di fabbricazione, i suoi vizi di origine, il suo DNA che la porta ad un'inevitabile distonia con la maggioranza dei piemontesi.
Sarà un caso, ma ecco che, pronti-via, partite con la decisione di non riproporre l'Assessorato all'identità piemontese! Questo balza alla luce senza possibilità di fraintendimenti: si tratta di una scelta grave, la scelta di chi non ha alcuna intenzione di contrastare quella globalizzazione che frantuma l'identità e, così facendo disgrega i valori fondanti della nostra comunità e della nostra cultura quindi del nostro modo di essere; in ultima analisi, quindi, però essere cittadini.
Questo, almeno, l'avete detto in premessa - ve ne do atto - siete per il melting pot, per il frullatore delle specificità sull'altare del politicamente corretto, che serve solo a spianare la strada alla dissoluzione dei nostri valori e della nostra civiltà. D'altra parte, siete il Governo del "torinocentrismo", quindi è il modello di governo di una città e di una provincia che non fa nulla per contrastare la sua decadenza anzi, aiuta gli agenti patogeni della sua decadenza nella loro opera demolitoria, quella a cui voi vi ispirate.
Certamente, questo non è il nostro modello, anzi, ne siamo terrorizzati! c'è tanta parte del Piemonte che è ancora immune da questa infezione, politica e culturale e noi ci impegniamo ad essere estremi difensori di questa identità piemontese, che voi volete travolgere.
Citerò, a questo proposito, una frase di Carlo Oglino, uno dei fondatori della "Famiglia Nuaresa", che magari voi non conoscete, ma che a noi è molto caro: "Quand che nun vécc da-dla saruma andai e pu ninsun stu dialet al parlarà, ch'as sappia almen cume l'era fai la lengua del parlà di nost papà".
Tenetelo a mente e considerate, avendo capito, che il nostro dialetto novarese o piemontese in genere, è molto importante e noi teniamo molto alle nostre tradizioni. Grazie, Presidente, non voglio abusare oltre del tempo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente, sarò brevissimo. Ritengo, se c'è un dato reale che emerge da questo risultato elettorale, che non sia il Polo ad aver perso le elezioni, ma il centrosinistra ad averle vinte. E' questo schieramento di uomini e donne, che hanno saputo dare un segnale di speranza e hanno saputo suscitare delle aspettative, delle volontà di cambiamento reale, in cui le persone possono ancora contare, al di là dell'appartenenza di classe, al di là di quanti santi hanno in Paradiso! È un progetto che rimette al centro il tema del lavoro come elemento di dignità e di liberazione umana, che dice ai piemontesi che questa regione deve essere quella che guida i grandi processi industriali del Paese, che questa regione deve continuare a competere sul piano internazionale, grazie alla sua capacità di produrre tecnologia e qualità, spendendola nel mondo come un elemento di qualità e di avanzamento del processo di crescita della nostra società.
Una regione che non guarda al passato, ma alle sfide del futuro sapendo che queste passano attraverso la ricerca scientifica, la ricerca tecnologica, la conduzione di una rete scolastica, informativa, dal punto di vista lavorativo e universitario, di eccellenza. Una regione che sa ancora guardare chi è rimasto indietro e tenta un'operazione di inclusione sociale, che cerca di non escludere nessuno, ma di garantire a tutti la possibilità di avere un futuro che non sia solo dignitoso, ma anche di speranza, per sé, per il propri figli e le proprie famiglie.
Una regione che è in grado ancora di disegnare un progetto che passa attraverso il rilancio della grande industria manifatturiera, quelle aziende manifatturiere che hanno fatto grande lo sviluppo industriale del nostro Paese e che hanno una classe lavoratrice di eccellenza, di qualità che ci ha permesso di competere in tutti questi anni, che è stata abbandonata dalla politica, che è stata dimenticata spesso dalle istituzioni, e che oggi si trova in una condizione di incertezza, di mancanza di prospettiva, che chiede di avere ancora la possibilità di poter esprimere la propria opinione, di poter pesare nei processi di cambiamento e di indirizzo dell'economia del nostro territorio.
Una regione che guarda agli emarginati, agli ultimi, non come soggetti da aiutare, ma come soggetti da integrare, per renderli partecipi e consapevoli di un ruolo che guarda a tutti e non solo ad alcuni. Ma soprattutto, una regione che punta a superare le differenze sociali ed economiche che ci sono fra i propri cittadini attraverso il grande tema del lavoro. Lavoro che deve essere garantito a tutti, che deve essere meno precario, meno flessibile, meno disumano di quello che sino ad oggi abbiamo visto configurarsi.
Apprezziamo, pertanto - e lo diciamo senza enfasi - l'intervento della Presidente Bresso, di presentazione del programma per i cinque anni di legislatura. Apprezziamo l'idea che questa coalizione, questa Istituzione possa ridare speranza soprattutto alle nuove generazioni affinché i giovani possano continuare a sperare in un futuro che sia di sviluppo e non di recessione, che non sia di fuga da questo territorio.
Apprezziamo - e lo diciamo con grande lealtà - la caparbietà, la tenacia della Presidente nel voler disegnare un futuro per questo territorio come un futuro centrato sulle grandi questioni riguardanti lo sviluppo e la capacità di competere della nostra industria, della nostra ricerca tecnologica, del nostro sistema universitario.
Apprezziamo l'idea che il Piemonte sia rappresentato all'estero da un'unica grande Agenzia, che promuova la qualità del prodotto tecnologico ma anche la qualità della sua classe lavoratrice.
Apprezziamo l'idea che debba esserci un sistema integrato tra sistema universitario e mondo industriale, che riguardi la possibilità di sfidare altri territori e altre economie.
E' vero, possiamo competere solo attraverso la qualità, la ricerca e l'innovazione. Ma, soprattutto, possiamo competere attraverso la nostra capacità di guardare a noi come a un unico grande corpo che può sfidare gli altri territori ed i declini industriali.
Per fare questo, colleghi Consiglieri, non possiamo continuare a proporre ricette che guardano alla precarietà, alla flessibilità, a lavori che durano tre giorni, una settimana, quindici giorni, che rendono debole e poco strutturata la nostra classe lavoratrice. Dobbiamo investire sulla nostra classe lavoratrice, dandole certezza e sicurezza nel futuro dobbiamo fare in modo che siano i lavoratori a rendere possibile e praticabile uno sviluppo economico che ci porti fuori da questa sacca di stagnazione.
Come dicevo, il centrodestra perde le elezioni, ma soprattutto il centrosinistra le vince, perché riesce ancora a dare una speranza, riesce ancora a disegnare un Piemonte che non guarda solo alla possibilità del turismo culturale, alla possibilità che ci viene consegnata dalle Olimpiadi, ma guarda ad un sistema di infrastrutture, di aziende, di produzione e di capacità che si mettono in rete per uscire dalle difficoltà.
Noi, Presidente, ci siamo: la sosterremo con lealtà e sino in fondo per cambiare questa Regione, per cambiarla in meglio e per permettere a tutti di avere la possibilità di vivere con una qualità della vita di alto profilo.
Le chiediamo coerenza, perché fuori da questo Palazzo ci sono uomini e donne che a sinistra hanno deciso di sostenerla, perché lei oggi rappresenta il cambiamento.
Bene, a questi uomini e a queste donne noi dobbiamo saper dare delle risposte che siano concrete e credibili, che guardino al futuro, ma che soprattutto siano di reale cambiamento rispetto al passato, da un punto di vista politico, economico, culturale e morale. Noi siamo altro, dobbiamo dimostrarlo attraverso la nostra capacità di fare. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Nella conclusione del proprio intervento di lunedì scorso, scorrendo la sintesi del programma che aveva consegnato al Consiglio, la Presidente ha detto: "Sento profondamente il compito di affrontare responsabilmente la crisi economica e sociale che ci attraversa. Per questo faccio appello alla maggioranza, per un impegno forte e unitario nell'attuazione del programma che abbiamo condiviso".
Non è passato neanche un minuto che il programma condiviso era già stato disatteso: 11 Consiglieri che qualche minuto prima l'avevano sottoscritto, prima di entrare nell'aula avevano già sottoscritto un protocollo sostanzialmente contro l'Alta Velocità.
Allora siamo andati a leggerci non solo il programma che la Presidente ha presentato, ma anche il programma elettorale, pensando che magari la Presidente ha presentato un programma elettorale nel quale l'Alta Velocità non c'era e poi invece in Consiglio regionale ne ha presentato uno differente".
Non c'è alcun cambiamento da uno all'altro; nei punti - lo dico anche ai Consiglieri che oggi hanno dichiarato lealtà e anche indipendenza - del programma della Presidente e del centrosinistra presentato alle elezioni si dice: "La Regione Piemonte è all'incrocio di grandi corridoi che attraverseranno l'Unione Europea da est a ovest" - questo nel preambolo generale - "La connessione all'asse europeo, Corridoio 5, da Barcellona a Kiev".
Poi, nella parte riguardante i trasporti, che forse qualche collega della sinistra della sinistra ha dimenticato di leggere, si dice anche: "Una delle priorità della politica infrastrutturale relativa ai trasporti è il completamento della Torino-Milano e il collegamento TAC verso la Francia".
Allora le possibilità sono due: o alcuni colleghi del centrosinistra non hanno risposto all'appello della Presidente, oppure il programma non l'avevano letto. Questa ovviamente è una figura retorica; la verità è essenzialmente un'altra: che, vinte le elezioni, del programma in qualche modo uno se ne infischia e, per ramazzare qualche voto in più nella provincia in cui abita, se ne frega di quelle che sono le infrastrutture fondamentali per lo sviluppo della nostra provincia. Lo dice ieri pomeriggio un personaggio, che afferma: "Non basta affermare che la Torino Lione si farà, ma va fatta con tempi ragionevoli e competitivi" incidentalmente al Presidente Saitta, che è sostenuto da alcuni dei firmatari di quell'ordine del giorno extraconsiliare sull'Alta Velocità. Ma come era atteso da tutti, si è immediatamente rientrati all'ordine. La Presidente, secondo me con correttezza nei confronti del programma presentato, ha detto ai partiti che l'hanno sostenuta in campagna elettorale: "Guardate che avete sottoscritto un programma. Nonostante si siano vinte le elezioni, non è iniziata la ricreazione e il programma va rispettato".
Il Consigliere Robotti, il giorno dopo il primo Consiglio regionale esprime: "Era un'opera sbagliata sotto Ghigo e lo resta anche adesso.
Inutili gli ultimatum2.
Un responsabile di Rifondazione Comunista esclama: "Perché siamo coerenti con la nostra linea che è contro l'Alta Capacità e le grandi opere che sono funzionali a un modello di vita che non ci appartiene. In questo senso siamo coerentemente comunisti".
E, con altrettanta coerenza, dopo la riunione di ieri sera (ovviamente sono cose che apprendiamo dai giornali), ne scaturisce un comunicato stampa, virgolettato e non smentito, dove gli 11 Consiglieri ribelli sottoscrivono un documento che dice: "Approva gli indirizzi programmatici presentati dalla Presidente", ergo il programma, ergo il Corridoio 5, ergo l'Alta Capacità. La ricreazione è davvero finita, si rispetta il programma.
Ma questo va detto anche agli elettori che in qualche modo avete preso in giro non solo in campagna elettorale, certamente l'altra settimana con le dichiarazioni fatte. Perché, vedete, questo programma ha sostanzialmente due limiti: primo, che è il programma dei più e dei meno (più sanità, più assistenza, meno lavoro precario, più qualità del lavoro, più formazione) e quindi incide poco, per cui è anche difficile svolgere il compito di opposizione andando a individuare dei punti sui quali "inchiodare" poi la Giunta e la maggioranza; secondo, ha invece un'altra parte che dice poco o nulla su opere importanti, su settori importanti.
Fatta questa breve parentesi programmatica, che secondo me è per importante per comprendere anche qual è la modalità con cui si sostiene un programma presentato agli elettori, cercherò di individuare alcuni punti: il lavoro, la sanità, la montagna e la sicurezza.
In merito al lavoro, vengono espresse - leggo quello che c'è scritto nel programma - delle valutazioni che sono assolutamente sottoscrivibili questo però è un impegno concreto. Mi rivolgo alla Presidente, visto che nonostante la grande pattuglia di Assessori (molti legittimamente sono fuori a fare altro), almeno uno ci ascolti. In merito al lavoro, il programma della Presidente e del centrosinistra dice : "Allargheremo anche ai cittadini e alle fasce di lavoro più a rischio gli strumenti per la transizione, passo importante, da una condizione di precarietà a un lavoro permanente e di qualità". In merito alla sanità, invece, si dice che sostanzialmente si elimineranno i ticket, si rafforzeranno i Dipartimenti di prevenzione, ecc. Così come l'eliminazione dei ticket avrà un costo, se si abbatteranno i tempi di attesa, verosimilmente ciò avrà un costo; si rilancerà il ruolo dei consultori, si istituiranno centri di ascolto e risposta ai bisogni dei cittadini, tutte cose che, unitamente ad altre, le ricordavano i miei colleghi questa mattina, avranno dei costi.
Soprattutto abbiamo individuato due punti, lavoro e sanità, che sono forse gli unici due punti su cui è possibile fare una verifica puntuale del programma. Mi spiego anche con i colleghi del centrosinistra. Non dico fra due mesi, ma fra sei mesi o fra un anno, se questa Giunta ha operato come ha scritto, significherà che, guardando gli uffici provinciali del lavoro, i centri per l'occupazione delle singole province, avremo meno contratti atipici e più contratti a tempo determinato. Perché questo scrivete: "La transizione da un lavoro precario a un lavoro di maggior qualità e continuo", che significa a tempo indeterminato.
Se fra sei mesi o il prossimo anno a quest'ora non ci sarà un'inversione di tendenza rispetto all'atipicità del lavoro, sarà un punto non raggiunto. La stessa cosa varrà non soltanto per l'abolizione dei ticket, sulla quale chiederemo tempi certi, ma anche rispetto alle altre cose in merito alla sanità che sono state indicate. Perché il timore che in qualche caso si ha è che, al di là delle enunciazioni, non vi siano poi dei fatti concreti. Vi faccio un esempio che rispetto al bilancio sanitario è assolutamente poco incidente. Valpreda ha chiuso le casse della sanità: "Fine luglio stop assunzioni, consulenze e qualsiasi tipo di nuova attività". Nello sfogliare le delibere di Giunta, come i Consiglieri di opposizione fanno, scopriamo che la Giunta regionale ha appena stanziato una delibera per 110 mila euro legata alla consulenza: "Si ritiene che, per le ragioni suesposte, sia indispensabile sviluppare progetti anche avvalendosi di professionalità specifiche esterne". Quindi, se le consulenze sono state bloccate, lo sono da dopo aver votato una prima delibera relativa alle consulenze. Anche questo però è bene capirlo, perch uno dei primi atti - ne ha fatti cinque nella prima Giunta - dell'Assessore Valpreda è stato proprio quello di spendere 220 dei vecchi milioni per consulenze, per stare a una modalità dell'utilizzo di consulenze che era cara anche alla Presidente nel governo della Provincia.
Affronto soltanto più due temi: la montagna e la sicurezza. La nostra Regione, per numero di Comuni montani, per Comunità Montane, per territorio e per cittadini che vi risiedono, è una delle prime in Italia per area montana.
E' vero che il valore di un programma è soprattutto qualitativo, più che quantitativo, ma il programma sulla montagna di una legislatura è questo: sono 38 righe, in cui della montagna non si affrontano alcuni temi che già ricordava il Presidente.
Va benissimo lo sviluppo imprenditoriale - poi vorremmo dire anche qualcosa su questo - ma vogliamo dire che la priorità per le zone montane è garantire i servizi essenziali, che significa uffici postali, scuole ambulatori, ma anche biblioteche o società sportive, perché non si capisce per quale motivo un cittadino montano debba, per andare a giocare nella prima squadra di calcio o per consultare la biblioteca più vicina, fare 25 chilometri.
Parlando di imprese, vogliamo dire che si può fare una politica a sostegno dell'attività commerciale legata alla montagna o una politica legata a sgravi fiscali soprattutto sull'utilizzo delle acque e dell'energia elettrica, così come si sono siglati alcuni protocolli mai realizzati con l'AEM, perché consentirebbe un costo minore alle imprese e consentirebbe ad alcune di esse di rimanere nei territori montani altrimenti si fa soltanto demagogia o si scrivono delle cose - permettetemi di dirlo - poco sensate: "Proponiamo che il territorio montano possa usufruire di un assegno di studio pari al prezzo dei trasporti ora fruibili". E dove non sono fruibili? "O della permanenza nei luoghi di frequenza nelle scuole secondarie". Ma se in una zona (ancora molte sono montane) non hanno i trasporti, non hanno le scuole, voi date loro l'assegno, li fate andare da un'altra parte e le famiglie ci pensano, come in molti casi hanno fatto.
Tenendo conto di un altro punto: per la prima volta, dopo anni e anni va ascritto al governo Ghigo il fatto che, per la prima volta dopo un secolo, la popolazione montana, seppure in piccole percentuali (1-2 per cento) sta di nuovo crescendo. Quello era il punto da cui partire per improntare un programma nel quale non si dice assolutamente nulla.
In merito alla sicurezza, non c'è bisogno di prendere il programma perché non vi è un solo capitolo, un solo capitoletto o un solo rigo che dica qualcosa in merito alla sicurezza. Io il programma l'ho letto tutto e ho trovato tale parola legata proprio alla sicurezza dei cittadini nel capitolo "Lavoro e welfare", dove ci si preoccupa di garantire sicurezza agli immigrati. Mi spiego: "L'immigrazione sarà una risorsa se avremo il coraggio di adottare la politica di inclusione; in caso contrario rischiamo solo di farne solo un problema di sicurezza". Giusto, non bisogna farne solo un problema di sicurezza, ma il problema di sicurezza va posto perché la sicurezza va garantita in ogni modo e, per casistica l'insicurezza diffusa è oggi frutto soprattutto dell'immigrazione clandestina. Ma quando parliamo di sicurezza non guardiamo soltanto alle grandi metropoli, ma parliamo di piccoli Comuni, dove una volta con facilità si usciva da casa, mentre adesso avvengono numerosi furti. Allora vorremmo sapere dalla Presidente se intenderà, per esempio, continuare a finanziare la legge, presentata da Alleanza Nazionale in merito alla sicurezza all'interno dei Comuni o dei quartieri delle città, che la Giunta Ghigo ha fatto approvare, oppure no.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Signor Presidente, signora Presidente e colleghi, è con un minimo di apprensione che svolgerò questo mio breve intervento, perché anche per me è il primo giorno di scuola come Consigliere di opposizione.
E' vero, chi mi conosce un po' sa che ho una tendenza a fare opposizione, ma in genere la svolgo all'interno del mio partito dell'alleanza di governo o, perché no, della Giunta. Ben diverso è farlo istituzionalmente.
In più poca stampa, nessuno da convincere, elezioni appena passate ed io, avendo anche una certa artrosi, ho una difficoltà a voltarmi indietro.
Le prossime sono ancora abbastanza lontane e proprio per questo vorrei astenermi da interventi di critica, anche perché non ho ancora finito di rileggere tutti gli appunti di dieci anni di opposizione. Chi, come me esperienza di opposizione non aveva, ha maturato delle esperienze che oggi una volta riordinate, potranno venire utili. E ringrazio di ciò tutti i colleghi che, dai banchi dell'opposizione di allora, oggi maggioranza hanno avuto modo di insegnare a me, come collega di maggioranza o Assessore, in termine di opposizione.
Fra tutti ne saluto uno, perché è anche un collega ingegnere, che mi spiace molto non vedere oggi presente, ma il suo posto è oggi occupato dall'amico Moriconi, che prego di rivolgere un saluto, quando lo vedrà all'ingegner Chiezzi.
Quindi, dicevo niente critiche, e proprio per questo vorrei proporre invece due temi di proposta, perché chi nasce, come me, come appartenente ad un partito nato per governare - se bene o male lo lascerei ad altre aree e ad altri momenti - fa delle proposte.
La Presidente Bresso, non tanto nel programma quanto nell'intervento di formalizzazione svolto in Aula, ha posto l'accento sulla necessità di una migliore organizzazione burocratica dell'ente. Questo, secondo me è totalmente condivisibile; è ben vero che, a mio avviso, è stata imprecisa dicendo che, negli ultimi dieci anni, nessuna proposta è stata presentata.
Lo dico solo a memoria dei pochi presenti che hanno vissuto questa vicenda: la Presidente Bresso era Assessore della Giunta Brizio quando ha iniziato il percorso di formazione l'applicazione della legge Amato (D.L. 92), che poi faticosamente è diventata legge nel corso della prima Giunta Ghigo nel 1997. Dei colleghi di allora è oggi presente la collega Manica, il collega Deorsola, all'epoca di un'altra area politica. Forse nessun altro ha partecipato in questa legislatura alla formazione di una legge che è l'architrave dell'organizzazione burocratica di quest'ente; alludo alla legge n. 51/97, sull'organizzazione del personale, che certamente è una legge vecchia, una legge obsoleta, una legge ingessata.
Non a caso abbiamo, nel corso della precedente legislatura, proposto un disegno di legge per modificarla che, oggi come contributo, abbiamo ridepositato al protocollo del Consiglio Regionale, perché è forse il tema principale attorno al quale chi si occupa del personale, dando la giusta importanza all'organizzazione burocratica dell'ente, deve confrontarsi.
La proposta che noi qui ripresentiamo è una proposta che ha avuto una concertazione molto ampia con le parti sociali di allora. Certamente tre anni rendono obsolete tutte le proposte, ma vorrei suggerire alla Presidente, all'Assessore Borioli e a coloro che si occupano con attenzione dei temi dell'organizzazione, di volerla rivedere, perché ho la convinzione che, approvata la stessa, alcune delle dichiarazioni che la Presidente ha fatto (necessarie per svecchiare l'ente, indipendentemente dalla responsabilità che a questo minor svecchiamento siano attribuite) potrebbero essere risolte.
Faccio degli esempi: oggi una variazione organizzativa - la Presidente lo sa bene - non è possibile né da parte della Giunta né del Consiglio senza l'intervento dell'autorità dell'Aula. Questa è stata la richiesta che il Consiglio di allora ottenne; ci fu un'invenzione del collega Chiezzi che escogitò la Commissione dei saggi, perché l'organizzazione delle Direzioni di oggi è stata variata da una Commissione di Consiglieri chiamata Commissione dei saggi e, d'altronde, i Consiglieri non possono che essere saggi, essendo dal popolo legittimati - che hanno deliberato in maniera evidentemente statica in tema di organizzazione.
Quindi, solo modificando quella struttura qualunque livello di organizzazione potrà essere autonomamente deciso dalla Giunta o dal Consiglio, non casualmente separati, in modo da essere idonei per il governo di quel momento e soggetti alla critica da parte della maggioranza se la vorrà fare. La Presidente Bresso sa bene che il tema del personale è molto trasversale al controllo, alla critica e ai suggerimenti da parte dell'opposizione.
Il secondo passaggio: se la legge n. 51 è l'architrave - poi ci sono tante nervature che attengono all'organizzazione dell'ente - è evidente che la retribuzione dei Direttori, bloccata per volere dell'allora Consigliere Riba, poi Vicepresidente del Consiglio, sarebbe divertente rileggere alcuni passaggi del dibattito di allora, magari lo faremo in un altro momento rende quelle posizioni praticamente fuori mercato, indipendentemente dal livello dei dirigenti di oggi, che anch'io considero eccellente, come mi pare abbiano detto il collega Ricca e altri colleghi della maggioranza.
Pertanto, senza ipocrisia - che serve a poco, in termini di organizzazione dell'Ente - bisogna rivedere l'asse principale, la spina dorsale dell'Ente: la legge n. 51, con tutte le nervature che questa contiene.
Se questo governo andrà in tal senso, siccome per ora sono naturalmente governativo, certamente troverà l'attenzione, il supporto e, perché no anche i consigli da parte della maggioranza che a ciò vorrà dedicarsi.
Veniamo al secondo passaggio relativo alla sanità. Mi spiace che non sia in Aula il collega Valpreda, ma sono certo, vista l'importanza del tema, che la Presidente o altri colleghi - magari lo potrò fare anch'io direttamente - riporteranno questi miei pensieri.
Io sono fra quelli che considerano la sanità l'unica area piemontese oggi in grado di fornire posti di lavoro. Non ho detto "una delle", ma "l'unica".
Radicalizzo un po', perché il tempo è tiranno.
Questo vuol dire considerare la sanità non come problema, ma come fonte di sviluppo.
Questo, nei dieci anni precedenti, non lo abbiamo fatto. Sarà un affare interno all'attuale minoranza dibattere sul perché non si sia fatto: non era possibile, e lo denota il sintomo della mobilità.
La Regione Piemonte aveva una mobilità passiva. Non so come si chiuderanno i conti del 2005, ma nel 2004 erano sostanzialmente in pareggio. Io ritengo che la sanità piemontese ne abbia tutti i parametri, e auspico che la mobilità - cioè la capacità del sistema della sanità piemontese - diventi mobilità attiva di decine e centinaia di miliardi.
È molto più facile procurare posti di lavoro partendo da un settore totalmente delegato alla Regione, cioè a noi, con circa 15.000 miliardi di denaro pubblico già disponibili, con circa 60.000 posti di lavoro diretto e quasi altrettanto indotto, su una domanda che, quando vogliamo vederla come problema, la vediamo come incomprimibile: buon Dio, ce ne fossero di mercati a domanda incomprimibile! Bisogna che l'offerta - siamo noi - sia idonea.
Mi spiace, quindi, che non sia in Aula l'Assessore Valpreda, ma, come ripeto, ci saranno altre occasioni di dialogo, sicuramente anche con l'Assessore alle risorse, il Vicepresidente Susta, o con chi si occupa di ricerca, perché un sistema di sanità, evidentemente, non può non comprendere la ricerca, l'università, il mondo dell'area sociale e il mondo delle multinazionali coinvolte, in un sistema non formale, ma sostanziale affinché la sanità produca sviluppo.
Questo è un tema che, a mio giudizio, non può non vedere le parti di questa maggioranza assumere posizioni molto diverse al proprio interno indipendentemente dall'appartenenza partitica.
È un tema che credo debba interessare i piemontesi di domani; è molto più facile procurare posti di lavoro che difendere un mondo come quello del Manifesto. Mi spiace dirlo, ma oggi noi non stiamo affrontando il problema FIAT. Noi, oggi, stiamo facendo del problema FIAT un'analisi in termini di medicina legale. Il problema FIAT avrebbe potuto e dovuto essere affrontato alla fine degli anni Ottanta o all'inizio degli anni Novanta. Oggi temo che sia un pochino tardi. Spero di sbagliarmi, ma credo che sia tardi.
Per la sanità, invece, esiste tutto il tempo. Può darsi che ci siano altre aree, ma io non ne vedo.
Vorrei, dunque, che il Governo di questa Regione si attivasse trovando evidentemente, da parte di chi volesse occuparsene, la giusta attenzione.
Veniamo, in ultimo, all'autonomia del Consiglio, terminologia molto effimera, perché dipende da ciò che si vuole svolgere.
Certo è che nessun governo forte può essere tale - nel senso dell'autorevolezza - se il Consiglio non è forte. Perché ci sia un Consiglio forte, serve un governo. In questo caso, credo che le premesse ci possano essere. Chi oggi lo presiede ha seduto nei banchi di questo Consiglio, quindi sa che cos'è il Consiglio regionale del Piemonte. Chi oggi lo presiede spero abbia le doti di umiltà e di attenzione necessaria per impararlo, nell'interesse di tutti e a garanzia di tutti.
Un'autonomia del Consiglio serve al percorso di una Giunta, che, per scelta, non è più rappresentativa di una legislazione popolare, ma è fortemente presidenzialista - io sono portatore di una ideologia fortemente presidenzialista - quindi, sotto questo aspetto, ha bisogno di un Consiglio forte.
Compito della Presidenza, con l'aiuto di tutti noi, è fare in modo che ci sia un Consiglio forte.
Le critiche verranno.
Vi ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Larizza.



