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Dettaglio seduta n.97 del 20/06/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PICHETTO FRATIN GILBERTO



(Alle ore 15.05 il Vicepresidente Pichetto Fratin comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bertetto, Buquicchio, Cavallaro Chieppa, Ferraris, Moriconi, Pizzale e Valloggia.


Argomento: Questioni internazionali

Iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 26, "Accoglienza dei richiedenti asilo politico", presentato dalla Presidente Bresso, e n. 367 "Celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato", presentato dai Consiglieri Cotto, Burzi, Pichetto Fratin e Cavallera


PRESIDENTE

Al termine della seduta antimeridiana è stata richiesta l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 26, "Accoglienza dei richiedenti asilo politico", presentato dalla Presidente Bresso, e dell'ordine del giorno n.
367, "Celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato", presentato dai Consiglieri Cotto, Burzi, Pichetto Fratin e Cavallera.
Si era convenuto di iscriverli all'inizio della presente seduta.



(L'Aula, tacitamente acconsente all'iscrizione)


Argomento: Difensore civico

Dibattito sulla relazione del Difensore Civico - Anni 2004 - 2005


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il punto 3) all'o.d.g., che riguarda il dibattito sulla relazione del Difensore Civico regionale in relazione agli anni 2004 2005.
Come sapete, l'articolo 8 della L.R. n. 50/1981, che istituisce l'ufficio del Difensore Civico regionale, prevede che ogni anno il Difensore Civico invii entro il 31 gennaio al Consiglio regionale una relazione sugli accertamenti espletati, sui risultati di questi accertamenti e sui rimedi organizzativi e normativi che intende segnalare al Consiglio regionale. Sulla relazione è prevista una discussione in seno al Consiglio regionale.
Mi pare estremamente significativo farlo e ringrazio i Consiglieri che hanno sollecitato quest'adempimento. È presente in Aula il Difensore Civico, dottor Francesco Incandela.
Per dargli modo di svolgere una brevissima illustrazione al Consiglio dovremo sospendere formalmente la seduta di Consiglio in modo da permettergli di intervenire. Mi pare già importante segnalare all'Aula che nel 2005 l'ufficio del Difensore Civico si è occupato di ben 859 casi, come avrà modo di raccontarci, quindi con un incremento consistente rispetto all'anno pregresso.
La maggior parte attiene al settore dei servizi alla persona, in particolare alla sanità, all'assistenza nonché al trasporto ferroviario che è una materia di competenza di questo Consiglio e di cui ci siamo occupati anche a livello politico in più di una circostanza.
Quindi, mi pare opportuno che, a fronte delle discussione politiche avvenute in questa sede, ci sia ora una disamina su quelli che sono i casi concreti che sono poi pervenuti all'ufficio del Difensore Civico.
Per consentire al dottor Francesco Incandela di svolgere la sua relazione, sospendo brevemente la seduta.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 15.40)



INCANDELA Francesco, Difensore Civico Regionale

Ringrazio il Consiglio regionale ed il Signor Presidente dell'onore che mi viene concesso di prendere la parola in quest'autorevole Consesso.
Al punto 3) dell'ordine del giorno è previsto il dibattito sulle due relazioni relative agli anni 2004 e 2005.
La relazione 2004 riguarda un anno durante il quale è stato Difensore civico regionale fino al 14 dicembre 2004 il compianto dottor Bruno Brunetti, al quale va il mio commosso e riconoscente pensiero per il lavoro compiuto.
Detta relazione, la cui predisposizione rientrava nelle mie competenze essendo titolare dell'Ufficio dal 16.12.2004, mi ha offerto l'occasione per formulare alcune considerazioni, riprese nella successiva relazione 2005 sui profondi processi di modificazione istituzionale che hanno aperto una nuova fase nel meritorio cammino intrapreso dalle Regioni per una maggiore visibilità della difesa civica, funzionale al ruolo di soluzione stragiudiziale delle controversie tra cittadino e pubblica amministrazione.
Processi che, in tal modo, hanno concorso a dare un significato concreto alla dimensione della prossimità al cittadino, al fine di accrescere la fiducia nelle istituzioni.
Nella relazione 2004 ho anche rappresentato alcuni obiettivi che mi proponevo di perseguire e che sono stati raggiunti attraverso la successiva attività svolta.
Obiettivi che sono stati individuati nello snellimento delle procedure interne all'Ufficio al fine di rendere la difesa civica più incisiva ed efficace, nell'incremento della visibilità dell'Ufficio mediante campagne informative e di comunicazione sull'attività del Difensore civico e nel coordinamento dell'attività svolta con quella delle analoghe istituzioni che operano ai diversi livelli istituzionali in ambito nazionale ed internazionale.
Nella relazione riguardante l'anno 2005 sono state riprese e approfondite alcune considerazioni già contenute nella precedente relazione. In particolare si è osservato come la normativa in vigore abbia già applicato al Difensore civico regionale il principio di sussidiarietà laddove l'articolo 16 della L. 127/1997 ha espressamente riconosciuto a tale istituto, e cioè all'organo più vicino alla comunità interessata, il potere di intervenire sulle amministrazioni periferiche dello Stato.
Si è anche evidenziato che l'individuazione, ad opera dell'art. 90 del nuovo Statuto regionale, del Difensore civico tra gli istituti di garanzia quale Autorità indipendente della Regione ha costituito un momento di fondamentale importanza in un'ottica di accrescimento della qualità della difesa civica.
Le conseguenti caratteristiche di indipendenza e terzietà della struttura, l'assenza di vincoli e controlli organizzativi e gerarchici nonché l'autonomia decisionale rappresentano elementi che permettono l'elaborazione di progetti di sviluppo dell'attività dell'Ufficio.
Concretamente, al fine di svolgere l'attività di tutela dei diritti e degli interessi di persone ed enti assegnata al Difensore civico dallo Statuto, nel corso dell'anno sono stati instaurati colloqui quotidiani con i cittadini, anche con telefonate, e-mail, fax, favorendo il dialogo su fatti obiettivi, analizzando e valutando problemi reali. Si è sempre cercato di fare in modo che l'azione della difesa civica fosse costantemente accompagnata da equilibrio, obiettività e correttezza elaborando proposte e suggerimenti volti ad aiutare il cittadino nelle difficoltà che incontra nei suoi rapporti con la pubblica amministrazione o con i soggetti che esercitano una funzione pubblica o di interesse pubblico.
Questo Ufficio, tuttavia, non si è limitato ad ascoltare attentamente e pazientemente i cittadini perché fossero adeguatamente tutelati, ma ha tratto lo spunto, quando i reclami concernenti determinate tematiche si ripetevano, per segnalare criticità emerse attraverso la lettura degli esposti od i colloqui con i cittadini.
Con forte impegno e notevole impiego di energie, questo Ufficio ha pertanto svolto un ruolo di osservatorio privilegiato di eventuali malumori e fondati disagi dei cittadini, segnalando gli aspetti su cui focalizzare l'attenzione per un miglior rapporto con la Pubblica Amministrazione e per opportuni interventi di competenza.
Questo nuovo modo di operare ha costituito una significativa svolta - e questo desidero sottolinearlo perché è la prima volta che si attua nell'attività della Difesa civica, rendendola più completa ed efficace. In fondo ho fatto quello che faceva "ombudsman" agli inizi dell'Ottocento che riferiva al Parlamento, affinché intervenisse con delle leggi o con le iniziative necessarie per rendere più semplici e più facili i processi amministrativi ed aiutare i cittadini.
Dalla concreta esplicazione di questo nuovo ruolo di "osservatorio" sono derivate specifiche segnalazioni aventi ad oggetto problematiche concernenti in particolare: gli usi civici, il "buono scuola", il diritto di accesso, l'assistenza e la cura presso strutture residenziali degli anziani non autosufficienti la procedura richiesta per l'erogazione dei presidi diagnostici e terapeutici ai cittadini diabetici, il trattamento dei dati personali in ambito sanitario, il trasporto ferroviario regionale.
Le crescenti difficoltà delle famiglie sono state costantemente presenti a questo Ufficio che ne ha avuto chiara percezione attraverso i quotidiani colloqui.
Per le fasce sociali più esposte si è andato acuendo progressivamente il grado di disagio.
Le grandi trasformazioni economiche e sociali, la quasi totale assenza di controlli, il potenziamento delle responsabilità della burocrazia l'affermarsi del principio di sussidiarietà verticale ed orizzontale hanno fatto emergere sempre di più la richiesta di tutela da parte dei cittadini e la conseguente necessità di una difesa civica incisiva ed efficace, anche come strumento di mediazione e di conciliazione, al fine di riequilibrare sempre di più il rapporto fra cittadino e pubblica amministrazione.
La tutela richiesta è stata, quindi, prestata: analizzando e risolvendo problemi dei cittadini con adeguata esperienza e professionalità rispettando costantemente l'etica dell'ascolto; infine con accoglienza improntata ad una sincera umanità, di cui si percepisce un diffuso bisogno.
La Regione Piemonte, aperta alle più innovative istanze della società civile tese a dare forma nell'ordinamento ai principi della difesa civica fin dal 1970 ha previsto nel proprio Statuto l'istituzione dell'Ufficio del Difensore Civico, che è stato successivamente disciplinato dalla legge regionale n. 50 del 1981.
In tale percorso il testo dell'articolo 90 del nuovo Statuto regionale offre oggi l'opportunità di rafforzare la difesa civica secondo parametri di qualità ed efficacia che possono vantare in materia le più avanzate esperienze europee.
Pertanto, affinché l'Ufficio del Difensore Civico possa reggere i nuovi e maggiori compiti e l'azione risultare efficace con continuità mantenendo uno standard di buon livello qualitativo, occorre che siano presi in considerazione anche, e soprattutto, gli aspetti organizzativi della struttura.
Doveroso è primariamente osservare che presso l'Ufficio della Difesa Civica è ad oggi presente un gruppo omogeneo di funzionari di spiccata capacità professionale e di grande dedizione al lavoro, che possono validamente garantire quella continuità del servizio, funzionale anche alla formazione di nuovi elementi che necessariamente si dovranno aggiungere.
Nella relazione 2005 ho, tuttavia, ritenuto utile individuare alcune linee guida che sarebbe opportuno introdurre per consentire al Difensore Civico regionale di disporre di una struttura organizzativa adeguata agli obiettivi delineati.
In tal senso risulta di primaria importanza che l'Ufficio disponga di una pianta organica proporzionata alle esigenze della struttura, anche al fine di evitare eventuali disfunzioni causate da legittime assenze del personale quali ferie, malattie, aspettative, congedi parentali, formazione professionale, permessi ecc. L'articolazione dell'Ufficio in unità operative, con corrispondente quantificazione e assegnazione di risorse meglio risponderebbe all'esigenza di una maggiore funzionalità della struttura.
Occorrerebbe, infine, che il personale dell'Ufficio, che opera alle dipendenze funzionali del Difensore Civico, rispondesse gerarchicamente ad un Responsabile dell'ufficio, individuato dallo stesso Difensore Civico.
Concludendo, mi preme sottolineare che quanto sopra delineato corrisponde all'esigenza di conseguire le finalità proprie dell'Istituto: tutelare i cittadini e garantire l'imparzialità ed il buon andamento della pubblica amministrazione anche formulando proposte agli organi dell'Amministrazione per migliorare, sul piano gestionale e organizzativo, l'azione della Difesa Civica.



(La seduta riprende alle ore 15.50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ringrazio il Dottor Incandela per il puntuale intervento.
Colgo l'occasione per dare notizia ai colleghi Consiglieri che è intendimento dell'Ufficio di Presidenza cercare di porre rimedio alle problematiche di tipo organizzativo evidenziate dalla discussione. Del resto, alcune prossime scelte in materia di implementazione del personale del Consiglio regionale permetteranno di incrementare lo stock di risorse umane, da poter ripartire su nuove funzioni (si parla, in questo caso, del Difensore Civico).
Inoltre, siamo chiamati ad approvare, nella seduta odierna, una legge regionale che comporta un aggravio, in termini di organizzazione, per questa struttura; il Consiglio delle Autonomie locali, il Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro e la Commissione di Garanzia vanno a costituire degli organismi la cui attivazione può avere dei riflessi sull'organizzazione del personale e sulla necessità di personale per far funzionare le strutture.
Dichiaro aperto il dibattito generale in merito alla relazione del Difensore Civico.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Esprimiamo sicuramente un giudizio positivo sulla relazione del Difensore Civico, nonché sul suo operato di questi ultimi anni.
Sfrutterei i pochi minuti che mi sono concessi per sottolineare soprattutto, l'esigenza di rafforzare il ruolo del Difensore Civico nella nostra Regione, per una serie di motivazioni, che stanno crescendo prepotentemente negli ultimi tempi all'interno della politica dell'Amministrazione e della comunità in senso lato del Piemonte.
L'abolizione di una serie di organismi di controllo, in particolare il CO.RE.CO., ha fatto sì che gli stessi amministratori comunali (soprattutto se sono di minoranza nei rispettivi Consigli comunali) e i cittadini abbiano talvolta delle difficoltà a far sentire la propria opinione, a segnalare una serie di disfunzioni amministrative a livello locale nelle sedi competenti, senza dover subito adire a vie legali, mediante il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale; ricorso che, ovviamente, comporta una serie di oneri non indifferenti.
Pertanto, il rafforzamento del ruolo del Difensore Civico è un presupposto assolutamente necessario per la nostra vita democratica e di rispetto dei diritti dei cittadini, come della giusta contrapposizione dialettica fra Gruppi di maggioranza e di minoranza negli enti locali.
quindi necessario rafforzare e valorizzare questo ruolo.
Per noi, abituati ad un maggior rispetto istituzionale fra minoranza e maggioranza, queste riflessioni sembrano un po' superflue o pleonastiche credo che alcuni colleghi possano confermare la mia opinione - ma se viveste la quotidiana attività di certi Consigli comunali, specie nei piccoli centri del Piemonte, constatereste com'è difficile, in particolare per le opposizioni, di qualsiasi colore siano, far sentire a volte la propria voce e poter operare quel legittimo controllo sugli atti amministrativi delle Amministrazioni comunali.
Inoltre, il fatto che negli ultimi anni i Segretari comunali non siano più dipendenti dal Ministero degli interni, ma vengano scelti, di fatto dalle Amministrazioni, dalle Giunte comunali e dai Sindaci in carica, crea talvolta una non sufficiente trasparenza ed equilibrio nelle decisioni degli stessi organi amministrativi. Pertanto, spesso il Difensore Civico è visto come ultima "scialuppa" cui aggrapparsi per far rispettare delle banalissime procedure che, a volte, pur essendo tali, si tende a non rispettare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente.
Pochi commenti, anche da parte mia, che hanno, nella premessa, un ringraziamento per il lavoro svolto dal dottor Incandela, di cui ho avuto il piacere di conoscerne la professionalità e la precisione in altre sedi un lavoro che ritengo essere dettagliato e preciso, oltre che importante perché sottolinea, ancora una volta, il ruolo del Difensore Civico, che, a nostro dire, non va inteso come ornamento o come figura marginale dovuta a ottemperanza di legge, ma che dovrebbe rappresentare sempre più una figura di riferimento, quel "ponte" che garantisce ancora un contatto fermo tra le istituzioni e i cittadini.
Al Difensore Civico ci si rivolge ogniqualvolta c'è un problema e non si riesce ad accedere a noi politici o alla struttura, o ancora quando si ritiene che la struttura, o i politici stessi, abbiano fatto un atto iniquo o non giusto o arbitrario nei confronti della cittadinanza, che è quella che, in ultimo, ci esprime.
importante che una figura terza e neutrale, come ne vorremmo avere tante negli organismi regionali, anche in alcuni organismi che sono Enti di questa Regione, in qualche modo, garantisca terzietà e obiettività nel trattamento dei dati, nell'individuazione di una soluzione e anche nella redazione di una relazione del proprio intervento, per dare ai cittadini risposte compiute e non solo di facciata.
Pertanto, riteniamo che la proposta di implementare quegli Uffici vada colta con forza - mi rivolgo all'Assessore Peveraro - nel limite delle possibilità che l'organico ci offre. Il completamento dell'organico dell'Ufficio del Difensore Civico è un dovere, oltre che una misura più che opportuna, per la nostra Regione, che consente di evadere le domande che si ricevono.
Ringrazio chi ha chiesto al Difensore Civico di esporre la relazione in Consiglio, perché avere un quadro periodico delle esigenze e richieste dei cittadini credo sia importante per tutti noi Consiglieri, così come cogliendo l'invito del dottor Incandela, desumere da questa relazione quali sono le difficoltà e i punti critici della nostra normativa, per poter meglio ancora elaborare le future leggi. Avendo questi importanti dati a disposizione, si può fornire un ulteriore servizio ai cittadini, che sia d'aiuto e non d'ostacolo al loro sviluppo e alla loro quotidianità.
Pertanto, ringrazio il dottor Incandela; altresì ringrazio per l'ascolto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente. Ringrazio i Capigruppo per avere voluto calendarizzare la discussione sulla relazione dell'attività svolta dal Difensore Civico. Ringrazio anche il Difensore Civico per l'attività svolta, che abbiamo potuto leggere nella sua relazione.
Risulta sempre più urgente e necessario riequilibrare il rapporto tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione attraverso un'efficace difesa civica volta a mantenere la fiducia nelle Istituzioni, a maggior ragione se pensiamo che c'è veramente una carenza nella cultura della verifica e del controllo.



