Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.154 del 10/05/16 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Interrogazione a risposta immediata n. 1057 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Accordi per la progettazione e costruzione di una nuova struttura recettiva nel Comune di Cesana gestita dall'Azienda Club Med"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1057, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Approfittiamo del fatto che, da quanto abbiamo ricavato da fonti giornalistiche, sembra che oggi si sia firmato o si debba firmare - non sappiamo esattamente la tempistica - un accordo che consentirebbe all'Azienda Club Med di investire in un progetto che riguarda il sito di Cesana, che attualmente ospita il "relitto" della pista da bob. Una pista che è un'eredità olimpica che nessuno vuole, nel senso che ormai è un impianto non più utilizzabile, considerato anche il fatto che è stato svuotato dell'ammoniaca e quindi non può più essere refrigerato. E' soprattutto, un impianto che richiederebbe costosi investimenti per la sua demolizione.
Abbiamo ricordato nelle premesse della nostra interrogazione che nel sito si trova anche un sito archeologico, di cui ci siamo occupati in passato, perché è emerso proprio durante le opere di costruzione della pista da bob ed è stato tombato e messo in sicurezza nell'attesa di essere riscoperto e magari di potere essere oggetto di ulteriori studi.
Abbiamo, quindi, appreso che vi sono diversi soggetti coinvolti in un tavolo, che dovrebbe portare proprio all'avvio di questo progetto. Abbiamo manifestato, attraverso dei comunicati stampa, le nostre preoccupazioni per l'aspetto relativo all'ambiente, quindi relativo all'impatto che costruzioni come un villaggio turistico potrebbero avere sulla natura circostante, che, tra l'altro, è già fortemente provata dall'insediamento olimpico.
Dal momento che abbiamo letto, sempre attraverso fondi di stampa, che sarebbero superati già tutti i problemi legati all'impatto ambientale vorremmo avere qualche aggiornamento in merito all'accordo firmato oggi ammesso che sia stato firmato, e all'iter che dovrebbe, da adesso in poi portare alla costruzione di quest'insediamento turistico.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

L'interrogazione riguarda il progetto dell'azienda Club Med per lo sviluppo turistico nell'area di Cesana, che prevede la demolizione della pista da bob ed il recupero dell'intero sito, ivi compresa la bonifica dello stesso, in cui è stato costruito l'impianto per le Olimpiadi di Torino 2006. Viene richiesto alla Giunta di spiegare quale sarà l'iter progettuale, urbanistico e di riqualificazione, oltre che le tutele ambientali e del sito archeologico, che si intende portare avanti per permettere all'azienda richiedente di sfruttare l'area in oggetto.
Premesso che sono in corso apposite verifiche sulla fattibilità progettuale, di seguito si comunica come si procederà una volta che il progetto verrà presentato formalmente, perché allo stato attuale dell'arte c'è una manifestazione di disponibilità di interesse positivo da parte dei Comuni, non solo del Comune di Cesana, da parte della Città metropolitana e da parte della Regione Piemonte a che ci sia questo investimento turistico all'interno dei Comuni della Via Lattea. Fino ad ora il gruppo di lavoro tecnico e politico, che è stato costituito e che ha visto la partecipazione di Regione Piemonte, di Città metropolitana e dei Comuni interessati, ha definito quale sarà l'iter progettuale una volta presentato il progetto riferito all'insediamento turistico ricettivo da parte di Club Med.
Quindi, ad oggi, non essendo stata presentata nessuna ipotesi progettuale, i soggetti partecipanti a questo gruppo di lavoro si sono concentrati unicamente relativamente alla condivisione dell'iter progettuale. Voglio ricordare che Club Med è un soggetto internazionale e molte volte un soggetto internazionale sostanzialmente si spaventa dell'iter procedurale all'interno del percorso autorizzativo all'interno del nostro Paese.
Quindi, sino ad ora non c'è un giudizio sulla soluzione e sulla compatibilità ambientale del progetto, perché il progetto non è stato presentato.
Nell'ambito delle ipotesi procedurali analizzate al fine di garantire l'esame di tutte le problematiche di carattere urbanistico ed ambientale per un progetto importante come quello della riconversione dell'impianto del bob di Cesana, la strada scelta alla luce delle condizioni date è quella individuata dal DPR 160/2010.
Tale norma assegna al SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) la procedura per l'approvazione di progetti e delle relative varianti urbanistiche per "attività di produzione di beni e servizi, incluse le attività agricole, commerciali e artigianali, le attività turistiche e alberghiere, i servizi resi dalle banche e dagli intermediari finanziari e i servizi di telecomunicazioni", da attivare attraverso la Conferenza dei Servizi di cui alla legge 241/1990, ai sensi dell'articolo 17 bis della legge regionale 56/77 e s.m.i.
La Conferenza dei Servizi, nell'ambito della quale vengono valutati tutti i necessari pareri e autorizzazioni, prevede la partecipazione del Comune interessato, della Città metropolitana e della Regione, oltre che di tutti gli altri enti e soggetti previsti dalla citata legge 241/1990, ivi compresi i soggetti interessati e coinvolti a titolo ambientale e, nel caso specifico, anche di quello archeologico.
A tale procedura e al relativo percorso di valutazione ambientale strategica si affianca, in parallelo nello specifico caso, il percorso di valutazione di impatto ambientale, di competenza provinciale; nell'ambito della VIA verranno esaminati ed affrontati tutti i temi posti dagli interventi ipotizzati, ivi compresi gli aspetti legati alla tutela paesaggistica, architettonica e archeologica.
In tale sede dovrà quindi essere attentamente valutato ed assunto quale tema specifico quello della necropoli portata alla luce nel corso della costruzione della pista da bob, tema che dovrà trovare una specifica e coerente risposta progettuale nel corso della procedura di VIA.


Argomento: Musei

Interrogazione a risposta immediata n. 1059 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Trasferimento presso il Museo Paleontologico della Città di Asti dei rari fossili viventi di Celacanti e di Pardiglanis"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1059 presentata dalla Consigliera Segretaria Motta, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



MOTTA Angela

Sono un po' complicati come nomi, ma sono tre rarissimi esemplari di pesci primordiali, fossili viventi che vivono nei mari africani, che un medico astigiano ha donato al Museo regionale di scienze naturali di Torino. Purtroppo, essendo oltreché rari delicati, hanno bisogno di una vasca di conservazione molto particolare e anche abbastanza costosa.
Per il fatto che il Museo di Scienze Naturali di Torino sia ormai chiuso, a seguito dello scoppio della bombola di gas del 2013, e quindi questa prolungata chiusura mette a rischio la corretta conservazione di questa collezione, il dottor Domini ha scritto ai giornali settimane fa lamentando il fatto che, per una serie di rimpalli burocratici tra il Museo regionale di scienze naturali, la Regione e il Museo paleontologico astigiano, non sono state fornite delle risposte circa la garanzia della conservabilità di questi reperti.
Considerato, inoltre, che il Museo paleontologico artigiano si sta ingrandendo, lo stesso ha ritenuto che tali fossili potrebbero essere trasferiti ad Asti. Poiché la dotazione degli impianti di filtraggio e di conservazione risulta costosa, aveva altresì assunto l'impegno di affrontare in prima persona tali oneri, eliminando in tal modo l'alibi agli Enti pubblici che avrebbero potuto giustificare questo mancato trasferimento perché troppo costoso.
Premesso, dunque, il sostegno da parte di questo benefattore, chiediamo se la Regione può farsi promotrice di questo rapido trasferimento, in modo che possano essere conservati ma soprattutto fruibili al pubblico.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Se la precedente vicenda, bene o male, la conoscevo anche indirettamente, in questo caso non farò altro che dare lettura di una nota pervenuta dall'Assessora Parigi.
Nell'interrogazione in oggetto, la Consigliera regionale Motta fa presente che la prolungata chiusura del Museo regionale di scienze naturali mette a rischio la corretta conservazione delle collezioni, tra cui tre rarissimi esemplari di Celacanti e di Pardiglanis, fossili viventi, e che il recente ammodernamento del Museo paleontologico della città di Asti rende tale sede un'ottima opzione per la loro buona conservazione e per renderli accessibili agli studiosi e al pubblico. Pertanto, interroga l'Assessora competente per sapere se non ritenga opportuno farsi promotrice di un rapido loro trasferimento presso tale Museo.
Al riguardo, si fa presente quanto segue.
Nonostante la chiusura del Museo, i locali sono stati resi accessibili ai conservatori, nel rispetto di particolari procedure di accesso, per garantire l'operatività in sicurezza ai sensi del decreto legislativo 81/2008 e s.m.i.
Conseguentemente, i conservatori hanno regolarmente effettuato verifiche e controlli ed eventuali interventi manutentivi su tutte le collezioni presenti nel Museo. In particolare, i tre Celacanti, nonch l'esemplare di Pardiglanis, sono conservati in locali lontani dagli spazi oggetto dell'esplosione del 3 agosto 2013. I conservatori del Museo hanno regolare accesso tre volte la settimane nei locali in cui sono conservati tali esemplari, per consentirne un controllo costante, come avveniva prima della chiusura della sede. Nel rispetto delle procedure sopra citate l'accesso ad eventuali studiosi è possibile per attività di ricerca.
I principi di conservazione e ricerca alla base delle attività del Museo sono pertanto pienamente garantiti. La fruizione da parte del pubblico di qualsivoglia esemplare conservato presso il Museo è sempre oggetto di valutazione da parte del personale curatoriale, in funzione della rarità, preziosità e dello stato di conservazione del reperto. Nel caso dei Celacanti e del Pardiglanis, l'aspetto scientifico prevale assolutamente su quello ostensivo.
Alla riapertura della sede di Via Giolitti è comunque intendimento della Direzione del Museo organizzare l'ostensione dei medesimi nei locali "Lo spettacolo della Natura", a rotazione, in considerazione dell'impossibilità di esporli per un lungo periodo onde evitare danneggiamenti.
Sarà questa l'occasione per renderli accessibili al più vasto pubblico possibile.
Per tutto quanto sopra esposto, non sussistono, a giudizio della Direzione regionale cultura, motivi per il loro trasferimento presso altro Museo.