LARIZZA Rocco

Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta e signori Consiglieri, le dichiarazioni programmatiche che abbiamo ascoltato nella seduta del Consiglio regionale di lunedì 16 maggio sono state, a mio avviso, una conferma efficace degli impegni che abbiamo preso con gli elettori.
Il nostro impegno nell'applicazione del programma muove soprattutto dalla consapevolezza che abbiamo a che fare con una Regione attraversata da una grave crisi economica e produttiva; una crisi che, com'è stato detto dev'essere affrontata nelle cause principali che l'hanno determinata cercando di creare le migliori condizioni per offrire nuove opportunità di sviluppo. Tra queste vedo l'impegno programmatico, che è stato ribadito anche in questi giorni, a partire dalle infrastrutture necessarie al nostro territorio, da una politica dei trasporti e da una mobilità efficace e moderna, in grado di rispondere alle esigenze di una Regione che vuole affrontare, con piglio nuovo, il problema dello sviluppo.
A questo proposito, è stato depositato un ordine del giorno che sarà votato al termine della nostra discussione. Questo ordine del giorno credo possa essere sufficiente per tranquillizzare le preoccupazioni che ho colto in qualche intervento dell'opposizione relativamente alla capacità nostra di essere coerenti con gli impegni presi.
In questi mesi si è discusso a lungo - anche durante la campagna elettorale - se è il caso di parlare, per il Piemonte, di declino o meno di fronte alla crisi.
Vorrei ricordare che, forse, a livello locale come a livello nazionale la gravità della crisi non è stata adeguatamente analizzata da chi aveva il compito di governare e di capire per tempo come andavano le cose.
Ho letto un commento su un documento programmatico e finanziario regionale del 2005-2007 che, citando l'IRES, affermava: "La Regione ha manifestato alcuni segnali di indubbia tenuta nella fase di crisi".
Ancora: "Le previsioni per l'economia regionale indicano un quadro di crescita non dissimile da quello nazionale".
Se non fossimo di fronte ad una situazione di gravità dal punto di vista economico, ascoltando le notizie di questi giorni ci sarebbe da ironizzare. Si parla, appunto, di declino, e lo dicono figure autorevoli che, non più tardi di qualche anno fa, parlavano di "nuovo miracolo economico".
Siamo di fronte, se non altro, almeno all'incapacità delle classi dirigenti che hanno governato il Piemonte, come quelle che stanno governando l'Italia, di capire la gravità della crisi nella quale siamo caduti. Le ragioni e le cause possono essere tante, e indubbiamente chi governa ha il dovere di prevederle, perché se si imposta una politica economica come quella che abbiamo conosciuto, è persino facile uscire dai parametri ed essere richiamati dall'Europa.
Vorrei ricordare brevemente alcuni dati che, forse, più delle parole spiegano quello che sta accadendo.
Siamo di fronte ad un livello di cassa integrazione straordinaria che a maggio 2005, risulta interessare 193 imprese, di cui 105 nella sola Provincia di Torino, 30 a Biella e le altre ovviamente distribuite in altre parti del Piemonte.
Di queste imprese, 43 hanno subito la procedura concorsuale - sono fallite - 39 hanno cessato l'attività, 81 sono state investite da crisi e 30 da ristrutturazione e riorganizzazione.
I lavoratori coinvolti sono circa 12.400 (sto parlando della cassa integrazione straordinaria).
Cresce il ricorso alla cassa integrazione straordinaria rispetto all'anno precedente e sono in aumento le procedure concorsuali e le cessate attività, Non solo per numero di aziende, ma anche per numero di lavoratori coinvolti. Invece, come cassa integrazione ordinaria, nel primo trimestre 2004, sono state autorizzate 5.011.747 ore. Nel primo trimestre del 2005 sono state autorizzate 5.970.827 ore. c'è un incremento pari al 20% e questo, se non si è colta la gravità della situazione, ci dice la tendenza della crisi.
Vi sono altri dati che riguardano la mobilità; non voglio richiamarli tutti, ricordo soltanto che attualmente sono iscritti alla mobilità 27.000 lavoratori e sappiamo che mobilità significa rescissione del rapporto di lavoro. Nei primi cinque mesi dell'anno sono stati inseriti nella lista 7.652 lavoratori e circa il 40% di questi è senza indennità. Sono previsti esuberi per altri 5.370 lavoratori, ma non sono ancora stati inseriti in lista. In questi giorni abbiamo visto aziende entrare in crisi, che non sono contemplate nei dati che ho citato.
Questi dati ci dicono qual è la situazione. La pesantezza della crisi FIAT è nota, ne hanno già parlato altri colleghi e non voglio soffermarmi molto su questo. Si tratta di una crisi finanziaria, produttiva organizzativa, di innovazione. Parlare della FIAT Auto per noi significa parlare di Mirafiori: si tratta di un'area di circa tre milioni di metri quadri, della quale solo la metà è coperta, quindi sono capannoni, ma di questi meno del 50% oggi è utilizzato dall'attività produttiva. Ci sono ancora circa 15 mila lavoratori in quell'area, impegnati nell'attività produttiva e molti di essi sono in cassa integrazione, e in questi giorni anche a causa dello sciopero delle bisarche. La cosa grave, che la dice lunga al di là dei piani industriali, è che sono in cassa integrazione anche gli impiegati che si occupano della progettazione e, cosa mai successa in passato, anche coloro che costruiscono i prototipi.
Questo dimostra la difficoltà di garantire il futuro dello stabilimento.
Sappiamo che a settembre le banche possono diventare azionisti di riferimento, con circa il 30% delle azioni. I piani industriali che abbiamo conosciuto in questi anni, spesso sono stati accompagnati dall'instabilità della dirigenza e hanno dimostrato scarsa efficacia. Certo, ci sono anche segnali di una certa importanza, di riorganizzazione produttiva all'interno della FIAT. Penso all'istituzione della Power Train Tecnology, che dimostra la possibilità di dare delle risposte, ma a me non è ancora chiaro quali possono essere le ricadute positive in una realtà come Torino, dove la produzione dei motori è già sparita, pertanto ritengo che su queste tematiche occorra tornare.
Presidente, sappiamo quale sarà e qual è già il suo impegno su questo possiamo condividere l'idea di pensare a Mirafiori come al polo della mobilità sostenibile, però è importante che l'iniziativa istituzionale della Regione, del Comune e della Provincia di Torino sia incisiva al punto tale da coinvolgere il Governo nazionale. Un Governo che è stato fortemente latitante, come lo è stato su altri settori della politica industriale.
Sicuramente, rispetto alla FIAT, il Governo non ha capito la gravità della crisi né ha assunto un impegno diretto. Non è un problema di cassa integrazione, come ricordava il Consigliere Ghiglia, non è un problema di ammortizzatori sociali; è un problema inerente un adeguato intervento di politica industriale.
Penso che l'iniziativa istituzionale debba coinvolgere, come non è mai avvenuto in passato, da quando si è aperta la crisi, i Sindacati e l'Azienda. Noi siamo in attesa di sapere cosa vuole fare l'Azienda, cosa dice il Presidente della FIAT, che è anche il Presidente di Confindustria su una questione cruciale per l'economia e lo sviluppo produttivo della nostra regione.
Sostengo da tempo che, quando si parla di Mirafiori, si parla dell'industria automobilistica italiana. Se non si affronta questo nodo torinese, ho l'impressione che parleremo di uno stabilimento che produce automobili, decise altrove.
Sappiamo, anche in seguito alle notizie di questi mesi, che Torino resta un grande polo di attrazione anche per le iniziative che riguardano la produzione automobilistica in altre realtà del mondo, in altri continenti.
Voglio accennare una questione che mi pare citata da un punto di vista generale, ma che vorrei si affrontasse nel merito, almeno dal punto di vista della nostra discussione. Quando parliamo di ricerca e di innovazione, occorre mettere in evidenza l'importanza che ha nella nostra provincia e nella nostra regione un settore come quello aerospaziale, un settore che in questa regione conta 10.000 posti di lavoro altamente qualificati.
Penso che la Giunta, la Presidente, gli Assessori, abbiano colto l'importanza di un'iniziativa, di un progetto di sviluppo dell'eccellenza tecnologica aeronautica spaziale, che è stato presentato in queste settimane. Sono sicuro che affronteranno con efficacia questo tipo di problema.
A differenza degli altri settori, quelli più tradizionali, questo è un settore che vive se ci sono le condizioni per un'alleanza e una cooperazione internazionale, preferibilmente europea, ma anche direttamente con la NASA. Se c'è un settore nel quale l'intervento pubblico è fondamentale, è proprio questo.
La ricerca, in campi come questi, è una ricerca che ha ricadute trasversali. Non ho visto, nel corso di questi anni, una capacità del Governo nazionale a riprendere, per esempio, una legge sulle tecnologie duali che era stata presentata e approvata durante il Governo dell'Ulivo ed era stata seguita e proposta dall'allora ministro all'industria Bersani.
Penso ci siano sia le norme sia le possibilità per dare un segnale che noi ci occupiamo dell'industria tradizionale manifatturiera, che qui è stata ampiamente richiamata, dei lavoratori precari e del loro futuro. Ma sappiamo anche che per affrontare questi problemi lo sviluppo deve fare un salto di qualità.
Questo settore ci dà la possibilità di farlo, e sono sicuro che la Presidente e la sua Giunta coglieranno quest'opportunità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente. Un saluto a lei e alla Presidente della Giunta Mercedes Bresso. Ovviamente, nell'intervento mi attengo alle dichiarazioni in Aula e al documento d'Aula della Presidente. L'ho riletto ieri sera e posso dire che è sicuramente un documento politicamente corretto, ma con tante indicazioni di buone intenzioni che poi dovranno essere verificate non tanto e non solo dall'opposizione - è il suo compito - ma anche dai cittadini ai quali questo è rivolto.
Sono state fatte delle considerazioni in ordine alle caratteristiche del risultato elettorale; credo non siano discussioni peregrine, ma che vada considerata questa pelle di leopardo del risultato sul territorio regionale.
Rilevo che la Giunta regionale, e soprattutto chi la guida, sia un po' caduta vittima della sindrome dell'anno zero: siamo ad una svolta epocale fino ad ora si è fatto o non si è fatto granché, adesso mettiamo tutto a posto.
Ritengo che questo non sarebbe un inizio consigliabile, proprio perch i processi di indirizzo, quindi di programmazione, di pianificazione, di legittimazione e di provvista delle risorse finanziarie, passa anche da quest'Aula, quindi, sotto questo profilo, occorre stabilire una dialettica corretta, che parta dal riconoscimento della realtà.
Ho parlato, prima, di una serie di affermazioni di carattere generico che attendono verifica; qualcuna l'ho segnata: garantire, ad esempio, un futuro ai giovani - su questo siamo tutti d'accordo - migliorare i redditi e la qualità della vita - dovremmo consegnare una medaglia a quella classe politica che riuscisse, in tempi accettabili, a raggiungere questo risultato - creare buono lavoro, nel senso che ovviamente sottintende questa definizione o migliorare la remunerazione del settore agricolo. Per quanto riguarda il settore agricolo, si fa riferimento ad un potenziamento della filiera lunga (a tal riguardo, non vedo in Aula l'Assessore Taricco a cui volevo chiedere eventuali chiarimenti).
Ci sono anche affermazioni di tipo autoreferenziale, come, ad esempio "siamo gente capace di fare". Vedremo; su questo, ovviamente, il giudizio è sospeso.
Passiamo, per economia di discorso, ad alcuni temi, sui quali sono stato più attento in questi anni in cui ero in Regione.
Dal punto di vista ambientale, è chiaro che si parte da una previsione di una cura meticolosa per l'ambiente e dalla definizione di sviluppo sostenibile che, dichiaratamente, la Giunta vuole intendere non come uno slogan, ma come azioni concrete.
A tal riguardo, credo che vi sia solamente l'imbarazzo della scelta perché una serie di scelte di fondo sono state compiute, quindi i cosiddetti "paletti" sono stati posti.
Per quanto riguarda le acque, ad esempio, siamo in piena attuazione della legge Galli, con situazioni articolate a livello regionale che magari, determinati collegamenti di tipo politico potrebbero contribuire a superare.
Vorrei cogliere l'occasione per sottolineare come ci sia una deriva un po' troppo statalista, in senso lato, da parte di coloro che hanno la responsabilità nei vari ambiti territoriali. E qui chiamo in causa direttamente la Presidenza.
Questo, da un certo punto di vista, potrebbe costituire una via comoda perché si garantirebbe una certa continuità; d'altro canto, però, non vi è ancora stato un confronto con il mercato.
Sono consapevole che quanto sto dicendo non è facile da attuare, ma credo che la riforma era sostanzialmente orientata in tal senso. Così va l'Europa: si parla di essere europei, e qui siamo al limite delle violazioni dei Regolamenti comunitari. Marciamo sul filo del rasoio.
Presidente, occorre muoversi verso un chiarimento.
Sempre in merito alle acque, ancora due questioni. Il Piano di Tutela delle acque: è un documento che era stato affrontato già in Consiglio.
Ovviamente, qui non ricorriamo alla tecnica del richiamo, perché si tratta di un provvedimento di Giunta, ma su questo ci sarà da confrontarsi a fondo, perché si dovranno trovare gli equilibri tra le attività produttive la salvaguardia delle risorse idriche e gli obiettivi di qualità che dovranno essere raggiunti a breve.
Inoltre, sempre in merito alle acque, non dimentichiamo che abbiamo patito una siccità terribile due anni fa. Sappiamo che nella nostra Regione, anche negli anni peggiori, le risorse idriche necessarie per il fabbisogno civile e industriale, ma soprattutto agricolo, ci sono. Si tratta di modulare quest'acqua che il ciclo naturale mette a disposizione realizzando invasi di contenimento.
Immagino, a questo punto, che qualcuno potrebbe sobbalzare dalla sedia: anche questa potrebbe essere definita una grande infrastruttura, perché è indubbiamente impattante, ma non potremo, altrimenti, avere un'agricoltura competitiva in determinati contesti, come quelli nella zona meridionale del Piemonte. Nella parte nord, le zone del riso, si tratta, semmai, di adeguare i sistemi esistenti. Sotto questo profilo, credo il Piano debba essere puntualizzato.
Abbiamo letto, nelle sue dichiarazioni, la parte inerente il discorso sui trasporti e sull'energia. Credo che si debba dare atto che esiste il Piano Energetico Ambientale Regionale e che, per quanto riguarda la disponibilità di energia, la situazione è positiva. Con la completa entrata in funzione della centrale di Chivasso abbiamo raggiunto il pareggio della disponibilità di energia richiesta in base al fabbisogno e con il P.E.A.R. sono state compiute delle scelte che ci coprono fino al 2010 o al 2012, naturalmente attribuendo le giuste proporzioni a quelle che sono le ulteriori vie da seguire, come l'idrogeno come vettore energetico e tutte le altre azioni che, in campo ambientale, devono essere portate avanti.
Solo un breve accenno al discorso del recupero di una compatibilità ambientale in una Regione fortemente industrializzata come la nostra, dove l'attività produttiva del passato è stata forse svolta anche in maniera non adeguata o in modo non rispettoso dell'ambiente, con delle leggi diverse e più permissive rispetto a quelle odierne.
Parliamo di grandi bonifiche, e a tal riguardo ne ricordo solo alcune: Balangero, Casale Monferrato, Acna e Pieve Vergonte.
Qui vorrei chiedere alcuni chiarimenti, perché in campagna elettorale la Presidente Bresso in Valle Bormida aveva dichiarato che all'indomani del voto sarebbe stata d'accordo con il Presidente ipotetico - ora reale Burlando, della Regione Liguria, per fare un'azione decisa e far tornare il Commissario Leoni all'Acna.
Al di là del merito della vicenda, che non è il caso, a mio avviso, di approfondire, mi limito a sottolinearne gli aspetti elettorali, ovvero quella promessa fatta agli elettori, di cui senz'altro ne avranno tenuto conto.
Vorrei chiedere conto di questo alla Giunta regionale. Mi sembra che il ricorso in sede giurisdizionale sia veramente poco. Qui si tratta di avere o meno un Commissario. Nella procedura la Regione ha il suo ruolo.
Si potrebbe andare avanti di questo passo. Io vi invito alla prudenza sul discorso del nucleare. Come sosteneva il collega Ghiglia, una scelta potrebbe essere quella degli impianti intrinsecamente sicuri. Faccio presente che, comunque, abbiamo un fardello di nucleare passato con una serie di bonifiche a Saluggia, a Trino e a Bosco Marengo che devono assolutamente essere portate avanti.
Venendo al campo dell'agricoltura devo sottolineare come alcune scelte siano già state compiute: mi riferisco alla riforma della politica agricola comunitaria, decollata dal 2005. Oggi come oggi, dobbiamo definire il prossimo periodo di programmazione. Qui le cose sono state impostate.
Sottolineo anche che in questi anni abbiamo superato delle calamità inimmaginabili: pensiamo alla flavescenza dorata nel campo dei vigneti (siamo una Regione di alta produzione dal punto di vista vitivinicolo) pensiamo alla BSE, per quello che ha significato, pensiamo alle grandinate alle siccità, eccetera.
Anche sotto questo profilo, credo che siano stati predisposti, non senza difficoltà da parte della Giunta e del Consiglio, dei percorsi per il reperimento di risorse - non lo metto in discussione - ma sotto questo profilo bisogna stare attenti, perché vi è certamente un braccio di ferro fra chi detiene la cassa centrale e chi, invece, deve difendere, anche in Giunta, le esigenze finanziarie dell'agricoltura.
Penso che da questi banchi agiremo a sostegno di questa direzione.
Un'ultima considerazione a conclusione del mio intervento.
Indubbiamente si parlava di salvaguardare e di valorizzare le produzioni di nicchia, per cercare di far diventare tutta la nostra produzione una produzione di qualità. Per certi versi lo è già: vi ricordo che il vino all'80% è già Denominazione di Origine; pensiamo alle quindici DOC, DOP e IGP che già ci sono e alle altrettanti quindici o venti varietà produttive, sia come prodotti agricoli di base, sia come prodotti agricoli trasformati, che sono già al Ministero della Comunità Europea. Questo processo, quindi, è andato avanti.
Mi è dispiaciuto, però, che nel documento della Presidenza non si sia fatto neanche un accenno al Salone del Gusto e al Salone del Vino. Mi auguro che si tratti solamente di un incidente di percorso e non voglia significare una minore sensibilità verso due eventi che devono invece costituire, a mio avviso, il perno di una strategia.
Concludo chiedendo al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta che si possa poi entrare nel merito, quando saranno costituite le Commissioni, con un confronto tra gli Assessori, nella singola Commissione di riferimento, e i Consiglieri.
All'inizio di ogni legislatura si è sempre chiesto all'Assessore di venire ad esporre il proprio programma operativo; in questo caso, è assolutamente necessario poiché il documento è di carattere generale mentre noi vorremmo capire le linee operative che ciascuno propone nel proprio settore. Grazie.