PRESIDENTE

Per cortesia! Prego i Consiglieri non interessati di accomodarsi fuori dell'Aula.



COTTO Mariangela

Sono contenta, Presidente, che lei abbia subito manifestato la volontà da parte dell'Ufficio di Presidenza di potenziare l'Ufficio del Difensore Civico sia con risorse umane e sia con risorse finanziarie.
Nella relazione abbiamo letto - e lei lo ha anche fatto rilevare degli interventi del Difensore Civico in ambito socio-sanitario, con particolare riferimento alla condizione degli anziani non autosufficienti.
Sono veramente lieta che, oggi, sia qui presente la Presidente Bresso ad ascoltare queste problematiche. Non posso fare a meno di sottolineare l'assenza - ormai ci siamo abituati, ma avere ancora la fortuna di farlo rilevare e di stupirci è cosa positiva - dell'Assessore alle politiche sociali. Dico questo perché le venga letto l'ultimo punto di pagina 21.
Dopo tutte le osservazioni del Difensore Civico, si legge: "Spiace tuttavia constatare come le osservazioni operate da questo Ufficio, pur coinvolgendo tematiche di stretta attualità, non abbiano tutt'oggi ricevuto il necessario riscontro dalle strutture regionali interpellate".
Allora, diventa più difficile fare un discorso di fiducia e di riequilibrio tra il cittadino e le Istituzioni se il Difensore Civico ha difficoltà ad ottenere risposte dalle strutture regionali, necessita l'intervento dell'Assessore regionale, ma questa è anche materia che magari, riprenderemo in sede di Commissione.
Ho letto con attenzione tutta la relazione: i problemi riportati in ambito previdenziale sono riferiti alle Amministrazioni periferiche dello Stato. Alcuni cittadini si sono visti recapitare da parte d'Istituti previdenziali la richiesta di restituzione di somme percepite in buona fede, oppure sono stati esclusi dall'ottenimento di un beneficio economico non essendo informati sulla data di scadenza della relativa domanda.
Inoltre, vi è tutto il discorso dell'approfondimento dei problemi relativi al trasporto ferroviario. Non a caso il Presidente del Consiglio nel presentare la relazione sorrideva in riferimento ai servizi alla persona e al trasporto ferroviario, perché, veramente, sono problemi che i cittadini piemontesi riscontrano quasi sempre. Noi, sia come Consiglieri di maggioranza sia di minoranza, siamo stati portavoce di queste esigenze, che ci auguriamo possano arrivare a buon fine.
Il Difensore Civico ha parlato del nuovo ruolo di osservatorio privilegiato, del disagio dei cittadini e del diritto d'iniziativa. In base all'articolo 3 della legge n. 50, il Difensore Civico può intervenire anche di propria iniziativa a fronte di casi di particolare rilievo che in ogni modo siano a sua conoscenza.
Questo vuol dire che su determinate problematiche dobbiamo lavorare di più come Consiglio e come Giunta in contatto con il Difensore Civico. Mi piacerebbe vedere più assiduamente il Difensore Civico - ovviamente dopo che l'Ufficio sarà potenziato - presso le nostre strutture ospedaliere: dal pronto soccorso ai vari ambulatori per ascoltare anche quello che i cittadini non dicono. Sappiamo che tanti cittadini hanno la capacità di prendere carta e matita per comunicarci le loro ragioni, ma sappiamo che la maggior parte di loro non è in grado di farlo. Ci dobbiamo anche domandare come mai su 4 milioni e 300 mila cittadini solo 827 casi abbiano necessitato dell'intervento del Difensore Civico. È senz'altro maggiore il numero; poi, abbiamo anche avuto modo di osservare che è distribuito in modo anomalo. Ho letto i dati riportati nella Tavola 4: il 68,6% in Provincia di Torino e l'1,8% in Provincia di Asti. Questo ci permette di capire che vi è la necessità di un'informazione più mirata, affinché tutti possano conoscere l'Istituto del Difensore Civico regionale; a volte, i vari Difensori Comunali e Provinciali possono impedire questa conoscenza o nasconderla.
Ritengo veramente importante che l'Ufficio di Presidenza si avvii, in primo luogo - è quanto il Presidente del Consiglio ha già dichiarato verso il potenziamento dell'Ufficio e, in secondo luogo, ad una maggiore informazione su tutto il territorio piemontese, da Domodossola a Chiusa Pesio, affinché tutti i cittadini siano a conoscenza del fatto che possono rivolgersi al Difensore Civico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Signor Presidente, voglio anch'io ringraziare il dottor Incandela per la sua puntuale relazione e per il suo impegno nelle vesti di Difensore Civico regionale, non potrebbe essere altrimenti, conoscendone anche le alte qualità nel suo approccio professionale, nella sua capacità di impegno, congiunta ad un'attenzione particolare all'approccio umano, che è scaturito anche dalla sua relazione.
Vorrei evidenziare alcuni passaggi della relazione che mi hanno particolarmente colpito. Il primo passaggio è quello in cui si dice che è stato aperto un dialogo con i cittadini su fatti obiettivi e concreti.
Questo mi dà la sensazione di un approccio equilibrato, rispettoso delle esigenze del cittadino, che coniuga le sue prerogative con quelle delle Istituzioni e dell'interesse generale, che chi governa le Istituzioni deve tenere in considerazione.
Relativamente al secondo passaggio - che è già stato anche ripreso - il ruolo del Difensore Civico è l'essere un osservatorio privilegiato del sentire dei cittadini, quindi, da questo punto di vista, un aiuto concreto anche a chi governa le Istituzioni, che consente di fotografare, attraverso questo osservatorio privilegiato, esigenze non percepite nella loro reale dimensione da chi, poi, deve assumere provvedimenti di governo.
Naturalmente, questo consente anche un'attenzione particolare alle fasce più deboli, che, spesso, non hanno altri modi di rapportarsi con le Istituzioni, con un approccio che è stato definito come etica dell'ascolto che credo sia assolutamente importante, perché restituisce una dimensione umana anche alle Istituzioni, troppo spesso percepite dai cittadini come lontane, nella sensazione di un deficit di democrazia, rispetto al quale il ruolo del Difensore Civico è certamente d'aiuto.
Credo sia importante raccogliere le sollecitazioni descritte nella relazione, soprattutto a proposito degli aspetti organizzativi e di dotazione organica, per superare le fragilità che possono compromettere il ruolo del Difensore Civico.
Termino ringraziando nuovamente il dottor Incandela per il suo impegno.
In quanto garante dell'imparzialità e del buon andamento dell'amministrazione regionale, non può che essere d'aiuto a chi ha la responsabilità del governo dell'Istituzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Rivolgo un rapido ringraziamento al dottor Incandela per il suo ottimo operato in quest'anno d'attività, che - ne sono sicuro - potrà implementare e migliorare nel prosieguo del suo incarico. Peraltro, alla luce del curriculum del dottor Incandela non si poteva che presagire un'ottima impostazione per questo nuovo istituto e questo nuovo investimento.
Tengo a lanciare un appello e un richiamo, peraltro preceduto dal Consigliere Pedrale, affinché, con l'istituto del Difensore Civico (e magari con il rafforzamento di una rete di queste presenze territoriali nei vari Comuni ove esiste e nelle varie Comunità montane ove venga istituito) si verifichi una sorta di tutela di quelli che sono i diritti delle minoranze. Fra di voi, tanti sicuramente hanno avuto l'onore di rivestire il ruolo di Consigliere comunale d'opposizione. Finché c'erano i CO.RE.CO.
pur avendo mille difetti, garantivano una tutela (quale, ad esempio, poter decidere di deliberare in modo opposto a seconda della sezione o del CO.RE.CO. di turno), però erano una risposta ad esigenze, a volte semplicemente di tipo regolamentare. In Consiglio, bene o male, abbiamo tutta una serie di tutele normative e un codice di comportamento tra di noi che permette un rispetto della maggioranza e delle opposizioni. Non esistono più - non credo che questo sia dovuto al fatto che i Segretari comunali siano di nomina diretta del Sindaco, che invece ritengo giusto alcuni degli istituti che fino al 1999 erano presenti nei Consigli comunali. Non è solo un problema dei piccoli Comuni; è un problema soprattutto dei Comuni piccoli.
I Comuni medio-grandi sono tutelati un po' di più perché hanno la possibilità di apparire sui giornali e hanno la possibilità di fare sentire sui media la propria opposizione e la propria voce. I Comuni piccoli invece, a volte hanno gran difficoltà a far rispettare persino delle semplicissime norme statutarie, regolamentari e, addirittura, nazionali.
Posso citare l'esempio di alcuni casi in cui addirittura non veniva convocato un Consiglio pur in presenza di un necessario e sufficiente numero di Consiglieri a norma di legge, o dove non venivano iscritti ordini del giorno recanti le necessarie e sufficienti firme dei Consiglieri per l'iscrizione e la discussione degli stessi.
Tutte queste problematiche riguardano la vita dei cittadini, perch molte opposizioni hanno avuto un consenso popolare, com'è il caso del Comune di Asti, governato da una maggioranza che ha prevalso al ballottaggio per un voto di scarto. È evidente che il peso politico e rappresentativo delle opposizioni all'interno dei Consigli ha diritto ad una tutela.
L'istituto del Difensore Civico regionale, e quant'altro si riuscirà a creare, come rete, sul territorio, deve garantire quella tutela, perch così facendo garantirà i diritti dei cittadini.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Sono in Consiglio regionale solo da un mese, ma il dottor Incandela lo conosco da prima, benché non direttamente, sia per la mia attività come Consigliere provinciale sia come cittadino, soprattutto. Avevo notizia dei suoi interventi e quindi, pur non essendo stato fino a poc'anzi Consigliere regionale, mi fa veramente piacere ringraziarlo a nome dei nostri cittadini, oltre che personalmente, per quanto avevo recepito dall'esterno dell'attività da lui svolta.
L'espressione "Difensore Civico" farebbe pensare che si tratti di uno che difende i cittadini. Credo che, in realtà, il Difensore Civico difenda ancora di più l'Istituzione pubblica e la limiti da se stessa, nel senso che l'Istituzione pubblica dovrebbe essere al servizio dei cittadini. Non sempre ci riesce e, a mio parere, compito principale del Difensore Civico è aiutare il cittadino affinché i suoi diritti siano rispettati. Questo però, è anche il compito del Comune, della Provincia e della Regione.
Quindi solo apparentemente il Difensore si rivolge principalmente al cittadino quasi in contradditorio. Magari lo è, ma è perché l'ente pubblico sbaglia, altrimenti non ve ne sarebbe bisogno.
Secondo me, questa funzione è veramente importante e deve essere trasversale. Quando ero in Provincia, dov'ero in minoranza, come in Consiglio regionale, ho compiuto un'azione a favore dell'istituzione della figura del Difensore Civico presso i Comuni di montagna. Quando la Provincia di Torino ha cercato di estendere ai Comuni della montagna o ai Comuni più piccoli la presenza del Difensore Civico, i Sindaci di questi Comuni non erano molto sensibili al riguardo. C'erano altissime pile di lettere, con l'invito della Provincia a istituire, con l'aiuto della Provincia stessa, il Difensore civico. Magari non le avranno nemmeno lette o lo avranno lette distrattamente.
Io ho svolto un'azione di sensibilizzazione, collaborando con tutti i Sindaci che conoscevo e di tutte le colorazioni politiche, perché secondo me era importante che nelle loro teste entrasse il concetto dell'importanza di questa figura. Continuo ad esserne convinto, per cui ho letto e ho ascoltato con attenzione l'intervento del dottor Incandela. Soffermandomi sulla parte dove si chiede una maggiore dotazione di mezzi, dico: guardate che gli euro spesi per dotare di maggiori mezzi il Difensore Civico non sono una spesa, ma un investimento.
So che qualcuno potrebbe dirmi che in bilancio non è così. Rispondo dicendo che un conto è il bilancio del ragioniere, dove ci sono spese correnti e spese in conto capitale, un conto è il bilancio politico.
Politicamente parlando, per me le spese riservate al Difensore Civico sono investimenti, quindi invito la Giunta a potenziarle. Ringraziando per quanto farà ancora, porgo un augurio di buon lavoro al dottor Incandela.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Io devo chiedere scusa al dottor Francesco Incandela, che conosco molto bene, per non essere stato presente durante il suo intervento. Devo dire che le volte che ho avuto bisogno di mandare da lui qualche cittadino che si è rivolto a me per avere un supporto tecnico su questioni che sono inerenti all'Ufficio del Difensore Civico regionale, è sempre stato assolutamente disponibile e pronto ad accogliere le istanze e le richieste dei cittadini.
Finalmente, dopo tanto tempo, abbiamo avuto la possibilità di sentire relazionare il Difensore Civico in Consiglio regionale. Caro Presidente, la invito, d'ora in avanti e per gli anni che mi auguro continuerà a fare il Presidente di questo Consiglio, a tenere conto sempre, ogni anno, della relazione del Difensore Civico regionale, perché credo che rappresenti un istituto fondamentale per il Consiglio regionale, per i cittadini e per il territorio. Noi, come Consiglieri, dobbiamo essere pronti e disponibili ad ascoltarlo e a fare il possibile, affinché il Consiglio e l'Ufficio di Presidenza diano tutte le garanzie e i supporti tecnici logistici necessari.
Il mio intervento si ferma qua perché era semplicemente volto a specificare quanto ritengo utile la figura del Difensore Civico, il suo Ufficio e l'attività dei suoi collaboratori. Quindi, invito a ripetere la positiva esperienza, che tra l'altro è anche prevista dal nostro Statuto, e ascoltare una volta l'anno il Difensore Civico e la sua relazione.



