Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.257 del 17/10/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.07)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Cerutti, Conticelli, Ferraris, Ferrero, Molinari Monaco, Pentenero e Reschigna.


Argomento: Psichiatria

"Residenzialità psichiatrica e attuazione DGR 29-3944 del 19 settembre 2016" richiesta di sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, presentata da Vignale Benvenuto, Berutti, Bono, Campo, Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto Ravello, Ruffino, Sozzani.


PRESIDENTE

La seduta si svolge in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Residenzialità psichiatrica e attuazione DGR 29 3944 del 19 settembre 2016".
In data 12 settembre è arrivata una richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale.
"I sottoscritti Consiglieri, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento del Consiglio regionale, richiedono la convocazione straordinaria dello stesso, al fine di trattare il tema afferente la residenzialità psichiatrica e l'attuazione della DGR 29/39/44", primo firmatario Gianluca Vignale, richiesta firmata altresì dai colleghi Bono, Campo, Porchietto Berutti, Ruffino, Benvenuto, Sozzani, Graglia, Ravello e Pichetto Fratin.
. Mozione n. 1195 "Differimento dell'applicazione della DGR n. 29-3944.
Revisione della residenzialità psichiatrica" presentata da Vignale Benvenuto, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Ravello Ruffino, Sozzani Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Illustrerei la mozione collegata al Consiglio straordinario, perché il Consiglio straordinario è stato richiesto non soltanto per discutere il tema relativo alla DGR 29, l'abbiamo fatto in altre occasioni, ma perch evidentemente vi è stato un fatto che ha motivato la richiesta del Consiglio straordinario, e cioè la sentenza del TAR dell'8 settembre. È evidente che fino a quel momento non sapevamo - né noi né la Giunta regionale né i colleghi di maggioranza - se la delibera sarebbe stata attuativa, perché fino a quel momento non lo era, perché vi era una sospensiva del TAR oppure no. Nel momento in cui, con l'8 settembre, la delibera è diventata attuativa, abbiamo ritenuto opportuno chiedere il Consiglio straordinario.



(Brusìo in aula)



VIGNALE Gian Luca

Se serve, mi fermo un attimo.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Vignale. Scusi.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Continuo illustrando i motivi che ci hanno portato alla richiesta del Consiglio straordinario e alla presentazione della mozione.
Dicevo, la delibera è diventata attuativa, quindi ne discende che tutta una serie di tempistiche che la delibera prevede sono.
Diciamo che l'orologio dell'attuazione della delibera è scattato.
Io vorrei provare a distinguere l'intervento in due aspetti (tanto poi ho anche la possibilità di intervento in fase di replica, dopo l'illustrazione, quindi in quell'intervento farò altre considerazioni): il primo è relativo alla DGR 29; il secondo, invece, è relativo all'attuazione della DGR 29.
Rispetto alla prima parte, quella sugli effetti della DGR 29, ho provato anche a trasformarli in una sorta di comunicazione, perché in molti casi - e lo dico ai colleghi Consiglieri - tanto l'Assessore Saitta quanto l'Assessore Ferrari hanno fatto riferimento al fatto che la DGR 29 non nega il diritto alla cura, non interrompe percorsi terapeutici, in qualche modo non cagiona un danno ai pazienti psichiatrici piemontesi, ma cerca solo di razionalizzare quello che è un sistema che certamente va razionalizzato. Da questo punto di vista, non abbiamo nessuna contrarietà in merito, anzi.
Rammento che, nella precedente legislatura, la maggioranza (di cui facevo parte) lasciò in eredità al centrosinistra tre delibere, che poi legittimamente il centrosinistra non volle applicare.
Dicevo, però queste sono le considerazioni che spesso il centrosinistra ha fatto. Allora io mi sono permesso - e oggi tutti gli interventi che farò li farò utilizzando la delibera e null'altro - di fare una tabella, che è quella che si trova nel.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Vignale, solo per l'impostazione dei lavori d'Aula: lei ha un intervento e poi c'è la.



VIGNALE Gian Luca

Ma io illustro la mozione, Presidente, perché è il motivo della richiesta del Consiglio straordinario; pertanto penso che non cambia niente se.



PRESIDENTE

Certo. Prego, continui pure.



VIGNALE Gian Luca

Grazie.
Dicevo, con ciò che c'è scritto all'interno della delibera, mi sono permesso di fare una tabella per capire, rispetto ai 3.000 pazienti che oggi vivono all'interno di strutture residenziali della nostra regione quanti avranno copertura sanitaria e quanti non l'avranno più perch vivranno in strutture assistenziali.
La delibera cosa dice? Che il 61 per cento dei pazienti palesa esigenze di supporto prettamente socio-assistenziale quindi residualmente sanitario, e che invece il 39 per cento dei pazienti inseriti in strutture residenziali necessita di un'assistenza residenziale di tipo sanitario. E la delibera li ha anche distinti per differenti tipologie di struttura: il 50 per cento per le comunità di tipo A e di tipo B; il 47 per cento per le comunità alloggio; solo il 24 per cento per i gruppi appartamento; il 50 per cento per le RSA e un 50 per cento per l'altro, cioè per quei pazienti che vengono da fuori Piemonte e sono allocati in strutture che non hanno questa tipologia RAF e quant'altro.
Cosa se ne deduce? Se ne deduce - questo lo dice la matematica, non lo dice né Gian Luca Vignale né il Movimento Nazionale - che noi avremmo 1.187 pazienti dei 3.000 oggi presenti in strutture sanitarie che avranno una copertura di tipo sanitario e 1.813 - lo dico ai colleghi - che non avranno più una copertura di tipo sanitario, ma avranno, come la delibera dice, un supporto prettamente socio-assistenziale. Che cosa significa, parlando di pazienti, questo aspetto? Significa due cose: in primis, che vi è (secondo noi ovviamente, questa è una valutazione) una negazione del diritto alla cura, perché è un po' come se, per un paziente oncologico, noi dicessimo che se ha una malattia grave necessita di un intervento chirurgico, di chemioterapia e di radioterapia. Se, invece, quel paziente è in fase di guarigione, cioè ha quasi sconfitto la malattia, non merita più una cura che gli consenta di sconfiggere davvero la malattia, ma necessita soltanto più di assistenza. Questo è quanto emerge dalla delibera n. 29 che la Giunta ha votato e sulla quale la maggioranza ha espresso un parere favorevole. Questo è il primo aspetto.
Ci sarà, quindi, un percorso che butta a mare tutto ciò che è nato dalla legge Basaglia in poi. Ma che cosa è avvenuto dalla legge Basaglia in poi? Un tentativo di reinserimento dei pazienti psichiatrici nel tessuto sociale, che non vuol dire che tutti riuscissero a tornare al lavoro o che tutti riuscissero a crearsi una loro abitazione. Ma che, vivendo per esempio in case di civile abitazione, e avendo una modalità di vita quanto più simile a una modalità di vita normale - uso questa parola non sapendo poi, cosa sia con precisione la "normalità" e la "anormalità", fra virgolette - in qualche modo venivano inseriti.
Oggi che cosa accadrà? Accadrà che chi ha una prestazione di tipo socio assistenziale, sempre ai sensi della delibera, dovrà pagare il 60 per cento del costo. Dunque, anche rispetto a ciò che dice la delibera, andiamo da 1.500 a più di 3.000 euro mensili.
Voi capite, allora, che se un paziente che oggi sta in una comunità protetta di tipo A, che è la più alta per intensità, e lì dentro si trova il 50 per cento dei pazienti che non necessitano di strutture sanitarie ma di strutture assistenziali, significa che anche prendendo la retta più bassa, cioè pensando che questi 1.813 pazienti siano tutti inseriti nelle strutture corrette più basse, dovranno spendere 1.500 euro al mese (loro le loro famiglie, gli Ente locali o i Comuni) per aver garantita l'assistenza. A cosa porterà questo? Porterà a un impoverimento per quei pochi pazienti che hanno qualche risorsa economica, magari lasciata dalle loro famiglie; soprattutto, porterà un carico economico nei confronti dei Comuni assolutamente insopportabile. Perché se si moltiplicano 1.500 euro per 1.800 pazienti, per 12 mesi l'anno, per 70 euro di retta, si ottiene un valore economico insopportabile, anche per le risorse economiche che abbiamo iscritto sul bilancio triennale (o anche solo sul bilancio annuale).
E quando non ci saranno più le risorse da parte degli Enti locali - lo sappiamo bene rispetto agli anziani - quei pazienti staranno fuori, non avranno più, cioè, una possibilità di inserimento all'interno di una struttura residenziale. Questo è uno dei temi: la negazione del diritto alla cura e il pagamento delle prestazioni. Ve n'è un secondo, che tratter velocemente.



PRESIDENTE

Termini il suo concetto.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Dicevo che vi è un secondo aspetto importante (in realtà ve ne sono molti altri, ma in questo primo intervento tratterò i due che mi sono più cari): mi riferisco al licenziamento dei dipendenti. Perché è evidente che nel momento in cui la Giunta regionale e la maggioranza hanno inteso predisporre un atto che dice che chi ha assistenza non necessita più di un percorso riabilitativo (quindi di psicologi, di educatori, di riabilitatori della terapia psichiatrica e quant'altro), ma necessita di OSS e di infermieri - perché necessitano di badanza a pagamento e non più di cura per cui avremo centinaia di psicologi, di educatori, di soggetti che svolgono un percorso di riabilitazione che verranno licenziati e che saranno sostituiti da OSS.
Quando un'azienda di 600, 700 o 800 persone chiude, il Consiglio regionale si pone un problema: oggi noi stiamo chiudendo un'azienda scusate la semplificazione - che vale 800 posti di lavoro, non facilmente ricollocabili! Non facilmente ricollocabili, perché hanno una professionalità che magari è ventennale e che non si può più esprimere in un'altra struttura, perché non è più richiesta dalla delibera. La delibera infatti, richiede moltissime ore di OSS e non più ore di riabilitazione.
Vi è un ultimo aspetto che riguarda proprio l'oggetto della mozione. La mozione chiede il differimento di 12 mesi dell'entrata in vigore della delibera. Per quale motivo? Non per contrarietà alla delibera (questa è la seconda parte del mio intervento, per cui cercherò di essere velocissimo).
Se voi leggete la mozione, lo dico ai colleghi, non esprime, in una sola parola, una valutazione negativa rispetto alla delibera. Questo l'ho fatto nelle mie considerazioni. Non lo fa la mozione. La mozione cosa dice? Guardate che la delibera è certamente composta da una modalità differente di interpretazione di cura e assistenza, ma vi è una seconda parte - mi rivolgo in particolar modo ai colleghi del Partito Democratico - positiva perché l'abbiamo modificata insieme. Voi ricorderete che a dicembre 2015 trasversalmente, votammo due mozioni che chiedevano una serie di cose: la libertà di scelta dei luoghi di cura, la sottoscrizione del piano terapeutico, l'accordo di ospitalità e quant'altro. Oggi se la delibera entra in vigore, entra in vigore nelle sue parti - ovviamente è una valutazione - che io giudico peggiori, ma non entra in vigore rispetto a un'altra parte della delibera, che è quella che riguarda la libertà di scelta di luoghi di cura, la sottoscrizione al piano terapeutico, l'accordo di cura, l'obbligatorietà di presenza di carta dei servizi.
Una delibera si attua per intero, non se ne può attuare solo una parte.
Se dal 9 dicembre le imprese dovranno presentare le piante organiche dovranno comunicare a una serie di dipendenti che dovranno stare a casa perché non potranno più stare all'interno di quelle strutture. Gli educatori e gli psicologici dovranno stare a casa. Ma, soprattutto, da quando entrerà in vigore definitivamente, la delibera farà sì che non ci saranno queste possibilità che la delibera n. 29 prevede. Come si farà a espletare la libertà di scelta del luogo di cura? Concludo con la nostra mozione, che non esprime mai un giudizio negativo sulla delibera; noi chiediamo soltanto che venga differita di 12 mesi l'entrata in vigore delle delibera affinché si possano fare le cose bene, ancorché nell'applicazione di una delibera che non ci piace, ma le cose si possono fare bene e, soprattutto, una delibera si può attuare nella sua completezza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Come Gruppo di Forza Italia, aggiungeremo poche parole rispetto a quello che il Consigliere Vignale ha già riportato, se non ringraziare il Consigliere, perché il lungo lavoro svolto insieme oggi su due gruppi diversi, ma che hanno una condivisione di intenti, ha portato questa mattina a chiedere la convocazione di un Consiglio straordinario con una vasta e significativa rappresentanza di persone, vista la presenza di pubblico. Tema che spero che l'Assessore e la Giunta regionale vogliano tenere in considerazione.
Ritengo che un uditorio come questo, sicuramente con competenze professionali importanti, ma anche con molti cittadini che hanno voluto presenziare, vada tenuto assolutamente in considerazione.
Il Consigliere Vignale ha sottolineato come la mozione non contenga un'azione negativa o, comunque, un parere negativo nei confronti della delibera, ma chiede un ulteriore passaggio. Poiché sono più di tre anni e mezzo che noi manifestiamo dissenso rispetto alla linea che la Giunta sta tenendo nel non confrontarsi non soltanto in Consiglio, ma anche con i rappresentanti delle esigenze dei cittadini e, in questo caso, con chi ha ancora maggiore necessità di confronto e chiede ormai da tempo, anche attraverso azioni legali, di essere ascoltato, questa mattina sarà significativa la presa di posizione che la Giunta regionale vorrà esprimere al termine del Consiglio straordinario, sempre che la Giunta esprima una qualche riflessione e un qualche percorso che si possa fare.
Anche l'annuncio attraverso gli organi di stampa che ieri il PD ha fatto della mozione o dell'ordine del giorno è il segnale di una riflessione che anche nelle file della maggioranza si sta facendo.
Penso che oggi il miglior segnale che questo Consiglio regionale e la Giunta regionale possano dare ai cittadini, che stanno chiedendo una cosa che a loro è dovuta, riguarda il diritto all'assistenza. Non si sta chiedendo nulla di più e, soprattutto, non si può immaginare di annunciare la messa a punto dei conti della sanità e, quindi, i tanto deliberati e strombazzati equilibri di bilancio - che sappiamo non esserci, tra le altre cose - attraverso un taglio di quelle che sono le assistenze più significative, tra l'altro, a persone che stanno uscendo molto spesso da un percorso estremamente difficile e che stanno dando, rispetto alle terapie applicate, dei risultati significativi, per farli ripiombare in un tunnel che le famiglie da sole non potranno sostenere.
Come Gruppo di Forza Italia, l'unica cosa che possiamo chiedere, oltre ad aver sostenuto la richiesta del Consiglio straordinario e la mozione del Consigliere Vignale, sia quella finalmente di avere una Giunta consapevole dopo quattro anni di assoluta e inascoltata gestione di questo problema finalmente un atto di intelligenza - mi permetto di dire, Assessore - e ascoltare quello che il territorio sta chiedendo: non soltanto le opposizioni, ma anche il territorio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho firmato convintamente la richiesta di convocazione di Consiglio straordinario da parte del collega e Capogruppo Vignale, per poter discutere il prima possibile di quelle che saranno le ricadute a brevissimo della DGR 29 a seguito della sentenza del TAR, che ha bocciato i ricorsi.
Ricordo che sono ricorsi firmati non solo dalle associazioni di familiari e di pazienti, ma anche da diversi Comuni, tra cui il Comune capoluogo della Regione.
Quindi, già nel momento in cui si vede un'associazione, un insieme, un raggruppamento così esteso e così compatto del mondo associativo di cooperative, di lavoratori, dei familiari dei pazienti e di Comuni, forse qualche domanda la politica - quindi, anch'io non faccio un attacco personale e diretto all'Assessore Saitta, perché non è questa la sede dico la politica tutta, quindi il Consiglio regionale, se la dovrebbe porre per dare delle risposte non solo a sé stessi, ma anche al mondo che c'è fuori.
Oggi parlo più al Consiglio regionale che all'Assessore Saitta, perch il Consiglio regionale ovviamente è autonomo, nel senso che ha una sua autonomia legislativa, ha una sua autonomia di atti di indirizzo e pu legittimamente prendere una decisione a larga, larghissima maggioranza e impegnare la Giunta a fare determinate cose. Quindi, oggi la potestà spetta a noi.
Ovviamente, saremo lietissimi di sentire cosa ci dirà - speriamo di positivo - l'Assessore Saitta, la Giunta, il Presidente Chiamparino, il Vicepresidente Reschigna, insomma chi vorrà intervenire.
PORCHIETTO Claudia (fuori microfono) Se ci saranno.