PRESIDENTE

Colgo l'occasione per dare alcune comunicazioni di servizio.
E' stata convocata la Conferenza dei Capigruppo per domani, alle ore 15.
Inoltre, prego coloro che non lo avessero ancora fatto di consegnare agli Uffici i moduli che sono stati distribuiti nella prima seduta, perch sono indispensabili per poter effettuare le convocazioni, per gli adempimenti amministrativi e per definire la soluzione del problema degli spazi auto, che interessa chi arriva da fuori Torino.
Infine, è stato depositato presso la Presidenza l'ordine del giorno n.
4 "Approvazione indirizzi programmatici della Giunta regionale con particolare riguardo alla politica dei trasporti" presentato dai Consiglieri Ricca, Robotti, Moriconi, Dalmasso, Muliere, Lepri, Buquicchio Turigliatto, relativo alle dichiarazioni della Presidente Bresso, che prego di distribuire ai Consiglieri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Colleghi, intervengo non per ribadire quanto è stato detto in quest'Aula stamattina da parte di tutti i Consiglieri, sia di maggioranza sia di minoranza, meno che meno da un punto di vista generale sul programma politico, perché ritengo che i Capigruppo abbiano già espresso ampiamente le perplessità, i timori o le speranze rispetto al programma della Presiedente e della sua Giunta.
Voglio sottolineare, invece, per una deformazione tecnica professionale, alcuni argomenti che non sono stati evidenziati nel programma e di cui non ho trovato traccia, se non in modo informale. La mia è una deformazione professionale, tecnica, di professionista, da alcuni decenni; è una deformazione presente nel DNA di un Sindaco che per molti anni ha gestito, seppure in un Comune di piccole dimensioni, un'attività vera di politica diretta con la gente.
Devo dire di avere forti perplessità e preoccupazioni, pertanto chiederò alla Presidente Bresso e ai suoi Assessori di fornire delle risposte esaurienti, se possibile, non per una questione politica, ma per una questione tecnica, programmatica.
Il primo problema riguarda l'urbanistica, la pianificazione territoriale. Si dice che si vuole mettere mano alla legge urbanistica riconoscendo l'autonomia dei Comuni e delle Province, dettando poche e semplici regole a tutela della qualità del paesaggio urbano e rurale.
Purtroppo, come esperienza vissuta nella scorsa legislatura, dopo aver visto il Piano territoriale della Provincia di Torino, redatto dall'Assessore Rivalta, Piano che abbiamo discusso, visto e studiato in ogni minimo particolare, mi pare che questo non sia, se si vuole continuare in quel senso, un modo di dare autonomia ai Comuni.
Quel Piano, che peraltro è stato in parte estorto con una forma di ricatto, addirittura di richiesta giudiziale, di concessione e di rilascio al Presidente Ghigo, nel luglio 2003, è stato ed è, da un punto di vista urbanistico, molto demagogico, molto limitativo delle autonomie locali perché limita la facoltà di indirizzo e di scelta dei Comuni, nel nome di interessi superiori territoriali che sono stati citati più volte, pur di condizionare l'attività dei Comuni stessi.
Credo che questo Piano territoriale renda pressoché inutili le stesure di Piani regolatori, quindi di scelte amministrative, e addirittura le facoltà di controllo e di approvazione da parte della Regione, perché c'è uno strato di parametri e norme di attuazione vincolanti da parte della Provincia che ne limitano sicuramente la possibilità.
Forse, molti colleghi di maggioranza non hanno preso visione di questo Piano, ma li invito a farlo, perché, a differenza dei Piani territoriali delle Province di Alessandria, Biella ed altre, questo è un Piano veramente vincolante. Vorrei che i principi enunciati nel programma di questa maggioranza non rispecchiassero questa teoria, altrimenti ci sarebbe di che preoccuparsi.
Si dice che la legge sull'uso dei suoli è da rivedere e che una legge deve essere fondata sui principi di partecipazione della collettività alle scelte, sulla concertazione e sulla cooperazione tra i soggetti interessati; ebbene, nel Piano territoriale provinciale questo non é è avvenuto. Lo dico a ragion veduta, perché in allora ero Sindaco e ricordo che non è stato permesso alcun tipo di intervento. Non solo, è stato inviato il Piano territoriale per conoscenza, per l'approvazione, ma già confezionato, già stilato, già regolarmente allestito, pertanto i Comuni non hanno avuto il tempo, non solo di obiettare, ma neanche di partecipare alla formazione dello stesso.
Dico questo semplicemente perché non vorrei che una forma di demagogia, di tentata prevaricazione, continuasse in questa logica.
A livello provinciale, lo abbiamo visto anche con la TRM, con la SMAT l'abbiamo visto da tante parti nelle quali, addirittura appropriandosi di un 25% di quote di autonomia deliberativa - parlo della SMAT - pur senza avere nessuna proprietà territoriale, si è fatto sì che le autonomie di tutti i Comuni della provincia di Torino venissero annullate, nel nome di questo grande e generale elefante che dovrebbe condurre tutte le attività.
Parliamo dell'acqua, della TRM, dei rifiuti.
Voglio ricordare, avendolo vissuto in prima persona, un Piano territoriale provinciale dei rifiuti, redatto, stilato ed approvato nel '98, che prevedeva aree di pianificazione territoriale ben distinte, nelle quali ogni bacino di utenza omogenea lavorava con i propri consorzi per realizzare le infrastrutture. Dopo l'indagine conoscitiva fatta in questi anni, nel marzo 2004, nel nome del business - la TRM ha avuto il beneficio di accollarsi la gestione e la gestione per la TRM significa progettazione, appalti e costruzione dell'inceneritore - sono state annullate tutte le aree di pianificazione, è stata annullata la norma del Piano territoriale provinciale, dicendo: "Abbiamo scherzato, d'ora in avanti la Provincia intera è il bacino ottimale di utenza, quindi il Piano dei rifiuti riguarderà tutta la provincia, l'inceneritore non avrà più 600 tonnellate al giorno, ma 1200", e via di questo passo.
Questo mi preoccupa, perché mi pare che si sia tentato sempre, sotto la Presidenza della Provincia di Torino, di avere questa forma di appropriazione, limitando all'inverosimile le autonomie degli Enti locali e dei consorzi.
Dico questo, non come paura, ma per prevenire ciò che potrebbe succedere, cioè che anche a livello territoriale si tenti di fare una modifica della legge urbanistica che non tenga conto delle reali necessità delle Amministrazioni.
C'è, poi, il problema dell'Area Metropolitana, che io non ho visto sul programma di Governo di questa maggioranza; cosa che mi sembra nuovamente strana, perché quasi due anni fa si era tentato di fare, da parte della Provincia di Torino, addirittura la conferenza dell'Area Metropolitana per coinvolgere tutti i Comuni della prima cintura di Torino appropriandosi di una competenza regionale, per istituire un'Area Metropolitana che avesse una logica adatta alla provincia di Torino.
Per fortuna, non ce n'è stato il tempo, ed è stata bloccata. Dell'Area Metropolitana, che noi riteniamo importante, di necessaria attuazione vista anche la crisi economica di una città come Torino, che, da sola, non riesce più a far fronte alle necessità europee, nel programma non ne ho trovato traccia.
Nel programma della Presidente Bresso si legge: "Lo sviluppo sostenibile per noi non sarà solo uno slogan". Vorrei solo ricordare, a tal riguardo, che per essere uno slogan dev'essere reale ed operativo lo sviluppo sostenibile.
Passerei, allora, a due necessità del territorio, sulle quali vorrei ricevere una risposta al termine di questo dibattito. La prima è relativa allo sviluppo del turismo delle entità locali e dei Comuni della provincia di Torino. Riguarda un progetto denominato "Comuni in vetrina", che aveva già ricevuto il placet dall'Assessorato al turismo, dall'Assessorato all'agricoltura, dall'Assessorato ai beni culturali, dall'Assessorato alla cultura e dall'Assessorato all'artigianato, finalizzato alla realizzazione di una rassegna annuale internazionale che permettesse, ad ogni Comune, di sviluppare le proprie peculiarità uscendo dalle nicchie tradizionali.
La prima rassegna internazionale è già stata fissata in coincidenza con gli ultimi test event, ovvero l'8, il 9, il 10 e l'11 dicembre 2005.
Chiedo alla Presidenza e alla maggioranza se questo problema - che rappresenta, poi, una possibilità di sviluppo dell'economia - verrà preso in considerazione e se tale progetto verrà attuato.
Per questo motivo, ritengo che proprio l'Assessorato in capo al collega Deorsola - decentramento e rapporti con Enti locali - sia importante perché credo che possa diventare il collante tra gli altri Assessorati turismo, artigianato e agricoltura - affinché questa rassegna internazionale dei Comuni (solo i Comuni della provincia) siano coinvolti statutariamente in forma assolutamente trasversale. Tanto per porre degli esempi, le città di Collegno e Chieri sono direttamente coinvolte in prima persona.
Chiedo, pertanto, anche all'Assessore Deorsola di farsi parte diligente affinché questa iniziativa abbia seguito.
Un'ultima questione sui piccoli Comuni. Non è un caso che venerdì, alla presenza del collega Ricca e dell'Assessore Deorsola, sia stato organizzato un convegno sui piccoli Comuni in quel di Stresa. Anche lì, sono emerse queste difficoltà. Vorrei ricordare, per l'autonomia dei Comuni e per il nostro territorio, che nella Regione Piemonte ci sono 1077 Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, che coprono addirittura l'88% dei Comuni della nostra Regione e il 93% del territorio della Regione Piemonte.
La situazione dei piccoli Comuni, o, come ama dire l'Assessore Deorsola, dei Comuni meno popolati (al di sotto dei 5.000 abitanti), è importantissima, per cui bisogna farsi parte diligente affinché questa maggioranza e questa nuova Amministrazione regionale aiutino questi Comuni.
Vorrei ricordare che la Giunta regionale della scorsa legislatura aveva già attivato la legge n. 16 del 2000 e la legge n. 3 del 2004, con un finanziamento per incentivare l'esercizio associato nelle funzioni dei Comuni con 8.500.000 euro per il solo anno 2004. Ovviamente, questo non è più sufficiente, vista anche la crisi dei piccoli Comuni e sentita l'esperienza dei Sindaci.
Chiedo, pertanto, una risposta forte a questo problema, perch rappresenta un ulteriore lacuna che ho potuto riscontrare nel programma della maggioranza.
Concludo con un auspicio, quell'auspicio che questa mattina anche i colleghi Lepri e Ricca hanno ribadito, e lo stesso Presidente Gariglio aveva sottolineato lo scorso lunedì: mi auguro che questo Governo regionale sappia, a livello istituzionale, uscire dai canoni della faziosità e della chiusura ideale verso coloro che non hanno la stessa ideologia politica. Se è vero che non è uno slogan lo sviluppo sostenibile di questa Regione, io chiedo alla Presidente Bresso di fare in modo che tutto il Piemonte indistintamente, possa crescere, anche con queste iniziative che non ho trovato nel programma.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
In primo luogo, vorrei fare i complimenti alla Presidente Bresso per aver fatto vincere la coalizione di centrosinistra e per aver messo fine in questo modo, a dieci anni di governo di centrodestra.
Naturalmente, le auguro di poter operare al meglio per il bene di tutta la nostra comunità.
Cinque anni fa noi iniziavamo in quest'Aula la VII Legislatura all'opposizione e sapevamo che il nostro compito non sarebbe stato difficile ed impegnativo, perché chi ci aveva votato voleva che noi svolgessimo un ruolo di controllo e di denuncia sulle scelte del governo di centrodestra. Credo che si possa dire che quel compito lo abbiamo svolto bene se nelle ultime elezioni il centrosinistra ha ribaltato il risultato elettorale e adesso, dopo dieci anni, abbiamo il governo che la maggioranza dei piemontesi si attendeva.
Oggi, il nostro compito non è meno difficile di quello di cinque anni fa, perché dobbiamo dare molte risposte a chi ci ha votato e dobbiamo soprattutto affrontare le molte negatività che, chi ha governato prima di noi, ci ha lasciato, come dimostra il bilancio disastrato che abbiamo ereditato.
Non mi soffermerò sui punti specifici del programma presentato dalla Presidente Bresso, perché credo che avremo modo di parlarne e di sviluppare i vari punti in seguito.
Vorrei soffermarmi, invece, su un tema di indirizzo generale, che riguarda proprio quegli indirizzi che la mia forza politica porta avanti indirizzi che credo dimostrino, ogni giorno di più, la loro validità.
Credo che l'ambientalismo possa rivendicare la giustezza delle sue posizioni e possa, a buon diritto, indicare, nella difesa dei diritti sociali ed ambientali, la via maestra per le giuste politiche regionali.
Dovremo essere ormai consci che di ambiente se ne parla sempre più, ma dobbiamo anche sapere che gli indicatori ambientalisti ogni giorno ci presentano una situazione degradante.
L'ambientalismo può ugualmente essere importante in un altro tipo di discussione. In questo momento, ci sono due visioni progettuali a confronto: una neoliberista e un'altra che si oppone a questo progetto.
Non nascondo che, per quanto mi riguarda, credo che la scelta obbligata sia quella di opporsi alle politiche neoliberiste. In questo senso, ritengo che l'ambientalismo è sicuramente una visione progettuale, che partecipa al progetto antineoliberista proprio perché il neoliberismo comporta non solo la distruzione dello stato sociale, ma anche la distruzione del sistema ambientale.
È per questo che al tema dell'insicurezza sociale andrebbe accostato anche quello dell'insicurezza ambientale, dovuta al degrado del territorio e denunciata a livello scientifico, ma non ancora raccolta, se non in minima parte, a livello politico.
"Degrado del territorio" significa semplicemente osservare gli esiti di quanto avviene in fatto di antropizzazione selvaggia dei terreni, di cementificazione pesante, di perdita di naturalità, di caduta della qualità dell'aria e di aumento di emissioni di gas climalteranti.
D'altra parte, proprio la difesa di entrambi i valori - sociali ed ambientali - permetterebbe di costruire un sistema basato sull'economia sostenibile a misura di uomo e di ambiente. La vera alternativa al neoliberismo consiste, quindi, in un progetto politico che tenga assieme i valori ambientali e sociali con quelli economici.
Noi ambientalisti sappiamo bene che le nostre posizioni non sono facilmente condivisibili, in una società dove si punta soprattutto alla crescita del PIL, e dove questo acronimo è diventato oramai il nuovo "totem" della politica. Le obiezioni alla scelta ecologista sono sempre di tipo economico.
Eppure, noi siamo convinti che l'ambientalismo può significare anche risorse economiche e impieghi lavorativi stabili.
Siamo sinceri: non si tratta di parlare di sviluppo sostenibile termine di cui si è abusato e che purtroppo, sovente, relega il ruolo dell'ambientalismo a fornire giustificazioni a qualsivoglia decisione il mondo industriale voglia intraprendere. Si tratta di riportare l'ambientalismo al suo vero ruolo, che è quello di valutare le scelte decisionali sulla base delle ricadute sull'ambiente. Per dirla in altri termini, non solo scegliere come fare le cose, ma scegliere anche quali opere fare. Sappiamo che le scelte che si fanno sia a livello locale sia a livello generale sono collegate, eventuali negatività si ripercuotono su tutto il nostro ambiente.
Uno delle questioni che la Presidente Bresso ha portato in campagna elettorale è il problema delle energie rinnovabili. Su questo punto vorrei dire alla Presidente - ma so che è un suggerimento che non sarebbe necessario - di non ascoltare le parole del Consigliere Ghiglia: il futuro non è nelle parole del Consigliere Ghiglia.
Solo oggi, ad esempio, leggiamo sui giornali che una città grande come Seattle - che tutti ricordiamo per l'inizio del movimento no global - ha deciso che entro poco tempo avrà un rifornimento energetico per tutta la città che non inciderà assolutamente sull'aumento dell'effetto serra perché sarà basato soprattutto sugli impianti eolici.
Credo che per noi il futuro sia anche guardare a queste cose. So che la Presidente Bresso sceglierà una strada condivisibile in campo ambientale e so che faremo delle scelte coraggiose anche per quanto riguarda le politiche energetiche. Non possiamo dimenticare che è entrato in vigore da poco il Protocollo di Kyoto e non possiamo dimenticare che in Piemonte negli ultimi anni, la quota di emissione di gas clima-alteranti non solo non è diminuita, ma è aumentata.
Ricordo alla Presidente che tempo fa l'ultimo Consiglio regionale della scorsa legislatura aveva approvato un ordine del giorno che chiedeva al prossimo Consiglio, quindi al Consiglio di oggi, di impegnarsi in modo deciso proprio per adottare politiche di riduzione dei gas clima-alteranti.
Spero che quest'ordine del giorno, votato nell'ultima seduta della precedente legislatura, diventi un obiettivo per questo Consiglio.
Vorrei ancora dire due parole per quanto riguarda il problema dell'autorevolezza e dell'indipendenza del Consiglio, che è stata sottolineata anche dalle parole del Presidente Gariglio. Io questo lo collegherei al fatto che è stata approvata in prima lettura una modifica della nostra Costituzione, che io credo - e spero - finirà per non essere approvata definitivamente, ma delle discussioni che si sono svolte in quell'ambito una in particolare mi preme sottolineare, anche perché è stata oggetto di lunghe discussioni in quest'Aula.
Mi riferisco al tipo di democrazia che noi pensiamo sia utile alla nostra società in questo momento. È chiaro che le forme di governo e di rappresentanza possono variare secondo le necessità che le società individuano, però dal mio punto di vista, che può essere più o meno giusto ma che rivendico come posizione personale, penso che non ci sia tanto bisogno di democrazie deliberanti o decidenti, come viene spesso detto, ma di democrazie rappresentative.
La democrazia deliberante sfocia spesso in una democrazia decisionista che antepone la velocità dell'azione di scelta a quella del dialogo e del confronto. Lo dico al rappresentante della forza che non è numericamente paragonabile a quella maggioritaria di governo e di opposizione, ma che rivendica il fatto di aver sempre posto dei problemi e degli argomenti in anticipo nei tempi e che, quindi, chiede che, quando si discute di democrazia, si pensi alla democrazia rappresentativa e che accetti di dialogare e di confrontarsi anche sulle idee e non solo sulla forza dei numeri.
Vorrei ancora ricordare, proprio perché in quest'Aula, molto più che nella passata legislatura, è invocato da qualche altro Consigliere il tema della difesa dei diritti degli animali, come il Piemonte sia tutt'oggi l'unica Regione nel cui Statuto compare il richiamo alla tutela dei diritti degli animali. Chiedo che questo richiamo diventi un punto cui fare riferimento quando parleremo di vari argomenti legislativi.
Quindi, non mi resta che chiudere e auguro ancora di tutto cuore un buon lavoro alla Presidente Bresso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Grazie, Presidente.
Un esordio comune agli altri Consiglieri, un esordio di augurio di buon lavoro al Presidente del Consiglio, all'Ufficio di Presidenza, alla Presidente della Giunta regionale e a tutta la sua Giunta e ai colleghi Consiglieri.
Un esordio sincero di buon lavoro evidentemente perché, nonostante noi siamo qui con diversità di colori politici e anche diversità evidenti di maggioranza ed opposizione, comunque siamo chiamati a rappresentare i cittadini piemontesi. Quindi, credo che il peso più grande che dobbiamo sentire sulle nostre spalle sia quello di essere rappresentanti istituzionali di tutti i cittadini piemontesi.
A maggior ragione, io sento questa responsabilità, Presidente provenendo da un'area che è quella dell'Albese, delle Langhe e del Roero che paradossalmente da dieci anni non aveva Consiglieri regionali che sedevano in questo consesso. Dico paradossalmente, considerato quanto - io credo - questa parte di Piemonte rappresenti nell'interesse di tutta quanta la collettività.
Il senso di responsabilità mi porta anche a vedere con favore una delle sue scelte nella nomina della Giunta, in quanto la scelta dell'Assessore Sibille all'interno della Giunta regionale evidentemente è per noi - e parlo avendo memoria di tanti anni di impegno come amministratore locale uno strumento importante, col quale intendiamo confrontarci e, soprattutto collaborare.
E' difficile dare un giudizio su quelli che sono i dati programmatici da lei esposti. Io non voglio ripetere quel che è stato già detto, ma è anche evidente che, all'interno di un discorso in un ambito assembleare come questo e all'interno di un documento cartaceo, comunque essenziale per la sintesi che deve avere la carta, non si possano spiegare le modalità per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
E' evidente che abbiamo letto il documento e lo leggiamo come una dichiarazione di intenti per lo più condivisibili, perché sono obiettivi nei confronti dei quali non credo si possa essere contrari, ma sono intenti sui quali non mi sento di dare un giudizio perché non viene esposta la metodologia per raggiungerli. Quindi, mi riservo di confrontarmi su quelle che saranno le metodologie che si vorranno individuare per raggiungere gli intenti che si sono proposti.
Mi limito soltanto, Presidente Bresso, a fare due considerazioni. La prima è di carattere generale, che vuole sollecitare ad un'attenzione concreta, reale e continua nei confronti dei territori più periferici della Regione Piemonte.
Credo che ci sia in molti un allarme e una paura che da domani si veda una gestione del governo regionale maggiormente torinocentrica, con maggiori attenzioni sulla città e sulla Provincia di Torino. E questo ce lo fa pensare - ci auguriamo erroneamente - magari una forma mentis sua abituata a confrontarsi amministrativamente in un contesto geografico che è quello della Provincia di Torino, e ce lo fa pensare magari anche quello che è stato detto dai banchi della maggioranza in merito al risultato elettorale, che ha visto il suo successo essere determinato dal voto favorevole ottenuto nella città e nella Provincia di Torino.
Questo dimostra, e qui mi sento di rispondere al Capogruppo dei DS, che non è vero che si può considerare questo voto amministrativo come un voto di valutazione sul governo del Presidente Ghigo, perché altrimenti non si spiegherebbe come in una Provincia il Presidente Ghigo venga votato a maggioranza e in un'altra, come quella di Torino, venga votata la Presidente Bresso. Questo significa che non si può dire: "Ho governato bene il Piemonte in una Provincia e ho governato male in un'altra Provincia".
Significa invece che l'evidente disagio sociale, riconosciuto ormai da tutte le forze all'interno di quest'Aula, ha voluto un cambiamento. Lo si è detto bene: si è voluto cambiare. Non credo neanche sia una voglia di centrosinistra, ma una voglia di cambiare, emersa da un'analisi della realtà della vita quotidiana in questa parte del Piemonte. Pertanto, la mia evidente richiesta e l'attenzione che noi porremo sarà quella di verificare, di volta in volta, che questo Governo regionale tenga in dovuta considerazione i territori periferici. Mi creda, Presidente, noi non avremo pregiudizi sul suo operato, in questo, anzi, saremo pronti a sottolinearne la positività quando si andrà in questa direzione, così come chiedere dei correttivi quando questo non dovesse venire.
La seconda considerazione è figlia del mio impegno amministrativo ormai da dieci anni nel settore del turismo, all'interno della Pubblica Amministrazione.
All'interno del Documento Programmatico, nella premessa, ho letto una dichiarazione che dice: "Questi anni di Governo di centrodestra sono stati segnati dallo sperpero di risorse e assenza di politiche reali di sostengo e promozione del settore. L'Azienda di Promozione Turistica Regionale si è rivelata un fallimento".
Ritengo sbagliato partire da una valutazione di un tutt'uno, dicendo che tutto il fenomeno turistico non funziona. Innanzitutto, questo non è vero. E' vero che ci sono delle cose da cambiare, che si devono fare delle modifiche, è vero che il turismo è uno dei settori che maggiormente deve adeguarsi all'evoluzione dei tempi e delle esigenze dei turisti, ma se si fa un tutt'uno, dicendo che tutto il fenomeno turistico non funziona oltre a fare un'affermazione non vera, si offendono molte persone, che non sono né di centrodestra né di centrosinistra, perché il turismo non ha colori politici. Si offendono molte persone all'interno delle ATL, che sono sparse su tutto il territorio del Piemonte, che lavorano quotidianamente e dico di più, nella maggior parte dei casi lavorano gratuitamente, per passione e amore della propria terra.
Dicendo che il turismo piemontese, così gestito, non funziona, si rischia di non considerare alcuni elementi validi e positivi del sistema turismo, così come è stato impostato. Per altri versi, è evidente che dei cambiamenti devono essere fatti, sono il primo a riconoscerlo. Sono il primo a riconoscere la necessità di rivedere la legge n. 18, che non pu continuare a permettere l'erogazione di fondi per apertura di nuovi posti letto, senza valutare quella che sarà l'occupazione di questi posti nel futuro, ma non per questo, Presidente, dobbiamo dire che la legge n. 18 è stata negativa.
Pensi che nel territorio delle Langhe e del Roero, con l'introduzione di questa legge, siamo passati da 800 a 5000 addetti nel settore del turismo. Nelle Langhe e nel Roero, la seconda azienda, dopo la Ferrero, è diventata il turismo e questo perché qualcuno ha creato gli strumenti e i presupposti affinché gli imprenditori potessero investire e creare posti di lavoro.
E' evidente che oggi occorre fare più promozione e magari prevedere meno posti letto, ma queste sono questioni che ritengo debbano essere discusse senza pregiudizio alcuno, né da parte nostra né sua.
Ho apprezzato, all'interno del programma, la richiesta di razionalizzare gli enti preposti al turismo in Piemonte. Spesso, e in più parti, ho sostenuto che fossero troppi e si creassero delle conflittualità che poi era difficile coordinare, oltre a rappresentare un costo. Occorre razionalizzare gli enti preposti e permettere una maggiore crescita e preparazione culturale degli addetti al settore turistico.
Non dimentichiamo che in Piemonte i turisti vengono anche per la qualità dell'accoglienza e questo è un qualcosa che per un 50% la gente piemontese ha nel cuore, perché ce l'ha come cultura, ma per un altro 50% è un qualcosa che si insegna.
Considero intelligente, pertanto, investire, come ho visto prevedere all'interno del programma, sulla preparazione degli addetti.
In conclusione, penso che, tanto dalla maggioranza quanto dall'opposizione, ma soprattutto dai suoi banchi, Presidente, si debba cercare di lasciare il pregiudizio in un angolo. E' un lavoro difficile perché ci dividono tanti aspetti, tanti ideali politici anche profondamente diversi.
Da parte nostra, lasciare fuori il pregiudizio e analizzare le vostre proposte, giudicandole per quelle che sono, e da parte vostra l'onestà intellettuale di riconoscere che, comunque, alcune scelte, magari non tutte, sono state intelligenti e sono scelte che funzionano, credo possa essere un ottimo strumento per poter lavorare insieme.
Su questa strada, ci possono essere i binari per lavorare per il bene dei piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente. Un saluto a lei, al Presidente della Giunta e a tutti i colleghi Consiglieri. Il programma dell'Unione ha un'idea guida: la conoscenza. Il Piemonte potrà uscire dal declino e vincere la sua sfida solo puntando su ricerca, innovazione, formazione delle persone.
Sono parole pronunciate da Mercedes Bresso al Teatro Carignano durante la campagna elettorale; conoscenza, ricerca, innovazione sono le parole caratterizzanti il programma di Governo presentato dalla Presidente Bresso lo scorso 16 aprile.
Il centrosinistra deve mettere in campo, nei prossimi anni, la sua capacità di innovazione, la sua modernità progettuale, capace di interpretare la dinamica della composizione sociale piemontese, dando rappresentazione ai nuovi interessi e alle nuove culture che in essa emergono.
In questo, un fattore fondamentale è la dinamica del territorio, o meglio, dei territori. Questo Governo dovrà ragionare tenendo conto che non esiste un Piemonte, ma "i Piemonti", rispetto ai quali occorre modulare un'offerta politica nettamente alternativa, in grado di interpretare le esigenze che vengono dal basso. Dobbiamo esaltare la specificità di ciascuna area geografica piemontese per quel che vale, e cioè per lo straordinario contributo che esse danno alla varietà e alla complessità di una regione che per storia, cultura ed economia non può non ambire a ruolo di locomotiva del Paese.
Occorre costruire qualcosa di autenticamente innovativo, di realmente evolutivo; dobbiamo costruire una politica dei territori piemontesi con un modello che parli al tempo stesso all'alto Piemonte, come all'asse Milano Torino su cui si trovano Novara e Vercelli, che parli all'Alessandrino e all'Astigiano, che è il territorio da cui provengo, come al Cuneese, a Torino città, come alle sue valli olimpiche. Una politica del territorio quindi, capace di esprimere le vocazioni e le eccellenze.
E' questa la nuova sfida e deve essere giocata al meglio.
Presidente, le province l'aspettano. Lei ha dichiarato che con la sua Giunta andrà ad incontrare tutte le province e girerà il Piemonte; è importante che questo calendario venga fatto al più presto, perché è un ulteriore segnale di attenzione alle province.
Ormai da tempo si discute sul futuro del Piemonte e, come sempre accade in questi casi, ci si divide tra pessimisti o ottimisti, ma, se cerchiamo di essere il più possibile realisti, è evidente che il Piemonte in questi anni ha perso peso, a vantaggio di altre regioni che hanno mostrato un ritmo di crescita superiore.
Il Piemonte si sta trasformando rapidamente da regione industriale a terziaria, mantenendo intatti alcuni suoi punti di forza che fanno ben sperare per il futuro. Ma gli effetti di questa terziarizzazione non sempre si sono tradotti in una maggiore varietà delle occasioni lavorative favorendo la crescita dell'occupazione soprattutto femminile. Mi riallaccio al passaggio del programma, che ho molto apprezzato, in cui si dice che dobbiamo avere un'organizzazione sociale che modelli i tempi delle città sull'esigenza delle donne e che daremo priorità alle politiche delle pari opportunità.
La realtà ci mostra un Piemonte un po' stanco, nel mezzo di una trasformazione in cui non si vedono bene gli sbocchi, in una fase di stagnazione economica che dura ormai da tre anni e purtroppo non sembra destinata a finire in tempi brevi. Non si tratta solo del problema della FIAT; è l'intera industria piemontese ad essere insofferente, dall'Embraco alla Mattel, dal tessile del biellese a quello che resta dell'Olivetti, nel Canavese. Lo sappiamo bene noi astigiani, che negli ultimi anni abbiamo assistito alla chiusura di molte aziende, dalla . alla Morando e poi alla crisi dell'Arvin Meritor. Stiamo assistendo al trasferimento in Cina, di parte della produzione, dalla Gate.
Quindi, il dramma dell'indotto, che progressivamente sta perdendo quote di mercato; e questo è successo perché sono mancate politiche industriali che sostenessero l'indotto in tre aspetti fondamentali: il rapporto con il credito, la capacità di internalizzazione e la capacità di consorziarsi sulla ricerca.
E' dunque fondamentale mantenere quanto promesso dall'Unione durante la campagna elettorale, portare al tre per cento del PIL regionale le risorse per la ricerca e raddoppiare quelle attualmente destinate.
Solo così potremo dare rilancio allo sviluppo piemontese, partendo dal suo comparto trainante che è l'industria, ma dobbiamo aiutare a far nascere un'impresa innovativa che si possa insediare in appositi spazi attrezzati che valorizzi la propria idea di business grazie alla formazione e alle consulenze specifiche.
In una fase come quella attuale, in cui tutto il sistema produttivo va in ogni caso ripensato alla luce della competitività internazionale, una valenza particolare è rappresentata dal settore dell'artigianato, che pu essere sia una rete di protezione per la ricollocazione e la valorizzazione delle professionalità esistenti, in uscita dalla crisi industriale, sia un luogo che favorisce capacità industriali che possono evolvere in nuove realtà, anche di grandi dimensioni.
Uno sbocco d'uscita dalla crisi economica industriale può essere anche l'agricoltura. Dobbiamo ragionare seriamente su un modello agricolo che sia in grado di rappresentare un'alternativa alla disoccupazione all'emarginazione sociale, all'abbandono delle zone interne, alla povertà crescente e che ponga con forza la questione della qualità dei prodotti legata alla tipicità, alla territorialità e alla tracciabilità.
L'agricoltura è un sistema di imprese che producono beni primari, ma è anche un pezzo importante della nostra economia e della nostra stessa identità.