PRESIDENTE

Senz'altro sarà nostra cura far sì che l'attività del Difensore Civico abbia sempre questo momento di riflessione in Aula, perché utile per i colleghi Consiglieri, anche se poi chiaramente nella relazione scritta sono contenuti un maggior numero di dati rispetto a quelli che il Difensore civico oggi ci ha comunicato verbalmente.
opportuno anche un confronto in seno all'Aula, perché il Difensore Civico è stato proprio previsto all'interno del nostro ordinamento regionale come figura che si rimette al Consiglio regionale nell'espletamento dei suoi organi e che a questo Consiglio relaziona e propone i suggerimenti proposti dalle normative.
Se non ci sono altre richieste d'intervento, chiudiamo il dibattito sulla relazione del Difensore civico relativo agli anni 2004/2005.
Ringrazio il dottor Incandela, non solo per la relazione e per il suo intervento oggi in Aula, ma per il lavoro, per la passione e per l'energia che dedica a questo compito. Quindi la ringrazio da parte di tutto il Consiglio regionale.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Esame testo unificato delle proposte di legge n. 94 e n. 130 recante "Istituzione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il Testo unificato delle proposte di legge n. 94 e n.
130, di cui al punto 4) all'o.d.g. Sono relatori i Consiglieri Muliere e Cotto.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco, relatore

Poi cederò la parola alla Consigliera Cotto. Il Testo unificato recante "Istituzione del garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale" nasce dalla constatazione che le condizioni di vita dei quasi sessantamila cittadini detenuti nel nostro Paese, oltre i quattromila reclusi nelle carceri piemontesi, costituiscono una realtà pressoché sconosciuta all'opinione pubblica. Sono i numeri più alti dal dopoguerra ad oggi e non è un caso che in numerosi istituti le condizioni di vita determinate dal sovraffollamento siano bene al di sotto degli standard europei. Non è un caso che, soprattutto negli ultimi mesi queste stesse condizioni abbiano determinato una paurosa impennata dei gesti anticonservativi.
Di carcere e di carcerati i mass media tuttavia trattano solamente in caso d'evasioni, rivolte e detenuti eccellenti. Il vissuto quotidiano dei reclusi (anche se non va tuttavia dimenticato il personale a loro addetto degli agenti di polizia penitenziaria, passando per gli educatori, i medici, infermieri sino agli amministrativi) sfugge in gran parte all'attenzione dei cittadini e degli eletti nelle istituzioni locali regionali e nazionali, che pure sono tenuti a governare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, anche il territorio e la "società" del carcere.
Conseguenza di tale innegabile stato di cose è la creazione di mondi a parte, in cui è difficile il controllo e il rispetto della legge del diritto; non sono all'uopo sufficienti, per quanto utili e significative le sporadiche visite ispettive di parlamentari e di nostri Consiglieri regionali consentite dalla legge penitenziaria.
Partendo da tali considerazioni, in varie parti d'Italia sia esponenti di diverse politiche, sia associazioni di volontariato stanno lavorando per le istituzioni di "Garanti", persone preposte in modo professionale e continuativo al controllo delle condizioni di vita in carcere, al rispetto dei diritti e dei doveri inerenti al trattamento carcerario.
La figura del Garante è allo stato presente in alcuni Comuni italiani (Torino, Roma, Firenze, Bologna e Nuoro), nella Provincia di Milano e, a livello regionale, nella sola Regione Lazio.
In Lombardia il Difensore Civico regionale assolve alle funzioni di Garante dei detenuti sino al riordino complessivo dell'ufficio.
Per quanto riguarda la nostra Regione, sono state assegnate all'esame in sede referente della VIII Commissione due proposte di legge: quella che ha come primo firmatario il sottoscritto, e la proposta di legge che ha come primo firmatario il Consigliere Bossuto.
Termino qua e lascio la parola alla Consigliera Cotto. Vorrei soltanto dire che questo di oggi è un atto molto importante.
Come ho detto poc'anzi, soltanto la regione Lazio ha istituito la figura del Garante. Saremmo la seconda Regione italiana a compiere questo passo.
Credo sia un passo importante e, nel compiere quest'atto, naturalmente noi non dobbiamo dimenticarci di chi sta fuori, di chi subisce il reato però sarebbe sbagliato dimenticare e non comprendere che cos'è oggi la vita dei detenuti in carcere e di chi lavora all'interno dello stesso.
Oggi noi abbiamo un gran problema, che è quello del sovraffollamento.
Abbiamo detto che sono sessantamila le persone in carcere, mentre oggi le carceri italiane potrebbero ospitare quarantatremila detenuti. È un grave problema.
Il nostro obiettivo deve essere quello che il carcere possa essere un luogo di rieducazione, in modo tale che il detenuto ne esca migliore rispetto a quando è entrato. È nell'interesse di tutti i cittadini fare in modo che il carcere diventi un luogo vero di rieducazione affinché il detenuto, quando verrà reinserito nella società, possa non sentirsi un emarginato e tentato a reiterare il reato. Ecco perché la figura del Garante può diventare assai importante. Dove è stato istituito, a cominciare dal Comune di Torino, ci sono stati e ci sono dei risultati positivi.
Ricordando questo, c'era un impegno che avevamo assunto nella Commissione (mi rivolgo ai colleghi della Lega), quello di portare avanti questa proposta di legge, che poi è diventata un'unica proposta di legge unificando il testo da me presentato e il testo presentato da Rifondazione Comunista. Questo stesso testo è stato sottoscritto da altri colleghi e nasce dalle riflessioni e da un lavoro fatto nella precedente legislatura che abbiamo ripreso insieme con altri colleghi di altre forze politiche.
Questo è un fatto positivo. È positivo che ci sia l'attenzione della maggioranza e della minoranza e un interesse comune a raggiungere un grande obiettivo.
Non vogliamo dimenticarci delle persone vittime di reato, ed è per questo che abbiamo assunto l'impegno, insieme ai colleghi della Lega, a modificare la legge sulla sicurezza introducendo una norma che parla dell'assistenza e dell'aiuto alle vittime di reato. In questa direzione ci sono diverse esperienze; in particolare, abbiamo fatto un riferimento al testo della Regione Toscana.
L'impegno che noi ci assumiamo in questa sede è di portare il testo in Commissione nel giro di pochi giorni, in modo tale che venga approvato nel più breve tempo possibile prima in Commissione e poi in Aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela, relatrice

Parlo come relatrice della legge. Ritengo sottolinearlo proprio a dimostrazione che questa proposta di legge è condivisa dalla quasi totalità dei Consiglieri; chi non la condivide, legittimamente voterà contro e avrà le garanzie che già aveva ottenuto e che deve avere.
Farò un intervento molto breve. Voglio anch'io sottolineare che le argomentazioni elencate dal relatore nella sua introduzione non sono solo problematiche del carcere, ma di tutti i cittadini. Dobbiamo ricordare sempre che il carcere fa parte del territorio. Chi va in carcere viene dal territorio e ritorna nel territorio, una volta espiata la pena.
Voglio richiamare l'articolo 27 della Costituzione, che ribadisce il carattere rieducativo che deve avere il carcere. Tuttavia, sappiamo che così non è. Allora la figura del Garante può aiutare; può aiutare anche a dar voce a quei problemi che sono sul tappeto.
Approfitto anche della presenza della Presidente Bresso per chiedere alla Conferenza Stato-Regioni di ribadire un grave problema: la carenza di agenti di Polizia penitenziaria. Questa carenza, oltre a creare problemi a chi lavora, crea anche problemi a chi vuole lavorare e intraprendere iniziative a favore del carcere.
Porto un esempio concreto: nel carcere di Asti, un'associazione di volontariato si è assunta l'onere di acquistare un forno per fare il pane e le pizze ed è già pronto il relativo corso di formazione per fornire anche un attestato a queste persone; sono già pronti artigiani che si sono dichiarati disponibili ad assumere. Il corso doveva iniziare a giugno, ma slitterà a settembre-ottobre perché non ci sono gli agenti di Polizia penitenziaria e questo rende veramente difficile poter lavorare all'interno del carcere.
Ho portato un esempio concreto. Sono certa che la Presidente Bresso farà presente alla Conferenza Stato-Regioni queste difficoltà.