Argomento: Asili nido

Interrogazione a risposta immediata n. 1054 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Il caso del micronido dell'Ospedale di Mondovì"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1054, presentata dalla Consigliera Chiapello, che la illustra.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Stiamo parlando di un micronido inaugurato in pompa magna il 20 giugno 2013. La struttura è costata 357.000 euro, di cui 232.000 euro a carico della Regione.
Purtroppo, la retta è troppo alta rispetto ad altri asili nido della città. Potrebbe ospitare 24 bambini dai tre ai 36 mesi, ma in realtà in tre anni è arrivata una sola richiesta.
Mi chiedo, dunque, cosa si può fare affinché si sblocchi la situazione e si eviti lo spreco di un'opera finanziata interamente con fondi pubblici.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Partendo subito dalla domanda finale, è chiaro che si sarebbe dovuto fare un'attenta valutazione del mercato, ma purtroppo questo non è avvenuto. Ma veniamo alle questioni puntuali.
Le riformazioni che riporto sono già state trasmesse dall'ASL di Cuneo nelle scorse settimane ad alcuni organi di informazione che avevano manifestato interesse per il micronido aziendale. La struttura, come la collega ha ricordato, è costata complessivamente ben 357.000 euro, con circa il 70% della cifra erogato interamente dalla Regione Piemonte, ed è sorta principalmente per ospitare i figli dei dipendenti del nosocomio monregalese. Lo scarso afflusso di bambini è probabilmente da imputare anzi, ne sono convinto - al costo non vantaggioso rispetto alle tariffe di mercato. Ciò nonostante l'ASL non può - né deve, per mandato istituzionale integrare la retta: è una regola, una norma.
"Quadrifoglio" è il nome della onlus con cui lo scorso 1° gennaio si è fusa la Cooperativa "Vita" di Saluggia a cui in origine era stata affidata la concessione della gestione del micronido. L'accordo attualmente in essere ha durata quinquennale e si esaurirà il 27 maggio 2018. Il sodalizio fu scelto in sede di gara in virtù del vantaggioso rapporto qualità/prezzo poi oggetto di una ricontrattazione migliorativa. Sono in tutto quattro le tipologie di rette mensili applicabili (con sconto del cinque per cento per i dipendenti dell'ospedale e dell'AMOS), la cui entità probabilmente è sufficiente per intuire il perché della totale assenza di richieste: la retta "full time" (6.30-18.30, con un massimo di nove ore di frequenza) ammonta a 670 euro; la tariffa del part-time mattutino, che è di 430 euro è di poco superiore a quella del part time pomeridiano, che ammonta a 380 euro, mentre il prezzo della retta part time è di 580 euro.
L'iscrizione al micronido aziendale è anche aperta ai figli dei titolari di rapporti di lavoro flessibile, ai figli dei dipendenti delle ditte che hanno in corso appalti con l'Azienda, e ai figli di titolari di rapporto di lavoro autonomo convenzionato con l'Azienda. In ultimo, il servizio è rivolto ai privati cittadini in caso di disponibilità di posti.
La struttura può contenere sino a 24 bambini, di età compresa tra i tre e i 36 mesi.
A seguito della richiesta da parte dell'ASL-CN1 nel marzo scorso di una fattiva soluzione, la cooperativa Quadrifoglio ha manifestato la piena disponibilità all'apertura del micronido, facendo tuttavia presente che nonostante tutti gli sforzi profusi fino ad oggi continuano ad essere insufficienti le domande di iscrizione da parte delle famiglie.
Appare evidente che forse siamo in presenza di un eccesso di offerta rispetto all'esigenza attuale del territorio, come si evince peraltro dalla retta della cooperativa in cui si fa presente che il Comune di Mondovì segnala la presenza di posti liberi negli asili nido comunali. C'è proprio un eccesso di offerta in generale su quel territorio.
Sono certo che il Direttore dell'ASL-CN1, Francesco Magni, saprà assumere le decisioni necessarie per evitare di lasciare ancora in stallo questa situazione. E' chiaro che va risolta velocemente e non ho dubbi che il Direttore proceda anche in fretta.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Contratti ed appalti - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1055 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Ritiro della procedura negoziata per il servizio di vigilanza antincendio-ASL-NO"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1055, presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con determina n. 534 del 12 aprile 2016, l'ASL di Novara avviava una procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando, al fine di affidare in via d'urgenza un servizio di vigilanza antincendio per un anno più eventuali sei mesi di proroga, per un importo di 1.248.300,00 euro più IVA.
Detto servizio è un adempimento che diventa inderogabile dal 1° giugno 2016.
Noi constatiamo che l'importo è un soprasoglia e, quindi, richiederebbe una procedura aperta; la procedura negoziata senza bando, ai sensi dell'articolo 57, comma 2, lettera c), può essere avviata solo per ragioni di urgenza non dipendenti dall'Amministrazione e nel caso in questione si da corso a un decreto ministeriale del 19 marzo 2015; la determina è carente di alcuni elementi essenziali come la modalità di aggiudicazione (prezzo più basso o offerta economicamente più vantaggiosa) o il numero di soggetti da invitare alla procedura.
Quindi, interroghiamo il Presidente della Giunta e l'Assessore per sapere se si intenda chiedere il ritiro della determina.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Essendoci una competenza diretta in questa materia da parte dell'Azienda Sanitaria sulle decisioni che riguardano quel territorio evidentemente, ho chiesto informazioni al direttore e riferisco (può essere utile in relazione alla domanda che il collega ha posto) quanto mi ha fornito.
Dopo la pubblicazione del decreto ministeriale che regola la tecnica degli antincendi nelle strutture sanitarie pubbliche e private nel marzo 2015, l'ASL di Novara, per adempiere alle prescrizioni, ha avviato il processo di formazione degli operatori e la verifica della dotazione organica per la costituzione della squadra antincendio.
Nonostante l'attività intrapresa, è emersa in via definitiva l'impossibilità a provvedervi con personale proprio e formato e a ci esclusivamente dedicato con copertura oraria per 24 ore, con cinque unità di personale, come da indicazioni del Responsabile Tecnico Sicurezza antincendio e Responsabile Servizio Protezione e Prevenzione aziendali pena il grave pregiudizio delle attività sanitarie e per il rispetto della turnazione del personale.
Perciò, nell'aprile scorso, l'ASL ha avviato una procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara (ai sensi dell'articolo 57 comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 163 del 12/04/2006) per affidare ad operatore economico il contratto per l'esecuzione del "Servizio di sorveglianza attiva antincendio" presso l'Ospedale di Borgomanero, della durata di dodici mesi più sei mesi di eventuale proroga; e ciò nelle more di espletamento di procedura ordinaria, nelle forme della procedura aperta o ristretta, di competenza dell'AIC 3 (centrale unica di committenza del quadrante).
Con questo atto sono stati approvati, quale parte integrante e sostanziale, la lettera di invito a presentare offerta e i suoi allegati la lettera di invito, punto3), fa esplicito riferimento al criterio di aggiudicazione: criterio del prezzo più basso, secondo le modalità indicate al punto che poi richiamerò.
In riferimento al numero di soggetti da invitare, la determina fa espresso riferimento al disposto dell'articolo 57, comma 6, del decreto legislativo 163/2006, che prevede un numero minimo di tre operatori da consultare.
L'ASL di Novara ha pubblicato sul sito istituzionale, nella sezione Amministrazione Trasparente, sotto sezione "Bandi e gare", la determina a contrarre n. 534/2016, in quanto, in questo caso, è atto sostitutivo del bando di gara.
La lettera di invito è stata inviata il 12 aprile 2016, tramite PEC, a cinque operatori economici individuati attraverso ricognizione del mercato sulla base di informazioni riguardanti le attuali aggiudicazioni di altre Aziende Sanitarie per servizi analoghi, nel rispetto dei principi desunti dall'articolo 57, comma 6, del decreto legislativo n. 163/2006, con termine di scadenza il 27 aprile 2016. La lettera di invito precisava che trattandosi di procedura svolta con modalità di urgenza, si stabiliva un termine di ricezione delle offerte inferiore a quanto previsto dall'articolo 70, comma 5, del decreto legislativo n. 163/2006.
Alla procedura hanno partecipato cinque operatori economici; la migliore offerta presenta un ribasso del 38,16 per cento.
Queste sono le informazioni che motivano la scelta che è stata compiuta da parte dell'Azienda Sanitaria.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1058 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Mobilità passiva, la Regione avvii subito un'indagine"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1058, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come sanno i Consiglieri presenti e l'Assessore, di questa vicenda abbiamo discusso più volte, almeno in Commissione. Lo scorso anno abbiamo anche chiesto, durante la discussione del bilancio, uno studio, ASL per ASL e territorio per territorio, sul tema della mobilità passiva, per comprendere esattamente da dove venissero e cosa cercassero i piemontesi che spendono più di 350 milioni di euro in altre strutture sanitarie.
Come dicevamo già con l'Assessore, è risaputo che molti piemontesi soprattutto quelli abitanti al confine con la Lombardia e la Liguria spesso scelgono le prestazioni sanitarie oltre regione. Questo, ovviamente potrebbe essere ricondotto alle lunghe liste d'attesa che abbiamo in particolare su alcuni servizi e alla ricerca, per carità, anche di primari particolarmente qualificati.
Tuttavia, il rischio - l'Assessore lo sa, ce lo ha sentito dire tante volte, soprattutto nella discussione che abbiamo avuto sul tema del Gradenigo - è che alcuni medici e soggetti che svolgono la propria attività nella nostra regione usino le convenzioni con il Servizio Sanitario Regionale per portare i pazienti in cliniche situate in altre regioni o almeno, questo era uno dei nostri timori, era una delle tante vicende di cui ci era stato detto: "Attenzione a non fare diventare i soggetti accreditati, soprattutto equiparandoli al pubblico, attrattori di istanze di altri soggetti privati, magari, che lavorano oltre i nostri confini".
Insomma, noi avevamo paura di una concorrenza sleale all'interno del sistema.
Purtroppo, come avrete letto sui giornali, in particolare la Repubblica, è stato riportato proprio il caso del Gruppo Humanitas, che è presente nel Torinese con le due strutture, quella dell'Ospedale Gradenigo e quella della Clinica Cellini. In un documento che è circolato, e continua a circolare all'interno dell'ospedale, dal titolo "Riorganizzazione delle attività di cardiologia ed emodinamica di Humanitas Cellini", si spiega che ai pazienti residenti in Piemonte che necessitano di coronografia e di angioplastica in regime di Servizio Sanitario Nazionale verrà offerta la possibilità di essere curati all'Ospedale Humanitas di Milano.
Inoltre, sempre stando al documento riportato dal giornale, "per chi lo desidera, è disponibile anche un servizio di trasporto, a condizioni concordate, dal domicilio fino all'Ospedale di Humanitas e ritorno a casa il giorno stesso delle dimissioni" - pensate un po' - "con la possibilità di far pernottare i familiari presso il residence dell'ospedale" - all inclusive, insomma! Gli ultimi dati a disposizione del 2013 ci ricordano che il Piemonte ha uno sbilancio di 55 milioni. Cioè, se i piemontesi in sanità pubblica fuori dalla nostra regione spendono più o meno 325 milioni, di fatto, il saldo è di 55 perché anche noi sappiamo attrarre, per 270 milioni, altri cittadini italiani che, invece, vengono qui.
A noi servirebbe - questa è la fine delle premesse - che l'IRES e l'Assessorato alla sanità, il più in fretta possibile, se possono avviino questo tipo di ricerche, anche perché in passato c'erano dei protocolli con altre Regioni, in particolare Liguria e Valle d'Aosta, sull'uso appropriato di alcune prestazioni.
Condividiamo le osservazioni che l'Assessore alla sanità ha detto sui giornali: appena è uscita questa notizia ha annunciato l'indisponibilità a rimborsare cure che si possono effettuare in Piemonte, e ha contestato soprattutto quell'equiparazione tra privato profit e no profit, in cui i privati svolgono attività pubblica in Piemonte. In parte, se è successo questo, sembrerebbe quasi come avamposto di un presidio fuori dal sistema piemontese.
Per questo interroghiamo l'Assessore, per sapere se intende avviare un'indagine sulla mobilità passiva, anche attraverso la collaborazione dell'IRES; se è effettivamente possibile capire cosa cercano questi piemontesi che ogni anno spendono più di 300 milioni in sanità in altre Regioni e se i casi citati dal giornale in particolare sono apparsi in altri istituti privati.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; prego.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Se il Consiglio e il collega consentono, vorrei inquadrare questo tema in termini nazionali, avendo questo incarico di carattere nazionale. Devo dire che, in una delle prime riunioni, ci siamo trovati a discutere della questione della mobilità, che è un tema che riguarda noi e tantissimo le Regioni del Sud.
Quelle della mobilità sono cifre esagerate. Ci siamo interrogati sui motivi di questa mobilità. Sicuramente, come lei ricordava, c'è la questione delle liste di attesa e della qualità, ma, entrando un po' nel merito e riflettendo, senza ancora dati precisi (poi dirò per quanto riguarda i dati), emerge, in modo particolare dalle Regioni del Sud - parlo del Governatore Zingaretti, Emiliano o De Luca - che non è ancora misurabile - ma arriveremo alla misurazione - e che gran parte di questa mobilità è determinata, non tanto dalla qualità, non tanto dalle liste di attesa, ma da una grande aggressività dei privati accreditati del nostro Paese - Italia - capaci di attrarre mobilità e, quindi, aumentare il loro risultato aziendale.
Mentre noi, come Regioni, dando applicazione al Patto di stabilità, in modo particolare al Regolamento, di fatto programmiamo la dimensione delle nostre attività e stabiliamo, in base alla programmazione pubblica, il budget da assegnare ai privati. Nell'attesa che questo venga definito da tutte le parti, noi definiamo il budget per i privati che operano qui, così come viene definito da altre parti, per cui, alla fine, noi pagheremo, a pie' di lista, quello che succede.
Oggi non c'è un governo della mobilità attraverso i privati, mentre c'è, da parte pubblica. Questo è il problema. Non è immaginabile - parlo della mia terra - che in Sicilia, anche attività normali non si possano fare. C'è la mobilità per attività ospedaliera normale.



(Commenti del Consigliere Monaco)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Sì, allora parliamo di un'altra Regione. Il Lazio non è proprio.
Quindi sicuramente c'è una componente importante.
C'è poi un sistema che non funziona, dovuto alla definizione puntuale dei rapporti tra credito e debito da parte delle Regioni, nel senso che la dimensione concreta del disavanzo e dell'avanzo è determinato, dopo due anni, attraverso le richieste che fanno altre Regioni. Dopo due anni arriveranno le richieste. Arriva proprio la richiesta, quindi c'è un ritardo di due, a volte anche tre anni.
Noi abbiamo dei dati fermi ad un paio di anni fa, che sono già sufficienti per capire. Anzi, c'è un dato ancora più importante che sto utilizzando (ed anche a questo proposito faremo un'iniziativa nazionale sulla mobilità) ed è il peso che hanno i privati, il peso che ha la qualità e il peso che hanno le liste d'attesa.
C'è poi un altro dato che stiamo utilizzando, che sono i flussi nazionali, cioè ogni Regione invia al Ministero della Salute i flussi regionali di attività. E', quindi, un altro sistema di carattere informativo.
Stiamo mettendo assieme tutti questi dati, perché alla fine di maggio massimo a giugno (quindi avremo i dati per quel momento), in questo incontro nazionale vogliamo capire come si può regolare l'attività dei privati o, perlomeno, consentirla, nel caso di mobilità, soltanto per alcune tipologie.
E' bene ricordare che anche noi abbiamo delle specialità: definiamo le modalità. Ma è evidente che se noi - faccio il caso dell'emodinamica abbiamo delle emodinamiche e dobbiamo utilizzare, non è che possiamo.
Non è che sia una cosa straordinaria fare un'angioplastica.
Personalmente, penso che, alla fine di questo mese o al massimo a giugno, avremo questi dati per questa iniziativa nazionale, che permette anche di inquadrare il tema e assumere qualche iniziative anche a livello nazionale, perché è altrettanto importante.
Nel particolare, con la Lombardia abbiamo già avviato delle iniziative poi esiste il problema dell'Assessore, che deve essere nominato e non so se sia stato fatto in questi giorni, ecc. ma parlando con il Governatore Maroni, lui è d'accordo; lo stesso con la Liguria, ho parlato con Toti e anche con la mia collega della Valle d'Aosta, siamo già d'accordo. Anche sulla base di questo quadro di carattere nazionale sicuramente arriveremo ad un'intesa nazionale. Posso dirvi, poiché la questione non riguarda soltanto il Piemonte, ma tantissime Regioni, anche quelle che normalmente vengono ritenute d'eccellenza, oggi, in termini generali, sulla mobilità prevale l'opinione, tra le Regioni che hanno un saldo negativo, di non pagare quello che viene richiesto, senza una motivazione che risponda anche alla programmazione delle singole Regioni.
Si aprirà un forte contenzioso, e anche noi siamo su questa posizione.
Quindi, avremo i dati e riusciremo ad averli al 2013, forse 2014; questa riflessione più nazionale probabilmente potrà consentirci maggiori possibilità, anche perché è chiaro che il privato, le modalità, ecc. sono tutte questioni che richiedono un intervento nazionale; in ogni caso mancando quello, un'intesa locale tra le Regioni ci sembra la modalità migliore.
Quindi, a fine di questo mese, o massimo a giugno, avremo il quadro anche della Regione, ma la cosa più interessante è il quadro nazionale.


Argomento: Opere pubbliche - Trasporti su ferro - Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 1056 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "Sistemi di trattamento delle acque di galleria presso i cantieri della tratta Alta Velocità Milano-Genova linea 3 Valico dei Giovi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1056, presentata dal Consigliere Mighetti, che ha la parola per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
La questione è venuta alla ribalta dopo le denunce di sindacati e lavoratori impiegati nel cantiere del Terzo Valico nella parte piemontese mettendo in luce anche un'altra problematica che, a nostro avviso, non è stata abbastanza evidenziata e portata all'onore delle cronache.
In più di un articolo di giornale si è appreso che i lavoratori lamentavano un malfunzionamento, o una non esistenza, di impianti di trattamento delle acque di lavaggio all'interno delle gallerie del Terzo Valico.
Poiché avevamo già trattato la questione con un'interrogazione di qualche mese fa, relativamente allo sversamento di acque di lavaggio nel Rio Traversa, questione poi finita con una segnalazione ad ARPA, ARPAL e alle Autorità giudiziarie e poi di quello non si è saputo più nulla. Ora ci chiediamo cosa stia succedendo effettivamente in questi cantieri e come si trattino queste acque che risultano dalle lavorazioni in piena galleria.
Chiaramente, se queste acque finissero all'esterno dei cantieri in aree che non devono essere trasformate, in aree agricole o in corsi d'acqua superficiali, si creerebbero dei problemi, quindi siamo a chiedere all'Assessore quale sia lo stato della situazione oggi e, nell'eventualità che ci siano dei problemi, quali provvedimenti sono previsti dalla Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Vorrei iniziare tranquillizzando il Consigliere Mighetti, perché la situazione è completamente sotto controllo.
Il Consigliere interrogante intende conoscere la situazione attuale dei sistemi di trattamento delle acque presso i cantieri della tratta ad Alta Velocità Valico dei Giovi.
Ancorché non si rilevino profili di diretta competenza regionale (non abbiamo competenza diretta), si forniscono però alcuni elementi conoscitivi.
Le autorizzazioni in merito alla restituzione delle acque nel circuito naturale non rientrano tra le competenze della Regione Piemonte.
Le attività di controllo ambientale in loco sono in capo alla Provincia di Alessandria, che si avvale dell'ARPA-Piemonte, quale Ente strumentale preposto.
Con riferimento agli articoli di giornale citati dal Consigliere interrogante, si rammenta che le competenze di vigilanza e di controllo legate alla tutela della salute e della sicurezza nell'ambiente di lavoro sono attribuite all'ASL competente per territorio.
Su questo punto si segnala un estratto dalla rassegna stampa regionale nella giornata di ieri in merito all'operato di ASL e SPReSAL , che hanno la competenza dei controlli e della vigilanza, da cui si evince che gli stessi segretari regionali di FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL precisano "sulla sicurezza non condividiamo per nulla le dichiarazioni contro ASL e SPRESAL i quali enti, nonostante le scarse risorse messe a loro disposizione, continuano a svolgere un lavoro preziosissimo e costante. Possiamo confermare che tutte le volte che ne abbiamo avuto bisogno sono intervenuti tempestivamente ed efficacemente".
In merito al cantiere in oggetto, la verifica di attuazione delle prescrizioni impartite dal CIPE risulta aver avuto esito positivo a seguito di istruttoria in capo al Ministero dell'Ambiente.
Corre infine l'obbligo di segnalare che l'Assessorato ai Trasporti regionale ha convocato per il giorno 13 maggio una riunione con i sindacati, con COCIV e con il Commissario di governo del Terzo Valico, per discutere le problematiche oggetto di contestazione, problematiche che hanno portato anche alla proclamazione dello sciopero da parte dei sindacati, sciopero che poi è stato revocato.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione a risposta immediata n. 1060 presentata dalla Consigliera Accossato, inerente a "Celebrazione del 90° anniversario della linea Trieste-Torino gestita con idrovolanti" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1060, presentata dalla Consigliera Accossato, che ha la parola per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Il titolo lo dice chiaramente: l'interrogazione è stata presentata per conoscere le motivazioni che non hanno consentito di trovare una soluzione normativa in deroga per poter rappresentare e rievocare, nel Po torinese il decollo e l'ammaraggio degli idrovolanti, nel ricordo del 90 anniversario della prima trasvolata nazionale del 1° aprile 1926 tra Trieste e Torino.
L'Assessore Balocco mi ha già detto prima che aveva una risposta scritta, quindi riceverò volentieri la risposta scritta, senza richiedere la trattazione in Aula. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Accossato.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.15 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.20)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 3 maggio 2016.


Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco e Gallo.


Argomento:

c) Nomine


PRESIDENTE

Comunico che il punto inerente a "Nomine", di cui al punto 3) all'o.d.g., passerà al punto 5) bis.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 26 aprile 2016.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Esame disegno di legge n. 72, inerente a "Modifica alla legge regionale 14 maggio 1991, n. 21 (Norme per l'esercizio delle funzioni in materia farmaceutica)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 72, inerente a "Modifica alla legge regionale 14 maggio 1991, n. 21 (Norme per l'esercizio delle funzioni in materia farmaceutica)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore è il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere.



BOETI Antonino, relatore

Grazie, Presidente.
La presente proposta di legge prevede una modifica alla legge regionale 14/05/1991, la n. 21, "Norme per l'esercizio delle funzioni in materia farmaceutica".
E' costituita da un unico articolo ed interviene sulla legge regionale che appunto disciplina questo esercizio.
Nello specifico, la modifica riguarda il comma 3 dell'articolo 10 relativo all'acquisto dei medicamenti e di altro materiale sanitario.
Attualmente, tale comma prevede che l'impiego di apparecchi di autodiagnostica possa essere effettuato esclusivamente tramite il canale delle farmacie, mentre attraverso il provvedimento in esame si vuole estendere tale possibilità anche alle parafarmacie.
I dispositivi per test autodiagnostici (non considerati farmaci, ma dispositivi) trovano regolamentazione giuridica, a livello nazionale, nel decreto legislativo 332/2000, che ha dato attua/ione alla direttiva CE n.
98/79 e che definisce come dispositivo per test autodiagnostico "qualsiasi dispositivo predisposto dal fabbricante per poter essere usato a domicilio da parte di profani, quali persone non esperte di test diagnostici".
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 39087 del 3 novembre 2001 ha poi precisato che, poiché l'uso degli apparecchi suddetti non invade la sfera riservata all'esercizio della professione di biologo o quella di qualsiasi altra professione, visto che il risultato degli accertamenti deriva in via automatica da una macchina senza alcun intervento umano di valutazione, non si configurerebbero alcune differenze tra il caso in cui gli apparecchi vengono messi in funzione dagli utilizzatori stessi, oppure da personale che sia più esperto sul loro funzionamento, in questo caso sia i farmacisti delle farmacie sia, se il disegno di legge dovesse essere approvato, dai farmacisti che lavorano all'interno delle parafarmacie.
La proposta di legge è stata assegnata alla IV Commissione in sede referente. Sono state svolte le consultazioni e il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla Commissione, in data 24 febbraio 2016.
Aggiungo ancora una riflessione di carattere più generale rispetto alla questione riguardante questi esercizi commerciali, definiti "parafarmacie".
Quando il concetto delle parafarmacie è stato introdotto nel nostro Paese, è parsa aprirsi in Italia la possibilità di un maggiore numero di posti di lavoro all'interno del settore dei farmacisti. Sono stati aperti circa 3.000 esercizi per circa 4.000-4.500 farmacisti, che hanno trovato un'occasione di lavoro all'interno delle parafarmacie.
All'interno del decreto concorrenza era parso ci fosse anche la possibilità per le parafarmacie di mettere a disposizione dei cittadini i farmaci di fascia C, cioè quei farmaci che sono prescrivibili con la ricetta. Questo non avrebbe comportato un aumento del consumo dei farmaci perché sarebbe stata necessaria sempre la prescrizione di un medico. Tale possibilità non è stata portata avanti all'interno del decreto concorrenza per cui la situazione oggi è la stessa rispetto a quella prevista dal decreto Bersani.
Io penso che la concorrenza possa essere utile, anche se il provvedimento non si propone di fare concorrenza, ma ha l'obiettivo di mostrare un po' di attenzione verso un settore che, essendo rimasto fermo al momento del decreto Bersani, ha avuto ed ha un momento di difficoltà economica importante. Sembrano sopravvivere soltanto le attività situate all'interno dei centri commerciali, piuttosto che le singole parafarmacie presenti all'interno dei vari Comuni.
Pertanto, è un segnale di attenzione verso un settore che soffre una crisi importante, che non mette in discussione il buon lavoro che le farmacie operano all'interno del nostro paese, e non ha l'obiettivo di portare una diminuzione di lavoro all'interno delle farmacie stesse.
Approfitto per dire che il Consigliere Giaccone ha presentato due emendamenti, sui quali concordiamo. Tra le varie opportunità che il decreto prevedeva, c'era la possibilità di effettuare tutti gli esami che oggi possono essere sostenuti dalle farmacie. Abbiamo deciso assieme di porre un limite di tre esami (il Consigliere Giaccone lo sottolineerà meglio presentando l'emendamento), che rappresentano il 90% degli esami effettuati dai cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Boeti.
Non essendoci richieste di intervento in sede di discussione generale procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 1) presentato dal Consigliere Giaccone: "Modifica alla legge regionale 14 maggio 1991, n. 21 (Norme per l'esercizio delle funzioni in materia farmaceutica)" Il comma 3 dell'art. 10 della l.r. 21/1991, come sostituito dall'art. 1 della proposta di legge 72, "3. Nelle farmacie e negli esercizi commerciali individuati in base all'articolo 5 legge 4 agosto 2006, n. 248 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223 recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale) l'impiego di apparecchi di autodiagnostica rapida finalizzata al rilevamento di prima istanza è effettuato secondo le modalità stabilite da disposizioni della Giunta regionale", viene sostituito con: "3. Nelle farmacie aperte al pubblico sono impiegabili apparecchi di autodiagnostica destinati ad effettuare le prestazioni analitiche di prima istanza indicate nel DM 16/10/2010 e s.m.i.".
Emendamento rubricato n. 1.1) presentato dal Consigliere Giaccone: "Modifica alla legge regionale 14 maggio 1991, n. 21 (Norme per l'esercizio delle funzioni in materia farmaceutica)" Dopo il comma 3 dell'art. 10 della l.r. 21/1991, come sostituito dall'art.
1 della proposta di legge 72, viene aggiunto il seguente comma: "3-bis. Negli esercizi commerciali individuati in base all'articolo 5 legge 4 agosto 2006, n. 248 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale) l'impiego di apparecchi di autodiagnostica rapida è consentito limitatamente al rilevamento di prima istanza di trigliceridi glicemia e colesterolo totale, secondo le modalità stabilite da disposizioni della Giunta regionale".
La parola al Consigliere Giaccone per l'illustrazione congiunta degli emendamenti.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Illustro congiuntamente gli emendamenti, per fare più in fretta, poich si tratta di un unico argomento.
Con i due emendamenti si ritiene di rilevare la differenziazione tra l'esercizio commerciale della parafarmacia e il presidio sanitario della farmacia.
Le attività svolte nei due canali sono infatti disciplinate da differenti normative e, in definitiva, è solo questo l'elemento che sottende alla costruzione e alla proposizione degli emendamenti.
La normativa nazionale delle parafarmacie contenuta nel decreto Bersani è limitata esclusivamente all'attività di vendita di farmaci senza obbligo di prescrizione, ma non si spinge al punto di equiparare detti esercizi (le parafarmacie) alle farmacie, come esplicitato dallo stesso Ministero della Salute. Né deve essere trascurato il fatto che le farmacie hanno un ruolo sanitario ben definito all'interno del Sistema Sanitario Nazionale articolato su un complesso e rigoroso sistema di regole che ne garantisce l'ottimale funzionamento, singolo e di rete, rafforzato dalla sua inclusione nei più recenti atti programmatori nazionali e regionali, come il Patto della Salute, il Piano di prevenzione regionale 2015-2018 e il riordino della rete territoriale piemontese.
Sono atti programmatori per alcuni dei quali, peraltro, queste autoanalisi sono anche previste.
Le parafarmacie sono esercizi commerciali che non rientrano in nessuna forma di programmazione sanitaria. Ciò, ovviamente, non contraddice in alcun modo la professionalità di chi li esercita, ma differenzia la tipologia di rete e di canale. Rispetto al testo originario, grazie al primo e secondo emendamento, si differenziano - per l'appunto - i due canali. Va, infatti, rilevato che, rispetto al momento in cui il provvedimento regionale è stato concepito, a livello nazionale è stato varato un decreto legislativo (il decreto n. 153 del 3 ottobre 2009) cosiddetto "legge sulla farmacia dei servizi", che norma proprio il tema delle analisi in farmacia.
Sarebbe stato improprio considerarli sotto un unico cappello, pertanto nel primo emendamento si prevede di disgiungere le due posizioni.
Nel secondo emendamento si fa riferimento alle parafarmacie, con l'intenzione di permettere lo svolgimento delle attività legate al rilevamento dei parametri ematici di più frequente richiesta da parte dell'utenza, quindi glicemia, trigliceridi e colesterolo totale, e non tutte le altre più di profilo medico, che sono comunque meno rilevanti dal punto di vista dell'interesse autodiagnostico.
Si rileva, infine, che le osservazioni avanzate nell'intervento che sto per concludere e delle quali gli emendamenti rappresentano una sintesi sono già state espresse dagli stessi Uffici regionali negli approfondimenti tematici a disposizione degli allegati della IV Commissione, dove si dice (lo leggo e poi termino): "Pertanto, pur non essendoci a livello nazionale un esplicito divieto per le parafarmacie a svolgere attività di autodiagnosi, occorre valutare le conseguenze di un intervento normativo a livello regionale, tenendo conto del fatto che la legislazione nazionale vigente non equipara affatto gli esercizi commerciali diversi dalle farmacie in cui si possono vendere anche medicinali alle farmacie vere e proprie, nelle quali invece, oltre alla vendita di medicinali, si possono svolgere anche altre attività, tra cui appunto quella di autodiagnostica".
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giaccone.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Solo per significare che abbiamo constatato la difficoltà di calendarizzare questa proposta di legge all'interno del Consiglio, ancorch tutto fatto in casa della maggioranza, nel senso che la proposta - come è stato ricordato - è stata presentata dai colleghi Boeti e Valle, è stata licenziata dalla Commissione il 24 febbraio e solo oggi arriva in aula.
Le motivazioni (è sufficiente leggere la relazione a supporto della legge) che hanno portato a presentare questo provvedimento vengono smontate dai due emendamenti presentati dal collega Giaccone. Comprendiamo bene che li abbia presentati il collega Giaccone, il quale - in modo molto trasparente, fin troppo - rappresenta un mondo, che legittimamente e in modo trasparente ha deciso di sostenerlo alle ultime elezioni quale unico candidato fra i candidati alle elezioni regionali ed egli, altrettanto legittimamente svolge, quello che è un suo compito: tutelare interessi legittimi.
Poiché tutto questo avviene in casa della maggioranza, ci domandiamo quale sia il senso di aver perso del tempo in Commissione e di perdere del tempo oggi, in Aula. Nel senso che, approvati gli emendamenti presentati dal collega Giaccone, potevamo tenerci la legge (quella che andiamo a modificare) così com'era, perché - come correttamente veniva ricordato non c'è bisogno di una legge regionale per fare in modo che all'interno delle parafarmacie vengano previsti gli interventi di cui agli emendamenti 1) e 1.1). Questo è già previsto dalla normativa nazionale, per cui la nostra legge nulla aggiunge e nulla toglie a ciò che si poteva fare.
E' assolutamente evidente, però, che in Consiglio regionale si è discusso di una cosa che nulla aveva a che fare con la salvaguardia dei posti di lavoro dei parafarmacisti, nulla aveva a che fare con la possibilità di un maggiore numero di accesso delle persone alle parafarmacie, nulla aveva a che fare con uno strumento, cioè quello delle parafarmacie, che - va detto con altrettanta schiettezza e tranquillità vengono inventate da un Ministro (il Ministro Bersani) quando vi è già un accordo all'interno della grande distribuzione, in particolar modo della distribuzione delle COOP, che incredibilmente, trenta giorni dopo l'approvazione della stessa norma, ospita i corner delle parafarmacie e nella stessa norma che prevedeva la possibilità di vendere pane congelato prima vietato in Italia, è di nuovo la stessa catena distributiva che per prima, casualmente, avendo intuito quella che sarebbe stata la volontà del legislatore, ha già gli accordi commerciali per comprare il pane congelato all'estero e rivenderlo all'interno degli stessi supermercati.
Quella è la genesi, ma visto che non ce ne siamo occupati noi né di fare la legge Bersani - nata come volontà di liberalizzazione, poi capiamo quando entriamo nel concreto che non è liberalizzazione, è volontà di creare dei canali privilegiati per soggetti privilegiati che hanno un legame col legislatore che nessun altro si sogna di avere - né abbiamo fatto noi la legge sulle parafarmacie né intendiamo noi contrastarla l'unica cosa è che, se vi metteste d'accordo prima, eviteremmo di perdere del tempo in Commissione e in Aula, o di non prestare il Consiglio regionale a attività che sono legate a interessi difformi e differenti che si hanno all'interno della maggioranza.
Mettevi d'accordo prima: risparmiamo del tempo.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "G. Parini" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media "G. Parini" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Esame proposta di legge n. 72, inerente a "Modifica alla legge regionale 14 maggio 1991, n. 21 (Norme per l'esercizio delle funzioni in materia farmaceutica)" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di legge n. 72.
Procediamo con la votazione degli emendamenti all'articolo 1.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.1), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, così come emendato.
Il Consiglio approva.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri Il Consiglio approva.



MOTTA ANGELA


Argomento: Diritti umani

Esame proposta di legge n. 20, inerente a "Attuazione dell'art. 118, comma IV della Costituzione: norme per la promozione della cittadinanza umanitaria attiva", presentata dalla Provincia del Verbano Cusio Ossola


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5 all'o.d.g., che prevede l'esame della proposta di legge n. 20.
La parola al Consigliere Appiano, relatore di maggioranza.