(Brusìo in aula)



MOTTA Angela

Presidente, io posso anche smettere di intervenire!



PRESIDENTE

Prego, Consigliera Motta, può riprendere.



MOTTA Angela

Vado alla conclusione. Dicevo che i problemi sono tanti, alcuni li traccio soltanto come titoli.
Ad esempio, un'attenzione alle politiche giovanili e allo sport con un aiuto alla formazione e alla crescita dei Dirigenti sportivi; e poi alla cultura.
Come Gruppo della Margherita abbiamo apprezzato il talento dell'ex Assessore Leo sul pluralismo e il rispetto di tutte le identità culturali e penso che il percorso che è stato fatto nella scorsa legislatura possa essere continuato anche nell'attuale. Sono sicura, Consigliere Leo, che potremo lavorare molto bene insieme su alcuni temi.
Poi un'attenzione particolare al controllo dei costi; avremo occasione di parlarne durante la discussione sul bilancio. E' importante creare un sistema di controlli interni che garantisca il governo delle spese.
Anche noi, come Gruppo della Margherita, Presidente, ci domandiamo il motivo per cui la delega sul volontariato non sia stata assegnata all'Assessore Migliasso. E' una preoccupazione che anche noi abbiamo, che aveva già rivolto la Consigliera Cotto, e pensiamo che sia importante perché molte volte il volontariato compensa le mancanze degli enti pubblici, quindi è importante avere un sostegno da parte della Regione.
Quindi, una politica più attenta ai problemi dei più deboli con un nuovo piano sociale regionale che metta al centro la salute e il benessere dei cittadini, che si prenda cura dei più deboli. Questo deve essere il nostro impegno.
Presidente Bresso, c'è stata una forte domanda di cambiamento con aspettative che non possono essere deluse.
La difficile situazione della nostra Regione e del nostro Paese richiede una forte responsabilità, e penso che l'ultima frase del suo discorso, cioè quella della dedizione e dell'impegno ad operare per il bene della Regione e di tutti i suoi cittadini, debba essere un valore che dobbiamo assicurare sia come Consiglio sia come Giunta regionale.
Da parte del Gruppo della Margherita questo impegno glielo assicuriamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allasia.



ALLASIA Stefano

Grazie, Presidente.
Voglio mandare due messaggi, uno alla minoranza, l'altro alla maggioranza che governa questa Regione.
All'opposizione voglio dire che dobbiamo imparare dai nostri errori e che abbiamo perso le elezioni per due motivi. Il primo è che non siamo riusciti a comunicare con la gente, non gli siamo stati vicini e non gli abbiamo spiegato quello che abbiamo fatto. Il secondo motivo, che è forse causa del primo, è che dopo dieci anni, se non si aveva nulla di nuovo da dire, bisognava riprogettare un programma ed una politica più vicina alla gente; quindi, dovevamo essere interpreti dei bisogni dei nostri cittadini cioè dei cittadini piemontesi e del nord.
Alla maggioranza voglio dire: avete fatto delle promesse elettorali, in base alle quali avete ottenuto la fiducia della gente. Noi faremo sì che vengano mantenute, usando tutti i mezzi leciti consentiti.
Comincio da subito: in campagna elettorale ho sentito che lei Presidente Bresso, ha criticato la precedente Giunta per avere introdotto il ticket sui medicinali.
Se è persona d'onore, come credo, lo toglierà subito e per aiutarla ho già presentato la scorsa settimana una proposta di legge che abolisce il ticket sui medicinali. E non mi si dica che non c'è la copertura finanziaria, Presidente, perché le risolvo anche questo problema: tolga tutti i miliardi stanziati a favore degli immigrati extracomunitari.
Ancora una considerazione: in questa settimana lei, Presidente, ci ha fatto comprendere le ragioni per cui ha ottenuto il suo soprannome. Ha dato a tutti noi una bella lezione di democrazia, innanzitutto dando voce ai partiti che il popolo voleva tacessero per sempre, affidando un Assessorato, una struttura e dei soldi che tanto non sono suoi! Durante la scorsa legislatura i suoi compagni di partito hanno sostenuto che il numero dei Consiglieri regionali non doveva subire aumenti. Lei, Presidente, li ha fatti aumentare con l'imposizione di quattordici Assessori esterni, che costeranno alla comunità piemontese 28 miliardi in più, visto che ogni Consigliere regionale costa circa due miliardi a legislatura, ma tanto, Presidente, anche in questo caso si tratta di soldi che non sono suoi.
Presidente, in ossequio al soprannome che si è meritata in questi anni lei ha usato regole democratiche per trovare una soluzione antidemocratica: ha fatto entrare in questo Consiglio regionale, con diritto di parola quattordici persone appartenenti alle sue ideologie politiche. Alla faccia della democrazia! Piemont liber! Sempre!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Innanzitutto permettetemi, a nome mio personale e del mio Gruppo, di fare gli auguri di buon lavoro al Presidente, all'Ufficio di Presidenza alla Giunta e a tutti i colleghi.
Riprendendo un leitmotiv proprio della scorsa legislatura per il centrosinistra, c'è un'autoanalisi sui motivi che allora portarono alla sconfitta del centrosinistra. Pertanto, mi permetterò di fare una brevissima analisi della nostra sconfitta in questo mandato elettorale.
Sconfitta che, come tutti noi sappiamo, è maturata soprattutto in due Province, in una in maniera molto marcata (Torino), in un'altra (Alessandria) per una percentuale elettorale al di sotto dell'uno per cento, mentre il centrodestra è risultato vittorioso in sei Province piemontesi.
Quindi, da questa lettura del voto vediamo come esistano sostanzialmente due Piemonti. Un Piemonte, praticamente tutto il Piemonte non torinese, che pare abbia compreso i motivi, le politiche del centrodestra, e che io considero il nuovo Piemonte, cui si contrappone un vecchio Piemonte, cioè il Piemonte della Provincia di Torino, dove il momento di conservazione ha avuto il sopravvento rispetto al momento della modernità; una conservazione che fa rima con "paura del nuovo", con "timore per il cambiamento", con "assistenzialismo" e ancora con "garanzie", che nessuno, oggi, può più offrire ai cittadini.
Da questa brevissima analisi vogliamo capire quanto sia pesata la responsabilità del centrodestra in questa sconfitta e quanto sia il merito del centrosinistra.
A mio avviso, queste elezioni regionali non le ha vinte il centrosinistra, ma le ha perse il centrodestra, per alcuni motivi oggettivi, ma soprattutto perché non ha saputo interpretare questo timore questa paura e questa volontà dei cittadini di essere più garantiti aspetti che, proprio nella Provincia di Torino, sono stati, invece, ben interpretati dal centrosinistra.
Se passiamo da questa breve analisi della sconfitta al giudizio sul nuovo Governo e sul suo programma, ammetto che la Giunta che inizierà oggi a lavorare non si può certo valutare da quei pochi atti che ha compiuto.
Tuttavia, possiamo dare un'occhiata al curriculum delle persone che sono state chiamate a far parte della Giunta.
A nostro avviso, si tratta di una Giunta debole, molto dipendente dal suo Presidente; è una Giunta dove troppi personaggi chiamati a rappresentare i piemontesi non hanno neanche avuto il passaggio elettorale e il passaggio elettivo.
Del resto, permettetemi di dire che una caratteristica della Presidente Bresso è proprio quella di volere accanto a sé Giunte o comunque compagini di Governo non particolarmente forti, forse perché abituata ad esercitare un potere non dico assoluto, ma almeno di monarca costituzionale.
Per quanto concerne il programma, ho l'impressione che nelle sue parti generali non sia altro che una sintesi, una rilettura o una versione in prosa di tante parti contenute nella Carta di Lisbona. Come si fa a non essere d'accordo sulla società della comunicazione, sulla competizione sulla capacità di fare squadra verso l'internazionalizzazione, insomma verso tutte quelle attitudini che dobbiamo cercare di avere, ma che rimangono delle attitudini non concrete? Il problema di questo programma sarà poi trasformare queste enunciazioni di principi in fatti concreti.
E proprio sulla concretezza attendiamo la Presidente Bresso, la sua Giunta e la sua maggioranza. L'attendiamo, preoccupati, ad esempio, sulla sanità, quando sentiamo parlare di razionalizzazione e organizzazione delle ASL; siamo preoccupati perché "razionalizzazione" vorrà dire, per forza diminuzione, contrazione e limitazioni delle ASL a livello territoriale.
L'aspetteremo preoccupati anche sul discorso della riorganizzazione della rete ospedaliera, perché anche in questi caso, dietro alle parole "razionalizzazione" e "riorganizzazione" si nasconde il fenomeno, già sperimentato in tante Regioni del centrosinistra, della diminuzione della rete ospedaliera, della chiusura di alcune parti di essa. Vi aspettiamo anche sulle grandi emergenze sanitarie e ambientali del nostro Piemonte.
Proprio a tal riguardo, come alessandrino, vi ricordo che è ancora aperto il discorso sull'amianto, che rimane un'emergenza importantissima su cui vedremo se ci sarà la volontà di incidere in maniera profonda.
Poi, il discorso possiamo spostarlo sulle infrastrutture: su quelle generali e internazionali sono già intervenuti molti colleghi che mi hanno preceduto. Noi abbiamo, però, anche a livello locale, una serie di infrastrutture - mi riferisco, ad esempio, all'alessandrino - su cui vorremmo essere garantiti e rassicurati; vorremmo sapere, insomma, se la questione del Terzo Valico si risolverà positivamente, se la Alessandria Piacenza avrà quell'incremento che noi ci aspettiamo, se la Acqui-Predosa al di là delle vicende dell'ARES, potrà vedere la luce in tempi brevi perché lo sviluppo del territorio è collegato a queste infrastrutture (in particolare sul caso dell'Acqui-Predosa, su cui la Regione ha anche investito molto).
Vi aspettiamo, cara Presidente e cari colleghi della Giunta e della maggioranza, nella risoluzione delle crisi del sistema industriale piemontese, che non si limitano soltanto alla FIAT. Temo che una maggioranza o una Giunta che inizia a dimostrarsi torinocentrica possa dimenticarsi del resto del Piemonte.
Penso che il Presidente sappia - anzi, lo saprà sicuramente - che la crisi del sistema industriale piemontese riguarda, purtroppo, gran parte dei nostri distretti industriali. Visto che in campagna elettorale vi siete presi cura di alcuni momenti di crisi, vi aspettiamo, allora, sulla questione del distretto tessile del biellese, del distretto del valvolame del novarese, del distretto orafo del Valenzano, del distretto del freddo del Casalese, del distretto dei cavi della Val Cerrina e di Quattordio Felizzano, che richiedono una rilettura della politica distrettuale su cui sicuramente, il centrodestra aveva qualcosa da dire, ma, evidentemente oggi la palla l'avete voi.
Infine, volevo ancora ricordarvi due priorità: la prima è legata al nuovo Statuto della Regione Piemonte.
Abbiamo sentito che nel suo programma, Presidente Bresso, ci sono 38 righe destinate alla montagna. Non sono molte, mi ma mi stupisce ancora di più il fatto che non esista una sola riga sulla collina. Uno degli aspetti innovativi più forti e di maggiore originalità del nuovo Statuto della Regione Piemonte è stata proprio la parificazione della collina alla montagna.
Il vero momento territoriale su cui dovremo investire nella VIII Legislatura è proprio la collina, che, invece, non risulta particolarmente trattata - anzi, assolutamente trattata - nel vostro programma elettorale.
Auspichiamo, quindi, maggiore attenzione sulla collina nella VIII Legislatura: sarà fondamentale.
La sicurezza, altro argomento che manca nel programma, è una ulteriore sfida che vi lanciamo. Speriamo che la vogliate raccogliere. La sicurezza si dice che non sia non né di destra né di sinistra...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, colleghi, ma ritengo che sia veramente difficile intervenire in questa situazione di brusìo.