BONO Davide

Se ci saranno, ovviamente, perché, al momento, non so se hanno impegni di altro tipo, c'è solo l'Assessore Saitta.



PRESIDENTE

C'è anche l'Assessore Ferrari, che ha attinenze con questo tema.
Quindi, la Giunta è rappresentata - c'è anche l'Assessore Valmaggia - con gli Assessori che si occupano di queste tematiche.
Vada pure avanti, Consigliere Bono.



BONO Davide

La Giunta è rappresentata.
Torniamo sul tema della DGR 29, che, come ho detto, è stato frutto di un anno di passione di questo Consiglio, che ha provato in diversi modi a modificare la DGR 30, che era una deliberazione inaccettabile sia per i contenuti che per le modalità con cui è stata prodotta.
Purtroppo, dobbiamo dire, e questa è l'unica critica politica che ci sentiamo di fare alla maggioranza, che sulla DGR 29 c'è stato - è vero molto dibattito in seno al Consiglio regionale, ma forse mi pare che sia mancato un po' di coinvolgimento da parte del mondo fuori del Consiglio regionale. Coinvolgimento che si sta cercando di recuperare finalmente con l'istituzione di quel tavolo che abbiamo chiesto tutti a gran voce maggioranza e opposizione, però dobbiamo dare anche il messaggio che la politica funziona, che la politica e le Commissioni non sono chiuse all'interno del Consiglio regionale - le Commissioni non sono consultabili da fuori, se non dopo con i verbali di sintesi e nei Consigli regionali si discute ben poco, anche se sono in streaming - e che siamo capaci di ascoltare e dialogare con il territorio, con le associazioni e le realtà che lavorano tutti i giorni su questo tema.
Come altri colleghi, sono un medico, ma non conoscevo specificamente la materia di cui si è trattato, per cui per andare a intervenire bisogna confrontarsi con le persone che lavorano tutti i giorni sul tema. È vero che ci sono i funzionari, perché l'Assessore Saitta ha scritto da solo di suo pugno la deliberazione, però anche gli stessi funzionari che lavorano sulla materia hanno bisogno di confrontarsi con gli addetti ai lavori.
Adesso siamo in questa situazione. La fotografo nuovamente, perché ne avevamo discusso già in una seduta di Consiglio regionale, brevemente, su delle comunicazioni, quando arrivarono le motivazioni della sentenza del ricorso al TAR.
Siamo in una situazione in cui la DGR 29 non è ancora assolutamente una delibera, come dire, attagliata alle esigenze - ripeto - del mondo lavorativo, del mondo dei pazienti e delle associazioni dei familiari.
Prova ne è la presenza cospicua di persone, quasi un record, oggi, in Consiglio regionale ed anche prova ne sia il fatto che - penso l'abbiate sentito tutti - ci sono bisbigli, rumors e quant'altro circa l'intenzione di pensare, eventualmente, di valutare un ulteriore contenzioso legale.
Guardate che i contenziosi legali sono la cosa peggiore per un'istituzione, non per i costi (i costi per un'Amministrazione, sì, sono reali, ma secondari), ma per le ricadute politiche e sociali del contenzioso legale stesso.
Pertanto, chiedo al Consiglio regionale di fare di tutto, oggi, per evitare di non lasciare altre strade alle persone che sono qui presenti, in rappresentanza di migliaia di pazienti, di familiari e di lavoratori, e di ricorrere nuovamente al contenzioso legale, al secondo stadio, cioè al Consiglio di Stato.
Noi dobbiamo dare delle risposte, che riguardano le domande che abbiamo posto tante volte e che ha già sollevato il collega. Proverò a riassumerle brevemente, nei minuti che mi mancano.
Innanzitutto, la garanzia del diritto alla cura dei nostri pazienti nel senso che si diceva che non ci saranno ricadute negative. La Giunta Chiamparino si è impegnata a garantire, per tre anni (2017-2018-2019) l'erogazione degli extra LEA che andranno a coprire le rette dei gruppi appartamento trasformati in SRP3. Ma, dopo il 2019 - posto che ci siano le risorse nel 2018 e 2019 - noi non sappiamo cosa ne sarà, perché è una compartecipazione al 60 per cento di persone che comunque hanno delle patologie sanitarie - cioè riconosciute come patologie sanitarie - che magari non sono guaribili, ma che sono curabili (si curano, fanno psicoterapia e assumono farmaci). Li andremo a perdere, cioè ad allontanare dal sistema sanitario, a fare scivolare via dal sistema sanitario. Perché? Cosa succede? Il 60 per cento, se ha un ISEE sopra una certa soglia, sarà a carico dei familiari, della persona o dei familiari che devono farsi carico di questa parte importante della retta.
Cosa succederà? Succederà che quelle risorse, nonostante l'ISEE - che fotografa una realtà puntuale, ma non fotografa la realtà vera di una famiglia - abbandoneranno semplicemente il percorso di cura, quindi troveremo pazienti non più seguiti, che potranno avere riacutizzazioni e che, pertanto, torneranno con la porta girevole in pronto soccorso, quindi in ospedale, con costi più alti.
Tutta questa logica dell'abbandono, che non è voluta dall'Assessore Saitta e dal Partito Democratico, che oggi è in maggioranza, è una logica un po' europea e italiana di abbandono, di scaricamento della sanità perché si pensa che la sanità sia un costo e non sia più un servizio, un diritto costituzionale che deve essere garantito.
Facciamo questo grave errore, perché vedremo che i costi sociali, reali ed economici finanziari aumenteranno: l'abbiamo visto nel sociale e lo vediamo oggi con la psichiatria.
Il secondo tema, ovviamente, è il tema del personale. Oggi abbiamo saputo che, con la sentenza del TAR, le cooperative e le aziende che lavorano nel mondo della psichiatria devono presentare, entro l'8 dicembre le piante organiche. Pertanto, entro l'8 dicembre devono far partire delle procedure di licenziamento. E, come mi insegnano bene sia autorevoli colleghi della maggioranza sia l'Assessore Saitta, per le procedure di licenziamento ci vogliono dei tempi, oltre che dei soldi, perch giustamente - le norme tutelano ancora un po', nonostante il Jobs Act almeno economicamente, la persona. Non c'è più il vincolo dell'articolo 18 ma si dà comunque una sorta di mini-liquidazione.
Pertanto, bisogna fare delle scelte dolorose: licenziare centinaia di persone: parliamo di centinaia di persone, educatori e psicologi. In più in cambio dovranno assumere OSS. Quindi, è un terremoto.
Molte cooperative e aziende, anche se non ho questa esperienza professionale, posso capirle: sono di fronte a una scelta difficile, cioè di capire cosa fare del loro futuro e come comunicarlo a centinaia di lavoratori che hanno lavorato con loro per anni.
Quindi, Assessore Saitta, ci va del tempo. Come Gruppo consiliare presenteremo a breve una mozione a mia prima firma, in cui chiediamo anche noi del tempo per poter discutere ancora di questa tematica e poter eventualmente individuare un doppio percorso, nel senso che siamo tutti d'accordo sul fatto che i gruppi appartamenti debbano essere autorizzati e accreditati, perché non si può più andare avanti nelle modalità con cui siamo andati avanti negli ultimi anni. Lo dice la legge nazionale, lo dicono le linee guida del Piano di azioni nazionali sulla salute mentale recepito dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2013. Però proviamo a prenderci ancora del tempo per dare del tempo alle cooperative, alle aziende, ai familiari.
Capiamo se si può rivedere - anche se non spetta a noi - il tema delle tariffe, perché sono stati lamentati grossi problemi anche sulle tariffe.
Io, ad esempio, avevo recuperato un dato della Lombardia, per citare l'efficientissima e teutonica Lombardia, che ha delle presenze minori di personale rispetto a quelle del Piemonte, quindi personale sanitario più ridotto ma tariffe più alte.
Forse qualcosina, anche se al TAR non è stato recepito, si può ancora limare, si può ancora valutare. Quindi, magari due percorsi: uno magari in cui si separano SRP1 e SRP2 e si valutano personale e tariffe, e uno magari sui gruppi appartamento, in cui si può valutare un percorso transitorio di un annetto, in cui si può chiedere l'autorizzazione all'accreditamento però dando un annetto di tempo per permettere di rivedere piante organiche personale, tariffe e soprattutto la rivalutazione dei pazienti. Infatti, è passato un anno da quando avete fatto le valutazioni.
Tra l'altro, le scale di valutazione GAF e HoNOS sono state valutate come non complete, cioè non riescono a fotografare puntualmente lo stato di salute di una persona; servono per monitorare un percorso lungo, quindi anche su quello, sommessamente, mi sentirei di dire che è meglio provare a fare una rivalutazione complessiva, che è onerosa e costosa e richiede tempo. Lo dico a tutti i Consiglieri sia di maggioranza sia di opposizione: diamo del tempo per fare questa riforma pesante, dolorosa e difficile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Noto con piacere che i toni dei colleghi sono pacati e che si ravvisa nell'inizio di questo Consiglio straordinario un'atmosfera insolitamente unitaria su un tema. A quanto pare, tutti i Gruppi consiliari, anche quelli di opposizione che oggi hanno chiesto questo Consiglio straordinario condividono e apprezzano il lavoro avviato dalla Giunta regionale, teso a porre per la prima volta nella storia della nostra Regione una serie di regole, tra cui l'accreditamento a un sistema di servizi che era nato e costruito nel passato per rispondere a una domanda di sanità, senza che la Regione ottemperasse all'obbligo, che le è proprio, di mettere delle regole, di mettere dei paletti, di regolare come venivano spese le risorse.
Questo è un atto che la Giunta regionale e questa maggioranza ha intrapreso, consapevole che intraprendere un atto dopo tanti anni, di fatto, di deregulation sarebbe stato, in qualche modo, portatore anche di legittimi contrasti, ma è stato fatto con molta determinazione e convinzione, anche se si era in pendenza di piano di rientro. Quindi eravamo gravati anche da un obbligo nazionale, da una pressione nazionale per regolamentare questi settori e controllare meglio i flussi di spesa in uscita dalle casse regionali.
Pertanto, rivendichiamo l'azione che è stata fatta e vediamo con piacere che oggi, per la prima volta, questo apprezzamento viene esposto anche dai colleghi delle opposizioni.
Ma noi non siamo ragionieri, con tutto il rispetto dei ragionieri. E non siamo nemmeno commercialisti, siamo dei politici; siamo dei rappresentanti della comunità e non siamo neanche avvocati in questa sede (anche se io lo sono). Siamo consapevoli che dobbiamo normare un settore con regolari flussi di spesa, sapendo che abbiamo di fronte dei malati e per certi versi, più malati dei malati, cioè dei malati che, di per sé, non hanno voce o fanno più fatica a far sentire la loro voce. E allora, la voce di questi malati deve passare attraverso la voce dei familiari, che sono malati anch'essi, perché vivere con comunanza di malati psichiatrici significa portarsi a casa la malattia e soffrire la malattia all'interno dei confini della propria famiglia.
Siamo consapevoli di dover affrontare una realtà che è doppiamente complessa e che merita il doppio dell'attenzione da parte delle Istituzioni pubbliche, perché abbiamo di fronte persone che hanno difficoltà già solo a far sentire la propria voce.
Ecco perché ci siamo occupati di questo tema. Ce ne siamo occupati molto. Ce ne siamo occupati, per quanto concerne il mio partito insolitamente con un pronunciamento della direzione del mio partito, ma per quanto riguarda le Istituzioni, ce ne siamo occupati come maggioranza e come Consiglio, con la mozione n. 607 del 22 dicembre 2015, approvata all'unanimità, sulla DGR 30, con un parere condizionato sulla bozza di DGR 29.
Oggi ce ne occupiamo con questo Consiglio con due mozioni che presenteremo, non solo come Gruppo del PD, ma sottoscritte da tutta la maggioranza (e i colleghi di altri Gruppi della maggioranza potranno intervenire): la prima tocca questo tema e la seconda, Presidente, che le chiediamo di considerare attratta nella discussione, è la mozione 1191 relativa al potenziamento dei servizi psichiatrici per l'adolescenza.
Visto che affrontiamo questo tema, chiedo che la mozione a prima firma del Consigliere Appiano, che è stata presentata questa mattina, e la mozione n. 1191 vengano attratte nella discussione e messe in votazione.
Il collega Appiano e gli altri colleghi del Gruppo provvederanno a illustrarle nei dettagli.
Le Istituzioni non hanno vacillato.
Ieri, a margine di un incontro, alcuni hanno infelicemente detto: "Quando le Istituzioni vacillano, la politica non fa la sua parte".
No! Io assicuro tutti - a iniziare da chi ci ascolta e da chi non è qui, ma ci vede in streaming - che le Istituzioni non hanno vacillato. La politica ha fatto la propria parte. Forse in certi momenti, negli anni passati, è vacillata una struttura burocratica che doveva controllare quello che avveniva e che ha omesso di controllare. C'è un'omissione anche dell'apparato burocratico, non solo della politica, perché non si può dire che ci sono stati degli ammalati abbandonati nella residenzialità, senza che negli anni passati non siano state sollevate delle osservazioni da chi aveva il compito strutturale di verificarlo. Ma questa è un'altra partita che verificheremo in altra sede.
Noi vogliamo portare avanti un percorso di regolamentazione e di riordino di questo settore, pur consapevoli della difficoltà, e sappiamo che la Giunta regionale e l'Assessore hanno opportunamente avviato ieri un percorso di monitoraggio e di confronto con le famiglie, di cui siamo consapevoli, avendo una sensibilità comune che ci unisce.
Sappiamo che vi sono istanze condivise dall'Assessore oggi presente e da tutta la Giunta regionale, ma noi chiediamo che venga posta molta attenzione nel percorso di attuazione di questa DGR, soprattutto verso i più deboli e i malati (parliamo di livelli essenziali di assistenza). Un minimo di assistenza deve essere fatta, ma noi chiediamo che questo, che è il minimo di legge, in questa Regione venga integrato. Già nel parere condizionato che abbiamo dato all'approvazione della DGR 29 abbiamo chiesto che, in uscita dal piano di rientro - e oggi siamo usciti grazie ad un'azione coerente decisa dalla Giunta regionale - venissero ridiscussi i livelli di distribuzione della spesa tra sanità e famiglie. Siamo nella condizione di farlo; non c'è un atto di indirizzo, c'è un parere formale e condizionato di questo Consiglio che dà già questa direttiva.
Nel nostro atto di indirizzo chiediamo che venga avviato un percorso con l'ANCI per concordare un ISEE che renda possibile alle famiglie di non avere, oltre a un malato, un aggravio di costi insopportabili; un percorso che, come sappiamo, l'ANCI, che è anche espressione di consorzi, è interessata a intraprendere. Anche noi siamo interessati ad avviarlo con estrema determinazione e celerità.
Abbiamo chiesto una stabilizzazione delle risorse erogate ai consorzi degli enti gestori. Rivendico che, in questa legislatura, i consorzi hanno avuto certezza di risorse e di tempi certi di erogazione di risorse, perch non basta ergersi a paladini in questo Consiglio, dicendo delle cose e sembrando gli alfieri dei diritti, e poi, quando si è stati amministratori si sono messi gli enti gestori nella condizione di non sapere quanti soldi c'erano da spendere fino alla fine dell'anno.
Noi qui, prima di ergerci a paladini dei diritti altrui, abbiamo cercato di fare bene il nostro compito, dando la possibilità ai Comuni, e tramite loro agli enti gestori, di sapere con quante risorse potevano far fronte alle povertà che dovevano gestire ogni anno.
Questo lo rivendichiamo e su questa strada vogliamo che si faccia un passo in avanti, di qui alla fine della legislatura, e chiediamo che il budget storico per la residenzialità non venga toccato; e chiediamo quindi che con questo extra budget rispetto alle tariffe si possano mantenere nelle case quelle cure che sono state erogate in passato in casi virtuosi in strutture RSPP virtuose, ai malati e dunque che questo di più di cura rispetto ai livelli assistenziali venga garantito.
Noi non siamo lobbisti di nessuno, né delle cooperative né degli operatori privati: vogliamo essere i legittimi interpreti dei bisogni della nostra comunità. Quindi diciamo: se c'è un di più di offerta di servizio di salute, un di più di attenzione che si dà a un malato oggi è grazie al lavoro dell'Assessore Saitta e del Presidente Chiamparino. Essendo usciti dal piano di rientro, siamo nelle condizioni di non arretrare e questa Regione non arretrerà.
Vi è anche un problema di chi lavora in queste strutture; un problema che la Regione ha ben focalizzato e rispetto al quale ha già fatto passi avanti, a iniziare dalla DGR del gennaio di quest'anno. Dobbiamo creare le condizioni affinché tutto il processo di accreditamento sia fatto per arrivare al punto ottimale, non per creare danno a chi lavora nelle strutture o a chi ha la responsabilità di gestirle.
Credo che su questo un passaggio sia stato fatto; è chiaro che tutta la procedura di accreditamento deve essere vista come un'istanza che certifica l'avvio di un percorso che porta a un punto finale concordato con le ASL e che, in qualche modo, in questi anni è cresciuto in Piemonte in modo un po' sregolato; in ogni caso, un sistema di servizi portato avanti da delle persone e da degli operatori che hanno formato sul campo la loro esperienza e che oggi non possiamo permettere che vengano espulsi dal mercato, per loro e per coloro che da essi sono accuditi. Di conseguenza chiediamo che rispetto a questo, si tenga conto delle professionalità e si avvii un percorso (che in qualche modo è già iniziato con la DGR 29) che salvaguardi queste figure.
Credo che, così facendo, noi avremo onorato il nostro impegno, che è quello di regolare un settore, di tutelare delle persone, di mettere ordine e di dare certezze. L'abbiamo fatto probabilmente con un flusso non diretto, presumibilmente con un sistema di azioni amministrative e politiche dall'andamento un po' sinusoidale, abbiamo aggiustato in corso d'opera la nostra riforma; forse abbiamo sbagliato qualcosa, ma solo chi non fa non sbaglia.
Noi abbiamo fatto, ci abbiamo messo la faccia, ci siamo confrontati e continueremo a confrontarci con tutti i portatori di interessi; l'abbiamo fatto insieme alla Giunta regionale,vogliamo che questo percorso proceda e si compia e che alla fine si possa dire che non abbiamo messo la testa sotto la sabbia e non abbiamo fatto la politica dello struzzo che in questo settore è stata fatta per troppi anni, ma abbiamo affrontato i problemi abbiamo dato delle risposte, abbiamo colto dei bisogni e garantito ai nostri cittadini dei diritti che sono insopprimibili.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Saitta. Ovviamente, l'intervento dell'Assessore non chiude la discussione, che continua fino ai tempi previsti