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale sul testo unificato delle due proposte di legge.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Presidente, devo dire che quando i colleghi mi hanno avvisato che all'o.d.g. c'era solo il provvedimento relativo al Difensore Civico e al Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, che poi è un insieme di due testi di legge, e cioè la proposta di legge n. 130, "Istituzione del Difensore civico regionale delle persone private della libertà personale", e la proposta di legge n. 94 "Istituzione dell'ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale", sono rimasto stupito.
Sono rimasto stupito perché nel gruppo di lavoro ristretto che ha analizzato questi due provvedimenti arrivando a formulare un testo unico la Lega si era già dichiarata contraria - si era raggiunto un accordo che prevedeva, per quanto riguarda le due proposte di legge presentate dal Gruppo della Lega Nord relativamente all'istituzione del Difensore civico regionale delle persone vittime di reato e all'istituzione dell'ufficio del Garante regionale delle persone vittime di reato, che i due provvedimenti sarebbero dovuti arrivare su binari paralleli in Aula e poi in questa sede discussi insieme e votati.
La Lega aveva anche accettato, pur di far passare delle migliorie al testo esistente della legge sulla sicurezza - cui, va detto, non è stata ancora data applicazione - di sostituire le sue due proposte di legge (quella del Difensore civico regionale delle persone vittime di reato e quella dell'istituzione dell'ufficio del Garante regionale delle persone vittime di reato) con una modifica, per noi importante, della legge sulla sicurezza. Modifica importante perché andava a recepire una serie di punti presenti su una legge simile della Regione Toscana, riguardante l'assistenza e l'aiuto alle vittime di reati.
In particolare, si sarebbe dovuta presentare - era così l'accordo del gruppo di lavoro fatto proprio dal Presidente della Commissione - una serie di punti: a) gli interventi di assistenza e di aiuto alle vittime dei reati sono promossi, progettati e realizzati dagli Enti locali mediante l'attivazione di servizi che consistono nell'informazione sugli strumenti di tutela garantiti dall'ordinamento; b) assistenza psicologica di cura e aiuto alle vittime, con particolare riferimento alle persone anziane, ai soggetti con handicap, ai minori di età e alle vittime di violenze e reati gravi, di violenze e reati di tipo sessuale e discriminazione razziale; c) assistenza di tipo materiale, con particolare riferimento al ripristino della sicurezza dei beni danneggiati in conseguenza del reato subito all'accesso ai servizi sociali e territoriali necessari per ridurre il danno subito e alla collaborazione per lo svolgimento delle connesse attività amministrative.
Quindi, per riassumere, sarebbero dovuti arrivare prima in Commissione e poi in Aula due testi: uno unificato, proposto dal centrosinistra e una parte della minoranza, e un altro su proposta della Lega Nord, fatto proprio - diciamo così - dal Presidente della Commissione, che andava a dare vita (finanziamenti e attività) alla legge sulla sicurezza con delle importanti modifiche a favore delle persone vittime di reato. Questo perché, come Lega Nord - l'abbiamo detto e ripetuto - non possiamo accettare che si diano degli aiuti a spese del Consiglio regionale a chi è in carcere perché comunque si presume che abbia commesso un reato, e non si abbia un occhio di riguardo per quei cittadini che, invece, vittime di reato sono rimasti e non vedono vicino l'istituzione Regione come invece la potrebbero vedere vicino coloro che il reato molto probabilmente l'hanno compiuto.
Questo era l'accordo che si era fatto nel gruppo di lavoro ristretto.
Dicevo all'inizio che sono rimasto stupito quando il collega mi ha avvisato che all'o.d.g. non era stato chiesto l'inserimento anche della parte relativa alla legge sulla sicurezza e relativa quindi alle persone vittime di reato. A quel punto, abbiamo anche presentato una serie di emendamenti perché eravamo pronti a fare ostruzionismo sul provvedimento, ma poi ho parlato sia con il Presidente della Commissione sia con il Capogruppo dei DS e abbiamo chiarito l'equivoco: è semplicemente un ritardo dovuto, da un lato, all'intenzione della Giunta di presentare un provvedimento che avrebbe compreso questa parte e avrebbe un pochino rivisto, nel senso da noi richiesto, la legge sulla sicurezza e, dall'altro lato, ai tempi tecnici della Commissione, che richiedevano un ulteriore passaggio delle modifiche in Commissione, un'approvazione e poi l'arrivo in Aula.
vero che si poteva anche sospendere la votazione e l'analisi del provvedimento in Aula a favore delle persone detenute, quindi dei carcerati, e aspettare l'iter dell'altro provvedimento. Quindi, rimetterli insieme e portarli avanti su un binario parallelo.
Però noi vogliamo dare dimostrazione di senso civico e anche cercare di avere un rapporto corretto e di fiducia con la maggioranza.
Quindi, prendo atto dell'impegno dichiarato, sia dal Presidente della Commissione sia dal Capogruppo dei DS a nome della maggioranza, che il problema sarà risolto. Anche se oggi si dovesse arrivare alla conclusione del provvedimento presentato dalla maggioranza e da parte della minoranza ma non del provvedimento relativo alle persone vittime di reati, comunque do atto che, nei tempi tecnici minimi previsti, quindi senza perdere tempo si arriverà anche alla composizione del provvedimento come proposto dalla Lega Nord e poi accettato. Quindi, non faremo ostruzionismo sul provvedimento.
chiaro che saremo contrari e ne spiegheremo il motivo, ma non faremo ostruzionismo perché correttamente la maggioranza politica che oggi amministra è formata da forze di centrosinistra. Al provvedimento proposto dal centrosinistra si sono abbinate anche forze politiche che rappresentano il centrodestra.
Non è nostra intenzione criminalizzare ulteriormente coloro che si trovano in carcere. Siamo coscienti che ci siano dei problemi di sovraffollamento delle carceri e i dati sono chiari: i posti disponibili nelle carceri italiane sono 42.313, i detenuti presenti sono 56.440. C'è un indice di affollamento del 133%, quindi indubbiamente c'è un sovraffollamento delle carceri.
Come Lega Nord, siamo contrari a risolvere i problemi del sovraffollamento con delle amnistie, ma siamo dell'idea che se purtroppo vi sono troppe persone che compiono reati, non si debbano ridurre i reati a barzellette e dire: "Questo non è più reato, liberiamo il criminale!".
Assolutamente no! Noi siamo dell'idea che se mancano dei posti per dei carcerati, si debbano costruire delle nuove carceri. Come non siamo d'accordo ad investire dei fondi solo a favore dei carcerati e non delle vittime di reato, ma non siamo contrari - e qui torno a chiudere il bandolo della matassa - a degli interventi di controllo che vadano a verificare se coloro che sono in carcere sono trattati in base alle norme di legge.
Però, contemporaneamente al controllo a favore di coloro che sono in carcere e al fatto che si verifichi se vengono trattati a norma di legge chiediamo - e mi pare che ci sia l'intesa - che ci sia inoltre l'aiuto e il supporto tecnico, psicologico e anche economico alle persone rimaste vittime di reato.
Quindi, a questo punto i due provvedimenti visti in questo modo sono provvedimenti che vanno a garantire, da una parte, il rispetto delle leggi e della dignità personale di coloro che sono in carcere, dall'altra il rispetto di coloro che sono stati vittime di reati.
Due battute però le voglio ancora fare. Ricordo che il Governo di centrodestra, che oggi non c'è più, ha comunque aperto nei cinque anni del suo mandato 16 nuove carceri ed ha recuperato 4.000 nuovi posti nelle carceri esistenti. Addirittura le risorse economiche a disposizione del Ministero di Grazia e Giustizia sono state incrementate, dal 2001 al 2004 del 27% rispetto al precedente Governo di centrosinistra, con stanziamenti complessivi per oltre 7 miliardi e 726 milioni di euro, cioè un importo pari all'1,7% del bilancio dello Stato.
Tenete conto che ormai le spese e gli investimenti per sicurezza ed ordine pubblico in Italia sono il 2% del PIL, contro l'1,6% della Germania.
Ancora un paio di dati e concludo, Presidente. È interessante valutare quanto lavorano alcune rappresentanze delle forze dell'ordine, in particolare alcuni magistrati, perché questo è importante saperlo. Il numero degli addetti delle forze di polizia è 300 mila unità ed è il rapporto più alto dell'Unione Europea.
Tra l'altro, l'Italia ha anche il rapporto più alto fra magistrati e cittadini: ci sono in servizio 10 mila magistrati e 15 mila operatori di supporto. È un dato incredibile! Tuttavia, pur non mancando gli uomini (magistrati e personale di supporto ai magistrati), l'80% dei reati denunciati resta impunito; di questo 80% di reati impuniti, il 96% è addirittura di autore ignoto.
Abbiamo il record europeo di reati prescritti per decorrenza dei termini concentrati per lo più nei tribunali del sud del paese.
Non fornisco altri dati, però è chiaro che il problema del sovraffollamento delle carceri è legato ad una particolare situazione esistente nel nostro paese. Occorre che la Magistratura svolga i processi nei tempi più brevi possibili, ma i colpevoli giustamente devono stare in carcere; coloro che colpevoli non sono, non devono aspettare mesi o anni per essere poi o condannati o prosciolti.
Su questo non c'è dubbio, e deve esserci la certezza della pena.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente.
Qualche parola vorrei dirla anch'io a nome del mio Gruppo, anche se in seguito altri colleghi interverranno in merito, perché è una materia sulla quale siamo particolarmente sensibili.
La proposta di legge che andiamo a votare oggi è la sintesi di due proposte: una a firma del Consigliere Muliere, l'altra a firma del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Vale la pena ricordare - e ne approfitto - che la proposta che il Gruppo di Rifondazione Comunista ha presentato è stata uno degli ultimi atti su cui ha lavorato il Consigliere Contu, scomparso prima della fine del suo mandato. Lo cito solo come memoria di un percorso che ha iniziato lui insieme con il Consigliere Papandrea, e che oggi noi ereditiamo.
Il tema ci è molto caro, non per una scelta ideologica pura, ma perch è bastato constatare i diversi modi in cui una pena può essere scontata da un detenuto. Non è così vero che ad un reato segue una pena certa ed equa perché per ogni detenuto la pena cambia in base al percorso che lo stesso segue personalmente all'interno delle strutture giudiziarie, all'interno dei processi che seguono alla condanna, specialmente al rapporto con magistrato e sorveglianza, in seguito ai rapporti che si aprono con il direttore della casa circondariale e anche in base al comandante della polizia penitenziaria che in quel luogo opera.
Sono certo - ne parlavo tempo fa con un direttore di carcere - che se due persone vengono arrestate per lo stesso capo d'imputazione e condannate alla stessa medesima pena, vedremo come quelle due persone seguono dei percorsi diversi, perché la pena non è uguale per quelle due persone. Per una può essere una pena più orientata al recupero, più orientata all'inserimento sociale, grazie ai progetti che alcuni coraggiosi direttori portano avanti con l'aiuto degli enti pubblici. Per qualcuno è più facile avere delle misure alternative, per qualcuno è più normale avere un rapporto con la struttura penitenziaria più aperto e più logico in un obiettivo di reinserimento sociale.
Per altri, invece, questo processo è molto ostacolato da strutture magari gestite in maniera antiquata, in cui il concetto di espiazione della pena domina su quest'altro concetto, e magari è anche vecchia la struttura stessa.
Mi viene in mente, parlando di strutture carcerarie, il Ferrante Aporti, che ha un direttore molto attento e sensibile, ma il cui edificio è vecchio, il che rende la pena più difficile da reggere rispetto a chi sta in una struttura più nuova.
Così come mi viene in mente il sistema carcere di Novara e lo paragono facilmente con il sistema carcere delle Vallette di Torino. Sono due concetti assolutamente diversi, totalmente opposti di concepire la pena proprio come espiazione o come reinserimento sociale.
Crediamo che la figura di un Garante non sia una figura che va ad aiutare chi ha commesso un reato o renda il reato qualcosa di più leggero di più sostenibile come irresponsabilità da parte della società, bensì vada a riportare un po' di riequilibrio in un settore veramente molto delicato.
Quando agiamo sui diritti delle persone, entriamo in un campo molto sensibile e delicato. Quando, poi, quelle persone vivono momenti di soggezione nei confronti di uno Stato che si fa garante dell'ordine parlare di diritti diventa ancora più delicato, perché abbiamo a che fare con soggetti che, difficilmente, riescono a denunciare delle carenze e talvolta, purtroppo - o per fortuna, nel caso di Torino e di gran parte del Piemonte - anche le ingiustizie che subiscono, al riparo da occhi indiscreti.
vero che la legge penitenziaria permette ai Consiglieri regionali e ai Deputati di visitare tali strutture, ma è altrettanto vero che, per quanto queste visite rappresentino un grande aiuto, non sono sempre utili perché talvolta non riescono a dare quelle risposte che il mondo carcerario e, in generale, il mondo della tutela dei diritti, spesso richiede.
Non vado oltre nel ricordare lo stato di degrado assoluto in cui versa l'edilizia residenziale carceraria. Vorrei altresì richiamare le problematiche che si avvertono nei confronti di quei coraggiosi direttori cui accennavo prima, che, nel momento in cui attivano dei progetti o dei laboratori, riscontrano difficoltà di tutti i tipi, sia nel trovare gli educatori, sia nel trovare quelle realtà che li portino avanti, sia nel trovare la fiducia in quel mondo che, talvolta, si chiude a riccio, anche in seguito ad esperienze che portano a reazioni di questo tipo. E quando lo Stato interviene, spesso lo fa attraverso un'azione repressiva o punitiva.
Occorre dare sostegno a questi progetti. Occorre sostenere lo Stato nel momento in cui si pone il problema sociale di evitare, prima di tutto, di dover accedere in quelle strutture, e, in secondo luogo, nel momento in cui purtroppo si accede, di entrare in un circuito puramente espiativo, del tipo "tu hai fatto e adesso paghi; e paghi severamente", optando per un reinserimento sociale, mettendo in luce le motivazioni che hanno condotto a certi compimenti di reato, per trovare, in qualche modo, un rimedio proprio in una società che accolga e non respinga.
Il sostegno dei progetti è un elemento importante, così come la garanzia che l'espiazione della pena, come dicevo in apertura di questo breve intervento, sia assolutamente uguale per tutti, e si riconoscano delle garanzie di base, con la possibilità di una carcerazione che non uguagli quella del sistema ottocentesco, ma sia più vicina ad un'Europa illuminata, che si pone quell'obiettivo, più volte evidenziato, di reinserimento sociale.
La prevenzione, naturalmente, fa parte di questo rispetto.
Spesso sentiamo parlare di sicurezza, argomento sul quale credo valga la pena aprire una parentesi. La sicurezza non è soltanto una parola demagogica che si accompagna ad una richiesta di misure punitive più severe (naturalmente sempre e solo per alcuni e non per altri, perché tra i reati che non vengono più ascritti oppure che non vengono più perseguiti riscontriamo illeciti molto importanti; non voglio citare il falso in bilancio, ma i grandi reati del mondo economico talvolta finiscono in sordina, e spesso e volentieri sono gli altri che finiscono a fare i conti con le strutture di cui stiamo parlando oggi).
Il concetto di sicurezza è sicuramente connesso ad altri principi, come la legalità, che è fondamentale. La legalità comprende proprio la tutela dei diritti, oltre che dei doveri; è il riconoscimento, in capo a tutti dei medesimi diritti e doveri.
O ancora la democrazia, che dev'essere presente nella società ogni giorno, anche nelle strutture carcerarie (all'interno delle case circondariali e nelle case penitenziarie).
Da questi due assunti deriva la sicurezza: se tali assunti sono sviluppati - la mia non vuole essere demagogia - a quel punto abbiamo anche un concetto di sicurezza reale, che parte dai territori, dalle forze di Polizia che collaborano coi territori e coi cittadini, in un'ottica di prevenzione assoluta e di intervento sui danni che il territorio non vuole e non può assolutamente subire.
Un'ultima nota per quanto riguarda gli Agenti di Polizia Penitenziaria che vivono momenti molto complessi.
A tal riguardo, vorrei rassicurare e ringraziare anche il Presidente Rossi, perché questa legge non vuole essere in antitesi all'aiuto psicologico alle vittime di reato, perché in quel concetto di sicurezza a cui accennavo prima sta anche la prevenzione, l'aiuto e il sostegno a chi ha subito dei reati, che non va assolutamente dimenticato.
Voglio ricordare che la Città di Torino (assieme ad altre realtà) sta già lavorando in quell'ottica, anche grazie all'aiuto di personaggi esperti (cito Scatolero e il Gruppo Abele, con la casa di composizione dei conflitti); tutte azioni che hanno l'obiettivo preciso e delineato di evitare la deriva, affinché non si degradi il rapporto tra i cittadini anticipando addirittura gli eventi criminosi e, laddove avvengono, aiutando la loro composizione, che non sempre passa per le vie giudiziarie o le vie di denuncia agli organi di pubblica sicurezza.
Credo che nessuno abbia intenzione di contestare l'attenzione rivolta alle vittime di reato - che rientra in quel concetto di sicurezza - e agli Agenti di Polizia Penitenziaria che vivono momenti difficili, specialmente coloro che, del concetto di recupero e di progetto nei carceri, ne fanno un punto fermo; è giusto ricordare anche al Governo che sono sotto organico da tempo e hanno dei vincoli che li rendono quasi non cittadini, che noi vorremmo superati, tra cui l'assoluta difficoltà di trasferimento in altra sede, assieme ai diritti civili che raramente riescono ad esprimere.
Vi ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Mi spiace rompere l'aria di "buonismo" che imperversa in quest'Assemblea regionale in occasione di questo provvedimento, aria che non so se è dovuta al pre-referendum (pensando, magari, già al post referendum) oppure ad una valutazione veramente molto diversa rispetto a questo provvedimento, che riconosco avere una sua dignità che nessuno pu contestare, ma che si inserisce tra quei provvedimenti sui quali bisognerebbe fare, a mio avviso, un minimo di ragionamento di priorità.
Perché vedere questa grande voglia e questo grande impegno del Consiglio regionale per la creazione di questo Garante regionale per le persone sottoposte alle misure restrittive della libertà personale (sostanzialmente dei detenuti) quando questa Assemblea è assolutamente inadempiente rispetto ad alcune normative (votate dallo stesso Consiglio regionale) che si riferiscono alle vittime dei reati, lo ritengo un comportamento assai grave ed inspiegabile.
Poco mi fanno - e non perché non abbia fiducia in queste persone, ma perché in politica la fiducia si ottiene quando si fanno gli atti dichiarazioni come "un domani faremo".
"Un domani faremo" non mi interessa. Io, purtroppo, vivo in questo Consiglio regionale con una maggioranza di un certo tipo da un anno e ho visto che, tanto nell'ultimo assestamento, quanto nell'ultimo bilancio preventivo, non vi è stata, ad esempio, alcuna destinazione di fondi per la Fondazione per le vittime di reati: è una fondazione esistente, prevista da una legge regionale sulla sicurezza che è vigente; da questa maggioranza e da questa Giunta non ha ricevuto il becco di un quattrino.
Quando vedo che questa Giunta e questa maggioranza, invece, intendono assegnare 200.000 euro all'anno per l'istituzione del Garante per i detenuti, mi chiedo dove stiano le priorità.
Personalmente, non ho niente contro i detenuti, ma ritengo che questa Regione debba prima interrogarsi su cosa bisogna fare per chi ha subito il torto, per chi è stato vittima dell'atto delinquenziale.
Mi chiedo, altresì, come mai questa Regione, tanto sollecita a creare la figura del Garante per le vittime dei detenuti, non si sia ancora dotata di una legge che garantisca le forze dell'ordine che perdono la vita per difendere la legalità.
Queste sono le priorità che, come Consigliere regionale, mi sarei aspettato che questa Giunta - e la sua maggioranza - portasse in discussione, però, stranamente - stranamente per modo di dire, invece, con gran coerenza - vedo un tale provvedimento tra i primi atti, frutto di un lavoro consiliare e di proposte consiliari, che andremo a votare e probabilmente, ad approvare - non si sa quando, perché, evidentemente, noi faremo tutto quanto sarà nella nostra possibilità per ritardare questo voto e, quindi, l'approvazione di questa legge - invece di privilegiare le vittime dei reati e le forze dell'ordine. È uno scandalo intervenire ogni volta per creare leggi ad hoc, poiché manca una legge cappello, che pure era stata presentata nella scorsa legislatura e che pure viene ripresentata in questa legislatura, per garantire alle forze dell'ordine cadute nell'esecuzione del proprio dovere e alle loro famiglie, così pesantemente colpite, un minimo d'aiuto, però, troviamo le risorse (200 mila euro) per istituire il Garante per i detenuti. La Regione, che si rivolge agli Enti locali e ai cittadini per comunicare una situazione economica difficile crea la figura del Garante, che viene portata a non essere...



BOTTA Marco

MULIERE Rocco (fuori microfono)



BOTTA Marco

Nella Regione Lazio questa legge l'ha fatta Storace!



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Muliere! Lasciamo terminare l'intervento al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Collega Muliere, se ti piace Storace, ti iscrivi ad AN!



(Commenti fuori microfono del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Muliere! Per cortesia, la invito a permettere al Consigliere Botta di terminare l'intervento.



BOTTA Marco

Lo difendi anche quando i tuoi lo accusano nel Lazio Gate, perché non si può difendere una persona solo quando interessa! Guarda, i nostri banchi sono aperti ad intelligenze e a personalità come la tua.
Non ritengo opportuno - capisco che dico cose antipatiche, perché nel buonismo qualunque idea diversa crea scompiglio - che una Regione, che è senza soldi, che ha difficoltà, che deve stare attenta a quello che fa, in cui si deve essere morigerati, non si devono usare le auto blu, non si deve andare troppo in missione e tutte queste belle cose, possa stanziare 200 mila euro per creare una nuova figura, che deve smettere di lavorare, che non può più avere incarichi né pubblici né privati, ottenendo metà del riconoscimento dell'indennità che ottiene un Consigliere regionale, con una struttura propria fatta di uffici e dipendenti per curare la garanzia dei detenuti.
Scusatemi, qui non c'è da essere né populista né qualunquista, ma di avere un po' di cognizione, di avere un po' il senso delle priorità! Quando noi avremo dato quello che dobbiamo dare alle vittime dei reati e quando avremo riconosciuto il valore del sacrificio delle forze dell'ordine, saremo ben d'accordo di votare una norma di questo tipo, ma adesso no. Adesso no, perché questo è un segnale politico grave nei confronti della società piemontese. Questo è un segnale politico che vuole privilegiare non gli ultimi, ma coloro che in questa società hanno commesso delitti o svolto opere delinquenziali, mentre coloro che l'hanno difesa anche versando del sangue li teniamo sempre in un angolino, perché, tanto a loro qualcuno ci penserà: questo per noi è inaccettabile! Naturalmente, nell'illustrazione dei vari articoli ritorneremo sulla materia, ma, colleghi, non possiamo aspettarci dal Gruppo di AN un atteggiamento sostanzialmente positivo, anche semplicemente di supplenza rispetto ad una normativa che - ripeto - ha una sua dignità, ma va introdotta solo quando sarà passata tanta acqua sotto i ponti e saranno assunti tanti provvedimenti di un certo tipo.