BOTTA Marco

....MMolto spesso, della sicurezza si interessa, con norme e con risorse, soltanto il centrodestra.
Presidente Bresso, lei ha la possibilità di smentirmi nei prossimi giorni, concedendo immediatamente il via libera alla graduatoria - già formata, necessita soltanto della formalizzazione della Giunta regionale e quindi all'approvazione dei 300 progetti sulla sicurezza sono stati presentati da molte istituzioni locali (Comuni o Unioni di Comuni, Comunità collinari o montane, ecc.). in maniera tale che possano essere attuati al più presto. Occorre anche impegnarsi affinché la legge venga nuovamente finanziata. E' come dare un segnale su un tema che, ripeto, non dovrebbe avere colori politici.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.facoltà.o.



BOETI Antonino

Signor Presidente del Consiglio regionale e signora , Presidente Mercedes Bresso, è un po' con un po' d'emozione che prendo la parola in Aulaaula. A dire il vero, pensavo fosse diverso rispetto ad un Consiglio comunale, ma per quello chequanto vedo non ho questa sensazione. Ritengo dunque . Credo sia necessario il richiamo che ildel Presidente ha fatto recentemente a che tutti i Consiglieri regionali, anche quelli coloro che intervengono per ultimi, abbiano dignità di parola e di ascolto:. mMi pare non ci sia corrispondenza tra quelli chi che parlanointerviene al mattino capisco la stanchezza - e quelli che parlanochi alla sera - capisco la stanchezza - sulle scelte e indicazioni della Presidente..
Sono grato a questa regione, anche se mi rendo conto che in politica le emozioni e i sentimenti contano poco,. Sono grato a questa regione che molti anni fa mi ha accolto me e con la mia famiglia con disponibilità ed affetto;, è anche per questo sento che forte la responsabilità del lavoro che ci attende. Ringrazio il mio partito che mi ha dato l'opportunità di poter lavorare per la regione nella quale abbiamo scelto di vivere con le nostre famiglie e i nostri figli.
Lo Come sostenevadiceva il Capogruppo del mio partito,: ci sono grandi attese dopo la nostra vittoria. Attese che dobbiamo cercare di onorare per non deludere i piemontesi e le loro speranze, molte delle quali sono riposte nell'organizzazione di un sistema sanitario regionale che sappia coniugare disponibilità ed efficienza.
In campagna elettorale abbiamo riconosciuto il buon lavoro svolto in alcuni settori dalla Giunta precedente. in alcuni settori Cito, ad. Per eesempio, rispetto alil recupero del patrimonio storico ed architettonico della nostra regione, l'impegno per le residenze reali (non solo del Consigliere Leo ma anche del Consigliere Ghigo). Anche se devo direricordare, ad onore del vero, che quella legge che ha reso possibile il recupero è stata finanziata dal governo dell'Ulivo e dall'allora Ministro Veltroni. Non è un caso se che il comune di Venaria abbia conferito la cittadinanza onoraria al Consigliere Ghigo e all'on. Veltroni nello stesso periodo.
Ma Aabbiamo però anche rilevato, anche detto che, rispetto al sistema sanitario, che la Rregione è stata gravemente insufficiente, sostenendo abbiamo detto che il sistema ha retto grazie all'impegno di medici ed infermieri -, nonostante il governo regionale. Il non essere riusciti a portare a compimento il Piano sanitario regionale è circostanza che i piemontesi hanno sottolineato con il voto. Noi, lo dico alla Presidente in assenza dell'Assessore competente, non dobbiamo aver fretta di approvare il Piano sanitario; (sei mesi o un anno non cambiano nulla), .ma Deve deve essere un Piano condiviso, discusso all'interno del Consiglio, nella Commissione competente, ma anche dai Sindaci, dai medici, dai Presidenti dei consorrzi socio- assistenziali, dalle associazioni no-profit. Un Piano che si occupi dell'integrazione fra ospedale e territorio e che sia in grado, nel tempo, di risolvere i problemi di questo sistema.
Per soddisfare le richieste del Consigliere Ghigo - ora assente esaminiamo i problemi e le proposte.
Le liste d'i attesa, per esempio, in qualche caso umilianti quando superano i sei mesi e l'anno.
C'è Launa scelta che dovrà essere fatta in questi anni, mi rivolgo alla Presidente - sono sicuro che questo sia anche il pensiero dell'Assessore sarà di: privilegiare le strutture pubbliche, rispetto a quelle private e convenzionate. Non è possibile che solo in Italia le sale operatorie siano operative soltanto alcune ore al mattino, non succede in nessun'altra nazioneNazione. Negli ospedali di tutto il mondo le sale operatorie iniziano la loro attività alle 7,30 del mattino e finiscono alle 7 di sera.
Si è parlato molto dell'aziendalizzazione degli ospedali. L'ospedale è come una grande azienda che ha lavoro e commesse, ma nonostante perché i problemi dei pazienti sono siano tanti, ma organizza il suo proprio lavoro soltanto in un turno. Inoltre, in una regione forte rispetto al sistema universitario, è necessario aprire un dialogo con l'Università: èE' indispensabile, ad esempio, lavorare con l'Università rispetto alla definizione del numero degli specialisti:, non è possibile che in Piemonte si specializzino soltanto otto ortopedici l'anno,: bastano appena a coprire il fabbisogno di un ospedale. In una regione che sia forte rispetto al sistema universitario, è necessario aprire un dialogo con l'Università.
Occorre risolvere, nell'arco di cinque anni, il problema degli infermieri, la cui carenza sta costringendo alla chiusura di alcuni reparti ospedalieri della nostra città (nonostante l'amministrazione precedente avesse diminuito di 4000 unità i posti letto degli ospedali). E se non si risolve immediatamente questo problema, L'Unità l'Unità Spinale del CTO dovrà essere avviata, è stata finanziata con i fondi delle O olimpiadi e se non si risolve immediatamente questo problema, almeno per le urgenze non potrà essere aperta.
Io Personalmente, non so quale sia il modo migliore per invogliare i nostri giovani a diventare infermieri professionali; molto probabilmente bisognerà trovare leve economiche e motivazionali per invogliare a scegliere un lavoro duro e faticoso: non esiste sabato, domenica, Pasqua Natale.
Allora cCominciamo con le proposte, Presidente. I Democratici di Sinistra propongono una scuola internazionale per infermieri, da concordare con l'Università. Ricordo che molti reparti ospedalieri sono aperti grazie al fatto chelavoro di infermieri che provengono dai paesi dell'Est, pagati dal le cooperative, lavorano nei nostri ospedali e qualche volta senza rispetto per la dignità del loro lavoro. Ho saputo di ragazze che al mattino coprono il turno in ortopedia e al pomeriggio in chirurgia per colmare le deficienze esistenti. Dunque, Uuna scuola internazionale che sia disponibile ad accogliere queste ragazze e prepari, nell'arco di tre anni, gli infermieri del domani.
E' indispensabile realizzare quel il Ccentro di Pprenotazioni unificate Unificate di cui parliamo da tanto tempo:: dai reparti ospedalieri devono sparire le agende dai reparti ospedalieri. Ci sono pazienti che si prenotano contemporaneamente in quattro ospedali diversi per verificare quale sia quello che lo chiama il primo per primo disponibile adper eseguire l'intervento che aspettanorichiesto. Un Ccentro unificato Unificato ci consentirebbee di capire qual è la realtà delle liste di attesa.
Dobbiamo diminuire i ticket sui farmaci, lo abbiamo promesso e occorre farlo:; sSi possono recuperare risorse dalle consulenze esterne delle alle ASL: 72 miliardi soltanto nel 2001. Rispetto alle preoccupazioni mosse da alcuni Consiglieri d'opposizione, ricordo che Cci sono Regioni italiane (Emilia Romagna e Toscana) rispetto alle preoccupazioni che presentavano i Consiglieri di opposizioni, che non hanno i ticket: non ci sembra che in quelle Regioni si siano verificati disastri dal punto di vista economico.
Si valorizzino, con la formazione e il lavoro, la professionalità dei dipendenti e lavoriamo insieme ai farmacisti che potrebberossono distribuire i farmaci ai pazienti che vengono dimessi.
Abbiamo anche l'esigenza di umanizzare i nostri reparti, vecchi in molti casi vecchi. L'età media dei nostri ospedali è di ottant'anni.
Troppi. In nessuna nazione d'Europa esiste un'età media delle strutture sanitarie così alta delle strutture sanitarie.. Demoliamo quello che è vecchio e ricostruiamo nel nuovo quello quantoche è necessario ricostruire.
Sono d'accordo con la Presidente, va eliminato il COP (Comitato Regionale per opere Pubbliche) che tanti danni ha causato nei comuni ritardando l'inizio dei lavori, e che rallenta in maniera insostenibile il lavori degli ospedali,. va eliminato. Gran parte degli ospedali della regione Piemonte sta utilizzando i fondi dell'ex articolo 20, ma sono fondi vecchi almeno di vent'anni (forse Andreotti avrà finanziato questi lavori..).
Diamo una risposta alle liste di attesa per le migliaia di anziani non autosufficienti., sono migliaia. Il nostro obiettivo deve essere quello di mantenere gli anziani a casa, fra i loro affetti, dove hanno vissuto gran parte della loro vita. - gGlli assegni di cura devono essere finanziati dalla Regione - e l'aumento di aumentare il numero delle RSA quando questo non è possibile. Lavoriamo per integrare il sistema sanitario con i servizi territoriali.
Il governo precedente ha un po' dimenticato i servizi di prevenzione primaria per le tossicodipendenze; esperienze importanti, come Sottovento i servizi di Drop In, sono stati dimezzati. I progetti presentati sul fondo nazionale per la lotta alla droga 2002/2003, devono ancora essere esaminati. Il risultato è che progetti importanti -, come il Progetto Endurance di Rivoli, per esempio, in cui abbiamo realizzato 10 posti- letto per ragazzi che hanno con problemi di tossicodipendenze grazie ad un pullman regalo da GTT -, senza non arrivano fondi regionali, sarannoà un'esperienza da eliminare.
Lavoriamo con i medici di base perché conaffinché la medicina di gruppo, in un'offerta giornaliera e di servizi, diventino la vera alternativa al pronto Pronto soccorso.
Ci attende un grande lavoro che desideriamo fare con la Presidente e la sua GiuntaGiunta regionale, convinti, come siamo, che lavorare insieme serva ai piemontesi e a noi stessi. La politica non impedisce, lavorando insieme (mi riferisco soprattutto ai Consiglieri di maggioranza e della Giunta) di diventare amici. Anche questo è un piccolo obiettivo che il Gruppo dei Democratici di Sinistra si è prefissato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Costa.