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Presidente, non si presentano più ordini del giorno ai sensi del Regolamento.
BONO Davide (fuori microfono) Io devo ancora depositarlo, se mi date ancora un minuto.



PRESIDENTE

Se sulla questione ci sono dubbi interpretativi, che però gli Uffici smentiscono.
In un Consiglio straordinario, l'Assessore interviene in qualunque momento.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ho chiesto al Presidente Boeti di intervenire certamente non per concludere la discussione, ma soltanto per fornire qualche elemento utile ai Consiglieri in questo dibattito, anche in relazione ad alcune sollecitazioni, nonché certune prese di posizione assunte dal Consiglio che, nel corso del tempo, hanno in qualche maniera contribuito alla definizione della delibera 29, in modo particolare alla definizione di qualche strumento che permetta di seguirne la sua applicazione.
A settembre abbiamo già avuto modo, come Consiglio, di discutere ampiamente di questo tema attraverso una comunicazione, e ricordo che tutti i Gruppi erano intervenuti.
Questa volta, evidentemente, essendo una situazione diversa - non intendo assolutamente ripercorrere il contenuto della sentenza del TAR perché non mi pare opportuno - bisogna fare dei passi in avanti. Credo sia utile, però, avere una conoscenza più approfondita della situazione.
Quando abbiamo messo mano al riordino di questo settore, le questioni erano essenzialmente due: la prima, che può sembrare un aspetto formale, ma che per un amministratore pubblico, invece, è una questione sostanziale riguarda l'accreditamento. Nelle Amministrazioni pubbliche vale un principio logico, per cui tutti quelli che ricevono delle risorse pubbliche devono essere accreditati. È un aspetto abbastanza scontato, ma in questo settore non era così.
Il secondo tema per noi centrale è quello dei pazienti. Il Capogruppo Gariglio lo ha detto con molta chiarezza: c'era e continua a esserci una preoccupazione per quanto riguarda i pazienti. Da una prima analisi emerge una responsabilità (su questo ha ragione il Capogruppo Gariglio): il sistema pubblico non ha saputo governare questo processo. Perché dalle analisi che abbiamo fatto allora, per quanto riguarda i gruppi appartamento, nonostante siano delle strutture a prevalente vocazione assistenziale, era emerso che anche queste strutture accolgono utenze con esigenza di supporto sanitario; così come era emerso anche il contrario ossia di pazienti in comunità protette che, invece, avevano bisogno di assistenza.
Il sistema va collocato. L'obiettivo nostro è quello di collocare, dal punto di vista tecnico e con le competenze necessarie, i pazienti laddove è più utile per loro. Perché, per forza di cose, se un sistema non è governato dal pubblico (parliamo di questo settore, ma potrei citarne altri) è chiaro che prevalgono esigenze diverse.
Il nostro obiettivo, quindi, non è tanto quello di fare i ragionieri com'è stato ricordato, ma di mettere al primo posto le esigenze del paziente, per poterle collocare nel luogo più idoneo per la cura.
È chiaro che dopo tanti anni di governo questo è un tema complesso, me ne rendo perfettamente conto. Però durante il lavoro che abbiamo fatto di modifica della delibera, con suggerimenti, mozioni e prese di posizione, ci siamo anche dotati di strumenti per poter dare applicazione a queste decisioni, con un metodo in grado di acquisire, strada facendo, elementi utili per raggiungere gli obiettivi che ho indicato: i pazienti e l'accreditamento.
I colleghi sanno che la DGR n. 29 prevede la costituzione del tavolo di monitoraggio (lo sanno perché è stata proposta dal Consiglio), che è stato costituito e che ha tre compiti importanti: la salute dei pazienti, il sistema tariffario e i risvolti occupazionali. I temi sono tutti parimenti importanti e, in qualche maniera, sono stati oggetto degli interventi che mi hanno preceduto.
Il tavolo di monitoraggio è costituito dall'ANCI, dal coordinamento degli Enti gestori, dalle organizzazioni sindacali confederali, dalle Confcooperative, Fenasco, Diapsi, Associazione per la lotta contro le malattie mentali, Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale. Oltre a queste presenze e portatori di interesse, evidentemente si registrano le presenze dell'Assessorato alla sanità, ma anche dell'Assessorato di Augusto Ferrari.
Ieri si è tenuta la prima riunione - c'era un impegno a convocarla - ed è stata utile, perché ha permesso di passare a una fase più di merito. È chiaro che le questioni poste sono state tante (sui problemi dell'accreditamento tornerò ancora successivamente). Fra le questioni che sono state richiamate, è stato sollevato dall'ANCI anche il problema della compartecipazione. Alla fine è prevalsa l'esigenza di approfondimenti per assumere delle decisioni (al limite migliorative) anche di carattere tematico. C'è il tema dei tempi, c'è il tema dell'ISEE, quindi attraverso incontri dedicati e specifici.
La riunione si è conclusa dopo che sono emersi dei problemi.
L'accreditamento, dopo una fase di non accreditamento, è chiaro che è un tema complesso. Le questioni sono emerse per titoli; tutti i portatori di interesse si sono impegnati a fornire, entro questa settimana, una nota sulle questioni da approfondire e poi, accorpandolo un po' per materia, ci saranno delle riunioni dedicate all'approfondimento per seguire il processo ed, eventualmente, anche modificare il processo che abbiamo messo in corso qualora qualche elemento o qualche parte non corrispondesse all'obiettivo finale che ho indicato all'inizio del mio intervento.
La situazione è questa. Al tavolo di monitoraggio - parlo come Assessore - assegniamo un grande ruolo. Un ruolo importante, perché è la sede dove le questioni più applicative, le questioni anche puntuali, le esigenze dei portatori di interesse, le esigenze degli operatori privati possono emergere. È chiaro che la conclusione di questo lavoro sarà fatto all'interno del tavolo di monitoraggio; d'altra parte, gli interessi sono diversi e si tratta di comporre queste esigenze. Una cosa sono le esigenze di chi gestisce le strutture, un'altra le esigenze dei consorzi. In ogni caso si è messo in moto un processo, in tempi anche veloci. L'ho detto ieri, ed è stato apprezzato questo fatto, ma questa è una modalità condivisa che non è di semplice o banale apertura per avere qualche consenso, ma perché ci è sempre stata la convinzione che il percorso sia complesso.
Rispetto ad alcune affermazioni che hanno provato a quantificare, credo sia utile sapere che abbiamo deciso che c'è una fase transitoria sufficiente per dare un'applicazione corretta che non vuol dire soltanto coerente alla norma, ma corretta in funzione delle esigenze che dobbiamo risolvere, che è il tema dei pazienti. La fase transitoria è di durata triennale. È stato chiesto, l'abbiamo indicato in delibera, tre anni per adeguarsi alle disposizioni previste sia dal lato dell'utenza che dal lato delle strutture. L'emanazione della delibera n. 29 ha dato avvio alla fase transitoria di tre anni al cui termine è prevista una fase di perfezionamento, non c'è nessun licenziamento, nessun spostamento di pazienti. È una fase transitoria di tre anni. Dire delle cose diverse, vuol dire forzare anche il contenuto delle decisioni che abbiamo assunto e che tutto il Consiglio ha contribuito ad assumere.
Entro sei mesi per gli utenti già valutati rispetto alla scheda di valutazione, molto contestata, ma anche qui il TAR che ci ha detto che è agli effetti della misurazione del problema. È una modalità, ma quella non è sufficiente agli effetti della giusta collocazione, quindi nella delibera abbiamo detto che per gli utenti già valutati rispetto alle schede di valutazione è prevista una revisione e una riconferma dei singoli piani.
Gli utenti accolti successivamente a quelle date verranno valutati tramite le apposite scale. Si avvia questo percorso che noi abbiamo indicato in un certo periodo, ma è chiaro che vedremo con le nostre strutture se sia un tempo sufficiente. Ci è stato detto da parte delle strutture che è possibile, ma qualora fosse necessario allungare i tempi, nulla vieta di farlo.
Entro tre anni, in caso di inappropriatezza dell'inserimento, è prevista la ricollocazione dell'utente nel set di un più coerente rispetto delle necessità assistenziali. Così dopo tre anni, al termine della fase transitoria, è prevista una nuova rivalutazione degli utenti al fine di un'eventuale ridefinizione del fabbisogno, quindi un percorso triennale molto articolato, non rigido, perché il tema della collocazione del paziente è una questione delicata. Parliamo di questioni di grande complessità. C'è il tempo di assumere decisioni utili, c'è il tempo di correggere alcune decisioni che, magari, in passato non sono state le migliori.
La fase transitoria è anche per quanto riguarda il tema dell'accreditamento. Anche qui, entro tre mesi, deve essere deciso a quale tipologia di struttura accreditarsi o presentare istanza. Entro quattro mesi dovranno adeguarsi quelli che hanno chiesto l'accreditamento ai requisiti soggettivi strutturali, gestionali e organizzativi per ogni tipologia di struttura. Dopo quattro mesi l'ASL competente avvierà l'attività di vigilanza in caso di esito positivo, certificherà il possesso dei requisiti di esercizio e rilascerà il titolo autorizzativo alla struttura. Il titolo di accreditamento sarà invece rilasciato dalla Regione condizionato all'esito... In ogni modo, un percorso molto articolato. E ancora, dopo tre mesi dall'emanazione del decreto di accreditamento, le ASL effettueranno un ulteriore sopralluogo.
Quindi, l'8 dicembre non ci sarà il diluvio universale, non è assolutamente così, ma si avvierà soltanto un percorso di accreditamento.
Ieri sono emerse alcune questioni oggetto del dibattito, ma anche qui è possibile con decisioni anche dei dirigenti, con atti amministrativi di una certa semplicità, in base alle questioni che emergeranno motivate; è chiaro, se ci saranno delle questioni motivate. Se è praticamente impossibile, perché c'è una situazione particolare, è chiaro che sarà valutata dal punto di vista tecnico e verranno spostate date e alcune scadenze.
Quindi, la disponibilità è completa e totale, affinché questo processo si realizzi nelle modalità migliori.
Inoltre, c'è il tema, che voglio ricordare, che è il concetto di budget dei servizi. Per quanto riguarda la prima fase, che dura 12 mesi, in tale fase il budget assegnato ai Dipartimenti sarà invariato rispetto alla spesa dell'anno precedente, per permettere l'avvio della fase di rivalutazione e ricollocazione dell'utenza verso il setting assistenziale più appropriato in modo graduale e non impattante sull'assistenza erogata.
Poi, c'è la seconda fase, che durerà 24 mesi. In questa fase il budget verrà ricalcolato in base al fabbisogno emerso in sede di rivalutazione dell'utenza effettuata mediante la somministrazione di scheda di valutazione; il budget rimarrà invariato rispetto a quello assegnato nella prima fase, ma la quota di budget eccedente rispetto al fabbisogno emerso dalla rilevazione sarà ridistribuito tra i Dipartimenti di salute mentale in base alla tipologia di utenza accolta.
La terza fase durerà 36 mesi e il budget sarà assegnato ai Dipartimenti di salute mentale in base al fabbisogno emerso dall'analisi dell'utenza in carico presso il territorio piemontese. Quindi, ho voluto soltanto parlarvi di questo percorso molto articolato.
Sul tema che è emerso, in rapporto con l'ANCI e con i Consorzi - la deliberazione in questo è molto chiara - ieri abbiamo concordato che accelereremo il confronto per quanto riguarda il tema della definizione dell'ISEE, ma c'è una questione relativa al futuro.
La deliberazione si fa carico delle risorse; la questione, come dire resta congelata. Ci saranno ulteriori risorse per quanto riguarda il tema dei pazienti e delle famiglie? Su questo, sicuramente interverrà il collega Augusto Ferrari. Stiamo lavorando per il futuro, perché la preoccupazione bisogna averla in tempo. Per questi anni siamo a posto, ma per quanto riguarda il futuro, stiamo cercando di fare un'operazione non facile perché, per motivi diversi e senza voler distribuire responsabilità, questa separazione tra sanità, assistenziale e socio-assistenziale ha, in qualche maniera, determinato grandi problemi, non soltanto in Piemonte, ma in tutta Italia.
Molto spesso, la definizione di alcune competenze dal punto di vista del bilancio, più che ricomporre le questioni, le divide. Allora, qui stiamo lavorando - le nostre strutture hanno già iniziato a lavorare - per arrivare, speriamo, nel prossimo bilancio (almeno, questo è l'obiettivo che ci siamo posti) con una modalità che tenga conto di queste difficoltà, al limite arrivando ad avere un capitolo unico che sia in grado di affrontare complessivamente tutte le questioni.
È chiaro che si tratta di una modalità che bisogna mettere a punto, ma soltanto per darvi non soltanto l'idea, ma un impegno della Giunta per quanto riguarda il futuro.
Pertanto, tutti i suggerimenti che il Consiglio vorrà dare per un'ottima applicazione - posso dire? - per una migliore applicazione, ben vengano.
Io credo che, sia per i pazienti, ma anche per quanto riguarda il personale, evidentemente, occorra essere precisi: non capiterà nulla nessuno sarà licenziato, i pazienti continueranno a essere seguiti e ricollocati quando sarà deciso, sulla base delle esigenze che avranno.
È chiaro che c'è il problema che abbiamo indicato, riguardante i titoli e quant'altro.
Abbiamo previsto una fase entro la quale concludere questo processo. Vi posso garantire, a nome della Giunta, che non c'è alcuna volontà di creare problemi. Sappiamo che stiamo trattando un tema complesso e vi posso assicurare che il nostro impegno, con tutti i suggerimenti che verranno dati, sarà rivolto in questa direzione.
. Ordine del giorno n. 1209 "Linee di indirizzo sull'applicazione della DGR 19 settembre 2016, n. 29-3944 'Revisione della residenzialità psichiatrica. Integrazioni a DGR n. 30-1517/2015 e s.m.i.'" presentato da Appiano, Accossato, Barazzotto, Baricco, Boeti, Caputo, Corgnati Ferrentino, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Laus, Motta, Ottria Ravetti, Rossi, Rostagno, Valle