PRESIDENTE

Comunico che all'Ufficio di Presidenza sono stati presentati una trentina di emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Signor Presidente, ho sottoscritto la proposta di legge presentata dal Consigliere Muliere quale primo firmatario. Ovviamente, ne condivido la relazione così come integrata anche dalla collega Cotto e, per brevità, non ne riprendo i contenuti se non per sottolineare due passaggi che ritengo significativi.
Per quanto riguarda il primo passaggio, che è stato ribadito più volte la proposta dell'istituzione del Garante per le persone in situazione di restrizione della libertà personale non è una mancata attenzione verso chi sta fuori degli istituti penitenziari e a chi è stato vittima di azioni criminose, certamente non si vogliono dimenticare quegli aspetti. Vi è l'impegno ad assumere iniziative che portino assistenza e aiuto alle vittime del reato, quindi, un impegno ad affrontare nell'immediato anche questa tematica.
Il secondo aspetto concerne la volontà di intendere le istituzioni penitenziarie come vero luogo di rieducazione. Non si deve intendere la figura del Garante come un aiuto a chi compie un reato, così come ha precisato il Consigliere Bossuto. L'istituto di pena deve essere un luogo in cui viene scontata la pena in regime di privazione della libertà personale, ma senza la privazione di altri diritti fondamentali che possono ledere la dignità della persona. È necessario creare le condizioni affinch il carcere diventi vero luogo di rieducazione, diversamente da come spesso accade.
Occupandomi in Commissione della definizione del testo che stiamo esaminando, mi sono posto il problema di conoscere più da vicino la realtà carceraria. Ho voluto visitare un istituto penitenziario, in particolare quello di Ivrea. Avevo già avuto modo di conoscere, in una situazione di tutt'altro contesto, la realtà di tale struttura: a sedici anni di distanza dalla prima volta in cui vi avevo avuto accesso, ho colto, fin dal primo colpo d'occhio, una situazione di degrado. Tale situazione difficile credo sia ben testimoniata anche da chi è chiamato a garantire lo svolgimento di quella funzione; naturalmente, le conseguenze si ripercuotono sulla popolazione carceraria. Il sovraffollamento è a livelli elevatissimi. In quella realtà sono ospitati 350 detenuti, anziché i 180 previsti dalla struttura. Al sovraffollamento corrisponde una carenza di organico sia del personale civile e sia della polizia penitenziaria. Credo che, da questo punto di vista, dovremmo tener conto anche delle condizioni che chi è chiamato a svolgere un lavoro all'interno di quelle strutture deve affrontare. In quel fabbricato vi sono le strutture essenziali, come il montacarichi e gli ascensori, che sono assolutamente bloccati, perché, da alcuni anni, è assente la manutenzione ordinaria, quindi, non rispettano le condizioni di sicurezza. Ho visto, nel corridoio del carcere, una bellissima fotografia con in mostra una sala per le cure dentistiche, oggi assolutamente inutilizzabile perché gli impianti elettrici non sono a norma. Vi è, quindi, una situazione di drastica limitazione delle risorse a disposizione per la manutenzione ordinaria, che pregiudicano le condizioni di permanenza all'interno della struttura. Vi è l'impossibilità di garantire progetti per assicurare lavoro all'interno del carcere. Questo è l'aspetto più sentito da parte dei detenuti.
La spasmodica ricerca di forme surrettizie di attività, attraverso corsi di formazione, per assicurare un qualche impegno lavorativo, è richiesto come impegno da parte di un'Istituzione come la nostra.
Ciò che dovremmo tenere ancora in considerazione, quando si parlerà di questi aspetti, è l'impegno del volontariato all'interno della struttura.
Ho avuto modo di prendere atto come l'impegno del volontariato, che assicura condizioni più dignitose ai detenuti, sia una gran risorsa per l'intera società.
Visitando quella struttura, mi è venuto in mente che la funzione e il ruolo del Garante possano essere intesi anche in termini diversi da quelli finora immaginati. C'è la necessità di una figura, non so quanto effettivamente compatibile con la legislazione attuale, che possa essere di collegamento tra il territorio, rappresentato dalle Istituzioni, e le istituzioni penitenziarie. Dovrebbe essere una sorta di interfaccia che permetta il dialogo tra le varie strutture regionali, raccordando trasversalmente competenze diverse e altri soggetti territoriali con il sistema penitenziario.
In questo senso ho presentato un emendamento all'articolo 5 del testo di legge, che integra le funzioni previste dal Garante.
Vorrei sottolineare ancora la necessità di avere, a livello regionale una visione complessiva e unitaria degli interventi messi in atto, oggi gestibili settorialmente, e delle risorse complessive messe a disposizione in modo da poterle ottimizzare e utilizzare.
Personalmente credo che l'azione del Garante potrà essere molto efficace. Sicuramente sarà un segnale di civiltà che questa Regione manifesta, ma se non cambierà l'approccio di fondo al problema, credo che la sua azione potrebbe anche essere sterile. Il nostro Paese ha una delle migliori - se non la migliore - legislazioni in materia penitenziaria, per le condizioni per la sua applicabilità restano spesso sulla carta. Credo quindi, che sia necessario sottolineare come la vera risposta al problema che affrontiamo dovrà provenire dal Governo, se vi sarà la volontà di applicare le leggi esistenti.
Prima ho parlato di volontariato e di interventi della Regione. Voglio sottolineare uno spunto che ho raccolto: è stato attivato un progetto di inserire educatori regionali all'interno delle case circondariali. Vi sono incertezze sul proseguimento di quest'esperienza. Una delle attese è che la Regione Piemonte confermi gli interventi all'interno delle case circondariali, ritenuti assolutamente utili e apprezzati.
Termino le mie prime valutazioni di carattere generale, riservandomi di intervenire sui singoli articoli e nella discussione dei vari emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Poche considerazioni, perché credo che i due relatori del provvedimento, il Consigliere Muliere e la Consigliera Cotto, abbiano bene rappresentato il senso della proposta di legge e il lavoro svolto all'interno del gruppo di lavoro della Commissione. Partirei proprio da questo punto.
All'interno del gruppo di lavoro istituito in sede alla VIII Commissione abbiamo vissuto un momento di confronto molto sereno, che oggi trova una rappresentazione fortemente ideologica all'interno del Consiglio regionale, con qualche elemento di stupore al riguardo. Durante le riunioni del gruppo di lavoro, e anche durante la stessa discussione in sede plenaria di Commissione, non vi è stata quella caratterizzazione in termini molto forti che ho sentito e ascoltato nell'intervento del Consigliere Botta.
In Commissione non si è parlato di una Regione che deve fare una selezione e una scala di priorità nel porre attenzione e nell'affrontare le diverse problematiche sociali.
Questo non credo sia utile al dibattito che stiamo svolgendo all'interno del Consiglio regionale e, soprattutto, non sia utile all'assunzione di un provvedimento che abbia caratteristiche di efficacia e che non si limiti ad una mera risposta formale ad un problema profondamente diffuso.
Ascoltando l'intervento del Consigliere Botta mi sono domandato se questa è la Regione che, nel corso degli anni, ha maturato ampi e intensi progetti di intervento in ambito sociale, educativo e formativo all'interno delle strutture carcerarie; se questa è la Regione che ha favorito l'inserimento di associazioni di volontariato, non in termini antagonistici alla struttura carceraria e penitenziaria, ma come elemento ormai oggi indispensabile alla stessa struttura carceraria e penitenziaria per affrontare le problematiche di ogni giorno; se questa è la Regione che ha saputo costruire politiche, in ambito sociale, in grado di concepire e affrontare, in termini positivi, il reinserimento del detenuto all'interno della comunità locale, evitando che il carcere diventi ancora più elemento tale da drammatizzare la condizione di marginalità sociale e di consegna di una persona a una condizione perenne di criminalità individuale.
Questo dovrebbe essere l'oggetto di una riflessione che deve anche partire da altri punti, oggi presenti nella legislazione regionale.
Vede, Consigliere Botta, la legge regionale sulla sicurezza prevede una Fondazione per le vittime di reato, ma non è finanziata. Questa legge è stata varata, nella precedente legislatura, da una coalizione politica alla quale lei appartiene. In quegli anni sarebbe stato suo dovere e responsabilità verificare che il Consiglio regionale, non solo facesse una buona legge, ma ne assicurasse anche la reale attuazione. La Fondazione previsione contenuta all'interno della legge regionale sulla sicurezza, non è mai stata realizzata. Vi è invece la necessità di rivedere anche la legge regionale sulla sicurezza, alla luce di due esigenze fondamentali: una legge che in parte ha prodotto risultati, ma che non possono essere meramente rappresentati da finanziamenti in gran parte dedicati all'acquisto di telecamere o al rafforzamento dell'illuminazione pubblica all'interno di vie e piazze delle nostre città. Deve affrontare, anche sulla base di esigenze espresse dal Consigliere Rossi, il tema della tutela, non solo economica ma materiale e immateriale, nei confronti delle persone vittime di reato. Deve affrontare anche il tema di patti per la sicurezza che affrontino le tematiche della costruzione di coesione sociale all'interno delle nostre comunità locali.
Ultima riflessione. Quando si è avviata l'attività all'interno del gruppo di lavoro della Commissione consiliare, per un momento ho avuto la sensazione che potessimo prevedere di rappresentare al Consiglio regionale un provvedimento che risolveva un problema sul piano formale, ma che poi probabilmente non avrebbe prodotto risultati sostanzialmente rilevanti.
La serietà, che ho riscontrato e anche l'intensità dei contributi espressi all'interno del gruppo di lavoro e della Commissione consiliare mi hanno ulteriormente rafforzato nella convinzione che stiamo affrontando un tema importante, che stiamo affrontando non una scelta di stare dalla parte di chi ha commesso un reato, ma stiamo cercando sostanzialmente di fare in modo che quella parte della comunità piemontese non sia consegnata in modo definitivo e perenne ad una condizione di criminalità.
Stiamo cercando di fare in modo che la presenza di questo Garante, che non si pone in antagonismo rispetto al sistema carcerario, ma che si pone come elemento di forte collaborazione con il sistema carcerario, possa essere di grande utilità nel momento in cui riscontriamo (a parte tutti i dati che sono stati rappresentati) che, oggi, la stragrande maggioranza della popolazione carceraria è una popolazione extracomunitaria, priva anche delle minime conoscenze dei propri diritti e delle proprie possibilità. Un clima e un regime che cerca di immaginare la pena come condizione di reinserimento positivo e sociale.
Sta a noi fare in modo che ciò avvenga, a partire dalla scelta della persona, che sarà l'elemento indispensabile. Noi potremo sceglierla e assumerci la responsabilità di nominare come Garante, da parte del Consiglio regionale, una persona profondamente motivata e capace di interpretare il ruolo non meramente sul piano formale; una persona capace di immaginare il rapporto con il sistema delle istituzioni; una persona capace di interpretare il proprio ruolo in modo positivo e educativo.
Detto questo, credo di poter chiudere il mio intervento cercando di richiamare l'attenzione, non solo l'impegno, come è stato chiesto da parte del Consigliere Rossi, del Consigliere Muliere e della Consigliera Cotto di riprendere il confronto in Commissione sulle modifiche della legge regionale sulla sicurezza. A questo riguardo, lo stesso Assessore Caracciolo è intenzionato a presentare un provvedimento da parte della Giunta in tal senso, che sarà un elemento, credo, importante, nei nostri confronti. Cerchiamo di richiamare la nostra attenzione e i nostri comportamenti, evitiamo che gli stessi si esprimano in un clima di ideologismo puro e facciamo i conti con una realtà sociale sempre più critica e contraddittoria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Boniperti; ne ha facoltà.



BONIPERTI Roberto

Abbiamo sentito una serie di interventi pro e contro questa istituzione del Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrittive alla libertà personale, ma di fatto abbiamo sentito una serie di interventi contro un collega, che mi ha preceduto, solamente perché si è permesso di ricordare che le prime vittime sono proprio quelle che hanno subito i reati e non quelle sottoposte a misure restrittive.
La precedente amministrazione è stata accusata di aver fatto una legge e di non averla finanziata (si poteva finanziarla adesso). Questa Giunta regionale non ha finanziato la legge sulla sicurezza. Il milione di euro che è arrivato è arrivato grazie all'emendamento della minoranza. Il collega Muliere (ora non è presente in Aula) prima citava un nostro collega di un'altra Regione che ha istituito questo Garante. Evidentemente loro hanno molti più soldi di noi da spendere. La Regione Piemonte, stando a quanto ci è stato annunciato nell'ambito della redazione del bilancio, deve fare i buchi nella cinghia. C'è stato detto che abbiamo i buchi nella sanità e un po' dappertutto, ma abbiamo i soldi da spendere per queste cose. Per carità, è buono tutto quello che si fa, ma sicuramente non in un momento di vacche magre. La proposta, secondo me, andrebbe riformulata non oggi ma fra un paio d'anni, quando quest'amministrazione avrà sicuramente visto i proclami che sono stati fatti e saranno stati risanati i conti della Regione Piemonte.
Oggi mi sembra molto utopistico andare a spendere 200.000 euro, che non abbiamo, per istituire una figura che potrà anche dare maggiore sicurezza o maggiore tutela alla democrazia, ma sicuramente, come diceva l'amico Botta prima, lascia in secondo piano chi veramente ha subito, da parte di chi delinque, danni alla propria persona e alla propria famiglia. Prima stiamo vicini a chi ci aiuta, a chi ci tutela, a chi tutti i giorni rischia la vita per l'incolumità dei cittadini; poi, se avanzano risorse e tempo stiamo vicini a chi delinque. Grazie