COSTA Enrico

Grazie, Presidente. Innanzitutto, un augurio di buon lavoro ai colleghi Consiglieri, ai colleghi dell'Ufficio di Presidenza, alla Presidente della Giunta regionale e agli Assessori. Devo dire che intendo iniziare quest'intervento con un'affermazione legata al tipo d'opposizione che insieme ai colleghi di Forza Italia, conterò di svolgere. Sarà sicuramente un'opposizione non pregiudiziale, un'opposizione responsabile un'opposizione che cercherà di evidenziare le criticità che ravviseremo nell'operato della Giunta, ma cercherà sicuramente di supportare l'azione amministrativa della Giunta in quei settori e in quelle materie nelle quali saremo convinti che un'attività congiunta, unitaria e forte sia utile per supportare l'azione amministrativa.
Devo dire che, per ciò che attiene al programma, ci sono alcuni punti.
Sicuramente non mi soffermerò su tutti e mi soffermerò per flash su alcuni aspetti del programma amministrativo.
A pagina 54 del programma leggo un titolo: "Un nuovo rapporto con i cittadini e i territori". Secondo me è un argomento affascinante, un argomento che deve essere valutato attentamente. E' semplicemente una pagina, è semplicemente un insieme di flash, un insieme forse di obiettivi.
Ma non dimentichiamo che la Regione, da quando è nata, ha subito un'evoluzione molto forte, un'evoluzione che l'ha portata ad essere da un ente di programmazione, quasi totalmente di programmazione, ad un ente fortemente di amministrazione; un ente che, giorno per giorno, ha a che fare con atti amministrativi che incidono sui cittadini.
Un tempo non era così, era una programmazione che aveva come destinatari finali molto spesso gli enti locali, le ASL o comunque strutture pubbliche. Oggi abbiamo un rapporto diretto con il cittadino come utente: pensiamo alla titolarità del servizio che abbiamo nei confronti del trasporto ferroviario, al rapporto con Trenitalia.
Pensiamo al cittadino che, giorno per giorno, si confronta con le liste d'attesa, che si confronta con i nostri bandi, con le opportunità e con le agevolazioni. Pensiamo alle associazioni e a tanti privati che confidano nel supporto, nell'attività e nell'informazione che viene resa dall'ente Regione.
Debbo dire che, se l'attività amministrativa della Regione se si è evoluta, da quella di un ente programmatorio a quella di un ente amministrativo, la struttura è rimasta forse ancora un passo indietro. E' rimasta incapace di adeguarsi all'attività che deve svolgere nei confronti del cittadino. E' rimasta forse un po' chiusa in se stessa, incapace di informare, di interfacciarsi e di rendere note tutte quelle agevolazioni e quelle opportunità che, giorno per giorno, sono messe a disposizione dall'ente Regione a favore del cittadino. Ecco che l'istituzione Regione dovrebbe fare ciò che viene fatto giorno per giorno dai Consiglieri che fungono, in misura forse anche un po' clientelare, da filtro tra il cittadino e l'ente.
Bisognerebbe ripensare a questo rapporto tra la Regione e il cittadino e mettere veramente il cittadino al centro dell'azione amministrativa essere capaci di ripensare la struttura Regione e di ripensare l'istituzione, che non è più semplicemente ente di programmazione, non è più semplicemente un ente che ha come destinatario un altro ente pubblico che poi effettivamente ha rapporti con il cittadino. Noi abbiamo quotidianamente un rapporto stretto.
Pensate ad un cittadino che entra in un Assessorato: viene visto forse come un marziano, perché non c'è capacità di relazione esterna, salvo nei funzionari che si prestano a quest'attività con forte spirito di servizio.
Quindi, bisogna forse ripensare a questo ruolo.
Dal punto di vista delle ferrovie abbiamo un servizio che, molto spesso, ha a che fare con delle proteste, con delle lamentele, con una necessità di interfacciarsi. Abbiamo privati e abbiamo associazioni.
Dobbiamo forse essere capaci di fare assorbire la Regione, di far assorbire quello che viene fatto dai cittadini, in modo tale che non ci debba più essere un filtro di chi conosce, di chi magari è più furbo degli altri o è più preparato degli altri: tutti devono essere in grado di cogliere le opportunità.
Leggo poi nel programma una certa disomogeneità tra settori. Quando si tratta di ambiente, di urbanistica, di acque o di trasporti il programma è molto puntiglioso, è molto preciso, anche in termini descrittivi e in termini di obiettivi, non sempre condivisibili, ma s'individua l'obiettivo e anche il percorso attraverso il quale raggiungere quest'obiettivo.
Dal punto di vista della sanità, il programma è fatto a spot e a obiettivi; s'individua l'obiettivo, la finalità e, in modo molto chiaro quello che si vuole raggiungere, ma non s'individua il percorso. Si parla di ticket, di liste d'attesa, di finalità. Sarebbe utile - e forse attraverso il piano sanitario questo potrà arrivare - avere un quadro, una descrizione di quello che vuole essere il percorso, la programmazione e i passi in questo settore.
Per ciò che attiene ai ticket e alla diminuzione dei ticket, ci sono state delle affermazioni e devo dire che possono essere valutate con attenzione. È necessario però che non siano soltanto delle affermazioni di facciata, ma vogliamo poi andare a verificare quelle che saranno effettivamente le ricadute sul cittadino e, soprattutto, dal punto di vista economico e a livello di bilancio.
Per quanto riguarda il piano sanitario, non dimentichiamo che la vecchia Giunta ha presentato un piano sanitario, l'ha portato in consultazione, ma non è stato neanche consentito di discuterlo.
Noi vorremmo comportarci in modo un po' diverso. Il piano sanitario che verrà proposto dalla Giunta sicuramente verrà discusso; potrà non convincerci, potremmo votare contro, potremmo presentare degli emendamenti potremmo chiedere delle correzioni, ma ci comporteremo in modo diverso dalla vecchia opposizione. Quell'opposizione, invece, non ha consentito neanche, a forza di ostruzionismo in Commissione, di approdare ad un dibattito.
Penso che l'amministrazione debba essere combattuta con gli argomenti e non con le formalità, non con le forzature formali.
Per arrivare ad altre tematiche in materia sanitaria, ho sentito l'intervento del collega che mi ha preceduto, legato all'esigenza della differenziazione dell'organizzazione del lavoro negli ospedali. Questo lo condivido, ma bisogna anche fare una riflessione sotto certi profili e perché questo avviene.
Penso che non dobbiamo mettere in secondo luogo la possibilità di una liberalizzazione della libera professione per i sanitari, perché oggi questa situazione dell'intramoenia, la situazione di incapacità di avere un servizio pubblico che sia effettivamente pubblico (perché è mezzo pubblico e mezzo privato) rende difficile un lavoro a tempo pieno da parte dei sanitari.
Devo dire che la privatizzazione del servizio sanitario non convince appieno. Così come non convincono alcune forme; cito, per esempio, AMOS quasi una formula magica, che si sente spesso nella Provincia di Cuneo, ma che non convince. Dobbiamo essere molto attenti alle forme di privatizzazione di certi servizi pubblici essenziali. In un servizio che sia maturo, che sia predisposto ad accogliere tutte le istanze dei cittadini si può parlare di privatizzazione per arrivare a quelle eccellenze che non ci sono. Ma quando si parla di radiologia o di analisi devo dire che si parla di servizi minimi, per i quali una privatizzazione va molto meditata.
Salto con dei flash ad altri argomenti, ad esempio l'urbanistica e la legge urbanistica. C'erano, nella scorsa legislatura, sul tavolo due proposte di legge, entrambe molto interessanti.
Analizzo con curiosità questa nuova impostazione che viene data all'attività urbanistica da parte della Giunta regionale, coniugando l'attività urbanistica all'economia, ad uno sviluppo economico del territorio.
E' una sfida affascinante. Dobbiamo però cercare di rimanere un po' con i piedi per terra, perché non possiamo pensare di continuare ad avere degli amministratori locali che stilano un Piano Regolatore per poi vederlo eseguire da un'Amministrazione che magari aveva votato contro quello stesso Piano - perché nel frattempo sono cambiate le maggioranze.
Una doppia pianificazione - prevista in entrambe le proposte di legge che sono sul tavolo - sicuramente renderebbe più facile il lavoro dei nostri Amministratori e, soprattutto, consentirebbe una rispondenza precisa alle esigenze dei cittadini.
Infine, un appello sulla legge relativa ai lavori pubblici, una legge condivisa, licenziata dalla Commissione e richiesta, tra l'altro, da molte Amministrazioni, come il Comune di Torino. Auspico, a tal proposito, un iter spedito.
Non mi inoltro in altri argomenti, visto il tempo a disposizione, solo un'ultima precisazione. Si è fatto un cenno alla legge n. 18, giudicata da riscrivere, da rivedere e da rianalizzare. Credo che sia opportuno valutare un ulteriore aspetto: molti soggetti beneficiari della legge 18 hanno portato avanti le loro attività probabilmente in termini diversi da quelli che ci aspettavamo, dimenticando che un controllo sui prezzi, da parte della Regione, forse avrebbe potuto esserci.
Non so in che termini, ma se finanziamo in modo forte delle attività alberghiere o di ristorazione, nel ripensare a questa legge sarebbe opportuno prendere in considerazione un controllo sui prezzi nell'esercizio delle attività, perché oggi la situazione è davvero intollerabile.
Grazie ancora e buono lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente e colleghi, ho ascoltato con interesse gli interventi dei Consiglieri che mi hanno preceduto. In particolare, ho ascoltato con interesse e rispetto dovuto, l'intervento del Presidente Ghigo, oggi capo dell'opposizione in questo Consiglio regionale.
Ghigo, intervenendo, ha difeso l'esperienza di governo della Giunta di centrodestra, rivendicando, legittimamente e con orgoglio, le scelte che ha compiuto la sua Amministrazione: aveva il diritto e il dovere di farlo.
Devo confessare, però, che non credo che questa discussione debba appassionarci più di tanto, perché - non vorrei essere polemico - il giudizio sull'operato della Giunta Ghigo lo ha espresso la maggioranza degli elettori piemontesi. Possiamo girarla come vogliamo e sostenere che quella sconfitta sia causa anche di ragioni generali - il che è indubbiamente vero - ma non c'è il minimo dubbio che all'interno di quel giudizio c'era anche una bocciatura della politica della Giunta Ghigo.
Questo mi pare difficilmente contestabile, colleghi delle minoranze collega Rossi.
Mi sembrerebbe più utile, nei pochi minuti che abbiamo a disposizione, tornare su questioni che, invece, dovrebbero riguardare l'attività della Giunta e della Presidente Bresso, e confrontarci sulle priorità che lei ha indicato nel suo programma di Governo.
Il programma di Governo da lei indicato dovrà tradursi in proposte e in atti di legge, in atti di Governo molto concreti. Lei ha indicato un elenco di iniziative sulla base di uno schema di ragionamento. Possiamo condividerlo o meno, ma quella è la traccia.
Una Giunta regionale che viene investita dalla responsabilità di governare si assume questo impegno indicando le priorità sulla base delle quali governare nei prossimi cinque anni, partendo, però, da un assunto fondamentale, di cui pochissimi colleghi della minoranza hanno parlato: la situazione finanziaria di questa Regione. Noi possiamo governare partendo da lì. Ogni politica va impostata avendo presente i vincoli finanziari del bilancio e delle politiche finanziarie della nostra Regione.
Si è detto che il bilancio della nostra Regione è sano ed è sotto controllo. È un ritornello che torna spesso nella politica nazionale, ma anche in quella regionale. È di questi giorni, per esempio, il richiamo di Eurostat nei confronti del Governo per lo sforamento del 3% (mi riferisco al 2003-2004 e non al 2005), con ciò che questo comporta per la finanza pubblica del nostro Paese.
Cresce il debito pubblico dell'Italia: dovremmo vivere di aria un anno per pagare il debito pubblico.
Abbiamo, per la prima volta, invertito una tendenza al contenimento del debito pubblico del nostro Paese. L'Italia, lo ricordava la Presidente Bresso, nella classifica dei Paesi competitivi, perde quote di competitività. E perde quote non soltanto rispetto ai Paesi emergenti ma anche rispetto ai Paesi europei che avevano i nostri problemi, ma che più di noi, hanno saputo porsi il problema di vincere la sfida della competitività.
C'é un rischio di declino serio, colleghi dell'opposizione, che riguarda direttamente anche la nostra Regione. Per questo la sfida principale da vincere è questa: il Governo regionale del centrosinistra dovrà tentare di contrastare questo declino, mettendo in campo delle politiche pubbliche industriali con le quali cercherà di arrestarlo perché questo è il nodo.
Non tutto dipende dalla Giunta Ghigo, lo so benissimo. Ma non c'è dubbio che il ritardo con il quale avete in questi anni aggredito la crisi e le sue cause hanno contribuito a rendere più debole il Piemonte rispetto ad altre Regioni italiane nella sfida competitiva che riguarda il nostro Paese.
Hanno ragione l'Assessore Susta e la Presidente Bresso quando dicono che, per parlare di politiche industriali, politiche del lavoro, politiche pubbliche, politiche della sanità, occorre fare una "operazione verità sui conti", perché è fondamentale.
Il collega Ghigo questa mattina - e mi avvio alla conclusione su questo punto - ha fatto sicuramente bene ad invocare il Piano Sanitario.
Lo stesso Assessore Valpreda sa che è uno strumento fondamentale. Ma chi non lo ha fatto in questi anni il Piano Sanitario? Chi, in dieci anni non lo ha fatto? Collega Costa, le voglio ricordare che avete presentato un Piano Sanitario, ma è stato bocciato, e non dal becero ostruzionismo dell'opposizione, ma dal fatto che vi é è stata una sollevazione contro quel Piano Sanitario. Tantissimi Amministratori lo hanno contestato e la Giunta aveva preferito ritirarlo, perché governare con il Piano avrebbe significato dire dei "Sì" e dei "No", insomma fare delle scelte di politica sanitaria, cosa che voi non volevate fare o non eravate capaci di fare.
"Operazione verità sui conti": si dice che i conti siano sotto controllo. Colleghi della maggioranza, lo dico a voi, nel marzo di quest'anno abbiamo preso atto che non esisteva il consuntivo delle Aziende Sanitarie del 2004. Abbiamo dovuto prendere atto che i conti portati in Commissione erano fermi al 30 settembre 2004: eravamo a marzo del 2005.
Perché quest'operazione sui conti? c'è un problema di efficienza? Non c'è dubbio, ma c'era anche - lasciatemelo dire molto polemicamente - il tentativo di occultare il buco della sanità rispetto all'andamento della spesa e al problema di contenimento e di riorganizzazione della spesa sanitaria che indubbiamente avevamo.
Non è vero che le risorse che vengono trasferite con il fondo sanitario sono maggiori, Assessore Valpreda: non sono di più, ma di meno.
Sono di più in cifra assoluta, colleghi della maggioranza, perché è aumentato lo stanziamento, ma in cifra percentuale sono di meno, perch passiamo dal 8,20% al 8,13%. Non è vero, quindi, che il Piemonte ha più risorse, ma ne ha meno: avremo meno trasferimenti statali, perché il Governo dovrà, in qualche modo, impostare una manovra correttiva, e meno risorse europee, perché l'Unione Europea dovrà allargare i cordoni della borsa e rispondere alle esigenze di 25 Paesi rispetto a quelli di prima, e infine perché l'IRPEF, l'IRAP e l'IVA, cioè il gettito della Regione, sarà meno consistente stante la crisi che investe la nostra Regione.
L'operazione diventa quindi essenziale per riorganizzare il bilancio regionale e decidere le priorità, i vincoli da assumere e le scelte da compiere. La Presidente Bresso le ha indicate chiaramente: innovazione lavoro, formazione, sistemi a rete, conoscenza: mi sembra un programma chiarissimo. Possiamo contestarne il merito, ritenere sbagliate determinate priorità - per l'amor del cielo - ma è evidente che lo schema di ragionamento è chiaro. Il problema è tradurlo:, questa è la sfida che noi dobbiamo vincere, Consiglieri della maggioranza, attraverso disegni di legge, atti di governo. Noi sSiamo qui per governare il Piemonte e possibilmente cambiarlo, se ne saremo capaci. Allora c'è un elemento decisivo, quello dell'unità. Ha ragione il Consigliere Lepri, quando parla di : "competizione", "unità"; personalmente,, ma io pongo l'accento sull'unità. La classe dirigente che ha vinto le elezioni viene è chiamata a vincere la sfida del governo, deve parlare il linguaggio dell'unità, di cui in il programma è tanta parte, è il cemento fondamentale.
PresidentePer questo, io pensoritengo, Presidente , che lei oggi cominci inizi un'esperienza sicuramente positiva, una sfida che possiamo insieme, vincere, perché lei può vincere contando sul contributo dei Democratici di Sinistra.
nel centrosinistra.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Vorrei Gradirei che la Presidente mi ascoltasse: perché inizio il mio intervento facendo un passo indietro rispetto al programma presentato, cioè dalla distribuzione delle deleghe. Vorrei rivolgerle alcune domande, con una battuta vorrei chiederle, con una battuta, come intende chiamare certi assessorati, e, . Ffacendo invece un'analisi seria, vorrei sapere con quali criteri sono state assegnate le deleghe.
Mi chiedo cosa c'entri il personale e la sua organizzazione con i trasporti e le infrastrutture; mi domando cosa c'entri la protezione civili civile con il commercio e le fiere,. Mi domando cosa c'entrino le pari opportunità con il turismo, lo sport e gli impianti di risalita. Mi domando, poiinoltre, perché l'istruzione stia per conto suo e non assieme alla cultura; mi domando perché i beni ambientali siano assegnati ad un Assessore, i parchi e le aree protette ad un altro e la tutela della fauna e della flora ad un altro ancora. Mi domando perché le attività produttive industria, artigianato, attività estrattive, energia - non comprendano il commercio e le fiere. Sono pure domande che mi sono posto e da su cui mi aspetto una risposta.
Analizzo ora un punto del programma che ritengo decisamente importante per il futuro del Piemonte: , cioè quello delle grandi rete viarie e ferroviarie. Sul Nel programma troviamo il completamento della Torino Milano e il collegamento treno Alta Capacità verso la Francia (quel collegamento TAV verso la Francia inserito lì, come se fosse ancora lontanissimo, ancora tutto da decidere..). In effetti, tutta la querelle nata in questi giorni - e sfociata con l'ordine del giorno che ho sottomano mi conferma che in campagna elettorale si è fatta una grossagran demagogia per ottenere consensi, per approfittare di unodello stato d'animo della popolazione interessata. Ma la, quando invece la questione è su ben altri livelli. Ricordo che "ascoltare e raccogliere positivamente domande e preoccupazioni delle popolazioni interessate, delle loro istituzioni" lo siè cosa che si sta facendo ormai da dieci anni. Il progetto della TAV non è nuovo, è un progettoma rielaborato almeno cinque o sei volte, nato dopo avere scartato progetti che, effettivamente, avrebbero provocato grossi problemi e grossi inconvenienti. Penso, ad esempio, al tracciato proposto dalla Provincia di Torino che faceva prevedeva un vasto giro attorno ai laghi di Avigliana; tracciato che che, se scelto, avrebbe avuto provocato un effetto devastante su una vasta zona del torinese. Ripeto, questo tracciato nasce da un'elaborazione e da consultazioni durate anni; un tracciato che tocca la valle di Susa in pochissimi punti, quasi completamente in galleria. Mi stupisco che proprio in Valle valle di Susa ci siano fortissime contestazioni di fronte ad un progetto del genere, ma quello che mi preoccupa ancor più che il progetto venga è che se il progetto viene messo in discussione: torneremmo torniamo indietro di parecchi anni:. mMettere in discussione il tracciato, sia chiaro, significa mettere i bastoni tra le ruote alla realizzazione di unquest'opera che per il Piemonte è basilare, importante, pena il rischio di essere tagliati fuori dalle vie di grande comunicazione del futuro.
Rimanendo sempre nel campo delle reti viari e ferroviarie - parlo da cuneese, questa volta, in modo chiaro non essendoci più scritto nulla nel programma e tanto meno se n'è parlato in campagna elettorale - è stato cancellato il progetto del Mercantour, di un nuovo traforo nelle alpi marittime che apre aprirebbe una nuova via di comunicazione fra il sud del Piemonte e la Francia meridionale. Un itinerario estremamente interessante che poteva essere alternativo al Frejus -, e quindi al raddoppio del Frejus estremamente interessante anche perché costituiva, comunque un'alternativaal al valico di Ventimiglia e a tutta l'autostrada della nostra riviera: e una reale scorciatoia per launa quota di traffico passante. Tutto questo viene cancellato. Non vi è cenno nemmeno della più modesta bretella autostradale Ceva-Garessio al Tenda. Bretella autostradale già finanziata nella Finanziaria del 2005 - finanziata dallo Stato - su cui le società stanno preparando i bandi proprio per una sua realizzazione il più veloce possibile.
Anche qui in questo caso siamo di fronte ad un'opera estremamente interessante per il cuneese, ma in generale per tutto il traffico, che gravita nel Piemonte sud- occidentale. Questa bretella consentirebbee al al traffico che dal Piemonte sud-occidentale deve raggiungere la riviera di ponente e Ventimiglia - , per poi magari proseguire in Francia - a, di evitare il nodo di Savona, particolarmente intasato: e di evitare circa quaranta di chilometri di autostrada vecchia, che attraversa zone montuose pertanto dove il tracciato è peggiore. Mentre con questa bretella ci sarebbe una galleria; praticamente la bretella sarebbe costituita da una lunga galleria, quindi vi sarebbe un collegamento diretto, che offrirebbe un netto miglioramento dei tempi di percorrenza, meno inquinamento, meno consumo e tutta una vasta serie di vantaggi per questo traffico.
Altra opera completamente scomparsa dai programmi del centrosinistra è la tangenziale est di Torino. Questa volta mi stacco dalla mia terra natale, dal Cuneese, ma questa è un'opera che riguarda un po' tutti i piemontesi, perché un collegamento diretto fra le autostrade del sud, la Torino-Savona e la Torino-Piacenza, con le autostrade che passano più a nord, cioè la Torino-Milano e gli altri valichi, sarebbe estremamente interessante e servirebbe a disintasare almeno parzialmente l'attuale tangenziale.
Sempre in tema ancora di strade ed autostrade, è stato annunciato che verrà sciolta l'ARES, l'Agenzia regionale delle strade. Ma tutti i compiti oggi assegnati all'ARES chi li svolgerà? Tutti i progetti che l'ARES ha in corso di redazione e di realizzazione, da chi verranno realizzati? Ricordo che la precedente Giunta aveva elaborato una serie d'interventi sulle strade regionali estremamente interessante ed estremamente completo.
Eliminando l'ARES, ditemi se tutti questi progetti verranno abbandonati o se, ad ogni modo, verranno portati a termine.
E' terminato il tempo. Mi dispiace, perché avevo ancora molte cose da dire; avrò altre occasioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Travaglini; ne ha facoltà.



TRAVAGLINI Marco

Cara Presidente Bresso, credo che, nel programma, una parte rilevante sulla quale dovremo discutere ed anche innovare l'attuale legislazione riguardi il turismo. Che sia diventato un tema importante dell'agenda della Regione Piemonte è un fatto che abbiamo riconosciuto, noi e anche la vecchia maggioranza, che oggi siede sui banchi dell'opposizione.
Basta vedere il peso notevole che occupava nell'insieme delle risorse che costituivano il bilancio della Regione, ma se questo è vero - l'abbiamo riconosciuto - è anche vero che si trattava di verificare, e dovremmo farlo fino in fondo, l'efficacia dell'azione sostenuta negli anni scorsi.
E' innegabile che gli sforzi fatti non hanno corrisposto ad un effettivo ritorno economico e i grandi numeri del turismo piemontese lo confermano. Lo evidenzia il peso reale del settore nel complesso dell'economia piemontese. Abbiamo un turismo che pesa ancora poco, che è troppo gracile e non riesce a costituire un vero e proprio sistema.
Noi siamo la seconda Regione italiana consumatrice di turismo, ma siamo tra le ultime fra quelle che generano capacità d'attrazione dei flussi turistici. I valori regionali nostri, dopo circa un decennio di cura dell'Assessore Racchelli, sono sostanzialmente quelli di sette-otto o nove anni fa. Siamo la decima Regione italiana per arrivi, la quattordicesima per presenze.
Non è stata una grande avanzata in termini di numeri, di potenza e di capacità di raccogliere una forza economica su cui costruire un progetto.
Per questo crediamo che occorrerà che quest'Aula sia investita anche di un dibattito generale sul turismo, cosa che abbiamo più volte chiesto in passato e che mai è avvenuto. Si è preferita una scelta di pagamento cash a diversi soggetti economici, mai una politica programmata, che mettesse in chiaro l'indifferibile esigenza di costruire una classe imprenditoriale diffusa di manager-turismo, formata e aggiornata sulla rete turistica piemontese, che sappia fare del marketing territoriale il punto su cui costruire una prospettiva seria e, soprattutto, un ruolo che la Regione deve ritagliarsi per se stessa nella promozione internazionale.
Vorrei però affrontare rapidamente anche un secondo tema. La Presidente, nel suo discorso di presentazione delle linee del programma, ha voluto segnare una forte novità, parlando di temi come quello dello sviluppo della montagna, che per il Piemonte rappresenta una delle dorsali dello sviluppo.
Tutta la normativa e la cultura parla sempre di due cose: tutela e sviluppo. Credo che dobbiamo porre attenzione soprattutto sullo sviluppo su come creare occupazione, reddito e condizioni per mantenere una soglia adeguata di vivibilità sociale. Una popolazione si insedia e rimane su un territorio se vi sono le condizioni per la propria autonomia economica sociale e culturale. In tutti e tre i fattori ci sono delle soglie critiche al di sotto delle quali la comunità non sopravvive.
La nostra prima preoccupazione deve essere quella di ricostruire le basi di un'economia dei territori montani, tale da garantire occupazione e reddito come condizione per rimotivare la crescita socio-culturale.
L'economia piemontese quindi va ricostruita su nuove basi, più ampie più plurali, sostanzialmente più democratiche, a cominciare proprio da quei luoghi (le valli) dove la domanda di democrazia economica è più urgente e si collega anche ad una domanda di rappresentanza politica. In questo senso, credo che l'accenno ad una legge elettorale che tenga anche conto di una rappresentanza diversa del Piemonte, dei territori piemontesi e delle realtà che rappresentano sia uno degli obiettivi su cui ragionare insieme.
Avvertiamo l'esigenza di rovesciare un'impostazione che ha caratterizzato l'ultimo decennio di governo di questa Regione: non più guardare la montagna come terminale di una spesa centralizzata, gestita con elargizione di contributi finalizzati alla soluzione parziale di problemi e alla costruzione di un consenso, bensì guardare le terre alte come centro di un processo di valorizzazione ambientale e anche identitario della comunità piemontese. In altre parole, seguire la logica del "prima i progetti e poi i soldi" e non quella tipo "ti do i soldi e poi magari mi presenti un progetto per motivare anche il fatto che c'è un'elargizione".
Rovesciare quest'impostazione significa non più elemosinare qualcosa, ma rivendicare dei diritti ed esigere soprattutto dove c'è più bisogno.
Per questo crediamo che il sostegno ad una nuova politica forestale alla filiera economica dell'acqua, ai prodotti agricoli, ad un progetto di rilancio del turismo montano che vada oltre l'evento olimpico e che tenga conto non solo di qualche vallata, ma di tutto il Piemonte, è una capacità di pensare e non è una cosa semplice. È un welfare delle terre alte, è uno stato sociale che risponde - come ha detto qualche collega dell'opposizione, il che non possiamo non condividere - ad un'idea di nuova socialità che tenga conto dei servizi, della loro dimensione e della loro parametrazione legata al territorio dove vengono esplicati.
Questa è la nostra idea; è un'idea ambiziosa, che va però sostenuta con risorse certe, finalizzate e continuative nel tempo. Si può fare impegnando una parte e una percentuale adeguata del prodotto interno lordo della Regione. È un'idea che avrà il nostro consenso convinto e sulla quale si può davvero saldare una concezione più ricca della democrazia e dell'economia della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boniperti.