APPIANO Andrea, relatore

Grazie, Presidente.
Preliminarmente intendo ringraziare la Provincia del Verbano Cusio Ossola per aver portato all'attenzione di questo consesso la proposta di legge che è frutto, sul territorio, come potrebbe essere frutto anche su altri territori, di quel forte interesse alla compartecipazione secondo il principio di sussidiarietà alle principali decisioni in ambito comunitario oltre che esigenze di informazione puntuale di quanto accade in questo caso e di quanto viene deciso in quest'Aula.
E' una legge che si ascrive all'interno di.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi. Il Consiglio sta proseguendo, c'è un Consigliere che sta svolgendo la sua relazione, vi prego di fare silenzio.
Prego, Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea, relatore

Non è tanto per il Consigliere che fa la sua relazione, quanto per il Consiglio.
La legge si ascrive all'interno di un articolo della nostra Carta costituzionale, che è il 118, e di alcuni articoli dello Statuto della nostra Regione.
La presente proposta di legge, di iniziative della Provincia del VCO intende dare attuazione all'articolo 118, quarto comma, della Costituzione il quale recita: "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".
Il principio di sussidiarietà trova spazio nei vari Statuti delle Regioni italiane, compreso quello della Regione Piemonte, che all'articolo 3 prevede che la Regione, proprio ispirandosi a questo principio, ponga a fondamento della sua attività la collaborazione non solo con gli enti locali, ma con le autonomie funzionali e con la rappresentanza delle imprese e dell'associazionismo.
Il comma 4 dell'articolo 3 dello Statuto recepisce il principio di sussidiarietà di quell'articolo 118, quarto comma, della Costituzione prevedendo in capo alla Regione il compito di favorire l'autonoma iniziativa dei cittadini singoli o associati per lo svolgimento di attività di interesse generale e valorizza tutte le forme di cooperazione, di solidarietà sociale, di associazionismo e di volontariato.
L'articolo 2 dello Statuto regionale sancisce inoltre il principio dell'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'attività politica economica e sociale della comunità. Al comma 2 è previsto espressamente che la Regione riconosca che la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, alla funzione legislativa e amministrativa e al controllo dei poteri pubblici costituisca condizione essenziale per lo svolgimento della vita democratica e la salvaguarda dei diritti di uguaglianza e di libertà di tutti i cittadini. Il comma 3 prevede che la Regione valorizzi il costituirsi di ogni associazione, sostenga le iniziative per la realizzazione dei diritti e favorisca le forme di solidarietà sociale l'associazionismo e il volontariato, assicurandone la partecipazione e la consultazione nello svolgimento delle funzioni regionali. Ancora, al comma 4, è previsto che la Regione coinvolga nelle scelte legislative del governo gli Enti locali e che attui consultazioni con i sindacati, le organizzazioni di categoria, le formazioni sociali, le istituzioni culturali, le associazioni e le autonomie funzionali.
Con la proposta di legge in esame la Regione intende quindi dotarsi di una legge regionale di attuazione all'articolo 118 della Costituzione sull'esempio di altre Regioni italiane, come la Campania, la Calabria l'Umbria, l'Emilia Romagna, la Liguria e la Toscana (mi risulta che un testo analogo sia in corso di approvazione anche in Lombardia) e che quindi incentivi processi partecipativi attraverso un'informazione puntuale sulle strategie di governo e favorisca direttamente lo svolgimento di attività di interesse generale tramite un procedimento amministrativo snello ma trasparente.
Si evidenzia che il testo oggi all'esame dell'Aula, essendo un testo di iniziativa degli Enti locali, è stato approvato a maggioranza dalla Commissione nel testo redatto dai proponenti, in conformità da quanto disposto dall'articolo 8, comma 5, della legge regionale n. 4 del 1973.
Faccio questa precisazione per dire che successivamente verranno illustrate alcune proposte emendative che non sono frutto di scelta politica difforme rispetto al testo originariamente presentato, ma sono la riscrittura di quei nodi critici evidenziati dagli Uffici che mira unicamente ad adeguare la stesura di alcuni articoli del testo alle norme e ai principi di corretta legislazione che recepiamo in tutte le iniziative legislative tant'è che le proposte emendative sono a firma congiunta dei due relatori di maggioranza e di minoranza perché in realtà, in questo caso, non si configurano una maggioranza e una minoranza rispetto allo spirito dell'articolato.
Il testo, comunque, consta di 7 articoli.
L'articolo 1 reca i principi ispiratori della proposta, che sono già stati illustrati in precedenza.
L'articolo 2 precisa l'oggetto della proposta di legge e definisce cosa si intenda per attività di interesse generale.
L'articolo 3 individua i soggetti interessati dai processi di partecipazione che la proposta intende incentivare, quali: i cittadini e le formazioni o istituzioni locali, le organizzazioni di volontariato, le organizzazioni di servizio, le imprese, gli operatori economici, gli enti civili e religiosi e tutte le persone che lavorano, studiano o soggiornano nel territorio.
L'articolo 4 individua le modalità con cui la Regione può rendere effettivo il diritto dei soggetti suddetti al processo partecipativo e all'attività dell'Amministrazione regionale e degli Enti locali.
L'articolo 5 disciplina gli interventi regionali che possono eventualmente essere anche di tipo economico e finanziario, finalizzati da un lato a favorire lo svolgimento da parte dei soggetti individuati dal precedente articolo 3 delle attività ritenute di interesse generale e dall'altro, a sollecitare gli Enti locali a promuovere a loro volta lo svolgimento di tali attività.
L'articolo 6 stabilisce le caratteristiche dei progetti che i soggetti interessati possono presentare, anche ai fini dell'erogazione degli incentivi economico-finanziari regionali di cui all'articolo 5.
Infine, l'articolo 7 stabilisce che la Giunta regionale determini gli standard qualitativi e gestionali dei servizi e delle prestazioni di cui all'articolo 1, assicurando la partecipazione dei cittadini e degli utenti.



PRESIDENTE

Consigliere Appiano, le chiedo scusa, perché faccio fatica io a sentirla, nonostante lo sforzo che lei mette per parlare a voce alta.



APPIANO Andrea

Non vorrei essere come quei "trecento, giovani e forti", perch finiscono male.



PRESIDENTE

Assolutamente no. Provi a riprendere, Consigliere Appiano, e vediamo se riusciamo a stare in silenzio per qualche minuto.



APPIANO Andrea

Per assicurare, come dicevo, la partecipazione dei cittadini e degli utenti, anche in collaborazione con gli Enti locali interessati, con sistemi di monitoraggio e di verifica.
Vi ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Grazie.
Adesso spero ci sia un po' più di silenzio per ascoltare la relazione della Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di relatrice di minoranza.



RUFFINO Daniela, relatrice

Grazie, Presidente.
Intanto credo di poter iniziare con un ringraziamento legato all'importante lavoro preparatorio da parte della Provincia del Verbano Cusio Ossola e un impegno dei Lions che hanno diffuso, con convegni e iniziative, il principio della cittadinanza attiva.
L'articolo 118, comma IV della Costituzione recita: "Stato, Regioni Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà" Il principio di sussidiarietà trova spazio nei vari Statuti delle Regioni italiane, compreso quello della Regione Piemonte. A tale principio è dedicato l'articolo 3 dello Statuto regionale, ove è previsto che la Regione Piemonte, proprio ispirandosi al principio di sussidiarietà, pone a fondamento della sua attività la collaborazione non solo con gli Enti locali ma con le autonomie funzionali, con la rappresentanza delle imprese e dell'associazionismo.
Il comma 4 dell'articolo 3 dello Statuto introduce pienamente il principio di sussidiarietà, di cui all'articolo 118, comma 4 della Costituzione, a chiare lettere: "La Regione favorisce l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale e valorizza le forme di cooperazione, a carattere di mutualità e senza fini speculativi, di solidarietà sociale l'associazionismo e il volontariato".
Inoltre, l'articolo 2 dello Statuto regionale sancisce il principio dell'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'attività politica economica e sociale della comunità; al comma 2 è previsto espressamente che la Regione riconosca che "la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, alla funzione legislativa e amministrativa e al controllo dei poteri pubblici è condizione essenziale per lo sviluppo della vita democratica e per la salvaguardia dei diritti di uguaglianza e di libertà di tutti i cittadini". Il comma 3 prevede che la Regione valorizzi il costituirsi di ogni associazione, che sostenga le iniziative per la realizzazione dei diritti e favorisca le forme di solidarietà sociale l'associazionismo, il volontariato, ovviamente assicurandone la partecipazione e la consultazione nello svolgimento delle funzioni regionali. Ancora, al comma 4 è previsto che la Regione coinvolga nelle scelte legislative del governo non solo gli Enti locali, ma che attui consultazioni con i sindacati, le associazioni di categoria, le formazioni sociali, le istituzioni culturali, le associazioni, le autonomie funzionali.
Le uniche Regioni italiane che hanno emanato una legge in materia sono la Campania, la Calabria, l'Umbria, l'Emilia Romagna e la Toscana.
Recentemente la Regione Liguria, con la legge regionale 7 del 2 aprile 2015 n. 13, pubblicata sul Bollettino ufficiale n. 12 del 15 aprile 2015, ha dato attuazione in massima parte al progetto presentato dai Lions.
Il progetto di legge che oggi viene sottoposto all'attenzione del Consiglio regionale piemontese mira a colmare un vuoto normativo e si pone come strumento per incentivare i processi partecipativi, attraverso un'informazione puntuale sulle strategie di governo e per favorire direttamente lo svolgimento di attività di interesse regionale, ovviamente tramite un procedimento amministrativo snello ma trasparente.
Come dicevo in apertura, è stato proprio il Consiglio provinciale del VCO ad assumere l'iniziativa e a presentare questo progetto, direi anche con una relazione importante. Oggi si tratta di un momento condiviso, anche per via degli emendamenti che sono stati presentati e firmati con l'altro relatore, il collega Appiano, e per il lavoro portato avanti dalla I Commissione attraverso il suo Presidente Barazzotto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Ruffino.
Non essendovi richieste di intervento per la discussione generale passiamo all'esame degli emendamenti.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 1) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: "L'articolo 1 è sostituito dal seguente: articolo 1 (Principi e finalità) La Regione, in attuazione dell'articolo 118, comma quarto, della Costituzione e dell'articolo 3 dello Statuto, promuove la cittadinanza umanitaria attiva, sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale.
Per le finalità di cui al comma 1, la Regione promuove rapporti di leale collaborazione tra l'autonomia iniziativa dei cittadini, singoli o associati e delle formazioni sociali con comuni, province e Enti locali nonché con le Autonomie funzionali, per lo svolgimento di attività di interesse generale, in conformità al principio di sussidiarietà orizzontale.
La Regione favorisce altresì la partecipazione delle persone, singole o associate, come soggetti attivi e alleati alle istituzioni nel prendersi cura dei beni comuni quali il territorio, l'ambiente, la sicurezza, la legalità, l'istruzione, i servizi pubblici, le infrastrutture.
L'attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale è diretta al miglioramento del livello dei servizi e alla semplificazione dei procedimenti amministrativi, al superamento delle disuguaglianze economiche e sociali, all'amministrazione paritetica della cosa pubblica".
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano per l'illustrazione; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Nonostante la grande attenzione durante l'illustrazione della relazione introduttiva, è rimasto il dubbio su cosa cambia.
Ci sono una serie di emendamenti, tra cui quello all'articolo 1, che non modificano i contenuti degli articoli che vanno a sostituire ma semplicemente, riscrivono, secondo la tecnica normativa adottata dai nostri Uffici, rispettando il tenore, i contenuti, il merito originario della proposta proveniente dalla Provincia del Verbano Cusio Ossola. Frutto di quella concertazione di cui si parlava prima.
Sempre nella relazione, ho fatto presente che, a norma di una nostra disposizione di legge, questa attività emendativa non è stato possibile farla in Commissione, ma la si fa direttamente in Aula, in quanto, quando la proposta di legge è di iniziativa di soggetti terzi rispetto ai Consiglieri, la Commissione può mandarla integrale e inemendata in Aula. Ed è poi in Aula che si possono apportare delle modifiche.
Se volete, lo rileggiamo integralmente - mi sembra ridondante - visto che non sostituisce nel merito i contenuti dell'articolo 1 originario che recitava principi generali, e che ora recita principi e finalità.
Normalmente, gli articoli 1 degli articolati di legge indicano i principi e le finalità della legge, poi seguono le definizioni e, a seguire, il resto dei contenuti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, così come emendato. na Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: "L'articolo 2 è sostituito dal seguente: articolo 2 (definizioni) Sono considerate attività d'interesse generale quelle inerenti i servizi pubblici sociali, i servizi culturali, i servizi volti alla valorizzazione del lavoro e dell'impresa e al rafforzamento dei sistemi produttivi locali i servizi alla persona e, comunque, le prestazioni di utilità alla generalità dei cittadini e alle categorie svantaggiate, con particolare riferimento a forme di erogazione e svolgimento dei servizi che privilegiano la libera scelta e l'autosostentamento in una logica di collaborazione e di coprogettazione territoriale Sono escluse le attività inerenti il servizio sanitario nazionale e quelle a carattere strettamente economico-imprenditoriale.
Ai fini della presente legge, si intende per cittadinanza umanitaria attiva l'effettiva partecipazione dei cittadini e delle formazioni sociali alle politiche di governo della cosa pubblica, nonché una proficua collaborazione fra cittadini e pubblica amministrazione per una organizzazione solidale della comunità".
Il Consigliere Appiano dà per illustrato l'emendamento rubricato n. 2).
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: All'articolo 3, comma 2, dopo le parole: "nel territorio" è aggiunta la seguente parola: "regionale".
Ha chiesto di intervenire per l'illustrazione il Consigliere Appiano ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

All'articolo 3, laddove si parla di territorio, viene precisato "territorio regionale".



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 4) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: "L'articolo 4 è sostituito dal seguente: Articolo 4 (modalità e attuazione) 1. La Regione garantisce ai cittadini un'informazione puntuale sulle strategie di governo della cosa pubblica fatte proprio dalla pubblica amministrazione e promuove la tempestiva diffusione da parte degli enti locali competenti, mediante forme di adeguata pubblicizzazione, di tutta la documentazione relativa a iniziative, progetti o interventi oggetto di processo partecipativo predisposta dai soggetti coinvolti in tale processo al fine di una eventuale conseguente consultazione degli interessati".
Il Consigliere Appiano dà per illustrato l'emendamento.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Emendamento rubricato n. 5) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: "L'articolo 5 è sostituito dal seguente: Articolo 5 (interventi regionali) Nel rispetto dei principi statali e dell'Unione Europea di coordinamento della finanza pubblica, la Regione favorisce lo svolgimento di attività di interesse generale da parte dei soggetti di cui all'articolo 3, anche con l'eventuale previsione di forme di incentivazione e agevolazione di carattere economico e fiscale, e promuove presso gli enti lo svolgimento di analoghe attività.
Il Consiglio regionale definisce annualmente, in concomitanza con l'approvazione del documento di economia e finanza regionale, gli indirizzi per l'attuazione della presente legge e le modalità con cui le organizzazioni, le associazioni e i soggetti del terzo settore rendono note le attività che realizzano o intendono realizzare di intesa con la Regione".
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 5, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 6) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: "Il secondo capoverso del comma 1 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente: Ai fini della massima semplificazione delle procedure amministrative attivabili ad istanza di parte, la Regione provvede a definire e a rendere disponibili alla cittadinanza la documentazione e i moduli richiesti per i singoli procedimenti e promuove la medesima attività di semplificazione presso gli enti locali".
Emendamento rubricato n. 7) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: "Al comma 4 dell'articolo 6 le parole: ai fini della erogazione degli incentivi di cui all'articolo 5, sono soppresse".
Emendamento rubricato n. 8) presentato dai Consiglieri Appiano, Ruffino: "La rubrica dell'articolo 6 (procedimento amministrativo) è sostituito dalla seguente: criteri di conformità e valutazione dei progetti".
Tali emendamenti vengono dati per illustrati dal Consigliere Appiano.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8), sul quale l'Assessore Reschigna, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 6, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Volevamo solo intervenire in dichiarazione di voto. Prima ironizzavamo con il presentatore Appiano, ma noi siamo sempre lieti quando una proposta d'iniziativa popolare arriva in Commissione e poi in Consiglio, perch dimostra che gli strumenti di partecipazione iscritti nel nostro Statuto facilitano la partecipazione dei cittadini - anche se sono molto scarni nel senso che andrebbero potenziati e rivisti in senso opposto a quello che si sta facendo a livello nazionale con la riforma della partecipazione con i referendum alle leggi d'iniziativa nazionale. Quindi, sono strumenti che facilitano la partecipazione dei cittadini ed è sempre una cosa positiva.
Ironizzavamo solo sul fatto che ora che abbiamo una legge che dice che la Regione garantisce ai cittadini un'informazione puntuale sulle strategie di governo della cosa pubblica, ci serve, forse, una legge che garantisca ai Consiglieri regionali di avere l'informazione sulla gestione della cosa pubblica nella nostra Regione. Visto che abbiamo sempre meno peso nella gestione di quelle che sono le politiche della Regione Piemonte, che spesso le attua e le approva e poi le viene a raccontare, per gentile concessione ai Consiglieri, forse presenteremo a breve una legge in questo senso.
In ultimo, ironizzavamo anche con il Vicepresidente Reschigna sulla presenza di fondi e finanziamenti in questa legge, perché comunque l'articolo 5 prevede che ci siano anche forme di agevolazione e incentivazione delle modalità di dialogo, di confronto e di informazione della Giunta regionale, tant'è che devono essere presentate nel Documento di Programmazione Economica Finanziaria. Quindi, è comunque una buona legge, ma non facciamo sì che, per l'ennesima volta, una nuova legge sta poi sostanzialmente inattuabile perché non sono previste risorse.
Non credo che ci sarà bisogno di milioni, magari ci sarà bisogno di poche centinaia o qualche migliaia di euro, quindi possiamo ragionarci da subito, se veramente la vogliamo rendere attuale. Visto che c'è l'obbligo della relazione annuale in Commissione dei sistemi di monitoraggio clausole valutative e quant'altro e visto che abbiamo dato seguito ad una proposta di legge dei cittadini, cerchiamo di fare in modo che non succeda quello che succede con le leggi dei Consiglieri, che vengono approvate all'unanimità e poi non trovano lo spazio finanziario o ancorché politico per essere attuate.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 39 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 5 bis) all'o.d.g.
inerente a "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 147 "Parco Nazionale del Gran Paradiso" Consiglio Direttivo - designazione di 1 rappresentante

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 161 "Fondazione Nuto Revelli" Onlus Consiglio di Amministrazione - designazione di 1 rappresentante

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 138 "Fondazione ARTEA" - Consiglio di Amministrazione - designazione di 3 membri, di cui 1 rivestirà il ruolo di Presidente della Fondazione.