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Credo che alcune perplessità siano già state sottolineate dai colleghi ma tengo a sottolineare due aspetti. Il primo si riferisce a quanto dicevano i colleghi di Alleanza Nazionale rispetto alle priorità. Noi crediamo che si possa fare tutto all'interno di un Consiglio regionale, nel momento in cui ci siano delle necessità da parte dei cittadini piemontesi e che il Consiglio può affrontare. Non neghiamo, ovviamente, che vi siano problemi di sovraffollamento nelle carceri piemontesi. Non è una cosa che ci sfugge. Ma non ci sfugge neanche la situazione di difficoltà della polizia penitenziaria piemontese che spesso è dimenticata rispetto alla situazione di grande difficoltà degli istituti circondariale della nostra Regione.
Pertanto, ho letto che un Consiglio regionale, con una mozione, con un ordine del giorno, anche con una proposta di legge, voglia e possa interessarsi di tematiche che afferiscono ai detenuti piemontesi. È solo ed esclusivamente una questione legata alle priorità di carattere politico e di carattere economico. Parto dal secondo aspetto, anche se quello meno importante, perché certamente diamo un'importanza maggiore al principio a cui la legge si ispira e non soltanto ad un dato economico. Non dimenticando che vi è anche questo.
A fronte di una amministrazione regionale che presenta un bilancio preventivo in cui al capitolo legato alla legge della sicurezza c'è uno zero sonante che viene poi riempito non con una grande capienza, dai Gruppi dell'opposizione, andando a mettere il milione e mezzo di euro che è stato stanziato - lo sottolineo - dai Gruppi dell'opposizione, mi sembra quanto meno bizzarro che il Consiglio regionale si occupi - ovviamente, bizzarro per la posizione politica che in qualche modo noi abbiamo, è una cultura politica certamente differente da quella di altri Gruppi - di tale Garante per i detenuti, prevedendo qualche centinaia di migliaia di euro di spese legate allo stipendio dello stesso e alla struttura di cui inevitabilmente questo soggetto dovrà disporre.
Quindi c'è un dato economico che in qualche modo discende da un dato di principio che non condividiamo. Invece, vi è un dato di principio decisamente più significativo sul quale esprimiamo molte perplessità rispetto al teso di legge. Vedete, se si fosse fatta una riflessione generale rispetto alla sicurezza, all'interno della nostra Regione, e rispetto ai differenziatori che fanno sicurezza e che subiscono insicurezza e crimine all'interno della nostra Regione e, pertanto, si predisponeva va un provvedimento che andava in qualche modo ad intervenire per modificare la legge n. 6 del 2004 rispetto alla sicurezza, che stanziava fondi per le vittime dei reati e inseriva fondi per i poliziotti e militari, che sono caduti o che hanno subito degli incidenti legati alla professione che svolgono. Bene, se si fosse fatto un lavoro che non aveva uno strabismo garantista rispetto a coloro i quali hanno compiuto un reato, avremmo avuto un approccio differente, perché si voleva intervenire sull'intero settore che peraltro è maggiormente di competenza statale, ma a questo non ci sottraiamo. Tant'è che fu proprio il Gruppo di Alleanza Nazionale a presentare la proposta di legge, che divenne poi legge del Consiglio regionale sulla sicurezza, cioè un soggetto complementare per quelle che erano le prerogative dello Stato in materia di sicurezza e per quelle che erano le prerogative della Regione in materia di sicurezza. Da questo punto di vista, nonostante vi sia già una legislazione nazionale che prevede garantisce e tutela percorsi di reinserimento, ancorché difficoltosi, ai detenuti, per chi è a regime di semilibertà, peraltro non finanziata da quest'amministrazione regionale o finanziata in maniera decisamente inferiore rispetto alla Giunta di centrodestra, è un segnale contraddittorio rispetto a una legge che ci si presenta.
Credo, avendo fatto l'amministratore e avendo utilizzato personale in regime di semilibertà, che quello sia uno strumento da potenziare dal punto di vista economico, perché quello è il percorso di reinserimento sociale che privilegiamo, in quanto si toglie una persona dal carcere, ancorch solo nel periodo giornaliero, gli si dà un lavoro e s'intravede un percorso di reinserimento sociale che consentirà al detenuto di intraprendere una vita normale che, nel momento in cui diventerà persona libera, avendo espiato le proprie colpe nei confronti della società e della giustizia potrà avere un reinserimento totale.
Questo non vi è stato nel bilancio della Regione Piemonte, perché i fondi, ahimè, sono stati ridotti. Quindi, non s'interviene con gli strumenti di cui già l'istituzione Regione Piemonte, ma con una nuova figura che, ancorché non siamo certi che dia maggiori tutele e garanzie rispetto al reinserimento sociale, che è la priorità che noi consideriamo.
Al di là delle valutazioni fatte, su questo siamo ampiamente disponibili, perché non vogliamo che la posizione di contrarietà, che andremmo a spiegare ed abbiamo già cercato di spiegare, sia motivata come una posizione di una destra retriva che non vuole discutere di tutto ci che...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Turigliatto)



VIGNALE Gian Luca

Può pensarlo, Consigliere Turigliatto, non mi disturba affatto.
Che non vuole discutere di una forma di tutela. Credo che la cultura di destra insegni anche il pragmatismo e penso che questo sia l'ennesimo cartello ideologico dietro il quale c'è il nulla. Preferisco che questo Consiglio regionale finanzi, e avrebbe certamente il mio voto, maggiormente il reinserimento per il regime di semilibertà, piuttosto che istituire una nuova figura (come le tante authority ed i tanti cartelli e baracconi che ci sono) che, singolarmente o anche con il rapporto che dovrà tenere con il responsabile delle case circondariali, vada a garantire maggiormente le tutele di un detenuto. Chi è stato nelle carceri, non nei luoghi di reinserimento o nelle comunità per il recupero dei tossicodipendenti all'interno delle carceri, ma nei bracci delle carceri, sa perfettamente il valore che potrà avere la figura che noi istituiamo: pari a zero. Questo perché nella giungla, come la definiscono i detenuti, quello che vale è il rapporto esistente fra la Polizia penitenziaria, i carcerati e il responsabile della Casa circondariale, che però incidentalmente ha anche un rapporto costante con chi si occupa delle Case di pena e con il Ministro della giustizia.
Detto ciò e facendo una valutazione su un aspetto che riteniamo importante, noi siamo molto più interessati a intervenire non tanto e non solo a favore dei detenuti, ma siamo molto più interessati a intervenire a favore dei cittadini affinché una situazione di delinquenza sempre più diffusa, con una forte controtendenza del Piemonte, ma soprattutto dell'area torinese, venga meno.
Riferisco un dato: a fronte di una riduzione dei crimini alla persona nel territorio nazionale, l'area metropolitana torinese ha un aumento dal 18% al 20%, in assoluta controtendenza con il panorama nazionale, che registra invece un aumento di questi fenomeni criminosi. Allora, dobbiamo continuare a pensare che esistono soggetti deboli, che vanno tutelati e che sono dentro un carcere, o dobbiamo iniziare a pensare che forse esistono molti soggetti deboli che sono fuori dalle carceri e sono quelle migliaia di cittadini che ogni anno subiscono dei furti alla persona (dallo scippo alla rapina, al "semplice" borseggio che però intimorisce fortemente le persone)? Noi crediamo che la priorità per un'istituzione regionale sia la prima cioè intervenire il più possibile, per quanto possibile, con più finanziamenti possibili, considerato anche che una legge questo Consiglio regionale ce l'ha, nel senso della garanzia delle tutele, dei diritti e della sicurezza per le persone libere.
Fatto questo ragionamento, essendoci impegnati a fondo nel garantire più sicurezza all'interno della Regione Piemonte, allora siamo e saremo disponibili a ragionare in merito a diritti e doveri legati alle persone che, più sfortunate, ma per scelta individuale, hanno deciso di compiere un atto criminoso e sono all'interno delle carceri piemontesi. Pertanto, fra chi non commette reati e chi li commette, noi ci schiereremo sempre con i primi, affinché i primi siano tutelati dai crimini che possono commettere i secondi.
Questa è la motivazione di principio per cui siamo assolutamente contrari a questo provvedimento, perché è uno strabismo garantista. Si mette uno zero sulla legge sulla sicurezza e s'investono non solo soldi, ma politicamente s'investe per tutelare coloro i quali non garantiscono quella sicurezza e sono gli artefici della non garanzia di quella sicurezza, che è uno dei mali principali che affligge la nostra società e, soprattutto, le aree metropolitane.



PRESIDENTE

Colleghi, ho ancora iscritti a parlare sul punto i Consiglieri Dalmasso e Casoni. Dopodiché, sospenderei la discussione punto per una breve concertazione con i colleghi Presidenti dei Gruppi perché sono arrivati parecchi emendamenti, quindi mi pare opportuna una riflessione prima di procedere nella discussione e nella votazione.
Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Neanche io pensavo che questa proposta di legge avrebbe incontrato un'opposizione così forte. Innanzitutto perché la discussione in Commissione era stata abbastanza rapida, poi perché vi era stato un gruppo che aveva lavorato in modo estremamente positivo. Noi pensiamo a questa proposta di legge non dal punto di vista ideologico - rimprovero che ci viene sempre fatto su tutto (ambiente, lavoro e mille altre cose) - ma sperando che la figura che si creerà, e che già esiste in altre realtà italiane, possa essere utile dal punto di vista pratico.
Viviamo in una società che si carcerizza sempre di più. Ci sono esempi in paesi più "avanzati" del nostro che vanno in questa direzione.
C'è un bisogno legittimo di ordine, c'è per molti aspetti una paura nelle persone estremamente comune ed è un dato certamente preoccupante. In Italia abbiamo 60 mila carcerati, l'organico delle carceri dovrebbe arrivare a 40 mila; le strutture sono vecchie e cadenti in moltissimi casi mancano mezzi per attuare le stesse leggi che sono state votate da Governi precedenti, mantenere l'igiene e ristrutturare le strutture delle carceri stesse.
Il carcere è notevolmente cambiato in questi ultimi anni. Ho visitato per la prima volta un carcere nel lontano 1984, accompagnando un parlamentare. Allora visitare un carcere significava essere considerati fiancheggiatori oggettivi dei fenomeni drammatici di terrorismo che si manifestavano in quegli anni.
In questi ultimi vent'anni il carcere è cambiato profondamente, il fenomeno immigrazione lo ha cambiato nettamente; il fenomeno tossicodipendenza lo ha cambiato nettamente. C'è da interrogarsi su quanto il grave deterioramento sociale complessivo, i quartieri di fabbrica che non lo sono più e che sono spesso un territorio che ha perso qualunque fisionomia, la disoccupazione, la mancanza di lavoro per i giovani abbiano inciso su questi mutamenti.
Sono fenomeni che si manifestano in altri paesi; la realtà carceraria francese non è migliore di quella nostra e i problemi che si presentano a noi sono molto simili a quelli.
Non pensiamo certo che il carcere abbia il ruolo di controllare chi ha compiuto dei delitti affinché non li compia più per un tempo definito dalle sentenze, ma ha anche il compito di tentare di affrontare il problema difficile di reinserire nella società in condizioni migliori coloro che hanno compiuto i delitti stessi.
Noi pensiamo che sia compito delle forze sociali, politiche e culturali di qualunque tipo siano - ho incontrato nelle carceri il volontariato cattolico che si muove con attenzione ed impegno estremo, al di là delle polemiche rilevate nelle sedute scorse sulle ACLI, che mi sembrano datate anni '50 - di rompere o tentare di rompere un muro tra le città e il carcere, di fare sì che anche le città e le realtà in cui siamo si rendano conto che esiste.
Problemi drammatici: la salute. La metà dei carcerati è tossicodipendente. C'è una percentuale di affetti da HIV che è infinitamente superiore a quella pure drammatica che si manifesta nella società. C'è un problema di assistenza, di tempi di visite.
Il collega Ricca ricordava prima il laboratorio dentistico in un carcere che non esiste più perché mancano strutture a norma e altri fenomeni simili.
C'è un problema di istruzione, dalla più elementare a quella intermedia. Noi siamo convinti che la scuola all'interno del carcere abbia un ruolo importante, non solo per fare passare il tempo a chi non sa come passarlo, ma per dare alcuni elementari strumenti culturali ai carcerati stessi.
Per quanto riguarda i corsi professionali che non distinguiamo rispetto all'istruzione, continuiamo a pensare che dentro e fuori il carcere debba esserci un percorso unico, che è importante per fare sì che chi esce da un carcere abbia alcuni strumenti occupazionali elementari, per quanto semplici, da poter spendere nella società. Momenti di socializzazione che sono di fondamentale importanza.
Girando un po' le carceri - e l'abbiamo fatto in modo insufficiente ma continueremo tutti noi Consiglieri del nostro partito, e penso anche altri a farlo nei prossimi mesi - nella maggior parte dei casi i direttori, le persone che lavorano nelle carceri, spesso la polizia penitenziaria, che pure ha problemi di organico, di trasferimenti, di vita lontano da casa affrontano problemi sindacali e normativi di non poco conto, consci di una situazione difficile che sta peggiorando progressivamente, davanti alla quale occorre che a livello locale e a livello nazionale si metta mano.
In tutti questi casi c'è un problema: gli assistenti sociali sono pochi e mancano. La Regione Piemonte, nella precedente e nell'attuale legislatura, ha fatto parecchio su questo. Ci viene detto comunemente che la nostra Regione è una tra quelle maggiormente intervenute con operatori in situazioni dove questi non ci sono.
Quindi, vi sono problemi di operatori e di mediatori culturali chiunque viva non solo il carcere, ma i quartieri e le scuole sa quanto oggi sia importante e fondamentale il problema dei mediatori culturali.
Ieri, con il Consigliere Bossuto ho visitato il Ferrante Aporti, che è il carcere regionale in cui vi è la più percentuale di immigrati giovani (siamo ai due terzi, se non di più). Qui c'è un problema di mediazione culturale e di rapporto, non solo di fronte alla lingua, ma anche davanti alle leggi, alle norme, alle tradizioni, alle culture.
Gruppi di volontari che lavorano con serietà e con convinzione, ma con mezzi fondamentalmente insufficienti, spesso affrontano ostacoli burocratici estremamente gravi.
Noi siamo convinti che il problema sicurezza ci sia. Abbiamo sempre parlato di una sicurezza primaria: l'occupazione, il lavoro, le certezze per il futuro, un'assistenza sanitaria che non ponga chi ha una malattia davanti a scelte drammatiche nella propria vita e a dover rinunciare, in molti casi, o alla salute o al livello di vita che si è costruito nel tempo.
Sappiamo che c'è anche un'altra questione legata alla sicurezza, che è quella dell'aumento in molti casi di fenomeni di delinquenza, ma chiediamo tenendo conto dei problemi della società complessiva: c'è qualche vantaggio se il carcere, così com'è oggi, riproduce semplicemente una delinquenza che vi è stata, per cui chi viene messo fuori nel giro di pochi mesi ricade negli stessi delitti, se non peggiori di quelli di prima? Oppure, c'è la necessità che nel carcere e dopo il carcere ci sia un percorso condiviso, e non c'è buonismo alcuno in questo, che faccia sì che coloro che hanno compiuto un delitto tentino di ricollocarsi nella società, di trovare un'occupazione? C'è un problema simile, e c'è anche il problema che viene giustamente posto: chi ha subito il reato è vittima profonda. Allora c'è la necessità di tutelare costoro, c'è anche la necessità di un rapporto fra chi ha compiuto il delitto e colui che ne è stato vittima, al di là di qualunque giustificazione di questo. Pensiamo che l'attenzione a questo problema sia un elemento fondamentale, uno di quelli che deve caratterizzare le forze politiche.
Noi siamo disponibili a discutere qualunque altro provvedimento. Non ne conosciamo i termini, quindi non possiamo determinare quale sarà il comportamento nostro, ma siamo disponibili oggi, domani e dopodomani a discutere tutte le questioni legate a questo tema anche dal punto di vista che altri Consiglieri hanno posto.
Il problema che abbiamo posto in questo Consiglio oggi e che abbiamo posto dalla prima seduta riguarda anche la problematica dei CPT, che è un'altra questione legatissima a questa, perché sono sostanzialmente carceri temporanei di altro tipo, con caratteristiche differenti, la cui situazione non è certamente migliore delle case circondariali e di reclusione che abbiamo visitato e che visiteremo.
una questione di civiltà elementare: o la società si carcerizza sempre di più e si trincera sempre di più e il futuro nostro è di quartieri anche etnicamente differenziati e socialmente differenziati - come già sta avvenendo in moltissime città - oppure tentiamo uno sforzo, difficile e complesso, per ovviare a tutto questo.
Il caso Francia, con la rivolta nelle periferie francesi, dovrebbe insegnare, non a chi è strabico ma a chi rischia di essere cieco, che questo è un problema fondamentale.