BONIPERTI Roberto

Signor Presidente e signori Consiglieri, è da stamattina che ascolto tutti gli interventi e qualche collega mi ha dato lo spunto per intervenire ed esprimere la mia opinione sulle elezioni (il prima) e il programma (il dopo).
Questa mattina ho sentito il Consigliere Muliere che diceva: "I cittadini hanno votato." È vero, i cittadini hanno votato, ma una parte ha votato Ghigo e una parte ha votato Bresso. Buona parte del Piemonte, quello che io rappresento qui, ha votato Ghigo. Infatti, il quadrante nord-ovest ha votato Ghigo, perché la sua Giunta ha ben lavorato.
Nel quadrante del Piemonte comunque la Giunta Ghigo ha portato, ha dato ed ha dimostrato un Piemonte moderno, un Piemonte che era ed è nelle condizioni di interfacciarsi con la vicina Lombardia e soprattutto col Nord Europa, con quelle Nazioni che qualche anno fa erano più industrializzate di noi, ma che adesso stanno "arrancando" come noi: la crisi che ha investito l'Italia, infatti, sta investendo l'intera Europa.
Non è vero che Ghigo e la sua Giunta sono stati bocciati per aver malgovernato, perché questo, purtroppo per noi, è successo in buona parte d'Italia. È un momento critico che ha fatto sì che la gente, distante dalle amministrazioni provinciali e regionali, magari con problemi ad arrivare alla fine del mese, votasse, per forza di cose, contro chi governava; lo dimostra quanto sta avvenendo in Germania o in altri centri italiani.
Ho sentito il collega Ronzani parlare di "bocciatura della Giunta Ghigo" per non aver saputo risolvere i problemi. Anche il programma della nostra Presidente è un bel elenco di problemi: peccato, però, che non ne indichi le soluzioni.
Secondo il collega Ronzani, a proposito del debito pubblico, dovremmo vivere d'aria per un anno: ma il primo atto della Giunta Bresso è stato proprio quello di far dimettere i Consiglieri che diventavano Assessori che costavano, quindi, un solo stipendio - per raddoppiarli, cioè per metterne altri con un altro stipendio. Anche i 2 milioni di euro all'anno 10 milioni di euro in un quinquennio - provengono dalle tasse dei cittadini italiani, anzi piemontesi.
Sempre nel programma, ho visto che si citano i collegamenti con la Svizzera, con la Lombardia e con le altre Regioni d'Europa; si parla del corridoio Nord-Sud, a proposito del Terzo Valico, tra la Liguria e l'area alessandrina: Novara l'ha dimenticata? Perché non è riportata.
Parla del collegamento Asti-Casale, citando, fra parentesi, Vercelli e Novara: vorrei ricordarle che da Asti si va a Casale senza passare da Novara. Mi auguro che sia un errore di battitura e non di non conoscenza del territorio.
Si parla ancora di problemi di collegamento dell'area novarese con l'aeroporto di Malpensa.
La Giunta provinciale presieduta da Vedovato - che, se non erro, è di centrosinistra, ed è in buoni rapporti, anzi a noi, come Consiglieri provinciali, ha detto che c'erano degli accordi precisi con la Regione sta bocciando il progetto che il sottoscritto, con la Regione Piemonte aveva preparato per un adeguamento e un rafforzamento dell'asse che da Novara va verso il ponte del Ticino e quindi con l'area di Malpensa.
Ma, anche in questo caso, ci si limita a citare genericamente "problemi di collegamento": vorrei dunque capire che cosa si ha intenzione di fare a proposito di questo.
Infine, nell'ultima riga, leggo: "Si è rivelata totalmente sbagliata la scelta dell'ARES".
Con l'ARES e con le Province abbiamo concordato tantissimi interventi.
Purtroppo, il dato di fatto è che le nuove amministrazioni provinciali quella di Novara in testa - non hanno ancora portato avanti o non hanno ancora appaltato uno dei progetti che l'ARES aveva consegnato. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Ringrazio, innanzitutto, il Presidente Gariglio e la Presidente Bresso.
Intervenendo a quest'ora, credo che abbiamo il dovere dell'economicità dei tempi, pertanto cercherò di contenere il mio intervento in pochi minuti ci saranno occasioni ulteriori - scusandomi, sin d'ora, con la Giunta e con i colleghi, per l'approssimazione con cui, inevitabilmente, per ragioni di sintesi, svolgerò le due considerazioni che avevo in mente, cercando di evitare le ripetizioni di concetti già illustrati durante questo lungo dibattito odierno.
Entrambe le considerazioni sono legate al programma, anche se la prima è più di natura politica.
Molti colleghi oggi si sono soffermati - non poteva essere altrimenti sull'elemento dell'interpretazione del dato elettorale.
Vorrei proporre al Consiglio non la mia interpretazione, ma un'interpretazione, che pure condivido, che, in larga misura, è stata data dai principali istituti che si occupano abitualmente di questo; dovrebbe essere, dunque, un'interpretazione più obiettiva su quanto è accaduto rispetto alla parzialità delle nostre posizioni.
Ebbene, queste elezioni regionali hanno determinato un fatto che non si era mai verificato dalla prima metà degli anni Novanta, ovvero da quando si vota con questo sistema elettorale.
Prevalentemente, nelle altre tornate elettorali, gli spostamenti significativi di voti avvenivano all'interno degli schieramenti, e non fra gli schieramenti.
Queste elezioni regionali hanno determinato un fatto nuovo, che, come ripeto, non era mai accaduto da quando ci sono questi sistemi elettorali.
Come dicevo, il voto si è spostato, in larga misura, non all'interno degli schieramenti, ma fra gli schieramenti, e si è spostato, in modo significativo, dall'area dell'astensione verso il centrosinistra, e dal centrodestra al centrosinistra.
Questo è successo. Questo lo dicono tutti gli analisti. Questo è stato il processo vero di cambiamento che ha interessato anche la nostra Regione.
Secondo il CENSIS - credo che molti di voi abbiano letto questo rapporto - questo spostamento di consenso è stato determinato, in particolar modo, non da una categoria sociale, ma almeno da due: i percettori di reddito fisso, ovvero i pensionati e i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi.
Il CENSIS spiega ancora come questo spostamento di elettori sia stato determinato da due sentimenti: la rabbia e la paura.
La paura in particolar modo nei giovani e nei lavoratori dipendenti che hanno manifestato, attraverso l'evidenza delle politiche di questi anni del centrodestra, una crescente incertezza nei confronti del futuro. E la rabbia in particolare dei cosiddetti ceti del lavoro autonomo, che hanno manifestato questo mutamento sostanzialmente per il mancato mantenimento delle promesse elettorali. Questo dice il CENSIS.
Ritengo che questi dati, alla luce dei risultati che abbiamo esaminato oggi, siano difficilmente contestabili.
Si è dunque determinato questo processo importante, e si è determinato in tutto il Piemonte, perché se è vero che c'è stato un grande risultato della nostra coalizione nella realtà della città e della provincia di Torino, in tutte le altre realtà piemontesi, pur avendo prevalso il centrodestra, rispetto alle precedenti elezioni regionali c'è stato un recupero evidentissimo da parte del centrosinistra.
Se questa analisi è minimamente vera, vuol dire che vi è stata, a differenza di quanto è stato riportato in alcuni interventi della minoranza questa mattina, una identificazione con il programma elettorale che la Presidente Mercedes Bresso ha presentato in quest'Aula e che noi stiamo discutendo.
Questo è l'elemento politico di fondo del cambiamento. C'è stata una identificazione con questa volontà di cambiamento di alcune parti significative della realtà piemontese.
Questa mattina qualcuno si chiedeva: dove sta la discontinuità? Vorrei spiegarlo citando alcune questioni concrete che riguardano il mio territorio, quello che conosco di più, Vercelli, una piccola realtà di 175.000 abitanti (il numero di abitanti eguaglia, circa, un quartiere e mezzo di Torino).
Dove sta, allora, la discontinuità? Vogliamo dire due cose concretamente? Dobbiamo rivedere il Piano Regionale di Tutela delle acque perché non serve costruire dighe, in quanto l'impatto ambientale, in determinate realtà territoriali, è fortissimo, e non si risolvono, in questo modo, i problemi dell'approvvigionamento idrico.
Vogliamo parlare di energia, visto che oggi il tema è stato toccato più volte? La provincia di Vercelli, con la realtà Leri Cavour (800 megawatt all'anno), produce, già oggi, sei volte in più dell'energia che consuma.
È stata autorizzata recentemente, ad un chilometro e mezzo di distanza in linea d'aria, un'altra centrale termoelettrica da 800 megawatt.
È stata presentata una proposta che prevede, a pochi chilometri in linea d'aria, la realizzazione di una terza centrale termoelettrica da 400 megawatt.
È stata presentata una richiesta - ciliegina sulla torta, che speriamo in qualche modo di aver accantonato - per realizzare un inceneritore da 350 mila tonnellate annue nella stessa zona, che, ricordo, è più del doppio di quello che il Piano dei rifiuti prevede di utilizzare nelle quattro province del quadrante del nord Piemonte.
Dobbiamo creare discontinuità su questo, questi sono atti concreti e questo è un elemento di fondo con il quale noi ci siamo presentati agli elettori; se i nostri territori vogliono avere un futuro, occorre la discontinuità più forte. Negli ultimi anni nella mia Provincia si sono persi 3000 posti di lavoro, che su 175 mila abitanti non sono pochi. E' su questi aspetti che noi ci siamo presentati agli elettori. Il programma che noi abbiamo discusso oggi definisce alcune risposte da questo punto di vista e alcuni elementi su cui invertire la tendenza. Noi pensiamo, per esempio, che intorno all'area dell'attuale centrale di Leri Cavour possa sorgere un centro di ricerche che possa fare da volano per lo sviluppo dei territori circostanti. Pensiamo, per esempio - e questo può essere un elemento di continuità - alla necessità di realizzare un'infrastruttura importantissima, non solo per il Vercellese, ma anche per il Biellese che è il collegamento chiamato Pedemontana. Su questi elementi noi pensiamo di impegnarci perché sono elementi sui quali gli elettori ci hanno dato il consenso e hanno determinato la volontà di cambiamento incontrovertibile che cercavo di descrivere prima.
Ultima questione, l'hanno ribadita in molti. Il ruolo del Consiglio regionale è un ruolo per noi essenziale, è contenuto nel DNA della cultura politica da cui proveniamo, è nel DNA di tutto il centrosinistra.
Oggi, a partire dal dibattito, dalle questioni che sono state sostenute dai Consiglieri di maggioranza e da quello che ci dirà la Presidente Bresso, abbiamo posto le basi per realizzare una volontà di cambiamento che gli elettori hanno così evidentemente manifestato nelle elezioni del 3 e 4 aprile 2005.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie Presidente. Solo qualche riflessione, perché quanto ho ascoltato dai Consiglieri di maggioranza, è da me condiviso e perciò non voglio ripetermi. Non altrettanto posso dire relativamente ad alcune osservazioni emerse dai Consiglieri di minoranza.
In effetti, non mi sono esercitata come altri Consiglieri della minoranza nella ricerca degli accenni che non ci sono nel programma. Ho cercato, piuttosto, di fare un altro esercizio; ho cercato di trovare nel programma che la Presidente ci ha illustrato quel progetto di Piemonte che ha convinto tanti elettori e tanti elettrici a votarla e a votarci. Quel progetto di Piemonte l'ho trovato nell'aggettivo "aperto". Un Piemonte aperto all'Europa, un Piemonte che saprà competere in Europa con altre Regioni nel significato autentico del verbo. Competere non significa antagonismo, per puntare tutti insieme ad un obiettivo che è l'Europa.
Un'Europa che sta nell'economia globale, un'Europa come grande nazione nella quale la nostra Regione e il nostro Paese non saranno fanalini di coda. Un Piemonte, quindi, innovativo nei contenuti e nei metodi della politica. Ho trovato tutto questo nel programma della Presidente quando si riferisce al rapporto che intende assumere con gli Enti locali, quando si riferisce alle modalità con cui intende procedere nel suo lavoro che è il lavoro di una Regione, di un Ente che legifera.
Noi abbiamo bisogno in Regione di politiche, non di singoli interventi più o meno spot. Per realizzare tutto questo, mi spiace, ma la discontinuità sarà necessaria. Sarà necessaria perché non si può realizzare questa operazione senza Piemontesi in grado di farlo, senza cittadini della nostra regione in grado di farlo. La discontinuità ci vuole.
Ricordo che un terzo dei giovani, oggi, non conclude la scuola superiore iniziata; che circa ventimila giovani tra i 15 e i 18 anni sono fuori dai percorso formativi; che nella nostra regione ci sono cittadini tra i 25 e i 64 anni, di cui mediamente il 10% (che corrisponde alla metà della media europea) è in possesso del diploma di laurea. Abbiamo il 57 dei cittadini, sempre tra i 25 e i 64 anni, con un livello di istruzione basso, che corrisponde esattamente quasi al doppio della media europea.
Di fronte a questi dati la discontinuità ci vuole, ci vuole una Regione che assuma il tema dell'istruzione, della formazione, dell'educazione fin dalla primissima età come tema centrale per formare quei piemontesi che possono portare il nostro Piemonte in Europa affinché sia una regione competitiva. Questi riferimenti sono contenuti in più paragrafi del programma della Presidente Bresso. Il tema dell'educazione e dell'istruzione dovrà essere affrontato in modo trasversale da più Assessori della Giunta e direi da tutto il Consiglio. C'è un problema di integrazione tra i sistemi e c'è, soprattutto, quando si parla di diritto allo studio, l'esigenza di uscire da qualsiasi logica di tipo assistenziale. Non è soltanto una questione di distribuzione di risorse sono molte le risorse distribuite in questi anni: 18 milioni di euro per il cosiddetto buono scuola, 12 milioni di fondi dell'Unione Europea utilizzati per la formazione professionale; i fondi statali ex legge n. 62, le risorse della legge n. 49 dell'85.
Il problema è che queste risorse non hanno fatto sistema, non hanno prodotto il valore aggiunto che deriva dal fatto di essere attribuite a progetti complessivi. Allora la discontinuità ci vuole, ci vuole una legge di riordino di tutta la materia e, nel riordino, un'integrazione tra i sistemi. Ci vuole una legge complessiva che affronti il tema del diritto all'apprendimento, del diritto all'istruzione, più che del diritto allo studio, non attraverso una distribuzione di risorse, ma attraverso progetti che mettano nelle condizioni tutti i giovani, soprattutto quelli che si portano dietro un'eredità sociale che li condiziona nel loro percorso scolastico, di poter uscire da questo tunnel che l'eredità sociale è per loro, per diventare risorse per la nostra regione, e quindi per il nostro paese.
Con il termine "educazione" intendo tutto: intendo la prima educazione per i bambini di età precoce (l'educazione inizia a zero anni e non finisce mai), l'educazione a comportamenti sostenibili quando si parla di ambiente l'educazione alla cittadinanza attiva. Forse è per questo che non c'è un Assessore al volontariato, perché il volontariato è un elemento di cittadinanza attiva che si può trovare e sviluppare in qualsiasi ambito di iniziativa e in qualsiasi attività di questa Giunta e di questo Consiglio.
Così come per le politiche per il lavoro. Le politiche per il lavoro non possono essere attuate prescindendo dal livello di scolarizzazione dei nostri lavoratori. Noi sappiamo che non è sufficiente distribuire, tramite bandi, risorse del fondo sociale europeo e poi accorgersi, ad ogni crisi industriale e quindi anche occupazionale, che i lavoratori sono difficilmente riconvertibili a causa della bassa scolarità, della loro professionalità inadeguata e della loro non flessibilità professionale.
Dobbiamo progettare, dobbiamo programmare e non dobbiamo rincorrere con politiche prevalentemente di tipo assistenziale le crisi industriali occupazionali. Dobbiamo essere in grado di mettere il Piemonte, anche da questo punto di vista, su un binario innovativo. Del resto "innovativo" è il terzo aggettivo, che nel suo programma, la nostra Presidente ci ha illustrato.