PRESIDENTE

Rammento, inoltre, che ai sensi del comma 4, dell'articolo 79 del Regolamento interno del Consiglio regionale, nel caso si debba procedere alla nomina di non più di due persone, saranno considerati eletti i candidati che hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei votanti, salvo quanto previsto nel comma 3 "Riserva dei posti per le minoranze" e salvo quanto previsto dalle norme specifiche, come nel caso della Commissione di garanzia. Se tale maggioranza non è raggiunta alla prima votazione, in seconda votazione sono eletti i candidati che hanno riportato il maggior numero di voti.
Invito, infine, i Gruppi consiliari di minoranza a procedere all'assunzione dei propri candidati ai sensi dell'articolo 79, comma 3, del Regolamento interno del Consiglio regionale in riferimento agli Enti di cui già accennato prima.



PRESIDENTE

Nomino scrutatori i Consiglieri Benvenuto e Molinari.
Si proceda alla distribuzione delle schede.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.14, riprende alle ore 16.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego la Consigliera Segretaria Motta di procedere all'appello nominale.



(La Consigliera Segretaria Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di deliberazione n. 131, inerente a "Modifiche ed integrazioni del Regolamento interno del Consiglio regionale (approvato con deliberazione CR 269-33786 del 24 luglio 2009)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori consiliari con l'esame della proposta di deliberazione n. 131 "Modifiche ed integrazioni del Regolamento interno del Consiglio regionale (approvato con deliberazione CR 269-33786 del 24 luglio 2009)", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Alcune brevissime considerazioni. Innanzitutto, accolgo positivamente il fatto che si arrivi a deliberare su un punto su cui avevamo raggiunto l'unanimità nella fase precedente all'attuale dibattito, cioè nel momento in cui avevamo modificato lo Statuto della nostra Regione.
Sono contento perché, presumibilmente, l'approvazione di questa delibera farà anche fare un passo in avanti rispetto a dei momenti che, nei mesi scorsi, hanno visto elementi di tensione nei lavori delle Commissioni perché si erano creati dei fraintendimenti e dei timori di dilazioni eccessive dell'iter normativo. Penso che oggi, quindi, da questo punto di vista, si colmi una mancanza: il fatto che anche le Commissioni consiliari abbiano un principio di apertura e quindi si possa rendere conto all'esterno dei lavori attraverso la pubblicazione di verbali sintetici, e che sia resa più agevole la conoscenza dei lavori attraverso la partecipazione di un collaboratore per Gruppo alle sedute medesime, agevola certamente i Consiglieri, i Gruppi e, in definitiva, il funzionamento del Consiglio.
Così come mi sembra molto interessante la riscrittura delle norme del Comitato per la qualità di normazione e valutazione delle politiche, di cui, peraltro, l'altro giorno ho scoperto di aver assunto per sei mesi la Presidenza a turnazione, essendo questo un organismo paritetico, dove non ci sono vincoli di maggioranza o di minoranza.
Perché, allora, chiedo di intervenire? Perché come ho avuto modo di affermare in altri dibattiti...



PRESIDENTE

Scusi, collega.
Prego.