PRESIDENTE

Prima di cedere la parola al Consigliere Casoni, invito i Presidenti dei Gruppi ad accomodarsi in sala A per una breve Conferenza dei Capigruppo, per decidere il prosieguo sul punto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Ci tengo a precisare, innanzitutto, che la posizione del Gruppo di Alleanza Nazionale non vuole essere preconcetta nei confronti dell'istituzione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (ovvero per i detenuti), ma chiede, con forza, di abbinare a tale provvedimento altre norme connesse alle categorie interessate.
Non vogliamo occuparci, ad esempio, dei disagi percepiti della Polizia Penitenziaria, dei quali nessuno se ne occupa? O dei problemi delle vittime dei reati e delle azioni delinquenziali, dei quali nessuno se ne occupa? O ancora, delle famiglie delle Forze dell'Ordine che subiscono danni fisici o, peggio, che muoiono, e che vengono abbandonate a se stesse? Qualora si decida di destinare delle risorse relativamente a questo provvedimento, annuncio preventivamente che domani mattina presenteremo una proposta di legge relativa proprio agli aiuti complementari (che sappiamo essere pochi) che lo Stato destina ai dipendenti delle Forze dell'Ordine che rimangono oggetto di gravi mutilazioni o, addirittura, di morte, e alle relative famiglie.
Per non trascinarci in un finto, ma voluto, ostruzionismo - qualora si decida di proseguire in questa direzione - la mia proposta sostanzialmente, è di richiedere all'Assemblea di sospendere l'esame del provvedimento, per preparare - e quindi affrontare - un "pacchetto" globale su questo tema, istituendo sì la figura del Garante, ma, nel contempo destinando dei fondi, magari equivalenti a quelli che destiniamo a questa iniziativa, anche per le vittime dei reati e per le famiglie delle Forze dell'Ordine che hanno subito danni a seguito di reati, presentando magari un ordine del giorno condiviso affinché si eserciti una forte pressione sul Ministro al fine di migliorare anche le condizioni della Polizia Penitenziaria.
Se approvassimo oggi questo disegno di legge, potete immaginare quale potrebbe essere la reazione delle altre categorie su menzionate. Noi peraltro, avremmo tutto l'interesse politico a divulgare tale iniziativa denunciando che la Regione si occupa di spendere centinaia di milioni di euro per istituire i Garanti, mentre alle vittime dei reati o alle vedove delle Forze dell'Ordine si risponde: "Arrangiatevi; siete con le pezze al sedere, ma la Regione di certo non pensa a voi".
Prima si citava Storace: vi ricordo, però, che Storace ha emanato anche la legge sugli aiuti ai familiari delle Forze dell'Ordine decedute (con il quintuplo dei fondi) e alle vittime dei reati.
Guardiamoli assieme i provvedimenti, perché sembra che vi sia uno strabismo che, come primo intervento, miri a tutelare solo le persone sottoposte a garanzia cautelare, per le quali non siamo contrari, come ribadisco, ma riteniamo che vadano salvaguardate assieme alla Polizia Penitenziaria, alle vittime delle Forze dell'Ordine e alle vittime dei reati.
Questa costituirebbe un'azione veramente seria che, probabilmente, non troverebbe ostacoli da parte di nessuno.
Non chiediamo neppure di andare solo nell'altra direzione, riconoscendo aiuti soltanto alle Forze dell'Ordine; facciamo un provvedimento condiviso.
Se, viceversa, questo Consiglio ritenesse di proseguire in tal senso avrei forse tutto l'interesse nel dire che ne sfrutteremo l'effetto politico.



PRESIDENTE

Come avevo anticipato, invito i Presidenti dei Gruppi ad accomodarsi in sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.54 riprende alle ore 18.23)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

La ringrazio, Presidente.
Il Gruppo per l'Italia non ha una particolare pregiudiziale in senso negativo su questo disegno di legge; ritiene, anzi, che le persone la cui libertà personale sia sotto misura restrittiva (non solo perch evidentemente, hanno una condanna passata ingiudicato, ma anche e semplicemente perché sono in attesa di giudizio) abbiano sicuramente bisogno di un'attenzione particolare da parte di questo Consiglio regionale, ma anche da parte di tutti noi, in qualità di appartenenti alla razza umana.
altresì vero, però, che ritengo assolutamente sensate le obiezione mosse da alcuni colleghi; in particolare, trovo curioso e, forse, anche eccessivo, l'articolo 8 riguardante la norma finanziaria: a parere del nostro Gruppo consiliare, 200.000 euro annui destinati a questo disegno di legge e, per contro, alcuna previsione per le vittima dei reati appartenenti soprattutto ai ceti più deboli, la ritengo una scelta abbastanza "strabica" e poco congruente alla domanda della società odierna.
Siccome spesso e volentieri la società di oggi tende a tutelare più il "giustiziere" che la "vittima", ci teniamo a sottolineare questo aspetto poco chiaro e poco condivisibile per il nostro Gruppo. Riteniamo, dunque che la cifra sia assolutamente sproporzionata, così come crediamo che altri aspetti meritino una maggior riflessione. In particolare, credo che l'articolo 3, inerente l'aspetto economico di questa nuova istituzione debba essere rivisto. Trovo assolutamente condivisibile l'ipotesi di rivedere un percorso nuovo in Commissione, affinché si possano approfondire questi ed altri temi, collegando tale provvedimento ad altre esigenze più utili e più vicine ai cittadini comuni, che hanno, purtroppo, l'unica colpa di essere vittime inconsapevoli di altri.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Giovine.
Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, dichiariamo chiusa la discussione generale sul punto.
Come da intese maturate in seno alla Conferenza dei Capigruppo rinviamo l'esame dell'articolato ad una seduta successiva.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 200, inerente a "Istituzione della riserva naturale speciale e della zona di salvaguardia di Fontana gigante e della riserva naturale speciale e della zona di salvaguardia della Palude di San Genuario"


PRESIDENTE

Procediamo all'esame del disegno di legge n. 200, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Comella.



COMELLA Piergiorgio, relatore

Grazie, Presidente.
Con il presente disegno di legge si propone all'esame del Consiglio regionale l'istituzione di due aree protette nella bassa pianura vercellese a ridosso del Parco fluviale del Po - tratto vercellese e alessandrino - e del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino.
Si tratta di due zone umide: Palude di San Genuario e Fontana Gigante le cui origini sono legate alla bonifica di ambienti acquatici naturali ed allo scavo di bacini a fini venatori e di pesca sportina e, più anticamente, per l'estrazione della torba. A seguito dell'abbandono di tale attività, le due aree hanno subito un progressivo processo di rinaturalizzazione, costituendo complessi habitat palustri di grande interesse faunistico, in particolare ornitologico, ma anche entomologico e flogistico.
Queste aree assumono particolare importanza in quanto sono tra le poche aree naturali relitte rimaste nella pianura risicola, ormai quasi completamente priva di vegetazione arborea ed arbustiva in conseguenza dello sviluppo delle tecnologie colturali connesse con la monocoltura del riso.
Esse costituiscono essenziali zone di rifugio per la fauna e per la vegetazione, di conservazione del patrimonio biologico e genetico, di conservazione della biodiversità.
Queste peculiarità e la presenza di specie e di habitat prioritari indicati negli allegati della Direttiva 92/43/CEE (Habitat) hanno motivato la segnalazione di parte di queste due aree, nell'ambito del Progetto Bioitaly del Ministero dell'Ambiente, quali siti/biotopi di importanza comunitaria per l'inserimento nella Rete Natura 2000.
La Commissione Europea con Decisione C (2004)4031 del 7 dicembre 2004 ha inserito tali aree nell'elenco provvisorio dei Siti di Importanza Comunitaria per la Regione Biogeografia Continentale a norma dell'articolo 4, paragrafo 2, terzo comma della Direttiva 92/43/CEE.
Con DGR n. 37-28804 del 29 novembre 1999 le due aree sono state quindi proposte al Ministero dell'Ambiente per la costituzione delle Zone Protezione Speciale ai sensi della Direttiva 79/409/CEE (Uccelli).
Fontana Gigante.
Il biotopo di Fontana Gigante si estende per circa 314 ettari nel territorio del Comune di Tricerro, nella bassa pianura vercellese. L'area è caratterizzata dalla presenza di un bacino lacustre formato da otto corpi idrici contigui, di superficie variabile e occupanti in totale circa 12 ettari; il livello delle acque è compreso tra i 10 e i 180 cm. La loro origine è legata alla bonifica di ambienti acquatici naturali e allo scavo di bacini a fini venatori e di pesca sportiva, successivamente andati incontro a un processo di naturalizzazione.
Il biotopo costituisce il secondo complesso idrico naturale della Provincia di Vercelli, dopo il Lago di Viverone. L'area ha caratteristiche di palude seminterrata, ricoperta per i due terzi da vegetazione con dominanza di canna palustre e, nelle zone periferiche, con presenza di saliceto paludoso arbustivo di Salice cinereo.
Nell'area sono state fino ad ora identificate 21 specie di Odonati che costituiscono circa il 50% di quelle segnalate in Piemonte. Diverse specie si riproducono nelle risaie e nei canali esterni al biotopo e frequentano l'area solo allo stadio adulto, in ogni caso la ricchezza specifica è rilevante se rapportata alla ridotta estensione del biotopo. I Coleotteri Carabidi sono presenti con 57 specie, alcune delle quali presentano un notevole interesse per la sporadicità delle segnalazioni a livello regionale e per la marginalità rispetto all'areale noto.
Per quanto riguarda l'erpetofauna, sono segnalate 3 specie di anfibi e 6 specie di rettili autoctoni.
A Fontana Gigante sono inoltre presenti 11 specie ornitiche d'interesse conservazionistico europeo, due prioritarie a livello nazionale (Tarabuso e Salciaiola), e 6 (3 nidificanti certe: Tarabuso, Airone rosso, Salciaiola 3 nidificanti possibili: Mestolone, Alzavola, Falco di palude) d'interesse conservazionistico regionale.
Il sito presenta alcune criticità.
Si rileva la presenza di specie vegetali ritenute a rischio di estinzione e incluse nella Lista rossa delle piante d'Italia.
L'area è di preminente interesse ornitologico, in particolare per la presenza di habitat palustri: il Tarabuso è una delle specie a maggiore rilevanza conservazionistica sia locale e sia internazionale. Sono segnalati due maschi cantori.
sono stati osservati due individui di Airone bianco.
Per quanto riguarda i rettili si segnala la presenza della Tartaruga palustre, specie estremamente rara in regione, e di Vipera comune, specie relittuale in pianura.
Il sito presenta particolari vulnerabilità date: dall'attività venatoria: l'area è identificata come Oasi di Protezione della fauna nell'ambito del vigente Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Vercelli dall'alterazione degli equilibri ecologici per la presenza di specie animali alloctone: tale presenza costituisce un elemento di modifica della naturalità del sito ed è fonte di interazioni negative per competizione o predazione con specie autoctone e determina un'alterazione degli ecosistemi dal disturbo diretto: infatti, le ridotte dimensioni dell'area e la vulnerabilità al disturbo di alcune specie ornitiche considerate prioritarie, fanno considerare incompatibile coi fini conservazionistici la fruizione da parte del pubblico; si rileva la diminuzione del successo riproduttivo e allontanamento di specie ornitiche legate agli ambienti palustri.
Vi sono precedenti interventi di conservazione che sono per lo più relativi a decreti risalenti al 1990.
Per gli ambienti acquatici è possibile la gestione dei fragmiteti l'introduzione di specie vegetali palustri autoctone; per gli ambienti forestali e arbusteti l'introduzione di specie arboree e arbustive autoctone.
Palude di San Genuario.
La situazione è pressoché identica, salvo la dimensione, che è circa doppia.
Le condizioni che il presente disegno di legge intende andare a recuperare sono anche qui abbastanza analoghe. Infatti, l'area è l'unica del Piemonte e una delle poche a livello nazionale dove nidificano contemporaneamente il Tarabuso, l'Airone rosso e il Falco di palude.
Anche in questo caso il sito presenta particolari vulnerabilità: distruzione del canneto: canneti presenti nel sito potrebbero essere bruciati o tagliati dai proprietari parte dell'area è identificata come Zona di Ripopolamento e Cattura nell'ambito del vigente Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Vercelli: i canali e i fontanili presenti nel sito sono soggetti all'inquinamento da fitofarmaci usati nella risicoltura; inoltre la vegetazione dei canali e dei fontanili è periodicamente asportata o bruciata dagli agricoltori che ritengono tali pratiche utili per controllare le specie vegetali infestanti la presenza anche in questo caso di specie alloctone (Nutria, Tartarughe fauna ittica esotica) costituisce un elemento di modifica della naturalità del sito ed è fonte di interazioni negative per competizione o predazione con specie autoctone.
Anche in questo caso abbiamo precedenti interventi di conservazione, in modo particolare nel 1979 con la Direttiva CEE n. 409.
La proposta istitutiva e gestionale.
Il disegno di legge delle due aree propone l'istituzione di una riserva naturale speciale motivata dall'esigenza di garantire particolari e delimitati compiti di conservazione biologica. Le riserve individuano le aree di maggiore interesse naturalistico comprendendo integralmente le zone di proprietà dell'Ente di gestione del Parco fluviale del Po - Tratto vercellese e alessandrino (Fontana Gigante) ovvero in gestione diretta allo stesso Ente di gestione (Palude di San Genuario). Tale Ente di gestione è proprietario dal 1996 di 25 ettari a Fontana Gigante, mentre nella Palude di San Genuario ha assunto, nel 1999, la gestione di circa 25 ettari dal Comune di Fontanetto Po e, nel 2001, di 5 ettari dal Comune di Trino.
In entrambi i biotopi sono in corso trattative per l'acquisto o per l'affidamento in gestione diretta all'Ente di gestione di altri terreni di valore naturalistico.
Nell'ambito delle finalità istitutive è stato fatto espresso riferimento alle disposizioni della Direttiva Habitat e del Regolamento di attuazione approvato con DPR 8 settembre 1997, n. 357, che impongono di garantire il mantenimento in uno "stato di conservazione sufficiente" le specie e gli habitat presenti nei siti/biotopi e compresi tra quelli elencati negli allegati delle Direttive "habitat" e "Uccelli". Tali atti stabiliscono che lo "stato di conservazione" di un habitat è considerato "soddisfacente" quando la sua area di ripartizione naturale e le superfici che comprende sono stabili od in estensione, quando la struttura e le funzioni specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo termine esistono e possono continuare ad esistere in un futuro prevedibile e quanto lo siano di conservazione delle specie atipiche e che questo sia sufficiente.
Nelle more dell'approvazione del disegno di legge in materia di "tutela e di conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche" che prevede, per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie che caratterizzano i siti della rete Natura 2000, la redazione e l'approvazione di Piani di gestione il Piano potrà essere approvato nell'ambito delle disposizioni della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57.
Infatti, l'articolo 8 prevede un piano naturalistico, quale strumento obbligatorio per la gestione delle Aree protette regionali classificate come riserve naturali, che ha effetti ed efficacia come Piano paesistico.
Tale Piano, qualora predisposto in conformità con le "Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000", approvate con Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio del 3 settembre 2002, assume effetti ed efficacia quale Piano di gestione dei Siti.
La fruizione all'interno delle riserve naturali sarà definita con legge regionale, mentre all'interno delle aree di proprietà dell'Ente di gestione sarà l'Ente stesso a regolamentare in maniera più specifica le attività di fruizione con propri atti.
Nelle aree classificate a Riserva naturale speciale saranno ammessi gli interventi per il raggiungimento dell'equilibrio faunistico e ambientale disciplinati dalla legge regionale 8 giugno 1989, n. 36; non sarà ammesso l'esercizio venatorio ai sensi della legge regionale 4 settembre 1996, n.
70.
L'apertura e la coltivazione di cave sarà ammissibile solo se finalizzata alla ricostituzione di aree naturali ed al loro recupero.
La V Commissione consiliare ha condiviso la finalità istitutive e le proposte gestionali relative alle due aree protette. Ha condotto l'istruttoria del disegno di legge procedendo alle consultazioni con i rappresentanti degli enti locali e della società civile interessati ed è arrivata in tempi brevi all'approvazione a maggioranza del disegno di legge senza sostanziali modifiche.
La Commissione ha inoltre rilevato l'opportunità che le misure agro ambientali del nuovo Piano di Sviluppo Rurale siano coordinate con le finalità istitutive di valorizzazione, sostegno e promozione delle attività agricole (articolo 3, comma 1, lettera b).
Per rendere al più presto attuativa la fase istitutiva delle aree protette in questione, la Commissione ha contestualmente avviato l'esame della proposta di Piano naturalistico previsto dall'articolo 8 presentato dalla Giunta regionale, insieme al disegno di legge che detta sanzioni relative alle infrazioni alle norme di piano.
Si auspica che tutti questi provvedimenti tra loro correlati, vengano esaminati al più presto da quest'Assemblea regionale.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione la relazione del collega Comella, con tutti gli accenni alla fauna e alla flora, ma è mancato, anche se era incombente un accenno al bipide autoctono: l'uomo.
Sono un ambientalista sfrenato. Vivo a 1.400 metri di quota, in un paese sperduto e ci vivo benissimo. Tuttavia, la sparizione di quel bipide dalle nostre montagne sta provocando grandi disgrazie, perché l'ecosistema si regge su equilibri molto delicati. Cito un dato della zona di Val della Torre - che non so quanti colleghi conoscono - dove sorge una riserva integrale istituita per difendere una pianta rarissima che vive solo lì e in parte nella Valle di Viù, la Gibelliana (Euphorbia Gibelliana).
In tutto il mondo vive solo lì. Quando i pastori, regolarmente in autunno bruciavano le stoppie e portavano le mucche al pascolo, questa pianta viveva sui pascoli felice e beata. Da quando è stata istituita la zona integrale, questa pianta rischia di estinguersi perché soffocata dalle erbacce. Per fortuna so che in Valle di Viù vive ancora benissimo in un punto non protetto, dove, se voglio, vado a guardarmela.
Di norma sono favorevole all'estensione delle zone protette, purché la protezione avvenga in modo tale da consentire una coesistenza del bipide autoctono con animali, vegetali e minerali (perché per me vanno protette anche le pietre, ovviamente in certi casi e non sempre).
Detto questo, avrei voluto votare a favore, però non me la sento. In occasione del dibattito, faccio anche una dichiarazione di voto, che prego i colleghi di prendere in questo senso. In Comune sono stato collega di Pasquale Cavaliere e quando Cavaliere mi votava contro diceva che era per benevolenza, mentre quando si asteneva diceva che era un voto a favore. La sua tesi era quella.
Il mio Gruppo si asterrà in questa votazione con questa precisazione: non siamo contrari, quindi non votiamo contro, ma in generale chiediamo una maggiore attenzione al bipede autoctono - che saremmo noi - e alla popolazione, nell'interesse globale di tutti gli esseri viventi delle zone che intendiamo proteggere.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore De Ruggiero.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore ai parchi ed aree protette