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
L'intervento dell'Assessore mi fa un po' rivisitare lo schema mentale visto che si parla di salute mentale - che mi ero costruito per un intervento che vuole certamente illustrare l'atto di indirizzo che, come maggioranza, sottoponiamo all'attenzione dell'Aula.
Poiché alcuni aspetti contenuti nel testo che è caricato, in qualche modo sono già stati fatti propri dall'Assessore, a nome della Giunta, nel suo intervento, mi concentro su un altro aspetto del discorso. Poi, per voglio tornare all'atto di indirizzo.
Innanzitutto, il grave problema iniziale che riguarda la psichiatria così come riguarda qualunque tema in materia di salute, è l'inaccettabile differenziazione tra sanità e assistenza.
Non è una questione di budget, di bilanci, di ragionierismo: tutto ci che attiene alla salute è diritto universale da garantire a tutti. Tutto ciò che è assistenza, in quella rigida separazione, non è diritto universale. Da qui sorge il problema e la preoccupazione.
Poi, si è detto, ed è assolutamente giusto, scontato, ovvio - però è giusto anche ribadirlo - che occorrono valutazioni di appropriatezza di inserimento e il budget deve essere commisurato all'inserimento appropriato.
Qual è il convitato di pietra, il terzo elemento che dobbiamo inserire? Appropriatezza per fare cosa? Cioè, quali sono gli obiettivi che ci poniamo rispetto a un intervento in materia domiciliare, in materia residenziale? L'atto di indirizzo del 2015 diceva in modo molto chiaro - e lo riprendiamo nella nostra mozione - che, al di là dei livelli essenziali di assistenza, dove il termine "essenziale" ha un significato anche nella lingua italiana (il minimo sindacale, potremmo declinare), una Regione che voglia, invece, volare alto deve - in quell'atto di indirizzo si diceva riconoscere pieno valore terapeutico a tutte le forme di residenzialità perché il preconcetto - ed è questo forse il grande limite - che ogni tanto alberga in alcuni interventi e in alcune considerazioni è un'equazione inaccettabile: tutto ciò che è salute mentale, automaticamente è cronicità.
Non è vero.
Ma, la peggiore equazione, ancora, che spesso e volentieri riecheggia è che, tutto ciò che è cronico, di fatto non è curabile. Beh, questo è ancora meno vero dell'affermazione iniziale.
Ma davvero possiamo immaginare che una malattia cronica non possa essere curata? Che non si possa, con l'intervento di équipe multidisciplinari che lavorano insieme ad un progetto unitario, migliorare le condizioni di salute di pazienti psichiatrici cronici? È questo il fatto che ci fa dire che noi dobbiamo andare orgogliosi delle esperienze che si sono sviluppate in tutti questi anni in cui colpevolmente, non abbiamo dato regolarizzazione al settore; si sono sviluppate in via spontanea e fanno di alcune esperienze piemontesi un fiore all'occhiello, di cui - appunto - dovremmo andare orgogliosi.
E quindi, fatta salva la necessità imprescindibile di regolamentare e di non menare il can per l'aia (questo tema), ci vuole quella modularità e quella flessibilità necessarie per permettere di salvare, riconoscere e quindi, regolamentare le buone pratiche che in Piemonte garantiscono ben più di quei livelli essenziali che i LEA nazionali, che ci sono stati imposti mentre eravamo in piano di rientro, hanno tradotto in modo molto rigido, soprattutto in punto di partenza, nella DGR 30, poi diventata DGR 29.
Mi spiace che l'Assessore sia scomparso, ma.



PRESIDENTE

È uscito un attimo perché la RAI gli ha chiesto di fare una breve intervista, ma c'è l'Assessore Ferrari, quindi vada pure avanti.



APPIANO Andrea

Ma non importa, tanto quello che dico è scritto nella mozione che porta la mia prima firma, che è stata sottoscritta da diversi colleghi e che porteremo al voto.
Quello che è necessario, quindi, è..



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Per cortesia, lasciate intervenire il Consigliere Appiano. Ricordo che le discussioni non riguardano solo chi è qui dentro. Volete chiedere una sospensione? Questo è un diritto del Consiglio.