APPIANO Andrea

Come ho avuto modo di dire anche in precedenti dibattiti e interventi in Aula e in Commissione, spero che questa non sia l'unica modifica al Regolamento e che si compiano passi avanti ulteriori. Cito degli esempi: il lavoro quotidiano delle stesse Commissioni, a parer mio - è un'opinione personale - non è adeguatamente seguito da una presenza significativa di Commissari.
Quindi, al di là del fatto che le norme prevedano che ciascuno di noi si possa iscrivere da un minimo di una Commissione sino a un massimo di quattro Commissioni - e lì potremmo aprire un ampio dibattito se sia giusto iscriversi solo a una, a due, a tre o a quattro, ma non è questo l'oggetto della questione - è auspicabile che, una volta che ci si iscrive ad una Commissione, poi si partecipi effettivamente ai suoi lavori. Allora, credo che, dal punto di vista della pubblicità dei lavori, un corollario sia la pubblicazione anche delle presenze in Commissione, esattamente come avviene per i lavori d'Aula, perché è giusto che si sappia non solo a quante Commissioni si partecipa, ma anche con quale frequenza si partecipa ai lavori di Commissione.
Beninteso, non è che lavorare nella Commissione sia più significativo e più utile del lavoro nei territori; però, non vorrei neanche che si forzasse troppo la mano su questo ragionamento, perché si arriverebbe al paradosso di affermare che chi lavora spesso in Commissione trascura i territori. Semplicemente, chi lavora spesso in Commissione dedica altri momenti della giornata e della settimana al lavoro di territorio, ed essenzialmente la giornata libera da Commissioni (il venerdì), il fine settimana o le serate.
Peraltro (ne avevamo discusso quando si parlava anche di indennizzi) fermo restando il tetto degli indennizzi e dei rimborsi che abbiamo decurtato a gennaio (e, quindi, è stabilito per legge), non troverei scandaloso che, come avviene per il Consiglio, le assenze da Commissione venissero penalizzate in qualche modo anche dal punto di vista del rimborso forfettario economico. Infatti, è evidente che venire tutti giorni piuttosto che solo qualche giorno comporta, dal punto di vista anche della spese, se quella è la ratio del rimborso forfettario delle spese, delle differenze.
Allo stesso modo, mi auguro che si vada avanti anche nel rivedere il Regolamento per quanto riguarda l'iter legislativo, le modalità con cui funzionano le Commissioni e l'Aula.
Anche qui, spesso e volentieri abbiamo constatato che se si costituisce un gruppo di lavoro informale in seno a una Commissione (penso alla ludopatia, per citare solo l'ultimo degli esempi, ma potrei parlare anche del Piano dei rifiuti, per fare un esempio un po' meno ultimo), si riesce ad entrare effettivamente nel merito delle questioni, a dibattere e a confrontarsi in tempo reale, in contraddittorio, in modo interattivo. In questo modo si ottengono dei risultati, vuoi, nel caso della ludopatia l'approvazione unanime della legge, vuoi, nel caso del Piano dei rifiuti la non approvazione unanime, ma, comunque, la condivisione di un percorso e di alcune linee direttive.
Invece, il modo tradizionale di funzionamento delle Commissioni e dell'Aula è rigidamente ingessato, per cui vengono presentati diversi emendamenti e illustrati tutti in batteria da più persone, se sono tutte firmatarie del medesimo emendamento, e, poi, si svolge una discussione generale finale che difficilmente riesce ad entrare nel merito specifico di questo o di quell'emendamento. Quindi, spesso questa ritualità nuoce piuttosto che giovare ad una condivisione, almeno, della lettura dei problemi, se non nell'unanimità della scelte, dove, evidentemente, ci sono sensibilità diverse e ci sono orientamenti, anche politici, diversi.
Però - ripeto - l'esperienza insegna che tutte le volte in cui si è riusciti a condividere per davvero nel merito le questioni (a meno che non fossero questioni politiche di straordinaria rilevanza e di primo piano) si è riusciti a trovare una qualche forma d'intesa.
Allora, io mi auguro che la fase B della modifica regolamentare voglia anche intervenire sulla metodologia di funzionamento delle Commissioni e dell'Aula stessa, evitando che la forma si trasformi in formalismo, in un rituale, che non giova all'arricchimento e al dibattito effettivo.
Se, pur presentando tonnellate di emendamenti, ogni emendamento fosse illustrato unitariamente da una sola persona e su quell'emendamento si aprisse il dibattito, quindi si arrivasse a votare con una cronologia e una tempistica affine all'illustrazione dell'emendamento medesimo, secondo me si migliorerebbe l'approccio sostanziale di Consiglio e di Commissione all'iter legislativo, copiando un po' - ripeto - quanto facciamo nei tavoli di lavoro informale, laddove questi vengono costituiti propedeuticamente al voto in Commissione e, poi, in Aula.
Chiudo come ho iniziato: benissimo le modifiche, che penso approveremo nella seduta odierna; benissimo puntare l'attenzione su quel comitato (come in questi mesi è stato ben condotto dalle diverse Presidenze che si sono avvicendate, quindi da tutti i Consiglieri che hanno partecipato), se pu costituire un momento di analisi effettiva della qualità della normazione e anche dell'efficacia delle scelte, che si trascrivono e si traducono in norme, ma spero si compia quel passo ulteriore, non per ridurre gli spazi di intervento, ma per renderli sostanziali e non formali.
Quindi: scontro, magari, nel merito, forte e acceso; più pubblico possibile, ma non trasferimento di questo scontro in un ritualismo che spesso ha nociuto rispetto a un'evoluzione positiva del dibattito e del confronto; soprattutto, attenzione e pubblicità - questo continuo a dirlo delle presenze effettive ai lavori dei diversi organismi, esattamente come avviene per i lavori dell'Aula.
E' giusto che al di fuori si sappia come e quanto si opera concretamente, fermo restando - e chiudo davvero - che nei lavori di Commissione c'è effettivamente un momento, quello in cui si entra sostanzialmente nel merito di una trattativa politica di livello elevato e quello della votazione, in cui una certa riservatezza ha una sua utilità proprio per non trasformare anche la Commissione in quello che, talvolta più le aule parlamentari, devo dire - l'Aula del Consiglio regionale ha restituito come spettacolo, a beneficio più di chi ci osserva che non del merito delle questioni che si dibattono.
Noi in questo consesso non imitiamo quasi mai i livelli più elevati spero che questo sia il modello che continueremo a portare avanti nei lavori da qui ai prossimi anni e ai prossimi mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con viva soddisfazione arriviamo all'approvazione di una modifica regolamentare che il sottoscritto aspettava, ormai, da sei anni. Presentai analoga proposta di modifica dello Statuto regionale nella scorsa legislatura, intorno al 2010, e l'allora maggioranza mi rispose che non era tecnicamente possibile in quanto il Regolamento regionale, lo Statuto della Regione Piemonte e delle Regioni discendevano da Regolamenti adottati dalle Camere parlamentari (in particolar modo dalla Camera dei Deputati) che non prevedevano l'apertura delle Commissioni consiliari a terzi, quindi non era modificabile.
In realtà, nel corso degli ultimi anni, soprattutto, diverse Regioni hanno aperto le loro Commissioni consiliari al pubblico: alcune con lo streaming, alcune proprio con la presenza fisica di terze persone e la Regione Piemonte si sta di fatto adeguando ad una prassi che, ormai, si sta consolidando, che coinvolge buona parte delle Regioni italiane.
Noi, prima, abbiamo presentato una legge di modifica dello Statuto, che era probabilmente la ripresentazione della legge della scorsa legislatura (approvata recentemente con doppia lettura), con la quale si dava praticamente mandato ai Consiglieri stessi, tra cui, ovviamente, i partecipanti alla Giunta per il Regolamento, di modificare il Regolamento laddove non si faceva espresso divieto alla presenza di terzi, nel senso che all'articolo 30, e nel novellato articolo 23, si prevedeva l'impossibilità di presenziare ai lavori in fase di analisi dei testi di legge, documenti, regolamenti e delibere da parte di terzi, mentre soggetti terzi potevano già essere presenti nel caso di consultazioni, audizioni o quant'altro.
C'è stato un dibattito interessante, alcune volte anche vivace, nella Giunta per il Regolamento, soprattutto per alcuni posizionamenti di alcuni colleghi della maggioranza, di cui forse parleranno altri, sul voler fare un'unica discussione generale su tutte le modifiche del Regolamento, tra cui anche la modifiche della Commissione per la valutazione della qualità e della normazione, da noi proposta.
Il che avrebbe probabilmente fermato il tutto per mesi, perché comunque la discussione su tutti gli articoli del Regolamento e la produzione di quasi un nuovo Regolamento presuppongono, ovviamente, tempi lunghi. Non perché ci sia una volontà ed una preclusione ad andare ad analizzare il Regolamento o quant'altro, ma perché è ovvio che analizzare tutto l'articolato del Regolamento richiede diverse sedute di Commissione. Già solo per approvare le modifiche a due articoli di legge, abbiamo fatto quattro o cinque sedute della Giunta per il Regolamento, senza considerare le incombenze del bilancio, delle varie leggi della Giunta, le proposte di legge del Consiglio, le mozioni, gli atti di indirizzo e quant'altro.
La nostra proposta è più ampia e più inclusiva, nel senso che voleva realmente trasformare le Commissioni in luoghi pubblici, laddove il pubblico è, dal nostro punto di vista, non tanto l'opposto del privato, ma di ciò che è segreto o segretato. Se è vero che i verbali delle Commissioni potevano e possono tuttora essere richiesti come accesso agli atti, è anche vero che diventa molto difficile, per un cittadino, avere accesso ad una resocontazione abbastanza sintetica di cosa succede all'interno delle Commissioni. Questo non succede, in particolare, per forme di esibizionismo politico che, come è già stato detto, non fa granché bene alla democrazia.
Le adunanze delle Commissioni si possono svolgere tranquillamente in Aula a maggior ragione anche perché magari in Aula c'è più risentimento e più tensione se, a monte, in Commissione non si è raggiunta un'intesa di massima sul provvedimento che si sta discutendo.
Avrebbe ancora poco senso, quindi, che la Commissione sia lo spazio in cui si discute e si cerca di arrivare ad una quadra anche se, con le modalità di cui accennava il Consigliere Appiano, un po' ingessate, tante volte non è possibile il dibattito nel senso di dialogo: nel senso che uno intervenire e poi un collega, che magari non ha firmato, non pu intervenire e quindi il dibattito muore. Ci sono Consiglieri firmatari di emendamento e di proposte che le illustrano, Consiglieri che non hanno firmato che ascoltano e qualche volta l'intervento dell'Assessore.
Sicuramente si potrebbe innovare la modalità di svolgimento delle sedute di Commissione nell'analisi dei provvedimenti, però, intanto, penso che la proposta di rendere meno segretate e più pubbliche le Commissioni consiliari sia già un segnale molto importante. Noi volevamo fare proposte di apertura più ampia che, dal nostro punto di vista, avrebbero potuto essere, o potranno esserlo in un futuro, aperte in streaming, perché mi rendo conto che la sala Morando, da un punto di vista di spazi fisici anche se alcune Commissioni non sono così affollate, potrebbe dare delle difficoltà, per quanto riguarda la separazione tra pubblico e Consiglieri come avviene in Aula consiliare.
Potremmo eventualmente superare i problemi di logistica, magari facendo le Commissioni nell'Aula stessa, anche se ci sono costi maggiori. Pensiamo che lo streaming possa risolvere molto, nel senso che anche se c'è un costo per un'apparecchiatura ed un'attrezzatura delle riprese in Aula, si potrebbe garantire solo l'audio e non l'immagine, perché alla fine l'importante è ascoltare con costi minimi, perché registrare e mandare in streaming solo l'audio ha dei costi minimi e difficoltà tecniche che il CSI può facilmente ed agevolmente affrontare.
Si è voluto, invece, dare la possibilità di aprire le Commissioni solo ex post, una volta terminate, con il verbale e i processi verbali pubblicati sul sito istituzionale, aperto ed accessibile a tutti.
Notiamo con rammarico che c'è stata comunque un'apertura, sia pure parziale, da parte dei Consiglieri di maggioranza, nel senso che molte volte l'urgenza di seguire un tema vorrebbe che lo stesso fosse seguito in diretta. Se i membri delle Commissioni hanno i loro giusti tempi per fare tutte le attività che fanno - redigere il verbale, controllarlo integrarlo, modificarlo e poi pubblicarlo - magari passa una settimana dalla discussione in Commissione alla pubblicazione del verbale stesso.
L'urgenza, quindi, che potrebbe essere per i cittadini e per gli addetti alla carta stampata o alla comunicazione online, di avere direttamente informazioni, viene un po' meno.
Per quanto riguarda le preoccupazioni sollevate da alcuni Consiglieri che sostengono che in questo modo le informazioni passeranno direttamente ai giornalisti, rispondo che questo già succede, perché sappiamo benissimo che ci sono diversi Consiglieri e diversi Gruppi consiliari che, nel momento in cui ascoltano ed intervengono, magari fanno transitare i messaggi verso addetti della carta stampata o dell'online.
E' un falso problema, anzi, in teoria fa parte della democrazia, nel senso che una corretta informazione ed una corretta puntualizzazione interventi e pubblicazione di informazione da parte delle fonti giornalistiche serve a migliorare la democrazia di un Paese. Se, infatti un Paese non è informato, non sa cosa succede, non sa che posizioni prendono le forze politiche, non può formarsi anche una sua idea che poi magari lo porterà, nel momento delle urne, a prendere una decisione di voto per una forza politica piuttosto che per un'altra.
Quindi, apertura delle Commissioni solo ex post a distanza di tempo e apertura delle Commissioni consiliari solamente ai collaboratori dei Gruppi consiliari. Questo non è poco, ma dal nostro punto di vista non è sufficiente, nel senso che l'apertura ai collaboratori dei Gruppi consiliari è uno per Gruppo consiliare ed è fondamentale soprattutto per i Gruppi piccoli.
La scorsa legislatura ho fatto l'esperienza di monogruppo per un anno e mezzo e mi sono reso assolutamente conto di quanto sia difficile presenziare a tutte le Commissioni, essere informato su tutte le Commissioni ed intervenire in tutte le Commissioni.
Spesso la Giunta dispone, oltre che di un proprio staff politico, anche di Direttori e funzionari degli Assessorati presenti in Commissione. Di solito, gli Assessori intervengono in una sola Commissione, ovviamente se non hanno deleghe a scavalco su altre. Con questa modifica avete chiesto anche la presenza di un collaboratore a contratto dell'Assessorato, quindi rimane ancora uno squilibrio in termini di rappresentanza politica.
Nonostante tutto, però, pensiamo che la presenza dei collaboratori sia un importante traguardo e sia una modifica del Regolamento che questa legislatura potrà vantare.
Si poteva fare di più. Sicuramente si potrà fare di più nelle prossime modifiche del Regolamento, ma abbiamo imparato che anche piccoli passi possono essere significativi. Non vorrei essere troppo enfatico, ma anche piccoli miglioramenti e piccole modifiche gioveranno ad un maggior riavvicinamento dei cittadini alla politica.
Quindi una politica più trasparente che non si trincera dietro le segrete stanze delle discussioni delle leggi. Per quanto riguarda i tavoli e le discussioni informali, quelle rimangono e rimarranno sempre private e non ci sarà obbligo normativo di legge o regolamentare che impongano la pubblicizzazione delle discussioni e dei tavoli informali.
In questo senso, crediamo sia un'importantissima modifica.
Si poteva fare di più e proveremo in seguito a fare ancora di più.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come ricordava il collega Appiano, sono contento che questa deliberazione, che nelle scorse settimane ci aveva portato a distanziare le nostre posizioni, in realtà, credo che in questo momento le abbia accorciate; forse, nella discussione si era frainteso l'oggetto del dibattito generale, cioè la necessità di dover intervenire sul Regolamento stesso.
Come i colleghi sanno, da subito mi sono speso affinché si approvasse questo tipo di cambiamento e, come sanno i colleghi del Movimento 5 Stelle la mia proposta portava anche ad un avanzamento sul tema della pubblicità delle nostre sedute. Ritengo che la parte legislativa debba rimanere così com'è e così come la stiamo regolamentando, cioè con la possibilità di avere degli esperti, nostri collaboratori, all'interno di quelle Commissioni. Quindi, per la parte legislativa, secondo me, siamo arrivati al giusto equilibrio, mentre per la parte che riguarda le audizioni, la possibilità di comunicazioni della Giunta e tutto il resto (che potremmo ancora riscrivere insieme) credo sia giusto che si inizi a prevedere la possibilità dello streaming, si inizi a pensare che alcune sedute diventino effettivamente più pubbliche.
L'altro giorno, ho visto un servizio in una trasmissione televisiva sinceramente un po' imbarazzante, sul Consiglio regionale della Lombardia in cui, come diceva il collega Appiano, i banchi dei Consiglieri erano vuoti, cosa che, purtroppo, avviene anche nelle nostre Commissioni tuttavia, in quella Commissione (un'audizione di un direttore di un'ASL) almeno una parte del pubblico ascoltava l'audizione.
Credo che questo non potrebbe far male al nostro Consiglio e vi dico anche perché: la gran parte della Giunta spesso queste comunicazioni la fa ormai tramite i mezzi stampa e spesso, di fatto, leggiamo queste comunicazioni che non tutte si possono fare in Aula. Quindi, credo che anche per il valore delle nostre Commissioni, non vedrei per niente male se una parte dei dibattiti si svolgesse anche durante le sedute di Commissione. Credo, inoltre, che uno streaming potrebbe essere utilissimo anche per la divulgazione delle nostre attività.
Ripeto, sto parlando solo della parte non legislativa, perché non credo che l'attività di emendamenti, delle nostre leggi e deliberazioni sia il caso di renderle così pubbliche, perché in questo c'è anche una necessità che la discussione abbia dei rilievi diversi in cui non si dia un parterre troppo ampio anche alle attività che, giustamente, sono emendative o ostruzionistiche. Lo dico anche in favore delle maggioranze, perché alla fine si rischia di strumentalizzare quello che è un legittimo lavoro ostruzionistico.
Credo quindi che questo sia un buon avanzamento, però nulla vieta di fare un passo successivo, per rendere ancora più pubbliche le nostre sedute. Ricordo anche che purtroppo le nostre aule di Commissione non sono così adatte ad ospitare il pubblico, tant'è vero che una delle difficoltà è proprio questa. Credo che, anche in termini di servizio, questa sia l'unica Aula che possa ospitare sia lo streaming che i giornalisti. Quindi, se anche il Direttore avrà voglia di fare quell'analisi, non credo che sia così costoso utilizzare quest'Aula in più occasioni, non solo per il Consiglio o per le Commissioni in sede legislativa.
Con questa dichiarazione spero che voteremo in fretta questa deliberazione e che inizieremo a discutere, come chiedevano anche gli altri Capigruppo, di una revisione del Regolamento che possa essere utile per tutta la legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo votato in Commissione e voteremo in Giunta e in questa sede la modifica che viene proposta, anche se riteniamo che così si apra un percorso che deve essere poi completato.
Come abbiamo detto più volte, avremmo preferito una soluzione diversa avremmo preferito affrontare complessivamente tutti i temi della modifica del Regolamento interno del Consiglio regionale, avremmo preferito in qualche modo porci il problema di come lavora quest'Aula, di come lavora questo Consesso, di come esercitiamo le nostre funzioni legislative di indirizzo politico e di controllo. Non si è potuto fare, perché alcuni Gruppi l'hanno posta in maniera ultimativa e quindi noi, per cercare le massime condizioni d'intesa, abbiamo acconsentito a far passare avanti questa modifica. Riteniamo però che sia urgente che questo Consiglio faccia un intervento complessivo, forte e puntuale che metta questa Assemblea nelle condizioni di svolgere la funzione per cui è stata pensata.
Quindi, spero che anche questo gesto di responsabilità che viene fatto da parte nostra, che segue la riforma dello Statuto, sia interpretato come un segnale di apertura ad un Gruppo consiliare che ha fatto una proposta complessiva di revisione del Regolamento, che la pone sul tavolo senza toni ultimativi, senza la pretesa di dettare dogmi, ma con la consapevolezza che solo con il lavoro comune si riesce a dare vita a un progetto che pu migliorare ampiamente la nostra produttività.
Avendo un Gruppo consiliare composto da 26 persone di cui 14 con l'esperienza da Sindaco, penso che parlando con i colleghi che provengono da esperienze amministrative si possa misurare il senso, a volte, di frustrazione e di insoddisfazione per come qui siamo organizzati e per come funzioniamo. Ecco, la nostra ambizione è creare le condizioni perch vorrei dire già da oggi, ma mi accontento di dire dalla prossima legislatura - si metta chi governerà in quest'Aula nelle condizioni di poter operare perlomeno con le scienze sociali caratteristiche di celerità di democrazia "decidente" mi verrebbe da dire, parafrasando Violante, che nelle nostre Amministrazioni comunali sono ormai un dato acquisito che qui ancora rimangono un'utopia, ma che, per quanto ci concerne, faremo di tutto per fare diventare realtà.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gariglio.
La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
La proposta di deliberazione che ci apprestiamo a votare ha due aspetti principali. Uno è legato alla qualità della legislazione per quanto attiene alle clausole valutative ed è un argomento molto tecnico, però apporta una modifica al Regolamento che, secondo noi, può rendere più efficiente o meglio, può migliorare la qualità della nostra produzione legislativa regionale.
L'altro aspetto, diciamo anche un po' politico, riguarda la pubblicità delle Commissioni. Dico più politico perché quest'aspetto, a differenza dell'altro, ha un po' una sua storia all'interno di questa legislatura, ma anche di quella precedente, come diceva il collega Bono, che aveva già fatto questo tentativo nella legislatura precedente.
Allo stesso modo, all'inizio di questa X Legislatura, il nostro Gruppo ha presentato una proposta di legge, prima firma Consigliere Bono, di modifica statutaria, poi approvata - giova ricordarlo - all'unanimità dall'Aula che riguardava la modifica dello Statuto per quanto attiene alla pubblicità delle Commissioni.