PRESIDENTE

Prima questione. Noi stiamo esaminando richieste pervenute dai Comuni.
Lo voglio dire perché, in questo momento, la mole di lavoro solo per esaminare le richieste dei Comuni è sufficiente per cinque anni. Questo per dire che non c'è alcun'imposizione regionale.
Secondo. Ha fatto bene il consigliere Comella a rendere noto che stiamo parlando di un'area particolarmente preziosa, da un punto di vista naturalistico.
Terzo. È un'area talmente preziosa che già adesso sono disponibili fondi europei che ne permettono la conoscenza e la fruizione.
L'obiettivo è proprio di evitare, in una zona preziosa, l'assenza totale di presenza umana per garantire quel minimo di sorveglianza e di vigilanza necessaria per evitare un uso improprio del bene naturale.
Parliamo anche in termini di sicurezza - vi sono molte stradine e sentieri per permetterne la conoscenza e la fruizione, anche a fini educativi (ieri in Commissione si parlava non solo di ragazzi delle scuole, ma anche del turismo della terza età).
Per questo motivo, mi permetto di chiederle un voto positivo, perch l'obiettivo è proprio il contrario di quello che lei teme. Ormai nei nostri parchi sta avvenendo il contrario (non conosco bene la sua esperienza, ma la valuterò). Nelle aree definite parco e affidate a enti di gestione questo vale soprattutto in montagna - esiste almeno quella presenza umana ed esperta che consente quel minimo - dico minimo, perché sono insoddisfatto di questo - di sorveglianza pubblica, di pulizia, di manutenzione ordinaria e di conoscenza che permette di percorrere in sicurezza un sentiero e di evitare che un rudere sia pericoloso per il visitatore. Per ristrutturare e restaurare servono ingenti risorse economiche, come lei ben sa. L'idea è proprio quella di portare gente in un'area come quella, anche se non si può trattare di grandi numeri di visitatori. Ci sono alcune situazioni - lei m'insegna che il Monviso è una di quelle - dove si corre il rischio che vi siano alcune migliaia di visitatori e, quindi, maggiori pericoli.
In questo caso, stiamo certamente parlando di un turismo di prossimità scolastico-educativo, che presenta dei numeri non alti ma che garantisce quella presenza umana che fa sì che ci sia una maggiore attenzione e non un abbandono. L'assenza totale di presenza umana crea problemi, a meno che non si tratti, ripeto, dell'unico esemplare. In quel caso, occorrerà installare una piccola staccionata per permettere che la pianta cresca. Ma nel nostro caso, in Piemonte, questa situazione non esiste. È come dire aree, sia pur limitate, in cui è negata la presenza umana. Grazie.



PRESIDENTE

Passiamo alla discussione e alla votazione dei singoli articoli.
ARTICOLO 1 Nel merito dell'articolo 1 non ci sono richieste d'intervento. Alcuni colleghi desiderano già anticipare le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Ne faccio una che vale per tutto l'articolato, compreso il testo di legge.
Noi ci asterremo, non perché non si condivida il provvedimento (l'Assessore questa posizione la conosce avendo il collega Cavallera contribuito al dibattito in sede di Commissione), ma semplicemente perch preferiremmo che l'istituzione di questa riserva nella Provincia di Vercelli, se non ricordo male, fosse già inserita nella più complessa revisione del sistema dei parchi, che so essere un obiettivo ma, ahimè, non ancora realizzato o perlomeno non disponibile per quanto attiene l'attività dell'Aula, perché è un elemento di lavoro in sede di Commissione. Solo per questo ci asteniamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Novero ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Vedo che l'Assessore ha presente la problematica che io facevo notare.
Solo in una cosa non ci siamo capiti. La riserva naturale sopra Val della Torre è una riserva dove l'uomo non deve mettere piede, dove alligna quella pianta rarissima che cresce solo lì e che sta scomparendo proprio per questo. Quindi il nostro intervento mirava solo a dire che in Piemonte esiste almeno una di queste problematiche.
Detto questo, preso atto anche del fatto che sono stati i Comuni a chiederlo, e che si presuppone che l'Ente locale rispetta la volontà della gente che ci vive, noi voteremo a favore cambiando la prima iniziale dichiarazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Comella.



COMELLA Piergiorgio

Noi voteremo a favore, ovviamente, di questo disegno di legge, però ho trovato interessante il passaggio del Consigliere Novero, rispetto alla presenza umana, assolutamente rilevante. Probabilmente, nel tentativo di sintetizzare la relazione sono stato eccessivamente sintetico. Però questo disegno di legge considera anche quest'aspetto della presenza umana e delle attività umane esattamente nell'articolo 3, dove afferma l'esigenza che quest'impianto è in connessione con i piani di sviluppo rurale che sono adesso in discussione proprio per consentire questa promiscuità tra l'ambiente rinaturalizzato e la presenza umana sul territorio. Le aree protette non possono essere delle oasi assolutamente separate.
Dopodiché, penso che la questione della presenza di queste e altre aree sia, né più né meno, che il completamento, in quell'ampia zona, di un collegamento per corridoi ambientali all'interno del Testo unico dei parchi, che è al momento in allestimento.



PRESIDENTE

Se non ci sono più richieste per dichiarazione di voto, procediamo alla votazione dell'articolo 1.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 4.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 5.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 6.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 7.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 8.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 9.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 10.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 11.
Il Consiglio approva.
Procediamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo di legge.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Intervengo per motivare il voto di astensione del nostro Gruppo, non perché non condividiamo il provvedimento, quanto perché mi rivolgo all'Assessore dicendogli che noi gradiremmo che, visto che è in discussione un provvedimento generale, le aree di salvaguardia fossero previste con criteri di disegno generale, perché altrimenti, chiunque si sveglia presenta una proposta di fare una riserva a casaccio (una volta si fa nel Verbano, una volta nel Vercellese, se domani, qualcuno la chiede, anche da qualche altra parte).
Facciamo una programmazione alla programmazione. Visto che c'è una legge quadro, all'interno della legge quadro si dica anche quali sono le aree. Si faccia un censimento e si dica quali sono le aree che definitivamente e per un numero stabile di anni saranno destinate a diventare riserve naturali speciali. Questo viene richiamato e veniva richiamato in tutti i provvedimenti, non solo sull'ambiente, ma anche su altre tematiche.
come fare una strada senza avere una programmazione regionale delle strade perché c'è un'esigenza. Magari quell'esigenza era reale, però va contestualizzata in un quadro generale che faccia capire a tutti quante saranno queste aree in Piemonte, quante ne istituiamo e su che superfici di territorio. Quindi noi questa volta non ostacoliamo il passaggio di questo disegno di legge ma ci asterremo con questa motivazione. Eventuali ulteriori presentazioni spot di riserve naturali singole, lo preannuncio saranno non approvate dal nostro Gruppo. Faremo in modo che non ci siano prima ulteriori passaggi e che non avvenga in una programmazione di quadro generale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero disegno di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 28 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 171, inerente a "Soppressione della Direzione Regionale Servizi tecnici di prevenzione e dei settori che ne costituiscono articolazione"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare la proposta di deliberazione n. 171, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Mi pare che possiamo prescindere dall'illustrazione da parte dell'Assessore Peveraro.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

La ringrazio per l'inusitata attenzione di cui le sono debitore, per cui sarò brevissimo nel dire che evidentemente la votiamo proprio perch come abbiamo detto in Aula, è un atto dovuto ai sensi di altre leggi che il Consiglio ha già approvato, per cui questa direzione non ha più ragion d'essere.
Ricordo al Vicepresidente Peveraro - lo faccio solo perché è ancora nuovo di quest'Aula - che attendiamo con pazienza, che ormai è finita e ahimè, questo non dipende da lui, ma si deve far carico per continuità anche di cose che da lui non dipendono, che la I Commissione deve affrontare il tema della modifica o della revisione attinente alla legge n.
51, tema che a noi sembra di competenza della Giunta, se non altro per impegnativi discorsi, non soltanto in fase elettorale e post-elettorale (ricordo un'interessante conferenza stampa su questo tema fatta il 28 dicembre dell'anno scorso, l'Assessore Borioli certamente potrà dargliene i temi). Noi abbiamo presentato un disegno di legge come Gruppo di Forza Italia nella prima sessione utile di Consiglio, quindi siamo in paziente attesa che questa discussione inizi, come certamente il Consigliere Ronzani, Presidente della I Commissione, potrebbe facilmente testimoniare.
Vorremmo che quest'attesa attenta avesse un termine. Quindi, attendiamo ma non più a lungo che, in sede di I Commissione, questa discussione possa se la Giunta ritiene - utilmente cominciare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Peveraro; ne ha facoltà.



PEVERARO Paolo, Assessore al personale e sua organizzazione

Vorrei esprimere due considerazioni in merito all'intervento del Capogruppo Burzi. Come ho già detto in Commissione, a commento della delibera oggetto della votazione odierna, è intenzione della Giunta arrivare, in tempi molto rapidi, alla presentazione in Commissione di un'ipotesi di rivisitazione della legge n. 51.
Il tema, com'è noto, soprattutto al Capogruppo Burzi, è molto complesso. Obiettivamente, sto cercando di seguirlo con impegno, ma ho bisogno di tempo e di confronto con gli uffici. Credo che debbano essere acquisiti i riferimenti per la rivisitazione e per la presentazione in Aula di un documento o, comunque, di una posizione articolata e complessa.
Peraltro, è indispensabile anche il confronto con la Presidenza del Consiglio, perché sono ben note le questioni che riguardano direttamente il Consiglio. Quindi, confermo l'impegno e ringrazio per il fatto che la pazienza non sia già scaduta.
Mi auguro, nel giro di poche settimane, di arrivare con una presentazione completa in Consiglio e alla Commissione competente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Peveraro.
Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Su questa proposta di deliberazione abbiamo solo qualche dubbio inerente a un passato che richiama la presente Giunta, che ha operato il passaggio stesso dei dipendenti regionali della Direzione Regionale Servizi tecnici di prevenzione all'ARPA. So che su questo punto c'è stata una proroga di due anni per dare ai dipendenti la scelta e la possibilità di stare da una parte o dall'altra. Sappiamo che le garanzie erano un po' deboli, nel senso che lo stesso status giuridico di questi dipendenti era caotico e confuso, non sapevano più bene da che parte girarsi.
Un'altra questione che ci turba e sulla quale chiediamo all'Assessore le sue considerazioni, riguarda la manovra che si eredita (in quanto si tratta di una scelta che fu fatta prima): se la prevenzione del territorio che era l'aspetto specifico di quella Direzione, non viene svilita in questo passaggio all'ARPA. Vorremmo avere delle rassicurazioni e dissipare i nostri dubbi su questi due punti.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire l'Assessore Peveraro; ne ha facoltà.



PEVERARO Paolo

La delibera non affronta il merito del passaggio e del trasferimento della prevenzione dall'articolazione dell'organizzazione regionale all'ARPA. È un fatto di merito. Credo che l'ARPA operi in termini assolutamente corretti sia dal punto di vista operativo, sia dal punto di vista della propria organizzazione e, conseguentemente, devo dire che complessivamente il giudizio non può che ritenersi positivo.
Questa, invece, è più una questione di organizzazione. Secondo una valutazione, in una fase preliminare, tutta interna e organizzativa, credo che sia sovraccarico di peso l'approvazione di un atto come questo che, di fatto, annulla una direzione nella struttura e nell'organizzazione della Regione da parte del Consiglio regionale. Normalmente, sono soluzioni operative che dovrebbero essere fatte direttamente dalla Giunta dall'organo di indirizzo e non dal Consiglio regionale. Questo è quanto si può rilevare dal punto di vista tecnico.
Altra cosa è la questione di merito. È evidente che l'istituzione dell'ARPA e il trasferimento all'ARPA di una funzione importante come quella della prevenzione è, ovviamente, una competenza del Consiglio regionale.
Per quanto riguarda i dipendenti, mi pare che già il Consigliere Bossuto abbia fatto riferimento a quelle che sono le cautele che sono state assunte dall'amministrazione regionale ed, in particolare, al prolungamento della possibilità di opzione. Ad oggi già un certo numero di dipendenti dell'ARPA (se non ricordo male, sono trentadue) sono rientrati nella struttura e nell'organizzazione regionale, ma, in virtù di questa proroga, avranno tempo altri due anni.
Se si verificheranno dei casi specifici, di cui non sono a conoscenza quindi non posso entrare nel merito, o delle valutazioni che dovremo fare nel quadro generale, ovviamente sia io sia l'amministrazione regionale siamo a disposizione per valutarli, confrontarci e vedere quale migliore soluzione può essere adottata proprio per garantire un passaggio non traumatico o un rientro altrettanto non traumatico.



PRESIDENTE

Non ci sono ulteriori richieste d'intervento. Chiudiamo la discussione e passiamo alla votazione. Ricordo che domani alle ore 14 si terrà la Conferenza dei Capigruppo.
Indìco la votazione palese sulla deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.11)



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