(Applausi provenienti dall'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Non si può applaudire.
Fino adesso è stata una discussione serena che è entrata nel merito delle questioni.
In Consiglio regionale non si può applaudire; ovviamente ognuno di voi si farà le proprie idee degli interventi fatti. L'Assessore ha chiesto di uscire un attimo, lasciando all'Assessore Ferrari la responsabilità di ascoltare e poi di riferirgli quanto detto.
Se il Consiglio vuole una sospensione, la possiamo fare.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.15 riprende alle ore 11.25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego, continui Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
So che mi mettete in esercizio per capire se riesco a mantenere il filo del discorso, ma credo di riuscire a farlo.
Quello che dicevo nelle premesse è che abbiamo colto positivamente il fatto che nell'intervento dell'Assessore siano stati anticipati alcuni aspetti che noi chiediamo nell'impegnativa dell'atto di indirizzo che, a nome della maggioranza, è stato depositato questa mattina.
Avendo anticipato alcuni ragionamenti, mi permettevo di focalizzare l'attenzione su un altro aspetto che forse viene prima della delibera specifica: il fatto che, quando si parla di temi così delicati e importanti come la salute mentale, è assolutamente necessario che ci sia una cornice culturale degli obiettivi molto forte.
Si è detto - giustamente - che la collocazione, da parte dei pazienti deve essere appropriata e che il budget deve essere finalizzato all'appropriatezza di collocazione, ma quello che dobbiamo ribadire è per fare cosa.
La DGR 30 - adesso 29 - agisce non partendo dall'anno zero, ma su un terreno in cui, in assenza colpevole di regolamentazione (e questa è la colpa di quest'Aula e della struttura che sta dietro quest'Aula, che per decenni ha fatto sì che si andasse avanti illegittimamente a rimborsare strutture non accreditate) si sono sviluppati servizi, in molti casi autentici fiori all'occhiello, di cui come Regione dobbiamo andare orgogliosi, quindi la modularità e la flessibilità che noi chiediamo nelle linee guida di applicazione della DGR 29 sono volte esclusivamente a salvaguardare, valorizzare e riconoscere tutto ciò che di buono e di ben superiore ai livelli essenziali di assistenza è stato dato finora, e a creare un percorso regolamentare che, da oggi al futuro, non riproporrà i problemi del passato.
Quando approvavamo l'atto di indirizzo del 2015, non consideravamo il gruppo appartamento come un luogo fisico. Il gruppo appartamento è un progetto unitario, dove convivono professionalità ed esigenze diverse e dove il valore terapeutico è imprescindibile, anche se il gruppo appartamento si presenta sotto forma di residenzialità leggera.
In fin dei conti, lo stesso lavoro e lo stesso diritto alla casa sono elementi terapeutici; in fondo, un educatore e un OSS possono svolgere fino in fondo il proprio lavoro e migliorare l'efficacia dell'intervento, se al fianco si ritrovano lo psichiatra, lo psicoterapeuta, lo psicologo e il tecnico della riabilitazione psichiatrica. Come si fa ad immaginare la scissione di queste professionalità, dicendo che, al più, se ci sono delle cure necessarie, quelle si fanno fuori dalla residenza e in ambiente ambulatoriale dove ci sono delle criticità che ben conosciamo? Pertanto nell'ordine del giorno, ad esempio, auspichiamo che, al più presto, si faccia un piano complessivo di salute mentale che affronti dalla domiciliarità in avanti, tutti i temi rilevanti in questo settore.
Chiediamo nell'atto di indirizzo che si evidenzi il perimetro del budget dedicato alla salute mentale all'interno del fondo sanitario, sapendo che noi siamo intorno al 3-3,2 per cento in proporzione, mentre un target nazionale imporrebbe di arrivare al cinque per cento. Quindi, non stiamo spendendo di più di quello che è un parametro ritenuto adeguato.
Allo stesso tempo, chiediamo, ma questo è stato anticipato dall'Assessore, che quanto ad oggi storicamente è stato dedicato alle diverse esperienze di residenzialità venga salvaguardato, altrimenti non potremmo dare conto di quella che è stata la conclusione stessa del TAR che ha fotografato con intelligenza un percorso aperto ad integrazioni, a modifiche, ad adattamenti, laddove durante il percorso si ritenga necessario apportare queste modifiche, anche per salvaguardare quanto di buono è stato fatto prima.
Dobbiamo superare nella premessa - e vengo al dispositivo nello specifico - quella equazione che si richiamava prima, semplicistica immotivata ed assurda, per cui tutto ciò che è salute mentale è automaticamente cronicità, perché non è vero. Allo stesso tempo, dobbiamo toglierci - se qualcuno ce l'avesse - quel retro pensiero per cui se arriva ad una condizione di stabilità e di cronicità, non è più possibile fare delle cure.
Il sistema sanitario universalistico ha il dovere di garantire le cure a tutti, soprattutto a quelli che sono più fragili all'interno dell'intero sistema, altrimenti tutto il percorso, anche culturale, fatto dalla legge Basaglia in poi - anzi, da quando è stata creata, immaginata e stimolata quella legge così importante - verrebbe messo in discussione.
Giustamente veniva ricordato prima che non è solo in Piemonte e in Italia che ci sono dei filoni che portano a minimizzare la portata di quarant'anni di storia. Cerchiamo di non essere noi anche corresponsabili di questo tipo di involuzione. Anzi, paradossalmente, mi verrebbe da dire che proprio chi è inserito in una forma di residenzialità più leggera è un paziente su cui si può cercare di lavorare di più in termini sanitari, per poter evolvere verso forme di autonomia e di abilitazione più forte. Cosa che, di per sé, in una famiglia, in un domicilio privato con le criticità che l'attuale organizzazione pubblica ha, è ben difficile fare. Fatevelo dire da chi l'ha vissuto sulla propria pelle per tanti anni.
Veniamo al dispositivo. Noi non vogliamo dilazionare sine die i tempi perché riteniamo che la regolamentazione di questo settore, oltre che essere un'imposizione di legge, sia anche utile per evidenziare tutte quelle buone pratiche di cui parliamo, alcune delle quali magari individualmente conosciamo, ma occorre uno studio ovviamente attento e fatto con i diretti interessati, con chi vive direttamente e con i servizi pubblici che si occupano di questo.
Noi avevamo rilevato la criticità del fatto di affermare, da un lato che ci sono dei mesi per adeguarci agli standard e, dall'altro lato l'attestazione iniziale nei 90 giorni dall'entrata in vigore della deliberazione. Era la sussistenza di tutti i requisiti. Chiediamo questo in modo formale: che venga superato il termine iniziale, che è un mero termine iniziale di procedimento. L'adattamento agli standard di personale era già lungo, ma anche per gli altri, se necessitano di tempi più lunghi dei quattro mesi (ovviamente su esigenze motivate), occorrerà prevedere una dilazione, un allungamento del tempo di adeguamento pieno. E questo è il secondo punto del dispositivo.
Dopodiché, l'evidenziazione delle buone pratiche. Lo abbiamo già detto: noi accogliamo con soddisfazione il fatto che ieri si sia tenuta la seduta di insediamento e contiamo in una puntuale convocazione di questo tavolo senza mai partire dal presupposto che è tutto Vangelo ed è tutto intoccabile e immodificabile, altrimenti il tavolo serve a poco o a nulla.
Aggiungerei un convitato di pietra a questo tavolo, ovvero la Commissione consiliare competente, che credo doverosamente monitorerà i lavori di questo tavolo step by step per capire se e verso quale direzione si stia andando.
Il tavolo con l'ANCI è fondamentale al fine di individuare uno strumento omogeneo per tutto il territorio regionale, per commisurare la capacità economica del paziente innanzitutto, più che della famiglia. Il tutto deve accompagnarsi a una stabilizzazione delle risorse che questa Regione mette a disposizione di Comuni ed enti gestori perché, se non ora fra tre anni il problema di chi paga si porrà.
Il Piano regionale complessivo sulla salute mentale. L'abbiamo già detto: se alcune regole andranno adeguate a quelle buone pratiche, ebbene dovremo con coraggio (non ne serve molto) modificarle ed adattarle, in modo tale che si riescano a salvaguardare.
Infine, ci sono delle questioni molto puntuali. La questione che si chiarisca che tutti coloro i quali hanno operato per anni con titoli professionali o di formazione legati al vecchio ordinamento (sono enunciati dal numero cinque al numero nove dell'apposito punto sulle figure professionali) possano concorrere anche integralmente al fabbisogno di standard previsto dalla DGR. Questo, insieme a quella flessibilità del 30 per cento di chi esercita storicamente un compito non avendo il titolo specifico (penso a coloro che svolgono il ruolo di educatori), dovrebbe essere proprio lo strumento per evitare ricadute negative sul piano occupazionale. Precisare che i cinque posti letto su cui sono commisurati gli standard sia un parametro e non sia un elemento di rigidità per cui o cinque o: se io mi accredito per sette posti, ha senso che i parametri vengano commisurati a sette e non a dieci in ogni caso, anche se mi mancheranno tre persone.
Non dobbiamo scandalizzarci se durante questo monitoraggio servirà un extra budget rispetto al livello essenziale per remunerare quei servizi in più di natura terapeutica che vogliamo vengano continuati ad essere garantiti.
Infine, dovremmo sposare in modo definitivo quella tesi - la tesi emiliana - che supera anche oltre il triennio la sanatoria sui vecchi titoli, in modo tale che questo percorso così complesso che vogliamo vivere tutti quanti con impegno avvenga in modo serio, pacato e senza preoccupazione, sapendo - e chiudo - che queste battaglie si conducono e si vincono sul piano culturale e non in punto di diritto In politica soprattutto su temi come questi, più che vincere, dobbiamo pensare a convincere: questo è il nostro compito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo dopo il collega Appiano e sicuramente non riuscirò a essere alla sua altezza, poiché è così incisivo e preciso. Premetto subito che sono uno dei firmatari del suo ordine del giorno, per cui condivido tutto quello che ha detto, anche se non farò un'esposizione precisa come la sua.
Il tema della psichiatria è un tema da tempo molto dibattuto e contrastato, anche se oggi è la prima volta che ne parliamo in Consiglio per cui credo che questo sia un motivo di arricchimento per noi tutti.
La DGR 29 si pone l'obiettivo di migliorare - l'ha detto bene il collega che mi ha preceduto - l'accreditamento delle strutture, con un metodo trasparente, certo e oggettivo. Questo dovrebbe essere un elemento di garanzia - anzi, lo sarà certamente - per mettere ordine nella materia ma soprattutto di garanzia per i pazienti, perché gli stessi dovranno essere curati in strutture adeguate ai loro bisogni. E per farlo si è optato per questo modello (sebbene ve ne fossero altri), che probabilmente, all'inizio risulta un pochino "rigido".
A mio avviso, quindi, servirebbe meno rigidità non solo nei modelli applicativi, ma anche nell'approccio di chi propone questi modelli: dovrebbe avere, cioè, un atteggiamento di maggior ascolto e possibilmente di condivisione; è un atteggiamento che dovrebbe abbracciare tutti i settori, ma in maniera particolare quello sanitario, e ancora di più quello della psichiatria, che è un compartimento che riguarda circa 50.000 pazienti in Piemonte, anche di una certa complessità.
Ebbene, laddove si propongono delle riforme (penso a quella sanitaria) occorrerebbe - parlo in linea teorica - di una maggiore condivisione e confronto possibile con i territori. Magari, nel caso della riforma sanitaria, viste le necessità, vista la gravità della situazione e vista la complessità e la generalità degli utenti, l'atteggiamento meno discorsivo poteva essere giustificato. Un po' meno lo è nel caso della psichiatria.
Tant'è che questa delibera, ma anche quella precedente, è stata oggetto di alcune perplessità, avanzate prima di tutto dalle famiglie, dai pazienti dagli operatori, dalle strutture e, a dire il vero - ammettiamolo - anche qua da alcuni Consiglieri. Non intendo ripercorrere adesso tutta la cronistoria, mi limiterò, quindi, a illustrare le maggiori perplessità (il collega Appiano le ha già anticipate), che sono poi quelle contenute nell'ordine del giorno.
Come ho già detto, riguardano principalmente l'accreditamento delle strutture, per i tempi troppo rigidi. Vi è, poi, un altro rischio: se non sono precedute da una valida e tempestiva valutazione del bisogno dei pazienti, rischiano di non essere coerenti con essi; rischiamo, cioè, di avere delle strutture che, nel loro complesso, non sono adeguate ai bisogni di cura.
Vi è un altro aspetto a cui tengo molto (anche questo è già stato rimarcato molto bene in precedenza): a mio avviso, occorre una visione che non metta nella sfera perenne della cronicità molti malati. Credo, cioè che la divisione tra cura e assistenza debba essere la più flessibile possibile. Non possiamo considerare i malati cronici come soggetti non più curabili. I malati cronici hanno bisogno di cura continua, adeguata e flessibile. Sicuramente questo è uno dei temi principali che dobbiamo migliorare.
Merita approfondimento anche l'aspetto che riguarda l'applicazione dell'ISEE, che consente la compartecipazione ai costi per i pazienti e le famiglie che sono in difficoltà economica. Su questo è necessario intervenire con efficacia, garantendo a tutti un effettivo diritto alla cura, anche a coloro che sono in difficoltà economica.
Un'altra tematica rilevante riguarda la qualifica degli operatori. Gli stessi devono essere valorizzati secondo le loro effettive professionalità proprio per garantire continuità assistenziale. Su questo, credo che occorra una formula particolare o una sanatoria per quanto riguarda i titoli di studio degli operatori che attualmente operano nelle strutture ma che si troveranno nelle condizioni di non possedere più i titoli richiesti.
Tutti questi elementi sono necessari e dovranno essere previsti nel percorso che si intende intraprendere, anche adeguando e integrando la DGR n. 29. Per questo motivo, credo che il documento presentato dal collega Appiano vada ad arricchire la delibera in oggetto, perché contiene elementi precisi che ho sottoscritto e che condivido, insieme alla collega Accossato. Tra l'altro, ne approfitto per ringraziare il collega Appiano che ha lavorato seriamente e con competenza su questo tema, con un atteggiamento di ascolto delle questioni che sono state via via presentate dal mondo della psichiatria.
Dobbiamo guardare oltre il campo su cui ci siamo focalizzati, che è quello della residenzialità; dobbiamo, cioè, allargare la nostra attenzione al campo più vasto delle cure domiciliari, ossia della domiciliarità.
Perché non tutti quei 50.000 pazienti hanno bisogno di residenzialità (anzi, la maggior parte di essi). Credo che su questo la Giunta stia per presentare un documento sulla domiciliarità che noi attendiamo con favore.
Concludo, ribadendo che il percorso di condivisione di questo documento non è stato certo facile, però - lo ripeto - va a migliorare l'efficacia delle azioni della Giunta.
Sono sicuro che la Giunta - lo ha già precisato bene l'Assessore vorrà dimostrare un atteggiamento aperto.
Giudico positivi i Tavoli di monitoraggio e giudico altrettanto positivo il fatto che siano iniziati proprio ieri. Credo che anche questo debba essere uno strumento dinamico e puntuale, il più trasparente possibile e il più aperto a tutti, eventualmente anche a noi, che facciamo parte della Commissione consiliare. Ricordo, infatti, che la Commissione consiliare aveva espresso un parere sulla delibera, che era condizionato da alcuni elementi che adesso vengono recepiti.
Credo che sia positivo questo percorso, e mi auguro che d'ora in avanti l'attenzione verso questi pazienti possa migliorare, anche grazie al dibattito che si sta svolgendo questa mattina in maniera civile e pacata nei termini e nei contenuti, sempre per il futuro dei pazienti psichiatrici.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come ci tiene a ricordare spesso l'Assessore, ma è anche citato nella mozione, l'assenza di criteri certi e oggettivi e pienamente trasparenti per l'esercizio e per l'accreditamento delle strutture residenziali psichiatriche in Piemonte è stata all'origine prima della DGR n. 30, oggi della delibera n. 29.
Lo dico con tutta la pacatezza del caso: con questa giusta interpretazione, che è diventata spesso retorica, secondo me, da subito ci si è concentrati sull'offensiva sbagliata. Se siamo arrivati fin qui, è perché l'avvio di questa discussione non ha messo a fuoco qual era l'oggetto di fondo della giusta necessità di mettere delle griglie, di accreditare i soggetti, ma che è diventata da subito un oggetto diverso da quello che abbiamo messo in campo.
Se non ci regoliamo, non capiamo le distanze che abbiamo avuto fra maggioranza e opposizione, dentro la maggioranza. Ricordo che siamo l'unico Gruppo che abbia votato no, ed è stato l'unico no in tutta la legislazione.
Non abbiamo mai votato contro un atto di Giunta, questo è stato l'unico caso. Perché? Lo voglio ribadire. Credo che tutte le cose che diceva il Consigliere Appiano siano preoccupazioni che avevamo già più di un anno fa.
Secondo me facciamo bene. Ho apprezzato tantissimo i toni dell'Assessore lo dico sinceramente, e fanno capire che su molti punti non solo le distanze si sono accorciate, ma spesso si è preso in considerazione anche il punto di vista dell'altro, cercando di capire che dietro quell'unità.Perché io non credo, lo dico sinceramente ai nostri ospiti, che gli interessi dell'ANCI, delle famiglie, del diverso mondo privato e delle cooperative, dei lavoratori siano gli stessi. Credo che anche loro lo sappiano.
Se c'è stato un fronte unico è perché alcune cose non sono andate. Poi arriverò al punto che continua a essere uno scoglio a tutta questa discussione. Per questo credo sia importante, come dice il nostro atto precisare che le istanze iniziali di autorizzazione e di accreditamento delle strutture sono un mero atto di avvio del procedimento, ma non comportano l'attestazione e la sussistenza dei requisiti, anzi, sono volte ad avviare il percorso di progressivo adeguamento ai nuovi standard. È fondamentale, è una cosa che non avevamo inserito nella delibera, ma c'era già in alcuni atti di indirizzo, soprattutto nel parere vincolante della Commissione, e oggi diventa un oggetto fondante della discussione, così come prevedere una dilazione dei termini di adeguamento.
Lo dico a tutti quelli che ci dicono "rimandate di un anno". Questo serve, per intenderci, a dire che in caso di specifiche necessità a fronte di un preciso piano che richiede tempi superiori a quei quattro mesi, venga riconosciuto come oggetto da non superare con una linea, con un tratto, ma un soggetto da rivedere e ripensare dentro questo nuovo sistema. Così come credo sia importante - non vorrei dire molte delle cose che hanno detto i miei colleghi - avviare la concertazione con l'ANCI, provvedere tempestivamente all'adozione di un piano regionale complessivo sulla domiciliarità, così come il tema del budget della salute. Credo che sia indispensabile destinare a ciascuna Azienda Sanitaria e garantire, nella prima fase di applicazione della delibera, almeno il mantenimento della spesa storica precedente. Così come valutare le conseguenze e l'integrazione della tariffa giornaliera, fissata per ciascuna tipologia e in qualche modo, non predeterminare solo il tetto massimo, ma arrivare anche a titolo sperimentale, a interventi terapeutici di cura complessa, a carico della sanità pubblica che comportino l'attività di équipe multiprofessionale.
Non voglio rientrare nell'altra vicenda spinosissima, alla quale noi vogliamo mettere una parola fine. Quando diciamo di addivenire a una sanatoria definitiva sui titoli di studio, così come nella parte precedente, diciamo che anche alcune professionalità.Lo diciamo: "In relazione ai fabbisogni assistenziali degli utenti, gli operatori rientranti al fine di garantire la continuità assistenziale, possono contribuire anche integralmente al raggiungimento del monte orario".
Credo che, di tante di queste cose che abbiamo messo nero su bianco questo sia un punto di avanzamento che tutti devono riconoscere in quest'Aula, a prescindere dagli schieramenti.
Arrivo alla parte più difficile, per la quale non so se non ci capiremo mai. Forse molti mi hanno dato del basagliano ortodosso come se mi facessero uno sfregio. Lo sono, non credo di essere ortodosso, ma credo semplicemente che dietro al tema della deistituzionalizzazione ci sia tutta la distanza culturale dal modello promulgato e diffuso da tutto il centrodestra in Italia. La vicenda lombarda ne è l'ispiratrice massima.
Cito le mie parole perché abbiamo votato contrariamente a quella delibera, ed è l'oggetto che continua a renderci distanti. Quando noi dicevamo che per molte delle strutture classificate come gruppo appartamento e comunità alloggio, la rigida definizione di struttura a bassa intensità era inappropriata, citavamo una parte del nostro pensiero programmatico e la diciamo così. Rileggo: "In Piemonte, a livello sia politico che gestionale operativo, finora è prevalso, nell'ambito della salute mentale, un approccio favorevole alla residenzialità leggera che non significa offrire soluzioni abitative di tipo meramente assistenziale, ma abitazioni con caratteristiche anche terapeutiche declinate a diversi livelli di assistenza. Esistono molti gruppi appartamento con rette intermedie, organizzati in modo flessibile, che svolgono una irrinunciabile funzione riabilitativa nell'ambito di percorsi complessi e che non possono in alcun modo, perdere il carattere di strumenti terapeutici essenziali".
Diciamo ancora: "I gruppi appartamento sono componenti fondamentali di questi percorsi in presa di carico e, pertanto, hanno una valenza terapeutica. Si possono considerare vere e proprie abilitazioni terapeutiche che si collocano fra gli altri nodi della rete di strutture e progetti riabilitativi territoriali".
La dico così. Noi vogliamo offrire la possibilità di vivere la propria vita in quel mondo, e noi vogliamo continuare a ribadire all'Assessore che, giustamente, ci spiega che cosa è successo a livello nazionale, qual è il problema delle disuguaglianze dentro il sistema, il non accreditamento che ha ragione, ma io vorrei che quando lei si lamenta della troppa retorica di alcune parti che dicono "state cancellando trent'anni", spesso le offensive culturali fanno più male degli atti politici. Allora gliela dico così. Noi abbiamo trovato un modo tecnico, a me non interessa niente scrivere "abroghiamo la DGR n. 30, poi la 29 superiamola, integriamola".
Non mi importa il punto, in quanto tale, del dire che ci sono dei vinti o degli sconfitti. Mi piacerebbe, invece, sconfiggere un'idea.
Io vorrei che si riconoscesse nel SRP3, nei gruppi appartamento, non solo la nostra capacità di spesa in più del sistema sanitario, non solo perché siamo usciti dal piano di rientro. Vorrei che dicessimo al nostro mondo che ha pensato a un altro mondo, fuori da quelle istituzioni, fuori dai costi inauditi di quelle strutture, che quei gruppi appartamento fanno a pieno titolo, parte del sistema sanitario. Lì dentro c'è la valenza terapeutica, perché lì dentro si sta progettando un pezzo di vita di persone che, seppure forse non guariranno mai, ma inguaribili non vuol dire incurabili. Lo diciamo in tanti altri mondi della sanità, lo diciamo anche in questo campo.
Per questo, per quanto voteremo a favore di questa mozione, vi invito a lanciare tutte le offensive necessarie, anche a livello nazionale, per dire che quel modello che negli ultimi mesi è stato messo come un modello in cui non si capisce più nulla perché molti non sono accreditati, in quei 300/350 della revisione, quando abbiamo iniziato, si facevano bene i calcoli di qual era il nostro modello rispetto a quello lombardo. Ecco, in quelle tantissime esperienze c'è tanta valenza terapeutica e c'è tanta parte diciamo, del nostro modo di riprogettare quell'autonomia di quelle persone e quel reinserimento nella società.
Poi, certo, ci sono i problemi dei costi; poi, certo, ci sono i problemi delle famiglie e dell'ANCI, ma lì dietro, nella difesa di quel modello, c'è qualcosa di più che noi non dobbiamo perdere, anzi speriamo che, con questo atto, si riesca in qualche modo a riportare dentro le nostre competenze, ma soprattutto dentro alle nostre finalità politiche.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola al Consigliere Allenano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Starò nei tre minuti.
Intanto, vorrei ringraziare il collega Vignale, che ha messo una frase molto bella di Basaglia nel post che segnalava l'evento "La follia è diversità, oppure avere paura della diversità"; è una traccia fondamentale dell'esistenza e io aggiungo una citazione di Pascal, che ricordo da quand'ero liceale: "Gli uomini sono così necessariamente pazzi che non essere pazzi equivarrebbe a essere soggetti a un altro genere di pazzia".
Come dire che siamo tutti folli in un certo modo, il fatto che siamo tutti pazzi presuppone che non esiste una normalità con cui confrontarci.
Questa logica "basagliana" del non aver paura della diversità noi la applichiamo anche ad altre materie, tipo la politica sui migranti e lo ius soli, e mi piace richiamarla in questa accezione più ampia.
Sono state dette molte cose, che non ripeterò; aggiungo solo un elemento: la necessità della rivisitazione di questo comparto deriva anche dal fatto che i 345 gruppi-appartamento avevano un'allocazione territoriale estremamente disomogenea, a macchia di leopardo. Qui siamo politici della Regione Piemonte, quindi dobbiamo chiederci perché un servizio essenziale ha avuto una tale disomogenea applicazione.
Credo che questa seduta renda ragione del fatto che nessuna lettura banale, semplicistica e forviante ha ragione di essere; due anni fa, quando iniziammo questo complesso percorso, qualcuno disse che stavamo smantellando i Dipartimenti di salute mentale; oggi si dice che licenziamo centinaia di persone. Ovviamente questi sono degli slogan che lasciano il tempo che trovano e inducono anche a un pochino di tristezza.
Non dirò più nulla su tutto quanto è stato richiamato in merito ai tempi della riforma, su cui siamo intervenuti con rigore, per garantire un'attuazione assolutamente tale da consentire a tutti quelli che vogliono collocarsi con professionalità, e con un'eredità significativa, nel nuovo panorama, così come sul budget e sul personale. Richiamo soltanto un concetto che ha toccato l'Assessore: è di tutta evidenza che, trascorsi tre anni, nessuno farà cassa di questi eventuali risparmi dalla residenzialità psichiatrica,stiamo lavorando molto alacremente con i due Assessori qui presenti per la costruzione di un budget sanitario e assistenziale che comprenda i bisogni delle persone e superi gli steccati.
L'ultima considerazione la faccio su un tema che avete toccato in molti. Il collega Vignale ha diviso i 1.187 pazienti a valenza sanitaria dai 1.813 a valenza assistenziale. Chi mi ha preceduto, Appiano e Ottria hanno sottolineato che questa distinzione non ha motivo di essere, perch la cronicità non è un "non luogo", ma è un luogo dove si applicano tutte le attenzioni che richiede la persona; da medico direi che sono decenni che ho lasciato questo sparti acque, perché sarebbe come se un cardiologo si limitasse all'auscultazione del cuore e non a quella dei polmoni. Quindi qualsiasi settorializzazione della persona, in ambito clinico e in ambito psichiatrico, ci porta fuori luogo. Allora, io dico, sposando la tesi di chi supera il limite nell'interesse della persona, consideriamo che quando noi ci affidiamo a strutture socio-riabilitative non abbandoniamo il paziente, ma lavoriamo per l'inclusione, lavoriamo per la comprensione per la compassione nel senso di patire insieme.
Bisogna comprendere che siamo tutti parte della stessa umanità e che tutto quello che si fa in un ambito che non appartiene strettamente alla psichiatria classica non ha minore importanza della stessa nella misura in cui porta all'inclusione di persone che sono diverse da noi solo in apparenza.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
La parola al Consigliere Valle.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Anch'io, come il collega Allemano, cercherò di stare nei tre minuti per non rubare spazio al dibattito e anche perché ho poco da aggiungere a quello che hanno già detto i miei colleghi, in particolare Gariglio e Appiano, sia sul percorso che ci ha portato qua fino a oggi, sia sul contenuto dell'ordine del giorno, che su molti punti, in realtà, come è già stato ampiamente illustrato, non modifica la portata dei nostri atti deliberativi, ma tende a specificare ulteriormente, anche perché questo si rende sicuramente necessario affinché il clima di collaborazione e di confronto con le Istituzioni su questa delibera in particolare non sia sicuramente compromesso nel corso del tempo. Pertanto, alcuni passaggi, che potevano essere risolti diversamente, necessitano di maggiore attenzione e di un vaglio, vogliamo definirlo così, "politico".
Volevo solo richiamare l'attenzione sia dell'Assessore sia del tavolo che monitorerà l'attivazione della delibera e poi eventualmente dei lavori della Commissione in successione, su un aspetto che noi nel ordine del giorno richiamiamo bene, ma il cui contrasto non risolviamo completamente perché, da una parte, ci diamo dei tempi certi e chiari per l'accreditamento della struttura per fare finalmente ordine, secondo una priorità che ci siamo dati e abbiamo condiviso in un sistema che era cresciuto in maniera spesso disordinata.
D'altra parte, abbiamo la necessità di procedere a una valutazione attenta dei fabbisogni reali di salute dei nostri Dipartimenti e dei nostri pazienti, perché tutto questo processo trova il suo compimento e il suo senso soltanto se rimette al centro la persona, le esigenze della persona e le sue specificità terapeutiche. È evidente che se questi due percorsi entrambi fondamentali per la buona riuscita del nostro intendimento, li compiamo parallelamente e non conseguentemente dal punto di vista logico rischiamo nuovamente di avere un sistema dell'accoglienza delle strutture che si struttura non sulla base dei fabbisogni che il territorio invece esprime.
Allora, è evidente la necessità che la Giunta regionale, piuttosto che il tavolo tutto insieme, trovi il modo di coordinare questi due momenti: da una parte, la ricostruzione delle esigenze terapeutiche del territorio e delle persone che su questo vivono; dall'altra, la riorganizzazione dei servizi attraverso il loro accreditamento decidendo se essere P3, 2, 1 piuttosto che fare investimenti e cambiare per andare incontro alle esigenze delle persone e non, al contrario, per incastrare le persone nelle strutture che già ci sono e che si sono in qualche modo organizzate È qualcosa che non abbiamo risolto completamente perché necessita probabilmente, anzi sicuramente, di una diversa scansione temporale di questi due processi che in questo momento sono paralleli, o di altri accorgimenti, che però dobbiamo necessariamente trovare a rischio di fare due lavori fatti bene, ma che non si parlano fra di loro e che quindi non portano al risultato che avevamo sperato.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, collega Valle.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Come tutti i colleghi sanno, all'interno di un'Istituzione una delle cose più difficili è declinare le idee in atti. Il collega Grimaldi diceva che è un "basagliano ortodosso"...