Quella modifica allo Statuto ha fatto sì che ora lo Statuto dica che la pubblicità delle Commissioni è normata dal Regolamento interno del Consiglio regionale, cosicché, andando a modificare il Regolamento, è possibile dare una disciplina diversa delle modalità di svolgimento delle sedute di Commissione.
Occorre dire che la parte riguardante la pubblicità delle Commissioni che andiamo a votare oggi rappresenta per noi una mediazione, nel senso che non era l'optimum, non era il nostro punto di partenza. Il nostro punto di partenza era e - possiamo dire - rimane quello di dare il massimo livello possibile di pubblicità alle sedute di Commissione.
I motivi sono numerosi.
Riteniamo possibile (viene fatto anche in altre Regioni) diffondere almeno lo streaming audio delle sedute, così come riterremmo possibile dare maggiore pubblicità alle sedute di Commissione che prevedono audizioni consultazioni o informative da parte della Giunta regionale.
Forse molti colleghi della maggioranza non sono ancora pronti a questo passaggio: noi confidiamo che si possa essere pronti in un futuro prossimo.
Lo dico per un motivo: non è interesse specifico del nostro Gruppo consiliare (questo penso lo sappiano sia i colleghi di opposizione sia quelli di maggioranza), ma è perché all'esterno non si sa cosa facciamo.
Lo sapete bene: il nostro lavoro è duro e impegnativo. Abbiamo una settimana di cinque giorni che possiamo definire lavorativi: un giorno di Aula e gli altri giorni di Commissione, al mattino e al pomeriggio.
Dobbiamo prepararci, studiare i documenti, produrre gli atti d'indirizzo piuttosto che gli emendamenti o i testi di legge. Però - ce ne siamo accorti tutti - all'esterno arriva molto poco di quello che facciamo tutti noi.
Noi riteniamo che quest'Aula sia efficiente, perché licenzia parecchi documenti e parecchie leggi. Naturalmente, molte di queste non le votiamo o a molte di queste ci siamo opposti e ci opponiamo, però noi sosteniamo che complessivamente, in questa legislatura il Consiglio regionale stia lavorando. Pertanto, avvicinare maggiormente i cittadini, offrendo un livello più alto di trasparenza delle sedute di Commissione forse pu aiutare a coinvolgerli di più e diffondere meglio l'attività che svolgiamo.
Ripeto, questo è nell'interesse di tutti, ma soprattutto di chi governa perché - si sa bene - c'è un potere diverso della maggioranza rispetto a quello delle opposizioni.
Capisco anche poco quando si dice che in Commissione serve un clima un po' più riservato, per confrontarsi meglio. Le sedute di Aula sono pubbliche e sappiamo che quando magari c'è uno stallo su un provvedimento si chiede una sospensione: spesso si riunisce la Conferenza dei Capigruppo che è la seduta più chiusa che ci possa essere, perché partecipano solo i Capigruppo, e magari lì si va a dipanare la matassa. Allo stesso modo questo potrebbe accadere in Commissione: quando c'è un momento difficile dal punto di vista politico, si fa una sospensione e si discute in privato.
Ma tant'è.
Pertanto, per noi si tratta di una mediazione, quella di permettere almeno la presenza di un collaboratore di ogni Gruppo consiliare, in modo da colmare parzialmente il divario, lo squilibrio di forze, esistente tra la Giunta e i Consiglieri regionali (secondo noi questo può migliorare anche la qualità del lavoro dei Consiglieri stessi), così come il fatto di pubblicare sul sito del Consiglio regionale i verbali delle Commissioni. E' abbastanza assurdo che oggi questo non accada.
Tutto il processo di modifica del Regolamento che andiamo ad approvare oggi ha una storia politica. Non ho alcun problema a dirlo chiaramente: su questo noi ci siamo impuntati, perché questa mediazione era già in dirittura d'arrivo in Commissione. Si era al momento della votazione, ma in qualche modo - si è creato uno stallo, dovuto ad un cambiamento di posizione del Partito Democratico, non sul provvedimento in quanto tale, ma perché si voleva subordinare l'approvazione di questa modifica ad una revisione più complessiva del Regolamento.
Tale revisione più complessiva prevedeva degli aspetti che, in quel momento, a noi non erano nemmeno noti, quindi per noi era difficile valutare qualcosa del genere. Lo ripeto: ci siamo impuntati - come a volte accade - discutendo e confrontandoci per arrivare ad una sintesi e, per fortuna, oggi stiamo votando questo provvedimento.
Riguardo alle modifiche al Regolamento proposte dal Partito Democratico, ma anche quelle di altre forze politiche, come sempre le valuteremo nel merito, cioè valuteremo ogni singola proposta nel merito.
Non la consideriamo una buona argomentazione quella di dire che le modifiche più delicate le approviamo oggi, ma saranno attive dalla prossima legislatura. Per noi questo è importante, perché - estremizzo - se una modifica al Regolamento va a comprimere i diritti delle opposizioni, se cioè è ingiusta, è ingiusta adesso così come sarà ingiusta nella prossima legislatura. Non abbiamo l'abitudine di valutare le cose a seconda che facciano parte di uno strumento che possiamo usare noi piuttosto che gli altri.
Pertanto, valuteremo ogni singola proposta nel merito. Anche noi abbiamo delle proposte di modifica, perché se andiamo a leggere il Regolamento, non solo nell'ottica di chi poi lo deve rispettare o applicare, ma se lo andiamo a leggere con un occhio critico (l'abbiamo fatto nei giorni scorsi), anche noi pensiamo che diversi articoli vadano cambiati o migliorati.
Siamo, dunque, assolutamente disponibili a lavorare per migliorare il Regolamento. Da questo punto di vista, siamo completamente d'accordo. Poi ripeto - valuteremo le proposte nel dettaglio.
Quello che vogliamo portare a casa oggi è un risultato di tutti, non del Movimento 5 Stelle: è il Consiglio regionale che lo porta a casa proprio perché rappresenta una buona mediazione tra una proposta - che per noi rimane tale, rimane un nostro obiettivo - ed il risultato di una discussione aperta in Commissione.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente. Il mio sarà un intervento relativamente breve.
Non so se, oggettivamente, le motivazioni addotte a questa modifica del Regolamento siano tutte sincere o corrette. Siamo entrati nell'esperienza di questa legislatura e nei lavori di Commissione e, sebbene non fosse previsto dal Regolamento in senso stretto, a me è sembrato che sia stato sempre oggettivamente utile ai lavori della Commissione che l'Assessore e la Giunta fossero supportati dai tecnici o dai propri Uffici.
Allo stesso tempo, la pubblicità degli atti, di quello che accade in Consiglio, viene regolarmente pubblicato. Bisogna anche ringraziare per la discrezione e la puntualità con la quale i resoconti degli atti di Commissione vengono riportati dai nostri Uffici di comunicazione, che appartengono al Consiglio regionale, che sono presenti istituzionalmente in modo molto discreto.
Però, ci troviamo dei resoconti che oggettivamente sono puntuali abbastanza precisi. Credo che nessuno di noi possa accusare di parzialità coloro che scrivono. Però è una innovazione, è una cosa che è stata richiesta, voluta.
Credo che gli Assessori abbiano la necessità, oltre all'atto politico di essere tecnicamente supportati a fronte della quantità di Consiglieri che formulano delle richieste e pongono delle questioni dove molto spesso si richiede il parere tecnico o comunque c'è la necessità di fare una ricerca: per la sollecitudine degli atti mi è sempre sembrato giusto anche per i lavori di Commissione. Però stiamo andando a votare una modifica al Regolamento e molto spesso tutto ciò che cambia viene visto con una sorta di ritrosia. E' vero che era stato richiesto di fare una revisione un po' più complessiva del Regolamento - e ritengo non perché si volesse fare opposizione a questo documento - però, se si chiede di fare passaggio per passaggio, scalino per scalino, va bene uguale, ma non vorrei che ci ritrovassimo a modificare tantissime volte il Regolamento.
L'intervento dei nostri supporti, dei nostri collaboratori, dei collaboratori dei Consiglieri e dei Gruppi, o comunque li si voglia chiamare, in sede di Commissione può essere utile. Questo ce lo dirà il tempo e, se sarà utile per i lavori di Commissione, ben venga; se diventerà uno strumento di promozione o di divulgazione di informazioni a volte difformi dalla realtà, dove poi si devono innescare dei meccanismi di conflitto fra le componenti, se diventerà uno strumento di mera propaganda sarà certamente meno utile.
Auspico che questo documento vada nella direzione e nello spirito che è stato promosso, cioè che sia di sostegno e di supporto ai Consiglieri e ai Gruppi consiliari per interfacciarsi al meglio possibile con la Giunta per avere tutte le informazioni necessarie per poter lavorare insieme con la Giunta. Credo che non debba esistere la dicotomia di cui tanto spesso si parla, che qualche volta si percepisce, di distanza fra la Giunta e il Consiglio. La Giunta rappresenta i cittadini nell'azione di governo esattamente come il Consiglio deve aiutare la Giunta a migliorare i propri provvedimenti oppure a sostenerli, laddove il provvedimento è stato ipotizzato nella direzione corretta. Ecco, credo che tutti siamo animati da questo sforzo.
Spero che questa modifica non rappresenti solo uno strumento di propaganda. Secondo me - ho sentito prima l'intervento del collega Grimaldi va bene introdurre in alcune iniziative quali possono essere le audizioni e le riprese televisive, anche le immagini, però credo che uno sforzo si sia già fatto; credo che questa innovazione sia un elemento forte di novità prospettica, innanzitutto per quello che è l'iniziale cambiamento del Regolamento. Che ci possano essere ulteriori iniziative di modifica va bene, però credo che non tutto vada buttato via semplicemente in nome della riforma, della modifica, del cambiamento: ciò non significa che tutto quello che c'era prima fosse negativo.
Io credo che i comportamenti dei Gruppi politici, dei singoli Consiglieri e della Giunta non siano buoni o cattivi se ce n'è promozione e propaganda, immagine o diffusione o comunicazione: sono buoni o cattivi se sono buone o cattive le azioni che li animano; sono buoni o cattivi in base alle azioni, non quelle pubbliche perché in fondo anche la Commissione, per quanto apparentemente segreta, è oggettivamente pubblica: chiunque pu cercare sul sito del Consiglio regionale tutte le informazioni relative a quanto accade in Commissione e troverà la sintesi di tutti gli interventi.
Credo dunque che l'azione politica promossa e pubblicizzata il più possibile possa essere un beneficio laddove i collaboratori d'Aula dei Consiglieri e dei Gruppi siano veramente a vantaggio e a utilizzo del miglior lavoro che deve fare il Consigliere a supporto o in contraddittorio, secondo alcuni, con la Giunta per migliorare i testi, per migliorare il lavoro che si sta svolgendo. Diverso è se diventa un lavoro di mera promozione: in questo caso avremmo fatto un lavoro non utile alla collettività che intendiamo rappresentare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Non volevo più intervenire, ma le parole del Consigliere Bertola mi sollecitano in un intervento sia perché io sono stato nella Giunta del Regolamento tra coloro che ritenevano più opportuna (e difendo ancora questa posizione) la modifica in un'unica volta del Regolamento sia perch rispetto alle modifiche del Regolamento, credo che su queste modifiche si giochi anche il tema tanto dibattuto dei costi della politica. Poi si fanno le mediazioni, e va bene: invece di portare il provvedimento in un'unica rata, lo facciamo in due rate, va bene, fa parte delle mediazioni.
Il Consigliere Bertola dice, rivolto al Partito Democratico, che noi non siamo ancora pronti. Ecco, io mi permetterei di suggerire che nessuno può arrogarsi il diritto della modernità del dibattito e della gestione.
Non è che non siamo pronti su alcune cose: la pensiamo in modo diverso. E su questa diversità abbiamo trovato sul tema della Commissione una sorta di mediazione, ma io non mi sento retrogrado rispetto alle posizioni.
Il Consigliere Gariglio, nella Giunta del Regolamento, rispetto alle modifiche da fare successivamente, ha avanzato l'ipotesi, per rispetto della minoranza, di rendere attive queste modifiche, almeno alcune, nella prossima legislatura. E' una proposta di rispetto per la minoranza, perch in questo momento la minoranza fa minoranza e in alcuni casi fa contrapposizione vivace (possiamo chiamarla ostruzionismo) e non vogliamo togliere questa possibilità, possiamo contestarla, possiamo anche per modernizzare il modo di fare ostruzionismo e credo che io sia propenso perché se modernizziamo il nostro modo di agire come maggioranza, lo dobbiamo modernizzare anche come minoranza.
Il Consigliere Bertola dice poi che fuori di qua la gente non sa cosa facciamo. Io vorrei concludere con una battuta: per fortuna. Per fortuna ogni tanto la gente non sa cosa facciamo, perché se la gente sapesse cosa facciamo e come lo facciamo, probabilmente si arrabbierebbe non solo nella Commissione, ma anche nella seduta consiliare. Lo dico assolutamente con un tono di autocritica nei confronti prima di tutto del sottoscritto, ma dell'intera Aula: io non sono soddisfatto di cosa noi facciamo e dico che possiamo cambiare, ma non solamente a forza di colpi di Regolamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Il Gruppo della Lega Nord Piemonte voterà convintamente no, perch ormai la politica ha ceduto spazio all'avanspettacolo in un modo indecoroso e la pubblicità dei lavori non farà altro che rallentare i lavori stessi perché ciascuno amerà sentirsi parlare, verrà a fare la propria marchetta con i giornalisti e, soprattutto, non serve ai cittadini.
E' di questi giorni la notizia ormai fondata, anche supportata delle indagini della Procura di Trani, che noi abbiamo subito nel 2011, come cittadini, un colpo di Stato. Non vedo nessuno che si preoccupa di questo quindi immaginatevi che cosa possa importare la pubblicità delle nostre Commissioni a persone che ormai non vanno neanche più a votare e che giustamente non si indignano più di nulla.
La politica, anche in Regione Piemonte, fa un ulteriore passo nel mondo dello spettacolo e dell'avanspettacolo, sicuramente con l'approvazione di questo Regolamento.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di intervento? Ricordo all'Aula che per la validità di questo documento servono 26 voti favorevoli.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 131, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame ordine del giorno n. 670 presentato dai Consiglieri Sozzani, Graglia Ruffino e Vignale, inerente a "DCR n. 79-27040 del 28 luglio 2015 - Proroga dei termini"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 670, avente ad oggetto "DCR n. 79-27040 del 28 luglio 2015 - Proroga dei termini", presentato dai Consiglieri Sozzani, Graglia, Ruffino e Vignale, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Cerco di illustrare un tema che, ovviamente, come Gruppo abbiamo affrontato e conosciamo, ma che vedeva nel Consigliere Sozzani la persona che più se n'è occupato.
La stesura dell'ordine del giorno è utile per spiegare il motivo per cui l'abbiamo presentato e la richiesta di proroga che avanziamo.
Il Consiglio regionale il 28 luglio 2015 con propria delibera ha provveduto a modificare il Regolamento edilizio, in particolar modo introducendo modifiche sugli articoli 15 e 18, finalizzate a modificare la disciplina relativa all'individuazione della SUL dei sottotetti.
In sede di approvazione veniva assegnato ai Comuni piemontesi il termine di sei mesi per provvedere all'adeguamento dei rispettivi regolamenti comunali relativamente alle nuove disposizioni.
Il termine che il Consiglio regionale prima e la Giunta successivamente, con la propria circolare, hanno dato, è scaduto il 20 febbraio del presente anno. L'Associazione dei Comuni italiani del Piemonte e l'ANCE (Associazione Costruttori del Piemonte e della Valle d'Aosta), con due distinti documenti hanno formalizzato una richiesta organica di revisione della materia disciplinata dalla delibera votata nel 2015 adducendo non soltanto delle criticità interpretative, ma soprattutto applicative della delibera stessa, soprattutto l'ottimizzazione dell'impianto normativo che è stato modificato.
Da un punto di vista procedurale, ha chiesto che sia disposta una proroga di un anno del termine fissato al 20 febbraio 2016, proprio per dare questa duplicità: dare la possibilità ai Comuni di avere il tempo per modificare i propri regolamenti, ricordando anche che moltissimi Comuni piemontesi di grandi, medie e piccole dimensioni stanno affrontando un rinnovo dei loro Consigli, quindi non possono procedere, già da alcune settimane, ad alcuni tipo di provvedimento che non sia ordinario, quindi in questo momento non potrebbero neanche, qualora lo volessero, modificare il Regolamento come richiesto dalla delibera.
Al tempo stesso, vi sarebbe la possibilità, come ANCI e ANCE richiedono, quindi come l'Associazione dei Comuni italiani del Piemonte con la propria delegazione piemontese, chiede, e anche l'ANCE chiede, una possibilità di approfondimento.
Potremmo entrare nel merito dei tanti aspetti nati dall'applicazione nelle singole realtà comunali della modifica della delibera del Consiglio regionale che hanno causato problemi non soltanto interpretativi, ma di applicazione, non solo nei singoli regolamenti, ma di applicazione pratica nella vita di tutti i giorni dei cittadini.
Crediamo che la proroga che noi chiediamo di un anno, quindi al 20 febbraio 2017, possa servire per entrambe le cose e per dare la possibilità, anche a quelle amministrazioni comunali che oggi avrebbero l'impossibilità di adeguarsi al Regolamento edilizio, ma anche per quelle che lo possono fare ma avrebbero una difficoltà applicativa reale, di poterlo fare con un lasso di tempo maggiore e anche per poter fare un approfondimento che non solo il Gruppo di Forza Italia, ma anche le Associazioni dei Comuni e le Associazioni dei Costruttori dei Piemonte richiede con due distinti documenti.
Faccio presente che, in termini di rappresentanza, sono i due soggetti che maggiormente interpretano la difficoltà che la modifica ha apportato.
Da una parte, le Associazioni dei Comuni che vede i 1.200 Comuni piemontesi modificare il loro regolamento, dall'altra l'Associazione dei costruttori che vede la difficoltà nel declinare i regolamenti modificati nell'attività pratica di tutti i giorni.
Chiediamo questo, ma incaricando anche la Commissione consiliare competente di fare le valutazioni e un approfondimento necessario relativo ai profili di criticità evidenziati da ANCI e ANCE, per arrivare ad apportare le modifiche che la Commissione riterrà opportune.
Non si va, in qualche modo, a dire che deve essere radicalmente modificata la delibera che il Consiglio regionale ha votato, ma, come credo debba fare un organismo consiliare, a prendere atto che, da una parte i Comuni, dall'altra chi deve utilizzare Regolamento, cioè le imprese costruttrici - nel mezzo ricordiamoci che ci sono i cittadini che si rivolgono a queste imprese - devono fare gli approfondimenti dovuti affinché si possa arrivare ad una modifica utile per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Occorre fare un po' di memoria sulle motivazioni che hanno portato a questa proposta di deliberazione, oggetto di richiesta di proroga per quanto concerne gli adempimenti da parte dei Comuni.
A suo tempo, abbiamo approvato una proroga della data entro la quale venivano legittimati i sottotetti, affinché potessero beneficiare della norma della legge n. 21.
Abbiamo prorogato questo termine con la consapevolezza che i sottotetti che venivano trasformati in residenziale, di fatto, erano dei sottotetti costruiti come non abitabili, ma con un ovvio intento di trasformazione in residenziale. Non vi è nulla di male in sé, però credo che sia opportuno che la gente sappia quando una cosa è legittima e quando non è legittima che lo sappiano in proprietari delle case e che lo possano applicare i tecnici comunali.
Infatti, la legge per il recupero dei sottotetti prevede che il titolo abitativo non possa essere ottenuto in regime di sanatoria. E questo vuol dire che se qualcuno ha un sottotetto non abitabile trasformato in residenziale non può fare una sanatoria, neanche in caso di vendita: grande pasticcio, tant'è che in quell'occasione, cioè nella scelta che abbiamo fatto di modificare la data che consentiva di rendere legittimi i sottotetti completati entro il 31 dicembre 2012, ci ponemmo l'obiettivo di evitare che questo succedesse ancora; e perché questo non accadesse più bisognava modificare il regolamento tipo in bozza, affinché rendesse tutte le superfici SUL, oppure le volumetrie, come oggetto di legittimazione al carico urbanistico, laddove vi era un'altezza che superava un metro e 80.
Nella modifica che è stata proposta eravamo assolutamente consapevoli che il termine di 180 giorni posto ai Comuni non fosse perentorio. Era un termine del tutto logico come tempi, visto che si tratta, perché sia chiaro, di una delibera di Consiglio comunale di una paginetta; quindi tutti i Comuni potevano redigerla e non c'è scusa che tenga: l'aspetto delle elezioni non regge. Sapevamo dunque che quel termine non era perentorio, nel senso che il regolamento tipo è fatto in applicazione della legge n. 19, che non dice cosa succede per i Comuni che non lo adottano. E quindi, quei Comuni che entro il 20 o 22 febbraio 2016 non hanno ottemperato a questa modifica continuano il loro regime di definizione per quanto riguarda i parametri dei sottotetti: non succede nulla.
Perché sono contrario all'approvazione di questo ordine del giorno? Intanto perché, sotto il profilo tecnico, non riscontro alcuna debolezza del provvedimento che abbiamo approvato, ma soprattutto per il fatto che a livello nazionale c'è un tavolo ministeriale, cui partecipano anche i nostri funzionari regionali, che sta individuando la proposta di un regolamento edilizio a livello nazionale, che ovviamente comporterà delle modifiche al provvedimento allegato alla legge 19. Allora, è inutile fare modifiche su modifiche. Aspettiamo che il tavolo nazionale faccia quello che deve fare - impiegherà, forse, ancora qualche mese - e nel frattempo i Comuni che non adempiono a quella variazione sono liberi di farlo, perch non è scritto da nessuna parte cosa succede per i Comuni che non adempiono.
La mia proposta, quindi, è che non si tocchi nulla di quel che abbiamo deliberato, attendendo che arrivino le modifiche a livello nazionale. In quella fase faremo l'analisi di quelle che possono essere le correzioni da proporre.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rostagno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