PRESIDENTE

Alla Presidenza non risultano altri iscritti ad intervenire. Quindi non essendoci altre richieste di intervento, la Presidente della Giunta regionale ha facoltà di replica.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Malgrado sia riuscita a realizzare la performance di ascoltare quasi tutti, o quasi tutto di tutti, e avendo accumulato diciotto pagine di appunti, non ho la pretesa di imporvi una risposta puntuale su tutte le questioni sollevate.
Mi limiterò ad alcune considerazioni e cercherò di dare anche alcune risposte puntuali nei limiti di un tempo ragionevole anche da parte mia.
Parto dalle critiche sollevate dall'opposizione, dopodiché, verrò alle osservazioni e alle sollecitazioni da parte della maggioranza.
Da parte dell'opposizione, le critiche sono di due tipi. La prima è: "Non si sa come, ma avete vinto, ma noi stavamo facendo così bene che avete interrotto un ordinato flusso di qualità di governo".
Ovviamente, ognuno pensa di aver presentato agli elettori il migliore programma possibile. Chi ha già governato, ragionevolmente pensa di averlo fatto bene; magari qualche dubbio su alcune cose ce l'ha, ma non lo racconta certo qui a noi. Quindi, ci dicono: "Noi abbiamo fatto bene, e non si capisce perché non siamo stati votati. Tuttavia, vi suggeriamo di continuare a fare come avevamo fatto noi".
E' chiaro che, essendo stati eletti sulla base di un programma diverso riteniamo che, avendo avuto il consenso degli elettori, questo programma sia stato anche accettato dagli elettori e maggiormente gradito da loro.
Noi, da questo punto di vista, faremo riferimento al nostro programma, ma come mi pare ovvio e conformemente alle buone regole di governo, questo non può significare che ci comporteremo come gli Unni dopo un'occupazione manu militari. Pertanto, non faremo tabula rasa di tutto ciò che è stato fatto.
Terremo conto del fatto che, nonostante le differenze, alcune precedenti politiche contengono molti elementi che ci sentiamo di condividere, magari con delle modifiche anche consistenti.
Alcune cose sono enunciate nel programma e io le ho richiamate anche in campagna elettorale.
Ci sono altri casi in cui le differenze sono molto più marcate e sulle quali gli elementi di netta diversità - il termine discontinuità pare sia diventato di moda, quindi non lo userò - emergeranno e saranno nettamente più evidenti.
Inoltre, ci sono molti casi in cui naturalmente uno può leggere le cose con un certo taglio, e di conseguenza affermare: "Sostanzialmente propongono le stesse cose che abbiamo fatto noi"; oppure, può leggerle - in modo opportuno, secondo me - come elementi di cambiamento, il che ovviamente non significa che tutto debba cambiare. Tra l'altro, operiamo tutti nel contesto delle leggi dello Stato e della nostra Regione, che vanno rispettate fino a quando saranno eventualmente cambiate.
Intanto, quel che in primo luogo tutti noi abbiamo nettamente messo in evidenza in campagna elettorale, che abbiamo verificato nella prima analisi dello stato dei bilanci, che rappresenta un elemento di forte critica e che ha rappresentato anche un elemento di forte sottolineatura in campagna elettorale, è il punto relativo alla gestione delle risorse.
Secondo me, la Giunta Ghigo ha gestito risorse rilevanti. Perché questa Giunta ha governato nel periodo più ricco della storia della Regione Piemonte. Infatti, come sapete, non a causa di circostanze positive ma di problemi legati alla crisi del sistema produttivo, quindi alla crisi del sistema industriale, la Regione Piemonte ha ricevuto dall'Unione Europea naturalmente con cofinanziamento statale e regionale, risorse di grandissimo rilievo; risorse che erano appena state assegnate all'inizio del mandato e che stanno per finire. Ci sono ancora alcuni residui che noi cercheremo di utilizzare in altro modo, ma la parte più consistente è stata utilizzata in questi ultimi dieci anni.
Secondo me, nell'uso di queste risorse si è commessa una serie di errori tipici e frequenti del nostro Paese, conseguenti alla dispersione delle iniziative. Non c'è stata un'adeguata concentrazione delle forze su progetti significativi. Questo ha comportato che, nelle zone dove queste risorse sono state indirizzate, i problemi sono stati risolti in minima parte, se non addirittura, in alcuni casi, accentuati, mentre ne sono emersi in altre parti del Piemonte. Ma soprattutto, dove qualcosa è cambiato, non è cambiato grazie all'uso delle risorse impiegate, perché la maggior parte delle stesse ha prodotto società, strutture, oggetti materiali o immateriali che stanno perdendo colpi e che quindi rischiano di peggiorare la situazione economica di quei territori, non di migliorarla.
Faccio un esempio: sono stati creati ben sei Parchi Tecnologici, cinque dei quali sono in grave stato di perdita. Su di essi bisognerà intervenire per cercare di ridare loro una missione che consenta di non creare disastri economici, visto che erano concepiti per favorire importanti processi di localizzazione e di sviluppo.
Sono state create delle strutture - penso all'Agenzia regionale delle strade, a quella del turismo, all'Enoteca d'Italia e ad altre ancora, che avremo poi modo di vedere una per una - che hanno aperto o stanno aprendo buchi significativi nei conti regionali, che non sono ovviamente a bilancio, perché sono perdite che vengono al pettine successivamente quando la struttura arriva sull'orlo del fallimento e le carica o sul bilancio regionale o sui bilanci degli enti che sono stati coinvolti nella sua attività. Alcune sono anche nel mirino della Magistratura, credo abbastanza giustamente, perché sono emersi fatti di notevole gravità.
L'Assessore Taricco, a proposito dell'Enoteca del Piemonte, avrà modo di raccontare alcune cose su come sono state gestite importanti risorse pubbliche, che avevano in partenza obiettivi utili o che potevano essere utili, come la promozione del vino.
Nel caso dell'ARES, ho sempre pensato che sia stato un errore anche di scelta politica, ma questa è un'altra cosa, perché qui non si trattava di una politica di sviluppo, ma della volontà di tenersi una fetta di strade da parte della Regione. Quindi, era una scelta di centralismo, che ha poi prodotto una situazione negativa sul piano della gestione amministrativa.
Il caso dell'Agenzia del turismo è invece esemplificativo del fatto che si può interpretare una politica in modo positivo o in modo negativo e che quando si legge il programma, si può anche capire esattamente il contrario di quello che si vuole dire. Ho detto molte volte, ed è scritto nel programma, che si è avviata un'organizzazione nuova del sistema turistico che definiva due tipi di responsabilità: l'accoglienza, in capo a Province e Comuni, con le ATL e anche con possibili finanziamenti a quel sistema da parte della Regione, alcuni obbligatori, altri possibili (la legge n. 18) e la promozione, affidata ad un'agenzia regionale. Quindi, promozione nazionale e internazionale.
Il Piemonte, per le sue caratteristiche, punta soprattutto sulla promozione internazionale, perché è scarsamente meta di turismo nazionale (salvo quello per affari, per congressi, eccetera). Sotto questo aspetto la situazione è un autentico disastro, nel senso che la promozione internazionale non è stata attuata per niente. La struttura a cui competeva è stata, per la maggior parte del tempo, commissariata, e non ha mai fatto nulla. Pertanto, molte azioni che, sul piano dell'accoglienza, si stavano sviluppando o che, nel frattempo, sono nate grazie anche ad importanti investimenti di risorse, si trovano a non essere promosse sul piano della vendita. Abbiamo costruito, cioè, dei "prodotti turistici" da vendere, ma non siamo andati a venderli. Questo è uno dei problemi del nostro sistema turistico.
Naturalmente l'analisi non si può limitare alla domanda: "Ha senso continuare a fare accoglienza?", perché l'accoglienza si continuerà ovviamente a fare.
C'é stato un buon investimento, ma oggi bisogna venderlo, altrimenti arrecheremo nuovamente dei danni economici a chi ha investito, attendendosi una crescita del settore turistico che, invece, è cresciuto lentamente e solo negli ultimi tempi, grazie all'indiretta promozione che, per fortuna le Olimpiadi hanno portato, anche se risulta totalmente insufficiente.
Anche sulle Olimpiadi, infatti, la promozione che competeva, anche in questo caso, al soggetto che se l'era riservata, non è stata attuata.
L'esempio sul turismo vale anche per le politiche sulle Residenze Sabaude, inserite in un progetto che viene da lontano, che è stato lasciato alla Giunta Ghigo sicuramente con minori investimenti (erano anni di risorse molto più scarse). Comunque, progettualmente esisteva ed è stato nutrito da moltissime risorse, in particolare europee, ma anche statali.
Oggi, dal punto di vista del restauro e della valorizzazione monumentale delle Regge, siamo ad un buon livello, ma non possiamo nuovamente parlare di "prodotto turistico", in primo luogo perché in nessuna di queste Regge - tranne Rivoli, che era già una destinazione prima che voi arrivaste - è sorto nulla: non c'è niente che, al momento, si sia trasformato in un prodotto turistico vendibile (e magari anche venduto).
Se è stato fatto un investimento importante sul restauro, soprattutto per Venaria (ma anche per altre Residenze Sabaude, sia pure in misura minore) questo complesso costituisce un potenziale "prodotto turistico" che deve essere trasformato in "prodotto vendibile". E questa trasformazione implicherà tutta una serie di iniziative. Per il momento, è solo un progetto di restauro che dovrà essere caratterizzato da una grande capacità di vendita, perché stiamo parlando di complessi che costeranno circa 18 o 20 milioni di euro all'anno di manutenzione e di gestione (lo dico ai Consiglieri, perché sono soldi di cui ci dovremo occupare). Se non si trasformerà in prodotto turistico, diventerà una voragine, ed è ciò che è successo per tantissime cose.
Io, se volete, i conti alla Corte dei Conti li mando, ma questa - lo dico al collega Ghigo, ma mi rivolgo anche al collega Pichetto che lo aveva ribadito in altra occasione - non fa la certificazione dei conti, ma una verifica: è Magistratura contabile.
Se mandassi i conti della Regione alla Corte dei Conti, lo dovrei fare perché verifichi la correttezza della gestione, e vi assicuro che ci sono tanti aspetti che probabilmente possono interessare la Corte dei Conti, tra cui la reimpostazione dei fondi vincolati.
Tuttavia, per mia caratteristica, non voglio mettermi a perseguitare l'ex maggioranza. Credo, però, che sia più sensato far verificare i conti da un revisore dei conti, semplicemente per illustrare al Consiglio la situazione. Ma se ci tenete, li mando anche alla Corte dei Conti anche se al momento, non mi sembra un'idea geniale. Se poi si verificheranno delle situazioni molto gravi, sarà ovviamente un atto dovuto, ma non capisco cosa dovrebbero andare a fare, in prima battuta, i conti del bilancio regionale alla Corte dei Conti, perché non è un soggetto a cui si può chiedere un expertise. Chi ha fatto l'amministratore lo saprà.
Passiamo ad una questione ancora di maggior rilievo. Il turismo è certamente economia, ma il corpo del nostro programma, come abbiamo detto è legato alla convinzione che nel settore delle politiche industriali e per lo sviluppo, ovvero al lavoro, siamo molto indietro, perché l'infinita serie di iniziative, finanziate in larga misura con i fondi dell'Unione Europea che a ciò destinati, non ha prodotto quella massa critica capace di far scattare, in nessun campo, dei sostanziali cambiamenti. Questo è il problema. Anche in questo caso, molte iniziative hanno creato più situazioni di difficoltà che di sviluppo.
Anche su questo avremo modo di dimostrarvi come ciò sia assolutamente vero. Bisognerà tornare a concentrare le risorse puntando sulla formazione sulla ricerca, sull'accompagnamento all'innovazione e al trasferimento tecnologico e sull'accompagnamento dei progetti di internazionalizzazione in modo serio e concentrato, gettando le basi per il futuro. Poi ovviamente, bisognerà gestire anche situazioni di crisi, perché è inevitabile, ma sappiamo anche che, in larga misura, dipendono da una diversa legislazione nazionale sulle politiche di Welfare, in particolare sulle indennità di disoccupazione. Credo che sia venuto il momento di eliminare queste differenze pazzesche fra coloro che godono della cassa integrazione, che riescono a cavarsela e che possono essere accompagnati in un periodo di crisi, e coloro che non hanno diritto a nulla e che devono campare con la sola indennità di disoccupazione che, com'è noto, non consente di vivere.
Esiste, quindi, un problema di revisione complessiva di questi strumenti, che non è compito di una Regione, ma che sarà compito nostro sollecitare perché, in realtà, gli strumenti per affrontare le crisi oggi sono drammaticamente non adeguati all'entità delle crisi stesse, che non necessariamente indicano tracollo di tutto il sistema produttivo.
In questo momento, il nostro sistema produttivo è in difficoltà, ma le crisi sono anche il prodotto di forti cambiamenti, che vanno accompagnati da strumenti e da ammortizzatori sociali opportuni, per consentire, intanto che si costruisce il nuovo, di non lasciare a se stessi i cittadini. Sono politiche diverse: una va trattata col Governo, per cambiare il sistema degli ammortizzatori sociali, l'altra va trattata col sistema delle imprese, mettendole in rete e aiutandole a crescere nelle direzioni giuste le uniche che possono consentire di accettare e di cogliere la sfida del futuro e del cambiamento.
Vengo al corpo del nostro bilancio, il tema più gettonato nei vostri interventi: la sanità.
Mi diverte persino l'idea di quello che dice: "Ho le registrazioni".
Tutti sappiamo cosa si può fare con una registrazione: basta tagliare.
Credo che ci siano sufficienti testimoni, che mi hanno sentita in campagna elettorale, per certificare che ho sempre detto che noi, nell'arco del nostro mandato, avremmo abolito i ticket in progressione, cominciando dal primo anno con una tranche, per arrivare ad abolirli totalmente nel corso del mandato, ben consci che questa operazione non può che avvenire con il progressivo risanamento di un bilancio della sanità, anch'esso in gravissimo deficit.
Avrà modo l'Assessore Valpreda di relazionare al Consiglio sulla situazione reale, ma non c'è alcun dubbio intanto, che ai cittadini piemontesi sono stati chiesti soldi rilevanti attraverso l'addizionale IRPEF che, come sapete, doveva essere destinata solo alla sanità. Ma ci non è avvenuto e, in realtà, i soldi sono stati destinati per altre cose.
Per carità, magari erano importanti - tutto è importante - ma quando c'è una legge che vincola la destinazione delle risorse, lo si deve fare. Si può fare su spesa corrente, su investimenti, lo si deve fare per i compiti per i quali la legge lo consente con l'addizionale.
Ovviamente, se i soldi non sono sufficienti per governare una struttura complessa come la Regione, occorre arrivare al federalismo fiscale, cioè alla possibilità di gestire risorse fiscali proprie. In larga parte, le attuali fonti dirette di finanziamento non sono risorse fiscali proprie poiché non sono in alcun modo decidibili: non si può decidere di cambiarle di aumentarle, di diminuirle; non sono fonti proprie, ma derivate attraverso il trasferimento di quote fiscali e non da trasferimenti puri e semplici. Oggi non disponiamo di strumenti fiscali veri per governare; uno dei pochi disponibili, è stato dirottato su altre destinazioni. Solo il 20 per cento - ci risulta, ma verificheremo meglio i conti - è finito alla sanità.
Abbiamo indicato una priorità; non abbiamo detto che la priorità assoluta è l'eliminazione dei ticket. I ticket sono un fatto di equità e io credo, anche di dimostrazione di potenziale efficienza del sistema.
Eliminare i ticket significa evitare di aggiungere ulteriori carichi ai cittadini, che già pagano pesanti salassi alla sanità, direttamente e indirettamente. L'assenza di un Piano sanitario ha fatto sì che il sistema sia completamente fuori controllo, che aumenti il ricorso alla sanità privata, che vi siano pesanti liste di attesa.
Come tutti sappiamo, non siamo più in campagna elettorale. Vi porto un esempio personale: dovendomi recare al CTO per la frattura di un dito, un medico - che non si occupa di dita, ma di piedi - mi ha fatto rilevare che se non si dirottassero i pazienti su strutture private, la lista di attesa per interventi sui piedi arriverebbe a sette anni. La soluzione di larga parte del problema, almeno di tutta quella parte tipica di una struttura dalle caratteristiche del CTO, potrebbe essere - misura che abbiamo in cantiere - un migliore utilizzo delle sale operatorie, finanziando gli operatori perché lavorino anche di pomeriggio. Abbiamo una struttura che ha liste d'attesa lunghissime, ma che lavora a metà giornata. Avete mai visto un'impresa privata che lavori con questi tempi? Occorre che il settore pubblico impari dal privato.
Voi della Casa delle Libertà dite di essere liberali - almeno alcuni di voi dicono di essere tali -: bisogna anche imparare dal privato. Un po' d'efficienza non fa male: pur da socialisti, ex democristiani o comunisti cercheremo di portare un po' di sana capacità operativa anche nel settore pubblico, che deve utilizzare al meglio le proprie risorse, che sono costose, che invecchiano comunque, e che quindi vanno utilizzate al massimo possibile.
Sulle liste di attesa avremo modo di rispondere più puntualmente certamente, accorpare le prenotazioni attraverso il CUP, consentirebbe di "distribuire" i cittadini al meglio. Facendo funzionare al meglio anche le strutture, potremmo permetterci di ridurre le liste d'attesa.
Nessuno di noi ha mai detto che il sistema sanitario piemontese sia in condizioni pessime. Sosteniamo che la gestione della sanità piemontese sia pessima: il che è altra cosa. Persone capaci possono essere gestite male quindi condotte a non produrre risultati ottimali.
Avrò modo di rispondere alle moltissime domande poste da alcuni Consiglieri. La Consigliera Cotto, ad esempio, ha chiesto chi ha la delega per il volontariato. Io non ho assegnato alcuna delega specifica sul volontariato, che logicamente, a mio avviso, fa riferimento all'Assessorato al welfare. Ma esiste un volontariato che lavora a stretto contatto con la sanità, e fa parte del nostro programma definirne meglio ruoli e funzioni.
C'è una parte di volontariato che lavora nel campo culturale. C'è quello che lavora nella protezione civile. C'è quello che lavora con la montagna quello che lavora con l'agricoltura. Qualcuno potrà dire che occorre un coordinamento, qualcun altro che c'è un Presidente che ha già quel compito.
Non è per nulla detto che occorra un coordinamento di tutto il volontariato. In alcuni casi, per esempio in occasione di manifestazioni nella richiesta di contributi, di interventi ecc. si fa riferimento agli Assessori competenti e non in generale ad un Assessore unico. Per carità se verificheremo l'utilità di un coordinamento, definiremo l'Assessore competente.
Tutte le politiche di coordinamento - per esempio, quello sulle politiche per la montagna - sono, in sostanza, una delega a un Assessore di una parte delle competenze del Presidente, cui spetta il coordinamento.
Questo non significa che non siamo attenti al volontariato: noi siamo attentissimi e avremo ampiamente modo di dimostrarvelo.
Concluderei ricordando quanto avevamo assicurato: abbiamo avviato il commissariamento dell'ARES - a fini di scioglimento, non a causa delle note vicende giudiziarie. Abbiamo abolito i CORECO che, come nel "Deserto dei Tartari", stavano nelle loro fortezze ad attendere di controllare qualcosa sulla quale non avevano più titolo. Risparmieremo molte risorse che ci permetteranno, eventualmente, di offrire un servizio più agile, snello e gratuito agli enti locali, se ciò verrà ritenuto utile dagli stessi, come supporto alle verifiche di legittimità delle delibere. Abbiamo già avviato le procedure. A tempi brevi elimineremo anche l'altro Moloch inutile: l'Agenzia Turistica Regionale, l'ATR? così nota che non ci si ricorda come si chiama. Non potremo, immediatamente come avremmo voluto, sciogliere l'Enoteca regionale del Piemonte, perché coinvolge nel proprio disastro tutte le enoteche piemontesi. Dobbiamo quindi agire in modo diverso.
Abbiamo già iniziato ad affrontare la questione per trovare soluzioni.
La prima legge che abbiamo approvato - vi arriverà in Consiglio - è una legge di semplificazione (esistono ben 500 leggi, molte delle quali ovviamente, non più attive: ad esempio, i bilanci degli anni passati approvati con legge) in modo da "disboscare" la legislazione regionale per gli aspetti più semplici, per poi affrontare questioni più complesse quale la semplificazione interna alle leggi, che intendiamo fare con gli utenti diretti: gli operatori.
Abbiamo già individuato una prima riduzione dei ticket che vi presenteremo - rispondo al Consigliere Ghiglia -. Ogni anno, nel bilancio ci sarà una tranche di riduzione dei ticket che porterà, come promesso entro cinque anni, alla loro abolizione. Non è vero che questa prima tranche è inutile, non è detto che ridurre i ticket comporti un aumento di spesa per i farmaci. E' il caso del ticket sui farmaci generici: non vogliamo spendere di più, vogliamo eliminare i ticket individuando formule che ci consentano di farlo senza aumentare la spesa farmaceutica della Regione.
I programmi possono piacere o no; si tratta, ovviamente, di parole scritte. Un po' come colui che, assistendo ad un dibattito dice: "Ho sentito solo parole". Certo, se si assiste ad un dibattito si sentono parole, e così un programma: è scritto; quindi, sono intenzioni scritte.
Io credo, a nome di tutti noi - non solo la Giunta ma anche la maggioranza, perché le cose si fanno anche con le leggi e con i voti che vengono dal Consiglio, quindi dalla maggioranza - di potervi garantire che siamo persone capaci di fare.
L'abbiamo detto, è uno slogan elettorale, ma io dico solo cose in cui credo e credo che questo sia vero e che sapremo dimostrarlo: siamo persone capaci di realizzare le cose che ci siamo impegnati a fare. Certo, sono cose generali perché i programmi sono, per definizione, linee di indirizzo.
Un programma contiene una linea di indirizzo che poi viene tradotta in operatività giorno per giorno, con gli strumenti (leggi, deliberazioni provvedimenti e azioni) che metteremo a punto. Credo che riusciremo a fare le cose per cui ci siamo impegnati, che riusciremo anche a farle bene e che confermeremo quella che, probabilmente, i cittadini della Provincia di Torino, che mi conoscono un po' meglio, hanno giudicato una capacità di fare che mi viene, di solito, riconosciuta.
Spero di riuscire a dimostrare anche a questo Consiglio che non solo io, ma tutta la Giunta è composta da gente capace di realizzare le cose che ci siamo impegnati a realizzare. E credo che riusciremo a realizzarle bene malgrado le enormi difficoltà in cui ci troviamo perché, quando vi porteremo i dati del bilancio, colleghi Consiglieri della maggioranza avrete modo di vedere che partiamo non da zero, che è normale, ma da molto sotto zero.
Tuttavia, confidiamo di migliorare l'azione di questa Regione per migliorare la situazione del Piemonte.



(Applausi in aula)


Argomento:

Iscrizione nuovi punti all'o.d.g.:

Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 4 "Approvazione indirizzi programmatici della Giunta regionale con particolare riguardo alla politica dei trasporti" presentato dai Consiglieri Ricca, Robotti, Moriconi, Dalmasso, Muliere Lepri, Buquicchio, Turigliatto

Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 3 "Rispetto diritti politici e civili a Cuba" presentato dai Consiglieri Ghigo, Leo, Cotto, Cavallera, Cirio, Ferrero Nastri, Manolino, Pedrale, Costa, Casoni, Ghiglia, Botta, Boniperti Vignale


PRESIDENTE

Grazie, Presidente Bresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere per una mozione d'ordine ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.
Noi chiediamo al Presidente e al Consigliere di iscrivere all'o.d.g.
una proposta di ordine del giorno, però voglio chiedere all'Ufficio di Presidenza, e naturalmente alla maggioranza, di iscrivere questo ordine del giorno.
Vorrei, al riguardo, collegarmi brevemente alle parole che ha pronunciato questa mattina il Consigliere Burzi. Effettivamente, bisogna riconoscere che stamattina abbiamo commesso un errore, nel senso che c'è stata un'incomprensione sulla volontà di iscriverlo e discuterlo in giornata. Ci sono due momenti diversi e io penso, se il Presidente e il Consiglio sono d'accordo, che potremmo iscrivere i due ordini del giorno per discuterli successivamente.
Naturalmente il nostro, che anche la minoranza ha visto, ha un collegamento al programma, quindi implica la condivisione della maggioranza al programma; inoltre, vi è una riflessione rispetto alle questioni relative ai trasporti.
Quindi, la Conferenza dei Capigruppo domani si riunirà e potrà decidere di discuterlo eventualmente, come noi chiederemo nel corso della prossima seduta di Consiglio richiesto dalla minoranza, e quello su Cuba in una successiva seduta di Consiglio.
Pertanto, chiediamo, se siamo tutti d'accordo, di iscrivere i due ordini del giorno, di ritenerli iscritti e, naturalmente, di procedere alla relativa discussione successivamente.



(L'Aula, all'unanimità, acconsente alla loro iscrizione)



PRESIDENTE

Avendo ascoltato la Conferenza dei Capigruppo, penso di ritenere che la proposta del Capogruppo dei DS rappresenti largamente l'opinione dell'Aula quindi, la proposta è tacitamente accolta dall'Assemblea e pertanto sono iscritti all'o.d.g. i due punti, fermo restando che verranno dibattuti secondo le modalità che saranno concordate dalla Conferenza dei Capigruppo convocata per domani.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi per fatto personale; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Intervengo per fatto personale e lo illustro immediatamente, anche perché ritengo che debba essere messo a verbale.
La Presidente Bresso ha richiamato per tre volte questioni relative alla Corte dei Conti e ai conti della passata maggioranza. Ha dichiarato che se le operazioni o i conti di certe iniziative finissero alla Corte dei Conti, potrebbero esserci delle conseguenze per la precedente Giunta. Ha detto che non ha intenzione di mandare i conti alla Corte dei Conti per non infierire sulla precedente maggioranza. Sto riportando parole molto simili ma si potrà poi leggere il verbale, anzi la invito ad inviarmene una copia che richiedo già agli uffici. Ha affermato anche che, se non insistiamo lei non manderà i conti alla Corte dei Conti.
Come Gruppo Lega Nord, non accettiamo nessun tipo di messaggio intimidatorio più o meno velato. Se ritiene che vi siano delle irregolarità nei conti della precedente maggioranza, invii tutto quello che vuole alla Corte dei Conti, perché nulla abbiamo da nascondere.
Tant'è che lo stesso Presidente Ghigo e l'Assessore al bilancio hanno chiesto di mandare pure i conti alla Corte dei Conti. Nulla abbiamo da nascondere. Se lei ritiene che ci siano delle irregolarità - potrà leggere dal verbale quello che ha detto, e lo ha detto - faccia quello ritiene.
Non tenga nulla di nascosto perché, da parte nostra, nulla abbiamo da nascondere. Sono intervenuto affinché rimanesse a verbale e affinché si sappia che non abbiamo nessuna intenzione di cercare di far sì che questi conti non vengano controllati dalla Corte dei Conti. Ripeto, non abbiamo nulla da nascondere.



PRESIDENTE

Consigliere Rossi, lei ha avuto modo di esprimere le sue ragioni.
Personalmente, non ritengo che la questione configuri gli estremi di un fatto personale. Avremo modo, nella Conferenza dei Capigruppo convocata per domani, di ragionarci sopra, ma non mi pare che ci siano gli estremi di cui all'articolo 60 del Regolamento.
Ha chiesto la parola la Presidente Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Solo per una precisazione, perché probabilmente il Consigliere Rossi non ha ascoltato dall'inizio. Se ricorda, il Presidente Ghigo ha detto: "I nostri conti sono tutti a posto, fateli certificare dalla Corte dei Conti".
La Corte dei Conti, com'è noto, non è un revisore di bilancio, quindi ritengo che la revisione non possa essere effettuata dalla Corte dei Conti ma dovrebbe essere affidata a qualcuno che ha le caratteristiche professionali adatte. Non capisco perché il Presidente Ghigo voglia che io mandi i conti alla Corte dei Conti, in quanto non capisco qual è il ruolo che la Corte dei Conti dovrebbe in questo caso svolgere. Infatti, inviare un bilancio alla Corte dei Conti equivale sostanzialmente a fare una denuncia.. Quindi, io farò una denuncia se riterrò che ci sono, una volta fatte le verifiche, degli elementi da Corte dei Conti, ma, adesso co me adesso, non ha nessun senso mandare i bilanci alla Corte dei Conti.
Se la Corte dei Conti vuole vederli, lo può fare in ogni momento, com'è noto, e può fare tutte le revisioni che desidera. Una revisione per certificare lo stato dei conti attivi e passivi, impostazioni o meno, cioè tutte le cose che riguardano un bilancio, la può fare un revisore normale e in tal modo noi ci comporteremo. Siccome è stato detto due volte, dal Consigliere Pichetto prima e dal Consigliere Ghigo in una dichiarazione vorrei capire cosa intendono - ed è questo che io chiedevo - con invio alla Corte dei Conti.
Tecnicamente, non mi pare corretta questa impostazione.



PRESIDENTE

Grazie. Con le dichiarazioni della Presidente Bresso consideriamo esaurito il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche della Giunta regionale.
Il Consiglio in sessione serale non si terrà.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.58)



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