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



VIGNALE Gian Luca

Arrivo. Non l'ho detto casualmente.
Altri colleghi hanno sostenuto come la distinzione fra assistenza e sanità sia una distinzione da non porre in atto, perché bisogna garantire a tutti i pazienti piemontesi, anche a coloro i quali non potranno mai guarire, il diritto alla cura.
Tuttavia, all'interno delle Istituzioni parliamo ai cittadini piemontesi con gli atti. La modalità con noi oggi svolgiamo politiche in termini di erogazione di servizi per i pazienti psichiatrici sono all'interno della DGR 29. Punto! Il resto è fantasia! Vorrei che ci levassimo solo da quest'astrazione, un po' perch parliamo di psichiatria schizofrenica, per cui abbiamo un atto, ma discutiamo come se un atto fosse completamente un altro.
Allora, io lo rammento, e lo dico leggendo la deliberazione: "Dall'analisi è emerso che il 24 per cento degli utenti accolti in gruppo appartamento presentano esigenze di supporto sanitario, mentre" attenzione - "tale dato è maggiore nelle comunità alloggio, dove si attesta al 47 per cento. Il 50 per cento dell'utenza accolta nelle comunità di tipo B presenta un supporto prevalentemente socio-assistenziale." Il 76 per cento nei gruppi appartamento presenta un supporto prevalentemente socio-assistenziale, se no non saremmo qui. Cioè, se la garanzia al diritto di cura fosse garantita al 100 per cento dei pazienti piemontesi, non avremmo avuto ricorsi, l'intero mondo della psichiatria contrario, aver fatto due Consigli straordinari e tutto ciò che abbiamo detto, perché l'unica cosa è non prendere in giro le persone. È l'unica cosa che non ci dobbiamo permettere.
La politica è sufficientemente screditata: non ci possiamo permettere di prendere in giro le persone, perché vedete, colleghi, la mozione che voi avete presentato, oltre agli interventi (negli interventi si possono dire tante cose meravigliose, ma ciò che vale sono gli atti), è in alcuni aspetti completamente condivisibile, nel differimento dei termini di accreditamento.
Dico questo all'Assessore, perché almeno la delibera l'ha scritta lei.
Non troviamo un amanuense di questo atto: l'ha scritta lei - certamente con l'Assessore Ferrari. Le rammento che la delibera stabilisce che i tempi di accreditamento sono di tre mesi, a partire dall'8 di settembre, quindi fino all'8 di dicembre. Poi, avremo quattro mesi in cui ci sarà la necessità di mettersi a regola rispetto a ciò che la delibera prevede e dal primo giorno successivo - cioè dal 9 di aprile, al massimo - la Commissione di Vigilanza entrerà all'interno delle strutture.
Allora, se io mi sono accreditato per un SRP3 e devo garantire 84 ore di OSS, l'OSS, in pianta organica lo devo avere. E se ho 84 ore di OSS in pianta organica, quelle 84 e più ore non le posso avere di psicologo o di educatore. Questo dice la delibera.
La mozione dei colleghi della maggioranza stabilisce "contenere i costi per i pazienti e le famiglie, integrazione della tariffa giornaliera extrabudget". Attenzione, l'extrabudget va benissimo, ma deve essere disciplinato, altrimenti diamo l'extrabudget a chi vogliamo e non a chi ne ha necessità.
"Gli operatori possono contribuire, anche integralmente, al raggiungimento del monte orario, la sanatoria sui titoli di studio.": le condividiamo tutte.
APPIANO Claudio (fuori microfono) Allora votatela!