In questa mozione si chiede il posticipo delle tempistiche riferite ad una variazione del regolamento edilizio tipo che mi vedeva promotore della PDCR di modifica.
Come ricordava il collega Rostagno, si tratta di una modifica nata da problemi reali e non da problemi fittizi o da una smania di legiferare. Il problema reale è che viviamo in una Regione in cui si è abusato in termini di finte sanatorie sui sottotetti.
Dal momento che, come diceva il collega Rostagno, queste modifiche al regolamento edilizio non sono state portate avanti da tutti i Comuni piemontesi - anzi, forse sono una minoranza coloro che hanno aggiornato il regolamento edilizio - cosa succedeva e cosa succede ancora? Che i parametri per l'utilizzo del sottotetto variavano da Comune a Comune e che venivano realizzati dei sottotetti che sulla carta non erano abitabili e agibili, ma che in realtà avevano tutte le caratteristiche di un locale abitabile e che quindi venivano utilizzati.
La cosa ancor più grave, però, si verificava quando costruttori un po' più "furbi" degli altri realizzavano fabbricati di questo tipo con sottotetti aventi finiture da alloggio normale e poi li vendevano come sottotetti abitabili; ma in realtà questi non lo erano. E questa non è una questione marginale: è una questione che ha investito parecchie persone e parecchie persone, tra le quali alcune che conosco, si sono trovate ad avere un sottotetto che in realtà non era un sottotetto accatastato (come dice la vulgata): si sono trovate con questo sottotetto e, nel momento in cui devono vendere il fabbricato, si trovano a dover fare una sanatoria.
E cosa vuol dire dover fare una sanatoria? Vuol dire pagare oneri e contributi doppi sul costo di costruzione su una casa comprata nello stato di fatto in cui è. E questo è un problema grosso, anche perché entro una certa data c'è la possibilità di rivalersi, negli atti di compravendita sul costruttore nel senso di riscossione del computo della compravendita in ordine a difformità urbanistiche, ma oltre una certa data questo non è più possibile; quindi, oltre al danno, c'è la beffa.
Abbiamo proposto questa modifica, che comunque è stata oggetto di un confronto, sia in Assessorato sia qui in Consiglio, con diversi soggetti come l'Associazione dei Comuni. Anche il CAL, che aveva esaurito i termini per l'espressione del parere, è stato poi consultato per verificare alcuni particolari, che sono stati cambiati. Adesso, andare a mettere una proroga a questa tempistica - che, peraltro, non è un termine perentorio - sembra assolutamente fuori luogo e ininfluente.
Va da sé che poi c'è un regolamento edilizio tipo nazionale in itinere.
Io ho visto alcuni spezzoni di questo regolamento edilizio tipo che sono stati pubblicati da giornali specialistici e non sono totalmente ottimista sulla genesi di questo documento. Probabilmente si lasciano un po' troppo al caso le descrizioni di molti parametri che, in realtà, possono essere interpretati in senso molto ampio e anche molto pericoloso.
Spero che il nuovo regolamento edilizio tipo nazionale vada sempre di più verso le ultime formulazioni del regolamento edilizio tipo della Regione Piemonte che, a mio giudizio, è un buon documento e va portato il prima possibile in tutti i Comuni del Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Dal punto di vista tecnico, gli interventi che mi hanno preceduto hanno saputo descrivere meglio di quanto non possa fare io l'oggetto della questione. E vi dico, parlando da amministratore locale e da ex Sindaco che la modifica introdotta nel regolamento tipo non mi ha fatto innamorare di quella modifica e ritengo che anche altre formulazioni potevano e potranno essere portate alla nostra attenzione.
Ad esempio, una di quelle che vengono proposte e sottolineate, cioè quella di non parlare di altezza fissa e standard, ma di parlare di altezze medie o di scomputare, come in alcuni regolamenti edilizi avviene - qui viene citato quello della Città di Torino - dal calcolo delle superfici locali nel sottotetto che non soddisfino alcuni specifici requisiti di altezza, superficie e illuminazione, potrebbero essere degli spunti. Ma non è questo l'oggetto specifico del mio intervento.
Devo dire che ho trovato particolarmente spiacevole constatare che, in un rapporto tra Enti che concorrono tutti al nostro ordinamento, si sia dato per assodato che non esiste la perentorietà di un termine (cosa tipicamente italiana). Cioè noi abbiamo i termini ordinatori e i termini perentori ed è una cosa che è già una contraddizione in termini, perché il termine o c'è o non c'è. Invece noi abbiamo questa differenza, per cui alcuni termini si devono per forza rispettare e c'è una sanzione, ed altri termini non sono sanzionati, e quindi si possono non rispettare.
Il fatto che non ci sia stato un adeguamento nei tempi che erano stati dati e non si stia procedendo ad adeguamento in questi mesi, perché si sta attendendo, magari, una proroga, l'ho trovato un elemento di spiacevole non collaborazione tra Enti diversi. Anche perché il regolamento è un regolamento tipo, e quindi come tutti gli strumenti tipo possono essere adattati a situazioni particolari che ogni singolo Comune può ben conoscere. Non è che il regolamento deve essere recepito a 360 gradi lettera per lettera e virgola per virgola, così com'è scritto in Regione nei singoli Comuni. Quindi, i margini di adattamento, di considerazione delle specificità e i tempi per farlo c'erano.
E mi spiace anche, e lo voglio dire in Aula, che ci siano stati anche una serie di incontri pubblici in cui, dopo aver approvato tutti quanti la modifica al regolamento tipo - perché, se non ricordo male, è stata assunta all'unanimità - dimenticandosi di questa unanimità poi nei territori si è andata a promuovere, da parte di qualcuno, l'opportunità, visto che non c'era sanzione, di non adeguare i regolamenti dei Comuni, sperando che prima o poi o sarebbe cambiato il regolamento tipo o subentrava qualche altro provvedimento o, comunque, tanto nulla si poteva ottenere come sanzione o come conseguenza.
Quindi, questo, secondo me, inquina un po' la discussione nel merito di un provvedimento che personalmente, lo ripeto, non mi ha convinto e non mi convince al 100 per cento per come è scritto, perché è troppo rigido perché probabilmente non è calibrato rispetto ad alcune situazioni specifiche.
Sono orgoglioso di essere amministratore di uno di quei Comuni che ha rispettato i tempi, anche perché, a maggior ragione, mi sarei trovato in grande imbarazzo a non essere consequenziale rispetto ad un mio convincimento. Anche noi, nel Comune in cui sono amministratore, abbiamo adattato. La norma è stata trascritta esattamente così com'è scritta, ma l'abbiamo adattata rispetto a degli iter di pratica edilizia che erano già in corso e poteva essere una forma di mediazione.
Peraltro non neghiamo, e questo è stato detto, che ci sono adattamenti fisiologici e adattamenti patologici, perché un conto è dire che in alcune realtà geografiche ci siano delle necessità nella realizzazione di sottotetti e pendenze particolari che necessitano magari più di quel metro e 80, altra cosa è legittimare una prassi ampiamente consolidata. Cioè esaurisco tutta la cubatura che lo strumento urbanistico permette, faccio un di più e quel di più lo chiamo "sottotetto, locale di sgombero", per poi lo vendo, nei fatti, come fosse un pezzo dell'abitazione. Addirittura in quei Comuni dove non si adottano negli strumenti urbanistici degli accorgimenti per cui l'unità immobiliare è quella che sfrutta la cubatura vera, abbiano una dimensione minima e funzionale tale per cui ho la camera da letto, il locale dove si mangia e i servizi, addirittura ci sono realtà in cui chi ha il sottotetto e il piano immediatamente sotto realizzava la zona giorno nel piano di sotto e nel sottotetto la zona notte, e lo vendeva così, frustrando le previsioni e i calcoli fatti a livello di strumento urbanistico ed occultando agli acquirenti, nei fatti, la veridicità di quella che era la superficie effettivamente agibile della casa.
Se ci sarà un ripensamento di questa normativa e del regolamento tipo ben venga, perché - ripeto - nel merito non mi convince al 100 per cento però non nascondiamo anche che gli abusi che certe prassi hanno determinato sono abusi che poi si scaricano sui cittadini, più o meno ignari (a volte non ignari), ma molte volte, visto che non siamo esperti di ogni cosa, sono ignari e poi si trovano ad affrontare i problemi che venivano ricordati prima, cioè nella vendita successiva si trovano ad immaginare di avere un qualcosa di completamente legittimo che, in realtà, legittimo non è e quindi poi incorrono nelle responsabilità, nei costi, negli oneri e nelle difficoltà consequenziali.
Permettetemi un'ultimissima battuta; non nascondiamoci neanche troppo dietro la motivazione del consumo di suolo, nel senso che si dice che essere troppo rigidi sui sottotetti frustra l'obiettivo del contenere il consumo di suolo. Ben venga questo obiettivo, è un obiettivo che personalmente, e non solo io, condivido al 100 per cento. Ricordiamocelo però anche quando si discute di altri provvedimenti; ad esempio, quei provvedimenti che mirano a rendere inedificabili le zone di pregio agricolo e di impedire l'ulteriore consumo di suolo, altrimenti abbiamo una considerazione del consumo di suolo à la carte: quando fa comodo lo considero, quando non fa comodo non lo considero e lo dimentico.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Solo per significare un aspetto, per cui noi crediamo che sia estremamente utile l'ordine del giorno che abbiamo presentato.
I Comuni dovranno comunque, come veniva ricordato, modificare ancora una volta il loro regolamento. Noi siamo a volte sensibili a quelle che sono le indicazioni che i soggetti terzi ci danno. Penso che non ci poteva essere, nei confronti dei Comuni, soggetto più autorevole dell'ANCI, che significasse la richiesta di un ulteriore approfondimento in merito.
Quindi, per le stesse motivazioni che alcuni colleghi hanno detto crediamo che la proroga sarebbe di buonsenso, perché è inutile fare adottare alle Amministrazioni comunali che non l'hanno ancora adottato (che sono la stragrande maggioranza) un regolamento per far fare poi lo stesso lavoro da qui a pochi mesi, anche cercando di trovare delle soluzioni che le stesse Amministrazioni ci pongono.
Ricordo sempre che è vero che noi non legiferiamo sotto dettatura di altri, però spesso siamo molto attenti a quelli che sono i consigli che i soggetti terzi danno al Consiglio regionale; verosimilmente, l'abbiamo fatto anche nell'attività normativa di oggi pomeriggio.
Mi sembra che non ascoltare l'ANCI sia un errore. Dopodiché, il voto è ovviamente libero - è legittimo - e noi chiederemo esclusivamente l'appello nominale, perché il Consiglio regionale può sbagliare, non solo nella delibera ma anche nella proposta di regolamento. Perché poi potremmo entrare nel merito di ciò che è scritto all'interno di quel regolamento: non è casuale che l'ANCI lo chieda, perché quel regolamento si contraddice all'interno del regolamento stesso; ha due parti che sono una in contraddizione con l'altra, una modalità di calcolo e di misura relativamente a parti di abitazioni che sono non in difformità, ma non proprio nello spirito con cui abbiamo stilato la delibera.
Noi crediamo, quindi, che un'attività di approfondimento, quand'è richiesta in modo così ampio, sarebbe utile. In alternativa, noi siamo l'opposizione, per cui possiamo avanzare delle proposte, che, se accolte anche dalla maggioranza (non dalla maggioranza di governo, ma dalla maggioranza dei Consiglieri presenti in Aula), verranno approvate altrimenti verranno respinte. Però crediamo che le memorie e le richieste di approfondimento siano sempre uguali: non sono distinte se si fa carico di farsene interprete un Gruppo consiliare piuttosto che un altro.
Noi chiediamo, quando saremo al momento del voto, l'appello nominale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 670, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 3 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 5 bis) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 147 "Parco Nazionale del Gran Paradiso" (Legge n. 473/25, legge 561/56 e art. 2, DM 20 novembre 1997, n. 436) Consiglio direttivo - Designazione di 1 rappresentante Proclamo designato, quale rappresentante in seno al Consiglio direttivo del Parco Nazionale del Gran Paradiso, il signor Tuberosa Ezio.
Rammento, inoltre, che ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 39/2013, la presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti nominati sulla insussistenza di una delle cause di inconferibilità di cui al citato decreto, è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico.
Proposta di deliberazione n. 161 "Fondazione Nuto Revelli" Onlus - (Art. 9 Statuto dell'Ente) - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 1 rappresentante.
Proclamo nominato, quale rappresentante del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Nuto Revelli Onlus, il signor Marino Giorgio.
Rammento, inoltre, che ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 39/2013, la presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti nominati sull'insussistenza di una delle cause di inconferibilità di cui al citato decreto, è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico.
Do atto che ai sensi del comma 9, dell'articolo 5 "Riduzione di spese delle Pubbliche Amministrazioni" del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 recante "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini", nonché "Misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario", da ultimo modificato dall'articolo 17 comma 3, della legge 7 agosto 2015, n. 124, il collocamento in quiescenza del signor Marino Giorgio comporta il conferimento dell'incarico a titolo gratuito.
Proposta di deliberazione n. 138 "Fondazione Artea" - (Art. 16, Statuto Fondazione) - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 3 membri, di cui 1 rivestirà il ruolo di Presidente della Fondazione.
Proclamo nominati, quali membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Artea, i signori Giuggia Michela come Presidente, Emanuelli Laura come componente e Genta Annalisa come componente.
I sei voti attribuiti a Emanuelli Laura, i sette voti attribuiti a Genta Annalisa e il voto attribuito a Galateri di Genola Marco, tutti indicati come "presidenti", non sono computabili, in quanto la candidata con maggior numero di voti come Presidente risulta la signora Giuggia Michela.
I sette voti attribuiti alla signora Giuggia Michela, come componente risultano irrilevanti, in quanto la stessa ha riportato un maggior numero di voti come Presidente.
La signora Giuggia Michela rivestirà il ruolo di Presidente della Fondazione. Rammento, inoltre, che ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 39/2013, la presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti nominati sull'insussistenza di una delle cause di inconferibilità di cui al citato decreto, è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico.
Do atto che ai sensi del decreto legislativo n. 39/2013 la signora Genta Annalisa non potrà assumere deleghe gestionali dirette all'interno dell'organismo.
Do atto che ai sensi del comma 9, dell'articolo 5 "Riduzione di spese delle Pubbliche Amministrazioni" del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 recante "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini", nonché "Misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario", da ultimo modificato dall'articolo 17 comma 3, della legge 7 agosto 2015, n. 124, il collocamento in quiescenza della signora Emanuelli Laura comporta il conferimento dell'incarico a titolo gratuito.
Il Presidente Laus, prima di lasciarci - ne chiedo comunque conferma all'Aula e ai signori Capigruppo - mi ha detto di aver recepito un orientamento diffuso per la non convocazione della seduta consiliare di martedì prossimo, 17 maggio 2016. Pertanto, è annullata la Conferenza dei Capigruppo. In pratica, non saranno più convocate sedute di Consiglio fino a giugno e i lavori consiliari continueranno soltanto nelle Commissioni. La Conferenza dei Capigruppo è stata annullata e verrà convocata con nuova data.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.58)



< torna indietro