VIGNALE Gian Luca

Il problema è.
Collega Appiano, no: c'è un aspetto e poi ci arrivo.
Il problema è che se lei va sul SRP3, lei trova gli orari. Cosa deve garantire nell'SRP3 24 ore? Sette ore di infermiere (a settimana, eh?) 45 di OSS, 26 di educatori tecnici della riabilitazione (26 ore!) e pronta disponibilità notturna nei cinque posti letto o nei dieci posti letto.
Quindi, questa è una struttura socio-assistenziale, perché la maggioranza delle ore sono le 45 degli OSS, non sono la riabilitativa. C'è una parte piccola di cura che è inferiore al 50 per cento.
Allora, io avrei votato la mozione del Partito Democratico se avesse avuto un titolo diverso, "Modifica della DGR 29", e sapete perché? Perch avete vinto al TAR. Prima non si poteva fare. Oggi il TAR vi ha dato ragione rispetto all'impianto complessivo? E se l'impianto lo migliorate il TAR può darvi torto? Ma, soprattutto, ed è questo per cui (e mi spiace non ci sia il collega Gariglio) io davvero non riesco a capire: condividiamo una parte consistente di parti di modifica, e guardo volutamente i colleghi e non l'Assessore, perché è compito del Consiglio regionale fare questo, perché la programmazione sanitaria è in capo al Consiglio regionale. Oggi la DGR 29 non la potrebbe più votare la Giunta la dovrebbe votare il Consiglio regionale, così come il Consiglio regionale doveva votare quella sulla domiciliarità.
Pertanto, dico: condividiamo una parte consistente di punti, come correttamente diceva il collega Grimaldi, di cultura rispetto alle modalità con cui si declina un atto. Su questi temi c'è la condivisione di tutti coloro i quali, in questi anni, hanno lamentato un percorso che non è questo. Ma ci va tanto a sedersi a un tavolo e provare a scrivere insieme una delibera? Perché il tavolo di concertazione è stato votato con uno dei due ordini del giorno del 2005. È stato fatto nel dicembre del 2016, per andare al TAR, e dopo la costituzione del dicembre 2016 è stato convocato il 16 ottobre del 2017. E a voi questa pare concertazione? Ce ne si è fregati di quelle che sono le legittime istanze che hanno posto tutti, non il mondo del centrodestra, che in qualche modo non è rappresentato, se non all'interno di quest'aula, ma tutti i soggetti: l'ANCI, ecc. Cioè, il ricorso al Comune di Torino l'ha fatto l'Amministrazione Fassino contro quella Chiamparino. Ma se è accaduto questo, sarà che è una delibera mal scritta? È vero, come dice il collega Gariglio, che chi non fa, non sbaglia, ma potrà avvenire che quando uno si rende conto di aver sbagliato, ma ha sbagliato proprio tanto, culturalmente, nelle fondamenta, in ciò che è stato scritto, nelle relazioni, in tutto, dica: "Guardate, prima eravamo sub iudice, perché avevamo in corso un procedimento amministrativo per cui era difficile il dialogo".
Oggi questo tema non c'è, ma sediamoci e riscriviamo la DGR 29! Non esistono le linee guida di applicazione, perché se la DGR 29 non prevede la sanatoria, mi spiega come facciamo a fare la sanatoria? Se la DGR 29 non prevede gli orari che integralmente possono essere coperti dal personale che già operava all'interno delle strutture, mi spiega come potrà essere garantito? Se non prevede una dilazione rispetto ai tempi, mi spiega come potrà essere garantito? È questo il limite! E poi, dico - e concludo - ma è solo un aspetto su cui ci rivedremo: non so se con un Consiglio straordinario, ma certo rispetto al dato culturale, chi è basagliano vada a leggersi la delibera del 3 agosto 2017 che riapre otto manicomi all'interno di questa regione, dove andiamo a trasformare posti letto sanitari in strutture socio-assistenziali.
Noi, nel febbraio, chiedevamo "riaprono i manicomi in Piemonte?" e ci veniva risposto che speculavamo sulla pelle dei pazienti; ora, le otto strutture sanitarie sono state trasformate, di nascosto, in quattro righe in una delibera del 3 agosto, in posti letto residenziali.
Pertanto, chi è basagliano deve dire che abbiamo otto manicomi in Piemonte! Non c'è nessun'altra Regione che li avrà e questo è il tema che affronteremo successivamente. Per me le potete chiamare case di cura protette, le potete chiamare Pippo, Topolino, Pluto, ma là dentro ci saranno 60-70-80 pazienti con patologie mentali. A casa mia questi si chiamano manicomi e al collega Gariglio, quando rientra.



(Applausi provenienti dall'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Per cortesia, vi avevo spiegato, anche con molta gentilezza, che questo non si può fare. Lasciate finire il Consigliere Vignale.
Prego.



VIGNALE Gian Luca

E al collega Gariglio, quando rientra, spiegate che i lobbisti sono coloro i quali difendono i diritti di pochi. Andate a vedere chi gestisce le case di cura e vedrete che sono, non pochissimi, ma si contano in metà dita di una mano.
E allora, poi, ci spieghiamo chi è, almeno moralmente, corrotto, perch questo, ciò che abbiamo discusso oggi sulla modifica della DGR 29, è l'ennesimo tentativo di trovare una soluzione di cui - ancora oggi - non verremo a capo.
Consigliere Ravetti, in IV Commissione dovremmo discuterne! Ma possiamo scoprire, in una delibera di 101 pagine, che in quattro righe si creano otto nuovi manicomi e in IV Commissione non se ne discute mai? Questo sarà il futuro tema: la Regione Piemonte diventa la Regione che riapre i manicomi e l'Assessore Saitta e il Presidente Chiamparino e Marco Grimaldi, se non fa nulla, e questa maggioranza saranno coloro che accettano che si riaprono otto manicomi in questa regione.
Questo è il tema che affronteremo, all'interno del quale la delibera 29 è importantissima, ma è un altro prezzo di un sistema che destruttura il mondo che arriva - sì - da Basaglia, che dovrebbe appartenere al vostro mondo, ma che del vostro mondo non ha più nulla.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

. Mozione n. 1191 presentata da Appiano, Accossato, Allemano Barazzotto, Baricco, Boeti, Caputo, Chiapello, Conticelli, Corgnati Ferrentino, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Molinari, Monaco Motta, Ottria, Ravetti,Rossi, Rostagno, Valle, inerente a "Potenziamento dei servizi psichiatrici per l'adolescenza" La parola al Consigliere Appiano per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Questa è una mozione diversa rispetto a quella di prima e tratta un tema specifico, che è quello dell'emergenza psichiatrica nell'adolescenza.
Viene attratta in questo Consiglio, perché il Consiglio parla di psichiatria e quindi ha un senso trattarla qui per omogeneità di materia anziché annacquarla all'interno di tanti altri ordini del giorno.
Sarò molto veloce. Questa deliberazione nasce da un lavoro e da uno studio condotto anche con dei professionisti del settore, perché credo che la politica non possa immaginare che chi siede qua sia tuttologo e qualunque sia il tema sappia tutto di tutto. Credo che il confronto sia utile e positivo e non sia un ostacolo.
Parte da un'analisi molto chiara - che non ripercorrerò, perché è un documento che poi potrebbe essere espunto per le discussioni successive del piano di salute mentale - cioè che esiste una fascia di popolazione, quella soprattutto compresa fra i 14 e i 18 anni, ma finanche 10-18, un po' terra di nessuno. Un'emergenza psichiatrica o comunque una necessità di efficace presa in carico in questa fascia di popolazione incontra dei fortissimi ostacoli, perché le competenze della neuropsichiatria da un lato e quelle invece, dei servizi psichiatrici per adulti dall'altro, mal riescono a collaborare insieme, se abbiamo una barriera rigida che fissa nei 18 anni l'età sotto la quale deve succedere qualcosa e sopra la quale deve succedere un'altra cosa.
Se andiamo a vedere i dati, vediamo che sono allarmanti, perché i minori - cito solo questi - che in Piemonte hanno richiesto interventi da parte di strutture di neuropsichiatria infantile, sono passati da 37.710 del 2006 e a 50.335 nel 2016, con un incremento medio del 40 per cento.
Nello stesso arco di tempo, i minori nella fascia 10-18 presi in carico dalle medesime strutture per problemi specificamente psichiatrici sono aumentati del 100 per cento, passando da poco più di 5.000 a poco più di 10.000.
Chiunque abbia fatto anche un'esperienza all'interno ad esempio di Amministrazioni locali - penso alla mia precedente esperienza da Sindaco del Comune in cui vivo - sa che un minore di 14 anni che vada in crisi e che assommi magari delle comorbilità, quindi problemi di dipendenza e problemi di salute mentale di incerta classificazione rigida sia in un campo sia nell'altro, spesso e volentieri non trova risposte, o meglio non trova una efficace presa in carico tempestiva.
Quindi, qual è l'oggetto su cui ragiona questa mozione, che peraltro richiama una DGR del 2006? Che è tarata nell'area torinese, dove si individuava un centro di riferimento e una rete di servizi tra ospedale e servizi territoriali comunità, e ha trovato una scarsa attuazione pratica.
Prende poi spunto, invece, da un'esperienza di studio che si è sviluppata soprattutto nel quadrante sud-est del Piemonte, quindi l'area alessandrina dove si è tentato di attivare questa collaborazione tra strutture di neuropsichiatria e struttura di psichiatria per adulti all'interno dell'ASO di Alessandria, con attivazione di posti letto dedicati e con l'apertura ad una rete aperta rispetto ai servizi del territorio.
Cosa chiede la mozione? Intanto la mozione vuole fotografare una realtà, di cui spesso si parla molto poco e forse se ne sottovalutano i drammi, soprattutto in prospettiva, perché poi queste persone crescono e le famiglie in crisi continuano ad aggravare la propria condizione. Quindi, la mozione chiede intanto di tenere al centro del nostro dibattito e della nostra attenzione, anche in vista del futuro piano di salute mentale questo tema con le sue emergenze. Chiede di valorizzare quelle che sono le esperienze più avanzate; penso a quella che si è sviluppata con l'ipotesi di unità di trattamento di psicopatologia dell'adolescenza nel quadrante sud-ovest, per estenderla progressivamente agli altri quadranti piemontesi quindi coinvolgendo le altre hub regionali e le altre strutture sia ospedaliere sia territoriali che si occupano di questo campo. Chiede inoltre di ridefinire in modo congruo il numero di posti letto di neuropsichiatria e di SPDC dedicati alla psicopatologia dell'adolescenza con l'attivazione di èquipe funzionali integrate, cioè quel concetto di multidisciplinarietà di cui avevamo già ragionato nell'altra mozione per quanto riguarda la residenzialità psichiatrica.
Ripeto che in questo caso le premesse e l'analisi che prende spunto anche da documenti della Regione e da una deliberazione di oltre dieci anni fa sono quasi più importanti che non il dispositivo e speriamo, se verrà accolta dall'Aula, che sia un punto di partenza forte per la definizione di quel piano di salute mentale complessivo in cui ci sta anche questa fascia di popolazione incerta e di difficile presa in carico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Intervengo brevemente.
Io lo condivido, potremmo dire che il tema dell'esordio è certamente un tema fondamentale. Volevo solo chiedere al primo proponente, collega Appiano, e ai colleghi di maggioranza, se oltre al primo punto, che è quello di un progetto pilota sul quadrante nord-est, non si volesse inserire un secondo punto che, senza mettere tempi, permetta di estenderlo a tutto il livello regionale, qualora ovviamente.



(Commenti del Consigliere Appiano)



VIGNALE Gian Luca

Allora mi sono fermato prima, chiedo scusa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Evidentemente conosco il tema e conosco anche le motivazioni con le quali questo importante documento si conclude, facendo riferimento al quadrante sud-est, quello di Alessandria, nel senso che ci sono opinioni diversificate per quanto riguarda questo tema.
Ne parlavo poco fa con il Presidente Chiamparino: mi sento di chiedere un attimo di riflessione, perché le questioni sono due. La prima è che c'è un tema complessivo di valutazioni sul tema dei servizi psichiatrici per l'adolescenza, poi c'è un tema di distribuzione territoriale, perché in questo caso c'è una scelta particolare che viene fatta su una determinata zona della Regione Piemonte. Non c'è nulla in contrario sull'obiettivo di carattere finale, ma per quanto riguarda questo tema, si fa riferimento a posti letto, a situazioni particolari, al rapporto con l'ASL. Forse varrebbe la pena, prima di approvarlo, di fare una valutazione complessiva sull'intero territorio regionale, in modo da dare indicazioni più precise.
Non c'è alcuna contrarietà.
Credo che sarebbe utile anche per tutti i territori; poi magari la valutazione porta a dire che Alessandria è il posto ideale per partire con la sperimentazione, ma forse ci può stare anche il territorio di Cuneo o altri territori. In sostanza, non ho idea, ma non vorrei che questa, in qualche maniera, fosse un'occasione in cui da un'esigenza di carattere generale poi ci incontriamo sul particolare.
Invece, un documento complessivo sui servizi psichiatrici infantili è utile e ci può anche permettere di fare qualche riflessione prima ancora di cadere nel particolare. Credo che varrebbe la pena di poterlo fare e anche decidere se eventualmente la forma sperimentale si fa ad Alessandria. Ben venga, ma avendo il quadro generale possiamo anche capire se possiamo avere una o due sperimentazioni in base anche all'articolazione del territorio della Regione Piemonte.
Quindi, l'invito che sento di fare a nome della Giunta è di chiedere ai proponenti se possiamo soprassedere per un paio di settimane, nelle quali possiamo anche dare, come Giunta, un contributo un po' più preciso alla discussione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie.
Essendo io persona di buonsenso, e condividendo il fatto che è difficile che un tema così complesso ottenga risposte semplice e soprattutto in pochi minuti, accolgo, anche a nome degli altri firmatari questa proposta di approfondimento.
L'idea - ribadisco - non è quella di fermarsi da un quadro generale a un'ipotesi puntuale, dimenticandosi del resto della Regione, perché abbiamo dei precedenti progetti pilota che partono in una parte della Regione e poi si estendono. Penso alla delibera del 2006, che ragionava proprio sul Regione Margherita, ma che purtroppo non ha esplicato tutti i suoi effetti come magari ci si aspettava.
Prendiamoci pure questa pausa circostanziata nei termini, ma mi premeva, visto che oggi si parlava di psichiatria, porre all'attenzione un'altra zona grigia di cui dovremmo occuparci efficacemente.



PRESIDENTE

Perfetto.
La discussione sulla mozione è quindi sospesa.
Passiamo alla mozione n. 1195 presentata da Vignale, Benvenuto, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Ravello, Ruffino, Sozzani, inerente a "Differimento dell'applicazione della DGR 29-3944. Revisione della residenzialtà pschiatrica".
La mozione è già stata illustrata, quindi procediamo con la votazione.
Indìco la votazione nominale sulla mozione n. 1195.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 15 Consiglieri hanno votato NO 21 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Esaminiamo l'ordine del giorno n. 1209 "Linee di indirizzo sull'applicazione della DGR 19 settembre 2016, n. 29-3944 'Revisione della residenzialità psichiatrica. Integrazioni a DGR n. 30-1517/2015 e s.m.i.'" presentato da Appiano, Accossato, Barazzotto, Baricco, Boeti, Caputo Corgnati, Ferrentino, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Laus, Motta Ottria, Ravetti, Rossi, Rostagno, Valle Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1209, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Mozione n. 1210 presentata da Appiano, Accossato, Barazzotto, Baricco Boeti, Caputo, Corgnati, Ferrentino, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi Laus, Motta, Ottria, Ravetti, Rossi, Rostagno, Valle, inerente a "Residenzialità psichiatrica: rinvio attuazione e rivisitazione della DGR 29-3944 del 19 settembre 2016, a seguito della bocciatura del ricorso al TAR in data 8-09-2017 ".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Rapidamente, più che altro per dibattere anche rispetto alla discussione generale che si è tenuta. Francamente devo dire che dal collega Appiano, dai colleghi della maggioranza e anche dal collega Grimaldi, che si è definito "basagliano ortodosso" (e poi leggeva sue precedenti dichiarazioni), ci aspettavamo qualcosa di più. Prendo questi due minuti per dire questo, nel senso che sicuramente l'intervento del collega Appiano è stato dotto, appassionato e quant'altro si può dire rispetto alla sua ars oratoria, ma poi cosa bisogna vedere sono i fatti, i contenuti.
Oggi, questi fatti e questi contenuti in Consiglio non li ha presi perché noi abbiamo chiesto, in maniera anche molto delicata e gentile, la possibilità, rispetto ad altri dibattiti che sono stati molto più caldi, di sederci intorno ad un tavolo e rimetterci a discutere di una riforma sanitaria che coinvolge tremila persone e che ha delle ricadute.
Tra l'altro, il collega Appiano, come altri colleghi, condivide ed hanno compreso benissimo le cadute negative, fortemente negative, e quindi sentire dire ancora una volta dall'Assessore Saitta che tutto va bene, che ci sono le tempistiche, che il 9 dicembre parte solo la richiesta. È ovvio che se parte la richiesta di autorizzazione all'accreditamento partono anche i licenziamenti e le eventuali procedure di assunzione di nuovo personale, quindi parte la macchina.
Assessore Saitta, lei può dire che il 9 dicembre non è il diluvio universale - ci mancherebbe, ma tra l'altro ci auguriamo che in questi giorni possa piovere un po' per la situazione disastrosa di siccità nella nostra Regione - ma non è che con una battuta ce la caviamo.
Non sarà il diluvio universale, ma inizia questo percorso, che è un percorso con tempistiche molto precise e con conseguenze altamente prevedibili. L'abbiamo chiesto anche con un'interrogazione l'altro martedì in Aula e lei ci ha detto: "Eh, ma non so quali saranno le ricadute sul personale. Posso saperle solo all'8 di agosto, a termine della procedura".
Ma non è vero, le possiamo sapere e le possiamo calcolare. Le associazioni hanno calcolato quali saranno le ricadute: basta vedere quali sono le ore, la rivalutazione dei pazienti, che comunque non è ancora terminata, quindi anche su quello siamo veramente in uno stato forte di confusione, ma una previsione, almeno indicativa, delle ricadute si ha e sono ricadute pesanti.
Si è detto prima, tra l'altro con un combinato disposto anche della delibera del 3 agosto 2017, che temiamo la riapertura dei manicomi, ma temiamo anche l'allontanamento dal sistema sanitario di persone con problemi sanitari cronici.
L'hanno detto tante volte: l'ha detto il collega Ottria, il collega Allemano, il collega Appiano. Sono pazienti cronici e non è che se un paziente ha il diabete o la bronchite cronica, si fa la diagnosi, si prova a farli guarire, se non guariscono le si abbandona.
Dobbiamo dare delle risposte; dovremo dare delle risposte. Voi sapete che la nostra medicina territoriale non è pronta ad accogliere - penso anche ai miei colleghi, medici di base - un carico di questo tipo, quindi noi dobbiamo dare risposte concrete e la risposta della residenzialità leggera era una risposta più adeguata possibile, sia dal punto di vista del budget, ma anche dell'efficienza ed efficacia terapeutica, perché comunque c'erano risposte sanitarie, che non è solo il farmaco, l'antidepressivo o l'antipsicotico, ma è un risposta di un'èquipe multidisciplinare.
Se andiamo a sfaldare questo sistema, migliorerà o peggiorerà la situazione dei nostri pazienti? È una situazione in cui abbiamo visto che c'è un'ennesima - quarta o quinta - epidemia strisciante, nel senso che le patologie psichiatriche aumentano, dovute a un aumento della crisi economica, delle pressioni socio economiche lavorative, all'abuso delle tecnologie digitali informatiche (siamo sempre iper-connessi e siamo sempre sotto pressione) o magari anche a fattori ambientali di inquinamento.
Stiamo andando nella direzione esattamente opposta. Quando sento citare Basaglia in quest'Aula, con questi provvedimenti, permettetemi di dire che rabbrividisco, perché penso che stiamo andando coscientemente coerentemente e con forza - userei anche parole più dure - nella direzione opposta. Opposta.
Dato che immagino che anche la nostra mozione non verrà votata favorevolmente, anche se abbiamo aggiunto un "valutare la fattibilità" proprio per cercare di essere (anche se non mi può piacere moltissimo) più democristiani possibili, nel senso di provare a cercare di individuare percorsi che diano veramente delle alternative anche a questa tagliola non è il diluvio universale, ma è una tagliola - del 9 dicembre, da cui parte un percorso in cui non si potrà tornare indietro.
Non si potrà tornare indietro e le conseguenze le vedremo, perché anche sulla carenza del personale, che poi ci sarà nel SP3, con l'obiettivo di avere la presenza attiva notturna, già nell'aria si sente, si annusa ipotesi di raggruppare gruppi appartamento uno di fianco all'altro (che possono essere unità separate, ma vicine come in un condominio), quindi avremo magari stabili con 20 o 30 realtà di pazienti e quindi cinque o sei gruppi appartamento che in questo modo potranno garantire la sostenibilità finanziaria, ma non già la sostenibilità sanitaria e dunque anche lì si ricreeranno mini-manicomi.
Inoltre, il tema di cui parleremo - e chiederemo il prima possibile la convocazione in IV Commissione al Presidente Ravetti, che ha un elenco lungo così di richieste - è l'approfondimento della DGR 3 del 2017, in particolare il rapporto con le case di cura private, alcune delle quali saranno destinate a diventare strutture per accoglienza psichiatrica quindi di nuovo mini-manicomi, facendo rientrare dalla porta quello che abbiamo annullato e sormontato finalmente con il superamento dei manicomi e l'istituzioni anche per la parte giudiziaria delle REMS.
Chiudo solo dicendo che sono deluso, mi aspettavo veramente qualcosa di più da questo Consiglio: un'apertura reale, non solo a parole, sulle problematiche che siamo andati ad affrontare. Non so davvero cosa augurarmi, anche perché alcuni dei temi che ha inserito il collega Appiano erano condivisibili, altri non li abbiamo compresi, come ad esempio il tema dell'extra budget e di come dovrebbe essere gestito. Non abbiamo quindi votato questa mozione perché alcuni temi non li abbiamo capiti, pur essendo condivisibile la premessa di base.
Veramente, speravamo di poter fare molto di più in questo Consiglio viste anche le tante persone presenti, giusto per dare un segnale che questa Istituzione ha compreso le difficoltà cui si va incontro e opera quotidianamente per risolvere problemi e non per crearne altri.



PRESIDENTE

Ci sono ancora due richieste di intervento. Ricordo che avevamo fissato un incontro con le associazioni e quindi vi chiedo se volete tenere conto di questa situazione, altrimenti il Consiglio può fare quello che vuole.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

No, il Consiglio - come ben sa - non può fare quello che vuole.



PRESIDENTE

Discutere quello che vuole.



APPIANO Andrea

Però è stata illustrata una mozione e non vorrei che passasse l'idea che, solo perché sono state presentate delle mozioni dalle opposizioni, noi le bocciano per partito preso. Il limite dei due atti di indirizzo delle minoranze sta nel fatto che si limita a prevedere una dilazione di tempi.
Fine. Noi riteniamo invece che sia necessario, con un percorso intelligente e che non fotografi ai 90 giorni dall'efficacia della delibera il redde rationem di tutto, creare una strada intelligente per poter integrare anche quanto attualmente previsto e declinato in termini di livelli essenziali dalla DGR 29.
Del resto, le linee guida di applicazione devono essere lette - secondo me - contestualmente alla chiusura della sentenza del TAR che, nel formulare una valutazione di legittimità formale della DGR 29, dice e dunque fonda quella valutazione di legittimità sul fatto che si è aperto quindi si deve aprire concretamente - il percorso applicativo della riforma a possibili modifiche in itinere anche per ciò che concerne gli incombenti imposti alle strutture private, il che lascia intendere come la Regione abbia scelto di affidare a una fase di sperimentazione iniziale la valutazione di eventuali effettive criticità meritevoli di intervento correttivo.
Le nostre linee guida stanno comunque nella logica di una sentenza che ha aperto essa stessa, nel fondare la legittimità della DGR 29, ipotesi di modifica o di correzione, dando dei tempi che vanno ben al di là dell'8 dicembre (o il giorno successivo, essendo festivo) e che prevedono - come nell'atto di indirizzo sta scritto - che, laddove vi sia l'esigenza, quei quattro mesi vengano prorogati ovviamente con degli atti amministrativi (non è che la proroga avviene senza che ci sia un atto amministrativo) ricordando infine che in questi mesi la IV Commissione esiste e avrà il preciso dovere, essendo quella la sede competente, di monitorare tutto quanto sta accadendo.
Questo non è l'ultimo momento in cui si dibatte né con gli operatori n come Consiglio né come Consiglieri su questo tema.



PRESIDENTE

Naturalmente il Consiglio può discutere all'interno del Regolamento che si è dato, come desidera.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
A me ha fatto piacere che la maggioranza abbia aperto un discorso sulla neuropsichiatria infantile, perché ritengo che la Regione Piemonte sia dotata di un monitoraggio del disagio infantile e adolescenziale che rappresenta un fiore all'occhiello a livello nazionale e penso che tale monitoraggio possa essere proprio uno spartiacque per intervenire maggiormente in questo settore.
Se andiamo a vedere questo monitoraggio, i dati sono fortemente allarmanti. Lo diceva prima il Consigliere Bono: i pazienti in carico ai servizi di neuropsichiatria infantile crescono vertiginosamente di anno in anno. Non si sa qual è la causa, probabilmente il disagio sociale unito a varie forme di inquinamento, sia chimico che di onde wireless. A proposito di queste ultime, è stato anche presentato un lavoro importante, un allarme pubblicato su The Lancet nel 2009, dove si parla di una pandemia silenziosa.
Se facciamo uscire dal silenzio questa pandemia, è un fatto importantissimo, su questo vi comprendo e sono d'accordo. Tuttavia sull'altro fronte ci sono degli aspetti tecnici della DGR 29 che sono delle "tagliole" che vanno in qualche modo ammortizzate e smussate, perché se continuiamo a mantenere l'obbligo di presentare una pianta organica che deve essere armonizzata a una presa in cura dei pazienti - cura che non è più di tipo sanitario, ma è anche di socio-assistenziale - è ovvio che la stessa dovrà essere legata a questi nuovi criteri. In questo modo noi obblighiamo le aziende che prestano queste cure ad adeguare il personale a una realtà che è indicata nella DGR, su questo non si scappa.
Di conseguenza, o la maggioranza prende di petto questa situazione, che è un aspetto tecnico-amministrativo, oppure non se ne esce più. Io mi aspettavo che questo fosse ben chiaro nel vostro atto di indirizzo perch se non andiamo a intervenire su questo fronte, poi ci troviamo in una situazione rispetto alla quale non possiamo tornare indietro poich perderemmo personale educativo importantissimo nel percorso riabilitativo di questi pazienti.
Io ho vissuto sul territorio la creazione dei due gruppi appartamento ho parlato col neuropsichiatra, il quale l'ha vissuta con grandissimo entusiasmo negli anni passati perché era un modo per fare un passo in avanti verso un processo riabilitativo che consentisse a questi pazienti di uscire da una zona psicologica grigia di grande sofferenza e quindi di offrire, con una casa, una situazione che consentisse l'avvicinamento al reinserimento sociale di questi pazienti. Ma se allontaniamo dai percorsi di cura proprio i pazienti più vicini alle abitazioni, facciamo il percorso opposto, e questo io speravo fosse preso di petto.
In definitiva, col nostro atto di indirizzo cerchiamo di smussare gli angoli, di trovare una soluzione a questa problematica, che è imprescindibile se non si affronta di petto la DGR 29.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 1210, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Ricordo che in Sala Viglione, fra circa cinque minuti, incontriamo le associazioni che hanno fatto richiesta di avere un incontro con i Capigruppo e, naturalmente, con i Consiglieri che desiderano partecipare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



< torna indietro